Il ritratto di Dorian Gray - Classici Stranieri...Questo e-book è stato realizzato anche grazie al...

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  • Oscar WildeIl ritratto di Dorian Gray

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    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Il ritratto di Dorian GrayAUTORE: Wilde, OscarTRADUTTORE: Ortolani, SergioCURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

    COPERTINA: n. d.

    TRATTO DA: Il ritratto di Dorian Gray / OscarWilde ; traduzione di Sergio Ortolani. - Milano :Facchi, 1920. - 316 p. ; 20 cm.

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 10 marzo 2020

    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa

    2

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    COPERTINA: n. d.

    TRATTO DA: Il ritratto di Dorian Gray / OscarWilde ; traduzione di Sergio Ortolani. - Milano :Facchi, 1920. - 316 p. ; 20 cm.

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

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    INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa

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  • 1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:FIC015000 FICTION / HorrorFIC004000 FICTION / Classici

    DIGITALIZZAZIONE:Catia Righi, [email protected]

    REVISIONE:Paolo Alberti, [email protected]

    IMPAGINAZIONE:Catia Righi, [email protected]

    PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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    SOGGETTO:FIC015000 FICTION / HorrorFIC004000 FICTION / Classici

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  • Indice generale

    Liber Liber......................................................................4PREFAZIONE................................................................7CAPITOLO I................................................................10CAPITOLO II...............................................................30CAPITOLO III..............................................................52CAPITOLO IV..............................................................71CAPITOLO V...............................................................94CAPITOLO VI...........................................................112CAPITOLO VII..........................................................124CAPITOLO VIII.........................................................141CAPITOLO IX...........................................................162CAPITOLO X.............................................................177CAPITOLO XI...........................................................190CAPITOLO XII..........................................................219CAPITOLO XIII.........................................................229CAPITOLO XIV.........................................................239CAPITOLO XV..........................................................256CAPITOLO XVI........................................................270CAPITOLO XVII.......................................................283CAPITOLO XVIII......................................................292CAPITOLO XIX........................................................306CAPITOLO XX..........................................................320

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    Indice generale

    Liber Liber......................................................................4PREFAZIONE................................................................7CAPITOLO I................................................................10CAPITOLO II...............................................................30CAPITOLO III..............................................................52CAPITOLO IV..............................................................71CAPITOLO V...............................................................94CAPITOLO VI...........................................................112CAPITOLO VII..........................................................124CAPITOLO VIII.........................................................141CAPITOLO IX...........................................................162CAPITOLO X.............................................................177CAPITOLO XI...........................................................190CAPITOLO XII..........................................................219CAPITOLO XIII.........................................................229CAPITOLO XIV.........................................................239CAPITOLO XV..........................................................256CAPITOLO XVI........................................................270CAPITOLO XVII.......................................................283CAPITOLO XVIII......................................................292CAPITOLO XIX........................................................306CAPITOLO XX..........................................................320

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  • OSCAR WILDE

    IL RITRATTODI

    DORIAN GRAY

    TRADUZIONE DI SERGIO ORTOLANI

    6

    OSCAR WILDE

    IL RITRATTODI

    DORIAN GRAY

    TRADUZIONE DI SERGIO ORTOLANI

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  • PREFAZIONE

    Artista è il creatore di cose belle.Rivelare l’Arte e celare l’Artista: ecco lo scopo

    dell’Arte.Critico è chi può tradurre in altra maniera o in nuo-

    va materia la sua impressione davanti alle cose belle.La più alta e la più bassa forma di critica, al tempo

    stesso, è un modo di Autobiografia.Quelli che trovano nelle cose belle un significato

    osceno sono corrotti senza essere affascinanti. E questoè un male.

    Quelli che trovano un bel significato nelle cose belle,sono i colti.

    Per essi vi è speranza.Essi sono gli eletti, cui le belle cose significano solo:

    Bellezza.Non esiste nulla di simile ad un libro morale o immo-

    rale.I libri sono scritti bene o scritti male. Ecco tutto.Il disprezzo del diciannovesimo secolo per il Reali-

    smo è la rabbia di Calibano che vede la sua faccia inuno specchio.

    Il disprezzo del diciannovesimo secolo per il Roman-ticismo è la rabbia di Calibano che non riesce a vederela sua faccia in uno specchio.

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    PREFAZIONE

    Artista è il creatore di cose belle.Rivelare l’Arte e celare l’Artista: ecco lo scopo

    dell’Arte.Critico è chi può tradurre in altra maniera o in nuo-

    va materia la sua impressione davanti alle cose belle.La più alta e la più bassa forma di critica, al tempo

    stesso, è un modo di Autobiografia.Quelli che trovano nelle cose belle un significato

    osceno sono corrotti senza essere affascinanti. E questoè un male.

    Quelli che trovano un bel significato nelle cose belle,sono i colti.

    Per essi vi è speranza.Essi sono gli eletti, cui le belle cose significano solo:

    Bellezza.Non esiste nulla di simile ad un libro morale o immo-

    rale.I libri sono scritti bene o scritti male. Ecco tutto.Il disprezzo del diciannovesimo secolo per il Reali-

    smo è la rabbia di Calibano che vede la sua faccia inuno specchio.

    Il disprezzo del diciannovesimo secolo per il Roman-ticismo è la rabbia di Calibano che non riesce a vederela sua faccia in uno specchio.

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  • La vita morale d’un uomo rientra nei soggettidell’Artista; ma la moralità dell’Arte consiste nel per-fetto uso d’un imperfetto mezzo.

    L’Artista non vuole provar nulla.Neanche le cose vere posson esser provate.L’Artista non ha simpatie morali. Una simpatia mo-

    rale è nell’Artista un imperdonabile manierismo di stile.Nessun Artista è morboso. L’Artista può esprimere

    tutto.Pensiero e Linguaggio sono per l’Artista gli strumen-

    ti di un’Arte.Dal punto di vista della forma, il tipo d’ogni Arte è la

    musica.Dal punto di vista della sensibilità, il tipo ne è il me-

    stiere dell’Attore.Ogni Arte è al tempo stesso superficie e simbolo.Quelli che tentano indagare sotto la superficie, lo

    fanno a loro rischio.Quelli che tentano penetrare il simbolo, egualmente.L’Arte veramente rispecchia lo spettatore e non la

    vita.La varietà di giudizi intorno ad un’opera d’Arte, mo-

    stra che quest’opera è nuova, completa, vitale.Quando i critici sono discordi, l’Artista è d’accordo

    con se stesso.Noi possiamo perdonare ad un uomo d’aver fatto una

    cosa utile, quanto più questi le dà minor peso.La sola scusa di fare una cosa inutile, è d’ammirarla

    intensamente.

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    La vita morale d’un uomo rientra nei soggettidell’Artista; ma la moralità dell’Arte consiste nel per-fetto uso d’un imperfetto mezzo.

    L’Artista non vuole provar nulla.Neanche le cose vere posson esser provate.L’Artista non ha simpatie morali. Una simpatia mo-

    rale è nell’Artista un imperdonabile manierismo di stile.Nessun Artista è morboso. L’Artista può esprimere

    tutto.Pensiero e Linguaggio sono per l’Artista gli strumen-

    ti di un’Arte.Dal punto di vista della forma, il tipo d’ogni Arte è la

    musica.Dal punto di vista della sensibilità, il tipo ne è il me-

    stiere dell’Attore.Ogni Arte è al tempo stesso superficie e simbolo.Quelli che tentano indagare sotto la superficie, lo

    fanno a loro rischio.Quelli che tentano penetrare il simbolo, egualmente.L’Arte veramente rispecchia lo spettatore e non la

    vita.La varietà di giudizi intorno ad un’opera d’Arte, mo-

    stra che quest’opera è nuova, completa, vitale.Quando i critici sono discordi, l’Artista è d’accordo

    con se stesso.Noi possiamo perdonare ad un uomo d’aver fatto una

    cosa utile, quanto più questi le dà minor peso.La sola scusa di fare una cosa inutile, è d’ammirarla

    intensamente.

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  • Ogni Arte è affatto inutile.OSCAR WILDE.

    9

    Ogni Arte è affatto inutile.OSCAR WILDE.

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  • CAPITOLO I.

    Lo studio era invaso dal ricco odore delle rose, equando il leggiero fiato estivo muoveva fra gli alberi delgiardino, vi entrava per la porta spalancata il grave sen-tor dei lilla, o il profumo più delicato delle églantines.

    Dall’angolo del divano di cuscini di Persia, sul qualeLord Enrico Wotton era disteso, fumando, come era so-lito, innumerevoli sigarette, egli poteva coglier conl’occhio lo scintillio dei fiori, molli e coloriti come ilmiele, d’un orno, i cui rami tremoli sembravano poterappena reggere il carico di una bellezza così flammea; ele fantastiche ombre di uccelli in volo, che ad ora ad orafuggivano attraverso le lunghe cortine di seta indiana,tese davanti all’ampia finestra, suscitandovi quasi unafuggevole visione giapponese, lo facevano pensare aquei pallidi pittori di Tokio dalla faccia di giada, che,usando di un’arte necessariamente immobile, cercanotrasmettere il senso della velocità e del moto.

    L’ostinato ronzio delle api in cerca d’una via fra lalunga erba immota, o in volo circolare di monotona insi-stenza intorno ai polverosi cornetti d’oro della scarmi-gliata madreselva, sembravano rendere più opprimentela gran calma estiva.

    Il torbido ululo di Londra parea la rombante notad’un organo lontano. Nel mezzo della stanza, sovra un

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    CAPITOLO I.

    Lo studio era invaso dal ricco odore delle rose, equando il leggiero fiato estivo muoveva fra gli alberi delgiardino, vi entrava per la porta spalancata il grave sen-tor dei lilla, o il profumo più delicato delle églantines.

    Dall’angolo del divano di cuscini di Persia, sul qualeLord Enrico Wotton era disteso, fumando, come era so-lito, innumerevoli sigarette, egli poteva coglier conl’occhio lo scintillio dei fiori, molli e coloriti come ilmiele, d’un orno, i cui rami tremoli sembravano poterappena reggere il carico di una bellezza così flammea; ele fantastiche ombre di uccelli in volo, che ad ora ad orafuggivano attraverso le lunghe cortine di seta indiana,tese davanti all’ampia finestra, suscitandovi quasi unafuggevole visione giapponese, lo facevano pensare aquei pallidi pittori di Tokio dalla faccia di giada, che,usando di un’arte necessariamente immobile, cercanotrasmettere il senso della velocità e del moto.

    L’ostinato ronzio delle api in cerca d’una via fra lalunga erba immota, o in volo circolare di monotona insi-stenza intorno ai polverosi cornetti d’oro della scarmi-gliata madreselva, sembravano rendere più opprimentela gran calma estiva.

    Il torbido ululo di Londra parea la rombante notad’un organo lontano. Nel mezzo della stanza, sovra un

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  • alto cavalletto, stava il ritratto in grandezza naturale diun giovane di straordinaria bellezza; di fronte, un po’lontano, sedeva l’artista stesso, Basilio Hallward, la cuiscomparsa improvvisa, alcuni anni prima, aveva suscita-to nel pubblico tanta emozione e sollevato tante stranecongetture.

    Ogni volta che il pittore guardava la graziosa e fineforma ch’egli aveva così abilmente rispecchiatonell’arte sua, un sorriso di soddisfazione attraversava ilsuo volto, e sembrava indugiarvisi; ma egli trasalì ad untratto e, chiudendo gli occhi, premette le dita sulle pal-pebre quasi pensasse d’imprigionar così nel cervellouno strano sogno, dal quale temesse risvegliarsi.

    — È questa l’opera tua migliore, Basilio! La più bellacosa che tu abbia mai fatto – disse Lord Enrico, langui-damente.

    — E tu devi mandarlo assolutamente, l’anno venturo,all’Esposizione di Grovesnor. L’Accademia è troppo va-sta e volgare. Ogni volta che vi sono andato, vi era tantagente che non ho potuto vedere i quadri, il che è terribi-le, e tanti quadri che non ho potuto veder la gente, e ciòè ben peggio. Grovesnor è proprio l’unico posto...

    — Non ho mai pensato ad esporlo – rispose il pittore,arrovesciando la testa in quel bizzarro modo, che facevatanto ridere i suoi compagni ad Oxford. – No: non loesporrò mai.

    Lord Enrico alzò le sopracciglia e lo guardò stupìto,attraverso le esili spire azzurre del fumo che si arriccia-va in sì fantastici disegni su dalla forte sigaretta oppiata.

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    alto cavalletto, stava il ritratto in grandezza naturale diun giovane di straordinaria bellezza; di fronte, un po’lontano, sedeva l’artista stesso, Basilio Hallward, la cuiscomparsa improvvisa, alcuni anni prima, aveva suscita-to nel pubblico tanta emozione e sollevato tante stranecongetture.

    Ogni volta che il pittore guardava la graziosa e fineforma ch’egli aveva così abilmente rispecchiatonell’arte sua, un sorriso di soddisfazione attraversava ilsuo volto, e sembrava indugiarvisi; ma egli trasalì ad untratto e, chiudendo gli occhi, premette le dita sulle pal-pebre quasi pensasse d’imprigionar così nel cervellouno strano sogno, dal quale temesse risvegliarsi.

    — È questa l’opera tua migliore, Basilio! La più bellacosa che tu abbia mai fatto – disse Lord Enrico, langui-damente.

    — E tu devi mandarlo assolutamente, l’anno venturo,all’Esposizione di Grovesnor. L’Accademia è troppo va-sta e volgare. Ogni volta che vi sono andato, vi era tantagente che non ho potuto vedere i quadri, il che è terribi-le, e tanti quadri che non ho potuto veder la gente, e ciòè ben peggio. Grovesnor è proprio l’unico posto...

    — Non ho mai pensato ad esporlo – rispose il pittore,arrovesciando la testa in quel bizzarro modo, che facevatanto ridere i suoi compagni ad Oxford. – No: non loesporrò mai.

    Lord Enrico alzò le sopracciglia e lo guardò stupìto,attraverso le esili spire azzurre del fumo che si arriccia-va in sì fantastici disegni su dalla forte sigaretta oppiata.

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  • – Non esporlo mai? E perchè, mio caro? Per quale ra-gione? Che tipi strani siete voialtri pittori! Mettete sotto-sopra il mondo per farvi un nome, e appena riusciti, parche non desideriate altro che disfarvene. Da parte tuaciò è ridicolo, perchè v’è solo una cosa al mondo peg-giore della fama: il non averne. Un ritratto come questoti innalzerebbe di colpo sopra tutti i giovani pittori in-glesi e renderebbe completamente gelosi i vecchi, semai i vecchi sono capaci di qualche emozione.

    — So bene che riderai di me – rispose – ma io nonposso esporlo davvero. Vi ho messo troppa parte di mestesso, là dentro.

    Lord Enrico si allungò sul divano e rise.— Sì, sapevo che avresti riso, ma tutto ciò resta

    egualmente vero.— Troppa parte di te in questo quadro? Parola d’ono-

    re, Basilio, non ti credevo così vano, nè infatti riesco avedere una rassomiglianza qualsiasi fra te, con la tuascabra e forte faccia, e la tua capigliatura nera come car-bone, e questo giovane Adone, che par fatto d’avorio edi petali di rosa. Perchè, caro Basilio, egli è un Narcisoe tu... tu hai naturalmente una fisionomia intellettuale;ma la bellezza, la vera bellezza finisce precisamentedove comincia la fisionomia intellettuale. L’intellettuali-tà è in se stessa una specie di esagerazione che distruggel’armonia di ogni volto: appena ci sediamo per pensare,diventiamo tutto naso o tutta fronte o qualcosa altrod’orribile. Guarda per esempio coloro che son riusciticon successo in qualche dotta disciplina. Come sono

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    – Non esporlo mai? E perchè, mio caro? Per quale ra-gione? Che tipi strani siete voialtri pittori! Mettete sotto-sopra il mondo per farvi un nome, e appena riusciti, parche non desideriate altro che disfarvene. Da parte tuaciò è ridicolo, perchè v’è solo una cosa al mondo peg-giore della fama: il non averne. Un ritratto come questoti innalzerebbe di colpo sopra tutti i giovani pittori in-glesi e renderebbe completamente gelosi i vecchi, semai i vecchi sono capaci di qualche emozione.

    — So bene che riderai di me – rispose – ma io nonposso esporlo davvero. Vi ho messo troppa parte di mestesso, là dentro.

    Lord Enrico si allungò sul divano e rise.— Sì, sapevo che avresti riso, ma tutto ciò resta

    egualmente vero.— Troppa parte di te in questo quadro? Parola d’ono-

    re, Basilio, non ti credevo così vano, nè infatti riesco avedere una rassomiglianza qualsiasi fra te, con la tuascabra e forte faccia, e la tua capigliatura nera come car-bone, e questo giovane Adone, che par fatto d’avorio edi petali di rosa. Perchè, caro Basilio, egli è un Narcisoe tu... tu hai naturalmente una fisionomia intellettuale;ma la bellezza, la vera bellezza finisce precisamentedove comincia la fisionomia intellettuale. L’intellettuali-tà è in se stessa una specie di esagerazione che distruggel’armonia di ogni volto: appena ci sediamo per pensare,diventiamo tutto naso o tutta fronte o qualcosa altrod’orribile. Guarda per esempio coloro che son riusciticon successo in qualche dotta disciplina. Come sono

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  • mostruosi! Eccetto, naturalmente, gli ecclesiastici, per-chè nella Chiesa non si pensa: un vescovo ripete a ottan-ta anni ciò che gli hanno insegnato a dire a diciotto equindi è logico che egli mantenga sempre un aspetto deltutto delizioso.

    Il tuo misterioso giovine amico, di cui non mi hai det-to mai il nome, ma il cui ritratto veramente mi affascina,non ha certo mai pensato: ne sono sicurissimo. Egli èuna splendida creatura senza cervello, che qui potrebbefar sempre le veci dei fiori, in inverno, e rinfrescare,d’estate, la tua intelligenza. Non farti illusioni, Basilio:tu non gli rassomigli per nulla.

    — Non capisci, Enrico, – rispose l’artista – so perfet-tamente che non gli rassomiglio e anzi, se così non fos-se, ne sarei dolente. Tu ti stringi nelle spalle? Ti dico laverità. Su ogni distinzione fisica e intellettuale gravaquella stessa fatalità che sembra perseguitare, attraversola storia, i passi falsi dei Re. È ben meglio non esser di-versi dai propri simili! I brutti e gli stupidi godono ilmeglio di questo mondo: essi possono sedere a loro agioe sbadigliare, se lo spettacolo non piace loro; se nonsanno la vittoria, è risparmiata loro la conoscenza dellasconfitta; essi vivono come tutti vorremmo, indisturbati,indifferenti, senza inquietudine alcuna; essi non fannodel male nè ne ricevono e invece tu, con la tua nobiltà ela tua ricchezza, Enrico; io, col mio cervello, quale essosia, e con la mia arte, per quanto poco valga; e DorianGray con la sua bellezza, soffriremo per quello che glidei ci hanno dato: soffriremo terribilmente.

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    mostruosi! Eccetto, naturalmente, gli ecclesiastici, per-chè nella Chiesa non si pensa: un vescovo ripete a ottan-ta anni ciò che gli hanno insegnato a dire a diciotto equindi è logico che egli mantenga sempre un aspetto deltutto delizioso.

    Il tuo misterioso giovine amico, di cui non mi hai det-to mai il nome, ma il cui ritratto veramente mi affascina,non ha certo mai pensato: ne sono sicurissimo. Egli èuna splendida creatura senza cervello, che qui potrebbefar sempre le veci dei fiori, in inverno, e rinfrescare,d’estate, la tua intelligenza. Non farti illusioni, Basilio:tu non gli rassomigli per nulla.

    — Non capisci, Enrico, – rispose l’artista – so perfet-tamente che non gli rassomiglio e anzi, se così non fos-se, ne sarei dolente. Tu ti stringi nelle spalle? Ti dico laverità. Su ogni distinzione fisica e intellettuale gravaquella stessa fatalità che sembra perseguitare, attraversola storia, i passi falsi dei Re. È ben meglio non esser di-versi dai propri simili! I brutti e gli stupidi godono ilmeglio di questo mondo: essi possono sedere a loro agioe sbadigliare, se lo spettacolo non piace loro; se nonsanno la vittoria, è risparmiata loro la conoscenza dellasconfitta; essi vivono come tutti vorremmo, indisturbati,indifferenti, senza inquietudine alcuna; essi non fannodel male nè ne ricevono e invece tu, con la tua nobiltà ela tua ricchezza, Enrico; io, col mio cervello, quale essosia, e con la mia arte, per quanto poco valga; e DorianGray con la sua bellezza, soffriremo per quello che glidei ci hanno dato: soffriremo terribilmente.

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  • — Dorian Gray? È questo il suo nome? – chiese LordEnrico, muovendo attraverso lo studio verso BasilioHallward.

    — Sì, questo è il suo nome. Non volevo dirtelo.— Oh, perchè?— Mi è impossibile spiegarti. Quando io amo inten-

    samente qualcuno, non ne dico mai il nome ad altri: ècome abbandonarne loro una parte. Ho imparato adamare il segreto e parmi l’unica cosa che possa rendercimaravigliosa o misteriosa la vita moderna. La cosa piùvolgare diventa deliziosa, appena la si nasconde. Quan-do adesso io lascio Londra non dico mai agli amici dovevado. Se lo facessi, perderei tutto il piacere. Sì: è senzadubbio una cattiva abitudine, ma tuttavia sembra doniun gran fascino d’avventura alla nostra vita... Credo chetu mi giudichi terribilmente pazzo...

    — Per nulla – rispose Lord Enrico – per nulla, caroBasilio. Mi pare che tu dimentichi che io sono sposato eche l’unico fascino del matrimonio sta nel render la vitadi ambedue necessariamente piena d’inganno. Quandoc’incontriamo – sempre per caso – o pranziamo fuori in-sieme, o andiamo dal Duca, ci raccontiamo le più assur-de storielle con le più serie faccie di questo mondo. Miamoglie è una vera artista nel far ciò; molto più ch’io nonsia; nè confonde mai le date: cosa che mi succede sem-pre; ma quando mi ci pesca, non mi fa delle scene e, perquanto io vorrei talvolta ch’ella me ne facesse, non rie-sce che a ridere di me.

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    — Dorian Gray? È questo il suo nome? – chiese LordEnrico, muovendo attraverso lo studio verso BasilioHallward.

    — Sì, questo è il suo nome. Non volevo dirtelo.— Oh, perchè?— Mi è impossibile spiegarti. Quando io amo inten-

    samente qualcuno, non ne dico mai il nome ad altri: ècome abbandonarne loro una parte. Ho imparato adamare il segreto e parmi l’unica cosa che possa rendercimaravigliosa o misteriosa la vita moderna. La cosa piùvolgare diventa deliziosa, appena la si nasconde. Quan-do adesso io lascio Londra non dico mai agli amici dovevado. Se lo facessi, perderei tutto il piacere. Sì: è senzadubbio una cattiva abitudine, ma tuttavia sembra doniun gran fascino d’avventura alla nostra vita... Credo chetu mi giudichi terribilmente pazzo...

    — Per nulla – rispose Lord Enrico – per nulla, caroBasilio. Mi pare che tu dimentichi che io sono sposato eche l’unico fascino del matrimonio sta nel render la vitadi ambedue necessariamente piena d’inganno. Quandoc’incontriamo – sempre per caso – o pranziamo fuori in-sieme, o andiamo dal Duca, ci raccontiamo le più assur-de storielle con le più serie faccie di questo mondo. Miamoglie è una vera artista nel far ciò; molto più ch’io nonsia; nè confonde mai le date: cosa che mi succede sem-pre; ma quando mi ci pesca, non mi fa delle scene e, perquanto io vorrei talvolta ch’ella me ne facesse, non rie-sce che a ridere di me.

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  • — In che modo odioso, Enrico, parli della tua vita co-niugale! – disse Basilio Hallward, dirigendosi verso laporta del giardino. – Io ti stimo un ottimo marito; macome vergognoso delle proprie virtù! Sei un tipo straor-dinario. Non dici mai una cosa morale, nè fai mai unacosa cattiva. Il tuo cinismo non è che una posa.

    — Anche l’esser naturali è una posa e la più irritantech’io mi conosca – esclamò Lord Enrico; e i due amiciuscirono insieme nel giardino e sedettero sopra un lungosedile di bambù, all’ombra d’un boschetto di lauri. Iraggi del sole scivolavano sulle foglie polite. Nell’erbabianche margherite tremolavano.

    Dopo una pausa, Lord Enrico guardò l’orologio.— Mi spiace di dover lasciarti, Basilio – mormorò. –

    Ma prima, devi rispondere alla mia domanda di poco fa.— Quale – chiese il pittore, tenendo gli occhi fissi a

    terra.— Lo sai benissimo.— No, Enrico.— Bene, ti dirò quale. Spiegami dunque perchè non

    vuoi esporre il ritratto di Dorian Gray. Ma, bada bene, ioti chiedo la ragione vera.

    — Te l’ho detta.— No, m’hai detto che in quel quadro c’è troppa par-

    te di te stesso. E ciò è fanciullesco.— Enrico – disse Basilio Hallward, fissandolo negli

    occhi. – Ogni ritratto dipinto con commozione d’animoè un ritratto dell’artista e non del modello. Il modellonon ne è che lo spunto, l’occasione; non è lui che il pit-

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    — In che modo odioso, Enrico, parli della tua vita co-niugale! – disse Basilio Hallward, dirigendosi verso laporta del giardino. – Io ti stimo un ottimo marito; macome vergognoso delle proprie virtù! Sei un tipo straor-dinario. Non dici mai una cosa morale, nè fai mai unacosa cattiva. Il tuo cinismo non è che una posa.

    — Anche l’esser naturali è una posa e la più irritantech’io mi conosca – esclamò Lord Enrico; e i due amiciuscirono insieme nel giardino e sedettero sopra un lungosedile di bambù, all’ombra d’un boschetto di lauri. Iraggi del sole scivolavano sulle foglie polite. Nell’erbabianche margherite tremolavano.

    Dopo una pausa, Lord Enrico guardò l’orologio.— Mi spiace di dover lasciarti, Basilio – mormorò. –

    Ma prima, devi rispondere alla mia domanda di poco fa.— Quale – chiese il pittore, tenendo gli occhi fissi a

    terra.— Lo sai benissimo.— No, Enrico.— Bene, ti dirò quale. Spiegami dunque perchè non

    vuoi esporre il ritratto di Dorian Gray. Ma, bada bene, ioti chiedo la ragione vera.

    — Te l’ho detta.— No, m’hai detto che in quel quadro c’è troppa par-

    te di te stesso. E ciò è fanciullesco.— Enrico – disse Basilio Hallward, fissandolo negli

    occhi. – Ogni ritratto dipinto con commozione d’animoè un ritratto dell’artista e non del modello. Il modellonon ne è che lo spunto, l’occasione; non è lui che il pit-

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  • tore rivela sopra la tela colorata; ma piuttosto se stesso.Ora la ragione perchè io non esporrò questo ritratto èch’io ho terrore d’aver rivelato in esso il secretodell’anima mia.

    Lord Enrico rise. – E quale è dunque il tuo secreto?— Te lo dirò – disse Hallward; ma una espressione di

    perplessità s’indugiò sul suo viso.— Son tutto orecchi, Basilio – continuò l’amico,

    scrutandolo.— In verità, c’è ben poco da dire, Enrico – rispose il

    pittore – ed io temo che lo capirai appena. Forse appenavi crederai.

    Lord Enrico sorrise e, chinandosi, colse fra l’erba unamargherita dai rosei petali e, osservandola:

    — Son sicurissimo di comprendere – replicò fissandointensamente il piccolo disco d’oro piumato di bianco –e, quanto al credervi, io credo tutto ciò che è completa-mente incredibile.

    Il vento spiccò qualche fiore dagli alberi, e i pesantililla con i loro grappoli stellanti ondularono su e giùnell’aria languida.

    Una cicala cominciò a frinire dal muro e, come unfilo azzurro, una lunga esile libellula passò, galleggian-do, sulle brune elitre di garza. A Lord Enrico parve dipotere sentir battere il cuore di Basilio Hallward e diaspettare una confessione maravigliosa.

    — Ecco in poche parole tutta la storia – disse il pitto-re dopo la pausa. – Due mesi fa mi trovavo ad una sera-ta in casa di Lady Brandon. Tu sai bene come noialtri

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    tore rivela sopra la tela colorata; ma piuttosto se stesso.Ora la ragione perchè io non esporrò questo ritratto èch’io ho terrore d’aver rivelato in esso il secretodell’anima mia.

    Lord Enrico rise. – E quale è dunque il tuo secreto?— Te lo dirò – disse Hallward; ma una espressione di

    perplessità s’indugiò sul suo viso.— Son tutto orecchi, Basilio – continuò l’amico,

    scrutandolo.— In verità, c’è ben poco da dire, Enrico – rispose il

    pittore – ed io temo che lo capirai appena. Forse appenavi crederai.

    Lord Enrico sorrise e, chinandosi, colse fra l’erba unamargherita dai rosei petali e, osservandola:

    — Son sicurissimo di comprendere – replicò fissandointensamente il piccolo disco d’oro piumato di bianco –e, quanto al credervi, io credo tutto ciò che è completa-mente incredibile.

    Il vento spiccò qualche fiore dagli alberi, e i pesantililla con i loro grappoli stellanti ondularono su e giùnell’aria languida.

    Una cicala cominciò a frinire dal muro e, come unfilo azzurro, una lunga esile libellula passò, galleggian-do, sulle brune elitre di garza. A Lord Enrico parve dipotere sentir battere il cuore di Basilio Hallward e diaspettare una confessione maravigliosa.

    — Ecco in poche parole tutta la storia – disse il pitto-re dopo la pausa. – Due mesi fa mi trovavo ad una sera-ta in casa di Lady Brandon. Tu sai bene come noialtri

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  • disgraziati artisti dobbiamo qualche volta mostrarci insocietà, se non altro per ricordare al pubblico che nonsiamo dei selvaggi.

    Con un abito da sera ed una cravatta bianca – come tustesso mi dicesti una volta – ognuno, sia pure un cam-biavalute, può acquistar fama di persona civile. Bene:dopo esser rimasto nella sala dieci minuti, ciarlando conenormi vedove, sovraccariche di vesti e di eredità, e connoiosi Accademici, mi accorsi ad un tratto che qualcunomi guardava. Mi girai a mezzo e vidi Dorian Gray per laprima volta.

    Quando i nostri occhi s’incontrarono, mi sentii impal-lidire; uno strano senso di terrore m’invase e conobbi diessere faccia a faccia con un individuo la cui sola perso-nalità era tanto affascinante, che, se mi fossi abbandona-to, avrebbe assorbito la mia natura intera, l’intera miaanima e tutta la mia stessa arte. Ora io ho sempre cerca-to di sottrarre la mia vita a qualsiasi influenza esterna, etu sai, Enrico, come io sia di carattere indipendente, esia sempre stato signore di me stesso: sempre, finchènon incontrai Dorian Gray. Poi... non so come spiegarte-lo... qualcosa sembrò avvertirmi che una terribile crisidella mia vita era imminente. Ebbi la strana sensazioneche il destino mi avesse riserbato squisite gioie e squisitidolori... Ebbi terrore... e feci per abbandonare la sala.Nè quella fuga mi veniva imposta dalla coscienza; mada una specie di viltà, che non mi fa certo onore.

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    disgraziati artisti dobbiamo qualche volta mostrarci insocietà, se non altro per ricordare al pubblico che nonsiamo dei selvaggi.

    Con un abito da sera ed una cravatta bianca – come tustesso mi dicesti una volta – ognuno, sia pure un cam-biavalute, può acquistar fama di persona civile. Bene:dopo esser rimasto nella sala dieci minuti, ciarlando conenormi vedove, sovraccariche di vesti e di eredità, e connoiosi Accademici, mi accorsi ad un tratto che qualcunomi guardava. Mi girai a mezzo e vidi Dorian Gray per laprima volta.

    Quando i nostri occhi s’incontrarono, mi sentii impal-lidire; uno strano senso di terrore m’invase e conobbi diessere faccia a faccia con un individuo la cui sola perso-nalità era tanto affascinante, che, se mi fossi abbandona-to, avrebbe assorbito la mia natura intera, l’intera miaanima e tutta la mia stessa arte. Ora io ho sempre cerca-to di sottrarre la mia vita a qualsiasi influenza esterna, etu sai, Enrico, come io sia di carattere indipendente, esia sempre stato signore di me stesso: sempre, finchènon incontrai Dorian Gray. Poi... non so come spiegarte-lo... qualcosa sembrò avvertirmi che una terribile crisidella mia vita era imminente. Ebbi la strana sensazioneche il destino mi avesse riserbato squisite gioie e squisitidolori... Ebbi terrore... e feci per abbandonare la sala.Nè quella fuga mi veniva imposta dalla coscienza; mada una specie di viltà, che non mi fa certo onore.

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  • — Coscienza e viltà sono infatti la stessa cosa, Basi-lio. Coscienza non è che il nome di commercio della dit-ta – non altro.

    — Non lo credo, Enrico, e neppure che tu lo creda.Tuttavia, qualunque ne sia stata la causa – anche orgo-glio, perchè sono sempre stato orgogliosissimo – io miprecipitai verso la porta; quando, come era naturale, in-ciampai in Lady Brandon, che mi strillò, con quella cu-riosa stridula voce che ben le conosci: – Signor Hall-ward, non ve ne fuggirete davvero via così presto?

    — Sì, essa è un vero pavone, in tutto, fuorchè nellabellezza – disse Lord Enrico, strappando i petali dellamargherita con le lunghe dita nervose.

    — Io non riuscii a liberarmene; essa mi trascinò da-vanti ad Altezze Reali, a gente carica di Stelle e di Giar-rettiere, a signore anzianotte con gigantesche tiare e nasidi pappagallo... Parlò di me come del suo più caro ami-co benchè fosse la seconda volta che io la vedessi; – in-somma si ficcò in mente di far di me l’uomo del giorno.Si vede che qualche mio quadro doveva aver avuto gransuccesso o che almeno se n’era cianciato nei giornali dadue soldi, che al diciannovesimo secolo sono i dispen-sieri d’immortalità. Quando, improvvisamente, mi tro-vai faccia a faccia con quel giovanotto, la cui personali-tà m’aveva così stranamente colpito; tanto, che ci toc-cammo quasi e i nostri occhi si incontrarono una secon-da volta.

    Allora, come se una forza estranea mi vi spingesse,chiesi a Lady Brandon di presentarmigli – o forse ciò di-

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    — Coscienza e viltà sono infatti la stessa cosa, Basi-lio. Coscienza non è che il nome di commercio della dit-ta – non altro.

    — Non lo credo, Enrico, e neppure che tu lo creda.Tuttavia, qualunque ne sia stata la causa – anche orgo-glio, perchè sono sempre stato orgogliosissimo – io miprecipitai verso la porta; quando, come era naturale, in-ciampai in Lady Brandon, che mi strillò, con quella cu-riosa stridula voce che ben le conosci: – Signor Hall-ward, non ve ne fuggirete davvero via così presto?

    — Sì, essa è un vero pavone, in tutto, fuorchè nellabellezza – disse Lord Enrico, strappando i petali dellamargherita con le lunghe dita nervose.

    — Io non riuscii a liberarmene; essa mi trascinò da-vanti ad Altezze Reali, a gente carica di Stelle e di Giar-rettiere, a signore anzianotte con gigantesche tiare e nasidi pappagallo... Parlò di me come del suo più caro ami-co benchè fosse la seconda volta che io la vedessi; – in-somma si ficcò in mente di far di me l’uomo del giorno.Si vede che qualche mio quadro doveva aver avuto gransuccesso o che almeno se n’era cianciato nei giornali dadue soldi, che al diciannovesimo secolo sono i dispen-sieri d’immortalità. Quando, improvvisamente, mi tro-vai faccia a faccia con quel giovanotto, la cui personali-tà m’aveva così stranamente colpito; tanto, che ci toc-cammo quasi e i nostri occhi si incontrarono una secon-da volta.

    Allora, come se una forza estranea mi vi spingesse,chiesi a Lady Brandon di presentarmigli – o forse ciò di-

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  • pese anche da me e fu semplicemente inevitabile; chè –ne son certo – avremmo finito col parlarci senza esserpresentati. Lo stesso Dorian più tardi mi confessò infattiche egli avea subito sentito ch’era destino che ci cono-scessimo.

    — E come ti descrisse Lady Brandon questo maravi-glioso giovane? – gli chiese l’amico. – Io so che essa hala mania di delineare un rapido sommario di tutti i suoiospiti. Ricordo che una volta mi trascinò davanti a untruculento e congestionato vecchio gentiluomo, tutto co-perto di onorificenze e di nastri, e mi fischiò nell’orec-chio, in un tragico bisbiglio che tutti nella sala devonoavere perfettamente udito, i più sorprendenti particolarisul suo passato.

    Io semplicemente me ne fuggii, perchè preferisco farda me l’analisi delle persone, mentre Lady Brandon trat-ta i suoi ospiti come un mercante che espone le sue mer-ci: essa ne spiega minutamente tutte le particolarità; mapiù spesso finisce col dire di ognuno tutto quello chenon importa conoscere.

    — Povera Lady Brandon! Sei ben duro con lei, Enri-co – disse Hallward svogliatamente.

    — Caro mio, essa ha cercato di fondare un salotto, edè riuscita ad aprire una trattoria. Come ammirarla? Ma,raccontami: che ti disse di Dorian Gray?

    — Qualcosa di simile: – Ragazzo affascinante – lasua povera cara madre e io assolutamente inseparabili.Dimenticato completamente cosa faccia. Temo non fac-cia nulla. – Oh! sì, Suona il piano – o forse il violino,

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    pese anche da me e fu semplicemente inevitabile; chè –ne son certo – avremmo finito col parlarci senza esserpresentati. Lo stesso Dorian più tardi mi confessò infattiche egli avea subito sentito ch’era destino che ci cono-scessimo.

    — E come ti descrisse Lady Brandon questo maravi-glioso giovane? – gli chiese l’amico. – Io so che essa hala mania di delineare un rapido sommario di tutti i suoiospiti. Ricordo che una volta mi trascinò davanti a untruculento e congestionato vecchio gentiluomo, tutto co-perto di onorificenze e di nastri, e mi fischiò nell’orec-chio, in un tragico bisbiglio che tutti nella sala devonoavere perfettamente udito, i più sorprendenti particolarisul suo passato.

    Io semplicemente me ne fuggii, perchè preferisco farda me l’analisi delle persone, mentre Lady Brandon trat-ta i suoi ospiti come un mercante che espone le sue mer-ci: essa ne spiega minutamente tutte le particolarità; mapiù spesso finisce col dire di ognuno tutto quello chenon importa conoscere.

    — Povera Lady Brandon! Sei ben duro con lei, Enri-co – disse Hallward svogliatamente.

    — Caro mio, essa ha cercato di fondare un salotto, edè riuscita ad aprire una trattoria. Come ammirarla? Ma,raccontami: che ti disse di Dorian Gray?

    — Qualcosa di simile: – Ragazzo affascinante – lasua povera cara madre e io assolutamente inseparabili.Dimenticato completamente cosa faccia. Temo non fac-cia nulla. – Oh! sì, Suona il piano – o forse il violino,

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  • caro signor Gray? – nessuno di noi potè trattenere le risae fummo subito amici.

    — Il riso è un bellissimo inizio per una amicizia, e neè certo la miglior fine – disse il giovine Lord, spiccandoun’altra margherita.

    Hallward crollò il capo: – Tu non capisci cosa sial’amicizia, Enrico – mormorò – o che cosa sia l’odio:appunto per questo. Tu sei un indifferente; ami chiun-que, cioè nessuno.

    — Come sei terribilmente ingiusto! – gridò Lord En-rico ricacciando indietro con un colpo il cappello dallafronte e fissando in alto le piccole nubi che, come arruf-fate matasse di liscia seta bianca, galleggiavano attra-verso la concava turchese del cielo estivo. – Sì, terribil-mente ingiusto. Io ho fatto sempre una gran differenzafra uomini e uomini: scelgo i miei amici per la loro bel-lezza, le mie conoscenze per il buon carattere, e i mieinemici, per la loro intelligenza. Un uomo non sarà maitroppo cauto nello scegliersi i nemici ed io non ne hoavuto mai uno che fosse pazzo: sono tutti persone di uncerto vigore intellettuale e quindi tutti mi stimano. Sonforse troppo vanitoso nel dir ciò? Credo di sì.

    — Parrebbe anche a me, Enrico. Ma, secondo la tuacategoria, io sarei appena una conoscenza.

    — Caro vecchio Basilio; ma assai di più.— Però molto meno che un amico. Forse una specie

    di fratello.

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    caro signor Gray? – nessuno di noi potè trattenere le risae fummo subito amici.

    — Il riso è un bellissimo inizio per una amicizia, e neè certo la miglior fine – disse il giovine Lord, spiccandoun’altra margherita.

    Hallward crollò il capo: – Tu non capisci cosa sial’amicizia, Enrico – mormorò – o che cosa sia l’odio:appunto per questo. Tu sei un indifferente; ami chiun-que, cioè nessuno.

    — Come sei terribilmente ingiusto! – gridò Lord En-rico ricacciando indietro con un colpo il cappello dallafronte e fissando in alto le piccole nubi che, come arruf-fate matasse di liscia seta bianca, galleggiavano attra-verso la concava turchese del cielo estivo. – Sì, terribil-mente ingiusto. Io ho fatto sempre una gran differenzafra uomini e uomini: scelgo i miei amici per la loro bel-lezza, le mie conoscenze per il buon carattere, e i mieinemici, per la loro intelligenza. Un uomo non sarà maitroppo cauto nello scegliersi i nemici ed io non ne hoavuto mai uno che fosse pazzo: sono tutti persone di uncerto vigore intellettuale e quindi tutti mi stimano. Sonforse troppo vanitoso nel dir ciò? Credo di sì.

    — Parrebbe anche a me, Enrico. Ma, secondo la tuacategoria, io sarei appena una conoscenza.

    — Caro vecchio Basilio; ma assai di più.— Però molto meno che un amico. Forse una specie

    di fratello.

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  • — Fratelli! Non me ne parlare. Il mio fratello mag-giore non vuol morire e i minori sembra non faccianomai altro.

    — Enrico, – esclamò Hallward, aggrottando le ciglia.— Caro mio, non sono affatto serio; ma non posso te-

    nermi dal detestare i miei parenti. Forse dipenderà dalfatto che nessuno di noi può stare a contatto di gente cheha gli stessi difetti nostri. Io simpatizzo completamentecon la Democrazia Inglese, quando s’accanisce controciò ch’essa chiama: – «i vizi della nobiltà». – Le masseintuiscono che l’ubbriachezza, la stupidità, l’immoralitàdovrebbero essere un loro monopolio speciale, e che seognuno di noi fa di sè stesso un asino, egli caccia di fro-do nelle loro bandite. Quando il povero Sontwark si pre-sentò alla Corte del Divorzio, la loro indignazione fu as-solutamente stupenda e tuttavia non credo che neppureil dieci per cento dei proletari viva come dovrebbe...

    — Non mi piace neanche una parola di quanto haidetto, e di più son certo che anche tu sei d’accordo conme.

    Lord Enrico si lisciò la bruna barbetta a punta e, col-pendo leggermente la punta dello stivaletto lucente conun bastoncino d’ebano ornato di un fiocco: – Come seiinglese, Basilio! È la seconda volta che mi fai questa os-servazione – se uno butta una idea davanti a un vero in-glese, – cosa sempre avventata – quello non si sognamai di considerare se questa idea è giusta, o no; la solacosa di qualche importanza ch’egli osservi è se chi l’hadetta ci creda. Ora il valore di una idea non ha nulla a

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    — Fratelli! Non me ne parlare. Il mio fratello mag-giore non vuol morire e i minori sembra non faccianomai altro.

    — Enrico, – esclamò Hallward, aggrottando le ciglia.— Caro mio, non sono affatto serio; ma non posso te-

    nermi dal detestare i miei parenti. Forse dipenderà dalfatto che nessuno di noi può stare a contatto di gente cheha gli stessi difetti nostri. Io simpatizzo completamentecon la Democrazia Inglese, quando s’accanisce controciò ch’essa chiama: – «i vizi della nobiltà». – Le masseintuiscono che l’ubbriachezza, la stupidità, l’immoralitàdovrebbero essere un loro monopolio speciale, e che seognuno di noi fa di sè stesso un asino, egli caccia di fro-do nelle loro bandite. Quando il povero Sontwark si pre-sentò alla Corte del Divorzio, la loro indignazione fu as-solutamente stupenda e tuttavia non credo che neppureil dieci per cento dei proletari viva come dovrebbe...

    — Non mi piace neanche una parola di quanto haidetto, e di più son certo che anche tu sei d’accordo conme.

    Lord Enrico si lisciò la bruna barbetta a punta e, col-pendo leggermente la punta dello stivaletto lucente conun bastoncino d’ebano ornato di un fiocco: – Come seiinglese, Basilio! È la seconda volta che mi fai questa os-servazione – se uno butta una idea davanti a un vero in-glese, – cosa sempre avventata – quello non si sognamai di considerare se questa idea è giusta, o no; la solacosa di qualche importanza ch’egli osservi è se chi l’hadetta ci creda. Ora il valore di una idea non ha nulla a

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  • che vedere con la sincerità di chi la esprime. Anzi è piùprobabile il caso che, quanto più insincero sia questi,tanto più sarà quella intellettuale, perchè essa non acqui-sterà colore da nessun bisogno o desiderio o pregiudiziodi chi l’espone. Ma non ti propongo di discutere que-stioni politiche o sociologiche o metafisiche. Ho semprepreferito le persone ai loro principî, e fra di esse, quelleche ne son prive, più che altra cosa al mondo. Ma via!dimmi qualcosa di più su Dorian Gray! Lo vedi spesso?

    — Ogni giorno. Se non lo vedessi ogni giorno, sareiinfelice. Egli mi è assolutamente necessario.

    — Straordinario! Avrei sempre creduto che non ti sa-resti mai curato d’altro che dell’arte tua.

    — Egli è ora tutta la mia arte – disse gravemente ilpittore. – Io penso spesso, Enrico, che due sole epochenella storia del mondo sono di qualche importanza. Laprima, quando compare un nuovo mezzo di arte; la se-conda, quando compare una nuova personalità perl’arte. Ciò che la invenzione della pittura ad olio è stataper i veneziani, e la faccia di Antinoo per la tarda scol-tura greca, sarà un giorno per me il volto di DorianGray.

    Io non soltanto dipingo lui, disegno lui, e ne prendoabbozzi – ciò non mi è venuto che troppo naturalmente;– ma egli è per me assai più che un gesso o un modello;nè ti dirò che sono insoddisfatto di ciò che da lui ho trat-to già, o che la sua bellezza è tale che l’arte non possaesprimerla. Non v’è nulla che l’Arte non possa rendere,e io so che ciò che ho fatto, dopo l’incontro con Dorian

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    che vedere con la sincerità di chi la esprime. Anzi è piùprobabile il caso che, quanto più insincero sia questi,tanto più sarà quella intellettuale, perchè essa non acqui-sterà colore da nessun bisogno o desiderio o pregiudiziodi chi l’espone. Ma non ti propongo di discutere que-stioni politiche o sociologiche o metafisiche. Ho semprepreferito le persone ai loro principî, e fra di esse, quelleche ne son prive, più che altra cosa al mondo. Ma via!dimmi qualcosa di più su Dorian Gray! Lo vedi spesso?

    — Ogni giorno. Se non lo vedessi ogni giorno, sareiinfelice. Egli mi è assolutamente necessario.

    — Straordinario! Avrei sempre creduto che non ti sa-resti mai curato d’altro che dell’arte tua.

    — Egli è ora tutta la mia arte – disse gravemente ilpittore. – Io penso spesso, Enrico, che due sole epochenella storia del mondo sono di qualche importanza. Laprima, quando compare un nuovo mezzo di arte; la se-conda, quando compare una nuova personalità perl’arte. Ciò che la invenzione della pittura ad olio è stataper i veneziani, e la faccia di Antinoo per la tarda scol-tura greca, sarà un giorno per me il volto di DorianGray.

    Io non soltanto dipingo lui, disegno lui, e ne prendoabbozzi – ciò non mi è venuto che troppo naturalmente;– ma egli è per me assai più che un gesso o un modello;nè ti dirò che sono insoddisfatto di ciò che da lui ho trat-to già, o che la sua bellezza è tale che l’arte non possaesprimerla. Non v’è nulla che l’Arte non possa rendere,e io so che ciò che ho fatto, dopo l’incontro con Dorian

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  • Gray, è buono, è la migliore opera della mia vita. Ma lasua personalità, in un modo strano – puoi tu compren-dermi? – m’ha suggerito una maniera d’arte totalmentenuova e un diversissimo stile. Io vedo le cose differente-mente e penso diversamente di esse; posso oggi ricrearela vita in un modo che prima mi era nascosto.

    — Un sogno di forma in giorni di pensiero... Chi dis-se ciò? Non ricordo. Ma ecco quello che Dorian Gray èstato per me. La presenza di questo ragazzo – egli misembra più piccolo di un fanciullo, benchè in realtà ab-bia più di venti anni – la sua presenza soltantovisibile!... ah! mi stupirei se tu giungessi a ricavare ilsenso di tutto ciò:

    Inconsciamente egli ha definite per me le linee d’unascuola nuova, che consisterà nel realizzare tutta la pas-sione dello spirito romantico congiunta con tutta la per-fezione dello spirito greco. L’armonia dell’anima e delcorpo: quale grande problema è mai questo! nella nostrapazzia noi li abbiamo separati; abbiamo inventato unRealismo volgare ed una Idealità vuota. Enrico! se tu sa-pessi cosa è Dorian per me!...

    Ti ricordi quel paesaggio per cui Agnea m’offrì unprezzo così alto ma da cui non potei separarmi? È unadelle più belle cose che abbia mai fatto. E perchè? Per-chè, mentre lo dipingevo, Dorian Gray sedeva accanto ame e una sottile influenza emanava da lui: sì, per la pri-ma volta nella mia vita io vidi nel piano paese boschivoquel meraviglioso senso che avevo sempre cercato, chesempre mi era sfuggito.

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    Gray, è buono, è la migliore opera della mia vita. Ma lasua personalità, in un modo strano – puoi tu compren-dermi? – m’ha suggerito una maniera d’arte totalmentenuova e un diversissimo stile. Io vedo le cose differente-mente e penso diversamente di esse; posso oggi ricrearela vita in un modo che prima mi era nascosto.

    — Un sogno di forma in giorni di pensiero... Chi dis-se ciò? Non ricordo. Ma ecco quello che Dorian Gray èstato per me. La presenza di questo ragazzo – egli misembra più piccolo di un fanciullo, benchè in realtà ab-bia più di venti anni – la sua presenza soltantovisibile!... ah! mi stupirei se tu giungessi a ricavare ilsenso di tutto ciò:

    Inconsciamente egli ha definite per me le linee d’unascuola nuova, che consisterà nel realizzare tutta la pas-sione dello spirito romantico congiunta con tutta la per-fezione dello spirito greco. L’armonia dell’anima e delcorpo: quale grande problema è mai questo! nella nostrapazzia noi li abbiamo separati; abbiamo inventato unRealismo volgare ed una Idealità vuota. Enrico! se tu sa-pessi cosa è Dorian per me!...

    Ti ricordi quel paesaggio per cui Agnea m’offrì unprezzo così alto ma da cui non potei separarmi? È unadelle più belle cose che abbia mai fatto. E perchè? Per-chè, mentre lo dipingevo, Dorian Gray sedeva accanto ame e una sottile influenza emanava da lui: sì, per la pri-ma volta nella mia vita io vidi nel piano paese boschivoquel meraviglioso senso che avevo sempre cercato, chesempre mi era sfuggito.

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  • — Basilio, ma questo è straordinario! Io devo vedereDorian Gray.

    Hallward balzò dal sedile e cominciò a passeggiare sue giù per il giardino. Dopo un poco ritornò. – Enrico, –disse – Dorian Gray è per me soltanto un motivo d’arte.Tu non vedresti nulla in lui; io tutto. Egli non è mai piùpresente nell’opera mia di quando nessuna sua imagineè qui. Egli è la suggestione – come t’ho detto – di unanuova maniera: io lo ritrovo nella curva di certe linee,nella amorevolezza e nelle sottilità di certi colori. Eccotutto.

    — Allora, perchè non vuoi esporre il suo ritratto? –chiese Lord Enrico.

    — Perchè, senza volerlo, ho rivelato in esso questacuriosa idolatria artistica, che a lui mi attira e di cui na-turalmente mi sono ben guardato dal parlargli. Egli nonsa nè saprà mai nulla d’essa; ma il mondo potrebbe bia-simarla e io non vorrò mai denudare l’anima mia davan-ti ai suoi occhi volgari e investigatori. Il mio cuore nonlo sottoporrò mai al suo microscopio. V’è troppa partedi me in quel ritratto, Enrico! Troppa parte di me!

    — I poeti non sono scrupolosi, come te: essi sannocome sia utile la passione per la diffusione del libro.Oggi un cuore infranto raggiunge molte edizioni.

    — Per questo li odio – gridò Hallward. – Un artistadeve creare delle cose belle; ma non deve mettere inesse nulla della sua vita. Noi viviamo in età in cui gliuomini trattano l’arte come se non fosse altro che un ge-nere autobiografico; noi abbiamo perduto il senso astrat-

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    — Basilio, ma questo è straordinario! Io devo vedereDorian Gray.

    Hallward balzò dal sedile e cominciò a passeggiare sue giù per il giardino. Dopo un poco ritornò. – Enrico, –disse – Dorian Gray è per me soltanto un motivo d’arte.Tu non vedresti nulla in lui; io tutto. Egli non è mai piùpresente nell’opera mia di quando nessuna sua imagineè qui. Egli è la suggestione – come t’ho detto – di unanuova maniera: io lo ritrovo nella curva di certe linee,nella amorevolezza e nelle sottilità di certi colori. Eccotutto.

    — Allora, perchè non vuoi esporre il suo ritratto? –chiese Lord Enrico.

    — Perchè, senza volerlo, ho rivelato in esso questacuriosa idolatria artistica, che a lui mi attira e di cui na-turalmente mi sono ben guardato dal parlargli. Egli nonsa nè saprà mai nulla d’essa; ma il mondo potrebbe bia-simarla e io non vorrò mai denudare l’anima mia davan-ti ai suoi occhi volgari e investigatori. Il mio cuore nonlo sottoporrò mai al suo microscopio. V’è troppa partedi me in quel ritratto, Enrico! Troppa parte di me!

    — I poeti non sono scrupolosi, come te: essi sannocome sia utile la passione per la diffusione del libro.Oggi un cuore infranto raggiunge molte edizioni.

    — Per questo li odio – gridò Hallward. – Un artistadeve creare delle cose belle; ma non deve mettere inesse nulla della sua vita. Noi viviamo in età in cui gliuomini trattano l’arte come se non fosse altro che un ge-nere autobiografico; noi abbiamo perduto il senso astrat-

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  • to della Bellezza. Un giorno io mostrerò al mondo cosaciò voglia dire; e per questo il mondo non vedrà il mioritratto di Dorian Gray.

    — Io credo che tu abbia torto, Basilio; ma non discu-terò con te. Soltanto chi è intellettualmente perduto di-scute sempre. Ma, dimmi, Dorian Gray è molto preso dite?

    Il pittore meditò qualche tempo. – Egli mi ama – ri-spose poi. – Lo so. Naturalmente io lo adulo assai; pro-vo un piacere strano nel dirgli cose che so mi dorrà diavergli detto.

    Per solito, egli è affascinante con me; ce ne stiamonello studio a parlare di mille cose; ma qualche voltaegli è terribilmente sventato e sembra proprio che godadi farmi dispiacere. Allora io sento, Enrico, che io hodato via l’anima intera ad uno che la tratta come se fos-se un fiore da mettere all’occhiello, un nastrino che ac-carezzi la vanità, un vestito elegante fatto per un giornod’estate...

    — I giorni estivi, Basilio, agevolano le fantasie dubi-tose – mormorò Lord Enrico. – E forse ti stancherai dilui ben presto. È una cosa triste a pensarci; ma non v’èdubbio che il Genio dura più a lungo della Bellezza. Eciò ci spiega perchè noi tutti ci affatichiamo a raffinarel’educazione nostra. Nella selvaggia lotta per la esisten-za, abbiamo bisogno di qualcosa che perduri e perciòriempiamo i cervelli nostri di macerie e di fatti, con lasciocca speranza di non perdere così il nostro posto.Ecco l’ideale moderno: l’uomo bene informato! E il cer-

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    to della Bellezza. Un giorno io mostrerò al mondo cosaciò voglia dire; e per questo il mondo non vedrà il mioritratto di Dorian Gray.

    — Io credo che tu abbia torto, Basilio; ma non discu-terò con te. Soltanto chi è intellettualmente perduto di-scute sempre. Ma, dimmi, Dorian Gray è molto preso dite?

    Il pittore meditò qualche tempo. – Egli mi ama – ri-spose poi. – Lo so. Naturalmente io lo adulo assai; pro-vo un piacere strano nel dirgli cose che so mi dorrà diavergli detto.

    Per solito, egli è affascinante con me; ce ne stiamonello studio a parlare di mille cose; ma qualche voltaegli è terribilmente sventato e sembra proprio che godadi farmi dispiacere. Allora io sento, Enrico, che io hodato via l’anima intera ad uno che la tratta come se fos-se un fiore da mettere all’occhiello, un nastrino che ac-carezzi la vanità, un vestito elegante fatto per un giornod’estate...

    — I giorni estivi, Basilio, agevolano le fantasie dubi-tose – mormorò Lord Enrico. – E forse ti stancherai dilui ben presto. È una cosa triste a pensarci; ma non v’èdubbio che il Genio dura più a lungo della Bellezza. Eciò ci spiega perchè noi tutti ci affatichiamo a raffinarel’educazione nostra. Nella selvaggia lotta per la esisten-za, abbiamo bisogno di qualcosa che perduri e perciòriempiamo i cervelli nostri di macerie e di fatti, con lasciocca speranza di non perdere così il nostro posto.Ecco l’ideale moderno: l’uomo bene informato! E il cer-

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  • vello di quest’uomo è una spaventevole cosa: una botte-ga di antiquario, tutto «mostri» e polvere, con il prezzogià fissato su ogni oggetto, al disopra del suo valore rea-le.

    Tuttavia io penso che ti stancherai per primo. Verràun giorno che guarderai l’amico ed egli ti apparirà «unpo’ fuor di linea» o non ti piacerà più il tono della suacarnagione, o qualcosa di simile, e glielo rimprovereraiamaramente in cuor tuo, e penserai seriamente ch’egli siè portato assai male con te. E la volta seguente ch’egli ticomparirà davanti, sarai perfettamente indifferente efreddo. Ma la cosa non sarà perciò meno triste: perchè tilascierà un ricordo profondo: altererà te stesso. Poichè,in fondo, tutto ciò che mi hai narrato è un romanzo, unromanzo d’arte, si potrebbe dire, ma il gran male di untale romanzo è nel ricordo così poco romantico che la-scia di sè...

    — Enrico, non parlare così. Finchè vivrò, la persona-lità di Dorian Gray mi dominerà sempre. Tu non puoisentire quello ch’io sento, perchè sei solito di mutar cosìspesso...

    — Caro Basilio, ecco appunto perchè posso sentirlo!Quelli che si mantengono fedeli conoscono solo il latotriviale dell’amore; è l’infedeltà che sa dell’amore anchele tragedie. – E Lord Enrico strofinò un cerino controuna graziosa scatoletta di argento e cominciò a fumareuna sigaretta con aria di padronanza e di soddisfazione,come se in una frase avesse riassunto il mondo.

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    vello di quest’uomo è una spaventevole cosa: una botte-ga di antiquario, tutto «mostri» e polvere, con il prezzogià fissato su ogni oggetto, al disopra del suo valore rea-le.

    Tuttavia io penso che ti stancherai per primo. Verràun giorno che guarderai l’amico ed egli ti apparirà «unpo’ fuor di linea» o non ti piacerà più il tono della suacarnagione, o qualcosa di simile, e glielo rimprovereraiamaramente in cuor tuo, e penserai seriamente ch’egli siè portato assai male con te. E la volta seguente ch’egli ticomparirà davanti, sarai perfettamente indifferente efreddo. Ma la cosa non sarà perciò meno triste: perchè tilascierà un ricordo profondo: altererà te stesso. Poichè,in fondo, tutto ciò che mi hai narrato è un romanzo, unromanzo d’arte, si potrebbe dire, ma il gran male di untale romanzo è nel ricordo così poco romantico che la-scia di sè...

    — Enrico, non parlare così. Finchè vivrò, la persona-lità di Dorian Gray mi dominerà sempre. Tu non puoisentire quello ch’io sento, perchè sei solito di mutar cosìspesso...

    — Caro Basilio, ecco appunto perchè posso sentirlo!Quelli che si mantengono fedeli conoscono solo il latotriviale dell’amore; è l’infedeltà che sa dell’amore anchele tragedie. – E Lord Enrico strofinò un cerino controuna graziosa scatoletta di argento e cominciò a fumareuna sigaretta con aria di padronanza e di soddisfazione,come se in una frase avesse riassunto il mondo.

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  • Vi fu un fruscio di garruli passeri sulle verdi cupe fo-glie dell’edera e le azzurre ombre di nubi si inseguironsull’erba come rondini. Quanta amenità in quel giardi-no! E come deliziose le emozioni altrui! Molto più chele loro idee – gli pareva. La propria anima e le passionidegli amici: ecco le affascinanti cose della vita. Egli di-pingeva a sè stesso con silenzioso piacere il noioso lun-ch cui s’era sottratto per rimaner così a lungo con Basi-lio Hallward. Se egli fosse andato dalla zia, vi avrebbecerto incontrato Lord Goasrwyhr e tutta la conversazio-ne si sarebbe aggirata sul soccorso ai poveri e sulla ne-cessità di alloggi-modello.

    Ogni classe di persone avrebbe predicato l’importan-za di quelle virtù, che la vita non le imponeva di profes-sare. Il ricco avrebbe parlato del valore del risparmio eil fannullone sarebbe fin divenuto eloquente vantando ladignità del lavoro. Come era felice di essere sfuggito atutto questo! E mentre pensava a sua zia, una idea parvecolpirlo. Egli si rivolse ad Hallward: – Caro amico, mi èvenuto proprio in mente!

    — Cosa Enrico?— Dove ho già udito il nome di Dorian Gray.— Dove? – chiese Hallward, corrugando appena le

    sopracciglia.— Non mi guardar così stizzito, Basilio. – fu in casa

    di mia zia Agata. Ella mi disse che aveva scoperto unmaraviglioso giovanotto, che andava ad accompagnarlanell’East End, e che si chiamava Dorian Gray. Son co-stretto a constatare che non mi disse mai che era bello.

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    Vi fu un fruscio di garruli passeri sulle verdi cupe fo-glie dell’edera e le azzurre ombre di nubi si inseguironsull’erba come rondini. Quanta amenità in quel giardi-no! E come deliziose le emozioni altrui! Molto più chele loro idee – gli pareva. La propria anima e le passionidegli amici: ecco le affascinanti cose della vita. Egli di-pingeva a sè stesso con silenzioso piacere il noioso lun-ch cui s’era sottratto per rimaner così a lungo con Basi-lio Hallward. Se egli fosse andato dalla zia, vi avrebbecerto incontrato Lord Goasrwyhr e tutta la conversazio-ne si sarebbe aggirata sul soccorso ai poveri e sulla ne-cessità di alloggi-modello.

    Ogni classe di persone avrebbe predicato l’importan-za di quelle virtù, che la vita non le imponeva di profes-sare. Il ricco avrebbe parlato del valore del risparmio eil fannullone sarebbe fin divenuto eloquente vantando ladignità del lavoro. Come era felice di essere sfuggito atutto questo! E mentre pensava a sua zia, una idea parvecolpirlo. Egli si rivolse ad Hallward: – Caro amico, mi èvenuto proprio in mente!

    — Cosa Enrico?— Dove ho già udito il nome di Dorian Gray.— Dove? – chiese Hallward, corrugando appena le

    sopracciglia.— Non mi guardar così stizzito, Basilio. – fu in casa

    di mia zia Agata. Ella mi disse che aveva scoperto unmaraviglioso giovanotto, che andava ad accompagnarlanell’East End, e che si chiamava Dorian Gray. Son co-stretto a constatare che non mi disse mai che era bello.

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  • Le donne non sanno apprezzare la bellezza di un giova-ne; almeno le donne per bene. Ella disse che era serio eche aveva un bel carattere. Io mi figurai subito una crea-tura occhialuta, con pochi capelli in testa, orribilmentelentigginoso, che se ne va vagabondando su dei grossipiedi... Avrei proprio voluto saper tale il tuo amico.

    — Son felice che tu non l’abbia saputo, Enrico.— Perchè?— Non ho piacere che tu lo incontri.— Non hai piacere che io lo incontri?— No!— Il signor Dorian Gray è nello studio, signore – an-

    nunziò il maggiordomo, avanzando nel giardino.— Ora sei costretto a presentarmigli – rise Lord Enri-

    co.Il pittore si volse al cameriere, che stava in piedi,

    sbattendo le palpebre sotto i raggi del sole. – Prega il si-gnor Gray di aspettare, Parker: lo raggiungerò fra poco.

    L’uomo s’inchinò e rifece il suo cammino.Allora egli fissò Lord Enrico: – Dorian Gray è il mio

    più caro amico – disse. – Egli ha una semplice e bellissi-ma natura. Tua zia aveva perfettamente ragione nel par-larti di lui in quel modo. Ma la tua influenza potrebbeesser cattiva. Il mondo è grande e contiene molta gentemaravigliosa. Non togliermi la sola persona che dàall’arte mia tutta quella sua poca grazia; la mia vitad’artista dipende da essa. Pensaci, Enrico; io te ne pre-go. – Parlava assai a bassa voce e le parole sembravanostrappate al suo labbro, contro la sua volontà.

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    Le donne non sanno apprezzare la bellezza di un giova-ne; almeno le donne per bene. Ella disse che era serio eche aveva un bel carattere. Io mi figurai subito una crea-tura occhialuta, con pochi capelli in testa, orribilmentelentigginoso, che se ne va vagabondando su dei grossipiedi... Avrei proprio voluto saper tale il tuo amico.

    — Son felice che tu non l’abbia saputo, Enrico.— Perchè?— Non ho piacere che tu lo incontri.— Non hai piacere che io lo incontri?— No!— Il signor Dorian Gray è nello studio, signore – an-

    nunziò il maggiordomo, avanzando nel giardino.— Ora sei costretto a presentarmigli – rise Lord Enri-

    co.Il pittore si volse al cameriere, che stava in piedi,

    sbattendo le palpebre sotto i raggi del sole. – Prega il si-gnor Gray di aspettare, Parker: lo raggiungerò fra poco.

    L’uomo s’inchinò e rifece il suo cammino.Allora egli fissò Lord Enrico: – Dorian Gray è il mio

    più caro amico – disse. – Egli ha una semplice e bellissi-ma natura. Tua zia aveva perfettamente ragione nel par-larti di lui in quel modo. Ma la tua influenza potrebbeesser cattiva. Il mondo è grande e contiene molta gentemaravigliosa. Non togliermi la sola persona che dàall’arte mia tutta quella sua poca grazia; la mia vitad’artista dipende da essa. Pensaci, Enrico; io te ne pre-go. – Parlava assai a bassa voce e le parole sembravanostrappate al suo labbro, contro la sua volontà.

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  • — Non dir sciocchezze! – gli rispose Lord Enricosorridendo, e preso Hallward sotto braccio, quasi lo tras-se a forza entro la casa.

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    — Non dir sciocchezze! – gli rispose Lord Enricosorridendo, e preso Hallward sotto braccio, quasi lo tras-se a forza entro la casa.

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  • CAPITOLO II.

    Appena entrati videro Dorian Gray che sedeva al pia-no, volgendo loro le spalle e sfogliava un volume delle«Scene della Foresta» di Schumann.

    — Devi prestarmele, Basilio – esclamò. – Bisognach’io le conosca: sono deliziosissime.

    — Dipenderà completamente da come poserai oggi,Dorian.

    — Oh! Sono proprio stanco di posare e non ho nessunbisogno di un ritratto in grandezza naturale – rispose ilgiovinetto, dondolandosi sullo scranno girevole conun’aria ostinata e petulante; ma scorse Lord Enrico e undebole rossore colorì per un attimo le sue guance, men-tre egli balzava in piedi. – Ti chiedo scusa, Basilio; nonsapevo che fossi accompagnato.

    — È Lord Enrico Wotton, Dorian; un vecchio compa-gno di Università ad Oxford. Stavo proprio parlandoglidi te: qual singolare modello tu sia, ed ecco tu ora m’haiguastato tutto...

    — Lei non ha guastato il mio piacere d’incontrarla,signor Gray – disse Lord Enrico avanzando e stenden-dogli la mano – mia zia mi ha spesso parlato di lei. –Ella è un suo favorito e – temo – anche una sua vittima.

    — Oh! La signora Agata mi ha scritto ora nel suo«Libro nero» – rispose Dorian con una comica occhiata

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    CAPITOLO II.

    Appena entrati videro Dorian Gray che sedeva al pia-no, volgendo loro le spalle e sfogliava un volume delle«Scene della Foresta» di Schumann.

    — Devi prestarmele, Basilio – esclamò. – Bisognach’io le conosca: sono deliziosissime.

    — Dipenderà completamente da come poserai oggi,Dorian.

    — Oh! Sono proprio stanco di posare e non ho nessunbisogno di un ritratto in grandezza naturale – rispose ilgiovinetto, dondolandosi sullo scranno girevole conun’aria ostinata e petulante; ma scorse Lord Enrico e undebole rossore colorì per un attimo le sue guance, men-tre egli balzava in piedi. – Ti chiedo scusa, Basilio; nonsapevo che fossi accompagnato.

    — È Lord Enrico Wotton, Dorian; un vecchio compa-gno di Università ad Oxford. Stavo proprio parlandoglidi te: qual singolare modello tu sia, ed ecco tu ora m’haiguastato tutto...

    — Lei non ha guastato il mio piacere d’incontrarla,signor Gray – disse Lord Enrico avanzando e stenden-dogli la mano – mia zia mi ha spesso parlato di lei. –Ella è un suo favorito e – temo – anche una sua vittima.

    — Oh! La signora Agata mi ha scritto ora nel suo«Libro nero» – rispose Dorian con una comica occhiata

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  • di pentimento. – Io promisi di accompagnarla ad unClub di Whitechapel, martedì scorso, ma in verità, mene dimenticai completamente. Dovevamo eseguire in-sieme un pezzo... anzi tre pezzi credo, a quattro mani. Enon so cosa dirà di me. Son troppo spaventato per farleuna visitina.

    — Oh! ma io le farò far pace con mia zia. Essa hamolto affetto per lei, e non credo vi sia ragione di spa-ventarsi per non averla accompagnata al Club. Gli udi-tori probabilmente avran creduto che fosse lo stesso unpezzo a quattro mani, perchè quando zia Agata siede alpianoforte, fa proprio baccano per due.

    — Ma lei parla orribilmente di sua zia e non troppocortesemente di me – rispose Dorian ridendo.

    Lord Enrico lo osservò. Sì, era certo meravigliosa-mente bello, con le labbra scarlatte finemente delicate,con i franchi occhi azzurri e con la ricciuta chiomad’oro. Vi era in quel viso qualcosa che conquistava subi-to la fiducia di tutti; si sentiva che avea tutto il candoredella giovinezza e tutta la sua appassionata purità: eglis’era tratto immacolato dal mondo. Nè più maravigliavache Basilio Hallward l’adorasse.

    — Lei è troppo affascinante per andar matto della fi-lantropia; sì: troppo affascinante... – E Lord Enrico sidistese sul divano e aperse il portasigarette.

    Il pittore era stato in quel mentre affaccendato a me-scolar colori e a ripulir pennelli; ma appariva ammiratoe, quando udì l’ultima osservazione di Lord Enrico, lofissò e, dopo un istante di esitazione, disse:

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    di pentimento. – Io promisi di accompagnarla ad unClub di Whitechapel, martedì scorso, ma in verità, mene dimenticai completamente. Dovevamo eseguire in-sieme un pezzo... anzi tre pezzi credo, a quattro mani. Enon so cosa dirà di me. Son troppo spaventato per farleuna visitina.

    — Oh! ma io le farò far pace con mia zia. Essa hamolto affetto per lei, e non credo vi sia ragione di spa-ventarsi per non averla accompagnata al Club. Gli udi-tori probabilmente avran creduto che fosse lo stesso unpezzo a quattro mani, perchè quando zia Agata siede alpianoforte, fa proprio baccano per due.

    — Ma lei parla orribilmente di sua zia e non troppocortesemente di me – rispose Dorian ridendo.

    Lord Enrico lo osservò. Sì, era certo meravigliosa-mente bello, con le labbra scarlatte finemente delicate,con i franchi occhi azzurri e con la ricciuta chiomad’oro. Vi era in quel viso qualcosa che conquistava subi-to la fiducia di tutti; si sentiva che avea tutto il candoredella giovinezza e tutta la sua appassionata purità: eglis’era tratto immacolato dal mondo. Nè più maravigliavache Basilio Hallward l’adorasse.

    — Lei è troppo affascinante per andar matto della fi-lantropia; sì: troppo affascinante... – E Lord Enrico sidistese sul divano e aperse il portasigarette.

    Il pittore era stato in quel mentre affaccendato a me-scolar colori e a ripulir pennelli; ma appariva ammiratoe, quando udì l’ultima osservazione di Lord Enrico, lofissò e, dopo un istante di esitazione, disse:

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  • — Enrico, io ho bisogno di finir oggi questo quadro.Ti parrebbe assai villano da parte mia se ti pregassi diandartene?

    Lord Enrico sorrise e lanciò una occhiata a DorianGray.

    — Devo andarmene, signor Gray? – chiese.— Oh, per piacere, no, Lord Enrico. – No! vedo che

    Basilio è in uno dei suoi momenti di rabbia, ed io nonposso proprio soffrirlo, quando è così bisbetico. E sopratutto poi lei deve dirmi perchè non sono fatto per la fi-lantropia.

    — Non le saprei cosa dire, signor Gray. È un soggettocosì noioso che bisognerebbe parlarne seriamente. Maio non me ne scapperò via certamente, ora che lei mi hapregato di restare. Non ci penserai neanche, vero, Basi-lio! m’hai detto tante volte che preferivi che ci fossequalcuno a ciarlare con tuoi modelli!

    Hallward si morse le labbra. – Se Dorian lo desidera,rimani certamente. I capricci di Dorian sono leggi perognuno, eccetto che per se stesso.

    Lord Enrico raccolse cappello, e guanti. – Sei troppobuono, Basilio; ma mi dispiace davvero di dovermeneandare. Ho promesso ad una persona di trovarmi al tea-tro Orleans. Addio, signor Gray. Venga a trovarmi unpomeriggio, in via Curzon. Son quasi sempre in casaverso le cinque. Mi scriva, quando vorrà venire. Sareispiacentissimo di perder la sua visita.

    — Basilio, – gridò Dorian Gray – se Lord EnricoWotton se ne va, me ne vado anch’io. Tu non apri bocca

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    — Enrico, io ho bisogno di finir oggi questo quadro.Ti parrebbe assai villano da parte mia se ti pregassi diandartene?

    Lord Enrico sorrise e lanciò una occhiata a DorianGray.

    — Devo andarmene, signor Gray? – chiese.— Oh, per piacere, no, Lord Enrico. – No! vedo che

    Basilio è in uno dei suoi momenti di rabbia, ed io nonposso proprio soffrirlo, quando è così bisbetico. E sopratutto poi lei deve dirmi perchè non sono fatto per la fi-lantropia.

    — Non le saprei cosa dire, signor Gray. È un soggettocosì noioso che bisognerebbe parlarne seriamente. Maio non me ne scapperò via certamente, ora che lei mi hapregato di restare. Non ci penserai neanche, vero, Basi-lio! m’hai detto tante volte che preferivi che ci fossequalcuno a ciarlare con tuoi modelli!

    Hallward si morse le labbra. – Se Dorian lo desidera,rimani certamente. I capricci di Dorian sono leggi perognuno, eccetto che per se stesso.

    Lord Enrico raccolse cappello, e guanti. – Sei troppobuono, Basilio; ma mi dispiace davvero di dovermeneandare. Ho promesso ad una persona di trovarmi al tea-tro Orleans. Addio, signor Gray. Venga a trovarmi unpomeriggio, in via Curzon. Son quasi sempre in casaverso le cinque. Mi scriva, quando vorrà venire. Sareispiacentissimo di perder la sua visita.

    — Basilio, – gridò Dorian Gray – se Lord EnricoWotton se ne va, me ne vado anch’io. Tu non apri bocca

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  • mentre dipingi ed è terribilmente pesante starsene sulpalchetto e cercar d’avere una fisionomia simpatica.Pregalo di rimanere. Te lo ripeto.

    — Resta, Enrico, per far piacere a Dorian e a me –disse Hallward, fissando attentamente il quadro. – È ve-rissimo; io non parlo mai, mentre lavoro, e non ascoltonessuno; e per i miei sfortunati modelli ciò deve essereterribilmente noioso. Resta, te ne prego.

    — E che farò di quella persona del teatro Orleans?Il pittore rise. – Non credo ch’essa provochi alcuna

    difficoltà. Siedi, Enrico. E ora, Dorian, sali sul palchettoe non muoverti troppo in giro, nè prestar troppa atten-zione a quello che ti dirà Lord Enrico. Egli ha una pessi-ma influenza su tutti i suoi amici, eccetto appena mestesso.

    Dorian Gray salì i gradini, con l’aria d’un giovinettogreco martire, e fece una piccola mossa di scontento aLord Enrico, cui lo attirava già una subita simpatia.

    Era così differente da Basilio! Essi facevano un deli-zioso contrasto. Ed aveva una voce così bella!

    Dopo poco gli disse: – È vero dunque che lei ha unacosì cattiva influenza, lord Enrico? Tanto cattiva comedice Basilio?

    — Signor Gray, non esiste una buona influenza. Ogniinfluenza è immorale; beninteso, parlando da un puntodi vista scientifico.

    — Perchè?— Perchè influenzare una persona, è dargli la propria

    anima. Egli non pensa più i suoi naturali pensieri, nè

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    mentre dipingi ed è terribilmente pesante starsene sulpalchetto e cercar d’avere una fisionomia simpatica.Pregalo di rimanere. Te lo ripeto.

    — Resta, Enrico, per far piacere a Dorian e a me –disse Hallward, fissando attentamente il quadro. – È ve-rissimo; io non parlo mai, mentre lavoro, e non ascoltonessuno; e per i miei sfortunati modelli ciò deve essereterribilmente noioso. Resta, te ne prego.

    — E che farò di quella persona del teatro Orleans?Il pittore rise. – Non credo ch’essa provochi alcuna

    difficoltà. Siedi, Enrico. E ora, Dorian, sali sul palchettoe non muoverti troppo in giro, nè prestar troppa atten-zione a quello che ti dirà Lord Enrico. Egli ha una pessi-ma influenza su tutti i suoi amici, eccetto appena mestesso.

    Dorian Gray salì i gradini, con l’aria d’un giovinettogreco martire, e fece una piccola mossa di scontento aLord Enrico, cui lo attirava già una subita simpatia.

    Era così differente da Basilio! Essi facevano un deli-zioso contrasto. Ed aveva una voce così bella!

    Dopo poco gli disse: – È vero dunque che lei ha unacosì cattiva influenza, lord Enrico? Tanto cattiva comedice Basilio?

    — Signor Gray, non esiste una buona influenza. Ogniinfluenza è immorale; beninteso, parlando da un puntodi vista scientifico.

    — Perchè?— Perchè influenzare una persona, è dargli la propria

    anima. Egli non pensa più i suoi naturali pensieri, nè

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  • brucia più delle sue spontanee passioni. Le sue virtù nonsono più reali. I suoi peccati – se mai esistono – sonopresi in prestito. Egli diviene un’eco dell’altrui musica;l’attore di una parte che non è stata scritta per lui. Loscopo della vita è lo sviluppo di se stessi. Realizzareperfettamente la propria natura: ecco ciò che ognuno dinoi è qui per fare. Gli uomini oggi temono se stessi;hanno dimenticato il più alto di tutti i doveri: quello cheognuno deve a se stesso. Essi sono certo pietosi; sfama-no l’affamato e vestono il mendicante: ma le loro animemuoiono di fame e se ne vanno ignude. La nostra razzanon conosce più coraggio. Forse in verità non ne ebbemai. Il terrore della società, che è base della morale, e ilterrore di Dio, che è il secreto della Religione: ecco ledue cose che ci governano. E poi...

    — Da bravo, Dorian, gira la testa un po’ più a destra– disse il pittore immerso nell’opera sua e solo conscioche un lampo aveva illuminato il volto del giovinetto,come egli non ne aveva mai veduto ancora.

    — E poi – continuò Enrico, con la sua piana vocemusicale e con quell’aggraziato gesto ad onda dellamano, che fu sempre una sua caratteristica, fin dai primigiorni ch’era in collegio ad Eton. – Io credo che il mon-do acquisterebbe tale impulso di gioia che dimentiche-remmo tutte le malattie del medioevalismo, e si ritorne-rebbe all’Ideale Ellenico, e forse anche a qualcosa di piùfine e di più ricco ancora, ma il più coraggioso fra di noiteme se stesso. La mutilazione dei selvaggi sopravvivetragicamente nella rinnegazione di noi stessi, che cor-

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    brucia più delle sue spontanee passioni. Le sue virtù nonsono più reali. I suoi peccati – se mai esistono – sonopresi in prestito. Egli diviene un’eco dell’altrui musica;l’attore di una parte che non è stata scritta per lui. Loscopo della vita è lo sviluppo di se stessi. Realizzareperfettamente la propria natura: ecco ciò che ognuno dinoi è qui per fare. Gli uomini oggi temono se stessi;hanno dimenticato il più alto di tutti i doveri: quello cheognuno deve a se stesso. Essi sono certo pietosi; sfama-no l’affamato e vestono il mendicante: ma le loro animemuoiono di fame e se ne vanno ignude. La nostra razzanon conosce più coraggio. Forse in verità non ne ebbemai. Il terrore della società, che è base della morale, e ilterrore di Dio, che è il secreto della Religione: ecco ledue cose che ci governano. E poi...

    — Da bravo, Dorian, gira la testa un po’ più a destra– disse il pittore immerso nell’opera sua e solo conscioche un lampo aveva illuminato il volto del giovinetto,come egli non ne aveva mai veduto ancora.

    — E poi – continuò Enrico, con la sua piana vocemusicale e con quell’aggraziato gesto ad onda dellamano, che fu sempre una sua caratteristica, fin dai primigiorni ch’era in collegio ad Eton. – Io credo che il mon-do acquisterebbe tale impulso di gioia che dimentiche-remmo tutte le malattie del medioevalismo, e si ritorne-rebbe all’Ideale Ellenico, e forse anche a qualcosa di piùfine e di più ricco ancora, ma il più coraggioso fra di noiteme se stesso. La mutilazione dei selvaggi sopravvivetragicamente nella rinnegazione di noi stessi, che cor-

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  • rompe l’età nostra. Noi siamo puniti per le nostre rinun-zie. Ogni impulso che cerchiamo di soffocare, germinanel cervello e ci avvelena. Il corpo pecca una volta ed èlibero del suo peccato, poichè agire è un mezzo per pu-rificare, e nulla rimane allora se non il ricordo del piace-re o la voluttà del rimpianto... Sì: la sola via di liberarsidi una tentazione è di abbandonarvisi. Resisti ad essa ela tua anima ammalerà di desiderio per quelle cose ches’è negata, di brama per quello che le sue stesse mo-struose leggi le han reso mostruoso e illecito. Si è dettoche i grandi fatti del mondo sono racchiusi nel cervello– e così anche in esso solo risiedono tutti i grandi pecca-ti del mondo. Lei, signor Gray, con la sua giovinezza dirosa rossa e la sua fanciullezza di rosa bianca, ha avutopassioni che lo hanno reso vergognoso, pensieri chel’han riempito di terrore, giorni e notti di sogni, la cuisola memoria macchierebbe le sue guancie di vergo-gna...

    — Basta! – balbettò Dorian turbato. – Basta! Lei mistordisce. Non so che dire. Vi è certo una risposta a tuttociò; ma non posso trovarla. Non parli. Mi lasci pensare.O meglio, mi lasci tentare di non pensare...

    Per circa dieci minuti egli rimase là, in piedi, immo-bile, con le labbra socchiuse e gli occhi stranamentebrillanti.

    Sembrava oscuramente conscio che influenze del tut-to nuove operavano dentro di lui. E pareva anche chefossero nate davvero da se stesso. Quelle poche paroleche gli aveva detto l’amico di Basilio, parole dette a

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    rompe l’età nostra. Noi siamo puniti per le nostre rinun-zie. Ogni impulso che cerchiamo di soffocare, germinanel cervello e ci avvelena. Il corpo pecca una volta ed èlibero del suo peccato, poichè agire è un mezzo per pu-rificare, e nulla rimane allora se non il ricordo del piace-re o la voluttà del rimpianto... Sì: la sola via di liberarsidi una tentazione è di abbandonarvisi. Resisti ad essa ela tua anima ammalerà di desiderio per quelle cose ches’è negata, di brama per quello che le sue stesse mo-struose leggi le han reso mostruoso e illecito. Si è dettoche i grandi fatti del mondo sono racchiusi nel cervello– e così anche in esso solo risiedono tutti i grandi pecca-ti del mondo. Lei, signor Gray, con la sua giovinezza dirosa rossa e la sua fanciullezza di rosa bianca, ha avutopassioni che lo hanno reso vergognoso, pensieri chel’han riempito di terrore, giorni e notti di sogni, la cuisola memoria macchierebbe le sue guancie di vergo-gna...

    — Basta! – balbettò Dorian turbato. – Basta! Lei mistordisce. Non so che dire. Vi è certo una risposta a tuttociò; ma non posso trovarla. Non parli. Mi lasci pensare.O meglio, mi lasci tentare di non pensare...

    Per circa dieci minuti egli rimase là, in piedi, immo-bile, con le labbra socchiuse e gli occhi stranamentebrillanti.

    Sembrava oscuramente conscio che influenze del tut-to nuove operavano dentro di lui. E pareva anche chefossero nate davvero da se stesso. Quelle poche paroleche gli aveva detto l’amico di Basilio, parole dette a

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  • caso, senza dubbio, e piene di un voluto paradosso, ave-vano toccato una secreta corda mai tentata prima e cheora egli sentiva vibrare e palpitare con pulsazioni strane.

    Solo la musica l’aveva commosso così, molte volte;ma la musica non era articolata, non creava in lui unnuovo mondo, ma un nuovo caos. Parole! Pure parole!Come erano terribili! Come chiare e vivide e crudeli!non vi si sarebbe sfuggiti. E poi... che sottile magìa erain esse! Sembravano poter dare una plastica forma a in-formi cose e avere una propria musica dolce, come diviola o liuto. Pure parole! V’era qualcosa di tanto realecome le parole?

    Sì: vi erano state cose nella sua fanciullezza, ch’eglinon aveva compreso. E le capiva ora: la vita gli si colorìvivamente, di un tratto. Gli sembrò di aver sempre cam-minato sul fuoco. Perchè non lo aveva mai saputo?

    Col suo sorriso sottile Lord Enrico lo osservava. Egliconosceva il preciso momento psicologico in cui tacere.Ed era intensamente interessato, anzi stupito quasi, dellasubitanea impressione che l