IL SACRILEGIO CILONIANO: TRADIZIONI E CRONOLOGIA

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IL SACRILEGIO CILONIANO: TRADIZIONI E CRONOLOGIA Author(s): Alessandro Giuliani Source: Aevum, Anno 73, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 1999), pp. 21-42 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20860926 . Accessed: 15/06/2014 17:13 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 188.72.127.63 on Sun, 15 Jun 2014 17:13:34 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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IL SACRILEGIO CILONIANO: TRADIZIONI E CRONOLOGIAAuthor(s): Alessandro GiulianiSource: Aevum, Anno 73, Fasc. 1 (Gennaio-Aprile 1999), pp. 21-42Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860926 .

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Alessandro Giuliani

IL SACRILEGIO CILONIANO: TRADIZIONI E CRONOLOGIA

II racconto del tentativo dell'ateniese Cilone di impadronirsi della tirannide nella sua citta, occupando l'acropoli con un gruppo di armati, ci e tramandato da diversi autori antichi. L'interesse delle fonti non nasce tanto dal fallimentare colpo di mano in se e per se, quanto dalle conseguenze del sacrilegio che ne accompagno la repressione: sconfitti, gli uomini di Cilone si erano rifugiati come supplici nel

tempio di Atena, ma erano poi stati convinti ad uscirne e massacrati; la respon sabilita dell'eccidio pes6 sull'arconte Megacle, padre di Alcmeone, e sulla sua discendenza (gli Alcmeonidi). Proprio in forza del rilievo che questi fatti vennero ad assumere nella storia ateniese successiva, essi furono recepiti da varie tradizioni diversamente orientate, e per noi attestate da autori cronologicamente distanti tra

loro; dal che derivano non pochi problemi interpretativi, sia sul piano della

comprensione della logica ispiratrice delle singole fonti, sia su quello della ricostru zione dei fatti e della loro collocazione cronologica.

1. Le tradizioni

Quello di Erodoto (V 71) e cronologicamente il primo racconto della vicenda di cui disponiamo. Lo storico narra del sacrilegio per fornire la motivazione ufficiale, religiosa, dell'esilio comminato aU'alcmeonide Clistene ed ai suoi per istigazione dello spartano Cleomene nel corso delle lotte che segnarono il periodo successivo alia cacciata di Ippia: Cilone, rifugiatosi con i compagni presso la statua di Atena, fu persuaso dai pritani dei naucrari ad allontanarsene per sottomet tersi a giudizio: ne segui un massacro di cui furono ritenuti responsabili appunto gli Alcmeonidi1. Erodoto sembra non sbilanciarsi a proposito della fondatezza dell'accusa: anche Tespressione che impiega a sigillare il suo breve excursus

((povefiaoci 8e oroToix; aixlri e%ei 'AXK|i?covi8a<;) non lo impegna esplicita mente2.

Una prima stesura di questo lavoro e stata oggetto di preziose discussioni con la Professoressa M. Sordi e con la Professoressa L. Prandi, che hanno cosi accresciuto il debito di riconoscenza nei loro confronti da parte di chi scrive.

1 II tentativo di analisi strutturale del racconto di Erodoto realizzato da J.R. Ellis, The Kylon,

Pausanias and Themistokles Logoi, ?Arethusa?, 27 (1994), 165-91, non conduce a risultati apprez zabili.

2 Con cxiilti exei, come in altri passi strettamente analoghi (cfr. ad esempio V 70, 2 e VI 115), Erodoto prende semplicemente atto, senza sbilanciarsi, della voce corrente che attribuisce agli Alcmeonidi la responsabilita dell'accaduto; cfr. J.E. Powell, A Lexicon to Herodotus, Hildesheim

1960, s.v. aitln; G. Nenci, Commento a Erodoto, Le storie, libro V, Milano 1994, 266. II riferi

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Tucidide, per parte sua, riferisce i fatti (a I 126) nel contesto della spiega zione della pretesa spartana, avanzata alia vigilia della guerra del Peloponneso, che gli Ateniesi allontanassero i portatori dell'impurita contratta offendendo Atena col massacro dei ciloniani. Lo storico ateniese motiva questa richiesta con l'intento

propagandistico di indebolire la posizione di Pericle, imparentato coi sacrileghi per parte di madre, ma non nomina esplicitamente gli Alcmeonidi; ricorda

comunque che furono cacciati da Atene una prima volta dopo il fatto, e nuovamente con Cleomene, ma che nonostante tutto si trovavano ancora in citta. L'intenzione di correggere la versione di Erodoto traspare forse dall'insistenza sul ruolo di

primo piano svolto dagli arconti, in generate nell'Atene arcaica (tote 8e id rcoAAa taw koXixik&v oi evvecc dp^ovxeq ercpacaov) ed in particolare nella vicenda ciloniana: e sotto la piena responsabilita degli arconti che i supplici vengono ingannati ed uccisi, senza riguardo nemmeno per quanti avevano trovato un nuovo

rifugio presso gli altari delle dee venerande3. Tucidide, inoltre, e Tunica fonte a riferire che Cilone si era recato a Delfi prima di tentare il colpo di mano: il dio gli suggeri di agire occupando l'acropoli nel corso della piu grande festa di Zeus4; Cilone, campione olimpico, penso alle Olimpiadi, e lo storico commenta il suo insuccesso sottolineando l'ambiguita dell'oracolo, che forse si riferiva alia festa ateniese delle Diasie, celebrata fuori citta (nel corso della quale dunque, bisogna forse intendere, la citta era piu sguarnita)5. E ancora Tucidide ad informarci che

mento diretto e sottolineato al ruolo dei pritani dei naucrari (ot nep lveu,ov xoxe xdc, 'AGtivcxc,) e

stato spesso interpretato come funzionale all'intento di scagionare gli Alcmeonidi, coinvolti per la

parte avuta da Megacle in qualita di arconte: cfr. specialmente F. Jacoby, Atthis, Oxford 1949, 186 87. Gli studi piii recenti tendono piuttosto a negare che Erodoto sia mosso da un'intenzione apologe tica: cfr. S.D. Lambert, Herodotus, the CyIonian Conspiracy and the IJPYTANEIZ TON

NAYKPAPftN, ?Historia?, 35 (1986), 105-12 (con status quaestionis e bibliografla precedente); R. Thomas, Oral Tradition and Written Record in Classical Greece, Oxford 1990, 272-80; C.W. Fornara - L.J. Samons II, Athens from Cleisthenes to Pericles, Berkeley-Los Angeles-Oxford 1991, 6. La

distinzione tra ci6 che Erodoto attribuisce ai pritani dei naucrari (la promessa di incolumita) e ci6 che attribuisce agli Alcmeonidi (la fama di colpevolezza), lungi dal discolpare questi ultimi, sottoin tende l'aggravante della natura non ufficiale e non autorizzata dell'uccisione per M. Lang, Kylonian Conspiracy, ?CPh?, 62 (1967), 245. Sul ruolo dei naucrari nell'Atene arcaica B. Jordan, Herodotos 5. 71.2 and the Naukraroi of Athens, ?Californian Studies in Class. Antiquity?, 3 (1970), 153-75; Id., Servants of the Gods, Gottingen 1979 (Hypomnemata 55), 56-62; J.-C. Billigmeier - A.

Sutherland Dusing, The Origin and Function of the 'Naukraroi' at Athens: An Etymological and Historical Explanation, ?TAPhA?, 111 (1981), 11-16.

3 Thuc. I 126, 8: ...dnfjXGov oi noXXox, emxpeyavxec, xotc, evvea dpxo\)oi xtjv cpi)A,aKr|v xe

mi xo nav ocuxoKpaxopci SiaGetvai fj dv dpiaxa 8iaYiyv6aKCDOiv. In Tucidide risulta chiaro

che la responsabilta dell'accaduto spetta al collegio magistratuale competente, nell'esercizio di funzioni

legittime, come organo della n6Xx<;, in una prospettiva che pare alleviare la responsabilita personale di Megacle. Di opposto parere A.W. Gomme, A Historical Commentary on Thucydides, I, Oxford

1945, 426, per cui rallontanarsi dei noXXox sta anzi a significare che lo Stato non ebbe responsa bilita, e che richiama l'ampiezza dei poteri dell'arconte eponimo come emerge da Arist. Resp. Ath.

13, 2 per spiegare come solo Megacle fu ritenuto colpevole deU'abuso. Sul rapporto tra il passo di

Erodoto e quello di Tucidide cfr. anche F.R. Wurst, Zu den Ttpvrdcvieg rwv vavKpdpcov und zu den alten attischen Trittyen, ?Historia?, 6 (1957), 176-78.

4 Thuc. I 126, 4: Xpcouivcp ... xcp KMrovi ev AeXcpotq dvet^ev 6 Beoq ev xo$ Axoq xfj

fieyiaxTi eopxfl KaxaXaPeiv xfjv 'AGrivaicov dKp07toA,iv. 5 M. Jameson, The Sacrificial Calendar from Erchia - The Cylonian Conspiracy, ?BCH?, 89

(1965), 167-72, ritiene che Tucidide sottolineando questo aspetto si opponga ad una versione corrente, cui farebbe invece riferimento Erodoto, la quale collocava il colpo di mano appunto nella festa delle

Diasie.

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Cilone era genero del tiranno di Megara Teagene, il quale gli forni un sostegno militare nel suo tentative, ed e egualmente il solo a registrare il particolare della

fuga di Cilone e di suo fratello dall'acropoli assediata, prima che i suoi sfortu nati compagni si vedessero costretti alia resa.

L"A0tiv<xicgv noXiteia aristotelica si apre per noi proprio sul racconto di

queste vicende: la prima parte della narrazione & perduta, ma rimane la notizia dell'esilio perpetuo inflitto ai discendenti di Megacle6. II provvedimento, stando ad Aristotele, fu preso molto tempo dopo i fatti, tanto che le salme dei diretti

responsabili furono riesumate e gettate fuori dai confini. Molto vicina alia versione aristotelica e quella conservata da Plutarco nella sua biografia di Solone (12, 1

9)7, in relazione ad un coinvolgimento diretto del grande statista in questi eventi che turbarono la vita della noXiq ateniese: Solone avrebbe operato da mediatore convincendo i presunti evayetq a sottoporsi ad un processo, dal quale essi uscirono

appunto condannati all'esilio. Rispetto ad Aristotele, Plutarco sembra presupporre un lasso di tempo meno ampio tra il sacrilegio ed il processo: anch'egli ricorda la dispersione dei resti dei morti, ma per lui alcuni dei diretti responsabili sono ancora vivi, e vanno in esilio. La sua descrizione delle circostanze del massacro contiene alcuni particolari interessanti: i ciloniani, secondo Plutarco, accettarono di allontanarsi dal tempio di Atena, ma vollero mantenere un legame fisico con la statua della dea tramite un filo ritorto; giunti pero di fronte al tempio delle Dee

Venerande, il filo si spezzo improvvisamente, da solo, sicche Megacle e gli altri arconti si avventarono su di loro in quanto la dea pareva respingere la loro supplica (dx; xfjq 0eo\) xfjv iicecriav anoXeyo\iEvy\c,). Vennero cosi lapidati quanti si trovavano fuori dal tempio, scannati quanti avevano cercato rifugio presso gli altari delle dee e risparmiati solo coloro che si erano rivolti come supplici alle mogli degli arconti.

Questi i diversi racconti del tentativo di Cilone e delle sue conseguenze immediate8. Con questi fatti veniva inoltre ricollegata la tradizione di una purifi cazione della citta di Atene, realizzata da Epimenide9: Aristotele la menziona

6 Cfr. Aristot. Resp. Ath. I. Le poche righe conservate accennano appunto alia condanna, airesilio della famiglia con Fesumazione delle salme dei diretti colpevoli, alia puriflcazione compiuta da

Epimenide; il riferimento agli Alcmeonidi e ricavabile dairepitome di Eraclide, che parla di oi rcepi MeyaKXea (Heraclid. Excerpta politiarum, 371, 14-16). 7

Lo stringente parallelismo tra alcuni capitoli della biografia plutarchea di Solone e dell''AOnvoclcov TtoXixeva di Aristotele ha permesso di parlare di una fonte comune ai due autori, da individuare nella letteratura attidografica del IV secolo: con tutta probability, si tratta di Androzione, cui Plutarco attingeva per tramite di Ermippo. Cfr. F.E. Adcock, The Source of the Solonian Chapters of the Athenaion Politeia, ?Klio?, 12 (1912), 1-16; L. Piccirilli, Commento a Plutarco, La vita di

Solone, cur. M. Manfredini e L. Piccirilli, Milano 19903, 162. Si pu6 ritenere che il racconto di Plutarco corrispondesse nella sostanza a quello aristotelico anche per la parte perduta di quest'ul timo.

8 Non aggiungono nulla di signiflcativo alle testimonianze riportate nel testo gli scarni cenni

contenuti in Paus. VII 25, 3 e Suid., s.v. K\)A,cbv?iov ayoc, (che confonde Pericle col suo antenato

Megacle). In Schol. Aristoph. Eq. 445 sono riportate tre versioni: la prima corrisponde a quella plutar chea; al racconto di Tucidide la seconda, di cui la terza riassume in pratica 1'ultima parte. Per Jacoby, Atthis, 369, n. 88, lo scolio deriva forse le sue notizie da un'opera attidografica. 9 Sulla figura di Epimenide, oltre al lavoro dello Jacoby (FGrHist 457), cfr. H. Demoulin, Epimenide de Crete, Bruxelles 1901; S. Mazzarino, // pensiero storico classico, I, Bari 1965, 29 33 e 46-50; H. Diels, Uber Epimenides von Kreta, in Kleine Schriften zur Geschichte der Antiken

Philosophic, Hildesheim 1969, 36 ss. La storicita del personaggio e stata revocata in dubbio, con

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molto sinteticamente; Plutarco la ricorda tratteggiando con vivezza la sensazione di impurita che gravava su Atene e che spinse a richiedere 1'opera catartica del

sapiente cretese. Piu complessa e la testimonianza di Diogene Laerzio, il quale presenta due differenti versioni di questa purificazione10: stando alia prima, Epimenide sarebbe stato chiamato dagli Ateniesi su indicazione dell'oracolo

delfico, per porre fine ad una pestilenza: sul colle dell'Areopago vennero lasciate libere pecore bianche e nere; nel luogo in cui ognuna di esse si fermava veniva costruito un altare ad un dio o ad un eroe (rispettivamente, a seconda del colore della pecora), destinato a rimanere senza nome, e vi veniva sacrificato l'animale. Stando alia seconda versione, il motivo della purificazione era il sacrilegio ciloniano che gravava sulla citta, e la catarsi veniva compiuta tramite un sacrificio umano: l'immolazione di due (papjxaKOi, Cratino e Ctesibio. La notizia del sacrificio umano volontario di un Cratino e di un Aristodemo in occasione della

purificazione di Atene operata da Epimenide era riportata anche da Neante di Cizico11. Oltre alle notizie relative ad Epimenide, possediamo delle informazioni sull'esistenza di un luogo consacrato a Cilone (Ka)X6veiov) appunto nei pressi dell'Areopago e del tempio delle Eejivoci12 e di una statua di bronzo di Cilone

sull'acropoli, vista da Pausania13. II parallelo con le due statue di bronzo di

argomenti interessanti ma non pienamente convincenti: cfr. M.L. West, The Orphic Poems, Oxford

1984, 45-53. Una tradizione (Lobone Argivo, fr. 16 Cronert) attribuisce ad Epimenide anche la costru zione del tempio delle Dee venerande in Atene, che peraltro secondo Plutarco fa gia parte dello scenario dell'eccidio.

10 Diog. Laer. 1110, che colloca la venuta di Epimenide in Atene nella XLVI Olimpiade (596/5

593/2); Suid., s.v. 'EmjieviSnq, indica invece la XLIV (604/3-601/0). 11 FGrHist 84 F 16 = Athen. XIII 602 c-d: vi si parla della purificazione di Epimenide, senza accennare alia causa. Ateneo ricorda peraltro lo scetticismo manifestato da Polemone d'llio nei confronti del racconto di Neante. Per Piccirilli, Commento, 159 (che rinvia a A.R. Burn, The Lyric Age of Greece, London 1967', 287), le vittime del sacrificio furono forse due alcmeonidi; sembrano

opporsi a questa possibility sia il fatto che, stando alle fonti, la famiglia era gia in esilio al momento

della purificazione di Epimenide, sia il racconto di Neante, in cui Cratino offre la vita per la patria (ekcov ... \)7tep Tfjc, Bpeyaixevnq) ed Aristodemo lo segue per amore. Accettando l'idea dei qxxpp.aKoi alcmeonidi, lo Jacoby (FGrHist 454 Tie Komm.), che ha voluto vedere in Epimenide una figura in opposizione a Delfi e legata piuttosto agli Alcmeonidi, ha proposto di espungere dal testo di

Diogene la seconda versione, in quanto nota marginale introdottasi nel corpo dell'opera; originaria mente, l'intervento di Epimenide non sarebbe stato connesso con la vicenda di Cilone. Ma il frammento di Neante chiama invece direttamente in causa il cretese; collegano inoltre esplicitamente la purifi cazione di Epimenide e l'espiazione del KuXtbveiov ayoc, anche Suida, s.v. 'Emp,?vi8T|c? e Cic. De

leg. II 2, 28. Comunque, Tintera versione dei sacrifici umani non merita molta fiducia, come giusta mente riconoscono L. Moulinier, Le pur et Vimpur dans la pensee des Grecques, Paris 1952, 51

58; J. Bremmer, Scapegoat Rituals in Ancient Greece, ?HSPh?, 87 (1983), 303 (che ravvisa nel racconto Yaition della festa delle Targelie); R. Parker, Miasma, Oxford 1983, 259; D.D. Hughes,

Human Sacrifice, London 1991, 155-56; P. Bonnechere, Le sacrifice humain en Grece ancienne,

Athenes-Liege 1994, 249. 12 Cfr. Schol. Sophocl. Oed. Col. 489, che cita come fonte Polemone (fr. 49 Preller); dove perd

Ki)A,d)veiov e congettura moderna ? generalmente accolta ? a fronte delle lezioni corrotte dei

codici. La vicinanza tra il tempio delle Eeuvai ed il KaAdweiov, entrambi sull'Areopago, ed il luogo dove Epimenide fece radunare le pecore per la purificazione e stata segnalata da Mazzarino, //

pensiero, I, 31. 13 Cfr. Paus. I 28, 1. Pausania si stupisce die una statua fosse stata dedicata ad un uomo che

aveva aspirato ad impadronirsi della tirannide. Cfr. H. Hitzig - H. Blummer nel commento a

Pausaniae Greciae descriptio, I, Berolini 1896, 299-300, per una rassegna delle possibili interpre tazioni che dissociano la statua dalla purificazione di inizio VI secolo: forse si trattava di una dedica

celebrativa della vittoria olimpica di Cilone; forse Pausania ha confuso il Cilone piu noto con un

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Pausania il reggente che gli Spartani eressero su indicazione di Delfi ai lati dell'al tare di Atena Calcieca, nel tempio in cui era stato lasciato morire di fame, fa

pensare che si tratti di una dedica dal valore espiatorio ed apotropaico14. Infine, una vicenda che presenta alcuni punti di contatto interessanti si ritrova presso Pausania: alle Olimpiadi del 496, il pugile Cleomede di Astipalea aveva ucciso il suo avversario, e per questo si era visto negare il titolo di vincitore; reso folle dalla delusione, rientrato in patria aveva causato il crollo di una scuola e la morte di sessanta ragazzi. Inseguito dalla folia decisa a lapidarlo, si era rifugiato nel

tempio di Atena, e qui si era rinchiuso in una cassa; quando questa, a fatica, venne

aperta, risulto miracolosamente vuota. Interrogato sull'accaduto, l'oracolo di Delfi indico di onorare Cleomede come l'ultimo degli eroi15.

Passando a considerare piu da vicino le singole narrazioni della vicenda, si nota che le notizie riportate dal solo Tucidide risultano orientate in una direzione coerente. Egli e l'unico a ricordare la consultazione delfica compiuta da Cilone, cosi come e praticamente l'unico ad informarci del ruolo avuto da Teagene e dalle

truppe di Megara16. Allo stesso modo, solo Tucidide presenta una versione in cui Cilone non viene costretto alia resa ed ucciso con i suoi compagni, ma trova prima scampo col fratello, in una fuga obiettivamente poco nobile11. A ben vedere, questo particolare e tutt'altro che secondario: non solo perche getta cattiva luce su Cilone

omonimo piu tardo; forse la statua risale al momento in cui il sacrilegio ciloniano fu usato come arma contro Pericle, dal momento che Pausania definisce il soggetto ritratto eTSoc, K&XXioxoq e che un tale giudizio si confa meglio ad una scultura classica che ad una arcaica (bench6 sia possibile che l'apprezzamento di Pausania derivi da un epigramma che si accompagnava alia statua). L.

MouLiNffiR, La nature et la date du crime des Alcmionides, ?REA?, 42 (1946), 191, ha a sua volta accolto Tipotesi della funzione espiatoria, ma ha proposto l'occasione dell'esilio dei discendenti dei

sacrileghi nel 508. Ma l'atmosfera di quel momento sembra molto piu propizia ad un'azione puramente

negativa di sradicamento degli Alcmeonidi dalla citta, piuttosto che ad una purificazione vera e propria che comportasse un'eroizzazione di Cilone. Nel 432, poi, non c'e alcuna attestazione che il richiamo dell'antico sacrilegio avanzato da Sparta per ragioni propagandistiche abbia avuto un qualche seguito in Atene; un simile segno di debolezza politica da parte di Pericle sembra in effetti estremamente

improbabile. Infine, una vittoria olimpica non sembra un motivo adeguato per la dedica di una statua

nell'acropoli ateniese (e questo e valido ancora per Licurgo: cfr. In Leocr. 51). 14 Cfr. Paus. Ill 17, 7: AotK?8aip,6vioi 8e ekteXouvtec, rcpooTayna ek AsXcpcov xac, te ?i,K6vac,

EicoifioavTo tac, xaA,Kac, Kai 8aiu,ova Tificoaiv 'EtciScottiv, to etc! Ila'oaavia xov Ikeoiou

p,frviu.a d7coxp?7c?iv tov 'E7Ci8cbTT|v AiyoviEC, xomov. Si tratta di un procedimento espiatorio specifico, volto a stornare l'ira del dio dei supplici, 'Ikectioc,. Cfr. anche Plut. Mor. fr. 126 Sandbach e 506 e-f. In questa linea cfr. D. Musti - M. Torelli nel commento a Pausania, Guida della Grecia, III, La Laconia, Milano 1991, 231, i quali segnalano, a proposito del valore religioso posseduto dal

raddoppiamento deirimmagine, le due statue del condottiero Pythes di Abdera viste ad Olimpia da Pausania (VI 14, 12). Forse anche nel caso di Cilone si trattava in origine di una coppia di statue, una delle quali non seppe attendere per sette secoli la visita del nostro periegeta. Anche in una lettera di Temistocle (V 15) e descritto l'esorcismo dello spettro tramite statue di bronzo; C.A. Faraone,

Binding and Burying the Forces of Evil: the Defensive Use of 'Vodoo Dolls' in Ancient Greece, ?CA?, 10 (1991), 185-87, vi ravvisa un procedimento simbolico di risepoltura. 15 Paus. VI 9, 6-8; cfr. anche Plut. Rom. 28, 4-5.

16 Erodoto (V 71) parla invece esplicitamente e solamente di ETCtipniTi xcov f^iKicoTecov, dando

all'iniziativa un carattere affatto interno ateniese; forse analogamente Plutarco chiama i compagni di Cilone c\)v?|i6Tai (Sol. 12, 1), mentre e Tucidide che, accanto ai yiXoi, segnala la napa xo$

?eayEVOvq 8\>vap,i<; (I 126, 5). Anche Pausania, descrivendo la statua di Cilone (I 28, 1), lo dice genero di Teagene: ricavando la notizia o da Tucidide o daH'iscrizione.

17 Non infirma queste considerazioni la terza variante dello scolio al v. 445 dei Cavalieri di

Aristofane, comunque debitore a Tucidide: se essa non e semplicemente una tarda variazione sul tema, infatti, deriva evidentemente dalla stessa tradizione cui fa capo Tucidide stesso. Cfr. supra, n. 8.

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(la cui presenza sino all'ultimo sembra essere data per scontata negli altri racconti), ma anche e soprattutto perche svuota completamente di senso l'eroizzazione del

personaggio operata nel contesto della purificazione, quale rimaneva attestata ai

posteri nell'esistenza del KuXcbveiov e della statua bronzea18. Se Cilone non era morto con gli altri, queste dediche perdevano ogni valore sacrale, e diventavano

semplicemente testimonianze di una beffa19. Considerata nel suo complesso, la versione di Tucidide si contraddistingue dunque per la coerenza con cui accumula

particolari negativi nei confronti del tentativo di Cilone: esso prese forma concreta a Delfi, e fu promosso e spalleggiato da Megara: era quindi espressione di un tentativo di ingerenza esterna, un attentato straniero alia liberta ateniese. Cilone abbandono i suoi uomini, comportandosi da vile: la purificazione che segui l'ucci sione degli sconfitti non fu che una grottesca celebrazione di questo fuggiasco.

Queste considerazioni contribuiscono, almeno in parte, a legittimare qualche dubbio a proposito della notizia tucididea del responso fornito dalla Pizia a Cilone.

Tucidide, indubbiamente, mostra di credere alia storicita del fatto; da un lato, pero, risulta indubbiamente singolare che Cilone, tramando per impadronirsi della tirannide in Atene, abbia manifestato apertamente i suoi intenti di fronte al

personale dell'oracolo delfico ed abbia quindi atteso, per mettere in atto i propri disegni, la scadenza delle successive Olimpiadi; dall'altro, fa specie che la Pizia abbia effettivamente risposto con un simile incoraggiamento, nel quale all'accenno devoto alia festa di Zeus (in sostanza, comunque, un invito a violarne la sacralita) si affianca un esplicito suggerimento tattico-militare (impadronirsi dell'acropoli), ancor piu evidenziato nell'interpretazione che sembra darne Tucidide20. E invece

18 Lang, KyIonian Conspiracy, 247, spiega invece il racconto tucidideo della fuga di Cilone

come una difesa indiretta degli Alcmeonidi da un'accusa di aver agito per vendetta di clan, in quanto ritiene che solo col loro consenso il fuggiasco avrebbe potato eludere la sorveglianza degli assedianti;

ma anche ammesso quest'ultimo particolare, una difesa talmente indiretta farebbe davvero troppo affldamento sull'estro dietrologico del lettore.

19 Se veramente Cilone non fu tra i supplici uccisi, non si pud comunque escludere che col

racconto della sua fuga Tucidide intenda smentire una sparizione miracolosa analoga a quella di Cleomede. In tal caso, e possibile che proprio una tale versione della fine di Cilone e della sua eroizzazione abbia influito sulla formazione della leggenda di Cleomede.

20 Considerano invece l'oracolo senz'altro come storico H.W. Parke - D.E.W. Wormell, The

Delphic Oracle, Oxford 1956, I, 120; conformemente ai propri criteri generali, lo reputa fittizio J.

Fontenrose, The Delphic Oracle, Berkeley-Los Angeles-New York 1979, 68. Comunque sia, riesce veramente difficile condividere la sicurezza di Autori come il Lambert (Herodotus, 107-09), che addita l'oracolo come un esempio di consiglio abile sia perche" efflcace (suggerendo di attaccare Atene in un momento in cui e sguarnita) sia perche volutamente ambiguo, arrivando inoltre ad affermare che by the 5th century the oracle may have been one of the only remaining secure pieces of public evidence as to what actually happened (ma in che senso public evidence!). Anche G. Forrest, The First Sacred War, ?BCH?, 80 (1956), 39-42, sembra semplicistico nell'affermare che Delfi si mosse, lucidamente ispirata da amicizia per Megara e da ostilita verso Atene, solo sulla base del testo di Tucidide. Piu cautela da parte di Lang, Kylonian Cospiracy, 243 e n. 6, che indica come

sospetto anche il tema della conquista della citta in occasione di una festa, segnalando van luoghi erodotei (I 106; 150; 191; 211; II 100) in cui ricorre il motivo tipico della capture by festival (sia festa religiosa che banchetto). II problema e probabilmente destinato a restare aperto. Su di un piano generate, e ancora la Lang a mettere bene in luce come non sia possibile distinguere con sicurezza nelle nostre fonti gli elementi fittizi da quelli funzionali alia logica del racconto ma di per se veri; non e comunque condivisibile, nel merito della sua ricostruzione, la tendenza ad attribuire in linea di principio i particolari che appaiono dopo Erodoto ad una progressiva elaborazione apologetica in senso filo-alcmeonide. La sola certezza che abbiamo, cioe che una tradizione attribuiva l'occupa zione dell'acropoli niente meno che ad un invito dell'oracolo delfico, e comunque sufficiente a rendere

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IL SACRILEGIO CILONIANO 27

estremamente probabile che Delfi abbia svolto un ruolo significativo in una fase

successiva, decretando la necessity di purificare la citta (in probabile collegamento con Teroizzazione di Cilone, come avverrl nel caso di Cleomede di Astipalea) e insieme sancendo la responsabilita degli Alcmeonidi nel sacrilegio ed avallando il loro esilio. Vi e un elemento a mio parere grandemente significativo che conduce

appunto in questa direzione: poco tempo dopo, gli Ateniesi affideranno il comando del loro contingente impegnato nella guerra sacra, destinata a porre fine al controllo di Crisa su Delfi, proprio ad Alcmeone figlio di Megacle, Terede diretto della macchia del sacrilegio ciloniano. Ora, che un tvayy\q venga investito di tale autorita

proprio nel contesto di una guerra per Delfi e fatto che rimane incomprensibile, se non vi si riconosce una forte intenzione simbolica; e questa si puo intendere solo come delegittimazione di un'autorita sacrale (la Delfi di Crisa, appunto) compromessa nelTingiusta condanna degli Alcmeonidi21. In questa prospettiva, dunque, non si puo escludere che la tradizione raccolta da Tucidide a proposito della consultazione delfica di Cilone sia effettivamente interessata a presentare rimmagine di un oracolo compromesso con l'aspirante tiranno sin dalla pianifi cazione del suo tentativo.

La versione raccolta da Tucidide non e Tunica che, ad un esame attento, si rivela coerentemente orientata a suggerire un preciso giudizio sull'accaduto, in modo evidentemente intenzionale. Anche il racconto di Plutarco contiene alcuni

particolari che meritano di essere valorizzati in questa luce. Esso ha in comune con Aristotele il diretto riferimento alia responsabilita di Megacle nel sacrilegio; ma e Tunica fonte che menzioni Tespediente del filo con cui i supplici avrebbero cercato di garantirsi Tincolumita. L'effettiva attendibilita di questa notizia e stata variamente valutata22; indubbiamente, almeno il dettaglio del filo che si rompe da

altamente improbabile l'ipotesi del Jordan (Servants, 56-57) per cui l'espressione ?sacrilegio ciloniano? (KiAcbveiov ayoq) di Plut. 12, 1 e Suid., s.v., non indicherebbe la strage ma la violazione

dell'acropoli come spazio sacro da parte di Cilone e dei suoi. 21

La partecipazione di Alcmeone alia guerra sacra, a capo del contingente ateniese, era attestata

dai AeXqHDv \)ko(xvf|p,aTa secondo Plutarco (Sol 11, 2). Per l'interpretazione deirimpegno ateniese nel conflitto in chiave di reazione alle prese di posizione filociloniane di Delfi, cfr. Forrest, The First Sacred War, 39-42 (e 48-51 sul ruolo di Alcmeone); Mazzarino, //pensiero, I, 32-33; Piccirilli, Commento, 144-45.

22 Se Demoulin, Epimenide, 61, considera senz'altro arricchimenti tardi i particolari del racconto

di Plutarco, e paradigmatica la posizione opposta di G. Glotz, Histoire Grecque, I, Paris 1925, 419 e n. 160: ce ricit merveilleux avait manifestement pour but de disculper Migacles et les Alcmionides. On y trouve cependant des details qui donnent Vimpression d'une haute antiquity. II n'est pas

impossible qu'il soit en grande partie viridique: les Cyloniens aurons voulu conserver Vinviolabi lite dont Us jouissaient sur VAcropole, et Migacles aura fait couper la corde. Una simile imposta zione, che a prima vista appare naturalmente raccomandabile, non regge ad un esame piu attento del

complesso del racconto plutarcheo. Prende posizione decisamente a favore della storicita del dettaglio della corda A. Mastrocinque, Ricerche sulla storia greca arcaica: II, La lapidazione dei Ciloniani, ?RIL?, 112 (1978), 4-5, che ne dimostra l'attendibilita sulla base di due paralleli, peraltro cronolo gicamente distanti tra loro: il tentativo degli Efesii di difendere la loro citta daH'assedio di Creso congiungendone le mura col tempio di Artemide tramite una fune (Her. I 26, 2); e il disperato sforzo di Cleopatra, moglie di Antioco IX, per difendersi dai soldati della moglie di Antioco VIII aggrap pandosi alia statua di una dea, da cui quelli la separarono tagliandole le mani (Iustin. XXXIX 3, 10). In effetti, non si tratta tanto di verificare la coerenza del racconto plutarcheo con la mentalita

religiosa arcaica (la .sua 'verosimiglianza'), quanto la sua reale probability ed affidabilita. Come si

vedra, prima di affermare, col Mastrocinque, che ?la narrazione di Plutarco e la piu attenta e

fededegna? tra quante ci tramandano il sacrilegio ciloniano, e opportuno un vaglio critico piu accurate

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28 A. GIULIANI

solo (ai)to|xdtco(;) pud suscitare qualche legittima perplessita. Plutarco e pure l'unico a parlare di lapidazione a proposito di un gruppo di ciloniani, distinti da

quelli che vennero sgozzati presso gli altari delle Eumenidi; come anche da quelli che si sarebbero invece salvati per aver supplicato le mogli degli arconti (12, 1:

^ovoi 8'acpei0iiG(xv oi xaq yuvaiicag am&v iKeTeuaavxeq). Anche di fronte a

quest'ultima annotazione il lettore ha diritto, credo, a qualche perplessita: non e facile darsi ragione di come questi uomini, nel drammatico parapiglia seguito alia inattesa rottura del filo prezioso ed all'assalto degli uomini di Megacle condotto a colpi di pietre, avrebbero trovato modo di arrivare ad abbracciare le ginocchia di queste donne, che e sinceramente difficile immaginare presenti alia scena sin dall'inizio. Piu improbabile ancora che i massacratori, disposti a non fermarsi di fronte agli altari delle temibili Ze^val, si siano arrestati alia semplice invocazione dei nomi delle loro mogli. Quanto poi alia lapidazione, essa non e procedimento proprio di una strage effettuata dall'autorita legittima: in Grecia ricorre piuttosto come forma di linciaggio, ed in ogni caso e sempre operata da una folia nei confronti di uno o di pochi individui23. Non si capisce affatto per quale motivo

gli uomini degli arconti, evidentemente armati, si sarebbero dovuti impegnare a

lapidare i ciloniani che erano riusciti a trattenere in strada, quando poi non mostrano difficolta a scannare (amc(payy\aav, dice Plutarco) quanti si erano

rifugiati in un tempio24. Questi tre elementi (il filo spezzato, la lapidazione, la supplica alle mogli),

nessuno dei quali si raccomanda di per se come storicamente attendibile, concor

rono, in effetti, a disegnare il profilo di una fonte particolarmente interessata a valorizzare l'aspetto religioso del fatto avvenuto, la dinamica dell'atto sacrilego. Anzitutto, il tentativo fallito dei ciloniani di mantenere il contatto fisico con la statua di Atena sottolinea e drammatizza l'aspetto dell'assalto ai supplici usciti dal tempio. La lapidazione, poi, e dotata di una particolare valenza sul piano sacrale, come modo di estirpare dalla citta un portatore di impurita e, parallela

mente, come modo di dare la morte evitando il contatto e la conseguente contami

nazione; ma anche, viceversa, come formidabile fonte di impurita e di gravi flagelli quando viene compiuta ingiustamente25. II danno derivante alia citta da un simile atto sconsiderato e evidenziato dal fatto che la lapidazione non sembra avvenire

23 La singolarita, in questo senso, del caso dei partigiani di Cilone emerge bene dalla raccolta

di fonti in E. Cantarella, / supplizi capitali in Grecia e a Roma, Milano 1991, 74-80. Non sono

probabilmente casuali le coincidenze con un altro famoso racconto di lapidazione di un gruppo,

quello dei prigionieri focesi massacrati dagli Etruschi dopo la battaglia di Alalia, ricordato da Erodoto a I 167: uomini ed animali prendono ad ammalarsi misteriosamente; l'oracolo di Delfi, consultato,

prescrive forme di culto eroico nei confronti degli uccisi. Analizza con attenzione la vicenda M.

Gras, Trafics tyrrhiniens archaiques, Roma 1985, 425-72. 24

Pensa invece senz' altro alia storicita della lapidazione Mastrocinque, La lapidazione, 4. 25 Esempi emblematici: Her. V 82-83 e Paus. II 30, 4 e 32, 2; Paus. VIII 32, 6-7; Plut. Mor.

768 a. Cfr. G. Glotz, Lapidatio, in Daremberg-Saglio, Dictionnaire des Antiquites, IIP, 1904, 927

30; Parker, Miasma, 194-96; M. Gras, Citi grecque et lapidation, in Du chdtiment dans la cite.

Supplices corporels et peine de mort dans le monde antique, Roma 1984, 77-83; Cantarella, /

supplizi, 80-84; D.T. Steiner, Stoning and Sight: A Structural Equivalence in Greek Mythology, ?CA?, 14 (1995), 193-211. Gras, Trafics tyrrhiniens, 444-53, ravvisa nella vicenda della lapida zione dei prigionieri di Alalia (supra, n. 23) una contrapposizione tra 1'autorita che ha ordinato il

massacro fonte di calamita e la popolazione di Agilla, che ne subisce le conseguenze. Un tale valore della lapidazione si attaglia perfettamente alia funzione che essa assolve nel racconto plutarcheo del

sacrilegio ciloniano.

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IL SACRILEGIO CILONIANO 29

dopo che le vittime sono state portate al di fuori dell'abitato, come richiede la natura stessa dell'atto, ma sul posto, nel cuore di Atene26. Per un altro verso, anche la supplica rivolta alle mogli e una situazione ricorrente e tipizzata27. II suo

significato specifico nel contesto di questo racconto pu6 peraltro essere illumi nato da un interessante parallelo: in un frammento di Timeo (FGrHist 566 F 50) si racconta il compimento di un oracolo delfico secondo il quale sarebbe giunta la rovina di Sibari quando un mortale vi fosse stato venerato piu di un immortale;

l'apparente adynaton si verified il giorno in cui un uomo di Sibari, che rincor reva un suo schiavo per sferzarlo, non smise di inseguirlo benche si fosse rifugiato come supplice nel tempio di Era; mentre si fermo per rispetto verso il proprio padre, quando il fuggiasco ne raggiunse la tomba. L'affermazione raccolta da Plutarco acquista tutto il suo valore nella prospettiva che si ricava da questo aneddoto: quanti non si erano fatti scrupolo di uccidere dei supplici ai piedi degli altari delle lejivori si fermano di fronte alle proprie mogli. La contrapposizione stessa di figure femminili umane e divine non e evidentemente casuale. Si coglie cosi come i tre diversi destini che la fonte assegna ai ciloniani (lapidati per la via; scannati nel tempio; risparmiati come supplici di donne mortali) corrispon dano, nella logica con cui e stato costruito il racconto, ad un crescendo di empieta da parte di Megacle e degli altri arconti: la rottura dell'accordo garantito da Atena, con la lapidazione di quanti, nel nome della dea, avevano ottenuto promessa di

incolumita; l'oltraggio alle Dee Venerande, costituito dall'uccisione dei supplici nel loro tempio; l'ulteriore disprezzo verso di esse, e verso tutti gli dei, implicito neH'accoglienza fatta alia supplica rivolta alle proprie mogli. Paradossalmente, il culmine dell'empieta si raggiunge proprio nel gesto sfrontato di risparmiare 1'ultimo gruppo28.

Appare dunque chiaro che siamo di fronte ad una tradizione fortemente tenden

ziosa, ed orientata in senso diametralmente opposto rispetto a quella raccolta da Tucidide. Fortemente anti-alcmeonide, nel suo porre al centro la responsabilita di

Megacle, essa si centra soprattutto sull'aspetto religioso, sull'atto empio che anche

dopo l'espulsione dei sacrileghi richiedera la purificazione affidata ad Epimenide29. E interessante rivedere in questa luce anche il racconto dell'esumazione delle

26 Gras, Cite grecque, 82, ammette la possibility che il testo di Plut. Sol. 12 (xo\>q uiv e^co

Kocxe^e'oaav, ol 8e xoic, (koumc, TCpoccpDyovtec, aTceoqxxynaav) indichi che la lapidazione fu effettuata fuori della citty (e|co). Ma mi pare evidente che con xox><; u?v e^oo si designino quanti erano rimasti alFesterno del tempio. 27

Cfr. J. Gould, Hiketeia, ?JHS?, 93 (1973), 98-100; J. Bremmer, Gelon's Wife and the

Carthaginian Ambassadors, ?Mnemosyne?, 33 (1980), 366-68. 28

Non e dunque possibile interpretare il particolare della rottura del filo come volto a scagio nare gli Alcmeonidi (cosi Jacoby, Atthis, 188; G.W. Williams, The Curse of the Alkmaionidai. I., The Origins and Early History, ?Hermathena?, 78 (1951), 34 e 37-38; Lang, Kylonian Conspiracy, 247); la chiara tendenza anti-alcmeonide della versione aristotelico-plutarchea b sottolineata, in base ad altre considerazioni ?

specie il rilievo dato a Megacle ? da Piccirilli, Commento, 151.

Interessante, sempre dai punto di vista della valenza religiosa dei diversi momenti del sacrilegio, la funzione delle Zejxvai come protettrici dalle discordie interne quale appare in Aesch. Eum. 976-87.

29 Interessante, in questa luce, la tesi di F.J. Frost, Peisistratos, the Cults and the Unification

of Attica, ?The Ancient World?, 21 (1990), 3-9, per cui la chiave religiosa ed antialcmeonide dei racconti che ci sono pervenuti del sacrilegio ciloniano (tra i quali Frost non fa peraltro distinzione) sarebbe dovuta al fatto che il racconto fu tramandato dai yevoc, dei Butadi, custodi del tempio violato di Atena Poliade. Pensa piuttosto agli Esichidi, custodi del tempio delle Dee Venerande, Thomas, Oral Tradition, 276-77.

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30 A. GIULIANI

salme dei sacrileghi che per Aristotele e per Plutarco segui la condanna30. Tucidide, infatti, ricorda un identico evento in corrispondenza dell'esilio inflitto alia famiglia nel 508, nel momento in cui Isagora e Cleomene controllavano la citta31; mentre

Isocrate, in un passo dell'orazione Sulla quadriga, pronunciata in difesa del figlio di Alcibiade, tracciando la storia dei suoi antenati per parte materna colloca la distruzione delle tombe durante un esilio volontario affrontato dagli Alcmeonidi sotto Pisistrato, e la presenta come un atto di odio dei tiranni nei confronti dei

campioni dell'opposizione32. Sembra naturale pensare che si tratti di un unico

avvenimento, che a seconda delle versioni muta di tempo e di significato. In

Tucidide, infatti, il provvedimento e collegato ? ancora una volta ? con un

momento di pesante ingerenza straniera, oltre che di divisione della cittadinanza. La tradizione cui fanno capo Aristotele e Plutarco, invece, coerentemente con l'intento di fondo di sottolineare la gravita del sacrilegio compiuto, presenta il

disseppellimento dei corpi dei colpevoli come una misura decretata dagli Ateniesi contro i sacrileghi, in piena autonomia e legittimita. Isocrate, che peraltro opera una sintesi sapientemente deformata di tutta la storia degli Alcmeonidi, sgancia addirittura la violazione delle tombe dalla vicenda del sacrilegio, per fame un titolo di merito della famiglia nella lotta contro un'altra forza estranea all'auten tica tradizione ateniese, la tirannide.

Nel complesso, sembra comunque necessario concludere che la versione piii attendibile e quella di Tucidide. In effetti, essa sottende indubbiamente una

polemica nei confronti di tradizioni piii benevole verso l'aspirante tiranno, ed e

possibile dubitare di alcuni degli elementi che la compongono (la consultazione

delfica; in qualche misura, anche la fuga di Cilone); ma non sembra possibile respingerla nel suo insieme, rifiutando notizie come la parentela di Cilone con

Teagene o Pappoggio armato megarese al colpo di mano. Al contrario, la tradizione

attidografica raccolta da Plutarco presenta un quadro che, ad un esame attento, si rivela interamente ricreato a tavolino. Queste considerazioni inducono a ritenere che anche per quanto riguarda le circostanze del disseppellimento dei corpi dei

sacrileghi si debba seguire Tucidide, piuttosto che Aristotele e Plutarco; in effetti, lo spostamento di contesto di un fatto cosi rilevante sembra rispondere meglio alle caratteristiche di questa seconda tradizione33.

Accanto a queste differenti voci sulla vicenda di Cilone e necessario, infine,

prendere atto anche di un silenzio: quello della tradizione propriamente alcmeo

nide, che sembra aver operato una radicale rimozione dell'avvenimento e di tutte

30 Aristot. Resp. Ath. I; Plut. Sol 12, 4.

31 Thuc. I 126, 12: "HXaaav u?v o$v Kai oi 'AGnvatoi xoix; evayetc, xovxovc,, f(XacE 8e

Koei KXeouivnc, 6 AaKeSaiudvioc, ftaxepov nexd 'AGnvaiaw axaaia?6vxoDv, xovc, xe ?<&vxa<; eXauvovxec, Kai xcov xeGvewxcov xd ooxd dveXovxec, e?epaA,ov Kaxfj^Gov uivxoi ftaxepov, Kai xo yevoc, atixcov &xi eoxiv ev xfl koXei.

32 Isocr. XVI 26: ...x>no \iev xodv xvpdvvcov xoacbxcp \xaXXov xcov dMcov euaafiGnaav ?aG'6

rcoxe xctKeivcov Kpaxrjaeiev, o\) udvov xdc, oiKiac, avxcov KaxeaKarcxov dAAd Kai xofoc, xd<po\)<; dvcbpuxxov... 33

Scartando come ovvia falsificazione la versione isocratea, non sembra comunque possibile rendere compatibili le altre due e pensare a due successivi disseppellimenti: Tucidide (supra, n. 31) riferisce entrambi gli esili, ma menziona il disseppellimento dei cadaveri solo a proposito del secondo.

Gia Gomme, A Historical Commentary, 427-28, riconosceva la versione di Tucidide come incompa tible e preferibile rispetto a quella di Aristotele e Plutarco; cfr. anche H.T. Wade-Gery, Notices of Books, ?JHS?, 69 (1949), 83.

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Page 12: IL SACRILEGIO CILONIANO: TRADIZIONI E CRONOLOGIA

IL SACRILEGIO CILONIANO 31

le circostanze ad esso connesse. E questa, senza dubbio, la ragione per cui

1'eponimo dell' oiko<; e Alcmeone I, e solo a partire da lui ha inizio la storia della

famiglia raccolta da Erodoto e da Isocrate, mentre di Megacle I non si fa parola; ma e anche, credo, la ragione per cui tanto in Erodoto (VI 125) quanto in Isocrate

(XVI 25) il personaggio di Alcmeone I e ricordato per il suo arricchimento e per la vittoria olimpica da lui conseguita, ma non per il comando delle truppe ateniesi nel corso della prima guerra sacra. Per quanto potesse costituire in se un titolo di onore, questo incarico fu evidentemente avvertito come strettamente connesso con gli eventi del sacrilegio e dell'esilio, ed in quanto tale venne coinvolto nella cancellazione di quei fatti dalle memorie della famiglia34.

2. La cronologia

Di fronte al problema della datazione del sacrilegio ciloniano, la ricostru zione accolta dalla grande maggioranza degli studiosi35 assume come punto fermo il 640, in quanto anno della XXXV Olimpiade, per la quale Eusebio dk notizia della vittoria olimpica di un Cilone36; il tentativo di colpo di mano, in base alia versione tucididea, viene a sua volta collocato in un anno olimpico37. L' 'A8r|vai(ov

34 Sulla rimozione dalla tradizione alcmeonide del fatto e delle conseguenze del sacrilegio,

Thomas, Oral Tradition, 145-46; 152-53; 272-80. I punti di contatto tra Her. VI 125 e Isocr. XVI 25 nei tratti caratterizzanti della figura di Alcmeone ed il tono positivo dell'intero excursus erodoteo

(VI 125-131), che celebra la progressiva ascesa dei suoi discendenti, mi rendono propenso a ritenere che anche lo storico di Alicarnasso stia attingendo ad una fonte quanto meno benevola nei confronti

degli Alcmeonidi ed influenzata dalle tradizioni di famiglia (contra, Thomas, Oral Tradition, 264-81). 35 La tesi per cui l'intera vicenda andrebbe fatta risalire al periodo del primo esilio di Pisistrato e stata sostenuta a suo tempo da J. Beloch, Griechische Geschichte, 1-1, Strassburg 1912, 369-70 e

1-2, Strassburg 1913, 302-09, e G. De Sanctis, Atthis, Firenze 19753, 355-66; piu di recente e stata

ripresa da M. Zambelli, Uorigine della Bule dei Cinquecento, in Quarta miscellanea greca e romana, Roma 1975, 109-11, e, piu approfonditamente, da P. Barcel6, Basileia, Monarchia, Tyrannis. Untersuchungen zu Entwicklung und Beurteilung von Alleinherrschaft im vorhellenistischen

Griechenland, Historia Einzelschriften 79, Stuttgart 1993, 120-25. Una critica sistematica a questa proposta in A. Ledl, Studien zur alteren Athenischen Verfassungsgeschichte, Heidelberg 1914, 77-104. Non offre spunti a favore di questa datazione tarda la testimonianza di Tucidide (I 126, 12) sul doppio esilio dei sacrileghi, una prima volta dopo la strage e piu tardi con Cleomene: la notizia dell'ar contato di Clistene nel 525 (IG Y 1031, III 21) ci permette di affermare che non si tratta di un elenco completo degli esili degli Alcmeonidi, e che non ha dunque valore cogente l'identificazione del primo esilio menzionato da Tucidide con quello di Her. I 64 (De Sanctis, Atthis, 363-64). Ancor meno

solido e l'argomento considerato dirimente dal Barcelo (p. 122) secondo cui Tucidide, riferendo a I

126, 12 il duplice esilio degli evayetq, intenderebbe che alcuni degli autori diretti della strage erano ancora vivi all'epoca di Cleomene: ma a I 126, 11 lo storico ateniese ha appena affermato che

evayeic, koci odufipioi Tfjc, Qeox> ekeivo! te eicaXofivTo Kai to yevog to an' etceivcov. Oltre al

nesso, conservato dalla tradizione attidografica, tra le conseguenze del tentativo ciloniano e le figure di Epimenide e di Solone, riporta indietro nel tempo soprattutto l'indicazione erodotea (V 71) per cui Taoha rcpo xfjc, IlEioioTpaTOD f^nanc, eye veto. In forza di quest'ultimo argomento V. Costanzi,

Cyloniana, ?RFIC?, 30 (1902), 558-66, pur accogliendo le ragioni del Beloch e del De Sanctis contro la datazione al VII secolo sulla sola base del dato eusebiano (infra, n. 36), ritenne di dover collocare

ipoteticamente il tentativo di Cilone tra l'arcontato di Damasia e la prima ascesa di Pisistrato. 36

Euseb. Chron., I 198 Schone: Cilone vi e segnalato come vincitore nella specialita del diaulo nella XXXV Olimpiade, ed il computo che inizia dal 776 porta al 640. Che Cilone fosse olimpio nico affermano anche Tucidide (I 126, 3), Erodoto (V 71, 1) e Pausania (I 28, 1). Cfr. L. Moretti, Olympionikai, i vincitori negli agoni olimpici, ?Memorie della Acc. Naz. dei Lincei, Cl. di Sc. mor., stor. e filol.?, s. VIII, 8/2 (Roma 1957), 65, n? 56.

37 Thuc. I 126, 4-5; cfr. supra, p. 22.

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Page 13: IL SACRILEGIO CILONIANO: TRADIZIONI E CRONOLOGIA

32 A. GIULIANI

TCOAATeioc narra il fatto prima di trattare della legislazione di Dracone, che si pud far risalire al 624/3 o al 621/038; sembra naturale che questo ordine rispecchi un

rapporto cronologico, anche in considerazione del fatto che in nessuna tradizione la vicenda del sacrilegio lascia intravedere Tesistenza delle leggi draconiane. Gli anni utili risulterebbero essere dunque gli anni olimpici compresi tra questi due estremi: il 636; il 632; il 628; il 624. Quanto agli eventi successivi, Aristotele e Plutarco affermano che a seguito del processo in cui gli autori del massacro vennero condannati come sacrileghi i loro corpi vennero dissepolti, ed i loro discendenti esiliati39; cio implica, naturalmente, un lungo intervallo (di almeno una ventina d'anni) tra la strage ed il processo: quest'ultimo andra dunque datato tra l'ultima parte del VII e l'inizio del VI secolo. Immediatamente successiva risultera la purificazione di Atene daH'impurita derivata dalla strage dei supplici, realizzata da Epimenide: dato coerente con le indicazioni relative di Diogene Laerzio e della Suda40. II contesto piu probabile per il rientro degli Alcmeonidi in Atene sara invece in concomitanza con gli eventi della guerra sacra e con l'arcontato di Solone41.

Questa cronologia, pero, da un lato lascia aperti diversi problemi, mentre dall'altro si fonda su presupposti in buona misura inaffidabili. In particolare, la datazione al 640 della vittoria olimpica di Cilone non pud essere considerata un

punto di riferimento sicuro. La prima compilazione delle liste dei vincitori olimpici risale alia fine del V secolo, col lavoro di Ippia di Elide, realizzato in base a tradizioni e dati documentari sulla cui attendibilita e completezza si possono nutrire

ragionevoli dubbi. Sia per la cronologia dei giochi (l'effettivo anno di inizio e la cadenza delle celebrazioni nella prima parte della loro storia) che per l'identifi cazione o la collocazione dei vincitori la tradizione antica non pud essere conside rata a priori come affidabile quanto meno sino a tutto il primo ventennio del VI

38 T.J. Cadoux, The Athenian Archons from Kreon to Hypsichides, ?JHS? 68 (1948), 92; R.

Develin, Athenian Officials 684-321 B.C., Cambridge 1989, 31. 39 Aristot. Resp. Ath., I; Plut. Sol. 12, 4. II testo di Aristotele sembra implicare che tutti i diretti

responsabili fossero ormai morti, mentre Plutarco distingue i morti, dissepolti, ed i superstiti, esiliati; in entrambi i casi, questa versione presuppone che sia trascorso un ampio lasso di tempo tra il

sacrilegio ed il processo. II racconto di Plutarco e stato interpretato come frutto del maldestro tentativo di conciliare la tradizione attidografica ed aristotelica (che parlava dell'esumazione) con quella tucididea (che parlava dell'esilio) da E. Levy, Notes sur la chronologie athenienne au VI siecle: I.

Cylon, ?Historia?, 27 (1978), 513-21. 40

Cfr. supra, n. 10. 41

Questa ricostruzione, con differenti sfumature, e in sostanza quella generalmente accolta: cfr.

J.H. Wright, The Date of Cylon, ?HSPh?, 3 (1892), 1-74; Gomme, A Historical Commentary, I, 428-30; Moulinier, La nature, 182-202; Jacoby, Atthis, 366-68 (nn. 77 e 81); Cadoux, The Athenian Archons, 91; H. Berve, Die Tyrannis bei den Griechen, I, Munchen 1967,41-42; J.K. Davies, Athenian

Propertied Families, 600-300 B.C., Oxford 1971, 370; P.J. Rhodes, A Commentary on the Aristotelian Athenaion Politeia, Oxford 1981, 81-82; Develin, Athenian Officials, 30-31; Piccirilli, Commento, 148-49; M. Chambers, in Aristoteles, Staat der Athener, Berlin 1990, 140-41; S. Hornblower, A

Commentary of Thucydides, I, Oxford 1991, 202-05. M.A. Levi, Commento storico alia 'Respublica Atheniensium' di Aristotele, Milano-Varese 1968, 14-24 e // mondo di Delfi, in Melanges Leveque, I, Paris 1988, 222, ha sostenuto l'esattezza della cronologia bassa (dieci anni prima delle guerre

persiane, in occasione di una pestilenza) indicata in Plat. Leg. 642 d per la purificazione di Atene

ad opera di Epimenide; contra, esaurientemente, Piccirilli, Commento, 157-58. Indaga, con spunti interessanti, le motivazioni di Platone per questo slittamento cronologico consapevole S. Dusanic,

Epimenide le Cnossien et les themes historico-politiques des 'Lois' de Platon a propos de Vinscrip tion IG, IP, 4968, ?Epigraphica?, 53 (1991), 25-57.

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IL SACRILEGIO CILONIANO 33

secolo a.C.42. Nel caso di Cilone, inoltre, un ulteriore motivo di cautela deriva dal fatto che la sua menzione come vincitore nella specialita del diaulo in

corrispondenza della XXXV Olimpiade e un caso isolato ed eccezionale nell'e lenco di Eusebio, che riporta unicamente i vincitori nello stadio. Sul piano della

cronologia assoluta, non offre alcun punto fermo nemmeno il riferimento tucidideo al tiranno Teagene di Megara, la cui datazione comunemente accolta alia seconda meta del VII secolo dipende esclusivamente dalla collocazione al 640 della vittoria

olimpica di suo genero Cilone43. Per un altro verso, anche la notizia per cui il

colpo di mano sarebbe stato realizzato in un anno olimpico non pud essere accolta con assoluta sicurezza: essa si deduce dal racconto tucidideo della consultazione

delfica, che, come si e visto, e forse funzionale alia presentazione del piano di Cilone come maturato al di fuori di Atene, ed in ogni caso lascia spazio a qualche dubbio44. Ancora maggiore cautela richiedono le notizie legate alia tradizione confluita in Plutarco, la cui scarsa attendibilita e emersa con chiarezza.

In effetti, se si esamina lo sviluppo della vicenda ricostruito in funzione della

cronologia alta, prendono corpo anche dubbi positivi. Suscita particolare perples sita il lungo intervallo tra il sacrilegio ed il processo. Sarebbe plausibile che il tema dell'impurita derivata alia citta dal sacrilegio ritornasse di attualita anche

dopo molto tempo, in seguito ad eventi inquietanti o per un deliberato disegno politico, e che venisse affermata la necessita di rimuoverne la causa; ma nel racconto aristotelico-plutarcheo questa e la dinamica che conduce alia purifica zione della citta, non al processo, che la precede. A quest'ultimo, invece, si arriva

dopo un prolungato conflitto tra i partigiani di Cilone, che avevano ripreso forza

dopo la sconfitta subita, ed il partito di Megacle; quando la tensione diviene

massima, fino a produrre una netta spaccatura nel corpo civico, l'intervento di Solone induce gli esponenti del ?partito di Megacle? a sottoporsi volontariamente

42 Allo scetticismo sull'affidabilita del lavoro di Ippia e delle tradizioni da esso derivate manife stato gia da Plutarco (Num. 1 = FGrHist 6 T 2) hanno fatto eco numerosi studiosi moderni. Tra gli interventi piu sintomatici in questo senso, J.P. Mahaffy, On the Authenticity of the Olympic Register, ?JHS?, 2 (1881), 164-78; A. Korte, Die Entstehung der Olympionikenliste, ?Hermes?, 39 (1904), 224-43; K.J. Beloch, Die Siegerliste von Olympia, ?Hermes? 64 (1929), 192-98; H.C. Montgomery, The Controversy about the Origin of the Olympic Games. Did They Originate in 776 B.C.?, ?CW?, 29 (1936), 169-74; Jacoby, Atthis, 58-59; A.E. Samuel, Greek and Roman Chronology, Munchen

1972, 189-90; H.-V. Herrmann, Olympia und seine Spiele im Wandel der Zeiten, ?Gymnasium?, 80

(1973), 172-205 (spec. 173-75); E.J. Bickerman, Chronology of the Ancient World, London 1980\ 75. Un'utile rassegna di studi in N.B. Crowther, Studies in Greek Athletics, 1, ?CW?, 78 (1985), 520. T. Lenschau, Forschungen zur griechischen Geschichte im VII. und VI. Jahrhundert v. Chr. : IV.

Die Siegerliste von Olympia, ?Philologus?, 91 (1936), 396-411, ha proposto una ricostruzione in cui, da un'iniziale cadenza annuale, i giochi avrebbero iniziato a svolgersi ogni quattro anni solo a partire dal 584; l'inizio degli agoni risalirebbe dunque al 632. Piu di recente, A. Mallwitz, Cult and Competition Locations at Olympia, in W.J. Raschke (ed.), The Archaeology of the Olympics, Madison (Wisconsin) 1988, 96-103, ha proposto di collocare la prima Olimpiade al 704: le gare sarebbero state annuali sino al 680, anno dell'introduzione della corsa con la quadriga. L'inaffidabilita relativa del dato di una vittoria di Cilone al 640 era gia stata sottolineata dai sostenitori della cronologia bassa, di meta VI secolo, per il colpo di mano deH'olimpionico (cfr. supra, n. 35): tra l'altro, sul nome di Cilone le liste olimpioniche potrebbero anche essere debitrici alia stessa tradizione raccolta dagli attidografi, cui risalgono Aristotele e Plutarco.

43 Cfr. ad es. R.P. Legon, Megara: The Political History of a Greek City-State to 336 B.C.,

Ithaca (N.Y.) 1981, 93-94; T.J. Figueira, Chronological Table: Archaic Megara, 800-500 B.C., in T.J. Figueira - G. Nagy (edd.), Theognis of Megara: Poetry and the Polis, Baltimore 1985, 276.

44 Cfr. supra, pp. 26-27.

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34 A. GIULIANI

ad un processo che chiarisca definitivamente la situazione, in seguito al quale vengono esiliati45. Ma se effettivamente tra sacrilegio e processo intercorre almeno un ventennio, non convince una lotta politica che rimane polarizzata cosi a lungo intorno alle due fazioni formatesi in occasione del tentativo di Cilone; non convince un conflitto tale da dividere la cittadinanza (xou 8t||j,od SiaoTocvxog), ma che sembra in se privo di sostanza politica, e che contrappone due fazioni di cui una si richiama ad un aspirante tiranno ucciso (o fuggito da Atene) decenni prima nel tentativo di prendere il potere, ed e guidata dai suoi seguaci superstiti (ol Tcepiyevo (xevoi tcov KdAxoveicqv), mentre l'altra fa capo al primo responsabile del

massacro46. A maggior ragione, inoltre, colpisce il fatto che, proprio dopo la grande vittoria riportata nel processo, questi 'ciloniani' vengano inghiottiti dal silenzio.

Risalta ancora una volta lo stridente contrasto tra questa versione, in cui si riconosce alia figura di Cilone un reale seguito in Atene ed una fortissima, durevole

capacita di aggregazione, e quella di Tucidide, in cui l'olimpionico e solamente un avventuriero forte delle armi megaresi. Ma se appunto si ammette che Tucidide e nel vero quando colloca il disseppellimento dei cadaveri dei sacrileghi nel 508, e non al tempo del primo esilio degli Alcmeonidi, viene meno proprio la ragione principale che ha spinto ad ipotizzare un lungo intervallo tra la strage ed il

processo, e le difficolta ora sollevate scompaiono completamente: diventa possibile ammettere che l'intera vicenda si sia svolta in un arco di tempo relativamente

ristretto, e soprattutto che il processo ai responsabili della strage sacrilega si sia tenuto a poca distanza dai fatti47. Conforta questa ipotesi anche la clausola del

provvedimento soloniano di 'amnistia' in cui viene interdetto il rientro, tra gli altri, a quanti eni Tupavvi8i ecpevyov ote 6 Beajioq ecpave t68e (Plut. Sol. 19, 4). Se effettivamente nel 594/3 vi erano ateniesi esuli per aver tentato di instau

45 Plut. Sol. 12, 2-3: tcov K\)A,coveicov oi nepiyev6u.evoi naXxv fjaocv laxDpoi. Kai

axaaid^ovTeq dei 8i?TeA,o'ov rcpoc, xobq and xox> MeyaKAioax;. 'Ev 8e to) tote XP0V(P 1% atdoeax; ockjitiv Xapovoriq n&Xicta, Kai tou Sfmou Skxctocvtoc,, rfor] 86?av 6 Eotaov ex?v rcapfjXGev eic, to uiaov...

46 F. Sartori, Le eterie nella vita politica ateniese del VI e V sec. a.C, Roma 1957, 54, ha sottolineato giustamente come nel gruppo dei 'ciloniani' non vada ravvisato un raggruppamento politico stabile, ma un'organizzazione del momento, flnalizzata alia conquista del potere. Per un altro verso F. Ghinatti, I gruppi politici ateniesifino alle guerre persiane, Roma 1970, 13-17, ha eviden ziato la natura aristocratica, e solo secondariamente politica, del legame che univa Cilone e i suoi.

47 Gia il Ledl, Studien, 101, negava la possibility di un lungo intervallo tra strage e processo, rifiutando di ammettere che i sacrileghi fossero rimasti a lungo impuniti, e riconosceva l'inattendi bilita della tradizione aristotelico-plutarchea su questo punto. Nella stessa linea Williams, The Curse, 38-42, in base alia considerazione che l'accettare di sottoporsi a giudizio a molta distanza di tempo dai fatti risulta un atto di un'ingenuita incomprensibile da parte di Megacle e dei suoi; egli accetta pero il particolare del disseppellimento dei cadaveri, e si trova costretto pertanto a riferirlo non ai discendenti ma agli avi dei sacrileghi, affermando che la sentenza colpiva l'intera famiglia in quanto tale. Ma l'espulsione dei resti fuori dai confini ha un significato sacrale ben preciso, di rimozione radicale di ogni contatto fonte di impurita (cfr. ad esempio Plat. Leg. 873 b), e l'impurita si comunica ai discendenti, non agli avi. II Williams cita a conforto della sua tesi due paralleli per nulla pertinenti: la condanna all'esilio per tradimento inflitta a Temistocle, che comportava il rifiuto di sepoltura in

patria (Thuc. I 138, 6: ma qui non e in questione alcuna impurita sacrale, ne un'estensione della

pena ai congiunti); il secondo verso deU'epigramma inciso sul colosso aureo offerto dai Cipselidi ad

Olimpia (Phot, e Suid., s.v. KvyeXid&v ocvaGTpa ev 'OA-Djima: cfr. D.L. Page, Further Greeks

Epigrams, Cambridge 1981, 397-98, n? XCII; l'epigramma viene incomprensibilmente interpretato dai Williams come una maledizione effettivamente rivolta alia stirpe dei tiranni).

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Page 16: IL SACRILEGIO CILONIANO: TRADIZIONI E CRONOLOGIA

IL SACRILEGIO CILONIANO 35

rare una tirannide, sembra naturale riconoscere in costoro i 'ciloniani' superstiti48; fatto evidentemente incompatibile col racconto di Plutarco, secondo il quale sono

proprio i ciloniani, naXxv ia%Dpoi, ad ottenere che gli Alcmeonidi vengano esiliati. D'altra parte, anche l'indicazione di anteriority dei fatti in questione rispetto

alia legislazione di Dracone che si ricava dal complesso dei primi capitoli dell''AGrivaicov flOAAxeia non e decisiva. II testo, mutilo, si apre con le ultime battute della vicenda dei ciloniani (di cui, dunque, non cogliamo appieno il

contesto) e prosegue con l'esposizione delle leggi draconiane e delle riforme soloniane. Questa cronologia relativa, se ha un valore, ci riporta peraltro unicamente alia fonte attidografica di Aristotele, e comunque alia tradizione che, come conseguenza deH'inserimento del disseppellimento dei cadaveri, introduceva un ampio intervallo tra il massacro e l'esilio dei sacrileghi: proprio l'introduzione di questo intervallo puo aver comportato una retrodatazione del sacrilegio. Non

aggiunge molto la considerazione che nella vicenda tutto si svolge come se le

leggi di Dracone non esistessero ancora; anche se si colloca la strage prima del 621/0 e si accetta il lungo intervallo prima del processo, bisogna ammettere che almeno questo fu posteriore alia legislazione. Proprio da questo punto di vista, anzi, Tipotesi di un legame causale tra il trauma sociale causato dalla strage e le

disposizioni draconiane presenta l'inconveniente di non spiegare l'assenza di indizi che permettano di istituire una connessione di qualunque tipo (anche solo in termini di prossimita cronologica) tra l'intervento legislativo di Dracone ed il successivo

processo agli uccisori dei ciloniani, che si svolse con modalita indubbiamente

peculiari49. Un ulteriore elemento da valutare viene da Erodoto, il quale, a V 71, 2, dopo

aver richiamato sinteticamente i fatti di Cilone, conclude datandoli a prima dell'e

poca di Pisistrato (xama npo xr\q IIeioiaipaTo\) r\A,iKir|<; eye veto). Certamente, questa vaga collocazione cronologica puo far pensare che Erodoto non avesse elementi precisi di datazione in suo possesso; o che non gli interessasse porre punti di riferimento anteriori all'epoca della tirannide di Pisistrato, e quindi all'arco di tempo cui le Storie sono interessate; o ancora, che il richiamo a Pisistrato, in

quanto tiranno, risultasse naturale per identificare il tentativo di Cilone come anteriore al primo effettivo instaurarsi di una dominazione personale in Atene. Ma

48 Rilevava questo aspetto gia Ledl, Studien, 100-01. Cfr. anche E. Balogh, Political Refugees

in Ancient Greece, Johannesburg 1943, 7-8 e n. 17; J. Seibert, Die politische FlUchtlinge und Verbannten in der Griechischen Geschichte, Darmstadt 1979, 13 e 414 con n. 59. O. De Bruyn, La

competence de I'Areopage en matiere de proces publics, Stuttgart 1995 (Historia - Einzelschriften

90), 21-28, respinge l'associazione proprio in base all'attestazione plutarchea della successiva influenza dei ciloniani in Atene: ma e appunto l'attendibilita di Plutarco che va posta radicalmente in discus sione. Lo scolio ad Aristoph. Eq. 445 (cfr. supra, n. 8) attribuisce la condanna dei ciloniani al tribunale

dell'Areopago, le cui sentenze sono esplicitamente menzionate nei termini del provvedimento soloniano.

49 La connessione tra il sacrilegio ciloniano e la legislazione draconiana ricorre presso gli studiosi

di quest'ultima: cfr. R. Stroud, Drakon's Law of Homicide, Berkeley 1968, 70-74; S.C. Humpreys, A Historical Approach to Drakon's Law on Homicide, in M. Gagarin (cur.), Symposion 1990. Akten der Gesellschaft fur Griechische und Hellenistische Rechtsgeschichte, Koln 1991, 20. Si tratta peraltro di una conseguenza tratta dalla presunta cronologia relativa dei due fatti, e non di un argomento positivo a favore della datazione alta del tentativo di Cilone. II processo agli Alcmeonidi fu molto

probabilmente affidato ad un tribunale speciale: Piccirilli, Commento, 155; M. Ostwald, From

Popular Sovereignty to the Sovereignty of Law. Law, Society, and Politics in Fifth-Century Athens,

Berkeley-Los Angeles-London 1986, 528-29; De Bruyn, La competence, 74-76.

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36 A. GIULIANI

resta la sensazione che una simile espressione non si adatti al meglio ad un evento verificatosi dai sessanta agli ottanta anni prima dell'avvento al potere di Pisistrato.

In effetti, risulta a mio parere possibile rendere ragione al meglio di tutti gli elementi sin qui evidenziati ?

pur restando, com'e evidente, nel campo delle

ipotesi ? se si collocano tutte le fasi della vicenda negli anni immediatamente

precedenti la prima guerra sacra e l'arcontato di Solone. Se si ammette, infatti, che il tentativo di Cilone sia avvenuto in uno dei primi anni del VI secolo e che il processo si sia svolto nel giro di breve tempo, il quadro generate della vicenda si presenta indiscutibilmente come piu attendibile50. Alia strage sarebbe seguito subito il processo, e quindi l'esilio di Megacle e dei suoi; poi la purificazione della citta da parte di Epimenide, molto probabilmente su indicazione dell'ora colo delfico, che sanci l'impurita della stirpe di Megacle. Qualche tempo dopo, gli esuli ottennero pero di rientrare, e ad Alcmeone in persona fu affidato il comando delle truppe ateniesi impegnate a 'liberare' Delfi dal controllo di Crisa nella guerra sacra, promossa forse in sede anfizionica dallo stesso Solone51. II successivo matrimonio tra Megacle, il figlio di Alcmeone, ed Agariste, la figlia di Clistene tiranno di Sicione, un altro dei protagonisti della guerra contro Crisa, sanci (almeno provvisoriamente) l'annullamento della maledizione che gravava sugli Alcmeonidi in forza dell'autorita della vecchia Delfi52. Quanto ai superstiti del massacro, o comunque ai partigiani di Cilone in esilio ? se ve ne furono, e se ad essi si riferisce l'interdizione soloniana al rientro per chi fosse stato esiliato eni rupee vvi8i ?

probabilmente furono allontanati subito; praticamente, in

contemporanea con gli autori della strage sacrilega. La tradizione successiva attestata in Aristotele e Plutarco, inserendo nella sequenza degli eventi il partico lare del disseppellimento dei cadaveri degli evocyetq, dilato la vicenda negli anni (aprendo lo spazio per una fazione di ciloniani attiva negli anni successivi al colpo di mano) e causo un innalzamento della cronologia relativa del tentativo di Cilone, come risulta dair'A0r|vaicov rcoAaTeia.

3. Corollari

In uno studio del 1978, E. Levy ha accolto una proposta di revisione della

cronologia olimpica formulata a suo tempo dal Lenschau, che tra le sue

conseguenze comportava la datazione della vittoria di Cilone al 598; analoga mente alia ricostruzione sopra proposta, l'intera vicenda ? sino al rientro di

50 Una possibile alternativa, in effetti, consiste nel collocare l'intera vicenda in pieno VII secolo,

immaginando che la dilatazione cronologica legata al disseppellimento delle salme abbia fatto slittare verso il basso il processo e la purificazione, anzichS verso l'alto il sacrilegio. In tal caso, la ricostru

zione risulterebbe compatibile sia con la data attestata per la vittoria olimpica di Cilone, sia con il

collegamento generalmente ammesso tra il fatto di sangue e la legislazione draconiana. Contro questa

ipotesi non pesa in modo decisivo il ruolo attestato per Solone ed Epimenide neirultima fase degli eventi, data l'attendibilita alquanto relativa di queste tradizioni tarde. Ma bisogna attribuire, credo, un valore maggiore all'esistenza di esuli eni T<opavvl8i esclusi dairamnistia del 594/3; airafferma zione di Erodoto per cui i fatti si svolsero prima dell'epoca di Pisistrato; al legame che va ricono sciuto tra la condanna all'esilio degli Alcmeonidi come sacrileghi ed il ruolo affidato dagli Ateniesi

ad Alcmeone nella prima guerra sacra. 51 Aeschin. Ill 108; Plut. Sol 11, 1; cfr. anche Paus. X 37, 6.

52 Her. I 61 (cfr. infra, n. 65).

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IL SACRILEGIO CILONIANO 37

Alcmeone ? risulta cosi compresa tra il 598 ed il 59453. Partendo da questa ipotesi di lavoro, il Levy ne ha enucleato una serie di conseguenze relative alia storia ateniese, che sintetizzo di seguito.

a) II cenno di Plutarco per cui i Megaresi approfittarono dei disordini verifi catisi in Atene a seguito dell'esilio degli Alcmeonidi e si reimpadronirono di Salamina quadra molto bene con la notizia tucididea della fuga di Cilone e di suo

fratello, i quali con ogni probability tornarono a Megara e da li organizzarono con Teagene una rivincita. Questa riconquista di Salamina va collocata tra l'eccidio ed il processo, piu che, come in Plutarco, tra il processo e la purificazione: questi ultimi, infatti, si susseguirono in un lasso di tempo molto breve. Dopo la conquista dell'isola da parte megarese, facilitata dalle discordie interne ad Atene, la mediazione condotta da Solone porto al processo ed all'espulsione dei sacrileghi.

b) La data dell'arcontato di Megacle va abbassata al 597/6 o al 596/5. Pertanto, e possibile accettare la notizia, riportata da uno scolio a Pindaro54, della vittoria di un Megacle nella quadriga, nell'Olimpiade XLVII (corrispondente al 592 nella

cronologia tradizionale, ed al 586 secondo l'ipotesi del Lenschau): notizia usualmente rigettata perche il Megacle in questione veniva identificato con Megacle II, il figlio di Alcmeone, troppo giovane a quell'epoca.

c) La cronologia stessa di Alcmeone viene abbassata: ne deriva che egli prese parte alia guerra sacra in et& relativamente giovane, e che fu realmente in grado di conoscere Creso, come racconta Erodoto (a VI 125): l'incontro tra i due non deve piu essere respinto come impossibile per il fatto che apparterrebbero a due

generazioni diverse.

d) La crisi che porto Solone all'arcontato e ne richiese 1'opera di mediatore e legislatore non fu solamente di carattere economico e sociale, ma anche ed immediatamente politica.

Queste conclusioni richiedono di essere discusse. Di seguito, le riprendo una ad una.

a) La ricostruzione delle lotte tra Atene e Megara per il possesso di Salamina e un problema estremamente complesso. Tra le varie fonti55, la Vita di Solone di Plutarco e quella che vi si diffonde maggiormente: vi e riportato il noto aneddoto di Solone che si finge pazzo per ottenere la ripresa della guerra e che guida la

riconquista dell'isola da parte di Atene; riconquista di cui vengono fornite due versioni differenti, una delle quali coinvolge

? certo erroneamente ? Pisistrato

(Sol. 8-9). Sempre Plutarco narra dell'arbitrato spartano che, accogliendo gli argomenti di Solone, pose fine alia questione ed assegno Salamina ad Atene (Sol. 10); il biografo accenna inoltre ad un'ulteriore riconquista megarese dell'isola e del porto di Nisea, nel corso dei torbidi seguiti al processo contro gli uccisori dei ciloniani (Sol. 12, 5). D'altra parte, Erodoto (I 59) ed Aristotele (Resp. Ath. 14, 1) concordano sul fatto che Pisistrato combatte contro Megara prima di essere tiranno (per Erodoto, conquistando Nisea), mentre Giustino (II 8) e Frontino (II 9, 9) si diffondono su di un racconto della presa di Salamina da parte di Pisistrato. Se Plutarco presenta Solone come il protagonista dell'arbitrato, Strabone (IX 1, 10) attribuisce a Pisistrato l'interpolazione di un verso del Catalogo delle navi

53 Levy, Notes, 513-21. Per il lavoro del Lenschau, cfr. supra, n. 42.

54 Schol. Pind. Pyth. VII, Inscr. a, p. 201, 11. 8-13 Drachmann; cfr. anche schol ad v. 14. 55 Raccolte in Solon. Testimonia veterum, coll. A. Martina, Romae 1968, 122-30 (T 237-255).

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38 A. GIULIANI

per legittimare la pretesa ateniese su Salamina; in effetti, la data in cui collocare la mediazione spartana e incerta, ma molto probabilmente essa e posteriore all'eta

soloniana, come alia conquista di Nisea da parte di Pisistrato56. La notizia della conquista dell'isola da parte dei Megaresi nel corso delle

vicende successive al tentativo di Cilone, se fondata, contribuisce a mettere in luce il legame tra il tentativo dell'olimpionico ateniese e le mire espansionistiche di Teagene. Anche in questo caso, il quadro si presenta piu coerente se si ammette che il processo, i dissensi relativi e l'attacco megarese abbiano fatto seguito a breve distanza all'iniziativa del colpo di mano. Non e affatto necessario, invece,

seguire il Levy nel legare l'attacco a Salamina col rientro di Cilone a Megara: ammesso che quest'ultimo fosse realmente sopravvissuto, l'azione megarese si lascia spiegare non tanto come una conseguenza della sconfitta di Cilone in quanto tale (un tentativo di vendetta o di rivincita), quanto come un trarre profitto delle difficolta comunque causate ad Atene. L'iniziativa di Solone che spinse gli Ateniesi a riaprire le ostilita ed a riconquistare l'isola fu certamente anteriore al suo

arcontato; essa gioco probabilmente un ruolo importante sia nell'accrescere il

prestigio del futuro legislatore, sia nello sbloccare la situazione interna di Atene,

aprendo la via al rientro di Megacle e dei suoi ed all'intervento nella guerra anfizionica57.

b) Limitarsi ad ascrivere la vittoria nella quadriga della XLVII Olimpiade a

Megacle I in base all'autorita dello scolio non rende ragione della principale

56 Cfr. sulla ricostruzione di tutta la vicenda L. Piccirexi, Gli arbitrati interstatali greci, I, Pisa

1973, n? 10, 46-56; Id., Solone e la guerra per Salamina, ?ASNSP?, 8 (1978), 1-13. II Piccirilli propone una ricostruzione complessiva sulla base di tutti gli indizi a disposizione: subito dopo il fallimento di Cilone, spalleggiato da Teagene, nel 636 o 632, Salamina, dapprima megarese, sarebbe stata conquistata dagli Ateniesi; tra la fine del VII e l'inizio del VI secolo i contrast! interni in Atene per la vicenda dei ciloniani avrebbero permesso ai Megaresi di reimpadronirsi dell'isola; Solone avrebbe promosso la reazione ateniese, coronata da successo, prima del suo arcontato; Pisistrato avrebbe poi guidato la conquista di Nisea prima di ascendere al potere, mentre 1'arbitrate spartano, da collocare per lo studioso verso il 519-518, avrebbe sancito i diritti ateniesi su Salamina restituendo

probabilmente Nisea a Megara. Le tappe della vicenda risultano chiaramente delineate, al di la della

possibilita di discuterne la cronologia nella parte piu alta (oltre alia questione della data del sacrilegio ciloniano e della distanza tra questo ed il processo, non sembra effettivamente necessario il legame istituito tra il massacro dei ciloniani e la conquista ateniese di Salamina: la soggettivita della valuta zione emerge chiaramente dalle conclusioni esattamente opposte che, come si e visto, il Levy trae

dalle medesime premesse) o nella sua conclusione (1*arbitrate). Resta effettivamente la possibilita che il cenno plutarcheo alia riconquista megarese di Salamina in corrispondenza ai torbidi in Atene

(Sol. 12, 5: tocdtouc, 8e xapaxcdq kcci Meyocp&eov covemGeuivGov, &itepaA,6v xe Niaaiav oi

'AGnvcaoi, Kori ZaXauavoc, e^&rceaov a$9ic,), sia in realta un duplicate di un episodio precedente (Ledl, Studien, 95-97), o l'anticipo di uno successivo (Figueira, Chronological Table, 284, in forza

della menzione di Nisea): tutta la cronologia dei capitoli in questione (8-12) della Vita di Solone e obiettivamente di per s6 inaffldabile. Cfr. anche Legon, Megara, 122-31. Prescindono con troppa facilita dalla difflcolta di ricostruire i fatti con precisione i recenti studi sull'episodio dell'arbitrate di J.M. Wickersham, Myth and Identity in the Archaic Polis, in D.C. Pozzi - J.M. Wickersham,

Myth and the Polis, Ithaca-London 1991, 16-31, e di C. Higbie, The Bones of a Hero, the Ashes of a Politician: Athens, Salamis, and the Usable Past, ?CA?, 16 (1997), 278-307.

57 In lihea di principio non si pu6 comunque escludere che la vittoria ateniese dovuta all'ini

ziativa di Solone sia anteriore alia riconquista megarese di Salamina ricordata da Plutarco in relazione ai torbidi ciloniani. A. French, Solon and the Megarian Question, ?JHS?, 77 (1957), 238-46, collegava appunto col controllo megarese di Salamina, e dunque delle acque circostanti, varie misure adottate

da Solone nell'anno del suo arcontato, quali l'embargo del grano. Tende invece a ridimensionare le

conseguenze del possesso dell'isola sul controllo delle rotte commerciali Legon, Megara, 130-31.

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IL SACRILEGIO CILONIANO 39

difficolta che sorge al riguardo: da un lato Pindaro, nel testo commentato dallo scolio in questione, in cui celebra un Megacle alcmeonide vincitore dei giochi pitici nel 486, afferma chiaramente che un solo antenato di costui ha vinto alle

Olimpiadi58; mentre dall'altro sia Erodoto (VI 125) che Isocrate (XVI 25) parlano di una vittoria olimpica nella quadriga riportata da Alcmeone, il figlio di Megacle I. Questa difficolta viene ordinariamente superata con una sorta di onorevole

compromesso tra le fonti: accettando cioe l'indicazione dello scolio sulla vittoria nella XLVII Olimpiade (nel 592 secondo la datazione tradizionale), ma ammettendo un errore dello scoliasta sul nome del vincitore, che sarebbe Alcmeone e non

Megacle. Questa interpretazione si e affermata a partire da uno studio del Pomtow, il quale concludeva che la fonte dello scoliasta parlava genericamente di una vittoria riportata da un antenato del Megacle vincitore nel 486, mentre l'attribu zione del nome di Megacle a questo antenato risaliva ad un equivoco di interpre tazione 59.

C'e, peraltro, un modo di rendere ragione della discordanza tra l'afferma zione dello scolio e la tradizione che si ritrova in Erodoto ed Isocrate, in cui la

figura di Alcmeone & ricordata per il conseguimento di una grande ricchezza e, insieme, per la vittoria olimpica, riportata con i cavalli allevati grazie appunto a

questa ricchezza. Se pensiamo che con Alcmeone ha inizio una fase nuova nell'a scesa sociale degli Alcmeonidi, e che l'ateniese era evidentemente interessato a

promuovere e valorizzare i propri figli, tanto che riusci a dare in moglie a Megacle la figlia del tiranno di Sicione, non sembrera improbabile che egli, organizzata la

partecipazione alle Olimpiadi, abbia fatto gareggiare il figlio al proprio posto, cosi da ottenergli un titolo di merito e di notorieta. In questo modo si comprende la tradizione che ascrive la vittoria ad Alcmeone, il quale ne fu artefice appunto in virtu delle ricchezze procurate alia famiglia, ed in quanto vero proprietario dei cavalli da corsa; mentre il nome ufficiale del vincitore risultava essere quello del

figlio Megacle, raccolto come tale dallo scoliasta di Pindaro. Questa ipotesi ha il conforto di un interessante parallelo. Un frammento di Polemone ricorda la statua dello spartano Leone, figlio di Anticlida, situata in Olimpia, la cui iscrizione ne commemorava la vittoria nella quadriga ottenuta con i cavalli del padre: Aecov

AaK?8oci|i,6vio<; xnnoiai vikcqv 'Evexaiq 'Avi;iKA,ei8a rcorcpoq60. La vittoria e datata da Eustazio al 44061, ed il Leone in questione e stato identificato dal Poralla con l'ecista di Eraclea Trachinia, fondata nel 42662: e naturale pensare che al

58 Pind. Pyth. VII, 14-15. 59 H. Pomtow, Delphische Beilagen

- II. Die Datierung der VII. Pytischen Ode Pindars, ?RM?, 51 (1896), 577-88. Cfr. anche Moretti, Olimpionikai, 68, n? 81.

60 Schol. Euripid. Hipp. 231 = Polemon, fr. 19 Preller (= fr. 22 Miiller). rcaxpoc, e congettura

del Preller per la lezione priva di senso dei codici, navr\p\ accolta dal Poralla e dal Moretti, essa e in pratica equivalente alia proposta di Wilamowitz naxipoq, seguita dallo Schwartz. Non ha giusta

mente avuto seguito la dubbia alternativa segnalata dal Preller 'AvtiKXeiSaq naxr\p, ut qui statuam

filii dedicaverit (p. 49). 61 Eustath. ad II. B 852.

62 P. Poralla, Prosopographie der Lakedaimonier bis auf die Zeit Alexanders des Grossen,

Breslau 1913, 23, n? 98 ('AvmckeiSac,) e 83-84, n? 482 (Aecov); cosi anche T. Lenschau, Leon, in

RE, XII/2 (1925), 2005. II Moretti (Olympionikai, 107, n? 332) propone invece la data del 424, seguendo l'indicazione dello scolio ad Euripide, affermando che questa non contraddice ridentifi cazione deH'olimpionico con l'ecista di Eraclea Trachinia; ma sembra poco lusinghiero per lo stesso

Leone, in una data posteriore alia fondazione della citta, il vanto di aver corso con le cavalle del

padre.

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momento della gara egli fosse ancora piuttosto giovane. Si pud pensare che i cavalli avessero semplicemente corso a nome del figlio: in questo caso, il fatto che venga segnalata esplicitamente la diversa identity del propietario dei cavalli, oltre a sottolineare il prestigio che derivava da questo titolo, sembra un modo di dar risalto ad un vero e proprio vanto di famiglia. E anche possibile, peraltro, che Leone avesse guidato direttamente la quadriga; in ogni caso, e lui ad apparire come il vincitore 'ufficiale', e a meritare l'onore della statua. Nulla, dunque, impedisce di ritenere che una modality analoga sia stata adottata un secolo e

mezzo prima da Alcmeone, desideroso di far brillare il giovane Megacle agli occhi della Grecia, coerentemente con la tattica di una famiglia 'in ascesa' che e la caratteristica distintiva della storia degli Alcmeonidi nel VI secolo. Non sembra che vi siano inconvenienti a quest' ipotesi dal punto di vista della cronologia, anche nel caso in cui si ammetta, coerentemente con la datazione qui proposta per il tentativo di Cilone, che Megacle I sia stato arconte in uno dei primi anni del VI secolo. Megacle II, dal momento che porta il nome del nonno, fu certamente il

primo figlio maschio di Alcmeone, il quale a sua volta venne investito di un ruolo di comando nella guerra contro Crisa, la cui prima fase si concluse nel 591/063;

prendendo come punto di riferimento indicativo per la vittoria olimpica la data del 592, e perfettamente possibile che per allora Megacle II avesse gia l'eta sufficiente per gareggiare almeno nominalmente.

c) La narrazione erodotea dell'incontro tra Alcmeone e Creso deriva, come il successivo racconto delle nozze di Agariste, da una tradizione che presenta i fatti in chiave di evidente arricchimento favolistico: la proposta del Levy di ricono

scere, in base alia cronologia bassa di Alcmeone, la storicita dell'incontro appare, anche in questo caso, eccessivamente semplicistica. In Erodoto, Creso chiama a corte Alcmeone; in ricompensa dei servigi da lui piu volte prestati alle ambascerie lidie a Delfi, gli dona l'oro che sapra portar via; divertito dal suo impegno per sovraccaricarsi, gliene concede in aggiunta... Recuperare il nucleo di verita storica contenuto in questo racconto, che reca tracce di una tradizione alcmeonide64, non si presenta come un compito facile. Nelle sue linee essenziali, la storia tramanda il ricordo di un arricchimento della famiglia, grazie ad Alcmeone, che precedette e rese possibile la vittoria olimpica; arricchimento messo in relazione con Delfi

(con la presenza di Alcmeone a Delfi) e con la Lidia (con un viaggio di Alcmeone

presso Creso); ma volendo salvare la storicita dell'incontro con Creso, bisogne rebbe ammettere che in questa storia dell'ascesa l'effettiva cronologia degli eventi ed il loro nesso causale siano stati completamente stravolti. Risulterebbero infatti fuori luogo tutti i rapporti consequenziali su cui e costruita la vicenda (incontro con Creso - arricchimento - vittoria olimpica

- fama nelVEllade - matrimonio tra

Megacle ed Agariste), dal momento che il primo anello della catena dovrebbe essere posteriore al 564, anno dell'ascesa al trono di Creso; il terzo, come si e

visto, e databile ipoteticamente al 592; e per l'ultimo non si pud certo scendere molto oltre il 570, se Megacle ed Agariste hanno una figlia che va in moglie a

Pisistrato verso la meta del secolo65. Se, oltre a ritenere che fu un Alcmeone ormai

63 Cfr. Davies, Athenian Propertied Families, 371; Cadoux, The Athenian Archons, 99-101.

64 Cfr. supra, n. 34.

65 Per l'alleanza politica tra Megacle e Pisistrato sancita dal matrimonio tra questi e una figlia deiralcmeonide, cfr. Her. 161: il fatto risale airinizio del secondo periodo della tirannide di Pisistrato

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avanti negli anni ad essere ricevuto da Creso, seguiamo il L6vy anche nell'ascri vere la vittoria olimpica a Megacle I, per salvare la storicit& di un particolare ci troviamo ad aver demolito la sostanza dell'intera storia. Non ammettere che Creso sia fuori posto nel racconto di Erodoto crea certamente piu problemi di quanti ne risolva66.

In questa prospettiva, merita attenta considerazione la proposta avanzata piu di un secolo fa da J.H. Wright67: che, cioe, il racconto erodoteo conservi essenzial mente memoria deirarricchimento della famiglia realizzato all'inizio del VI secolo attraverso commerci con l'oriente, e con la Lidia in particolare. Oltre ad un aspetto di generate attendibilita, quest'ipotesi ha a proprio favore un elemento significa tivo: il fatto che pochi anni dopo Megacle II appaia come il leader della fazione dei icocpaXoi68, in un ruolo che sembra presupporre una posizione di spicco proprio nel settore del commercio marittimo. Incidentalmente, si pud notare come questa ricostruzione degli avvenimenti si adatti molto bene alia cronologia qui proposta per il sacrilegio ciloniano: se gli Alcmeonidi fossero stati costretti all'esilio per molti anni prima della guerra sacra, questo avrebbe reso loro indubbiamente piu difficile portare avanti con continuita una fortunata attivita commerciale; tanto piu se il terminus ante quern del loro arricchimento, la vittoria olimpica nella quadriga, va effettivamente collocato nel 592.

Una simile ipotesi implica che anche il ruolo di Delfi nella narrazione di Erodoto faccia parte, con ogni probability, deH'abbellimento tardo di tutta la vicenda. In linea di principio, non e comunque possibile escludere la possibility opposta: che, cioe, 1'eventuate nucleo storico del racconto consista in un arricchi mento conseguito non tramite il commercio o un viaggio in oriente, ma tramite

in Atene. II matrimonio di Megacle con Agariste viene generalmente datato, in base a questo punto di riferimento ed alia cronologia di Clistene il legislatore, anch'egli nato da questa unione, nel decennio tra il 580 ed il 570: cfr. tra gli altri De Sanctis, Atthis, 361-62; Davies, Athenian Propertied Families, 371-73.

66 Non sembra una soluzione molto piu soddisfacente quella di limitarsi a sostituire al nome di Creso quello di Aliatte, con Cadoux, The Athenian Archons, 91 e n. 97; Parke -

Wormell, The

Delphic Oracle, I, 144 en. 11; Fornara - Samons II, Athens, 8-9. Immagina questo scambio anche

Williams, The Curse, pur offrendo dell'essenza del racconto un'interpretazione vicina a quella qui accolta: this story ... reads very much like a later invention to account for wealth swiftly, and perhaps meanly, acquired (46, n. 30). Ma in questo caso la correzione viene operata per salvare proprio gli elementi del racconto con piu sapore novellistico. Nemmeno soddisfa la possibilita di respingere come fantasiosa la storia di Alcmeone invitato a corte per le sue benemerenze verso le ambascerie lidie a Delfi per sostituirvi, come occasione d'incontro, i contatti diplomatici con i Mermnadi che

Alcmeone stesso avrebbe ipoteticamente mantenuto in occasione, ad esempio, della guerra sacra

(Davies, Athenian Propertied Families, 371). Va tenuto presente che ci troviamo di fronte all'ezio

logia novellistica di un arricchimento, e che e attorno al fatto dell'arricchimento che tutta la storia e costruita; non sembra quindi corretto considerare questo elemento come un abbellimento novelli stico dell'incontro con un sovrano lidio, quanto piuttosto il contrario. La figura di Creso, prover bialmente facoltoso, viene richiamata naturalmente dal tema stesso dell'arricchimento, e l'incontro che Alcmeone ha con lui e in qualche modo parallelo a quello di Solone: analogo e lo scartogenera zionale, e analoga la funzione paradigmatica che il sovrano lidio svolge nella storia. 6 interessante considerare l'origine delfica della storia di Creso narrata da Erodoto; il legame di Creso con Delfi e l'analogia della storia di Solone e Creso possono aver influito nella formazione della tradizione che Erodoto raccoglie a proposito di Alcmeone.

67 Wright, The Date, VI. The Alcmeonidae before Peisistratus, 42-61, spec. 51-57. La direzione

indicata dal Wright, e da lui discussa con profondita, si ritrova in un cenno di How-Wells, ad loc. 68 Her. I 59, 3.

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la posizione di Alcmeone a Delfi. Erodoto, in effetti, presuppone una presenza prolungata e autorevole presso il santuario da parte di Alcmeone, il quale svolge ripetutamente nei confronti di ambascerie lidie un ruolo paragonabile a quello svolto abitualmente dai prosseni delfici69. II racconto del viaggio presso Creso

potrebbe rappresentare semplicemente una versione fantasiosa del modo che Alcmeone ebbe di arricchirsi a Delfi, durante la guerra sacra o negli anni immedia tamente seguenti; un modo non necessariamente adatto ad essere tramandato nelle tradizioni di famiglia. In tal caso, Creso stesso sarebbe stato attirato nel racconto non in quanto sovrano della Lidia, ma per il suo legame con Delfi.

d) Indubbiamente, il quadro cronologico cosi riorganizzato appare alquanto piu lineare e coerente; si tratta di un'ipotesi di lavoro le cui implicazioni vanno ulteriormente approfondite, soprattutto in relazione con le complesse tematiche relative alia genesi della legislazione soloniana. In questo senso, l'osservazione del Levy sull'arcontato di Solone come sbocco di una acuta crisi politica prima ancora che sociale ed economica pud davvero rappresentare un interessante punto di partenza.

69 Her. VI 125, 2: 'AA,ku?gov 6 MeyaicAioc, total eic Zap8icov AvSoTai rcapa Kpoiaoi)

dTttKveojxevoioi kni x6 xpTiaxfipiov to ev AeXcpotoi a\)\inpi\K'Z(&p te eyivexo Kai o\)veA,dnPave rcpo6\)u,G)c, (...).

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