Il piano vasca. Aspetti del lavoro del tecnico di nuoto
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Graziella DanioPaolo Tondina
IL PIANO VASCA
Aspetti del lavoro del tecnico di nuoto
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INDICE
INTRODUZIONE .......................................................................... 7
CAPITOLO 1 A SCUOLA DI (DAL) NUOTO............................... 91.1 Perch il nuoto
CAPITOLO 2 IL NUOTATORE E I FONDAMENTIDELLEDUCAZIONE MOTORIA ........................... 17
2.1 Unicit nelluomo tra mente e corpo
2.2 Una legge del moto
2.3 Insegnare nuoto in prospettiva psicomotoria
CAPITOLO 3 LAMBIENTAMENTO ......................................... 253.1 Presa di coscienza della condizione del proprio corpo
in acqua
3.2 Integrazione dellesperienza motoria nella condizionedelluomo in acqua
CAPITOLO 4 LINSEGNAMENTO DELLE NUOTATE................. 494.1 Le abilit natatorie: apprendimento dello schema
dazione di base e della tecnica standard delle abilitnatatorie
4.2 Le abilit natatorie: apprendimento della tecnicaevoluta
4.3 Una concezione del movimento da correggere
4.4 Ancora sul metodo dellesercizio tecnico
CAPITOLO 5 LA PRATICA SPORTIVA ..................................... 815.1 Lagonismo e gli altri modi di fare lo sport
5.2 Altri fondamenti dello sport competitivo
5.3 Lo sport come forma di esaltazione del valore morale
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CAPITOLO 6 IL TECNICO DI NUOTO ..................................... 956.1 Chi oggi il tecnico di nuoto?
6.2 Principi della qualit
6.3 Da tecnico di nuoto a facilitatore
CAPITOLO 7 LA PRATICA SPORTIVA ................................... 1177.1 Il nuoto per gli adulti e i diversamente giovani
7.2 Continuare a fare il tecnico o tentare nuove strade?
BIBLIOGRAFIA ...................................................................... 126
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INTRODUZIONE
Limportanza che ha il nuoto oggi, per la sua diffusione, la sua in-trusivit e il potenziale formativo di cui dispone, ricade sul tec-nico come responsabilit. Al tecnico, pressato dalla societ dellosport di massa, dello sport omologato, di quello orientato al pro-fitto e allimmagine, va ancora chiesto di assumere una posizioneconforme allidea di uomo che alla base dellorigine del movi-mento sportivo moderno e della societ democratica?Questa assunzione di responsabilit non di moda, perch an-che il tecnico si isolato e forse non pi chiaro qual luomocui deve riferirsi. La trasformazione della societ occidentale, chesi era fondata sul pensiero delluomo persona, portatore di valorie di diritti, e su una societ intesa come integrazione delle variericerche del bene comune e che vedeva ogni compito umanocome un servizio a questo bene, ha modificato ogni funzione so-ciale in nome dei meccanismi economici, abbandonando il tec-nico sportivo ad un tecnicismo utilitaristico che ne svilisce tuttalesperienza umana. La responsabilit sociale non pi di moda anche perch troppo difficile nel campo delle relazioni e della formazione otte-nere risultati spendibili sul mercato, specie se ci si vuole rivolgerea tutti, se si riconosce il beneficio di ogni tentativo e se si vuolecomprendere il risultato anche di quello che non riuscito. Pi fa-cile invece offrire come premio la salute e il benessere o pro-spettare opportunit di protagonismo, piuttosto che confrontarsicon la responsabilit delleducare, azione che troppo spesso con-fusa con lidea di dare agli altri la forma che vogliamo noi, e cheinvece consiste nel permettere allaltro, nella sua libert, laccessoalla realt intesa come possibilit di bene e di realizzazione.Istruire, insegnare, allenare, che sono le funzioni ordinarie deltecnico, attraverso le quali si genera il rapporto con laltro e in cuisi concretizza la possibilit di influire sulla sua vita, non possonodisgiungersi da questa responsabilit che allude sempre al valoredella convivenza, della comunicazione, dellesempio e degli oneriche il tutto comporta.
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In questi termini immaginabile la cultura delle persone chefanno sport, patrimonio di esperienze delle stesse e contributoprezioso alla resistenza attiva contro la deriva della vita. Il testo si propone di offrire esperienze di questo quotidiano at-tivo per creare opportunit di conoscenza e di riflessione sul la-voro del piano vasca, per fornire un contributo ai tecnici dinuoto e un invito allapprofondimento del legame esistente tra lacompetenza del lavoro e linfluenza benefica sulle persone.
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CAPITOLO 2IL NUOTATORE E I FONDAMENTI
DELLEDUCAZIONE MOTORIA
Il nuotare si strutturato come pensiero partendo dalla praticaincentrata sulle gare di nuoto e lo sviluppo delle prestazioni, nelmodo in cui si espressa storicamente. Le esigenze formativesono nate in un secondo tempo e si sono sviluppate a partiredalla diffusione delle scuole di nuoto e dalla necessit di dareuna cultura allinsegnamento e allimportanza sociale del feno-meno di massa. La contaminazione tra queste realt ha dato vitaad un pensiero sincretico e spesso contraddittorio, tendente al-lautonomia e allautoreferenzialit, a volte motivato pi da ne-cessit di propaganda che di comprensione, cose che non nehanno favorito le esigenze di coerenza intellettuale.Per avere una visione del movimento allaltezza della sua com-plessit sia tecnica che espressiva e sociale, necessario fare unosforzo di pulizia, il cui primo atto consiste nel collocare il nuotoe le attivit connesse nellambito pi grande delleducazione mo-toria, a partire dalla concezione psicomotoria del movimentoumano, che ne lespressione pi completa. Le caratteristichepeculiari delle attivit acquatiche ricevono, infatti, da questo in-nesto una notevole rilevanza formativa e una formidabile capa-cit di applicazione.
2.1 Unicit nelluomo tra mente e corpoIl primo passaggio da compiere nel considerare luomo che simuove in acqua, consiste nellassumere la consapevolezza chemotricit e psichismo sono intrinsecamente uniti. Movimento epensiero, infatti, sono aspetti indissociabili del funzionamentodella stessa organizzazione che il corpo e non solo durante laprima infanzia. Se nellaccrescimento, infatti, questo dato resoevidente dal fatto che per sviluppare lintelligenza il bambino usail corpo, che la motricit la sorgente di ogni conoscenza e che
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solo con il corpo si possono apprendere elementi del mondo estabilire relazioni tra questi, nelle et successive facile dimen-ticarlo1. Eppure, quando siamo ansiosi o angosciati, tremanti enon coordinati, quando ci impossibile pensare se siamo tropposotto pressione o siamo particolarmente produttivi perch ecci-tati, questo connubio evidente anche da adulti. Ci che siamo,le emozioni, i sentimenti, cos come le attivit intellettuali sonoinseparabili dal corpo e da ci che pu fare, anche in termini diprestazioni agonistiche.La negazione di ci, fondata su un errore molto antico ripreso daldualismo cartesiano tra corpo e spirito2 carico di conseguenzepratiche. Anche se la filosofia ha sorpassato questo concetto damolto tempo, la pedagogia e la psico-pedagogia non lhanno fattodel tutto e si continua a falsare la realt con una visione fram-mentaria, che separa leducazione detta intellettuale dalledu-cazione detta fisica, dando alla prima una didattica di puraastrazione e alla seconda una pratica meramente meccanicisticache troviamo applicata continuamente anche nel nuoto.
2.2 Una legge del moto Un secondo passaggio concettuale, consiste nella presa di co-scienza che luomo un corpo pulsionale votato alla soddisfa-zione che gli deriva da un altro3 e che pertanto lattrattiva delbeneficio da ricevere che fa da innesco allazione. Di conse-guenza la legge del moto principio di piacere e legge di rap-porto che si attiva alla nascita con la prima eccitazione al movi-mento che lallattamento. Il corpo-uomo si muove dunque perpiacere e lazione il pensiero della soddisfazione in movi-mento, mentre la quiete corrisponde alla sua realizzazione, cherid forza al moto successivo. Lerrore nella legge perci sem-pre patologia del desiderio, i cui sintomi si manifestano come ini-bizione e difficolt di controllo, e quindi sempre nella motricit,fino alla peggiore ipotesi che la totale impossibilit allazione4. Lorientamento di un certo pensiero alla quantificazione e al bio-logismo non ha tenuto affatto conto di questa realt e con la pre-tesa di misurare e programmare le produzioni umane ha conse-gnato leducazione motoria alla logica del condizionamento, di-menticando completamente la questione della libert individuale,della capacit di scelta e del gusto del soggetto e caricando di
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tutto il peso la volont, col risultato drammatico che il pensierodelluomo ha conosciuto nella modernit che ne ha visto la crisi.La questione dellagire quindi questione di mete e di desideriche sono gi anticipazioni della soddisfazione da raggiungere eche si attuano sempre con lapporto dellaltro, di conseguenzalazione educativa deve essere sempre un atto di questa relazioneincentrata sul contributo reciproco di maestro e allievo al rispet-tivo soddisfacimento nella libert individuale.
2.3 Insegnare nuoto in prospettivapsicomotoria
Insegnare nuoto dentro la relazione maestro-allievo e in prospet-tiva psicomotoria deve significare saper usare lacqua per creareesperienze motorie che portino a integrare i dati provenienti dal-lesterno con la mente cosciente e i c