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30 L’ECO DI BERGAMO DOMENICA 18 OTTOBRE 2015 VALLE SERIANA LAURA ARNOLDI I tanti aspetti del fiu- me Serio: risorsa idroelettrica, irrigua, di depurazione, turisti- ca-ricreativa. Una ricchezza quindi che viene sfruttata per molteplici usi, ma che deve es- sere conosciuta e tutelata. Il progetto «Bi.o.s. - Biodiversità Orobica in Val Seriana» pro- mosso dal Parco delle Orobie bergamasche e Provincia ha approfondito diversi elementi studiando in particolare, nel corso degli ultimi quattro anni, la Val Sanguigno e la zona del- l’alta valle. I risultati sono stati illustrati in un convegno che si è svolto a Bergamo nella sede della Provincia dell’Audito- rium della Cittadella dello Sport. Il Serio e il suo bacino occu- pano un terzo del territorio di tutta la Provincia – ha spiegato Loretta Rota Sperti dello Sede territoriale di Bergamo di Re- gione Lombardia –; lungo l’asta del fiume per ben 28 volte il Se- rio viene “turbinato”, le sue ac- que vengono utilizzate cioè dalle centraline idroelettriche, causando altrettanti salti che vanno ad interferire con l’equi- librio ambientale. Il Serio non esaurisce la sua importanza lungo la valle in cui scorre, ma le sue acque si disperdono nel- la pianura, attraverso le devia- zioni controllate dal Consorzio di Bonifica della Media Pianu- ra Bergamasca, in un’area di ben 80 mila ettari in cui si tro- vano 108 comuni. Inoltre le ac- que del fiume vengono utiliz- zate negli impianti di depura- zione di 11 comuni. «Tra le varie azioni possibili per difendere il reticolo – ha aggiunto Rota Sperti – c’è il mantenimento del deflusso minimo vitale (Dmv) che la normativa stabilisce nel 10% della portata del corso d’ac- qua». Gli interessi di aziende però premono per un maggiore prelievo e per quanto riguarda il Serio, lo Ster (in collabora- zione con Provincia, Enel Gre- en Power, Irf spa, Geo Green spa, Vallalta spa, Pozzi Electa spa) da alcuni anni sta effet- tuando una sperimentazione Il Serio, ricchezza da proteggere «Serve più acqua» Il convegno. Presentato lo studio del Parco delle Orobie «Per difendere il reticolo il deflusso minimo resti al 10%» delle cascate, nel tratto a mon- te della confluenza con il tor- rente Bondiole) ha evidenziato la buona qualità dell’acqua, l’applicazione di un nuovo mo- dello di analisi (MesoHabsim) ha permesso di valutare se la variazione della portata d’ac- qua modifichi l’habitat degli animali con conseguente dan- no alle specie. Ma più in gene- rale «questo modello applicato al Serio, che valuta la qualità biologica – ha precisato Spaira- ni – ha permesso di evidenziare come il tratto sia solo in parte idoneo per il mantenimento di una popolazione ittiofaunisti- ca strutturata». Le specie prese in considerazione sono state la trota marmorata adulta, la tro- La proposta: variare il parametro sito per sito, privile- giando gli ambienti belli e da tutelare Le cascate dal lago del Barbellino non danneggiano l’ambiente del fiume: trote in salute nel tratto tra Parre e Ponte Nossa compiendo monitoraggi sui flussi. Negli otto siti indivi- duati, vengono misurati per sei mesi gli effetti dei rilasci al 7% e per altri sei mesi al 10%, con una media quindi dell’8,5%. «La sperimentazione – ha ag- giunto Rota Sperti – verrà pro- lungata fino alla fine del 2016, e se necessario fino alla fine del 2017, perché negli ultimi tre anni si sono verificate portate anomale con stagioni molto piovose che non rappresenta- no la normalità, con il rischio di autorizzare prelievi troppo alti rispetto all’obiettivo di mante- nere il buono stato del fiume». Per Mauro Villa direttore del Parco, provocatoriamente «si dovrebbe variare il parametro del 10% sito per sito, privile- giando gli ambienti ancora bel- li e da tutelare». L’effetto cascate Uno degli studi promossi dal progetto ha voluto analizzare cosa accade nell’habitat del fiu- me con il rilascio improvviso e per 5 giorni all’anno delle ac- que dal lago del Barbellino: in sostanza «abbiamo indagato – ha introdotto Michele Spairani di Flume srl – se le cascate del Serio, aperte per motivi turisti- ci, possono danneggiare l’am- biente del fiume». Se l’analisi chimica e fisica in quattro sta- zioni (a monte del lago di Bar- bellino, tra il lago di Barbellino e le cascate, nel tratto a valle ta fario adulta e la trota giova- ne. La conclusione è che «il ri- lascio non influisce negativa- mente sull’habitat e in alcuni anni (per esempio nel 2012) ri- sulta migliorativo; inoltre l’apertura delle cascate per un periodo più prolungato ma con una minor portata apportereb- be un miglioramento». La proposta – emersa anche in fase di dibattito al termine del convegno – di «contratta- re» con Enel eventuali apertu- re e/o di aumentare il flusso (nel fine settimana, di giorno anziché la notte) come oppor- tunità anche dal punto di vista turistico, è sembrata a Villa in- teressante. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Il Serio: natura ed energia Rarità con petali, dalle Primule alle Salvastrelle La Val Sanguigno è un gioiello dal punto di vista della ricchezza e unicità del patrimo- nio floristico. E le belle immagi- ni dei fiori presentate da Ger- mano Federici, dell’associazio- ne Flora alpina bergamasca (Fab), le rendono solo in parte giustizia. Innanzi tutto il carat- tere più importante della valle è quello di essere completamente priva di neofite: «Sono quelle specie aliene – ha spiegato Fede- rici - , non originarie del territo- rio, ma provenienti da altre parti del mondo a seguito dei processi di globalizzazione avviati in mo- do significativo con la scoperta dell’America nel 1492». In questo senso la Val Sangui- gno appare come un modello di territorio in cui l’uomo si è inse- rito in modo rispettoso secondo una modalità che dovrebbe ca- ratterizzarne anche la gestione futura. Ma questo primato è mi- nacciato dalla Buddleia (Budd- leja davidii Franch), pianta infe- stante che produce fiori violetti. «Ha già invaso le sponde dei fiumi, prolifica lungo le strade ed avanza velocemente – ha chiarito Federici -. È già arrivata all’inizio del Goglio; bisogne- rebbe non lasciarle spazio. Per esempio quando si terminano lavori stradali si dovrebbe im- mediatamente ripristinare la vegetazione con specie autocto- ne». Dopo aver detto che cosa non c’è nella valle, vale la pena segui- re l’esplorazione degli esperti del Fab che hanno compiuto 130 escursioni raccogliendo 35.000 dati georeferenziati. Sono state così individuate 640 specie, pari al 28% della flora provinciale, in un territorio che è vasto solo 11,4 km quadrati, con 35 specie ene- demiche e 6 stenoendemiche, che tradotto significa piante e fiori esclusive di una zona ri- stretta, ed addirittura del solo territorio bergamasco. Sono stati individuati enedemiti pre- senti in tutto l’arco alpino, come Androsace alpina o il Genepì. Tra le rarità bergamasche la Primula glaucescente e la Sassi- fraga della Presolana, la Salva- strella orobica ed il gnaphalium, fotografato da Federici solo sul fondo di un laghetto. Inoltre 71 specie sono tutelate dalla Legge Regionale con divieto assoluto Provincia [email protected] www.ecodibergamo.it/cronaca/section/ Una sorveglianza speciale per il lago Barbellino Le centraline per le analisi chimiche e fisiche dell’acqua hanno incluso anche il lago Barbel- lino, luogo prezioso per la salute del fiume. Il fiume Serio nella zona di Ardesio: linfa vitale per la fauna della valle che va tenuta sotto controllo e salvaguardata efJfznfTvwFygGPUcC2A3un415JZJSgOJofjNOSRERw=

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Page 1: Il Serio, ricchezza da proteggere «Serve pi acqua» 18 ottobre 2015.pdf · 30 L'ECO DI BERGAMO DOMENICA 18 OTTOBRE 2015 VALLE SERIANA LAURA ARNOLDI I tanti aspetti del fiu-me Serio:

30 L’ECO DI BERGAMO

DOMENICA 18 OTTOBRE 2015

VALLE SERIANA

LAURA ARNOLDI

I tanti aspetti del fiu-me Serio: risorsa idroelettrica,irrigua, di depurazione, turisti-ca-ricreativa. Una ricchezza quindi che viene sfruttata permolteplici usi, ma che deve es-sere conosciuta e tutelata. Ilprogetto «Bi.o.s. - BiodiversitàOrobica in Val Seriana» pro-mosso dal Parco delle Orobiebergamasche e Provincia haapprofondito diversi elementistudiando in particolare, nelcorso degli ultimi quattro anni,la Val Sanguigno e la zona del-l’alta valle. I risultati sono statiillustrati in un convegno che siè svolto a Bergamo nella sede della Provincia dell’Audito-rium della Cittadella dello Sport.

Il Serio e il suo bacino occu-pano un terzo del territorio di tutta la Provincia – ha spiegatoLoretta Rota Sperti dello Sedeterritoriale di Bergamo di Re-gione Lombardia –; lungo l’astadel fiume per ben 28 volte il Se-rio viene “turbinato”, le sue ac-que vengono utilizzate cioèdalle centraline idroelettriche,causando altrettanti salti chevanno ad interferire con l’equi-librio ambientale. Il Serio non esaurisce la sua importanzalungo la valle in cui scorre, male sue acque si disperdono nel-la pianura, attraverso le devia-zioni controllate dal Consorziodi Bonifica della Media Pianu-ra Bergamasca, in un’area di

ben 80 mila ettari in cui si tro-vano 108 comuni. Inoltre le ac-que del fiume vengono utiliz-zate negli impianti di depura-zione di 11 comuni.

«Tra le varie azioni possibiliper difendere il reticolo – ha aggiunto Rota Sperti – c’è ilmantenimento del deflusso minimo vitale (Dmv) che lanormativa stabilisce nel 10%della portata del corso d’ac-qua». Gli interessi di aziende però premono per un maggioreprelievo e per quanto riguardail Serio, lo Ster (in collabora-zione con Provincia, Enel Gre-en Power, Irf spa, Geo Greenspa, Vallalta spa, Pozzi Electa spa) da alcuni anni sta effet-tuando una sperimentazione

Il Serio, ricchezzada proteggere«Serve più acqua»Il convegno. Presentato lo studio del Parco delle Orobie

«Per difendere il reticolo il deflusso minimo resti al 10%»

delle cascate, nel tratto a mon-te della confluenza con il tor-rente Bondiole) ha evidenziatola buona qualità dell’acqua,l’applicazione di un nuovo mo-dello di analisi (MesoHabsim)ha permesso di valutare se lavariazione della portata d’ac-qua modifichi l’habitat deglianimali con conseguente dan-no alle specie. Ma più in gene-rale «questo modello applicatoal Serio, che valuta la qualitàbiologica – ha precisato Spaira-ni – ha permesso di evidenziarecome il tratto sia solo in parte idoneo per il mantenimento diuna popolazione ittiofaunisti-ca strutturata». Le specie presein considerazione sono state latrota marmorata adulta, la tro-

� La proposta: variare il parametro sito per sito, privile- giando gli ambienti belli e da tutelare

� Le cascate dal lago del Barbellino non danneggiano l’ambiente del fiume: trote in salute

nel tratto tra Parre e PonteNossa compiendo monitoraggisui flussi. Negli otto siti indivi-duati, vengono misurati per seimesi gli effetti dei rilasci al 7% eper altri sei mesi al 10%, conuna media quindi dell’8,5%.«La sperimentazione – ha ag-giunto Rota Sperti – verrà pro-lungata fino alla fine del 2016, ese necessario fino alla fine del2017, perché negli ultimi tre anni si sono verificate portateanomale con stagioni moltopiovose che non rappresenta-no la normalità, con il rischio diautorizzare prelievi troppo altirispetto all’obiettivo di mante-nere il buono stato del fiume».Per Mauro Villa direttore del Parco, provocatoriamente «sidovrebbe variare il parametrodel 10% sito per sito, privile-giando gli ambienti ancora bel-li e da tutelare».

L’effetto cascate

Uno degli studi promossi dalprogetto ha voluto analizzare cosa accade nell’habitat del fiu-me con il rilascio improvviso eper 5 giorni all’anno delle ac-que dal lago del Barbellino: in sostanza «abbiamo indagato – ha introdotto Michele Spairanidi Flume srl – se le cascate delSerio, aperte per motivi turisti-ci, possono danneggiare l’am-biente del fiume». Se l’analisichimica e fisica in quattro sta-zioni (a monte del lago di Bar-bellino, tra il lago di Barbellinoe le cascate, nel tratto a valle

ta fario adulta e la trota giova-ne. La conclusione è che «il ri-lascio non influisce negativa-mente sull’habitat e in alcuni anni (per esempio nel 2012) ri-sulta migliorativo; inoltrel’apertura delle cascate per un periodo più prolungato ma conuna minor portata apportereb-be un miglioramento».

La proposta – emersa anchein fase di dibattito al terminedel convegno – di «contratta-re» con Enel eventuali apertu-re e/o di aumentare il flusso(nel fine settimana, di giorno anziché la notte) come oppor-tunità anche dal punto di vistaturistico, è sembrata a Villa in-teressante.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Serio: natura ed energia

Rarità con petali, dalle Primule alle Salvastrelle

La Val Sanguigno è un gioiello dal punto di vista della ricchezza e unicità del patrimo-nio floristico. E le belle immagi-ni dei fiori presentate da Ger-mano Federici, dell’associazio-ne Flora alpina bergamasca (Fab), le rendono solo in parte giustizia. Innanzi tutto il carat-tere più importante della valle èquello di essere completamente

priva di neofite: «Sono quelle specie aliene – ha spiegato Fede-rici - , non originarie del territo-rio, ma provenienti da altre partidel mondo a seguito dei processidi globalizzazione avviati in mo-do significativo con la scoperta dell’America nel 1492».

In questo senso la Val Sangui-gno appare come un modello di territorio in cui l’uomo si è inse-

rito in modo rispettoso secondouna modalità che dovrebbe ca-ratterizzarne anche la gestione futura. Ma questo primato è mi-nacciato dalla Buddleia (Budd-leja davidii Franch), pianta infe-stante che produce fiori violetti.

«Ha già invaso le sponde deifiumi, prolifica lungo le strade ed avanza velocemente – ha chiarito Federici -. È già arrivataall’inizio del Goglio; bisogne-rebbe non lasciarle spazio. Per esempio quando si terminano lavori stradali si dovrebbe im-mediatamente ripristinare la vegetazione con specie autocto-ne».

Dopo aver detto che cosa nonc’è nella valle, vale la pena segui-re l’esplorazione degli esperti del Fab che hanno compiuto 130

escursioni raccogliendo 35.000 dati georeferenziati. Sono state così individuate 640 specie, parial 28% della flora provinciale, inun territorio che è vasto solo 11,4km quadrati, con 35 specie ene-demiche e 6 stenoendemiche, che tradotto significa piante e fiori esclusive di una zona ri-stretta, ed addirittura del solo territorio bergamasco. Sono stati individuati enedemiti pre-senti in tutto l’arco alpino, comeAndrosace alpina o il Genepì.

Tra le rarità bergamasche laPrimula glaucescente e la Sassi-fraga della Presolana, la Salva-strella orobica ed il gnaphalium,fotografato da Federici solo sul fondo di un laghetto. Inoltre 71 specie sono tutelate dalla LeggeRegionale con divieto assoluto

[email protected]/cronaca/section/

Una sorveglianza speciale per il lago BarbellinoLe centraline per le analisi chimiche e fisichedell’acqua hanno incluso anche il lago Barbel-lino, luogo prezioso per la salute del fiume.

Il fiume Serio nella zona

di Ardesio: linfa vitale

per la fauna della valle

che va tenuta sotto controllo

e salvaguardata

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Page 2: Il Serio, ricchezza da proteggere «Serve pi acqua» 18 ottobre 2015.pdf · 30 L'ECO DI BERGAMO DOMENICA 18 OTTOBRE 2015 VALLE SERIANA LAURA ARNOLDI I tanti aspetti del fiu-me Serio:

L’ECO DI BERGAMO

31DOMENICA 18 OTTOBRE 2015

Una cascata nel territorio della Val Sanguigno

«Progetto Bi.o.s: Studio, tutela e

promozione della biodiversità in

alta Valle Seriana: il Fiume Serio e

la Val Sanguigno» è il titolo del

seminario che si è svolto ieri a

Bergamo per raccontare gli esiti

del progetto promosso dal Parco

delle Orobie bergamasche, in

partenariato con Provincia, Comu-

ni di Oltressenda Alta, Valbondione

e Valgoglio, con il supporto dell’As-

sociazione Fab. «È stato un proget-

to complesso, impegnativo in

termini di tempo e risorse, ma dai

risultati soddisfacenti. Nei diversi

anni di attività – spiega Yvan

Caccia, presidente del Parco – sono

state effettuate attente e accurate

analisi sugli elementi di elevato

pregio ambientale, promuovendo-

ne la biodiversità e rendendo la

meraviglia del paesaggio bene

davvero unico e comune a tutte le

popolazioni. Unitamente agli

interventi gestionali e di tutela,

sono state infatti realizzate anche

iniziative di promozione sul terri-

torio e di educazione ambientale,

come lo sviluppo del progetto

didattico incentrato sul tema

dell’acqua “Adotta il Fiume”, che ha

coinvolto le scuole secondarie di

primo grado di Ardesio e Valbon-

dione, e la costituzione di un servi-

zio di visite guidate svolte dagli

accompagnatori del Parco per la

Val Sanguigno». A illustrare le

numerose fasi del progetto, Diana

Ghirardi e Mauro Villa del Parco. Un

riconoscimento dell’importanza di

quanto compiuto è venuto da Carlo

Vimercati di Fondazione Cariplo

che ha contribuito a finanziare il

progetto.

Il Parco

Caccia: progetto complessoma molte soddisfazioni

Cardeto. «Qui ci sono, e non do-vrebbero esserci, la sanguine-rola, lo scazzone, la trota fario, tutti introdotti in passato per lapesca. Nonostante fosse un obiettivo del progetto, ci siamoresi conto che l’eradicazione è impraticabile per impegno e costi. Per la sanguinerola è pos-sibile che si tenti la traslocazio-ne in zone di pianura dove era presente e si è estinta».

Nuove immissioni

Questi laghetti potrebbero cosìdiventare una sorta di «serba-toio» in zona alpina. Nella Val Sanguigno la trota fario è pre-sente con popolazione rustica, nella parte bassa sono stati rile-vati anche esemplari di scazzo-ne che, prelevati dal Goglio, si èdeciso di utilizzare per il resto-king (immissione nell’ambien-te di individui già presenti nei luoghi di intervento) in una zo-na più stressata del Sanguigno.Le immagini presentate hannomostrato il prelievo, il traspor-to (in moto) tramite un conte-nitore-zaino ed infine il rila-scio nel corso d’acqua. Laura Arnoldi

equilibrate e che si automan-tengono». I laghi alpini sono considerati di due tipi; nel pri-mo caso di interesse piscatoriose presentano caratteristicheidonee ad ospitare stabilmenteun popolamento ittico come i bacini idroelettrici del Barbel-lino e dei laghi di Valgoglio (Ne-ro, Aviasco, Succotto, Cernello e Campelli). Nel secondo caso ilaghi non sono di alcun interes-se ittico perchè presentano, co-me i laghi di alta quota, limitataestensione, profondità e assen-za di immissari/emissari, e noncostituiscono un habitat ido-neo alla presenza di ittiofauna,come il lago Branchino in Val-canale o i laghi di Cardeto nelComune di Gandellino. Un ele-mento interessante dei laghialpini è dato dal divieto assolu-to di immissione di pesce, men-tre possono essere intrapresi interventi di eredicazione, tra-slocazione o contenimento de-gli esemplari presenti.

A spiegare meglio questiaspetti è Alessandro Marieni del Centro Studi Biologie eAmbiente che ha studiato le specie presenti nei tre laghi del

VALGOGLIO

Il progetto «Bios» ha permesso di esplorare il patri-monio ittico-faunistico dell’al-ta Valle Seriana, mettendo inevidenza una alta biodiversità. Lo studio della Val Sanguigno, aValgoglio, condotto da un grup-po di naturalisti nel periodo trail 2011 e 2014 ha censito 76 spe-cie di uccelli, tra cui il fagiano eil picchio nero; 7 di rettili; 4 dianfibi; 39 specie di lepidotteri; 9 di odonati, tra cui la libellula Leucorrhinia dubia, con l’uni-co sito di riproduzione in ValleSeriana. In particolare è stata affrontata l’analisi della pre-senza di pesci nelle acque del Goglio e del Sanguigno e dei la-ghi di Cardeto.

Alberto Testa, del settoreCaccia e Pesca della Provincia, ha introdotto il tema, illustran-do le differenze nella classifica-zione delle acque. Quelle in og-getto (di tipo B) sono popolate prevalentemente da specie sal-monicole e comprendono il Se-rio dalla sorgente sino allo sbarramento del Consorzio di Bonifica della media pianuraad Albino e i relativi affluenti sino alla confluenza del torren-te Nesa. Lungo il fiume ci sono 8 zone (tutte sugli affluenti) diprotezione e ripopolamento; zone di pesca No kill a Casnigo,Ponte Nossa e Albino; 4 campi fissi di gara a Gromo-Ardesio, Ponte Nossa, Albino-Cene e Al-bino.

Di pregio ittico

«Le acque dell’alta valle e del torrente Sanguigno sono defi-nite di pregio ittico – puntua-lizza Testa –, si tratta cioè diambienti acquatici ben conser-vati con popolazioni ittiche

Due esemplari di scazzone, specie introdotta per la pesca

La Val Sanguignoregno della biodiversitàValgoglio. Censite 76 specie di uccelli e 39 di lepidotteri

Qui trote fario e anche esemplari di scazzone

Centraline, salti e sfruttamento che diventa energiaLo sfruttamento del fiume Serio a fini idroelettrici è tutt’altro che marginale: soltanto lungo l’asta, per ben 28 volte il Serio viene «turbinato», cioè le sue acque vengono utilizzate dalle centrale idroelettriche, causando altrettanti salti che interferiscono con l’equilibrio ambientale. Lo studio del Parco delle Orobie rileva la necessità di mantenere la quantità d’acqua rilasciata nell’alveo al 10%28

di raccolta; per 28 invece il pre-lievo è regolamentato; di queste99 specie, 12 sono anche nella li-sta rossa nazionale.

Ricchi gli ambienti (con rela-tive specie vegetative tipiche) che si possono attraversare per-correndo la Valle: mugheti, fag-geti, pecceti, lariceti, alneti, bru-ghiere, torbiere, pascoli, prate-rie, ghiaioni. Luoghi ancora po-co conosciuti anche dai berga-maschi. Tra gli interventi realiz-zati, sempre nell’ambito di «Bios», c’è la passerella per l’ac-cesso alle torbiere della Val San-guigno con il doppio obiettivo disalvaguardare un ambiente dal-l’equilibrio delicato e di permet-tere al turista una visita in sicu-rezza. L. A.Una fioritura nella zona delle torbiere della Val Sanguigno

Il direttore

«Zero risorseci affidiamoai bandi»

Tante le azioni di riqualificazione

già realizzate come il ripristino di

sette pozze di abbeverata in Valzu-

rio (nel 2011-2012), a cui se ne

aggiungeranno altre 10 con il

recupero anche dei pascoli e dei

prati da sfalcio. Oltre alle azioni di

studio nell’ambito del progetto è

prevista anche la fase dedicata alla

comunicazione dei risultati del

progetto. «Bi.o.s.», attraverso la

collaborazione con le amministra-

zioni comunali ed il Cai, ha favorito

anche l’allestimento di due Centri

Parco a Valbondione e presso il

nuovo Ostello Curò, e di un punto

informativo a Valgoglio. L’obietti-

vo, attraverso materiale informa-

tivo e cartelli da installare, è quello

di promuovere le peculiarità

naturalistiche del territorio e ad

approfondire il tema dell’acqua

quale risorsa naturale indispensa-

bile a sostentamento della biodi-

versità e dell’uomo. Il problema

maggiore sono le risorse: «Il nostro

ente – spiega il direttore del Parco

Mauro Villa – non ha risorse pro-

prie, proviene da una situazione

critica dopo 15 anni di commissa-

riamento. Questo obbliga a trovare

risorse partecipando a bandi,

lavorando in rete, concatenando i

progetti, spesso utilizzando la

forma del cofinanziamento».

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