Il Sistema Economico Indiano

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STORIA ECONOMICA dell’INDIA Premessa: L’India è un paese estremamente vario e complesso, date le sue caratteristiche etniche, linguistiche, religiose e demografiche. E’ la seconda nazione a raggiungere il miliardo di individui (dopo la Cina), la sua popolazione attuale ammonta a circa 1,2mld, pari al 17% dell’intero globo. L’economia indiana è dominata dal settore dei servizi, che rappresenta da solo il 60% del PIL indiano. Seguono il settore agricolo con un 20% e l’industria manifatturiera con il 15%. Rimarchevole risulta essere il settore tecnologico/informatico (IT), che occupa un buon 5% del PIL. I rapporti commerciali con il Regno Unito risultano ancora solidi, essendo il quarto partner commerciale sia per le importazioni che per le esportazioni, alle spalle di Stati Uniti, Cina e Belgio. In particolare, le esportazioni di beni e servizi dal Regno Unito verso l’India sono aumentate, nell’arco di 3 anni, del 26%. Le prospettive attuali per l’economia indiana continuano ad essere positive. Tuttavia, l’inflazione potrebbe rappresentare un fattore piuttosto delicato, essendo negli ultimi anni in costante aumento (5+% annuo). Il Periodo Coloniale: Per conoscere e capire l’evoluzione dell’economia indiana negli ultimi 60 anni, è necessario un breve excursus nel periodo coloniale britannico. Vi sono due fasi distinte: i) primo secolo coloniale (1757-1858), durante il quale la Compagnie delle Indie, appoggiate da un esercito moderno, conquistarono man mano l’intero territorio indiano, ad eccezione del bacino dell’Indo e l’Assam. Per l’economia fu un secolo di stagnazione agricola, instabilità amministrativa e di un forte aumento della popolazione, mentre gli inglesi si interessavano esclusivamente all’esportazione di ricchezze commerciali.

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Storia e sviluppo dell'economia indiana

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STORIA ECONOMICA dell’INDIA

Premessa:

L’India è un paese estremamente vario e complesso, date le sue caratteristiche etniche, linguistiche, religiose e demografiche. E’ la seconda nazione a raggiungere il miliardo di individui (dopo la Cina), la sua popolazione attuale ammonta a circa 1,2mld, pari al 17% dell’intero globo.

L’economia indiana è dominata dal settore dei servizi, che rappresenta da solo il 60% del PIL indiano. Seguono il settore agricolo con un 20% e l’industria manifatturiera con il 15%. Rimarchevole risulta essere il settore tecnologico/informatico (IT), che occupa un buon 5% del PIL.

I rapporti commerciali con il Regno Unito risultano ancora solidi, essendo il quarto partner commerciale sia per le importazioni che per le esportazioni, alle spalle di Stati Uniti, Cina e Belgio. In particolare, le esportazioni di beni e servizi dal Regno Unito verso l’India sono aumentate, nell’arco di 3 anni, del 26%.

Le prospettive attuali per l’economia indiana continuano ad essere positive. Tuttavia, l’inflazione potrebbe rappresentare un fattore piuttosto delicato, essendo negli ultimi anni in costante aumento (5+% annuo).

Il Periodo Coloniale:

Per conoscere e capire l’evoluzione dell’economia indiana negli ultimi 60 anni, è necessario un breve excursus nel periodo coloniale britannico. Vi sono due fasi distinte:

i) primo secolo coloniale (1757-1858), durante il quale la Compagnie delle Indie, appoggiate da un esercito moderno, conquistarono man mano l’intero territorio indiano, ad eccezione del bacino dell’Indo e l’Assam. Per l’economia fu un secolo di stagnazione agricola, instabilità amministrativa e di un forte aumento della popolazione, mentre gli inglesi si interessavano esclusivamente all’esportazione di ricchezze commerciali.

ii) Il secondo secolo coloniale (1858-1947) vede la progressiva estensione del dominio britannico a scapito di piccoli principati marginali. I collegi e le università fondate dai britannici contribuirono alla formazione di una nuova classe intellettuale indiana, seppur proveniente esclusivamente da ceti sociali abbienti. Fu un periodo di successo economico per alcune regioni privilegiate, ma anche di formazione del modello di sottosviluppo agrario che si è trascinato fino ai giorni nostri. Più di venti tra carestie ed epidemie provocarono milioni di vittime, arrivando più volte a toccare il 20% della popolazione di un territorio. Alla fine del periodo coloniale, gli inglesi consegnarono una terra dall’economia fortemente ruralizzata, orientata verso coltivazioni destinate all’esportazione ed un sistema industriale subordinato agli interessi britannici.

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Indipendenza & Creazione del Modello di Sviluppo Indiano [1947-1980]:

Il 15 agosto 1947, grazie all'azione del Partito del Congresso Nazionale Indiano, viene dichiarata l’indipendenza. Nacquero due stati sovrani: l'Unione Indiana, a maggioranza indù, e il Pakistan, a maggioranza musulmana. Questa spartizione si accompagna a massacri ed al volontario esilio di milioni di persone. In seguito all’assassinio del mahatma Gandhi viene a crearsi un clima di forte instabilità politica, mentre la situazione economica è catastrofica: si susseguono crisi alimentari, scarseggiano materie prime essenziali e l’inflazione è fuori controllo. Nel 1950 l’India adotta una costituzione repubblicana, e sotto la guida del primo ministro Nehru attua il primo piano quinquennale per gestire la situazione di crisi. Si vengono a definire le radici del modello indiano, imperniate attorno a quattro elementi chiave: il nehruismo social-democratico, il comunismo sovietico, il gandhismo ed il liberismo temperato delle classi commerciali. Il modello socialista dominerà fino metà degli anni ottanta, mediante un adattamento al modello sovietico di Feldman ad opera di economisti marxisti guidati da P.C.Mahalanobis, un brillante esperto di statistica. Da lui prenderà nome il sistema P.C.M, un sistema economico misto nel quale il controllo dell’economia rimane in mano allo Stato attraverso un settore pubblico dominante, al fianco del quale si dispone un settore privato disciplinato da una serie di regolamenti, i cosiddetti “Licence Raj”.

L’idea dei Licence Raj nasce all’indomani della dichiarazione di indipendenza, nel 1948. In un contesto di grave crisi delle risorse il governo Nehru attua, mediante la prima “Industrial Policy Resolution” (IPR), una serie di politiche volte a fissare i confini tra settore pubblico e settore privato di grandi e piccole imprese. L’industria viene così divisa in 4 settori: due sotto lo stretto monopolio del governo federale o singoli stati, uno a predominanza pubblica, riguardante industrie civili molto diverse tra loro, ed uno lasciato interamente ai privati, definito come “reminder of the industrial field”. Il concetto principale ruota intorno al diritto/dovere dello Stato di nazionalizzare qualunque impresa nell’interesse pubblico. Con l’Industral Development & Regulation Act (1951) vengono fissate le condizioni e le soglie per ottenere licenze industriali. Nel ’56 una seconda IPR promuove una nuova classificazione dei settori riservati al pubblico/privato, ed è caratterizzata da una maggior apertura alle grandi imprese private ed una ridefinizione delle quote riservate alle piccole imprese.

In campo agricolo e manifatturiero vengono adottati metodi di controllo indiretti, mediante una politica dei prezzi ed un controllo centralizzato sulla fornitura dei fattori produttivi. Questi primi 30 anni di indipendenza si dimostreranno oltremodo deludenti sul piano economico, con risultati molto lontani dalle speranze iniziali. Viene coniato così il termine “Hindu Rate of Growth”, per indicare la lentezza della crescita indiana (PIL pro-capite aumenta del solo 1% annuo); questo periodo comprende due fasi: l’era Nehru dal ’50 al 6’64 e la svolta radicale con Indira Gandhi dal ’65 al ’77.

Il periodo delle Riforme [1980-2005]:

Con il ritorno al potere del Partito del Progresso di Indira Gandhi nel 1980, in seguito alla breve parentesi del governo di Janata (coalizione di partiti di ispirazione conservatrice), un nuovo piano quinquennale rivitalizza l’economia indiana, che comincia gradualmente ad uscire dalla stagnazione (PIL +3,6%, tasso di crescita +6%). Lo sviluppo del regime democratico comporta un cambiamento consistente: nasce il fenomeno del “voto di casta” ed hanno particolare successo i piccoli partiti regionali. La recente 2nda crisi petrolifera costringe Indira a chiedere aiuto al Fondo Monetario Internazionale, dal quale riesce ad ottenere un prestito agevolato di 5mld di dollari in cambio di una normativa economica più flessibile. In seguito all’assassinio di Indira da parte di una sua fidata guardia del corpo Sikh, sale al potere il figlio Rajiv, il quale attua una politica più flessibile per quanto concerne le licenze industriali. Si assiste dunque ad una graduale apertura alla concorrenza nel mercato interno, mentre il sistema di licenze import/export viene

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progressivamente liberalizzato in favore della modernizzazione industriale e delle esportazioni , una priorità in chiave di riduzione dal vincolo estero.

I motivi del cambiamento delle prestazioni economiche dell’India hanno come base 3 fattori chiave: un ambiente esterno più favorevole, gli effetti della rivoluzione verde ed il cambiamento dinamico del regime di crescita, grazie al nuovo atteggiamento verso il settore privato. In un contesto in cui l’India era molto lontana dalla sua frontiera produttiva, questi cambiamenti provocarono una risposta rapida ed efficiente dell’offerta. I risultati ottenuti furono sorprendenti: crescita dei consumi privati, ri-orientamento degli investimenti nel settore privato e progressivo aumento di export. Tutto ciò permise uno speculare aumento nell’import di macchinari moderni più efficienti, i quali aprono all’India la rivoluzione elettronica. L’agricoltura contribuisce all’aumento del PIL per un buon 21%, grazie al rinnovato dinamismo dei servizi e del settore manifatturiero ed ai benefici della rivoluzione verde, la quale introduce nuove semenze più resistenti, progressi nell’irrigazione ed un sistema pubblico di distribuzione con politiche attive di prezzo favorevoli agli agricoltori medi.

Dal 1985 però l’India cominciò ad accumulare deficit nella bilancia dei pagamenti. Alla fine del 1990, lo stato indiano versa in una situazione di grave crisi economica. L’ammontare del debito totale lordo superò il 75% del PIL, tanto più che il debito estero aumentò sotto la pressione di un bisogno di finanziamento pubblico che assorbiva sempre più il risparmio interno privato. La prima guerra del golfo non fece che peggiorare ulteriormente la già fragile situazione, e vennea galla l’incompatibilità tra crescita accelerata e politica di bilancio espansiva fuori controllo.

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ASSETTO ECONOMICO INDIANO

L'India può vantare la decima economia al mondo, la quarta, tenendo conto del PPP.In accordo con i maggiori studiosi di economia, sono state le rivoluzionarie riforme seguite all'introduzione del libero mercato a far fare all'India tale passo in avanti. La crescita economica di questa nazione è, infatti, la seconda migliore del mondo.

L'economia indiana è basata prevalentemente sul settore terziario (57%), con i proventi di secondario e primario che seguono a quota 28% e 14%.Diversi sono i dati sulla distribuzione dell'occupazione: il 52% delle persone è impiegata nel primario (anche perché i 2/3 della popolazione vive nelle zone rurali). Nel terziario sono impiegati il 34% della popolazione e nel secondario solo il 14%.

I cinque maggiori partner commerciali dell'India sono: Emirati Arabi Uniti, Cina, Stati Uniti, Arabia Saudita e Germania.

INDUSTRIA

L'output nominale industriale netto dell'India è il 12mo nel mondo, grazie soprattutto alla rapida (e continua) liberalizzazione del mercato seguita alle riforme del 1991. Il 20% di questo enorme output deriva dall'industria tessile, passata dalla sola produzione di stoffe più o meno pregiate ad un semi-dominio della produzione mondiale di abiti, ivi compreso l'abbigliamento tecnico sportivo.

SERVIZI

L'output terziario nominale dell'India è il 13mo nel mondo. I settori “tecnologie dell'informazione” e “gestione di processi di investimento” sono in crescita del 33% annuo. I lavoratori impiegati nel settore delle tecnologie sono considerati di altissimo livello, grazie agli investimenti statali per istruirli, facendoli diventare impiegati (a basso costo) super competenti, educati e dall'inglese fluente.

AGRICOLTURA

L'India è il secondo esportatore al mondo di prodotti agricoli. Il settore primario resta, a tutt'oggi, il settore di riferimento dell'economia indiana. Nonostante l'andamento della produzione agricola dipenda dalla frequenza e dall'abbondanza dei monsoni, questa nazione può contare su una fitta ed efficiente rete di canali per l'irrigazione i quali, diversamente da come si possa credere, non sono figli delle opere inglesi nel Commonwealth ma delle politiche agricole ad ampio spettro degli ultimi anni.

FINANZA

Il settore finanziario indiano si caratterizza per una sostanziale dicotomia tra le aree urbane (dove è in uso il classico sistema di banking), e le aree rurali, dove invece l'economia domestica passa per gestori di denaro non bancari, ivi compresi i prestiti, spesso chiesti a breve termine per l'organizzazione di cerimonie.

ENERGIA E RISORSE

L'India è il quarto stato per consumo di petrolio al mondo ed il dato è in crescita, a causa anche dello svilupparsi di un fenomeno di motorizzazione di massa, indotto soprattutto dall'introduzione sul mercato della Tata Nano, vettura concepita espressamente per le famiglie indiane a bassissimo

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reddito. Nonostante esistano molti giacimenti petroliferi in India, questa nazione deve importare più della metà del petrolio che consuma. Diversamente da quanto appare dagli articoli della stampa italiana, solo il 2,9% dell'energia indiana è prodotto da centrali nucleari. La maggior parte è prodotta da combustibili fossili (petrolio e carbone) (64%). Molto usate anche le centrali idroelettriche, che forniscono il 24% dell'energia necessaria. In crescita le energie rinnovabili (vento e luce solare), ferme per ora al 7%.

ALTRE CARATTERISTICHE

Nonostante la crescita economica, in India sussistono gravi problematiche, talune molto radicate nel tessuto sociale.Il 65% degli indiani vive con meno di 40 centesimi di dollaro al giorno (circa 140 dollari l'anno). In risposta a questo, nel 2005 il governo indiano ha approvato l'Atto di Impiego Rurale Garantito, che consente alle famiglie povere delle aree rurali di recepire 100 giorni di salario minimo.

La corruzione è una delle piaghe indiane. Con la liberalizzazione del mercato è cresciuta, purtroppo, l'avidità delle famiglie ricche. Da questa è nato il bisogno di una “deregulation”, da crearsi appunto attraverso la corruzione delle sfere governative, sia locali che statali.Secondo le stime dell'Associazione Banchieri Svizzeri, l'economia sommersa indiana è pari a 13 volte (!) il suo debito estero.

Il Bihar e la crescita economica

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Il Bihar è uno stato nord orientale dell'India, considerato per molti aspetti il più povero del territorio indiano. Teatro di molte tensioni sia sociale che religiose, dove il sistema delle caste era il più rigido di tutto lo stato, e dove le condizioni di vita non consentivano un decollo economico. Per molti anni è risultato all'ultimo posto nel HDI (indice di sviluppo umano) con lo 0,367 e più di metà popolazione sotto la soglia di povertà ed oltre il 56% dei bambini al di sotto di tre anni sottopeso.

Dal 2005 però le cose stanno cambiando. Il primo ministro del Bihar, Nitish Kumar, ha adottato una politica intraprendente, affinchè lo stato possa avere un rilancio economico e possa mettersi in pari con lo sviluppo economico avuto in tutto il territorio indiano. Un primo passo è stato la diminuzione della criminalità, e la creazione di una certa stabilità nel paese. Ciò ha permesso al commercio locale di prosperare. Così, dal 2003 ad oggi il Bihar ha avuto una crescita annuale dell'11% (11,3 nel 2009), ben al di sopra della media nazionale del 6,7%, un risultato eccezionale, se si considera che lo stato registra ancora il più basso reddito pro-capite del paese; presi i due bienni 2005/2006 e 2007/2008, i dati dimostrano come vi è stato un calo del settore agricolo (-10,82% nel primo biennio e -8,72% nel secondo), mentre in quello industriale e dei servizi vi è stata una crescita significativa: nel 2005/2006 il settore industriale registrava un aumento del 28,26%, mentre i servizi del 3, 09%; nel biennio successivo i due settori registravano rispettivamente, + 17,83% e + 14,73%.

Grafico 1: La crescita economica riscontrata nel Bihar, nel Gujarat ed in India, dal 2000 al 2009

Le politiche che sono state avviate, hanno avuto un grande impulso da parte dell'intero stato indiano, e dalle politiche economiche avviate dal territorio circostante. Il Bihar è il territorio indiano più ricco di materie prime, per questo ha un forte potenziale per diventare lo stato più industrializzato dell'India. Queste due premesse hanno creato una naturale attrazione per gli investimenti, e quindi hanno fatto in modo che anche il governo (in particolare il primo ministro) si desse da fare per attuare una politica di sviluppo economico.

In campo industriale è stata attuate una politica, che prevede un incentivo di sovvenzione, esenzione dell'imposta di bollo e della tassa di registrazione, ma ha avuto diversi cambiamenti dovuti anche al mutamento dello scenario internazionale. Si sono quindi concentrati sui lavori pubblici, come la sistemazione e la costruzione di infrastrutture (es. strade), che hanno permesso la creazione di reddito e di occupazione, sulla creazione di domande aggregate, che hanno favorito la crescita dei consumi, nonché impianti per la creazioni di energia dalla biomassa; un esempio di industria energetica è data dalla Husk

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Power System un'impresa che produce energia dagli scarti di riso. Questi quando vengono riscaldati rilasciano un gas che HPS usa per alimentare dei motori diesel che generano energia elettrica. In questo modo, l'energia viene prodotta a prezzo molto basso, e viene resa accessibile ad oltre 100.000 nuclei familiari, raggiungendo la popolazione più povera. Entro il 2012 HPS pianifica di coprire 2.000 villaggi.

Ma anche se sembra tutto molto roseo, guardando poi nel concreto, la situazione in Bihar è molto difficile. Gli stessi fondatori della Husk spiegano all'Economist, come nonostante le riforme attuate, nello stato sia ancora difficile investire, grazie alla corruzione dei funzionari statali. Loro spiegano le difficoltà avute soprattutto con la Polizia locale, che richiedeva tangenti durante i lavori di costruzione della Husk. I soci hanno deciso di non accettare per non restare sottomessi a quel sistema corrotto, questo non è l'unico problema in quanto vi sono altri difetti nel sistema.

I funzionari pubblici preferiscono tassare un' impresa che entra nel mercato, piuttosto che una già avviata, ciò scoraggia gli imprenditori, che preferiscono affidarsi a tecnocrati e consulenti scientifici piuttosto che ai funzionari amministrativi. Un'ulteriore difficoltà consiste nel fatto che ,nonostante l'istituzione di uno sportello unico per aiutare coloro che vogliano investire nella creazione di industrie, il sistema si dimostra inefficiente, perché le domande arrivano al dipartimento istituito precedentemente, dove i neo-imprenditori non ricevono una risposta, a meno che non siano persone raccomandate.

Nonostante lo sviluppo rapido del Bihar, in concreto si può vedere che della crescita ne hanno beneficiato solo le classi sociali più alte ed influenti, nonostante l'esempio della Husk Power System sia significativo per dimostrare che nel paese l'intraprendenza e la voglia di aiutare i meno abbienti non manchino.

POLITICA ECONOMICA ESTERA

L’economia dell’India si è ripresa della crisi mondiale e continua a funzionare vigorosamente, ma l’inflazione, in continua crescita, è elevata; la forte domanda interna, abbinata alla poca crescita dei paesi giá sviluppati, ha aumentato il déficit nel conto corrente della economía indiana; quindi le entrate di

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capitale fino ad ora. la situazione macroeconomica si potrebbe però complicare nel futuro.

Le autoritá indiane hanno iniziato un’attenta uscita dalle politiche espansive, le quali sono state applicate nel corso della crisi económica e finanziaria mondiale; l’obiettivo stabilito dal governo centrale è stato raggiunto nel 2010, situazione che rappresenta un’opportunitá in piú per la costruzione di uno spazio económico e la riduzione del rischio di sovracaricare l’economía. C’é un rinnovato compromesso del governo per la consolidazione fiscale e questo manifesta una preoccupazione per la stabilitá macroeconómica dell’India, situazione che é aprezzata dai mercati esteri; non solo c’é la política fiscale restrittiva che aiuta a raffredare l’economia, ma anche un maggior ingresso economico nel 2010 che offre una opportunitá per la ricostruzione di uno spazio fiscale piú veloce.

LA CRESCITA ECONOMICA INDIANA

La crescita economica indiana è ai vertici mondiali: dalla metà del 2009 grazie alla potente domanda interna (enfasi nell’investimento in infrastutture) l’India é crescuta e si é fortificata; la riattivazione economica mondiale nel 2010 significò una nuova opportunitá di crescita (riattivazione simultanea della domanda interna, gli investimenti e la domanda estera dei prodotti indiani). Di fatto il commercio internazionale ha superato fortemente le cifre anteriori alla crisi e si é espanso a livelli piú alti della sua storia, quindi arrivando a esportazioni $215mliardi e importazioni $320 miliardi (stime). Quest’anno le importazioni hanno superato di poco le esportazioni, le entrate di capitale hanno compensato il déficit del conto corrente, contribuendo alla leggera diminuzione del tasso di cambio effettivo nominale; diversamente e il caso dei paesi della Regione Asiatica , dove la Banca della Riserva dell’India (RBI) é intervenuta dal novembre 2009.

L’infrastruttura continua ad essere un’importante motore per la crescita e l’investimento privato che, si presume aumenterá in quest’area, visto le limitazioni visibili nella capacità produttiva e le buone condizioni di finanziamento estero. Le autorità indiane stanno cercando di favorire l’investimento in infrastrutture ottenendo risultati positivi; vi è una riduzione dei costi per affari nello specifico con la razionalizzazione per l’aquisto di terreni e con limiti nella burocrazia. L’economia indiana é ancora molto protetta ma dal 1991 c’é stato un cambio verso l’apertura económica, riforme strutturali per la flessibilizzazione e liberalizzazione dell’economia devono ancora essere fatte per alzare i livelli di efficenza e competitivitá.

ESPORTAZIONE INDIANA

Lo stato indiano ha giocato un ruolo importante nell’industria, visto che tradizionalmente ha mantenuto certe attività nel regime del monopolio e quindi con interventi statali nel settore, dal 1991 è iniziato un processo di liberalizazzione con l’apertura alle competenze (imprese grandi). I settori piú floridi sono il petrolchimico e l’automobilístico, competitivi a livello mondiale.

La FIEO, Federazione delle Organizzazioni di Export Indiano, creata con il patrocinio del Ministero del Commercio del Governo dell’India nel 1965, rappresenta le industria e il comercio indiano a livello globale.

Dal 2009 fino al 2014, é prevista una nuova política di commercio estero. Tanti suggerimenti sono partiti dalla Fieo e perciò considerati delle nuove politiche a sostegno della diversificazione del mercato e dei prodotti. Si sono aggiunti 26 nuovi mercati di esportazione: 16 in America Latina e 10 in Asia; vi è stato un maggiore sviluppo tecnológico, sostegno e beneficio ai prodotti verdi e ad alcuni prodotti originari del nordest, e c’è maggiore stabilità e continuità nella política di comercio estero. Le nuove politiche sono a favore della pesca, della siderurgia (5°produttore acciaio non elaborato a livello mondiale), degli orafi,

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dell’agricoltura (es. the), della farmacologia, della produzione di cuoio e del tessile lavorato a mano (industria piú importante del paese).

Vi è maggiore flessibilità per gli esportatori: es. pagamento dei diritti di dogana per l’esportazione obbligatoria EO anche tramite debito (prima solo in contanti). I tempi necessari alle esportazioni si sono ridotti: es. costi di transazione minori e creazione di un ente di commercio e aiuto per il sostegno all’industria dell’India e ai suoi esportatori per far valere i suoi diritti nel commercio internazionale.

Esportazioni - destino: UAE 12,87%, US 12,59%, China 5,59% (2009).

PESO ECONOMICO NEL MONDO

Dopo due anni di déficit elevato, l’obiettivo della consolidazione fiscale 2010/2011 é del 5, 5%; un’eccellente política é stata la liberalizzazione del prezzo della benzina e le riforme fiscali e la promessa di procedere anche col diesel (Codigo impuesto Directo DTC); l’eliminazione graduale delle esenzioni di importanti affari esteri che si relazionano con le garanzie, le quali razionalizzano il risparmio per aumentare la base tributaria.

Per aiutare alla riduzione del sovraccarico dell’economia e la ricostruzione dello spazio fiscale, la crisi mondiale ha dimostrato che esiste una grande performance della finanza pubblica. Equilibrando l’area fiscale si può operare una política anti cíclica; esiste anche in India un grande debito pubblico e grandi flussi di capitale, motivo per il quale la consolidazione fiscale sarebbe un ottimo strumento per raffreddare l’economia. L’India, che é un’importante potenza nell’ Asia centrale grazie al suo peso económico ed alla sua posizione geopolítica, sta sviluppando un’economía nuova e fresca che trova sostegno ogni giorno di piú nelle nuove tecnologie e grazie ad una competente industria sta investendo in maniera efficente nei mercati dei paesi sviluppati.

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IL SISTEMA SOCIALE INDIANO:

L'india è uno dei paesi emergenti che insieme agli altri BRIC hanno cambiato recentemente le loro condizioni economiche e in parte anche sociali negli ultimi decenni.L'India è in crescita: secondo stime ufficiali vi è un incremento demografico del 1,38% annuo. Oggi si contano circa 1,17 miliardi di indiani e un aumento pro capite del PIL che si aggira al 9% all'anno. Nonostante questi dati l'India è divisa da profonde spaccature sociali. Vi sono persone poverissime che muoiono letteralmente di fame, altre potentissime: Ratan Tata è il discendente di una delle dinastie più potenti dell'India e Mukesh Ambani è al quarto posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo.Il sistema delle caste, così viene chiamata la divisione sociale gerarchica di tipo verticale indiana, sopravvive fino ai giorni nostri da più di 3000 anni: si fa risalire l'origine di questo sistema al periodo vedico (1500 a.C.) ed è una divisione di “tipo religioso basato sulla contrapposizione di tipo PURO-IMPURO”1. La mobilità sociale tra le caste è molto difficile e quasi mai vi è un movimento da una casta più bassa a una più alta, ma è di tipo discendente: si nasce in una casta e solitamente si muore nella stessa. Tradizionalmente la società indiana viene divisa in quattro gruppi (varna):

1. i Brahmini (sacerdoti: interpretano i libri sacri ed hanno il potere assoluto);2. gli Kshatriya (guerrieri: proteggono i sacerdoti);3. i Vaisya (artigiani, agricoltori e commercianti: detengono il potere economico, ma sono

asserviti dalle caste superiori);4. gli Sudra (contadini e servi);

a questi si aggiunge un quinto gruppo i Paria o Dalit i cosiddetti “fuori-casta”, gli intoccabili. Sono coloro che svolgono lavori impuri come la concia delle pelli, la pulizia delle strade o dei bagni, becchini ecc.. o che violando le norme hanno perso l'appartenenza ad una casta. Essi vivono emarginati dalla società, il nome intoccabile deriva dal fatto che sono considerati così impuri da non poter essere neppure sfiorati un contatto con loro comporta un alto potenziale di contaminazione con la loro casta.

Inoltre con l'emergere di nuove attività le caste si sono ulteriormente divise in sottocaste: tra i Paria ad esempio si possono trovare i Dobhi addetti alla tintoria e i Ravidas cioè i conciatori. Se da un lato questa ulteriore suddivisione ha provocato un miglioramento in quanto una differenza anche minima di mansione e di reddito può far salire una persona più in alto, da un altro la divisione in circa 6000 sottocaste aumenta le diversità e gli atti di violenza nei confronti di chi sta più in basso nella scala sociale.

1 Il politico, rivista italiana di scienze politiche, n° 2, 1983 cit. pag. 378

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BOOM ECONOMICO INDIANO: AUMENTO O DIMINUZIONE DELLE DISPARITA'?

La nostra intenzione era di vedere se, grazie all'apertura del 1991, la distribuzione del reddito tra la popolazione è cambiata, comparando i dati di due diversi anni (uno precedente e uno successivo al 1991). Più specificatamente volevamo capire se l'aumento esponenziale del Pil indiano ha creato maggiore benessere anche tra le fasce più basse di popolazione oppure crea ricchi sempre più ricchi e i poveri rimangono tali o addirittura peggiorano la loro situazione.

Purtroppo riguardo questa tematica i dati disponibili sono davvero pochi, abbiamo consultato vari siti (Banca Mondiale, Undp, World Value Survey, Banca federale indiana..) ed anche libri e rapporti, ma i risultati sono stati alquanto sconfortanti: sembra che la distribuzione del reddito nei paesi in via di sviluppo e nei paesi emergenti sia molto studiata, ma che vi siano grosse difficoltà di calcolo delle disparità, non soltanto perché si deve ricorrere a delle stime, ma vi sono anche divergenze di tipo metodologico. Il metodo più accreditato per l'osservazione delle disparità sembra essere il coefficiente di Gini.

CHE COS'E' IL COEFFICIENTE DI GINI?

Il coefficiente di Gini2 si basa sulla curva di Lorenz (illustrazione 1), in essa vengono ordinati sull'asse delle ascisse vengono disposte le percentuali delle famiglie, appartenenti ad una determinata popolazione, in ordine crescente di reddito, mentre nell'asse delle ordinate viene individuata la percentuale del reddito detenuta da ciascuna famiglia.

L'indice di Gini deriva dal rapporto tra l'area A compresa tra la curva di Lorenz e la retta a 45°, e la somma della aree A + B (ovvero l'intero triangolo). Nel caso il reddito sia egualmente distribuito tale indice vale 0 (0% se espresso in termini %), in quanto la curva di Lorenz coinciderebbe con la retta a 45° e perciò l'area A risulterebbe nulla, in caso di massima ineguaglianza l'indice varrebbe invece 1 (100% se espresso in termini %) e significherebbe che un'unica famiglia detiene tutto il reddito.

2 Gini: dal cognome di Corrado Gini, fu il primo presidente dell'ISTAT.

Illustrazione 1: CURVA DI LORENZ

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IL COEFFICIENTE DI GINI IN INDIA:

Nel sito delle Nazioni Unite vi è una sezione3 dedicata alla pubblicazione di documenti atti a stimolare la curiosità e il senso critico su una vasta gamma di tematiche correlate a questioni economiche, sociali ed ambientali dell'Onu per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile. I documenti prendono il nome di “DESA Working Paper Series”, ed il n° 45 del luglio 2007 è intitolato “Le disuguaglianze in India: un sondaggio delle diverse tendenze”.

In questa relazione viene analizzata la natura e le cause del modello di disuguaglianza e povertà in India. Sin dalla liberalizzazione economica dei primi anni ’90, gli indizi suggeriscono un aumento della disuguaglianza (sia in termini spaziali che verticali) così come della povertà persistente. Le politiche macroeconomiche potrebbero essere le responsabili di questi trends che includono anche politiche di tassazione regressiva e tagli delle spese; la riforma del settore finanziario ridusse il flusso di credito istituzionale ai piccoli produttori ed agricoltori; la liberalizzazione delle leggi sugli investimenti esteri ed interni portò a sempre maggiori squilibri ed asimmetrie regionali negli investimenti, mentre la liberalizzazione del commercio colpì i mezzi di sussistenza e l’occupazione.

Qui di seguito vengono riportati i dati relativi al coefficiente di Gini, suddivisi per aree urbane e rurali e la media nazionale degli anni 1983, 1987-1988, 1993-1994 e 1999-2000.

Si può notare che nelle aree rurali le disuguaglianze sono progressivamente diminuite, mentre nelle aree urbane l'andamento risulta essere più costante e si aggira intorno al 34%.

Un'altra importante costatazione da fare è relativa alle disuguaglianze del coefficiente di Gini tra i vari stati dell'India. Va ricordato che l'India è composta da stati molto ricchi e da altri molto poveri.

3 I dati sono ad opera del “World Institute for Development Economics Research” dell'Onu, si tratta del primo centro di ricerca applicata e di analisi politiche sullo sviluppo globale e sulle questioni della povertà dell'Onu, ha sede ad Helsinki (FK) ed è operativo dal 1984.

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Nella tabella 3 il 50 round corrisponde agli anni 1993-1994, mentre il 55 round agli anni 1999-2000.

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Osservando questi dati si evince che per quanto riguarda le zone rurali l'Assam è lo stato ad avere il minor numero di diseguaglianze, mentre il Tamilnadu è lo stato con più disparità. Per le zone urbane il Gujarat e il Haryana risultano meno diseguali, mentre il Maharashtra (che è anche lo stato più ricco dell'India) e il West Bengala hanno i coefficienti più elevati.

Dati più recenti vengono forniti dalla CIA (Central Intelligence Agency). Secondo questo istituto il coefficiente di Gini in India è di 36.8 nel 2004, perciò comparandolo con il coefficiente di Gini complessivo dell'India (incluse sia le zone urbane che rurali) era pari al 32,2 nel 2000, l'aumento ci appare perciò significativo.

CONCLUSIONI:

nonostante l'India tramite il processo di liberalizzazione sia riuscita ad attuare il decollo economico, i dati nel loro complesso ci rivelano un aumento delle diseguaglianze totali e confermano perciò quanto letto in numerosi articoli di giornale. A tutti gli effetti l'indicatore del Pil pro capite per l'India può risultare ingannevole in quanto una grande fetta del reddito è nelle mani di una parte della popolazione che si arricchisce sempre più. Altre famiglie pur avendo migliorato le loro condizioni economiche (sono diminuite le persone che vivono sotto l'1$ al giorno), vedono aumentare il loro divario nei confronti delle famiglie più abbienti.