Il Tirreno

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cronache Fiorentine

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Il Tirreno - 18 giugno 1997

Aggrediti nella notte viado e commerciante appartati nell'auto in una stradina sterrata di Calenzano (Firenze). Torna l'incubo della "calibro 22" Un uomo spara al lunotto della vettura in fuga. Un transessuale ferito al volto, illeso il cliente

Firenze - Notte fonda. Lungo una stradina sterrata in campagna una coppia clandestina è appartata. Improvvisamente qualcuno sbuca dal buio, sferra un colpo violento contro il finestrino sinistro della macchina con il calcio della [CENSORED] sfondando il vetro. Il conducente reagisce immediatamente, mette in moto e sgomma. Altrettanto veloce la risposta del personaggio misterioso: spara contro la macchina, sfonda il cristallo posteriore, ferisce al volto quella che credeva essere una donna in intimità con l'uomo. Non è la ricostruzione di un delitto mancato di tanti anni fa, quando il maniaco delle coppiette imperversava sui colli fiorentini. E' un fatto accaduto lunedì poco dopo mezzanotte, lungo una stradina sterrata, una traversa di via del Limite tra Calenzano e Sesto Fiorentino. Ma per un giorno il terrore del "mostro" è ritornato. Chi ha sparato ha usato una [CENSORED] calibro 22 long rifle e il proiettile, il cui bossolo è stato recuperato, è della serie H, la stessa utilizzata per uccidere otto coppiette tra il 1968 e il 1985: quella del "mostro". Questi i fatti. In via del Limite, in una strada buia, a pochi metri da una casa colonica abbandonata, si appartano su una Punto bianca un commerciante di Prato di una quarantina d'anni e un transessuale brasiliano, Giovanni Lima Goncalves, 30 anni, in arte "Monica". L'uomo fa una breve manovra e punta il muso della macchina in direzione dell'uscita della strada. "Monica" non ha già più il vestito quando qualcuno spunta dal buio. "Erano due uomini mascherati, forse con una calza di nailon infilata in testa" dirà poi Monica agli investigatori. Diversa la versione del cliente che ha sostenuto di aver visto un solo individuo "di mezza età" e di corporatura tarchiata. Silenziosamente il personaggio si avvicina alla Punto e con il calcio della [CENSORED] sferra un colpo fortissimo al vetro del finestrino lato guida mandandolo in frantumi, addirittura spezza la base del caricatore il cui "ricciolo" è stato recuperato successivamente. "Vi ammazzo, vi ammazzo" - ha dichiarato di aver sentito il commerciante mentre girava la chiavetta del motore e a tutta velocità tentava di allontanarsi. Sono trascorse frazioni di secondi: l'auto è partita, il transessuale terrorizzato ha girato il viso per vedere, per rendersi conto, e in quell'attimo l'aggressore ha fatto fuoco, una volta sola. Il colpo sparato a altezza uomo, ha perforato il lunotto della macchina e ha colpito in pieno viso "Monica". Il proiettile ha perforato la guancia sinistra fermandosi alla base del collo."Mia sorella non si è resa conto di essere stata ferita con un'arma da fuoco"- ha raccontato Wal, anche lei transessuale, che ieri è rimasta per tutto il giorno nel reparto di Chirurgia maxillofacciale del Cto di Firenze in attesa di notizia sulle condizioni di "Monica". Wal era per strada lunedì notte, assieme a un'amica. Attendeva clienti a pochi chilometri di distanza dalla stradina di Calenzano. "Abbiamo visto ritornare l'auto del cliente e mia sorella è scesa completamente coperta di sague. L'uomo non ci ha voluto accompagnare all'ospedale. Diceva che non poteva, che era pericoloso. Così abbiamo fatto l'autostop". A Firenze, "Monica",sua sorella e un altro transessuale brasialiano sono arrivati grazie al passaggio ricevuto da un signore di una certa età di Calenzano. Le condizioni del viado non sono gravi. Probabilmente non dovrà neppure essere operata perché il proiettile si è fermato senza ledere nervi o vene. La prognosi è di un mese. Indagini serrate invece per chiarire l'episodio che ha comunque aspetti inquietanti. La comparazione tra i proiettili repertati sui delitti del "mostro" e quello recuperato lunedì notte è stata compiuta dalla scientifica (le indagini sono della mobile) ieri pomeriggio. "Monica", il suo cliente, la sorella e l'altra amica sono stati interrogati a lungo ieri mattina. Ma resta l'incognita

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del movente. Secondo i transessuali le ipotesi sono quelle della rapina o dell'intimidazione da parte di qualcuno esasperato dalla presenza di prostitute o viados. Ma chi ha sparato voleva uccidere...

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L'altra notte a Calenzano ferito alla faccia il giovane (trans, ndr) che si prostituiva. Ha visto chi ha sparato al trans: è un commerciante pratese il testimone che era con il viado

Cliente e testimone, rintracciato dalla polizia grazie alla targa dell'auto fornita dai transessuali brasiliani che battono la zona di Calenzano. E' un commerciante pratese, uscito per qualche minuto di [CENSORED] esotico e finito alla periferia di un filmetto western, l'uomo che si trovava in compagnia del trans brasiliano ferito la notte scorsa da un colpo di pistola. Il testimone, un uomo di 45 anni del quale non si conoscono le generalità, si era appartato con la vittima (G.G.L. di 30 anni) in una strada sterrata. Ma dalla sua Fiat Punto ha fatto appena in tempo a scorgere un aggressore, che ha poi descritto come un uomo di mezza età e di corporatura robusta. Un racconto non del tutto identico a quello del transessuale, che ha raccontato agli uomini della squadra mobile di Firenze di avere visto due persone mascherate avvicinarsi all'automobile e rompere, con il calcio della pistola, il finestrino sul lato del guidatore. Il commerciante pratese è comunque riuscito a mettere in moto ed a scappare. Evitando guai peggiori, non ha tuttavia impedito all'aggressore di sparare, da dietro, all'automobile in fuga. Un proiettile calibro 22 ha infranto il cristallo posteriore della vettura, scalfendo il transessuale brasiliano sulla guancia sinistra e penetrandolo nella parte alta della schiena. Il giovane viado è ora ricoverato a Careggi, con una prognosi di 30 giorni.

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I confronti con l'arma degli omicidi - Gli stessi proiettili ma le impronte dicono che è un'altra Beretta

FIRENZE - La tensione è rimasta alta fino a sera. Solo intorno alle 19 il capo della mobile Michele Giuttari, che ha svolto le indagini sulla sparatoria di Calenzano (seguite passo passo anche dal sostituto procuratore Paolo Canessa, titolare di tutte le inchieste sul maniaco delle coppiette), ha reso noti i risultati degli esami compartivi sui proiettili calibro 22 serie H la cui produzione è terminata nel 1986. Esito negativo: il bossolo recuperato in via del Limite non può essere uno di quelli utilizzati negli omicidi delle coppie. Anche se l'impronta del percussore presenta delle analogie, differenze profonde sono state riscontrate nel segno che lascia l'estrattore e quello dell'espulsore. Ma non basta. Accertamenti sono stati compiuti anche sull' "unghia" del caricatore staccatosi dalla calibro 22 "long rifle" in seguito al colpo sul finestrino. La lega con la quale è risultata costruita la [CENSORED] che ha sparato lunedì notte è diversa a quella dei modelli 70 o 71 utilizzati nella serie di delitti commessi dal 1968 al 1985. L'aggressione del transessuale e del suo cliente non ha nulla quindi a che vedere con l'azione di maniaci o similari. Ma l'incubo del maniaco - lo dimostra questa vicenda - è ancora forte. Soprattutto perché la misteriosa calibro 22 utilizzata otto volte in diciassette anni non è mai stata trovata. Durante gli anni di indagini sui delitti delle coppiette vennero catalogate tutte le calibro 22 long rifle presenti in Toscana, ripercorrendo anche le tortuose strade compiute dalle pistole (nate per il tiro al bersaglio). Una su circa duemila è sempre mancata all'appello. Ed è quella che risale alla pista sarda. Una

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calibro 22 si scoprì essere di un cugino della moglie di Francesco Vinci. L'uomo emigrò per lavoro nei Paesi Bassi nel 1963 ma morì poco dopo. L'unica cosa che mancava tra gli effetti personali dell'operaio, rimandati ai familiari era proprio l'arma che l'uomo aveva però lasciato - si apprese successivamente - a Villacidro in Sardegna dove era stata acquistata. E' questa l'unica calibro 22 transitata per la Toscana della quale non si è mai più saputo nulla. Vaghe anche le dichiarazioni dei protagonisti attuali delle inchieste sui duplici omicidi. Giancarlo Lotti, pentito-indagato del processo ora in corso a Firenze sui cosiddetti "amici di merende" dice di averla vista, di averla anche utilizzata nell'omicidio del 1983 a Giogoli ma di non sapere dove Pietro Pacciani, che lui accusa, la tenesse. Qualcosa di più preciso è emerso da poco tempo grazie alle dichiarazioni di un detenuto, teste dell'attuale processo in Corte d'Assise, che ha rivelato di essere stato "contattato" da Pacciani durante un periodo di detenzione comune a Sollicciano per uccidere una coppia al fine di scagionarlo. L'uomo sostiene che l'agricoltore gli avrebbe detto di aver nascosto la calibro 22 vicino a casa e che sarebbe stata perfettamente funzionante

Qualche riflessione:

1) Non credo che furono fatti esami comparativi fra questo bossolo del '97 e quelli del delitto di Lucca. Peccato...

2) Domanda per gli esperti balistici (rivolta dunque ad Henry62 oppure Mk108): ma se abbiamo sempre letto che l'impronta del percussore dell'arma del mostro era particolarmente "caratteristica" per un possibile difetto, non è curioso che presenti "analogie" (almeno secondo l'articolo) con quella di questa strana aggressione avvenuta a Calenzano nel 1997 ? Una perizia comparativa che, come in questo caso, dà per scontato che l'arma del mostro fosse una calibro 22 "classica" (non modificata ecc.) è "impostata" correttamente da un punto di vista tecnico/scientifico? Non so se mi sono espresso correttamente, ma spero si sia capito il concetto.

3) Non so se a sparare al trans fu il mostro che voleva tornare "a farsi sentire" nel periodo più caldo del processo ai compagni di merende. Magari un mostro invecchiato e poco "brillante", che usa un'altra arma perché non ha più disponibile quella storica. Fa cilecca e la coppia scappa. D'altro canto il territorio e il modus operandi richiamano alla mente il Mdf, pochi dubbi.

4) Questa storia è una dimostrazione di come le testimonianze oculari vadano prese con le pinze. Due persone vittime della stessa aggressione danno descrizioni dell'assilatore/i completamente diverse fra loro. E pochissimo tempo dopo (minuti ed ore) che è accaduto il fatto stesso, non a distanza di anni. Riflettendo su questo, quale valore possono avere le testimonianze dei tanti personaggi che hanno calcato le scende dei processi Pacciani e Cdm? Mi riferisco alla prostituta che si ricorda al'improvviso il colore di un'auto, dopo più di dieci anni, vista al buio; oppure al Pacciani riconosciuto nei pressi dei luoghi dei delitti "a rate", al buio e ad anni di distanza.... Insomma nella formulazione della domanda c'è già la risposta.

5) Questo episodio avvenuto a Calenzano nel '97 potrebbe ricordare Baccaiano '82, pur con tutti i dubbi sulla dinamica. Ed anche i presunti agguati falliti del mostro degli anni '80. Il commerciante col vizio del trans è riuscito a fuggire e a cavarsela, il Mainardi no purtroppo.

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In merito alla relazione fra l'arma utilizzata dal MdF e quella della sparatoria di Calenzano, temo che si continuino a diffondere delle vere e proprie sciocchezze, nel senso che non è assolutamente vero che impronte diverse su bossoli diversi (parlo di forma e non di angoli fra le tracce) corrispondano a modelli di [CENSORED] diversi: sono sicuramente esemplari diversi ma che potrebbero essere dello stesso modello.

Addirittura la medesima [CENSORED] può lasciare tracce morfologicamente molto diverse su bossoli certamente sparati nella medesima arma: guarda questo esempio di una delle prove che ho fatto con una sola arma e con munizioni di diversi produttori (fra cui le ormai rare da trovare Winchester con la "H" sul fondello). Osserva il segno dell'espulsore ad ore 9.