Il predicatore - Club degli Editori · pietra rimasti sospesi in eterno proprio a metà erano uno...

13
Camilla Läckberg Il predicatore

Transcript of Il predicatore - Club degli Editori · pietra rimasti sospesi in eterno proprio a metà erano uno...

CL_IL PREDICATORE_795690_PRE

Camilla Läckberg

Il predicatore

Il predicatoreCam

illa Läckberg

795690

“Nel buio, lui era diventato tutto per lei. Non erano state pronunciate parole, ma lei fantasticava immaginando il suono

della sua voce. Paterna, calda. Ma quando sopravveniva il dolore, lo odiava. In quei momenti avrebbe potuto ucciderlo.

Se solo ne avesse avuto la forza.”

«Camilla Läckberg è maestra nel mescolare scene di serena intimità domestica all’orrore di delitti efferati. Un must».

The Guardian

BROSSURA CON ALETTE

Prima di diventare una delle più cele-bri autrici di polizieschi della Svezia, Camilla Läckberg (1974) ha lavorato per diversi anni nel marketing. Oggi, madre di tre figli, vive a Stoccolma dove continua a scrivere la sua fortunata serie tradotta in ventisette Paesi, che ha ven-duto finora nel mondo più di sei milioni di copie. Dal primo episodio della serie, La principessa di ghiaccio, 230.000 copie in Italia, vincitore in Francia del Grand Prix de Littérature Policière, sarà realiz-zato un film.

In copertina:Illustrazione di Fabio Visintin

Da più di vent’anni una dolorosa fai-da lacera la famiglia Hult: Ephraim, il predicatore che infiammava le folle promettendo guarigione e salvezza, ha lasciato ai suoi discendenti un’eredità molto controversa. Il peso del sospetto continua a gravare su un ramo del clan, coinvolto suo malgrado nella sparizio-ne di due ragazze risalente a molti anni prima. Una vicenda che nel delizioso pa-esino di Fjallbäcka, sulla costa occiden-tale della Svezia invasa dai turisti per la bella stagione, torna a essere sulla bocca di tutti dopo l’omicidio di una giovane donna, quando in una splendida gola naturale, sotto quel corpo martoriato, la polizia scopre anche i resti di due schele-tri. La calda estate di Erica Falck e Patrik Hedström, che presto avranno un bam-bino, viene così sconvolta da un’indagi-ne che, in un’angosciosa lotta contro il tempo, cerca di sviscerare i meccanismi della seduzione del potere, sfidando la malevolenza di una piccola comunità di provincia carica di segreti. In questo secondo episodio della serie di Erica Falck, Camilla Läckberg si conferma maestra nel tessere gli intrighi di una società chiusa, dove l’apparenza conta sopra ogni cosa e scoprire cosa accade realmente nella vita degli altri si rivela un’impresa alquanto complessa.

CL_IL PREDICATORE_795690_PRE

Camilla Läckberg

Il predicatore

Il predicatoreCam

illa Läckberg

795690

“Nel buio, lui era diventato tutto per lei. Non erano state pronunciate parole, ma lei fantasticava immaginando il suono

della sua voce. Paterna, calda. Ma quando sopravveniva il dolore, lo odiava. In quei momenti avrebbe potuto ucciderlo.

Se solo ne avesse avuto la forza.”

«Camilla Läckberg è maestra nel mescolare scene di serena intimità domestica all’orrore di delitti efferati. Un must».

The Guardian

BROSSURA CON ALETTE

Prima di diventare una delle più cele-bri autrici di polizieschi della Svezia, Camilla Läckberg (1974) ha lavorato per diversi anni nel marketing. Oggi, madre di tre figli, vive a Stoccolma dove continua a scrivere la sua fortunata serie tradotta in ventisette Paesi, che ha ven-duto finora nel mondo più di sei milioni di copie. Dal primo episodio della serie, La principessa di ghiaccio, 230.000 copie in Italia, vincitore in Francia del Grand Prix de Littérature Policière, sarà realiz-zato un film.

In copertina:Illustrazione di Fabio Visintin

Da più di vent’anni una dolorosa fai-da lacera la famiglia Hult: Ephraim, il predicatore che infiammava le folle promettendo guarigione e salvezza, ha lasciato ai suoi discendenti un’eredità molto controversa. Il peso del sospetto continua a gravare su un ramo del clan, coinvolto suo malgrado nella sparizio-ne di due ragazze risalente a molti anni prima. Una vicenda che nel delizioso pa-esino di Fjallbäcka, sulla costa occiden-tale della Svezia invasa dai turisti per la bella stagione, torna a essere sulla bocca di tutti dopo l’omicidio di una giovane donna, quando in una splendida gola naturale, sotto quel corpo martoriato, la polizia scopre anche i resti di due schele-tri. La calda estate di Erica Falck e Patrik Hedström, che presto avranno un bam-bino, viene così sconvolta da un’indagi-ne che, in un’angosciosa lotta contro il tempo, cerca di sviscerare i meccanismi della seduzione del potere, sfidando la malevolenza di una piccola comunità di provincia carica di segreti. In questo secondo episodio della serie di Erica Falck, Camilla Läckberg si conferma maestra nel tessere gli intrighi di una società chiusa, dove l’apparenza conta sopra ogni cosa e scoprire cosa accade realmente nella vita degli altri si rivela un’impresa alquanto complessa.

CL_IL PREDICATORE_795690_PRE

Camilla Läckberg

Il predicatore

Il predicatoreCam

illa Läckberg

795690

“Nel buio, lui era diventato tutto per lei. Non erano state pronunciate parole, ma lei fantasticava immaginando il suono

della sua voce. Paterna, calda. Ma quando sopravveniva il dolore, lo odiava. In quei momenti avrebbe potuto ucciderlo.

Se solo ne avesse avuto la forza.”

«Camilla Läckberg è maestra nel mescolare scene di serena intimità domestica all’orrore di delitti efferati. Un must».

The Guardian

BROSSURA CON ALETTE

Prima di diventare una delle più cele-bri autrici di polizieschi della Svezia, Camilla Läckberg (1974) ha lavorato per diversi anni nel marketing. Oggi, madre di tre figli, vive a Stoccolma dove continua a scrivere la sua fortunata serie tradotta in ventisette Paesi, che ha ven-duto finora nel mondo più di sei milioni di copie. Dal primo episodio della serie, La principessa di ghiaccio, 230.000 copie in Italia, vincitore in Francia del Grand Prix de Littérature Policière, sarà realiz-zato un film.

In copertina:Illustrazione di Fabio Visintin

Da più di vent’anni una dolorosa fai-da lacera la famiglia Hult: Ephraim, il predicatore che infiammava le folle promettendo guarigione e salvezza, ha lasciato ai suoi discendenti un’eredità molto controversa. Il peso del sospetto continua a gravare su un ramo del clan, coinvolto suo malgrado nella sparizio-ne di due ragazze risalente a molti anni prima. Una vicenda che nel delizioso pa-esino di Fjallbäcka, sulla costa occiden-tale della Svezia invasa dai turisti per la bella stagione, torna a essere sulla bocca di tutti dopo l’omicidio di una giovane donna, quando in una splendida gola naturale, sotto quel corpo martoriato, la polizia scopre anche i resti di due schele-tri. La calda estate di Erica Falck e Patrik Hedström, che presto avranno un bam-bino, viene così sconvolta da un’indagi-ne che, in un’angosciosa lotta contro il tempo, cerca di sviscerare i meccanismi della seduzione del potere, sfidando la malevolenza di una piccola comunità di provincia carica di segreti. In questo secondo episodio della serie di Erica Falck, Camilla Läckberg si conferma maestra nel tessere gli intrighi di una società chiusa, dove l’apparenza conta sopra ogni cosa e scoprire cosa accade realmente nella vita degli altri si rivela un’impresa alquanto complessa.

CL_IL PREDICATORE_795690_PRE

Camilla Läckberg

Il predicatore

Il predicatoreCam

illa Läckberg

795690

“Nel buio, lui era diventato tutto per lei. Non erano state pronunciate parole, ma lei fantasticava immaginando il suono

della sua voce. Paterna, calda. Ma quando sopravveniva il dolore, lo odiava. In quei momenti avrebbe potuto ucciderlo.

Se solo ne avesse avuto la forza.”

«Camilla Läckberg è maestra nel mescolare scene di serena intimità domestica all’orrore di delitti efferati. Un must».

The Guardian

BROSSURA CON ALETTE

Prima di diventare una delle più cele-bri autrici di polizieschi della Svezia, Camilla Läckberg (1974) ha lavorato per diversi anni nel marketing. Oggi, madre di tre figli, vive a Stoccolma dove continua a scrivere la sua fortunata serie tradotta in ventisette Paesi, che ha ven-duto finora nel mondo più di sei milioni di copie. Dal primo episodio della serie, La principessa di ghiaccio, 230.000 copie in Italia, vincitore in Francia del Grand Prix de Littérature Policière, sarà realiz-zato un film.

In copertina:Illustrazione di Fabio Visintin

Da più di vent’anni una dolorosa fai-da lacera la famiglia Hult: Ephraim, il predicatore che infiammava le folle promettendo guarigione e salvezza, ha lasciato ai suoi discendenti un’eredità molto controversa. Il peso del sospetto continua a gravare su un ramo del clan, coinvolto suo malgrado nella sparizio-ne di due ragazze risalente a molti anni prima. Una vicenda che nel delizioso pa-esino di Fjallbäcka, sulla costa occiden-tale della Svezia invasa dai turisti per la bella stagione, torna a essere sulla bocca di tutti dopo l’omicidio di una giovane donna, quando in una splendida gola naturale, sotto quel corpo martoriato, la polizia scopre anche i resti di due schele-tri. La calda estate di Erica Falck e Patrik Hedström, che presto avranno un bam-bino, viene così sconvolta da un’indagi-ne che, in un’angosciosa lotta contro il tempo, cerca di sviscerare i meccanismi della seduzione del potere, sfidando la malevolenza di una piccola comunità di provincia carica di segreti. In questo secondo episodio della serie di Erica Falck, Camilla Läckberg si conferma maestra nel tessere gli intrighi di una società chiusa, dove l’apparenza conta sopra ogni cosa e scoprire cosa accade realmente nella vita degli altri si rivela un’impresa alquanto complessa.

9

La giornata cominciò in maniera promettente. Si sve-gliò presto, prima del resto della famiglia, e dopo essersi vestito il più silenziosamente possibile riuscì a sgattaiola-re fuori senza farsi notare. Prese anche l’elmo da cavaliere e la spada di legno, che fece oscillare felice mentre per-correva di corsa i cento metri dalla casa all’imbocco di Kungsklyftan. Si bloccò per un attimo e guardò pieno d’ammirazione la spaccatura verticale nella roccia. La di-stanza tra le due pareti che si ergevano per una decina di metri verso il cielo, dove il sole aveva appena cominciato a sorgere, era di un paio di metri. I tre grandi blocchi di pietra rimasti sospesi in eterno proprio a metà erano uno spettacolo suggestivo. Quel luogo esercitava un magico potere d’attrazione su un bambino di sei anni, e il fatto che Kungsklyftan fosse territorio proibito ne aumentava il fascino.

Era stato battezzato Kungsklyftan, Gola del Re, quan-do Oscar II aveva visitato Fjällbacka alla fine dell’Otto-cento, ma non era certo una cosa che lui sapesse o a cui avrebbe potuto dare qualche importanza quando s’insi-nuò lentamente nelle ombre, con la spada di legno pronta ad attaccare. Papà gli aveva però raccontato che le scene dell’antro infernale di Ronja erano state girate proprio lì,

0050.testo.indd 9 08/11/10 11.50

10

e quando aveva visto il film si era emozionato a veder ca-valcare nella gola il brigante Matteo. A volte lì giocava a fare il brigante, ma quella mattina era un cavaliere. Un cavaliere della Tavola Rotonda, come nel grande libro il-lustrato che gli aveva regalato la nonna per il suo comple-anno.

Strisciò fino ai massi che punteggiavano il terreno e si preparò ad attaccare il grande drago sputafuoco, armato di coraggio e di spada. Il sole estivo non arrivava ancora sul fondo della gola, il che la rendeva un luogo freddo e buio, perfetto per un drago. Presto gli avrebbe fatto sgor-gare il sangue dalla gola: dopo una lunga lotta contro la morte sarebbe caduto senza vita ai suoi piedi.

Con la coda dell’occhio vide qualcosa che attirò la sua attenzione. Dietro un masso si scorgeva un lembo di stoffa rossa, e la curiosità prese il sopravvento. Il drago poteva aspettare. Magari proprio in quel punto si nascondeva un tesoro. Prese lo slancio e saltò sul masso, guardando giù sul lato opposto. Per un attimo rischiò di cadere all’indie-tro, ma dopo aver oscillato e roteato le braccia per qualche attimo ritrovò l’equilibrio. In seguito non avrebbe ammes-so di essersi spaventato, ma in quel preciso istante, in quel breve spazio di un momento, provò una paura che non aveva precedenti nei suoi sei anni di vita. Una signora gli aveva teso un agguato. Era lì stesa sulla schiena e lo guar-dava con gli occhi fissi. Il primo impulso fu di scappare, prima che lei lo agguantasse e capisse che lui andava a gio-care lì anche se era proibito. Forse lo avrebbe costretto a dire dove abitava e lo avrebbe portato a forza da mamma e papà che si sarebbero arrabbiati e gli avrebbero chiesto quante volte gli avevano detto che non doveva andare a Kungsklyftan senza un adulto.

Ma la cosa strana era che la signora non si muoveva. Era

0050.testo.indd 10 08/11/10 11.50

11

anche senza vestiti, e il bambino si sentì in imbarazzo pen­sando che stava guardando una donna nuda. La cosa rossa che aveva visto non era un lembo di stoffa ma una borsa, proprio accanto a lei, ma non vedeva vestiti da nessuna parte. Strano, starsene lì nudi. Faceva freddino.

Poi fu colpito da quell’idea impensabile, che la signora fosse morta! Non riuscì a farsi venire in mente altra spie­gazione per quella strana immobilità. L’intuizione lo in­dusse a saltare giù dal masso e ad arretrare lentamente verso l’imbocco della gola. Quando fu a un paio di metri dalla signora fece dietrofront e corse fino a casa alla massi­ma velocità possibile. Della sgridata che lo aspettava non gli importava più niente.

Il sudore le appiccicava le lenzuola alla pelle. Si girava e rigirava nel letto, ma era impossibile trovare una posizione comoda. La luminosa notte estiva non facilitava le cose, ed Erica prese mentalmente nota, per la millesima volta, di comprare delle tende scure da appendere alle finestre, o meglio, di convincere Patrik a farlo.

Il suo respiro regolare e sereno accanto a lei la mandava in bestia. Aveva un bel coraggio a starsene lì a ronfare mentre lei passava sveglia una notte dopo l’altra! Il bambi­no era anche suo. Non avrebbe dovuto condividere la sua insonnia per simpatia, o qualcosa del genere? Lo toccò, nella speranza che si svegliasse. Neanche un segno di vita. Lo toccò un po’ più forte. Lui grugnì, si tirò su il lenzuolo e le girò le spalle.

Con un sospiro, Erica si mise supina, le braccia incro­ciate sul petto, gli occhi fissi al soffitto. La pancia si ergeva come un grosso mappamondo davanti a lei. Cercò di im­maginare il piccolo nuotare nel liquido, al buio, magari con il pollice in bocca, ma era ancora tutto troppo irreale

0050.testo.indd 11 08/11/10 10.48

12

perché l’immagine prendesse forma nella sua mente. Era all’ottavo mese ma non riusciva ancora a credere che lì dentro ci fosse un piccolo essere umano. Be’, in ogni caso in un futuro piuttosto prossimo sarebbe diventato una realtà più che palpabile. Erica era combattuta tra il deside­rio e il timore. Era difficile andare oltre il parto con il pen­siero. Anzi, a essere sinceri in quel momento era difficile andare oltre il fatto di non riuscire più a dormire sulla pancia. Guardò le cifre fosforescenti sulla sveglia. Le quat­tro e quarantadue. Che fosse il caso di accendere la luce e leggere un pochino?

Tre ore e mezza e un brutto poliziesco più tardi, stava per alzarsi dal letto quando il telefono si mise a squillare. Con un gesto abituale, passò il ricevitore a Patrik.

«Pronto?» La voce era impastata di sonno.«Sì, certo... oh merda... sì, posso essere lì tra un quarto

d’ora. Ci vediamo.»Si girò verso Erica. «Abbiamo ricevuto una chiamata.

Devo andare.»«Ma sei in ferie! Non può occuparsene qualcun altro?»

Si accorse da sola di avere la voce lagnosa, ma una notte di veglia non contribuiva certo a metterla di buon umore.

«Si tratta di un omicidio. Mellberg mi ha chiesto di rag­giungerlo. Sta andando sul posto anche lui.»

«Un omicidio? E dove?»«Qui a Fjällbacka. Un bambino ha trovato una donna

morta a Kungsklyftan, stamattina.»Patrik si vestì rapidamente, operazione facilitata dal fat­

to che si era a metà luglio e bastavano pochi capi leggeri. Prima di precipitarsi giù dalla scala tornò verso il letto e le diede un bacino sulla pancia, in un punto dalle parti del quale le sembrava di ricordare di aver avuto, in passato, un ombelico.

0050.testo.indd 12 08/11/10 10.48

13

«Ciao ciao, piccolino. Fai il bravo con la mamma, e ve­drai che tra poco torno.»

Poi le baciò leggero la guancia e si affrettò a uscire. Con un sospiro, Erica si sollevò dal letto e si mise uno di quei tendoni da circo che ormai rappresentavano gli unici capi di abbigliamento tra cui poteva scegliere. Nonostante si fosse ripromessa di non farlo, aveva letto una montagna di libri sulla gravidanza, e ora pensava che tutti quelli che scrivevano dello stato di grazia connesso all’attesa di un bambino avrebbero dovuto essere trascinati in piazza e presi a bastonate. Insonnia, dolori articolari, varici, emor­roidi, sudorazione e scompensi ormonali nell’accezione più ampia: tutto questo era ben più vicino alla realtà. E col cavolo che ci si ritrovava a risplendere di una luce interio­re. Brontolando, scese lentamente la scala per bersi la pri­ma tazza di caffè della giornata, sperando che servisse a diradare la nebbia.

Sul posto regnava già un’attività febbrile. L’imbocco di Kungsklyftan era stato delimitato con il nastro giallo, e poco lontano si contavano tre auto della polizia e un’am­bulanza. I tecnici di Uddevalla erano già al lavoro e Pa­trik sapeva di non dover mettere piede sulla scena del crimine. Sarebbe stato un errore da principianti, il che non impediva al suo capo, il commissario Mellberg, di passeggiare con la grazia di un elefante in mezzo ai tecni­ci che, disperati, guardavano le sue scarpe e i suoi vestiti che a ogni istante trasferivano migliaia di fibre e particel­le nel loro fragile ambiente di lavoro. Quando Patrik si fermò prima del nastro di plastica e lo chiamò, osservaro­no sollevati il commissario allontanarsi e uscire dalla zo­na delimitata.

«Ciao, Hedström.»

0050.testo.indd 13 08/11/10 10.48

14

La voce era cordiale, al limite del gongolante, e Patrik trasalì, sorpreso. Per un attimo pensò che Mellberg stesse per abbracciarlo, ma fu solo una fuggevole quanto allar­mante impressione. Il suo capo sembrava trasformato! Pa­trik era in ferie da una sola settimana, ma l’uomo che ave­va davanti era davvero un altro rispetto a quello che aveva lasciato seduto alla scrivania, tutto rannuvolato, a bronto­lare che le ferie avrebbero dovuto essere abolite come con­cetto in sé.

Mellberg strinse vigorosamente la mano a Patrik e gli assestò una pacca sulla spalla.

«Come va con la chioccia che è a casa a covare, eh? Ver­rà fuori qualcosa o no?»

«Non prima di un mese, pare.»Patrik non riusciva ancora a capire cos’avesse scatenato

tutta quell’allegria nel suo capo, ma mise da parte la curio­sità e cercò di concentrarsi sul motivo per cui era stato convocato.

«Cos’avete trovato esattamente?»Mellberg fece uno sforzo per cancellarsi il sorriso dalla

faccia e indicò le viscere scure della gola.«Stamattina presto un bambino sui sei anni è uscito di

casa di nascosto mentre i suoi dormivano ancora, con l’in­tenzione di giocare ai cavalieri qui tra i blocchi di pietra, e invece ci ha trovato una donna morta. L’allarme è stato dato alle sei e un quarto.»

«Da quanto tempo sono qui i tecnici della scientifica?»«Un’oretta. Il personale sanitario è arrivato per primo e

ha potuto confermare subito che non c’era più nulla da fare, per cui i tecnici hanno avuto modo di lavorare libera­mente. Un po’ rompicoglioni, a dire il vero... Sono entrato soltanto a dare un’occhiatina e quelli si sono comportati da veri cafoni. D’altra parte a forza di strisciare dalla mat­

0050.testo.indd 14 08/11/10 10.48

15

tina alla sera con una pinzetta in mano a cercare fibre non è strano che si venga colpiti da fissazioni anali...»

Ecco, adesso il suo capo era tornato quello di sempre. Quest’ultima affermazione era decisamente nel suo stile. D’altra parte Patrik sapeva anche, per esperienza, che non valeva la pena tentare di correggere le sue convinzioni. Era più semplice lasciarle semplicemente entrare da un orec­chio e uscire dall’altro.

«Cosa sappiamo della donna?»«Al momento niente. È sui venticinque anni, a spanne.

L’unico capo di abbigliamento, ammesso che lo si possa definire tale, è una borsetta. Per il resto è nuda come mam­ma l’ha fatta. Belle tette, tra l’altro.»

Patrik chiuse gli occhi e ripeté tra sé e sé, come un man­tra interiore: tra non molto andrà in pensione... tra non molto andrà in pensione...

Imperturbabile, Mellberg continuò: «La causa della morte non è evidente, ma in generale è piuttosto malcon­cia. Ematomi su tutto il corpo e anche qualche ferita, ap­parentemente dovuta a delle coltellate. Ah, un’altra cosa: è stesa su una coperta grigia. Il medico legale è qui e la sta esaminando, per cui speriamo di avere un primo parere abbastanza rapidamente.»

«Non abbiamo nessuna denuncia di scomparsa di una persona più o meno di quell’età?»

«No. Soltanto un tizio di mezza età, l’altra settimana, ma poi si è scoperto che si era semplicemente stufato di starsene gomito a gomito con la moglie in una roulotte ed era scappato con una tipa conosciuta al Galären.»

Patrik vide che quelli della scientifica stavano infilando delicatamente il cadavere nel sacco per il trasporto. Mani e piedi erano avvolti in sacchetti, come da regolamento, per non disperdere eventuali tracce. I tecnici di Uddeval­

0050.testo.indd 15 08/11/10 10.48

16

la, abituati a lavorare in squadra, si diedero da fare per completare l’operazione in modo rapido. Subito dopo, an­che la coperta sarebbe stata infilata in un sacchetto di pla­stica, per essere esaminata meglio.

La sorpresa che si disegnò sui loro volti e il modo in cui si bloccarono di colpo rivelarono a Patrik che era successo qualcosa di inaspettato.

«Cosa c’è?»«Non ci crederete, ma qui ci sono delle ossa. E due te­

schi. Potrebbe benissimo trattarsi di due scheletri.»

0050.testo.indd 16 08/11/10 10.48

17

Estate 1979

Era la notte del solstizio d’estate. Mentre pedalava verso casa, la ragazza sbandava pericolosamente. I bagordi erano stati più scatenati del previsto, ma non importava. Ormai era adulta, poteva fare quello che le pareva. La cosa più bel­la era potersene stare alla larga dalla bambina per un po’. La bambina con i suoi strilli, la sua sete di tenerezza e tutte le esigenze che lei non riusciva a colmare. Dopotutto era colpa di quell’esserino se lei era ancora costretta a vivere con sua madre, quella befana che sì e no la lasciava uscire dalla por­ta, anche se aveva quasi vent’anni. Era un miracolo che fosse riuscita ad andare a festeggiare la mezz’estate, quella sera.

Se non fosse stato per la bambina, a quell’ora avrebbe po­tuto stare per conto suo e guadagnare dei soldi suoi, uscendo e tornando quando le pareva, senza che nessuno s’immi­schiasse. Ma con la piccola non era possibile. Avrebbe voluto darla via, ma la befana non aveva sentito ragioni, e a pagar­ne il prezzo ora era lei. Dato che ci teneva tanto, poteva oc­cuparsene direttamente, no?

La befana sarebbe andata su tutte le furie, vedendola rien­trare a quell’ora. Aveva l’alito che puzzava di alcol e il gior­no dopo l’avrebbe sicuramente pagata. Ma ne era valsa la

0050.testo.indd 17 08/11/10 10.48