Il Periodo Comparativo Nel Toscano Antico

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Il Periodo Comparativo NelToscano AnticoMagnus UllelandPublished online: 21 Jul 2008.

To cite this article: Magnus Ulleland (1965) Il Periodo Comparativo Nel ToscanoAntico, Studia Neophilologica, 37:1, 51-95, DOI: 10.1080/00393276508587324

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Introduzione 51II periodo comparativo nel Decameron 53II materiale del Decameron 54L'interpretazione dei fenomeni e la questione della loro origine . . . 71Le regole moderne e le eccezioni antiche 80La negazione nella proposizione secondaria 84Conclusione sul periodo comparativo nel Decameron e prospettive

per la futura ricerca 86Appendice sul periodo comparativo in altri testi toscani 89

INTRODUZIONE. La sintassi italiana, sia della lingua moderna sia di

quella antica, è un campo ancora molto inesplorato; e uno dei fenomeni

ehe meritano di essere studiati più attentamente è certamente l'uso del

congiuntivo nelle proposizioni secondarie. Questa parte della sintassi

italiana ha attirato l'intéresse di ben pochi Studiosi, per quanto noi sap-

piamo. Non è sempre facile aver la piena conoscenza di tutto ciö ehe

possa esser stato pubblicato nelle tante riviste negli ultimi anni; ma chi si

prenda la fatica di controllare gli articoli 'Sintassi' e sotto questi 'il verbo'

nella bibliografia di Hall1 puö subito rendersi conto della profonda

verità délie parole di Rohlfs2, ehe la sintassi italiana è finora stata «ein

Stiefkind des wissenschaftlichen Interesses».

In questo primo saggio, noi ci accingiamo a studiare il periodo com-

parativo nel toscano antico, soprattutto nella lingua del Boccaccio, e

precisamente l'uso dei modi nella proposizione secondaria, ma eventual-

mente anche altri fenomeni ehe possano aver relazione con la scelta del

modo.

Ci sono nel periodo comparativo due fenomeni d'intéressé primario, e

precisamente a) l'uso dei modi e b) l'uso della negazione (il cosiddetto

'non pleonastico'). Rivediamo brevemente ciö ehe dicono la grammatica

moderna e quella storica:

1 R. Hall, Bibliografia della linguistica italiana, Vol. I-III, Firenze, 1958.2 G. Rohlfs, Romanische Philologie, 2. Teil, p. 57, Heidelberg, 1952?

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a) L'uso dei modi. Non è privo d'intéressé ciö ehe ci insegna la gram-matica scolastica moderna su questo punto, e abbiamo scelto la gram-matica di Battaglia/Pernicone1. Non vogliamo ripetere tutto ciö ehe dicela detta grammatica, ma ci contentiamo di citare il brano seguente(p. 568): «Le comparative di maggioranza e di minoranza hanno il verboal modo indicativo o al modo congiuntivo, per quanto sia più fréquente ilseconde?, ma il più délie volte l'uso dell'uno o dell'altro è affidato allascella di chi parla o scrive2, il quale usera l'indicativo se l'azione délia su-bordinata comparativa gli sembrerà reale e sicura, mentre ricorrerà alcongiuntivo se verra sottolineare il carattere ipotetico di essah. Noimostreremo fra poco ehe il Boccaccio ed altri scrittori antichi seguivanodélie regole molto più precise. Lasciamo ancora a parte la questione se leregole moderne siano invenzioni di grammatici moderni, seguite soltantoda professori e in générale da persone colte ehe cercano per forza dipraticare le regole insegnate da essi, oppure se Puso sia cambiato con-siderevolmente coll'andare dei secoli. La nostra grammatica parla nellaprefazione (p. vm) del «disdegno ehe gli studenti délie scuole mediesuperiori mostrano verso la grammatica», e questo disdegno sarebbe bencomprensibile se le sopraccitate regole contrastassero cosi radicalmentecon la sensibilità linguistica degli studenti moderni come contrastanocertamente (su questo punto, intendiamoci) con quella di un Boccaccio.

Le grammatiche di Diez e di Meyer-Liibke3 non dicono niente dipreciso sull'uso dei modi nelle comparative, salvo quello ehe si puö de-durre dalle generalità sul modo congiuntivo come il modo d'incertezza,di dubbio ecc, e sul modo indicativo come il modo délia realtà. Rohlfs4

dice press'a poco lo stesso (§ 698).

Il punto ehe ci offende di più nelle regole moderne sopraccitate (al-meno se applicate alla lingua antica, bisogna fare questa riserva!) è l'af-fermazione del libero arbitrio dello scrittore nello scegliere l'indicativo o ilcongiuntivo; lo scrittore puö scegliere, si capisce, ma noi neghiamo eheegli possa mettere a suo pieno arbitrio il congiuntivo oppure l'indicativoin un contesto qualsiasi dando cosi soltanto una leggera differenza di sensoal periodo. Al contrario, in cērti tipi di periodo comparativo usa soltanto

1 S. Battaglia/V. Pernicone, La grammatica itaîiana, p. 566-569, Torino, 1954.2 Sottolineato da noi dove non siamo d'accordo.3 Fr. Diez, Grammatik der Romanischen Sprachen, Vol. III, Bonn, 1872; e

W. Meyer, Lübke, Grammatik der Romanischen Sprachen, Vol. III, Leipzig, 1899.4 G. Rohlfs, Historische Grammatik der Italienischen Sprache und ihrer Mund-

arten, Vol. I - I I I , Bern, 1949-54.

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il congiuntivo in certi altri soltanto l'indicativo, e si tratta di due caté-gorie sintattiche ben distinte. Che la lingua moderna possa seguire délieregole diverse da quelle ehe soggiacciono all'uso antico è, come detto,un'altra questione.

b) L'uso délia negazione nella comparativa. Battaglia/Pernicone (op. cit.p. 569) dicono: «Nelle proposizioni comparative di maggioranza e diminoranza si ha l'uso mobile (cioè a volontà) délia congiunzione non, ehesipuo esprimere o tacere senza ehe ilsenso si alteri»1. Seguono alcuni esempi,poi si continua: «In questi e simili casi l'uso di non puö considerarsi pleo-nastico, cioè superfluo; ma la sua presenza nella frase accentua spesso ildistacco fra le due proposizioni comparative». Per quanto riguarda lagiustezza di queste affermazioni occorre fare le stesse osservazioni eheabbiamo già fatte a proposito dell'uso dei modi: per l'italiano antico leregole non valgono, per l'italiano moderno sono forsē corrette (?).

Diez dice, op. cit., p. 427: «Wenn in den eben genannten Fällen dasRomanische dem Beispiele des Lateinischen folgt, so ist eine weitere An-wendung der Negation, im Comparativsatz, jenem ganz eigentümlich.Nämlich: 1) Der von einem Comparativ abhängige Satz pflegt die Ne-gationspartikel in sich aufzunehmen, wenn der Hauptsatz nicht selbstschon verneint, z. B. 'er ist reicher als man glaubt' = 'er ist so reich wieman nicht glaubt'». Seguono alcuni esempi italiani, spagnuoli, porto-ghesi, occitani e più innanzi (p. 443) anche esempi francesi; poi continua:«Hat das zweite Glied des Comparativsatzes kein eignes Prädicat, so istdie volle Negation ausser der Regel, wenn auch nicht unerhört». Tuttociö corrisponde alle nostre osservazioni, ma Diez non spiega né analizzail fenomeno; non ne cerca l'origine, né discute la relazione tra l'uso délianegazione e l'uso dell'indicativo e del congiuntivo rispettivamente.Rohlfs (Gram., § 970) si contenta di constatare l'esistenza del fenomeno ene dà alcuni esempi.

IL PERIODO COMPARATIVO NEL DECAMERON. Noi abbiamo scelto il De-cameron come base del nostro studio; perché è un testo linguisticamentericchissimo e abbastanza lungo per presentarci un materiale sufficenteper descrivere la lingua di taie autore e forse anche délia sua epoca, esenza ehe entrino considerazioni dialettali e simili. Corne abbiamo ac-cennato altrove2 il paragone è una figura stilistica ehe è specialmente fre-

1 Sottolineato da noi.2 M. Ulleland, Francesca da Rimini ed il costrutto «Io canto conte colui ehe ...»,

in Studia neophilologica, Vol. XXXV (1963), p. 290-94.

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quente nel Decameron. Il nostro scopo sarà dunque di constatare quandoe come si usi l'indicativo nella comparativa; quando e corne si usi ilcongiuntivo; quando e come si usi la negazione; e finalmente di stabilirela giusta relazione tra questi tre fenomeni. Siccome noi abbiamo volutostudiare l'uso dei modi nelle comparative, abbiamo soltanto registratoquei sistemi comparativi ehe contengono nella comparativa un verbo dimodo finito. Inoltre abbiamo dovuto eliminare tutti i casi dove il con-giuntivo non si distingue morfologicamente dall'indicativo (ad esempioforme verbāli in -iamo). Sono anche da escludere i casi dove tutto ilperiodo comparativo è retto da verbo (od altra parola) ehe esige il con-giuntivo dopo di se, perché in tal caso l'opposizione congiuntivo/indi-cativo per entro alla comparativa stessa non è di fatto controllabile.

Sorge dunque il problēma délia classificazione. Una classificazionepuramente semantica, avrebbe una tendenza a divenire troppo vaga e benpoco précisa, se volessimo far attenzione a tutte le sfumature constatabiliin sistemi sintattici di natūra cosi complessa. Per un lavoro di questogénère si veda l'articolo di Edw. Sapir1. Inoltre, una tal classificazione,ancorché interessante, potrebbe nuoeere al lavoro, perché noi ci siamoaccinti a risolvere un problēma preciso, e ci interessano conseguente-mente solo quei fenomeni ehe ci aiutano ad illustrare l'opposizione in-dicativo/congiuntivo e l'opposizione negazione/nessuna negazione edeventuāli combinazioni di queste due. Una prima classificazione fon-data su criteri semantici (è questa, e non senza ragione, quella tradizio-nale délie grammatiche) si propone tuttavia subito e potrebbe forse esseredi qualche valore; e precisamente:

Categoria I: Periodo comparativo esprimente un'eguaglianza irreale.Categoria II: Periodo comparativo esprimente un'eguaglianza reale.Categoria III: Periodo comparativo esprimente un'ineguaglianza.Vogliamo dunque fare una rassegna del materiale estratto dal Deca-

meron secondo questo sistēma di classificazione, osservando contempo-raneamente l'uso dei modi e l'uso délia negazione.

IL MATERIALE DEL DECAMERON. I. Eguaglianza irreale. Nelle prime 5giornate abbiamo trovato 45 periodi (più alcuni altri casi, ehe tratteremoqui sotto): sono tutti introdotti da quasi o da come se (se altro non siaindicato nella documentazione) e tutti hanno il verbo al congiuntivo.

1 Edward Sapir, Grading: A study in semantics, in Selected Writings of Ed-ward Sapir, edited by David G. Mandelbaum, p. 122-149, Berkeley and LosAngeles, 1949.

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Vogliamo qua, come nei paragrāfi seguenti, citare alcuni esempi e per ilresto dei casi indicheremo soltanto i luoghi:

Documentazione:

D e c , I, p. 8, r. 31 1: — dopo alcuno avvolgimento, corne se veleno avesserpreso, amenduni... caddero in terra; p. 9, r. 20: — per cib ehe ciascun (quasinon più viver dovesse) aveva ...le sue cose messe in abbandono—; p. 10, r. 14:— quasi Vira di Dio a punire la iniquità degli uotnini con quella pestilenza,non dove fossero procedesse, ma solamente a coloro opprimere li quali dentroaile mura délia lor città si trovassero, commossa intendesse—.

Altri esempi si trovano in:

p. 10, r. 31; p. 14, r. 4; p. i8, r. 19; p. 18, r. 33; 1,1, p. 26, r. 4 (cosi cornese); p. 28, r. 23; p. 30, r. 31; p. 38, r. 25; 1,6, p. 54, r. 19; p. 55, r. 4; 1,9,p. 65, r. 14; I,io, p. 66, r. 18; p. 67, r. 16; II, 1, p. 74, r. 15; p. 75, r. 8;11,5, P- 100» r- 31; P- 103. r- 23; P- 107, r. 17; p. 108, r. 10 (quasi conte);11,7, P- 13°. r- 22 (quasi corne se)2; p. 132, r. 6; 11,8, p. 147, r. 31; p. 153»r. 27; 11,9, p. 166, r. 33; III, 1, p. 188, r. s; p. 188, r. 7; 111,3, P- 202,r. 23; p. 204, r. 14 (quasi corne se); p. 208, r. 8; 111,6, p. 222, r. 9; p. 227,r. 1; 111,7, P- 235, r. 28; IV, 1, p. 285, r. 21; p. 288, r. 19; IV,3, p. 308, r. 12;IV,8, p. 332, r. 22; V,2, p. 369, r. 19 (corne); V,7, p. 396, r. 31; V,8, p. 404,r. 22; p. 405, r. 28; p. 406, r. 13; p. 408, r. 4.

Sono da aggiungere 5 casi ehe potrebbero a prima vista sembrare pe-riodi di eguaglianza reale, e precisamente:

D e c , Introd., p. 16: — Noi dimoriamo qui, ..., non altramenti ehe se esservolessimo o dovessimo testimonie—; 11,3, P- 9 o : — non altramenti ehe sed'avorio fosser state—; II,S, p. m : — non altramenti afuggir cominciaronoehe se da cento milia diavolifosser perseguitati—; IV, 1, p . 291: — non altra-menti ehe se una fonte d'acqua nella testa avuta avesse, senza—; V, 1, p. 355:— La quale corne Cimon vide, non altramenti ehe se mai più forma difeminaveduta non avesse—.

Ci sono alcuni casi anche nella seconda parte del Decameron. In tutti

questi casi non altramenti ehe se corrisponde esattamente a un corne se.

1 Si legga così: Decameron, giornata prima, introduzione, pagina 8, riga 31; lariga indicata è sempre quella délia congiunzione. Il testo usato è sempre: G.Boccaccio: Decameron (La letteratura italiana, Storia e testi, Vol. 8; RiccardoRicciardi Editore, Milano—Napoli, 1952).

2 Occorre osservare ehe quando quasi sta davanti ad altra congiunzione è av-verbio qualificando la congiunzione stessa, e non ha nessun'influenza sull'uso delmodo. Perciò abbiamo: Dec, II, 5, p. 102: — Egli rni lasciò piccola fanciulla inPalermo, dove cresciuta quasi com'io mi sono, mia madré ... midiedeper moglie—;il quale significa, secondo noi: Egli mi lascio piccola fanciulla in Palermo, dove miamadre mi diede per moglie ... quando io ero cresciuta quasi corne io sono (ora). Ilperiodo esprime dunque una quasirealtà; il ehe non è identico a irrealtà.

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Un caso corne X,7, p. 708: —pur sentiva tanto piacere nell'animo, quantose stata fosse in paradiso— è un esempio curioso di combinazione diperiodo d'egualianza reale {tanto ... quanto) e periodo d'eguaglianzairreale (se); ma si noti il parallelismo tra cost ... come se e tanto ...quanto se.

II. Eguaglianza reale. A. Vogliamo prima registrare tutti i casi neiquali viene usato l'indicativo. Per poter controllare se l'uso di taie o taiecongiunzione possa esser d'importanza per la scelta del modo, abbiamodiviso il materiale in gruppi secondo le particelle (congiunzioni) ehe in-troducono le proposizioni subordinate.

a) La proposizione secondaria (comparativa) è introdotta da cosî(o si) corne (80 casi)1:

Documentazione:

Dec, Proem., p. 3, r. 19: — Ma si corne a Colui piacque, il quale; p. 4,r. 13: — né passera mai, si come io credo, se non per morte—; I, introd.,p. 6, r. 4: — avrà grave e noioso principio, si corne'è la dolorosa ricordazionedélia pestifera mortalità—; p. 8, r. 25: — Di ehe gli occhi miei (si corne pocodavanti è detto) presero—.

Gli altri esempi si trovano in:

Dec, Introd., p. 9, r. 15; p. 15, r. 4; p. 17, r. 34 (si corne molti); p. 24,r. 13; I,i, p. 26, r. 12; p. 33, r. 23; 1,2, p. 39, r. 16; 1,5, p. 53, r. 13; 1,6,p. 54, r. 2; 1,7, p. 57, r. 8; p. 58, r. 16; I,io, p. 68, r. 16; 11,2, p. 84, r. 30;11,3, P- 85. r. 8; p. 91, r. 24; 11,4, P- 94» r- !8; 11,5» P- I 02, r. 3; p. 103,r. 8; p. m , r. 23; 11,7, P- 126, r. 2; p. 131, r. 32; p. 134, r. 28; p. 135,r. 31; p. 137, r. 27; p. 141, r. 23; p. 145, r. 13; 11,8, p. 148, r. 24; p. 149,r. 10; p. 154, r. 1; 11,9, P- 164, r. 25; III, Introd., p. 188, r. 2; 111,2, p.195, r. 12; 111,3, P- 203, r. 3; p. 203, r. 7; p. 204, r. 23; p. 204, r. 28; 111,4.p. 209, r. 10; p. 212, r. 20; 111,5, P- 218, r. 6; p. 218, r. 14; p. 218, r. 15;111,6, p. 225, r. 36; 111,7, P. 241, r. 11; p. 244, r. 23; IV, Introd., p. 277,r. 8; IV, 1, p. 285, r. 33; p. 286, r. 4; p. 286, r. 8; p. 290, r. 10; IV,2, p. 296,r. 6; IV,3, p. 303, r. 13; p. 304, r. 14; IV,4, p. 312, r. 26; IV,8, p. 334,r. 22; IV, 10, p. 346, r. 18; p. 350, r. 3; V, 1, p. 355, r. 8; p. 357, r. 19;p. 361, r. 3; p. 362, r. 10; V,2, p. 365, r. 32; p. 369, r. 29; V,4, p. 383,r. 21; V,5, p. 384, r. 28; V,6, p. 393, r. 12; V,7, p. 396, r. 27; p. 399, r. 30;P- 399, r. 36; p. 401, r. 3; V,8, p. 403, r. 11; p. 406, r. 10; p. 406, r. 12;V,9, P- 409, r. 21; p. 410, r. 8; p. 415, r. 11; V, 10, p. 423, r. 30.

1 Anche qui abbiamo registrato soltanto i casi delle prime 5 giornate, mafatto il controllo per la seconda parte; e cosi faremo per il resto del capitolo II A.La novella viene indicata soltanto la prima volta. La riga indicata è quella delcosi come.

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b) La proposizione secondaria è introdotta da un semplice come, senzaantécédente (152 casi)1:

D e c , Introd., p . 7, r. 18: — E non corne in Oriente aveva fatto, dove—;p. 13, r. 23: — e in quelle stivati, corne si mettono le mercatantie—; p. 20,r. 22: — ché veramente, corne Pampinea disse, potremmo dire—; p. 23, r. 22:— per ehe, data I'acqua alle mani, comepiacque alla reina, ..., tuttiandarono

Gli altri esempi si trovano in:

Dec, Introd., p. 24, r. 16; p. 24, r. 19; I,i, p. 27, r. 3; p. 28, r. 8; p. 29,r. 22; p. 34, r. 29; p. 35, r. 2; p. 38, r. 15; 1,2, p. 40, r. 25; p. 40, r. 27;p. 41, r. 3; 1,3, p. 44, r. 2; p. 44, r. 16; 1,5, p. 50, r. 17; 1,6, p. 53, r. 3;P- 54. r. 14; p. 54. r- 21; p. 54. r. 22; 1,7, p. 59, r. 8; 1,10, p. 66, r. 20;p. 66, r. 32; p. 68, r. 17; II, Introd., p. 73, r. 9; II, 1, p. 76, r. 9; p. 76,r. 10; p. 77, r. 32; 11,2, p. 79, r. 25; p. 82, r. 21; p. 83, r. 29; 11,3, P- 9°,r. 36; p. 91, r. 31; 11,4, p. 96, r. 12; p. 96, r. 19; 11,5, P- 99. r- 6; p. 100,r. 14; p. 102, r. 8; 11,6, p. 114, r. 2; p. 120, r. 2; p. 120, r. 26; p. 122, r. 32;11,7, P- 125, r. 5 (nel riassunto); p. 133, r. 22; p. 136, r. 17; p. 139, r. 25;p. 145, r. 13 (come quegli); p. 147, r. 34; 11,8, p. 149, r. 7; p. 155, r. 27;p. 155, r. 28; p. 161, r. 23; 11,9, P- 162, r. 13; p. 165, r. 3; p. 165, r. 8;p. 165, r. 27; II.io, p. 176, r. 28; p. 178, r. rs; p. 178, r. 26; p. 180, r. 4;p. 183, r. 4; p. 184, r. 4; III, Introd., p. 187, r. 26; III, 1, p. 190, r. 11;p. 193, r. 2; 111,2, p. 197, r. 3; 111,3, P- 201, r. 34; p. 207, r. 5; p. 207,r. 20; p. 208, r. 20; 111,4, P- 211, r. 24; p. 211, r. 28; 111,5, P- 216, r. 31;p. 218, r. 32; p. 218, r. 34 (due casi); p. 220, r. 1; 111,6, p. 220, r. 6; p. 222,r. 3; p. 222, r. 14; p. 222, r. 33; p. 225, r. 27; p. 226, r. 7; p. 226, r. 11;111,7, P- 233. r- 36; p. 233, r. 37; p. 234, r. 7; p. 234, r. 20; p. 234, r. 32;p. 239, r. 32; p. 240, r. 15; p. 241, r. 8; p. 243, r. 18; 111,8, p. 247, r. 14;p. 248, r. 6; p. 248, r. 13; p. 248, r. 37; p. 255, r. 18; p. 256, r. 4; 111,9,p. 261, r. 29; p. 263, r. 6; p. 263, r. 18; p. 264, r. 23; III, 10, p. 266, r. 11;p. 269, r. 20; p. 271, r. 1; IV, Introd., p. 276, r. 4; IV, 1, p. 285, r. 26;p. 287, r. 11; p. 288, r. 13; p. 290, r. 16; IV,2, p. 293, r. 10; p. 297, r. 34;p. 302, r. 27; IV,3, p. 304, r. 11; IV,4, p. 310, r. 10; p. 311, r. 6; p. 314,r. 28; IV,6, p. 320, r. 2; IV,7, p. 326, r. 9; p. 326, r. 10; IV,8, p. 332,r. 19 (se non come); p. 333, r. 7; IV, 10, p. 342, r. 8; p. 343, r. 1; p. 346,r. 23; p. 349, r. 32; p. 350. r. 1; V, Introd., p. 353, r. 22; V, 1, p. 356, r. 32;p. 362, r. 22; V,3, p. 373, r. 28; V,4, p. 379, r. 38; p. 380, r. 1; V,5, p. 387,r. 19; p. 387, r. 23; V,6, p. 390, r. 6; V,7, p. 397, r. 24; p. 398, r. 30; V,8,p. 404, r. 10; p. 404, r. 31; p. 406, r. 18; V,9, p. 409, r. 9; p. 410, r. 13;p. 410, r. 22; V,io, p. 417, r. 1; p. 417, r. 30; p. 420, r. 26; p. 422, r. 33;p. 425, r. 29, canzone.2

1 La riga indicata è quella del come.2 Altri arriverebbe facilmente ad un'altra cifra che 152, perché in un periodo

come — come piacque alla reina, andarono a cenare — (formula molto fréquente),

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c) La proposizione secondaria è introdotta da corne coll'antecedente

cosi (o si) (67 casi)1:

D e c , Introd., p. 6, r. 21: — ehe per cosi aspro sentiero, corne fia questo—;p. 9, r. 22: — e cosi l'usava lo straniere, ..., corne l'avrebbe ilpropio signoreusate—; p. 18, r. 14: — quantunque quivi cosi muoiano i lavoratori corne quifanno i cittadini—; p. 19, r. 1: — non è per eib cosi da correre afarlo, cornemostra ehe voi vogliate fare—.

Gli altri esempi si trovano in:

Dec, 1,1, p. 27, r. 26; p. 29, r. 28; p. 31, r. 12; p. 31, r. 26 (cotali invecedi cosi): p. 36, r. 32; p. 40, r. 8; 1,2, p. 41, r. 2; 1,3, p. 45, r. 34; p. 46,r. 30; 1,8, p. 62, r. 1; II, 1, p. 77, r. 30; p. 78, r. 2; 11,2, p. 83, r. 9; 11,3p. 92, r. 6; 11,6, p. 114, r. 30; p. 119, r. 35; 11,7, P- 128, r. 9; p. 132, r. 7;p. 133, r. 27; p. 135, r. 35; 11,8, p. 149, r. 10; p. 155, r. 34; p. 159, r. 16;11,9, P- 165, r. 27; p. 167, r. 21; p. 167, r. 35; II,io, p. 176, r. 1; p. 176,r. 24; p. 178, r. 17; p. 179, r. 20; 111,3, P- 202, r. 4; 111,5, P- 216, r. 31;p. 219, r. 36; 111,6, p. 227, r. 22; 111,7, P- 243, r. 2; p. 245, r. 11; 111,8,p. 242, r. 2; p. 250, r. 22; 111,9, P- 262, r. 35; III, 10, p. 267, r. 12; p. 269,r. 6; IV, i, p. 287, r. 6; p. 290, r. 5; p. 290, r. 27 [diente invece di corne);p. 292, r. 27; IV,4, p. 312, r. 10; p. 312, r. 24; p. 314, r. 28; IV,5, p. 315,r. 6; p. 316, r. 13; IV,6, p. 320, r. 31; p. 322, r. 23; IV,7, p. 328, r. 23;p. 329, r. 2; p. 330, r. 4; IV,8, p. 335, r. 22; IV, 9, P- 339. r. 11; p. 339,r. 12; IV, 10, p. 349, r. 6; V,i, p. 354, r. 2; V,2, p. 370, r. 12; V,6, p. 393,r. 8; V,9, p. 415, r. 7.

d) La proposizione secondaria è introdotta da (cosi o si) corne, ma pre-cede la principale, la quale è introdotta da cosi (31 casi)2:

D e c , Introd., p. 6, r. 14: — E si corne la estremità délia allegrezza ildolore occupa, cosi le miserie da sopravvegnente letizia sono terminate—;p. 7, r. 30: — E corne il gavocciolo primieramente era stato, e ancora era, ...,cosi erano queste a ciascuno a cui venieno—; 1,1, p . 25, r. 8: — Manifesta cosaè ehe, si corne le cose temporali tutte sono transitorie e mortali, cosi in se efuordi se essere piene di noia—.

Gli altri esempi si trovano in:

D e c , 1,2, p . 40, r. 16; 1,3, p. 44, r. 9; 1,5, p . 51, r. 9 (quanto invece di(cost) corne); I , io , p . 65, r. 3; p . 69, r. 32 (due casi); p . 70, r. 16; I I , Introd.,P- 73, r. 7; IH ,3 , P- 207, r. 22; 111,5, P- 217, r. 3; p. 219, r. 3; 111,6, p. 220,

la secondaria può benissimo e deve spesso considerarsi una subordinata tem-porale. Il fatto non è però molto importante dal nostro punto di vista, siccomel'indicativo è di rigore anche in quest'ultimo caso.

1 La riga indicata è quella del corne.2 La riga indicata è quella del (cost) come.

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r- 5; 111,7, p. 234, r. 13; p. 237, r. 30; p. 244, r. 12; 111,8, p. 248, r. 16;IV, 1, p. 290, r. 10; IV,3, p. 307, r. 6; IV,7, p. 326, r. 7; IV,8, p. 335, r. 8;V, 1, p. 363, r. 3; V,2, p. 267, r. 23; V,3, p. 371, r. 8; V,4, p. 380, r. 13;p. 382, r. 33; V,6, p. 393, r. 34; V,7, p. 396, r. 17; V,8, p. 403, r. 2.1

e) La secondaria è introdotta da quanto coll'antécédente tanto nellaprincipale (29 casi)2:

D e c , Introd., p. 6, r. 13: — il quale tanto più vierte lor piacevole, quantomaggiore è stata ...la gravezza—; p. 17, r. 9: — e tanto più ancora quantoegli mi pare ehe—; p. 18, r. 15: — v'è tanto minore il dispiacere quanto visono, ..., rade le casi e gli abitanti—.

Gli altri esempi si trovano in:

Dec, Introd., p. 21, r. 25; p. 23, r. 17; 1,1, p. 27, r. 13; p. 31, r. 14;1,2, p. 41, r. 10; I,s, p. 52, r. 17; I,io, p. 68, r. 2; 11,5, p. 103, r. 24; 11,6,p. 114, r. 34; p. 120, r. 30; p. 121, r. 14; 11,7, P- 130, r. 1; p. 142, r. 17;11,8, p. 149, r. 12 (l'antécédente è cotanto); II, io, p. 178, r. 14; III, 1,p. 189, r. 25; 111,3, P- 200, r. 7; 111,7, p. 233, r. 17; p. 237. r. 8; III, 10,p. 268, r. 36; IV, 1, p. 289, r. 12; IV,4, p. 312, r. 10; IV,6, p. 319, r. 17;IV,8, p. 331, r. 9; V,5, p. 387, r. 26; V.io, p. 418, r. 10.

f) Lo stesso costrutto ehe in e), ma nell'ordine inverso (quanto . . .tanto) (11 casi)3:

D e c , Introd., p. 6, r. 1 {quante è sostituito da quantunque volte); I , i ,p . 27, r. 17; 1,5, p. 51, r. 22; 11,3, P- 8S> r. 12; 11,6, p. 112, r. 5; p. 120,r. 33; 111,2, p. 196, r. 10; 111,7, p. 235, r. 15; IV,2, p. 297, r. 26; V,8,p. 404, r. 12; V,8, p. 408, r. 1.

g) La secondaria è introdotta da quanto coll'antécédente tanto «sot-tinteso» (15 casi)3:

D e c , Introd., p. 9, r. 30: — per la quai cosa era a ciascuno licito quantoa grado gli era d'adoperare—; 11,3, P- 91» r- X4: — con gran piacere di cia-scuna delle parti, quanto di quella notte restava, si sollazzarono—; II, 10, p .184, r. 20 (délia canzone): — è ch'io gli piaccio, quanto egli a me place—.

1 Una quantità di casi ehe appartenevano originariamente a questo gruppo (?),non sono stati registrati. Si veda un esempio in Dec, II, 5, p. 110: — corne fugiù disceso, cosi di dito il trasse dell'arcivescovo —. Il come è qua certamente con-giunzione temporale, mentre il cosi è piuttosto pleonastico. La ragione sarà eheil periodo era originariamente comparativo, usato poi come periodo temporale,perché un corne senza correlato poteva esser congiunzione temporale. Quando ilcorne viene usato corne congiunzione temporale, il «posteedente» cosi sembraessere privo di senso, se non stia li per indicare la simultaneità delle due azioni,nel senso di: — nello stesso momento che disceso fu, trasse ecc. —.

2 La riga indicata è quella del quanto.3 La riga indicata è sempre quella del quanto.

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Gli altri esempi si trovano in:

Dec, 111,4, P- 214, r. 3; 111,6, p. 228, r. 14; 111,7, P- 236, r. 6; 111,9,p. 259, r. 14; IV, Introd., p. 277, r. 3; p. 280, r. 30; IV, 1, p. 287, r. 25;V,2, p. 365, r. 4; V,4, p. 383, r. 25; V,s, p. 387, r. 21; V,7, p. 396, r. 24;p. 402, r. 25.

h) La secondaria è introdotta da quale coll'antécédente tale nellaprincipale (12 casi)2:

D e c , 1,1, p. 28, r. 6: — si pensa il detto messer Musciatto costui dovereessere taie quale la malvagità de' borgognoni richiedea—; 1,2, p . 41, r. 9:— Pensa ehe tali sono là i prelati quali tu gli hat qui potuti vedere—.

Gli altri esempi si trovano in:

Dec, Introd., p. 21, r. 16 (taie sottinteso); 11,5, P- IO2> r- 14 (tale s°t-tinteso); 11,9, P- 163, r. 13; II, 10, p. 182, r. 27; III,9, p. 258, r. 21; III, 10,p. 272, r. 15; IV, 6, p. 325, r. 18; p. 325, r. 19; V,2, p. 370, r. 19 (tali sot-tinteso); V,4, p. 380, r. 30.

i) Abbiamo qui registrato una quantità di casi nei quali la comparativasembra essere usata in modo assoluto, senza essere parte di un periodocomparativo. In realtà si tratta di un paragone interno: il verbo déliaprincipale è sottinteso nella secondaria dove troviamo quasi sempre unverbo modale (di solito sapere o potere); abbiamo dunque a ehe fare conun periodo comparativo normale. Abbiamo trovato 74 casi, e si possonodistinguere i seguenti tipi principāli3:

1) II tipo: come (o quanto) più tosto poté (16 casi):

Dec, 1,2, p. 41, r. 23; II, 1, p. 76, r. 31; 11,7, P- 141, r. 21; 11,8, p. 150,r. 3; 11,9, P- 166, r. 24; p. 167, r. 27; II, 10, p. 181, r. 30; 111,2, p. 197, r. 20;111,3, p. 208, r. 32; 111,4, p. 210, r. 30 (comeprima destro gli venne); IV,2,p. 296, r. 18 (come prima); IV,s, p. 317, r. 13; IV, 10, p. 342, r. 19 (comeprima); p. 347, r. 30; V,6, p. 391, r. 20; p. 391, r. 23.

2) II tipo: come (o quanto) (il) meglio poté (19 casi):

Dec, I, Introd., p. 14, r. 12 (come meglio piaceva); 1,3, p. 46, r. 5; 11,3,p. 87, r. 4; p. 89, r. 24; p. 89, r. 32; 11,4, P- 96. r. 23; p. 97, r. 4; p. 97,

1 Mettiamo con certi dubbi questo caso qui. Eccolo: — e oltre a questo midebbo a' vostri piaceri piegare, in quanto voi a voi medesimi avete offeso —.

2 La riga indicata è quella del quale.3 La riga indicata è sempre quella della congiunzione o in mancanza di con-

giunzione dell'avverbio.

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r. 30; p. 98, r. 10; 11,6, p . 116, r. 25; p . 124, r. 32; H .7 . P- 128, r. 13;p. 129, r. 3; p. 136, r. 18; 11,8, p. 152, r. 7; II, 10, p. 178, r. 6; 111,3, p. 208,r. 29; IV, i , p. 291, r. 25; V,7 , p. 401, r. 28.

3) II tipo: quanto (o corné) più poté (18 casi):

Dec , 11,3, P- 90» r. 9; U.S. P- i°9> r- 35! H.6, p. 124, r. 32; 11,7, P- 135.r. 11; p. 139, r. 2; 11,8, p. 150, r. s; 111,8, p. 247, r. 6; IV, Introd., p. 275,r. 12; IV, 1, p. 292, r. 2; IV,3, p. 304, r. 28; IV,6, p. 322, r. 3; p. 325, r. 9;IV,8, p. 337, r. 32; IV, 10, p. 347, r. 19; V,2, p. 367, r. 19; V,3, p. 376,r. 20; V,7, p. 398, r. 20; V,9, p. 410, r. 32.

4) II tipo: quanto (o corne) poté (17 casi):

D e c , Introd., p. 16, r. 3; II, i, p. 76, r. 22; 11,2, p. 84, r. 4; 11,4, p. 96,r. 29; 11,6, p. 114, r. 22; 11,8, p. 153, r. 3; III, 1, p. 194, r. 4; 111,4, P- 213,r. 17; IV,6, p. 320, r. 34; V, 1, p. 361, r. 4; p. 362, r. 19; V,3, p. 372, r. 17;P- 373. r. 1; p. 377. r. 29; V,6, p. 391, r. 32; V,7, p. 397, r. 9; V,8, p. 405,r. 29.

5) II tipo: il più (o il meglio) ehe poté (2 casi):

Dec , 11,9, p. 169, r. 35; IV,5, p. 317, r. 21.

6) II tipo: in quanto poté (2 casi):

Dec, 111,7, P- 236, r. 26 (ira quanto fu); V,7, p. 399. r- 6.

Anche nel gruppo i) si potrebbe parlare di un tanto 0 un cosi «sottin-teso», ma con minor ragione ehe in g). In ogni caso il tipo g) è différentedal tipo i) in quanto ehe in g) vengono paragonati due fenomeni diversi,mentre ehe in i) un fenomeno (azione, stato ecc.) viene paragonato a sestesso (una volta reale, l'altra volta modale).

j) Tipi affini, ma non registrati: Un tipo come 111,6, p. 224: — efecevi entro un letto, secondo ehe poté il migliore— puö considerarsi unperiodo comparativo; ce ne sono alcuni casi nel Decameron. Un tipo piùfréquente è quello ehe segue: II, io, p. 175: —forse credendosi con quellemedesime opère sodisfare alla moglie, ehe egli faceva agli studi—. Tradi-zionalmente la secondaria si considéra in questo caso una proposizionerelativa, e sarà stato cosi originariamente {ehe = colle quali); nel casosopraccitato il ehe fa in realtà le veci di una congiunzione comparativa,e il periodo esprime un rapporto di eguaglianza. Noi non abbiamo volutoregistrare tutti i casi di questo génère, perché la distinzione tra proposi-zione relativa e proposizione comparativa è spesse volte difficile a farsi;

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e sarebbe perciö, crediamo, più utile studiare questo tipo di comparativainsieme con gli altri periodi 'relatīvi'. Per il momento ci contentiamo dirilevare l'esistenza di questo tipo comparativo.

II. Eguaglianza reale. B. Studiamo ora i pochi casi1 nei quali troviamoil congiuntivo nella comparativa. Per ragioni pratiche voģliamo presen-tare il materiale secondo lo schema adoperato sotto A.

a) C'è un caso ehe corrisponde a Aa) (cosî corne):

I I I ,2 , p. 195: — uomo, quanta a nazione, di vilissima condizione, ... edella persona hello e grande cost come il re fosse, senza misura della reina s'in-namorb—.

II periodo è lungo e intricato e difficile ad analizzare. Se il re fosse ilsoggetto di fosse, avremmo davanti agli occhi una proposizione compara-tiva introdotta da cost come e col verbo al congiuntivo; e in tal caso, sitrattuerebbe di un solecismo, data la prépondérante documentazione infavore dell'indicativo in questo tipo di frase. Ma si tratta invece di unparagone irreale (il soggetto di fosse è egli e non già il rel), e il significatoè pertanto come segue: — uomo . . . della persona hello e grande cornese egli (il) re fosse—. E infatti: ehe il pallafreniere sia di statura e di bel-lezza reali è una condizione necessaria perché la reina non si accorga delpiacevole inganno e lo confonda con Agilulf, suo marito!

b) c'è un solo caso corrispondente a Ab) (come):

VI,6, p. 442: — Tu ci uccelli, quasi se come noi non cognoscessimo i Ba-ronet comefacci tu—.

Se facci è corretto, dovrebbe essere un congiuntivo (Rohlfs, Gram.§§ 546> 555); m a n o n vediamo per il momento nessuna ragione per usarein questo caso il modo congiuntivo.

c) C'è un solo caso ehe corrisponde a Ac) (cosî... come):

V, 10, p. 420: — conobbe ehe egli erano dell'altre cost savie come ella fosse,quantunque—.

Un indicativo sarebbe da aspettare, ma possiamo forse sottilizzare (?) af-fermando ehe non si usa qui l'indicativo perché non si tratta di un fattostabilito: in realtà la donna non ha ancora profittato della sua «saviezza»,benché stia per farlo. Il congiuntivo corrisponde in tal caso piuttosto aun condizionale moderno, il ehe non è raro, ci pare, nella lingua antica.

1 Per questa categoria occorre registrare tutti i casi del Decameron.

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d) Un parallelo ad Ad) non si riscontra.e) C'è un solo caso corrispondente a Ae) (tanto . . . quanto):

IV, 4, p. 311: — L a quale Gerbino con tarda allegrezza ricevette con quantaqualunque cara cosa ricever si possa—.

In questo casi ci pare ehe il congiuntivo non sia una eccezione, ma di ciöpiù tardi (Bk).

f) C'è un solo caso sorrispondente ad Af) (quanto . . . tanto):

VIII, 7, p . 563: —pensandosi ehe quanti più n'adescasse e prendesse col suopiacere, tanto di maggior pregio fosse la sua bellezza—.

Ecco un altro esempio curioso di periodo ibrido: formalmente è un pe-riodo comparativo, ma il contenuto è quello di un periodo ipotetico. Sinoti ehe anche qui troviamo persino nella principale (del periodo com-parativo) il congiuntivo imperfetto, dove un moderno avrebbe usatopiuttosto il condizionale.

g), h) Paralleli ad Ag), Ah) non si riscontrano.i) Ci sono 10 casi ehe corrispondono a Ai) (quanto più tosto poté):

H>7> P- I37 : — Per c^e 1° duchessa consenti ehe egli, corne il meglio glipiacesse, facesse—; IV, 1, p. 288: — E certo in questo opposi... di non voleté,in quanto per me si potesse fare, vergogna fare—; IV, 3, p . 306: — gli disseehe ogni cosa opportuna intorno a cib, quanto più tosto potesse, ordinasse—;VI, 10, p . 462: — era il caldo grande, quanto più si potesse divisare—; VII, 2,p. 475: — s'argomentb di fornirlo corne potesse—; VIII ,7, p . 564: — nellasua corte se ne venisse, dove ella per lui, corne prima potesse, andrebbe—;IX,6, p . 649: — non ricorse ad emendare corne meglio avesse potuto, madisse—; X, 2, p. 676: — ajfermando ehe corne Ghino più tosto potesse il visi-terebbe—; X,9, p. 736: — pensa di scrivere alla donna . . . , e a lei come piùtosto potesse tornerebbe, e ehe—.

Nella seconda persona plurale il passato remoto ed il congiuntivo siconfondono, ma appartiene probabilmente a questo gruppo anche:

VIII,9, p. 597: — e per cib a me parrebbe ehe voi, in quanto voi poteste,prendeste la dimestichezza di Buffalmacco—.

Tipico di tutti questi casi, oltre all'uso del congiuntivo, è ehe l'azioneespressa nella comparativa (quanto più potesse) non è ancora avvenuta, masoltanto supposta di poter awenire (futuro potenziale nel passato);mentre nel gruppo Ai) l'azione ha luogo dawero. Si pensi alle soliteregole sul congiuntivo corne il modo d'incertezza. Si potrebbe ancheimmaginare qualche regola meccanica (di correlazione dei modi) cosi:

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quando nella principale il verbo sta al congiuntivo oppure anche al condi-zionale, il verbo délia comparativa (gruppo Bi)) sta al congiuntivo; einfatti, secondo il nostro controllo, il verbo délia principale sta sempreall'indicativo nel gruppo Ai). Ma bisogna probabilmente cercare unaragione ulteriore, e vediamo ehe in quasi tutti i casi sopraccitati tutto ilperiodo comparativo è retto da qualche verbum volendi; perciô ilverbo délia principale comparativa sta al congiuntivo, e dobbiamo forseconcludere ehe in questi casi sia obbligatorio mettere il congiunticoanche nella secondaria. La maggior parte dei casi non sarebbero dunquedovuti essere registrati secondo il principio formulato prima, p. 54Certo, qualche caso como VI, 10, p. 462 (vedi sopra) non si lascia spiegarein questo modo, ma il caso si awicina al tipo ehe defineremo poi comeeguaglianza generica. Lo stesso sarà-detto del caso IX, 6, p. 649 (vedisopra). Se vogliamo dunque considerare l'uso del congiuntivo nellamaggior parte di questi casi come dovuto alPinfluenza del verbo eheregge tutto il periodo comparativo, cirimanesoltantodapresentarel'unicaeccezione trovata da noi, e precisamente: VIII,7, p. 565: — Dirai allamia donna ehe . . . ; ma ehe questo ellafaccia, cornepiù tosto pua—. Se nonehe faccia debba considerarsi, non un congiuntivo retto da dirai, ma unimperativo, e in tal caso l'indicativo nella comparativa diventa normale,

k) II tipo: quanto alcun altro facesse. Abbiamo qui registrato alcunicasi ehe meritano di essere classificati separatamente, benché potesseroentrare nei vari gruppi precedenti, se avessimo dovuto tener conto sol-tanto délie particelle ehe introducono la comparativa (di solito tanto ...quanto, ma anche solo quanto, oppure cosi ... corne). La ragione per cuinoi abbiamo classificato questi casi a se si è ehe tutti contengono la for-mula quanto alcuno altro, il quale fatto sembra essere d'importanzaprimaria, intanto ehe l'indicativo sembra essere vietato dopo taie for-mula. Ci sono in tutto il Decameron 13 casi di quest'uso, e precisamente:

D e c , II, 8, p. 147: — e tanto piacevole e costumato, quanto alcuno altrogentile uomo il più esser potesse—; IV, Introd., p . 277: — tanto sconsolatorimase, quanto mai alcuno altro, amata cosa perdendo, ritnanesse—; IV, 1,p . 283: — Era costei bellissima del corpo e del viso quanto alcun'altra feminafosse mai—; IV, 1, p. 283: — Costei fu dal padre tanto teneramente amata,quanto alcuna altra da padre fosse giammai—; IV,6, p . 321: — e aver presauna cavriuola tanto bella e tanto piacevole, quanto alcuna altra se ne vedessegiammai—; V,s, p . 384: — divenne bellissima giovane quanto alcuna altraehe allora fosse nella città—; VIII,7, p. 563: — piena di tanta bellezza alsuo giudicio e di tanta piacevolezza, quanto alcuna altra ne gli fosse mai pa-

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ruta vedere—; VIII, 9, p. 593: — e in tanto disiderio s'accese di volere esserein questa brigata ricevuto, quanto di qualunque aura cosa più disideràbile sipotesse essere acceso— (questo esempio sembra indicare ehe il caso re-gistrato sotto Be) appartenga in realtà sotto Bk)); IX, 8, p. 654: — uomoghiottissimo quanto alcun altro fosse giammai—; X,7, p. 709: — la qualetanto contenta rimase, quanto altra donna di suo amante fosse giammai—;X,7, p. 712: — di let s'accese, quanto alaino amante di donna s'accendessegiammai—; ai quali esempi si possono aggiungere: 11,8, p. 151: — e a farecosi destramente o più, come alcuno degli altri facesse, ciascuna pruova—;e VIII, 10, p. 605: — colei ehe beffata fu era maggior maestra di beffarealtrui, ehe alcuno altro beffato fosse di quegli o di quelle ehe avete contate—.

A vero dire l'ultimo caso è un periodo d'ineguaglianza e non già dieguaglianza corne gli altri, ma siccome noi consideriamo l'esistenzadell'elemento alcuno altro corne il criterio decisivo, abbiamo incluso anchequesto caso qui; in un periodo d'ineguaglianza normale Boccaccioavrebbe usato in questo caso l'indicativo negato, corne vedremo.

Discutiamo l'interpretazione del fenomeno più tardi, per il momentobasti constatare ehe l'uso del congiuntivo dopo quanto alcuno altro sembraessere di rigore nel Decameron.

Conclusione preliminare sul periodo di eguaglianza. Una conclusionegenerica è ehe nel periodo di eguaglianza il modo del verbo (nella sub-ordinata comparativa) è senz'altro l'indicativo. Nessuno sarà grande-mente sorpreso da tale informazione, la quale si trova in tutte le gram-matiche scolastiche; ma in nome délia verità occorre spesso provare sta-tisticamente ciö ehe tutti sanno o credono di sapere. Abbiamo potutorilevare perö una trentina di casi con congiuntivo e questi sono im-portantissimi; tanto ehe sembrano (salvo forsē i primi tre) essere noneccezioni a una regola assoluta, ma esempi di un uso regolare e normale.L'uso del congiuntivo non sembra dunque dipendere da una scelta sti-listica soltanto, ma ci pare essere possibile descriverlo secondo criteri se-mantici e sintattici più precisi. Finora ci siamo contentati di accennareappena le qualità ehe distinguono questi casi dai periodi «normāli» (cioèquelli ehe eontengono un verbo al modo indieativo nella subordinata), manon abbiamo tentato di dare una interpretazione del fenomeno o dei fe-nomeni; questo vogliamo fare, dopo aver studiato il periodo d'inegua-glianza e precisato i problemi relativi a quello.

III. Ineguaglianza. A. Il verbo délia comparativa sta all'indicativo1:1 Ci sono naturalmente alcuni casi con condizionale. Bisogna inoltre avvertire

ehe un caso come II, 8, p. 147: — per ciò ehe loro più alle delicatezze atto ehe aquelle fatiche parea — non si lascia includere nel nostro materiale, perché il verbo5 — 652841 Studia Neophilologica

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a) II verbo délia comparativa è negato:

D e c , Proem., p. 3: — forse più assai ehe alla mia bassa condizione nonparrebbe, narrandolo, si richiedesse—; Proem., p. 3: — il quale . . . , più dinoia ehe bisogno non tn'era spesse volte sentir mijacea—; I, Introd., p. 19:— e con meno onor di noi, ehe non ci bisognerebbe—; I, Introd., p. 20: — ecredogli a troppo maggior cosa ehe questa non è sufficienti—; I , i , p. 31: — ealcuna volta gli era panito migliore il mangiare ehe non pareva a lui ehe do-vesse parère—; 1,1, p. 33: — ivi bene ad un mese trovai ch'egli erano quattropiccioli più ehe essere non doveano—; 1,4, p. 47: — uno monistero già di san-tità e di monaci pià copioso ehe oggi non è—; 1,5, p. 51: — negli uomini ègran senno cercar d'amar sempre donna di più alto legnaggio ehe egli non è—;1,5, p. 51: — il sapērsi guardare dal prendersi dello amore di maggiore uomoch'ella non è—; 1,8, p. 63: — da ehe giusto sdegno un poco m'ha trasviata piùehe io non credetti—; 11,8, p. 160: — e con consigli e confatti, più ehe a luinon si richiedea, assai di bene adoperb—; II, 10, p. 176: — Or questo messer logiudice, migliore stimatore délie sue for ze divenuto ehe stato non era davanti—;111,6, p. 225: — Catella, per mostrarsi ben d'essere altra ehe ella non era,abbraccib—; IV, 3, p. 304: — e già fu di ricchi uomini e di gran mercatantipiù copiosa ehe oggi non si vede—; IV, 8, p. 330: — mentre ehe ella cerebd'essere più savia ehe a lei non si apparteneva e—; IV, 8, p. 337: — ma meglioil seppe tener nascoso ehe i due amanti non avevano saputo tenere il loroamore—; VI, Introd., p. 428: —Jratelli, ehe délie sette volte le sei soprastannotre o quattro anni più ehe non debbono a maritarle—; VI,8, p . 447: —forsecon molto minor novella, ehe fatto non avrei se qui l'animo avessi avuto—;VI, 10, p . 459: — e migliori offerte dando ehe usati non erano—; VI, 10,p. 460: — Assai volte già ne potete aver veduti, io dico delli re da scacchi,troppo più cari ehe io non sono—; VII,3, p. 477: — e cresciutagli baldanza,con più instanzia ehe prima nonfaceva—; VII, 3, p . 477: — e parendolefrateRinaldo forse più bello ehe non pareva prima—; VII, 3, p. 477: — e troppo piùbella gliparve assai ehe stimato non avea—; VII, 7, p. 499: — troppo maggiorcosa ehe questa non è, fu cagion del mio sospiro—; p. 499: — egli ne mandafuori un troppo maggiore ehe non era stato il primo—; p. 500: — ma tu m'haifatta ..., troppo più tua divenir ehe io non son mia—; p. 502: — ehe io particon più pazienza le parole ehe tu i fatti non fai—; p. 503: — Per la quaicosa . . . , Anichino e la donna ebbero assai più agio, di quello per avventuraavuto non avrebbono—; VII, 9, p. 512: — il mio signore mi fa più onore ehe ionon vaglio—; VIII ,3, p. 545: — l'opéra mia sta altramenti ehe voi non pen-sate—; VIII ,4, p. 551: — efu lor lafortuna ... più favorevole ehe essi mede-simi non dimandavano—; VIII ,7, p. 564: — Dira' gli ... ehe io amo moltopiù lui ehe egli non ama me—; p. 565: — ehe egli comincib a sentir piiifreddoehe voluto non avrebbe—; p. 568: — la quale ora molto più desiderava, ehe

(parea) è anche o piuttosto il verbo della principale. In un periodo completeobisognerebbe ripetere il verbo, ma all'indicativo anche questa volta e in tal casonegato? Per quanto riguarda il periodo d'ineguaglianza bisogna registrare tutti icasi del Decameron.

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prima esser con la donna non avea disiato—; p. 570: — Ma io vi ricordo eheella è più malagevole cosa a fare ehe voi per avventura non v'avvisate—;p. 572: — senza ehe fresco le faceva troppo più ehe voluto non avrebbe—;p. 575: — la cui vita ancora potrà più in un di essere utile al mondo, ehecentomilia tue pari non potranno mentre il mondo durar dee—; p. 577: —Le forze délia penna sono troppo maggiori ehe coloro non estimano ehe—;P- 577: — ehe in maggior pena e vergogna ehe questa non ti fia caduta nonfossi—; p. 578: — ché io ho trovata donna da molto più ehe tu non se', ehemeglio m'ha conosciuto ehe tu non facesti— (due casi); p. 578: — E accibehe tu del disidero degli ocehi miei possi maggior certezza nell'altro mondoportare ehe non ntostra ehe tu in questo prenda—; VIII,9, p. 599: — voi lesapete troppo più ehe io non avrei mai creduto—; VIII, 10, p. 618: — niunve n'ebbe ehe, con più attenta sollicitudine ehe a lui non apparteneva, nonnotasse—; IX, 2, p. 628: — ein tutta altra guisa chefatto non avea comincib—;IX, s, p. 644: — un poco più di dimestichezza ehe usata non era gli fece—;IX, 8, p. 654: — Iersera ne furono mandate tre altre, troppo più belle ehequeste non sono—; IX, 10, p. 664: — infra moite blanche colombe aggiugnepiù di bellezza uno nero corvo, ehe non far ebbe un candido cigno—; p. 667:— Quanto di questa novella si ridesse, meglio dalle donne intesa ehe Dioneonon volea—; X,5, p. 695: — Le parole per gli orecchi dal cuore ricevutehanno maggior forza ehe mold non stimano—; X, 6, p. 701: — e tanto ne l'homaggiore ehe un altro non avrebbe—; X,7, p. 708: — e conoscendo ottima-mente la giovane e la sua bellezza, divenne ancora più ehe non era, pietoso—;X,8, p. 716: — aspetta i meriti del tuo molto più degno amore, ehe il mio nonera—; p. 720: — l'altra, perché egli ha più saviamente fatto ehe voi nonavavate—; p. 720: — Ma vegniamo alla seconda ragione, . . . , lui più esserestato savio ehe voi non siete—; X,9, p. 745: — ché prima le fanno assai piùcomperar ehe non vagliono, ehe—; X, Conclus., p. 760: — alcuna parolettapiù liberale ehe forse a spigolistra donna non si conviene—.

Ci sono in tutto 57 casi, ehe abbiamo citāti in extenso, perché licrediamo molto importanti, dato il fatto ehe la negazione è di rigore ognivolta ehe nella comparativa si trova il modo indicativo1.

b) II verbo délia comparativa non è negato; ma allora la negazione sitrova nella principale. Ce ne sono 7 casi:

D e c , 11,9, P- 163: — Oltre a questo niuno scudiere ... diceva trovarsi,il quale meglio né più accortamente servisse ad una tavola d'un signore, eheserviva ella—; V,5, p. 384: — e niuno figliulo avendo, né altro amico oparente di cui più si fidasse ehe di Giacomin facea—; VI, 8, p. 448: — nonaltramenti ehe un montone avrebbe fatto, intese il vero motto—; VI, 10,

1 Potrebbe a prima vista parère un'eccezione il caso seguente: VIII, 7, p. 563:— ma, quello e più tenendosi ehe ella era, artificiosamente movendogli —, ma il ehesi interpreta facilmente corne pronome relative Il significato è dunque: — ma,quello tenendosi che ella era e più, artificiosamente movendogli —.

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p. 454: — non altramenti ehe sigitta l'avvoltoio alla carogna, ..., là si calb—;p. 463: — il quale non altramenti H lor corpi candidi nascondeva, chefarebbeuna vermiglia rosa—; VIII ,7, p. 584: — non altramenti con uno scolarecredendosi frascheggiare ehe con un altro avrebbefatto—; X,4, p . 692: — eheella mai o col padre o colla madré 0 con teco pik onestamente non visse, eheella appresso di mia madré ha fatto nella mia casa—.

c) Abbiamo qui registrato una quantità di casi ehe per quanto ri-

guarda il modo e la principale negata potrebbero classificarsi sotto b);

crediamo utile perô classificarli da se, come vedremo quando discu-

teremo lo stesso tipo con congiuntivo. Non si tratta soltanto di periodi

temporali, ma di periodi comparativi di cui l'oggetto del paragone è

'tempo' e non 'qualità' e simili. Ce ne sono 8 casi:

Dec , I, Introd., p. 19: — Né prima esse agli occhi corsero di costoro, ehecostoro furono da esse veduti—; 11,8, p. 153: — né prima nella camera entrb,ehe 'I battimento del polso ritornb al giovane—; V,5, p. 386: — Né prima siparti la mischia, ehe i sergenti del capitan délia terra vi sopraggiunsero—;IX, 1, p. 619: — non prima a tavola andarono ehe sei canzonette ... cantatefurono —; IX,5, p . 639: — né prima si parti délia corte ehe ellafu da Filipponella camera richiamata—; IX, 9, p . 662: — né prima ristette ehe egli fitstanco, e—; X,8, p . 722: — non appressandomiprima a lei, . . . , ehe io e colledébite parole e con l'anello l'ebbi sposata—; X, 10, p. 753: — né mai ristetteehe ella ebbe tutto acconcio e ordinato quanto si convenia—.

Conclusione preliminare sul periodo d'ineguaglianza col verbo {délia

comparativa) all'indicativo: il periodo contiene sempre una negazione;

normalmente nella comparativa (gruppo a)), ma qualche volta anche

nella principale (gruppi b) e c)).

III. Ineguaglianza. B. Vogliamo qui registrare tutti i casi nei quali

il verbo délia comparativa sta al modo congiuntivo. Seguiamo lo stesso

schema ehe abbiamo adoperato per la categoria précédente (III, A):

a) La principale non contiene negazione, ma contrariamente all'uso

nel gruppo III, Aa) il verbo délia comparativa non è mai negato. Ce ne

sono 6 casi:

Dec , I, Introd., p. 17: — O crediam la nostra vita con più forte catenaesser legata al nostro corpo ehe quella degli altri sia—; 11,8, p . 162: — ilquale il re avea in ogni suo ben rimesso, e maggior fattolo ehe fosse giammai—;IV, 1, p . 286: — Dall'una parte mi trae l'amore il quale io t'ho più portatoehe alcun padre portasse afigliuola—; VI, 10, p . 454: — con più macchie e dipiù colori ehe mai drappi fossero tartareschi o indiāni—; VIII, 10, p . 613:— parendomi meglio stare del vostro amore ehe io creda ehe stia alcuno—;X,7, p. 709: — in pochi giorni guerita, più bella diventb ehe fosse mai—.

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b) La principale è negata, ma il verbo délia secondaria non è mai ne-gato. Ci sono 23 casi:

D e c , I, Introd., p. 18: — non si disdice più a noi Vonestamente andare,chefacda a gran parte dell'altre lo star disonestamente—; II,9, p. 170: — nonmeno la grazia e l'amor del soldano acquistb col suo bene adoperare, ehe quelladel catalano avesse fatto—; IV, 4, p. 310: — anzi, non meno ehe di lui lagiovane infiammata fosse, lui di lei aveva infiammato—; IV,8, p. 331: — ecerto ella non amava men lui ehe da lui amata fosse—; VI, 2, p. 433: — ehe'10 so non meno ben mescere ehe io sappia infornare—; VI,3, p. 435: — nonminor morso ricevette ehe 7 desse—; VI, s, p. 440: — non era egli per cib né dipersona né d'aspetto in niuna cosa più bello ehe fosse messer Forese—; VI, 10,p. 460: — la quale l'anno seguente gli valse non meno ehe quel giorno glifosservaluti i carboni—; p. 461: — Donne, io conosco cib ehe io ho imposto, non menoehe facciate voi—; p. 463: — Ed era questo laghetto non più profondo ehe siauna statura d'uotno infi.no al petto lunga—; p. 463: — e senza poter piùcommendare il luogo ehe commendato Vavessero—; VII,6, p. 494: — Leo-netto, ehe non minor paura avea di lui ehe avesse la donna—; VII, 10, p. 525:— e credo ehe in questo sarà non men di piacevole ragionare, ehe stato siaquesto giorno—; VIII,2, p. 531: — corne ehe neue madri ... con non menoardore ehe essi le lor mogli assaliscano, vendichino l'ire loro—; VIII,7, p. 581:— non altramenti rimarrei bella chefacda la serpe lasdando il vecchio cuoio—;VIII,9, p. 593: — e sono non meno odorifere ehe sieno i bossoli délie spezie—;IX,4, p. 633: — se egli non fosse più malagevole agli uomini il mostrare altrui11 senno e la virtù loro, ehe sia la sciocchezza o il vizio—; X,3, p. 680: — ilquale, sentendosi non meno ricco ehe Natan fosse, divenuto—; X,ç, p. 734:— con grandissimo animo, ..., di fare ancora non minore onore a messerTorello ehe egli a lui fatto avesse—; X, 10, p. 751: — la donna né altro visoné altre parole fece, ehe délia fanciulla fatto avesse—; p. 757: — Le donne,e gli al tri levâtisi, non altramenti ehe usati si fosser o, chi—; Conclus., p. 760:— più non si dee a me esser disdetto l'averle scritte, ehe generalmente si disdicaagli uomini—; p. 761: — Senza ehe alla mia penna non dee essere menod'autorità conceduta ehe sia al pennello del dipintore—.

c) Questo è il caso parallelo a I I I , Ac). Si potrebbe obiettare ehe sitratta di una secondaria temporale introdotta dalla congiunzione com-posta prima ehe; ma il prima qualifica in verità la principale e non lasecondaria. Io venni prima ehe tu venissi è un periodo comparativo allapari di io venni più presto ehe tu non venisti. Di solito la principale nonè negata (salvo nel caso: IX, 5, p. 642), ma la cosa non sembra essered'importanza in questo gruppo. Ce ne sono 29 casi:

D e c , 11,8, p. 150: — verso Londra,nella quale prima ehe entrasse, con moiteparole ammaestrb i piccioli figliuoli—; VI, 1, p. 427: — avanti ehe il caldosurgesse più, per comandamento délia reina si misero a mangiare—; p. 427:

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— avanti ehe altro facessero, alquante canzonette ... cantate, chi andb adormire e chi—; VI,9, p . 450: — gli furono, quasi prima ehe egli se ne av-vedesse, sopra—; VII, 1, p. 470: — e disse, ehe provata Vavea più volte avantiehe romita fosse—; VII ,3, p. 479: — e innanzi ehe io mi parta di qui, voivedrete—; VII,4, p. 483: — innanzi ehe io voglia sofferire la vergogna ehetu mi vuoi fare ricevere a torto—; VII, 5, p. 489: — anzi ehe egli apra, eglidica certe parole—; VII,7, p . 498: — e avanti ehe da Egano si partisse, ebbecon lui—; VII,9, p. 520: — ehe mi lascerei prima1 squartare ehe io il purpensassi, non ehe io il venissi a fare in vostra presenza—; VIII, 1, p. 530:— ma moite altre, avanti ehe il marito tornasse da Genova, délia sua personagli sodisfece—; VIII, 2, p. 535: — prima ehe sabato sia, io färb ehe tu—;VIII ,3 , p. 541: —per ehe a me parrebbe ehe noi ... prima ehe altra personav'andasse, v'andassimo a cercare—; VIII,4, p. 551: — ed era, avanti ehecostor quivi venissero, cavalcato già délie miglia più di tre—; VIII, 5, p. 554:— io vi priego per Dio, ehe, inanzi ehe cotesto ladroncello ... vada altrove,ehe—; VIII, 10, p. 610: — ma, non potendo, io vorrei esser morta prima ehequella mala novella mi venisse—; p. 618: — ogni parlar sarebbe corto efioco,pria n'avessi mostrato pure un poco—; IX, 3, p. 630: — e prima ehe altrodicesse, disse—; p. 632: — ehe io morrei, prima ehe io partorissi—; IX,5,p. 642: — se egli non recasse ad effetto il suo amore prima ehe finito fosse illavorio, mai più—; X,4, p . 689: — Ma prima ehe iofaccia questo, vi priego—;X, 6, p. 702: — ehe conviene, avanti ehe troppi giorni trapassino, ehe io—;X,7, p. 704: — il suo proponimento, prima ehe morisse, fare al re sentire—;p. 706: — ehe, avanti ehe passi il terzo giorno, ti credo recar novelle—; X,8,p. 718: — e prima ehe nella casa di Gisippo nulla parola di cib facesse, sen'andb a casa il padre suo—; X,9, p. 735: — Se egli avviene ehe io muoiaprima ehe io vi rivegga, ricordivi di me—; p. 740: — E per cib, prima ehe io aDio v'accomandi, vi priego—; p. 743: — Avanti ehe di mia tornata si sappia,io intendo—; Conclus., p. 760: — 11 quale prima ehe io le concéda, brieve-mente—.

Conclusione preliminare sul periodo d'ineguaglianza col verbo (délia

comparativa) al modo congiuntivo: il verbo délia subordinata non è mai

negato, quello délia principale puö esserlo (gruppo Bb) o no (gruppi

Ba) e Bc)).

Statistica del materiale studiato finora. Le cifre denotano i casi citātiin extenso o indicati con riferimenti precisi e non includono i casi ehesono stati rigettati corne irrelevanti.

CategoriaEguaglianza irrealeEguaglianza realeIneguaglianza

Somme:

Indicativo0

472*72

544

Congiuntivo5 0 *28S«

1361 In casi corne questo prima non deve, forse, considerarsi avverbio di tempo

(benché Io sia stato originariamente), ma piuttosto di modo.

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Somma totale dei casi studiati: 680.Le due cifre marcate con * danno, corne sappiamo, il materialē délie

prime cinque giornate soltanto. Ci pare ehe la prova délie cifre sia ab-bastanza decisiva e ehe sarebbe stato inutile citare tutti gli altri casi.Abbiamo perö controllato il resto del testo, dove la documentazione nonè meno ricca.

Le conclusioni da fare per quanto riguarda la nostra classificazione(adottata anzitutto con uno scopo pratico di presentazione del materiale)sono dunque:

I. Quando il periodo comparativo esprime una eguaglianza (oppureanche una ineguaglianza) irreale il congiuntivo è di rigore nella secon-daria.

II. Quando il periodo esprime una eguaglianza l'indicativo è il modonormale, salvo in alcune formule speciāli, la cui natūra discuteremopiù innanzi. Le apparenti eccezioni sono pochissime e per altro pocosicure.

III. Quando il periodo esprime una ineguaglianza i due modi stannoquasi a pari. L'esistenza o no di una negazione nella secondaria (oppureanche nella principale in certi casi) sembra essere un elemento distin-tivo e sembra essere decisiva per la scelta del modo o/e vice versa.

L'iNTERPRETAZIONE DEI FENOMENI E LA QUESTIONE DELLA LORO

ORIGINE.

La classificazione finora adoperata da noi è stata utile in quanto eheci ha aiutato a scartare moki materiāli come appartenenti a tipi 'regolari',cioè tipi dove non c'è in principio nessuna scelta tra i due modi; per bencapire i fenomeni perö, la classificazione nostra è troppo superficiale, ebisogna trovare altri criteri distintivi per il materiale rimanente e anzi-tutto per la Categoria III (periodo d'ineguaglianza). Ora le sfumatureespresse in periodi d'inegualianza sono, se classificate secondo criterisemantici (lessicali), numerosissime; si veda a proposito la classifica-zione di Sapir, op. cit., pp. 137-39, ^a quale incorpora, naturalmente,parecchi tipi ehe non ci interessano qui. Per noi non si tratta perö diconstatare tutte le sfumature di senso ehe si possono registrare, maanzitutto di scoprire quei principi ehe sono stati tanto importanti dapoter provocare espressione morfologica e sintattica (l'uso dei modi edélia negazione).

Sappiamo ehe il latino distingueva tra due maniere di esprimere ilparagone (nel tipo senza verbo espresso nella secondaria). L'una si era

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coll'aiuto délia particella qua m, l'altra con l'ablativo comparativo senzaquam. Nel primo caso si trattava di un vēro paragone tra i due membridel periodo, di cui uno possedeva, ad esempio, la qualità comparata,mentre l'altro non la possedeva o la possedeva in grado decisamente mi-nore o maggiore. Nel secondo caso il secondo membro viene trattato inmodo assoluto anziehe relatīvo, di modo ehe una frase come hoc estmel ledulc ius non significa veramente ehe qiiesto è più dolce del miele mapiuttosto ehe questo è dolcissimo. Per un ampio trattamento del fenomenosi veda la tesi di Mörland1. Il caso con ablativo comparativo è statospiegato in maniera analoga dal Benveniste, pp. 130-312.

Certo, noi trattiamo periodi un po' diversi, perché periodi «completi»col verbo espresso nella comparativa; i nostri periodi dovrebbero dunquetutti continuare il tipo latino con quam; ma il principio délia «Ab-solutierung des zweiten Gliedes» puö tuttavia essero d'importanza percērti tipi nostri, corne vedremo.

Vogliamo ora discutere il nostro materiale specificatamente gruppoper gruppo, prescindendo naturalmente dai tipi caratterizzati come'regolari' qua sopra. Per motivi pratici dobbiamo qui discutere i tipi inun ordinē diverso da quello seguito nella parte descrittiva.

Il tipo III Ad). Tipico per questo caso è dunque non soltanto l'usodell'indicativo nella subordinata, ma anche délia negazione. Le soliteregole per l'uso del «non pleonastico» sono (per l'italiano antico, almeno)assolutamente false, perché non si usa sempre coll'indicativo e mai colcongiuntivo. L'uso del non è assolutamente di rigore nella lingua antica,quando si usa nella secondaria il modo indicativo (le apparenti ecce-zioni saranno discusse più tardi), e probabilmente è stato cosi anchenelle altre lingue romanze, salvo, crediamo, il romeno. Nel romanzo co-mune (occidentale) la negazione è dunque stata obbligatoria in questocaso, e non era per niente una finezza stilistica soltanto. Che si usi il modoindicativo nel présente caso, non sorprende nessuno; era cosi anche nellatino, ma bisogna spiegare l'uso délia negazione ehe la lingua latiņa nonconosceva affatto.

Il prototipo latino era: e g o a l t i o r s u m quam tu es e quello romanzo:io sono più alto ehe tu non sei. Le innovazioni sono (salvo, naturalmente,l'introduzione del comparativo analitico):

1 H. Mörland, Ablativus und Quam, in Symbolae Osloenses, Fasc. XXVI,pp. 1-45, Oslo, 1948.

2 E. Benveniste, Noms d'agent et noms d'action en indo-européen, Paris, 1948.

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1) L'introduzione del non.2) La sostituzione del cAe<quid al quam 1.

Le due frasi sopraccitate, una latiņa l'altra italiana, significano essen-zialmente Io stesso; questo, molto probabilmente, vuol dire ehe la sosti-tuzione del quid al quam ha necessitato l'introduzione del non, perchéla frase rendesse lo stesso significato. Perché quid abbia sostituitoquam è un'altra questione; ma un'influenza analoga non è da eseludere,perché quid ha assunto in tanti altri casi la funzione di congiunzione,dove la transizione era molto più facile e naturale ehe non era nel casonostro. L'uso del quid come congiunzione comparativaè veramente unainnovazione straordinaria, ma ci sono spunti di quest'uso (col pronomequod!) già nel latino antico2. Se dunque il romanzo comune avessesemplicemente sostituito quid a quam, quando il primo era già diven-tato semplice congiunzione ci si spiegherebbe difficilmente il bisognod'introdurre la negazione; perché la negazione si introduce evidente-mente per un solo motivo, quello di dare alla frase il senso contrario!La frase romanza ha dunque dovuto negare il suo contenuto per rendereesattamente il senso ehe la frase latiņa dava colla sua forma positiva. Noici spieghiamo il fenomeno cosi:

Lat. classico: ego altior sum quam tu es diventa nel latino volgare*ego plus altus sum quid tu es, o meglio questo risultato sarebbe daaspettare; ma, e questo è il punto importante, nella seconda frase quidè ancora pronome relativo-dimostrativo e non ancora congiunzione. Laseconda frase significa dunque: io sono più alto, il ehe tu sei. Ma questo èimpossibile, perché la seconda frase dovrebbe esprimere ehe il secondomembro del paragone è différente dal primo e non uguale. L'espedientepiù sempliee per uscire da questo pasticcio è dunque di negare la secon-daria cosi: *ego plus altus sum quid tu non es e questo significa:io sono (il) più alto, (il) ehe tu non sei, la quale frase rende press'a poco ilsenso originario délia frase latiņa senza avère la sua forma. Poi, natural-mente, quid è diventato congiunzione comparativa usata corne il quamlatino, ma solo quando l'uso délia negazione si era già stabilito. Questateoria spiega non soltanto perché si usa la negazione nella subordinata

1 Dobbiamo purtroppo lasciare a parte la questione spinosa dell'origine déliacongiunzione romanza che. Si veda a proposito: Leumann-Hofmann—Szantyr,Lateinische Grammatik, Zweiter Band, Zweite Lieferung, p. 573, München,1964. Che noi scriviamo sempre quid non significa ehe accettiamo senz'altrol'etimologia che < quid.

2 Si veda Leumann-Hofmann-Szantyr, op. cit., p. 581.

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comparativa, ma anche corne un pronome relativo-dimostrativo puödivenire particella comparativa. Un indizio vediamo anche nel fatto ehenel nostro materiale la negazione non nega «la qualità» délia principale,ma soltanto il grado comparativo di essa. Ad esempio, Dec, VIII, 7,p. 568: — la quale ora molto più desiderava, ehe prima esser con la donna

non avea disiato—. Lo scolare aveva desiderato ardentemente di esserecon la donna, solo non tanto quanto desidera ora la vendetta! Si vedaanche corne risponde la stessa donna allô scolare quando questo hadichiarato per ambasciata il suo amore di lei (ibidem, p. 564): — Di-ra'gli ... ehe io amo molto più lui ehe egli non ama me—.La lingua ha dunque'sentito' il bisogno di negare ehe il secondo membro del paragone pos-segga il grado maggiore (eventualmente minore) délia 'qualità', ma nondi negare ehe lo possegga del tutto; questo prova ehe la lingua ha 'voluto'con l'introduzione délia negazione evitare ehe lo stesso grado délia'qualità', fosse attribuito al secondo membro del paragone.

Il romeno, poi, non conosce, per quanto noi sappiamo, la negazionenella comparativa, e non conosce nemmeno la sostituzione del quid alquam (rom. ca<quam). Anche nella Romania occidentale si trova qua elà nei testi più antichi la congiunzione ca, ma non abbiamo ancora vistoesempi del tipo con verbo espresso nella comparativa; quando ne avremotrovati, sarà interessantissimo di vedere se manchi la negazione nellacomparativa.

// tipo III Bb). La principale è sempre negata e la secondaria mai.Dopo un concetto comparativo negato nella principale si usa dunquesempre il congiuntivo senza non (I casi del tipo III Ab) sono un po'diversi, come vedremo). Un comparativo di minoranza (ehe è in certomodo negativo) non negato non provoca il congiuntivo, corne si puövedere in Dec, I, Introd., p. 19: — e con meno onor di noi, ehe non cibisognerebbe—. Perché si usa dunque il congiuntivo dopo il concetto nonmeno (e non più) ehe e perché è vietata la negazione nella secondaria? Ilprototipo latino sarebbe: *ego non minor sum quam tu es e quelloromanzo io non sono meno alto ehe tu sia. Qui il romanzo corne il latinonon usa la negazione nella secondaria, ma contrariamente all'uso latinoil verbo délia secondaria sta al modo congiuntivo nell'italiano; anchequa abbiamo, si capisce, la sostituzione di quid a quam. Se tale sosti-tuzione ha luogo quando quid è ancora pronome, diventa impossibileuna frase corne: *ego non minus altus sum quid tu es, perché ilsoggetto délia subordinata non deve essere 'non meno alto1 di qualcuno,

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ma soltanto alto, senza parlare del grado. La possibilità di negare la se-condaria cosi: *ego non minus altus sum quid tu non es è ugual-mente esclusa, perché non si puö negare il concetto al quale viene para-gonato il grado negato dello stesso concetto. Il periodo deve esprimereappunto (nel suo senso letterale, almeno) ehe il primo non è meno altoehe il secondo, cioè ehe sono press'a poco uguali. Si tratta formalmente diun'ineguaglianza, ma un'ineguaglianza negata è in realtà un'eguaglianza.A prima vista ci pare dunque ehe la lingua ha avuto ricorso all'uso deleongiuntivo per compensare la perdita délia particella quam, perditaehe ha reso impossibile l'uso dell'indicativo ehe non si poteva usareperaltro senza la negazione, la quale è stata ugualmente impossibile nelprésente caso. Non è perô escluso ehe ci siano differenze di significato trala frase latiņa e quella italiana, ehe stiamo discutendo. Nella frase latiņacon indicativo: ego non minor sum quam tu es tutt'e due sono forsealti, 0 meglio considerati come tali da ego; nella frase italiana invece: ionon sono meno alto ehe tu sia nessuno è, forse, necessariamente alto, dimodo ehe il punto interessante è soltanto la relazione; oppure il secondonon viene considerato alto dal primo, ed in tal caso la frase non rappre-senta un'eguaglianza (reale) ma una litote. L'ultimo punto di vista non èaffatto senza fondamento, corne vedremo più tardi. Il guaio è spesso eheil parlante puö benissimo pensare il contrario di ciö ehe dice, ed il pro-blēma sta nel constatare ehe in tal caso si usa certamente il eongiuntivo.

Una conclusione sicura si puö tuttavia trarre dalla discussione diquesti due tipi principāli e precisamente ehe si usa il modo indicativonella comparativa soltanto quando abbiamo a ehe fare con una vēraineguaglianza (formale e reale).

Il tipo III Ab). Si obbietterebbe giustamente ehe ci sono nel nostromateriale 7 casi, dove la principale è negata senza ehe si metta il eon-giuntivo nella secondaria. Ora in 3 di questi casi (si tratta degli esempiricavati da pp. 448, 463 e 584) non si tratta dell'indicativo vero e proprio;il verbo sta al condizionale indicando un'azione ipotetica! Non si puö quiparlare di una opposizione indicativo/congiuntivo. Quando, invece,l'azione è reale ci dovrebbe essere il eongiuntivo dopo non altramenti ehe,secondo ehe abbiamo visto nel paragrafo précédente. Infatti, ci sono duecasi di questo génère, e precisamente: Dec, VIII,7, p. 581 e X,io,p. 757 (si veda documentazione sotto III Bb)). La difficoltà è ehe sitrova nel nostro materiale un caso con indicativo: Dec., VI, 10, p. 454:—non altramenti ehe si gitta Vavoltoio alla carogna, ..., là si cala—.

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Noi riteniamo ehe questa (gitta) sia una lezione sbagliata oppure unerrore di stampa nel nostro testo; abbiamo controllato due altre edi-zioni del Decameron1, e mostrano tutt'e due il congiuntivo (gitti).

Rimangono tre esempi ehe non si lasciano spiegare cosi; sono troppopochi per essere statisticamente significativi, ma cercheremo tuttavia dispiegarli. Due di essi (sono i primi due nella nostra lista d'esempi; siveda documentazione III Ab) sono dello stesso tipo, e ne citeremoancora una volta il primo: Dec, 11,9, P- J ^ 3 : — Oltre a questo niunosaldiere ... diceva trovarsi, il quale meglio né più accortamente servisse ad

una tavola d'un signore, ehe serviva ella—. Si vede subito ehe questotipo è différente dal tipo III B b) in tanto ehe il comparativo (meglio)non è direttamente negato, l'elemento negativo trovandosi nella proposi-zione ehe regge tutto il periodo comparativo, ed abbiamo già potutoconstatare ehe l'esistenza di un elemento negativo non basta da se a pro-vocare il congiuntivo, ma solo l'esistenza di un comparativo negato. Ora,se l'indicativo deve essere regolare in questo tipo di frase ci stupisce aprima vista la non-esistenza délia negazione nella secondaria, ma laragione ne deve essere ehe il soggetto délia principale è già negato, e lanegazione dei due membri del paragone sembra essere esclusa, corne giàosservato. Se questo tipo, il quale è molto più complesso di quelli trat-tati finora, dovesse rimontare a un prototipo latino, quest'ultimo avrebbela forma seguente: *nemo ..., qui altior esset, quam tu eras ehediventa *nemo ..., qui plus altus esset, quid tu eras. Se quid eraancora pronome relativo, come presupposto negli altri casi studiati danoi, la frase volgare ha senso soltanto se tu era veramente il più alto.Il significato era in tai caso come segue: nessuno ( = degli altri) era (il)più alto, il ehe eri tu; ed infatti abbiamo già visto ehe l'indicativo si usadi solito soltanto nei casi dove si tratta di constatare una vera inegua-glianza. Una tale interpretazione è naturalmente possibile, ma la provadi due-tre esempi non puö essere considerata decisiva. Il significato delperiodo studiato qui sopra sarebbe dunque ehe la donna serviva nonsoltanto cosi bene corne gli scudieri ma meglio. Allora ci sarà ancheun altra ragione perché si neghi soltanto il primo membro del paragone.Il caso è dunque l'inversione del tipo III Aa) (per quanto riguarda lanegazione, intendiamoci); ed anche qui si tratta di una litote. Quando si

1 G. Boccaccio, Il Decameron, Vol. I-II, a cura di A. F. Massera, Bari, 1927;e G. Boccaccio, II Decameron, Vol. I-II, a cura di E. C. Valla, Editore Rizzoli,Milano, 1950.

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poteva dire ehe niuno scudiere c'era, il quale meglio servisse, ehe servivaella, si poteva probabilmente anche dire nessuno scudiere serviva meglioehe serviva ella, ma si diceva certamente ehe lo scudiere non serviva meglioehe servisse ella. Noi non siamo capaci per il momento di vederne altraragione ehe quella ehe la negazione si riferisce (nel caso nessuno scudiereecc.) soltanto al soggetto, di modo ehe si tratta nei due casi del Deca-meron studiati qui sopra di un'ineguaglianza vera e propria; quando ilcomparativo solo è negato (tipo III Bb)) il periodo esprime una inegua-glianza negata ( = eguaglianza?) ed il modo délia comparativa è il con-giuntivo.

Se dei 7 casi del gruppo III Ab) i 6 si lasciano interpretare e spiegarecorne casi regolari, il settimo présenta délie difficoltà, e precisamente:Dec, X,4, p. 692: — io giuro . . . ehe ella mai o col padre 0 colla madréo con teco più onestamente non visse, ehe ella appresso di mia madré hafattonella mia casa—. Qui la negazione, contrariamente ai due casi prece-denti, si trova per entro al periodo comparativo stesso; e non c'è, perquanto noi vediamo, nessun criterio formale, salvo l'uso dell'indicative(ha) invece del congiuntivo (àbbia), ehe distingue questo tipo dal tipoIII Bb). Certo, si puô dire ehe nel nostro materiale (tipo III Bb)) sonorari i casi nei quali il comparativo contiene un elemento verbale (comequi vivere più onestamente), in modo ehe si puö affermare ehe la nega-zione si riferisce più al verbo ehe ad un comparativo vero e propriocome mena e simili; si veda il primo esempio citato da noi: Dec, I,Introd., p. 18: — non si disdice più a noi Vonestamente andare, chefacciaecc.—. Da questi pochi esempi quello sopraccitato (Dec, X,4, p. 692) èl'unico, nel quale la negazione segue l'elemento comparativo e precedeil verbo (più onestamente non visse), se questo fatto possa essere d'im-portanza (?). Ma la prova di un solo esempio non puô convincere, equesto caso puô benissimo essere un solecismo, cosi come abbiamo tro-vato nella Categoria II, tra centinaia e centinaia di casi, due casi, i qualinon si lasciano spiegare finora in modo troppo convincente. Tuttavia,non è esclusa la possibilità ehe anche in quest'ultimo caso il criteriodistintivo sia quello semantico; cioè ehe il periodo esprima una veraineguaglianza. L'uomo pensa dunque ehe la donna è stata più onorata incasa sua ehe non era stata in quella del marito, e infatti una lettura délianovella conferma questo punto di vista. Ma per poter constatare ehel'esempio è formalmente corretto (cioè ehe si awicina al tipo nessunscudiere ..., dove l'elemento negato non è un comparativo) ci si vuole una

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documentazione un po' più ricca, e nel Decameron non abbiamo trovatoaltri esempi.

In ogni modo, se le regole moderne sono corrette, cioè se la scelta delmodo è più o meno facoltativa e la negazione pleonastica, e se questicasi sono tutti corretti, possiamo vedere qui il germoglio dello sviluppomoderno. Se ci sono nella lingua antica casi dove mancano criteri formālichiari e dove la scelta del modo dipende da sfumature semantiche,possiamo più facilmente spiegarci ehe gli italiani hanno perduto lasensibilità per le distinzioni antiche ehe nella pluralité dei casi sonochiarissime nella lingua di Boccaccio. È probabile ehe la coesistenza ditipi come:

1) nessun soudière serviva meglio ehe serviva ella (La donna è migliore?)2) lo soudière serviva non meglio ehe servisse ella (Stanno a pari?)3) lo soudière serviva meglio ehe non serviva ella (Lo scudiere è migliore)

sia atta a creare coll'andare del tempo moite confusioni e incertezze.// tipo II B. Per motivi pratici vogliamo ora discutere la Categoria

II B, prima di spiegare i tipi rimanenti délia Categoria III. I casi a) b) c)sono casi straordinari e basti dunque per il momento la discussione fatta.Per i tipi i) e f) rimandiamo similmente alla discussione fatta.

II tipo II Bk) è certamente un tipo normale ed occorre discuterlo piùesattamente. Benché si tratti di un periodo di eguaglianza ii congiun-tivo è assolutamente di rigore ogni volta ehe la secondaria contiene iltermine quanto (o corne) alcun altro e simili. Qual'è dunque la differenzafondamentale tra questo tipo ed i tipi corrispondenti délia CategoriaII A? Che cosa distingue i due tipi:

1) io sono tanto bella quanto tu sei2) io sono tanto bella quanto alcun'altra sia.

La spiegazione giace nella natūra del secondo termine o membro del pa-ragone: nel primo caso abbiamo un paragone reale tra due persone pre-cisate rispetto ad una qualità précisa (bellezza); nel secondo caso ilsecondo membro non è precisato od individuato ma assoluto; incorporain se, per cosi dire, tutte le persone (salvo io) ehe possano (eventual-mente!) avère la qualità (bellezza). Il periodo seprime una specie di'superlativo sintattico' e signifies press'a poco ehe io sono bellissirna. Nonsi tratta di un'eguaglianza potenziale né irreale, ma di un'eguaglianzadove il secondo membro è impreciso o generalizzato; diciamo eguaglianzagenerica. Infatti è un caso molto simile a quello discusso da Mörland eBenveniste (pp. cit.), per quanto riguarda l'ablativo comparativo nel

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latino; cfr. la famosa «Absolutierung des zweiten Gliedes»1. Quandodunque il secondo membro del paragone non è individuato ma assolutoo generico si usa nella secondaria il modo congiuntivo, e questo princi-pio è tanto importante da effettuarsi persino quando il paragone esprimeun'ineguaglianza, nel quale caso si trova di solito l'indicativo nellasecondaria. Si veda l'ultimo esempio nostro: Dec, VIII, 10, p. 605:— colei ehe beffatafu era maggior maestra di beffare altrui, ehe alcuno altro

beffato fosse di quegli o di quelle ehe avete cantate—.

Dopo ciö ehe è stato detto sopra è chiaro ehe il tipo II Be) (EsempioIV,4, p. 311) appartiene in realtà al gruppo k).

Il tipo III Ba). Ritorniamo ora alla Categoria III, e passiamo in ras-segna i pochi casi del gruppo Ba). Si vede allora ehe il primo caso (— Ocrediam la nostra vita ecc.— è in realtà un esempio del tipo III Bb). Lanegazione non è espressa nella principale, è vero, ma la principale èinterrogativa e il senso n'è certamente negativo; è il caso dove il latinoavrebbe messo la particella nu m ehe esige la risposta negativa! Gli altrisono tutti del tipo 'eguaglianza generica' o più esattamente inegua-glianza generica nel présente caso. In questi 6 casi non si trova sempre ilconcetto quanto alcun altro nella secondaria. Il soggetto è spesso identiconelle due proposizioni e il concetto generalizzante è allora quello deltempo, espresso con mai, giammai e simili. In realtà dunque non esisteun tipo III Ba).

Sui tipi III Ac) e IIIBc) c'è poco da dire per quanto riguarda la linguadi Boccaccio; sono due tipi ben distinti e l'uso dei modi è molto regolare.Nel caso Dec, IX,5, p. 639: — né prima si parti délia corte ehe ellafu daFilippo nella camera richiamata—, la principale è negata si, ma il concettoverbale non è negato; egli parti dawero, e la partenza avvenne certa-mente prima ehe ella fosse richiamata, benché in un momento vicinissimoa quello délia richiamata. È un modo di dire ehe le due azioni awenneroquasi contemporaneamente, ma ehe quella délia principale precedette;né prima corrisponde come concetto a un appena o, simili. Nel tipoIII Bc), il caso inverso del tipo précédente per quanto riguarda il con-cetto temporale, abbiamo a ehe fare con una ineguaglianza in quanto ehe

1 Un fenomeno analogo è forse l'uso romanzo di mettere sempre il congiuntivoin una relativa ehe segue un superlativo assoluto. Nella frase: — ella è la più belladonna ehe io abbia mai vista —, non viene detto in modo concreto ehe io ho vistoun numéro determinate di donne belle délie quali questa è la più bella. Io ho inmente soltanto la bellezza di quest'ultima, e non la paragono aile altre donneviste da me, anzi la identifico colla bellezza stessa; è un modo espressivo per direche ella è bellissima.

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l'azione délia principale ha espressamente luogo prima di quella déliasecondaria. C'è un solo caso nei nostri materiāli dove la principale ènegata, ma probabilmente non ha importanza. Dobbiamo invece sotto-lineare ehe non c'è un solo caso con «negazione pleonastica» nella secon-daria. Perô, anche per il francese, quest'uso sembra essere un fenomenorelativamente tardivo1. Ora abbiamo visto ehe l'indicativo negato vienesostituito dal congiuntivo positivo ogni volta ehe il paragone è irreale,Potenziale o generico. E cosi si spiega forse l'uso costante del congiuntivonel tipo III Bc). Nel caso: Dec, 11,8, p. 150: — verso Londra, nellaquale prima ehe entrasse, con moite parole ammaestro i piccîoli figliuoli—

si vede ehe al momento in cui egli ammaestro i figliuoli non era ancoraentrato; perciö non si tratta di un'ineguaglianza reale ma di una poten-ziale; cioè, l'azione délia secondaria è potenziale non rispetto ai fattiposteriori (dal punto di vista del narratore), ma rispetto all'azione déliaprincipale. Occorre perö osservare ehe quest'uso è diametralmenteopposto all'uso del latino classico, ehe usava l'indicativo nelle proposi-zioni introdotte da antequam e priusquam2 . L'uso del congiuntivosi introduce perö già nel latino volgare2.

LE REGOLE MODERNE E LE ECCEZIONI ANTICHE. Abbiamo sottolineato pa-recchie volte ehe l'uso antico, per quanto riguarda i modi e la negazionenella secondaria, è molto più rigoroso di quanto non pretendano legrammatiche moderne; e abbiamo perciö accennato alla nécessita distudiare anche l'uso moderno, credendo ehe uno studio délia lingua let-teraria moderna basato su un vasto materiale statistico, dovesse darcidélie idee molto più precise ehe non fanno le grammatiche moderne conle loro generalità normative. Naturalmente, non pensiamo ehe le regolemoderne siano assolutamente arbitrarie e sbagliate; le grammatiche nondanno soltanto regole ma anche esempi, e questi esempi non possono es-sere completamente contrari al genio délia lingua; soltanto, uno studiofondato su un materiale sufficientemente ricco potrebbe aiutarci a giu-dicare meglio la loro vēra natūra e la loro origine.

Ci pare evidente ehe il congiuntivo latino è una cosa e quello italianoun'altra, benché ci siano tipi di congiuntivi comuni a tutt'e due; e ilcongiuntivo, visto cosi in complesso, puö avère nella lingua modernaun'applicazione e perciö anche in certi casi un 'significato' diversi da

1 J. Vendryes, Sur la négation abusive, in Bulletin de la Société de Linguistiquede Paris, Vol. 46, p. 5, Paris, 1950.

2 Leumann-Hofmann-Szantyr, op. cit., p. 600.

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quelli ehe aveva nella lingua antica. Non basta dunque constatare ehein cotale tipo la lingua moderna usa il congiuntivo e la lingua antical'indicativo; bisogna anche domandare se la lingua moderna non esprimain tal caso coll'aiuto del congiuntivo qualcosa ehe ehe la lingua anticaesprimeva con altri mezzi ehe l'opposizione congiuntivo/indicativo; e leeccezioni ehe si trovano nei testi antiehi possono essere appunto deglispunti di un nuovo uso. Tutte le grammatiche affermano ehe la «natūra»del congiuntivo consiste nel denotare l'incertezza, la soggettività ecc,e questo puô essere più o meno vēro per cērti tipi ereditati dal latino,come il congiuntivo ipotetico (irreale), il congiuntivo potenziale ecc;ma per altri tipi questo non è affatto un criterio od è troppo imprecisoper essere del tutto di valore pratico. Infatti non è del tutto esclusoehe il congiuntivo, ehe co-esiste sempre coll'indicativo come mezzo dispo-nibile, possa in certe condizioni storico-linguistiche assumere funzioniehe dovrebbero secondo il principio sopraccitato appartenere esclusiva-mente all'indicativo e vice versa; se il congiuntivo avesse una sola «na-tura», intendiamoci. Chi voglia controllare il materiale del nostro tipoIII Bb) si rende subito conto ehe il congiuntivo è in questi casi essen-zialmente il modo délia realtà, se con realtà si intende un'azione awe-nuta o considerata corne taie (e le grammatiche di solito non vannooltre a questa concezione un po' superfîciale délia realtà!).

Noi crediamo dunque ehe Tunica affermazione ehe si possa fare sulla«natūra» del congiuntivo italiano, prima di aver studiato il suo uso intutte le epoche (e distinto cosi cîo ehe è sincronicamente vero da ciö eheappartiene alla storia, e scoperto corne l'uso molto variabile nei dialetti •possa aver influenzato l'uso letterario ecc, ecc.) non è già ehe questomodo esprima una incertezza, qualcosa di soggettivo ecc, ma soltantoehe il congiuntivo esprime un'altra cosa ehe non fa l'indicativo nellostesso contesto. Il punto importante è sempre la co-esistenza di questedue possibilità; ehe il congiuntivo possa in certi casi assumere funzioniehe appartengono storieamente all'indicativo e vice versa è da un puntodi vista sineronico assolutamente secondario. Definire il congiuntivocorne il modo dell'incertezza e délia soggettività e spiegare poi a suavolta ogni congiuntivo corne esprimente una incertezza od una soggetti-vità, oltre ehe essere molto impreciso nonché sbagliato addirittura, èun circolo vizioso da cui non si esce mai. Il Rohlfs dice (Gram., § 698):«In einem von einem Komparativ (oder ähnlichen Begriff) abhängigencAe-Satz ist der Konjunktiv dadurch bedingt, dass der Inhalt dieses

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Satzes nicht als Tatsache, sondern nur als Vermutung oderAuffassung gedacht ist». Seguono poi alcuni esempi. C'è certamentequalcosa di vero in tale affermazione, ma bisogna pur confessare ehe ètroppo vaga per poter essere applicata ad ogni caso individuale di untesto come il Decameron. Bisogna domandare in ehe cosa consistaquesta 'subjektive Auffassung'. Indubbiamente, l'affermazione 'sogget-tiva' deve aver qualche rapporto preciso con la stessa affermazione com-presa come 'Tatsache'! E cosa vuol dire 'Tatsache'?

Anche nel periodo di eguaglianza si trova qua e là un caso con con-giuntivo; questi pochi casi sono stati considerati 'eeeezioni' tinora, e10 sono dawero secondo un criterio strettamente statistico. Secondo legrammatiche moderne il fenomeno deve essere molto più fréquentenella lingua moderna. È dunque un pensiero seducente ehe queste ecce-zioni siano diventate coll'andare del tempo più regolari, cioè ehe nonsiano eccezioni vere e proprie, ma ehe sono invece sviluppi di una possi-bilità ehe esisteva già nella lingua antica, benché fosse poco sfruttatadagli antichi. Il primo esempio citato dal Rohlfs (ibidem) è di questogénère, ed è preso dal Novellino1. È un caso interessante e ci permettiamodi dedicargli una pagina e di citare in extenso l'inizio délia novella:

— Uno borghese di Fronda avea una sua tnoglie molto bella2. Ungiornoera a unafesta con altre donne délia villa e aveavi una molto bella donna2

la quale era molto sguardata dalle genti; e la moglie del borghese diceva infrase medesima: se io avessi cosi bella cotta com'ella, io sarei altresi sguardatacorne ella, perch'io sono altresi bella corne sia ella2.

11 fatto oggettivo è ehe tutt'e due sono molto belle, ma ehe la 'donna'è molto più 'sguardata' ehe non è la 'moglie'. Perché non dice alloraehe io sono altresi bella corne ella è? È difficile considerare il caso unosbaglio; un anacoluto sarebbe poco probabile in un periodo cosi sem-plice, e non è poi l'unico caso nella lingua antica, corne sappiamo. Cideve dunque forse essere una ragione spéciale se la moglie usa il con-giuntivo, e non puö essere ehe la bellezza délia donna venga espostadalla moglie solo come considerata in una maniera spéciale da lei stessa(Vermutung oder subjektive Auffassung), ma addiritura ehe la moglienon accetta il paragone! II sistēma sarebbe in tal caso come segue:

i) La moglie pensa ehe la donna è (altresi) bella e dice:

io sono altresi bella corne ella è.1 Il Novellino, a cura di C. Alvaro, Novella 26, p. 76-78, ed. Garzanti, 1945.2 Sottolineato da noi.

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2) La moglie pensa ehe l'altra non è bella o almeno ehe è meno bellaehe sia lei stessa, e dice:

to sono altresl bella come sia ella.

Infatti ciô ehe segue nella novella appoggia questa ipotesi. Citiamo{ibidem):

— Tornb a casa al suo marito e mostroîli cruccioso semblante. Il marito ladomandava sovente perch'ella stava crucciata, e la donna rispose: perch'ionon sono vestita si ch'io possa dimorare con l'altre donne, ché a cotale

festa l'altre donne, ehe non sono si belle com'io1, erano sguardate, etto no per mia laida cotta. —

Non ignoriamo il pericolo ehe consiste nel basarsi su un solo o supochi esempi; metodo ehe conduce spesso a conclusioni facili e affrettate.Perö, in casi come questo, dove dobbiamo discutere distinzioni per lequali non esistono criteri formāli - salvo naturalmente il criterio stessoehe stiamo studiando - non abbiamo ehe un solo metodo, e precisamente:cercare di penetrare quanto possibile nella psiche del parlante o delloscrittore; cercare di indovinare più o meno intuitivamente il principiodistintivo ehe decide la scelta del parlante tra le due possibilità; for-marci considerando tutti questi principi supposti un'idea comprensivadélia natūra e délia funzione del congiuntivo, e controllare poi la com-patibilità délia nostra ipotesi o délie ipotesi con ogni fatto nuovo ehescopriremo. Ora per il periodo di eguaglianza non abbiamo ehe 3 ecce-zioni alla regola ehe in questa categoria il modo è quello indicativo, dopoaver spiegato, intendiamoci, i congiuntivi potenziali e quelli genericidélia medesima categoria. Il caso II Ba) resta forse un po' enigmatico,ma gli altri due (II Bb) e II Bc)) si spiegano molto bene corne il casodel Novellino. Ci pare dunque, per il momento, lecito supporre ehel'italiano antico potesse usare il congiuntivo nella secondaria di questotipo rendendo cosi il contenuto del secondo termine del paragone inac-cettabile o inaccettato; ma non bisogna trascurare i fatti statistici. Nelleprime cinque giornate del Decameron ci sono non meno di 472 esempicon indicativo e soltanto uno col congiuntivo (II Bc)). Occorre perciöprecisare ehe se vogliamo presumere ehe la lingua antica conoscesse lapossibilità di usare il congiuntivo nella Categoria II, dove non si trattadi un paragone potenziale o generico, se ne serviva dawero ben poco aquest'epoca; e soltanto uno studio di molti testi posteriori puö con-

1 Sottolineato da noi.

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fermare o negare la nostra jpotesi. Se l'ipotesi è giusta, bisognasottolineare lo strano parallelismo ehe sembra esista tra l'opposizioneindicativo/congiuntivo da una parte e tra eguaglianza/ineguaglianzadalPaltra, cosi:

Io sono cosi bella corne tu sei (IIAc)) -Io sono non meno bella ehe tu sia(IIIBb)).

Io sono cosi bella corne tu sia (IIBc)) = Io sono piii bella chetunonsei(\llAz)).

La nostra ipotesi, per quanto riguarda le eccezioni délia CategoriaII A, corrisponde peraltro molto bene alle spiegazioni tentate da noi peri tre casi del gruppo II A.

Se dovessimo arrischiare una conclusione dopo la discussione délieeccezioni (délia Categoria II; i casi difficili délia Categoria III sono giàstati trattati sopra), sarebbe come segue: nel periodo di eguaglianza ilsecondo termine si nega col congiuntivo; nel periodo di ineguaglianzail secondo termine si nega con la particella non.

LA NEGAZIONE NELLA PROPOSIZIONE SECONDARIA. Abbiamo già consta-tato ehe nella lingua del Boccaccio non si riscontra la negazione nella se-condaria comparativa temporale (dopo prima ehe e simili). A propositodélia negaztone nella secondaria comparativa vera e propria (periodo diineguaglianza) possiamo per ora distinguere tre 'fasi':

1) La fasē latiņa, ehe ignora la negazione completamente.2) La fase romanza, dove la negazione si usa nella proposizione ehe ha

il verbo al modo indicativo dopo principale positiva.3) La fase moderna (italiana), dove la negazione sembra essere (al-

meno secondo la testimonianza dei grammatici) usata liberamentedappertutto.

Al proposito del fenomeno générale (negazione abusiva) Vendryesdice, op. cit., p. 9: «II faut cependant se garder de croire que le françaisen ait le privilège exclusif. En fait, il se rencontre plus ou moins déve-loppé en beaucoup de langues, et ce serait une tache utile que d'en entre-prendre une étude d'ensemble». Ora ehe un fenomeno si trovi in parec-chie lingue diverse, non significa ehe ci si trova sempre per lo stessomotivo, cioè ehe si tratta sempre dello stesso fenomeno. Ciô dice pe-raltro anche il Vendryes, op. cit., p. 1: «II s'y présente même en des em-plois variés, indépendants les uns des autres et qui peuvent par suiteadmettre des interprétations séparées». Anche dopo comparativi sipossono forsē trovare differenti tipi di negazione nelle varie lingue, ed il

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romanzo deve essere tutto spéciale. Vendryes dice, op. cit., p. 9: «Parexemple, quant à l'emploi de la négation après le comparatif, on constateque plusieurs langues donnent la preuve que cet emploi répond à unetendance générale dont elles permettent même de comprendre le motif.Sans doute, l'exact équivalant du tour français je suis plus grand qu'il nel'est ne se rencontre guère ailleurs. Là où on l'observe, il paraît dû àl'influence du français». Ciö ehe dice il Vendryes sul tipo francese nonè, corne sappiamo, troppo esatto; è un tipo romanzo senz'altro, ma eglipensa forse esclusivamente a lingue non romanze. In ogni modo l'espres-sione 'negazione abusiva' ci pare molto inappropriata in uno studiostorico corne anche in uno studio comparato, come quello di Vendryes.Certo, nella sincronia, cioè ad una certa epoca, corne quella moderna(per il francese o per l'italiano) la negazione puö essere o puö sembrareabusiva, ma probabilmente non lo è stata al momento délia sua intro-duzione mille anni or sono. Se certi cambiamenti sintattici tendono adistruggere il senso del periodo in modo ehe tende a esprimere il contra-rio di ciö ehe dovrebbe dire, la negazione appare come l'unico mezzopreciso e appropriato per compensare tale cambiamento. Ciö ehe dice ilVendryes, op. cit., p. 15, coincide molto bene colla nostra spiegazione:«Le développement des syntaxes présente l'opposition de deux tendances,qui aboutissent l'une à l'hypotaxe, l'autre à la parataxe. La première estd'une langue savante et rigoureusement ordonnée; la seconde a un ca-ractère populaire et familier; elle peut même dans sa liberté aller jusq'àl'anacoluthe».

Uno futuro studio dovrà poi mostrare corne e quando comincia lafasē moderna; e si puö constatare ehe l'uso délia negazione nella linguamoderna non è assolutamente arbitrario, bisogna trovare i principi diquesto nuovo uso.

Ora, noi abbiamo spiegato l'introduzione délia particella negativacorne dovuta alla sostituzione di quid a quam. Se questo è vero, l'ita-liano antico rispecchia ancora quest'uso del latino volgare o del romanzocomune; e non è difficile spiegarsi in tal caso perché l'uso antico non siè potuto conservare. L'italiano antico usa ancora la negazione si, ma lagiustificazione originaria dell'uso non esiste più, in quanto ehe il pro-nome quid è diventato a sua volta particella comparativa al pari delquam latino; è perciö comprensibile ehe la sensibilità per l'uso 'corretto'délia negazione sia andato perduto a poco a poco, di modo ehe la nega-zione si puô usare anche col congiuntivo, come nei casi citāti dal Rohlfs

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(Gram., § 698), e ehe l'indicativo comincia ad usarsi senza negazione.II tipo III Ab), dove il primo membro del paragone viene negato, fattoehe proibisce la negazione nella secondaria, puô, se è dawero un tiporegolare, esser stato un punto di partenza per lo sviluppo di questa 'con-fusione'. Perché è evidente ehe la non-esistenza della giustifieazioneoriginaria (la paratassi) non è per se il motivo di un uso più libero, masoltanto la condizione necessaria. Una ragione ancora più importantedi un uso più libero, puô certamente essere stata la crescente impopo-larità del congiuntivo in cērte reģioni italiane. Un futuro studio di testiposteriori al Boccaccio deve sempre tener conto della provenienza geo-grafica dello scrittore; in questioni di sintassi cosi complesse è sottili cisi sbaglia facilmente anche volendo scrivere in buon toscano. Ed ancheil toscano possiede fin dal medioevo certe forme verbāli dove i due modinon si distinguono più.

CONCLUSIONE SUL PERIODO COMPARATIVO NEL DECAMERON E PROSPET-

TiVE PER LA FUTURA RiCERCA. Ripetiamo ora brevemente i risultati (sicurie ipotetici) ottenuti finora:

Categoria I. Il periodo esprime un'eguaglianza o ineguaglianza irreale. Ilmodo è sempre il congiuntivo (nella secondaria). Ad es.: Dec, IV, 1, p. 291:— non altramenti ehe se una fonte d'acqua nella testa avuta avesse, senza—.

Categoria II. Il periodo esprime un'eguaglianza.a) Quando il periodo esprime un'eguaglianza reale tra due termini

precisi (conosciuti) il modo è sempre l'indicativo. Ad. es.: Dec, I , i ,p. 26: — sentendo egli gli fatti suoi, si corne le più délie volte son quegli de'mercatanti intralciati—.

b) Quando il periodo esprime un'eguaglianza potenziale (l'azionedella secondaria è supposta di poter awenire, ma non è ancora realiz-zata) il modo è il congiuntivo. Ad es.: Dec, VII, 2, p. 475: — s'argomentôdifornirlo corne potesse—.

c) Quando il periodo esprime un'eguaglianza reale tra due terminidi cui il secondo (quello della secondaria) è assoluto o generico, il mododella comparativa è sempre il congiuntivo. Ad es.: Dec, 11,8, p. 147:— e tanto piacevole e costumato, quanto alcuno altro gentile uomo il piùesser potesse—.

d) Quando il periodo esprime un'eguaglianza formalmente reale, madi modo ehe il paragone viene rigettato dal parlante, si usa nella com-parativa il modo congiuntivo (?). Ad es.: Dec, V, 10, p. 420: — conobbeehe egli erano delValtre cosi savie corne ella fosse—.

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Categoria III. Il periodo esprime formalmente un'ineguaglianza.a) Quando il periodo esprime un'ineguaglianza vera (positiva) il verbo

délia comparativa è sempre negato e sta al modo indicativo. Ad es.:Dec, I, Introd., p. 20: — e credogli a troppo maggior cosa ehe questa non èsufficienti—. Abbiamo spiegato l'introduzione délia negazione cornedovuta alla sostituzione del pronome quid alla congiunzione quam nel'romanzo comune'; abbiamo dunque supposto una fase intermediariadi paratassi.

b) In alcuni pochi casi il verbo indicativo délia comparativa non ènegato, ma allora la negazione si trova nella principale; ma taie nega-zione sembra riferirsi esclusivamente al primo soggetto e non alla qualitàcomparata. Puö dunque darsi ehe questo tipo esprima una vera in-eguaglianza e non un'ineguaglianza negata corne parrebbe a prima vista.Sembra infatti ehe solo un comparativo negato possa esigere il congiun-tivo dopo di se. In tal caso si tratta di un'altra versione del tipo précé-dente: Ad es.: Dec, V, 5, p. 384: — e niunofigliuolo avendo, néaltro amico0 parente di cuipiù si fidasse ehe di Giacomin facea—.

c) Un certo tipo di periodo temporale puö considerarsi un periodocomparativo; si tratta di una vera ineguaglianza come in a) ma la nega-zione si trova nella principale corne in b). Ad es.: Dec, I, Introd., p. 19:— Né prima esse agli occhi corsero di costoro, ehe costoro furono da esseveduti—.

d) Dopo un termine comparativo negato, si usa nella comparativa co-stantemente il congiuntivo positivo. Qua il congiuntivo (contraria-mente alla natūra tradizionalmente attribuita ad esso) dénota essenzial-mente una realtà (un fatto awenuto). Abbiamo spiegato l'uso del con-giuntivo in questo caso corne un altro espediente per compensare laperdita délia particella quam: credendo ehe in questo caso l'uso dell'in-dicativo e ugualmente délia negazione fossero vietate. Che il congiuntivopossa aver assunto coll'andare del tempo altre funzioni espressive incontesti simili (dubbio, incertezza o addirittura rigetto del contenutodélia comparativa) è possibile, ma questo non riguarda necessariamentel'origine del costrutto. Ad es.: Dec, 11,9, p. 170: — non mena la graziae l'amor del soldano acquistà col suo bene operare, ehe quella del catalanoavesse fatto—.

e) Un certo tipo di periodo temporale deve considerarsi dal nostropunto di vista un periodo comparativo; l'azione délia comparativa èPotenziale (rispetto a quella délia principale, intendiamoci) ed il modo è

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conseguentemente (?) quello congiuntivo. Ad es.: Dec, VI, i, p. 427:— avanti ehe il caldo surgesse più, per comandamento délia reina si miseroa mangiare—,

L'uso della negazione. La negazione si usa nella comparativa del pe-riodo di ineguaglianza solo quando il verbo sta al modo indicativo e laproposizione principale non contiene nessun elemento negatīvo (il tipopiù comune). Il fenomeno ehe la negazione sembra essere usata libera-mente o almeno con più libertà nella lingua moderna ehe non in quellaantica è stato spiegato corne dovuto al fatto ehe la vecchia giustificazione(la nécessita di usare la negazione nel nuovo periodo paratattico delvolgare) non esiste più nella lingua italiana, come esisteva, secondo noi,nella remota epoca del 'romanzo comune', quando il pronome quidnon era ancora divenuto pura particella comparativa.

Prospettive per la futura ricerca. Nello studio di altri testi italiani cipare inutile di registrare tutti i periodi comparativi, per evitare l'accu-mulazione di migliaia di casi 'regolari', ad es. del tipo eguaglianza realecon indicativo. Basterà di constatare se il sistēma valga anche per queitesti, e se no, occorre reagire ogni volta ehe troviamo:

1) Un periodo irreale col verbo al modo indicativo.2) Un periodo di eguaglianza col verbo al congiuntivo, se il tipo non

entra nei gruppi definiti nel précédente come eguaglianza potenziale oeguaglianza generica. Solo altre scoperte di tali casi possono confermarel'esistenza del tipo supposto da noi nella conclusione (si veda CategoriaII d)).

3) Un periodo di ineguaglianza dove il verbo sta all'indicativo senzaessere preceduto da negazione o nella secondaria stessa o nella princi-pale; quest'ultimo tipo mérita spéciale attenzione perché piuttosto raronel Decameron; oppure b) al congiuntivo preceduto da negazione nellasecondaria stessa o senza essere preceduto da un comparativo negatonella principale.

I casi supposti sotto 2) e 3) sembra diventino sempre più frequentidopo il Boccaccio, ma non sappiamo corne questo sviluppo si sia effet -tuato, benché possiamo immaginarci certi fatti.

Anche uno studio degli stessi fenomeni nelle altre lingue romanzesarebbe di massimo interesse; e interessantissimo sarebbe indubbia-mente di trovare casi rilevanti con l'antica particella ca<quam.

Che scoperte posteriori possano costringerci a modificare questi prin-cipi di ricerca è possibile (fra l'altre cose, perché potremmo scoprire tipi

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non esistenti nel Deeameron; ma questi sono i principi ehe possiamodedurre dallo studio del Deeameron ad uso di uno studio storico delperiodo comparativo italiano.

APPENDICE SUL PERIODO COMPARATIVO IN ALTRI TESTI TOSCANI. Noi

abbiamo presunto ehe la situazione linguistica descritta sulla base delDecameron sia quella del toscano antico, se non di altri dialetti italianidella stessa epoca. Anzitutto abbiamo voluto controllare altri testi boccac-ceschi per vedere se concordino col Decameron, ed abbiamo letto L'ele-gia di madonna Fiammetta1, L'Ameto1 ed // Filocolo2. DeWAmeto ab-biamo letto solo la parte in prosa. Per quei tipi di periodo ehe hanno ab-bastanza frequenza nel Decameron per essere considerati tipi sicuri,possiamo per gli altri tre testi stabilire la seguente statistica:

Fiammetta Ameto Filocolo Somme

Eguaglianza irreale (con congiuntivo)Eguaglianza reale (con indicativo)3

Ineguaglianza (indicativo negato)4

Ineguaglianza (con congiuntivo positivo)5

Somme 277 139 774 11 go

I materiāli dei altri tre testi confermano maggiormente ciö ehe ab-biamo detto sui tipi più comuni del Decameron. Passiamo ora in rassegnai pochi casi ehe appartengono a tipi poco frequenti nel Decameron,oppure casi ehe sembrano essere tipi nuovi o per altra ragione dubbiosi.I casi sono cosi pochi ehe possiamo permetterci di studiarli in ordinēcronologico senza sistematizzarli.

Fiammetta. Il primo caso di questo testo si trova in p. 1177: — Amore,..., niuna ingiuria ti fa o t'ha fatto, più ehe tu t'abbi voluto pigliare—dovrebbe appartenere al tipo III Ab) (indicativo positivo dopo prin-cipale ehe contiene un elemento negativo non comparato), ma sembraessere la prima eccezione, se abbi è dawero un congiuntivo. La cosa nonè forse troppo sicura, siccome è documentato nella lingua antica unabbo, ehe è 1. persona, indicativo présente (si veda Rohlfs, Gram., § 541).Per conseguenza una 2. persona, indicativo présente in abbi non è asso-lutamente da escludere.

1 L'edizione è la stessa ehe abbiamo adoperata per il Decameron, si veda sopra.2 G. Boccaccio, / / Filocolo, in Scrittori d'ltalia, nr. 167, Laterza, Bari, 1938.3 Si trovano qua inclusi alcuni esempi (una ventina) di eguaglianza generica

che hanno per conseguenza il modo congiuntivo nella secondaria.4 5) Si trovano qua inclusi anche i casi di proposizioni temporali dei tipi né

prima ... che e prima che ...

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In p. 1193: — U quale io non vedrb prima ehe li vostri altāri, stati peraddietro ..., d''accettevoli incensi saranno onorati, dandoli io—, abbiamo ilprimo caso con indicativo dopo prima ehe, ma bisogna sottolineare ehe sitratta di un futuro e non di altro tempo indicativo.

Ameto. In p. 943: — due ciglia discerne, soprastanti a due occhi ne'quali, quanta bellezza dipinse natūra già mai, tanta in quelli ne giudicaAmeto— abbiamo certamente a ehe fare con il primo esempio di egua-glianza generica col verbo {dipinse) al modo indicativo. È una eccezionestraordinaria perche questo tipo di periodo eomparativo (col congiuntivo)è molto ben documentato. Che la secondaria comparativa précéda laprincipale nell'ultimo caso, non dovrebbe aver nessun'influenza sullascelta del modo?

In p. 987: — Bellona, ..., tentai più volte con umili prieghi in favoredell'amato padre il quale io amai e amo quanto egli ami me, ehe so ehem'ama molto e ha amato— il congiuntivo (ami) (se non è una lezionesbagliata addirittura?) non puö denotare un paragone rigettato, perchéviene confermato esplicitamente l'amore del padre, benché possa deno-tare ehe l'amore del padre sia minore di quello délia figlia. L'esempio nondà appoggio sicuro alla nostra ipotesi (si veda Conclusione; CategoriaII d)).

Trova invece appoggio nel caso seguente, p. 998: — Appena misilasciacredere, 0 ninfe, ehe non fosse cosi onesto il tacere, corne sia ilparlare, de'mieiparenti, de' quali l'uno non degno difama e l'altra d'infamia degna—.

In p. 1008: — Che mérita più colui nel tuo cospetto ch'abbia fatto io?Niun'altra cosa— abbiamo un caso regolare: la negazione nella principaleviene sostituita dal tono interrogativo ehe esige la risposta negativa.Abbiamo osservato il tipo prima: Dec, I, Introd., p. 17; tipo II Ba).Nell'ultimo caso la risposta negativa viene data esplicitamente.

In p. 1023: — io vedente nella sua mano il coltello apparecchiato aper donore e a offender e, com'io concedessi, esaminava— abbiamo a ehefare con un congiuntivo potenziale ordinario (si veda Conclusione: Cate-goria II b)).

In p. 1041: — e di vepri riemputa e di pruni, di se appena porgea altroindizio ehe ora faccia Troia ne' luoghi suoi — abbiamo un altro esempiodel tipo normale III Bb); solo con una negazione un po' più debole:appena altro invece di non altro.

Filocolo. In p. 24: — non altrimenti e' s'arse ehe fa la piombosa pietra,la quale— abbiamo indicativo dopo non altrimenti ehe, dove ci dovrebbe

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essere congiuntivo oppure condizionale (si veda p. 75; tipo III Ab)).È vero ehe si trova nella nostra edizione del Decameron un altro casocon indicativo, ma per questo caso è attestato il congiuntivo in altre edi-zioni.

Per quanto riguarda il caso preso dal Filocolo bisogna osservare eheuno sbaglio come fa invece di faccia è meno probabile ehe gitta invecedi gitti come nel caso del Decameron.

In p. 72: — Ma se pure avvenisse, chi vi chiuderebbe con più pietosamano gli occhi nelVultima ora gravati, ehe io farei?— abbiamo un altroesempio in cui la negazione délia principale viene sostituita da tonointerrogativo ehe esige la risposta negativa (nessuno).

In p. 79: — Tu ti se' lasciato ingannare con meno arte ehe non si lasciàIssifile— abbiamo un'altra prova ehe oecorre un comparativo negatoper provocare nella secondaria il congiuntivo invece dell'indicativonegato.

In p. 178: — nulla n'abbiamo trovata di tanta bellezza, né di si belli elaudevoli costumi, corne voi due ci siate state lodate— abbiamo (se siatenon è uno sbaglio per siete) un congiuntivo ehe non è facile spiegarsi conargomenti convincenti.

In p. 265: — Quai tigre, quai leone, quai altro animale irrazionale ebbemai di tanta crudeltà, ehe più benigno verso H suoi nati non fosse ehe tu nonse' verso di me— abbiamo apparentemente la prima eccezione alla regolaehe quando c'è nella secondaria un indicativo negato la principale nonè mai negata.

Il caso è perô un po' spéciale in tanto ehe tutto il periodo comparativoè retto da principale negativa (è il solito caso con tono interrogativoehe esige la risposta negativa). Il senso è dunque come segue: —nessun tigre ecc... ebbe mai di tanta crudeltà ehe più benigno non fosse ehe tunon sei— il ehe vuol dire ehe — qualsiasi tigre è più benigno ehe tu nonsei—. II caso è dunque probabilmente corretto e regolare, perché ledue prime negazioni si neutralizzano a vicenda.

In p. 299: — Certo non debitamente avete di reina provveduto ail'amo-roso popolo, ehe di sofficientissimo re aveva bisogno, perô ehe di tutti voi,ehe qui dimorate, la più semplice e di meno virtù sono, né alcuno di voi èa cui meglio ehe a me investita non fosse simile corona— sembra un casocurioso, perché il primo in cui troviamo un congiuntivo negato nellacomparativa.

Ma la negazione ha qui il suo senso pieno ed è assolutamente

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necessaria a causa del né ehe precede; è infatti un altro esempiodi neutralizzazione. Il senso è questo: — non c'è nessuno di voi a cui ...meglio non fosse— il ehe è uguale a — a eiaseuno di voi sarebbe meglio ehenon sarebbe a me—. È la prima volta ehe lo vediamo questo tipo, ma devesenz'altro essere registrato corne un tipo regolare.

In p. 410: — Io strignerei con le mie consulate braccia il dilicato collotanto, quanta il mio disio avanti si distendesse— è un caso regolare dicongiuntivo potenziale, o forse faremmo meglio a parlare di un con-giuntivo ipotetico in casi simili.

In p. 413: — più lieto ehe iofossi mai, nelle tue braccia dimoro—, ed inp. 500: — ancora farai tu me lieta più ch'altrafemina fosse mai— abbiamodue casi di ineguaglianza generica, ed è un tipo ehe conosciamo già.

Ed è probabilmente un esempio di ineguaglianza generica pure il casoseguente: p. 416: — perché la fortuna, ancora alla prosperità loro nonferma, con inopinato accidente s'ingegnö d'ojfenderli con più grave paura eheancora off esi li avesse, in questo modo—, L'awerbio ancora deve qui essereconsiderato sinonimo a mai o simili.

In p. 499: — non si vedrà il sole sei volte nuovo, prima ehe tu vedrai ituoi strettissimi parenti— abbiamo un nuovo esempio di futuro dopoprima ehe.

In p. 540: — not siamo, in quanto vi piaccia, e fratelli e servidori—abbiamo un caso regolare di congiuntivo potenziale.

In p. 558: -- I termini del tuo regno gran circuito occupano, i quali, setu me ne crederai, d'ampliarli non entrerai in sollecitudine : spesse volte, peraver l'uomo più ehe si convenga, quello ehe convenevolmente aveva, haperduto— abbiamo un caso curioso, in quanto ehe è il primo periodocomparativo dove non c'è nessuna negazione del tutto! Dopo un compa-rativo positivo ci dovrebbe essere, secondo l'uso normale del Boccaccio,un indicativo negato (più ehe non si conviene).

È un'eccezione difficile a spiegare, se non si tratti di un'ellissi diqualche génère. Infatti ci si aspetterebbe una frase come segue: —per voler avère (= desiderare) l'uomo più ehe non si convenga ecc.—; edin tal caso il congiuntivo sarebbe più naturale (dopo verbum volendi)se non assolutamente regolare.

In linea di massima uno studio délie altre tre grandi opère in volgarescritte dal Boccaccio comferma ciö ehe abbiamo detto sulla lingua delDecameron. Le eccezioni sicure, o apparentemente sicure, sono cosipoche da non poter nemmeno appoggiare le nostre ipotesi meno sicure,

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corne la possibilità di rigettare il contenuto del paragone mediante ilcongiuntivo nella secondaria nel periodo di eguaglianza.

Ora, si obbietterebbe ehe noi abbiamo studiato la lingua del Boccaccio,ehe non è necessariamente, su questo punto, conforme alla lingua deltrecento. Noi siamo abbastanza sicuri ehe la lingua del Boccaccio rap-presenta, per quanto riguarda il periodo comparativo, l'uso del toscanodalla prima apparenza del volgare scritto fino al Cinquecento almeno, maci sono certi indizi ehe l'uso è più oscillante in altri dialetti, sia ehe ilsistēma sia stato un altro od altri, sia ehe questi dialetti abbiano comin-ciato a cambiare il vecchio sistēma prima.

Si direbbe ehe ci resti una sola possibilità, quella di leggere altri testied altri autori. In principio questo è verissimo, ma praticamente la cosanon è affatto cosî semplice. Come abbiamo accennato prima, il paragoneè una figura stilistica ehe spesseggia solo in certi stili. Infatti le opère delBoccaccio sono le uniche délia letteratura antica trovate da noi, dove adesempio il periodo d'ineguaglianza è dawero riccamente documentato,ed in questioni corne questa bisogna avère una documentazione ricca inogni autore per stabilire regole sicure, in modo ehe possiamo con mezzistatistici riuscire a scartare casi ehe sono sbagli evidenti. Per mostrarequanto sia spinoso il problēma abbiamo letto un'altra opera lunga deltrecento e precisamente // convivio1. Da questa lettura risulta la seguentestatistical

Eguaglianza irreale (con congiuntivo) 2 casiEguaglianza reale (con indicativo) 410 casiIneguaglianza (con indicativo negato) 11 casiIneguaglianza (con congiuntivo non2 negato) 5 casi

II sistēma è senz'altro quello del Boccaccio, ma solo il periodo di egua-glianza è riccamente documentato e per lo più con formule del tipo comeio dissi sopra e simili.

Ci sono nel Convivio tre casi di eguaglianza Potenziale 0 piuttostoipotetico, e devono considerarsi regolari, e precisamente:

P. 168: — L'uno si è ehe quanto la natūra umana fosse migliore tantosarebbe più malagevole—; p. 169: — quanto li uotnini fossero più sme-

1 Dante Alighieri, Il convivio, I-II, in Opere di Dante, Vol. IV-V, Felice leMonnier, Firenze, 1934-37. Abbiamo letto solo la parte in prosa.

2 Per lo più periodi temporali del tipo avanti che.

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morati, {ehe) tantopiù tosto ogni oblivione verrebbe—; p. 169-70: — quantoH uomini smemorati ptù fossero, più tosto sarebbero nobili—.

Di eccezioni c'è forse una sola, p. 262: — Imprest a lodare questa donna,e se non corne si convenisse, almeno innansi quanto io potesse—.

Statisticamente dunque la lingua di Dante è ancora più regolare délialingua del Boccaccio, ma l'informazione è un po' illusoria, perché lalingua di Boccaccio è, su questo punto, infinitamente più ricca e variata,e mostra una grandissima variazione di tipi ehe nella prosa di Dante nonsi riscontrano nemmeno. Lo stabilire una descrizione sulla base déliaprosa dantesca, corne noi abbiamo fatto su quella boccaccesca, sarebbestata un'impresa impossibile. Ma, e bisogna ripetere il fatto, se la prosadi Dante è più povera in periodi comparativi, quello ehe c'è è in sommogrado conforme all'uso boccaccesco.

Un altro testo toscano, / / novellino (op. cit.) dovrebbe essere cornestile molto simile al Decameron. L'uso è in questo testo essenzialmentelo stesso, ma la documentazione è povera sia statisticamente ehe tipolo-gicamente. Ecco la statistica:

Eguaglianza irreale (con congiuntivo) 4 casiEguaglianza reale (con indicativo) 22 casiIneguaglianza (con indicativo negato) 8 casiIneguaglianza (con congiuntivo non negato) 3 casi

II caso p . 46: — priegoti ehe tu mi doni oro o argento o robe, corne sia tuopiacere— è un caso regolare di congiuntivo potenziale.

In p . 37: — facciasi con più onestade e più cortesia ehe fare si puote—non abbiamo probabilmente a ehe fare con un periodo di ineguaglianza,ehe esigerebbe secondo l'uso Boccaccesco il congiuntivo (possa), ma conuna semplice proposizione relativa, dato l'uso di questo testo di usarepiù corne superlativo. Ci sta dunque con il più di cortesia ehe fare sipuote.

Di eccezioni sicure ce n'è in tutto il testo una sola, quella ehe abbiamodiscussa sopra a proposito del periodo di eguaglianza con congiuntivo.Si trova in pagina 77; ed è la novella délia moglie dalla «laida cotta».

Abbiamo prima suggerito ehe il sistēma boccaccesco valesse ancora neltoscano del Cinquecento, e vogliamo finire questo primo saggio sul pe-riodo comparativo italiano con una statistica basata su due scritti delMachiavelli1, e precisamente // Principe e le Istorie florentine. Ecco lastatistica:

1 N. Machiavelli, Opere, in La letteratura italiana, Vol. 29, R. RicciardiEditore, Milano—Napoli, 1954.

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Principe IstorieEguaglianza irreale (con congiuntivo)Eguaglianza (con indicativo o congiuntivi regolari).Ineguaglianza (con indicativo negato)Ineguaglianza (con congiuntivo non negato)

Ci sono quattro casi di congiuntivi ipotetici del tipo ehe abbiamo vistonel Filocolo ed altrove. Sarebbe forse stato giustificato di distinguere unacategoria ipotetica da questa potenziale nel periodo di eguaglianza (siveda Conclusione). Di eccezioni vere e proprie ce n'è una sola, ed è ilprimo caso di congiuntivo negato dopo prima chel Si trova in 1st. fior.,II, XXVI, p. 651: — prima ehe leforze di Castruccio non crescessero—.

Dalla lettura di altri testi toseani fino al Cinquecento risulta ehe il De-cameron è senz'altro il testo da scegliere per chi voglia studiare il periodocomparativo nel toscano dei primi secoli. I tipi poco frequenti, le appa-renti eccezioni, sono più numerosi nello stesso Decameron ehe altrove.Certi di questi tipi sono tanto rari ehe è per il momento impossibile de-cidere se si tratti di solecismi, di tipi regolari o di spunti di un nuovouso; benché noi abbiamo qualche volta tentato di avanzare un'ipotesi.Infatti dobbiamo sempre aspettarci un certo numéro di sbagli in testi ehesono stati stampāti solo parecchi secoli dopo la loro stesura, e spesso idati statistici saranno la nostra unica pietra di paragone.

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