Il raccontafiabe, Luigi Capuana (estratto)

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Il raccontafiabe Seguito al «C’era una volta...» LUIGI CAPUANA I N D U S T R I E G R A F I C H E

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Tratto dall'edizione Geca del libro "Il raccontafiabe" dello scrittore siciliano Luigi Capuana, presentiamo l'estratto con la prefazione dell'autore e la prima fiaba intitolata "Piuma d'oro". Illustrazioni originali di Rocco Testa.

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www.gecaonline.it

Edizione fuori commercio

In copertina: Capuana sogna di Rocco Testa

Re, principesse, orchi e fate popolano l’universo sospeso delle

fiabe di Luigi Capuana, quasi a voler dimostrare che perfino

uno degli iniziatori della poetica verista era ben consapevole

del valore etico della fantasia, quando questa diventa mezzo

attraverso il quale veicolare messaggi universali, pur nella loro

apparente semplicità. La capacità di rinunciare a sovrastrut-

ture e di vedere con gli occhi di un fanciullo è tutto ciò che si

richiede per godere appieno della piccola dose di magia con

cui la penna di Capuana ha vergato queste pagine: “C’era una

volta”, e il viaggio comincia...

Il raccontafiabeSeguito al «C’era una volta...»

LUIGI CAPUANA

I N D U S T R I E G R A F I C H E

“ “La fiera delle Fate ricorre una voltaogni mille anni; e il capitarvi in mezzo

era stata proprio una rara fortuna.

LUIGI CAPUANA nasce a Mineo, in provincia di Catania, nel 1839. Considerato uno dei più im-portanti teorici del Verismo, alla sua attività di scrittore ha affiancato quelle di critico letterarioe giornalista. Tra le sue opere di narrativa più note ricordiamo Il marchese di Roccaverdina, Pro-fumo e la raccolta di fiabe C’era una volta.

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(nabook)

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(nabook) è una collana ideata da Geca. I titoli che compongono la serie

sono stampati in tiratura limitata, in un’unica edizione fuori commercio

non ristampabile.

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Luigi Capuana

Il raccontafiabeSeguito al «C’era una volta...»

I N D U S T R I E G R A F I C H E

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Nella stessa collana:

1. Carlo Collodi / I racconti delle fate

2. Emilio Salgari / Le meraviglie del Duemila

3. Edmondo De Amicis / Amore e ginnastica

4. Luigi Pirandello / L’esclusa

5. Grazia Deledda / Il fanciullo nascosto

6. Renato Fucini / Le veglie di Neri

7. Italo Svevo / L’assassinio di via Belpoggio

Il raccontafiabe è edito da Geca Spa

Unica edizione dicembre 2009

Illustrazioni originali: Rocco Testa

Geca Spa | Via Magellano 11, 20090 Cesano Boscone Mi

Tel. +39 02 45889.1 Fax +39 02 45889.390

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Questo volume è stampato su carta FSC proveniente da foreste gestite in conformità ai rigorosistandard ambientali, economici e sociali definiti dal Forest Stewardship Council.

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Indice

pag.

Indice delle illustrazioni .............................................. 9Nota introduttiva ........................................................ 11

Prefazione dell’autore .................................................. 13Piuma-d’-oro .............................................................. 17Grillino ....................................................................... 33La Mammadraga .......................................................... 45Re Tuono ..................................................................... 61Fata Fiore .................................................................... 73Trottolina .................................................................... 87Mastro Acconcia-e-guasta ............................................ 97La figlia dell’Orco ........................................................ 109Bambolina ................................................................... 123Il barbiere .................................................................... 137Il gattino di gesso ........................................................ 149Il mugnaio ................................................................... 161L’ago ............................................................................ 173La padellina ................................................................. 183L’asino del gessaio ........................................................ 197I due vecchietti ............................................................ 209

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10 IL RACCONTAFIABE

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9LUIGI CAPUANA

Indice delle illustrazioni

pag.

Piuma-d’-oro ............................................................... 27La Mammadraga .......................................................... 55La figlia dell’Orco ....................................................... 115Bambolina ................................................................... 131Il barbiere .................................................................... 143L’asino del gessaio ........................................................ 201

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12 IL RACCONTAFIABE

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11IL FIORE DELLA RISURREZIONE

Nota introduttiva

Nata come seguito del più noto C’era unavolta..., questa raccolta di fiabe di LuigiCapuana rappresenta una piccola perla nel

panorama letterario italiano. Come molti altri titolipubblicati in questa collana, anche il libro che state periniziare a leggere non è più presente nei cataloghi deiprincipali editori italiani.

A voi il piacere di scoprire le incredibili vicende di reprepotenti, orchi e principesse, concepite dalla straordina-ria inventiva dello scrittore siciliano; storie e personaggiche prendono forma anche grazie a sei illustrazioni origi-nali appositamente realizzate per la nostra collana.

Geca Spa

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8 IL RACCONTAFIABE

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Prefazione dell’autore

Rammentate voi, bambini, il racconta-fiabe, coluiche vi raccontò le storie di Spera di Sole, di Ra-nocchino, di Cecina, di Testa-di-rospo, e di tan-

t’altra gente meravigliosa?Se ve ne rammentate, dovete anche rammentarvi che

egli pensò di regalare le sue fiabe al mago Tre-Pi, Vistoche voialtri non volevate più sentirle, perché le sapevatetutte a mente.

Egli sperava che il mago Tre-Pi conservasse quellefiabe nei cassetti del suo museo, imbalsamate insiemecon le altre fiabe antiche. Il Mago disse:

- Ah, sciocco, sciocco! Non vedi Che cosa hai in mano?Il raccontafiabe guardò: aveva in mano un pugno

di mosche.E tornò addietro scornato; e di fiabe non ne volle più

sapere, dopo che le Fate gli avevano ripetuto:

13RENATO FUCINI

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14 IL RACCONTAFIABE

- Fiabe nuove non ce n’è più; se n’è perduto anche il seme.Ora avvenne che non sapendo egli a qual altro mestiere

darsi, rimase lungamente disoccupato.Passava le giornate al sole, davanti l’uscio di casa sua;

e spesso pensava a quelle care fiabe, che gli si erano mu-tate in un pugno di mosche.

I bambini che lo vedevano sbadigliare su la soglia del-l’uscio, gli domandavano:

- O che non ce n’hai più fiabe nuove, raccontafiabe?Egli alzava le spalle, scrollava la testa e non rispon-

deva. Dove andare a pescarle?Gli strani oggetti che gli erano stati regalati da fata

Fantasia non potevano più servire. Ognuno di essi gliaveva già suggerito la sua fiaba, appena egli l’aveva presoin mano; e dopo non c’era stato verso di cavarne piùniente. Tornare da fata Fantasia gli pareva una bella sfac-ciataggine. E poi, come rintracciare un’altra volta Cene-rentola, Cappuccetto Rosso, Pelosina, Pulcettino e tuttigli altri che lo avevano condotto alla grotta della Fata el’avevano pregata di aiutarlo? La fiera delle Fate ricorreuna volta ogni mille anni; e il capitarvi in mezzo era stataproprio una rara fortuna.

Per ciò egli sbadigliava, e, con le mani in mano, gode-vasi il sole, in mancanza d’altro, su la soglia dell’uscio.

Una notte, non potendo chiuder occhio, gli passò pelcapo di cercare il sacchettino dov’erano conservati il ra-nocchio, la stiacciata, l’arancia d’oro, la serpicina, l’uovonero, i tre anelli e le altre cosettine regalategli dalla Fata.

- Chi sa? Dopo tanto tempo, forse avevano ripreso laloro virtù.

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Saltò dal letto, corse a cercare il sacchettino riposto inun armadio, e tentò di fare come soleva. Prese a caso i treanelli, e disse:

- C’era una volta...Ma una volta, quantunque non sapesse neppure mezza

parola di quel che doveva dire, appena aperta la bocca, lafiaba gli usciva filata, quasi l’avesse saputa a mente dagran tempo. Invano ora ripeté:

- C’era una volta...! C’era una volta...!Gli usciva di bocca soltanto il fiato.Stizzito, afferra il mortaio, ci vuota il sacchettino den-

tro, e poi pesta e pesta; ridusse in polvere ogni cosa.Ne prese un pizzico, e strofinandolo con disprezzo fra

le dita, esclamò:- Così non mi verrà più la tentazione di provare, e dire:

C’era una volta!...Ma non aveva ancora finito di pronunziare queste pa-

role, che già su la punta della lingua gli s’agitava unafiaba nuova. E se la raccontò da sé, divertendosi come unbambino.

Allora, sbalordito, prese un altro pizzico di polvere e:- C’era una volta!...Ed ecco un’altra fiaba nuova nuova, ch’egli si raccontò

da sé, divertendosi come un bambinoIl pover’uomo, dall’allegrezza, non capiva nella pelle.

Gli pareva mill’anni che si facesse giorno, per andare perle piazze e per le vie:

- Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentire le fiabe!Raccolse delicatamente nel sacchetto tutta la polvere

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del mortaio, senza perderne un granellino; e, appena fattogiorno, uscì di casa.

Non era tranquillo, però:- Chi sa se queste fiabe piacciono quanto quell’altre?E gli tremava un po’ la voce nel gridare:- Fiabe, bambini, fiabe! Chi vuol sentire le fiabe!I bambini accorsero e si divertirono:- Un’altra! Un’altra!E ne mise fuori più d’una dozzina. Chi non le ha udite

dalla bocca del raccontafiabe, può leggerle con comodo inquesto libro.

Sono proprio le ultime.Al povero raccontafiabe è accaduta una disgrazia. Una

sera, stanco di aver raccontato fiabe tutto il giorno, sibuttò sopra un sedile di pietra del giardino pubblico e siaddormentò. Allo svegliarsi, cerca e ricerca il sacchettinocon la polvere portentosa che gli suggeriva le fiabe, nonlo ritrovò più. E lo ricerca tuttavia, poverino!

Luigi Capuana

Roma, 13 settembre 1893

IL RACCONTAFIABE16

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Piuma-d’-oro

C’era una volta un Re e una Regina che avevanouna figlia bella quanto la luna e quanto ilsole; tanto frugola però, che facendo il

chiasso metteva sossopra tutto il palazzo reale; capric-ciosa e bizzosa poi quanto può essere una bambina chei genitori non sgridavano mai. Più grosse le faceva e piùquesti ne ridevano:

- Ah, ah, che frugolina! Ah, ah, che frugolina!Ma un giorno piansero, e come! della loro eccessiva be-

nevolenza. Il Re stava per andare a caccia; al portone delpalazzo trovò una vecchiarella cenciosa, ricurva, che siappoggiava a un bastone per reggersi.

- Che volete, buona donna?- Cerco del Re.- Il Re sono io.La vecchia gli fece una bella riverenza e gli porse una lettera:

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- È del Re di Spagna.Il Re di Spagna pregava d’alloggiarla per una notte nel

palazzo reale, come se fosse stata la sua stessa persona:- Non le domandate né donde venga né dove vada; non

vi pentirete d’averle usata cortesia.Il Re credette che fosse uno scherzo, e diè ordine che

le preparassero una stanzina in soffitta e la mettessero atavola coi servitori.

- Grazie, Maestà - disse la vecchia.E andò a rannicchiarsi in soffitta.A tavola, coi servitori, mangiava zitta zitta in un

canto, quand’ecco quella frugolina della Reginotta chele versa la saliera e la pepaiuola nella minestra:

- Sentirete che sapore!E tutti i servitori a ridere:- Ah, ah, che frugolina! Ah, ah, che frugolina!La vecchia non fiatò, e mangiò la minestra come se

niente fosse stato.Il Re e la Regina, saputa la cosa, si messero a ridere

anche loro:- Ah, ah, che frugolina! Ah, ah, che frugolina!La vecchia, levatasi da tavola, cercava il bastone e non

lo trovava. Guarda nel camino e vede che il bastone eragià mezzo arso dal fuoco; e la Reginotta, contorcendosidalle risa, le diceva:

- È ben caldo: vi servirà meglio.E tutti i servitori a ridere:- Ah, ah, che frugolina! Ah, ah, che frugolina!La vecchia trasse il bastone dal fuoco, e uscì di cucina

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appoggiandosi, come se niente fosse stato.Il Re e la Regina, saputa la cosa, si messero a ridere

anche loro.La mattina dopo, nel punto d’andar via, la vecchia

trovò sul pianerottolo la Reginotta che l’aspettava:

Vecchina, donde venite e dove andate?Vecchina, che ricordo mi lasciate?

E colei rispose, brontolando:

Dove vado e donde vengo,C’è la pioggia e soffia il vento.Tu col vento ci verrai,Con la pioggia te n’andrai.

La toccò col bastone, scese le scale e sparì.Da quel giorno, la Reginotta cominciò a scemare di

peso. Non dimagrava, non diventava brutta, aveva la giu-sta crescenza, ma da un mese all’altro si sentiva semprepiù leggera. Arrivata a diciotto anni, all’apparenza erauna ragazza bella, bianca di carnagione, con un mucchiodi capelli d’oro, ma pesava meno d’una piuma, e il piùlieve soffio la portava via.

Figuratevi la disperazione del Re e della Regina.Bisognava tener chiuse tutte le finestre del palazzo

reale; non potevano condurla fuori per paura che il ventonon la trasportasse chi sa dove. E siccome la poverina astar rinchiusa s’annoiava, e il Re e la Regina non vole-vano che la gente sapesse la disgrazia della loro figliuola,

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così per svagarla passavano le giornate a soffiarle attornoe a farla volare pei corridoi e per gli stanzoni del palazzo.

Ella si divertiva immensamente a sentirsi sballottareper aria, e gridava:

- Soffiate, Maestà! Ancora, Maestà!Il Re e la Regina ci rimettevano i polmoni per farla

andare in alto. Ma più alto ella saliva, e più forte gridava:- Soffiate, Maestà! Ancora, Maestà!Re e Regina non potevano mica stare tutto il santo

giorno a fare da soffietto; e la Reginotta s’imbronciava epiangeva. Vedendola piangere, i poveri genitori torna-vano subito a soffiare, il Re da una parte e la Regina dal-l’altra; e lei, riprendendo subito il buon umore, battevale mani:

- Soffiate, Maestà! Ancora, Maestà!La facevano montare fino al soffitto; le correvano die-

tro per i corridoi, soffiando, soffiando, soffiando per farlastare allegra, perché quella povera figliuola non potevaavere altro svago; e quando si riposavano, ansimanti dal-l’aver soffiato troppo, Re e Regina si lamentavano:

- Figlia disgraziata, chi ti ha fatto questa malìa?Una volta, a tali parole, la Reginotta si rammentò

della risposta della vecchia, e disse:- È stata quella vecchia!- Come mai?- Mi rispose:

Dove vado e donde vengo,C’è la pioggia e soffia il vento.

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Tu col vento ci verrai,Con la pioggia te n’andrai.

Se avesse potuto rintracciare la vecchia, il Re leavrebbe dato un tesoro per disfare la malìa. Ma chi sadove lucevano gli occhi di quella Strega?

E Re e Regina continuarono a soffiare e a spingere inalto Piuma-d’-oro, come chiamavano la figliuola perchéera bionda e i suoi capelli parevano d’oro filato. Piuma-d’-oro oramai pensava soltanto a divertirsi a quel modo.Mangiava di buon appetito, cresceva di corporatura, di-ventava anche più bella; il suo peso però era talmente sce-mato, che una piuma vera sarebbe parsa di piombo alparagone. Bastava quasi un alito per farla salire in alto;pure non si contentava mai, se il Re e la Regina non sof-fiavano forte:

- Soffiate, Maestà! Ancora, Maestà!Re e Regina non reggevano più. Dopo due anni di

questo lavoro, s’accorsero che, a furia di soffiare, comin-ciava ad allungarglisi il muso; e Piuma-d’-oro intanto di-ventava più esigente, voleva spassarsela sempre per alta.Non aveva altro svago, in verità; ma i genitori potevanostare eternamente a soffiare? E quand’essi sarebberomorti, chi avrebbe avuto la pazienza di continuare? Nonsi davano pace.

Intanto s’era sparsa pel mondo la fama della bellezzadella Reginotta; il Re di Portogallo mandò a richiederlapel Reuccio che doveva prendere moglie.

Grande imbarazzo. Se rispondevano no, il Re di Por-

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togallo poteva offendersi e dichiarare una guerra.Re e Regina stettero un giorno e una notte a consul-

tarsi, e all’ultimo decisero di prendere un anno di tempoper fare le nozze.

Il guaio peggiore fu allorché il Reuccio scrisse che sa-rebbe andato a fare una visita alla promessa sposa per co-noscerla di presenza. Bisognava palesare l’infermità dellaReginotta, e questo ai genitori coceva.

Vedendoli così afflitti che non avevano più animo eforza di soffiare e farla volare per aria, la Reginotta disse:

- Maestà, giacché la vecchia brontolò: «Tu col ventoci verrai», lasciatemi andare; la mia sorte vuole così.

Pianti, grida disperate:- Non sarà mai, figliuola mia! Non sarà mai!Ma la Reginotta s’ostinò:- Lasciatemi andare. Il cuore mi predice che me ne

verrà buona fortuna.Il Re e la Regina alla fine si rassegnarono; e un giorno

che tirava un furioso maestrale, condussero in lettiga lafigliuola sopra un monte; l’abbracciarono, la benedisseroe l’abbandonarono in balìa dei vento.

In un batter d’occhio fu sollevata in alto e spinta cosìlontano che, dopo pochi minuti, la perdettero di vista.

Lasciamo costoro a piangere, e seguitiamo la Reginotta.Quantunque afflitta anche lei, dopo alcune ore di viag-

gio, vedendosi trasportata a tanta altezza e così rapida-mente come non aveva mai provato, si rasserenò e si misea guardare in giù, torno torno. Che spettacolo! Città,montagne, pianure, fiumi, boschi, tutto le passava via

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sotto di sé, quasi lei stesse ferma e le cose fuggissero pre-cipitosamente per l’opposta direzione.

Se il vento talvolta soffiava meno forte, ella scendeva,girando, poi tornava a essere sollevata e sbalzata fino allenuvole, andando sempre avanti, sempre avanti, sorpas-sando nuove città, nuove montagne, nuove pianure, bo-schi più fitti, fiumi più larghi. Tutt’a un tratto s’accorseche la terra era sparita. Acqua, acqua, acqua, non si ve-deva altro, acqua che si agitava in cavalloni spumeg-gianti, e poi acqua e acqua ancora... Era il mare.

Quando il vento la faceva scendere giù, Piuma-d’-oroaveva paura. Una volta gli spruzzi dei cavalloni le arriva-rono proprio alla faccia, e si credette perduta. Ma eccouna folata che la fa risalire, e la spinge a riprendere lacorsa precipitosa... E ancora acqua, acqua, acqua!...

Poi le parve che il sole si spegnesse nel mare, e che unvelo vi si stendesse sopra, mentre in alto, nel cielo buio,apparivano le stelle. Il cuore le diventò piccino piccino,e si mise a piangere, e a gridare:

- Ah, mamma mia! Ah, mamma mia!Il vento però la cullava così dolcemente, che a poco a

poco le si aggravarono gli occhi; senza accorgersene, siaddormentò quasi si fosse trovata nel proprio letto.

Quante miglia aveva fatte durante il sonno? Chi po-teva saperlo?

All’alba, riaprendo gli occhi, si senti slargare il petto,rivedendo di nuovo pianure verdeggianti. Piuma-d’-orovolava così basso, che distingueva benissimo le case dicampagna, gli alberi, le vie, i rigagnoli, fra la gente; le per-

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sone sembravano tante formiche. E scendendo ancora piùgiù, s’accorse che i contadini la guardavano, levando lemani in alto per accennarla agli altri; e sentiva le loro voci:

- Che sarà mai? È un uccellaccio?Il sole era già alto. Il vento, diminuito, pareva che pro-

prio si divertisse a cullarla per aria.I capelli si erano sciolti e le svolazzavano attorno al

collo, le vesti si gonfiavano e sbattevano, quasi ali che lareggessero su.

Stava per arrivare, finalmente, dove la sua sorte, buonao trista, voleva portarla?...

Intanto lo stomaco cominciò a farsi sentire. Da un giornoe una notte ella non ci aveva messo più niente, neppure unastilla d’acqua. Come trovar da mangiare lassù per aria?

Passava uno stormo di uccelli,- Uccellini, uccellini, datemi qualcosa di quel che por-

tate in becco; muoio di fame.- I figlioletti ci attendono nei nidi; questo cibo è

per loro.Gli uccelli continuarono il loro cammino. Il vento la

spinse più alto. Passava una fila di nuvole.- Nuvole, nuvole belle, datemi una stilla d’acqua;

muoio di sete.- Quest’acqua è pei seminati; abbiamo fretta.E le nuvole continuarono il loro cammino..Verso il tramonto, ecco laggiù, lontano, una monta-

gna rocciosa, con in cima un palazzo che pareva di marmobianco e nero, grande quanto una città, meraviglioso.Piuma-d’-oro si fece animo e pensò:

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- Mi fermassi almeno colà! Ah, mamma mia, mi sentomorire!

Infatti, dalla debolezza, le venne una mancanza; nonvide né sentì più niente; e quando rinvenne, si trovò stesasu la terrazza del palazzo veduto da lontano.

Scese per la scaletta che conduceva all’interno, spe-rando d’incontrare qualcuno; non si scorgeva anima viva.

Le pareti delle stanze erano di marmo bianco, le cornici,gli stipiti degli usci e le colonne, di marmo grigiastro. Ta-volini, seggiole, letti, mobili, di marmo bianco o grigia-stro. E dappertutto uno strano odore di sale e di pepe.

Aperse un armadio; piatti con pietanze svariate, e pa-nini e frutta e dolci; ogni cosa però scolpita in marmobianco o grigiastro, e con un odore così forte, che la fa-ceva starnutire.

Spinta dalla fame, accostò alla bocca una di quelle fintevivande. Stupì; erano proprio di sale e di pepe. Allora siconvinse che l’intero palazzo era fabbricato con massi disale ben levigati e con pepe tanto sodamente impastato,da eguagliare il marmo.

Si rammentò della saliera e della pepaiola da lei ver-sata, quand’era bambina, nella minestra della vecchia, edisse:

- Questo è il suo palazzo. Mi castiga così.E si mise a gridare, piangendo:- Vecchina, o vecchina! Dammi da mangiare, vecchina!Una voce fioca fioca rispose da lontano:- C’è tanta roba costì; sentirai che sapore!Costretta dalla necessità, Piuma-d’-oro prese un pa-

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nino e una mela e cominciò a sbocconcellarli. Sapevanoproprio di pane e di mela, ma salati e pepati!

E Piuma-d’-oro a gridare, piangendo:- Vecchina, o vecchina! Dammi da bere, vecchina!La voce fioca fioca rispose da lontano:- C’è tanta roba costì; sentirai che sapore!Prese una bottiglia e un bicchiere; l’acqua versata era

torbida. Pure, costretta dalla necessità, Piuma-d’-orobevve tutto d’un fiato. Oh Dio! Anche l’acqua era salatae pepata.

E così tutti i giorni, senza veder mai viso di cristianoper quell’immenso palazzo. Fino gli alberi del giardino ei fiori e l’erbe erano di sale e pepe. E Piuma-d’-oro star-nutiva starnutiva, versando goccioloni di lagrime.

Veniamo, ora, al Reuccio di Portogallo, arrivato pervisitare la Reginotta.

Il Re e la Regina gli dissero, piangendo dirottamente:- La Reginotta se la portò via il vento!Da prima si credette canzonato; poi, udita la storia di

Piuma-d’-oro, disse:- Vado a cercarla.- Dove mai?-In capo al mondo. Voglio trovarla a ogni costo.Montò a cavallo e via, solo solo, domandando dap-

pertutto:- In grazia, avete visto passare per aria una bella ra-

gazza trasportata dal vento?Molti lo presero per matto, e non gli risposero neppure.- Ingrazia, avete visto passare per aria una bella ragazza

trasportata dal vento?

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- L’abbiamo vista. Volava, volava; pareva un uccellaccio.- E per dove?- Dritto, avanti, avanti.Il Reuccio spronò il cavallo. Incontrò altra gente:- Di grazia, avete visto passare per aria una bella ra-

gazza trasportata dal vento?

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- L’abbiamo vista. Volava, volava; pareva un uccellac-cio. Poi il vento la spinse in alto, e sparì fra le nuvole.

A questa notizia il Reuccio si perdé di coraggio; e stavaper tornarsene addietro, quando fra le macchie scorse unvecchio con la barba bianca, lunga fino ai ginocchi, e conuna zappa in mano.

- Bel cavaliere, Che cercate da queste parti?- Cerco la Reginotta Piuma-d’-oro che fu portata via

dal vento. In grazia, l’avete vista passare?- Chiedeva da mangiare agli uccelli e da bere alle nu-

vole: ma nuvole e uccelli non le diedero niente, e conti-nuarono il loro cammino. Chi va, arriva; chi cerca trova.Coraggio, bel cavaliere!

- E voi chi siete?- Un povero vecchio. Dovrei scavare una radica qui,

ma non ho forza.- Datemi la zappa; scaverò io per voi.Il Reuccio smontò da cavallo e si mise a scavare.Scava, scava, scava, la radica non veniva fuori.- Coraggio, bel cavaliere! Chi cerca trova.Il vecchio aveva un bel dire; la radica non veniva fuori.Il Reuccio grondava di sudore, si sentiva rotte le braccia.- Coraggio, bel cavaliere! Chi cerca trova... Grazie! Ec-

cola qui!E il vecchio stese la mano alla radica terrosa- Vi do questo fischietto - poi disse. - Se avete biso-

gno di qualche cosa, sonate e vedrete. Badate però dinon perderlo; non ne trovereste un altro simile per tuttii tesori del mondo.

PIUMA-D’-ORO28

Page 29: Il raccontafiabe, Luigi Capuana (estratto)

Il Reuccio ringraziò, si mise in tasca il fischietto, rimontòa cavallo e proseguì il viaggio. Pensava alla Reginotta:

- Se avessi chi potesse scovarla!E tratto di tasca il fischietto, mezzo incredulo, gridò:- Aquila, aquila messaggiera, ai miei comandi!Fischia, ed ecco l’aquila che scende dall’alto con le

grandi ali tese.- Aquila messaggiera, va’ attorno e recami notizie della

mia Reginotta; t’attendo qui.L’aquila ripartì subito, e per due giorni non si fece

vedere.Al terzo giorno, ricomparve con una lettera al becco.La Reginotta scriveva:«Sono prigioniera nel palazzo di sale e pepe d’una Fata,

dove non può entrare anima viva».Il Reuccio rammentò allora le parole della vecchia che

gli erano state riferite:

Tu col vento ci verrai,Con la pioggia te n’andrai.

- Va bene - pensò.E cavato di tasca il fischietto:- Nuvole, nuvole, ai miei comandi!Fischia, ed ecco da ogni parte del cielo montagne di

nuvole, che accorrono premurose, gravide di pioggia.- Aquila, aquila messaggiera, ai miei comandi.Al fischio, anche l’aquila ricomparve e scese a posar-

glisi ai piedi.

LUIGI CAPUANA 29

Page 30: Il raccontafiabe, Luigi Capuana (estratto)

- Su su, aquila mia! Portami al palazzo di sale e pepedella Fata; e voi, nuvole, dietro a me!

Inforcò l’aquila, quasi fosse stata un cavallo; e l’aquila,aperte le ali, lo trasportò in alto, via pel cielo; essa colReuccio avanti, e le nuvole dense, gravide di pioggia,montagne smisurate che oscuravano il sole, dietro a loro,via, via!

La Fata, visto dalla terrazza del suo palazzo quel tem-porale che si avvicinava, s’accorse del pericolo; e scatenòil libeccio che teneva chiuso in una stanza.

Il vento incontrò l’aquila e le nuvole a mezza strada, ecol suo gran soffio non li faceva avanzare. La lotta duravada più ore, senza che l’aquila e le nuvole avessero potutoguadagnare un palmo di spazio. Il libeccio, invece distancarsi a soffiare, prendeva anzi maggior forza.

- Aspetta un po’ - disse il Reuccio.Cavò di tasca il fischietto:- Tramontana, tramontana, ai miei ordini!Fischiò; e subito si levò una tramontana furiosa, che

soffiando di dietro, spinse in avanti aquila e nuvole conviolenza. In pochi istanti, tutti furono sul palazzo di salee pepe della Fata, e si fermarono.

- Vento, chétati. Nuvole, scioglietevi in pioggia!Il Reuccio tornò a fischiare. Parve si aprissero a un

tratto le cateratte del cielo; e intanto che la pioggia ve-niva giù a torrenti, il palazzo di sale e pepe si andavasquagliando; e giù per le gole della montagna precipita-vano torbidi fiumi di sale e pepe liquefatti, che corre-vano verso il mare.

PIUMA-D’-ORO30

Page 31: Il raccontafiabe, Luigi Capuana (estratto)

Piovve così sette giorni e sette notti, finché del palazzodella Fata non rimase vestigio. La Fata era sparita la-sciando la Reginotta aggrappata a un masso, dopo averleripetuto all’orecchio:

Tu col vento ci verrai,Con la pioggia te n’andrai.

Il Reuccio, montato sull’aquila, voleva prendere consé Piuma-d’-oro. Ma che! A furia di mangiare sale e pepe,ella aveva riacquistato il suo peso, e l’aquila non potevareggerli addosso tutti e due.

- Grazie, aquila forte.Scese a terra, e lasciò l’aquila in libertà.La Reginotta, dall’allegrezza, non riusciva a dire nep-

pure una parola. Il Reuccio intanto, cavato di tasca il fi-schietto:

- Cavalli, cavalli bardati, ai miei comandi!Fischia, e due magnifici cavalli bardati sbucano di sot-

toterra davanti a loro, scalpitanti. Egli stava per rimet-tersi il fischietto in tasca; ma rieccoti il vecchio dallabarba bianca, lunga fino alle ginocchia, che gli avevafatto quel regalo:

- Reuccio, il fischietto non vi serve più; rendetemelo,e Dio vi accompagni fino a casa.

Il Reuccio veramente voleva trattenerselo; era cosìcomodo!

- Provate - soggiunse il vecchio; - in mano vostra nonfischia più.

LUIGI CAPUANA 31

Page 32: Il raccontafiabe, Luigi Capuana (estratto)

Infatti non fischiava più. E il Reuccio glielo rese:- Grazie di nuovo, buon vecchio.Dopo un mese di viaggio, Reuccio e Reginotta arri-

varono sani e salvi al palazzo reale.Si sposarono con grandi feste e vissero felici e contenti.

La Reginotta però, a ricordo della sua cattiveria di bam-bina, fece voto di non mangiare mai più né pepe né salein vita sua.

E così finisce la storia di Piuma-d’-oro.

PIUMA-D’-ORO32

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FATA FIORE86

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(nabook) | la collanaL’ASSASSINIO DI VIA BELPOGGIO222

La collana (nabook) si prefigge l’obiettivo di raccogliere alcune

opere dei più importanti scrittori italiani, scelte tra quelle in grado

di rivelarne tratti insoliti, tematiche inusuali o stili non diretta-

mente riconducibili alla loro produzione più nota.

Ecco gli altri titoli già pubblicati nella collana.

CARLO COLLODII racconti delle fate

Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, CappuccettoRosso, La Bella e la Bestia... e tante altre fiabe tradottedall’autore de Le avventure di Pinocchio.

EMILIO SALGARILe meraviglie del Duemila

Come venivamo immaginati dai nostri antenati? Cheidea avevano del futuro cento anni fa? In questo libro,pubblicato nel 1907, Emilio Salgari risponde a questie altri interrogativi descrivendoci il mondo del 2003visto con gli occhi di un uomo di inizio Novecento.

EDMONDO DE AMICISAmore e ginnastica

Attraverso una scrittura ironica, ricca di momenti di vera epropria comicità, un sorprendenteDeAmicis confeziona unromanzo breve che Italo Calvino definì “probabilmente ilpiù bello, certo il più ricco di humour, malizia, sensualità,acutezza psicologica chemai scrisse EdmondoDeAmicis”.

222 IL RACCONTAFIABE

Page 35: Il raccontafiabe, Luigi Capuana (estratto)

ITALO SVEVO 223

L’esclusaLU IGI P IRANDELLO

I N D U S T R I E G R A F I C H E

LUIGI PIRANDELLOL’esclusa

In un paesino siciliano, Marta Ajala viene sospettata diaver tradito il marito e per questo cacciata di casa. Pi-randello racconta con estremo realismo la lunga e tra-vagliata lotta che Marta intraprende per conservare lapropria dignità e infrangere il comune modo di sentireche la vuole sottomessa e colpevole.

Il fanciullonascosto

GRAZIA DELEDDA

I N D U S T R I E G R A F I C H E

GRAZIA DELEDDAIl fanciullo nascosto

Pubblicata nel 1915, Il fanciullo nascosto è una raccolta di25 novelle ambientate nei paesaggi aridi e nei contestiarcaici della Sardegna di un secolo fa, caratteristici ditutta l’opera di Grazia Deledda, premio Nobel nel 1926.

Le veglie di NeriRENATO FUCINI

I N D U S T R I E G R A F I C H E

RENATO FUCINILe veglie di Neri

Un viaggio per immagini attraverso la campagna to-scana di fine Ottocento: scorci di vita, miserie e speranzedi contadini, cacciatori e umanità assortita raccontaticon occhio partecipe ma implacabile dalla toscanissimapenna di Renato Fucini, maestro misteriosamente di-menticato del racconto breve.

ITALO SVEVOL’assassinio di via Belpoggio

Tentennamenti, fasi di lucida freddezza e momenti diautentico panico si susseguono senza alcun ordine ap-parente nei contorti processi mentali di un assassino. Latrama poliziesca è il pretesto per scavare nelle profonditàdell’animo umano, tema da sempre caro a Italo Svevo.

Su www.gecaonline.it schede bibliografiche, biografie degli autori e i primicapitoli scaricabili in pdf.

223LUIGI CAPUANA

Page 36: Il raccontafiabe, Luigi Capuana (estratto)

L’ASSASSINIO DI VIA BELPOGGIO224

Finito di stampare nel mese di dicembre 2009

da Geca Spa, Cesano Boscone (Mi)

www.gecaonline.it

Printed in Italy

224 IL RACCONTAFIABE