IL RESTAURO DELLA CHIESA DEL SS. SALVATORE … · jubet ante fores basilicae facies delubri...

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609 IL RESTAURO DELLA CHIESA DEL SS. SALVATORE DE BIRECTO DI ATRANI PRIME SCOPERTE * di FRANCESCO PROSPERETTI, LINA SABINO L’edificio, una piccola chiesa al centro di Atrani che oggi appare in una veste ottocentesca, è in realtà costituito da un vero e proprio palinsesto, dove si sovrappongono interventi di epoche differenti. Sondaggi e ritrovamenti eseguiti in pas- sato avevano consentito di ipotizzare una diversa condizione originaria dell’edificio, ma restavano fino ad oggi di difficile interpretazione. I lavori di restauro attualmente in corso, di- retti dagli autori della presente nota, hanno consentito di ope- rare una approfondita rilettura di alcune parti dell’edificio, e contribuiranno all’interpretazione della configurazione e del ruolo del monumento nel contesto urbano di Atrani. Lo sviluppo urbanistico della piccola città, con il suo tes- suto di straordinaria densità e compattezza, ha fatto sì che le fabbriche, particolarmente quelle “di rappresentanza”, fos- sero soggette nel tempo ad un processo di trasformazione assolutamente peculiare. Lo spazio limitato, reso angusto da una bizzarra orografia, che stabilisce già nell’alto medioevo i limiti dello sviluppo possibile, e la difficoltà di approvvi- gionare certi materiali, che di fatto potevano giungere solo via mare, hanno finito per imporre forti condizionamenti al processo evolutivo che sempre caratterizza la storia degli edifici pubblici, nel senso di una forte permanenza, all’inter- no delle strutture murarie, degli elementi costitutivi dello “sta- to” precedente alla trasformazione. Questo fatto ha permesso, nel reimpostare i criteri del restauro della fabbrica, che aveva subito nello scorso de- cennio solo una serie di maldestri interventi manutentori, di adottare una metodologia di tipo stratigrafico, applicata però alle superfici verticali e mirata non solo a rinvenire informazioni sulle condizioni preesistenti ma anche a resti- tuire, se possibile, una immagine complessiva della storia e delle trasformazioni del monumento. Ad una prima lettura l’edificio appariva di difficile in- terpretazione, sia sul piano dell’organizzazione tipologica sia per i caratteri dell’impostazione stilistica delle decora- zioni e degli spazi. La chiesa di San Salvatore de Birecto prospetta sulla piaz- za di Atrani. Stretta tra i palazzi circostanti ed in posizione fortemente sopraelevata rispetto al piano stradale, è situata in parte al di sopra di un voltone sotto cui passa la strada, realizzata solo agli inizi del secolo scorso per coprire il corso del fiume sottostante. Al piano della chiesa si accede tramite una scala rettilinea, parallela all’asse del fiume ed oggi ad- dossata al fianco di un edificio, che conduce al sagrato, uno spiazzo di ridotte dimensioni ricavato sul voltone, un tempo al disopra del fiume, su cui prospetta l’ingresso. La piccola facciata può dirsi suddivisa in due registri sovrapposti: quello superiore, di gusto neoclassico, è scan- dito da due coppie di lesene con capitelli ionici incorni- cianti un orologio, sormontate a loro volta da un campani- letto a vela, con volute e timpano; l’inferiore si caratterizza invece per la presenza di due grandi archi, fortemente ag- gettanti sul piano della parete, diseguali per ampiezza e contenenti uno l’ingresso e l’altro un finestrone, successi- vamente occluso dalla superfetazione di un piccolo ambiente di servizio alla sagrestia (Fig. 1). L’ingresso principale, incassato nell’arco, è incornicia- to dal piccolo portale realizzato nel XVIII secolo, compo- sto da elementi marmorei di epoche varie: due pilastrini di iconostasi, riferibili al XII secolo, portano dei capitelli quat- trocenteschi, che a loro volta sorreggono un timpano cur- vo spezzato, coevo alla realizzazione dell’opera e conte- nente l’epigrafe marmorea del 1772, che ricorda l’antico ruolo della chiesa: QUID MIRERIS HABES INDEX QUI HIC INDICAT HORAS SISTERE HUIUS TEMPLI TE JUBET ANTE FORES BASILICAE FACIES DELUBRI ORNAMENTA VETUSTI O QUAM INSIGNE LOCI COMMONET ESSE DECUS AMALPHIS QUONDAM HEROUM RESPUBLICA NUTRIX IMPERII, HIC DUCIBUS TRADERE SUEVIT ONUS. HINC CAUTUM AEVO LABENTE UT GENS POSTERA SCIRET HOC ATRANENSES JUS HABUISSE VIROS URBIS IN HAEC CUIUSQUE EST ATRIA CONCIO HABENDA QUAE AMALPHIS CIRCUM NOMEN ET OMEN HABET CUM GENERALIS OPUS CONGRESSUS URGET ET UNA PRAETORES COEVUNT CONCILIOQUE VACANT. HAEC IGITUR CAELANDA AEVO STATUERE FUTU- RO QUI MODO SUNT PATRIAE NUMINE DANTE PATRES. ANNO A PUERPERIO MDCCLXXII. Nel portale trovavano posto le famose valve bronzee, oggi temporaneamente collocate nella Collegiata di Santa Maria Maddalena, fatte fondere a Costantinopoli, nel 1087, da Pantaleone Viarecta. Questi, membro di una nobile fa- miglia locale, le donò alla chiesa di San Sebastiano de Man- gano e, in epoca imprecisata, furono trasferite alla chiesa di S. Salvatore. Al tempo della redazione della sua Istoria Fran- cesco Pansa le descrive nell’antica collocazione «…con tutto ciò vedesi una bellissima porta di bronzo, e grande con va- rie figure di Santi intagliati, che i Comiti Ursi tener soleva- no nella loro Chiesa di S. Sebastiano…» (PANSA 1724, p. 13). L’ingresso, che quasi certamente non è quello origina- rio, immette in vasto vano allungato, ricavato esattamente al disopra del voltone sul fiume e allineato con questo, che costituisce una sorta di endonartece, coperto da tre volte a crociera e trasversale all’asse delle tre navate che costitui- scono lo spazio proprio alla chiesa. All’inizio dei restauri questo ambiente si presentava in una facies tardo settecentesca, con un fregio a doppia cornice che girava tutt’intorno all’imposta delle volte a crociera, ar- ticolato simmetricamente, sui lati lunghi, nel modello della “serliana”, composto quindi di tre arcate a tutto sesto incor- Fig. 1 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Prospetto della facciata.

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IL RESTAURO DELLA CHIESADEL SS. SALVATORE DE BIRECTO DI ATRANI

PRIME SCOPERTE*

diFRANCESCO PROSPERETTI, LINA SABINO

L’edificio, una piccola chiesa al centro di Atrani che oggiappare in una veste ottocentesca, è in realtà costituito da unvero e proprio palinsesto, dove si sovrappongono interventidi epoche differenti. Sondaggi e ritrovamenti eseguiti in pas-sato avevano consentito di ipotizzare una diversa condizioneoriginaria dell’edificio, ma restavano fino ad oggi di difficileinterpretazione. I lavori di restauro attualmente in corso, di-retti dagli autori della presente nota, hanno consentito di ope-rare una approfondita rilettura di alcune parti dell’edificio, econtribuiranno all’interpretazione della configurazione e delruolo del monumento nel contesto urbano di Atrani.

Lo sviluppo urbanistico della piccola città, con il suo tes-suto di straordinaria densità e compattezza, ha fatto sì che lefabbriche, particolarmente quelle “di rappresentanza”, fos-sero soggette nel tempo ad un processo di trasformazioneassolutamente peculiare. Lo spazio limitato, reso angusto dauna bizzarra orografia, che stabilisce già nell’alto medioevoi limiti dello sviluppo possibile, e la difficoltà di approvvi-gionare certi materiali, che di fatto potevano giungere solovia mare, hanno finito per imporre forti condizionamenti alprocesso evolutivo che sempre caratterizza la storia degliedifici pubblici, nel senso di una forte permanenza, all’inter-no delle strutture murarie, degli elementi costitutivi dello “sta-to” precedente alla trasformazione.

Questo fatto ha permesso, nel reimpostare i criteri delrestauro della fabbrica, che aveva subito nello scorso de-cennio solo una serie di maldestri interventi manutentori,di adottare una metodologia di tipo stratigrafico, applicataperò alle superfici verticali e mirata non solo a rinvenireinformazioni sulle condizioni preesistenti ma anche a resti-tuire, se possibile, una immagine complessiva della storia edelle trasformazioni del monumento.

Ad una prima lettura l’edificio appariva di difficile in-terpretazione, sia sul piano dell’organizzazione tipologicasia per i caratteri dell’impostazione stilistica delle decora-zioni e degli spazi.

La chiesa di San Salvatore de Birecto prospetta sulla piaz-za di Atrani. Stretta tra i palazzi circostanti ed in posizionefortemente sopraelevata rispetto al piano stradale, è situatain parte al di sopra di un voltone sotto cui passa la strada,realizzata solo agli inizi del secolo scorso per coprire il corsodel fiume sottostante. Al piano della chiesa si accede tramiteuna scala rettilinea, parallela all’asse del fiume ed oggi ad-dossata al fianco di un edificio, che conduce al sagrato, unospiazzo di ridotte dimensioni ricavato sul voltone, un tempoal disopra del fiume, su cui prospetta l’ingresso.

La piccola facciata può dirsi suddivisa in due registrisovrapposti: quello superiore, di gusto neoclassico, è scan-dito da due coppie di lesene con capitelli ionici incorni-cianti un orologio, sormontate a loro volta da un campani-letto a vela, con volute e timpano; l’inferiore si caratterizzainvece per la presenza di due grandi archi, fortemente ag-gettanti sul piano della parete, diseguali per ampiezza econtenenti uno l’ingresso e l’altro un finestrone, successi-vamente occluso dalla superfetazione di un piccolo ambientedi servizio alla sagrestia (Fig. 1).

L’ingresso principale, incassato nell’arco, è incornicia-to dal piccolo portale realizzato nel XVIII secolo, compo-sto da elementi marmorei di epoche varie: due pilastrini diiconostasi, riferibili al XII secolo, portano dei capitelli quat-trocenteschi, che a loro volta sorreggono un timpano cur-vo spezzato, coevo alla realizzazione dell’opera e conte-

nente l’epigrafe marmorea del 1772, che ricorda l’anticoruolo della chiesa: QUID MIRERIS HABES INDEX QUIHIC INDICAT HORAS SISTERE HUIUS TEMPLI TEJUBET ANTE FORES BASILICAE FACIES DELUBRIORNAMENTA VETUSTI O QUAM INSIGNE LOCICOMMONET ESSE DECUS AMALPHIS QUONDAMHEROUM RESPUBLICA NUTRIX IMPERII, HICDUCIBUS TRADERE SUEVIT ONUS. HINC CAUTUMAEVO LABENTE UT GENS POSTERA SCIRET HOCATRANENSES JUS HABUISSE VIROS URBIS IN HAECCUIUSQUE EST ATRIA CONCIO HABENDA QUAEAMALPHIS CIRCUM NOMEN ET OMEN HABET CUMGENERALIS OPUS CONGRESSUS URGET ET UNAPRAETORES COEVUNT CONCILIOQUE VACANT.HAEC IGITUR CAELANDA AEVO STATUERE FUTU-RO QUI MODO SUNT PATRIAE NUMINE DANTEPATRES. ANNO A PUERPERIO MDCCLXXII.

Nel portale trovavano posto le famose valve bronzee,oggi temporaneamente collocate nella Collegiata di SantaMaria Maddalena, fatte fondere a Costantinopoli, nel 1087,da Pantaleone Viarecta. Questi, membro di una nobile fa-miglia locale, le donò alla chiesa di San Sebastiano de Man-gano e, in epoca imprecisata, furono trasferite alla chiesa diS. Salvatore. Al tempo della redazione della sua Istoria Fran-cesco Pansa le descrive nell’antica collocazione «…con tuttociò vedesi una bellissima porta di bronzo, e grande con va-rie figure di Santi intagliati, che i Comiti Ursi tener soleva-no nella loro Chiesa di S. Sebastiano…» (PANSA 1724, p. 13).

L’ingresso, che quasi certamente non è quello origina-rio, immette in vasto vano allungato, ricavato esattamenteal disopra del voltone sul fiume e allineato con questo, checostituisce una sorta di endonartece, coperto da tre volte acrociera e trasversale all’asse delle tre navate che costitui-scono lo spazio proprio alla chiesa.

All’inizio dei restauri questo ambiente si presentava inuna facies tardo settecentesca, con un fregio a doppia corniceche girava tutt’intorno all’imposta delle volte a crociera, ar-ticolato simmetricamente, sui lati lunghi, nel modello della“serliana”, composto quindi di tre arcate a tutto sesto incor-

Fig. 1 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Prospettodella facciata.

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Fig. 2 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Sezione longitudinale dell’endonartece e dell’atrio verso oriente. Stato di fatto.

Fig. 3 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Sagrestia. Isaggi nella muratura evidenziano la presenza dell’arco ogivale conla colonna e il capitello.

babilmente l’originaria impostazione a tre navate, scompar-tite da pilastri e archi a tutto sesto che sorreggono volte abotte. Saggi eseguiti sulle strutture in occasione dei prece-denti restauri hanno consentito di individuare, inserite nellamuratura dei due pilastri, le colonne che sorreggevano le pa-reti della navata centrale. Questa, più ampia e più alta rispet-to alle altre due, è illuminata da finestroni, unghiati sulla vol-ta a botte, ed è conclusa da una piccola abside con altare.

Lungo la navata sinistra si apre un piccolo vano di servi-zio, in cui si riconosce l’avanzo di una volta a crociera, e incorrispondenza in prossimità del secondo ingresso della chie-sa, a lato dell’abside, emerge, inserita nella lesena barocca,una piccola colonna con capitello riferibile al XIV secolo.

Dalla navata destra si accede alla sagrestia: una sempliceaula rettangolare, che all’inizio dei restauri si presentava co-perta da una controsoffittatura lignea ornata da decorazionidi scarso rilievo; questo vano, ortogonale all’asse delle nava-te, era illuminato da una finestra prospettante sul sagrato po-sto alla sommità della scalinata di cui si è detto innanzi.

Il lavoro di indagine, preliminare ai restauri in corso, siè concentrato inizialmente sul vano della sagrestia in quan-to era già stato possibile osservare, attraverso una piccolascala in muratura che conduceva alle coperture, che questorisultava ricavato all’interno di uno spazio più ampio e co-perto da due volte a crociera con costoloni in stucco, poicontrosoffittato e rimpicciolito in lunghezza per la necessi-tà di realizzare la detta scala.

La rimozione del controsoffitto ha consentito di recu-perare in altezza lo spazio originario, e di dare inizio allaliberazione degli archi a sesto acuto ancora presenti nellemurature, la cui ghiera tuttora recante tracce dell’originariacromia è potuta emergere dalla demolizione degli strati diintonaco sovrapposti nel tempo.

Di più, a seguito di saggi stratigrafici eseguiti sulla pa-rete, è stato possibile individuare, ancora in posto, la colon-na ed il capitello costituente l’appoggio centrale dei duearchi a sesto acuto che originariamente prospettavano sulsagrato, così da formare un piccolo loggiato aperto, anti-stante l’ingresso della chiesa (Figg. 2-3).

Circa il significato di questa loggia, posta alla sommitàdella scalinata, è certo che, anche a prescindere dall’aspet-to interpretativo delle ragioni storiche e funzionali di que-sto ambiente nell’ambito dell’organizzazione complessivadella fabbrica, la sua scoperta basta a ribaltare la percezio-ne della chiesa, e del rapporto che essa doveva in passatostabilire con lo spazio della città.

niciate da lesene. Le arcate centrali, più alte delle altre, im-mettevano da un lato nella navata centrale della chiesa e dal-l’altro in una specie di controabside al cui interno era statoadattato un organo con piccola cantoria. Gli arconi più pic-coli davano accesso alle navate laterali, mentre sull’altro fron-te, a sinistra dell’ingresso, contenevano l’uno il fonte batte-simale e l’altro l’ingresso ad una piccola cappella (Fig. 5).

Sullo spazio della chiesa vera e propria non ci sofferme-remo, in quanto non è stata oggetto di restauri. Va detto co-munque che essa, pur avendo subito forti rimaneggiamentisoprattutto nel corso dei secoli XVIII e XIX, mantiene pro-

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Fig. 4 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Sezione longitudinale dell’endonartece e dell’atrio dopo il restauro.

La natura composita della facciata attuale, con il campani-letto neoclassico a vela sovrapposto agli arconi, e lo stessoportale d’ingresso composto di elementi lapidei di epoche di-verse, dimostrano infatti, con tutta evidenza, un “pastiche” sette/ottocentesco, realizzato per conferire un certo senso di aulicitàai due archi e al barbacane centrale, che in qualche momentodella lunga vita della fabbrica dovevano essere stati realizzatial solo scopo di mantenere, come è del resto usuale in costiera,la spinta orizzontale delle volte retrostanti.

Ben altra evidenza doveva avere la loggia costituita daidue archi a sesto acuto, caratterizzati dall’alto peduccio impo-stato sul capitello di spoglio, appoggiato sulla tozza colonna digranito (Figg. 4-5). Questo ambiente semiaperto, databile al-l’ultimo scorcio del XIII secolo, dalle alte volte a crociere de-corate a colori vivaci, si integrava anche funzionalmente allospazio del sagrato, realizzando un luogo di mediazione tral’esterno e l’interno della chiesa, a cui si accedeva lateralmen-te, più o meno al centro della navata di destra.

Il restauro in corso ha mirato dunque al recupero delloggiato, attraverso la rimozione delle superfetazioni sullospazio del sagrato e della parete che tamponava le arcate.

Sono potute così riemergere la ghiera in stucco che or-nava l’esterno degli archi e la colonna con il capitello direimpiego, ma soprattutto si è potuto ricostituire il rapportocon l’esterno, caratteristico della loggia, ricostruendo an-che le membrature che ne articolavano la superficie.

La scala in muratura di cui si è detto sopra, a suo temporealizzata per raggiungere la copertura e consentire la cari-ca dell’orologio non si è potuta rimuovere completamente,anche per motivi legati alla statica delle costruzioni sopra-stanti, ma si è preferito ridurne le dimensioni all’interno diun volume murario di minore impatto e tutto compreso den-tro lo spazio della loggia.

Se dunque il restauro dello spazio dell’attuale sagrestiaha consentito la scoperta di un importante elemento del-l’originaria configurazione tipologica dell’edificio, la sor-presa maggiore doveva venire dall’intervento sull’ambien-te che sopra abbiamo definito come una specie diendonartece, quello da cui oggi si entra in chiesa.

L’osservazione delle volte a crociera, che la trasforma-zione di gusto neoclassico aveva voluto ridurre, per quantopossibile, a tutto sesto, aveva rivelato un elemento di discon-tinuità: i pennacchi delle crociere risultavano infatti spiccarenon già dal piano della parete, quanto piuttosto dall’estremolembo del cornicione che, come si è detto sopra, cingeva l’in-tero vano, quasi che questo elemento decorativo volesse svol-

Fig. 5 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Sezione epianta dell’ex sagrestia dopo il restauro (disegni di M. Cristiani).

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Fig. 6 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Sezio-ne longitudinale e pianta dell’endonartece e dell’atrio ver-so occidente. Stato di fatto.

Fig. 7 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Sezio-ne longitudinale e pianta dell’endonartece dopo i ritrova-menti.

gere la funzione statica di sorreggere le volte stesse (Fig. 6).Una evidente incongruenza di tipo statico costruttivo, oltreche stilistico, che richiedeva dunque una indagine più ap-profondita sulla vera consistenza della fabbrica.

Su questo presupposto si è avviata la rimozione attenta epaziente del cornicione, che ha finito così per rivelare, al disotto di un consistente strato di intonaco, le forme di unaarchitettura precedente dalle caratteristiche affatto diverse.Sono emersi, al di sotto di uno strato di rinzaffo murario inintonaco e pezzame misto, le forme raffinatissime di un co-stolone gotico terminante in un peduccio, la cui sagoma, ce-sellata con enorme cura, non è confrontabile per originalità equalità a nessun esempio a noi noto in quest’area (Fig. 7-9).

Il costolone e il peduccio si intrecciano nel disegno, dirimembranza islamica, di una parete traforata da archi tri-

lobati sostenuti da esili colonne binate in marmo – il cuisviluppo risulta essere quasi sovrapponibile alle soluzionidecorative del patio moresco di Villa Rufolo di Ravello (se-conda metà del secolo XIII).

Dell’intero partito decorativo oggi sopravvivono parzial-mente gli intrecci superiori degli archi e solo una coppia dicolonnine binate; nella parte superiore la decorazione è com-pletata da tre grandi oculi, lievemente strombati (ne riman-gono solo due), in corrispondenza dei tre archi ogivali, e dal-le suddette nervature delle volte, che vanno ad innestarsi nel-l’incrocio degli archi in corrispondenza delle colonne.

I resti di tale motivo a traforo, determinato dall’intrec-cio di archi trilobi fogliati, si svolgono lungo l’intera pareteovest dell’endonartece – purtroppo interrotta nella partemediana da antiche demolizioni – lasciando dunque intuire

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Fig. 8 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. I saggi nellaparete occidentale dell’endonartece.

Fig. 9 – Atrani. Chiesa del SS. Salvatore de Birecto. Endonartece,parete occidentale. I Saggi nella muratura che evidenziano il pe-duccio del costolone tra gli archi trilobati.

l’originaria presenza di un loggiato, che doveva prospetta-re sull’esterno, costituito da una serie continua di colonni-ne binate, con capitelli a crochet, poggianti su di un para-petto (Fig. 8).

I saggi effettuati sull’intonaco del parapetto, che hannoconsentito l’individuazione della soglia di entrata, dimo-strano che al centro del loggiato vi era una apertura e che,pertanto, l’ingresso originario alla chiesa era situato sul latoovest, secondo l’orientamento canonico. Attualmente non èpossibile conoscere la configurazione della facciata esternadel loggiato, che certamente prospettava su di un atrio, dalmomento che ad essa si addossa un muro di contrafforte,costruito in passato per contrastarne il ribaltamento.

Tutto questo è stato ritrovato intatto sotto lo spesso stratodi intonaco parietale che era stato a più riprese steso sullepareti. Si comprendeva così che attraverso la realizzazionedel cornicione, ed il ringrosso delle pareti si era operata inpassato una trasformazione dei caratteri stilistici e dimen-sionali di quello spazio, agendo sulle proporzioni dei suoielementi costitutivi, così da conferire all’ambiente origina-rio un aspetto classicheggiante.

Lo spazio, caratterizzato in origine dalle alte volte acrociera, nascenti da peducci impostati ad una quota paricirca alla metà dell’altezza totale del vano e perciò tali daconferirgli uno slancio verso l’alto, di sapore tutto gotico,era stato trasformato dal pesante partito decorativo dellepareti, conchiuso in alto, oltre i tre quarti dell’altezza com-plessiva, da un cornicione che faceva da imposta alle volte,il cui sesto appariva dunque quasi ribassato.

Una totale obliterazione, dunque, delle caratteristicheoriginarie di quello spazio, che il restauro attuale ha cerca-to in parte di recuperare sulla base dello sviluppo di tutti glielementi originali ritrovati a seguito dello “sfogliamento”,eseguito con metodo stratigrafico, delle diverse fasisovrappostesi nel tempo.

La conservazione non solo delle tracce, ma di veri epropri pezzi, ancorché realizzati in stucco, dell’originariadecorazione, ha consentito di ricostruire fedelmente tutti idettagli del partito decorativo. Data la stretta relazione cheintercorre tra il patio di Villa Rufolo ed il loggiato in esa-me, si sarebbe potuta supporre un’analogia anche nell’usodi materiali diversi, colorati, atti ad evidenziare gli ornati.

Nel caso di Atrani, sul prospetto interno, è invece ilchiaroscuro dei raffinati stucchi bianchi a sottolineare l’ele-gante gioco delle linee. Il risultato non ha confronti con lepreesistenze amalfitane e ravellesi: qui gli influssi arabi sisposano senza alcuna timidezza con il gusto gotico di im-portazione oltremontana.

F.P., L.S.

FONTI STORICHE E DOCUMENTARIE

Atrani, nei secoli X e XI, al tempo cioè del ducato auto-nomo amalfitano, è l’unico centro, insieme ad Amalfi, adessere insignito del titolo di civitas.

Le due città, accomunate da una storia parallela, eranoindipendenti l’una dall’altra e al contempo partecipi deglieventi più importanti. Infatti solo ed esclusivamente atranesied amalfitani potevano designare e deporre i capi dello sta-to autonomo ed eleggere gli arcivescovi della Diocesi.

Sede delle maggiori magistrature statali e della classedirigente, quella comitale, cioè l’antica nobiltà, che avevacome capostipite un Comite, Atrani vanta la fondazione deipiù antichi monasteri del ducato, nonché di un numero stra-ordinario di chiese e cappelle, in buona parte non più esi-stenti. Gli studiosi concordano nel ritenere che il potere delpiccolo stato autonomo amalfitano fosse concentrato tra le

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due cittadine vicine: in particolare che ad Amalfi si accen-trasse il potere religioso ed ad Atrani quello civile.

La tradizione vuole che la chiesa di San Salvatore deBirecto di Atrani avesse la funzione di cappella palatina eche al suo interno si svolgesse la cerimonia dell’investituradel Duca di Amalfi, con l’imposizione della “berretta” (l’at-tributo “birecto” avrebbe tale derivazione). Testimonianzadi tale memoria è data dall’epigrafe su citata, incisa su diuna lapide posta sopra l’ingresso principale della chiesa.

L’esame delle fonti altomedievali, già ampiamente af-frontato dagli studiosi di storia amalfitana, parrebbe avalla-re tali conclusioni non prive di interrogativi.

Un documento del 984 (SCHWARZ 1978, I, p. 85) riferisceche la cappella palatina dedicata al SS. Salvatore aveva comecappellano un certo Iohannes presbiter; in un documento suc-cessivo datato 1003 (SCHWARZ 1978, II, p. 86), Iohannespresbiter figlio di Giovanni di Pietro comite, risulta esserecustos et rector della chiesa di San Sebastiano sita in planoAtrano, di proprietà pubblica. Il presbitero Giovanni pertantopotrebbe essere la stessa persona (anche se nel primo caso nonviene specificato il patronimico di appartenenza), titolare del-la custodia di entrambe le chiese. Più tardi, in un documentodel 1329, San Salvatore de Birecto figura con la doppia dedi-cazione «…ecclesie S. Salvatoris de Birreto, seu S. Sebastianide Atrano…» (Archivio della Badia di Cava dei Tirreni, Fon-do Mansi, 12, ff. 14 ss), intitolazione che viene replicata neidocumenti fino al XIV secolo, poi il titolo di S. Sebastianoscompare del tutto. Ciò sostanziarebbe la tesi secondo la qualela chiesa di San Salvatore de Birecto sia stata la cappella pala-tina, fino al trasferimento di quest’ultima, sotto la dinastia sve-va, nella chiesa di San Pietro de Platea ad Amalfi.

Comunque sia la denominazione di San Salvatore deBirecto ci è nota solo a partire dal 1298, cioè quando com-pare per la prima volta nell’iscrizione presente sulla cam-pana di bronzo, tuttora conservata nella chiesa e ad essadonata dal canonico Matteo Sabato.

Il monumento dovette appartenere al demanio pubbli-co, anche in epoca post-ducale, riservandosi una prerogati-va, documentata dal basso medioevo fino in epoca moder-na, quella cioè di ospitare, nell’atrio antistante il suo in-gresso, le assemblee plenarie delle «università» dell’exDucato riunite per la discussione degli affari di comune in-teresse (CAMERA 1876-81, I, pp. 93-94, II, p. 16).

Il Camera sostiene che la chiesa fu eretta nel 940. Lanotizia di dubbia attendibilità, perché non supportata dadocumenti, è spiegabile in considerazione del fatto che l’ele-zione del primo Duca, Mastalo II, avvenne nel 957.

I restauri antichiLe fonti relative ai restauri avvenuti nella chiesa sono

assai avare. Solo due documenti a noi noti ci informano direparatio avvenute nel 1318 (Codice Perris, 1987, v. III,pp. 824 ss): «pro reparatione… ecclesie Salvatoris deBirecto…» e nel 1406 (Codice Perris, 1987, v. IV,pp. 1349 ss): «pro reparatione ecclesie Sancti Salvatoris deAtrano… Cappella Bernucii de Aquaria… in ecclesia SanctiSalvatoris…», senza precisarne la consistenza.

Altrettanto scarne sono le notizie relative ai restauriconclusi nel 1810, di cui testimonia l’iscrizione presentesulla lapide marmorea murata nella chiesa, che parla gene-ricamente di opere realizzate per l’abbellimento dell’edifi-cio di culto, con fondi dell’erario pubblico e dei fedeli.

Gli ultimi interventi conservativi che hanno avuto luogo,in maniera non continuativa, nello scorso ultimo decenniosono consistiti nel rifacimento delle coperture e nel consoli-damento di parte delle strutture murarie e del piano pavi-mentale. Nel corso di questi ultimi lavori, saggi effettuati neidue pilastri fronteggianti l’abside hanno svelato l’esistenzadi colonne e capitelli di epoca classica di ed hanno portatoalla luce una colonnina marmorea di gusto gotico nascostanella parete ovest dell’endonartece, al di sotto della cantoria.

L. S.

APPENDICE

ARCHIVIO DI STATO DI SALERNO

Fondi Intendenza Opere Pubbliche.Restauri dal 1809 al 1825:Busta 1134. Accomodi al tetto della navata maggiore della chiesadel SS. Salvatore di padronato comunale. 1809-1816.

“ “ foglio 24 Riparazione dell’astraco del SS.S…l’astraco della nave detta S.Lucia, avendo la chiesa suddetta lasola nave maggiore coverta a tetto e le altre scoverte con suolo dilapillo battuto,… è necessario togliersi l’astraco esistente perchémarcito e formarsi il nuovo, e così riparare alle suddette umidità.Quale astraco è di lunghezza palmi 48 e largo palmi 16 che for-mano di canne 12… Ducati 30 Bonaventura Ferrigno.1816.

“ “ foglio 48 Richiesta di un pulpito in legno di ca-stagno per il costo di 30 ducati e evitare che i ragazzi si ferminonell’atrio antistante.La chiesa richiede la costruzione di una porta “ per chiudersi ilsuddetto atrio e quella costruirsi mettà a porta e mettà a cancella-ta, tal quale era l’antica porta che custodiva detto atrio, con co-struirsi un pilastro corrispondente dalla parte di Ponente, ed indiun arco di fabrica per conservare la porta suddetta dalle acquepiovane, giusta lo stato antico della medesima…”.1818

“ “ foglio 52… la spesa che bisogna per la costruzio-ne di una porta di legname di castagno, necessaria per chiudere ecustodire tanto la porta di detta chiesa quanto l’atrio dellastessa,…la suddetta porta deve essere costrutta mettà dalla partedi sotto chiusa con velari da dietro, le corrispondenti tavole da-vanti e tirata a porta, e l’altra mettà a cancellata, la quale deveessere larga palmi otto, e l’altra palmi 12….ducati 14 e grana 28.Bonaventura Ferrigno.1818-19.

“ “ foglio 53… ed avendo esaminato il vano dovesituare, e custodire la porta suddetta, è necessario formarsi unpilastro di fabrica dalla parte di ponente della scalinata di dettachiesa, alto palmi 14 e largo palmi 2, e tre quarti, ed indi for-marsi dalla parte della sommità, una volta di fabrica di lunghez-za palmi 8 e larga palmi 4, compreso un palmo e quarto di(P)attoni dalla parte di dentro, e quella poggiare in faccia al murodella sagrestia di detta chiesa dalla parte di levante, ed appiana-re di fabrica l’arco suddetto, e costruirsi l’astraco di lapillo bat-tuto da sopra per conservare il suddetto arco. Ducati 12 grana58. Bonaventura Ferrigno fatta per ducati 12 2e 53 grana.1818.

“ “ foglio 54… la spesa occorre per gli accomodi ne-cessitano farsi nell’organo, ed Orchestra della chiesa di S.S….che in quest’organo necessitano due mantici nuovi di bacchetta, equelli bene incollati e cuciti, per essere gli esistenti tutti perforati,tarlati e pieni di pezze giunte… per cui bisognano quattro trombedi legno… ducati 18

Più per rendere sicure le persone che si devono portare sul-l’orchestra dove è situato il suddetto organo, vi bisogna il travantomaggiore di legno, che deve sostenere il suddetto orchestra, orga-no e persone che ivi si portano per suonare e cantare, atteso l’esi-stenza a debole ed infracidito nelle (…) che sono in fabrica, eperciò eseguire si bene scomponere quello e di nuovo situarsi comepure si bene accomodare di fabrica, e per tutto eseguire, compre-sa la scalinata di fabrica, che ascende in detta orchestra, e farsitutti gli accomodi cui bisognano alle cornici… 1818-20.

“ “ foglio 55 Accomodi al tetto della chiesa delSS.Salvatore. 1819.

Busta 1135 foglio 19. Riattazione della chiesa del SS.Salvatore.1825

ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI ATRANI

1809. Terzo libro dei parlamenti di questa città di Atrano:Principiato a 26 maggio anno 1782 (al 1813)

Seduta del 24 maggio del Decurionato:Intercessione dell’Intendente della Provincia per il ricorso fatto dalpreposito curato che chiedeva un sussidio dal pubblico peculio persovvenire alla restaurazione della pubblica chiesa del SS.Salvatore…e stante l’impossibilità di potersi restaurare colle elemosine, comesi cominciò a praticare… ha concluso e stabilito che si dessero del-l’avanzo di questo penulio comunale ducati trecento, da doversispendere dai signori D.Luigi Canonico Gambardella e FrancescoEbdomandario Pisani qual somma benché non sia sufficiente a ter-minare l’opera… sarebbe da sprone alla pietà dei fedeli che de pro-prio concorreranno a tutto il di più per la finalizzazione.

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Seduta del 7 giugno:Vengono eletti per Periti il signor Ambrogio Mansi di Ravel-

lo ed il capo mastro fabbricatore Sebastiano Carrano di Amalfiche si debbono recare nella chiesa del SS.Salvatore ad esaminarele riattazioni di cui ha bisogno e per iscritto riportare l’ammonta-re delle spese, l’occorrente e consegnarlo al sindaco che si procu-rerà di inviarla all’Intendente della Provincia.

ARCHIVIO DI STATO DI SALERNO

Protocolli notarili, nuovi versamenti, busta 455, notaioGargano Angelo Alfiero, vol. 52, 10 Dicembre 1810 v. 88Testimoni – Luigi Canonico Gambardella (rettore dellavenerabille Chiesa del Santissimo Salvatore de Bireto e dellaConfraternita del SS. Sacramento in essa eretta che inter-viene in nome e parte di detta chiesa e Confraternita) – Si-gnor Pasquale Gambardella figlio di Matteo (interviene persè e per i suoi eredi e successori dall’altra parte)

Asseriscono essendo situata detta chiesa per la maggiorparte sopra alcuni pilastri di fabrica dalla parte della publicastrada detta delle Pila accosto al fiume, questi pilastri colleloro muraglia intere di pedamenta di detta chiesa che formava-no tre vacui oscuri li quali, nelle antichissime scritture dellamedesima si denominavano catoi, come cose inservibili, era-no tali pilastri, e muri interni di essi tutti corrosi per l’antichitàdelle fabriche in maniera che le loro pietre erano sconnesseper essersene corrosa la calcina che li legava, per cui nell’anno1784 il Priore e confratelli di detta confraternita considerandoil danno che poteva avvenire alla suddetta Chiesa se non siriparavano con il risarcimento del corroso e non avendo mododi ristaurarli a spese della chiesa medesima perché povera, siconvennero colla fu Giovanna dell’(…) vedova del fu Miche-le Cretella di questo stesso comune, alla quale cederono due didetti tre catoi, o sia vacui colli loro pilastri che attaccavano conun magazino della medesima dalla parte di mezzogiorno, conaverceli dato accesso per l’annuo canone di carlini due conistromento stipulato per mano mia precedente conclusione deiconfratelli di detta confraternita con obbligarsi la detta fu Gio-vanna di risarcire a sue spese tutto il corroso nei pilastri e murainterne delli detti vacui per sostegno delle pedamenta dellasurriferita chiesa dei quali catoi o sia vacui essendone rimastouno dalla parte di tramontana, che attacca col muro maestrodella stessa chiesa dalla parte della strada pubblica detta dettadelle Pila accosto al fiume e propriamente accanto alla gradiataper la quale si ascende alla porta picciola della chiesa medesi-ma, che avea maggior necessità di ripararsi, e risarcirsi il cor-roso nel suo pilastro esteriore e sue muraglie interne anchedalla parte esteriore del muro maestro attaccato alla dettagradiata, ma non essendoli nriuscito di ritrovare altra personache avesse voluto applicarsi con li confratelli medesimi di det-ta confraternita in un’altra loro conclusione celebra ta a venti-cinque Dicembre anno 1784 fra le altre cose stabilite diederofacoltà al Rettore di detta chiesa e confraternita allora presentee alli Rettori pro tempore di fare diligenza e convenirsi conqualche persona che avesse voluto fare il dovuto risarcimentoal Pilastro e nelle mura interne di deetto vacuo e anche dallaparte esteriore di detto vacuo, e darli facoltà di poterselo serra-re e servirsene per suo uso.

Al presente dunque essendosi rifatta e ristaurata ed ancheabbellita la detta chiesa colla pietà dei fedeli e di questo comu-ne e non potendo fare la spesa per il risarcimento delle fabricheinteriori ed esteriori di catoio, o sia vacuo riparo troppo neces-sario non bastano ducati cinquanta = 50 secondo il parere deiperiti, perciò tanto si è adoprato esso signor Canonico D.Luigiin detto nome per rinvenire una persona onesta e comoda perpoter ciò eseguire che a sua preghiera si è offerto detto signorPascale persona comoda e divota di detta chiesa e della con-fraternita del SS. Sacramento di erogarci tutta quella spesa checi occorre per scarpatura e risarcimento del pilastro e dellemura interne ed esteriori del vacuo suddetto per rinforzo dellepedamenta di detta chiesa e serrar detto vacuo con muro mas-siccio dalla parte di detta strada publica detta delle Pila, percustodirlo dagli illuvioni e piene d’acqua, alto detto muro sinsopra l’arco di detto pilastro per fortezza della lamia di dettachiesa dalla detta parte del fiume che ci è in parte appoggiataper farci la porta di chiusura e (…) ingredienti sopra detta por-ta e restar detto vacuo in beneficio di esso signor Pascale ed isuoi eredi e suoi successori, il quale non ostante all’ingentespesa, che deve erogare per la ristaurazione, e riparo che comesopra deve fare nel pilastro, e mura interiori, ed esteriori delvacuo suddetto per sostegno delle pedamenta della chiesa sud-detta, pure per la gran devozione che ha verso la detta chiesa econfraternita del SS. Sacramento e da (…) ancora dello stessosignor Canonico D. Luigi suo Rettore è condisceso a dareogn’anno alla Chiesa e Confraternita suddetta carlini 5 per suaspontanea volontà, ed oblazione, ma vuole però che tal suaspontanea oblazione, ma vuole però che tal sua spontaneaoblazione passi in obbligo di pagarceli in perpetuo, (…), e isuoi eredi e successori obbligandosi lo stesso signor Pascale dipagare alla Chiesa e Confraternita suddetta, e per essa al dettocanonico D.Luigi suo attuale Rettore, e dalli Rettori pro tem-pore la prima annata al primo di Novembre dell’annomilleottocentoundeci e così continuare il pagamento di dettiannui carlini cinque in perpetuo come sopra esso e suoi eredi esuccessori senza mai mancare, o cessare dal pagamento sud-detto per qualunque causa o proprio niuno eccettuato.

NOTA

* I rilievi grafici sono a cura dell’Arch. Marina Cristiani.Le fotografie dell’Archivio fotografico della Soprintendenza ai

B.A.P.P.S.A.D. di Salerno e Avellino sono a cura di Eugenio Caiazzo.

BIBLIOGRAFIA

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Codice Perris 1987 = MAZZOLENI J., OREFICE R. (a cura di), Car-tulario Amalfitano, Amalfi.

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SCHWARZ U. (a cura di) 1978, Regesta Amalfitana, I, in Quellen undForschungen aus Italianischen Archiven und Bibliotheken, Ist.Stor. Germ., 58, Roma, p. 85, n. 5 e R. A., II, p. 86, n. 39.