Il segreto del Bosco Vecchio

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Racconto di Dino Buzzati, illustrato da me

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Dino Buzzati

IL SEGRETO DEL BOSCO VECCHIO

Introduzione di Claudio Toscani

Blabla Edizioni

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese. L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo. Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Morro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colonnello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo,

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non

lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Morro.La cura del ragazzo ri-mase in seguito affidata al colonnello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo,

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo,

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni

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Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due

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Quando egli diede le dimis-sioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché dif-

ficilmente si poteva im-maginare un comandante più rigido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il por-tone della caserma, lo

schieramento della guar-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché dif-ficilmente si poteva immaginare un comandante più

rigido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone

della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del regg-mento, superò veramente se

stesso con tre squilli di attenti

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Se-bastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva las-ciato parte di una gran-dissima tenuta boschiva a dieci chilometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di madre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo,

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché difficilmente si poteva immaginare un comandante più rigido e meti-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli ave-va lasciato parte di una grandissima te-nuta boschiva a dieci chilometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era man-cino).Quando egli diede le dimissio-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo,

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colonnello.

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colon-nello Sebastiano Pro-colo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera d e l 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva las-ciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chilometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo,

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Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

Page 61: Il segreto del Bosco Vecchio

È noto che il colonnello Se-bastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chilometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un

fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso

Page 62: Il segreto del Bosco Vecchio

È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo,

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.

La cura del rag-azzo rimase in seguito affidata al colonnello. A quell'epoca, e così rimase p r e s s a p o c o fino all'ultimo, S e b a s t i a n o Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di ro-bustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo,

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di madre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Morro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Pro- colo era un uomo alto e ma- gro, con

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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È noto che il colon-nello Sebastiano Pro-colo venne a stabi-lirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chilometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Ben-venuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di madre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-

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È noto che il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. Lo zio Antonio Morro, morendo, gli aveva lasciato parte di una grandissima tenuta boschiva a dieci chi-lometri dal paese.L'altra parte, molto più grande, era stata assegnata al figlio di un fratello morto dell'ufficiale: a Benvenuto Procolo, un ragazzo di dodici anni, orfano anche di ma-dre, che viveva in un collegio privato non lontano dal Fondo.Tutore di Benvenuto fino allora era stato il prozio Mor-ro.La cura del ragazzo rimase in seguito affidata al colon-nello. A quell'epoca, e così rimase pressapoco fino all'ultimo, Sebastiano Procolo era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune, tanto che si racconta fosse capace di rompere una noce tra l'indice e il pollice della mano sinistra (il Procolo era mancino).Quando egli diede le dimissioni dall'esercito, soldati del suo reggimento trassero un sospirone, poiché diffi-cilmente si poteva immaginare un comandante più rig-ido e meticoloso. L'ultima volta ch'egli varcò, uscendo, il portone della caserma, lo schieramento della guardia ebbe luogo con speciale trombettiere , che pure era il migliore del reggmento, superò veramente se stesso con tre squilli di attenti che divennero proverbiali, per il loro splendore, tutto il presidio. E il colonnello con un leggero inarcamento delle labbra che poteva sem-brare un sorriso, mostrò d'interpretare come un segno

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