Il Ruolo Della Donna Nel Tango Lidia Ferrari

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 Il ruolo della donna nel tango o “Is tango Macho?” Lidia Ferrari  Il tango è maschio? Porsi l’interrogativo nei termini espressi da questa frase, che fa parte dei versi classici del nostro tango (1), NON è mettere in dubbio la virilità del tango, bensì riflettere sul ruolo della donna. Il posto che e ssa ha occupato ne l tango sin dalle origini, merita tutto il nostro interesse in quanto ci consente di cogliere i pregiudizi, i valori e le ideologie di una certa epoca.  In particolare mi interessa sottolineare in questo scritto la relazione esistente tra il modo di considerare la donna nelle parole del tango, ed il luogo che essa occupa o che sembra occupare nella danza. Quali sono i confini del ruolo della donna nel tango? A questo quesito non è certo possibile trovare un’unica risposta, ma piuttosto ci imbatteremo in molteplici forme di vedere, situare e valorizzare la donna. Prenderemo perciò in considerazione solo alcuni di questi aspetti, tralasciandone gli altri.  Da un lato ci sono i testi dei tangos. Ci occuperemo in particolare di quelli scritti attorno agli anni’20. Parole scritte per la maggior parte da uomini che riflettono pregiudizi maschilisti e valori di quel periodo. Se leggiamo attentamente questi testi possiamo arrivare alla conclusione che le donne, allora, non se la passavano molto bene. Nei personaggi della “milonguita”, la “ragazza accecata dalle luci del centro -città”, la  “sartina che diede un passo falso”, o meglio, che fece “un passo sbagliato”, viene evidenziato l’aspetto negativo dei passi e delle scelte fatte dalle protagoniste. Donne che si erano allontanate dai quartieri periferici per arrivare alla vita “facile”, al cabaret, al centro-città, con tutti i pericoli che esso presupponeva. Ciò viene definito in questo modo : “Fecero un passo sbagliato”.  In generale viene loro assegnato un ruolo passivo in quanto hanno sofferto le inclemenze di un uomo cattivo : “gli uomini ti hanno fatto del male”, “la limousine di un riccone ti tirò su”, “il tormento della tua perdizione”, “ad altre successe la stessa cosa”, “giocattolo per l’occasione”. I più generosi le prevengono dai pericoli di essere guidate da quegli uomini senza scrupoli. In “attenta ragazzina”, Celedonio Flores avverte le donne e dice loro come devono preservarsi: “allungati la gonna fino a dove nasce la caviglia” (2). La donna, trascinata, cade nella tentazione del ballo, è abbagliata dalle luci del centro- città, dal denaro di uomini facoltosi. Non ha deciso il suo destino, anzi, al contrario, viene sempre portata sulla cattiva strada. Ma è proprio vero che le è andata così male ? Chi lo dice che si trattava di passi sbagliati ? Qualcuno sa con sicurezza se la  “milon guita”, la “stracciona arricchita”, il “fiore di Fango” si è pentit a o ha rinnegato il passo fatto? (3). Dall’altro lato c’è il ballo del tango, con il suo profilo di danza sensuale ed esotica (4). Per uno stereotipo comune il tango viene anche visto come un ballo maschilista. Poiché per ballare il tango in effetti l’uomo “conduce e segnala” e la donna “segue o si lascia portare” c’è chi, da un’analisi critica, è portato a condividere che si tratti di un ballo maschilista in quanto esistono un dominatore, l’uomo, e una dominata, la donna.

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Fragmento del libro: Ferrari, Lidia. "Tango. Arte y misterio de un baile". Edit. Corregidor, Buenos Aires, 2011 (Spanish)

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Il ruolo della donna nel tango o “Is tango Macho?”

Lidia Ferrari Il tango è maschio? Porsi l’interrogativo nei termini espressi da questa frase, che faparte dei versi classici del nostro tango (1), NON è mettere in dubbio la virilità del

tango, bensì riflettere sul ruolo della donna. Il posto che essa ha occupato nel tangosin dalle origini, merita tutto il nostro interesse in quanto ci consente di cogliere ipregiudizi, i valori e le ideologie di una certa epoca.  In particolare mi interessa sottolineare in questo scritto la relazione esistente tra ilmodo di considerare la donna nelle parole del tango, ed il luogo che essa occupa o chesembra occupare nella danza. Quali sono i confini del ruolo della donna nel tango? A questo quesito non è certopossibile trovare un’unica risposta, ma piuttosto ci imbatteremo in molteplici forme divedere, situare e valorizzare la donna. Prenderemo perciò in considerazione solo alcunidi questi aspetti, tralasciandone gli altri. Da un lato ci sono i testi dei tangos. Ci occuperemo in particolare di quelli scrittiattorno agli anni’20. Parole scritte per la maggior parte da uomini che riflettonopregiudizi maschilisti e valori di quel periodo. Se leggiamo attentamente questi testipossiamo arrivare alla conclusione che le donne, allora, non se la passavano moltobene. Nei personaggi della “milonguita”, la “ragazza accecata dalle luci del centro-città”, la “sartina che diede un passo falso”, o meglio, che fece “un passo sbagliato”, vieneevidenziato l’aspetto negativo dei passi e delle scelte fatte dalle protagoniste. Donneche si erano allontanate dai quartieri periferici per arrivare alla vita “facile”, al cabaret,al centro-città, con tutti i pericoli che esso presupponeva. Ciò viene definito in questo

modo : “Fecero un passo sbagliato”. In generale viene loro assegnato un ruolo passivo in quanto hanno sofferto leinclemenze di un uomo cattivo : “gli uomini ti hanno fatto del male”, “la limousine diun riccone ti tirò su”, “il tormento della tua perdizione”, “ad altre successe la stessacosa”, “giocattolo per l’occasione”. I più generosi le prevengono dai pericoli di essereguidate da quegli uomini senza scrupoli. In “attenta ragazzina”, Celedonio Floresavverte le donne e dice loro come devono preservarsi: “allungati la gonna fino a dovenasce la caviglia” (2). La donna, trascinata, cade nella tentazione del ballo, è abbagliata dalle luci del centro-città, dal denaro di uomini facoltosi. Non ha deciso il suo destino, anzi, al contrario,

viene sempre portata sulla cattiva strada. Ma è proprio vero che le è andata cosìmale ? Chi lo dice che si trattava di passi sbagliati ? Qualcuno sa con sicurezza se la “milonguita”, la “stracciona arricchita”, il “fiore di Fango” si è pentita o ha rinnegato ilpasso fatto? (3). Dall’altro lato c’è il ballo del tango, con il suo profilo di danza sensuale ed esotica (4).Per uno stereotipo comune il tango viene anche visto come un ballo maschilista. Poichéper ballare il tango in effetti l’uomo “conduce e segnala” e la donna “segue o si lasciaportare” c’è chi, da un’analisi critica, è portato a condividere che si tratti di un ballomaschilista in quanto esistono un dominatore, l’uomo, e una dominata, la donna.

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Ritengo che in verità si tratti di un’affermazione schematica e semplicistica anche se,tale ruolo passivo della donna può trovare riscontro, come abbiamo visto, in alcunitesti del tango. Donne che hanno subito l’influenza del maschio quasi sempre versouna cattiva strada. Ma anche questo modo di vedere le cose è rispondente ad unadeterminata immagine della donna. Cercherò perciò di evidenziare la correlazione tra questa immagine, che corrispondealle “ragazze di altri tempi”, con il posto della donna nel ballo del tango, in quantocredo che in entrambi i casi si tratti di un’immagine che, come tale, può anche noncorrispondere alla realtà. E mentre non possiamo certo contare sulla “sartina che diede un passo falso” perché cidica se effettivamente per lei è stato un passo sbagliato, possiamo invece riferirci alballo, focalizzandolo in modo esaustivo, per verificare se lo stesso abbia o meno,caratteristiche maschiliste. Per giungere ad analizzare queste caratteristiche sonotuttavia necessarie alcune premesse. Il tango è una danza molto complessa, con origini oscure, oggetto di numerosi studi e

ricerche, e che ha già trovato un suo posto e una sua struttura per tutte le suecaratteristiche specifiche. E’ complessa in quanto due ballerini “abbracciati” devonocercare di realizzare figure, pause, movimenti, “cortes y quebradas” nei confini e neitempi di una coreografia che include entrambi. Essi non si staccano mai, e persistononel loro abbraccio improvvisando continuamente. Se entrambi non stesseroabbracciati, questa danza sarebbe molto più semplice e, quelle figure, passi emovimenti, si realizzerebbero come in altre danze dove esiste una coreografia diversaper l’uomo e per la donna, che ballano distanti l’uno dall’altro. Penso al  pericón, allachacarera, (5) ecc. Sicuramente questa danza sarebbe molto più semplice anche nelcaso in cui i ballerini, pur conservando l’abbraccio, non ballassero in forme diverse, marealizzassero movimenti simmetrici, uguali, a specchio. Ma no, il tango è tango proprioperché si tratta di due persone che, abbracciate, realizzano figure e movimenti moltodiversi, improvvisando continuamente e costituendo un complemento l’uno dell’altro in

un’unica danza. Come dice Carlos Vega (6) : “Il tango argentino realizza il miracolo di inserire la figuranel vincolo...Questo è il segreto del suo successo ; questa è la principale innovazioneche offre al mondo”. In questo senso, uomo e donna, con due ruoli, tecniche eposizioni diverse si trovano omogeneizzati, accoppiati, per contribuire nella produzionedi qualcosa al di fuori di loro due : ballare un tango. E’ ovvio che, per poterlo fare,dovranno completarsi vicendevolmente, dovranno cooperare, dovranno accordarsi,altrimenti, non potranno ballare. Se entrano in competizione, se non collaborano l’unocon l’altro, è impossibile che ballino, o quanto meno che ballino bene.  E come si raggiunge tale accordo, tale cooperazione, quando non c’è una coreografia

prefissata come in altre danze, quando non si è stabilito a priori cosa bisogna fare ?. In proposito non possiamo non sorprenderci per il fatto che si possa ballare il tango eche si possa raggiungere questo obiettivo. La domanda che dobbiamo porci è perciò:come può una coppia raggiungere l’obiettivo di ballare un tango ?. In primo luogo ci deve essere un accordo di base, qualcosa che faccia sì che la coppiapossa coordinarsi nella danza, quando tutto fa pensare che la cosa più difficile siaproprio riuscire in questo: la coordinazione. Una delle formule possibili è che qualcuno

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guidi, portando avanti la direzione della danza, e che l’altro si adegui, accordandosi edecidendo di lasciarsi portare. Il fatto che un uomo e una donna, esseri così diversi traloro, che tante volte neppure si conoscono, possano ballare abbracciati seguendo ilritmo della musica, creando e ri-creando una bella danza, non può non stupirci: c’èqualcosa di meraviglioso in ciò che avviene. La meraviglia di due esseri che sonoriusciti a mettersi d’accordo in qualcosa di così difficile da realizzare. Come Alicia Dujovne Ortiz (7) osserva, il tango “è un mostro a due teste... una bestiaa quattro zampe languida e vivace che vive per la durata di una canzone e muore,assassinata, dall’ultima battuta”. In un’altra versione del mostro che si crea ballandotango, Marta Savigliano (8) dice : “Dalla sua concezione il tango ha sempre giocato conla rivalità in cerca dell’identificazione ; una rivalità specifica, opponendosi ai suoi  potenziali usurpatori. Da questa solida tensione, ma con la pretesa di essere un attofortuito, nasce un mostro senza testa, con un torso e quattro zampe. Si muoveritmicamente, senza alcun indizio di grottesco, seguendo la cadenza disuguale del destino... Balla assorto, alienato, estraniato”. Due persone, uomo e donna, si concedono in una danza, abbracciati, quasi

ammanettati. Ballando cercano di trovare una coincidenza nelle loro sensibilità. Quasiper magia. Credo che non sia possibile che ciò avvenga e funzioni, senza un accordoprofondo in entrambi. E questo accordo comincia con l’accettazione della regola chel’uomo conduce e propone. Come mai questo fatto viene visto come subordinazione,sottomissione e passività da parte della donna?. Ciascuno realizza qualcosa di diversocostruendo i rispettivi ruoli (9). Nel tango viene espressa chiaramente la differenza diruoli, la coordinazione e la cooperazione di entrambi, senza perdere tale statuto,appunto : la sua differenza. Lasciarsi portare dall’uomo non vuol dire subordinarsi o essere sottomessa o dominatada lui, vuol dire invece accettarne la conduzione per potere ballare. Per tale motivo ritengo che il tango, nella sua struttura, nella forma in cui si balla, nonsia maschilista. Inoltre, per riuscire a trovare l’accordo, i due, uomo e donna, devonoaccettare le regole del gioco necessarie per ballare un tango: entrambi devonosottomettersi a queste perché ciò che balleranno sia un tango e non una rumba. Sitratta dunque di tre termini : la donna, l’uomo e il tango. Entrambi i partner sinecessitano l’uno con l’altro ed entrambi devono attenersi alle regole del gioco. In realtà, nella storia delle origini del tango si parla di coppie formate da due uomini.Oltre al fatto che nella pratica lo facessero quotidianamente, per ballare o pertrasmettere delle conoscenze, credo che sia molto interessante l’immagine di dueuomini che ballano tango, cosa che succede anche oggi, in quanto l’uno insegnaall’altro come ballare e dare i segnali come uomo, facendogli interpretare il ruolo delladonna. Situazione esemplare per evidenziare ciò che voglio dire: la funzione-uomo è in

stretta dipendenza della funzione-donna e viceversa. Tutto ciò è contrario ad una posizione maschilista. Il maschilista non potrebbe maiconsiderare che ciò che fa è in funzione di ciò che fa la donna e viceversa. E mi sembrapure esemplare perché, come in molti giochi, per esempio in quello degli scacchi, cisono mosse di pedine che compiono determinate funzioni, e tutte sono necessarie perla realizzazione di cosa ? : del gioco. 

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Qui ciò che interessa è ballare un tango e divertirsi, ciascuno dunque dovrà cercare dioccupare il suo ruolo e contribuire alla sua realizzazione. E’ chiaro che in questa analisi stiamo privilegiando la struttura della danza e non lepassioni ed emozioni che vengono veicolate attraverso essa. A seconda perciò delpunto di vista che sceglieremo, diverse saranno le considerazioni che potremo fare. Se poniamo il nostro accento sull’asse strutturale della danza possiamo citare CarlosVega (10) che, riferendosi alle origini del tango dice : “Nessuna lussuria nell’abbraccio;furono i critici dell’abbraccio che introdussero la loro lussuria nel tango. I ballerini avevano molte altre cose di che preoccuparsi. Si ballava per il profondo godimento di ballare...”  Se poniamo invece l’accento sulle passioni che circolano nel tango possiamo citareJorge Luis Borges (11) che pure la pensa in modo diverso da Carlos Vega riguardo alleorigini del tango. Egli infatti afferma che tutti i ricercatori in materia concordano “ in unfatto essenziale : l’origine del tango nei postriboli ”... ed è in disaccordo col fatto che iltango sia nato nei “conventillos”. Dice Borges : “Molti anni gli ci sono voluti al Barrio

Norte per imporre il tango - già reso decente a Parigi, è vero - nei conventillos, e nonso se ci è riuscito totalmente. Prima era un’orgiastica diavoleria, oggi è unamaniera di camminare” ... Comunque, privilegiando l’asse della danza del tango,possiamo vedere che, ancora oggi, chiunque desideri imparare a ballarlo ed inparticolare l’uomo, che ha a suo carico la parte più complessa : figure, passi, comandiecc., ha bisogno di un certo tempo prima che possa trovare un’altra cosa nell’abbracciocon la donna che non sia cercare di poter ballare con lei. Se l’unico interesse fosse laseduzione, la passione, l’abbraccio, la sensualità, non ci sarebbe bisogno di fare lafatica di poter giungere a ballare bene un tango.  Ho mostrato brevemente questo modo di pensare il tango-danza per poter situare ciòche mi interessa : la donna e il tango. E’ chiaro che una delle chiavi della posizione della donna per ballare il tango è quella dilasciarsi portare. Ovviamente, questo requisito del ruolo femminile - lasciarsi portare dalla conduzione dell’uomo - non significa, come spesso viene equivocato, avere unruolo sottomesso, passivo. Lasciarsi portare dall’uomo non è “subordinarsi” a lui, bensìaccettare la conduzione necessaria per poter ballare il tango. Come dicevoprecedentemente, entrambi devono sottomettersi a parecchie regole per ballare untango e non una rumba. Un uomo da solo non può ballare un tango e neppure può fare ciò una donna. Maproprio perché è l’uomo colui che conduce si creano pregiudizi e ideologie. Così comenelle parole del tango si pone la donna in una determinata posizione e la si vedetrascinata, persa per l’uomo, anche riguardo al ballo si percepisce il fatto della

conduzione maschile come una posizione di sottomissione o di dominazione delladonna. Per tale motivo, nell’insegnamento del tango, è necessario mostrare alle donneprincipianti che imparare a lasciarsi condurre non significa che debbano lasciarsiportare da qualsiasi parte. Questa è il primo gradino di conoscenza riguardo al ruolodella donna ed è ciò che costa più fatica nel processo di apprendimento.  In primo luogo perché per molte donne è piuttosto difficile accettare la consegna dilasciarsi portare, proprio perché anche loro talvolta vedono ciò col pregiudizio disentirsi sottomesse o subordinate. 

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In secondo luogo, perché ancora più difficile, riuscire a discriminare quando lasciarsiportare e quando no. Questi sono i pilastri su cui si lavora continuamente agli inizi delprocesso di apprendimento e costituiscono la chiave perché la donna possa imparare aballare il tango e possa goderne. E’ in questi che risiede l’importanza del potere avereun buon equilibrio, di saper muovere i piedi, di saper seguire l’uomo attivamente, valea dire, “protagonizzando” la danza. Credo che nel tango nessuno dei due, uomo e donna, possa ballare bene se non haconsapevolezza del proprio corpo e del proprio equilibrio, una postura ferma econsistente, senza perdita di sensibilità, così come è necessaria una leggera tensioneche permetta loro di consegnarsi alla passione del ballo. I “budini”, cioè le personefragili ed insicure, hanno difficoltà a ballare esattamente come le personeeccessivamente rigide. Una donna che si lascia portare da qualsiasi parte, come unafoglia al vento, e che non offre una lieve tensione al segnale, cioè che non mette ingioco il suo modo di ballare, è probabile che non riesca a dilettarsi del ballo e chediventi una difficoltà per l’uomo. Il lasciarsi portare è attivo, vuol dire porre la propriasensibilità con lo scopo che riesca bene il tango che vogliamo ballare, per goderne eper accompagnare l’uomo in ciò che vuol fare. Nel ballare un tango ci sono un uomo euna donna, e ciò che fa l’uno è in relazione con ciò che fa l’altro. Quando un uomo “marca” (segnala, N.d.T.) alla donna, costei già gli ha segnalato lasua posizione nella danza, il suo peso, la sua leggerezza, i suoi movimenti rapidi odifficoltosi. Le caratteristiche o disponibilità della donna condizionano il segnaledell’uomo, in quanto si tratta di azioni dipendenti e correlate le une con le altre. Laforma della donna di lasciarsi portare darà l’impronta al cavaliere o a colui che laconduce. Ovviamente, nel tango, noi donne ci adattiamo di più alla conduzionedell’uomo, che gli uomini alla forma di ballare delle donne. Poiché dunque tra uomo edonna fluisce molto di più della conduzione dell’uomo e del lasciarsi portare delladonna, sarebbe riduttivo considerare questo lasciarsi portare come un’attività passiva.Ne consegue anche che considerare che il tango non sia maschilista, relativamente allasua struttura di danza, non significa negare che su di esso possano dispiegarsi tutte le

fantasie, ideologie e forme di vita delle persone che lo ballano.  Il fatto che si tratti di una danza che viene ballata con un abbraccio forte tra uomo edonna ne fa un campo propizio, un terreno fertile perché vi si depositino le fantasie chein quanto esseri umani riusciamo ad avere, allo stesso modo di quanto accade per altriaspetti della nostra vita. Non sarà perciò raro che vi siano donne che si concedonoindiscriminatamente, si confondono o si innamorano perdutamente. Non sarà rarocoltivare storie passionali al di là del ballo. Né imbattersi in storie di maltrattamenti einganni. O piuttosto scoprire storie d’amore bellissime. Non sarà raro trovare uominiche si innamorano perdutamente e che vengono rifiutati. Né trovare uomini chesfruttino le debolezze umane per i propri interessi. Non sarà raro, insomma, trovareuomini e donne maschilisti. Abbiamo visto altresì, che molti uomini pur con una forte personalità maschilista,durante il ballo riescono a staccarsi da tale atteggiamento mentale. Considero infattiche, diversamente da quanto viene ritenuto, un uomo centrato sul propriomaschilismo, non riesce a ballare. Per poter ballare bene l’uomo non può consentirsi unatteggiamento di noncuranza o non conoscenza del luogo occupato dalla donna.Mentre balla deve preoccuparsi di stare bene con lei e di utilizzare la sua forza esicurezza per esplicare le sue abilità di ballerino e non per sentirsi superiore odominare la donna. Se esercitasse qualche maltrattamento o poca considerazione non

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potrebbe ballare tango, oppure sarebbe un cattivo ballerino. Un uomo che strapazza ladonna non può ballare bene né lo può fare una donna che si lascia strapazzare : di talesituazione non è responsabile il tango bensì ciò che le persone realizzano con esso. E’ possibile osservare gli effetti benefici del ballare tango nella maggior parte delledonne (anche negli uomini) : migliora la loro postura, acquisiscono equilibrio e

fermezza nel corpo, riescono progressivamente ad imparare a dir di no alle propostedell’uomo non gradito, ad imparare a dir di sì e a far crescere la meravigliosapossibilità di inventare l’arte della danza (12). In generale, le migliori ballerine “milongueras” sanno lasciarsi portare, accettare laproposta dell’uomo che balla bene e divertirsi con lui e possono, grazie alla lorosensibilità, alla loro capacità di consegnarsi e allo loro fermezza, mostrare il propriostile. Queste abilità favoriscono naturalmente anche l’espressività dell’uomo, che non sisente limitato dalla sua partner, ma al contrario, gratificato dall’abilità e creativitàdispiegate dalla donna in relazione agli spazi da lui affidate alla stessa, e che vanno adincrementare la sua abilità e sensibilità di ballerino. Credo che una delle ragioni per cui i ballerini, nelle “milongas”, al termine di una “tanda” fatta insieme, si ringraziano vicendevolmente, sia perché ciascuno è gratoall’altro per avergli dato la possibilità di sviluppare il suo fervore, abilità e sentimento. Note : 1) Nel cercare i versi del tango:  “il tango è maschio” trovai numerose contraddizioni tra le diverse versioni

esistenti. Decisi di consultare Oscar del Priore attraverso il Consultorio Tanghero che ha la pubblicazione “El Tangauta” e nel numero 12 rispose :

 “Lidia Ferrai domanda a proposito di un verso del tango Por qué canto así (Perché canto così, N.d.T.). Nella edizionedel tango, con musica di José Razzano e parole di Celedonio Flores, realizzata nel 1943 dall’Editrice AURA, ilframmento che interessa la lettrice dice : Perché è bacio mite  perché è lama forte ha l’addio della morte ha il gusto dell’amore... Nel 1961, quattro anni dopo la morte di Celedonio Flores, viene pubblicata la seconda edizione del suo libro dipoesie Chapaleando Barro, in cui appare Por qué canto así  (Nella versione originale questa poesia non era inclusa)e lì possiamo leggere : E io mi sono fatto in tangos 

 perché il tango è fiero, forte, ha qualcosa della Vita, ha qualcosa della Morte Si suppone che la modifica sia stata fatta dallo stesso Celedonio Flores. Quattro anni dopo, Roberto Quiroga, nella

prima versione cantata che io conosca, canta così :  Perché il Tango è fiero, 

 perché il Tango è forte, ha l’odore della vita ha il gusto della morte. Nel 1961 Julio Sosa registra la sua famosa versione recitata, con il sottofondo musicale de La Cumparsita. E’ lì cheappare il verso in questione dato che Sosa dice :

Perché il Tango è maschio,  perché il Tango è forte, 

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ha l’odore della vita, ha il gusto della morte.”  

2) Eduardo Romano. Las letras del Tango. Editrice Fundación Ross., Rosario 1995 3) In nessun modo stiamo ignorando i fenomeni della prostituzione e la tratta di bianche, dove le donne potrebbero

essere portate via con la forza, attraverso l’inganno o la pressione dei bisogni di sopravvivenza. In questi cas irisulta difficile vedere in gioco la propria decisione. Ci stiamo riferendo ai presupposti ideologici di quelle paroledove non viene contemplato l’atteggiamento attivo di scelta di un destino da parte della donna o, quando questo

si riconosce, gli viene assegnato come un valore negativo per la donna. 4) Vedere l’analisi molto interessante di Marta E. Savigliano in Tango and the Political Economy of Passion. Westview Press, USA, 1995. 

5) Danze folcloriste argentine. 6) Carlos Vega. Danzas y Canciones Argentinas. Teoría e investigaciones. Un ensayo sobre el tango . Buenos Aires,

Ricordi, 1936. 7) Alicia Dujovne Ortiz dice : “two-headed monster... a beast with four legs, langurous or lively, that lives just for

the length of a song and dies, murdered by the final note”. 8) Marta Savigliano. Ibidem, pag 158. 9) Ciò che definisce ciascun ruolo, uomo o donna, è la tecnica e ciò che bisogna sviluppare per realizzare il ballo.

Non viene definito attraverso la maggior mascolinità o femminilità dei partner. Solitamente ciò viene confuso macredo sia un fenomeno immaginario relativo al ballo, il ché non lo rende meno importante. Ma nessuno è più omeno maschio perché balla bene il tango, anche se spesso ai migliori ballerini vengono attribuiti caratteristichedi virilità . Un altro modo di vedere la stessa cosa, e che porterebbe ad un’altra analisi, sarebbe che la virilitàmaschile favorisce l’uomo perché possa ballare bene il tango. E da un’altra parte, ancora più interessante, è chela virilità maschile possa essere stimolata, favorita e incoraggiata in coloro che ballano il tango. 

10) Carlos Vega. Ibidem. 11) Jorge Luis Borges. Historia del Tango, en Evaristo Carriego. Obras Completas. Emecé Editores. Buenos Aires,

1974. 12) Ciò è strettamente in relazione al ballo. Forse soffre conseguenze benefiche o spiacevoli nell’interscambio

personale che si attua nello stesso fatto di ballare. (*) Articolo pubblicato nella rivista B.A.GOTAN, Volume 1, Number 3, Indian Summer 1996, published by : The BayArea Argentine Tango Association, California, USA. (*) Testo presentato alla III Cumbre Mundial del Tango, Montevideo, Uruguay, nel mese di novembre del 1996,come invitata ufficiale nel panel “La donna nelle parole del tango”. La traduzione è di Elizabetta Muracca