Il presidente: «C’è chi non ATTENTATO REAZIONI Fiamme ... · arrivate da Folgaria e Luserna,...

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Chi ha agito non era «esperto» Nessun ordigno o innesco, la porta è stata bagnata con liquido infiammabile LUISA PIZZINI [email protected] LAVARONE - Sono stati il par- roco don Piergiorgio Malacarne e la madre superiora delle suo- re Francescane Elisabettine Sandra Benfatto, ieri mattina poco prima di mezzogiorno, ad accorgersi di quanto era acca- duto durante la notte prece- dente: la porta d’ingresso alla casa che si trova nella piccola frazione di Cappella e che è sta- ta scelta per ospitare le venti- quattro profughe nigeriane era stata annerita dalle fiamme. Qualcuno ha tentato di dargli fuoco e loro se ne sono resi conto non appena sono arrivati sul posto per il sopralluogo che avevano programmato in vista dell’arrivo delle donne lunedì. Non ci hanno pensato un atti- mo il sacerdote e la suora e si sono presentati alla stazione dei carabinieri di Lavarone per denunciare il fatto e dar quindi inizio alle indagini che cerche- ranno di smascherare il re- sponsabile di quello che ha un significato ben più grave di un semplice atto vandalico. Poco cambia se chi ha agito volesse incendiare la casa o lasciare i segni di una fiammata, perché il messaggio che ha trasmesso è comunque chiaro: «Qui quelle donne non le vogliano». Per ora i militari dell’Arma pos- sono dire soltanto che l’atten- tato incendiario non è opera di esperti. Non sono stati trovati ordigni o inneschi. La bella por- ta d’ingresso in legno della ca- sa, disabitata, è stata bagnata con del liquido infiammabile a cui è stato dato fuoco. Fortu- natamente però una volta con- sumato il liquido le lingue di fuoco si sono spente da sole, annerendo la porta anche al- l’interno ma non andando oltre quella soglia. Per questo nes- suno se n’è accorto prima che il parroco e la suora arrivasse- ro sul posto. Ora si cerca di capire. Mentre le istituzioni condannano il ge- sto e ribadiscono la volontà di essere una comunità accoglien- te nei confronti dei profughi, chi indaga sul fatto non esclude nessuna ipotesi. Dal tentativo di incediare la struttura per ma- nifestare il disappunto nei con- fronti dell’arrivo di questo gruppo di donne straniere, alla bravata fatta senza avere la consapevolezza di come que- sto gesto sarebbe stato inter- pretato. Il sindaco Isacco Cor- radini è convinto del fatto che il gesto sia opera di un mano esterna alla comunità di Lava- rone. Ma le indagini comincia- no proprio da lì. La casa di soggiorno Santa Elisabetta a Cappella di Lavarone, nella foto qui sopra. A sinistra la porta d’ingresso annerita dalle fiamme, rovinata anche all’interno. A destra infine suor Sandra Benfatto, la madre superiora delle suore Francescane Elisabettine. Fiamme contro le profughe Lavarone, incendiata la porta della casa scelta per ospitarle Il fatto scoperto ieri mattina dal parroco e dalla madre superiora, arrivati a Cappella per un sopralluogo in vista dell’arrivo delle 24 straniere ATTENTATO I carabinieri indagano senza escludere alcuna ipotesi, partendo dal paese: dall’intento di dare fuoco all’edificio alla bravata Le reazioni | Il sindaco Isacco Corradi e il leader della minoranza Claudio Stenghele uniti nel condannare con fermezza il gesto «È una ferita al cuore della nostra comunità» TIZIANO DALPRÀ LAVARONE - «Questo attentato non mette in discussione l’ar- rivo delle profughe, anzi para- dossalmente unisce in un vin- colo di grande solidarietà l’in- tera Comunità. Un atto depre- cabile, una ferita al cuore della comunità che si può curare so- lo se siamo uniti». Il sindaco di Lavarone, Isacco Corradi (a si- nistra nella foto con Claudio Stenghele), ieri ha pronunciato queste parole davanti alla casa delle suore Elisabettine per condannare con fermezza l’at- to incendiario contro la strut- tura che ospiterà 24 donne ri- chiedenti asilo. L’altopiano sembra reagire con un grande senso di solidarietà di fronte a quanto successo. L’atto van- dalico ha certamente scosso la comunità di Lavarone e ma- nifestazioni di solidarietà sono arrivate da Folgaria e Luserna, ma è l’intera Provincia a strin- gersi attorno a Lavarone. Il sindaco è amareggiato ma anche determinato, mai si sa- rebbe aspettato un gesto del genere. «È un fatto gravissi- mo», commenta. Accanto a lui c’è Claudio Stenghele, il leader della minoranza in consiglio comunale. «Non esiste maggio- ranza o minoranza - aggiunge - tutto il consiglio è solidale e si oppone a questo atto che certo non rappresenta la no- stra comunità. La gente di montagna è solidale». La fortuna ha voluto che il rogo si spegnesse da solo, senza ar- recare gravi danni allo stabile e agli altri arredi. Rimangono la gravità ed il significato di questo atto però. Ad accorgersi che il portonci- no principale dell’ingresso era stato bruciato è stata la madre superiora dell’Istituto, suor Sandra Benfatto, che insieme a don Piergiorgio Malacarne si era recata per controllare il ca- seggiato, in quanto nel pome- riggio sarebbero arrivati i re- sponsabili di Cinformi per un sopralluogo e per fare l’inven- tario. Immediatamente sono stati avvisati il primo cittadino Isacco Corradi ed il marescial- lo dei carabinieri, Francesco Cianfighi che è giunto sul luogo ed ha iniziato le indagini. La notizia dell’arrivo di questo gruppo di profughe aveva ac- ceso discussioni in paese. La scorsa settimana era stato or- ganizzato un incontro con l’as- sessore provinciale Luca Zeni ed il sindaco Isacco Corradi per cercare di fare chiarezza. La stessa madre superiora, suor Sandra Benfatto, era rima- sta sopresa dell’atteggiamento di alcuni parrocchiani: «Mi so- no piovute addosso critiche pesanti - aveva raccontato - an- che da persone che frequen- tano la Chiesa». Ora alle parole si è aggiunto un fatto grave, il secondo nell’arco di due set- timane in Trentino, visto che anche a Soraga era stato ap- piccato il fuoco ad un albergo destinato ad ospitare profu- ghi. «Nulla giustifica questo atto, che rappresenta una violenza contra la stessa comunità», concordano Corradi e Stenghe- le. «Il nostro gruppo di mino- ranza in consiglio non si era mai dichiarato contrario ad ac- cogliere le ragazze nigeriane. Abbiamo criticato il metodo, i tempi e la scarsa informazione ma non l’accoglienza», aggiun- ge Claudio Stenghele. «Possia- mo comprendere le paure del- la gente, ma questo non può essere certamente il modo in cui confrontarsi su un argo- mento importante come que- sto. Mai questa comunità si è pronunciata per il no all’acco- glienza», continuano il sindaco e l’esponente della minoranza. «È un atto da vigliacchi che mette in cattiva luce l’intera comunità degli altipiani cim- bri», commenta, mostrando solidarietà con il sindaco, il borgomastro di Lusérn, Luca Nicolussi Paolaz. «Mi auguro che coloro che hanno appicci- cato il fuoco alla porta non sia- no di Lavarone, sarebbe come violentare se stessi», conclude il sindaco.

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Chi ha agito non era «esperto»Nessun ordigno o innesco, la porta è stata bagnata conliquido infiammabile

LUISA [email protected]

LAVARONE - Sono stati il par-roco don Piergiorgio Malacarnee la madre superiora delle suo-re Francescane ElisabettineSandra Benfatto, ieri mattinapoco prima di mezzogiorno, adaccorgersi di quanto era acca-duto durante la notte prece-dente: la porta d’ingresso allacasa che si trova nella piccolafrazione di Cappella e che è sta-ta scelta per ospitare le venti-quattro profughe nigeriane erastata annerita dalle fiamme.Qualcuno ha tentato di darglifuoco e loro se ne sono resiconto non appena sono arrivatisul posto per il sopralluogo cheavevano programmato in vistadell’arrivo delle donne lunedì.Non ci hanno pensato un atti-mo il sacerdote e la suora e sisono presentati alla stazionedei carabinieri di Lavarone perdenunciare il fatto e dar quindiinizio alle indagini che cerche-ranno di smascherare il re-sponsabile di quello che ha unsignificato ben più grave di unsemplice atto vandalico. Poco

cambia se chi ha agito volesseincendiare la casa o lasciare isegni di una fiammata, perchéil messaggio che ha trasmessoè comunque chiaro: «Qui quelledonne non le vogliano». Per ora i militari dell’Arma pos-sono dire soltanto che l’atten-tato incendiario non è opera diesperti. Non sono stati trovatiordigni o inneschi. La bella por-ta d’ingresso in legno della ca-sa, disabitata, è stata bagnatacon del liquido infiammabile acui è stato dato fuoco. Fortu-natamente però una volta con-sumato il liquido le lingue difuoco si sono spente da sole,annerendo la porta anche al-l’interno ma non andando oltrequella soglia. Per questo nes-suno se n’è accorto prima cheil parroco e la suora arrivasse-ro sul posto.Ora si cerca di capire. Mentrele istituzioni condannano il ge-sto e ribadiscono la volontà diessere una comunità accoglien-te nei confronti dei profughi,chi indaga sul fatto non escludenessuna ipotesi. Dal tentativodi incediare la struttura per ma-nifestare il disappunto nei con-fronti dell’arrivo di questogruppo di donne straniere, allabravata fatta senza avere laconsapevolezza di come que-sto gesto sarebbe stato inter-pretato. Il sindaco Isacco Cor-radini è convinto del fatto cheil gesto sia opera di un manoesterna alla comunità di Lava-rone. Ma le indagini comincia-no proprio da lì.

La casa di soggiorno Santa Elisabetta a Cappella di Lavarone, nella foto qui sopra. A sinistra la portad’ingresso annerita dalle fiamme, rovinata ancheall’interno. A destra infine suor Sandra Benfatto, la madresuperiora delle suore Francescane Elisabettine.

MATTHIAS PFAENDER

LAVARONE - Dopo Soraga, La-varone. Un altro attentato in-cendiario, un’altra mazzata sul«modello trentino», quello delladistribuzione sul territorio deiprofughi in piccoli nuclei. Unmodello che se fuori provinciaè visto come un esempio, dal-l’interno della comunità trenti-na è messo a dura prova da pa-role ed azioni sempre più aspre.E pericolose.È soprattutto per dare uno stopa potenziali gesti di emulazioneche ieri sera il presidente dellaProvincia Ugo Rossi ha specifi-cato che «la linea del Trentino

ra che sono pronti a fare “di tut-to” per cacciare in profughi cen’è uno che pensa che quellasia la vita vera e passa all’azio-ne».All’azione di uno, risponde lareazione della comunità. La te-lefonata tra il governatore ed ilcommissario del governo, ieripomeriggio, ha stabilito un pri-mo aumento del livello di atten-zione da parte delle forze del-l’ordine, chiamate anche ad in-dagare sulla dinamica dell’at-tentato e scovare il responsa-bile. O i responsabili. Ma a fian-co della risposta operativa intermini di sicurezza, a tenerebanco oggi è la risposta politica.«La condanna di questi episodiè a prescindere - sottolinea Ros-si -, perché queste situazioni sipotrebbero gestire senza fareallarmi. Invece per quattro votic’è chi non si fa scrupoli a fo-mentare la paura. Ma non mi in-teressa perdere o vincere in ter-mini elettorali. La linea noncambia». «La condanna di quanto avve-nuto è totale - argomenta l’as-sessore Luca Zeni - tanto più per-ché intacca un processo posi-tivo che si è avviato a Lavarone,con il coinvolgimento dell’am-ministrazione e della comunità,con un progetto valido di inte-grazione. I vicentini non venga-no a spargere qui il loro allar-mismo, perché il sistema tren-tino è strutturalmente diversoda quello Veneto, qui non am-massiamo centinaia di personein una sola struttura». «A Lava-rone la comunità e le istituzionihanno dimostrato senso di re-sponsabilità e volontà solidaleche non saranno certo cancel-late da un gesto stupido e vi-gliacco» il commento del presi-dente del Consiglio provincialeBruno Dorigatti. «Il nuovo attointimidatorio suscita profondosconcerto. La nostra è una terradi accoglienza e che crede nelvalore della solidarietà. Di fron-te a questo nuovo gravissimoattacco la comunità trentina de-

ve fare sentire forte la propriavoce» argomenta Franco Iane-selli, segretario della Cgil. Partita a sé la gioca la Lega, cheper bocca del suo segretarioMaurizio Fugatti da un lato di-chiara «condanna esemplaredell’accaduto» e dall’altro riba-disce, come accaduto per il ca-so di Soraga, «la critica alle scel-te della giunta provinciale nellasua imposizione forzosa versola popolazione dei territori ri-spetto alle proprie scelte in ter-mini d’immigrazione. Tali azionihanno una responsabilità poli-tica da parte di coloro che in-tendono imporre ai territori leloro politiche di gestione del-l’immigrazione».

Fiamme contro le profugheLavarone, incendiata la porta della casa scelta per ospitarle

«La nostra linea non cambia»Rossi: «Atto ignobile e grave. C’è chi fomenta la paura»

Il fatto scoperto ieri mattinadal parroco e dalla madre

superiora, arrivati a Cappellaper un sopralluogo in vista

dell’arrivo delle 24 straniere ATTENTATO I carabinieri indaganosenza escludere alcunaipotesi, partendo dal paese:dall’intento di dare fuocoall’edificio alla bravata

Il presidente: «C’è chi nondistingue un post su

Facebook dalla realtà. E per100 che scrivono, ne bastauno che passa all’azione» REAZIONI Zeni: «Nessun dietrofront,

difendiamo il nostro modellodi accoglienza diffusa,che fuori provincia è vistocome esempio da seguire»

Il precedente | Bersaglio l’hotel Ombretta, dove sarebbero arrivati i migranti

Come a Soraga 20 giorni fa

La notte di venerdì 28 ottobremani ignote hanno tentato didare fuoco all’hotel Ombrettadi Soraga. Anche in quel casola motivazione a monte del ge-sto l’accoglienza dei profughi.Anche se in quel caso non viera, come nel caso di Lavaro-

ne, un piano di accoglienza giàdefinito: «girava la voce» delprossimo arrivo di una trentinadi profughi.Nel caso di Soraga si è corsodavvero il rischio che tutta lastruttura, l’ultima dell’abitato,andasse a fuoco. In quel casol’attentatore non si è limitatoa spruzzare del liquido infiam-mabile su portone d’accesso,ma è entrato direttamente nel-la struttura, rompendo una fi-nestra e accedendo al piane-rottolo, dove ha versato del ga-solio per gran parte dell’inter-no dall’hotel, compreso il rive-stimento in legno e le scale. Unpiano stoppato solo grazie al-l’intervento di un abitante delluogo, Antonio Giacomelli, chevive in una delle case sotto lastruttura. Insospettito da unbagliore proveniente dall’edi-ficio, ha chiamato i Carabinieri,che sono riusciti ad intervenirein tempo per prevenire il rogo

dell’intera struttura. Unanimee netta la condanna dell’acca-duto da parte delle istituzioni,sia locali che provinciali. Inquei giorni erano in prima pa-gina le foto degli abitanti di Go-rino, nel Ferrarese, dove ungruppo di cittadini con tantodi barricate era riuscito ad im-pedire l’arrivo di una decinadi profughe. «Soraga non è Go-rino» aveva subito dichiaratoil sindaco Devi Brunel. «Il Tren-tino non è Gorino» avevano ri-badito il presidente Ugo Rossi,gli assessori della giunta pro-vinciale ed anche la Curia.L’episodio di Soraga si temevapotesse essere solo il primo.Poi, con il passare dei giorni,si è pensato potesse essere sta-to un episodio isolato. Una spe-ranza spazzata via l’altra notte,quando qualcuno ha provatoad incendiare la casa delle suo-re a Lavarone. Su entrambi icasi indagano i Carabinieri.

Le reazioni | Il sindaco Isacco Corradi e il leader della minoranza Claudio Stenghele uniti nel condannare con fermezza il gesto

«È una ferita al cuore della nostra comunità»TIZIANO DALPRÀ

LAVARONE - «Questo attentatonon mette in discussione l’ar-rivo delle profughe, anzi para-dossalmente unisce in un vin-colo di grande solidarietà l’in-tera Comunità. Un atto depre-cabile, una ferita al cuore dellacomunità che si può curare so-lo se siamo uniti». Il sindaco diLavarone, Isacco Corradi (a si-nistra nella foto con ClaudioStenghele), ieri ha pronunciatoqueste parole davanti alla casadelle suore Elisabettine percondannare con fermezza l’at-to incendiario contro la strut-tura che ospiterà 24 donne ri-chiedenti asilo. L’altopianosembra reagire con un grandesenso di solidarietà di frontea quanto successo. L’atto van-dalico ha certamente scosso

la comunità di Lavarone e ma-nifestazioni di solidarietà sonoarrivate da Folgaria e Luserna,ma è l’intera Provincia a strin-gersi attorno a Lavarone. Il sindaco è amareggiato maanche determinato, mai si sa-rebbe aspettato un gesto delgenere. «È un fatto gravissi-mo», commenta. Accanto a luic’è Claudio Stenghele, il leaderdella minoranza in consigliocomunale. «Non esiste maggio-ranza o minoranza - aggiunge- tutto il consiglio è solidale esi oppone a questo atto checerto non rappresenta la no-stra comunità. La gente dimontagna è solidale». La fortuna ha voluto che il rogosi spegnesse da solo, senza ar-recare gravi danni allo stabilee agli altri arredi. Rimangonola gravità ed il significato diquesto atto però. Ad accorgersi che il portonci-no principale dell’ingresso erastato bruciato è stata la madresuperiora dell’Istituto, suorSandra Benfatto, che insiemea don Piergiorgio Malacarne siera recata per controllare il ca-seggiato, in quanto nel pome-riggio sarebbero arrivati i re-sponsabili di Cinformi per un

sopralluogo e per fare l’inven-tario. Immediatamente sonostati avvisati il primo cittadinoIsacco Corradi ed il marescial-lo dei carabinieri, FrancescoCianfighi che è giunto sul luogoed ha iniziato le indagini. La notizia dell’arrivo di questogruppo di profughe aveva ac-ceso discussioni in paese. Lascorsa settimana era stato or-ganizzato un incontro con l’as-sessore provinciale Luca Zenied il sindaco Isacco Corradi

per cercare di fare chiarezza.La stessa madre superiora,suor Sandra Benfatto, era rima-sta sopresa dell’atteggiamentodi alcuni parrocchiani: «Mi so-no piovute addosso critichepesanti - aveva raccontato - an-che da persone che frequen-tano la Chiesa». Ora alle parolesi è aggiunto un fatto grave, ilsecondo nell’arco di due set-timane in Trentino, visto cheanche a Soraga era stato ap-piccato il fuoco ad un albergo

destinato ad ospitare profu-ghi.«Nulla giustifica questo atto,che rappresenta una violenzacontra la stessa comunità»,concordano Corradi e Stenghe-le. «Il nostro gruppo di mino-ranza in consiglio non si eramai dichiarato contrario ad ac-cogliere le ragazze nigeriane.Abbiamo criticato il metodo, itempi e la scarsa informazionema non l’accoglienza», aggiun-ge Claudio Stenghele. «Possia-mo comprendere le paure del-la gente, ma questo non puòessere certamente il modo incui confrontarsi su un argo-mento importante come que-sto. Mai questa comunità si èpronunciata per il no all’acco-glienza», continuano il sindacoe l’esponente della minoranza. «È un atto da vigliacchi chemette in cattiva luce l’interacomunità degli altipiani cim-bri», commenta, mostrandosolidarietà con il sindaco, ilborgomastro di Lusérn, LucaNicolussi Paolaz. «Mi auguroche coloro che hanno appicci-cato il fuoco alla porta non sia-no di Lavarone, sarebbe comeviolentare se stessi», concludeil sindaco.

Lega: «Gesto grave,ma la responsabilitàpolitica è dellaProvincia che imponeil suo modellodi accoglienza»

certamente non cambierà. L’ar-rivo delle profughe, la prossimasettimana, non subirà ritardi eil programma proseguirà. Sequalcuno vuole fomentare latensione ha sbagliato strada».Il riferimento di Rossi qui anchealle influenze politiche «ester-ne» sulla vicenda. Leggasi la pre-senza, all’assemblea pubblicadi giovedì scorso in paese, dimembri del comitato vicentino«Prima noi», che hanno arringa-to la platea circa la prossima«invasione» di immigrati. «Albando demagogia, populismoo razzismo - sottolinea Rossi -soprattutto considerato che vi-viamo in un’epoca in cui c’è chifa fatica a distinguere un postsu Facebook dalla realtà, e percento che scrivono sulla tastie-

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