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Attività 171 – Vigilanza negli ambienti di lavoro RISCHIO CHIMICO SETTORE CARROZZERIE ATS della Città Metropolitana di Milano A171-MS001 Rev00 del 29/05/18 Pag.1 di 15 Dipartimento di Prevenzione Medico UOC Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro Via Statuto 5 - Milano 20121- Tel. 02/8578.8906 fax. 02/8578.9389 e-mail: [email protected] Sede Legale: Milano, 20122, Corso Italia 19 CF e P.IVA 09320520969 Maggio 2016 IL RISCHIO CHIMICO NEL SETTORE CARROZZERIE Studio sull’applicazione dei metodi di valutazione del rischio chimico con particolare attenzione alla fase di verniciatura

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RISCHIO CHIMICO SETTORE CARROZZERIE

ATS della Città Metropolitana di Milano A171-MS001 Rev00 del 29/05/18 Pag.1 di 15

Dipartimento di Prevenzione Medico

UOC Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro

Via Statuto 5 - Milano 20121- Tel. 02/8578.8906 fax. 02/8578.9389

e-mail: [email protected]

Sede Legale: Milano, 20122, Corso Italia 19 CF e P.IVA 09320520969

Maggio 2016

IL RISCHIO CHIMICO

NEL SETTORE CARROZZERIE

Studio sull’applicazione dei metodi di valutazione del

rischio chimico con particolare attenzione alla fase di

verniciatura

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PREMESSA

Nel 2015 il Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (PSAL) della ASL Milano (ora

Agenzia di Tutela della Salute della Città Metropolitana di Milano (ATS)) ha avviato uno studio di

approfondimento in merito all’applicazione dei metodi di valutazione del rischio chimico nel

comparto carrozzerie, con particolare attenzione posta per la fase di verniciatura. Lo studio nasce

come estensione del precedente “progetto carrozzerie – attività di controllo”, sviluppatosi negli

anni 2013/2014, che aveva un obiettivo più centrato sulla sicurezza in ambito generale ed il cui

esito è pubblicato sul sito istituzionale dell’ATS.

OBIETTIVO GENERALE

Nel comparto carrozzerie il rischio chimico è generalmente riconosciuto come significativo

(rilevante). Si è ritenuto, pertanto, opportuno approfondire le nostre conoscenze in merito alle

modalità di valutazione del rischio medesimo da parte dei datori di lavoro, con particolare

riferimento alla fase di lavoro di verniciatura, stimolando di conseguenza anche un miglioramento

all’approccio preventivo delle condizioni di igienicità e salubrità nei luoghi di lavoro.

OBIETTIVI SPEIFICI

1. analizzare nel metodo il percorso logico/normativo che ha condotto le aziende a definire le

singole esposizioni;

2. osservare i punti critici dei processi indagati facendo emergere, ove necessario, eventuali

elementi contraddittori o non correttamente gestiti;

3. rendere disponibili agli stessi operatori del settore gli aspetti più significativi dell’esperienza

effettuata per migliorare le specifiche conoscenze.

MATERIALI E METODI

Il gruppo di lavoro è stato costituito da 4 operatori del servizio PSAL: 1 Tecnico della Prevenzione, 1

Assistente Sanitaria, due laureandi Tecnici della Prevenzione (uno dei quali ha portato come tesi

l’argomento in oggetto).

E’ stato volutamente coinvolto un limitato numero di aziende (cinque carrozzerie) per favorire un

approccio più collaborativo con i datori di lavoro e contestualmente consentire un maggior livello

di approfondimento anche in merito alla possibilità di effettuare misurazioni strumentali in corso

d’opera. Sono così state selezionate cinque carrozzerie con un minimo di 4 addetti, che avessero

avuto contatti precedenti con il Servizio PSAL e che potessero garantire:

□ disponibilità documentale: DVR, DVR chimico, schede di sicurezza delle sostanze utilizzate,

campionamenti ambientali, programma di sorveglianza sanitaria con idoneità alla mansione;

□ disponibilità all’effettuazione di sopralluoghi articolati anche con rilievi ambientali;

□ disponibilità ad osservazioni approfondite in merito alle modalità di svolgimento delle

lavorazioni di interesse anche con rilievi fotografici.

Periodo temporale di effettuazione del progetto: Giugno - Settembre 2015. Nella scelta del periodo

estivo ha sicuramente inciso la caratterizzazione climatica, indubbiamente più impegnativa sotto

l’aspetto valutativo delle condizioni lavorative sia per le alte temperature raggiunte, che per le

implicazioni nell’attuazione delle misure di prevenzione e protezione (uso di adeguati DPI, ecc.).

Prima di introdursi nell’argomento specifico si rende necessario ripercorrere il ciclo produttivo delle

carrozzerie, composto da più fasi o attività tipiche:

- accettazione del veicolo e valutazione del lavoro da effettuare;

- smontaggio dal corpo vettura delle parti danneggiate;

- riparazione/sostituzione delle parti danneggiate;

- assemblaggio lamierati (saldatura, imbullonatura, masticiatura, molatura);

- preparazione alla verniciatura dell’autovettura o suoi componenti (applicazione antirombo

e antiruggine, stuccatura a spatola, levigatura, pulitura superfici, mascheratura,

sgrassaggio, applicazione fondo, levigatura fine);

- verniciatura (preparazione dei prodotti vernicianti e loro applicazione a spruzzo,

appassimento, essiccazione, pulizia aerografo, eventuale distillazione solvente);

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- montaggio dei componenti (iniezione di prodotti antiruggine nelle parti scatolate,

montaggio delle parti meccaniche, sgrassaggio sedi vetri, applicazione di primer e

mastice/sigillante sedi vetri, montaggio vetri/accessori);

- lucidatura, rimontaggio e finitura.

Nelle aziende più articolate è possibile trovare figure professionali specializzate che operino

solamente in una delle fasi sopra descritte. Nelle attività più piccole, invece, è frequente che gli

addetti vengano adibiti a tutte le lavorazioni.

Dati gli obiettivi generali e specifici dello studio, sono state approfondite le fasi di lavoro di più

specifico interesse ovvero la fase di preparazione delle vernici e la fase di verniciatura:

1 preparazione della vernice:

la fase di preparazione/miscelazione delle vernici in genere viene svolta in locali

specificamente organizzati ed attrezzati: possono essere il locale tintometro o, in alcuni casi,

“box miscelazione vernici o paint room”. Questi box sono ambienti realizzati con strutture

prefabbricate dotate di impianto elettrico, banchi di lavoro ed impianto di aspirazione. In

generale oltre allo stoccaggio dei prodotti sono presenti un PC ed una bilancia per pesare

con precisione al grammo i diversi “ingredienti”.

La tipologia dei prodotti e le modalità di utilizzo sono comuni a tutte le realtà osservate.

2 verniciatura:

la fase di verniciatura è anch’essa effettuata in ambienti dedicati presenti in tutte le

carrozzerie: le cabine di verniciatura. Nella stessa postazione viene eseguita anche la fase

di essicazione della verniciatura. Tali cabine sono dotate di propri impianti elettrici e di

sistemi di ventilazione: l’aria viene immessa nella cabina con un flusso verticale dall’alto

verso il basso, favorendo in tal modo l’abbattimento delle nebbie createsi dalla

verniciatura; queste vengono captate su appositi filtri posti sul pavimento della cabina. Il

sistema è associato a gruppi riscaldanti, in genere di tipo elettrico o a gas metano, che

svolgono la funzione di essiccamento.

1) Sopralluogo

L’intervento nelle carrozzerie è stato effettuato tramite sopralluoghi durante i quali si è presa visione

della documentazione di specifico interesse e sono stati osservati luoghi e lavorazioni in essi svolte.

Gli operatori hanno effettuato misure strumentali per la rilevazione di alcuni parametri ambientali

(temperature, umidità relativa) ed hanno provveduto all’applicazione diretta dei metodi di analisi

Anarchim e Movarisch.

2) Misure strumentali

Per un completo e corretto studio del processo di valutazione del rischio sono stati acquisiti i

seguenti parametri ambientali:

1) velocità di cattura delle cappe di aspirazione degli inquinanti presenti nel locale tintometria

(fase di preparazione delle vernici);

2) efficacia della portata degli impianti per l’abbattimento delle nebbie prodotte nella

cabina di verniciatura;

3) considerata la necessità di utilizzo di DPI particolarmente coprenti durante la fase di

verniciatura, si è ritenuto opportuno misurare anche la temperatura ambientale ed il tasso

di umidità relativa presenti nei locali di lavoro, confrontandole poi con quelle rilevate in

ambiente esterno lo stesso giorno.

Le misure sono state effettuate utilizzando la strumentazione in dotazione al Servizio:

globotermometro, anemometro e psicrometro.

3) Metodi di analisi

Per la valutazione del rischio chimico sono stati applicati i metodi Movarisch (elaborato delle

Regioni Emilia Romagna, Toscana e Lombardia) ed Anarchim (elaborato dall’Istituto INRS francese

equivalente di INAIL). Essi sono due tra i più diffusi metodi disponibili per dimostrare il

conseguimento di un adeguato livello di prevenzione e protezione secondo quanto previsto

dall’art. 225 D. Lgs. 81/2008. Per l’applicazione dei modelli si è reso necessario specificare il

preparato di riferimento al fine di poter effettuare un confronto tra i risultati ottenuti. E’ essenziale

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riconoscere che tali modelli non sostituiscono in alcun modo il processo di valutazione del rischio

chimico.

RISULTATI DELLO STUDIO

Dall’analisi dei DVR è emerso che tutte le carrozzerie coinvolte nel progetto hanno strutturato la

valutazione del rischio sulla base di gruppi omogenei o di fasi lavorative. E’ stato pertanto verificato

che quanto descritto nei singoli DVR fosse effettivamente applicato nell’organizzazione aziendale

al fine di accertare una reale coerenza tra descrizione delle mansioni e ricostruzione

dell’esposizione (passaggio fondamentale sia per lo sviluppo corretto del presente studio che per

effettuare una corretta valutazione dei rischi più in generale). Sulla base dei sopralluoghi effettuati

questa coerenza non è stata sempre rilevata.

Analisi dei DVR

Di seguito si riporta lo schema del ciclo lavorativo così come viene identificato anche nei

programmi di sorveglianza sanitaria avviati dai medici competenti. In esso si riconosce

l’articolazione delle mansioni e delle fasi lavorative di nostro interesse: addetto officina meccanica,

addetto carrozzeria e addetto verniciatura. Dato che le modalità operative nelle carrozzerie sono

sempre più in evoluzione è possibile che le attività di meccanica e carrozzeria vengano

sovrapposte costituendo un unico gruppo omogeneo.

Gli agenti chimici in uso durante la fase di ‘verniciatura’ sono suddivisibili in categorie di composti

quali paste, diluenti, trasparenti, fondi, catalizzatori e vernici. Analizzando la fase di miscelazione

delle sostanze è emerso che il quantitativo di vernici utilizzato risulta essere preponderante rispetto

alle altre sostanze; per tale motivo si è ritenuto opportuno valutare con più attenzione la

composizione chimica delle vernici stesse. In commercio risultano esserci sia “vernici a solvente”

che “vernici acquose”. Le prime contengono elevate quote di solvente organico (anche fino al

50%), mentre nelle seconde il mezzo disperdente principale è l’acqua con percentuali molto

inferiori di solventi organici (fino al 5%). Dall’analisi delle schede di sicurezza delle vernici presenti nei

cicli lavorativi osservati è emersa la costante presenza di solventi quali stirene, xilene, toluene ed

etilbenzene appartenenti alla famiglia degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

Nella tabella 1 sono stati raccolti i solventi più rappresentativi; si riportano per ciascuno di essi la

specifica classificazione IARC, ACGIH e le frasi H (Hazard statements) di maggiore interesse, con

l’indicatore biologico di riferimento (indicatori di esposizione) che andremo a ritrovare nei vari

programmi sanitari definiti dai medici competenti.

Lattoniere, montatore,

addetto carteggiatura,

smerigliatura e assimilabili

Addetto officina

meccanica/carrozzeria

Preparazione vernici

applicazione vernici

appassimento/essicazione lucidatura

Addetto verniciatura

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ACGIH IARC R FRASI H monitoraggio biologico

BENZENE A1 1 45/46

H340 - H350 - H225 -

H304 - H315 - H319 -

H372 - H412

ac. S-fenilmercapturico nelle urine

TOLUENE A4 3

H315 - H317 - H319 -

H330 - H334 - H335 -

H351 - H 412

ac. Ippurico urine, toluene sangue,

toluene urine

XILENE A4 3

H304 - H312 - H315 -

H319 - H332 - H335 -

H341 - H 351

ac. Metilippurico urine, xilene sangue,

xilene urine

STIRENE A4 2BH226 - H302 - H319 -

H315

ac. Mandelico urine + ac.

Fenilgliossilico urine, stirene sangue

ETILBENZENE A3 2BH304 - H312 - H319 -

H332 - H335ac. Mandelico nelle urine

Tabella 1 – solventi maggiormente presenti nelle vernici

Si noti la presenza di una sola sostanza ritenuta cancerogena per l’uomo, presente comunque

sempre in concentrazioni inferiori allo 0.1% nelle miscele che la contengono e che pertanto non

rientra nel capo II del Titolo IX del D.Lgs. 81/08; le altre rappresentano rischi per la salute in ordine ad

azioni irritative su cute e mucose e/o azione depressiva sul SNC (la specifica per ciascuna sostanza

è riportata nel capitolo “sorveglianza sanitaria”).

Dall’analisi dei DVR, in merito alle modalità di valutazione del rischio chimico, sono emersi dati di

interessante lettura che portano a conclusioni “contrastanti” tra loro. La presenza di un rischio

chimico “non irrilevante” per la salute dei lavoratori, determinato dall’applicazione dei metodi

standardizzati (Movarisch, Anarchim, etc.), contraddice l’esito dei campionamenti ambientali

effettuati a completamento della valutazione stessa (lettura di “non esposizione”).

In tabella 2 sono riportate le conclusioni seguite alla raccolta ed alla elaborazione dei dati.

METODO

VALUTAZIONE

RISCHIO

CHIMICO

ESITO VALUTAZINE

RISCHIO CHIMICO

INDAGINI

AMBIENTALI ESITO

PIANO DI

MIGLIORAMENTO

DPI

LAVORATORI

INF/FORMAZION

E LAVORATORI

salute sicurezza

Anarchim considerevol

e irrilevante no

si si si

Movarisch non

irrilevante ?

xilene, acetato

di butile,

trimetilbenzen

e

non

esposizione no si no

Anarchim non

irrilevante basso

polveri e

sostanze

volatili

non

esposizione si si si

Movarisch irrilevante basso

polveri e

sostanze

volatili

non

esposizione si si si

modello

Regione

Piemonte

non

irrilevante basso

acetone,

xilene, toluene,

N-butanolo

non

esposizione si si si

Tabella 2: esiti valutazione rischio chimico

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Nella tabella 2 sono riportate anche altre indicazioni complementari relative al DVR:

predisposizione del piano di miglioramento, fornitura ai lavoratori di Dispositivi di Protezione

Individuale, attuazione degli adempimenti relativi alla informazione e formazione dei lavoratori.

Dalla elaborazione dei dati acquisiti è emerso quanto segue:

tra i modelli di calcolo riconosciuti per la valutazione del rischio chimico sono stati applicati

Anarchim, Movarisch e Modello Regione Piemonte;

tutte le valutazioni elaborate hanno dimostrato un rischio chimico ‘non irrilevante per la salute e

basso per la sicurezza’. Solo in un caso è stato valutato un ‘rischio irrilevante’ per la salute dei

lavoratori; in un caso manca la valutazione del rischio relativo alla sicurezza;

tutte le carrozzerie hanno effettuato indagini ambientali con campionamento ambientale e/o

personale delle sostanze aerodisperse nel locale tintometria e cabina forno. Da ciascuna

indagine è scaturita una valutazione finale di ‘non esposizione ambientale’ al rischio chimico;

in quasi tutti i documenti di valutazione del rischio è presente un piano di miglioramento (nella

maggior parte dei casi incompleto);

tutti i lavoratori sono stati forniti di DPI (maschere e guanti);

non tutti i lavoratori sono stati informati/formati sul rischio specifico;

tutti i lavoratori sono sottoposti a sorveglianza sanitaria periodica, con ricerca degli Indicatori

Biologici di Esposizione (IBE) anche nel caso di valutazione di ‘rischio irrilevante’ per la salute dei

lavoratori.

In alcune indagini sono state analizzate sostanze quali xilene, toluene, N-butanolo, acetato di

butile, trimetilbenzene, in altre polveri e sostanze volatili in genere. Questa differenza si rivela

strategica rispetto all’obiettivo di valutazione del rischio chimico nel suo insieme. Infatti, sia la

dimostrazione del conseguimento di un adeguato livello di prevenzione/protezione tramite la

misurazione degli agenti chimici, che sono causa di rischio per la salute dei lavoratori, che

l’applicazione dei metodi per la stima del rischio chimico sopra citati sono contestualmente citati

nell’art. 225 comma 2 del D. Lgs. 81/2008. Essi non sono in contrasto tra loro, tuttavia va data loro

l’appropriata connotazione.

I metodi di analisi del rischio chimico devono porsi come obiettivo la dimostrazione del

conseguimento di un adeguato livello di prevenzione e di protezione rispetto agli agenti chimici

(art. 225 c. 2 D. Lgs. 81/2008). Partendo da questo presupposto, i metodi a disposizione devono

essere strutturati in modo tale che l’eventuale conclusione di rischio “basso per la sicurezza ed

irrilevante per la salute” possa essere una affermazione certa (art. 224 comma 2 D. Lgs. 81/2008).

In generale i metodi sono costruiti in modo da essere cautelativi. Essi non devono dare un risultato

negativo quando il rischio è presente o potrebbe esserlo. Quest’ultimo caso, infatti, non

compromette la dimostrazione di un adeguato livello di prevenzione e protezione. E’ importante

ricordare che tali metodi di analisi del rischio hanno un limite che è costituito dalla possibilità di

stimare esposizioni solo per sostanze chimiche corredate da schede di sicurezza; non è invece

possibile applicare tali metodi di valutazione per i sottoprodotti chimici che si creano,

volontariamente o involontariamente, durante un processo di lavorazione e per i quali non esistono

schede di sicurezza. Ne consegue pertanto che per queste specifiche realtà diviene fondamentale

ricorrere alla valutazione del rischio tramite campionamenti ambientali. Considerato che il datore

di lavoro può ricorrere, ove possibile, sia a misure quantitative dell’agente inquinante sia ai sistemi

di stima del rischio chimico, dovrà provvedere all’effettuazione di una sintesi finale tra i due risultati

ottenuti, specialmente se discordanti, dichiarando quale sia in ultima analisi l’esito della valutazione

del rischio. Come si può osservare nella tabella 2 questo decisivo passaggio per il completamento

della valutazione del rischio non è stato colto da nessuna azienda. Paradossalmente l’assenza di

questo elemento equivale all’assenza di valutazione del rischio.

La conclusione della valutazione del rischio è poi fortemente legata, per sua natura, ai conseguenti

provvedimenti che la norma definisce in merito a misure specifiche di protezione e prevenzione

sino al tema della sorveglianza sanitaria. Se la valutazione del rischio non segue un percorso di

criteri corretti nel processo di analisi, anche le misure di miglioramento che ne conseguono saranno

esposte a criticità qualitative.

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Rilevazione parametri ambientali

Di seguito si riporta uno schema delle modalità di esecuzione delle rilevazioni dei parametri

microclimatici effettuate.

Sonde Globotermometro

Parametri microclimatici T globo C°

h "punto di emissione"

(barattolo di prepazione

miscela)

20 min

Modalità

Registrazione puntuale dei valori: 3 registrazioni successive, 1 minuto una dall'altra e media dei tre valori ottenuti

160cm "naso operatore""da bocca aspirante"

(cappa, proboscide ecc.)

Termoigrometro Anemometro a filo caldo

UR % V aria m/s

h "pistola"

30cm<h<150cm

Tempo di acclimatamento

sonde

prima misurazione successive

30 min

Schema modalità rilevazioni parametri microclimatici

In tabella 3 sono riportati i parametri ambientali rilevati durante i sopralluoghi con specifica del

mese di riferimento.

da bocca

aspirante

punto di

emissione

h "tappetino

di cattura"h "pistola"

34 58 31 58,5 1,7 0,02 29 60 0,15 0,05

30 60 31 60 0,2 0,03 30 52 0,15 0,05

giugno 31,5 36 32 42,5 0,1 0 32 35 0,1 0,2

giugno 39 28 32 37,5 0,75 0 40 32 0,2 0,2

settembre 20 51 21 48 0,1 0 25 42 0,2 0,2

settembre 20 32 20 32 0 0 22 28 0,4 0,3

UR

V aria

luglio

Esterno TINTOMETRIA CABINA VERNICIATURA/FORNO

MESE T Globo UR T Globo UR

V aria

T Globo

Tabella 3: misure di temperatura – umidità relativa e velocità dell’aria

I dati rilevati possono essere così riassunti:

Velocità di aspirazione dell’aria

Tra gli indicatori dei metodi di analisi del rischio chimico sono citati i sistemi di controllo

dell’inquinante, tra i quali gli impianti di aspirazione localizzata. I dati di letteratura, in base al tipo di

inquinante presente, stabiliscono che durante la fase di lavoro in tintometria ci debba essere una

velocità di cattura dell’aria tra i 0.25 – 0.50 metri/secondo; mentre per la fase di lavoro in cabina di

verniciatura la velocità di abbattimento delle nebbie prodotte dalle pistole a spruzzo deve essere

di 1.00 – 2.50 metri/secondo (si veda “I sistemi di aspirazione localizzata per la bonifica degli ambienti di

lavoro” di Ing. Bruno Thieme – Clinica del lavoro “L. Devoto” dell’Università degli Studi di Milano).

Dalle nostre rilevazioni è emerso quanto segue:

□ locale tintometria

o velocità dell’aria alla cappa di aspirazione: 0 m/s - 1,7 m/s

o velocità dell’aria al punto di emissione = 0

□ cabina di verniciatura

o velocità dell’aria al tappetino di cattura: 0,1m/s - 0,4 m/s

o velocità dell’aria tra 0,30 cm e 2,00 metri di altezza dal pavimento (zona di utilizzo

della pistola a spruzzo): 0,05m/s - 0,3 m/s.

Questi dati, se paragonati con i valori di riferimento riportati nello schema seguente, indicano

chiaramente che anche dopo manutenzioni recenti e verificate la velocità di cattura degli

inquinanti, nelle diverse situazioni operative, è sempre risultata insufficiente presso tutte le

carrozzerie.

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GENERAZIONE DELL’INQUINANTE ESEMPIO DI ATTTIVITA’VELOCITA’ DI

CATTURA (m/s)

Sgrassaggio

evaporazione di colle o vernici

Saldatura

galvanica

decapaggio

riempimento di contenitori con prodotti

liquidi o solidi

verniciatura a spruzzo a bassa pressione,

nastri trasportatori

Verniciatura a spruzzo

insaccatura automatica

nastri trasportatori

L’inquinante entra, a velocità trascurabile, in aria calma 0,25/0,50

Per ogni categoria è indicato un intervallo di velocità: la scelta del valore dipende da fattori come le condizioni delle correnti d’aria

nell’ambiente, la tossicità dell’inquinante, la continuità della lavorazione, l’entità delle portate in gioco

VALORI DI RIFERIMENTO PER VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA DEGLI IMPIANTI DI ASPIRAZIONE

L’inquinante entra, a bassa velocità, in aria leggermente mossa 0,50/1,00

L’inquinante, generato energicamente, entra in aria in rapido

movimento1,00/2,50

Schema valori di riferimento di efficacia degli impianti di aspirazione

Temperatura e tasso di umidità

E’ importante sottolineare che i parametri di temperatura e umidità relativa oltre che in ambiente

di lavoro sono stati rilevati, nella stessa giornata, anche in ambiente esterno; ciò ha permesso di

mettere a confronto le condizioni microclimatiche nei vari ambienti lavorativi con le rispettive

condizioni ambientali esterne.

In generale le temperature ambientali esterne e quelle interne ai locali di lavoro risultano simili. Nel

periodo estivo (luglio-settembre) la temperatura interna ai locali di lavoro varia tra i 20 e i 40°C,

quindi con un ampio margine di oscillazione che sicuramente va ad incidere sull’attività lavorativa.

All’interno del locale tintometria la temperatura più alta rilevata è stata di 37.5 °C, mentre in

cabina forno risulta essere di 40°C. Anche per il tasso di umidità si può parlare generalmente di

valori simili sia in ambiente esterno che interno. Risulta solo un caso nel mese di luglio in cui il tasso di

umidità nel locale tintometria risulta ampiamente più alto (37.5 UR) rispetto a quello rilevato in

esterno (28 UR) ed in cabina di verniciatura (32 UR). In un contesto simile l’elemento differenziale è

costituito dal vestiario e DPI utilizzati.

Il lavoratore in generale è dotato di scarpe e tuta da lavoro; quando opera nel locale tintometria

deve utilizzare anche maschera semi-facciale, occhialini e guanti; in cabina di verniciatura questa

dotazione è ulteriormente implementata dall’utilizzo di una sovra tuta ad ulteriore protezione dal

rischio chimico.

In queste situazioni il datore di lavoro deve tenere conto sia dell’efficacia dei Dispositivi di

Protezione Individuale utilizzati che del rischio indotto dall’utilizzo dei vari presidi; essi spesso

comportano una condizione operativa non confortevole per quanto riguarda le condizioni

ambientali. Infatti, in questi ambienti di lavoro si è potuto osservare il raggiungimento di

temperature pari a 30-40 °C con tasso di umidità relativa del 50% e oltre, per un tempo di

verniciatura normalmente stimato in almeno 20 minuti di lavorazione; a ciò si aggiunga l’ulteriore

affaticamento dell’operatore legato ad una significativa attività fisica. Questo aspetto merita di

essere approfondito, oltre che nella rilevazione dei parametri microclimatici, anche attraverso

l’analisi degli indici microclimatici di comfort e discomfort termico tenendo conto dell’impegno

fisico dei lavoratori.

Ovviamente MOVARISCH ed ANARCHIM non prevedono la compilazione di indici che possano

“pesare” il comfort del lavoratore durante l’utilizzo dei DPI. Tuttavia tale elemento non è da

considerarsi superfluo nel processo di valutazione dei rischi, in quanto devono essere gestiti anche i

rischi indotti dai provvedimenti di tutela adottati.

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Modelli di rilevazione del rischio chimico

Gli operatori del Servizio PSAL hanno provveduto ad applicare i sistemi MOVARISCH ed ANARCHIM

nelle attività svolte in tintometria e cabina di verniciatura. Per il loro utilizzo è stato necessario

stabilire uno “standard” che potesse rappresentare la gran parte delle preparazioni normalmente

effettuate in questi ambiti lavorativi. In particolare si è deciso per una miscela di sei prodotti per un

peso totale di 680 grammi.

Tra le sostanze presenti nel preparato troviamo xilene, etilbenzene, acetato di n-butile, butanolo

che sono alcune tra quelle elencate in tabella 1 e per le quali sono stati svolti campionamenti

ambientali. In merito alle quantità utilizzate è bene sapere che generalmente gli attuali tintometri

non consentono di effettuare preparazioni inferiori ai 50 gr di prodotto, in quanto non vi è garanzia

sul raggiungimento della corretta tonalità di colore desiderata. Inoltre è molto raro effettuare

preparazioni che abbiano un peso effettivo di più di 1300 gr equivalente alla verniciatura completa

di un veicolo di medie dimensioni.

Le successive tabelle n.4 e n.5 presentano i risultati dei metodi di analisi MOVARISCH e ANARCHIM

con l’inserimento delle informazioni derivanti dalle schede di sicurezza del preparato identificato

come standard. In esse, inoltre, sono riportati tutti gli elementi contenuti nelle sostanze ad

eccezione della prima in quanto composta al 99% da acqua.

Per una migliore lettura dei risultati riportati si riporta la seguente legenda:

Rischio irrilevante per la salute - colore verde

Rischio nell’intervallo di incertezza - colore nero (solo per MOVARISCH)

Rischio accettabile ma superiore all’irrilevante per la salute - colore giallo

Rischio non accettabile - colore rosso

Tabella di comparazione risultati MOVARISCH e ANARCHIM in Tintometria

Modelli di calcolo MOVARISCH ANARCHIM

Indice Inalatorio Cutaneo Cumulato Inalatorio Cutaneo Cumulato

Sostanza 1 14 13.5 19.1 1 1 2

Sostanza 2

2-butossietanolo/3,00%

2-butanolo/5,00%

14 13.5 19.1 1 1 1

Sostanza 3

Hexamethylene

diisocyanate/15%

2-butossietil acetato/25%

3-etossipropionato di etile

/25%

xilene/12,50%

etilbenzene/20%

27 63 68.5 1 1 1

Sostanza 4

2-butossietanolo/15%

3-etossipropionato di etile

/70%

14 13.5 19.1 1 1 1

Sostanza 5

xilene/20%

etilbenzene/25%

acetato di n-butile/10%

24 24 33.9 1 1 2

Sostanza 6

2-butossietanolo/50%

xilene/12,50%

24 24 33.9 1 1 1

Tabella 4 : comparazione risultati Movarisch e Anarchim in Tintometria

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Tabella di comparazione risultati MOVARISCH e ANARCHIM in Cabina Verniciatura

Modelli di calcolo MOVARISCH ANARCHIM

Indice Inalatorio Cutaneo Cumulato Inalatorio Cutaneo Cumulato

Sostanza 1 32 13.5 34.3 1 1 2

Sostanza 2

2-butossietanolo/3,00%

2-butanolo/5,00%

32 13.5 34.3 1 1 1

Sostanza 3

Hexamethylene

diisocyanate/15%

2-butossietil

acetato/25%

3-etossipropionato di

etile /25%

xilene/12,50%

etilbenzene/20%

42 18 45.7 1 1 1

Sostanza 4

2-butossietanolo/15%

3-etossipropionato di

etile /70%

32 13.5 34.3 1 1 1

Sostanza 5

xilene/20%

etilbenzene/25%

acetato di n-butile/10%

56 24 60.9 1 1 2

Sostanza 6

2-butossietanolo/50%

xilene/12,50%

56 24 60.9 1 1 1

Tabella 5: comparazione risultati Movarisch e Anarchim in cabina verniciatura

Sia in tintometria che in verniciatura MOVARISCH restituisce differenti gradazioni del rischio secondo

il tipo di sostanza, differenziando per via di esposizione. Si osservi che gli indici maggiori sono

attribuiti a quelle sostanze in cui è presente lo xilene in miscela con altri elementi.

ANARCHIM, invece, tende a concludere il processo attribuendo ai diversi composti un grado di

rischio alto (indice di intervento 1 = intervento immediato) anche nel caso della prima sostanza che

è composta al 99 % da acqua.

Questi dati inducono a ritenere che i diversi sistemi tendono a costruire una concatenazione di

indicatori che conducono a risultati sostanzialmente non paragonabili se non nel caso del solo

rischio cumulato. Tale esperienza è stata replicata anche su diversi scenari per diverse condizioni

operative e i risultati ricavati sono similari a quelli sopra esposti. L’indicazione generale che sembra

emergere è che i metodi di analisi affrontino il tema del rischio chimico, dovuto a sostanze con

schede di sicurezza, in modo indipendente e non correlabile.

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Oltre ai metodi di analisi del rischio chimico è stato possibile studiare anche alcuni campionamenti

effettuati dalle singole carrozzerie i cui risultati sono riportati nella seguente tabella.

1 4

camp. mg/m3 mg/m3 camp. mg/m3 mg/m3 ind. Amb. ex 152/2006 camp. mg/m3 mg/m3 mg/m3

prep

vernici

vernici (cab vern) mg/Nm3 1,02 (Limite 3)

polveri (carteggiatura) mg/Nm3 0,71 (Limite 3)

saldatrice (saldatrice) mg/Nm3 0,88 (Limite 10)

acetone 64-67-1 P.a. 5,61 1210 1800

metil isobutil chetone 108-10-1 205

xileni 1330-20-7 P.p. 19 5,37 P.p. <0,005 <0,04 221 435

toluene 108-88-3 P.a. 3,57 192 375

n-butanolo 71-36-3 300

n-butilacetato 123-86-4 P.p. <0,005 <0,05 P.a. 2,72 710

trimetilbenzene 95-63-6 P.p. 8,26 2,25 100 123

acetato di n-butile P.p. 47,29 17,47 P.p. <0,005 <0,05 710

nafta frazione leggera 8030-30-6 P.p. 9,76 7,08 <0,1 400

etilbenzene 100-41-4 P.p. <0,004 <0,05 442 442

polveri inalabili P.p. 0,86 0,26 10 10

2-butossietanolo 112-34-5 P.p. 0,305 11,48 98 97

2-butossietilacetato 110-80-5 P.p. <0,007 <0,07 133 133

acetone 1210 1800

metil isobutil chetone P.a. 1,42 205

xileni P.a. 8,87 221 435

toluene P.p. 1,43 P.a. 2,31 192 375

n-butanolo P.a. 1,24 300

n-butilacetato P.a. 21,1 710

polveri inalabili P.p. 0,49 0,48 10 10

stirene monomero 100-42-5 P.p. <0,74 85

altri SOV P.p. 0,66

xileni CA. 0,26 221 435

acetato di n-butile CA. 0,6 710

trimetilbenzene CA. 0,19 100 123

nafta frazione leggera CA. 1,04 400

legenda tipo di campionamentoP: personale p:passivo a:attivoA: ambientaleCA. centro ambiente

att

ività

di v

ern

icia

tura

stu

cc

at/

sca

rte

gg

iatu

rap

rep

ara

z. a

uto

toxnet twacarrozzerie All. XXXVIII D.

Lgs. 81/20082 - anno 2014 3-anno 2010 5-anno 2007

Osservando la tabella sopra riportata si nota che nella carrozzeria N. 1 non vi è alcun tipo di

campionamento, mentre nella carrozzeria N. 4 vi è una campagna di analisi che non riguarda

l’esposizione dei lavoratori ma gli inquinanti immessi in ambiente ai sensi del D Lgs. 152/2006. Le

altre carrozzerie, invece, hanno provveduto ad analizzare le sostanze chimiche che costituiscono le

loro materie prime, tutte dotate di schede di sicurezza (SDS). Tali campionamenti possono

rappresentare una verifica del grado di rischio che i metodi di analisi attribuiscono ad ogni singolo

agente chimico. Tuttavia, come già ricordato, nessuna carrozzeria ha provveduto ad effettuare un

documento di sintesi dei risultati ottenuti con le due modalità di studio del rischio. Si osservi, inoltre,

che solo in un caso il campionamento è stato effettuato anche sulle polveri inalabili, prendendo in

considerazione anche le sostanze inquinanti non dotate di SDS che rappresentano l’altra

componente per una corretta valutazione del rischio chimico. Esse sono sottoprodotti derivanti da

reazioni, prodotti indesiderati e agenti dovuti a lavorazioni del ciclo produttivo.

I dati a disposizione sono tutti ampiamente sotto il TLW-TWA. Tuttavia, l’indicazione di maggiore

interesse è costituita dalla sostanziale assenza di analisi relative alle polveri, il che porta a

constatare come il rischio chimico sia affrontato ancora in modo parziale rispetto ai potenziali

inquinanti presenti in tutto il ciclo lavorativo.

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SORVEGLIANZA SANITARIA NEL COMPARTO CARROZZERIE

In questo capitolo prenderemo in considerazione la tipologia della sorveglianza sanitaria avviata

c/o le carrozzerie coinvolte nello studio.

In tabella n. 6 sono riassunti, per ciascuna carrozzeria, i rischi valutati per il gruppo omogeneo

verniciatori con i relativi programmi di sorveglianza sanitaria predisposti dai medici competenti.

CARROZZERIA VALUTAZIONE RISCHI

GRUPPO VERNICIATORI

SORVEGLIANZA SANITARIA PERIODICITA' IDONEITA' ALLA

MANSIONE

1 polveri, MMC, posture, r.

chimico, r. biologico.

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

antitetanica

tutti annuale si

2 polveri, rumore,

vibrazioni, vernici.

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

spirometria, audiometria

tutti annuale

audiometria biennale

si

3 polveri, rumore,

vibrazioni, r.chimico,

postura, fibre minerali.

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

spirometria, audiometria

tutti annuale si

4 fisici, r.chimico,

biologico.

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

antitetanica, audiometria,

spirometria

tutti annuali

audiometria biennale

si

5 r. chimico, r. biologico visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

antitetanica,

tutti annuali

audiometria biennale

si

Tabella 6: rischi per gruppo omogeneo e relativi programmi di sorveglianza sanitaria

L’analisi di confronto tra i dati riportati nella precedente tabella evidenzia elementi di particolare

interesse:

1. difformità tra le carrozzerie nell’individuazione dei rischi a cui sono esposti i lavoratori afferenti al

gruppo omogeneo verniciatori;

2. alcune incongruenze tra valutazione dei rischi e programmazione del piano di sorveglianza

sanitaria;

3. i programmi di sorveglianza sanitaria risultano essere sovrapponibili tra loro, soprattutto nella

parte relativa al monitoraggio biologico (esami bioumorali e IBE) anche nel caso in cui il rischio

chimico venga valutato come “irrilevante”.

Possiamo confermare che dalla lettura delle relazioni sanitarie non emergono dati riferibili ad

alterazioni del monitoraggio biologico nei lavoratori considerati esposti, infatti non sono state

riscontrate limitazioni alle idoneità specifiche per mansione. Gli esami bioumorali per la valutazione

della funzionalità epatica (transaminasi, GGT e ALP) sono sempre risultati dentro i limiti di norma per

tutti i lavoratori sottoposti ad indagine, così come gli IBE hanno sempre dato esiti al di sotto dei

* esami bioumorali: funzionalità epatica, renale, glicemia, emocromo con formula, esame urine

** indicatori biologici di esposizione: ac.Ippurico urinario, ac. Mandelico, ac. Metilippurico, fenolo urinario

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valori limite di riferimento. A sostegno di ciò si riportano le tabelle contenenti i riferimenti agli IBE

indagati nei lavoratori di ciascuna carrozzeria nel periodo 2013-2015.

Ac FMCapturico I.T

(esposti >25)

Ac Mandelico F.T.

(esposti >400)

Ac Ippurico F.T

(esposti >1,60)

Ac Metilippurico

F.T. (esposti >1,50)

Fenoli urinari F.T.

(da 0 a 250)

Acetone

urinario F.T.

(esposti>50)

(g/g) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (mg/L)

lavoratore 1 <2,0 39,47 0,06 0,015 3,97 0,68

CARROZZERIA 1

2015

Ac. Metilippurico

F.T. (esposti> 1.50)

Ac Ippurico F.T

(esposti >1,60)

Ac. Metilippurico

F.T. (esposti> 1.50)

Ac Ippurico F.T

(esposti >1,60)

Ac. Metilippurico

F.T. (esposti>

1.50)

Ac Ippurico F.T

(esposti >1,60)

(g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr)

lavoratore 1 <0,01 0,41 <0,20 <0,20 <0,05 0,51

lavoratore 2 <0,20 0,3 <0,05 0,17

lavoratore 3 <0,01 0,47 <0,20 <0,20 <0,05 0,46

lavoratore 4 <0,01 0,4 <0,20 0,37 <0,05 0,93

lavoratore 5 <0,05 0,89

lavoratore 6 <0,20 0,42 <0,05 0,95

lavoratore 7 <0,01 0,45 <0,20 0,26 <0,05 0,36

CARROZZERIA 2

2013 2014 2015

Ac Ippurico I.T

(esposti >1,60)

Ac Ippurico F.T.

(esposti >1,60)

Ac Ippurico I.T

(esposti >1,60)

Ac Ippurico F.T.

(esposti >1,60)

Ac Ippurico I.T

(esposti >1,60)

Ac Ippurico F.T.

(esposti >1,60)

(g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr)

lavoratore 1 0,38 0,57 0,11 0,16 0,47 0,51

lavoratore 2 1,34 0,44 0,96 0,33 1,06 0,25

lavoratore 3 1,4 0,49 0,3 0,16 / /

lavoratore 4 0,5 0,49 0,25 0,41 0,42 0,27

lavoratore 5 0,25 0,26 0,11 0,12 0,18 0,25

lavoratore 6 / / / / 0,75 1,05

CARROZZERIA 3

2013 2014 2015

Ac. Ippurico I.T.

(esposti > 1,60)

Ac. Metilippurico

I.T. (esposti> 1.50)

Ac. Ippurico I.T.

(esposti > 1,60)

Ac. Metilippurico

I.T. (esposti> 1.50)

Ac. Ippurico I.T.

(esposti > 1,60)

Ac.

Metilippurico I.T.

(esposti> 1.50)

(g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr)

lavoratore 1 0,39 0,021 0,55 <0,015

lavoratore 2 0,34 <0,015 0,34 0,208 0,29 <0,015

CARROZZERIA 4

2013 2014 2015

Ac. Mandelico I.T.

(esposti> 400)

Ac. Mandelico

F.T. (esposti >

400)

Ac. Mandelico I.T.

(esposti> 400)

Ac. Mandelico F.T.

(esposti > 400)

Ac. Mandelico

I.T. (esposti> 400)

Ac. Mandelico

F.T. (esposti >

400)

(g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr) (g/gCr)

lavoratore 1 5 5 9 11 11 46

lavoratore 2 5 5 6 6 15 5

lavoratore 3 10 / <5 9 67 <5

lavoratore 4 <5 <5 16 9 <5 <5

CARROZZERIA 5

2013 2014 2015

Visti gli esiti di non esposizione in tutti i casi osservati si ritiene debba essere rivista la periodicità ed il

tipo di accertamenti sanitari da effettuare, correlandoli al mantenimento delle condizioni

operative, o alla variazione di un qualunque elemento del ciclo produttivo che possa determinare

una differente esposizione professionale agli inquinanti. Inoltre, per quanto osservato durante i

sopralluoghi, è possibile ipotizzare l’attuazione della valutazione dei rischi non per ‘gruppi

omogenei’ ma per ‘fasi lavorative’ poiché, spesso, lo stesso lavoratore inizia e conclude il ciclo di

lavorazione dell’automezzo (accettazione, lavori di carrozzeria, lavori di verniciatura, rifinitura e

consegna). Non a caso il programma di sorveglianza sanitaria spesso presenta il “gruppo

omogeneo carrozzeria” e non i sottogruppi omogenei “carrozziere” e “verniciatore”; e dove tali

gruppi risultano essere divisi i programmi di sorveglianza sanitaria sono sostanzialmente

sovrapponibili.

Infine, abbiamo ritenuto interessante effettuare un confronto tra i valori degli IBE da noi trovati (tutti

sotto il TLV-TWA) e i dati presenti in letteratura. E’ stato così recuperato un lavoro presentato il

16/10/2003 al Convegno Nazionale di Modena “Valutazione del rischio chimico nelle carrozzerie

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artigiane (F. Borgogni, C. Aprea - ASL 7 Siena)”. Lo studio prevedeva l’applicazione dell’iter

valutativo e di misura individuato dalle norme UNI EN 689/97 e 482/98 ad un campione significativo

di autocarrozzerie artigiane; i campionamenti si sono protratti per il periodo di tempo compreso tra

il 1998 e il 2003. Per quanto di nostro interesse, i risultati del monitoraggio biologico eseguito per la

valutazione dell’esposizione a VOC ha dato sempre valori di concentrazione inferiore al TLW TWA o

prossima al limite di rilevabilità. E nello specifico possiamo confermare che i dati riferiti all’acido

mandelico ed ippurico del nostro studio risultano sovrapponibili ed anche inferiori a quelli rilevati nel

progetto presentato al Convegno di Siena.

CONCLUSIONI

Di seguito si riporta la tabella riassuntiva di quanto esposto nel presente documento, con

rappresentazione dei punti fondamentali dell’esperienza svolta.

METODO

VALUTAZIONE

RISCHIO CHIMICO

ESITO VALUTAZINE

RISCHIO CHIMICO

INDAGINI

AMBIENTALIESITO

SORVEGLIANZA

SANITARIA

Anarchim considerevole no ?

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

antitetanica

Movarisch non irrilevante

xilene, acetato di

butile,

trimetilbenzene

non

esposizione

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

spirometria, audiometria

Anarchim non irrilevantepolveri e sostanze

volatili

non

esposizione

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

spirometria, audiometria

ISPRA/ISPESL irrilevantepolveri e sostanze

volatili

non

esposizione

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

antitetanica, audiometria,

spirometria

modello Regione

Piemontenon irrilevante

acetone, xilene,

toluene, N-

butanolo

non

esposizione

visita medica , es.

bioumorali*, indicatori

biologici di esposizione**

antitetanica,

Gli esiti delle valutazioni del rischio chimico effettuate tramite applicazione dei modelli di analisi

teorizzano una esposizione dei lavoratori ad un rischio “non irrilevante” (tranne che per un caso) in

contrapposizione all’osservazione di assenza di inquinanti aerodispersi valutata tramite

campionamenti ambientali. Si osservi che tali campionamenti hanno sempre preso in

considerazione l’analisi delle sostanze studiate per mezzo dei metodi sia con campionamenti

specifici (ad esempio xilene, acetato di butile, trimetilbenzene) che per mezzo di uno studio per

categoria di sostanze (sostanze volatili), oltre che inquinanti chimici non dotate di SDS (polveri).

Gli esiti delle indagini ambientali non confermano il grado di rischio chimico così come stimato dai

metodi di analisi. I datori di lavoro consentono una ricerca protratta nel tempo degli IBE specifici

sottoponendo i lavoratori ad un campionamento biologico annuale all’interno di un programma

sanitario più ampio anche se, per mezzo di un limitato confronto con dati disponibili in letteratura, si

osserva come gli IBE siano comunque sotto i TLV-TWA ed in alcuni casi al di sotto della sensibilità

dello strumento di analisi stesso.

Il percorso sin qui presentato consente di osservare che la valutazione del rischio chimico e la

conseguente programmazione della sorveglianza sanitaria sono caratterizzati da alcuni elementi di

criticità:

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1. il documento di valutazione dei rischi organizzato secondo la ricostruzione per gruppi

omogenei è talvolta non coerente con la realtà osservata: spesso il lavoratore esegue tutte

le attività tipiche del ciclo produttivo della carrozzeria;

2. i metodi di analisi del rischio chimico portano ad un esito di esposizione stimata che spesso

necessita di ulteriori approfondimenti ed interventi che sovente non vengono attuati;

3. le campagne di misurazione quantitativa degli inquinanti dispersi in ambiente non possono

essere svolte solo su sostanze corredate da schede di sicurezza come osservato, ma

devono considerare anche altre fonti di rischio chimico (es. polveri);

4. le misurazioni quantitative di agenti chimici con schede di sicurezza conducono a risultati

non coerenti con il rischio stimato per mezzo di metodi di analisi;

5. l’utilizzo dei metodi di analisi e le campagne di misurazione degli inquinanti per la

valutazione del rischio chimico necessitano, quindi, di una analisi di sintesi che possa definire

chiaramente a quale conclusione si è giunti; analisi che deve essere necessariamente

riportata nel DVR;

6. i metodi di analisi del rischio chimico, per gli impianti tecnologici di abbattimento degli

inquinanti presenti in tintometria e nella cabina di verniciatura, partono dal presupposto

che essi siano sempre ‘efficaci’;

7. durante i sopralluoghi, invece, si è potuto constatare che tali impianti tecnologici sono

risultati inefficaci;

8. la programmazione della sorveglianza sanitaria viene formulata sulla base di gruppi

omogenei così come descritti nei Documenti di Valutazione dei Rischi anche se le

lavorazioni vengono organizzate in modo differente come sopra ricordato;

9. la sorveglianza sanitaria prevede sempre il ricorso ad esami bioumorali ed indicatori

biologici di esposizione nonostante vi siano campionamenti di inquinanti, ed anche metodi

di analisi del rischio, i cui risultati fanno ritenere che vi sia una cautelativa sovrastima del

rischio.

10. Infine le analisi sugli IBE vengono ripetute annualmente nonostante il mantenimento delle

condizioni operative e valori analitici con indicatori di situazioni espositive senza controllo.

Tuttavia gli IBE rivestono importanza al fine di verificare l’assorbimento totale delle sostanze

volatili, anche attraverso vie diverse da quella respiratoria. Perché il monitoraggio biologico

abbia valore occorre particolare attenzione ai metodi di analisi e di raccolta dei liquidi

biologici, che deve essere eseguita nei momenti opportuni, tenendo conto del

metabolismo della sostanza che si vuole monitorare.

Hanno partecipato allo sviluppo del presente studio:

Ugo Piva

Tecnico della Prevenzione - SS Medicina del Lavoro della Ex ASL di Milano

Flavia Borello

Assistente Sanitaria - SS Medicina del Lavoro della Ex ASL di Milano

Bertaccini Alessandro

tesista corso di laurea Tecniche della Prevenzione

Sanna Fabio

Tecnico della Prevenzione

Il documento finale è stato redatto a cura di:

Ugo Piva e Flavia Borello