Il riconoscimento e la validazione delle competenze · Linee guida per il riconoscimento...
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Il riconoscimento e la
validazione
delle competenze
apprese in contesti informali e non formali
Linee guida e materiali
per rappresentanti sindacali aziendali
2
Le Linee Guida sono state realizzate da Provincia autonoma di Trento, Servizio Europa – Ufficio Fondo Sociale Europeo con la collaborazione dell’Assistenza tecnica per la transnazionalità della Provincia autonoma di Trento, In questa guida sono citati i lavori della dott.ssa Elisabetta Perulli “Validazione delle competenze da esperienza: approcci e pratiche in Italia e in Europa, ISFOL, 2011” e del dott. Roberto Pettenello circa il progetto “Competenze ed EQF nel settore del credito”
RINGRAZIAMENTI
Desideriamo ringraziare i rappresentati sindacali aziendali che hanno partecipato agli incontri di presentazione e discussione delle Linee Guida che si sono svolti a Trento nel mese di maggio 2013
DISCLAIMER 510698-LLP-1-2010-1-DE-Leonardo-LNW - Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L’autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull’uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute
3
Indice
Presentazione 5
Linee guida per il riconoscimento dell’apprendimento informale e non formale per rappresentanti sindacali in impresa 6
Spiegazione dei termini e delle sigle 8
Perché riconoscere l’apprendimento informale e non formale? Opportunità e punti di forza 11
Gruppi target 12
A cosa occorre fare attenzione? Sfide, rischi e criticità 13
L’aspetto normativo: possibilità di validazione e certificazione 15
La situazione in Europa 15
La situazione nazionale e provinciale 15
Esempi di buone pratiche 18
A) Il sistema FORMEDIL: Procedimento operativo per la valutazione e attestazione delle competenze nell’edilizia 19
B) REAR WINDOW: La validazione delle competenze per il settore della meccanica 22
C) Highlight the Competences: Trasferimento di competenze e professionalità delle imprese cooperative operanti nel settore dei servizi 23
D) Il nostro valore: sperimentazione del Libretto formativo dell’azienda Napoli Servizi Spa. 24
E) Competenze ed EQF nel settore del credito - L’attività del Fondo interprofessionale per la formazione Banche – Assicurazioni 26
F) I CARE - Informal Competences Assessment and Recognition
for Employment 26
Il riconoscimento e la validazione delle competenze informali e non formali come campo di azione dei rappresentanti dei lavoratori 29
Riconoscimento in ambito aziendale 29
Validazione delle competenze 31
4
Per saperne di più 32
Appendice 1: Liste di controllo a supporto dello sviluppo di sistemi di riconoscimento dell’apprendimento informale e non formale in azienda 33
Appendice 2: Strumenti a supporto della dimensione di autovalutazione connessa all’utilizzo del metodo del Portfolio 36
5
Presentazione
Il testo che qui viene presentato è stato elaborato
nell’ambito del progetto europeo PIN – Praxis and
Information Network promosso dal IGM, il
sindacato tedesco dei metalmeccanici.
PIN mira a promuovere la diffusione dei sistemi di
riconoscimento, validazione e certificazione delle
competenze nelle imprese europee.
Il focus di questo testo è sul riconoscimento e la
validazione in ambito aziendale delle competenze
acquisite in contesti non formali ed informali.
Il riconoscimento, la validazione e la certificazione
delle competenze acquisite nei diversi contesti di
apprendimento possono contribuire alla
qualificazione dei lavoratori, oltre che favorire la
loro occupabilità e mobilità.
Trento, settembre 2013
6
Linee guida per il riconoscimento dell’apprendimento informale e non formale per rappresentanti sindacali in impresa
Un buon livello di istruzione e di qualificazione
costituisce una condizione importante per
ottenere buone condizioni di lavoro e di
partecipazione. Tuttavia non tutti i lavoratori sono
in condizione di accedere e fruire delle opportunità
che i diversi sistemi di offerta formativa offrono.
Da un lato i lavoratori con un alto livello di
istruzione hanno un tasso di partecipazione alla
formazione (post scolastica) molto più elevato dei
lavoratori poco o per niente qualificati, dall’altro
non sempre esiste un’offerta formativa accessibile
ed adeguata in relazione alle esigenze specifiche di
molti lavoratori, per i quali l’apprendimento sul
luogo di lavoro costituisce l’unica possibilità di
sviluppo delle competenze.
La maggior parte dell’apprendimento nel corso
della vita lavorativa degli adulti si svolge
nell’ambito del posto di lavoro e molte ricerche
confermano che, al di là della formazione iniziale,
le persone proseguono il loro percorso di sviluppo
delle competenze attraverso una combinazione di
modalità di apprendimento non formali.
Il riconoscimento dell’apprendimento informale e
non formale può offrire ai lavoratori la possibilità
di valorizzare le abilità che hanno acquisito giorno
dopo giorno nei diversi contesti di vita e di lavoro.
In una certa misura, l’apprendimento sviluppato al
di fuori dei contesti di apprendimento formali è
riconosciuto nel mercato del lavoro. La stragrande
maggioranza dei datori di lavoro tende ad
attribuire grande importanza, a parità di
qualificazione, al possesso di una concreta
esperienza lavorativa.
In che modo allora questo riconoscimento può
essere formalizzato?
E i lavoratori, come possono ottenere un vantaggio
dalle competenze acquisite nell’ambito delle
attività lavorative?
È nel nostro interesse aiutare i colleghi, soprattutto
coloro che non hanno una qualifica o che sono
sottoqualificati, a mettere in trasparenza e ad
ottenere il riconoscimento delle loro competenze,
comunque ed ovunque acquisite.
Rendere coerenti/compatibili i processi di
riconoscimento che possono essere sviluppati in
ambito aziendale con i sistemi nazionali di profili e
competenze professionali e di validazione e
certificazione delle competenze può consentire di
conseguire una validazione delle competenze, cioè
un’attestazione pubblica, spendibile anche nei
diversi contesti formativi formali, anche ai fini del
conseguimento di una qualifica professionale.
Ciò può costituire un vantaggio sia per le imprese
(che possono far riferimento processi e strumenti
consolidati e strutturati) che per i lavoratori che
possono essere interessati ad utilizzare gli
apprendimenti validati ai fini del conseguimento di
una certificazione.
7
Anche altri sistemi di riferimento esterni
all’azienda, ad esempio legati a profili e standard di
competenze specifici di un settore o di un ramo di
attività possono essere utilizzati per rafforzare la
riconoscibilità e la coerenza degli apprendimenti
validati.
Queste Linee guida sono specificamente destinate
ai rappresentanti sindacali in azienda, ai comitati
aziendali ed ai delegati di fabbrica, che sono
interessati ad affrontare il tema del riconoscimento.
Ci sono buoni spunti di azione per sostenere i
colleghi nel processo di riconoscimento delle
competenze e contribuire a delineare all'interno
dell'azienda le modalità per il riconoscimento degli
apprendimenti derivanti dall’apprendimento
informale e non formale.
Le Linee guida contengono:
⋅ una spiegazione dei termini relativi al
riconoscimento, alla validazione ed alla
certificazione delle competenze acquisite nei
contesti di apprendimento informali e non
formali e l’individuazione dei soggetti e degli
attori di riferimento in tale ambito a livello
europeo;
⋅ una panoramica dei riferimenti normativi a livello
provinciale, nazionale ed europeo sulla questione,
al fine di evidenziare le possibilità che esistono
per la validazione dell’apprendimento non
formale e informale nel sistema di qualificazione
formale;
⋅ alcuni esempi di buone pratiche;
⋅ i possibili ambiti dell’azione per i rappresentanti
sindacali delle aziende;
⋅ una cassetta degli attrezzi: strumenti, materiali e
liste di controllo che possono essere utili nello
sviluppo di iniziative volte al riconoscimento
all’interno dell’azienda delle competenze
acquisite in contesti non formali ed informali.
8
Spiegazione dei termini e delle sigle
Abbiamo deciso di usare quali riferimenti in queste
Linee guida sia le definizioni del CEDEFOP1 che i
recenti riferimenti normativi elaborati a livello
provinciale e nazionale2.
Ecco di seguito il nostro glossario.
Cos’è la competenza?
È la comprovata capacità di utilizzare, in situazioni
di lavoro, di studio o nello sviluppo professionale e
personale, un insieme strutturato di conoscenze e
di abilità acquisite nei contesti di apprendimento
formale, non formale o informale.
Cos’è l’apprendimento formale?
È l’apprendimento che si attua nel sistema di
istruzione e formazione e nelle università e
istituzioni di alta formazione artistica, musicale e
coreutica, e che si conclude con il conseguimento
di un titolo di studio o di una qualifica o diploma
professionale, conseguiti anche in apprendistato, o
di una certificazione riconosciuta.
1 Fonte: CEDEFOP, European Guidelines for validating
non-formal and informal learning, 2009.
2 Legge 28 giugno 2012, n. 9 Disposizioni in materia di
riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita.
Decreto Legislativo 16 gennaio 2013 , n. 13 Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, a norma dell'articolo 4, commi 58 e 68, della legge 28 giugno 2012, n. 92.
Legge Provinciale del 1 luglio 2013, n. 10 Interventi per favorire l'apprendimento permanente e la certificazione delle competenze
L’apprendimento formale è intenzionale dal punto
di vista del soggetto che apprende.
Cos’è l’apprendimento non formale?
È l’apprendimento caratterizzato da una scelta
intenzionale della persona, che si realizza in ogni
organismo che persegua scopi educativi e formativi,
anche del volontariato, del servizio civile nazionale
e del privato sociale e nelle imprese.
Che cos’è l’apprendimento informale?
È l’apprendimento che, anche a prescindere da una
scelta intenzionale, si realizza nello svolgimento, da
parte di ogni persona, di attività nelle situazioni di
vita quotidiana e nelle interazioni che in essa
hanno luogo, nell'ambito del contesto di lavoro,
familiare e del tempo libero.
La caratteristica specifica dell’apprendimento che
si realizza in contesti informali è che non è
strutturato in termini di obiettivi di apprendimento,
di tempi o di risorse dell’apprendimento.
Nella maggior parte dei casi l’apprendimento
informale non è intenzionale dal punto di vista del
discente.
I risultati dell’apprendimento informale possono
essere riconosciuti, validati e certificati nel quadro
del riconoscimento dei programmi di
apprendimento precedenti.
Nella maggior parte dei casi, si intrecciano diverse
forme di apprendimento: pochi risultati di
apprendimento (abilità, conoscenze, competenze)
vengono acquisiti esclusivamente attraverso una
forma di apprendimento, al contrario, le
competenze professionali si sviluppano solitamente
attraverso una combinazione di apprendimenti
9
mirati così come attraverso l’esperienza e la
ripetizione, connotate informalmente.
Cosa è il riconoscimento degli apprendimenti?
È la messa in trasparenza e la valorizzazione dei
risultati di apprendimento conseguiti da un
individuo nei diversi contesti di apprendimento da
parte di soggetti economici e sociali secondo
standard, modelli, procedure da essi definiti. Può
essere realizzato dall’impresa.
Cosa sono l’individuazione, la validazione e la
certificazione delle competenze derivanti
dall’apprendimento informale e non-formale?
In Italia la validazione e la certificazione delle
competenze acquisite in contesti non formali ed
informali è in fase di regolamentazione a livello
nazionale. Le definizioni riportate nel Decreto
Legislativo n.13 del 2013 relativo alla “Definizione
delle norme generali e dei livelli essenziali delle
prestazioni per l'individuazione e validazione degli
apprendimenti non formali e informali e degli
standard minimi di servizio del sistema nazionale di
certificazione delle competenze” distinguono:
individuazione e validazione delle competenze:
processo che conduce al riconoscimento, da parte
di un ente titolato, in base alle norme generali, ai
livelli essenziali delle prestazioni e agli standard
minimi definiti, delle competenze acquisite dalla
persona in un contesto non formale o informale. Ai
fini della individuazione delle competenze sono
considerate anche quelle acquisite in contesti
formali.
La validazione delle competenze può essere
seguita dalla certificazione delle competenze
oppure concludersi con il rilascio di un documento
di validazione conforme a standard minimi definiti;
certificazione delle competenze: procedura di
formale riconoscimento, da parte di un ente
titolato, in base alle norme generali, ai livelli
essenziali delle prestazioni e agli standard minimi
definiti, delle competenze acquisite dalla persona
in contesti formali, anche in caso di interruzione
del percorso formativo, o di quelle validate
acquisite in contesti non formali e informali.
10
La procedura di certificazione delle competenze si
conclude con il rilascio di un certificato conforme a
standard minimi definiti.
I soggetti che possono erogare servizi di
validazione e certificazione sono definiti enti
titolati: possono essere soggetti, pubblici o privati,
comprese le camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura, autorizzati o accreditati
dall'ente pubblico titolare a erogare in tutto o in
parte servizi di individuazione e validazione e
certificazione delle competenze.
Sigle
CEDEFOP European Centre for the Development of
Vocational Training (Centro europeo per lo
sviluppo della formazione professionale)
ECVET European Credit Transfer for VET (Sistema
europeo di trasferimento delle competenze)
EQF European Qualification Framework (Quadro
europeo delle qualifiche)
VET Vocational and Educational Training
(Formazione professionale)
11
Perché riconoscere l’apprendimento non formale ed informale? Opportunità e punti di forza
L’apprendimento sviluppato in contesti informali e
non formali ha sempre giocato un ruolo
importante nello sviluppo delle competenze
professionali ma ha raramente ricevuto lo stesso
livello di accettazione dell’apprendimento
sviluppato in contesti formali.
In molti paesi le competenze che vengono
acquisite attraverso l’apprendimento non formale
e informale e, quindi, non sono “provate” da titoli,
non vengono considerate come competenze
acquisite perché non hanno le impostazioni
dell’apprendimento formale.
Negli ultimi anni tuttavia il riconoscimento e la
validazione dell’apprendimento non formale e
informale, in particolare di quello sviluppato sul
luogo di lavoro, stanno ricevendo sempre più
attenzione a livello europeo perché sono visti
come un modo per potenziare il Lifelong e Lifewide
Learning (apprendimento permanente).
Il riconoscimento delle competenze derivanti
dall’apprendimento in contesti informali o non
formali è una questione molto importante per le
rappresentanze dei lavoratori, in quanto tale
riconoscimento riveste particolare rilevanza
proprio per i lavoratori non qualificati o poco
qualificati, i più colpiti da precariato,
disoccupazione e bassi salari.
L’obiettivo del processo di riconoscimento è quello
di consentire alle persone di vedersi riconosciute e
valorizzate tutte le competenze acquisite nelle
diverse situazioni di vita e di lavoro.
Se il processo viene realizzato nel rispetto dei
requisiti e dei criteri definiti dalla normativa
nazionale ai fini del conseguimento di validazioni e
certificazioni3, è possibile porre le condizioni per la
personalizzazione dei percorsi di sviluppo e di
apprendimento in ambito formale, offrendo alle
persone la possibilità di collocarsi nei diversi
sistemi – del lavoro, dell’istruzione e della
formazione - secondo i propri bisogni e avendo
riconosciuto gli apprendimenti acquisiti nei diversi
contesti di vita e di lavoro.
La partecipazione a processi di riconoscimento e di
validazione può contribuire a rafforzare il
lavoratore nel quadro dei percorsi e delle
transizioni professionali future, specie in situazioni
di crisi e in un mercato del lavoro sempre più
frammentato.
Può inoltre rafforzare la motivazione degli individui
nei confronti dell’apprendimento permanente,
facendo emergere l’esigenza ed il desiderio di
fruire di ulteriori offerte formative, sia in ambito
formale e correlate al conseguimento di specifiche
certificazioni o qualificazioni, sia in ambito non
formale ed informale, correlate a specifiche
esigenze di aggiornamento e specializzazione,
anche attraverso mirate esperienze professionali,
3 Si vedano i capitoli dedicati alla spiegazione della terminologia ed al quadro normativo nazionale.
12
Le competenze, a prescindere dal contesto in cui
l’apprendimento si è prevalentemente realizzato,
sono ritenute fattore strategico per la
competitività delle aziende.
Mettere in trasparenza le competenze in possesso
dei lavoratori pone l’azienda in condizione di
avvalersi del know how necessario per affrontare
le sfide competitive di un mercato sempre più
globalizzato e di intraprendere percorsi di formativi
e di sviluppo mirati.
Più specificamente dal punto di vista dell’azienda,
l’utilizzo di procedure di riconoscimento e
validazione degli apprendimenti comunque
acquisiti dai lavoratori:
⋅ può aiutare ad identificare e meglio disporre le
competenze nei processi produttivi, mettendo in
luce anche eventuali opportunità di sviluppare
innovazione come risultato dei processi di analisi
e riflessione sulle prassi aziendali attivati;
⋅ può incrementare la motivazione ed il senso di
appartenenza dei lavoratori;
⋅ può aiutare a identificare le carenze di
competenze e a configurare percorsi formativi e
di sviluppo professionale mirati, personalizzati ed
efficaci, evitando sprechi in termini di tempi e
costi sia per l’azienda che per il lavoratore.
Gruppi target
Chi può beneficiare del riconoscimento e della
validazione delle competenze acquisite in contesti
informali e non formali?
Ne possono beneficiare in generale gli individui con
esperienza professionale come:
⋅ Lavoratori non/poco-qualificati. Può consentire
in particolare di sviluppare percorsi personalizzati,
basati sul riconoscimento di crediti formativi
nell’ambito del sistema di istruzione e di
formazione formale, accrescere l’occupabilità,
ridurre il rischio di disoccupazione, porre le basi
per sviluppi in termini di inquadramento
contrattuale e retributivo
⋅ Immigrati. Può consentire in particolare di
sviluppare percorsi volti al riconoscimento delle
qualifiche acquisite in altri paesi, incrementare la
mobilità, accrescere l’occupabilità, ridurre il
rischio di disoccupazione, porre le basi per
sviluppi in termini di inquadramento contrattuale
e retributivo) ,
⋅ Lavoratori esperti. Può consentire in particolare
di accrescere l’occupabilità, valorizzare
l’apprendimento sviluppato nei diversi contesti,
riconoscere il Lifelong e Lifewide Learning,
sviluppando percorsi di carriera mirati
⋅ Lavoratori interessati a conseguire titoli nel
sistema di formazione e di istruzione formale. La
validazione può consentire di sviluppare percorsi
formativi personalizzati, facilitare l’accesso
all’istruzione ed alla formazione superiore .
⋅ Lavoratori qualificati. Può consentire di favorire
la mobilità transnazionale e lo sviluppo di
percorsi formativi e di carriera personalizzati.
Gli spunti per le rappresentanze aziendali per
supportare il riconoscimento e la validazione dei
processi di apprendimento non formale ed
informale in ambito aziendale sono riportati nel
capitolo relativo ai campi di azione.
13
A cosa fare attenzione? Criticità, rischi e sfide
Il riconoscimento, la validazione e la certificazione
dell’apprendimento non formale e informale
rispondono al diritto di ogni persona di vedere
riconosciuti le proprie competenze, comunque ed
ovunque acquisite, in un quadro di apprendimento
permanente e di valorizzazione e sviluppo del
capitale umano.
Tuttavia non basta disporre di un diritto per farlo valere.
L’Italia, come molti altri stati europei, non ha
ancora sviluppato sistemi, dispositivi e procedure
sufficientemente consolidati, formalizzati e
condivisi per la validazione e la certificazione delle
competenze acquisite in contesti non formali ed
informali.
Recenti ricerche4 evidenziano come i lavoratori
italiani non sembrino avere particolare
comprensione e/o interesse per le potenzialità
della validazione degli apprendimenti non formali
ed informali, né desiderino avvalersene.
La validazione dell’apprendimento non formale e
informale a supporto dello sviluppo di percorsi
personalizzati nel sistema dell’istruzione e della
4
“Attori, pratiche e sfide dell’apprendimento non formale e informale e della sua validazione in Europa” Rapporto di sintesi per la Confederazione europea dei sindacati con il sostegno della Commissione europea, luglio 2012
formazione formale può d’altra parte generare
tensioni e confusione.
I diversi attori di tale sistema possono essere
riluttanti a validare le competenze acquisite in
contesti non formali o informali in quanto questo
può essere percepito come potenzialmente in
grado di mettere a repentaglio il ruolo ed il valore
del sistema di istruzione e formazione formale.
Ciò provoca talvolta anche la sfiducia dei soggetti
sociali e politici che vigilano sulla parità di accesso
all’istruzione formale e sulla qualità delle attività
formative.
Dal punto di vista dell’azienda, l’utilizzo di
procedure di riconoscimento e validazione degli
apprendimenti comunque acquisiti dai lavoratori
può trovare alcune resistenze legate al fatto che:
- può far aumentare le aspettative rispetto ad
ulteriori opportunità formative e/o di
certificazione e/o può creare le condizioni per
una richiesta di incrementi di livello
contrattuale e/o salariale da parte dei
lavoratori le cui competenze siano state
validate;
- può scontrarsi con un approccio
tradizionalmente ancorato ad una cultura della
valutazione degli apprendimenti formali;
- le procedure di riconoscimento e validazione
sono spesso percepite come caratterizzate da
lungaggine e complessità;
- la molteplicità dei riferimenti concettuali e
metodologici connessi al know how relativo alle
procedure di riconoscimento e validazione, così
come la mancanza di un quadro di riferimento
14
normativo preciso, può ostacolare
l’individuazione di procedure e strumenti
affidabili.
Le grandi aziende spesso realizzano le proprie
pratiche interne di riconoscimento e sviluppo delle
competenze, senza però essere interessate alla
loro validazione, che fornisce ai lavoratori risorse
utilizzabili sul mercato del lavoro al di fuori
dell'azienda.
Il coinvolgimento delle piccole e piccolissime
aziende nei processi di validazione resta
complicato per una serie di motivi: ostacoli pratici,
organizzativi e finanziari, mancanza di sensibilità
dei manager alle questioni legate alle competenze,
distanza rispetto ai dispositivi istituzionali.
Le sfide sono ancora molteplici ai fini dello sviluppo
di un quadro di riferimento nazionale rispetto al
riconoscimento ed alla validazione
dell’apprendimento non formale e informale
all’interno di un sistema più ampio di
regolamentazione ed integrazione dei sistemi
dell’istruzione, della formazione professionale e
del mercato del lavoro.
A livello tecnico metodologico occorre
perfezionare e consolidare metodi e strumenti di
valutazione e procedure e dispositivi di
riconoscimento, validazione e certificazione in
grado di far emergere e cogliere nella loro
ricchezza le competenze acquisite nei diversi
contesti di apprendimento.
A livello politico-istituzionale occorre sviluppare
ulteriore consapevolezza e sensibilizzazione
rispetto al tema dell’apprendimento permanente,
nel senso del riconoscimento e della valorizzazione
di tutte le attività intraprese dalle persone in modo
formale, non formale e informale, nelle varie fasi
della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le
capacità e le competenze, in una prospettiva di
crescita personale, civica, sociale e occupazionale.
15
L’aspetto normativo: possibilità di validazione e certificazione
La situazione in Europa
Riconoscendo l’importanza dell’apprendimento
che si realizza al di fuori del sistema di istruzione e
di formazione formale, il Consiglio europeo nel
2004 ha adottato principi comuni per la validazione
dell’apprendimento non-formale e informale.
Questi principi sono stati aggiornati nel 2012. Il
CEDEFOP ha compilato un report dettagliato sulla
definizione, la comprensione e la pratica della
validazione in Europa.
La situazione in Europa rimane tuttavia eterogenea.
Alcuni paesi non hanno ancora sviluppato veri e
propri sistemi di validazione e certificazione
dell’apprendimento informale e non formale e
sono molto centrati sull’apprendimento formale,
mentre altri hanno quadri di riferimento normativo
e sistemi e dispositivi efficaci e consolidati.
I diversi sistemi di validazione e certificazione
utilizzati in Europa possono fungere da esempi di
buone pratiche ma non sono sempre trasferibili da
un paese all’altro perché fanno riferimento e sono
inseriti in sistemi di istruzione e formazione
professionale nazionali che si differenziano in
modo anche significativo da paese a paese.
Questo è il motivo per il quale ci concentriamo
sulla situazione italiana, illustrando il quadro di
riferimento normativo e fornendo degli esempi
relativi a sperimentazioni ed iniziative di
riconoscimento e validazione sviluppate in diversi
contesti.
La situazione nazionale e provinciale
Il 16 gennaio 2013 è stato approvato il Decreto
legislativo che ha per titolo: “Definizione delle
norme generali e dei livelli essenziali delle
prestazioni per l'individuazione e validazione degli
apprendimenti non formali e informali e degli
standard minimi di servizio del sistema nazionale di
certificazione delle competenze”.
Il Decreto definisce:
⋅ i principi e le caratteristiche del Sistema
nazionale di certificazione delle competenze;
⋅ i livelli essenziali delle prestazioni e gli standard
minimi di servizio del Sistema nazionale di
certificazione delle competenze;
⋅ le linee di sviluppo del repertorio nazionale dei
titoli di istruzione e formazione e delle
qualificazioni professionali.
Il Decreto arriva al termine di un ricco dibattito e
un sostanziale accordo tra tutte le istituzioni e gli
attori sociali sull’importanza di validare gli
apprendimenti acquisiti in contesti non formali e
informali e delinea il percorso per lo sviluppo e
l’istituzionalizzazione di un Sistema nazionale di
validazione e certificazione delle competenze
comunque acquisite.
In questi anni infatti le istituzioni nazionali e
regionali, il Ministero dell’Istruzione dell’Università
e della Ricerca, il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali, le parti sociali a livello nazionale
nonché i rappresentanti delle Regioni hanno, in più
occasioni, cercato di stabilire un insieme di
16
standard di riferimento per condividere e
armonizzare le pratiche di certificazione delle
competenze e per promuovere iniziative di
validazione dell’apprendimento non formale e
informale.
Al momento attuale tuttavia la formalizzazione e
l’implementazione di sistemi istituzionali e
dispositivi per la validazione dell’apprendimento
non formale e informale in Italia ha assunto una
forma compiuta solo a livello regionale.
Se ormai tutte le Regioni italiane si sono poste, più
o meno formalmente, il problema di come
assicurare e garantire a tutti i cittadini
l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita
(Lifelong e Lifewide Learning) e la possibilità di
sviluppare professionalità e valorizzare le proprie
competenze ovunque e comunque acquisite, le
soluzioni intraprese presentano un diverso livello
di sviluppo e avanzamento.
È possibile individuare tre livelli nell’approccio al
tema della validazione degli apprendimenti sulla
base dei quali raggruppare le esperienze e il punto
di vista delle diverse Amministrazioni regionali:
⋅ livello 1: la strategia non è ancora formalizzata
e/o normata e la validazione viene sperimentata
nell’ambito di specifici progetti, programmi,
tipologie e filiere formative. È il caso dell’Abruzzo,
della Basilicata, della Calabria, della Campania,
del Friuli Venezia Giulia, del Molise, della
Provincia Autonoma di Bolzano, della Puglia,
della Sardegna e della Sicilia;
⋅ livello 2: la strategia è stata formalizzata e/o
normata all’interno di un sistema regionale di
validazione e certificazione ma non ancora
implementata. È il caso del Lazio, della Liguria,
della Provincia Autonoma di Trento, delle Marche
e del Veneto. Queste Amministrazioni Regionali
hanno dato corpo alla strategia di validazione
attraverso decreti e delibere formali ma non
hanno ancora avviato attività di implementazione
degli stessi;
⋅ livello 3: la strategia è stata formalizzata e/o
normata all’interno di un sistema regionale di
validazione e certificazione e sono state
realizzate specifiche sperimentazioni. È il caso
dell’Emilia Romagna, della Lombardia, del
Piemonte, della Toscana, dell’Umbria e della
Valle d’Aosta. Queste Amministrazioni Regionali
stanno attualmente sperimentando ed
implementando dispositivi di validazione degli
apprendimenti non formali ed informali
all’interno di più complessivi Sistemi regionali di
certificazione.
La Provincia autonoma di Trento ha emanato nel
luglio del 2013 la Legge Provinciale n.10 che
delinea orientamenti e linee guida per lo sviluppo
di un sistema provinciale di validazione e
certificazione delle competenze comunque ed
ovunque acquisite.
La Provincia inoltre ha inoltre affrontato il tema
specifico della validazione degli apprendimenti
acquisiti in contesti non formali ed informali
attraverso specifiche implementazioni e
sperimentazioni settoriali. In particolare,
esperienze di validazione sono state attuate
nell’apprendistato professionalizzante,
nell’educazione degli adulti, in specifici Programmi
europei finanziati con il FSE e nel volontariato.
Di seguito sono brevemente descritte le
sperimentazioni realizzate nel corso degli ultimi
anni e cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo:
⋅ la sperimentazione di un metodo di validazione
delle competenze e del Libretto formativo.
La Provincia Autonoma di Trento, con il
finanziamento del Fondo Sociale Europeo ha
partecipato alla sperimentazione nazionale del
Libretto formativo del cittadino, introdotto con il
Decreto n. 276 del 2003 e che costituisce
attualmente l’unico modello condiviso a livello
nazionale, finalizzato a documentare le
competenze acquisite dai cittadini in contesti di
apprendimento formali, non formali e informali,
lungo tutto l’arco della loro vita.
17
In concreto, la sperimentazione (2005-2008) è
stata condotta sul territorio trentino con l’intento
di verificare l’utilità del Libretto rispetto ad un
campione numericamente ridotto ma
rappresentativo delle molteplici tipologie di
potenziali destinatari (operai, apprendisti,
qualificati, diplomati, laureati, personale in
mobilità, persone intenzionate a cambiare
lavoro).
Durante il progetto si è provato anche a
sperimentare un metodo di validazione degli
apprendimenti.
Il progetto si è rivelato anche l’occasione per
fornire agli Enti di formazione riferimenti teorici e
suggerimenti operativi utili a tradurre in
competenze i saperi trasmessi durante i vari
momenti formativi, in un ottica di effettiva
spendibilità degli apprendimenti nel mondo del
lavoro.
Il Libretto è ora previsto anche per gli interventi a
supporto della mobilità professionale e al
termine della formazione in apprendistato;
⋅ la sperimentazione della validazione delle
competenze in corsi post diploma cofinanziati
dal Fondo Sociale Europeo. L’idea è stata quella
di percorrere la strada della certificazione delle
competenze e di iniziare a testare la fase di
validazione in alcuni corsi FSE. Accanto al
progetto ordinario relativo a ciascun percorso
formativo si è realizzato un progetto parallelo,
riscritto secondo il framework europeo.
Si è adottato un modello di supplemento di
validazione che nella prima parte doveva
contenere l’anagrafica standard, nella seconda
parte le esperienze individuali dei corsisti (es.
stage) quindi il livello EQF ed il percorso
formativo descritto in termini di competenze, con
i moduli realizzati, la descrizione degli
accertamenti effettuati e delle prove sostenute.
Per quanto concerne le competenze maturate
inoltre, articolate per conoscenze e abilità,
all’interno del livello EQF, si sono inseriti i
seguenti gradi: base, intermedio e avanzato, che
hanno messo in rilievo gli aspetti relativi
all’autonomia, alla padronanza e alla
consapevolezza.
La sperimentazione sui corsi postdiploma FSE ha
previsto le seguenti fasi: 1) identificazione delle
competenze; 2) accertamento tramite evidenze;
3) valutazione; 4) attestazione. Tale
sperimentazione è in fase di estensione a tutti i
corsi postdiploma, postlaurea e di formazione
permanente dell’annualità 2012 - 2013. Infatti
nel corso del 2012 uno specifico bando ha
previsto proprio la progettazione per
competenze. Nel corso del 2013 sono stati
attivati 42 percorsi formativi articolati per
competenze, con il coinvolgimento di oltre 600
utenti a cui verrà consegnato un documento di
riconoscimento degli apprendimenti;
⋅ la sperimentazione “Progetto Energia: specialisti
nell’uso efficiente dell’energia”. L’Associazione
Artigiani ha realizzato, grazie al cofinanziamento
del Fondo Sociale Europeo, il Progetto Energia,
un’iniziativa formativa dedicata all’area
dell’efficienza energetica, rivolta a cinque
specializzazioni della filiera edile (costruttori edili,
serramentisti, carpentieri in legno, termoidraulici
ed elettricisti). L’iniziativa è stata realizzata in
stretta collaborazione con il Distretto tecnologico
trentino Habitech. L’obiettivo condiviso del
progetto è stato quello di descrivere un profilo di
specializzazione che mettesse in luce le
competenze comuni a tutte le figure coinvolte e
le competenze specifiche legate alla singola
specializzazione.
A fine progetto, i partecipanti hanno avuto un
documento in cui si attestano capacità e
conoscenze corrispondenti alle aree di
competenza previste.
Ad uno sguardo generale, si può affermare che
tutte le Regioni italiane hanno avviato riflessioni,
azioni e iniziative, più o meno formalizzate, per
valorizzare e affermare il principio della validazione
degli apprendimenti non formali e informali.
Nei prossimi anni, anche per effetto del Dlgs n.
13/2013 tutte le Regioni dovranno arrivare a
formalizzare dispositivi di validazione degli
18
apprendimenti non formali e informali all’interno
di un sistema più ampio di regolamentazione dei
sistemi dell’istruzione, della formazione
professionale e del mercato del lavoro, integrando
tali sistemi sia con strumenti a valenza nazionale
(per esempio il Libretto formativo del cittadino) sia
con strategie e orientamenti di respiro europeo5.
Nella fase transitoria, in attesa della definizione di
un sistema nazionale di riconoscimento,
validazione e certificazione delle competenze, a
livello aziendale le rappresentanze sindacali
potrebbero puntare a definire degli accordi volti sia
a mettere in trasparenza le competenze non
formali e/o informali dei lavoratori e a sviluppare
percorsi formativi coerenti con le evidenze
delineate, sia ad attivare progetti ed iniziative
sperimentali volte alla validazione e certificazione
di tali competenze nel quadro degli orientamenti e
delle opportunità caratterizzanti gli specifici
contesti regionali/provinciali6.
Esempi di buone pratiche7
Non sempre è possibile inquadrare con chiarezza
sul piano metodologico le prassi, diffusissime a
livello aziendale, di mappatura, valutazione e
gestione delle competenze. Sono state assunte
quali pratiche di validazione i processi che
prevedevano:
⋅ una fase di analisi/ricostruzione dell’esperienza
individuale;
⋅ l’utilizzazione di un repertorio di standard o
referenziali professionali di riferimento;
⋅ una fase di accertamento/valutazione delle
competenze;
⋅ un atto conclusivo di validazione o attestazione.
5 Isfol, Validazione delle competenze da esperienza: approcci e pratiche in Italia e in Europa, a cura di Elisabetta Perulli, collana “I libri del Fondo Sociale Europeo”, Roma, 2011. 6 Si veda il capitolo dedicato a campi di azione.
7 Isfol, Validazione delle competenze da esperienza:
approcci e pratiche in Italia e in Europa, a cura di Elisabetta Perulli, collana “I libri del Fondo Sociale Europeo”, Roma, 2011.
Naturalmente la maggior parte delle prassi
aziendali di valutazione delle competenze non
hanno tutte queste caratteristiche –spesso
mancano del quarto, finalizzato alla portabilità
esterna di quanto riconosciuto - poiché non sono
centrate in prevalenza sul vantaggio per l’individuo
in quanto è l’azienda il “cliente” principale.
Benefici
Tra gli aspetti positivi evidenziati da parte delle
imprese che hanno adottato un sistema di
validazione (o che, in alternativa, non lo hanno
ancora adottato ma ne sono a conoscenza ed
intendono avvalersene in un prossimo futuro), vi è
in primo luogo sicuramente la possibilità di
delineare piani di formazione individualizzata
rivolti al personale le cui competenze sono oggetto
di validazione. La progettazione dei piani formativi
individuali viene infatti delineata a partire da un
eventuale gap tra le competenze attese e le
competenze effettivamente espresse dal
lavoratore nell’espletamento della sua attività
lavorativa. Ulteriore elemento da sottolineare
legato al sistema di valutazione è la finalizzazione
dell’azione ad uno sviluppo concreto
dell’occupabilità dei lavoratori, legato alla
costruzione, assieme al lavoratore, di un progetto
per la sua crescita professionale, cui è connesso un
piano individuale di sviluppo di un percorso
formativo personalizzato.
Criticità
Appare frequente la resistenza all’utilizzo del
sistema di validazione per via dei costi e dei tempi
previsti di gestione, in assenza di risorse dedicate
non aziendali.
Dal punto di vista dell’applicazione concreta del
sistema e dei dispositivi, altre criticità appaiono
legate al fatto che gli standard professionali
rispetto ai quali i risultati di apprendimento
vengono analizzati sono spesso molto specifici
(talvolta possono anche comportare informazioni
di natura riservata e non divulgabili) e le
competenze validate sono quindi fortemente
“contestualizzate” all’interno della singola azienda.
19
Ciò comporta alcune difficoltà rispetto all’effettiva
utilizzabilità da parte delle aziende dei diversi
repertori prodotti in questi ultimi anni nell’ambito
del processo di definizione del sistema nazionale di
standard professionali. Tali repertori appaiono
spesso di difficile raffronto con gli standard di
competenza aziendali o per carenza di profilo di
riferimento, o per farraginosità del processo di
ricerca e compilazione dello stesso.
La disponibilità delle aziende ad intraprendere
azioni di validazione delle competenze sembra
focalizzarsi soprattutto a sostegno di lavoratori in
fase di ricollocazione lavorativa, piuttosto che
rispetto ad un’applicazione generalizzata della
valutazione/validazione delle competenze di tutti i
lavoratori.
Di seguito sono brevemente descritti alcuni esempi
di buone pratiche.
A) Il sistema FORMEDIL: Procedimento
operativo per la valutazione e
attestazione delle competenze
nell’edilizia
Governance
Negli anni 2005-2006 Formedil, Ente nazionale per
l'addestramento professionale nell'edilizia, si è
dotato di un procedimento operativo per la
valutazione delle competenze composto di due
parti tra di loro integrate.
La prima parte è rivolta alla attestazione di
competenze acquisite nell’ambito dei percorsi
formali (in specifico erogati dagli Enti scuole edili,
specializzati nella formazione nel settore).
La seconda parte è rivolta all’attestazione degli
apprendimenti comunque acquisiti.
Il procedimento di valutazione e attestazione delle
competenze si avvale di un sistema unitario di
standard del settore edile le cui componenti
integrate sono:
⋅ il Repertorio Competenze del settore costruzioni;
⋅ il Repertorio Didattico della formazione di
settore;
⋅ il Libretto personale di formazione professionale
edile;
⋅ la Banca dati della formazione per il settore delle
costruzioni;
⋅ il Procedimento operativo per la valutazione e
attestazione delle competenze e registrazione nel
Libretto personale del lavoratore.
Per la componente del procedimento finalizzato
alla valorizzazione delle competenze acquisite in
contesti non formali e informali, il servizio è rivolto
ai seguenti target:
1. lavoratori che richiedono l'attestazione di
competenze pregresse, comunque acquisite,
per l’ingresso o il reingresso nel mercato del
lavoro o per migliorare il loro posizionamento
in esso;
2. lavoratori che richiedono una valutazione delle
competenze per inserirsi in un percorso
formativo (ricevendo crediti o dimostrando il
possesso dei prerequisiti necessari per
l’accesso), o per individuare percorsi di sviluppo
degli apprendimenti per una migliore
professionalizzazione, per accompagnare
prospettive di evoluzione di carriera, ecc.
Metodologia
Il procedimento di valutazione e attestazione delle
competenze prevede la responsabilità del servizio
in capo alle Scuole edili.
I ruoli e le professionalità coinvolte sono:
1. Tutor/consulente
⋅ per supportare il soggetto per la selezione,
preparazione e raccolta delle evidenze;
⋅ per effettuare la valutazione dell’attinenza delle
evidenze (sottoscrive la validità delle evidenze,
valutando quindi l’ammissibilità e la coerenza
della documentazione ai fini dell’accertamento e
dell’accreditamento);
20
⋅ per sostenere i soggetti in particolare difficoltà
(es. stranieri con scarsa conoscenza della lingua
italiana e/o provenienti da esperienze formative
e di vita che richiedano una rielaborazione per
l’utilizzo ai fini dell’identificazione delle
competenze sulla base del sistema di Unità di
competenze del Repertorio settoriale).
2. Esperto di settore per l’accertamento tramite
evidenze
⋅ possiede competenze riferibili agli ambiti di
attività o anche a specifiche qualifiche, maturate
nel lavoro o nelle professioni;
⋅ analizza le evidenze, ne valuta la esaustività in
riferimento a specifiche competenze (il
riferimento è agli standard del Repertorio delle
competenze del settore) ed, eventualmente, se
opportuno in caso di non sufficiente espressività
delle evidenze, tramite un colloquio
approfondisce l’expertise e accerta la
padronanza degli standard.
La convalida del procedimento e delle competenze
validate è in capo al Direttore della Scuola edile
(nel Libretto risulta la Scuola che ha effettuato il
procedimento).
Questa stessa procedura ha trovato ambiti specifici
di applicazione in due campi oggetto di Progetti
Strutturali di riconversione Formedil. Tali Progetti
hanno impegnato nel 2010 Gruppi di lavoro
composti dai rappresentanti di diverse Scuole edili
che hanno definito e presentato per l’approvazione
alle parti sociali “Linee guida” e ”Modelli operativi”.
In particolare, si tratta della valutazione e
attestazione delle competenze:
⋅ nell’ “apprendistato professionalizzante”, inteso
come percorso misto di componenti di
formazione esterna e di apprendimenti in
contesti di lavoro;
⋅ nei ”piani di sviluppo professionale – PSP”, quale
nuovo servizio (previsto nei CCNL del 2008) di
accompagnamento allo sviluppo delle
competenze e alla crescita professionale dei
lavoratori ai diversi livelli. Il servizio prevede la
condivisione di un traguardo professionale (dove
possibile tramite un patto a tre - impresa,
lavoratore e Scuola – e in altri casi un patto a due
– persona disoccupata e Scuola) e la costruzione
di un percorso personalizzato, basato
sull’identificazione iniziale delle competenze e
strutturato di momenti di formazione formale,
lavori di progetto, accompagnamento, supporto
all’autovalutazione, counselling, valutazione e
registrazione delle competenze sul Libretto del
lavoratore edile riconosciuto in tutto il Paese.
Il modello/dispositivo applicato
Secondo l’impianto originario, il modello è unitario:
propone principi, regole di base, sistemi di
standard e, approcci sia per la valutazione delle
competenze da percorsi formali sia per la
valutazione degli apprendimenti acquisiti in altri
percorsi, differenziando singoli aspetti procedurali
a seconda del target e del fabbisogno dell’utente.
In specifico, è prevista una diversificazione del
servizio di validazione per persone interessate ad
una attestazione delle competenze pregresse per
la valorizzazione nel mercato del lavoro e per
persone interessate invece ad un accertamento
delle competenze per l’ingresso in percorsi
formativi.
Caso 1 - Lavoratori che richiedono la validazione
di competenze pregresse per la valorizzazione nel
mercato del lavoro
Il procedimento si articola in una sequenza che
prevede l’acquisizione di evidenze, l’accertamento
tramite le evidenze e l’attestazione delle
competenze. In specifico:
A) acquisizione delle evidenze e organizzazione
delle stesse. Tramite colloquio iniziale, a
carattere informativo e orientativo, vengono
individuate/esplicitate le competenze che
possono essere supportate da evidenze e viene
consegnato il “piano di raccolta
documentazione”. È previsto un eventuale
supporto personale nel processo di reperimento.
Nel Dossier delle evidenze vengono raccolti
documenti di diversa natura che comprovano il
21
possesso delle competenze potenzialmente
oggetto di validazione. Costituiscono evidenze
riconosciute:
- per le esperienze di istruzione/formazione: titoli
di studio, certificazioni o attestazioni formative,
attestati di esperienze formative interrotte o in
corso, attestati di conoscenze e competenze
acquisite;
- per le esperienze di lavoro: contratti di lavoro,
dichiarazioni dei datori di lavoro, referenze
diverse, anche di colleghi; prodotti realizzati;
testimonianze; autodichiarazioni;
- per le esperienze di tirocinio, volontariato o
altro: documentazione formale relativa alle
esperienze, attività svolte, conoscenze e
competenze acquisite;
B) accertamento delle competenze tramite
valutazione delle evidenze. A distanza di tempo
utile per il reperimento delle evidenze,
nell’ambito di un colloquio vengono analizzate e
valutate le evidenze raccolte nel Dossier.
In specifico viene verificato che le evidenze non
presentino errori e che siano presentate secondo
le modalità previste; che siano correlabili alle
unità di competenza valutate; che siano in grado
di garantire una ”copertura” esaustiva degli
indicatori previsti dallo standard di riferimento.
La valutazione delle evidenze può, in caso di
necessità, essere completata da approfondimenti
tecnici atti a dare credito e a completare la
documentazione prodotta.
C) attestazione delle competenze e registrazione
nel Libretto personale del lavoratore edile.
Per le competenze il cui possesso viene
comprovato dalle evidenze viene rilasciata una
specifica attestazione. Le competenze vengono
registrate nel Libretto formativo del Lavoratore
edile. Il Libretto è un esito di stampa della Banca
dati nazionale dell’edilizia, nella quale vengono
registrati i lavoratori che hanno avuto accesso a
un’offerta formativa presso una delle circa 100
Scuole edili del territorio nazionale. Ad ogni
nuova esperienza formativa e di convalida la
Banca dati viene aggiornata. Il Libretto può
essere ristampato ad ogni aggiornamento e
consegnato al lavoratore che può dimostrare di
avere seguito la formazione obbligatoria (le 16
ore sulla sicurezza prima di accedere in cantiere),
la formazione in apprendistato se assunto con
questo tipo di contratto, la formazione richiesta
da norme cogenti per l’acquisizione di specifiche
attestazioni/abilitazioni (macchine movimento
terra, gru e apparecchiature di sollevamento,
ponteggi, ecc.). Viene garantito un servizio di
supporto individuale (tramite ulteriori colloqui, o
tramite telefono o mail) di carattere tecnico,
rivolto cioè alla soluzione di questioni inerenti il
reperimento delle evidenze, l’eventuale
sostituzione con altri documenti, ecc.
Caso 2 - Lavoratori che richiedano una valutazione
delle competenze per inserirsi in un percorso
formativo al fine di ricevere crediti formativi o
dimostrare prerequisiti
Nel caso specifico nel quale la validazione serva per
l’accesso a percorsi formativi, per il riconoscimento
di crediti formativi e per prefigurare programmi
per lo sviluppo delle competenze professionali, il
procedimento previsto è più “leggero”.
Il lavoratore viene informato dell’opportunità
offerta e in un colloquio specifico vengono valutate
le documentazioni che comprovano le esperienze
attraverso le quali le competenze attinenti al
percorso formativo possono essere state maturate
e vengono effettuati approfondimenti specifici dei
saperi che si richiede di validare.
Viene raccomandata “l’ottica di servizio” e non
un ”approccio censorio ”.
Viene poi compilato un ”verbale di valutazione e di
accreditamento“ che attesta le competenze riferite
al percorso che vengono accreditate e la forma
dell’accredito e che viene inserito nel ”Dossier del
percorso formativo” insieme con la
documentazione utilizzata per supportare il credito.
Il ”Dossier del percorso formativo “’ è uno
strumento in cui si raccoglie, oltre alla
documentazione iniziale, il vissuto corsuale
22
dell'allievo (calendari, test e prove in itinere,
valutazioni di singole unità di competenza, lavori
svolti dall’allievo, ecc.) ed ha una funzione
sostanziale per la valutazione finale del percorso.
Validazione e registrazione
La trascrizione delle competenze valutate e
convalidate avviene nella “Banca dati formazione”
da cui può essere stampato il “Libretto formativo
del lavoratore edile”.
Il Libretto registra nella prima pagina i percorsi
formativi seguiti e nella seconda le competenze
conseguite grazie alla formazione.
Il Libretto prevede ad oggi la possibilità di
registrare competenze acquisite grazie a percorsi
non formali e informali.
La responsabilità e l’ambito di validità del sistema
sopra esposto hanno valore su scala nazionale per
gli attori che volontariamente lo adottano: le
Scuole edili del sistema Formedil, le Imprese di
riferimento, le Organizzazioni datoriali e dei
lavoratori che vi partecipano.
B) REAR WINDOW: La validazione delle
competenze per il settore della
meccanica
Il Progetto pilota “Rear Window – Transparent
Qualifications in the Engineering Sector” è nato
con l’intento di rispondere alla necessità di
riconoscere e validare le competenze acquisite in
via informale e non formale nel settore meccanico
e metallurgico.
È stato realizzato tra il 2006 e il 2008 nell’ambito
del Programma Leonardo da Vinci. Il progetto ha
proposto l’elaborazione di strumenti e metodi per
il riconoscimento delle competenze e delle
qualifiche dei lavoratori del settore meccanico,
anche stranieri o in mobilità, sia occupati che
disoccupati, in possesso di qualifiche o meno. A
favore di questo target sono stati attivati 70
percorsi di messa in trasparenza e registrazione.
Nello specifico, “Rear Window” si è proposto di:
⋅ creare, nei paesi coinvolti, dispositivi e strumenti
finalizzati al confronto del sistema di qualifiche,
regionali e nazionali, disponibili per l’area di
riferimento;
⋅ creare e sperimentare un dispositivo per la
messa in trasparenza e la validazione delle
competenze inerenti al settore metalmeccanico,
acquisite in contesti di apprendimento informale
e non formale.
Metodologia
La metodologia sviluppata per il riconoscimento
delle competenze si è articolata in tre fasi
principali:
- una prima fase di sensibilizzazione e
orientamento degli utenti, che ha previsto alcuni
colloqui e la predisposizione di un Dossier delle
competenze;
- una fase di valutazione delle competenze
acquisite dagli utenti, con raccolta di evidenze e
successivo report di valutazione;
- una terza fase di validazione delle competenze,
con registrazione delle competenze verificate.
Validazione e certificazione
I percorsi di messa in trasparenza e validazione
sperimentati sono stati rivolti a lavoratori del
settore meccanico e a persone disoccupate che
intendessero inserirsi in tale ambito e che fossero
in possesso di titoli formali quali diplomi, lauree e
qualifiche, ma anche a persone prive di attestazioni
ufficiali, il cui bagaglio di competenze acquisite
nell’esperienza lavorativa fosse comunque
riconducibile a quello delle sette figure
professionali individuate ed analizzate in fase di
modellizzazione del dispositivo di validazione.
Quanto agli attori principali del processo, designati
dagli organismi che hanno curato le azioni di
riconoscimento delle competenze, essi sono stati:
23
⋅ gli Orientatori, nella fase di sensibilizzazione e
orientamento degli utenti;
⋅ l’Orientatore e il Valutatore nella fase di
valutazione della storia del candidato e delle
evidenze prodotte;
⋅ i membri della Commissione di riconoscimento
designata in ciascun paese nel quale sono state
promosse le azioni di validazione, per la fase di
rilascio e registrazione del riconoscimento
conseguito dall’utente.
Il Modello elaborato a monte delle attività di
sperimentazione ha previsto quale esito finale del
processo di validazione il rilascio di un Certificato di
qualifica professionale nel caso in cui tutte le
competenze richieste dalla qualifica fossero state
validate o, in alternativa, di un Certificato di
competenze nel caso in cui fosse stato possibile
validare solo alcune competenze.
In conclusione, “Rear Window” ha realizzato un
dispositivo di validazione efficace ed
estremamente flessibile: infatti, durante la
sperimentazione i partner coinvolti hanno potuto
adattare alcune fasi ed alcuni strumenti del
Modello alle specifiche condizioni nazionali o
regionali. Quanto alla valutazione che i beneficiari
diretti hanno fatto dell’esperienza, dai report del
progetto è emerso che effettivamente essi hanno
trovato utile il Modello di validazione messo a
punto, giudicandolo adeguato ad evidenziare i
punti di forza della propria storia professionale.
C) Highlight the Competences:
Trasferimento di competenze e
professionalità delle imprese cooperative
operanti nel settore dei servizi
Il progetto “Highlight the Competences”,
comprendente importanti organizzazioni
rappresentative delle cooperative di servizi e
istituzioni pubbliche, tra le quali la Regione Umbria,
è stato realizzato dal 2007 al 2009, nel quadro
della priorità 4 “European credit transfer for VET”
del sottoprogramma Leonardo da Vinci.
Il progetto è incentrato nel settore dei servizi
articola tutta la sperimentazione sulla figura del
Site Supervisor in Cleanings “Responsabile di
commessa/cantiere nel settore delle pulizie” e
mira a contribuire allo sviluppo del sistema ECVET
European Credit Transfer for VET - di trasferimento
dei crediti formativi nella Formazione Professionale.
In particolare il progetto si propone di promuovere
la trasparenza e la comparabilità delle qualifiche
professionali, come pure la trasferibilità, la
validazione (unità/parti di unità) ed il
riconoscimento degli apprendimenti maturati in
contesti di apprendimento formali, informali e non
formali, in differenti Paesi e ai diversi livelli.
I beneficiari diretti sono:
⋅ operatori ed organizzazioni che operano nei sistemi di Formazione Professionale relativi alla cooperazione di servizi;
⋅ lavoratori delle imprese di servizi operanti nei settori delle pulizie e della logistica;
⋅ lavoratori e soggetti in mobilita all'interno del
sistema di Formazione professionale e lavoratori
coinvolti in processi di apprendimento informali e
non formali.
Validazione e certificazione
Seguendo la metodologia “Démarche Européenne
de Professionnalisation Durable –DEPD”, il
procedimento per certificare gli apprendimenti dei
soggetti coinvolti nel progetto Highlight the
Competences ha previsto l’istituzione di una
commissione di valutazione composta dal
responsabile dell’attività formativa, dal tutor di
credito, da un esperto in materia, dal
rappresentante dell’ente/dell’istituzione scolastica
richiedente e da auditor della Regione/Provincia di
riferimento (che, ai sensi della normativa della
Regione Umbria, hanno competenze e titolo a
svolgere attività di messa in trasparenza delle
competenze).
Il procedimento si è articolato nelle seguenti fasi:
⋅ riconoscimento/accoglienza: messa in
trasparenza degli apprendimenti (formali, non
formali ed informali) acquisiti dall’individuo ai fini
24
della loro successiva valutazione, attraverso una
lettura analitica delle esperienze biografico-
cognitive costituenti il curriculum vitae.
L’attenzione si è focalizzata sulle esperienze
individuate come coerenti con gli standard
minimi richiesti per lo svolgimento del ruolo di
Responsabile di commessa, anche in relazione
con gli standard formativi previsti per
l’acquisizione della qualifica;
⋅ ricostruzione dell’esperienza: colloqui fra
l’individuo e il tutor di credito. L’intervista ha
indagato tutte le unità di competenza, le
conoscenze e abilità correlate, le evidenze
biografiche significative ed è servita a “mettere in
ordine” le esperienze dell’individuo, dando loro
un senso rispetto alla possibile frammentazione
dei contesti di apprendimento. Tali competenze,
conoscenze, abilità operative e comportamenti
sono state poi rimodellati, secondo i criteri che
definiscono gli standard professionali stabiliti
dalla Regione Umbria, che costituiscono il
riferimento per il profilo professionale;
⋅ accertamento: è stato elaborato un report
secondo una specifica scheda di messa in
trasparenza degli apprendimenti ed è stato fatto
un lavoro di sintesi dei risultati in un modello
riepilogativo. Il risultato di questo processo
sperimentale ha portato alla messa in
trasparenza delle competenze, all’attribuzione
dei crediti, alla evidenziazione dei debiti per
ciascun soggetto;
⋅ validazione: si è provveduto alla creazione di un
Progetto Formativo Individualizzato teso a
colmare i gap di competenza e a validare gli
apprendimenti maturati al fine di rilasciare
formalmente la Qualifica di Site Supervisor in
Cleanings “Responsabile di commessa/ cantiere
nel settore delle pulizie” e anche l’Europass
Certificate Supplement120. I protocolli di intesa
sottoscritti dalla rete europea Highlight the
Competences European Network ne garantiscono
la trasferibilità a livello europeo.
D) Il nostro valore: sperimentazione del
Libretto formativo dell’azienda Napoli
Servizi Spa.
Napoli Servizi, con oltre 1500 dipendenti, dei quali
gran parte LSU (lavoratori socialmente utili), è una
delle società multiservizi più importanti del
Mezzogiorno.
Il progetto “Il nostro Valore” si è proposto di
progettare e realizzare una mappatura delle
competenze aziendali per formalizzare la
conoscenza delle diverse componenti del capitale
umano presente in azienda, anche in funzione di
un’implementazione di un sistema di gestione per
competenze.
Le azioni sviluppate dal Progetto ed il dispositivo
del Libretto rilasciato sono stati identificati come
una sorta di “biglietto da visita” che può aiutare
persone che devono entrare o rientrare nel
mercato del lavoro, favorendo quindi l’occupabilità
di un target debole quale quello dei lavoratori
socialmente utili.
Più in dettaglio, gli obiettivi del Progetto sono stati:
⋅ realizzare una mappatura della struttura
organizzativa e produttiva aziendale;
⋅ censire le competenze e le potenzialità interne
dei lavoratori, a partire dai LSU, mirando ad
un’indagine sul patrimonio di competenze
(effettive e potenziali) di cui l’azienda dispone,
incluse quelle acquisite in contesti di
apprendimento non formali ed informali;
⋅ analizzare le esigenze formative dei lavoratori in
relazione alle competenze da essi possedute;
⋅ analizzare le competenze secondo l’aspetto della
dimensione individuale e della dimensione
collettiva.
Validazione e certificazione
Le persone che hanno intrapreso il percorso di
riconoscimento delle competenze sono state
soggette ad accompagnamento in itinere per
25
l’effettiva ricostruzione delle pratiche professionali,
a partire da una fase iniziale di accoglienza.
La fase di accertamento delle competenze ai fini
della validazione ha previsto la presenza di sessioni
individuali, finalizzate alla stesura del Libretto
formativo. Durante tali incontri, è stato chiesto ai
lavoratori di presentare evidenze documentali
(attestati, certificati, curriculum, ecc.).
La stesura dei Libretti formativi del cittadino è
quindi passata per il vaglio delle singole persone
che si sono riconosciute in quanto descritto e
hanno ricevuto copia dei singoli Libretti, in attesa
della stesura definitiva e validata dall’impresa a
fine dell’intero percorso.
Gli esiti del percorso di accertamento hanno
prodotto il rilascio di un Libretto formativo del
cittadino, nel quale sono state inserite le
competenze acquisite nei diversi percorsi di
apprendimento.
È opportuno evidenziare che nella maggior parte
dei casi si è rilevato, da parte delle persone
beneficiarie intervistate, un forte impatto dovuto
al riconoscimento della propria esperienza, sia
perché i soggetti hanno potuto raccontare
esperienze pregresse di cui l’azienda non era a
conoscenza, sia perché tale percorso ha costituito
una leva motivazionale in quanto inquadrato come
strumento di valorizzazione messo in atto da parte
dell’azienda.
Standard/referenziali utilizzati per
l’identificazione delle competenze/apprendimenti
Data l’eterogeneità delle mansioni dei soggetti
coinvolti nella sperimentazione, il procedimento
per l’identificazione delle competenze si è basato
sull’utilizzo dei repertori professionali e delle NUP
disponibili sul sito www.nrpitalia.it, gestito
dall’ISFOL, mediante il quale si è proceduto, figura
per figura, ad individuare dei profili professionali il
più possibile coerenti con le attività svolte dai
soggetti coinvolti nella sperimentazione.
Per quanto riguarda gli indicatori identificati, essi
sono riferibili a:
A. conoscenze tecnico professionali, relative a un
insieme di conoscenze acquisite in maniera
partecipata attraverso l’insegnamento di persone
esperte presenti in azienda;
B. comportamenti pratici operativi e funzionali,
che si riferiscono ad un sapere legato alla
concreta pratica delle attività oggetto della
validazione e spesso sono frutto di elaborazioni e
riadattamenti da parte dell’individuo a seconda
delle sue peculiari esperienze dirette di “lavoro
sul campo”;
C. comportamenti organizzativi e relazionali.
In questo processo di individuazione di standard e
referenziali, una criticità specifica è stata
rappresentata dall’assenza, in ambito aziendale, di
profili professionali esplicitamente coincidenti con
le figure presenti nell’elenco delle NUP.
Gli esiti della validazione rappresentano
un’identificazione dei singoli profili in base alle
competenze singolarmente possedute ma non
risultano essere coincidenti con i dispositivi
regionali utilizzati per la descrizione delle
competenze. Infatti per ogni profilo sono stati
utilizzati diversi repertori regionali e, all’interno di
questi, sono stati utilizzati diversi profili - per il
singolo lavoratore - al fine di identificare le migliori
competenze coincidenti con quelle effettivamente
possedute dal lavoratore.
Il progetto “Il nostro valore” è stato riconosciuto
valido da parte dei vertici aziendali, che ne hanno
sottolineato la positività. È quindi intenzione
dell’azienda replicare tale progetto ampliando il
panorama dei lavoratori coinvolti, arrivando
gradualmente a coprire tutte le risorse in capo
all’azienda.
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E) Competenze ed EQF nel settore del
credito - L’attività del Fondo
interprofessionale per la formazione
Banche – Assicurazioni
Nel corso del 2010 il CdA del Fondo Banche –
Assicurazioni (FBA) ha deciso di finanziare una
ricerca-azione nell’ambito delle attività
propedeutiche del Fondo, con l’obiettivo di
individuare una metodologia di descrizione delle
attività dei lavoratori bancari in termine di abilità,
conoscenze e competenze riferibili all’EQF.
La ricerca, coordinata dall’ABI, è stata affidata a
delle società competenti che, in una prima fase,
hanno operato un’analisi e una raccolta dei ruoli
professionali e delle modalità con cui venivano
descritti nelle principali banche italiane (Banca del
Piemonte, BNL, Banca Popolare dell’Emilia-
Romagna, Banco Popolare, Credito Emiliano, Intesa
San Paolo, Monte dei Paschi di Siena, Unicredit)
Il progetto, che si è avvalso anche della
collaborazione dell’ISFOL, ha analizzato tutti i ruoli
presenti negli otto istituti di credito,
individuandone 74, 19 dei quali sono stati ritenuti
non specifici, ma assimilabili a moltissimi altri
settori. I criteri adottati per analizzare i 53 ruoli
specifici includono la descrizione delle finalità ed
un elenco delle responsabilità/attività. Dall’analisi
di questi due criteri è stato ricavato il livello di
autonomia e di competenza esercitato da ciascun
ruolo. Ad ogni livello è stato abbinato un verbo
riconducibile ai livelli dell’EQF (ad es. eseguire per
il livello 1, promuovere per il livello 8).
La mappatura delle conoscenze è avvenuta
partendo dall’evidenziazione delle conoscenze che
devono essere possedute per ricoprire
efficacemente ogni posizione, la descrizione di
quelle conoscenze e il loro livello di profondità. È
stata prodotta una Libreria delle conoscenze divisa
per famiglie professionali: Vendita e marketing,
Credito, Finanza, Amministrazione, Personale,
Sistemi informativi, Legale. Ad ogni ruolo
all’interno di ogni famiglia è stato attribuito un
livello di conoscenze da 1 a 5.
La mappatura delle abilità (o capacità) è stata
impostata in base alla possibilità di essere
misurabile e descrivibile con verbi di azione
(gestire, curare ecc.), sul piano intellettuale,
relazionale, gestionale, innovativo. È stata quindi
prodotta una Libreria delle capacità su 5 livelli.
Infine è stata prodotta una Libreria dei ruoli, un
luogo dove si fondono tutti gli elementi delle
conoscenze e delle abilità, descrivendo, per
ciascuno di essi:
⋅ il titolo della posizione;
⋅ le finalità;
⋅ le principali responsabilità e attività;
⋅ il profilo di competenze.
Da questa Libreria si evince il livello EQF cui ogni
ruolo è riferibile, ricavabile da un calcolo
matematico che tiene conto del livello di
conoscenze, di abilità e di autonomia.
Al di là del metodo adottato, complesso e frutto di
un lavoro serio e approfondito, il progetto
costituisce un utile esempio di come si possa
arrivare a modalità di descrizione dei ruoli in
impresa riferibili a un parametro non solo
aziendale, ma valido per l’intero settore, e
addirittura per altri settori, proprio perché
riferibile a un ancoraggio, quale l’EQF, riconoscibile
a livello europeo.
Ne potrebbero scaturire importanti ricadute in
termini sia di mobilità dei lavoratori, sia di una
maggiore valorizzazione dei piani formativi
finanziati da FBA che prevedano un modello
condiviso di riconoscimento delle competenze, sia
di sollecitazione alle parti sociali per costruire un
nuovo impianto per i futuri inquadramenti
contrattuali.
Considerato che il nuovo contratto del credito ha
previsto la costituzione di una Commissione che
dovrà ridefinire una nuova struttura degli
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inquadramenti professionali, è evidente
l’importanza del lavoro realizzato da FBA anche per
poter partire da un modello condiviso di
descrizione dei ruoli professionali. Data la sua
importanza il modello deve essere condiviso sia
dalle aziende che dalle OO.SS.
Uno dei limiti del progetto FBA deriva dal ritardo
con cui è stato aperto un confronto tecnico e
politico con le OO.SS. di categoria, motivato dal
fatto – pure in parte comprensibile – che ci si è
dovuti per lungo tempo impegnare per riuscire a
far condividere un modello comune alle otto
imprese che avevano idee di partenza molto
diverse sul tema.
Tuttavia il confronto è stato poi attivato e ha
portato le OO.SS., pur interessate all’impianto
generale e alla metodologia utilizzata dal progetto,
a segnalare alcuni punti critici, oggetto di
approfondimenti successivi in un gruppo di lavoro
congiunto, tra i quali:
⋅ le modalità per consentire un periodico
aggiornamento del sistema, che dovrebbe essere
affidato a un apposito gruppo costituito da
esperti indicati dalle parti sociali;
⋅ il rischio che l’individuazione delle competenze
analoghe per lo stesso ruolo appiattisca le
diversità comunque esistenti (ad es. per un
Titolare di filiale il valore dell’autonomia e quindi
della competenza cambia a seconda della
tipologia di filiale e della sua grandezza);
⋅ l’eccessiva piattezza dei livelli risultanti dalla
ricerca, che utilizza solo i livelli dal 3 al 7 dell’EQF,
tralasciando ad es. il livello 8, nel quale
potrebbero essere inserite figure di alta
responsabilità e professionalità, chiamate a
ideare nuovi prodotti, nuovi modelli di sviluppo
organizzativo ecc, che pure sono presenti nel
settore;
⋅ una perplessità sulla scelta di non considerare 19
ruoli in quanto giudicati non specifici, mentre
alcuni di questi (per es. in campo informatico)
sembrano presentare forti specificità legate al
settore.
F) I CARE - Informal Competences
Assessment and Recognition for
Employment
I CARE - Informal Competences Assessment and
Recognition for Employment, co-finanziato nel
quadro del Programma per l'Apprendimento
Permanente – Leonardo da Vinci, è un progetto di
Trasferimento di Innovazione (ToI) finalizzato a
promuovere procedure di riconoscimento e
validazione delle competenze acquisite in contesti
informali e non formali di apprendimento e di
messa in trasparenza delle qualifiche, nel quadro di
framework comuni come l'EQF e l'ECVET, con
particolare riferimento ai "white jobs", ovvero ai
mestieri di cura e assistenza alle persone.
Partendo dai risultati dal progetto "TIPEIL -
Transfer of an Innovative Portfolio to Evaluate
Informal Learning" (LDV 2007-2009), l'intervento
ha perseguito due finalità:
- trasferire, verso i Servizi per l'Impiego
attivi nei territori partner in Italia e Romania,
una procedura innovativa di riconoscimento
delle competenze informali e non formali
basata sull'applicazione della metodologia
del portfolio elettronico e sull'utilizzo di una
piattaforma Web-based di supporto;
- integrare tale metodologia con un
Modello di valutazione e certificazione delle
competenze non formali ed informali di
alcuni specifici profili riferibili ai mestieri di
cura. La definizione di tale Modello è basata
sullo scambio e sull’analisi sia delle buone
prassi di riconoscimento e accreditamento
dei saperi informali e non formali sviluppate
a livello europeo (in particolare in Olanda e
Regno Unito), sia di procedure, metodi e
strumenti validati e adottati all'interno dei
Servizi per l'Impiego.
Il progetto I CARE ha avuto una durata di 2 anni
(2010-2012) e ha visto la partecipazione
dell'Associazione TECLA in qualità di capofila, delle
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Province di Brescia, Campobasso e Pisa per l'Italia e
dell'Agenzia per l'Impiego della Contea di Bistrita-
Nasaud per la Romania e dei partner scientifici
Università La Sapienza di Roma (Italia), Cofora BV
(Olanda) e Insitute of Education dell'Università di
Londra (Regno Unito).
Beneficiari
Operatori dei Centri per l'Impiego (ed organismi
simili) nei territori coinvolti in Italia e Romania Valutazione e certificazione
Il processo di valutazione e certificazione si è
articolato nelle seguenti fasi:
- accoglienza e informazione del cittadino
interessato a prendere parte al processo di
certificazione;
- apertura dossier di validazione, volta
all’analisi approfondita delle esperienze e delle
competenze acquisite dal cittadino;
- identificazione, finalizzata a individuare e
mettere in trasparenza le competenze della
persona riconducibili a uno standard
certificabile;
- accertamento/valutazione, relativa alla
verifica del possesso delle competenze secondo
criteri e indicatori conformi a standard
predefiniti, ad esempio attraverso la raccolta di
evidenze e/o la realizzazione di prove;
- attestazione, che conclude il processo di
certificazione e consiste nel rilascio di
documenti standardizzati che attestano, sulla
base delle regole definite, le competenze
accertate/valutate
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Il riconoscimento e la validazione delle competenze informali e non formali come campo di azione dei rappresentanti dei lavoratori
Ci sono 2 campi di azione fondamentali per il
comitato aziendale e i rappresentanti sindacali,
riferibili alla promozione dell’attivazione di
iniziative, progetti, sperimentazioni orientati:
1. al riconoscimento in ambito aziendale delle
competenze che risultano dall’apprendimento
informale e non formale. A seconda della
specifica situazione aziendale, ciò potrebbe
portare ad una promozione, ad una migliore
retribuzione, ad una più precisa identificazione
dei fabbisogni formativi e delle opportunità di
carriera per i colleghi (sia dentro che fuori
dall’azienda);
2. alla validazione e/o certificazione delle
competenze comunque ed ovunque acquisite
dai colleghi all’interno del sistema di
formazione e qualificazione formale, in termini
di riconoscimento di crediti formativi, requisiti
di accesso a percorsi formativi formali, di
requisiti di accesso a sessioni valutative
finalizzate al rilascio di una qualifica
professionale o di una certificazione di
competenze (sfruttando le opportunità che
esistono anche a livello regionale/provinciale ).
Di seguito vengono proposti alcuni modelli di
riferimento in relazione ai due campi di azione.
Riconoscimento in ambito aziendale
Viene proposto un possibile modello di processo.
Tale modello può costituire un riferimento per lo
sviluppo di iniziative e progetti che dovranno
essere specificamente declinati e contestualizzati
in funzione delle specifiche caratteristiche ed
esigenze dell’impresa e dei lavoratori coinvolti.
Il modello proposto prevede tre fasi: informazione,
documentazione e valutazione delle competenze e
fa riferimento all’approccio del portfolio.
Informazione dei lavoratori
Identificare ed ottenere il riconoscimento
dell’apprendimento non-formale e informale
dovrebbe costituire una scelta volontaria di ciascun
individuo. Per rendere possibile l'accesso
consapevole al riconoscimento da parte dei
lavoratori, occorre fornire informazioni complete e
precise rispetto al valore aggiunto conseguibile ed
alle caratteristiche del processo in termini di
requisiti, costi, benefici, impegni richiesti e
potenziali criticità.
In appendice è disponibile una lista di controllo che
contiene le informazioni che può essere utile
predisporre per i vostri colleghi.
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Documentazione delle competenze
La documentazione delle competenze derivanti da
apprendimento informale e non formale
costituisce il secondo passo verso il riconoscimento.
Questa è anche una parte importante di molte
procedure per il riconoscimento delle competenze
all'interno dei sistemi formali.
Ci sono diversi metodi per documentare i processi
di apprendimento informali e non-formali. Il più
usato è quello del portfolio che può essere
utilizzato anche per la valutazione.
Il metodo del portfolio è sfaccettato e racchiude
una varietà di strumenti e forme di
documentazione degli apprendimenti conseguiti.
Tutti comunque sono focalizzati sul processo di
apprendimento esperito dall’utente e si basano
sulla riflessione ed il riconoscimento dei risultati di
apprendimento conseguiti.
Il processo di costruzione del portfolio prevede
l’attivazione ed il forte coinvolgimento dell’utente
e implica forme di autovalutazione in cui egli
valuta i propri processi di apprendimento e i
risultati conseguiti con l’aiuto di diverse forme di
documentazione (curriculum vitae, evidenze di
output, dichiarazioni e testimonianze di colleghi e
datori di lavoro, attestazioni, …).
Il processo di selezione e di raccolta delle evidenze
di competenza ed i connessi processi di
autovalutazione consentono di sviluppare
consapevolezza dei processi di apprendimento.
Tale elemento risulta particolarmente rilevante nel
caso dell’apprendimento informale, nel quale il
soggetto che apprende non è conscio che sta
imparando. L’attività di analisi, riflessione e
documentazione dei processi di apprendimento e
dei risultati raggiunti diventa essa stessa parte del
processo di apprendimento.
Di seguito un esempio di modello8 di come la
documentazione delle competenze può essere
raccolta in azienda nel quadro dell’approccio
portfolio.
8 Nel modello, PDP è la sigla per Piano di Sviluppo
Personale
Valutazione delle competenze
Esiste un’ampia gamma di strumenti disponibili per
valutare i risultati di apprendimento, a prescindere
dal contesto in cui tale apprendimento è stato
sviluppato (tra i principali: colloqui, simulazioni,
test, osservazione, …).
Al fine di essere in grado di giudicare e scegliere i
metodi di valutazione più efficaci ed adeguati, è
necessario conoscerne le caratteristiche principali,
i loro vantaggi e svantaggi.
In Appendice è disponibile a tal fine una sintetica
panoramica.
Nell’ambito dell’approccio basato sul portfolio il
momento valutativo corrisponde all’analisi ed alla
valutazione della documentazione prodotta
dall’utente, in modo da verificarne elementi quali
la correttezza, la significatività e la coerenza
rispetto agli standard di competenze/ profili/
qualifiche professionali di riferimento.
La valutazione delle evidenze può, in caso di
necessità, essere completata da approfondimenti
tecnici atti a dare credito e a completare la
documentazione prodotta.
Occorre prevedere ruoli e procedure volte a
promuovere la validità, l’attendibilità, la
trasparenza e l’equità dei processi valutativi.
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Gli esiti della valutazione dovrebbero essere
riportati in appositi report.
Nella pagina successiva trovate una tabella, tratta
da CEDEFOP (2009), che non intende proporre un
modello definito e prescrittivo di processo ma solo
evidenziare una serie di elementi nel quadro di un
processo generico di riconoscimento degli
apprendimenti acquisiti in contesti non formali ed
informali in ambito aziendale.
Altri strumenti per documentare le competenze
sono allegati in appendice.
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Impegno a costruire Il comitato aziendale è consapevole delle opportunità e comprende cosa può esser fatto, in che modo e con quali possibili risultati. L’impegno a documentare le competenze è condiviso tra i diversi livelli decisionali. I programmi di sviluppo di un modello di mappatura e validazione sono spiegati a tutti gli stakeholders.
Profilo delle competenze aziendali
Vengono definite tutte le funzioni dell’azienda e vengono descritte per ciascun ruolo/posizione/figura/profilo…. , le competenze attese
Coinvolgimento dei candidati
Il coinvolgimento dei candidati richiede informazioni sul processo, sugli obiettivi, le opportunità come pure sulle difficoltà e le situazioni critiche che potrebbero emergere.
Compilazione portfolio professionale
I candidati compilano il portfolio, riportando tutte le esperienze di istruzione, formazione e lavoro e inserendo evidenze di competenze documentate o non documentate acquisite. Questo può essere fatto attraverso una qualche forma di autovalutazione.
Valutazione Sulla base del portfolio un gruppo di valutazione può valutare il profilo. È possibile anche coinvolgere valutatori esterni.
Piano di sviluppo personale
I risultati della valutazione sono discussi con i candidati ed in ambito aziendale e diventano la base per un piano di sviluppo personale che tenga conto delle competenze del candidato e delle esigenze sue e dell’impresa.
Formazione professionale Formazione su misura definita sulla base del Piano di sviluppo personale elaborato
Riconoscimento delle competenze
Le competenze sono riconosciute dall’impresa e registrate. Il riconoscimento viene preso in considerazione nelle programmazioni future relative alla posizione lavorativa, alla formazione ed alla retribuzione.
Validazione delle competenze
Vengono proposti gli standard minimi di processo
previsti dal D.lgs 13/2013 in relazione al processo
di individuazione e validazione e alla procedura di
certificazione, ai quali qualsiasi iniziativa aziendale
finalizzata alla validazione degli apprendimenti non
formali ed informali deve fare riferimento.
Il Decreto prevede:
a) l'articolazione nelle seguenti fasi:
1) identificazione: fase finalizzata a individuare e
mettere in trasparenza le competenze della
persona riconducibili a una o più qualificazioni; in
caso di apprendimenti non formali e informali
questa fase implica un supporto alla persona
nell'analisi e documentazione dell'esperienza di
apprendimento e nel correlarne gli esiti a una o
più qualificazioni;
2) valutazione: fase finalizzata all'accertamento
del possesso delle competenze riconducibili a una
o più qualificazioni; nel caso di apprendimenti non
formali e informali questa fase implica l'adozione
di specifiche metodologie valutative e di riscontri
e prove idonei a comprovare le competenze
effettivamente possedute;
3) attestazione: fase finalizzata al rilascio di
documenti di validazione o certificati,
standardizzati ai sensi del decreto stesso, che
documentano le competenze individuate e
validate o certificate riconducibili a una o più
qualificazioni;
b) l'adozione di misure personalizzate di
informazione e orientamento in favore dei
destinatari dei servizi di individuazione e
validazione e certificazione delle competenze.
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Per saperne di più
Sul progetto PIN: www.eqf-pin.eu
Sui principi per la validazione dell’apprendimento
non-formale e informale: European Guidelines for
validating nonformal and informal learning,
CEDEFOP, 2009.
Sui diversi approcci in Europa: Validation of non-
formal and informal learning in Europe –
A snapshot, CEDEFOP, 2007
Sugli approcci concreti per sollevare
l’apprendimento informale al livello non formale
nelle imprese attraverso l’assistenza
all’apprendimento: Manual for SOLOS Learning
Guides, Dr. Karin Bockelmann, 2011
Sulla normativa europea: Raccomandazione del
Consiglio dell’Unione Europea del 20 dicembre
2012 sulla convalida dell'apprendimento non
formale e informale
Sulla normativa nazionale: Decreto legislativo n. 13
del 16 gennaio 2013 "Definizione delle norme
generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per
l'individuazione e validazione degli apprendimenti
non formali e informali e degli standard minimi di
servizio del sistema nazionale di certificazione delle
competenze, a norma dell'articolo 4, commi 58 e
68, della legge 28 giugno 2012, n. 92”. (Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana n. 39 del 15-2-
2013).
Sulla normativa provinciale: Legge Provinciale del 1
luglio 2013, n. 10 “Interventi per favorire
l'apprendimento permanente e la certificazione
delle competenze”
Sulla situazione nazionale:
Perulli E., cura di (2011) Validazione delle
competenze da esperienza: approcci e pratiche in
Italia e in Europa, ISFOL “I libri del Fondo Sociale
Europeo” 2011
Regione Emilia Romagna, “Repertorio delle
qualifiche regionali”:
http://orienter.regione.emilia-
romgna.it/exec/portale?actionRequested=perform
ShowQualifiche
Regione Lazio, “Repertorio regionale dei profili
professionali e formativi”:
http://www.sirio.regione.lazio.it/default.asp?id=744
Regione Liguria, “Il repertorio Ligure delle Figure
Professionali”:
http://www.aligurialavoro.it/prod/mon/monlab.asp
Regione Toscana, “Repertorio delle figure
professionali”:
http://web.rete.toscana.it/RRFP/gateway?passo=index&
applicativo=RRFP&funzionalita=index&operazione=index
&anonimo=y
Regione Valle d'Aosta, “Repertorio regionale dei
profili professionali”:
http://www.regione.vda.it/lavoro/certificazione_delle_c
ompetenze/norme_e_atti_amministrativi_i.asp
Sitografia
Progetto “Formedil”: http/www.formedil.it
Progetto “I care”: http://www.projecticare.eu/
Progetto “Rear Window”: ww.projectrearwind.com
Progetto “Highlight Competences”:
www.highlightcompetences.eu.
Progetto “Rap Vpl”:
http://62.77.61.20/asp/RAP/RAP_Home.asp
Progetto “Talenti di cura”:
http://www.caretalents.it/files/certificazione.pdf
Progetto “Fair”:
http://www.informa.coop/fair/index.htm
Sito Isfol:
http://librettocompetenze.isfol.it/librettoformativ
o.html
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Appendice 1: Liste di controllo a supporto dello sviluppo di sistemi di riconoscimento dell’apprendimento informale e non formale in ambito aziendale
1. Principi fondamentali per un buon
sistema di riconoscimento
Il riconoscimento deve essere volontario.
Bisogna garantire equità di accesso e di
trattamento
Tutti gli stakeholders partecipano alla
definizione del sistema di riconoscimento
Il sistema dovrebbe prevedere meccanismi di
orientamento, consulenza e supporto agli
utenti
Il sistema dovrebbe prevedere buoni
meccanismi di garanzia della qualità
Il sistema dovrebbe garantire il rispetto dei
principi etici, la privacy e la protezione dei dati
Processo, procedure e criteri di riconoscimento
dovrebbero essere equi e trasparenti e
dovrebbe esserci un chiaro legame tra i risultati
dell’apprendimento e i metodi di valutazione.
Il sistema deve essere imparziale ed evitare i
conflitti di interesse
Il sistema dovrebbe rispettare i legittimi
interessi dei diversi stakeholders e ricercare
una partecipazione equilibrata.
Il sistema dovrebbe garantire un buon
rapporto costi- benefici
I valutatori e i consulenti devono essere ben
qualificati
Deve essere chiara l’eventuale relazione con
processi di validazione e con il sistema di
qualificazione formale
2. Elementi essenziali per l’informazione dei
lavoratori interessati
Quali sono le date disponibili per il
riconoscimento?
Che costi ci sono? Ci sono fondi per coprire le
spese?
Che procedure ci sono? Come funziona il
riconoscimento?
Che tipo di prova o documentazione delle
competenze viene accettata e chi la raccoglie?
Come si svolge il riconoscimento? Quali sono gli
standard? Informazioni dettagliate sulle
competenze da riconoscere.
Quale metodo di riconoscimento viene
utilizzato?
Per le competenze che risultano carenti sono
previste attività formative?
È prevista una seconda possibilità se non si
ottiene il riconoscimento?
Che benefici derivano dal riconoscimento? Che
cosa possono ottenere gli interessati? Aumenti
di stipendio? Avanzamenti di carriera?
Che rischi ci sono se non si ottiene il
riconoscimento? Quali eventuali conseguenze
in ambito aziendale?
Sono previsti interventi formativi in seguito al
riconoscimento?
C’è la possibilità di trasferire i risultati della
riconoscimento al sistema di qualificazione
formale?
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1. Principi e metodi per una buona valutazione
Validità: il metodo di valutazione deve essere in
grado di valutare ciò che deve essere valutato.
Attendibilità: il metodo di valutazione deve essere
in grado di produrre gli stessi risultati se il processo
viene ripetuto nelle stesse condizioni.
Equità: la valutazione deve essere libera da
pregiudizi.
Estensione cognitiva: il tipo di valutazione deve
consentire al valutatore di giudicare l’ampiezza e la
profondità dell’apprendimento da parte
dell’esaminato.
Metodi di valutazione Vantaggi/Svantaggi Dibattito Vantaggi: positivo per valutare le conoscenze e dimostrare capacità
comunicative e sociali in modo discorsivo e aperto.
Svantaggi: non è appropriato per valutare le abilità. Metodo dichiarativo (identificazione delle proprie competenze e registrazione. Di solito è sottoscritto da una parte terza).
Vantaggi: consente una riflessione critica sulle competenze, può includere degli esempi lavorativi.
Svantaggi: non fornisce un’indicazione neutra ed indipendente sulle competenze, per questo motivo viene combinato con altri metodi
Intervista (con esaminatori, spesso integrata da altre forme di valutazione)
Vantaggi: è particolarmente utile in aree dove la capacità di giudizio ed i valori sono importanti.
Svantaggi: un’intervista fine a sé stessa può non essere in grado di far emergere le competenze. Può produrre un elevato livello di stress nel candidato.
Osservazione (individuale, nel processo lavorativo)
Vantaggi: osservazione della pratica “reale”.
Svantaggi: a seconda del contesto, può essere dispendiosa a livello di tempi e costi e può essere di difficile realizzazione. È stressante soprattutto per chi apprende informalmente
Approccio Portfolio (mix di metodi e strumenti nel corso di fasi successive finalizzate alla produzione di un set coerente di documentazioni che afferiscono in modi diversi alle competenze del candidato
Vantaggi: consente una rappresentazione complessiva delle competenze di un individuo. Permette agli interessati di prendere parte attivamente alla valutazione e consente ampia flessibilità nella scelta del tipo di valutazione da usare.
Svantaggi: ci possono essere problemi quando gli individui non sono supportati nella preparazione del portfolio. Il procedimento potrebbe essere mediato da un tutor.
Presentazione (di fronte ad una commissione d’esame)
Vantaggi: adeguato alla valutazione delle competenze analitiche e comunicative. Può essere efficace per integrare altre forme di valutazione, in particolare lavori reali su ordini e progetti
Svantaggi: elevato stress per il candidato. Lavori reali/progetti Vantaggi: il candidato ha la possibilità di investire tempo e fatica sui lavori e sui
progetti reali e significativi per l’azienda.
Svantaggi: dipende molto dal tipo di collaborazione dell’azienda. Simulazione (di una situazione di lavoro tipica)
Vantaggi: vicino alla vita reale e consente di valutare complesse competenze di interazione.
Svantaggi: può essere complicato e costoso da organizzare. Prove ed esami (il candidato risponde oralmente o per iscritto)
Vantaggi: buona possibilità di valutare le conoscenze teoriche. É spesso utilizzato per l’apprendimento formale. È un metodo economico e pratico.
Svantaggi: può non essere appropriato per la valutazione di competenze professionali. Può facilitare i candidati con forti abilità di scrittura. Stress per i candidati.
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Appendice 2: Strumenti a supporto della dimensione di autovalutazione connessa all’utilizzo dell’approccio del Portfolio.
Linee guida per l’autovalutazione
L’utilizzo dell’approccio del portfolio ai fini della
validazione degli apprendimenti acquisiti in
contesti non formali ed informali prevede sempre
una qualche forma di autovalutazione.
Di seguito vengono proposti due strumenti che
possono supportare lo sviluppo delle pratiche
autovalutative.
Il primo strumento è un generico CV professionale
che può essere usato in tutti settori e in tutti gli
ambienti di lavoro. È un modello molto utile
perché vengono delineate anche le competenze
che non sono strettamente collegate al posto di
lavoro.
Il secondo strumento descrive i passaggi che
possono consentire l’elaborazione di un profilo di
competenze attraverso l’autovalutazione.
È possibile utilizzare entrambi gli strumenti,
cominciando con il CV per poi completare
utilizzando l’altro modello.
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1 - Curriculum professionale
Nome e Cognome
Data e luogo di nascita:
Titolo di studio:
Qualifica:
Formazione successiva:
Attuale “titolo professionale”:
Al momento occupato come:
Dal: full-time O / part-time O
Principali aree di responsabilità (mansioni):
Descrizione delle mansioni:
Lavoro precedente:
Ha lavorato come ..… (qualifica specifica) presso …..
(azienda)
dal (mese/anno) fino (mese/anno)
Mansioni e responsabilità di questo lavoro (attività
principali):
Caratteristiche principali del processo di lavoro:
Posto di lavoro e conoscenza fattuale:
Posto di lavoro e conoscenze informatiche:
Posto di lavoro e conoscenze del mercato:
Conoscenza delle norme di sicurezza sul luogo di
lavoro
Posto di lavoro e conoscenza dell'ambiente /
sostenibilità
Madrelingua:
Altre lingue:
Oltre a questo conosco anche/sono in grado di
I miei punti di forza sono
Vorrei crescere nell’ambito di
2 - Profilo basato sull’autovalutazione
Primo passaggio (Step 1)
Esamina il tuo profilo professionale e scrivi un
elenco delle competenze/abilità (es risultati
dell’apprendimento) coinvolte. Se il profilo non
contiene competenze/abilità puoi creare un elenco
delle mansioni e delle responsabilità elencate.
Secondo passaggio (Step 2)
Osserva ogni risultato d’apprendimento/ compito e
responsabilità e cerca di capire come si relaziona
con il tuo ruolo. Fatti le seguenti domande:
⋅ Sto facendo questo ora?
⋅ Potrei fare questo ora?
⋅ È importante per le mie attività lavorative
quotidiane?
⋅ Capisco davvero cosa significa questo e cosa
comporta?
Terzo passaggio (Step 3)
Per ciascun risultato d’apprendimento/ compito,
indicare il livello che meglio descrive le tue
competenze in questo ambito. (Vedi tabella della
pagina seguente). I giudizi sono come segue:
1. non rilevante – tale risultato/compito non si
applica al mio lavoro;
2. non competente – non sono competente su
alcun aspetto di questo risultato/compito e
necessito di formazione;
3. competente ma sotto supervisione – sono
competente nella maggior parte degli aspetti ma
richiedo assistenza e supervisione;
4. competente – sono competente in ogni aspetto
e sono in grado di applicare gli elementi in modo
autonomo;
5. competente a supervisionare altri – sono in
grado di supervisionare altri che siano impegnati
nell’applicazione di tale risultato / compito;
6. competente per formare terzi – sono in grado di
formare altri all’uso e all’applicazione di tale
compito.
38
Quarto passaggio (Step 4)
Rifletti su questo punto con un collega al lavoro
(formatore, supervisore, direttore).
Implementa un piano di sviluppo individuale, se
possibile insieme al collega (vedi schema
successivo).
Livello di competenza per risultati di apprendimento / compiti