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Progetto di Dio sulla coppia 1 Il progetto di Dio sulla coppia Inizio ricordando un fatto significativo e innegabile: il primo “progetto” che Dio ha pensato e realizzato riguarda proprio la coppia! Prima di tutti gli altri progetti che hanno originato e costruito la storia dell’universo, Dio ha pensato alla coppia come alla realtà più bella e ricca che avrebbe potuto crea- re; gli è uscita naturalmente, immediatamente, dalla mente e dal cuore! Ne riparleremo tra poco! Per capire come sia nato il progetto di Dio sulla coppia, dobbiamo partire da lontano: da quando e dal come tutto è iniziato. Tutto! Compreso quindi anche l’uomo, e quel suo tipico modo di accogliersi che chiamiamo: “coppia”! Ci lasciamo guidare - è ovvio - dalla Parola di Chi è all’origine di tutto: da Dio! Come è cominciato il tutto? Abbiamo a disposizione alcuni indizi. In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”(Gv 1,1-3). La nostra storia, e quella dell’universo, inizia proprio quando inizia il tempo: “In principio”! Prima di ogni cosa che oggi esiste, quindi, c’era solo Dio! Fuori del tempo! Una luce infinita (Gv 1,4; 1 Gv 1,5; 1 Pt 2,9) ma non immobile, statica; viva! Tutto parte quindi, necessariamente, da Lui! La scienza ci dice “come” è iniziata la storia del nostro universo: un’immane esplo- sione, un “Big Bang” che ha proiettato nello spazio i pezzi di un tutto deflagrato. Il “perché” non è tra i suoi problemi; e non entra nemmeno nelle sue competenze! Questa teoria ha un buon fondamento: l’universo, in effetti, si sta espandendo! Calcolando velocità e direzione dell’espansione, si può calcolare da dove e quando si è verificata l’esplosione: c’è un punto e un tempo di partenza da cui il movimento di allontanamento ha avuto inizio. Un tempo che può quindi essere calcolare: si verifica da circa 15 miliardi di anni! Cosa c’era prima? Perché è successo? Non lo sappiamo! E probabilmente non lo sapremo mai, con certezza!

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Progetto di Dio sulla coppia 1

Il progetto di Dio sulla coppia Inizio ricordando un fatto significativo e innegabile: il primo “progetto” che Dio ha pensato e realizzato riguarda proprio la coppia! Prima di tutti gli altri progetti che hanno originato e costruito la storia dell’universo, Dio ha pensato alla coppia come alla realtà più bella e ricca che avrebbe potuto crea-re; gli è uscita naturalmente, immediatamente, dalla mente e dal cuore! Ne riparleremo tra poco! Per capire come sia nato il progetto di Dio sulla coppia, dobbiamo partire da lontano: da quando e dal come tutto è iniziato. Tutto! Compreso quindi anche l’uomo, e quel suo tipico modo di accogliersi che chiamiamo: “coppia”! Ci lasciamo guidare - è ovvio - dalla Parola di Chi è all’origine di tutto: da Dio! Come è cominciato il tutto? Abbiamo a disposizione alcuni indizi. “In principio era il Verbo,

il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui,

e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”(Gv 1,1-3). La nostra storia, e quella dell’universo, inizia proprio quando inizia il tempo: “In

principio”! Prima di ogni cosa che oggi esiste, quindi, c’era solo Dio! Fuori del tempo! Una luce infinita (Gv 1,4; 1 Gv 1,5; 1 Pt 2,9) ma non immobile, statica; viva!

Tutto parte quindi, necessariamente, da Lui! La scienza ci dice “come” è iniziata la storia del nostro universo: un’immane esplo-sione, un “Big Bang” che ha proiettato nello spazio i pezzi di un tutto deflagrato. Il “perché” non è tra i suoi problemi; e non entra nemmeno nelle sue competenze! Questa teoria ha un buon fondamento: l’universo, in effetti, si sta espandendo! Calcolando velocità e direzione dell’espansione, si può calcolare da dove e quando si è verificata l’esplosione: c’è un punto e un tempo di partenza da cui il movimento di allontanamento ha avuto inizio. Un tempo che può quindi essere calcolare: si verifica da circa 15 miliardi di anni! Cosa c’era prima? Perché è successo? Non lo sappiamo! E probabilmente non lo sapremo mai, con certezza!

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Ma sappiamo che “In principio era il Verbo,…” !! Prima di quell’esplosione, esisteva già “Qualcuno” che noi chiamiamo: Dio. È Colui di cui si dice, anche: “In principio Dio fece il cielo e la terra” (Gen 1,1). Chi era? Come era fatto questo “Dio”? Può dircelo solo Lui! Ha atteso millenni prima di rivelarci il “mistero” della sua natura! Lo ha finalmente svelato mediante un caro amico di Gesù che si chiamava Giovanni, l’apostolo che è conosciuto come “il discepolo che Gesù amava” (Gv 19,26; 20,2; 21,7; 21,20); quello che ebbe quindi la possibilità di accogliere, più degli altri, le con-fidenze del suo maestro. In una sua lettera, Giovanni scrive: “Amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chi ama è generato da Dio e

conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1 Gv 4,7-8). E ripete poco dopo: “ Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Gv 4,16).

Premesso che l'espressione “conoscere” è stata scritta in greco ma da un semita, e che, per i semiti, la “conoscenza” non è, come per i greci, un fatto intellettuale, con-cettuale, ma semplicemente esperienziale, possiamo tentare di entrare nei contenuti di questo concetto che Giovanni di propone. Dire “Dio è amore” significa dire che Dio esiste, vive, opera, … amando. Che l'amore è il suo ambiente vitale; che non fa altro, continuamente e da sempre (se così si potesse dire, parlando dell’eternità!).

Potremmo anche affermare che l'amore è talmente vitale, per Lui, che se smettesse di amare scomparirebbe, cesserebbe di esistere. Morirebbe! Se vive amando, occorre che ci sia qualcuno che ama e qualcuno che viene amato: l’amore è una realtà di incontro, di relazione. O quel “qualcuno” è Dio stesso, che si ama infinitamente nell’eternità, oppure deve esserci uno scambio tra persone che si amano, infinitamente, nell’eternità.

Prima di Gesù non si poteva sapere nulla di tutto questa, perché nulla c'era stato rive-lato se non l'esistenza e l'onnipotenza di questo Dio. Gesù invece ha detto che: “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a

voi” (Gv 15.15). “A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, agli altri solo in parabole”( Lc 8,10), “Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere

tutto ciò che Dio ci ha donato” (1 Cor 2,12).

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Paolo, parlando di sé, parla anche della “missione affidatami da Dio presso di voi di

realizzare la sua parola, cioè il mistero1 nascosto da secoli e da generazioni, ma ora

manifestato ai suoi santi” (Col 1,25-26), Ai cristiani di Efeso Paolo augura che “il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e co-

sì, radicati e fondati nell’amore siate in grado di comprendere con tutti i santi quale

sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo

che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3,17-19). Cosa fa dunque, da sempre, questo Dio fatto di amore? Semplice: Ama!

Sino a che Gesù non ci ha rivelato il mistero dell’intima realtà di Dio, non potevamo immaginare come si realizzasse la sua vita di amore.

Gesù ci ha invece fatto sapere che il Dio unico creatore del mondo, è “fatto” di tre di-stinte Persone (che chiama: Padre, Figlio, e Spirito Santo), che vivono, quindi, aman-dosi; che condividano tutto quello che sono; che essendo infinitamente ricche di luce e bellezza, vivono felici del loro scambiarsi tutto quello che sono e che hanno!

È da questo amore infinito che nasce, nell'eternità, e si sviluppa, dando inizio al tem-po, il progetto divino: dare origine ad esseri viventi che siano, come loro, felici nell'amare e nell'essere amati; che esprimano tutto il loro essere nel bisogno esisten-ziale di amare ed essere amati.

La Parola di Dio, raccolta nella Bibbia, ci racconta come è stato portato a compimen-to il suo progetto: “Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza,che domini

sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e

su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a imma-

gine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate

fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra»” (Gen 1,16-28).

In queste parole sta il perché dell'esistenza dell'uomo: se esiste come essere vivente immagine del Dio che è fatto di amore, anche l’uomo dovrà essere fatto di amore. Esisterà per amare ed essere amato! 1 Il termine “mistero”, nel linguaggio corrente, sta per “misterioso, poco comprensibile, difficilmente cono-scibile”. Nel linguaggio biblico, quindi anche di Paolo, ha invece un’accezione particolare: viene detto “mi-stero” un fatto o concetto è ricco di luce, di vita, di salvezza,… Ha quindi un significato “positivo”! Il fatto che essendo una realtà divina non potrà essere compreso pienamente dall’uomo sinché vive sulla terra, è as-solutamente marginale. Resta comunque la certezza che, un giorno, potremo capire e possedere molto di quello che qui non possiamo penetrare pienamente: dopo la morte, potremo vedere faccia a faccia, “Dio così come egli è” (1 Gv 3,2). E in Lui vedremo ciò che altrimenti mai potremmo vedere!

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Non essendo l’uomo solo spirito, ma essendo anche corpo, Dio ha dovuto preparare un posto in cui mettere l'uomo e la donna perché potessero amarsi, moltiplicarsi e ri-empire appunto la terra, che verrà quindi affidata alle loro cure (Gen 2,15). Per l’uomo, ha creato la terra e l’intero universo! Analizzando il secondo racconto della creazione, scopriamo poi un particolare di sti-molante interesse. Sappiamo che questi racconti non sono storia o cronaca, ma pura teologia per imma-gini, secondo le tradizioni del tempo: come insegnava anche Gesù mediante immagi-ni (le parabole), anche la Prima Alleanza racconta teologia mediante immagini. L'immagine di questo secondo racconto ci aiuta a capire meglio l'essenza del progetto divino sull’uomo in direzione della coppia. Dopo aver creato Adamo, Dio lo guarda, e si rende conto che qualcosa non va: viene messa in evidenza l'assoluta impossibilità, in Adamo, di esprimere la sua radicale ne-cessità di amare, sino a che non ci sia qualcuno che possa essere amato, e possa con-traccambiare il suo amore! Gli animali, ovviamente, non bastano; ci vuole “un essere che gli sia simile” (Gen 2, 18). Per indicare la piena corrispondenza dei due al progetto originario di una sostanziale unità in due persone (proprio come Dio, che è uno solo in tre persone!?), Dio non rea-lizza dal nulla un altro essere con cui egli possa interloquire, ma utilizza una parte di Adamo2 per costruirgli un essere che non solo gli sia simile, ma possa essere detto “osso delle sue ossa, e carne della sua carne” (Gen 2,23); non quindi un essere infe-riore e/o diverso sostanzialmente da lui, ma costituito nella stessa essenza, e nella stessa dignità. Per questo il nome che impone a queste due creature ha la stessa identica radice: lui è un “ish”, lei è una “ishà”; è come se dicesse lui è un “uomo”, lei è una “uoma”. Il termine “donna” che noi usiamo abitualmente non ha una radice biblica; deriva da “Signora”, in latino: “Domna” (viene da “Domina”)! Il progetto di Dio, quindi sull'uomo, si esprime in questa duplice realtà che è, e deve diventare sempre più, “una sola carne”, cioè una unità inscindibile. Se poi analizziamo serenamente il fatto alla luce di quanto, in seguito, Dio avrebbe comunicato di sé, possiamo affermare senza timore di smentite, che nel creare, aven-do in mente proprio sé stesso, Dio costruisce una unità in due che ha un nome ben preciso: famiglia!

2 Il mondo ebraico sapeva contare! Era chiaro a tutti che maschio e femmina avessero lo stesso numero di costole! Si tratta quindi di un discorso che offre una verità mediante un’immagine simbolica.

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Il fatto è espresso chiaramente dai nomi del prototipo su cui l'uomo è pensato e rea-lizzato: l’uomo è l’immagine vivente di un Dio in tre persone che hanno nomi di “famiglia”: c'è un “Padre”, un “Figlio”, e una “Spirito”. In effetti, in ebraico, “ruah”, che traduciamo con “spirito”, è femminile, mentre “pneuma”, in greco, è neutro; e “spiritus”, in latino, è maschile3. Parlandol alla sua gente Gesù diceva, letteralmente: “… battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e della Spirito Santo!(Mt 28,19) Non potremmo, allora, visti i nomi che Gesù stesso ha voluto usare, dire che il Dio in tre Persone, è propriamente una famiglia?!?! Possiamo quindi (e comunque!) affermare che il progetto Dio sull'uomo non si fonda sulle persone, ma sulla loro particolare forma di coesione che si chiama: famiglia! Dio non creò “l’uomo”; Dio creò la famiglia! Questo è il primo dato importante da cui affrontare la prosecuzione del discorso. Essendo reali immagine di una realtà divina, Dio ha concesso a questa sua immagine la capacità di creare eternità! L’uomo non può fare nulla di eterno! Anche la sue più belle e solide realizzazione sono soggette a decadenza. Un giorno, poi, questo universo finirà! Lo dicono le Scritture, e lo dice la motivata previsione della scienza. C’è un’unica opera dell’uomo destinata superare le barriere del tempo, per entrare nell’eternità: sono ifigli che la coppia genera! Non esistevano, iniziano ad esistere mediante un atto che l’intuizione popolare (Quanto è vera!) chiama “fare l’amore”! E no finiranno mai1 Passeranno la porta della morte, ma non sarà la fine! Sarà solo un passaggio di posto, di stato!. Tra millenni e millenni, i vostri figli potranno sempre indicarvi, dicendo. “Quello è mio padre; e quella è mia madre”!. Per sempre! E son nati da voi due! La famiglia non è un'invenzione sociologica, politica, psicologica, … È semplicemente quello che Dio ha pensato e ha voluto! Questo per quanto riguarda il progetto di Dio sull'umanità, in relazione alla coppia.. Sull’uomo e la donna come membri dell’umanità. 3 Gesù parlava in aramaico; quando parlava delle tre Persone, diceva: “Il Padre, il Figlio, e la Spirito Santo”, indicando una delle persone divine con un temine femminile. Su questo fatto, la teologia occidentale (se non erro!) non ha mai detto nulla,. Quella orientale ha fatto solo qualche timido cenno.

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Accanto, e insieme a questo, c'è anche un progetto di Dio sulle singole persone. Il mondo della Prima Alleanza si presenta affascinato dalle stelle, questi esseri im-mobili, fatti di luce, ordinati, silenziosi, ma capaci di indicare la giusta direzione al viandante. È affascinante l'immagine di Dio che porta Abramo fuori dalla tenda, gli fa ammirare la vastità del luminoso e terso cielo d’oriente, ricco di innumerevoli puntini luminosi, e gli dice: “«Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e aggiunge: “ Tale sarà la

tua discendenza” (Gen 15,5). Sono così tante, le stelle, che nessuno è in grado di contarle. Dio, invece, le conosce una per una: “Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome. Grande è il Signore,

onnipotente, la sua sapienza non ha confini” (Sal 146, 4-5). È la stessa convinzione che ci trasmette Isaia: “Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in

numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome” (Is 40,26). Se Dio conosce una per una le stelle che ha creato, possiamo pensare che non faccia almeno altrettanto per quella creatura in cui ha messo la propria immagine e somi-glianza? Dalle Scritture emerge chiaramente un concetto: nessuno nasce per caso! “Al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio” (Sal 21,11). “Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre tu sei il mio

sostegno” (Sal 70,6).

“Ascoltatemi, isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno

mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome” (Is 49,1).

“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce,

ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1,5).

“Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua gra-

zia, si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pa-

gani, l subito, andai a .…” (Gal 1,15-16)

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Il Salmo 138 è tutto sul tema della presenza attenta del Dio che mi ha scelto dall’ini-zio, e mi accompagna sempre nel cammino. Siamo quindi tutti scelti e tutti voluti.

Per quale scopo/motivo ci ha scelti? Chiediamo ancora luce alle parole che Dio ci ha donato. Il sogno, il fine, lo scopo, … di Gesù lo ha rivelato Egli stesso: è il regno di Dio. Il regno è il motivo unico del suo essere nel mondo. Ne parla spesso: in Matteo, troviamo scritto il termine “Regno” ben 53 volte! “Il regno dei cieli è simile a …..”. La presenza del regno è l’annuncio iniziale, la “Bella/lieta/buona notizia” che viene comunicata all’inizio della predicazione di Gesù: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di

Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete

al vangelo»” (Mc 1,14-15)

Primo e anche ultimo! Dopo aver ricordato il suo Vangelo, Luca scrive negli Atti: “Nel mio primo libro ho già trattato,… di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal

principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti

nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua

passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno

di Dio” At 1-3). Quaranta giorni (tanti!) per convincere il gruppetto sempre un po’ smarrito, che dav-vero era risorto, e dar loro, quindi, la forza necessaria per sfidare e illuminare in mondi intero. Cosa disse, Luca non lo riporta; non lo sapremo mai1 Ma sappiamo cosa fecero e come l fecero. Non possiamo pensare che fosse proprio quello che il Maestro aveva loro detto pri-ma di lasciarli? Rispondendo ad una domanda dei farisei, Gesù conferma che il regno già esisteva e operava nel mondo: “Gesù disse: Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno di-

rà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!” (Lc 17,21). Nelle parole di Gesù, il regno è anche una realtà che deve continuamente “venire” come diciamo, su suo suggerimento, nella preghiera che ci ha lasciato, il “Padre no-

stro” (Mt 6,10) Occorre che ci sia anche collaborazione per farlo venire” Non basta la sola preghiera!

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Concretamente, il regno si realizzerà soprattutto con uno strumento che egli stesso ha voluto ed ha chiamato “chiesa”, utilizzando l’antico concetto ebraico del “qahal”, del-l’assemblea convocata per un fine comune4.

Gesù, quindi, non viene tra noi per costituire del bravi cristiani, ma per dare inizio a delle “chiese”, comunità composte da bravi cristiani, che insieme contribuiscano alla costruzione del regno!!

Il suo invito è ai singoli in vista delle comunità, che rimangono, quindi, il posto giu-sto e necessario in cui operare, in fedeltà (lo vedremo!) alla vocazione ricevuta.

La chiesa, come vasta comunione di persone, necessità di articolazioni che rendano condivisa ed efficace la sua azione. Già dagli inizi si parla di ministeri, carismi, doni, …

Paolo scrive che nella chiesa “vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito;

vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazio-

ni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a

uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per

mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello

stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno

il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distin-

guere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione

delle lingue.

Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a

ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tut-

te le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo.

I realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo,

Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora voi

siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte” (1 Cor 12,4-14.27).

Doni diversi, affidati a ciascuno, per l’utilità comune! Concetto è chiaro ed impellente: anch’io ho ricevuto dei doni da spendere per l’utilità comune! Ancora: “Vi esorto, io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna

della vocazione che avete ricevuto, con umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportan-

dovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del

vincolo della pace.

Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.

4 Nel tradurre in greco il testi biblici, poiché in Egitto ormai nessuno comprendeva più l’ebraico, il gruppo dei LXX tradusse “qahal” con il termine greco “ecclesìa”, che in latino divenne “ecclésia”, da cui deriva il termine italiano “chiesa”. “Chiesa” è quindi una comunità di persone. Partendo poi dal fatto che la comunità si radunava abitualmente in un determinato locale, si passò a chiamare “chiesa” anche quel locale.

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Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è

presente in tutti. …..

A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cri-

sto,…. dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collabora-

zione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per

crescere in modo da edificare se stesso nell’amore” (Ef 4,1-7.14-16). L’unità di intenti e di piena condivisione è essenziale!

Non c’è nulla di improvvisato o casuale: prima del “Big Bang”, prima del tempo, io già ero conosciuto e voluto nel cuore e nella mente di Dio:

“In Cristo, il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e

immacolati al suo cospetto nell’amore” (Ef 11,1) Ci ha voluti per un motivo che Lui sa da sempre: “Noi dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, per-

ché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice

dello Spirito e la fede nella verità” (2 Ts 2,13),

La chiesa è un organismo, le cui cellule sono le famiglie, le piccole “chiese domesti-che”, cioè le chiese che si raccolgono nella “domus”, nella casa della famiglia, che viene considerata come un santuario! Così ci ha insegnato a considerarla il Vaticano II, in: LG n.11 e in AA n. 11.

Impegnarci in questo compito è realizzare il progetto che Dio ha sul regno, per la no-stra parte! Lo faremo come “chiesa locale” e come “chiesa domestica”! Io lo farà come prete, voi come sposi1 La “vocazione” non è, come per troppo tempo ci hanno detto, una promozione grati-ficante per preti, frati e suore! È un patrimonio sacro per ogni figlio di Dio! Il matrimonio non è una vocazione residuale per chi non si consacra con i voti reli-giosi di fedeltà ai consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. È il primo dei Sacramenti che Dio ha pensato e voluto! Un frate minore, Bertoldo di Ratisbona (sec. XIII) ha scritto: Dio ha santificato il matrimonio più che ogni altro ordine al mondo, più che i frati

scalzi, i frati predicatori, o i monaci grigi che, su questo punto, non possono compa-

rarsi al santo matrimonio. Non ci si può dimenticare di questo ordine; Dio infatti lo

ha comandato, mentre gli altri li ha solo consigliati. Un concetto che giunge da lontano, e merita riflessione! Preti e religiosi sono testimoni al servizio di che vive la famiglia, per il REGNO!!