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REGIONE PIEMONTE DIREZIONE REGIONALE PIANIFICAZIONE E GESTIONE URBANISTICA SETTORE PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE IL TERRITORIO STORICO-CULTURALE DEL PIEMONTE febbraio 1999

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REGIONE PIEMONTEDIREZIONE REGIONALE PIANIFICAZIONE E GESTIONE URBANISTICA

SETTORE PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE

IL TERRITORIOSTORICO-CULTURALE

DEL PIEMONTE

febbraio 1999

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INDICE

0. AVVERTENZA pag. 4

1. LA PERIODIZZAZIONE STORICO-POLITICA pag. 51.1 La struttura del territorio nel periodo antico e altomedievale pag. 71.2 Il territorio dall’età medievale all’istituzione

del ducato di Savoia (1418) pag. 91.3 La formazione dello stato regionale (dal 1559) pag. 121.4 Dal ducato alla “politica del regno” (1713) pag. 161.5 Dalla rivoluzione francese alla restaurazione pag. 201.6 L’Ottocento pre e postunitario pag. 22

2. LE COMPONENTI STORICO-CULTURALI DEL PIEMONTE pag. 252.1 Premessa pag. 252.2 Problemi di metodo pag. 272.3 Architetture e insiemi architettonici-ambientali

di interesse diretto della Regione Piemonte pag. 302.4 Aree paesistico ambientale da sottoporre

a indirizzi normativi speciali pag. 362.5 Centri storici pag. 412.6 Le aree storico-culturali della Regione Piemonte pag. 53

3. APPENDICE pag. 79

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0 - AVVERTENZA

Il documento che viene presentano è stato realizzato, alla fine del 1994 dalla professo-ressa Vera COMOLI (incaricata dalla Giunta regionale, all’interno di un gruppo diesperti, per la redazione del primo Piano Territoriale Regionale - Ptr - del Piemonte),come “Quaderno del piano - n. 5” in sede di formazione del Ptr, successivamente adot-tato nel gennaio 1995.

All’atto dell’adozione i Quaderni del piano, in totale sei e intesi quali materiali di ana-lisi della situazione esistente in diversi settori ritenuti centrali all’azione di pianificazione,vennero allegati al Ptr come parte integrante. Dopo il periodo di pubblicazione e il rice-vimento delle osservazioni il Ptr venne adeguato per l’invio in Consiglio regionale,l’approvazione definitiva del Ptr, avvenuta nel giugno 1997, non contempla - come parteintegrante - i Quaderni del piano che, nella sostanza, perdono la loro veste giuridica dipianificazione per assumere un ruolo sostanzialmente di analisi e di ricerca. In questa ul-tima veste alcuni dei quaderni di allora mantengono un’attualità e un interesse che hannofatto propendere per la loro ristampa in questa veste rinnovata.

I contenuti del quaderno sono stati mantenuti inalterati, rispetto alla precedente edi-zione, pur nella consapevolezza che gli stessi hanno subito, in sede di trasposizione delleinformazioni della ricerca al testo approvato del Ptr, dei cambiamenti (soprattutto relati-vamente agli elenchi che sono stati inseriti in alcuni articoli delle norme di attuazione). Diquesti cambiamenti viene data informazione puntuale nell’Appendice (capitolo 3 del pre-sente quaderno, redatto in data odierna dal Settore pianificazione territoriale regionaledella Regione Piemonte).

Le illustrazioni contenute nel capitolo 1 sono quelle originali del Quaderno redatto nel1994, mentre quelle contenute nel capitolo 2 sono quelle inserite nella relazione del Ptrapprovato.

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1 - LA PERIODIZZAZIONE STORICO-POLITICA

La configurazione attuale della Regione Piemonte deriva da una complessa vicendastorica che ha interessato territori geografico-amministrativi diversi nel tempo e ricondu-cibili a differenti confini e frontiere.

Il territorio da analizzare - i vari 'Piemonti' leggibili nella accezione attuale di RegionePiemonte - al fine della messa in luce delle coordinate di tutela del Ptr, non è da assumeresoltanto come fenomeno in sé, ma anche in rapporto alla cultura attuale, operando cioèun intreccio tra storia del territorio e storia della cultura del territorio, che coinvolga ilrapporto tra storicità e storicizzazione.

La conoscenza e la presa di coscienza dei connotati storico-tipologici del territorio,dei suoi caratteri tipizzanti, delle connessioni reali e virtuali presenti, non si è fermata allamorfologia e alla funzione attuale delle diverse aree territoriali, ma ha inglobato i segnidella storia, le sue ideologie, le sue prospettive.

L'analisi è visualizzata anche in carte territoriali ed evidenzia le tappe fondamentali epiù incisive dello sviluppo storico della Regione Piemonte, al fine di poter cogliere i ca-ratteri e le specificità delle differenti aree culturali che la caratterizzano.

Il processo si svolge non soltanto attraverso troppo riduttivi parametri di tipologieoro-geografiche, ma soprattutto in relazione a una complessa e articolata vicenda storicache ha riguardato sia fenomeni di stratificazione, sia di espansione e retroazione dei con-fini politici in cui tali fenomeni si sono determinati.

Ancora oggi il Piemonte linguistico si divide in due grandi aree: la pianura, la collina ela zona appenninica (galloitalica) e la zona alpina (galloromanza). A queste due grandiaree vanno aggiunte la presenza di alcune colonie allemanne nel Piemonte settentrionalecollegate con quelle valdostane (Walser) e la zona occitanica a sud-ovest delle Alpi. Se lalingua italiana ha costituito la lingua ufficiale della regione a partire dalla seconda metàdel XVI secolo, in alcune zone marginali alpine ha prevalso l'uso del francese, che fu alungo usato come lingua della comunicazione orale e scritta anche dalla corte, dalla ari-stocrazia e dalla classe dirigente.

In questa indagine la periodizzazione storica ha tenuto conto sia delle suddivisioni po-litiche, amministrative, religiose, sia - solo delineandole - della distribuzione delle attivitàcommerciali e terziarie del passato, ciò soprattutto per verificare l'importanza relativa deiprincipali centri di popolamento, il rapporto centri/periferie, il grado di attrazione soste-nuto anche da fiere e mercati.

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La periodizzazione storica individuata si appoggia a una cartografia utile per eviden-ziare i fenomeni che hanno interessato il territorio piemontese nel passato, fenomeni eavvenimenti che non sono riconoscibili soltanto entro i confini attuali della Regione Pie-monte.

Pertanto, in senso orario, sono cartografati anche:

- a Est, i territori al di là del Ticino e l'Oltrepò Pavese;

- a Sud, la Liguria e il Nizzardo;

- a Ovest, il bacino del Rodano e della Soâne e il versante francese delle Alpi;

- a Nord, la Savoia, il lago di Ginevra, la Valle d'Aosta, il Vallese (fino al bacino Suddel Rodano).

Entro questo ampio ambito territoriale si è sviluppata la vicenda storico-politica eamministrativa che ha avuto in ogni modo influssi determinanti per la configurazione at-tuale della Regione Piemonte.

La periodizzazione storica cartografata non intende tuttavia evidenziare soltanto, op-pure al completo, le mutazioni territoriali dovute alla vicenda politico-istituzionale delterritorio interessato, ma seleziona le sezioni storiche funzionali alla messa in evidenza diquei fenomeni residui che ancora oggi costituiscono caratteri e peculiarità del territoriopiemontese.

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1.1 La struttura del territorio nel periodo antico e altomedievale

Segni della fase più antica del popolamento celtogallico e ligure - al di là delle aree diritrovamento archeologico e dei riferimenti linguistici e toponomastici - sono tuttora leg-gibili nei segni residui ascrivibili alla dinamica del popolamento su colle, che ha caratte-rizzato l'organizzazione territoriale del paesaggio antropizzato nello zoccolo collinaredelle Langhe, del Monferrato e nelle Prealpi.

E' stata tuttavia la romanizzazione a segnare nella lunga durata il territorio con i ca-ratteri molto incisivi della centuriatio, come traccia ancora coglibile nella organizzazioneprediale della campagna, attraverso il percorso di "bealere", le divisioni fondiarie, l'anda-mento di strade vicinali (come ben denotano le carte dell'Istituto Geografico Militare),sottolineando per alcuni intorni territoriali di altopiano e di pianura una specifica geome-tria latente.

I tracciati stradali e le scelte urbanistiche dell'età romana e augustea in particolarehanno segnato la storia di molte città nella regione, per la permanenza condizionante siadella rigida castrametatio (peculiare Torino, ma anche Asti e Alba, con altri esiti plani-metrici), sia di riferimenti archeologici comunque pregnanti (Acqui, Benevagienna, Ceva,Industria, Ivrea, Novara, Pollenzo, Susa, Vercelli).

Con la decadenza imperiale la città ha poi perso il primato di centralità rispetto al ter-ritorio produttivo, essendo saltato il rapporto città-campagna e il ruolo di scambio e am-ministrativo delle città che era stato tipico delle economie agrarie del mondo antico: alfenomeno si è quindi accompagnata una produzione prevalentemente di autoconsumoper la campagna e il decadimento delle funzioni terziarie e politiche per i nuclei urbani,con il fenomeno di una generale contrazione dell'abitato.

I segni della romanizzazione sono ancora attivi e vitali soprattutto nelle città già sedi diMunicipia romani, in cui nell'Alto Medioevo furono spesso dislocate le diocesi, con ciòinfluendo sulla loro nuova importanza urbana anche nell'età comunale.

Importanti, per la configurazione culturale e linguistica del Piemonte, sono state anchele conseguenze della tarda latinizzazione, a partire dal IV secolo, quando la regione postatra le Alpi e la linea formata dal corso della Sesia, della Bormida e del Po si trasformò interritorio ai margini di due grandi aree innovative facenti capo rispettivamente a Lione ea Milano.

Il Piemonte, dopo il 568, fu organizzato in quattro ducati longobardi: di Torino, Asti,Ivrea, Orta San Giulio, entro la sfera politica di Pavia. L'ordinamento politico successivoalla invasione franca di Carlomagno (773) vide l'organizzazione in comitati governati daconti, coordinati alla fine del millennio nelle grandi marche arduinica (Torino), aleramica(Savona-Acqui), obertenga (Tortona, Genova, Leinì ), anscarica (Ivrea).

I principali fenomeni territoriali del periodo romano sono delineati nella tav. 1.

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1.2 Il territorio dall'età medievale all'istituzione del ducato di Savoia (1418)

Con i secoli XI e XII, caratterizzati da forte incremento demografico e produttivo intutto il mondo europeo, si evidenzia progredientemente la ripresa di un ruolo fisico efunzionale primario delle città, con la definizione di nuovi spazi economici, ora non piùsoltanto fondiari ma mobiliari, sorretti dalla nuova strategia dei traffici (dai porti medi-terranei ai mercati delle Fiandre). Le città dei mercanti hanno infatti connotato a lungo iterritori mitteleuropei, decidendone anche una nuova centralità localizzativa e una ineditaimportanza rispetto alla geografia storica - tutta mediterranea - del mondo antico.

Per il Piemonte, la lunga età medievale comporta una nuova organizzazione dellescelte insediative e del parcellare fondiario, sistemi colturali e di produzione economicanuovi rispetto al mondo antico; ne derivò la fondazione di nuovi borghi e di nuove città lacui persistenza localizzativa sul territorio (Cuneo, Fossano, Mondovì , Savigliano, Ales-sandria, per citare soltanto alcune città maggiori fondate tra la seconda metà del secoloXII e la fine del XIII) avrebbe condizionato irreversibilmente la topografia regionale, an-che attuale: infatti l'assetto localizzativo dell'insediamento è di fatto decisa in questo pe-riodo e nessun centro nuovo sorgerà sul territorio dopo il XIII secolo.

Su questa realtà territoriale si incardina la nuova 'strategia dei traffici', che in periodocomunale determina la fortuna di centri e di città differenti da Torino e dal suo rango an-cora minore. Sul territorio, a lungo di struttura segnatamente feudale, si sovrappone al-tresì la trama viaria dei collegamenti pedemontani e delle strade mercatali transalpine el'economia delle città mercantili (Asti, Chieri, ecc.).

Accanto alla formazione della nuova trama insediativa delle città e delle villae novae sievidenzia la retroazione del bosco, che tra X e XI secolo ricopriva ancora, oltre allemontagne circostanti, gran parte della piana cuneese. Ma il fenomeno è da approfondireanche nel resto del Piemonte.

In questa linea va letta la colonizzazione e la bonifica delle montagne (da confrontareper zone specifiche con il popolamento walser), dalla quale dipende l'antropizzazionedelle quote più alte (oltre i 1500 metri) con la definizione di nuovi contatti culturali tran-salpini e l'organizzazione di nuovi insediamenti e nuovi sistemi di viabilità e comunicazio-ne, fenomeno che segnerà in modo duraturo e tuttora riconoscibile l'assetto dei borghi,dei villaggi, delle mulattiere nella zona montana e pedemontana.

Il XIV secolo e il XV secolo - l'istituzione del ducato sabaudo è del 1418 come razio-nalizzazione e fase accentratrice politica dopo il comitato - fanno progressivamente ri-volgere verso le terre piemontesi il casato dei Savoia, i quali avevano avuto fino ad alloragli interessi predominanti attorno al lago di Ginevra, nella Savoia, nel Vaud, nella Moria-na e Tarantasia, in territori cioè il cui baricentro economico era la vallata del Rodano, oratralasciata a favore dei possedimenti territoriali al di qua delle Alpi ("au de la des Alpes"nella originaria accezione).

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Questi costituivano l'"antico Piemonte" (Torino, Ivrea, Cuneo) e si incentravano so-prattutto nelle vallate di Aosta e di Susa, due passi alpini fondamentali per la politica de-gli scambi e delle comunicazioni nel nuovo equilibrio politico degli Stati regionali italianie dell'Europa (con netto scontro con le politiche espansionistiche degli altri Stati regio-nali e dei Visconti di Milano in particolare).

L'eredità delle civiltà precedenti disegna a lungo il territorio e l'architettura piemontesi,per cui la stagione del gotico sarà attiva e importante anche lungo l'intero Quattrocento,con l'esito di una diffusa produzione edilizia legata alle committenze locali religiose e ci-vili e con pochi esempi di architettura rinascimentale, più legati alla grande committenzacon radici culturali esterne.

Questo fenomeno - e l'assetto insediativo di un territorio fortemente segnato dalla or-ganizzazione signorile e dall'incastellamento - rimane attivo fino alla fine del Cinquecentoe appare ancora percepibile alla coscienza critica nella nuova stagione culturale che at-traversava il ducato sullo scorcio del Cinquecento e nel primo Seicento a partire dallepolitiche assolutistiche di Emanuele Filiberto.

Per un lineamento della organizzazione politica del Basso Medioevo si confronti latav. 2.

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1.3 La formazione dello stato regionale (dal 1559)

La geografia insediativa medievale di città, borghi e castelli sarà così importante daessere bene colta, anche visivamente, ancora alla fine del Cinquecento, dopo l'avvio dellostato regionale per opera del duca Emanuele Filiberto. Non a caso, in una ispezione ter-ritoriale da Mondovì , Federico Zuccari, consigliere e importante artista alla corte di Sa-voia tra fine Cinquecento e inizi Seicento, accentra da lontano lo sguardo sulla capitalecome emblematico fulcro del gran "teatro" delle Alpi e del nuovo stato, ma coglie anchel'assetto più ampio delle presenze feudali. "Turrino [...] si vede in nube di lontano nellapianura nel mezo di questo teatro, che è lontano dal Monsenì , passo della Francia e diSavoia, una giornata e da' primi monti dieci o dodeci miglia in circa, che hora sono pienidi nevi, che rendono terrore a vederli e però ne causano sì grandi freddi; ma all'hora erad'estate e di mezo agosto, che era una delitia et un piacere grandissimo a vederli con queicastelli, terre e città attorno".

La connotazione a raggiera delle valli alpine rispetto alla pianura è del resto stata unacomponente fisica fondamentale per la difesa dello stato, per le penetrazioni dalla pianaverso il territorio extraregionale (e viceversa). Tale carattere è acutamente evidenziatonei primi anni del Seicento da un ambasciatore veneziano alla Corte di Savoia, SimoneContarini, che ne sottolinea l'alto potenziale strategico: "Essendo sette le valli che calanodall'Alpi in Italia, cioè di Susa, Pinerolo, Lucerna, Po, Varaita, Maira e Stura, per quasitutte le quali già si è posto uso di far passare l'artiglieria (il che non era né creduto, né ac-costumato in prima), riuscirà sempre impossibile altrettanto a' Spagnuoli di guardarletutte con sette eserciti, quanto facilissimo a' Francesi d'inviare poche genti a far mostra ditentarne alcuna, calando nel medesimo tempo col grosso per una delle altre".

La nuova stagione politica, economica e culturale, emersa dalla pace di Cateau Cam-brésis del 1559 come specchio dello 'stato del Principe' nel nuovo equilibrio politico eu-ropeo tra Francia e Spagna, avrebbe progressivamente spezzato e allentato l'armaturaterritoriale precedente di matrice e cultura medievale, basata sulle comunità locali e sul-l'organizzazione feudale, nella direzione di costituire uno stato regionale moderno, per ilquale appariva condizione intrinseca, essenziale, la continuità territoriale dei possedimen-ti, la polarizzazione su una città-capitale, la difesa dello stato con un moderno apparatodifensivo (le cittadelle sui confini e nella capitale).

Se lo sforzo di sistemazione delle frontiere e la eliminazione delle enclaves territorialie politiche appare condizione connaturata con la formazione degli stati moderni, subentrainfatti nel Cinquecento anche il principio di frontiera di "natura zonale", per cui il legametra lo stato e i sudditi diventa il territorio che è oggetto di sovranità.

La scelta della continuità territoriale sarà indirizzata dai duchi al progressivo ab-bandono della Savoia per un indirizzo italianocentrico. Nella seconda metà del XVI se-colo il carattere monocentrico e assolutistico della politica ducale aveva segnato anche

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due nodi strategici essenziali nel consolidamento dello sbocco al mare di Nizza e Villa-franca con la contea di Tenda e con l'acquisto di Oneglia e nel progressivo abbandonodel centro di gravitazione delle terre d'Oltralpe per indirizzarsi verso la pianura padana.Questo ribaltamento di posizioni, per quanto riguarda il territorio, dà anche la misuradella importanza per la formazione dello Stato regionale: non a caso in questo momentoil Piemonte comincia ad avere un peso crescente anche nell'equilibrio più generale dellapolitica italiana.

Nella seconda metà del Cinquecento, un altro ambasciatore veneziano presso la cortedi Torino, Francesco Molino, evidenzia il primato, rispetto alla Savoia, del territorio al diqua delle Alpi "che tutto si comprende sotto il nome di Piemonte, sebbene vi è il ducatod'Aosta, li contadi di Nizza e d'Asti, ed il marchesato di Ceva e di Vercelli, che tutti sonogoverni separati: e dirò che è il riverso dell'altro paese [la Savoia], perché quanto più

spro, selvatico e sterile, tanto il Piemonte è piano con amenissimecolline domestiche, e fertilissimo"; cogliendo con ciò il senso dell'inserimento del territo-rio in scelte produttive innovative (la bonifica, l'industria serica, l'irrigazione), già prati-cate in passato ma ora vincenti con la politica di Emanuele Filiberto.

Nel 1580, col passaggio del potere da Emanuele Filiberto al figlio Carlo Emanuele I,le frontiere sono definite, verso Est, in corrispondenza del Monferrato tenuto dai Gonza-ga di Mantova con la piazzaforte di Casale, sulla Sesia fino a valle di Vercelli; sul Po, amonte di Casale, fino all'inizio della Dora Baltea; scendendo poi verso Asti e da qui aMondovì , al Colle di Tenda, a Nizza.

A partire dalla fine del Cinquecento si decidono anche le grandi realizzazioni urbani-stiche per la capitale e la ricerca costante della continuità territoriale dei possedimenti,con l'acquisizione e l'accorpamento progressivo del Monferrato e del Saluzzese.

L'impresa editoriale del Theatrum Sabaudiae (prima edizione 1682), sostenuta dallacorte e dalle comunità locali, se sarà lo specchio e la metafora del nuovo centrismo insenso architettonico e urbanistico - e della ideologia del Potere sottesa alle opere - mette-rà tuttavia anche in evidenza, tra le pieghe delle realizzazioni e dei progetti esibiti all'Eu-ropa con quel progetto editoriale e insieme politico, il perseverante e pregnante signifi-cato delle realtà locali decentrate: quella innumere serie di culture che formavano il so-strato della coeva vicenda storica e che al Botero (1606) aveva fatto annotare per il Pie-monte: "E' finalmente paese tanto abitato, che non fu impertinente la risposta, che un ca-vallier piamontese diede ad un gentiluomo veneziano, che gli domandava che cosa fussePiamonte, dicendogli esser una città di trecento miglia di giro".

La tav. 3 - 1559-1580 - e la tav. 4 - 1601-1631 - mettono in evidenza il progressivoconsolidamento della politica accentratrice dei duchi sabaudi su Torino intesa come città-capitale, evidenziando le successive acquisizioni e cessioni territoriali a partire da CateauCambrésis (1559) e significative per tutto il Seicento.

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1.4 Dal ducato alla "politica del regno" (1713)

Lo stato sabaudo tra Cinquecento e Seicento non era coinciso, come si è visto, conuna regione naturale: aveva avuto perciò non soltanto "incerte" frontiere politiche, maanche tenaci frontiere interne dovute alla eredità medievale. Frontiere non soltanto lingui-stiche o religiose, ma anche culturali, con tendenze avverse alla centralizzazione politicae al controllo istituzionale della capitale, anche in relazione agli spazi economici; il feno-meno sarebbe stato ancora ben coglibile in presenza dei processi di razionalizzazioneistituzionale del Settecento.

La formazione dello stato regionale si attua attraverso una precisa periodizzazione,sgranata in date-chiave: dopo la pace di Cateau Cambrésis (1559), nel 1601 la pace diVienna, con la quale i Savoia acquisiscono anche di diritto il marchesato di Saluzzo, spi-na territoriale collegata prima ai Visconti e poi ai Francesi; nel 1631 il trattato di Chera-sco, secondo il quale i Savoia fanno importanti acquisti territoriali (come Alba), pur do-vendo cedere a Richelieu Pinerolo e le tre valli valdesi che controllavano l'ingresso nellapianura padana (favorendo con ciò l'incunearsi in Italia della egemonia politica francesedel Seicento); nel 1713-1714 i trattati di Utrecht e Rastadt, che segnano l'avvio della 'po-litica del regno' con l'acquisizione decisiva della Sicilia (sostituita nel 1718 con la Sarde-gna), dei territori monferrini e dei distretti già spagnoli della Lomellina e della Valsesia.Nella prima metà del secolo XVIII il trattato di Vienna del 1736, con cui i Savoia riesco-no ad avere i distretti di Novara e di Tortona, e poi, nel 1748, la pace di Aquisgrana, concui accorpano l'Alto Novarese e i distretti di Voghera e Vigevano, portando il confine sulTicino.

La vicenda politica ci spiega così , per esempio, come i territori tra Sesia e Ticino sia-no legati più alla cultura lombarda che a quella piemontese propriamente detta, in virtùdel loro "giovane" inserimento nel Piemonte soltanto al seguito della "politica del regno"del Settecento dovuta a Vittorio Amedeo II e ai suoi successori.

La raggiunta unificazione regionale della metà del XVIII secolo non ha inciso, se nondebolmente, sulla dimensione antropologica e sulle culture originarie che erano anchestate le matrici storiche delle 'diversità'. La campagna della Lomellina, tra il Ticino, la Se-sia e il Po, zona ora appartenente alla Regione Lombardia (di antica cultura lombarda,ma piemontese nella organizzazione politico-amministrativa dello Stato Sardo della Re-staurazione), appariva ancora allo Zuccagni-Orlandini negli anni Trenta dell'Ottocentosegnata da peculiari "domestiche costumanze" in occasione di nozze, di nascite e di mor-ti, essendo la zona estromessa, egli annota, da facili comunicazioni con Milano e Torino;cosicché là, come anche nei distretti alpini e subalpini e appenninici, "si continuò a ri-spettare ciò che dai proavi venì a praticato" (Corografia fisica, storica e statistica del-l'Italia e delle sue Isole, Firenze 1835-1837).

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Nel primo Seicento il primato della capitale rispetto agli altri centri urbani era statofenomeno irrilevante, ma un progressivo aumento di popolazione e di attività caratterizzòil secolo XVII; nel 1702 la popolazione era circa di 42.000 abitanti per Torino, e di12.000 per Asti e Alessandria, di 11.000 per Casale, di 10.000 per Cuneo, di 9.000 perNovara, di 8.000 per Chieri, di 8.000 per Carmagnola, di 6.500 per Mondovì , di 6.000per Vercelli e Pinerolo, di 5.000 per Biella e Ivrea, di 4.500 per Saluzzo, di 4.000 perAcqui, di 3.000 per Alba, di 2.500 per Aosta.

Il secolo XVIII incrementerà ulteriormente invece i processi sperequativi con una cre-scente terziarizzazione della città-capitale, attraverso l'avvio della "politica del regno" diVittorio Amedeo II, entro chiare coordinate amministrative e istituzionali tipiche di unostato moderno pienamente inserito nell'Europa.

Se già nel Seicento il Piemonte sabaudo - al di là della dimensione spaziale - avevaavuto una struttura più simile a quella delle grandi monarchie europee che non a quelladei coevi principati italiani, è con il Settecento che si consolida il concetto di Stato, cioèdi una istituzione politica e amministrativa forte al di là della corte.

A ciò sono da collegare le grandi riforme istituzionali avviate da Vittorio Amedeo II,supportate anche dall'appoggio di ministri e di nuova burocrazia di estrazione borghese:la "perequazione" dei tributi, il nuovo catasto, la formazione delle Intendenze, il consoli-damento dell'industria serica, l'organizzazione di un nuovo sistema stradale centralizzatosulla capitale, la adozione di strade diritte e piane percorribili dalle carrozze e dagli eser-citi.

E' anche lungo il Settecento, mentre la regione attorno a Torino comincia a diventareil punto di nascita, o almeno di diffusione, delle innovazioni di carattere tecnologico, chesi evidenzia la frattura tra montagna da un lato e collina e pianura dall'altro: la progressi-va razionalizzazione delle campagne - e più tardi il loro sviluppo di tipo capitalistico conl'introduzione della grande affittanza nell'agricoltura di pianura - comporterà anche l'iniziodella crisi del sistema produttivo in montagna.

All'inizio dell'Ottocento Lullin de Chateauvieux osservava: "l'Italie renferme encoredans ses hautes montagnes des contrées sauvages, où l'homme ne vit que du produit desbois". Mentre invece in pianura il processo produttivo si era andato razionalizzando almassimo: "L'accumulation des villes est énorme dans le Piémont; et ce pays, dont l'éten-due bornée est disputée par un grand espace de montagnes, alimente encore en grains eten bestiaux la rivière de Gênes, Nice et jusqu'au port de Toulon".

Le tavv. 5 e 6 segnalano la consistenza politica dello stato rispettivamente al 1713 e al1736/1748, con indicazione delle nuove annessioni; il nuovo riferimento territoriale ri-sulterà valido fino alla fine del XVIII secolo, alle soglie della occupazione francese.

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1.5 Dalla rivoluzione francese alla restaurazione

Il periodo francese (1796/1800 - 1814/1815) consolida la sostanziale diversità tral'antico Piemonte e le più recenti acquisizioni territoriali settecentesche, a causa dell'an-nessione alla Francia dei territori fino alla Sesia e dell'assorbimento delle "antiche provin-ce" nella nuova divisione amministrativa dei sei Départements francesi (Po, Dora, Ma-rengo, Sesia, Stura e Tanaro).

Lo scorporo dei territori al di là della Sesia (dati al Regno d'Italia) sottrae al Piemonteil controllo del Sempione che incanalava tutto il commercio estero verso l'Europa; Tori-no perde la funzione di città-capitale per assumere quello di centro principale di serviziodei traffici della Francia con l'Italia, senza avere una politica di decollo né industriale, néculturale (Napoleone dopo il 1805 ne tenterà un ruolo di ville de plaisance).

La Restaurazione comporterà invece la ripresa di un ruolo centralizzatore, che saràsvolto nell'Ottocento preunitario a capo di uno stato fortemente ingrandito per l'annes-sione del Genovesato, voluta sui tavoli del trattato di Vienna, (1815); importante l'avviodi una politica in cui i porti marittimi avranno un ruolo determinante, anche in funzionedel nuovo réseau ferroviario, dei suoi nuovi attestamenti urbanistici nelle grandi città edella rete di stazioni di transito la cui localizzazione condizionerà fortemente la nuovageografia insediativa e produttiva del Piemonte.

La cartografia di tav. 7 evidenzia la suddivisione politica del territorio piemontese inperiodo francese e la sua annessione politico-amministrativa - e culturale - al "gran tutto"dell'Impero napoleonico e del Regno d'Italia.

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1.6 L'Ottocento pre e postunitario

Nel primo Ottocento si sviluppano le comunicazioni stradali (prima quelle locali, aservizio dell'agricoltura, poi quelle destinate a collegare Torino e Genova con le altremaggiori città del Regno e con l'estero). La svolta data da Carlo Alberto (dal 1831) allapolitica protezionistica sulle dogane, fino ad allora perseguita, favorisce l'avvio dei pro-grammi ferroviari; in particolare la necessità di garantire allo Stato Sardo il primato deitrasporti da Genova alla Svizzera - messo in crisi da parte del Lombardo-Veneto con l'in-centivazione del porto di Venezia (del 1840 è la ferrovia Milano-Venezia) - fa affrettarela preparazione dei progetti per la rete ferroviaria del territorio piemontese.

Pensate come strumento militare e di unificazione politica, le ferrovie disegnano benpresto, a partire dalla regione piemontese, una nuova geografia del territorio nazionale(nel 1844 la prima triplice linea incentrata sul nodo fondamentale di Alessandria, nel1860 più di 1.000 Km già costruiti e un gran numero di altre linee programmate o in co-struzione).

La sovrapposizione alle strade di terra delle vie ferrate, segna irreversibilmente lo spo-stamento di interessi, insediamenti, spazi economici.

La distribuzione dell'industria tessile crea un nuovo disegno nella geografia umana delPiemonte col rafforzamento dei vecchi distretti del Biellese, del Verbano, del Canavese,della bassa Valle di Susa, del Pinerolese, delle Valli del Pellice e di Torino, essendo inve-ce emarginati il Cuneese e l'area collinare meridionale. (Va rilevato che l'espansione deicotonifici in Piemonte avvenne in termini di elevata concentrazione tecnica e finanziaria:già al 1890 la dimensione media degli stabilimenti piemontesi era di circa 725 addetti,mentre la media nazionale arriverà solo nel 1901 a 183 addetti).

Ma la svolta determinante, destinata a fissare le nuove linee di sviluppo della Regione,sarebbe coincisa col decollo industriale, tra fine Ottocento e Novecento, con la definizio-ne e l'assestamento di nuovi spazi economici e di nuovi esiti urbanistici e infrastrutturalisul territorio.

Mentre nella regione si rafforza la linea dei fondovalle e si accelera l'abbandono dellamontagna e delle campagne più povere, Torino assume il ruolo egemonico che eserciterànei decenni successivi e pone le condizioni per l'emarginazione dei centri tradizionalidella provincia nella nuova fase industriale.

I nuovi rapporti con la Liguria, le strade ferrate, la polarizzazione industriale su Tori-no e sui porti derivano dall'accorpamento territoriale dell'ex Repubblica di Genova. L'ap-poggio della Francia di Napoleone III a Cavour avrà infine, agli inizi del secondo Otto-cento, come condizione la cessione della Savoia e del Nizzardo in favore della politicaespansionistica nella direzione nazionale italiana.

La tav. 8 e la tav. 9 evidenziano i confini territoriali successivi rispettivamente alla pa-ce di Vienna (1815) e all'inizio del periodo preunitario (1859).

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2. LE COMPONENTI STORICO-CULTURALI DEL PIEMONTE

2.1 Premessa

Un nuovo ruolo nella filosofia della pianificazione e degli stessi interventi - già profi-lato nella cultura urbanistica degli anni Settanta e consolidato nella legislazione a cavallodegli anni Ottanta - pare ora affidato alla salvaguardia e alla conservazione dei beni cul-turali. Questa nuova fase di atteggiamento nel rapporto storia/progetto, innovazio-ne/conservazione, sembra restituire importanza strategica ai valori dell'ambiente, deli-neando inedite opportunità di incontro tra tutela e pianificazione.

Un riferimento dovuto è la consapevolezza del rinnovato rapporto con l'ambiente cheè emerso e sta emergendo dalle più recenti mutazioni sociali e dalla nuova coscienza cri-tica maturata dopo le devastazioni ambientali prodotte in nome dello sviluppo e per lacarenza di applicazioni concrete della tutela. In questa linea va anche richiamata la caren-za troppo spesso riscontrabile di qualità, nel periodo attuale, nella cultura architettonica enella prassi operativa sul territorio.

Una svolta radicale nella concezione dei beni culturali nel confronto con la pia-nificazione è stata introdotta in Piemonte dalla Legge regionale 56 che doveva implicare- avrebbe dovuto implicare - una azione di tutela più diffusa (non rela g-getti architettonici eccezionali, ma da correlare all'intero territorio); una tutela certamentepiù fertile di quella vincolistica tradizionale, perché pensata interconnessa strettamentecon la pianificazione, entro una struttura relazionale insistente sugli interi territori comu-nali.

La disomogenea e riduttiva applicazione degli specifici articolati di legge da parte deiComuni nella elaborazione dei Prgc relativi è stato purtroppo la testimonianza di una oc-casione perduta per una autentica salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico edelle specificità culturali della Regione.

Le nuove tendenze di riqualificazione dell'ambiente includono strettamente il principiodi recupero della qualità (e delle valenze di qualità) nello spazio urbano e territoriale, conla messa in evidenza dei connotati specifici e dei caratteri tipizzanti storico-culturali, am-bientali e paesaggistici, urbanistici e architettonici presenti, con attenzione alle loro pos-sibilità di trasformazione.

I 'valori' individuati sono pertanto da intendere non come vincoli, ma come stimolo,come requisito essenziale e fondativo di un disegno complessivo di trasformazione chesuperi anche l'ancora ambigua definizione di bene culturale come semplice 'risorsa', pur-

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troppo esauribile, pur nella coscienza di dover confrontarsi con processi in via di rapidocambiamento.

Anche nell'ambito degli studi storici esiste una tendenza per la ripresa della ricerca suimetodi, che negli ultimi anni si è polarizzata intorno alla storia deldel territorio.

Appare sempre più pressante la necessità, per studiare e individuare criticamente i beniculturali sul territorio, di saperne leggere storicamente la struttura complessiva, supe-rando la semplice individuazione e catalogazione degli oggetti e degli esiti architettonicio ambientali; si impone la coscienza che debba esserci una autentica concezione dellacittà e del territorio sottesa a un inventario, così come c'era una concezione dell'artesottesa alle catalogazioni, elenchi, inventari, da Winckelmann in poi, che li distinguevadalla mera erudizione.

Il Ptr non si limita dunque a un inventario e a mappe di dati, ma piuttosto propone unainterpretazione storico-critica complessiva.

L'analisi degli aspetti storico-urbanistici della Regione è stata infatti fatta derivaredallo studio della "struttura storica del territorio" e non dalla analisi della "struttura delleparti storiche del territorio", spostando l'interesse da ambiti delimitati topograficamentealla stratificazione complessiva dei fenomeni, in cui ogni settore si intreccia con gli altri eli attraversa continuamente.

Poiché la vita delle città e del territorio è ben più lunga dei soggetti economici, politicie sociali che li abitano e vi prendono decisioni, il Ptr misura i tempi delle scelte e degliinterventi con un parametro di lunga durata, sommamente attento alle ragioni del patri-monio storico e dell'ambiente.

Gli approfondimenti e le verifiche sul campo sono di regola rimandati a studi succes-sivi e, per quanto attiene alla pianificazione, anche a soggetti politici promotori diversidalla Regione (Province, Comuni, Città Metropolitana, Comunità Montane, ecc.), senzatuttavia cadere nella trappola della decisione delegata all'infinito.

E' infatti importante non configurare la tutela come un rimando di decisioni ad ambitisempre più ristretti che, discendendo dal territorio agli insediamenti urbani, ai centri sto-rici, agli edifici, rischiano - invece di arricchire le analisi e gli input - di impoverire le co-noscenze e di delineare soluzioni non confrontabili con le coordinate di indirizzo dellaRegione.

Nell'ampliare la scala delle osservazioni e delle decisioni sui Beni culturali, nel passarecioè a scale sempre più grandi fino a giungere agli oggetti architettonici, appare impor-tante il contributo degli Enti locali come insostituibile momento di verifica, di approfon-dimento, di scelte, perché si aderisce al principio che la ricerca sia un processo continuo -trasparente e confrontato - di riflessione sull'operare.

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2.2 Problemi di metodo

Un lineamento che tenti nella dimensione regionale di individuare i caratteri conno-tanti l'architettura, gli insediamenti, il paesaggio come componenti del territorio in unconfronto indirizzato a cogliere del fenomeno significato storico, portata, suscettività an-che per la definizione di possibili strumenti di intervento, sconta - al di là della dispo-nibilità del puntuale strumento costituito dalle analisi sui Beni culturali regionali coordi-nate dal Prof. Vigliano - la carenza di contributi storici complessivi sistematicamenteformalizzati e confrontabili.

I riferimenti desumibili dalle indicazioni di libri e riviste, dalle inchieste e dagli studipreparatori per la pianificazione locale, territoriale e paesistica, denotano debolezze e in-certezze, dovute non solo alla disomogeneità delle fonti riscontrabile tra i diversi settori efinalità di indagine, ma anche alla mancanza di rilevamenti certi per quanto riguarda laconsistenza, lo stato di conservazione, l'uso attuale del patrimonio storico. L'individua-zione dei Beni culturali architettonici e ambientali tramite la sola bibliografia esistente sirivela purtroppo carente, anche perché riflette un atteggiamento storiografico spesso su-perato, attento di regola alla sola storia dei prodotti edilizi e non alla dimensione urbani-stica e territoriale dei fenomeni e dei processi, non aggiornato per tutti i luoghi e percerto scarsamente attento alla architettura contemporanea e alla archeologia industriale.

Nella discussione attuale sui Beni culturali rimane un nodo essenziale quello di pro-durre studi e metodologie che riescano a coniugare il senso di "valore assoluto" dei Beniculturali con quello di "valore storico" nella accezione corretta del termine, cioè di valoreattuale, che deriva dalle scelte critiche e operative che si compiono nei contesti reali edalla necessità di operare precise scelte di campo.

Vale comunque, come preliminare alle indicazioni del Ptr, la necessità che esista unautentico, condiviso - e non simulato - interesse per il patrimonio storico anche alla lucedella considerazione, ora sostenuta da più discipline, che il fattore 'materiale' costituiscauna parte essenziale anche della nostra identità antropologica e culturale.

La fisicità di un territorio, i suoi valori e le sue valenze qualitative, costituiscono infattielemento cardine della sua struttura. Le vicende politiche ed evenemenziali, del resto, senon sono appoggiate a un chiaro riferimento morfologico e alle variabili spaziali, ri-schiano di rimanere astratte ed estranee alla struttura del territorio. Occorre perciò porta-re alla luce e cogliere il significato autentico del rapporto tra vicenda storica, ambiente,architettura.

La griglia interpretativa usata per la definizione della qualità è la medesima per tutto ilcampo territoriale regionale, perché il risultato deve essere efficace e confrontabile, noncreando squilibri interni di valutazione e cogliendo anche le connessioni con quei feno-meni che superano i confini regionali per interrelarsi con le Regioni e con gli Stati con-termini.

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La validità di coordinate generali deriva la sua legittimità proprio dal carattere siste-matico delle coordinate stesse assunto come scelta ragionata, evidenziando anche l'im-portanza del rapporto percettivo degli esiti storico-urbanistici e paesistici, con attenzioneparticolare alla memoria collettiva.

Se la realtà è spesso opaca agli occhi di molti, esistono strumenti e metodi - premi-nentemente di tipo storico e non soltanto tipologico - atti a indagarla ed esprimerla, ri-connettendo fila e tessuti spesso smagliati e apparentemente illeggibili. Su questa linea siè operato per la identificazione delle aree storico-culturali della Regione.

Restituire alla conoscenza e alla coscienza collettiva un territorio è per certo compitodi società evolute, non tanto o non solo al fine della ricerca di radici, quanto per unamaggiore consapevolezza del presente e della sua pianificazione possibile. Al di là delpassato, occorre "tutelare il presente".

Non bastano però le sole individuazioni, ma occorrono analisi in proiezione, in gradodi confrontarsi con i processi di trasformazione in atto e in divenire.

Le scelte sono maturate attraverso un complesso intreccio di operazioni, che sono ingrado di proporsi come risultante di un lavoro verificabile e controllabile, anche in itine-re, e intendono essere una prima griglia interpretativa del patrimonio storico della Regio-ne e il quadro delle sue scelte di fondo in questo settore. Queste scelte vogliono ancheessere una precisa politica di indirizzamento per la pianificazione subregionale e unapremessa per le scelte successive di pianificazione, e per i concreti interventi operativi sulterritorio.

Non essendo dunque sufficiente - soprattutto ai fini di definire coordinate di pia-nificazione a livello regionale - un solo elenco/inventario/catalogo di Beni separati, si èmirato alla conoscenza scientifica e alla coscienza critica delle loro connessioni, leggendoil territorio nei suoi valori architettonici e urbanistici emergenti come prodotto di una vi-cenda storica complessa e stratificata, cercando le ragioni di un essere nella storia di unessere stato, e infine esprimendo i valori e le valenze da tenere in conto nella pianifica-zione attuale.

Il Ptr individua pertanto:

- Architetture e insiemi architettonico-ambientali di interesse diretto della RegionePiemonte.

- Aree ambientali da sottoporre a indirizzi normativi speciali.

- Centri storici, cioè il sistema insediativo storico della Regione.

- Aree storico-culturali in cui è suddividibile la Regione, con l'individuazione specifi-ca e peculiare di:

- sistemi insediativi tipizzanti;

- tipi architettonici connotanti il paesaggio;

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- particolari architettonici connotanti l'architettura;

- colture connotanti il paesaggio.

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2.3 Architetture e insiemi architettonico-ambientali di interesse diretto dellaRegione Piemonte

L'elenco sottoindicato costituisce la scelta ragionata del Ptr in merito agli edifici o si-stemi che rivestono rilevanza specifica e peculiare per la caratterizzazione e per la stessaimmagine della Regione Piemonte.

Essi sono di importanza regionale (ma anche nazionale e internazionale) e sono statiprescelti sia per il valore storico-architettonico e ambientale intrinseco, sia per la lorovalenza a essere inseriti in processi di valorizzazione.

Sono architetture e complessi architettonici il cui 'sito' è l'intero Piemonte.

La individuazione selettiva di questi Beni è prevalentemente correlata al ruolo egemo-ne, nella storia moderna e contemporanea, di Torino quale città-capitale di significato eu-ropeo; essa riguarda perciò i principali edifici che hanno connotato la fase dell'assoluti-smo sabaudo tra fine Cinquecento e inizio Ottocento.

Sono individuati in particolare nella città-capitale alcune tra le più importanti sedi delPotere politico, da intendere anche come permanenza del segno dello Stato, quali i prin-cipali edifici di governo della capitale barocca e neoclassica (fino all'Unità d'Italia); inoltresono stati selezionati quegli altri edifici - di loisir, religiosi, militari - che nel territorio re-gionale hanno sostenuto il ruolo, formale e simbolico, di irradiazione del Potere e che sipossono tuttora riconoscere sotto il segno di una precisa riconoscibilità del u-rale della Regione per quanto riguarda la storia dell'architettura e dell'urbanistica.

Edifici e complessi che in ogni modo hanno avuto, per formazione e per tra-sformazione (e che tuttora mantengono) un significato non locale, ma di dimensione al-meno regionale, con connessioni, reali o virtuali, anche di dimensione sovraregionale edeuropea.

Si sottolinea che queste presenze concorrono a definire il carattere specifico e irri-nunciabile della Regione Piemonte sotto il profilo del patrimonio architettonico-ambientale e che sono pertanto meritevoli, non solo di norme (da confrontare con quellevigenti dello Stato), ma anche di investimenti finanziari diretti e di politiche incentivantidella Regione al fine di una loro tutela e valorizzazione.

Essi sono pertanto compresi nel seguente elenco:

A - "Zona di comando" di Torino:

- Palazzo Reale

- Palazzo Madama

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- Teatro Regio

- Segreterie e Archivio di Stato

- ex Cavallerizza Reale

- ex Zecca

- Università degli Studi

B - La "Corona di delizie" (residenze sabaude):

- castelli dinastici: Rivoli, Moncalieri

- ville fluviali: Castello del Valentino, Villa della Regina (con giardino)

- ville di caccia: Venaria, Stupinigi (con zone di caccia e borghi annessi)

- residenze esterne di loisir e produttive: Racconigi, Agliè (con parchi annessi e pre-senza di archeologia del lavoro)

C - Grandi opere religiose:

- Sacra di San Michele

- Sant'Andrea a Vercelli

- Abbazia della Novalesa

- Abbazia di Vezzolano

- Battistero di Biella (con complesso)

- Battistero di Novara (con complesso)

- Chiesa parrocchiale di Roccaverano

- Chiesa di Santa Croce a Bosco Marengo

- Isola di San Giulio

- Sacro Monte di Varallo (prototipo)

- Sacro Monte di Orta

- Sacro Monte di Crea

- Sacro Monte di Domodossola

- Santuario di Boca

- Santuario di San Magno a Castelmagno

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D - Grandi opere religiose di protezione dinastica:

- Basilica di Superga

- Santuario di Oropa

- Santuario di Vicoforte

- Certosa di Chiusa Pesio

- Certosa di Val Casotto

E - Opere militari (periodo moderno e contemporaneo):

- Forte di Exilles

- Forte di Fenestrelle

- Forte di Vinadio

- Forte di Gavi

- Cittadella di Alessandria

- Resti delle mura di Torino (Giardini Reali)

- Resti della Cittadella di Torino (anche archeologici)

Per il periodo antico, di concerto con la Soprintendenza per i Beni archeologici delPiemonte, e con gli Istituti e Dipartimenti universitari competenti, andranno individuati imonumenti e i resti archeologici, le zone di interesse archeologico, i segni della centuria-zione e della castrametazione, i sedimi e i resti delle strade e dei passi di interesse stori-co-archeologico.

Per il periodo medievale sono individuati, come importante segno di importanza re-gionale, alcuni insiemi collegati all'incastellamento medievale, caratterizzanti aree cultu-rali differenti.

Si rimanda alle Province e ai Comuni l'impegno di segnalare e catalogare con puntualie circostanziate ricerche in sede di pianificazione specifica la consistenza e la qualità dicentri storici e architetture, di elementi architettonici e resti medievali che possano co-stituire anche solo testimonianza di una così importante e fragile fase residua. Dovrannoin quelle sedi essere individuati, riconosciuti e catalogati anche tutti i tipi di: centri stori-ci, edifici e insiemi di edifici ascrivibili a opere militari, castelli, ponti, canali, resti di stra-de storiche, opere religiose (chiese, conventi, cappelle votive, ecc.), opere civili e di go-verno, edifici della paleoindustria, ricetti, villae novae, borghi franchi (isolati o parte diattuali centri abitati), sistemi porticati e piazze mercatali di impianto medievale.

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E' in ogni modo interesse specifico e peculiare della Regione l'individuazione, lo stu-dio, la tutela e la valorizzazione di alcuni campioni di incastellamento medievale. In par-ticolare saranno oggetto di analisi e interventi specifici:

F - Incastellamento (periodo medievale):

- Castelli della Valle Ceva-Garessio-Ormea

- Castelli del Canavese ed Eporediese

- Castelli e torri di avvistamento della Valsesia (dei Biandrate)

- Castelli e torri di avvistamento della Valle di Susa.

Poiché risulta importante per la connotazione ambientale e per il paesaggio agrariodella Regione la tipologia delle cascine di pianura (Vercellese; Novarese; Cuneese; Ales-sandrino) sarà cura della Regione Piemonte organizzare studi specifici, con censimento ecatalogazione scientifica delle cascine a corte e delle cascine capitalistico-monoculturaliche connotano soprattutto i paesaggi agrari di pianura.

Per il periodo contemporaneo (Ottocento e Novecento), e in particolare per i segnilegati all'archeologia industriale e al sistema produttivo rurale, sono individuati alcuniedifici puntuali o sistemi, che costituiscono elementi paradigmatici di una tipologia untempo diffusa sul territorio e costituenti tuttora fattori tipizzanti del paesaggio: dal casoesemplare del sistema delle Grange di Lucedio fino al tipo della cascina a corte e dellacascina capitalistica-monocolturale; analogamente per setifici, lanifici, cotonifici, edificiindustriali di eccezionale importanza (dismessi o non).

Mentre è cura della Regione l'individuazione e la gestione (almeno parziale) dei tipiparadigmatici, si rimanda agli strumenti urbanistici subregionali l'individuazione, la salva-guardia e la valorizzazione di tutti i singoli elementi che costituiscono le serie di tipi in-dividuati e segnalati come tipizzanti le aree storico-culturali.

Sarà compito della pianificazione subregionale l'individuazione, la catalogazione e latutela dei sistemi produttivi paleoindustriali. A questo proposito si segnalano i sistemi deilanifici di fondovalle lungo il corso della Strona e del Sessera (Biellese, Alto Vercellese);il sistema dei cappellifici della Valle del Cervo; il sistema delle concerie biellesi; il sistemadelle cartiere della Valsesia e della Valsessera; il sistema delle fucine per il ferro e il ramedelle valli di Locana e dell'alto Canavese (Brosso, Locana); i sistemi dei canali e dei mu-lini (ruote e macchinismo), esistenti in tutto il Piemonte e in particolare nel Cuneese(Dronero, Racconigi).

In particolare, sarà di interesse specifico della Regione Piemonte il seguente elenco diedifici produttivi e villaggi operai.

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G - Sistemi produttivi e villaggi operai:

- Tenuta reale di Pollenzo

- Grange di Lucedio

- Cascine del territorio agricolo storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi

- Setifici: Caraglio, Cavallerleone; Cuneo, Basse di Sant'Anna

- Lanifici: Pray, la "fabbrica della ruota"; Biella Chiavazza, Lanificio Sella; Pinerolo,Follone sul Rivo Moirano

- Cotonifici: Chieri, cotonificio Vergnano

- Fucine e altiforni: altoforno di Meugliano Canavese

- Edifici dell'industria contemporanea, quali campioni paradigmatici: Biella, Pettina-ture Riunite, ex-Rivetti (arch.Pagano, 1939); Biella, Lanificio Rivetti in Via Re-pubblica (nucleo centrale); Morano Po, cementificio; Casale, ex magazzini Eternit;Torino, Lingotto

- Tra i villaggi operai: Collegno, villaggio Leumann; Torino, villaggio ex-Snia

- Tra gli edifici di servizio e per il turismo: Acqui, Terme; Valdieri, Terme (arch.Bollati, metà XIX secolo)

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2.4 Aree paesistico-ambientali da sottoporre a indirizzi normativi speciali

2.4.1) Aree archeologiche e paleontologiche

La Regione definisce - di concerto con la Soprintendenza Archeologica delPiemonte e con gli Istituti e Dipartimenti universitari competenti - la Carta ar-cheologica del Piemonte, utile e funzionale ai problemi della pianificazione ter-ritoriale, con evidenziazione dei siti archeologici e paleontologici e dei resti ar-cheologici (monumenti e infrastrutture) presenti sul territorio piemontese, non-ché dei segni residui - presenti e latenti - dipendenti dalla centuriazione e dallacastramentazione del periodo antico. Attenzione precipua dovrà pure esseredata alla archeologia del periodo medievale.

2.4.2) Aree fluviali

Al fine della tutela paesistico-ambientale del sistema fluviale del Piemonte, dasottoporre a tutela diretta della Regione - è individuato il seau principale deifiumi da sottoporre a controllo e gestione diretta della Regione attraverso laspecifica predisposizione di piani operativi. Tale sistema appare storicamenteconsolidato ed è costituito dall'elenco allegato di corsi d'acqua, per i quali e perle cui fasce fluviali la Regione provvederà a definire specifici piani con valenzapaesistica. Esso riguarda:

- il Sistema fluviale del Po con i principali affluenti in sinistra: Pellice, DoraRiparia, Stura di Lanzo, Orco, Dora Baltea, Sesia con Cervo, e in destra Va-raita e Maira;

- il Sistema fluviale della Scrivia (affluente in destra Po);

- il Sistema fluviale del Ticino;

- il Sistema fluviale del Tanaro con affluenti, in sinistra Stura di Demonte e indestra Belbo, Bormida (Bormida di Millesimo, Bormida di Spigno, Orba).

E' inoltre individuata l'orditura fluviale complessiva, di rilevanza paesistico-regionale, costituita dall'elenco allegato alla Relazione del Ptr; per questi fiumi etorrenti sono previsti tutela e gestione diretta della Regione Piemonte, mentreper gli altri corsi d'acqua è previsto il demando di tutela e gestione alla pianifi-cazione subregionale, con particolare attenzione anche al problema della defini-zione dei caratteri e del loro valore paesistico-ambientale.

Nell'ambito della definizione dei corsi d'acqua da tutelare direttamente dalla Re-gione sono inseriti i canali paleoindustriali e del periodo moderno e con-temporaneo che hanno percorso interprovinciale. Saranno comunque demandatealla attenzione culturale dalla pianificazione subregionale l'individuazione e le di-

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rettive di tutela e di valorizzazione relative ai sistemi di canalizzazioni paleoin-dustriali e industriali che connotano le relative aree storico-culturali, anche per ilriferimento ai sistemi di archeologia rurale/industriale connessi e per la loro im-portanza anche in relazione al paesaggio e alla memoria storica.

2.4.3) Il sistema dei parchi

L'insieme dei parchi e riserve naturali finora deliberato dalla Regione sembra ri-spondere per qualità e consistenza a una politica indirizzata alla formazione diun autentico "sistema".

Per il suo perfezionamento e completamento, a cui provvederà il Piano regionaledei Parchi, vale l'osservazione che può provenire dalla pianificazione del Ptr, diverifica per l'allargamento di alcuni confini, per l'abbassamento di alcune quotealtimetriche, per l'individuazione di auspicabili zone di preparco, per il migliora-mento delle connessioni reciproche, ove possibile, tra le zone protette, al fine diuna configurazione futura come autentico "sistema regionale della aree protet-te", meglio fruibile anche nel suo insieme o in sottoinsiemi.

2.4.4) Zone di elevata qualità paesistico-ambientale

L'elenco riguarda un insieme di zone che devono intendersi come integrabili aquelle già indicate dalla Legge Galasso e che tendono a connettere l'insiemedelle zone paesistico-ambientali di maggior valore e qualità della Regione - inalcuni casi soggette a maggior rischio - in autentici sistemi.

Sono individuati come insiemi di attenzione della Regione:

1 -sistemi lacustri:

Bacino del Lago d'Orta

Bordo ed entroterra del Lago Maggiore da Intra al Confine con la Val Can-nobina

Bordo ed entroterra tra il Lago Maggiore e il Lago d'Orta

Bacino del Lago di Viverone

Lago di Malogno

2 -sistemi alpini:

Val Strona (Omegna)

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Val Formazza

Valle Anzasca

Valle di Santa Maria Maggiore (Ossola)

Valle Antrona

Valle di Otro (Alagna)

Val Vogna (Riva Valdobbia)

Val Sermenza (da Boccioleto a Carcoforo e a Rima Valsesia)

Valle di Rassa Valsesia

Valle del Cervo

Zona di Carema

Val Soana

Ceresole Reale

Valle Grande di Groscavallo

Val Germanasca (Prali)

Alta Val Pellice

Valle Angrogna

Val Vermenagna

Passo del Moncenisio fino a sud della Novalesa

Valgrana

Castelmagno

Alta Valle Stura di Demonte

Val Maira (Elva)

Val Varaita (di Chianale, di Bellino)

3 -sistemi appenninici:

Valle di Ormea, sorgenti del Tanaro e bacino del torrente Negrone

Passo del Colle San Bernardo (Garessio)

Collina del Tortonese

Collina del Novese

Collina dell'Acquese

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4 -sistemi relativi allo zoccolo collinare centrale e sistemi morenici:

Langhe, a nord ed est del Tanaro fino al confine dell'ex comprensorio di Al-ba/Bra

Langhe, nell'ex comprensorio di Alba/Bra

Zona collinare dell'Astigiano (parti)

Zona di Moncalvo (Monferrato)

Collina Morenica di Ivrea

Collina Morenica di Rivoli

Collina di Torino (due versanti)

5 -sistemi relativi alle basse vallate alpine e alla pianura cerealicola e risicola:

Bassa Valle di Susa/Torinese

Baragge del Vercellese

Zona Grange di Lucedio

Mandria di Chivasso

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2.5 Centri storici

L'armatura insediativa della Regione riflette da vicino, nella sua consistenza e disloca-zione, la vicenda storico-politica e culturale del territorio.

Se la suddivisione comunale - molto frazionata - è ancora sostanzialmente di ereditàmedievale - e quindi portatrice di un rapporto molto stretto e radicato tra vicenda storicae territorio -, la suddivisione provinciale, più recente, non testimonia appieno la gerarchiaa scala regionale dei centri storici. Per la definizione delle identità culturali, delle aree digravitazione storica, e per la stessa definizione di importanza storica degli insediamenti,conta infatti molto il riferimento alla suddivisione sette-ottocentesca delle 'antiche pro-vince' e quello delle antiche città-stato di impianto medievale, nonché l'attenzione allastruttura urbanistica delle città-capitali subregionali incorporate nel processo di ingrandi-mento storico-politico dello stato sabaudo.

Le analisi eseguite permettono di individuare più categorie di centri storici la cui im-portanza - anche attuale - è legata spesso alla loro antica centralità sul territorio.

Una considerazione preliminare ad una suddivisione in categorie di competenza regio-nale o subregionale anche per quanto riguarda la loro gestione, che li pone come luoghideputati o preferenziali per possibili reinsediamenti demografici e di attività, è diretta-mente connessa ai ragionamenti che si possono sviluppare anche a partire dalla storia po-litico-economica (cfr. capitolo 1, La periodizzazione storico-politica). Vale infatti ricor-dare che, dopo il periodo basso medievale (secoli XII e XIII, nessun nuovo centro èstato fondato in Piemonte, per cui l'armatura insediativa è fortemente condizionata - pro-cessi demografici e fenomeni dimensionali a parte - dall'assetto medievale.

Come già è stato detto, sulla centralità e importanza dei centri abitati ha poi influitofortemente la vicenda storico-politica ed economica dell'età moderna (secoli XVI-XVIII),correlata alla formazione e al consolidamento di uno stato regionale assolutistico e di unacittà-capitale di struttura urbanistica e funzionale di importanza europea quale Torino.Ancora, nell'Ottocento pre e postunitario, l'avvio della industrializzazione e la rete ferro-viaria hanno fortemente influito sulla qualità e organizzazione degli insediamenti, a lateredei fenomeni di incremento demografico e di espansione urbanistica correlati.

In questa linea di ricerca sono state selezionate quattro categorie di centri storici, lacui consistenza e qualità connota il territorio regionale sotto il profilo insediativo, ma an-che sotto il profilo ambientale.

Al di là pertanto del fattore dimensionale (che pone tra l'altro Torino al centro diun'area particolarmente complessa), le prime tre categorie di Centri storici individuate(A-B-C) riguardano insediamenti che interessano direttamente la Regione Piemonte sia alfine di innescare più approfonditi processi di analisi, di conoscenza, di catalogazione e ditutela, sia al fine dell'avvio di politiche mirate alla loro valorizzazione, anche con azioni

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incentivanti, e alla luce dell'attuale tendenza a un progrediente fenomeno di deurbanizza-zione.

La quarta categoria (D) - che comunque è parte integrante della armatura storico-insediativa della Regione - può essere ricondotta a interessi diretti di pianificazione e ge-stione subregionale.

Vale comunque per tutti i Centri Storici la possibilità di lettura indicativa della loroconsistenza architettonica e urbanistica attraverso il confronto - indiziario e da verificaresul concreto materiale soprattutto in riferimento ai processi di stratificazione urbanistica -delle mappe dei catasti storici del territorio, che in Piemonte sono particolarmente im-portanti.

Il riferimento più attendibile è la Mappa Rabbini (1840-1861 circa), che purtropponon ricopre l'intero territorio regionale, e che appare molto utile al fine di delimitare laconsistenza urbanistica storica, anche per l'accuratezza e per la relativa piccola scala delrilevamento; la mappa è particolarmente significativa perché registra i fenomeni in corri-spondenza degli anni centrali dell'Ottocento, nella fase conclusiva della stagione preindu-striale.

In assenza, e comunque come confronto sempre importante, possono valere le mappedel 'Catasto Antico' settecentesco degli Stati Sardi, le mappe del Catasto Napoleonico e,per il Torinese, quelle del Catasto Gatti; sono inoltre un utile riferimento le tavole dimappa di impianto del Catasto Italiano (del 1880 circa).

Le quattro categorie di centri storici individuate possono essere ricondotte a sistemi esono:

(A) Centri Storici di grande rilevanza regionale;

(B) Centri Storici di notevole rilevanza regionale;

(C) Centri Storici di media rilevanza regionale;

(D) Centri Storici minori, di rilevanza subregionale.

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2.5.1) Centri Storici di grande rilevanza regionale (A)

Questi centri sono caratterizzati da grande complessità urbanistica e da fortecentralità sul territorio regionale, anche in virtù del loro impianto e della loro vi-cenda storica.

Hanno una stratificazione periodizzabile in molte fasi in cui comunque prevaleuna struttura architettonica e urbanistica e una connotazione ambientale deri-vante dal periodo moderno e contemporaneo. Sono anche stati soggetti, di re-gola, a processi di notevole espansione urbanistica in periodo contemporaneo(XIX e XX secolo).

Questi centri sono i più interessati dall'attuale processo di deurbanizzazione e dideindustrializzazione della Regione.

Per essi vale il riferimento e il controllo della Regione sia per la loro importanzaurbanistica e qualità intrinseca, sia per il quadro di relazioni reciproche. Vale ilriferimento alla Regione anche per le connessioni di tipo interregionale e inter-nazionali attive e possibili.

L'elenco è costituito dalle seguenti città (n.10):

Alba

Alessandria

Asti

Biella

Casale

Cuneo

Ivrea

Novara

Torino

Vercelli

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2.5.2) Centri Storici di notevole rilevanza regionale (B)

Questi centri sono caratterizzati da notevole centralità rispetto al territorio re-gionale attuale, e comunque da una consistente antica centralità rispetto al pro-prio territorio storico.

Derivano la loro qualità architettonica e urbanistica da processi complessi distratificazione, e comunque mantengono molto forte la connotazione ambientalederivante dalla fase medievale e barocca di impianto e/o di trasformazione.

Questi centri sembrano i più interessati dai processi di incipiente urbanizzazione,col possibile risultato di un incremento futuro residenziale e di attività.

Per essi potrebbe pertanto sussistere il rischio di trasformazioni non compatibilicon la loro struttura storica, architettonica e ambientale, mentre l'antica centra-lità sul territorio e loro "storica" dotazione di servizi potrebbe favorirne urbaniz-zazione e valorizzazione.

L'elenco è costituito dalle seguenti città e centri (n.44):

Acqui

Arona

Arquata Scrivia

Borgo San Dalmazzo

Borgomanero

Borgosesia

Bra

Canale

Carignano

Carmagnola

Carrù

Ceva

Cherasco

Chieri

Chivasso

Ciriè

Crescentino

Domodossola

Dronero

Fossano

Gattinara

Gavi

Gravellona Toce

Intra-Pallanza

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Mondovì

Nizza Monferrato

Novi Ligure

Orta

Ovada

Pinerolo

Rivoli

Saluzzo

Santhià

Savigliano

Serravalle Scrivia

Susa

Torre Pellice

Tortona

Trino

Valenza

Varallo Sesia

Villanova d'Asti

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2.5.3) Centri Storici di media rilevanza regionale (C)

Questi centri sono caratterizzati da relativa centralità, storica e attuale, sul ter-ritorio.

Derivano la loro qualità architettonica e ambientale da processi di tra-sformazione non troppo complessi; sono fortemente connotati, comunque, insenso ambientale, con identità culturale spiccata e con buoni esiti architettonici eurbanistici.

L'indicazione di questi centri non copre ovviamente il fenomeno dell'insedia-mento storico nel territorio regionale, la cui consistenza e qualità dovrà essereindagata, tutelata e valorizzata nella pianificazione subregionale.

L'elenco costituisce comunque un primo indirizzo selettivo della Regione, ecomporta l'obbligo di attenzione sia propria, sia di Province e Comuni.

L'elenco è costituito dalle seguenti città, centri, nuclei abitati (n.266):

Acceglio

Agliano

Agliè

Agnona (Borgosesia)

Airasca

Ala di Stura

Alagna

Alice Castello

Alpignano

Ameno

Andorno Micca

Armeno

Asigliano

Avigliana

Balmuccia

Bardonecchia

Barge

Bassignana

Baveno

Beinasco

Belgirate

Bellinzago

Benevagienna

Bioglio

Bistagno

Bognanco

Borgo d'Ale

Borgo Vercelli

Borgofranco d'Ivrea

Borgone di Susa

Boscomarengo

Bossea

Bossolasco

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Boves

Bricherasio

Briga Alta

Buronzo

Busca

Bussoleno

Buttigliera d'Asti

Caluso

Campertogno

Campiglia Cervo

Candelo

Canelli

Cannobio

Cantalupo Ligure

Caraglio

Caramagna

Carpignano Sesia

Caselle Torinese

Cassine

Castagnole Lanze

Casteldelfino

Castellamonte

Castellazzo Bormida

Castelletto d'Orba

Castelletto Ticino

Castelmagno

Castelnuovo Belbo

Castelnuovo Bormida

Castelnuovo Scrivia

Castiglione Torinese

Cavaglià

Cavallerleone

Cavallermaggiore

Cavour

Ceppo Morelli

Cesana

Chiusa Pesio

Cigliano

Coazze

Coggiola

Collegno

Cortemilia

Cossato

Costigliole d'Asti

Costigliole Saluzzo

Cravagliana

Crevacuore

Crissolo

Crodo

Cumiana

Cuorgnè

Demonte

Diano d'Alba

Dogliani

Elva

Entracque

Envie

Exilles

Feletto

Fenestrelle

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Fobello

Foglizzo

Fontaneto Po

Formazza

Frabosa Soprana

Frabosa Sottana

Frassineto Po

Frossasco

Galliate

Garessio

Gassino

Ghemme

Giaveno

Govone

Gozzano

Grignasco

Grinzane Cavour

Groscavallo

Grugliasco

Guarene

Lagnasco

Lanzo Torinese

Leinì

Lesegno

Limone Piemonte

Livorno Ferraris

Lombardore

Lu

Luserna San Giovanni

Macugnaga

Maggiora

Magliano Alfieri

Magnano

Manta

Marene

Masserano

Meina

Mergozzo

Miasino

Molare

Mombaruzzo

Monasterolo

Moncalieri

Moncalvo

Monforte d'Alba

Montà

Montanaro

Montechiaro d'Asti

Montemagno

Morano Po

Moretta

Murazzano

Murisengo

Neive

Nichelino

Niella Tanaro

Noasca

Novalesa

Occhieppo Superiore

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Occimiano

Oleggio

Omegna

Orbassano

Ormea

Ornavasso

Oulx

Paesana

Palazzolo Vercellese

Pamparato

Pancalieri

Pareto

Pavone

Pecetto Torinese

Pella

Perosa Argentina

Peveragno

Pianezza

Piedicavallo

Piedimulera

Pino Torinese

Piossasco

Poirino

Pomaro Monferrato

Pont Canavese

Pontechianale

Pontecurone

Pontestura

Pradlèves

Pragelato

Priero

Quarona Sesia

Racconigi

Rassa

Recetto

Revello

Rima Valsesia

Riva Valdobbia

Rivalta Torinese

Rivara

Rivarolo Canavese

Roburent

Rocca Grimalda

Roccaverano

Roccavione

Roddi d'Alba

Romagnano Sesia

Romano Canavese

Rosazza

Rosignano Monferrato

Rossa

Rovasenda

Sale

Saluggia

Salussola

Sampeyre

San Benigno Canavese

San Damiano d'Asti

San Damiano Macra

San Germano Chisone

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San Germano Vercellese

San Giorgio Canavese

San Giusto Canavese

San Maurizio Canavese

San Mauro Torinese

San Salvatore Monferrato

Sannazzaro Sesia

Santa Maria Maggiore

Santena

Santo Stefano Belbo

Scalenghe

Scarnafigi

Serralunga d'Alba

Serravalle Sesia

Settimo Torinese

Sezzè (Sezzadio)

Sizzano

Sommariva Bosco

Sommariva Perno

Sordevolo

Sostegno

Spigno Monferrato

Strambino

Stresa

Stroppiana

Trana

Trecate

Trinità

Trivero

Trofarello

Valduggia

Valperga Canavese

Valstrona

Venaria

Venasca

Verzuolo

Vicoforte

Vignale Monferrato

Vigone

Villadossola

Villafranca Piemonte

Villanova Mondovì

Villanova Solaro

Villar Perosa

Villarbasse

Villastellone

Vinadio

Vinovo

Virle

Viù

Viverone

Volpedo

Volpiano

Voltaggio

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2.5.4) Centri Storici minori, di rilevanza subregionale (D)

Viene ribadita l'importanza della intera trama insediativa storica - fitta e dira-mata - del Piemonte. Come già si è detto, essa deriva consistenza e qualità dauna complessa vicenda, i cui esiti insediativi connotano la struttura del territorio- di pianura, di collina, di montagna - con caratteri diversificati, anche in sensopaesaggistico, nelle differenti aree storico-culturali.

Sarà pertanto compito e cura della pianificazione subregionale individuare enormare ai fini di salvaguardia, tutela, valorizzazione, tutti i centri minori noncompresi nei precedenti elenchi A, B e C e compresi nell'elenco dei Comunipiemontesi del 1910, cioè prima degli accorpamenti territoriali che ne hanno ri-dotto il numero agli attuali 1209.

L'elenco derivante costituisce un primo quadro congruente di base accettabileper la definizione della trama dei centri storici piemontesi, e un riferimento d'ob-bligo per la pianificazione subregionale. E' lasciata alla cura e alla attenzioneculturale di Province e di Comuni anche l'individuazione dei nuclei di anticaformazione, dei villaggi e insediamenti rurali e alpini che costituiscono elementiintegranti del paesaggio nelle differenti aree e subaree storico-culturali.

La perimetrazione da considerare dei centri storici minori, soprattutto nel casodi notevole espansione recente, farà riferimento alle mappe del Catasto Rabbini(1840-1861), ove esistente, e/o all'impianto del Catasto Italiano (1880 circa).

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2.6 Le aree storico-culturali della Regione Piemonte

Il Ptr riconosce non valido il principio di una semplicistica - e vincolistica - selezionedelle emergenze o delle aree da considerare beni culturali, basata su una sorta di scorpo-ro, disgiunto dalla pianificazione e dal governo del territorio, di ciò che può e deve esseresalvaguardato e conservato da ciò che può essere oggetto di intervento del tutto indiffe-rente.

Non si ritiene che questo solo riduttivo atteggiamento di scrematura (con soglie più omeno alte, con parametri più o meno restrittivi) sia accettabile culturalmente e operativa-mente, soprattutto a fronte della straordinaria e tipologicamente molto differenziata ca-ratterizzazione della Regione Piemonte dal punto di vista della qualità, quantidel patrimonio storico-architettonico e ambientale presente.

A fianco di norme, direttive e indirizzi definiti dal Ptr in merito alla individuazione egestione dei beni culturali, il Ptr individua anche le Aree storico-culturali in cui può esse-re suddivisa la Regione, anche al fine di arrivare a definire col tempo protocolli proce-durali per la predisposizione dei Piani Regolatori e dei Piani Paesistici.

Pare dunque giusto e consapevole il metodo di suddividere tutta la Regione in areestorico-culturali individuabili sotto il profilo delle presenze e delle caratteristiche dei beniarchitettonici e ambientali contenuti e che derivano dall'analisi dell'esistente.

Dalla Carta delle aree ambientali antropizzate e dei beni culturali architettonici eurbanistici della Regione Piemonte, desunta dagli studi sviluppati dalla équipe coordi-nata da Giampiero Vigliano negli anni Ottanta, già emerge un ordito di beni culturali dinotevole spessore, più fitto in certe parti della regione, meno in altre: un'armatura consi-derevole di centri storici e una rete di emergenze architettoniche e ambientali variamentesituate sul territorio, entro una lunga serie di aree A.A.A. (Aree Ambientali Antropizza-te) individuate per la loro omogeneità paesaggistica e naturalistica, che coprono l'interoterritorio regionale.

Questo censimento, che si appoggia su dati prevalentemente cartografici e bibliografi-ci, correlato e revisionato con analisi di contesto e con altre fonti documentarie, è statoun riferimento utile anche per la individuazione delle aree storico-culturali nel Ptr e saràsoprattutto ancora un appoggio notevole nella pianificazione subregionale. La verifica sulcampo e ulteriori approfondimenti di analisi da effettuare, in ogni modo prima degli in-terventi operativi sono demandati in parte alla Regione e per la maggior parte ad altrisoggetti istituzionali, diversi dalla Regione Piemonte, entro le coordinate di indirizzo re-gionale.

Al di là del fine di sviluppare una politica di governo del territorio in cui il patrimoniostorico sia parte integrante e sostanziale della pianificazione, il fine di questo Ptr è dun-que di promuovere una politica di tutela a scala regionale che, partendo dagli interventi

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diretti e dagli indirizzi della Regione, coinvolga le Province e i Comuni sotto l'aspettoanalitico e operativo, anche al fine di una maturazione progrediente della conoscenza ecoscienza critica collettiva in tema di beni culturali, col fine di tutelare l'identità culturaledel territorio e di valorizzare i caratteri fisici dell'ambiente.

Un territorio, quello della Regione Piemonte, caratterizzato da molte "diversità", chesi possono esprimere in aree e sottoaree storico-culturali.

Il confronto con la periodizzazione storica individuata (cfr. capitolo 1 - La periodizza-zione storico-politica) coadiuva a delineare una prima suddivisione del territorio in areestorico-culturali provviste, per larga massima, di fattori basilari di identità culturale.

Un fattore condizionante della individuazione si appoggia sulla considerazione deri-vante dall'appartenenza, spesso di matrice medievale, a più ampie comunità o signorie,oppure a città-stato (come nel caso emblematico del Chierese), che hanno fortementeconnotato l'organizzazione fisica e funzionale del territorio di riferimento nel passato,con riflessi non soltanto sui caratteri e qualità delle aggregazioni insediative e sull'am-biente costruito, ma anche sulla qualità del paesaggio e sui sistemi di infrastrutture.

Alla individuazione concorre infatti - come elemento che è stato decisivo anche per lascrematura dei Centri Storici di tipo B e C - la gerarchia funzionale dei centri di gravita-zione politico-amministrativa dell'età moderna e contemporanea, soprattutto per quantoconcerne la rete storica delle strade di collegamento dei centri principali, l'organizzazionedifensiva, l'accessibilità della zona dalle zone contermini, la dislocazione di fiere, mercati,strade mercatali di collegamento, anche foraneo e interregionale.

Per certo un appoggio di base è quello corografico, che lega la fenomenologia storicacon la geo-topografia: se ciò permette di attraversare la regione con una prima individua-zione - di per sé grezza - di aree di montagna, collina, pianura, la suddivisione pare tutta-via soltanto funzionale a una prima setacciatura tipologica del territorio.

Anche un tale aspetto dell'analisi risulta d'altra parte da considerare comunque inquanto sia le espressioni architettoniche insediative, sia l'aspetto del paesaggio, sono dacollegare con l'organizzazione economica del passato, con la geologia dei luoghi, conl'importanza delle colture locali fino all'Ottocento preindustriale collegate alla altimetriadei luoghi.

La suddivisione geografica non è tuttavia sufficiente a definire i caratteri e le peculia-rità delle diverse aree storico-culturali, che sono dovuti anche alle differenti vicende stori-che, economiche e artistiche dei luoghi. In questo senso - vale la pena di sottolinearlo an-cora - è stato utile costruire la storia del territorio anche sotto il profilo della vicenda po-litico-economica e dello spostamento dei confini amministrativi.

Per la definizione conoscitiva dei tipi architettonici, urbanistici, insediativi caratteriz-zanti le aree storico-culturali valgono inoltre anche i riferimenti alle "storie particolari" eai "modi" di produzione edilizia specifici, con attenzione alla organizzazione del cantiere

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edilizio nel passato e alla presenza di maestranze spesso itineranti (Mastri Comacini, Lu-ganesi, Ticinesi, ecc.). Vale anche il riferimento a scuole e a centri di produzione artisticaspecifici. In questo quadro sono anche da considerare le aree di gravitazione dei mercatie delle fiere, lungo le grandi vie di comunicazione, nonché il peso, molto diversificato neltempo per importanza e per qualità, della committenza pubblica e privata.

Per un lineamento conoscitivo dei paesaggi agrari - da incrociare comunque con lapresenza istituzionale dei parchi regionali e con le riserve naturali - valgono i riferimentialle definizioni (Bloch, Gambi, Quaini) di insiemi sostanzialmente dinamici in cui si con-cretano fisicamente differenti condizioni legate alla storia agronomica e al popolamento,alle istituzioni sociali e giuridiche, alle tecnologie del lavoro.

Tenendo conto che fino alla rivoluzione industriale il territorio agrario è stato la basemateriale di lavoro e di vita della stragrande maggioranza della popolazione, per una de-finizione del paesaggio agrario in quanto bene culturale - sempre nel confronto con i se-gni residui - si è fatto riferimento in particolare al periodo tra metà XVIII e inizi XX, apartire dal quale, dopo la crisi del Seicento, le colture subiscono sostanziali modificazioniche imprimono al paesaggio e alle abitazioni rurali una fisionomia caratterizzante legata,nelle zone omogenee, ai tipi di coltura, di proprietà fondiaria, di tecniche di coltura.

Ma sarà molto importante nel Ptr inteso come piano aperto e perfettibile, tenere nellamassima considerazione le mutazioni del paesaggio che possono derivare da modificheattuali dei sistemi colturali e di produzione.

Questo permetterà di inserire autenticamente nella pianificazione territoriale sia il con-cetto della 'lunga durata', sia una maggiore attenzione concreta agli effetti indiretti - espesso molto distanti nel tempo - indotti da scelte solo apparentemente contingenti e set-toriali.

Le aree storico-culturali individuate traggono significato, per la loro specificità e ca-ratterizzazione tipologica, sia dai modi della organizzazione insediativa e del paesaggioagrario, sia da quelli della produzione edilizia, con attenzione anche ai particolari co-struttivi che sono elemento fondante dei caratteri architettonici e delle specificità degliesiti architettonici e urbanistici.

L'esame del territorio, sostenuto anche sul confronto con le esigenze attuali e con leprospettive di sviluppo, porta dunque alla individuazione - sovrapponibile a quella stori-co-politica - di autentiche aree storico culturali, interpretando il termine "cultura" come"uso attuale della conoscenza del passato".

Questa linea permette di selezionare i segni residui storici del passato, individuandoquelli da ritenere autentici valori, da meglio conoscere e tutelare, conservare e valorizza-re, al fine del miglioramento della conoscenza e di una maggiore messa in valore dellaspecifica identità culturale della Regione Piemonte.

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Il Ptr individua dunque le tipologie costruttive ed edilizie, infrastrutturali, urbani-stiche, paesistiche e territoriali che hanno un tale grado di riconoscibilità (analisi direttadel territorio), di specificità (esame comparato dei vari territori storici), di ripetitività(quantificazione relativa dei fenomeni), da proporsi come patrimonio storico connotantereale e virtuale; cioè come elementi e sistemi di condizionamento culturale da non elude-re - ma da conservare e valorizzare - in sede di pianificazione e in sede operativa, anchein relazione ai processi, indirizzi e direttive della pianificazione subregionale.

Per il fine normativo di indirizzamento e di controllo, il riferimento alle aree storico-culturali individuate e ai beni culturali corrispondenti è rapportato, per quanto possibile,alle divisioni amministrative vigenti, in particolare alle Province e ai Comuni, pur nellacoscienza che le aree storico-culturali non corrispondono sempre ai confini politici eamministrativi attuali (per il Piemonte vale emblematicamente il riferimento alle Alpi, an-che per i confronti internazionali).

Per quanto possibile, e per i motivi sopra indicati di omologia nei processi economicie del lavoro, la perimetrazione della Aree storico-culturali tiene anche conto della oro-grafia del territorio.

Su questi parametri si basa la suddivisione del territorio regionale in aree in qualchemisura connotate da analogia di presenze architettoniche e ambientali caratterizzanti, purnella coscienza della necessità di analisi più approfondite successive, anche su scala car-tografica maggiore, da demandare alla pianificazione subregionale.

Sulla base di queste direzioni di ricerca sono state individuate nella Regione Piemontele sottoelencate Aree storico-culturali, non riconducibili, come già è stato annotato, aprecisi intorni amministrativi, né a netti confini topografici.

Le aree storico-culturali sono infatti cartografate con l'incertezza dei margini che di-pende dalla complessità del fenomeno e dalla necessità di doverosi approfondimenti nellapianificazione subregionale, soprattutto per quanto riguarda la individuazione e la preci-sazione delle subaree presenti in ogni area individuata.

Sono pertanto individuate nel Ptr e delimitate cartograficamente le seguenti Aree sto-rico-culturali:

2.6.1) Valle d'Ossola, Laghi Maggiore e d'Orta, Valsesia.

2.6.2) Pianura del Vercellese e del Novarese.

2.6.3) Canavese, Eporediese, Biellese.

2.6.4) Torinese, Valli di Susa e di Lanzo.

2.6.5) Pinerolese (Valli Valdesi).

2.6.6) Pianura interna verso Cuneo e Saluzzese.

2.6.7) Valli del Cuneese.

2.6.8) Monregalese.

2.6.9) Langhe.

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2.6.10) Chierese.

2.6.11) Monferrato e Astigiano.

2.6.12) Alessandrino.

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2.6.1) Valli dell'Ossola, Laghi Maggiore e d'Orta, Valsesia

Il fenomeno riguarda in particolare la zona montana e collinare dell'Ossolano, la zonadel Verbano e del Cusio, l'alta e bassa Valsesia. Una parte di frangia della Valle Sessera,pur avendo caratteri comuni con quest'area, è stata accorpata all'area 2.6.3) Canavese.Eporesiese. Biellese.

L'insediamento si presenta prevalentemente frazionario, con poche case sparse e conluoghi di consistenza urbanistica media, con centralità amministrativa e commerciale, di-sposti nei punti storico-strategici del territorio, collegati tra loro anche dalle grandi viestoriche di comunicazione.

Le economie produttive caratterizzanti, dopo la fase signorile del territorio, nel pe-riodo moderno e contemporaneo sono di tipo misto.

Poiché il riferimento al mondo istituzionale e culturale è rimasto lombardo fino a metàSettecento, esiste una forte caratterizzazione manieristica e barocca in architettura colle-gata alle Scuole e all'arte lombarda. Sarà importante approfondire lo studio delle com-mittenze e del cantiere edilizio, nonché la circolazione delle maestranze con specializza-zione nel mestiere (Mastri Luganesi e Milanesi), anche al fine della definizione dei parti-colari decorativi e costruttivi caratterizzanti.

Sono presenti emergenze architettoniche alto medievali e medievali con resti di sistemidi incastellamento rilevanti.

Diffusa è la presenza di sistemi microterritoriali costituiti dalla presenza di Sacri Montio santuari (secoli XVI-XVIII), derivanti dalla diffusa e incisiva applicazione della Con-troriforma nelle antiche diocesi di Milano e di Novara; questi sistemi, di solito colleganoil nucleo abitato secondo un percorso processionale con cappelle e attrezzature di servi-zio, sono di forte caratterizzazione paesistica e posseggono elementi architettonici e arti-stici di eccezionale rilevanza; presenza anche di Viae Crucis, Rosari, ecc.

Diffusione degli alpeggi permanenti e/o stagionali, prevalentemente per pastori (e nonper contadini).

Nei centri storici esistono spesso sistemi porticati con funzioni di mercato.

Per la definizione del paesaggio è importante l'agglomerazione delle case e la presenzadegli ambiti prativi attorno ai gruppi frazionari (da lasciare liberi da edificato ai fini pae-saggistico-ambientali). A livello paesistico ambientale concorre alla connotazione spe-cifica dell'area anche l'infrastrutturazione antica di bonifica alpina (viottoli, paravalanghe,ecc.).

Un elemento architettonico caratterizzante l'area è la presenza diffusa del loggiato,con archi e volte e con supporti di colonne o piedritti in pietra lavorata. L'abitazione, sia

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civile che rurale, ha infatti spesso un loggiato sostenuto da struttura portante in pietra,accostato strutturalmente a una manica di fabbrica più semplice.

Le colonne e le arcate in pietra hanno carattere altamente tipizzante il paesaggio e,anche se non sono prevalenti quantitativamente, dovranno essere attentamente inventa-riate e tutelate nella pianificazione subregionale in quanto componente essenziale dell'i-dentità culturale dell'area.

La cultura della pietra lavorata è fondamentale anche nelle murature portanti in pietralavorata (di regola negli spigoli, negli architravi e stipiti) e nei tetti; in questi ultimi, a di-versa pendenza corrisponde l'uso di differenti particolari costruttivi. Nell'alto Ossolano,per esempio, il tetto in pietra a lose lavorate è con forte sovrapposizione e ha semprecornicione in pietra poco sporgente: questo particolare non può essere disatteso nellenorme e direttive di tutela, in quanto è un tipo particolare e specifico tra i molti "tetti inpietra" delle Alpi.

La zona è suddivisibile in subaree culturali.

Molto importante per l'Alta Valsesia, la Valle Anzasca e parte della Val Formazza lacaratterizzazione del territorio di cultura walser, in cui sono presenti i seguenti caratteri:

- insediamenti di tipo frazionario molto compatti e con ampie aree prative di pertinen-za, collegati anche ai servizi nei fondovalle;

- forte gerarchia d'uso produttivo e colturale del territorio a partire dai fondovalle finoai pascoli alti;

- skyline caratterizzato nettamente dall'andamento dei colmi dei tetti, a due falde, for-temente aggettanti, generalmente paralleli alla linea di massima pendenza;

- struttura del basamento in pietra a cui si sovrappone la presenza caratterizzante deiloggiati lignei con pertiche su due-tre lati;

- manto di copertura molto pesante in pietra;

- sistema modulare dell'impianto strutturale.

Nelle zone walser, che dovranno essere censite e delimitate puntualmente nella piani-ficazione subregionale, coesiste anche il tipo a block-bau con corpo ligneo senza loggiati,originariamente per immagazzinamento delle riserve alimentari.

Per la subarea relativa alle zone gravitanti sui laghi Maggiore (versante piemontese) ed'Orta, sono enucleabili i seguenti caratteri:

- presenza di grandi emergenze architettoniche per il loisir;

- sistemi di incastellamento e luoghi singoli incastellati;

- ville e giardini storici;

- centri minori di consistente caratterizzazione barocca con vie porticate;

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- presenza di attrezzature di servizio spondali e rivierasche di matrice eclettica di forteconnotazione ambientale, di origine turistica;

- compresenza di architettura vernacolare e di architettura colta, di matrice eclettica,liberty e Art-Déco, soprattutto nell'architettura civile e stagionale, sia nei centri, sia comeedilizia sparsa;

- sistemi insediativi importanti anche a quote alte sul lago, organizzati sulle antichestrade storiche di comunicazione ad alta e media quota;

- paesaggio antropizzato con compresenza di connotazione arborea tradizionale e diessenze importate in periodo Otto-Novecento.

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2.6.2) Pianura del Vercellese e del Novarese

Le zone sono state riunite in una sola area culturale con attenzione preminente allacomune tipologia orografica di pianura e ai sistemi colturali prevalenti.

L'insediamento è caratterizzato da grandi e medi centri storici e da complessi ruralisparsi di grande dimensione, spesso in zone di bonifica.

L'intera area è caratterizzata da insediamenti di villae novae (secoli XII e XIII) conimpianto geometrico pianificato su lotto rettangolare, sostenuto da uno-due assi viariprincipali di simmetria, spesso porticati per ragioni mercatali nel Quattro-Cinquecento. E'diffusa anche la presenza dei ricetti.

Per questi insediamenti medievali è importante la loro localizzazione radiocentrica in-cardinata sulle città di Vercelli e Novara, come città matrici del periodo medievale.

Presente o latente la centuriazione romana, di cui sussistono segni leggibili tuttoranella persistenza di sentieri rurali, bealere, filari di gelsi di divisione della proprietà.

Presenze architettoniche religiose importanti sono di tipo protoromanico, romanico ogotico; presenza anche di castelli rurali tipici della organizzazione signorile del territorio,connotanti il paesaggio.

La zona è caratterizzata da grandi sistemi infrastrutturali protoindustriali e moderni edal Canale Cavour.

Il paesaggio è caratterizzato dalla coltivazione foraggera e risicola bagnata, con pre-senza di estese "baragge", poco o non insediate.

I complessi civili e rurali nell'intera area denotano il passaggio dalla mezzadria allagrande affittanza già a partire dal secolo XVIII, periodo in cui si pascolture intensive; nell'Ottocento all'incremento notevole della produzione risicola si ac-compagna il sistema di rotazione tra produzione foraggera per il bestiame.

Le tipologie residenziali rurali tipiche sono costituite da grandi insiemi planimetrici ar-chitettonicamente definiti, con corpi di fabbrica funzionalmente distinti, con zone adibiteappositamente per i salariati, in relazione alla diffusione settecentesca della grande casci-na monocolturale di tipo industriale.

Coesistono edifici e complessi rurali a corte su schema tendenzialmente quadrato de-rivante da successive giustapposizioni di corpi di fabbrica operati a partire dal tardo pe-riodo medievale e consolidati nel periodo moderno.

Prevale la cultura del mattone e dell'intonaco, con forte connotazione in senso am-bientale dei tetti alla lombarda (Novarese) o alla piemontese (Vercellese) e in ogni modocon prevalente originaria copertura in coppi (più tardi in "marsigliesi").

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I particolari costruttivi fanno riferimento alla cultura del mattone e dell'intonaco, congrandi tetti a falde con manto di copertura in coppi e porticati per ricovero attrezzi dellavoro.

La Sesia separa l'area nelle due subaree del Vercellese e del Novarese, con caratteri-stiche amministrativo-politiche differenti (meno rado e anche terziarizzato l'insediamentonella zona a nord della pianura novarese); i paesaggi agrari nelle due subaree denuncianodifferenze di consistenza e caratteri.

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2.6.3) Canavese, Eporediese, Biellese

L'area interessa mediamente la zona alpina e prealpina dell'arco nord delle Alpi fino aiconfini con la zona 2.6.1) Valli dell'Ossola, Laghi Maggiore e d'Orta, Valsesia.

La zona è caratterizzata da economia mista artigianale, protoindustriale e agricola ra-dicata già da secoli. L'antica conduzione a mezzadria parziale (affitto per i prodotti fo-raggeri e la stalla), mezzadria per gli altri raccolti, è una costante della alta pianura bielle-se.

La zona ha costituito anche in passato un forte bacino di manodopera per la prima in-dustrializzazione ed è sempre stato soggetta a emigrazione stagionale, quindi a confrontodi culture.

Nella zona piana, qui parzialmente compresa, prevale il sistema delle colture asciutte(cereali e foraggi) con una specifica connotazione ambientale, mentre la compresenzadella viticoltura nelle zone prealpine è un elemento caratterizzante il paesaggio.

Il tipo di insediamento è fondato su grandi poli di riferimento (Ivrea, Biella) e su unaserie consistente di centri storici minori; esso si connota anche per la notevole presenzadi insediamento frazionario; rare le case sparse.

E' presente come elemento caratterizzante del territorio nell'Eporediese la centuria-zione, e ovunque l'incastellamento. Sono connotanti il paesaggio anche le grandi ville sei-settecentesche (e anche eclettiche), che popolano le Prealpi, fittamente abitate, e alcunifondi rurali collegati alla pianura.

Nella zona prealpina sono presenti sistemi di Sacri Monti e sistemi di cappelle di ViaeCrucis e Rosari, a latere di grandi emergenze architettoniche collegate alla antica storiadel territorio segnata dalla cultura dell'assolutismo (emblematica Oropa).

La zona si specifica per la prevalenza della cultura del mattone e del cotto con intona-co rispetto alla pietra lavorata; nelle zone di montagna dell'area è presente la pietra lisciao poco lavorata; la sua connotazione e struttura ambientale va messa a confronto nellapianificazione territoriale con le analoghe culture alpine e con il problema della trasmis-sione trasversale di particolari costruttivi dovuti anche alle maestranze stagionali e allaantica emigrazione del mestiere edilizio verso la pianura.

La casa a loggiato, sia di tipo ad arcate in pietra, intonacata o non, sia di tipo a trava-ture lignee, connota la struttura insediativa prealpina, con forti riflessi sulla morfologiaglobale del territorio e del paesaggio.

Importante il sistema di case a loggiato su pilastri in cotto e con avancorpi a loggiatilignei con differenti particolari costruttivi, che andranno identificati attentamente nellesubaree culturali nella pianificazione subregionale.

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La compresenza di più subaree nell'area individuata renderà necessario un approfon-dimento attento in particolare al:

- Canavese, con territorio gravitante sulla Dora Baltea e con limiti sufficientementedefiniti verso Biella e Chivasso;

- la zona di Carema, fortemente caratterizzata a livello ambientale dalla coltivazionedella vite su pilastri e terrazzamenti in pietra;

- le zone di Cuorgnè e Rivarolo Canavese, carenti in passato di ruolo amministrativo,mente, con centralità economica e di mercato;

- Valli dell'Orco, senza nette linee di demarcazione storica nel confronto del Canave-se, e con delimitazioni tuttavia rispetto all'area dominata da Torino;

- Valle Sessera, ai confini con la Valsesia e gravitante nell'intorno degli antichi Princi-pato di Masserano e Marchesato di Crevacuore, zona la cui connotazione strutturale eambientale è da confrontare per matrici culturali sia con la piana vercellese (2.6.2), siacon la Valsesia (2.6.1).

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2.6.4) Il Torinese, Valli di Susa e di Lanzo

Il territorio riguarda di massima l'antico territorio storico di infeudazione signorile deiSavoia, e comprende anche i passi antichi del Monginevro e del Moncenisio, cioè in par-ticolare l'antico corridoio di comunicazione con la Francia della Valle di Susa. E' da no-tare che la parte alta della valle, sopra Exilles, è stata acquisita al territorio sabaudo sol-tanto dopo il 1713 e riflette pertanto forti connotati di cultura francese sia nei toponimi,sia nei riferimenti architettonici e ambientali e nella articolazione del paesaggio dovuta alsistema delle fortificazioni.

La polarizzazione funzionale del territorio è incentrata, già in periodo medievale, suTorino, e appare consolidata fortemente in quel luogo a partire dal XVI secolo, dopoCateau Cambrésis (1559), con la formazione della città-capitale dell'assolutismo sabaudonel momento della rifondazione del ducato di Savoia in funzione italianocentrica.

Per l'età contemporanea (Ottocento e Novecento) è importante lo sviluppo della con-urbazione torinese che ha stravolto l'assetto territoriale originario e ha avviato un proces-so eccezionale di incentramento di funzioni su Torino a partire dalla fase industriale otto-centesca, con forti punte e diffusione del fenomeno nel secondo dopoguerra e con l'avviodi un estesissimo fenomeno metropolitano di formazione della seconda casa e, ora, inprogrediente sviluppo, del fenomeno della deurbanizzazione.

La zona pertanto è fortemente polarizzata dal punto di vista dell'infrastrutturazioneviaria, anche con forti segni residui di tipo archeologico.

Tutti i centri di media importanza dell'area storico-culturale hanno una localizzazioneretta dalla strada pedemontana all'imbocco delle valli, per la presenza di mercati e fiere,attivi già dal periodo medievale.

Oltre al polo di Torino, l'area è caratterizzata da sistemi urbanistici di media grandez-za e dalla presenza diffusa sul territorio, anche isolata, di grandi emergenze architettoni-che con forte valenza ambientale. La fascia corrispondente all'arco pedemontano checonnota la zona offre una diffusa e fitta presenza di centri urbani di piccola e media gran-dezza.

E' prevalente la cultura del mattone e dell'intonaco nella parte di pianura e di collina,la cultura della pietra non lavorata nella zona di montagna, con articolazione di linguag-gio e di esiti che soltanto la pianificazione subregionale potrà individuare. Vale comunqueil riferimento alle matrici culturali di una zona, già in periodo moderno, fortemente indi-viduabile come bacino di manodopera per maestranze e professioni legate al problemaedilizio, storicamente indirizzate non solo sulla capitale sabauda, ma anche su bacini diemigrazione europei (cfr. "Hirondelles").

La zona è suddivisibile in più subaree, da approfondire nella pianificazione subregio-nale, con particolare riferimento a:

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- Chivassese, territorio tra gli affluenti Stura di Lanzo e Dora Baltea, caratterizzatodalla fluttazione delle antiche linee di demarcazione con la provincia di Torino e dallapersistenza di Chivasso come ruolo di capoluogo per l'importanza di mercati e fiere;

- le Valli di Lanzo, comprendenti Stura di Valle Grande e Stura di Viù, senza centrispecifici con funzione di capoluogo, con riferimento insediativo fortemente frazionato esenza una mancata delimitazione storica verso il territorio torinese;

- la Val Susa, il cui territorio è ben divisibile fra la zona bassa, gravitante sempre suTorino, e la zona alta, gravitante sul Delfinato fino al 1713, trattato di Utrecht (la città diSusa ha ruolo di capoluogo della zona bassa ininterrottamente dal 1622);

- la collina morenica di Rivoli;

- la valle del Sangone, con capoluogo Giaveno;

- la subarea a sud di Torino e ai confini con la pianura interna di Cuneo, che compren-de importanti centri di media grandezza (Caramagna, Carmagnola, Cavallermaggiore,Vigone); essi hanno ricorrente stratificazione urbanistica nel nucleo più antico dovuta allaaddizione con nucleo medievale di espansioni più strettamente rurali disposti a pettinelungo le direttrici di accesso;

- la Valsessera, ai confini della Valsesia, e con connotazione ambientale da confronta-re con l'area storico-culturale 2.6.1. Valli dell'Ossola, Laghi Maggiore e d'Orta, Valse-sia; vale per essa la necessità di confronto della casa a loggiato con presenza diffusa diarchi e piedritti in mattoni dovuta anche al problema della circolazione delle maestranzeedili.

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2.6.5) Pinerolese

Il territorio è individuato sul parametro di una orografia prevalente montana e riguar-da storicamente le vallate valdesi del Chisone, di Pinerolo, del Pellice, con appendici ver-so la pianura interna di Torino.

L'area del Pinerolese è storicamente delimitata con ruolo di capoluogo autonomo dal1631, quando venne ceduta alla Francia di Richelieu e costituita in città-fortezza, ruoloche mantenne fino alla fine del secolo XVII, con esiti di forte connotazione specificadella città di Pinerolo e del suo territorio storico di riferimento.

Nella zona sono importanti i segni residui strategicomilitari per la costante funzione dipasso della Francia verso l'Italia, con la conseguente difesa strategica all'imbocco dellevalli (emblematica la posizione e la storia di Bricherasio).

L'organizzazione del territorio presenta centri di piccola e media grandezza nello zoc-colo pedecollinare, con poche case di tipo sparso e con centri frazionari radi anche nellealte valli.

La parte ai margini della pianura è caratterizzata da canali ed edifici protoindustrialicollegabili con quelli del Chierese, del Torinese, della pianura di Cuneo.

I centri abitati sono prevalentemente di impianto medievale e di consolidamento deisecoli XV e XVII, con sistemi porticati ricorrenti sugli assi mercatali, molto caratteriz-zanti, da documentare e classificare specificamente nella pianificazione subregionale.

La produzione architettonica è da confrontare con la storia specifica del territorio e hauna caratteristica collegata da sempre alla storia di cantieri poveri.

Nelle vallate è prevalente la cultura della pietra non lavorata e del legno. Esiste anchela connotazione di matrice eclettica per alcune architetture stagionali otto-novecentesche.

Alcune zone delle valli appaiono non fortemente antropizzate e soggette a bassa den-sità demografica ed edilizia nella organizzazione medievale e moderna del territorio.

Presenza di fortificazioni e di infrastrutture del periodo moderno.

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2.6.6) La pianura di Cuneo e il Saluzzese

L'intera area è stata oggetto di un antico popolamento delle campagne, secondo unagrandiosa ondata già tra la fine del XV e la metà del XVI secolo, con consolidamentodell'insediamento isolato che appare già a partire dal XVI secolo, e porta all'affermazionee definitiva stabilizzazione dell'habitat sparso.

Il paesaggio agrario risulta connotato prevalentemente dalle colture foraggere, conallevamento del bestiame riconfermato anche nell'Ottocento; costante appare il sistemadella mezzadria, in particolare la piccola mezzadria; presente anche la grande affittanzasoprattutto in relazione alla presenza dei grandi monasteri medievali.

Il paesaggio agrario di pianura è fortemente connotato da canali ed edifici protoindu-striali (setifici, mulini).

E' importante l'armatura dei centri storici con sviluppo di vie porticate originariamentemercatali, che costituiscono centri medio e medio-grandi caratterizzati da centralità eco-nomica e amministrativa derivante dall'antica struttura delle città-mercato.

Il territorio è caratterizzato anche dalla grande stagione culturale del barocco e dallapresenza, soprattutto nei centri abitati, di notevoli emergenze architettoniche.

L'edilizia rurale riflette l'antica storia del popolamento, con manufatti edilizi caratte-rizzati da un complesso iter di trasformazione, con aggiunte e stratificazioni nei corpi difabbrica che denotano un adattamento continuo.

La cascina a corte chiusa, con grande spazio dedicato alle stalle, deriva infatti non daimpianto, ma da trasformazione; mancano i grandi complessi rurali razionalizzati dellapianura vercellese e novarese, di uso monoculturale capitalistico; diffusa la "cassina".

L'impianto planimetrico rurale può essere molto vario, e deriva dalla trasformazionedegli antichi tecta (XII-XIII secolo) e delle antiche grange (XII-XVI secolo) apparte-nenti a poderi più grandi.

L'edilizia civile è da delineare e da definire in relazione alla storia specifica delle moltepiccole e medie città presenti nell'area, con attenzione comunque alla necessità di identifi-cazione e messa in valore di emergenze architettoniche di notevole spessore culturale.

E' prevalente l'uso del mattone e dell'intonaco nella caratterizzazione edilizia dell'area.

La presenza del tetto con orditura alla piemontese è prevalente e così pure del mantodi copertura in coppi su ventaglia sporgente.

Importante la fase di trasformazione 'civile' otto-novecentesca dei piccoli centri conprevalenti connotazioni neoclassiche ed eclettiche.

La zona comprende più subaree, da meglio identificare e scontornare nella pianifica-zione subregionale.

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Importante è la grande subarea del Saluzzese che corrisponde all'antico Marchesatoaggregato alla fine del Cinquecento nei possessi sabaudi e che, in particolare, è caratte-rizzata da grandi emergenze architettoniche del gotico internazionale, con la presenza diarchitetture e centri di rilevanza europea.

Ai confini con la zona 2.6.8) Il Monregalese, l'area è caratterizzata dalla compresenzadi caratteri specifici di quest'area.

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2.6.7) Valli del Cuneese

La zona è caratterizzata da una condizionante assenza di zoccolo prealpino, in quantole montagne impattano la pianura lungo una rigida linea di separazione orografica che hariflessi precisi anche sul modo di produzione del reddito e delle colture, e quindi anchesulla tipologia edilizia.

Le valli, storicamente convergenti su Cuneo, influiscono anche sul sistema dei colle-gamenti storici locali e internazionali.

Una catena di centri minori all'imbocco delle vallate organizza la delimitazione del-l'area nell'impatto con la pianura.

La zona è caratterizzata da resti importanti dell'assetto strategico militare del periodomoderno (secoli XVI-XVIII).

L'insediamento prevalentemente diffuso è frazionario, con presenza di poche caseisolate nelle zone montane.

La tipologia edilizia prevalente è collegata alla cultura del legno e della pietra non la-vorata, con diffusa presenza dell'intonaco nell'architettura civile dei centri storici. La di-versificazione del processo storico evenemenziale delle Valli del Cuneese comporta unaattenta e specifica lettura storico-critica settorializzata anche delle subaree corrisponden-ti, caratterizzate da fenomeni e da connotati morfologico-funzionali da approfondire perla messa in evidenza dei "valori".

La consistenza dell'abitazione di montagna è volumetricamente ridotta, di regola conmanica semplice e tetto a due falde, tetto alla piemontese con manto di copertura preva-lente in pietra (cfr. particolari costruttivi specifici).

L'area è suddivisibile in più subaree, con notevoli diversificazioni nel paesaggio e nelleculture storiche: particolare attenzione andrà riservata alla cultura occitanica da identifi-care come subarea e come presenze specifiche, architettoniche e ambientali.

Da segnalare come subarea specifica la zona di Elva in Val Maira e la zona di Bellino,in cui l'insediamento frazionario e polarizzato è sostenuto sugli antichi nuclei ("ruate") dicirca dieci case, ciascuno gravitante su un preciso centro.

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2.6.8) Il Monregalese

L'area è contenuta a sud dello zoccolo dell'altopiano a est di Cuneo e comprende lazona a nord-est di Mondovì .

Il baricentro territoriale è costituito dalla città di Mondovì , nucleo importante di cen-tralità economica e architettonica dal periodo medievale.

Il paesaggio agrario è caratterizzato dalla prevalenza di colture cerealicole rispettoalle foraggere, e con minore sviluppo delle stalle nella casa contadina rispetto alla pianuracuneese.

L'organizzazione del territorio di riferimento di Mondovì è caratterizzato dalla pre-senza dei borghi franchi con sistemi porticati aggiunti, risolti lungo gli antichi assi mer-catali decisi dagli statuti comunali.

Importanti nell'area anche le grandi emergenze architettoniche barocche di presenzaemblematica della corte. Presenze architettoniche minori anche isolate e presenza di unadiffusa connotazione architettonica del territorio in chiave barocca.

L'aspetto dell'architettura minore declina caratteri differenti, comunque prevalente-mente dipendenti dalla cultura del mattone e del cotto rispetto a quella della pietra.

La zona è caratterizzata da più subaree; particolare attenzione dovrà essere data allavalle Ceva-Ormea, caratterizzata da incastellamento alto-medievale e medievale e da restiimportanti di antichi sistemi di collegamento storico con la Francia e con la Liguria.

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2.6.9) Le Langhe

La zona, convenzionalmente compresa tra Tanaro e Bormida, è stata qui delineata piùin maniera ristretta, ed è caratterizzata da una sostanziale unitarietà di paesaggio, validapur nella diversificazione storica delle molte "terre" che ne hanno organizzato il territorioin periodo medievale e moderno.

La caratterizza una distribuzione tendenzialmente uniforme sul territorio di centriabitati medi e medio-piccoli, con un polo gerarchico storico costituito dalla città di Alba,da antichissima data con ruolo importante di scambio e di centralità; importante anche ilriferimento a Bra.

Il connotato prevalente del paesaggio deriva dalla coltivazione della vite e, per quantoconcerne la distribuzione insediativa, è la localizzazione su cresta: tipico è il motto "an-dar per Langa".

Il fenomeno caratterizza anche la viabilità antica della zona, risolta quasi tutta su stra-de in cresta, che ha portato con sé la distribuzione dei centri abitati minori su colle e sulledorsali collinose, raramente nei fondovalle, con tipologia urbanistica prevalentemente al-lungata sulla direttrice della strada maestra.

I processi recenti, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, hanno ribaltato a vallelo sviluppo in relazione all'impianto della rete ferroviaria.

Sui caratteri del paesaggio vale ancora tuttavia, come carattere tipizzante del territo-rio, la rete dei percorsi su cresta sia come sistema distributivo, sia come qualità paesisti-co-ambientale, anche in senso di fruizione turistica e di immagine. Dovranno essere at-tentamente valutati dalla pianificazione subregionale i riferimenti visivi reciproci dei cen-tri abitati su colle.

Va sottolineato anche che il valore paessistico di insieme dei nuclei abitati è prevalenterispetto a quello dei singoli edifici componenti, con le conseguenti necessarie direttive ditutela da impartire per una edilizia sostanzialmente povera e fragile, in sé per certo nonmonumentale, ma con forti connessioni con il paesaggio.

Appare importante la presenza di luoghi incastellati, spesso modificati e trasformati inperiodo tardo-medievale e moderno come residenze auliche e di loisir e più recentementeconnessi a sistemi terziari o di assistenza, da valutare, analizzare e catalogare, sia nellesingole emergenze, sia nel rapporto con i centri abitati.

I caratteri dell'edilizia storica variano dalla Bassa all'Alta Langa, con costruzioni pre-valentemente a blocco, di non eccessiva volumetria; prevalente l'uso del cotto e dell'into-naco, con tetti prevalentemente alla piemontese e manto di copertura in coppi o tegolemarsigliesi.

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L'area storico-culturale è da analizzare anche in funzione della presenza di alcunesottoaree importanti, quali i Roeri nella zona in sinistra Tanaro in corrispondenza dell'Al-bese, con caratteri autonomi del paesaggio e del sistema produttivo-insediativo.

Nella zona in destra Bormida di Millesimo, l'area ha forti connessioni anche con l'Ac-quese.

Da valutare attentamente anche le diversificazioni di carattere tra Alta e Bassa Langa.

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2.6.10) Il Chierese

La delimitazione storico-culturale del territorio, pur non eccessivamente ampio comeestensione, è sufficientemente netta e riguarda zone di tipo collinare nella parte setten-trionale e di pianura in quella meridionale.

La zona è caratterizzata dal ruolo polarizzante sul proprio territorio storico della cittàdi Chieri, configurata come autentica città-stato a partire dal periodo medievale. Altricentri di rilievo sono Moncalieri (da confrontare anche con l'area del Torinese), Poirino eSantena, con funzioni amministrative indipendenti già dal XVI secolo.

L'insediamento prevalente si organizza su piccoli centri abitati e su grandi architettureisolate medievali e barocche, con forte valenza paesistica nella zona collinare.

Importante la presenza nella pianura cerealicola e foraggera di nuclei rurali e di sistemirurali con cascine a corte, che derivano anche qui da successive trasformazioni. Da indi-viduare e catalogare gli esempi delle cascine rurali monoculturali, come a Santena, checonnotano fortemente il paesaggio.

In contiguità con la collina torinese è forte la connessione con il sistema delle ville evigne collinari.

Prevale nell'architettura la cultura del mattone e dell'intonaco, da valutare purtropponell'ambito di una conurbazione torinese fortemente invasiva per quanto riguarda le tec-niche e tecnologie edilizie.

Ai confini con il Monferrato da verificare la presenza della cultura del gesso (plafo-nature decorate).

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2.6.11) Il Monferrato e l'Astigiano

L'area comprende il Casalese in destra Po e il territorio di Asti in sinistra Tanaro, conespansione anche sulla parte in destra Tanaro dipendentemente dall'antica accezione di"Monferrato".

Di quel territorio storico, prima marchesato autonomo e poi possedimento decentratodel ducato di Mantova fino alla fine del Seicento, Casale ha costituito la città-capitale in-discussa in periodo moderno come centro di scambio e di servizio funzionalmente manon geograficamente baricentrico.

A questa storia politica si sovrappone l'importante significato medievale del Comunedi Asti, forse allora la più importante città del Piemonte, con ampia gravitazione e confrontiera storica ben individuabile sul confine chierese.

Oltre alle due città principali sussistono centri di media e piccola grandezza, e, nellazona astigiana in particolare, la forte diffusione dell'insediamento frazionario minuto edelle case sparse, che costituiscono con la loro presenza autentiche località riconoscibilitoponomasticamente e funzionalmente (rete stradale), ancorché prive di aggregazionemorfologica.

La rete viaria è molto fitta, articolata e centripeta, specialmente rivolta su Asti, e risaleal periodo medievale.

Il paesaggio è fortemente connotato dalla coltura della vite, mentre piccoli centri sto-rici e agglomerati prevalentemente su colle caratterizzano lo skyline territoriale.

Forte presenza di castelli dell'età medievale moderna.

Presenza di imponenti emergenze architettoniche, sia isolate o in sistemi (SacroMonte di Crea) sia nei centri storici maggiori e medi.

Per la definizione ambientale è importante l'uniformità dei materiali nel cantiere edili-zio, sostanzialmente poveri.

La cultura del mattone e del gesso (soffitti decorati) sarà compito di riconoscimentospecifico e di salvaguardia della pianificazione subregionale, in quanto costituisce ele-mento tipizzante dell'architettura e tecnica costruttiva soggetta a rapido degrado.

Importante anche la presenza di architetture con materiali poveri (mattoni crudi conpaglia) già documentati dalla manualistica sette-ottocentesca.

L'area comprende più subaree minori e intersecate tra di loro, anche in funzione dellaantica organizzazione in "terre" distinte e sufficientemente autonome, pur integrate ineconomie non sostanzialmente difformi.

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2.6.12) L'Alessandrino

L'area comprende l'Alessandrino e la zona preappenninica e appenninica.

Importanti le vallate di adduzione da sud che individuano subaree con poli rispet-tivamente a Tortona, Novi, Ovada, Acqui, Serravalle.

Queste città, di storia più antica rispetto alla stessa Alessandria, sono ancora attualicentri di riferimento territoriale terziario e produttivo.

La struttura insediativa di pianura è caratterizzata da centri di grandezza media e me-dio-superiore, con insediamento sparso; frazionato nelle dorsali appenniniche.

Il paesaggio agrario della zona preappenninica è caratterizzato dalla presenza diffusadella coltivazione a vite, mentre la zona di pianura dalla caratterizzazione tipologica ru-rale derivante da coltivi prevalentemente foraggeri e cerealicoli, organizzati su proprietàdi grandi dimensioni.

Sulla connotazione del paesaggio è importante l'incastellamento medievale e alto-medievale (Ovadese e Acquese in particolare), da catalogare e tutelare.

Nella zona preappenninica connota il paesaggio la presenza delle residenze stagionalidi Ottocento e primo Novecento (dall'ecclettismo all'Art-Déco) tipiche dell'uso borghesedel territorio. Il fenomeno è diffuso e consistente anche nel territorio collinare di Valen-za.

Molto incisiva ancora nella struttura del territorio la rete di comunicazioni e l'indu-strializzazione derivante dal periodo contemporaneo (ferrovie, ponti, strade).

I caratteri architettonici dei complessi rurali di pianura evidenziano il grande spaziodestinato alle tettoie e al deposito di cereali e fieno, con esiti costruttivi ad alte arcate supilastri in mattoni con o senza intonaco, spesso disposti lateralmente alla zona di abita-zione. In destra Po, verso Casale, le tipologie rurali sono analoghe a quelle del Monferra-to, con scala interna al blocco di abitazione e con tettoia con scala posteriore o laterale.

Tipico anche il palazzotto rurale fra Sette-Ottocento della zona alessandrina e del No-vese.

La minore consistenza di queste ultime case rurali è riferibile anche alle proprietà agra-rie di minore dimensione nella zona collinare casalese e valenzana.

Prevale sul territorio la cultura del cotto e dell'intonaco e il tetto alla lombarda.

Importante la presenza diffusissima delle tipiche costruzioni in mattone crudo ("trune-re"), già segnalate nel Sette-Ottocento dalla manualistica, e ancora in uso nel Novecentoinoltrato.

L'area storico-culturale è da approfondire puntualmente al fine della individuazionedelle subaree e della specificità dei relativi caratteri nella pianificazione subregionale.

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L'area è costituita infatti da più subaree che riflettono una differente storia politica edeconomica. Novi Ligure, Gavi, Voltaggio, ad esempio, entrano nel territorio degli StatiSardi soltanto nell'Ottocento, e la zona riflette l'organizzazione fisica e funzionale di"antemurale" difensivo della repubblica di Genova verso il Milanese con sistemi stradali efortificazioni funzionali a questo ruolo. Da verificare anche nella zona a nord-ovest diAlessandria le connessioni con l'area storico-culturale del Monferrato e dell'Astigiano;idem a ovest le connessioni dell'Acquese con le Langhe.

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3. APPENDICE

Nella presente appendice viene dato riscontro delle variazioni apportate, rispetto aicontenuti del testo originario e inseriti negli atti di piano, in sede di approvazione del Ptr,avvenuta il 19 giugno 1997.

Pare corretto evidenziare che il testo del quaderno non è da considerarsi il piano inquanto esso rappresentava un elemento di analisi necessario a definire i contenuti del Ptr.Per effetto di ciò non è, quindi, rintracciabile una corrispondenza tra i due documenti.

Nello specifico i contenuti del Quaderno differiscono da quelli approvati nel Ptr, pereffetto delle modifiche introdotte nelle Norme di attuazione, nei seguenti punti:

Articolo 12, Aree ad elevata qualità paesistico ambientale:Gli elenchi contenuti nella normativa del Ptr non sono direttamente riconducibili a quellicontenuti nel punto 2.4.4, soprattutto rispetto alla loro articolazione.L’elenco definitivo è realizzato partendo dall’elenco del presente quaderno, arricchito daaltri elementi di conoscenza derivanti sia dai precedenti atti di pianificazione (i pianicomprensoriali), sia da altre ricerche.

Articolo 16, Centri Storici:modifica gli elenchi contenuti nei punti 2.5.2 e 2.5.3. nel seguente modo:• sposta Borgo San Dalmazzo dai centri storici di notevole rilevanza regionale ai centristorici di media rilevanza regionale,

• elimina Agnona (Borgosesia) ai centri storici di media rilevanza regionale,• inserisce Varzo e Vogogna fra i centri storici di media rilevanza regionale.

Articolo 17, Architetture o insiemi di beni architettonici di interesse regionale:aggiunge all’elenco del capitolo 2.3, lettera C:• Abbazia di Staffarda,• Cattedrale di Asti,• Duomo di Casale Monferrato,• Santuario di San Giovanni ad Andorno Micca;

aggiunge all’elenco del capitolo 2.3, lettera E:• Cittadella e Castello di Casale Monferrato.

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Articolo 18, Sistemi di beni architettonici di interesse regionale:aggiunge all’elenco del capitolo 2.3, lettera F:• Castelli del Tanaro,• Castelli di Cannero;

elimina dall’elenco del capitolo 2.3, lettera G:• Pinerolo, Follone sul Rivo Moirano.

Articolo 20, Rete dei corsi d’acqua principali:aggiunge all’elenco del capitolo 2.4.2:• Chisone ed Elvo per il Sistema fluviale del Po,2. Sistema fluviale dell’Agogna e del Toce.