Il ruolo delle rappresentazioni “dense” nel coinvolgimento ... · sostenute da una pratica...

18
Il ruolo delle rappresentazioni “dense” nel coinvolgimento degli attori sociali nei processi di piano Giancarlo Paba, Camilla Perrone 1 1. Dalle politiche alle immagini di terri- torio Prima di affrontare l’aspetto centrale di questo contributo riprenderemo alcune ri- flessioni sulle prospettive della progetta- zione partecipata, 2 recentemente ripropo- ste alla discussione nel nostro campo di- sciplinare e operativo. Da queste riflessio- ni è possibile ricavare qualche suggeri- mento utile a definire, almeno per linee ge- nerali, un insieme di strumenti e di metodi per la valorizzazione e la rappresentazione della progettualità sociale nella pianificazio- ne. Ci si riferisce in particolare a riflessioni sostenute da una pratica attiva nell’ambi- to dei processi di costruzione sociale di scenari di sviluppo integrato del territorio e quindi per questo significativi per la de- finizione di un frame teorico e politico ca- pace di contenere e giustificare il sistema di pratiche e di strumenti di lavoro defini- ti ed esposti più avanti. Un primo tema di riflessione riguarda ap- punto il futuro della partecipazione e le sue possibilità di sviluppo in rapporto ai diversi contesti politici, culturali e istitu- zionali (Giusti [2002], 30-31), con parti- colare attenzione al tema dell’efficacia della partecipazione nella costruzione del- la città e del territorio. Un secondo tema riguarda la relazione tra processi di parte- cipazione e trasformazione sociale, con particolare attenzione ai problemi di equi- tà, di giustizia sociale, di rapporti con l’an- tagonismo sociale e il conflitto. Mauro Giusti ha introdotto e articolato questi temi in un contributo recente (Giu- sti [2002], 23-32), riconoscendo tre “ispi- razioni influenti” che orientano le prati- che dei progettisti e degli amministratori nelle esperienze di progettazione parteci- pata: una “conservatrice”, una “progres- sista” e una “libertaria” (ibidem). Nell’ispirazione “conservatrice” l’approc- cio alla partecipazione è inteso come stru- mento di costruzione del consenso rispet- to a decisioni prese e a obiettivi prestabi- liti. La concezione “progressista” interpre- ta le pratiche partecipative come “raffor- zamento della coalizione orientata verso la trasformazione delle strutture sociali” (ivi, 26), sia attraverso il sostegno a ini- ziative bottom up di difesa da progetti im- posti ritenuti dannosi, sia attraverso la de- finizione di scenari alternativi di svilup- po. La terza interpretazione esalta un ele- mento fondamentale per l’efficacia del processo partecipativo, carente nei due ap- procci precedenti: la “fiducia nelle capa- cità creative del gioco interattivo e […] delle competenze interpretative e proget- tuali degli abitanti” (ivi, 27). Il tema del coinvolgimento degli abitanti ha recuperato negli ultimi anni una nuova vitalità scientifica e pratica. Le esperienze di progettazione partecipata rappresenta- 1 Lo scritto è stato pensato e elaborato insieme dai due autori, tuttavia Giancarlo Paba ha redatto il punti 1 e Camilla Perrone i punti 2, 3 e 4. 2 Cfr. Paba [2003] sui processi di partecipazione radicale; Giusti [2002] sull’approccio libertario alla partecipazione.

Transcript of Il ruolo delle rappresentazioni “dense” nel coinvolgimento ... · sostenute da una pratica...

Il ruolo delle rappresentazioni “dense”nel coinvolgimento degli attori socialinei processi di pianoGiancarlo Paba, Camilla Perrone1

1. Dalle politiche alle immagini di terri-torioPrima di affrontare l’aspetto centrale diquesto contributo riprenderemo alcune ri-flessioni sulle prospettive della progetta-zione partecipata,2 recentemente ripropo-ste alla discussione nel nostro campo di-sciplinare e operativo. Da queste riflessio-ni è possibile ricavare qualche suggeri-mento utile a definire, almeno per linee ge-nerali, un insieme di strumenti e di metodiper la valorizzazione e la rappresentazionedella progettualità sociale nella pianificazio-ne. Ci si riferisce in particolare a riflessionisostenute da una pratica attiva nell’ambi-to dei processi di costruzione sociale discenari di sviluppo integrato del territorioe quindi per questo significativi per la de-finizione di un frame teorico e politico ca-pace di contenere e giustificare il sistemadi pratiche e di strumenti di lavoro defini-ti ed esposti più avanti.Un primo tema di riflessione riguarda ap-punto il futuro della partecipazione e lesue possibilità di sviluppo in rapporto aidiversi contesti politici, culturali e istitu-zionali (Giusti [2002], 30-31), con parti-colare attenzione al tema dell’efficaciadella partecipazione nella costruzione del-la città e del territorio. Un secondo temariguarda la relazione tra processi di parte-cipazione e trasformazione sociale, conparticolare attenzione ai problemi di equi-

tà, di giustizia sociale, di rapporti con l’an-tagonismo sociale e il conflitto.Mauro Giusti ha introdotto e articolatoquesti temi in un contributo recente (Giu-sti [2002], 23-32), riconoscendo tre “ispi-razioni influenti” che orientano le prati-che dei progettisti e degli amministratorinelle esperienze di progettazione parteci-pata: una “conservatrice”, una “progres-sista” e una “libertaria” (ibidem).Nell’ispirazione “conservatrice” l’approc-cio alla partecipazione è inteso come stru-mento di costruzione del consenso rispet-to a decisioni prese e a obiettivi prestabi-liti. La concezione “progressista” interpre-ta le pratiche partecipative come “raffor-zamento della coalizione orientata versola trasformazione delle strutture sociali”(ivi, 26), sia attraverso il sostegno a ini-ziative bottom up di difesa da progetti im-posti ritenuti dannosi, sia attraverso la de-finizione di scenari alternativi di svilup-po. La terza interpretazione esalta un ele-mento fondamentale per l’efficacia delprocesso partecipativo, carente nei due ap-procci precedenti: la “fiducia nelle capa-cità creative del gioco interattivo e […]delle competenze interpretative e proget-tuali degli abitanti” (ivi, 27).Il tema del coinvolgimento degli abitantiha recuperato negli ultimi anni una nuovavitalità scientifica e pratica. Le esperienzedi progettazione partecipata rappresenta-

1 Lo scritto è stato pensato e elaborato insieme dai due autori, tuttavia Giancarlo Paba ha redatto ilpunti 1 e Camilla Perrone i punti 2, 3 e 4.2 Cfr. Paba [2003] sui processi di partecipazione radicale; Giusti [2002] sull’approccio libertarioalla partecipazione.

134Giancarlo Paba, Camilla Perrone

no in molti contesti istituzionali una stra-tegia importante per la gestione delle po-litiche pubbliche ed è quindi importantechiedersi in quale direzione, consideran-do le premesse sui possibili “atteggiamentipartecipativi”, vadano le pratiche e le po-litiche partecipative nei processi di costru-zione pubblica delle scelte.I tre approcci presentati sono diffusi oggiin molti contesti. Il primo corrisponde ge-neralmente a una scelta di gestione dellepolitiche pubbliche e territoriali di tiposemi-tradizionale, orientata verso un usostrumentale della partecipazione volta al con-solidamento e al raggiungimento di deter-minati obbiettivi istituzionali. Il secondo in-terpreta un atteggiamento progressista del-le amministrazioni che si assumono la re-sponsabilità di un ruolo attivo nell’em-powerment delle nuove cittadinanze e nel-la promozione di modelli di sviluppo al-ternativo valorizzati dai nuovi movimentidella società civile e da una spinta neo-municipalista. Il terzo approccio resta an-cora, nella maggioranza dei casi un tra-guardo da raggiungere, un processo da ini-ziare, un percorso da scegliere, difficile eincerto, anche se è già possibile individuarealcune prime importanti sperimentazioni. Sitratta di un approccio radicale definibilecome un processo di “partecipazione ef-fettiva” (Paba [2003], 43) in cui i “desti-natari diventano (possono diventare) co-protagonisti dei processi di scelta, proget-tazione e realizzazione. Gli oggetti /desti-natari nel modello di piano autoritativo,diventano (possono diventare) soggettiattivi nel modello interattivo, giocatori apieno titolo del gioco del piano, e più in ge-nerale dei giochi di trasformazione della città(e della società)” (ibidem). La possibilitàdi perseguire gli obiettivi indicati da que-sto approccio richiede la presenza diun’amministrazione coraggiosa e respon-sabile, disposta anche a rischiare per la co-

struzione di nuovi beni collettivi.Non è un compito di questo scritto fornireun quadro delle politiche partecipative inItalia e del ruolo in esse svolto dalle rap-presentazioni e dalle immagini di territo-rio socialmente prodotte. Quello che in-vece si è cercato di fare è analizzare criti-camente un certo numero di esperienzecercando di ricavarne alcuni suggerimen-ti praticabili nell’uso di strumenti, rappre-sentazioni complesse (dense), spaziali enon, procedure tecniche e percorsi politi-ci e sociali per la valorizzazione della pro-gettualità sociale e l’empowerment dellacomunità locale. L’efficacia delle rap-presentazioni dense nei processi di em-powerment dipende infatti dal contestopolitico in cui si inserisce il processo chele motiva, le produce e le sostiene.

2. Strumenti e orientamenti per la co-struzione di scenari della progettualitàsocialeIl ruolo delle politiche nei casi presentatirappresenta un elemento cardine dell’in-tero processo. Il potenziale di efficaciadelle rappresentazioni rispetto alla mobili-tazione delle risorse sociali e viceversa, èstrettamente connesso all’atteggiamentodelle amministrazioni che hanno la respon-sabilità della gestione del processo. In parti-colare, almeno in due dei casi presentati, lavolontà delle istituzioni si è modificata du-rante il percorso di costruzione del piano,contribuendo a complicare le relazioni conla comunità locale e le sue rappresentanzepiù significative, interrompendo, in certicasi, il feedback tra sistemi di rappresen-tazione e volontà progettuali endogene.Nonostante le difficoltà, i contrasti e i con-flitti, la maggior parte delle esperienze allequali si fa riferimento, si sono orientateverso la costruzione di immagini di terri-torio (visioni socialmente prodotte, frameterritoriali, scenari di sviluppo),3 non come

3 Sul tema delle relazioni tra politiche di sviluppo, sfera pubblica e pianificazione confronta: Bal-ducci [1999]; Donolo [1997]; De Leonardis [1998]; Lindblom [1990]; Söderström [1995]; Schon[1993]; Crosta [1998]. Per una rassegna sul tema cfr. Pasqui [2001].

135 Rappresentazioni dense e attori sociali

ratori del Laboratorio di progettazioneecologica degli insediamenti (LaPEI) dellaFacoltà di Architettura di Firenze, espe-rienze che si sono poste il difficile obietti-vo di riconnettere pianificazione urbani-stica e ‘interesse collettivo’. Prendonospunto da occasioni di impegno professio-nale e da esperienze di ricerca sul campo(talvolta trasformando le une nelle altre),che hanno consentito di comporre un ba-gaglio di strumentazioni e di metodi in-novativi per la costruzione di scenari del-la progettualità sociale. Si tratta di proce-dure e metodi che propongono “soluzio-ni” sperimentali, spesso imperfette e so-prattutto senza la pretesa di esaurire il cam-po delle pratiche possibili nei processi dicoinvolgimento degli abitanti.Se partiamo dal presupposto (condiviso damolti dei ricercatori coinvolti nei casi pre-sentati), secondo cui la partecipazione de-posita la sua efficacia nella connessionecon una finalità specifica (cfr. Giusti[2002]), allora possiamo dire che non sem-pre, nei casi presentati, la partecipazioneè stata efficace e quindi che non sempre ilruolo delle rappresentazioni dense nellastrutturazione del processo di piano (par-tecipato) è risultato efficace.Dalle riflessioni precedenti è emerso comel’atteggiamento politico nella costruzio-ne dei piani, determini l’esito del proces-so; quello che si vuole evidenziare ora ècome ciò si rifletta sull’efficacia del pro-cesso di mobilitazione ed empowermentdegli attori locali attraverso l’uso di rap-presentazioni dense.L’attivazione delle energie progettuali deicittadini richiede strumenti che consenta-no l’autoriconoscimento della comunitànel proprio territorio, che suggeriscanoforme e ‘sentimenti’ di appartenenza e re-sponsabilità dei luoghi negli attori/prota-gonisti (spesso inconsapevoli) del nuovoscenario di sviluppo. Le rappresentazionidense del territorio, spaziali e sociali, co-

strumento attraverso il quale orientare ilfuturo, ma come esito del processo di in-terazione, fiducia e apprendimento reci-proco che sostanzia (o dovrebbe sostan-ziare) le pratiche di pianificazione.Il significato di queste operazioni si avvi-cina alle interpretazioni suggerite dalla let-teratura sull’importanza del processo par-tecipativo inteso come framing (Schon[1993]), ovvero come processo di naturasociale che consente di definire, in conte-sti problematici, quadri di senso e solu-zioni progettuali, riconnettendo attori, luo-ghi e pratiche, in vista di un rapporto di-verso tra sfera pubblica, pratiche di piani-ficazione e interazione sociale.Con l’obiettivo di costruire un processodi questa natura e soprattutto di stabilireuna connessione efficace tra progettazio-ne e attori della trasformazione attraversonuovi metodi di rappresentazione dei pro-cessi, si è tenuto conto di tre fattori prin-cipali: il diffondersi di nuove pratiche dipianificazione che valorizzano la dimen-sione pubblica e quella territoriale; l’emer-gere di una molteplicità estremamente di-versificata di soggetti e di attori; il recu-pero della sfera pubblica come ambito pri-vilegiato di intervento.Gli strumenti di rappresentazione adottatinelle pratiche descritte successivamente,consentono di catturare le risorse endoge-ne e di restituirle come risorse progettualiin quadri di azioni strategiche socialmen-te prodotte e condivise. In questo conte-sto le rappresentazioni dense possono es-sere definite nel modo seguente: strutturecomplesse e immagini spaziali necessarieper trattare i problemi, costruire senso co-mune, capitale sociale4 e quadri condivisi(Crosta [1998a]), e per trovare modalitàalternative di trattamento dei problemi edi uso delle risorse come forma di valo-rizzazione della progettualità sociale.Le questioni proposte nascono dalle espe-rienze di un gruppo di ricercatori e di ope-4 Sul tema del capitale sociale confronta: Pasqui [2001]; la sezione “Esplorazioni” della rivistaArchivio di studi urbani e regionali, n. 76, 2003, in particolare Gastaldi [2003].

136Giancarlo Paba, Camilla Perrone

stituiscono questo bagaglio tecnico e stru-mentale, ma la loro efficacia è affidata allemodalità interattive con cui vengono uti-lizzate e attraverso cui riescono a recepirele immagini di territorio suggerite dallacomunità locale.L’interattività, il feedback, il processo in-ter-attoriale, il linguaggio, il confronto tratecnici e non, esperti e attori locali, costi-tuiscono quindi il presupposto per il rag-giungimento di un obiettivo specifico:l’empowerment della comunità locale, lasua responsabilizzazione rispetto al futu-ro dei luoghi.Si potrebbe dire quindi che le rappresen-tazioni dense sono (o dovrebbero essere)un vero e proprio processo partecipativoin cui si mescolano percorsi, luoghi, stru-menti, immagini, racconti, dialoghi, con-flitti. Quando l’insieme di questi elemen-ti trova dei canali espressivi e si concre-tizza in forme progettuali socialmente pro-dotte e condivise, in azioni strategiche ditrasformazione del territorio, allora si puòaffermare l’efficacia di questi strumenti(processi) nella definizione di scenari dellaprogettualità sociale.

3. Esperienze a confrontoLe esperienze presentate si collocano inun terreno politico paludoso. Sarebbe mol-to difficile adattarle a uno dei tre atteggia-menti (o “ispirazioni influenti”, come si èscelto di definirli in questo contesto) poli-tico-culturali descritti precedentemente.Esse si muovono sul terreno di connes-sione tra le diverse ‘ispirazioni’ e cercanodi costruire impalcature strategiche per ladefinizione di azioni progettuali.Non sempre, la natura degli strumenti dipiano, i processi partecipativi difettivi efalsi, questioni tecniche, politiche e socia-li irrisolte, presupposti professionali o di ri-cerca, hanno consentito e facilitato l’intera-zione tra la volontà progettuale della comu-nità locale e gli strumenti, le tecniche e iprodotti della rappresentazione, talvolta ad-dirittura impenetrabili per i non esperti.

Comune a questi percorsi di attivazionedi progettualità sociale attraverso rappre-sentazioni dense, sono stati invece un qua-dro di obiettivi e un sistema di domande.Il quadro di obiettivi, orientato a definireun frame politico condiviso dagli attoricoinvolti nel gioco del piano, è organiz-zato nel modo seguente:- riconoscere il contributo di nuovi attorinei processi di produzione di territorio;- riconoscere l’affermarsi di nuovi valoridi qualità;- valorizzare i nuovi sistemi di obiettivi;- riconoscere l’emergere di nuovi model-li di sviluppo condivisi;- valorizzare le nuove teorie e pratiche dipartecipazione strutturata degli abitanti.Al fine di determinare l’efficacia dei pro-cessi, riconoscendo il ruolo strutturantedelle rappresentazioni e l’importanza diuna relazionalità di senso tra le tappe delpercorso partecipativo, è necessario porsiinoltre le seguenti domande:- come costruire le finalità che sostanzia-no la partecipazione?- quali metodi utilizzare per articolare enutrire il processo?- quali strumenti per rappresentare il ‘pro-getto sociale’?- quali strumenti per attivare e strutturareil processo di pianificazione?Il confronto tra i diversi casi intende met-tere in evidenza le metodologie di valo-rizzazione della progettualità sociale ba-sate sull’uso delle rappresentazioni neiprocessi interattivi. I casi sono presentatibrevemente allo scopo di definirne il fra-me operativo e gli obiettivi. Viene dedica-to più spazio alla descrizione di alcuni stru-menti di sintesi della progettualità localeadottati in tutti i casi e diversamente de-clinati in rapporto ai problemi, ai caratterie alla scala del contesto, all’ambito politi-co, allo strumento di pianificazione, aitempi e alle fasi dell’intero processo.Alle descrizioni si accompagnano sinteti-che valutazioni di efficacia relative al ruolodelle rappresentazioni dense, intese come

137 Rappresentazioni dense e attori sociali

processo interattivo tra tecnici della rap-presentazione e portatori di istanze pro-gettuali, nella definizione e nella rappre-sentazione dello scenario territoriale (delpatrimonio o del piano). Tali valutazioniconsiderano i due parametri dell’effica-cia:5 efficacia interna riferita alla capacitàdelle rappresentazioni di incidere nella di-sciplina e nelle fasi tecniche e concertati-ve del processo, efficacia esterna riferitaalla capacità delle rappresentazioni di co-struire capitale relazionale.In questo contributo sono stati selezionatisoltanto alcuni dei materiali prodotti e de-gli strumenti utilizzati allo scopo di con-centrare l’attenzione sui metodi di attiva-zione della progettualità sociale. Altri con-tributi in questo testo trattano ampiamen-te i casi citati affrontando in maniera spe-cifica il tema delle forme di rappresenta-zione del patrimonio territoriale. È impor-tante tenere conto di questa distinzioneperché è proprio dall’intreccio di diverseforme di rappresentazione progettuale, fi-sica e sociale, che è possibile derivare pro-cessi di riconoscimento e attivazione del-la progettualità locale.Vengono analizzate tre pratiche di pianifi-cazione a scale territoriali diverse e un’espe-rienza di ricerca orientata alla costruzionedi uno scenario di sviluppo locale: il pianoterritoriale di coordinamento provinciale diPrato,6 il piano strutturale (piano regolatorecomunale) di Follonica,7 il piano strutturale(piano regolatore comunale) di Scandicci,8

il processo costituente per la costruzione diun progetto locale di sviluppo socialmen-te condiviso del Circondario EmpoleseValdelsa.9 Le prime tre esperienze si sono

concluse, l’ultima è ancora nelle prime fasidel suo sviluppo, sebbene in termini tem-porali copra un arco più ampio rispetto aquello dei casi precedenti.Nel caso di Prato prendiamo in conside-razione il “Quadro sinottico della proget-tualità sociale” come componente fonda-mentale per la definizione del patrimonioterritoriale e dello scenario. Esso si com-pone di tre fasi principali:1. il rilievo della progettualità sociale perla definizione del patrimonio socio eco-nomico:“il lavoro di riconoscimento e valorizza-zione dei progetti locali, nell’ambito delPTC della provincia di Prato, è partito […]da una raccolta della progettualità localelegata ai temi già stabiliti dal piano nelcontesto di un processo strutturato di par-tecipazione. L’attenzione dunque non èsolo sui temi strettamente urbanistico-ter-ritoriali, ma viene sollecitata la manifesta-zione di azioni locali di carattere sociale,culturale ed economico che hanno influen-za sugli aspetti territoriali curati dal piano.In particolare, la progettualità locale vieneinterpretata da una parte come fonte per re-alizzare lo spostamento da un atteggiamen-to puramente normativo a uno anche pro-gettuale (spostamento caratteristico delPTC di Prato), e dall’altra per incarnare edare concretezza ai progetti integrati chedevono realizzare quello spostamento”;10

2. il quadro sinottico della progettualitàsociale relativo ai sistemi territoriali lo-cali e ai progetti integrati:(è stata condotta) “un’indagine sui progettidi enti pubblici e sulle attività di attori pri-vati integrabili nei progetti del PTC. Ciò

5 Cfr. Söderström [2000].6 Piano Territoriale di Coordinamento - Provincia di Prato; http://ptc.provincia.prato.it/.7 Piano Strutturale - Comune di Follonica; www.comune.follonica.gr.it/intergeo/piano_strutturale.8 Piano Strutturale - Comune di Scandicci; www.comune.scandicci.fi.it/Piano_Strutturale/index.htm.9 Il processo costituente per la costruzione di un progetto locale di sviluppo socialmente condivisodel Circondario empolese valdelsa; www.empolese-valdelsa.it/UPTA/homeupta.html.10 Il testo esplicativo è tratto dai materiali del piano: Piano Territoriale di Coordinamento - Provin-cia di Prato; 6. Atlante del Patrimonio; 6.4 Quadro Sinottico della Progettualità Sociale; - QC/15D;http://ptc.provincia.prato.it/incontri/home.htm, http://ptc.provincia.prato.it/scenario/home.htm.

138Giancarlo Paba, Camilla Perrone

definisce il quadro sinottico della proget-tualità locale, legato ai progetti integratidel piano (o almeno a quelli più avanza-ti). Il quadro sinottico raccoglie le azionipiù immediatamente ascrivibili ai proget-ti integrati, che vengono ricondotte a unambito tematico (quelli del PTC: ambien-te; territorio rurale; città e insediamenti ur-bani; reti delle infrastrutture per la mobi-lità) e lette in funzione dei promotori, al-tri attori coinvolti, settori dell’amministra-zione provinciale coinvolti o coinvolgibi-li” (cfr. nota 10);

3. le schede di rilievo della progettuali-tà sociale:“sono state accolte nell’ambito della ela-borazione del quadro conoscitivo nume-rose decine (quasi un centinaio) di schedeprogettuali. Le schede sono organizzate inmaniera sintetica, per indicare dove possi-bile le linee essenziali del progetto, le risor-se mobilitate, la rete degli attori eventual-mente costituita per realizzare il progetto,lo stato d’avanzamento e le prospettive disviluppo, e infine quelli che vengono in-dividuati come fattori di criticità che pos-

Fig.1 - modello di scheda di rilevazione della progettualità locale per la definizione del patrimoniosocio economico e dello scenario progettuale della provincia di Prato

139 Rappresentazioni dense e attori sociali

sono mettere in difficoltà il progetto e ifattori di successo che possono favorireun suo esito positivo” (ibidem).L’efficacia di questo processo si affida pre-valentemente alla sperimentazione scien-tifica condotta nella costruzione del patri-monio socio economico. Si tratta dunquedi efficacia interna articolata in tre ambitispecifici: la disciplina, gli strumenti e ilprocesso.Sul piano disciplinare sono state messe apunto alcune metodologie di ricerca per ilriconoscimento della progettualità socia-le. Si sono costruiti e sperimentati stru-menti di indagine, di interazione e di pro-getto (interviste, forum, conferenze d’area,quadri sinottici, scenari) utilizzabili anchein altri contesti e in processi di piano ana-loghi. Il processo rappresenta un’invenzio-ne scientifica, un’interpretazione del per-corso di costruzione del piano definitodalla legge, sulla base di presupposti scien-tifici, contaminata dagli obblighi burocra-tici e dai compromessi istituzionali. Leconferenze d’area costituiscono in questosenso, un esempio significativo dei tenta-tivi di sollecitare e mobilitare la proget-tualità locale, con l’uso di forme di rap-presentazione interattive. In un certo sen-so rappresentano l’interfaccia tra gli esitiscientifici e quelli sociali del piano.L’efficacia esterna di questo processo co-stituisce sicuramente un obiettivo specifi-co fondamentale. Alcune operazioni delpiano consentono infatti di rilevarne l’en-tità e di comprendere il ruolo delle rap-presentazioni nel dialogo con l’esterno:1. facilitare e sollecitare l’interazione con idiversi attori socio-economici e istituziona-li attraverso interviste, incontri tematici, co-municazione e diffusione di informazione,costruzione collaborativa del processo;2. ricostruire una visione condivisa di ter-ritorio attraverso percorsi paralleli costi-tuiti da interviste, incontri pubblici, inda-gini conoscitive, “lettura e costruzione in-

terattiva” delle rappresentazioni del terri-torio, articolata in tre fasi:- una fase conoscitiva volta alla diffusio-ne e alla condivisione di informazioni tragli attori locali, e alla formazione dei tec-nici, dei ricercatori, e dei politici, coin-volti nel processo;- una fase di autoriconoscimento degli at-tori locali nel contesto rappresentato;- una fase propositiva volta alla definizio-ne di una diversa visione del territoriocome esito di un percorso di progettazio-ne interattiva.3. definire gli elementi di un nuovo sce-nario di sviluppo attraverso il recepimen-to delle sollecitazioni della società locale;4. utilizzare il supporto delle visioni di sce-nario e delle carte del patrimonio durante ilprocesso di coinvolgimento dei cittadini.Dall’analisi di queste operazioni emergecon chiarezza uno sforzo costante di tra-sformare i fattori di efficacia interna in ele-menti di efficacia esterna per la definizio-ne di scenari della progettualità sociale.Non si può dire che l’obiettivo sia statosempre raggiunto, ma sicuramente i ten-tativi e le esperienze costruite, rappresen-tano un esempio di come orientarsi versogli esiti auspicati.Il secondo progetto preso in esame riguar-da il caso di Follonica e in particolare illavoro riassunto nel documento “Il proget-to degli abitanti. Ricostruzione della doman-da sociale per l’elaborazione dei principi delpiano strutturale di Follonica”.11

Lo strumento politico, tecnico e socialeche ha consentito di ricostruire la doman-da sociale e riconoscere il progetto degliabitanti è stato il “Forum Città Futura”,12

costituito e organizzato dalla città insie-me a un gruppo di docenti dell’Universitàdi Firenze, un Forum di consultazione edi partecipazione per la redazione del pia-no strutturale. Il Forum ha rappresentatoun contenitore e un incubatore di idee, con-flitti, progetti, visioni e scenari della so-

11 A cura di Giancarlo Paba, con la collaborazione di Diego Accardo e Carla Gaglianone.12 Per informazioni dettagliate: www.comune.follonica.gr.it/gli_uffici/urbanistica/citta_futura/default.php.

140Giancarlo Paba, Camilla Perrone

cietà locale. È stato il luogo in cui verifi-care l’efficacia delle rappresentazioni e co-struire i presupposti per l’avanzamento delprocesso di piano.È stato uno strumento di dialogo e di coin-volgimento rivolto a tutti gli abitanti; unmodo per discutere intorno agli interessi eai desideri degli abitanti, per costruire unavisione comune del futuro di Follonica.Le attività del Forum hanno perseguitonella prima fase di consultazione i seguentiobiettivi:- ricostruire un quadro approfondito dellenecessità e degli interessi degli attori so-ciali ed economici, e di tutti i protagonistidella vita cittadina;- individuare gli scenari urbanistici deter-minati dagli interessi e dalle posizioni pre-senti nella città.Lo strumento che ha consentito di dare unnotevole impulso al processo di piano èstato il quadro sinottico della domanda so-ciale di trasformazione e di pianificazio-ne della città di Follonica articolato nelmodo seguente:- nella prima parte vengono riassunti, re-

lativamente ai temi e alle scelte più im-portanti del piano strutturale, i risultatiprincipali della consultazione effettuata,derivante sia dalle interviste e dai contatticon i diversi attori sociali, che dai risultatidelle diverse sezioni del Forum;- nella seconda parte viene presentata unainterpretazione dell’inchiesta presso le as-sociazioni attraverso un quadro sinotticoche sintetizza, semplificando qualche voltain modo brutale posizioni che all’originesono più sofisticate e complesse, l’insiemedi opinioni e aspettative emerse dall’inchie-sta; questa sintesi consente di vedere la gran-de quantità di speranze, critiche e propostecontenute nelle interviste, ed anche le con-traddizioni, qualche volta i conflitti, e ladiversità di posizioni presenti nella città;- in una appendice infine vengono restitu-ite le sintesi complete delle interviste com-piute; questo materiale è stato inoltre giàrestituito in questa forma alle associazio-ni e collocato nel sito web del Forum inmodo che le informazioni e le opinioni po-tessero circolare ed essere reciprocamen-te confrontate.13

Fig.2 - matrice di sintesi interpretativa della progettualità locale: “Il progetto degli abitanti.Ricostruzione della domanda sociale per l’elaborazione dei principi del piano strutturale diFollonica”; estratto

13 Per gli approfondimenti su questo strumento e la lettura dei testi completi da cui è tratto questosegmento descrittivo, si rimanda ai materiali del piano strutturale di Follonica da cui sono parzial-mente tratti questi testi descrittivi: http://www.comune.follonica.gr.it/intergeo/piano_strutturale/.

141 Rappresentazioni dense e attori sociali

L’efficacia interna di questo processo ri-guarda prevalentemente due ambiti, quel-lo degli strumenti e quello processuale. Ap-pare evidente come la scelta di strutturareun processo di coinvolgimento degli abitantiper la progettazione del territorio, attra-verso la costituzione di un forum, rappre-senti la volontà di costituire una piattafor-ma comunicativa, una sorta di interfacciatra l’interno e l’esterno. La struttura delprocesso, il metodo di costruzione delladomanda sociale e di mobilitazione dellasocietà locale, gli strumenti di sintesi uti-lizzati (quadri sinottici, visioni, scenari di-segnati), costituiscono infatti le preroga-tive di efficacia interna per il raggiungi-mento degli obiettivi di efficacia esternaposti e parzialmente raggiunti nell’ambi-to di questa esperienza (la formazione del-la società locale; il coinvolgimento dei cit-tadini; l’autoriconoscimento delle catego-rie coinvolte; il trattamento dei conflitti).Il tipo di progetto analizzato nel caso di

Scandicci è analogo, per quanto riguardagli strumenti di sintesi utilizzati, a quellodi Follonica: “Il progetto degli abitanti. Ri-costruzione della domanda sociale perl’elaborazione dei principi del piano strut-turale di Scandicci”.14

Il percorso graduale di coinvolgimento del-la società civile nella discussione per la re-dazione del nuovo piano strutturale puntavaa dialogare con le diverse visioni della città(incluse quelle di non immediata traducibi-lità in termini urbanistici) e a valorizzare leconoscenze e i progetti di futuro che posso-no emergere dall’ascolto del territorio.Il processo è stato articolato nei seguentimomenti:- una prima fase di ricognizione critica deiproblemi della città attraverso la raccoltae l’analisi di documenti, dati e di ogni ma-teriale informativo ritenuto;- una seconda fase di ascolto del territorioattraverso interviste tematiche strutturatead attori sociali significativi, a testimoni

Fig.3 - matrice di sintesi interpretativa della progettualità locale: “Il progetto degli abitanti. Ricostru-zione della domanda sociale per l’elaborazione dei principi del piano strutturale di Scandicci”; estratto

14 “Il progetto degli abitanti. Ricostruzione della domanda sociale per l’elaborazione dei principidel piano strutturale di Scandicci;” a cura di Giancarlo Paba e Giovanni Allegretti, con la collabora-zione di Camilla Perrone (www.comune.scandicci.fi.it/Piano_Strutturale/coinvolgimento.htm).

142Giancarlo Paba, Camilla Perrone

privilegiati e a soggetti sociali organizzati(associazionismo di base e di categoria,comitati, organizzazioni economiche e sin-dacali, gruppi religiosi, associazioni am-bientaliste e culturali ecc.);- una terza fase di incontri ‘aperti’ con lecircoscrizioni del Comune di Scandicci,per proporre un rilevamento dei problemie delle proposte su basi territoriali comuni;- una quarta fase di incontri strutturatiaperti alla partecipazione di tutta la popo-lazione della città attraverso la costruzio-ne di un Forum del Piano regolatore diScandicci articolato in workshop tematiciche si pongano come momenti di ‘lavoro’e di ‘approfondimento’ della società civi-le insieme al gruppo di tecnici e profes-sionisti incaricati della redazione del Pia-no Strutturale (cfr. nota 14).Sebbene nella struttura del processo si pos-sano rilevare alcuni aspetti procedurali si-mili al progetto sociale di Follonica, que-sto caso è molto diverso dal precedente.Pur avvalendosi infatti di metodi di co-municazione pubblica come i forum, ilcaso di Scandicci relega l’efficacia dellesue rappresentazioni della domanda socia-le nell’ambito interno del processo. Il co-spicuo corpo di rappresentazioni identita-rie del territorio prodotte all’interno delpiano ha contribuito solo parzialmente alprocesso di ricostruzione della domandasociale e alla mobilitazione della progettua-lità sociale. I forum tematici organizzati dal-l’amministrazione, aperti alla cittadinanza,si sono rivelati essere uno strumento di co-municazione poco efficace rispetto agliobiettivi originari. Al contrario è possibiledimostrare come l’insieme delle rappre-sentazioni prodotte, fisiche e sociali (car-

te del patrimonio, interviste, quadro sinot-tico della progettualità sociale) sia statofortemente efficace nella gestione internadel processo di piano, nel rapporto tra tec-nici e amministratori e quindi nell’intera-zione tra piano politico e piano tecnico.L’ultimo caso preso in esame, “Il proces-so costituente per la costruzione di un pro-getto locale di sviluppo socialmente con-diviso del Circondario Empolese Valdel-sa”,15 costituisce (sebbene sia un proces-so in corso che non ha ancora raggiunto isuoi obiettivi finali), un caso in cui le rap-presentazioni del territorio e della proget-tualità sociale, svolgono un ruolo di effi-cacia esterna significativa.Il percorso di ricerca e il progetto politicoche sostengono questa esperienza, sonostati avviati dai ricercatori del corso di lau-rea in Urbanistica e pianificazione terri-toriale e ambientale, con la collaborazio-ne dei docenti, degli studenti, delle strut-ture amministrative del Circondario Em-polese-Valdelsa, del SIT del circondario,dell’Agenzia per lo sviluppo e degli attoridella società locale.Il progetto si avvale di due strumenti dellarappresentazione, l’atlante del patrimoniosocio-economico e delle nuove pratiche so-ciali, e l’atlante del patrimonio territoriale.16

Gli atlanti descrivono le identità collettiveeconomiche, fisiche e socioculturali di lun-ga durata, denotandone il potenziale inno-vativo per la messa in valore del patrimonioterritoriale e la costruzione di “stili di svi-luppo” peculiari; descrivono inoltre i carat-teri socioculturali e produttivi del milieu lo-cale che consentono di definire i sistemi ter-ritoriali locali come sistemi di relazionicomplesse fra sistema economico e socio-

15 Per informazioni sul tema e sul caso specifico di Empoli confronta i seguenti siti: www.carta.org/cantieri/nuovomunicipio/; www.nuovomunicipio.org/documenti/CartIntenti.htm;www.nuovomunicipio.org/documenti/empoliagenda21FR.html.16 Gli atlanti elaborano, interpretano e integrano i materiali analitici fondamentali per ottenere pro-dotti tecnicamente predisposti per essere pubblicati e diffusi in forme diverse: materiali per esposi-zioni pubbliche (pannelli, materiali per mostre...), materiali cartacei di piccole dimensioni(brochures...), libri in grande formato (“Atlanti” veri e propri), materiali elettronici (pagine web,CD...); cfr. www.empolese-valdelsa.it/UPTA/Patrimonio_socio_economico/html/home_atlante_socio_economico.htm; www.empolese-valdelsa.it/UPTA/homeupta.html.

143 Rappresentazioni dense e attori sociali

culturale locale e identità peculiari del-l’ambiente e del territorio. Mettono in ri-salto progetti, azioni, politiche, in cui siaparticolarmente evidente la saldatura frail patrimonio territoriale sedimentato e inuovi attori della trasformazione.Gli atlanti descrivono processi di costruzio-ne di nuove comunità, di nuove relazioninello spazio multiculturale, di nuovi reticolisolidali (di cultura, di genere, di età, di stilidi vita...), di nuove pratiche dell’abitare edel produrre, di nuovi comportamenti di

cura, in relazione alla valorizzazione del pa-trimonio territoriale. Individuano l’esisten-za o la propensione a costituire reti di pro-gettualità partecipativa a livello locale e so-vra-locale; riconoscono e valorizzano i di-versi livelli di partecipazione (e i relativiparametri e problemi), per il coinvolgimen-to degli abitanti nei processi di costruzio-ne di nuovi istituti di democrazia parteci-pativa; contribuiscono all’elaborazione discenari sociali, economici, culturali e am-bientali, in atto o “proiettati nel futuro”,

Figg.4, 5 (sotto) e 6 (pagina seguente) - atlante del patrimonio socio economico, culturale e dellenuove pratiche sociali del circondario empolese valdelsa; particolari

144Giancarlo Paba, Camilla Perrone

che tengano conto dei vissuti, delle anali-si e degli immaginari degli attori locali.Gli atlanti sono strumenti di rappresentazio-ne della realtà fisica e sociale, ma soprattut-to intendono essere strumenti di progetta-zione socialmente condivisa del territorio.L’intero percorso politico è stato immagi-nato come dialogo interattivo tra tecnici,ricercatori, amministratori e società civi-le con l’obiettivo di catturare quelle di-mensioni della molteplicità dei punti divista che costituiscono l’anima progettualeimplicita dei territori.Si tratta di un processo strutturato di par-tecipazione che consente di costruire unaserie di “luoghi pubblici” (delle costituentipartecipative) nei quali le diverse compo-nenti sociali possano comunicare e met-tere in relazione progetti, domande, pro-blemi, per delineare politiche che sianolegate ai bisogni collettivi e che esprima-no uno stile di sviluppo che valorizzil’identità e il patrimonio peculiare del si-stema territoriale locale.La prima fase di lavoro si è concentratasulla ricognizione delle forme di progettua-

lità locale, avviate, programmate, messe inatto o appena concluse, dalle associazioni,dalle cooperative, dalle amministrazioni edai piccoli imprenditori locali. Questo per-corso di ricerca e di raccolta di dati ha per-messo di selezionare un’articolata serie diiniziative tematiche sul territorio raccoltein due tabelle di sintesi della progettualitàlocale: i nuovi produttori di territorio; gliattori dello sviluppo locale.La seconda linea di attività ha sviluppato unpercorso di indagine sul campo per la rico-struzione delle forme di associazionismoprogettuale e di individuazione dei soggetti“partecipativi” nel Circondario dell’Empo-lese Valdelsa, secondo il metodo delle in-terviste qualitative a “testimoni privilegia-ti”, scelti soprattutto nell’ambito dell’as-sociazionismo e del volontariato, ma an-che delle istituzioni locali. I risultati diquesta indagine sul campo, sono stati sin-tetizzati in una matrice interpretativa chearticola per ambiti tematici e questionispecifiche, il quadro delle richieste, deiprogetti e dei problemi emersi dalle por-zioni di società locale intervistate.

145 Rappresentazioni dense e attori sociali

4. Quale forma della rappresen-tazione per valorizzare la molte-plicità dei punti di vista?Per costruire rappresentazioni den-se è necessario attivare processi eper alimentare processi è necessa-rio costruire interattivamente rap-presentazioni dense.I casi presentati tentano in qualchemodo di compiere questa strada, diattivare processi di feedback tra re-altà rappresentata e realtà deside-rata. Tentano di farlo articolandometodi e strumenti che consentanodi comunicare, interagire, rappre-sentare e costruire immagini di ter-ritorio socialmente prodotte econdivise.Il tema dei forum o delle conferen-ze d’area, come momento collettivoanticipato da un faticoso percorso dicostruzione di immagini fisiche e so-ciali del territorio, il cospicuo corpodi strumenti di indagine (dalle inter-viste ai laboratori) che consentonodi nutrire le carte del patrimonio odi sintetizzare scenari economici esociali oltre che territoriali, costi-tuiscono il bagaglio comune alleesperienze presentate.In questo senso è molto utile poterdisporre di un insieme di opportuni-tà tecniche, magari sperimentate inaltri contesti, che possano facilitarel’approccio alla società locale e so-prattutto mobilitare le conoscenze de-gli abitanti. Gli strumenti utilizzatinei casi presentati costituiscono diper sé ormai una cassetta degli attrez-zi utile e fondamentale, ma i traguardiappaiono ancora lontani; inoltre, ogniesperimento, ogni tecnica, ogni rap-presentazione, rivela sempre, allafine, i suoi limiti. L’obiettivo restasempre quello di trovare una formadi rappresentazione, che valorizzi lamolteplicità dei punti di vista e con-senta di scoprire la progettualità im-

Fig.7 - atlante del patrimonio socio economico, culturale edelle nuove pratiche sociali del circondario empolese val-delsa; sintesi interpretativa della prima fase di ascolto dialcune rappresentanze della società civile; estratto

plicita e di interpretare gli scenari multifor-mi progettati dagli abitanti.Per questa ragione nell’ultima parte diquesto contributo si intende suggerire, indue direzioni diverse, una tecnica, l’altrascientifica, alcune strade percorribili perdimostrare l’efficacia e l’importanza del-le rappresentazioni dense nei processi diempowerment delle comunità locali, percapire cosa è importante rilevare e conquali strumenti farlo, per valorizzare e rac-contare il mondo implicito delle tensionie dei desideri taciuti, il mondo della pro-gettualità implicita.In prima istanza sembra opportuno indi-care alcune regole per costruire un pro-getto attraverso la mobilitazione della so-cietà locale, soprattutto per riconoscere lepratiche di vita in cui si nasconde il pro-getto implicito.Come si possono riconoscere e determi-nare quelle categorie significative per lacittà, che possono diventare oggetti impor-tanti delle rappresentazioni?È necessario compiere un percorso, struttu-rare un processo di riconoscimento il cuibagaglio conoscitivo e strumentale conflui-rà nelle sintesi interpretative disegnate deinuovi strumenti di governo del territorio.Il primo gruppo di indicazioni riguardaquindi l’individuazione di alcune regole,principi guida (o linee di atteggiamentoprogettuale)17 per mobilitare la conoscen-za locale e arricchire quindi di elementi,informazioni e risorse, gli scenari proget-tuali. Si tratta di una sintesi e soprattuttodi una selezione degli orientamenti pro-gettuali definiti da Mauro Giusti nel librointitolato Abitare il tempo scritto insiemea Giancarlo Paba. Per quanto possibile itesti riportati nel box che segue, sono ri-masti fedeli agli originali. Alcune piccolemodifiche hanno agevolato la sintesi ope-rata. Per una lettura fedele e completa deitemi richiamati si rimanda quindi alla let-tura del testo originario.

Linee di atteggiamento progettuale1. considerare le specificità locali: laprima mossa progettuale consiste nel-l’inquadrare l’intervento di pianifica-zione in un’attenta considerazione del-le specificità locali2. individuare obiettivi: cogliere l’oc-casione per dispiegare una progettua-lità di tipo qualitativo che metta al cen-tro dell’attenzione il tema complessi-vo della qualità della vita3. creare scenari alternativi di svilup-po: ipotesi di sviluppo, quadri dellepossibilità, scenari che prefigurino di-rezioni di mutamento del contesto lo-cale verosimili, ricche, inattese. Lavo-rare per scenari capaci di iniettare pos-sibilità ulteriori rispetto a quelle, ap-parentemente uniche, più a portata dimano, è fondamentale in un contestointerattivo che coinvolge gli abitantinella definizione delle politiche. Lacostruzione pubblica di orizzonti dipossibilità diverso da quello correnteconcorre a dare significato alle singo-le azioni progettuali4. mettere a lavoro l’immagine locale:un punto di fondamentale importanzaè la capacità di leggere la situazionelocale alla luce di un’ipotesi di lavoroe di conseguenza di rileggere gli stru-menti e le indicazioni generali alla lucedelle specificità locali5. indicare le linee di forza e gli aspet-ti di debolezza dell’area in esame: cosìcome è utile costruire uno scenario ba-sato sugli elementi di forza e di debo-lezza, è necessario avere presente chequegli elementi sono considerati divolta in volta vantaggi o svantaggi nelquadro di una visione non oggettivadella situazione locale. È all’interno diun’ipotesi interpretativa, alimentata dauna visione definita dello sviluppo del-l’area e da precisi obiettivi di riferi-mento che si dimostra possibile elabo-rare una strategia di controllo dei pro-blemi6. lavorare per problemi e risorse: è ne-cessario lavorare dentro un quadro diriferimento esplicito e ben definito,un’ipotesi di lavoro capace di interpre-17 Cfr. Giusti, Paba [1999], 105-125.

147 Rappresentazioni dense e attori sociali

tare con verosimiglianza, ma ancheazione, in progress, in senso costrutti-vo, la realtà locale. Un cambiamentodell’interpretazione della situazionelocale può essere innescato dalla com-prensione delle valenze di risorsa di unfenomeno sino a quel punto visto comeproblema7. trattare indirettamente la gravità deiproblemi: il processo di ridefinizionepubblica dei problemi (o delle risor-se) mette in rilievo anche l’aspetto del-la gravità dei problemi (e dell’impor-tanza delle risorse). Si tratta di un pun-to importante se si sceglie uno stilepartecipato, perché spesso l’impattoimmediato della “gente comune” è in-formato a un atteggiamento molto po-lemico che tende a presentare tutti iproblemi come molto importanti. Lascelta dei temi da affrontare per primideve essere slegata dalla percezionedella gravità di ciascun problema,mentre piuttosto la definizione dellepriorità deve essere legata ai criteri dibuon avvio del processo. Una serie diragioni indicano che non sempre è me-glio attaccare subito i problemi piùgravi:- i problemi gravi richiedono spessol’impiego di una grande quantità di ri-sorse, generalmente lente da mobili-tare; la disponibilità non immediata diqueste risorse comporta minori proba-bilità di successo, mentre è importan-te mostrare sin da subito alcuni effettipositivi degli interventi;- i problemi piccoli e diffusi sono quel-li che incidono molto sulla qualità del-la vita quotidiana delle persone reali;lavorando sugli aspetti problematici in-dicati come meno rilevanti, in realtàspesso si conseguono risultati minori,ma certi, che comportano migliora-menti marginali, ma sicuri e percepi-bili delle condizioni di esistenza di unnumero elevato di persone;- i piccoli problemi hanno spesso ca-ratteristiche insidiose, come la capa-cità di presentarsi continuamente inambiti diversi, di consolidarsi e diven-tare inattaccabili nel tempo; si tratta

di problemi a bassa intensità, dei qua-li è facile non accorgersi, e che riman-gono come rumore di fondo […] di unasituazione complessiva, e con il tem-po mutano il loro status, da problemia condizioni, dati di fatto, elementi ine-liminabili;- i problemi meno gravi implicano so-luzioni meno costose, presentano cioèil vantaggio di richiedere spesso untrattamento meno basato sull’impegnodi risorse economiche e più legato alledimensioni “sottili” dell’intervento, ri-chiede un maggiore esercizio dell’in-telligenza, della progettualità (se nondella sensibilità), che sono da consi-derare risorse meno scarse di quelleeconomiche;8. agire sulle cause: dal lato della co-noscenza è estremamente improbabi-le che un fenomeno abbia una sola cau-sa, o un gruppo identificabile di cause“in esclusiva”: molto più frequente-mente )se non sempre) ciò che deter-mina un evento è strettamente intrec-ciato a una congerie di cause che con-tribuiscono a determinarlo in manieraimprecisa, reversibile e variabile neltempo. Dal lato del progetto, è più fa-cile prevedere di intervenire diretta-mente su fenomeni, sulle manifestazio-ni ultime, immediate, sui sintomi, piut-tosto che sugli elementi che influen-zano i fenomeni, perché questo è il pri-mo livello che appare come effettiva-mente attaccabile (se non controllabi-le) da un attore pubblico, mentre ilcontrollo delle cause è spesso fuoridalle effettive capacità di incidere inuna pubblica amministrazione;9. definire indicazioni flessibili: il ca-rattere qualitativo dei temi connessialla progettazione partecipata, invitaanche a produrre azioni progettuali im-prontate a una elevata flessibilità. Di-versi motivi suggeriscono di adottareun atteggiamento flessibile:- l’elevata complessità del campo pro-blematico;- il carattere estremamente dinamicodegli elementi che vengono trattati nelprogetto;

148Giancarlo Paba, Camilla Perrone

- l’opportunità di reagire positivamentealle condizioni scoperte nel corso del-l’azione;- la necessità di interagire in manieracreativa con le altre politiche pubbli-che e con le strategie di una moltepli-cità di attori privati;10. considerare gli erogatori: un pro-cesso di progettazione interattiva nonavrebbe senza il coinvolgimento deisoggetti che offrono i servizi di cui sidiscute.

Riferimenti bibliograficiBalducci A. [1999], “Pianificazione strategicae politiche di sviluppo locale. Una reazione ne-cessaria?”, Archivio di Studi Urbani e Regio-nali, n. 64Colini L. [2004], Comunità e ICT, Tesi di Dot-torato, Dipartimento di urbanistica e pianifi-cazione del territorio, Università di FirenzeCrosta P.L. [1998], ”Se pianificare nel moltepli-ce e nel diverso è il problema, intendersi sulleintenzioni è la soluzione?”, Urbanistica, n. 110Crosta P.L. [1998a], Politiche. Quale conoscen-za per l’azione territoriale, F. Angeli, MilanoDe Leonardis O. [1998], In un diverso welfa-re. Sogni e incubi, Feltrinelli, MilanoDonolo C. [1997], L’intelligenza delle istitu-zioni, Feltrinelli, MilanoGastaldi F. [2003], “Capitale sociale territo-riale e promozione dello sviluppo locale”, Ar-chivio di studi urbani e regionali, n. 76Giusti M., Paba G. [1999], Abitare il tempo.Una guida alle politiche sui tempi, Ammini-strazione provinciale di Firenze, FirenzeGiusti M. [2002], “Il contesto politico dellepratiche di progettazione partecipata”, La Nuo-va Città, n. 6Lambert J. [2002], Digital Storytelling. Cap-turing lives, Creating Community, DigitalDiner Press, Berkeley Ca.Lindblom C.E. [1990], Inquiry and Change,Yale University Press, New HavenPaba G. [2003], Movimenti urbani. Pratichedi costruzione sociale della città, F. Angeli,MilanoPasqui G. [2001], Il territorio delle politiche,F. Angeli, MilanoSchon D. [1993], Il professionista riflessivo,Dedalo, BariSöderström O. [1995], “Città di carta: l’effica-cia delle rappresentazioni visive nella struttura-zione dell’urbanistica”, Urbanistica, n. 105Söderström O. [2000], Des images pour agir.Le visual en urbanisme, Payot, Lousanne

Il secondo ambito di suggerimenti riguar-da il campo delle tecniche di coinvolgi-mento degli abitanti per arricchire o co-struire conoscenza locale.Esiste un corpo consistente di strumentiormai collaudati per intraprendere similiobiettivi. Nessuno di questi esaurisce, uti-lizzato singolarmente, la rilevazione deidiversi aspetti del problema. Sicuramenteperò contribuisce a valorizzarne alcuni inprofondità: schedature dei progetti socia-li, economici e fisici del territorio, di unquartiere, di una città di una piazza, pro-mossi dalle istituzioni e dagli abitanti, in-terviste in profondità, interviste a testimoniprivilegiati, osservazione partecipante, os-servazione, laboratori di quartiere, labo-ratori scolastici, cantieri sociali, autode-scrizione, (digital) storytelling,18 questio-nari, rilevazione fisica.Le matrici19 che vengono proposte di se-guito hanno l’obiettivo di facilitare la scel-ta del tipo di strumento o dell’ambito didiscussione dei temi, a seconda del pro-blema e del contesto nel quale si deve ope-rare. Naturalmente, come tutte le indica-zioni tecniche, sono rigide, forse limitan-ti, ma è sembrato interessante lo stessoproporle come strategia di costruzione par-tecipata dei problemi e di scoperta delledimensioni attive e progettuali della co-munità da rappresentare negli scenari dellaprogettualità sociale. 18 Lambert [2002]. Cfr. i seguenti siti web: www.storycenter.org/; www.StoryLink.org;www.creativenarrations.net/site/index.html; Colini [2004]. 19 Le matrici riproposte di seguito sono tratte da Giusti, Paba [1999].

149 Rappresentazioni dense e attori sociali

Fig

. 8 -

mat

rice

am

biti

-str

umen

ti p

er l

a m

obil

itaz

ione

del

la p

roge

ttua

lità

loc

ale,

in

Giu

sti,

Paba

199

9

Fig

. 9 -

mat

rice

tem

i-st

rum

enti

per

la

mob

ilit

azio

ne d

ella

pro

gett

uali

tà l

ocal

e, i

n G

iust

i, Pa

ba 1

999