Il racconto delle mie prime esperienze Che avventura ragazzi! · Il racconto delle mie prime...

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Anno XV, n. 4 - Aprile 2014 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Chiara Campoli, Caterina Castagnacci, Maria Grazia Costantini, Pino D’Amico, Sonia Evangelisti, Giuseppe Ghirelli, Giorgio Alessandro Pacetti, Gianni Rontani EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone Il racconto delle mie prime esperienze Che avventura ragazzi! C arissimi fidei donum friends rientrato in Ir- landa ho ripreso il mio studio di Inglese. Adesso mi rendo conto che i tre mesi ini- ziali, pur molto faticosi, sono stati veramente preziosi. Co- me spesso accade quando si va in montagna la “prima ap- pettata” è sempre quella più dura, poi si fa il fiato, si conti- nua a salire e tutto sembra più facile. Sembra. Perché la salita c’è sempre ed è necessario non dimenticare la META da rag- giungere. Il mio cammino continua, guardo avanti, e pensando alla partenza per l’Etiopia affronto più serena- mente questo secondo trime- stre di Inglese. Comincio a ca- pire quando mi parlano in in- glese e sono anche in grado di rispondere, anche se con piccole frasi. Celebro la Messa in Inglese e riesco a fare anche delle pic- cole omelie (10-15 righe), sempre in inglese. Però per preparare la predica mi ci vo- gliono quasi due ore, debbo considerare bene il messaggio che voglio trasmettere, pen- sando alle persone che ho da- vanti. La sera prima della Messa rivedo la mia omelia con un missionario inglese e spesso mi dice di cambiare la frase, il modo di dire, perché alcune espressioni per me si- gnificative, qui non sarebbero capite. La difficoltà grossa ri- mane sempre la pronuncia, sempre diversa in tante paro- le anche quando ci sono lette- re simili. Per esempio: la parola che torna spesso Dio, si scrive God, simile a good (buono), ma con una pronuncia com- pletamente diversa. God si pronuncia con una o semi- aperta, simile ad una a, good, invece, con una o semi chiusa simile ad una u. Facile a scri- verlo ma difficile da pronun- ciare. Potete provare ma non è per niente semplice. Gli in- glesi usano molto l’espressio- ne: “Oh, my God!”; io sto cer- cando di insegnargli a dire: ”mamma mia”. Che avventura ragazzi! Sono stati mesi preziosi per capire meglio cosa mi aspetta. Anche in Etiopia dovrò ripar- tire da zero e pian piano en- trare dentro un nuovo mon- do. Ho trascorso i giorni di Natale in Italia, ho rivisto la mia famiglia, la mie vecchie parrocchie, ho incontrato il Vescovo e anche alcuni con- fratelli sacerdoti. Ho potuto celebrare Messa a S. Giovanni, la mia parrocchia d’origine, a S. Filippo, a Carpineto Roma- no e in Cattedrale. Ho capito ancora meglio l’importanza di tutto quello che ho ricevuto negli anni di formazione e di servizio in diocesi. Veramente il Signore mi ha guidato. Tut- to quello che ho ritrovato in questi giorni di vacanze nata- lizie, rimane fondamentale per il mio futuro. Sarà proprio questo il bagaglio che por- terò con me: la mia Chiesa, la famiglia, gli amici… tutto e tutti. Sì, vado in missione co- me fidei donum, ma vi sento vicini. Andrò a servire una porzione di chiesa, in una E i giorni trascorsi in Italia IL MONDO CAPOVOLTO nuova parrocchia, ma questa volta in terra d’Africa. È bello aprirsi alla missione metten- dosi in gioco e offrendo la propria vita per la prima evangelizzazione in una zona dove il vangelo non è stato mai annunziato. Il giorno del- l’Epifania ho pensato proprio a questo. Gesù è nato per tut- ti, i Magi rappresentano tutte le genti, ma quante persone ancora non lo conoscono? La nostra piccola Chiesa di Ana- gni-Alatri, si mette in gioco, offrendo un suo figlio per l’annuncio del Vangelo. Continuate a pregare per me e a sostenermi con la vostra amicizia. Forza e… avanti, buon cam- mino missionario a tutti. Maynoot, 12 gennaio 2014 Fr. Giuseppe Ghirelli diocesan priest fidei donum missionary c/o Divine Word School of En- glish Moyglare Road – Maynooth - Co. Kildare - Ireland di Giuseppe GHIRELLI x 4 aprile 2014 18-03-2014 10:25 Pagina 12

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Anno XV, n. 4 - Aprile 2014mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili

DIRETTORE: Raffaele TariceIN REDAZIONE:

Claudia Fantini Per inviare articoli:

Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011Alatri - Tel. 348.3002082

e-mail: [email protected] DISTRIBUZIONE

Bruno Calicchia AMMINISTRATORE

Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Chiara Campoli, Caterina Castagnacci,Maria Grazia Costantini,

Pino D’Amico, Sonia Evangelisti, Giuseppe Ghirelli,

Giorgio Alessandro Pacetti,Gianni Rontani

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPATipografia Editrice Frusinate srl

Frosinone

Il racconto delle mie prime esperienze

Che avventura ragazzi!

Carissimi fidei donumfriends rientrato in Ir-landa ho ripreso il mio

studio di Inglese. Adesso mirendo conto che i tre mesi ini-ziali, pur molto faticosi, sonostati veramente preziosi. Co-me spesso accade quando siva in montagna la “prima ap-pettata” è sempre quella piùdura, poi si fa il fiato, si conti-nua a salire e tutto sembrapiù facile. Sembra. Perché la salita c’èsempre ed è necessario nondimenticare la META da rag-giungere. Il mio camminocontinua, guardo avanti, epensando alla partenza perl’Etiopia affronto più serena-mente questo secondo trime-stre di Inglese. Comincio a ca-pire quando mi parlano in in-glese e sono anche in gradodi rispondere, anche se conpiccole frasi. Celebro la Messa in Inglese eriesco a fare anche delle pic-cole omelie (10-15 righe),sempre in inglese. Però perpreparare la predica mi ci vo-gliono quasi due ore, debboconsiderare bene il messaggioche voglio trasmettere, pen-sando alle persone che ho da-vanti. La sera prima dellaMessa rivedo la mia omeliacon un missionario inglese espesso mi dice di cambiare lafrase, il modo di dire, perchéalcune espressioni per me si-gnificative, qui non sarebberocapite. La difficoltà grossa ri-mane sempre la pronuncia,sempre diversa in tante paro-le anche quando ci sono lette-re simili. Per esempio: la parola chetorna spesso Dio, si scriveGod, simile a good (buono),ma con una pronuncia com-pletamente diversa. God sipronuncia con una o semi-aperta, simile ad una a, good,invece, con una o semi chiusasimile ad una u. Facile a scri-verlo ma difficile da pronun-

ciare. Potete provare ma nonè per niente semplice. Gli in-glesi usano molto l’espressio-ne: “Oh, my God!”; io sto cer-cando di insegnargli a dire:”mamma mia”. Che avventura ragazzi!Sono stati mesi preziosi percapire meglio cosa mi aspetta.Anche in Etiopia dovrò ripar-tire da zero e pian piano en-trare dentro un nuovo mon-do. Ho trascorso i giorni diNatale in Italia, ho rivisto lamia famiglia, la mie vecchieparrocchie, ho incontrato ilVescovo e anche alcuni con-fratelli sacerdoti. Ho potutocelebrare Messa a S. Giovanni,

la mia parrocchia d’origine, aS. Filippo, a Carpineto Roma-no e in Cattedrale. Ho capitoancora meglio l’importanza ditutto quello che ho ricevutonegli anni di formazione e diservizio in diocesi. Veramenteil Signore mi ha guidato. Tut-to quello che ho ritrovato inquesti giorni di vacanze nata-lizie, rimane fondamentaleper il mio futuro. Sarà proprioquesto il bagaglio che por-terò con me: la mia Chiesa, lafamiglia, gli amici… tutto etutti. Sì, vado in missione co-me fidei donum, ma vi sentovicini. Andrò a servire unaporzione di chiesa, in una

E i giorni trascorsi in Italia

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

nuova parrocchia, ma questavolta in terra d’Africa. È belloaprirsi alla missione metten-dosi in gioco e offrendo lapropria vita per la primaevangelizzazione in una zonadove il vangelo non è statomai annunziato. Il giorno del-l’Epifania ho pensato proprioa questo. Gesù è nato per tut-ti, i Magi rappresentano tuttele genti, ma quante personeancora non lo conoscono? Lanostra piccola Chiesa di Ana-gni-Alatri, si mette in gioco,offrendo un suo figlio perl’annuncio del Vangelo. Continuate a pregare per mee a sostenermi con la vostraamicizia.Forza e… avanti, buon cam-mino missionario a tutti.Maynoot, 12 gennaio 2014

Fr. Giuseppe Ghirelli diocesanpriest fidei donum missionaryc/o Divine Word School of En-glish Moyglare Road – Maynooth -Co. Kildare - Ireland

di Giuseppe GHIRELLI

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Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 24 Marzo 2014 - www.diocesianagnialatri.it

giusto, fedele, amorevole emisericordioso. Eddard è ilprotagonista che nella men-te dei lettori arriverà alla finedella storia e trionferà sui ne-mici. Ma Eddard è il protago-nista che muore alla fine delprimo libro. E dire che è statouno shock per tutti i lettori èdavvero riduttivo. Quando lasua testa viene infilata suuna picca ed esposta sullemura della città capisci chequell’evento darà il via a tut-ta una serie di fatti le cuiconseguenze si ripercuote-ranno su personaggi di cuiancora non conosci neanchel’esistenza. E più vai avanticon la storia più ti rendi con-to che davvero “nessun per-

Io sono un grande fan de LeCronache del ghiaccio e delfuoco, la saga di George

R.R. Martin, ambientata inun mondo fantastico che ri-corda l’Europa medievale eda cui hanno tratto una serietelevisiva di grande successo.La filosofia di Martin è che inun mondo difficile e orribilecome quello da lui immagi-nato tutti i personaggi sonoa rischio, e nessuno, neppurei protagonisti, è indispensabi-le. All’inizio della storia assi-stiamo alla morte misteriosadi re Robert Baratheon e ilsuo migliore amico e fedele“primo cavaliere” EddardStark viene chiamato a facili-tare la successione del princi-pe Joffrey Baratheon. Eddardè il protagonista della storia,quello che deve far luce sututti i misteri e che deve di-stricarsi tra tutti gli intrighi dipotere. Eddard è il protago-nista che incarna tutte lequalità dell’uomo saggio,

sonaggio è indispensabile”.Dopo episodi come le “Ac-que Nere” e le “Nozze Ros-se”, in cui le cose non vannoesattamente come ci si aspet-ta, noi poveri lettori non sap-piamo ormai più che aspet-tarci. Personalmente speravoche tra tutti, lo zio Georgeavrebbe risparmiato almenodue dei protagonisti, perché,secondo me, incarnano ilghiaccio e il fuoco del titolo,ma arrivato alla fine delquinto libro (il 12° nell’edi-zione italiana) ne lasciamouno accoltellato a tradimen-to e senza sapere se sia mor-to oppure no, mentre l’altroè disperso nel deserto. Senzaparole. Ma il mondo deve

ANNO XV N. 4APRILE 2014

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAA

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO

continuare a girare e la storiadeve andare avanti. Ancheper i suoi discepoli la mortedi Gesù è stata traumatica.Anche per loro è stato unoshock. In quel momento lacroce sembrava la fine dellastoria e le speranze si eranoinfrante. Ma la luce della re-surrezione ha fatto conosce-re un mondo nuovo, ha fattoiniziare una nuova storia, dicui noi siamo ancora i prota-gonisti. Una storia di cui nonpossiamo neanche immagi-nare le svolte e le sorprese.Davvero Gesù è stato indi-spensabile. Buona Pasqua.

Raffaele TARICE

aa ll ll ’ii nn tt ee rr nnoo.. .. ..

Una Chiesa dal volto

missionarioPag. 3

Speciale CatechesiPagg. 6-7

Fraternità viadella pace

Pag. 8

LA STORIA DEVE ANDARE AVANTI

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110000 NNOOTTIIZZIIEE 110000 NNOOTTIIZZIIEE Aprile 20142222

Con lettera datata 1° febbraio Papa Francesco ha nomi-nato «Cappellani di sua Santità», conferendo loro il tito-lo di monsignore i presbiteri don Bruno Durante, parro-co delle parrocchie di Sant’Angelo e Sant’Andrea nel co-mune di Anagni e don Cristoforo D’Amico, parroco del-la parrocchia Immacolata Concezione nel comune diAlatri. Monsignor Bruno Durante oltre all’ufficio di par-roco ricopre in diocesi l’incarico di responsabile della pa-storale giovanile e vocazionale. Monsignor CristoforoD’Amico è vicario episcopale per la vita consacrata e di-rettore spirituale della comunità del propedeutico alPontificio Collegio Leoniano. La comunicazione a tuttoil presbiterio è stata data durante l’incontro del presbi-terio del 20 febbraio da Sua ecc. mons. Lorenzo Loppa,vescovo della diocesi. Ai nuovi monsignori vanno gli au-guri di tutto il presbiterio.

LL’AAGGEENNDDAA AAPPRRIILLEE

Domenica 6 aprileAnagni, PontificioCollegio Leoniano,

ore 9.00GIORNATA DIFRATERNITA’ E

RIFLESSIONE PER IFIDANZATI

Sabato 12 aprileCarpineto Romano

GIORNATA LOCALEDELLA GIOVENTÙ

Festa-Veglia dei Giovanie Giovanissimi

Domenica 13 aprileCattedrale, ore 11.30PONTIFICALE DELLE

PALME

Mercoledì 16 aprileAnagni, Cattedrale,

ore 18.00S. MESSA CRISMALEPresieduta dal Vescovo

Sabato 19 aprileAnagni, Cattedrale,

ore 23.00VEGLIA PASQUALE

Domenica 20 aprileAnagni, Cattedrale,

ore 11.30PONTIFICALE DI

PASQUA

Mercoledì 23 aprileAlatri, Concattedrale,

ore 10.00PONTIFICALE DI S. SISTO

Presieduto dal Vescovo

DUE “CAPPELLANI SI SUA SANTITÀ”

Ogni tre anni, da statuto, l’AzioneCattolica rinnova il proprio consi-glio direttivo. Ruolo del consiglioeletto dall’assemblea è quello difornire una linea educativa eformativa, secondo lo stile pro-prio dell’associazione, sia agliadulti, sia ai giovani e ai ragaz-zi. Spetta al consiglio diocesanola funzione elettiva per la forma-zione della presidenza; proporreal vescovo il nome del presidentediocesano; la definizione e la verificadella programmazione associativa, nel quadrodegli obiettivi e delle linee approvate al riguardo dal-l’assemblea; le funzioni deliberative dei regolamenti edei documenti di indirizzo; la determinazione delle quo-te associative; la approvazione del bilancio preventivo edel conto consuntivo annuali. La presidenza, eletta dalconsiglio, composta dai vari responsabili, dal segretarioe dall’economo, guida la vita associativa e da le lineeperché emerga pienamente il ruolo dell’associazionenella chiesa particolare. Dall’assemblea del 23 febbraiosono stati eletti i membri del nuovo consiglio diocesano.Volti che garantiscono una certa continuità con il prece-dente consiglio essendo stati riconfermati e membri checon la loro novità sicuramente daranno un contributopositivo al settore che, a nome dell’assemblea, sonochiamati a “gestire”. Ecco i nomi dei nuovi consiglieri Acper i prossimi tre anni: Settore adulti: Cerasaro Massino;Retarvi Elena; Anielli Silvia; Boezi Ester; Zangrilli Pierlui-gi; Frusone Angela; D’Amore Marilena. Settore giovani:Castagnacci Lorenza; Amatino Daniele; Marucci Marta;Virtunni Luca; Noro Daiana Ketty; Macali Fabrizio; Odar-gi Matteo. ACR: Castagnacci Caterina; Mariani Pia; Fiori-ni Fabiana; Pietrobono Erica; Palmieri Sara. Ai nuovi evecchi membri va la fiducia di tutta l’associazione e l’au-gurio di un buon lavoro in Ac.

AC: IL NUOVO CONSIGLIO DIOCESANOdi Sonia EVANGELISTI

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LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XVNumero 4 3333

dal Battesimo e dall’Eucaristia,era capace perfino di trasfigu-rare le cose trasformandole dapareti di divisione in strumentidi comunione. La morte era at-taccata e combattuta a tutti ilivelli. Così i primi cristiani face-vano Pasqua ed erano “figlidella Risurrezione”. La Chiesache sogna Papa Francesco è lastessa. E’ una comunità percor-sa dalla gioia pasquale e chedeve annunciare la gioia delVangelo. La buona notizia de-ve essere comunicata da tutti icristiani a tutti gli uomini, inuna missionarietà totale e con-tinua, con l’annuncio stretta-mente detto e con l’annuncio“informale” che compete atutti nella vita di ogni giorno.Nell’approccio personale “di-re” il Vangelo è necessario. Ma“fare” il Vangelo è ancora piùimportante. Quali sono, allora,alcuni dei tratti più significatividel volto della Chiesa “in usci-ta”, della Chiesa che si fa por-tare dall’onda della Pasqua e simette a servizio gioioso e umi-le della forza trasformante delVangelo?

La Chiesa “in uscita” verso leperiferie esistenziali è, primadi tutto, in stato di continuaconversione pastorale e missio-naria. Perché non si possonolasciare le cose come stanno innome del principio “si è fattosempre così”. A tale riguardoPapa Francesco afferma: “So-gno una scelta missionaria ca-pace di trasformare ogni cosa,perchè le consuetudini, gli stili,gli orari, il linguaggio e ognistruttura ecclesiale diventino

La Chiesa che sogna PapaBergoglio è una Chiesamissionaria. Da pochi gior-

ni abbiamo tra le mani l’Esor-tazione apostolica “Evangeliigaudium” con cui Papa Fran-cesco ci invita ad una ripresa ead un impulso della missioneevangelizzatrice particolar-mente contrassegnata dallagioia dell’incontro con GesùRisorto. La Chiesa è chiamataad annunciare la gioia del Van-gelo corrispondendo alla suanatura missionaria. QuestaChiesa “in uscita” è la Chiesache proviene dalla Pasqua e vi-ve la Pasqua sulle strade delmondo. Il cuore della nostra“conversione pastorale e mis-sionaria, che non può lasciarele cose come stanno”, (EG, 25)è l’incontro personale con l’a-more di Gesù che ci salva, l’e-sperienza dell’azione del Risor-to e del Suo Spirito. “Cristo ri-sorto e glorioso è la sorgenteprofonda della nostra speran-za … La sua risurrezione non èuna cosa del passato; contieneuna forza di vita che ha pene-trato il mondo. Dove sembrache tutto sia morto, da ogniparte tornano ad apparire igermogli della risurrezione. E’una forza senza uguali” (EG,245-276). La Risurrezione diColui che era morto in croce si-gnificò anche la risurrezioneper gli amici di Gesù e per laloro speranza. Gli incontri conil Risorto li fecero persuasi cheil passato di tradimento, di vi-gliaccheria, di fuga non potes-se costituire un alibi per la se-quela. Come amici e commen-sali di Gesù vivo, con la lucedella Parola e la forza del Panee del Perdono ritrovarono ilcoraggio di vivere scoprendonella Risurrezione un progettoper sconfiggere la morte, cheGesù aveva iniziato e che loroavrebbero dovuto continuarea realizzare consegnandolo adaltri. Il dono dello Spirito e loslancio della Pentecoste feceroprendere corpo e vita alla co-munità pasquale che viene de-scritta all’inizio del libro degliAtti degli Apostoli. Per la co-munità, nata dalla Pasqua estrutturata dalla Pasqua, la co-munione all’interno e la mis-sione di lottare contro la mor-te, in tutti i suoi aspetti e lesue accezioni, fu tutt’uno. Laluce della Parola e la forza del-la Pasqua, donata soprattutto

un canale adeguato per l’e-vangelizzazione del mondo at-tuale” (EG, 27).

La Chiesa, che annuncia lagioia della Pasqua, è una Chie-sa “con le porte aperte”, unaMadre dal cuore aperto che sa“rallentare il passo, mettere daparte l’ansietà per guardarenegli occhi ed ascoltare, o ri-nunciare alle urgenze per ac-compagnare chi è rimasto aibordi della strada” (EG, 46).Un segno chiaro “di questaapertura è avere dappertuttochiese con le porte aperte”(EG, 47).

Ancora la Chiesa del Risorto èuna Chiesa che prende l’inizia-tiva, accoglie, si fa vicina allagente, l’accompagna e cura lesue fragilità. E’ una Chiesa chesa mettersi a disposizione dellamisericordia di Cristo e sa dareconcretezza e spessore al suosguardo d’amore verso l’essereumano: “(Gesù) vide una gran-de folla ed ebbe compassionedi loro perché erano come pe-core che non hanno pastore…” (Mc 6,34).

La Chiesa che serve la gioia delVangelo è una Chiesa che sipreoccupa per lo sviluppo inte-grale di tutti, ma soprattuttodei più abbandonati dalla so-cietà (cfr EG, 186). Sa ascoltareil loro grido, offre loro atten-zione e vicinanza completa,anche e soprattutto da unpunto di vista spirituale. Inogni comunità cristiana i pove-ri devono sentirsi “a casa loro”(199).

La Chiesa che sogna PapaFrancesco dialoga con tutti, hapazienza e sa iniziare processiper lavorare “a tempi lunghi”.Questo le permette di evitarel’ansietà, di attraversare situa-zioni difficili, di andare oltre iblocchi e i fallimenti (cfr EG125).

La comunità ecclesiale, permantenere alto il suo fervoremissionario, cura e motiva con-tinuamente i suoi Animatorifacendo si che preghino e la-vorino; offre loro il polmonedella preghiera e uno spaziointeriore che li possa aiutare asuperare momenti di stanchez-za e difficoltà; alimenta in loroil gusto spirituale di rimanerevicini alla gente, di essere nelcuore del popolo di Dio, dicondividere la vita con tuttinon rimanendo “a prudentedistanza dalle piaghe del Si-gnore” (EG, 270).

La Chiesa convertita completa-mente alla missione si rinnovanell’incontro continuo con ilRisorto e sperimenta la forzamisteriosa del suo Spirito. “LoSpirito Santo opera come vuo-le, quando vuole e dove vuole;noi ci spendiamo con dedizio-ne ma senza pretendere di ve-dere risultati appariscenti. Sap-piamo soltanto che il dono dinoi stessi è necessario. Imparia-mo a riposare nella tenerezzadelle braccia del Padre in mez-zo alla nostra dedizione creati-va e generosa” (EG, 279).

La Chiesa che annuncia la gioiadella Pasqua trova in MariaSantissima la Madre e la Stelladell’evangelizzazione. Da leiapprende continuamente laforza rivoluzionaria della tene-rezza e dell’affetto. In lei vedel’umiltà e la tenerezza risplen-dere come virtù dei forti. Conlei avanza fiduciosa verso laPromessa, che è l’ultima paro-la di Dio nell’Apocalisse e nellaBibbia, una parola che la riem-pie di immensa fiducia e di fer-missima speranza: “Ecco, iofaccio nuove tutte le cose”(Ap, 21,5) (EG, 288).

Pasqua 2014+ Lorenzo Loppa

UUnnaa CChhiieessaa ddaall vvoollttoo

mmiissssiioonnaarriiooLa Chiesa nell’Evangelii Gaudium

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CCoonnddiivviissiioonnee,,oossppiittaalliittàà,, ssppiirriittoo

ddii ffaammiigglliiaa

L’Incontro: sabato 8 febbraio presso Nuovi Orizzonti a Piglio

di Gianni RONTANI

Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali (C.D.A.L.)

Sabato 8 febbraio i de-legati della ConsultaDiocesana sono stati

convocati al secondo in-contro di questo anno pa-storale 2013/2014, con l’in-vito di allargare la parteci-pazione ad amici e/o pa-renti impegnati nelle varieaggregazioni.Data la necessità di favori-re sempre le reciproche co-noscenze e nell’intento didare un tono “familiare” aquesto tipo di incontro, siè pensato di tenerlo pressoil Centro dell’Associazione“Nuovi Orizzonti” di Piglio(che già ci aveva ospitatodue anni fa) mettendo an-che in programma di pran-zare insieme, per cui è sta-to fissato di ritrovarci alleore 12,30 presso la sededell’Associazione.Il programma si è poi svol-to così:ore 13,00 – pranzo insie-me, “serviti”, con estremae piacevole disinvoltura esimpatia, dai ragazzi ospitidell’associazione. Un’oradopo ci si è ritrovati nellasala proiezioni dove la re-sponsabile del centro, Da-niela Martucci, ha presen-tato un’interessante docu-mentario nel quale la fon-datrice dell’Associazione,Chiara Amirante, traccia la“storia” sua personale equella del “grande” movi-mento che via via ne è na-

to. A seguire la stessa Da-niela e un ragazzo ospitedell’associazione hannodato due loro forti “espe-rienze”. Subito dopo (erano circa le15,00) ci siamo trasferitinella sala “grande” utiliz-zata prima per il pranzo etrasformata rapidamentein luogo di incontro con lasistemazione delle sedie “acerchio” in modo da poter-ci vedere bene tutti l’unl’altro. Eravamo quasi unaquarantina (abbastanzapiù del solito). Dopo unampio giro di presentazio-ni dove ciascuno, oltre aqualche considerazione, haanche specificato l’associa-zione di appartenenza,don Bruno Durante, il no-stro “assistente”, ha intro-

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,, Aprile

20144444

dotto una importante ri-flessione sulla Lettera Pa-storale del nostro vescovoLoppa “La passione per ilVangelo” che nell’ottobrescorso è stata distribuita intutte le parrocchie delladiocesi.In particolare, don Bruno,si è soffermato sulla seriedi domande, a pag. 5, cheil nostro vescovo pone atutti noi, domande che cichiamano direttamente incausa come “cristiani”.Don Bruno ha posto poil’attenzione anche sul bra-no conclusivo della “lette-ra” con la domanda speci-fica, a pag. 14, “Chi è adul-to nella fede?”. Queste ri-flessioni hanno subito datoseguito ad una serie inte-ressante di interventi che

hanno contribuito a darecorpo costruttivo alle ra-gioni del nostro incontrarcie al “servizio” svolto nel-l’ambito della diocesi.Al termine dell’incontro,nella stessa sala, abbiamopartecipato alla Santa Mes-sa Festiva, presieduta dadon Bruno e concelebratada don Luigi (un sacerdoteassistente della comunità).Alla celebrazione eranopresenti anche i ragazzi,ospiti dell’associazioneNuovi Orizzonti (circa unaventina). Loro stessi hannoanimato la messa con mu-sica e canti dal “tono” gio-vanile.Finita la messa, al momen-to di lasciarci, eravamo ve-ramente tutti molto con-tenti d’aver trascorso unacosì bella mezza giornatainsieme, caratterizzata daun particolare “spirito difamiglia”. Abbiamo ringra-ziato di vero cuore i re-sponsabili dell’associazioneNuovi Orizzonti per la gra-ditissima ospitalità ricevutae ci siamo salutati con l’in-tento di rinnovare momen-ti di questo tipo. Sono oc-casioni che contribuisconoa ridare slancio all’impe-gno che siamo semprechiamati a svolgere nel-l’ambito delle nostre realtàassociative.

Si sono svolti ad Acuto i festeggiamenti per il 180° an-niversario della venuta di santa Maria de Mattias da

Vallecorsa ad Acuto. Maria de Mattias ad Acuto fon-derà, seguendo la scia di san Gaspare del Bufalo le Ado-ratrici del sangue di Cristo. Una piacevole coincidenzain questo anniversario è stata il giorno; il 4 marzo cade-va di martedì così come 180 anni fa. La celebrazione eu-caristica per l’anniversario è stata presieduta dal vesco-vo di Anagni-Alatri monsignor Lorenzo Loppa e anima-ta dal coro polifonico città di Anagni. Alla fine della ce-lebrazione i bambini della scuola dell’infanzia e ele-mentare hanno eseguito una serie di canti popolari. Nelpomeriggio ancora la musica ha reso onore ai festeg-giamenti con il concerto diretto dal maestro MaurizioSparagna.

ACUTO - IN FESTA PER IL 18° DI S. MARIA DE MATTIAS

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VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XV

Numero 4 5555

CCoorrssoo ddii AArrtteeFFlloorreeaallee ppeerr llaa

LLiittuurrggiiaa

Fiuggi - Parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù

di Chiara CAMPOLI

Molti i partecipanti provenienti dalle varie Parrocchie della Diocesi

Si è tenuto nei giorni 14e 15 Marzo il Corso diArte Floreale per la Li-

turgia di primo livello pres-so la Parrocchia Santa Tere-sa del Bambin Gesù a Fiuggiorganizzato dall’Ufficio Li-turgico Diocesano. A guida-re il corso è stata Suor Ma-ria Cristina Cruciani delle PieDiscepole del Divin Mae-stro.Il tema è quello della Setti-mana Santa, nella quale laChiesa celebra i misteri dellasalvezza portati a compi-mento da Cristo, settimanaricca di celebrazioni che cul-minano la notte di Pasquanella solenne Veglia Pa-squale. Molti i partecipantiprovenienti dalle varie Par-rocchie della Diocesi, benaccolti nella sala Parrocchia-le, curata e accogliente, gra-zie al lavoro dell’Ufficio Li-turgico e in particolare aCatia Ciafrei che ci ha gui-dato e assistito durante iltutto il corso. Certamenteconoscere e confrontarsicon altre persone che svol-gono il nostro stesso servi-zio è stato importante e co-struttivo per la nostra cresci-ta personale. Importante laformazione liturgica ricevu-ta, a partire dall’anno litur-gico, gli spazi liturgici, iltempo della Quaresima, laPasqua e l’importanza diquesto tempo, e la necessitàdi una buona cura dell’artefloreale a servizio dellaChiesa; questi sono stati i te-mi che ci hanno guidato in

questi due giorni.Le catechesi liturgiche sonostate accompagnate dallarealizzazione di composizio-ni floreali che possono esse-re utilizzate nelle celebra-zioni liturgiche della Setti-mana Santa. Composizioniche sono ricche di significa-to e che sicuramente aiuta-no la preghiera; come piùvolte ci ha ribadito Suor Cri-stina le composizioni devo-no essere finalizzate all’aiu-to nella preghiera e a foca-lizzarci su Cristo. Esse se bencostruite e studiate possonoaiutare ad esprimere il si-

gnificato liturgico di unadeterminata domenica, pos-sono essere delle vere cate-chesi simboliche.L’esperienza di laboratorioè stata indispensabile perconoscere meglio ciò cheabbiamo appreso, e com-prendere come la semplicitàsia indispensabile e necessa-ria per fare cose belle, per-

ché non è necessario faregrandi cose, ma piccole cosecon grande significato.La liturgia è caratterizzatada un linguaggio che si ser-ve di segni, l’arte floreale seben curata viene messa aservizio del culto. “La litur-gia è azione comunitariache permette di lodare eringraziare Dio in Cristo Ri-sorto, nella gioia, nella gra-tuità e nella bellezza. Inquesta grande azione sisnoda una settimana dopol’altra, i fiori hanno il loroposto, al servizio della Paro-la che Dio ci offre. Sono un

dono di Dio, e con la lorosemplice presenza esprimo-no la bellezza e la gratuità,la grazia del suo amore pernoi.” (D. J. Rolland, Fiori eParola).I fiori non servono solo perabbellire, con la loro pre-senza ci parlano di Dio, sedisposti correttamente essiaiutano il fedele nella lode

e preghiera al Signore. Ciparlano di Dio, e possonoesprimere la Presenza diDio, sono dono di Dio.Quello del fiorista è un ser-vizio che viene messo a di-sposizione delle nostre co-munità e la formazione èimportante e necessaria percomprendere quanto siaimportante conoscere nelmiglior modo possibile ilservizio che svolgiamo e lemotivazioni che ci spingonoa farlo con amore e dedizio-ne. Come ce lo hanno ricor-dato il nostro Vescovo Lo-renzo Loppa e il Direttore

dell’Ufficio Liturgico LuciaGiovanna Martini.Un’esperienza bella che ciha lasciato una rinnovatavoglia di svolgere il nostroservizio al meglio nelle no-stre Parrocchie e con la con-sapevolezza che se fattocon amore diventa preghie-ra al Signore.

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SSSSppppeeee cccc iiiiaaaa llll eeee CCCCaaaatttt eeee cccchhhheeee ssss iiii

L’identità del catechista e la sua formazione è statoil tema centrale del Convegno organizzato dal-l’Ufficio Catechistico Diocesano. Due giorni inten-

sissimi, il 15 e 16 marzo scorso, tra preghiera, lavori digruppo e incontri con esperti. Il primo contributo è sta-to dato dal prof. Ubaldo Montisci e che ha portato lasua esperienza come docente dell’Università PontificiaSalesiana, e che ha spiegato proprio come l’identità delcatechista dipenda dall’immagine di Chiesa e dall’ideadi catechesi che si adottano come modello di riferimen-to. È evidente che dobbiamo essere comunità in statopermanente di conversione missionaria, come tantevolte ci ha invitato ad essere anche Papa Francesco. Vi-viamo in un’epoca in cui il cambiamento culturale e so-ciale è “un inedito assoluto”, e il sogno del pontefice èuna Chiesa-Popolo di Dio (EG 112-113) in “stato perma-nente di missione” (EG 15, 25, 27). Queste comunità de-vono perciò essere “ermeneutiche”, cioè una chiesa chesa di non aver colto una volta per tutte il contenuto delvangelo e che quindi lo ri-esprime, lo ri-comprende, sene fa plasmare.Il prof. Montisci ha precisato poi quali sono le nuoveacquisizioni e sensibilità nella catechesi. Infatti in questianni si sono affermate prospettive teoriche e sensibilitàche hanno portato a pensare la catechesi in modo dif-ferente. La catechesi in primo luogo è un atto relazio-nale e comunicativo, un atto in cui deve essere valoriz-zata la portata del contributo umano al dialogo salvifi-co con Dio. Questo è possibile solo se si pone la giustaattenzione ai processi di educazione cristiana sugli am-biti di vita delle persone e recuperando l’armonicaespressione di tutti i linguaggi della fede, e che com-

prende anche un più stretto rapporto con le altre fun-zioni ecclesiali (liturgia, diaconia, koinonia).Passando a illustrare lo stretto rapporto tra catechisti ecomunità, si precisa che il catechista va sempre pensatocome inserito in modo vitale e responsabile nella comu-nità cristiana. Essa infatti è titolare e responsabile dellacatechesi. Il fatto è che il catechista non sceglie di di-ventare tale ma risponde a una vocazione, e natural-mente il momento del discernimento diventa indispen-sabile e delicato, visto che elementi specifici della voca-zione catechistica vanno considerati con consapevoledecisione per Gesù Cristo, da consolidare in un cammi-no di fede permanente. Non può mancare una appar-tenenza responsabile alla Chiesa, in spirito di comunio-ne e nella complementarietà con gli altri ministeri. Èfondamentale per ogni catechista avere la capacità difavorire la progressiva integrazione tra la fede e la vitadei ragazzi. Deve essere capace di essere un “mediato-re” così come molti studi definiscono il ruolo del cate-chista, un “accompagnatore” e un “compagno di viag-gio”, e come lo definisce Papa Francesco “colui che cu-stodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce inse stesso e la sa risvegliare negli altri”.Il prof. Montisci prova a elaborare quindi una formula-zione sintetica: «il catechista è un credente/cercatore-

Il percorso formativo per catechisti e animatori

A cura di Raffele TARICE

Educatori nella fede, capolavoridella speranza

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di-Dio che si scopre dentro il progetto di Dio e si rendedisponibile a seguirlo; vive la risposta alla chiamatadentro una comunità, con la quale è unito in modo vi-tale, che lo convoca e lo invia ad annunciare l’amore diDio; svolge il compito specifico di promuovere itinerariorganici e progressivi per favorire la maturazione glo-bale della fede in un determinato gruppo di interlocu-tori; possedendo una certa competenza pastorale, ela-bora, verifica e confronta costantemente nel gruppo lasua azione educativa; si pone in ascolto degli stimoli edelle provocazioni che provengono dall’ambiente cul-turale in cui si trova inserito».Pensando poi alle dimensioni specifiche della formazio-ne dei catechisti si ricorda come il DGC (238-245) ne in-dichi tre: essere, sapere e saper fare. Esse riguardano ri-spettivamente la maturazione umano-cristiana del ca-techista e le sue competenze a livello di conoscenze edi abilità metodologica nella trasmissione della fede. IlDGC (238) considera la dimensione dell’essere la piùprofonda. Il catechista dovrebbe essere un cristiano“adulto nella fede”, capace di fare sintesi tra la vita ela fede. Per questo ogni catechista dovrebbe essere aiu-tato a elaborare e sviluppare un progetto personale divita cristiana che dia coerenza e unità a ciò che crede, aciò che vive e a ciò che insegna. Una identità cristiana,

però, certamente chiara ma dialogica, che non si pro-ponga in modo integralista ed escludente, sostenuta dauna spiritualità laicale che riconosca nel quotidiano illuogo privilegiato di esercizio, senza comunque privarsidel sostegno di esperienze forti, cadenzate dai ritmidell’anno liturgico.La formazione deve contribuire a rendere viva nel cate-chista la coscienza missionaria. Egli potrà così maturarela propria identità e funzione di evangelizzazione, apartire dal progetto concreto della propria parrocchia,nella quale agisce con gioioso e responsabile senso diappartenenza, per aprirsi progressivamente a orizzontisempre più vasti. Papa Francesco, recentemente, ha ri-chiamato ancora alcune delle caratteristiche che do-vrebbero contraddistinguere il catechista autentico: èun testimone, che trova in Gesù Cristo la sorgente e ilsostegno per il suo lavoro. Occorre avere “familiaritàcon Lui, imitarlo nell’uscire da sé e andare incontro al-l’altro”, fino alle più lontane periferie. Il catechista, inultima analisi, deve maturare una fedeltà creativa.Concludendo il suo intervento, il prof. Montisci ha evi-denziato che «il servizio fondamentale dei catechisti èreso più impegnativo da alcune situazioni inedite nelnostro contesto occidentale e dalle accresciute aspetta-tive in ambito ecclesiale. A loro spetta il compito di di-ventare seminatori di speranza nel terreno del mondo.“Seminatori”, perché il nostro è di nuovo un tempo cherichiede la fatica del primo annuncio; “di speranza”,perché l’annuncio del Crocifisso Risorto, è sorgente disperanza per l’umanità. E va anche proposto “con spe-ranza” perché il catechista non è che un compagno distrada, a sua volta in ricerca (illuminata dalla fede), ca-pace di sorprendersi e gioire per ciò che si va realizzan-do, con la percezione del proprio ruolo perché un nuo-vo credente o chi ricomincia un cammino nella fedesarà sempre una sorpresa e non l’oggetto di una con-quista o il prodotto del suoi sforzi».L’intervento di domenica è stato invece affidato alleparole di don Stefano Mazzoli, Direttore dell’UfficioCatechistico di Terni, e che ha illustrato come elaborarepercorsi di Iniziazione Cristiana per fanciulli, preadole-scenti e adolescenti orientati all’esperienza di vita cri-stiana: «In questo ultimo intervento che conclude ilprezioso tempo che abbiamo dedicato alla riflessione eal lavoro sulla formazione di coloro che sono chiamatidalla comunità ecclesiale ad accompagnare i più piccoliad una sempre più significativa esperienza di fede, cisoffermiamo ad approfondire gli elementi che la defi-nizione di percorsi che non possono essere lasciati al-l’improvvisazione, ma che necessitano di essere pensati,messi in atto e proposti entro un quadro di riferimentoche tenga conto degli elementi contenutistici, pedago-gici e metodologici dai quali non è possibile prescinde-re se si vuole favorire realmente una proficua integra-zione tra fede e vita».

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Aprile 20148888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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FFrraatteerrnniittààvviiaa ddeellllaa ppaaccee

L’Azione Cattolica ad Alatri

di Caterina CASTAGNACCI

La marcia si è conclusa nella chiesa di S. Paolo

Fraternità… questo èstato il tema princi-pale della Marcia

della Pace, organizzatal’8 febbraio dall’AzioneCattolica in occasionedella chiusura del mesedella Pace. La marcia haattraversato le strade diAlatri, arricchita dallagioia e dall’entusiasmodi giovani, adulti e ra-gazzi sia dell’associazio-ne che non. La marcia,oltre ad avere una di-mensione pubblica, èstata un’occasione for-mativa rilevante per ipartecipanti che hannoavuto modo di testimo-niare che la pace e la fra-ternità sono possibili. La marcia si è realizzataun percorso di 4 tappecorrispondenti ai diversitemi ripresi dal Messag-gio della Pace 2014 diPapa Francesco: la fami-glia, la solidarietà, l’acco-glienza, il gioco. La prima tappa dal titolo“Famiglia sorgente difraternità” è stata arric-chita dalla testimonianzadi Domenico Pascaretta,responsabile della Comu-nità Giovanni XXIII che ciha aiutato a riflettere sulfatto che la fraternitàinizia in famiglia.Nel secondo stand “Mio

fratello che guarda ilmondo”, abbiamo vistoe toccato con mano co-me due associazioni delnostro territorio, DAMAAFRICA e ASANTE AFRI-CA, concretizzano la fra-ternità tramite la solida-rietà nei confronti deipaesi in via di sviluppo,in particolare ci hannopresentato i loro proget-ti di sviluppo in AfricaNel terzo stand i parteci-panti alla marcia hannoavuto modo di intervista-re il Pope Ortodosso pa-

dre Florentin che ci haraccontato come noi, ilnostro paese, la nostraterra, la nostra diocesi siè mostrata sempre fra-terna con lui e con il suopopolo rumeno.Nel quarto e ultimostand “Fammi giocaresolo per gioco” l’associa-zione LIBERTA’ DI VIVEREha presentato un proget-to di solidarietà tra ora-tori. La marcia si è conclusanella chiesa di S. PaoloApostolo con le parole

del nostro vescovo Lo-renzo Loppa e a seguire,tutti insieme, abbiamofatto “volare” la Pacelanciando i pallonciniche componevano la pa-rola PACE e che eranostati nostri compagni pertutta la marcia! Una pace scoperta e vis-suta tramite l’esperienzadi fraternità, una testi-monianza che non puòessere contenuta e riser-vata alla sola marcia, mache va condivisa e molti-plicata.

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Anno XVNumero 4 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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di Giorgio Alessandro PACETTI

Martedì 8 Aprile2014 l’Ammini-strazione Comu-

nale di Piglio, il Consiglie-re alla Cultura, il Parroco,il Rettore del Convento diSan Lorenzo, il Dirigentedell’Istituto Comprensivo«Ottaviano Bottini», laSezione Reduci e Com-battenti, il Presidentedella Pro Loco, il Presi-dente del Centro Anzianihanno organizzato «lagiornata della memoria»in ricordo non solo del70° anniversario del bom-bardamento della città diPiglio, ma per rendereanche omaggio a monsi-gnor Attilio Adinolfi, diAlbano Laziale, vescovodella Diocesi di Anagnidal 1931 al 1945, che sioffrì vittima per evitare lafucilazione, dalla repres-sione dell’invasore, a 28persone di cui tre cittadi-ni di Anagni e venticin-que ostaggi di Piglio, tut-ti indenni per il suo eroi-co e coraggioso interven-to. Una targa marmorea si-tuata nel liceo «BonifacioVIII» di Anagni ricorda ilgesto di monsignor Adi-nolfi definendolo, nelloscritto, come «il vescovodella guerra». I guai per ilpopolo pigliese iniziaro-no 70 anni fa allorquan-

do il 18 Marzo del 1944fu colpito a morte un sol-dato tedesco in località«Pompiano». La tanto so-spirata grazia da partedel maresciallo Kesserlingarrivò pochi istanti primache il plotone di esecu-zione si avviasse con dieciostaggi e raggiungesse illuogo della esecuzionecapitale grazie all’interes-samento del compiantomons. Attilio Adinolfi ve-scovo di Anagni e del pa-dre gesuita Hiemer, pro-fessore al Pontificio Colle-gio Leoniano di Anagni edi don Filippo Passa che siadoperarono, pressoquelle autorità negli alticomandi tedeschi di Ro-

ma, a chiedere salvezza estrappare alla morte ven-ticinque giovani innocen-ti. Il numero delle vittimefu ridotto poi a cinque,fucilati il 6 Aprile 1944 inlocalità Mole di Palianoquasi tutti membri dellastessa famiglia. I pigliesi continuarono avivere nell’incubo, nell’a-gitazione, nella paura deibombardamenti e si rifu-giarono nelle cantine. In-tanto oscure nubi di im-minenti calamità si ad-densavano ancora su Pi-glio che, secondo i tede-

schi, doveva essere raso alsuolo. Tutto incominciò lavigilia di San Giuseppe di70 anni fa ed ora una la-pide è stata posta in ri-cordo dell’eccidio del 6Aprile 1944 in localitàMole di Paliano. I crateriprodotti dalle bombe in-vece sono ancora lì a te-stimoniare la storica data8 Aprile 1944. Un residua-to bellico, sito a due passidal convento di San Lo-renzo, ricorda ai posteriquella del 12 Maggio1944. Una pagina di sto-ria da non dimenticare.

PIGLIO: nel 70° anniversario del bombardamentosulla città di Piglio

Unite in nome di Mons. Attilio Adinolfi

QQuuaattttrroo CCiittttàà ee ttrree DDiioocceessii

«Solo nel silenzio c’è una musica che risuona dentro e ti libera; solo nel silenzio nonsi è soli mai». Così canta Ron in “Nel silenzio”. Solo nel silenzio allora si schiude quel-la voce di un Dio che parla e che, a volte, data la frenesia del nostro vivere, non siriesce a sentire. Quella voce che ci impegna e che, se non guidati a riconoscerla, ri-schia di essere disatessa e lasciata passare. Il ricavare, nel proprio cammino, uno spa-zio da dedicare all’ascolto del silenzio diventa necessario sia per rigenerarsi sia perrevisionare la propria vita e farla andare nella direzione di Dio e per capire, nel silen-zio, che essa necessita di un salutare periodo di riposo e di preghiera attenta. In que-sto bisogno di ricerca l’azione cattolica, la pastorale giovanile e vocazionale, hannoorganizzato dal 7 al 9 marzo un corso di esercizio spirituali per giovani e adulti. Luo-go dell’incontro è stata la casa di preghiera della suore Agostiniane a Guarcino. Aguidare le meditazioni è stato il gesuita padre Renato Colizzi SJ.

Ac e pastorale giovanile

NEL SILENZIO PER ASCOLTARE

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Aprile 2014

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

“Terre ai giovani”: per la pri-ma volta dopo quaranta-

cinque anni torna un bando dedi-cato all’assegnazione delle terrelibere. Terre, fondi per lo start-upe anticipazione per i primi tre an-ni del costo del canone, tutorag-gio da parte di esperti agronomi:queste le novità principali elenca-te dal presidente della Regioneche ha detto: “Non è una iniziati-va sporadica. Sarà accompagnatada una strategia che prevede an-che la valorizzazione del territo-rio agricolo – offeso dalle specu-lazioni urbane. Dobbiamo lavora-re con le forze sociali per una ge-nerazione che ha il diritto ad unaopportunità”.L’Arsial concederà in affitto 320ettari di terre nelle provincie diRoma e Viterbo, in prevalenza agiovani imprenditori agricoli (18-39 anni), ma comunque possonomanifestare il loro interesse an-che imprenditori o coltivatori di-retti di qualsiasi età con sede so-ciale in uno dei Comuni della Re-gione Lazio, mettendo a disposi-zione 150 mila euro per le startup e 500 mila euro per la parteinvestimenti, garantiti presso lebanche dal patrimonio Arsial. Ilcanone verrà richiesto all’iniziodel quarto anno quale ulterioreforma di incentivazione. La dura-ta dell’affitto è prevista per 15anni, e l’accordo potrà essere rin-novato di ulteriori 15 anni su ri-chiesta del concessionario. L’o-biettivo è quello di rigenerare ter-reni, che altrimenti resterebberoincolti, e di regalare nuove op-portunità lavorative in un mo-mento di grande crisi economica.

Cosa sono le «periferie esistenziali» tanto care a papa Francesco? Equal è il ruolo della testimonianza cristiana in questo nostro tem-

po segnato da una rovinosa crisi economica e da una profonda crisispirituale? Queste sono solo alcune delle domande a cui padre GiulioAlbanese, missionario, giornalista e fondatore dell’agenzia d’informa-zione Misna, cerca di rispondere nel suo nuovo libro, Alle periferie delmondo. La testimonianza cristiana al passo di papa Francesco, (Editri-ce Missionaria Italiana, pp. 128, euro 11,00, in libreria).Riprendendo le parole di papa Bergoglio, padre Albanese ci spiegache non devono essere considerate periferie soltanto quelle «geogra-ficamente» lontane da noi, ma anche quelle esistenziali. Sono le«frontiere» che attraversiamo per inoltrarci in territori e situazioniignote e sconosciute, luoghi che ci possono portare nei bassifondi afianco degli ultimi e dei poveri. Ma le periferie non si fermano lì, pos-sono anche essere le frontiere dell’informazione, delle nuove tecnolo-gie, dell’economia.Forte della sua lunga esperienza di missionario e giornalista, padre Al-banese considera le frontiere dell’informazione quelle che ci dovreb-bero trasmettere le notizie provenienti dalle periferie. Purtroppo,l’autore lamenta, oggi ci troviamo ad affrontare una situazione in cuiprogrammi di alto spessore culturale sono spesso sacrificati in nomedelle logiche dell’audience, le «guerre dimenticate» che affliggono ilnostro pianeta in misura sempre maggiore non attraggono più l’at-tenzione dei media, il tema della pace non trova più spazio in nessuntelegiornale. È necessario quindi ritrovare quel senso di responsabilitàche faccia tornare l’informazione a «raccontare i fatti e gli accadimen-ti del nostro povero mondo, in particolare delle tante periferie».Il richiamo di papa Francesco ad una riforma del sistema economico-finanziario si rivolge soprattutto a quelle periferie economiche delmondo alle quali non giungono le tanto agognate risorse, sottratteda operazioni fantasma di quella «finanza parallela» che sfugge acontrolli e regole bancarie. I dati del Global Hunger Index riflettonoquesto trend, riportando che 2,6 miliardi di persone vivono con menodi 2 dollari al giorno, e che in zone come il Corno d’Africa la mancan-za di cibo è ormai cronica. Questo scenario di povertà e sofferenza,che spinge migliaia di persone a emigrare verso l’Europa a causa dellafame, è sintomatico della «”globalizzazione dell’indifferenza” percui, invece di tendere la mano, certe nazioni europee si chiudono ariccio ostentando le più becere forme di nazionalismo», oltre ad ali-mentare pericolose forme di fondamentalismo religioso nei paesi d’o-rigine.Un esempio sono i migranti che muoiono cercando di raggiungereLampedusa, la «periferia dell’Europa», che non a caso è stata sceltada Francesco come destinazione del suo primo viaggio. Secondo pa-dre Albanese, è proprio in questo viaggio e in quello compiuto ad As-sisi che l’universo delle «periferie» di Francesco trova la sua massimaespressione. Nel primo, il Papa si è «”rivestito” del ruolo profetico dicoscienza critica del villaggio globale», nel secondo ha invece invitatola Chiesa a «spogliarsi» delle sue ricchezze materiali. Due esperienzedal forte significato simbolico che esemplificano la riforma che Fran-cesco vuole portare nella Chiesa, affinché ritorni ad essere a fianco deipoveri nelle periferie del mondo. «Ciò che evangelizza non sarà il fa-scino delle opere, né le promesse di sviluppo e di progresso, ma la fe-de del discepolo, a fianco degli ultimi».Giulio Albanese, Alle periferie del mondo. La testimonianza cristianaal passo di papa Francesco, Collana Vita di missione, Editrice Missiona-ria Italiana, pp. 128, euro 11,00.

“LE PERIFERIE DEL MONDO”, PADREGIULIO ALBANESE

A t t u a l i t àRR OO MM AA -- VV II TT EE RR BB OO

“TERRE AIGIOVANI”

PER 15 ANNI 320 ETTARI

C u l t uC u l t u

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Anno XVNumero 4 11111111

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Giovanni XXIII morì il 3 giugno 1963, dopo una vita dedi-cata alla chiesa. Angelo Giuseppe Roncalli appartene-

va a una famiglia numerosa. Studiò nel seminario di Berga-mo e nel pontificio Seminario Maggiore. Con il permesso delsuo vescovo lavorò alcuni anni nella segreteria di Stato Vati-cana. Dopo alcuni anni fu inviato come vicario apostolico inTurchia, poi in Grecia e Bulgaria dove fu in contatto con i cri-stiani ortodossi e con i musulmani. Durante la II guerra mon-diale si adoperò alacremente in favore delle tante necessitàdelle persone con le quali fu costantemente in contatto. Do-po la guerra fu fatto Nunzio apostolico a Parigi da papa PioXII. In seguito fu trasferito a Venezia come patriarca e crea-to cardinale sempre dallo stesso Papa. Il 28 ottobre 1958 fu eletto Papa dai cardinali riuniti in con-clave. Il suo papato durò cinque anni scarsi e morì dopo unagravissima malattia. Il suo papato fu caratterizzato daun’importantissima enciclica “Pacem in terris” e dalla media-zione in favore della pace nelmomento delicatissimo delleforti tensioni tra Stati Uniti eUnione Sovietica che intendevaposizionare due potenti missilisull’isola di Cuba per puntarlicontro l’America settentrionale.Il suo motto era: “Bisogna pun-tare più su quello che ci unisceche su quello che ci separa da-gli altri”. Visse tutta la vita san-tamente con una devozioneparticolare alla Madonna dellaFiducia che si venera nel Ponti-ficio Seminario Romano. Con labolla “Humanae salutis” del 25/1/1961 poi indisse il ConcilioValicano II che poté guidare solo per una sessione. Papa Gio-vanni Paolo II lo dichiarò beato il 3 settembre 2000.Karol Josef Wojtyla partecipò al Concilio Vaticano II comecardinale e dette un contributo importante nell’elaborazio-ne della “Gaudium et Spes”. Fu eletto papa il 16 ottobre1978. Prese il nome di papa Giovanni Paolo II. Scrisse nu-merose encicliche e dette inizio nel 1985 alle GMG, le gior-nate mondiali dei giovani. Compì 104 viaggi apostolici nelmondo testimoniando così il suo spirito missionario. Ebbe undialogo strettissimo con gli ebrei visitando tra l’altro la sina-goga di Roma. Ebbe un contatto rilevante anche con i rap-presentanti di altre religioni confermando così l’orizzonteecumenico del suo magistero. Morì il 2 aprile 2005, alla vigilia della festa della “Divina Mi-sericordia” che si celebra ogni anno la prima domenica dopoPasqua.

Il 27 aprile 2014 duePapi verranno

nominati Santi

Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II:

uniti nella santità

Pino D’AMICO

Attual itàLL II BB RR II

Cristiano Cavina unisce nel suoromanzo dal titolo immediata-

mente riconoscibile come provoca-torio, Inutile Tentare ImprigionareSogni (Marcos y Marcos, 2013), ilmondo della scuola più marginalee meno raccontato, quello di unistituto tecnico industriale, l’ITIS Al-berghetti di Imola, descritto comeun incrocio tra una fabbrica, unacaserma, un reclusorio dove alunnie professori sono costretti a convi-vere come se dovessero scontareuna pena.La sua critica feroce è rivolta a tut-to il mondo della scuola, in partico-lare all’istruzione tecnica e profes-sionale, distante anni luce dallascuola tradizionale, il liceo classicoper intendersi. Nelle aule di mecca-nica gli studenti giocano a carte,dormono e i professori anziani so-no frustrati e infelici, violenti o di-stratti, incapaci di rapportarsi aglistudenti demotivati. Un mondo indifficoltà, una società condizionatada una profonda demotivazione avivere, a studiare, a costruire. L’a-spirazione alla cultura è narratanelle ultime pagine del romanzo inmodo commovente, dalla mammadagli occhi nocciola che riesce, conil racconto della sua infelice giovi-nezza, con il rimpianto di quanto leè stato sottratto, a dare finalmenteuno scopo alla vita insensata di suofiglio, indicando una possibile viad’uscita, un piano B, a quanti, pur-troppo numerosi, oggi continuanoad occupare le aule scolastiche uc-cidendo dentro e intorno a sé ognipossibile riscatto.

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