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Giovanni Verga

Cronologia essenzialedi Giuseppe Bonghi da Biblioteca dei Classici Italiani

Giovanni Carmelo Verga, discendente dal ramo cadetto dei baroni di Fontanabianca, per cui era cavaliere di diritto, da Giovanni Battista Verga Catalano, proprietario terriero, originario di Vizzini e da Caterina Di Mauro Barbagallo, originaria di Belpasso, appartenente alla borghesia catanese, donna da tutti considerata di notevole intelligenza e bont. Nellarchivio arcivescovile di Catania Verga risulta rivelato e battezzato a Catania (8 settembre 1840), nella chiesa dei Santi Apostoli, padrini gli zii don Giuseppe e donna Domenica Verga. il secondogenito di sei figli: Giovanni (morto in tenera et), Giovanni Carmelo (lo scrittore), Mario, Pietro, Teresa e Rosa. Il capostipite della dinastia era un Antonio De Vegas, come appare dalle Mastre nobili di Vizzini, venuto in Sicilia al tempo dei Vespri siciliani (1282) e lo stemma del casato era un fascio di verghe strette dal braccio di un guerriero, donde il soprannome Viria a detta dello stesso scrittore. Il nonno paterno, Giovanni di Stefano, che era stato deputato al parlamento siciliano del 1812, era stato carbonaro, anzi capo della carboneria vizzinese , secondo la testimonianza di De Roberto. Il Verga crebbe molto legato alla madre, donna sensibile e colta, come ci conferma Nicola Niceforo, tanto che leggeva n soltanto libri di devozione, ma anche di amena e grave letteratura ed incoragger il figlio nelle sue future scelte.

1845 1846

A causa di unepidemia di colera, la famiglia Verga si trasferisce a Vizzini quindi nelle sue terre di Tbidi, fra Vizzini e Licodia. Al Verga impartita uneducazione tradizionalistica privata, in cui ha come primo maestro Francesco Carrara, che aveva la scuola in un vicolo che dalla via Ferdinanda... portava al Castello Ursino, e poi la guida di due religiosi, don Carmelino Greco e don Carmelo Platania. Il 7 aprile Catania, nellambito della Rivoluzione della Sicilia contro i Borbone di Napoli, viene presa dassalto dalle truppe del Filangieri, che dopo aspri combattimenti, si abbandonano al saccheggio: i Verga si rifugiano in una casa che i Castorina possiedono in un sobborgo. No risulta comunque la posizione dei Verga n a favore n contro una composizione pacifica del dissidio con Napoli. La sconfitta di Catania avrebbe avuto conseguenze notevoli per la fine della "Rivoluzione" siciliana del 1848. Compiuti gli studi primari e medi, frequenta la scuola fantasiosa del fantasioso don Antonino Abate mediocre poeta e romanziere, acceso patriota dalle idee liberali, che aveva partecipato ai moti siciliani del 48 ed era autore di ponderose opere, gonfie di retorica, fra cui il poemetto Il Venerd Santo del 49 in Catania, e il romanzo Il progresso e la morte. Ingegno focoso e propriamente vulcanico e come tale insofferente di ogni disciplina, poeta istintivo, innamorato della pi accesa poesia romantica, lAbate, di cui esiste un bel ritratto ad opera di Amedeo Bianchi nella biblioteca di casa Verga a Catania, influenz, nei dieci anni in cui Giovanni stette alla sua scuola, soggiornando anche a pensione presso il maestro, lo stile delle opere giovanili del Verga, sia nella scelta del tema storico-narrativo che nella impostazione retorica, ma ardente di sincero patriottismo. Alla sua scuola, oltre ai poemi dello stesso maestro, legge i classici: Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Monti, Manzoni (di cui molti ancora conservati nella biblioteca costruita

1849

1851

coi noci di Tebidi ed elencatici [2299 volumi] dallo studioso Giovanni Garra Agosta nellopera di repertorio bibliografico La biblioteca di G. Verga, che ci ha permesso di conoscere quali libri leggesse veramente lo scrittore). Da rilevare inoltre la lettura delle opere di Domenico Castorina, importante precedente letterario, lontano cugino del Verga, poeta e narratore, vanto della cultura catanese che col romanzo I tre alla difesa di Torino aveva superato per fama i limiti dellisola. La prima stagione narrativa del Verga risente anche di questo modello e lo scrittore dovr impegnarsi con notevole sforzo per superare il limitato bagaglio culturale degli studi propedeutici, correggendo sgrammaticature e rifiutando, soprattutto sul piano dellarte, lampollosit di cui era nutrita la sua educazione letteraria.

1853

Leducazione letteraria completata dal 53 al 57 dalle lezioni di latino di don Mario Torrisi, giudicato uno dei migliori insegnanti di Catania, e di filosofia del frate francescano Antonino Maugeri; suo compagno di studi fu quel Mario Rapisardi, futuro poeta anticarducciano ed anticlericale, che gli sar amico e nemico in altri momenti della sua vita. Per evitare il colera i Verga si trasferiscono e per la stessa ragione ritornano lanno successivo per qualche tempo a Vizzini; e quando anche qui si sentono in pericolo, si rifugiano nelle terre di Tbidi, fra Vizzini e Licodia. In questa occasione il Verga quindicenne andando a far visita alla zia Rosalia, suora nella Badia di San Sebastiano a Vizzini, conosce uneducanda, Maria Passanisi, non pi che unombra damore, uno di quei ricordi vivi ed evanescenti della fanciullezza, una ragazza delleducandato laico del convento (di questa esperienza rester traccia in Storia di una capinera, di cui sembra la fonte ispiratrice). Il De Roberto ce la descrive come una bellezza pallida e bruna in Storia della Storia di una capinera. Scrive il romanzo Amore e patria, che rester inedito; qualche studioso lo ha esaminato cercando volonterosamente di trovarvi, se non proprio segni evidenti della futura grandezza, certi tratti caratteristici dello scrittore maturo. Si tratta di ricerche del tutto oziose, perch Amore e Patria rappresenta soltanto il documento di una particolare educazione letteraria e politica. Non per nulla lAbate rimase entusiasta e soltanto il giudizio pi saggio del canonico Mario Torrisi, che era, come abbiamo visto, uno dei suoi maestri, sconsigli, come opera immatura, una pubblicazione della quale lautore si sarebbe con ogni probabilit pentito. Tenta le prime esperienze letterarie a diciotto anni, terminando il romanzo Amore e patria il cui manoscritto, tuttora inedito, un volume di 672 pagine recante sulla prima pagina la data del 23 dicembre 1856. Esso non fa parte, per, perch smarrito, delle carte verghiane del Fondo Verga, catalogate dal dott. Mirone e dalla sua quipe presso la Biblioteca dellUniversit di Catania, acquistate dalla Regione Sicilia soltanto nel 1978, dopo anni di silenzio e di cattivit ad opera dei Perroni e dei Mondadori, a cui erano state in parte cedute per preparare lOpera Omnia mai realizzata. Il romanzo piacque allAbate, (ma fu invece criticato dal canonico Mario Torrisi, di cui il Verga fu alunno, insieme a Mario Rapisardi, dal 1853 al 1857, che arriv a consigliare lallievo di non procedere alla pubblicazione), ambientato durante la Rivoluzione Americana del 1776 ed composto da 35 capitoli (dai sottotitoli significativi: La Spia, Il Bandito, Il Sacrificio, modellati sugli schemi narrativi del maestro). La vena descrittiva e moraleggiante del Verga si esercita faticosamente tra colpi di scena e romantiche fughe. Nel romanzo, infatti, parallelamente alla vicenda storica, il coraggioso eroe Eduardo Walter, soldato dellesercito di Giorgio Washington, vive unappassionata storia damore con Eugenia, conteso dalla rivale Clary, ma in realt Verga vi riflette la delusione delle speranze risorgimentali in Sicilia, ancora in parte idealizzate. Tra i presagi pi singolari della narrativa maggiore (segnalati dal Debenedetti) la frase di un umile personaggio che

1854 1855

1856 1857

1857

prelude al destino dei Vinti: La morte forse una disgrazia per noi povera gente?.

1858

Si iscrive alla facolt di legge dellUniversit di Catania, senza dimostrare tuttavia molto interesse per gli studi giuridici, che abbandona definitivamente nel 1861: sicuramente pi attratto dal successo che riscuoteva nella frequentazione dei salotti della buona societ catanese, nutrendo gi ambizioni letterarie, mentre il padre voleva farne un dottore in utroque. Sar invece il fratello Mario, che sposer Lidda, secondo alcuni figlia naturale dello zio Salvatore e di una contadina di Tebidi, a realizzare il desiderio paterno. Nel giorno dellarmistizio di Villafranca (11 luglio 1859), che egli avrebbe chiamato di lutto nazionale nella prefazione dellopera, comincia a scrivere il suo secondo romanzo storico I Carbonari della montagna. Segue con entusiasmo le vicende della II Guerra dIndipendenza e della spedizione dei Mille, e si arruola nella Guardia Nazionale istituita dopo larrivo di Garibaldi a Catania prestandovi servizio per circa quattro anni, nella I legione, II battaglione, V compagnia, partecipando nel 61 e nel 62 a diverse operazioni militari, tra cui lintervento per placare una sommossa popolare. Deluso nelle speranze liberali come molti Siciliani e turbato dalla repressione garibaldina (il cui ricordo riaffiorer in Libert), si dimetter, nel 1864, ottenendo lesonero dal servizio militare, versando tremilacento lire alla tesoreria provinciale. Esordisce come giornalista e fonda con un gruppo di amici, tra cui Nicola Niceforo ed Antonino Abate, il settimanale Roma degli Italiani. Il giornale, che ha un programma unitario e anti-regionalistico, viene stampato a Catania nella tipografia di G. Pastura ed pubblicato per circa tre mesi, con cinquanta abbonati. Vi compare tra laltro un articolo dello scrittore, favorevole al servizio obbligatorio di leva; ma, ad un certo punto Verga ne abbandona la direzione, anche a causa di dissensi con lAbate, sostenitore dellautonomia amministrativa della Sicilia.

1859 1860

1861

Collabora ad altri giornali e fonda con Niceforo una rivista, LItalia contemporanea, nel cui unico numero appare la sua prima novella Casa da the che il Del Cerro, pseudonimo del Niceforo, definisce gi di tono verista. Abbandona definitivamente gli studi universitari per dedicarsi, incoraggiato dalla madre, allattivit letteraria e con i denari che dovevano servirgli per laurearsi, insieme a mille lire indispensabili ottenute a fatica dal padre e grazie alla mediazione materna, inizia la pubblicazione, a proprie spese, del romanzo I carbonari della montagna presso leditore tipografo Galatola di Catania, cui aveva lavorato gi dal 1859; allinizio del 1862 uscir il quarto e ultimo tomo del libro (L. 5 luno prezzo di copertina) che lautore invier ad Alexandre Dumas, a Cletto Arrighi, a Domenico Guerrazzi e a Frdric Mistral. Il romanzo I Carbonari della montagna ambientato nel castello del conte di S. Gottardo e poi sui monti della Calabria, dove gli affiliati della Carboneria, delusi dalle false promesse costituzionali dei Borboni tramano anche contro la dittatura di Murat (perch aveva tradito come gli altri le speranze di libert. La narrazione, dalliniziale tono manzoniano, poggia sugli elementi preferiti del tardo Romanticismo, non senza una patetica e tragica storia damore tra Giustina, figlia del conte di S. Gottardo, e Corrado, gran maestro della Carboneria. Tuttavia lopera, che sar recensita favorevolmente nel numero del 23 maggio 1862 sul giornale La Nuova Europa diretto dal garibaldino A. Mario, non manca di una certa fluidit narrativa, e mette in risalto i sinceri propositi patriottici del Verga ventenne, oltre alla disposizione per il tema dellamore-passione che,

fino ad Eros, caratterizzer tutta la produzione verghiana. Lorrore per le guerre civili fratricide di Corrado il Carbonaro riflette certamente notazioni psicologiche dellautore: Voi non sapevate che cosa la guerra civile. La guerra civile questa: guardatela!!!. Ma pi che riflesso di un conformismo ideologico attribuito in seguito a Verga dalla critica, esso il segno di quel disegno che maturer laccostarsi del narratore alle lacrymae rerum, sacrificando tutte le suggestioni delle mode di facile presa sul pubblico che ancora suggeriscono autori contemporanei come Guerrazzi e Dumas, ai quali Verga invi tuttavia il romanzo, come un doveroso omaggio ai suoi modelli.

1862

Nel giorno dellarmistizio di Villafranca (11 luglio 1859), che egli avrebbe chiamato di lutto nazionale nella prefazione dellopera, comincia a scrivere il suo secondo romanzo storico I Carbonari della montagna, che verr pubblicato presso la tipografia Galatola di Catania, tra il 61 e il 62, in quattro tomi (L. 5 luno prezzo di copertina) a spese dellautore, che riesce ad ottenere dal padre le mille lire necessarie, con molte difficolt e grazie alla mediazione materna. Il 5 febbraio 1863 muore il padre, affidando la tutela dei figli al fratello don Salvatore, a cui Verga avrebbe chiesto volumi e quattrini in prestito per affrontare i primi viaggi con un bagaglio meno modesto. Tra il 13 gennaio ed il 15 marzo, in ventidue puntate, nelle appendici del periodico fiorentino Nuova Europa, dopo due estratti di assaggio nei numeri del 5 e del 9 agosto del 62, pubblica il romanzo Sulle lagune, ambientato nella Venezia del 1861, che racconta lidillio tormentato di un ufficiale ungherese, Stefano de Keller, in servizio presso lesercito austriaco, che spezzer la sua sciabola sul lastrico rifiutandosi di sparare sulla folla, e di Giulia Collini, il cui padre e fratello sono perseguitati per i loro sentimenti di italianit. Pare che la fonte del fatto lagrimevole e straordinario fossero stati due episodi di cronaca mescolati nellimpianto narrativo alle suggestioni letterarie, con la variante di una misteriosa conclusione. La trama, piuttosto esile, si muove tra ansie, sospetti, duelli, riecheggiando ancora elementi alla Dumas, in una Venezia gondola in odalisca tutta un fremito di volutt; pi semplice per lo stile e, a tratti, il disegno di alcune figure di popolani che nel realismo richiamano le letture manzoniane e degli autori scapigliati come lArrighi, preannunziando il passaggio dellosservazione verghiana verso due temi: il motivo passionale e quello realistico. Dirige per pochi mesi a Catania il giornale politico LIndipendente, che dal decimo numero sar diretto da Antonino Abate, col quale aveva avuto dissensi anche aspri in quelle settimane. Nel mese di maggio per la prima volta si allontana dalla Sicilia, e si reca a Firenze, dal 1864 capitale dItalia e centro della vita politica e intellettuale, rimanendovi almeno fino al giugno. Viene introdotto nei raffinati circoli fiorentini da due autori siciliani di fama, il Capuana, critico de La Nazione, dal 60, e il Rapisardi, che lo presenta al DallOngaro, docente di letteratura drammatica allUniversit di Firenze, patriota e dantista gi celebre, il quale radunava nel suo salotto artisti, rivoluzionari come Bakunin, Prati ed Aleardi, attori come Tommaso Salvini, scrittori come Imbriani. Il Verga ben sinserisce in quellambiente colto e alla moda dove altri siciliani come il pittore C. Reina ed il musicista G. Perrotta cercavano affermazioni; elegante, curato nella persona, alla ricerca ambiziosa di un successo mondano e letterario che non gli manca, malgrado qualche provincialismo residuo dei modi, ed informa la madre dei suoi progetti, tenendo nella corrispondenza unaccurata contabilit delle spese. Questo primo viaggio a Firenze fu una vera e propria vacanza. - Scrive Una peccatrice. di questo periodo la commedia, inedita, I nuovi tartufi (in testa alla seconda stesura si

1863

1864 1865

legge la data 14 dicembre 1865)

1866

In agosto invia al Concorso Drammatico Governativo promosso in Firenze dalla Societ di incoraggiamento allarte teatrale la commedia I Nuovi Tartufi, rimasta inedita fino al 1982, pubblicata a cura di C. Musumarra e la cui prima notizia era trapelata in una lettera scritta nel 1922 da F. De Roberto a Sabatino Lopez. Ideata certamente a Catania, nel breve soggiorno fiorentino, lopera matur e acquist, secondo le abitudini del Verga, migliore documentazione soprattutto per quel che riguarda limpostazione drammatica. In essa Verga tende a combattere una battaglia sociale secondo le tesi dello stesso DallOngaro che cos osservava: Sorga un nuovo Goldoni il quale affronti questa nuova battaglia, e meriti questa nuova corona. tempo di togliere la maschera ai truffaldini, ai pulcinelli, ai tartufi moderni. Il dramma del Verga sinserisce per lappunto nel genere di teatro gi avviato dal Praga (Le madri galanti) e soprattutto del Tartufo politico di Angelo Brofferio (1852) e di Prosa (1858) di Paolo Ferrari, di cui ricalca gli intenti etici e sociali, innestandovi il motivo politico in una satira anticlericale contro tutti i truffaldini (il nome tartufo compariva in tal senso gi nella Commedia dellArte), i parlamentari arrivisti appartenenti alla borghesia operaia, come Prospero Montalti, il protagonista, e i falsi e ipocriti bigotti che nascondono dietro la maschera della religione e del perbenismo i loro sporchi intrighi, veri sepolcri imbiancati, come Ferdinando Codini. Lopera vi esalta gi, secondo la Nardecchia, che si occupata del teatro verghiano di recente, i valori sani della famiglia contro la politica, di cui Verga fino alla maturit, con coerenza dir Alla larga e riflette un interesse non episodico per il genere teatrale che verr ripreso anche negli ultimi anni. La commedia, in tre atti, non ebbe neppure una menzione tra le 26 concorrenti (da La Nazione del 2 marzo 1867), anche per una certa severit della censura nei riguardi della satira politica. ma lo scrittore avrebbe continuato la strada intrapresa. Con i denari della nonna materna, Rosa Barbagallo, pubblica presso leditore Negro di Torino il romanzo Una peccatrice, in parte autobiografico, perch una delusione amorosa del Verga riflessa nel personaggio di Pietro Brusio, giovane commediografo di provincia, che vive a Napoli una breve e impetuosa passione per la capricciosa ed irrequieta Narcisa Valderi e, dopo il successo del suo dramma Gilberto, rifiuta lamore della donna la quale, tra molti languori e musiche da melodramma, cerca nelloppio la morte. Il romanzo lo sfogo dei sogni proibiti dellautore, e poteva rappresentare il breviario di un giovane decadente, anticipando di 25 anni Il piacere (Cattaneo) Lopera, recensita favorevolmente dalla Assing nella Few Freve Presse di Vienna, perfettamente in linea con gli elementi della narrativa borghese-scapigliata, ma il De Cerro, che pare suggerisse il titolo allamico, ci attesta che lo studio degli ambienti e molti personaggi minori (come quelli delle bettole del periodo di traviamento di Pietro) erano tutte macchiette prese dal vero. Il Verga sar severo giudice per delle sciatterie dello stile e dellenfasi descrittiva del romanzo quasi dimpianto teatrale, mostrando di non gradire la ristampa fatta anni dopo dalleditore Giannotta, dichiarando che il dissotterrare simili peccati e simili peccatrici un brutto tiro che si fa al pubblico e allautore (Lillustrazione Italiana, 24 aprile 1898). Ritorna in Sicilia dove una nuova epidemia di colera lo costringe a rifugiarsi con la famiglia nelle propriet di SantAgata li Battiati prima e poi a Trecastagni (zona di monte Ilice, descritta poi in Storia di una Capinera) e da qui a cavallo quasi tutti i giorni per un po se ne andava ai piedi di un "grosso cratere" e alla ospitale casa dei Perrotta. inizio pagina Il 26 aprile, con gli amici Elia, Barbera e Orsini, parte per Firenze e prende alloggio in via dellAlloro dove soggiorner fino al settembre. Per mezzo del Rapisardi, poeta illustre di

1867

1869

Catania, conosce il DallOngaro, che prende a benvolergli e lo introduce negli ambienti letterari fiorentini e soprattutto i salotti di Ludmilla Assing e delle signore Swanzberg, madre e figlia, entrambe pittrici, tedesche. Viene a contatto con scrittori e intellettuali dellepoca come il Prati, lAleardi, il Maffei, il Fusinato e lImbriani (questultimo autore di capolavori a tuttoggi ancora poco conosciuti). Ha inizio lamicizia con Luigi Capuana. Conosce in casa DallOngaro Giselda Fojanesi, 18 anni, che aveva da poco ottenuto il diploma di maestra elementare superiore e aveva ottenuto una proposta di insegnamento da Livia Mgheri, direttrice del Convitto nazionale di Catania. Con i buoni servigi del Rapisardi la cosa and a buon fine. Ai primi di settembre partirono insieme alla madre di lei, per Catania, e in attesa dellapertura dellanno scolastico Verga le ospit nella villetta di Santagata Li Battiati: furono giorni lieti e sereni, con frequenti passeggiate per la campagna intorno allEtna (Giselda sposer il Rapisardi, allontanandosi dal Verga, ma fra i due ci sar una breve ma tempestosa passione negli anni tra l80 e l85.) In questo stesso periodo si rinnova la vocazione teatrale con Rose caduche (pubblicato soltanto nel giugno 1928 da Vito Mar Nicolosi nella rivista Maschere di Catania) la cui tematica, oltre al riferimento alla contemporanea Dame aux camelias di Dumas e ai modelli di Torelli e Ferrari pi vicina ai personaggi dei Tartufi che a quelli di Una peccatrice e di Eva. I tre atti della pice mondana ruotano intorno alla storia di tre coppie: un capriccio caduco come le rose, della contessa Baglini e del cavalier Falconi; la passione di Irma e Luciano; la riconquistata solidit del legame di Paolo e Lucrezia dopo brevi evasioni erotiche, che rafforza il proposito moraleggiante del lavoro, apprezzato perci dal DallOngaro, ma che non vide la luce delle scene, preannunziata dal Verga in una lettera alla madre (26 maggio). Verr messa in scena a Palermo postuma, nel 1960, al Piccolo Teatro, con la regia di G. Calendoli. Frequenta il caff Doney e il Michelangelo, i teatri Pagliaro e La Pergola in cui ambienta Eva. Nellagosto, come testimoniano gli ultimi inediti e le lettere alla madre, scrive il primo atto de LOnore in due rifacimenti autografi (di 19 e di 18 pagine non complete) progettando una bella commedia in quattro atti, di cui DallOngaro trova stupendo il soggetto. Concorrer al premio dellanno venturo e la faremo qui rappresentare da Belotti Bon e Merelli.... Ma i tempi si allungheranno, tanto che nel 72 la commedia non ancora finita e viene abbandonata come un esercizio, anche dopo i preziosi consigli del Capuana a cui aveva mandato in lettura il manoscritto (lettera del 18/2/1872) ed ancora nel 1876, trascura il Padron Ntoni (lettera al Treves del 17/1/1876) per lavorarvi, ma finir per trasferirne i personaggi nei romanzi della trilogia dellamore Eva, Tigre Reale, Eros e perfino ne Il marito di Elena. Di questa seconda stesura in cinque atti esistono gli abbozzi con laboriose varianti, contemporanei al progetto de La Marea con molteplici riferimenti nellepistolario ad una commedia di societ ed anche al carattere dellonorevole Scipioni. Dei manoscritti ha curato ledizione critica la Leotta con la Iannuzzi in Prove dautore (1983), attingendo al Fondo Verga i vari esemplari.

1870

Compiuto nellestate del 69, dopo essere stato rifiutato dalleditore Treves, esce a puntate, sul giornale di mode La ricamatrice , di propriet delleditore milanese Lampugnani, Storia di una capinera di cui esistono tra le carte verghiane tre abbozzi teatrali, La sposa di Gerico (Argomento), Cenerentola (gi il pi completo, distinto in atti e quadri e personaggi), Dolores (tre schemi), ma molto pi tardi, posteriori certamente a Don Candeloro e C.i perch scritti dietro le bozze di stampa di questa raccolta, di cui Concetta Greco Lanza aveva segnalato lesistenza sin dal 1977. Lanno successivo sempre il Lampugnani ripubblicher il romanzo in volume con introduzione di DallOngaro in forma di lettera a Caterina Percoto.

1871

Il successo arride al Verga con la pubblicazione di Storia di una capinera presso leditore Lampugnani. Il romanzo in forma epistolare, secondo modelli letterari celebri (lOrtis e La Religieuse di Diderot), raccoglie le lettere di una novizia e gli valse il consenso di un certo pubblico per il tema sentimentale, come dir lo stesso autore: quel povero libro stato fortunato attirandosi tutto il merito dellargomento con la solita severa autocritica. La Storia lo studio psicologico di una passione nellanimo di uneducanda, prigioniera come una capinera in gabbia, che conoscer lamore per Nino, durante una breve vacanza dal chiostro a causa del colera e giunger alla follia e alla morte, costretta dalla volont dei parenti e dalla mancanza di dote a tornare in convento e a vedere lamato sposo della sorellastra Giuditta. Secondo lultima critica (Campailla) la Capinera la condizione al femminile dello stesso autore, che, dal chiuso della provincia siciliana, ha la forza di prendere il volo verso altri lidi, e secondo noi anche lui storicamente un diverso, come Maria gi una vinta dal motivo della roba e dellamore, dalla condizione storica isolana che non le consente il salvifico rifugio nella famiglia, centro nodale del romanzo I Malavoglia. Il Verga si proponeva gi unindagine sociale ispirata a fatti veri, come il colera del 57 e lamore per Maria Passanisi, i luoghi dellepidemia del 67 e la conoscenza dalle zie monache e dai racconti della madre, che era stata educata nella Badia di S. Chiara, della vita di convento (come il particolare della cena della pazza). Inoltre ritornava il riflesso della legge di soppressione dei conventi e lincameramento dei beni ecclesiastici del 1866 (accennati nella trama de I Nuovi Tartufi). Lopera merit per questo allautore il titolo di romanziere sociale dal DallOngaro che vi antepose la prefazione e il giudizio positivo di Caterina Percoto, la scrittrice friulana, che confess di aver versato lacrime di sincera commozione. A fine novembre si trasferisce a Milano, dove rimarr stabilmente, pur con frequenti ritorni in Sicilia, per circa un ventennio (alloggia in via Borgonuovo 1, poi in piazza della Scala e, infine, in corso Venezia) fino al 1893. Fondamentale sar il soggiorno milanese per linfluenza dellambiente, nel quale il bel giovane bruno, dallaria fatale dice il Barbiera , riservatissimo, accende passioni nelle dame della haute e suscita la gelosia del Carducci, mentre nel suo modesto quartierino di Corso Venezia, una vera cella da frate, lavora con impegno a finire Eva, che, ambientata a Firenze, si arricchisce nellultima stesura di elementi scapigliati. Su consiglio di Capuana, divenuto nel frattempo suo amico, frequenta la casa di Salvatore Farina, direttore della Rivista Minima, e grazie alla presentazione di questi e di Tullo Massarani, frequenta i pi noti ritrovi letterari e mondani e gli ambienti giornalistici: fra laltro i salotti della contessa Maffei, di Vittoria Cima e di Teresa Mannati-Vigoni. Al Cova, ritrovo di scrittori e artisti, frequenta il Rovetta, il Giacosa, il Torelli-Viollier che nel 1876 fonder il Corriere della Sera la famiglia delleditore Treves e il Cameroni. Con questultimo intreccia una corrispondenza epistolare di grande interesse per le posizioni teoriche sul verismo e sul naturalismo e per i giudizi sulla narrativa contemporanea (Zola, Flaubert, Valls, DAnnunzio). Frequenta il teatro La Scala, il caff Cova, detto il caff dei geni, il salotto della contessa Maffei e di Vittoria Cima. - Continua a lavorare ad una seconda stesura de LOnore di cui rifar il primo atto undici volte. - Lo impegna molto il lavoro di revisione di Eva, offerta per tre anni a vari editori, Ottino, Brigola, e finalmente ai fratelli Treves nella cui villa a Belgirate lo scrittore spesso ospite e che pubblicheranno le sue opere pi celebri. - Giselda Fojanesi sposa il Rapisardi. Riportiamo dalla biografia del Cattaneo: Il viaggio si svolse normalmente; arrivati a Napoli il Verga e le Fojanesi vi si fermarono un giorno, visitarono il Museo e la sera assistettero a uno spettacolo di prosa. Si

1872

divertirono molto quando, scesi a un albergo in Piazza Medina, il direttore, mostrando due stanze, una a un letto, laltra matrimoniale, disse: Questa per i signori sposi . Durante il viaggio per mare le Fojanesi soffrirono molto. Un cameriere avvert il Verga che le signore stavano male e lui si precipit al soccorso in maniche di camicia scusandosi poi ampiamente della propria trascuratezza. Per questo episodio che divert Giselda, il Rapisardi geloso e moralista ostent sempre fastidio e indignazione. A Messina dove li attendeva Mario, il fratello di Giovanni, si fermarono per passarvi la notte. Ripartiti per Catania, si incontrarono alla stazione con le sorelle del Verga, Rosa e Teresa, e il fratello Pietro. Il giorno dopo il Verga, insieme al Rapisardi, andava a trovare le Fojanesi allalbergo. Il Rapisardi era magrissimo, macilento, con laria sofferente e non piacque molto a Giselda che lo trov piuttosto ridicolo, nonostante le molte parole spese dal Verga in suo favore. Il Rapisardi apparteneva a quella che Gadda definisce la stirpe dei poetiprofeti e degli scrittori capelluti. Ammirevolmente zazzeruto, con un copricapo dinconsueta foggia, ma adattata a veggenza, fornito di baffi malinconicamente spioventi, con un cravattone nero a farfalla e un ombrello in pieno sole, con un abito che cercava di rimediare al fisico sparuto e alle spalle troppo strette a forza di generose imbottiture, il Rapisardi si studiava di rendersi attraente elevando la naturale melensaggine della sua espressione a trasognamento poetico. La presenza del Verga, alto, elegante, vestito con propriet e scevro da atteggiamenti profetici, doveva metterne in risalto laspetto caricaturale da vate ottocentesco. Autore della Palingenesi che il Verga aveva lodato in un articolo piuttosto retorico sulla Scena di Venezia, il Rapisardi era stato gratificato dal Comune di Catania di medaglia doro [...] ... Catania avrebbe in seguito innalzato un monumento al Rapisardi senza attenderne il lamentevole trapasso, polemica testimonianza contro i detrattori continentali del vate. Quando incontr Giselda, il Rapisardi, insignito di medaglia doro dal Comune, era quindi il poeta ufficiale di Catania. [...] Il Verga present Giselda alla madre e nellottobre, dato che le allieve del Convitto Provinciale non erano ancora tornate dalle vacanze, la ragazza fu invitata nella villetta dei Verga a SantAgata li Battiati. Per Giselda furono giorni lieti, passati in piacevole compagnia, con passeggiate frequenti per la splendida campagna intorno allEtna. In una di queste gite videro il Rapisardi affacciato al balcone della sua villetta a San Giovanni La Punta. Il vate , alle sue grazie naturali e al suo armamentario eccentrico, aveva aggiunto una benda nera a un occhio per un leggero malanno. Altra apparizione ridicola che divert notevolmente Giselda. Il Verga in quei giorni rivedeva la Storia di una capinera e preg la ragazza che stava per entrare nel Convitto di scrivergli le sue impressioni di reclusa. Nel frattempo il DallOngaro prometteva da Firenze che avrebbe continuato a interessarsi per la pubblicazione del libro. Ecco una sua lettera brevissima del 25 novembre: Mio caro Verga, pochi versi, perch sono affollato da mille faccende. Metter in ordine i fogli della Capinera, e procurer di farli pubblicare con qualche vantaggio a Milano, quando potr andare di persona, fra due settimane . Giselda insegnava al collegio italiano e religione; i Verga andavano a trovarla in parlatorio la domenica e da solo vi capitava anche il Rapisardi ostentando irrefrenabile passione spesso in versi come un eroe del melodramma. Queste manifestazioni scomposte poetico-amorose non erano naturalmente intonate allatmosfera del Convitto e Giselda fu costretta a pregarlo di astenersi dalle visite. Di qui nuove smanie del vate, ribelle a tutte le convenzioni sociali, soprattutto a quelle che trovava personalmente scomode. La signora Verga invit un giorno Giselda a casa sua e il Rapisardi, morente come al solito damore, tuon con una lettera scritta al tocco: A me non concesso n di scriverti n di vederti, o Giselda, mentre ad altri dato di averti in casa e di parlare unintera giornata al tuo fianco. A me la solitudine e le ambasce e il dolore, ad altri la pace, lindifferenza e la felicit; a me le spine amarissime del sospetto e i triboli avvelenati della gelosia, ad altri la tua compagnia la tua parola i tuoi sorrisi! O

Giselda, Giselda! Tu hai passato una giornata in casa Verga, ed hai fatto il pi grande oltraggio allamor mio, la pi grande offesa alla mia dignit. Tu non mhai fatto neppure un cenno nella tua lettera, ed hai fatto un torto alla tua consueta sincerit. O non mi conosci, o non mi ami. Quel giorno, che io mi convincer di essere ingannato, sar lul timo giorno del nostro amore. Addio. Giselda, che dopo le prime impressioni poco favorevoli, era rimasta colpita da buona diciottenne dai deliri amorosi del Rapisardi e dalle risorse quantitative della sua vena poetica, fu costretta per non portare allesasperazione le sue furie gelose a pregare i Verga di rinunciare alle visite domenicali rompendo cos una buona amicizia. Il Rapisardi intanto, se non poteva vedere Giselda in parlatorio, passeggiava continuamente sotto le finestre del Collegio, lanciava gelsomini, tentava di corrompere persone di servizio addette al convitto perch recapitassero le sue lettere. Commosso da questo grande amore, il DallOngaro insieme ad Erminia Fu Fusinato si adopr presso il ministro della Pubblica Istruzione, Correnti, per fare ottenere al Rapisardi lincarico di letteratura italiana allUniversit di Catania. In questo modo il vate avrebbe potuto mantenere decorosamente una moglie. Il 15 dicembre del 70 il Rapisardi riceveva la comunicazione dellincarico e ringraziava, oltre al ministro, il DallOngaro lamentando tuttavia di non poter accordarsi di far delle conferenze coi giovani ma di dover dare tre lezioni per settimana, dettate dal sommo della cattedra con quellunzione e quel sussiego prescritto dalla legge e dalla tradizione. Dopo un tentativo, borghesemente fallito, di evitare il matrimonio, inadatto ai suoi atteggiamenti luciferici, proponendo a Giselda di praticare con lui il libero amore, il Rapisardi sposava la Fojanesi il 12 febbraio del 72. Lamore per Giselda non aveva impedito altre frementi passioni allautore della Palingenesi che doveva considerare doveroso per un grande poeta, come lui stesso si definiva, mantenersi in uno stato di ebollizione continua per ogni donna che gli capitasse di incontrare. Lo dimostra, fra laltro, una lettera del 71 a una certa Santina nella quale il Rapisardi affermava di non voler rinunziare alla divina dolcezza del nostro amore . Che cosa attendesse Giselda, futura segregata in casa Rapisardi, fra un marito stoltamente tirannico, una suocera lugubre e ostilissima e una cognata lagnosa e malevola, fu subito abbastanza chiaro. Lo dimostra sufficientemente questa pagina pittoresca con la quale Maria Borgese descrive la prima sera di Giselda nella sua nuova casa. Il pranzo di nozze fu triste, mal servito sulla tavola apparecchiata senza cura, nella stanza di passaggio, dove da una parte era abballinato il piccolo letto per la suocera. Quella sera erano stati invitati anche il fratello della madre, Vincenzo Patti, sarto, che Mario aveva soprannominato Giaretta e un ragazzo figlio di lui che pi tardi, per imitare il cugino, si lasci crescere la zazzera e portava la cravatta nera svolazzante. Padre e figlio mangiarono col cappello in capo, mentre il cognato Barbagallo aveva messo un fez rosso da bersagliere e Mario un berrettone di lana. Giselda e sua madre si davano delle occhiate furtive, mentre si confermava in esse il concetto della Sicilia vista a quei tempi dai Toscani come qualcosa di paradossale, di misterioso, di primitivo. La suocera, seduta a tavola di traverso, sua posizione abituale, non tocc cibo. Fu servita la minestra, poi la carne, e dopo il pesce. Quando arriv in tavola la cassata, la suocera esclam a voce alta, come se continuasse un suo pensiero: Di lupi arruzzuloni. E spieg meglio che pot alle due toscane il significato del proverbio: Mala sorte ai matrimoni fatti di luned. A Giselda spuntarono le lacrime: la signora Teresa e Mario cercarono di togliere la cattiva impressione di quella frase con motti di spirito, ma tutti gli altri restarono muti col volto chino sui piatto. Anche il passare quella prima notte di matrimonio tra le due madri la Teresa dorm nello studio di Mario e la Maria nella stanza accanto a quella degli sposi, proprio a muro a muro con loro, e ogni tanto la si sentiva gemere e singhiozzare fu cosa che mise di pessimo umore la Giselda: di pi, prima che gli sposi si chiudessero in camera, la suocera

pretese di entrare con loro per aiutare suo figlio a spogliarsi e a mettergli in testa un fazzoletto di cotone giallo a grosse pallottole marroni per tenergli a posto i capelli. Giselda garbatamente le fece intendere che avrebbe potuto benissimo far lei, e allora la suocera si mise a piangere dietro luscio . Povera Giselda! quante ne passer! Non solo col marito, ma colla suocera, cos chiusa e introversa e soprattuttocarica di una malignit tutta popolana, tanto da venir soprannominata dallo stesso figlio: Carricafocu. inizio pagina

1873

Lavora ai due romanzi da cui si aspetta la definitiva consacrazione di scrittore, Tigre reale e Eros (intitolato inizialmente Aporeo), intavolando laboriose trattative per la pubblicazione col Treves. In febbraio per il Treves porta a termine la scrittura di Eva (la cui tematica sar criticata da unanonima recensione de La Nuova Antologia) che esce in questo stesso anno prima da Brigola e poi dallo stesso Treves, a Milano, che gli diede un compenso di sole 300 lire, prendendosi gratuitamente i diritti sulla Capinera, che anni prima aveva rifiutato. Eva certamente il migliore dei romanzi giovanili e il De Cerro ne fa risalire il manoscritto al 64-65 e riporta lispirazione ad un amore siciliano per una signora francese conosciuta dal Verga, proprietaria di una bottega di biancheria A la robe blanche, a Catania in via Stesicorea, oggi via Etnea. Nel romanzo Eva diventa una ballerina del teatro La Pergola di cui sinnamora un pittore siciliano, Enrico Lanti, che vedr volubilmente appassire in una soffitta la sua passione, dopo che la donna ha abbandonato per lui le Luci della ribalta e il successo. La squallida realt della vita di stenti degli artisti spegne il fuoco damore e la donna ritorna al suo mondo. Lo studio realistico degli ambienti, anche con note di crudezza, ed alcune scene del nucleo centrale sono degni del miglior Verga, mentre la seconda parte artificiosa, anche nellepisodio del duello, che conclude lopera, sfida di Enrico durante un veglione di carnevale al nuovo amante di Eva. Frequenta i salotti di Clara Maffei e di Vittoria Cima, incontrandovi i fratelli Boito, Emilio Praga, Luigi Gualdo, e altri scrittori e artisti, amicizie da cui deriva uno stretto e proficuo contatto con temi e problemi della Scapigliatura milanese. Ed abbastanza assiduo anche nel salotto di Caterina Cristofori Piva, dove nellaprile conobbe il Carducci che fu fulminato dalla gelosia quando vide il Verga in atteggiamento di corteggiatore. Apriti cielo! Il Vate si sent mortalmente offeso dalla situazione, e tornato a Bologna scriver alla Cristofori Piva una terribile e insultante lettera contro il Verga, che riportiamo dalla biografia scritta dal Cattaneo (pp. 148-149): E ora parliamo daltro. A casa ho trovato tanto da fare, che propriamente veggo mi bisogna mettere il capo a partito e crearmi intorno unatmosfera di quiete: veramente mi bisogna lavorare, se non voglio mancare a miei impegni, nuocere a miei interessi. Anche tu per la parte tua vogli aiutarmi in questo proponimento, e siimi buona, e scrivimi consolatrice. Sebbene... ora mi torna a mente il cavaliere (con la qual bugia di titolo, che oramai serve da cerotto o da arnica nello spedale della societ dei parvenus a tutte le noie della nullit senza nome, me lo presentasti) il cavaliere, dico, o cavalierino, come avrebbe detto il Foscolo, Verga, il quale mette una brutta corona di barone, falsa probabilmente come il titolo che gli presti tu, benigna e gentile complice di falsit, il quale scrive una delle solite invenie di racconti di monastero in romanzo epistolare e che ha il coraggio di lisciarti la mano per far paragone della morbidezza con quella del visino del tuo bambino. Ah stupida bestiuola dun falso cavaliere e in tutto imbecille uomo! E dire che fra i miei rivali, o fra quelli che nel loro audace secreto vagheggerebbero un furto da borsaiuoli su quel che lamor mio, e che innanzi a un mio sguardo che li cogliesse nella premeditata mariuleria diverrebbero lividi di paura, ci sar anche cotesto rifiuto isolano! Un uomo che mette una brutta corona baronale sur una carta da visita e che si lascia dare falsamente del

cavaliere e che scrive un romanzo epistolare; e con tutto questo siciliano, non pu essere altro che un vigliacco ridicolo parvenu.

1874

Termina la scrittura di Eros. Al ritorno a Milano, nel gennaio, ha una crisi di sconforto in seguito al rifiuto di Treves di pubblicare Tigre reale (il 20 del mese) fin quasi a decidere il rientro definitivo in Sicilia. La supera rapidamente buttandosi nella vita mondana milanese (le lettere ai familiari sono un minutissimo resoconto, oltre che dei suoi rapporti con lambiente editoriale, di feste, veglioni e teatri) e scrivendo in soli tre giorni Nedda. La novella, pubblicata il 15 giugno nella Rivista italiana di scienze, lettere e arti, ha un successo tanto grande quanto inaspettato per lautore che continua a parlarne come di una vera miseria e non manifesta alcun interesse, se non economico, al genere del racconto. Il 1874 un anno determinante ed estremamente significativo per la storia della narrativa verghiana: al ritorno a Milano, dopo un primo anno di soggiorno che aveva visto il successo dellEva, Il Verga entrava in una fase di forte tensione psicologica, passando da un periodo di scoraggiamento grave al punto da fargli meditare il ritorno a Catania, rinunciando alla carriera di scrittore (il 24 gennaio scriveva ai familiari: Vi confesso che i giorni passati ero alquanto scoraggiato, e se non fosse stato il pensiero di far ridere i nemici, e di aver speso inutilmente tanto denaro, vi avrei domandato consiglio per tornarmene), a una combattiva consapevolezza del proprio valore. Illuminante a questo proposito la fittissima corrispondenza con la madre e i fratelli: la stesura della novella determinava il rovesciamento della situazione psicologica, poich il 12 febbraio dichiarava: confesso che anchessa [la vanit] giova a qualche cosa, come a mettervi addosso la febbre di fare, di lavorare, e bisogna un certo entusiasmo per far bene. Mi sento addosso una responsabilit immensa, ma nello stesso tempo forza e coraggio da gigante, e quel che pubblicher in Maggio far rumore, lo spero. E il 22 marzo ribadiva: Capisco che [...] adesso sono in un punto decisivo della mia vita, e si tratta di combattere la pi grande battaglia per trionfare decisivamente, e che perch devo presentarmi armato di tutte le mie armi, voi mi comprendete. Per questa ragione non ho voluto mettermi a scrivere il lavoretto pel Museo di famiglia che mi avrebbe buttato un 300 lire, perch in questo [momento] sono tutto invaso e penetrato del soggetto che ho per le mani, n vorrei distoglierne lattenzione e farne sbollire lentusiasmo per mettermi ad un altro lavoro. Voglio finire prima questo, e finirlo tutto di un getto. Si trattava di Eros che, insieme a Tigre reale tenuto nel cassetto per loccasione, doveva costituire laccoppiata vincente, la base per imporre definitivamente il suo nome di romanziere. Ma, contrariamente alle aspettative, a procurargli un grande successo sarebbe stata proprio la novella nata di getto in tre soli giorni, scritta soprattutto per colmare i vuoti dei vaglia spediti dalla Sicilia, per affrontare le spese necessarie a ben comparire nei salotti dellaristocrazia milanese, alla Scala e ai veglioni del carnevale (Malgrado che io procuri di tenere la pi giusta economia, pure, sia perch la vita divenuta pi cara, sia perch volere o non volere, non potete farvi idea di quanto costino anche tutti questi piaceri e queste attenzioni ed inviti che mi si prodigano gratis, e quante obbligazioni sincontrino di dover spendere in molte piccole cose, questo carnevale e questi favori delle mie conoscenze mi costano molto 9 febbraio). Il 15 giugno nella Rivista italiana di scienze, lettere ed arti pubblica Nedda, bozzetto siciliano, che uscir in un volumetto di 61 pagine dalleditore Brigola. Nellatmosfera delle feste e dei teatri del carnevale il Verga componeva Nedda, recuperando quasi per contrasto i personaggi del mondo isolano (a volte anche reali: Salutatemi tutti gli amici e particolarmente lo zio Giovanni di Battiati, e ditegli che lho messo nella novella - Bozzetti siciliani - [primo titolo di Nedda] che stamper nella Nuova Rivista Italiana 19 marzo 74), cos come, nelle lettere ai suoi, ai resoconti delle serate milanesi aggiungeva improvvisamente consigli per la campagna: Non dimenticate

di fare innestare gli alberi di Battiati, che non sieno per gli agrumi, ma i peri, susini, ecc. . Nessuna importanza, tuttavia, se non economica, attribuiva al racconto: a distanza di venti giorni dal primo annuncio, dopo averla corretta ed ampliata (i fogli di stampa infatti saranno pi di tre), scriveva alla madre: sabato consegner la novella [...] e credo che mi varr dai 250 ai 300 franchi. E due settimane pi tardi (il 13 marzo) ne riferiva laconicamente al Capuana, tra la notizia di aver concluso Tigre reale e il proposito di dedicarsi attivamente a un altro lavoro (sicuramente Eros): ho scritto una novella, uno schizzo di costumi siciliani, per una nuova rivista che si pubblica qui . Ma Nedda scritta quasi in un momento di relax, di allentamento della tensione suscitata dai due romanzi, da un Verga inconsapevole della novit e della possibile fecondit della materia e dello stile appena sfiorati ebbe unaccoglienza entusiastica. Prima ancora che apparisse nella Rivista italiana il Ghiron proponeva di ristamparla subito in opuscolo e tre giorni dopo la pubblicazione il Torelli ne elogiava lautore, che, quasi sorpreso, ricopiava in una lettera ai suoi il biglietto del giornalista: Due parole per dirvi che la vostra Nedda la pi bella cosa che avete scritto, assolutamente bella e mi ha fatto una fortissima impressione. probabilissimo che alla massa dei lettori faccia leffetto opposto, e paia cosa scolorita; ma io, Mefstofele, vi dico bravo di cuore e con sincera ammirazione (18 giugno). (Carla Riccardi) Protagonista una bracciante agricola, che alla povert bracciantile aggiunge una povert ancora pi grave: non ha nulla e nessuno che possa mantenerla, sola con la madre vecchia e gravemente ammalata bisognosa di cure e medicine che non pu pagare: unico sostegno, lo zio Giovanni, umanissimo benefattore che laiuta come pu, povero anche lui; unico sogno Janu, per il quale il suo cuore pu avere un momento di sorriso. Il bozzetto si apre con Nedda raccoglitrice di olive; la settimana stata magra: due giornate e mezza di paga in meno a causa della pioggia: il figlio del padrone propone che le venga pagata lintera settimana, ma il fattore si rifiuta per timore che gli altri si possano ribellare. Nella notte Nedda torna a Ravanusa e si rallegra solo quando sente il rintocco della campana della Punta e vede Janu che coi buoi torna in paese. Muore la madre e Nedda il giorno dopo va a lavorare: una lira al giorno a incartare le arance, scatenando la maldicenza del vicinato e del prete per aver cucito di domenica il gembiule tinto di nero per il lutto e per essere andata subito a lavorare. Una sera sente la canzone di Janu, e allindomani, domenica, lo vede vestito a festa: stato licenziato perch si ammalato di malaria. Per una settimana lavorano nella stessa tenuta e lautore segue passo passo la vita dei due e i loro atteggiamenti delicati. Al sabato tornando verso casa accade lirreparabile: Nedda resta incinta: tutti la sfuggono a Ravanusa e i datori di lavoro le riducono la paga, perch rende sicuramente di meno, fino a non darle nemmeno pi lavoro: in questo modo consuma i suoi magri risparmi. Janu si riammala di febbre malarica e cambia lavoro: per curarsi consuma il piccolo deposito che avrebbe dovuto servire per sposare Nedda. Deve continuare a lavorare e accetta un lavoro di potatura degli ulivi, ma un giorno cade e viene riaccompagnato a casa: morir pochi giorni dopo. Nedda resta irrimediabilmente sola, partorisce una figlia malaticcia e rachitica, che deperisce fino a morire: Nedda rappresenta un cambiamento di direzione nellarte verghiana: accanto a moduli narrativi e temi romantici e post-romantici, compaiono moduli e temi che saranno veristici; non ancora il nuovo Verga, ma certamente limbocco di una nuova strada. Accanto alla presenza del narratore onnisciente che manipola la materia e propone commenti espliciti che coesistono colle battute dei personaggi, abbiamo la narrazione attraverso i silenzi e i gesti dei personaggi e la presenza del paesaggio.

1875

Nedda subito ristampata dal Brigola, come estratto dalla rivista; sempre da Brigola nel giugno pubblica Tigre Reale, Del testo sono giunte a noi due redazioni autografe di 351 e 179 pagine ed una copia pi tarda (forse della Sordevolo) con parecchie varianti.

Il romanzo riprende il tema dellamore tormentato. Giorgio La Ferlita giace a letto per un colpo di spada e ritorna a ritroso nel tempo rievocando la sua storia damore per Nata, una contessa russa, piena di tutte le avidit e mai sazia di tutti i capricci. La strana gentildonna, non bella ma leggiadra, fragile ma infida come una tigre, ripetutamente qualificata come leonessa, e poi pantera, e lupa e infine tigre, torna a sconvolgere la vita di marito (di Erminia) e di padre dopo avere a lungo rifiutato le sue attenzioni, malata e ha un passato turbinoso. Entrambi sposati, alla fine entrambe le donne sono malate, ma una sola guarir: e la contessa infine offrir involontariamente il suo funerale come ultimo spettacolo, lasciando al vecchio amico appena un addio. Il romanzo, oltre al clima raffinato e convulso delle altre opere, ritrae anche la vita della provincia siciliana e i suoi quieti affetti. Il Verga, spinto dal buon esito del bozzetto e sollecitato dal Treves, scrive nellautunno, tra Catania e Vizzini, alcune delle novelle di Primavera e comincia a ideare il bozzetto marinaresco Padron Ntoni, di cui, nel dicembre, invia la seconda parte alleditore: la prima concezione dei Malavoglia. Verso la fine dellanno compare con la data del 1875 Eros (prima Aporeo) che conclude con un valore quasi simbolico i temi mondani e i duelli donore che il pubblico amava. Ai personaggi sono per gi riservate amare sconfitte ed essi sono ideologicamente pi vicini ai vinti del ciclo omonimo, la cui ideazione contemporanea come testimoniano alcune lettere al Treves, a cui nello stesso anno mander il bozzetto marinaresco Padron Ntoni, primo nucleo narrativo de I Malavoglia.

1876

Lavora alle novelle (Primavera e Certi argomenti) e a una commedia, Dopo, che non riuscir a finire (ne pubblicher poche scene nel 1902 nella rivista La settimana ). Decide di rifare Padron Ntoni, che gi nel settembre del 1875 aveva giudicato dilavato, e prega il Treves di annunziarne la pubblicazione nellIllustrazione italiana. Attende allo studio degli ambienti della modesta borghesia milanese e continua a mostrarsi molto interessato al teatro. Raccoglie in volume (esce il 25 ottobre) le novelle scritte fino a quel momento, pubblicandole presso il Brigola con il titolo Primavera ed altri racconti che comprendeva anche novelle apparse in rivista e dominati da un realismo malinconico: si tratta di racconti di soggetto diverso e variegato, qualcuno con tirate un po moralistiche, col mondo elegante e capriccioso di Certi argomenti, e col mondo piccolo borghese di La coda del diavolo; In Primavera (che allinizio si intitolava Una Principessa) che dar il titolo alla raccolta, rappresenta lamore di Principessa per un musicante, Paolo; e rappresenta un adulterio borghese e catanese in Coda del Diavolo e un adulterio borghese e contemporaneo di Luciano e Matilde in Storie del castello di Trezza. Il bisogno di denaro e le cure degli impegni familiari assillano lo scrittore che lavora a nuove opere e cura la riedizione delle precedenti inserendo le Storie del castello di Trezza, di ambientazione fantastica e mondana vicine alle vicende dei romanzi catanesi. In aprile muore la sorella Rosa. Capuana lo raggiunge a Milano e comincia a scrivere unopera che risponde ai canoni programmatici del verismo: Giacinta. Sulla decisione di spostarsi dalla Sicilia, ebbe notevole peso proprio il Verga che aveva insistito fin dal 73 perch lo raggiungesse a Milano. Pubblica di nuovo Primavera, aggiungendovi in coda Nedda (ancora nel 1880 uscir presso il Treves una terza ristampa del volume col titolo Novelle). Il romanzo procede lentamente: nellautunno scrive al Capuana: Io non faccio un bel nulla e mi dispero. Comincia la relazione con la contessa milanese Paolina Greppi Lester, che si prolungher

1877

1878

fino al 1905, testimoniata da 207 lettere autografe, cedute dal figlio della donna, Augusto Lester, agli eredi Verga, tramite il De Roberto, decifrate da Garra Agosta con cui si scoperta questa figura femminile tanto importante. Dal 1878 al 1880, con duplice creativit, Verga compone due delle sue opere pi significative: Vita dei Campi e I Malavoglia, e nelle lettere alleditore, al fratello Mario e allavvocato amico Salvatore Paola Verdura (21 aprile 1878) gi abbozzato il disegno dellintero ciclo La Marea, (poi il titolo sar mutato in I vinti), con le note affermazioni teoriche di adesione anche morale al Verismo. Ho in mente un lavoro che mi sembra bello e grande. Una specie di fantasmagoria della lotta per la vita, che si estende dal cenciaiuolo al ministro ed allartista ed assume tutte le forme, dallambizione alla avidit di guadagno, e si presta a mille rappresentazioni del gran grottesco umano, lotta provvidenziale che guida lumanit attraverso tutti gli appetiti, alti e bassi, alle conquiste della verit! Insomma cogliere il lato drammatico, o ridicolo o comico di tutte le fisonomie sociali, ognuna colla sua caratteristica, negli sforzi che fanno per andare avanti in mezzo a questa onda immensa che spinta dai bisogni pi volgari o dalla avidit della scienza ad andare avanti, incessantemente, pena la caduta e la vita, pei deboli e mal destri. Mi accorgo che quando avrai letto questa lunga filastrocca sar riuscito a dirtene ancora niente e ne saprai meno di prima. Il primo racconto della serie, che pubblicher tra breve, ti spiegher meglio il mio concetto, se ci riesco. Per adescarti, dir che i racconti sono cinque, tutti sotto il titolo complessivo della Marea e saranno: 1) Padron Ntoni; 2) Mastro Don Gesualdo; 3) la Duchessa delle Gargants; 4) lOn. Scipioni; 5) lUomo di lusso. Ciascun romanzo avr una fisonomia speciale, resa con mezzi adatti. Il realismo, io, lintendo cos, come la schietta ed evidente manifestazione e losservazione coscienziosa, la sincerit dellarte, in una parola: potr rendere un lato della fisionomia italiana moderna, a partire dalle classi infime dove la lotta limitata al pane quotidiano, come nel Padron Ntoni e a finire nelle varie aspirazioni nelle ideali avidit delluomo di lusso (un segreto) passando per le avidit basse alle vanit del Mastro Don Gesualdo, rappresentante della vita di provincia, allambizione di un deputato. Il 17 maggio riguardo a Padron Ntoni chiede al Capuana da Milano conferma sul titolo scelto uningiuria, un soprannome. Io son contento del mio sacrificio incruento, che mi lascia meglio soddisfatto del mio lavoro e mi fa sperare che riesca quale lho vagheggiato in immaginazione. A proposito, mi hai trovato una ngiuria che si adatti al mio titolo? Che ti sembra di I Malavoglia? Potresti indicarmi una raccolta di Proverbi e Modi di dire siciliani? Io lavoro ancora; ma a giorni bene, delle volte per malissimo, e svogliatamente. Per non voglio precipitar nulla, purch cotesto lavoro mi contenti prima di contentare gli altri [...] Pel Padron Ntoni penso dandare a stare una settimana o due, a lavoro finito, ad Aci Trezza onde dare il tono locale. A lavoro finito per, e a te non sembrer strano cotesto, che da lontano in questo genere di lavori lottica qualche volta, quasi sempre, pi efficace ed artistica, se non pi giusta, e da vicino i colori son troppo sbiaditi quando non sono gi sulla tavolozza . Anche la seconda stesura de LOnore (in cinque atti) risale certamente a questo periodo e del testo esistono oggi quattro manoscritti, con varianti e rifacimenti esaminati dalla studiosa catanese Ninfa Leotta nel Fondo Verga, come le altre prove dautore in cui non a caso compare tra i personaggi una duchessa delle Gargants, madre di un figlio illegittimo, lavvocato Scipione, come nel progetto de La Duchessa di Leyra, inserita nel tema del triangolo e dellinfelicit coniugale della figlia (Ida e poi Emma nelle varie stesure) che si sacrifica per difendere lonore di un marito giocatore e infedele, il marchese di Becerra. Difficolt economiche costringono lo scrittore a firmare cambiali per il Treves, che gli

anticipa tremila lire sul contratto di Vita dei Campi, ed infine un evento quanto mai doloroso per lui: il 5 dicembre muore la madre, alla quale era legatissimo. Nellagosto pubblica nella rivista Il Fanfulla Rosso Malpelo, mentre comincia a stendere Fantasticheria. Il 5 dicembre muore la madre Caterina, e il suo dolore reso pi acuto dalla lontananza, creando un senso di smarrimento che si mescolava al tormento determinato dal pensiero insistente di essere rimasto per troppo tempo lontano da casa, quasi un tradimento imperdonabile della religione della famiglia che stava prendendo corpo nelle sue opere, e allangoscia della lontananza sentita talvolta come una condanna della fatalit. inizio pagina

1879

Attraversa una grave crisi per la morte della madre (Mi sento istupidito. Vorrei muovermi, vorrei fare non so che cosa, e non sarei capace di una risoluzione decisiva scrive il 14 gennaio al Massarani), tanto da rimanere inattivo nonostante la volont e la coscienza del proprio valore (Io ho la febbre di fare, non perch me ne senta la forza, ma perch credo di essere solo con te e qualche altro a capire come si faccia lo stufato confida il 16 marzo al Capuana). Nel luglio lascia finalmente Catania per recarsi a Firenze e successivamente a Milano, dove riprende con accanimento il lavoro. Su Il Fanfulla della Domenica pubblica la novella Fantasticheria, ispirata al breve soggiorno di Paolina Greppi ad Acitrezza, in cui abbozza il nucleo de I Malavoglia e sottolinea lideale dellostrica ed il passaggio dalla fantasticheria di una vita semplice, che dura lo spazio di un desiderio, alla visione di una vita quotidiana che da un lato, per i vinti, lotta per lesistenza e per la ballerina (al secolo, Paolina Greppi) o la nobildonna o la borghese leccitante fluire delle cose in una fantasmagoria seducente fra luci e danze e divertimenti. proprio il Verga a mettere in evidenza il passaggio dalla fantasticheria dellimmaginazione e di ci che maggiormente piacerebbe fare, alla fantasmagoria della vita vissuta, cio al susseguirsi reale e realistico dei fatti quotidiani. Nel novembre scrive Jeli il pastore. Tra la fine dellanno e la primavera successiva compone e pubblica in varie riviste le altre novelle di Vita dei campi. Si appassiona alla fotografia, aspetto questo della biografia verghiana scoperto soltanto nel 1966 da G. Garra Agosta, che ha salvato, sviluppato e catalogato 448 negativi di foto scattate dal Verga, il quale con la macchina a cassetta regalatagli dallo zio don Salvatore Verga Catalano riprodusse dal vero i personaggi e i paesaggi delle sue opere, soprattutto dei dintorno di Catania (ma anche di Milano). Completano larchivio fotografico del Garra i ritratti dellautore (dallet giovanile alla maturit) e foto con dediche autografe dei pi importanti personaggi letterari ed artistici del tempo e delle donne che pi contarono nella sua vita. Ferve il lavoro preparatorio de I Malavoglia (ancora Padron Ntoni) di cui traccia i cartoni e la cronologia dei personaggi e si fa mandare dal Capuana (lettera del 20 aprile 1879) la raccolta di proverbi del Rapisardi, per utilizzarla nellopera. Nella Rivista Minima appare la novella Lamante di Raja (che diventer Lamante di Gramigna) con lettera-prefazione allamico Salvatore Farina, in cui il Verga afferma che esso un documento umano, udito per i viottoli dei campi e conclude enunciando la sua particolare interpretazione della tesi dellimpersonalit. In primavera vede la luce presso Treves la raccolta di novelle Vita dei Campi, comprendente Cavalleria Rusticana, Nedda, Lamante di Gramigna, La Lupa, Ieli il pastore, Pentolaccia, Guerra di Santi, Fantasticheria, in cui prevale il motivo dellamorepassione, tranne in Rosso Malpelo e Guerra di Santi, nonch in Fantasticheria. Lo scrittore vi rappresenta dal vero le vicende dei contadini, dei pastori, con partecipe piet, ambientandone le vicende nei luoghi della sua giovinezza, con lottica del lontano. Continua a lavorare ai Malavoglia e nella primavera ne manda i primi capitoli al Treves,

1880

dopo aver tagliato le quaranta pagine iniziali di un precedente manoscritto. In luglio intento a correggere la stesura de I Malavoglia, rifugiandosi allHotel Riposo presso Varese, lontano anche dalla donna amata, e a lei (lettere del 7 e del 29 luglio) e al fratello Mario confida il lungo travaglio compositivo Io ho finito ieri come ti dissi il romanzo, come pure al Capuana al quale chiede parere. A lui doner, per sua richiesta (lettera del 23/7/1880) il quarto manoscritto autografo (Fondo Verga coll. MSU 2395) che presenta numerose varianti allesame che ne abbiamo fatto (manca ad esempio la chiusa finale del romanzo), tuttora inedito. Rilegato in cartone con costa in pelle presenta oggi questa dedica: Allillustre fotografo Luigi Capuana il suo Giovanni. Precedono il testo, travagliatissimo di tagli, aggiunte e spostamenti di capitoli, sedici pagine staccate, gli scritti preparatori del romanzo e sette cartelle numerate, con elenchi di proverbi e tra questi un disegno della costellazione delle Pleiadi, nonch le due prefazioni (del 19 e del 21/1/1881). Il manoscritto fu ceduto da Adelaide Bernardini, moglie del Capuana, per lire 5000 nel 1953 al nipote del Verga Giovannino Verga Patriarca. Incontra di nuovo, dopo dieci anni, Giselda Fojanesi, che aveva, come abbiamo visto, sposato il Rapisardi, allacciando una relazione amorosa durata a intermittenze oltre tre anni. Il matrimonio non era stato per Giselda particolarmente brillante fin dal primo momento (appena entrata in casa Rapisardi era stata costretta a vestirsi a lutto per la morte, avvenuta un anno e mezzo prima, del suocero mai conosciuto).

1881

Nel numero di gennaio della Nuova Antologia viene pubblicato col titolo Poveri pescatori lepisodio della tempesta tratto dai Malavoglia, ed in febbraio, nelle edizioni Treves, escono I Malavoglia, accolti freddamente dalla critica (I Malavoglia hanno fatto fiasco, fiasco pieno e completo confessa l11 aprile al Capuana), accompagnati dalla prefazione datata 19 gennaio, scelta dal Treves stesso, nella quale il Verga, tracciando lintero disegno dei Vinti, ne fissa i definitivi nomi in cinque romanzi: I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, La Duchessa di Leyra, LOnorevole Scipione, Luomo di lusso. Nel primo il movente dellattivit umana che produce la fiumana del progresso preso alle sue sorgenti e i Vinti sono i deboli che restano per via, e levano le braccia disperate e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravegnenti. Il romanzo ritrae, infatti, la storia di una famiglia di pescatori guidata dal patriarca Padron Ntoni, sullo sfondo corale di un intero villaggio, Acitrezza, in provincia di Catania, dalla cui vita di stenti, dopo una serie di disgrazie legate ad un carico di lupini e a vari lutti familiari, tenta di staccarsi Ntoni il giovane, ma il mondo tradir le sue ambizioni, respingendolo, divorandolo, come fanno in mare i pesci pi grossi con i pi piccoli, mentre gli altri ricostruiranno con Alessi, nella casa del nespolo la religione della famiglia, per sopravvivere con rassegnazione, ostriche legate allo scoglio dove sono nate. Assolutamente nuovo il linguaggio corale, il cosiddetto Erlebte Rede, a proposito del quale pare che Verga confermasse, in unintervista allArtuffo, di aver avuto una certa influenza (Fu un fascio di luce!) dal ritrovamento di un giornale di bordo, che gli sugger il modulo narrativo del linguaggio marinaresco, come dalla novella Comparatico del Capuana aveva attinto la forma schiettamente popolare per rendere il quadro con le sue tinte vere e il suo disegno semplice (lettera del 24/9/1882). I Malavoglia ricevono critiche sfavorevoli, tranne quella del Capuana a cui Verga scrive (11 aprile 1881): I Malavoglia hanno fatto fiasco, fiasco, pieno e completo... ma se dovessi tornare a scrivere quel libro lo farei come lho fatto.... Comincia ad ideare Mastro don Gesualdo e a scrivere Il marito di Elena. Conosce Rod, giovane scrittore svizzero che risiede a Parigi, che sar il suo traduttore in francese, e che nel 1887 dar alle stampe la traduzione dei Malavoglia, e diventa pi profondo il rapporto di amicizia con De Roberto e Capuana a cui gi da Milano aveva chiesto cartoline e foto de La Rosamarina, la casa di villeggiatura dellamico nella valle di Santa Margherita, per ambientarvi la vicenda di Cesare Dorello, quel cornuto de Il marito di Elena e dare

al romanzo con cui tenter di riconquistare i favori del pubblico il colore locale.. Pubblica sulla rivista Rassegna settimanale il 14 agosto Malaria e il 9 ottobre Il Reverendo, che allinizio dellanno aveva proposto al Treves per la ristampa di Vita dei campi in sostituzione di Il come, il quando e il perch, e che due anni dopo usciranno nelle Novelle rusticane. In politica si professa moderato ed evita ogni rapporto con la scapigliatura democratica e con gli ambienti della Sinistra. Incontra e conosce allHotel Milan di Roma Dina Castellazzi Contessa di Sordevolo, con la quale avrebbe per iniziato solo nel 1896 una relazione stabile (testimoniata dalle Lettere damore [703] decifrate dal Raya), e che rimarr legata a lui fino alla morte. Comincia a ideare il Mastro-don Gesualdo e pubblica Malaria e Reverendo.

1882

Pubblica da Treves Il marito di Elena, un romanzo del quale dichiara di non essere molto contento, sentendo che il ritorno alla vecchia maniera poetica si mescolava alle nuove forme dei Malavoglia. Si rende conto dellinadeguatezza del linguaggio usato per esprimere lo studio minuzioso di stati psicologici ed emotivi raffinati. unopera dove il dialogo ridotto al minimo e prevale lanalisi psicologica condotta con una eccitazione, un tono esclamativo che ne diminuisce contro ogni intenzione lefficacia. Non mancano gli aspetti caricaturali come nella presentazione del poeta rapisardiano. Difetta limpersonalit e il commento dellautore che si insinua di tanto in tanto ne la prova. Sempre da Treves il racconto Il come, il quando e il perch (poi riunito in Vita dei campi). Esce invece a Catania presso leditore Giannotta una nuova redazione di Pane nero, poi compreso nelle Novelle rusticane, per aiutare leditoria e leconomia locale e soprattutto i danneggiati dal terremoto di Casamicciola che doveva riprendersi. Escono Libert e Il canarino del n. 15 sulla Domenica letteraria, entrando in contatto con lambiente In maggio insieme al fratello Mario fa un viaggio a Parigi dove si incontra con Edouard Rod, il quale tradurr I Malavoglia col titolo Moeurs Siciliennes (Scene di vita siciliana), e successivamente si reca a Mdan dove incontra mile Zola, di cui aveva detto al Capuana: Uno solo ci fa cascare la penna di mano!. A Parigi per lamica Paolina Greppi compra calze di seta e un cappellino a lutto presso la Casa Saran adatto al lutto stretto in una Maison de deuil e tornato a Milano prega lamico douard Rod di commissionare alla stessa Maison un secondo cappellino da signora, da lutto, in velluto, per inverno, e gli manda persino il ritratto di colei che avrebbe devuto indossarlo! In giugno a Londra per accompagnare il fratello Mario nella vendita di una preziosa collezione di monete greco-sicule (per pagare le ipoteche sui terreni) e soffre per il clima umido fino a dover ritardare il rientro a Parigi. In fondo resta deluso delle due grandi capitali, ma il suo un atteggiamento un po provinciale, come di chi non si trova nel suo ambiente naturale che pu dominare e addomesticare a suo piacimento. Alla fine dellanno escono presso Treves le Novelle rusticane con la data 1883, Per i tipi del Casanova di Torino, in gennaio, pubblica Novelle Rusticane, comprendenti Il reverendo, Cos il re, Don Licciu Papa, Il Mistero, Malaria, Gli Orfani, La Roba, Storia dellasino di S. Giuseppe, Pane Nero, I Galantuomini, Libert, Di l dal mare (che rievoca lavventura con la Fojanesi); alcuni racconti erano gi usciti in rivista (nella Rassegna Settimanale, nel Fanfulla della Domenica, in Fiammetta e nella Rivista Minima). Il motivo della roba costituisce la caratteristica fondamentale delle Rusticane, e Verga mostra ormai di non credere alle rivoluzioni dove allaria ci vanno solo i cenci e tuttavia la sua denuncia sociale si fa pi intensa con toni di cupo realismo. Mentre Verga si trova a Roma proprio nei mesi in cui DAnnunzio stava mietendo un grande successo colla sua presenza che affascinava ovunque si mostrasse, emanando un

fluido quasi magnetico: ed aveva solo ventanni. NellHtel Milano, dove era solito alloggiare, incontra per la prima volta la contessa Dina Castellazzi di Sordevolo: un incontro "impetuoso" che sembr non lasciare conseguenze.

1883

Oltre che con Arrigo Boito e Gualdo, che gi frequentava da anni, stabilisce un legame di forte amicizia con Giacosa. Scrive le scene popolari di Cavalleria rusticana (adattando al teatro una novella di Vita dei campi). Lavora intensamente ai racconti di Per le vie, pubblicandoli nel Fanfulla della domenica, nella Domenica letteraria e nella Cronaca bizantina. Il volume esce allinizio dellestate presso Treves. Pubblica Novelle rusticane (Torino, Casanova). Nel giugno torna in Sicilia stanco danima e di corpo, per rigenerarsi e cercare di concludere il Mastro-don Gesualdo. Nellautunno nasce il progetto di ridurre per le scene Cavalleria rusticana; perci intensifica i rapporti col Giacosa, che sar il padrino del suo esordio teatrale. Sul piano della vita privata ha inizio la lunga e affettuosa amicizia con la contessa Paolina Greppi: durer fino ai primi anni del nuovo secolo: lultima lettera datata 11 maggio 1905, e in essa si lamenter di attraversare un bruttissimo periodo anche per la malattia del fratello e del fratellino ed esternando il piacere che Gigi, il figlio di Paolina, stato promosso generale, ripromettendosi di scrivergli per congratularsi con lui; e chiude dicendo che si sta appena riprendendo dalla prostrazione e dallabbattimento assoluto in cui lo avevano buttato linfluenza e le febbri e lultimo saluto quello anonimo del compare vostro, non quello delluomo che ha amato. Alterna i soggiorni a Vizzini (lambiente delle Rusticane) coi viaggi a Milano e pubblica per il Treves, Per le vie, il cui primo titolo Vita dofficina, una raccolta novellistica dambientazione milanese, con tristi e squallide vicende di ambienti cittadini, (Il canarino del n. 15) anche malfamati, nei luoghi che il galantuomo Verga attraversa in carrozza con la bella Paolina (Il Bastione di Monforte) o che scorge dai vetri del Montecarlo, un ritrovo alla moda dove gioca al macao o allcart (Piazza della Scala). In novembre torna a Catania, riallaccia la relazione con Giselda Fojanesi, delusa del Rapisardi, e mentre comincia a lavorare al Mastro-don Gesualdo, in pochi giorni trasforma la novella omonima nel bozzetto drammatico in un atto Cavalleria Rusticana, e il 2 dicembre la preannunzia a Paolina come un avvenimento letterario nel nostro anemico teatro, anche se costretto per la diffidenza del Rossi a pagarne i costumi da lui stesso disegnati. Alla fine dellanno la sua relazione con Giselda subisce una svolta improvvisa: il 19 dicembre Rapisardi scopre casualmente una lettera compromettente del Verga a Giselda datata 14 ed una subitanea e violenta reazione cacciandola di casa: Giselda non fa una piega: in due ore (mai donna fu cos pronta e rapida nel raccogliere le sue cose) prepar il bagaglio e se ne and... finalmente libera da un incubo. Leggiamo dalla biografia di Giulio Cattaneo (cit.): Proprio in questo periodo esplodeva violentemente il dramma coniugale in casa Rapisardi. Il Verga, dallinizio dellestate, salvo brevi soggiorni a Roma e a Torino, era sempre stato a Catania e nonostante le molte difficolt era riuscito a incontrarsi pi volte con Giselda. La mattina del 19 dicembre Rapisardi era in preda a una delle sue leggendarie emicranie e girava continuamente per le stanze con manifestazioni vistose di dolore. Il vate soffriva di tanto in tanto di questi attacchi e la casa si parava immediatamente a lutto. Nessuno faceva pi nulla, la madre e la sorella non si lavavano n pettinavano e attendevano scarmigliate e discinte la fine del malanno. Colpevole al solito era Giselda che si lavava come gli altri giorni secondo una abitudine criticata anche in momenti normali dalla suocera che si vantava di non aver mai fatto un bagno. Quella mattina una donna che lavorava a mezzo

servizio in casa Rapisardi arriv con un pacco di giornali che Giselda aveva prestato, come in varie altre occasioni, alla signora Maria Aradas Bruno, direttrice di una scuola privata. Qualche volta nel fascio di giornali restituiti a Giselda era inserita una lettera del Verga. Nonostante ogni difficolt non mancava quindi una certa organizzazione. Rapisardi nel suo girovagare intontito da una stanza allaltra si incontr con la donna e prese il pacco alla presenza della moglie interdetta. La lettera del Verga cadde sul pavimento e il vate la raccolse, la apr e la lesse allibendo: Alla signora G. per gentile favore venerd, 14 Ebbi la tua cara letterina ieri, e non ti risposi subito per non mettere quella brutta data. Ma vedi che subito dopo, oggi, il mio primo pensiero alzandomi per te; e che le tue parole mi stanno qui nel cuore, e ho letto e riletto molte volte la tua lettera. Cara, cara, cara, tu sei la donna come lavrei sognata io, lamica, la sorella, lamante, tutto. [Non la moglie, comunque]. Quante cose mi hai fatto tornare dinanzi agli occhi! vive, palpitanti! Come vorrei almeno vederti ad ogni modo. Andr dalla P[iazzoli] e se mi parr di dar troppo nellocchio incontrandoti in casa sua, almeno ti vedr in istrada. Io vorrei scriverti almeno ogni settimana. Ma temo di rendermi indiscreto con la cortese che ci aiuta. Dunque il piccolo sugello t piaciuto? Ne son contento. Ma non temere di rovinarmi coi tuoi modesti desiderii, amor mio. E fammeli sapere tutti francamente, che sinch posso sai che il mio piacere pi grande quello di fare qualcosa pensando a te. Passer da te prima di partire, almeno ti vedr da lontano. E questestate cosa farai? Io, come sai, andr in gennaio T[orino] e torno a dirtelo, in questa battaglia a cui mi accingo ora quasi calmo e indifferente come uno spettatore vorrei averti giudice e compagna. Sar quel che sar, ma non certo sar una cosa solita. Tu vuoi darmi retta? Scrivimi degli altri bozzetti toscani, ci che vi ha di pi toscano, tu che hai questa benedizione in te, scrivimi degli altri raccontini come quel gioiello, che sai, e mandali al Fanfulla della Domenica, senza domandar permesso, se puoi. E ti garentisco che saranno accolti a braccia aperte, e gustati, e ti metteranno sul piedistallo, e gli editori verranno a cercarti loro. Ma lavora, lavora assiduamente, non ti lasciare vincere dallo scoramento, che, se non altro, il lavoro un gran svago e un gran conforto. Ah! se potessi esserti vicino, o passare almeno sotto la tua finestra, e domandarti: Che fai? Col Som[maruga] poi non credo che la cosa sarebbe assolutamente impossibile se la proposta avrebbe laria di venirti da lui pel volume. Cos lasciai disposta la cosa colla Ser[ao]. Che far quanto mi promise non giurerei, perch torno a dirti che mi sembra la quintessenza delle donne, letterata e napoletana. Io non ti dissimulai nulla di tutto ci che aveva potuto far nascere in me questa convinzione, e torno a dirterlo, tanto pi che ti vedo impensierita forse oltre il dovere delle mie parole. Non cattiva, ma in un pessimo ambiente, quello del F[racassa] e del Som[maruga] coi Lodi ed altri intorno che la guastano. Quando le dissi dellimpressione penosa e disgustosa che mi aveva fatto larticolo del F[racassa]di cui mi parlasti, e gli attacchi dello S[carfoglio] non se ne mostr impressionata come avrebbe dovuto. E a me, quel che secca dippi, massime ora che ci ho un volume dal Som[maruga] che laltro sospetter forse che nelle critiche passate e future e negli attacchi della C[ronaca] B[izantina]e del F[racassa], io ci sia per qualche cosa! Ti dir tutto quello che stato fra la S[era o] e me senza omettere una parola per tranquillarti. Essa mi fece per la prima volta delle allusioni abbastanza chiare a te e a quel che aveva subodorato fra noi due, una sera che tutti gli altri erano innamorati matti della Duse, da Spillmann. Ci che mi disse non lasciava dubbio chella fosse penetrata per un po nel nostro segreto, e credei meglio confessarle la verit per interessarla a noi, sperando anche che potesse giovarti nellaffare del tuo libro. Ella promise e si mostr amica. Fu allora che te ne scrissi nel punto di lasciare Roma. Io mi rassegnavo di buon grado alla corve che ci imponeva a tutti noi amici la sua cameraderie pur di mostrarle come le sarei

grato della simpatia che dimostrava per te. Avr anche avuto delle pretese muliebri cogli altri amici che le si mostravano pi assidui e premurosi di me, io non ci badavo. Ma sembra che ci labbia urtata, e una volta al mio ritorno a Roma mi disse quasi bruscamente: Voi che mi prendete davvero per un uomo? In parola donore aveva ragione e non glielo negai. Dallora in poi ha sempre evitato che le potessi parlar di te; e lultima sera che la misi fra luscio e il muro per pregarla dintromettersi nel senso che ti ho detto fra te e il Som[maruga] torn a promettere come la prima volta che lavrebbe fatto, ma finora sembra di no. Eccoti tutta la verit. Per ti raccomando di fingere dignorarla con lei, perch potrebbe nuocerti, o almeno chiuderti lunica porta aperta per comunicare con un editore faccendiere che potrebbe farti rendere giustizia dal pubblico; avendo paura che tanti i quali non ti arrivano alle scarpe son gi in auge, e lOttino ha fatto appena conoscere il tuo libro! A te nuoce lantipatia che ispira generalmente quellaltro e i pettegolezzi che ha suscitato con le sue invidiuzze meschine e le sue ire indecorose. Dammi retta, fai la tua strada a parte, con tatto e per non urtarlo. Scrivi assiduamente pel Fanfulla, e quando avrai dieci o 12 articoli fanne un volume. Ti garentisco dellesito. Addio. Ti bacio sul viso, sugli occhi, sulla bocca cos, cos, cos, a lungo, prenditi qui lanima mia, tuo... . Per un marito, e per giunta siciliano, ce nera abbastanza anche se, come afferma seriosamente il biografo Cappellani, in questa lettera lamore ha ben poco spazio, mentre la vita con le sue esigenze e con la nobilt del lavoro occupa il resto . Il citato biografo aggiungeva che le frasi compromettenti non sono pi che 10 righe, in tutto, di stampa, e la lettera occupa pi di 65 righe e questo calcolo probabilmente avrebbe dovuto consolare il Rapisardi. Ma il grande poeta non fu della stessa opinione e subito ingiunse alla moglie di andarsene, obbedito immediatamente da Giselda che cominci a prepararsi per la partenza mentre il marito si abbandonava singhiozzando su una poltrona come il protagonista di Tristi amori alla rivelazione delladulterio. Intanto la suocera strideva: Prestu, cchi prestu! Levati di devanti a locchi mei! E come un ritornello: Prestu, cchi prestu! . In due ore Giselda era pronta, lasciando al marito anche i doni preziosi avuti da lui, fra i quali la medaglia doro, fatta montare a spilla, che Catania aveva decretato a Rapisardi nel 1868, dopo luscita della Palingenesi . Il vate le dette centocinquanta lire in moneta e centocinquanta in tagliandi di rendita. Da allora Giselda non ebbe altro e si ammetter che liberarsi di una moglie, e sia pure infedele, con sole trecento lire anche in pieno Ottocento costituiva indubbiamente un buon affare. Allorch fu per varcare la soglia Mario per ben tre volte la riafferr per il braccio cercando, come fuori di s, di trattenerla: e per tre volte la donna si vinse e riusc a svincolarsi. Altra scena da commedia di Giacosa: questa volta I diritti dellanima, con dieci anni di anticipo. La suocera diceva frattanto al figlio Lassala iri, ntra otto jorna sar antra vota a tuppuliari arreri a porta che tradotto in italiano significa: Lasciala andare, fra otto giorni sar di nuovo a battere dietro la porta. Il titano era in preda a una vera crisi: piangeva e scalciava. Diluviava: Giselda prese uno degli ombrelli in anticamera. La suocera glielo strapp di mano urlando: Tutti cosi ti carrii! (Ogni cosa ti porti via!) La tradizionale inimicizia fra suocera e nuora era in questo caso un duello allultimo sangue. Un duello con lombrello. Mario si scosse: barcollante si avvicin alla madre e levatoglielo di mano lo porse alla moglie, che senza voltarsi se ne and . Con una carrozza Giselda si rec immediatamente a casa Verga, fece chiamare Giovanni e lo attese nellatrio. Lo inform rapidamente dellaccaduto e manifest il proposito di partire subito per Firenze. Il Verga approv la decisione, aggiunse che non poteva

accompagnarla perch doveva restare a disposizione di lui e promise di raggiungerla al pi presto. Attesa inutile perch il Rapisardi non lo sfid a duello come a quei tempi era quasi obbligatorio, figuriamoci poi in Sicilia. I duelli per motivi anche futili erano frequentissimi e se ne accorse, fra i tanti, il Sommaruga che in un solo giorno ricevette tre cartelli di sfida per un articolo, non suo, apparso sulla Cronaca bizantina sulle donne di Messina sguaiate, chiesolastre, ineleganti, che amavano i fiori, la musica, gli uccelli, la commedia e le quaglie coi piselli, ma pi di tutto le quaglie . Il Sommaruga se la cav rimanendo ferito al primo scontro e cos fu vendicato lonore delle Madonne Peloritane. Ma il Rapisardi si guard bene dallimitare quei gentiluomini di Messina anche se le sue ragioni avrebbero avuto maggiore consistenza. Il Verga rimase a Catania qualche giorno e raggiunse poi Giselda a Firenze. Non pot fermarvisi molto perch lo attendeva a Torino, il 14 gennaio dell84, la prima di Cavalleria. Il Rod prepara ledizione francese de Il marito di Elena e la Rvue des deux mondes pubblica novelle del Verga. inizio pagina

1884

lanno dellesordio teatrale con Cavalleria rusticana, che in origine secondo le ultime ricerche nei manoscritti, doveva essere un episodio rusticano de I Malavoglia: gli amori tra Ntoni e Peppa, andata sposa ad un altro. Il dramma, letto e bocciato durante una serata milanese nel suo quartierino di Corso Venezia a Milano da un gruppo di amici (Giacosa, Boito, Emilio Treves, Gualdo), ma approvato dal Torelli-Viollier. Grazie allaiuto di Giacosa riesce a mettere in scena il dramma e la prima del 14 gennaio al teatro Carignano di Torino ha un grande successo (attrice protagonista era la Duse nella parte di Santuzza, Flavio And (Turiddu), Tebaldo Checchi (Alfio), e il copione teatrale verr pubblicato dal Casanova, mentre subito dopo il Treves, altro scettico, uscir con una nuova pubblicazione di Vita dei campi, illustrata dal Calandra, artista della Scapigliatura piemontese. Nel giugno a Londra e poi a Parigi ove incontra, oltre a Rod, Zola e de Goncourt. Pubblica a Roma, presso Sommaruga, la raccolta di novelle Drammi intimi, (comprendente I drammi ignoti, La Barbarina di Marcantonio, Tentazione, La chiave doro), che non verr pi pubblicata (ma tre racconti, I drammi ignoti, Lultima visita, Bollettino sanitario, saranno ripresi nel 1891 in I ricordi del capitano dArce). Si conclude, con la pubblicazione della prima redazione di Vagabondaggio e di Mondo piccino ricavati dagli abbozzi del romanzo, la prima fase di stesura del Mastro-don Gesualdo per il quale era gi pronto il contratto con leditore Casanova. In estate fa escursioni in Val dAosta con Giacosa e sincontra con Paolina Greppi a Villa dEste, traendovi ispirazione per un futuro lavoro teatrale dambiente mondano: Le farfalle. Viaggia tra Roma e Milano mentre prepara una nuova commedia, rompendo i rapporti col Rossi commendatore da palcoscenico. Nel primi mesi termina ladattamento per il teatro del dramma In portineria, tratto da un racconto di Per le vie (Il canarino del n. 15) e lo rappresenta a Milano il 16 maggio senza successo, recitato dalla Compagnia nazionale di Olga Lugo e di Enrico Reinache.: fredda laccoglienza riservata dal teatro Manzoni. Tiepida laccoglienza del pubblico e sfavorevole la critica alle scene del dramma incentrato sulla rivalit in amore tra Gilda, bella e vanitosa, e Mlia, il canarino, malata e sfiorita nello squallido ambiente di una portineria milanese. Verga ne annunzia linsuccesso al Capuana disegnando un grosso fiasco su una cartolina, ma difende la sua creatura e le convinzioni artistiche nella corrispondenza seguente: Ho voluto che il dramma fosse intimo rigorosamente, tutto a sfumature dinterpretazione, come succede realmente nella vita; ed era, in questo senso, un altro passo nella ricerca del vero (5

1885

giugno 1885). Ha inizio una crisi psicologica aggravata dalla difficolt di portare avanti Ciclo dei Vinti e soprattutto tormentato da difficolt economiche personali e della famiglia e dalle cambiali che Treves col suo maligno istinto gli rinnova a stento, che lo assilleranno per alcuni anni, toccando la punta massima nellestate del 1889. Confida il suo scoraggiamento a Salvatore Paola Verdura in una lettera del 17 gennaio da Milano, mentre si infittiscono le richieste di prestiti agli amici, in particolare a Mariano Salluzzo e al conte Geg Primoli. Zola promette di scrivere la pref. alla trad. francese dei Malavoglia, e Maupassant dovrebbe fare altrettanto per le Novelle rusticane.

1886

Trascorre molti mesi a Roma e lavora allabbozzo di un dramma tratto dalla novella I drammi ignoti di cui aveva confidato lidea al suo legale e a Giacosa (lettera del 21 marzo 1885) e frequenta lambiente della Cronaca Bizantina e soprattutto il salotto di Geg Primoli e la Duse che prepara una nuova interpretazione di In portineria (lettera a Paolina del 18 novembre). Roma, Albergo di Milano, gioved 18 novembre 1886 Vi ringrazio dei vostri auguri., e sopratutto della vostra buona lettera e del bene che mi volete, Se sapeste il bene che mi fanno luna e laltra cosa, ne avreste piacere anche voi, e pensereste a quello che vi voglio io. Certo se degli auguri possono parlare fortuna, sono i vostri, e quelli dei miei fratelli. lo laccetto riconoscente, ma non mi lusingo gran fatto nellesito della commedia qui. Qualunque miracolo faccia la Duse, lesito che ebbe la cosa a Milano, e sopratutto il modo come fu trattata dalla stampa, influiranno terribilmente sulle impressioni di questaltro pubblico, tanto pi che le mie convinzioni artistiche non mi permettano la menoma transazione, e mimpongono il difficile compito di andare colla testa contro il muro. E la testa dura abbastanza, e abbastanza convinta di quello che fa, per non esser persuasa neppure che il muro abbia ragione, anche quando qui andr rotta. lo me ne accoro un po per me, per tutte le conseguenze che si tira dietro la cosa, e molto per larte, come lintendo io, che ne avr un fiero contraccolpo. Ma se per caso andr bene sar una grave responsabilit pel pubblico di Milano, ai miei occhi ben inteso. Domani o doman laltro saranno distribuite le parti, e fra qualche giorno cominceranno le prove. Vi terr poi a giorno di tutto. La Duse buona e piena di buona volont, Rossi aimable ed tutto, e ci vedo tutto sotto; gli altri increduli, il pubblico non so. Della energia che mi augurate ho molta, vi assicuro, e ne ho bisogno di molta, per resistere a tante contrariet di tanti generi. A voi sola dico tutto ci. Sinora faccio una vita molto ritirata, e lavoro lungo il giorno, perch dalla Portineria, prevedo, non verr un soldo. Fortuna che anche allalbergo posso lavorare, e che ho in vista altri progetti di lavoro. Vado qualche volta a teatro, di rado. Alle 11 spesso vado a letto [...] [Verga, Lettere a Paolina, cit. p. 114-5] Il 29 luglio viene rappresentato a Catania allarena Pacini il poema sinfonico Cavalleria Rusticana con musiche di G. Perrotta. Al Valle di Roma, il primo dicembre, interpreti Flavio And, Eleonora Duse e Teresa Bernieri, con successo si replica In portineria. Viene presentato a Parigi il dramma Cavalleria rusticana. Passa lunghi periodi a Roma. Lavora alle novelle pubblicate dal 1884 in poi, correggendole e ampliandole per la raccolta Vagabondaggio, che uscir nella primavera del 1887 presso leditore Barbra di Firenze. Nello stesso anno esce la traduzione francese dei Malavoglia senza successo n di critica n di pubblico. I Malavoglia, tradotti da Rod, escono in Francia, senza incontrare successo di pubblico e

1886 1887 1887

di critica. Pubblica unaltra raccolta di racconti, Vagabondaggio (Firenze, Barbera). Soggiorna molti mesi a Roma per un affare di prestiti con le banche ed tentato ancora dal teatro, mentre lavora al terzo atto della commedia tratta dalla novella Il come, il quando, il perch, nel mese di febbraio, che p