IL SECONDO LIBRO DELL · 2008-11-28 · Et a' Gentil'huomini minori i conuerrano ancho fabriche...

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IL SECONDO LIBRO DELL'ARCHITETTVRA di Andrea Palladio DEL DECORO, O CONVENIENZA, CHE i deue oeruar nelle fabriche priuate. Cap. Primo. HO epoto nel paato libro tutte quelle coe, che mi ono pare più degne di conideratione per la fabrica de gli edificij publici, & delle cae priuate, onde l'opera rieca bella, gratioa, e perpetua: & ho detto ancho, quanto alle cae priuate, alcune coe pertinenti alla commodità, alla quale principalmente arà quet'altro libro indirizzato. E perche commoda i deuerà dire quella caa, laquale arà conueniente alla qualità di chi l'hauerà ad habitare, e le ue parti corriponderanno al tutto, e fra e tee. Però douerà l'Architetto opra'l tutto auertire, che (come dice Vitruuio nel primo, e eto libro) a' Gentil'huomini grandi, e masimamente di Republica i richiederanno cae con loggie, e ale patioe, & ornate: acciò che in tai luoghi i poano trattenere con piacere quelli, che apetteranno il padrone per alutarlo, ò pregarlo di qualche aiuto, e fauore: Et a' Gentil'huomini minori i conuerrano ancho fabriche minori, di minore pea, e di manco adornamenti. A' Cauidici, & Auocati i douerà medeimamente fabricare, che nelle lor cae ui iano luoghi belli da paeggiare, & adorni: accioche i clienti ui dimorino enza loro noia. Le cae de' mercanti haueranno i luoghi, oue i ripongano le mercantie, riuolti à Settentrione, & in maniera dipoti, che i padroni non habbiano a temere de i ladri. Si erberà ancho il Decoro quanto all'opera, e le parti riponderanno al tutto, onde ne gli edificij grandi; ui iano membri grandi; ne' piccioli, piccioli, e ne i mediocri, mediocri: che brutta coa certo arebbe, e dicôueneuole, che in una fabrica molto grande foero ale, e tanze picciole: e per lo contrario in una picciola foero due, o tre tanze, che occupaero il tutto. Si deuerà dunque (come ho detto) per quanto i poa, hauer riguardo, & a quelli, che uogliono fabricare, e non tanto à quello, che esi poano, quanto di che qualità fabrica loro tia bene: e poi che i hauerà eletto; i diporranno in modo le parti, che i conuengano al tutto, e fra e tee: & ui i applicheranno quelli adornamenti, che pareranno conueniri: Ma pee uolte fa biogno all'Architetto accommodari piu alla uolontà di coloro, che pendono, che a quello, che i deurebbe oeruare.

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IL SECONDO LIBRO DELL'ARCHITETTVRA

di Andrea Palladio

DEL DECORO, O CONVENIENZA, CHE

�i deue o��eruar nelle fabriche priuate. Cap. Primo.

HO e�po�to nel pa��ato libro tutte quelle co�e, che mi �ono par�e più degne di con�ideratione per la fabrica de

gli edificij publici, & delle ca�e priuate, onde l'opera rie�ca bella, gratio�a, e perpetua: & ho detto ancho,

quanto alle ca�e priuate, alcune co�e pertinenti alla commodità, alla quale principalmente �arà que�t'altro libro

indirizzato. E perche commoda �i deuerà dire quella ca�a, laquale �arà conueniente alla qualità di chi l'hauerà

ad habitare, e le �ue parti corri�ponderanno al tutto, e fra �e �te��e. Però douerà l'Architetto �opra'l tutto

auertire, che (come dice Vitruuio nel primo, e �e�to libro) a' Gentil'huomini grandi, e mas�imamente di

Republica �i richiederanno ca�e con loggie, e �ale �patio�e, & ornate: acciò che in tai luoghi �i po��ano

trattenere con piacere quelli, che a�petteranno il padrone per �alutarlo, ò pregarlo di qualche aiuto, e fauore:

Et a' Gentil'huomini minori �i conuerrano ancho fabriche minori, di minore �pe�a, e di manco adornamenti. A'

Cau�idici, & Auocati �i douerà mede�imamente fabricare, che nelle lor ca�e ui �iano luoghi belli da

pa��eggiare, & adorni: accioche i clienti ui dimorino �enza loro noia. Le ca�e de' mercanti haueranno i luoghi,

oue �i ripongano le mercantie, riuolti à Settentrione, & in maniera di�po�ti, che i padroni non habbiano a

temere de i ladri. Si �erberà ancho il Decoro quanto all'opera, �e le parti ri�ponderanno al tutto, onde ne gli

edificij grandi; ui �iano membri grandi; ne' piccioli, piccioli, e ne i mediocri, mediocri: che brutta co�a certo

�arebbe, e di�côueneuole, che in una fabrica molto grande fo��ero �ale, e �tanze picciole: e per lo contrario in

una picciola fo��ero due, o tre �tanze, che occupa��ero il tutto. Si deuerà dunque (come ho detto) per quanto �i

po��a, hauer riguardo, & a quelli, che uogliono fabricare, e non tanto à quello, che es�i po��ano, quanto di che

qualità fabrica loro �tia bene: e poi che �i hauerà eletto; �i di�porranno in modo le parti, che �i conuengano al

tutto, e fra �e �te��e: & ui �i applicheranno quelli adornamenti, che pareranno conuenir�i: Ma �pe��e uolte fa

bi�ogno all'Architetto accommodar�i piu alla uolontà di coloro, che �pendono, che a quello, che �i deurebbe

o��eruare.

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DEL COMPARTIMENTO DELLE

�tanze, & d'altri luoghi. Cap. II

ACCIOCHE le ca�e �iano commode all'u�o della famiglia, �enza laqual commodità �arebbono degne di

grandis�imo bia�imo; tanto �arebbe lontano che fo��ero da e��ere lodate; �i deuerà hauer molta cura, non �olo

circa le parti principali, come �ono loggie, �ale, cortili, �tanze magnifiche, & �cale ampie, lucide, e facili à

�alire; ma ancora che le più picciole, e brutte parti �iano in luoghi accômodati per �eruigio delle maggiori e

più degne: Percioche �i come nel corpo humano �ono alcune parti nobili, e belle, & alcune più to�to ignobili,

e brutte, che altramente, e ueggiamo nondimeno che quelle hanno di que�te grandis�imo bi�ogno, ne �enza

loro potrebbono �tare; co�i ancho nelle fabriche deono e��ere alcune parti riguardeuoli, & honorate, & alcune

meno eleganti: �enza lequali però le �udette non potrebbono re�tar libere, & co�i perderebbono in parte della

loro dignità, & bellezza. Ma �i come Iddio Benedetto ha ordinato que�ti membri no�tri, che i più belli �iano in

luoghi più e�po�ti ad e��er ueduti, & i meno hone�ti in luoghi na�co�ti; co�i ancor noi nel fabricare;

collocheremo le parti principali, e riguardeuoli in luoghi �coperti, e le men belle in luoghi più a�co�i a gli

occhi no�tri che �ia pos�ibile: perche in quelle �i riporranno tutte le brutezze della ca�a, e tutte quelle co�e, che

pote��ero dare impaccio, & in parte render brutte le parti piu belle. Però lodo che nella più ba��a parte della

fabrica, laquale io faccio alquanto �otterra; �iano di�po�te le cantine, i magazini da legne, le di�pen�e, le cucine,

i tinelli, i luoghi da li�cia, o bucata, i forni, e gli altri �imili, che all'u�o quotidiano �ono nece��arij: dal che �i

cauano due commodità: l'una che la parte di �opra re�ta tutta libera, e l'altra, che non meno importa; è, che

detto ordine di �opra diuien �ano per habitarui, e��endo il �uo pauimento lontano dall'humido della terra: oltra

che alzando�i; ha più bella gratia ad e��er ueduto, & al ueder fuori. Si auertirà poi nel re�to della fabrica, che

ui �iano �tâze grandi, mediocri, e picciole: e tutte l'una à câto a l'altra, onde po��ano �cambieuolmente �eruir�i.

Le picciole �i amezeranno per cauarne camerini, oue �i ripongano gli �tudioli, ò le librarie, gli arne�i da

caualcare, & altri inuogli, de' quali ogni giorno habbiamo dibi�ogno, e nô �ta bene che �tiano nelle camere,

doue �i dorme, mangia, e �i riceuono i fore�tieri. Appartiene ancho alla cômodità, che le �tanze per la e�tate

�iano ampie, e �pacio�e, e riuolte à Settentrione; e quelle per lo inuerno à Meriggie, e Ponente, e �iano più

to�to picciole che altramente: percioche nella e�tate noi cerchiamo l'ombre, & i uenti, e nell'inuerno i Soli, &

le picciole �tanze più facilmente �i �calderanno che le grandi. Ma quelle, delle quali uorremo �eruirci la

Primauera, e l'Autunno; �aranno uolte all'Oriête, e riguarderanno �opra giardini, e uerdure. A que�ta mede�ima

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parte �aranno ancho gli �tudij, ò librarie: perche la mattina più che d'altro tempo �i adoperano. Ma le �tanze

grandi con le mediocri, e que�te con le picciole deono e��ere in maniera côpartite, che (come ho detto altroue)

una parte della fabrica corri�ponda all'altra, e co�i tutto il corpo dell'edificio habbia in �e una certa côuenienza

di mêbri, che lo rêda tutto bello, e gratio�o. Ma perche nelle città qua�i �empre, ò i muri de' uicini, o le �trade,

e le piazze publiche a��egnano certi, termini oltra iquali non �i può l'Architetto e�têdere; fa dibi�ogno

accômodar�i �econdo l'occa�ione de' �iti: alche daranno gran lume (�e non m'inganno) le piante, e gl'alzati che

�eguono: iquali �eruiranno per e�empio delle co�e dette ancho nel pa��ato libro.

DE I DISEGNI DELLE CASE DELLA CITTA'. Cap.III

Io mi rendo �icuro, che appre��o coloro, che uederanno le �otto po�te fabriche, e cono�cono quanto �ia difficil

co�a lo introdurre una u�anza nuoua, mas�imamente di fabricare, dellaqual profes�ione cia�cuno �i per�uade

�aperne la parte �ua; io �arò tenuto molto auenturato, hauendo ritrouato gentil'huomini di co�i nobile, e

genero�o animo, & eccellente giudicio, c'habbiano creduto alla mie ragioni, e �i �iano partiti da quella

inuecchiata u�anza di fabricare �enza gratia, e �enza bellezza alcuna; & in uero io non po��o �e non

�ommamente ringratiare Iddio (come in tutte le no�tre attioni �i deue fare) che m'habbia pre�tato tanto del �uo

fauore, ch'io habbia potuto praticare molte di quelle co�e, le quali con mie grandis�ime fatiche per li lunghi

uiaggi c'ho fatto, e con molto mio �tudio ho appre�e. E perche �e bene alcune delle fabriche di�egnate non

�ono del tutto finite; �i può nondimeno da quel che è fatto comprendere qual debba e��er l'opera finita ch'ella

�ia; ho po�to à cia�cuna il nome dell'edificatore, & il luogo doue �ono; affine che cia�cuno uolendo po��a

uedere in effetto come e��e rie�cano. Et in que�ta parte �arà auertito il lettore, che nel ponere i detti di�egni; io

non ho hauuto ri�petto ne à gradi, ne à dignità de' gentil'huomini, che �i nomineranno: ma gli ho po�ti nel

luogho, che mi è uenuto meglio: concio�ia che tutti �iano honoratis�imi. Ma ueniamo hormai alle fabriche,

delle quali la �ottopo�ta è in Vdene Metropoli del Friuli, & è �tata edificata da' fondamenti dal �ignor Floriano

Antonini gentil'huomo di quella città. Il primo ordine della facciata è di opera ru�tica: le colonne della

facciata, della entrata, e della loggia di dietro �ono di ordine Ionico. Le prime �tanze �ono in uolto; le

maggiori hanno l'altezza de' uolti �econdo il primo modo po�to di �opra dell'altezza de' uolti ne i luoghi più

lunghi, che larghi. Le �tanze di �opra �ono in �olaro, e tanto maggiori di quelle di �otto, quanto importano le

contratture, ò diminutioni de' muri, & hanno i �olari alti quanto �ono larghe. Sopra que�te ui �ono altre �tanze:

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lequali po��ono �eruire per granaro. La �ala arriua con la �ua altezza �otto il tetto. La cucina è fuori della ca�a,

ma però commodis�ima. I ces�i �ono a canto le �cale, e benche �iano nel corpo della fabrica; non rendono però

alcun cattiuo odore: perche �ono po�ti in luogo lontano dal �ole, & hanno alcuni �piragli dal fondo della fo��a

per la gro��ezza del muro, che �boccano nella �ommità della ca�a.

QVESTA Linea è la metà del piede Vicentino, co'l quale �ono �tate mi�urate le �eguenti

fabriche.

TVTTO il piede �i parti�ce in oncie dodici, e cia�cun'oncia in quattro minuti.

IN VICENZA �opra la piazza, che uolgarmente �i dice l'I�ola; ha fabricato �econdo la inuentione, che �egue, il

Conte Valerio Chiericato, cauallier & gentil'huomo honorato di quella città. Hà que�ta fabrica nella parte di

�otto una loggia dauanti, che piglia tutta la facciata: il pauimento del primo ordine �'alza da terra cinque piedi:

il che è �tato fatto �i per ponerui �otto le cantine, & altri luoghi appartenenti al commodo della ca�a, iquali non

�ariano riu�citi �e fo��ero �tati fatti del tutto �otterra; percioche il fiume non è molto di�co�to; �i ancho accioche

gli ordini di �opra meglio gode��ero del bel �ito dinanzi. Le �tanze maggiori hanno i uolti loro alti �econdo il

primo modo dell'altezza de' uolti: le mediocri �ono inuoltate à lunette; & hanno i uolti tanto alti quanto �ono

quelli delle maggiori. I camerini �ono ancor e��i in uolto, e �ono amezati. Sono tutti que�ti uolti ornati di

compartimenti di �tucco eccellentis�imi di mano di Me��er Bartolameo Ridolfi Scultore Verone�e; & di pitture

di mano di Me��er Domenico Rizzo, & di Me��er Batti�ta Venetiano, huomini �ingolari in que�te profes�ioni.

La �ala è di �opra nel mezo della facciata: & occupa della loggia di �otto la parte di mezo. La �ua altezza è fin

�otto il tetto: e perche e�ce alquanto in fuori; ha �otto gli Angoli le colonne doppie, dall'una e dall'altra parte

di que�ta �ala ui �ono due loggie, cioè una per banda; lequali hanno i �offitti loro, ouer lacunari ornati

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di bellis�imi quadri di pittura, e fanno bellis�ima ui�ta. Il primo ordine della facciata è Dorico, & il �econdo è

Ionico.

SEGVE il di�egno di parte della facciata in forma maggiore.

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I DISEGNI, che �eguono; �ono della ca�a del Conte I�eppo de' Porti famiglia nobilis�ima della detta Città.

Guarda que�ta ca�a �opra due �trade publiche: e però ha due entrate, lequali hanno quattro colonne per

cia�cuna, che tolgono �u�o il uolto; e rendono il luogo di �opra �icuro. Le �tanze prime �ono in uolto. L'altezza

di quelle, che �ono a canto le dette entrate; è �econdo l'ultimo modo dell'altezza de' uolti. Le �tanze �econde,

cioè del �econdo ordine, �ono in �olaro: E co�i le prime, come le �econde di quella parte di fabrica, ch'è �tata

fatta; �ono ornate di pitture, e di �tucchi bellis�imi di mano de' �opradetti valent'huomini; & di Me��er Paolo

Verone�e Pittore eccellentis�imo. Il cortile circondato da portici, alquale �i uà da dette entrate per un'andito;

hauerà le colonne alte trenta�ei piedi e mezo, cioè quanto è alto il primo, e �econdo ordine. Dietro a que�te

colonne ui �ono pila�tri larghi un piede, e tre quarti; e gros�i un piede, e due oncie, che �o�tenteranno il

pauimento della loggia di �opra. Que�to cortile diuide tutta la ca�a in due parti: quella dauanti �eruirà ad u�o

del padrone, e delle �ue donne: e quella di dietro �arà da metterui i fore�tieri: onde quei di ca�a, & i fore�tieri

re�teranno liberi da ogni ri�petto: alche gli antichi, e mas�imamente i Greci hebbero grandis�imo riguardo.

Oltra di ciò, �eruirà ancho que�ta partitione in ca�o che i di�cendenti del �udetto gentil'huomo uole��ero hauere

i �uoi appartamenti �eparati. Ho uoluto poner le �cale principali �otto il portico, che ri�pondano à mezo del

cortile: accioche quelli, che uogliono �alir di �opra; �iano come a�tretti à ueder le più belle parti della fabrica;

& ancho accioche e��endo nel mezo po��ano �eruire all'una, e all'altra parte. Le cantine, e i luoghi �imili �ono

�otterra. Le �talle �ono fuori del quadro della ca�a: & hanno l'entrata per �otto la �cala. De' di�egni in forma

grande; il primo è di parte della facciata, & il �econdo di parte del cortile.

LA fabrica che �egue è in Verona, e fu cominciata dal Conte Gio. Batti�ta dalla Torre Gentil'huomo di quella

Città: il quale �oprauenuto dalla morte; non l'ha potuta finire: ma ne è fatta vna buona parte. Si entra in que�ta

ca�a da i fianchi, oue �ono gli anditi larghi diece piedi: da i quali �i peruiene ne i Cortili di lunghezza cia�cuno

di cinquanta piedi, e da que�ti in vna �ala aperta, la quale ha quattro colonne per maggior �icurezza della Sala

di �opra. Da que�ta Sala �i entra alle Scale: le quali �ono ouate, e uacue nel mezo. I detti Cortili hanno i

Corritori, ò Poggiuoli intorno, al pari del piano delle �econde �tanze. Le altre Scale �eruono

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per maggior commodità di tutta la ca�a. Que�to compartimento rie�ce beni�simo in que�to �ito: il quale è lungo,

e �tretto, & ha la �trada mae�tra da vna delle facciate minori.

I DISEGNI che �eguono �ono di una fabrica in Vicenza del Conte Ottauio de' Thieni, fu del Conte

Marc'Antonio: il qual le diede principio. E' que�ta ca�a �ituata nel mezo della Città, vicino alla piazza, e però

mi è par�o nella parte che è uer�o detta Piazza di�ponerui alcune botteghe: percioche deue l'Architetto auertire

ancho all'vtile del fabricatore, potêdo�i fare cômodamente, doue re�ta �ito grande à �ufficienza. Cia�cuna

bottega ha �opra di �e vn mezato per u�o de' botteghieri; e �opra ui �ono le �tanze per il padrone. Que�ta ca�a è

in I�ola, cioè circondata da quattro �trade. La entrata principale, ò uogliam dire porta mae�tra ha vna loggia

dauanti, & è �opra la �trada più frequente della Città. Di �opra ui �arà la Sala maggiore: la quale v�cirà in fuori

al paro della Loggia. Due altre entrate ui �ono ne' fianchi, le quali hanno le colonne nel mezo, che ui �ono

po�te non tanto per ornamento, quanto per rendere il luogo di �opra �icuro, e proportionare la larghezza

all'altezza. Da que�te entrate �i entra nel cortile circondato intorno da loggie di pila�tri nel primo ordine

ru�tichi, e nel �econdo di ordine Compo�ito. Ne gli angoli ui �ono le �tanze ottangule, che rie�cono bene, �i per

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la forma loro, come per diuer�i u�i, à' quali elle �i po��ono accommodare. Le �tanze di que�ta fabrica c'hora

�ono finite; �ono �tate ornate di belli�simi �tucchi da Me��er Ale��andro Vittoria, & Me��er Bartolomeo Ridolfi;

e di pitture da Me��er An�elmo Canera, & Me��er Bernardino India Verone�i, non �econdi ad alcuno de' no�tri

tempi. Le Cantine, e luoghi �imili �ono �otterra: perche que�ta fabrica è nella più alta parte della Città, oue

non è pericolo, che l'acqua dia impaccio.

DE I DISEGNI che �eguono in forma maggiore; il primo è di parte della facciata; il

�econdo di parte del Cortile della �oprapo�ta fabrica.

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Bibliografia: Andrea Palladio – Le ville venete a cura di Stefano Zuffi Le Miniature – Abscondita - 2003