Il potere degli anni

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Oggi è diffusa la convinzione che nelle case di riposo si acceda per trascorrere gli ultimi giorni della propria vita lontani dagli affetti e privati di ogni stimolo e contatto con il mondo esterno. La realtà che invece emerge dalle storie raccontate in questo libro è un’altra...

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Bernardo Franco

Il potere degli anniStorie di anziani e di chi li assiste

Editrice FiorentinaSocietà

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isbn 978-88-6032-129-9

Proprietà letteraria riservataRiproduzione, in qualsiasi forma, intera o parziale, vietata

Progetto editoriale a cura diGiorgio Torricelli

Immagine di copertina a cura diDueffe (stampasututto.com)

Copertina a cura diGrafica elettronica (Napoli)

con il patrocinio di

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A colui che oltre le rughescopre ogni giornoil potere degli anni

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bello e impossibile

Quando si va a verificare il livello di benessere all’interno di una comunità, si osservano una serie di dinamiche spontanee e naturali che “sbocciano” nella rete delle persone e che sono segno tangibile di salute.

Nelle strutture in cui regna la confusione, dove la comu-nicazione urlante blinda l’ascolto, dove non ci sono regole e dove esistono norme obsolete, con molta probabilità il più forte sopprimerà il più debole e la legge che vincerà sarà quel-la della giungla.

In altre strutture in cui il clima silenzioso è di supporto reale all’ipoacusia dei molti, che improvvisamente tornano ad ascoltare, si tende a porre al centro del sistema l’individualità dell’assistito e la legge che vincerà sarà quella dell’amore.

Quest’ultimo concetto è fortemente rappresentativo dei legami che, all’interno di una struttura per anziani, tengono insieme le persone. L’amore, nelle sue mille sfaccettature, caratterizzato da aspetti che sublimano i cambiamenti del corpo o da particolari che lo trasformano in vera complici-tà quotidiana tra persone che hanno vissuti sovrapponibili, è certamente il motore della vita anche all’interno della nostra organizzazione.

L’amore è il cuore e senza il cuore pare impossibile sve-gliarsi la mattina alle cinque per andare a fare venti bidet, im-boccare chi non ce la fa da solo, cambiare un po’ di pannoloni e tornare a casa. Dietro ogni bidet c’è una persona capace di amare, oltre ogni bocca spalancata per un cucchiaio di mi-nestra c’è un cuore che batte e quello stesso cuore accelera mentre controllo o cambio un pannolone nell’atto di donare dignità.

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È la sinergia dei cuori che genera motivazione, non lo sti-pendio, è la capacità di tollerare e la voglia di capirsi che crea qualità, è l’amore che alimenta lo spessore professionale.

Per questi semplici motivi che sono all’origine della vita, anche da noi si cercano ogni giorno tracce di amore nelle pa-role che diciamo, nei gesti che facciamo, nella moderazione che perseguiamo e nell’organizzazione che promuoviamo.

A qualcuno di noi, però, il concetto di amore dovrebbe essere un po’ circostanziato, visto che soprattutto in qualche “maschietto” questo vocabolo accende i recettori ormonali, sintonizzandoli su frequenze tanto precise quanto, talvolta, fuorvianti. Evitando di fare riferimento ai colleghi che tendo-no a perseguire certi meccanismi mentali, e non solo, vorrei focalizzare l’attenzione su un caso particolare che, oltre a co-stituire un chiaro esempio di quanto ci si possa sentire giovani a ottanta anni, rappresenta un fattore positivo notevole anche per altre persone assistite… e non mi fraintendete!

Alto? No. Biondo? No. Occhi celesti? Neanche, e nemme-no «puppe a pera», per citare la canzone di Francesco Nuti, ma più semplicemente basso, in guerra continua con una calvizie che pare stia prendendo il sopravvento, occhialino a intellettuale e un fisicaccio proporzionato e particolarmente integro; “ex detenuto” a San Salvi, prosciolto dopo l’avvento della legge Basaglia, ecco qua Cilio, il “bello e impossibile” di casa Martelli.

Ora, ci sarebbe da discutere sul soprannome, giacché obiettivamente tutto pare meno che bello e tanto meno im-possibile.

Alla veneranda età di ottantadue anni Cilio è un vero e proprio terremoto, non tanto per la personalità, che, nono-stante le sfaccettature psichiatriche croniche, risulta di sem-plice gestione per il personale, ma per le sue iniziative galanti che spesso lo conducono a intrecciare relazioni con dignito-sissime signore ospitate anch’esse in struttura.

Effettivamente Cilio si sente ancora in forze, è libero di uscire ed entrare dalla struttura, nella quale si racconta abbia

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introdotto furtivamente qualche “donnina” nei tempi passati, e desidera vivere a 360° la sua esperienza nella casa di riposo. Partecipa alle gite proposte e alle attività organizzate in col-laborazione con altre associazioni, collabora a iniziative che prevedono la preparazione di lavori manuali, ama seguire il cinema in struttura e sente il bisogno spassionato di un amore poco platonico.

Fino a qualche anno fa le leggende che narravano le gesta di Cilio in preda alle pulsioni sessuali, poco avevano a che fare con un sano e costruttivo sentimento che ovviamente poteva prevedere anche una qualche forma di approccio; più che al-tro il “bello e impossibile” pare che amasse perseguitare la piccola comunità di religiose che abita la struttura e che ha il compito di fare assistenza spirituale ai nostri ospiti. Possiamo capire in una mente come quella di Cilio come il concetto di assistenza spirituale era stato distorto a vantaggio di un tipo di assistenza decisamente meno eterea, ma che lui pretendeva comunque in modo irrazionale e, in questo caso, malato.

Il disagio mentale riaffiorava spalancando, davanti agli occhi dei presenti, finestre di un passato fatto di degrado e contenzione al quale ognuno reagiva con le sue peculiarità comportamentali. Passata la tempesta, tornava tutto come prima e Cilio andava in camera a guardare la televisione e a recuperare un po’ di equilibrio.

Con il passare del tempo ha iniziato a dedicarsi a molte at-tività in modo continuativo e impegnato come, ad esempio, la palestra, che frequenta ogni mattina passando dalla tens alle parallele, dalla cyclette alla ginnastica di gruppo; oppure l’or-toterapia, che lo impegna nella prima parte della mattinata. È veramente preciso nelle cose che fa, e appare evidente che questo aspetto sublima in modo terapeutico le sue pulsioni poco governabili in tempi neanche troppo lontani.

Questa nuova situazione ha spostato le sue attenzioni su alcune assistite con le quali si produce in evoluzioni adole-scenziali degne di un vero conquistatore. Piccole attenzioni ricche di galanteria come lo spostare una sedia per fare acco-

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modare Adele, oppure portare il tè a Francesca, hanno fatto sì che Cilio diventasse l’indiscusso oggetto del desiderio di una fantomatica ammiratrice: Domenica.

«Ragazzi, ma lo sapete che ho visto?» sussurrò una matti-na Giusy, mentre smontava dal turno di notte. «Verso le due, ho visto un’ombra uscire dalla camera di Cilio e affrettarsi a tornare in camera sua …».

«Sì, ma chi era?» chiese Rolando, senza nemmeno lasciar-ci il tempo di assaporare un minimo di suspense. «Ebbene sì, era la Domenica».

Signora tutta di un pezzo, discreta osservatrice di quanto accadeva durante i pasti principali in sala da pranzo, Dome-nica aveva sbaragliato la concorrenza e conquistato il cuore di Cilio. Il tutto, sotto il naso di Francesca che si era guadagnata il privilegio di mettere il bavaglio a Cilio prima di mangiare, a protezione delle sue meravigliose, inconfondibili camicie personalizzate e che negli ultimi giorni aveva trascorso brevi momenti con lui in giardino.

Nei giorni successivi l’attenzione del personale a questa potenziale coppia superava di gran lunga l’osservazione che caratterizza abitualmente l’approccio assistenziale a supporto dei bisogni della persona. Gossip, curiosità, incredulità, desi-derio di scoop… ho perfino trovato operatori appostati per “capire meglio certe dinamiche”.

In realtà bastava transitare “casualmente” nel corridoio vi-cino alla camera di Domenica verso le cinque del pomeriggio per trovarli seduti, mano nella mano, a sussurrarsi frasi ricche di affetto. Il sorriso che alimentava i loro sguardi e l’atteggia-mento premuroso che diventava sempre più evidente con il passare del tempo, aveva cancellato le chiacchiere di corri-doio e aveva lasciato spazio a un dato di fatto: due persone conosciutesi in struttura adesso stavano insieme.

L’equipe multidimensionale, nelle riunioni periodiche con la direzione, accolse con vivacità questa relazione e, informati i familiari, ufficializzò il fatto. In realtà non ci furono pompo-se cerimonie di fidanzamento, ma più semplicemente Cilio e

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Domenica ebbero la possibilità di mangiare da soli quando lo chiedevano, sedere vicino durante le gite e perché no, trascor-rere insieme tutto il tempo che volevano.

Ovviamente non mancarono maliziose insinuazioni che facevano leva sugli aspetti sessuali, che tra l’altro ogni relazio-ne tra adulti prevede, vissuti comunque con grande dignità e riservatezza. In pubblico, infatti, i due avevano un atteg-giamento estremamente moderato e contribuivano a rendere l’ambiente estremamente naturale e spontaneo.

Questo è il successo di un’organizzazione: abbattere gli spazi fisici riproducendo una sorta di modello sociale protet-to, in funzione dei bisogni della persona.

E proprio come accade nelle migliori famiglie “il bello e impossibile” ha dovuto gestire dinamiche conflittuali caratte-rizzate da avance di altre donne che lui, senza neanche troppi fronzoli, ha stroncato sul nascere.

«O Bernardo, Cilio ha dato un ceffone a Francesca». Pro-prio così: quest’ultima non si era rassegnata al fatto di aver ormai perso la sfida con Domenica e non era neanche riuscita a razionalizzare la possibilità che potesse essere una cosa se-ria; quel ceffone era il segnale inequivocabile che da allora in poi Francesca avrebbe dovuto girare alla larga. Dinamiche sovrapponibili a quelle alimentate dall’attenzione per Dome-nica di altri pretendenti che mangiavano addirittura al tavolo con lei non ebbero alcun risvolto. Nessuno sa come o per-ché, ma nonostante l’evidente interesse di Bruno per la “fi-danzata” di Cilio, non c’è mai stato comportamento equivoco o tentativo di avvicinarla. Il passato di Cilio era di dominio pubblico e il suo curriculum era un buon deterrente anche per il più aggressivo dei pretendenti.

Un giorno, grazie all’inefficienza dei servizi di volontaria-to che abitualmente si occupano del trasporto degli assistiti, Cilio rischiava di non eseguire un esame per verificare la cir-colazione agli arti inferiori, così l’ho accompagnato io.

Esperienza divertentissima: a parte il fatto che conosceva perfettamente tutte le vecchie signore, che incrociavamo con

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la macchina, e su ognuna aveva una storia da raccontare, Ci-lio si dimostrò un vero “animale sociale”. Dalle lusinghe alla barista del locale dove ci siamo fermati a pranzare, al brindisi alla mia fidanzata, di cui conosceva perfettamente l’identità, nonostante l’avessi tenacemente nascosta a tutti, fu il matta-tore della giornata.

L’esame in programma passò letteralmente in secondo piano e l’aneddoto sulla difficoltà di eiaculazione confida-ta all’angiologo fu veramente la ciliegina sulla torta di una giornata memorabile trascorsa con una persona forse un po’ pazzerella, ma sicuramente ancora capace di amare… la vita.

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indice

vii Nota introduttiva

ix PresentazionediDanieleRaspini

Ilpoteredeglianni

3 Belloeimpossibile

9 Chirubaechitieneilsacco

15 Ilprincipedeimostri!

21 RadioMartelli

27 Quartino

33 Passionicentenarie

39 Marta

45 Aletto

51 Cancro

57 Piangeiltelefono

63 Ilpesodelsapere

69 Cristallidimemoria

75 Parentiserpenti

81 GuaiachioffendelaJuve!

87 Incatenato

93 L’indiano

99 Storiediangeli

105 L’artista

111 Chisonoio?(Unanuovafamiglia)

117 Ilfuggitivo

123 Solo

128 Noi

135 PostfazionediLauraD’Addio