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53 Il pensiero storico-economico sul credito nell’Italia del Novecento di SALVATORE LA FRANCESCA Premessa L’esposizione sarà svolta con riferimento al periodo intercorrente tra la riforma bancaria del 1926 e la nuova legge (D. Lgs. 1° settembre 1993: testo u- nico delle leggi in materia bancaria e creditizia) e sarà preceduta da brevi cenni su alcuni temi di lungo periodo della politica monetaria. Andando avanti nel corso degli anni presi a riferimento, la rassegna stessa si farà sempre più eterogenea fino a trasformarsi in una raccolta di citazioni di punti di vista di contemporanei. Queste note non saranno tanto una rassegna di storiografia ma piuttosto uno sguardo d’assieme sulle opinioni in merito alle vicende creditizie, talune delle quali non ancora completate, visibili negli effetti e decantate nell’esperienza. I temi essenziali sui quali si concentrerà l’attenzione saranno quelli della politica monetaria delle trasformazioni istituzionali delle banche, dell’evoluzio- ne operativa del sistema creditizio avuto riguardo anche alle dimensioni ban- carie ed alle specificità dei mercati. Si accennerà anche ai punti di vista sulle relazioni fra economia finanziaria ed economia reale con particolare riferimen- to ai rapporti banca e industria ed alla relazioni tra credito e finanza. Saranno sfiorati infine i soggetti non bancari, i comportamenti del sistema bancario pa- rallelo: la Cassa Depositi e Prestiti, le Casse postali. Molte saranno le incompletezze e le approssimazioni; non si ha del resto l’ambizione di offrire una rassegna esauriente per individuazione dei problemi e per citazioni, ma piuttosto di accennare ad alcune essenziali linee di tenden- za interpretativa su alcuni argomenti considerati cruciali. Si deve infine soggiungere che sono assenti da queste note le discussioni di spessore teorico concernenti tematiche quali le funzioni della moneta nell’e- conomia ed il ruolo della finanza e del credito nei processi di sviluppo: in ter-

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Il pensiero storico-economicosul credito nell’Italia del Novecento

diSALVATORE LA FRANCESCA

Premessa

L’esposizione sarà svolta con riferimento al periodo intercorrente tra lariforma bancaria del 1926 e la nuova legge (D. Lgs. 1° settembre 1993: testo u-nico delle leggi in materia bancaria e creditizia) e sarà preceduta da brevi cennisu alcuni temi di lungo periodo della politica monetaria.

Andando avanti nel corso degli anni presi a riferimento, la rassegna stessasi farà sempre più eterogenea fino a trasformarsi in una raccolta di citazioni dipunti di vista di contemporanei.

Queste note non saranno tanto una rassegna di storiografia ma piuttosto unosguardo d’assieme sulle opinioni in merito alle vicende creditizie, talune dellequali non ancora completate, visibili negli effetti e decantate nell’esperienza.

I temi essenziali sui quali si concentrerà l’attenzione saranno quelli dellapolitica monetaria delle trasformazioni istituzionali delle banche, dell’evoluzio-ne operativa del sistema creditizio avuto riguardo anche alle dimensioni ban-carie ed alle specificità dei mercati. Si accennerà anche ai punti di vista sullerelazioni fra economia finanziaria ed economia reale con particolare riferimen-to ai rapporti banca e industria ed alla relazioni tra credito e finanza. Sarannosfiorati infine i soggetti non bancari, i comportamenti del sistema bancario pa-rallelo: la Cassa Depositi e Prestiti, le Casse postali.

Molte saranno le incompletezze e le approssimazioni; non si ha del restol’ambizione di offrire una rassegna esauriente per individuazione dei problemie per citazioni, ma piuttosto di accennare ad alcune essenziali linee di tenden-za interpretativa su alcuni argomenti considerati cruciali.

Si deve infine soggiungere che sono assenti da queste note le discussionidi spessore teorico concernenti tematiche quali le funzioni della moneta nell’e-conomia ed il ruolo della finanza e del credito nei processi di sviluppo: in ter-

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1 P. CIOCCA, Introduzione al volume di Cameron, Lo sviluppo del sistema industriale, IlMulino, Bologna, 1975 ripresa nel libro dello stesso autore, Interesse e profitto, Il Mulino, Bo-logna, 1982.

2 D. DEMARCO, Banca e congiuntura nel Mezzogiorno d’Italia (1809-1863), Esi, Napoli,1963, ID.: in Credito e sviluppo economico in Italia dal Medio Evo all’età contemporanea, Verona,1988.

mini semplificati i rapporti tra la moneta, la finanza e l’economia reale, non-ché i ruoli funzionali degli intermediari finanziari nella raccolta e nell’alloca-zione del risparmio. Non saranno affrontate discussioni sulle attività delle ban-che centrali e sulla nascita e il funzionamento dei mercati finanziari, nè i di-vergenti punti di vista di quegli economisti che attribuiscono alle banche unafunzione di mero trasferimento di risorse e di quelli che riconoscono invece alcredito una funzione creatrice nei processi di sviluppo economico e nell’avan-zamento delle tecnologie1.

Sembra allo scrivente che dalla storiografia italiana, densa nell’insieme diapprofondimenti documentali e critici, emerga implicitamente sia la considera-zione dei problemi di funzionalità del sistema creditizio, rimasto a lungo ban-co – centrico, sia il riconoscimento del ruolo di promozione e di sostegno delsistema produttivo svolto complessivamente dal credito nel lungo periodo.

Ulteriori contributi storiografici di diverso spessore analitico sono stati re-cati e vengono oggi offerti dalle storie di singole banche. Una rassegna a que-sto riguardo viene rinviata ad altra occasione.

1. Le questioni di politica monetaria. Una retrospettiva sul periodo lungo(1861-1940)

I problemi della politica monetaria e creditizia svolta durante il primocinquantennio unitario sono stati ampiamente dibattuti dalla storiografia edalla letteratura economica fino agli anni settanta avendo di mira essenzial-mente, per il primo cinquantennio unitario, la “questione bancaria” ed i volu-mi della circolazione fiduciaria in rapporto al capitale ed alla riserve degli isti-tuti di emissione. Pur nel generale riconoscimento della ineluttabilità della di-chiarazione e della permanenza del corso forzoso, era prevalente la valutazio-ne negativa in ordine agli sconfinamenti nell’emissione dei biglietti di banca eal permissivismo della politica finanziaria del Magliani. Sulla pluralità dellebanche di emissione si ponevano punti di vista contrastanti: da una parte lapropensione a considerare anomalo l’operare di più istituzioni, dall’altra laconsiderazione del valore del mantenimento dei banchi meridionali sempresottolineata da Demarco, Di Nardi, De Rosa, Giuffrida2. Dopo gli Annali del

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Corbino, già la Banca d’Italia con il monumentale complesso di dati e notiziedel De Mattia aveva posto gli studiosi in condizione di riprendere in esame unquadro più compiuto. Una forte ripresa degli studi su argomenti creditizi siverifica nell’incontro Sise di Verona 1987. Dagli anni ’90 la Collana di ricerchestoriche della Banca d’Italia ha consentito di pervenire ad approfondimentistoriografici di notevole spessore.

Il primo volume del 1990 della Collana (recante, tra gli altri, i saggi diCardarelli, Sannucci, Tuccimei e Gigliobianco) esamina vari aspetti dei rap-porti monetari internazionali, delle normative e dell’attività degli istituti diemissione fino all’inizio del novecento. Nel quadro di una visione aggiornatadella tematica, sembra emergere l’idea che la pluralità di emissione sia statoun obiettivo raggiunto in ritardo; un punto di vista in questo senso è forse de-sumibile dal saggio di Bonelli3 sulla Banca d’Italia dal 1894 al 1913, punti divista diversi da quelli espressi più volte da De Rosa4 e che lo scrivente condi-vide. Il saggio di De Cecco nella stessa collana5 inquadra i problemi finanziaridel Paese nel quadro più ampio della finanza internazionale.

Una visione complessiva della questione bancaria e della politica moneta-ria nel secondo scorcio dell’ottocento è offerto da Paolo Pecorari con due li-bri tra loro complementari: La fabbrica dei soldi e La lira debole6. Una visio-ne ampia ed equilibrata densa di note critiche sulla linea espansiva del Maglia-ni in contemporanea con il ritorno alla convertibilità della moneta con l’oro.Una impostazione che sembra implicitamente richiedere qualche ulteriorespunto di discussione rispetto al punto di vista del Confalonieri7 che avevaanalizzato con i temi dell’espansione creditizia negli anni ’80 anche la politicapermissiva dell’espansione stessa condotta dal Tesoro e giudicato favorevol-mente le possibilità di lievitazione del credito consentite dal Magliani all’attodel ritorno temporaneo alla convertibilità.

Il dibattito sui problemi di lungo periodo della politica monetaria è oggi

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G. DI NARDI, Le banche di emissione in Italia nel secolo XIX, Utet, Torino, 1953.L. DE ROSA, Il Banco di Napoli nella vita economica nazionale, L’Arte Tipografica, Napoli,

1964.R. GIUFFRIDA, Il Banco di Sicilia, Palermo, 1973.3 F. BONELLI, La Banca d’Italia dal 1894 al 1913, Laterza, Roma-Bari, 1991.4 L. DE ROSA, Il Banco di Napoli Istituto di emissione, Napoli, 1992.5 M. DE CECCO (a cura di): L’Italia e il sistema finanziario internazionale dal 1861 al 1914,

Collana storica della Banca d’Italia, Laterza, Roma-Bari, 1990.6 P PECORARI, La fabbrica dei soldi, Istituti di emissione e questione bancaria in Italia (1861-

1913), Patron, Bologna, 1994.P. PECORARI, La lira debole, Padova, Cedam, 1999.7 A. CONFALONIERI, Banca e industria in Italia 1894-1906, Il Mulino, Bologna, 2 vol., 1979.

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ripreso da Cohen e Federico8 che rilevano come un contributo meritevole diattenzione sia venuto nel 1991 da parte di due economisti: Spinelli e Fratiannicon la “Storia monetaria d’Italia”9. È quest’ultima un’opera interessante anchese invero non sembrano condivisibili né i modelli, né molte delle conclusioni.In effetti chi scrive non condivide il giudizio secondo cui sarebbe stata ecces-siva l’offerta di moneta e rilevanti gli effetti del tutto negativi sui mercati inter-nazionali. I livelli d’inflazione furono moderati10, spesa pubblica e debito pub-blico furono spinti da obiettive esigenze prioritarie.

La monetizzazione dell’economia ha avuto effetti positivi, osserva l’economi-sta monetario Pittaluga11. Del resto ci si può chiedere se fosse eccessiva la circola-zione fiduciaria o fossero piuttosto inadeguati i flussi monetari di partenza rispet-to ad una economia in fase di modernizzazione. Sui complessi e contrastanti ef-fetti del “financial deepening” si erano soffermati i lavori di Warglien12 e Ganu-gi13. Secondo le tesi di natura monetarista di Spinelli e Fratianni il deficit del bi-lancio statale sarebbe stato responsabile del mancato riaggancio al gold standard,del deficit della bilancia dei pagamenti e quindi del maggior costo del capitalestraniero. Ma il deficit del bilancio secondo il concorde convincimento della sto-riografia risponde alle condizioni stesse della strutturazione dello Stato14 e del suoprimo sviluppo economico negli anni ’80. In proposito Federico riporta i dati diVera Zamagni sulle fluttuazioni del debito pubblico e sulla ciclicità dell’indebita-mento statale fronteggiati dai volumi di risparmio (tra il 1861 e il 1939) consi-stenti nel 5% del Pil. Ciò avrebbe evitato l’effetto di “crowding out” consideratoche nei portafogli delle banche (Cotula e Garofalo) i titoli del debito pubblicorappresentavano una quota non superiore ad un quarto15.

La politica monetaria di quegli anni è pressoché coincidente con la figura

8 J. COHEN, F. FEDERICO, Lo sviluppo economico italiano, 1820-1960, Il Mulino, Bologna,2001.

9 F. SPINELLI e M. FRATIANNI, Storia monetaria d’Italia, Mondadori, Milano, 1991.10 F. TONIOLO, Storia economica dell’Italia liberale, Il Mulino, 1998.11 G. PITTALUGA, La monetizzazione del Regno d’Italia, in P. CIOCCA (a cura di), Il progres-

so economico dell’Italia, Permanenze discontinuità, limiti, Il Mulino, Bologna, 1994.12 M. WARGLIEN, Investimento industriale e instabilità finanziaria, in Italia 1878-1913, in

“Rivista di Storia Economica”, n. 1, 1987.13 P. GANUGI, Financial deepening, risparmio forzato e accumulazione in Italia, 1881-1936,

in “Rivista di Storia Economica” n. 1-3, 1989.14 ZAMAGNI, Il debito pubblico italiano, 1861-1946, Ricostruzione della serie storica, in “Ri-

vista di Storia Economica” n. 3, dicembre 1998.15 F. COTULA e P. GAROFALO, Le aziende di credito nel sistema finanziario, in Banca d’Italia.

Servizio Ricerche Storiche, Collana storica della Banca d’Italia, Laterza, Roma-Bari, 1995.F. COTULA e T. RAGANELLI, Introduzione a “I bilanci delle aziende di credito 1890-1936”,

a cura del Servizio Ricerche Storiche della Banca d’Italia, Laterza, Roma-Bari, 1996.

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di Bonaldo Stringher e sono al riguardo illuminanti i contributi di Bonelli, Pe-corari e Ciocca16.

La riforma bancaria del 1926 segna certamente una diversificazione nellaconcezione della politica monetaria e nel ruolo della stessa. Una diversificazioneche viene colta dalla storiografia che tratta con le opportune sfumature di anali-si la fase di politica monetaria nella quale ancora la banca centrale non esiste ocomunque non è protagonista assoluta delle vicende monetarie.

Non va tanto considerata, al riguardo, la pluralità delle istituzioni abilitate ademettere moneta cartacea quanto piuttosto il fatto che in quella fase fino al 1926la moneta è costituita essenzialmente dalla circolazione fiduciaria. In quegli anniinvece la massa e la fluttuazione dei depositi e conti correnti comportano gradual-mente l’estensione del concetto di moneta ad altre attività finanziarie liquidabili.

Siamo ancora lontani dalle diversificazioni più recenti delle attività liquidee delle varie definizioni di M1, M2, M3 comprendenti oltre che la circolazionele varie forme di deposito e di attività liquide (L’espressione M3 diviene viavia inclusiva dei buoni del tesoro da decenni costituenti invece dell’irredimibi-le la forma d’indebitamento delle finanze statali).

Le serie storiche delle macro grandezze finanziarie sono state tracciate daCiocca e Della Torre17.

Fino agli anni ’20 è la circolazione fiduciaria l’elemento dominante e la si-tuazione del debito pubblico è contrassegnata fino alla prima guerra mondialedalla prevalenza del debito irredimibile quindi poco movimentabile. È intornoagli anni ’20 infatti che avviene l’evoluzione della massa monetaria e che leanalisi si trovano ad affrontare una realtà più complessa.

A proposito delle determinazioni consistenti nell’adozione della “QuotaNovanta” il dibattito è stato ampio e non è forse concluso. Sono accantonatedalla letteratura le tesi che attribuiscono natura eminentemente politica alladecisione. Lo scrivente si richiama a talune sue considerazioni del 1972 chefacevano proprie alcune delle osservazioni di Renzo De Felice18. Gli studiosi,

16 F. BONELLI, Bonaldo Stringher, 1854-1930, Banca Popolare Udinese, Casamassima, Udine, 1985.P. PECORARI, Sul contributo di Bonaldo Stringher allo sviluppo economico dell’Italia nel primo

novecento, in Archivio Veneto, vol. CXLVII, 1996.P. CIOCCA, La ricerca di una politica monetaria, 1900-1919, in L’instabilità dell’economia, Ei-

naudi, Torino, 1987.17 P. CIOCCA e A.M. BISCAINI COTULA, Le strutture finanziarie: aspetti qualitativi di lungo pe-

riodo (1870-1970), in F. VICARELLI (a cura di) Capitale industriale e capitale finanziario, Il Mulino,Bologna, 1977. Riportato anche in P. CIOCCA, Interesse e profitto, Il Mulino, Bologna, 1982.

F. DELLA TORRE, Strutture finanziarie e crescita economica in Italia (1861-1981), in Banche ereti di banche (a cura di F. CONTI e S. LA FRANCESCA), Il Mulino, Bologna, 2000.

18 S. LA FRANCESCA, La politica economica del fascismo, Laterza, Roma-Bari, 1972.

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Marconi e Rodano tra gli altri19, hanno preferito sottolineare la necessità tecnicadel provvedimento ben individuata da Baffi20. Una rassegna degli studi sull’argo-mento è contenuta nella citata “Storia monetaria d’Italia” che sembra avallare lavalenza della quota di rivalutazione. Una valutazione equilibrata è quella di Cotu-la e Spaventa21 che inquadrano positivamente il provvedimento nel sistema euro-peo delle rivalutazioni, pur nel riconoscimento dell’eccesso di ambizione nellaquota di cambio, e concludono comunque che “le conseguenze negative nonhanno il rilievo che esse appaiono assumere nell’opinione comune”. Le politichemonetarie dovranno imboccare un sentiero difficile tra comportamenti concessividerivanti da necessità di salvataggi industriali e bancari, contrastanti esigenze distretta creditizia e successiva difesa ad oltranza negli anni ’30 degli elevati livellidi cambio. Interverranno poi, dopo la guerra di Etiopia, i danni derivanti dallaprevalenza degli obiettivi di politica estera su ogni altra necessità della nazione.Per quanto ampiamente trattato l’argomento è forse ancora suscettivo di una va-lutazione “definitiva” in una prospettiva che ripercorra tutte le fonti possibili.

2. Credito, finanza e impresa dalla legge del 1926 alla riforma bancaria del1936.

Il rapporto complesso tra banca e impresa

I problemi istituzionali e operativi della banca negli anni dell’espansione cre-ditizia e di fronte alla crisi successiva sono delineati nell’opera di Confalonieri.Ne emerge non solo l’esperienza della Banca Commerciale e del Credito Italiano,ma ne risulta anche il quadro generale della problematica delle grandi banche.22

Il quadro generale di sistema è stato di recente tratteggiato23.

R. DE FELICE, I lineamenti politici dell’allineamento della lira a quota 90, in Il Nuovo Osserva-tore, 1965.

19 M. MARCONI, La politica monetaria del fascismo, Il Mulino, Bologna, 1982.S. RODANO, Il credito all’economia. Raffaele Mattioli alla Banca Commerciale Italiana, Mila-

no-Napoli, 1983.20 P. BAFFI, Nuovi studi sulla moneta, Milano, 1973.21 F. COTULA e L. SPAVENTA, La politica monetaria tra le due guerre. 1919-1935, Collana

storica della Banca d’Italia, Laterza, Roma-Bari, 1993.22 A. CONFALONIERI, Banca e industria in Italia dalla crisi del 1907 all’agosto 1914, vol. II, Milano,

1982. ID., Banche miste e grande industria in Italia, 1914-1933. L’esperienza della Banca Commerciale edel Credito Italiano, Banca Commerciale Italiana, Milano, 1994. ID., Considerazioni sull’esperienza delCredito Italiano, 1914-1933, in Il Credito Italiano e la Fondazione dell’Iri, Milano, 1990.

23 S. LA FRANCESCA, Credito e finanza tra continuità e trasformazioni istituzionali, in Banchee reti di banche, a cura di S. Conti e S. La Francesca, cit.

A. COVA, Per una storia del credito in Italia: grandi banche nazionali ed istituti locali, in

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Banche e sviluppo economico dal Piemonte meridionale in epoca contemporanea, (a cura di C.Bermond), Centro studi piemontesi, Torino, 2001.

24 G. TONIOLO, Il profilo economico, in G. TONIOLO e G. GUARINO (a cura di), La Banca d’I-talia e il sistema bancario 1919-1936, Collana storica della Banca d’Italia, Roma-Bari, Laterza, 1993.

25 D. MENICHELLA, Il riordinamento del sistema bancario italiano del 1933-1936, Discorsoalla Settimana di studi bancari, giugno 1954, in DONATO MENICHELLA, Stabilità e sviluppo dell’e-conomia italiana, p. 548, Documenti e discorsi, a cura di F. COTULA, C.O. GELSOMINO e A. GI-GLIOBIANCO, Laterza, Roma-Bari, 1997.

26 G. CONTI, Finanza di impresa e capitale di rischio in Italia (1870-1939), in «Rivista di sto-rica economica». ID., Le banche e il finanziamento industriale, in Storia d’Italia. Annali, XV: In-dustria, a cura di F. AMATORI , Einaudi, Torino, 1999, pp. 441-504.

27 Ministero dell’Industria e Commercio. L’istituto per la ricostruzione industriale IRI, vol.III, Rapporto del prof. Pasquale Saraceno, Utet, Torino, 1956.

P. SARACENO, Nuovi assetti introdotti nel nostro sistema economico dalle misure richieste dallagrande crisi 1929-1935. ID., Salvataggi bancari e riforme negli anni 1922-1936, in Banca e industriatra le due guerre, vol. II, Le riforme istituzionali e il pensiero giuridico, Il Mulino, Bologna, 1981.

28 L. DE ROSA, Storia del Banco di Roma, Roma, 1983.

Il saggio di Toniolo per la Collana storica della Banca d’Italia24 offre unadescrizione ampia delle situazioni istituzionali e operative del sistema. L’inter-pretazione delle problematiche del credito negli anni ’20 alla base del saggiodi Toniolo sono vicine a quelle che Menichella aveva avanzato a suo tempo edespresso in una conferenza saggio riportata prima in Galli e più di recente neivolumi della Collana storica della Banca d’Italia. Era convincimento di Meni-chella25 che l’eccessiva espansione del credito bancario avesse avuto, come ine-vitabile conseguenza l’inflazione, l’adozione dei provvedimenti restrittivi daparte del De Stefani dopo la “Baraonda bancaria” di cui parla lo stesso DeStefani che ne paga, sottolinea Menichella, ingiustamente lo scotto.

Toniolo compie un’ampia analisi della politica creditizia di quegli anni.Una delle sue considerazioni dallo scrivente condivisa è che il credito sia sta-to un sostituto improprio del capitale necessario a sostenere l’eccesso di ca-pacità produttiva che le classi dirigenti della nazione non intendevano ridur-re. I costi furono certo elevati, ma, soggiungerei, la scelta di tenere alte leambizioni di un Paese in una fase delicata dell’industrializzazione non fuinopportuna.

Sui vari aspetti dei problemi della banca e dell’impresa si dispone di vari contri-buti. Conti tratta prima i problemi della finanza d’impresa e affronta poi le temati-che generali di sistema. Una visione complessiva del problema e delle soluzioni natenel sistema economico nazionale è quello dello stesso Conti in Annali 1526.

Le politiche dei salvataggi ed i relativi costi erano stati esaurientemente il-lustrati da Saraceno 27. De Rosa ne ha analizzato un caso particolarmente criti-co quello del Banco Roma28, e Falchero il caso della crisi della Banca italiana

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di sconto29. Si sono andati aggiungendo i lavori di Comei sull’Istituto di liqui-dazioni, ed altri studi, quello di Gigliobianco sulla Sezione speciale autono-ma30, di De Janni e di Bermond sulle vicende della Banca agricola italiana31.

1926: Un primo intervento riformatore.

Sulla legge bancaria del 1926 nei suoi aspetti innovativi e nella sua limita-ta efficacia a proposito di limitazione del rischio bancario di fronte alla situa-zione sempre più difficile del sistema e delle grandi banche, mi sembra vi sia-no larghi spazi di approfondimento. L’attenzione si è concentrata sulla succes-siva riforma, considerato che gli effetti della legge del 1926 sono risultati rile-vanti ma incompleti e travalicati poi dall’impatto della crisi.

Si può al riguardo osservare che mentre ai fini della concentrazione dellebanche minori e della contrazione degli sportelli il provvedimento spiegò pie-na efficacia esplicata dalla storiografia, gli effetti della legge in materia di rap-porti capitale / depositi ed impieghi / raccolta ebbero effetti graduali e nonancora forse ponderati esaurientemente.

Sul tema della concentrazione si sofferma il saggio di Alberto Cova32.Da considerare al riguardo sia il libro di Polsi sul consolidamento gradua-

le dei poteri della banca centrale sia i saggi dello stesso Polsi sull’articolazioneterritoriale del sistema33.

In ordine al processo di unificazione dell’emissione, l’andamento dei tre

29- A.M. FALCHERO, La Banca italiana di sconto, 1914-1921. Sette anni di guerra, Milano, 1990.30 M. COMEI, La regolazione indiretta – Fascismo e interventismo economico alla fine degli

anni venti, L’Istituto di liquidazione (1926-1932), Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1998.A. GIGLIOBIANCO, La Sezione speciale autonoma del Consorzio sovvenzioni su valori industria-

li, in La Banca d’Italia e il sistema bancario, 1913-1936 (a cura di F. Bonelli), cit. ID., Tra conoscen-za e collaborazioni: Considerazioni sulla natura dei rapporti tra Banca Centrale e sistema bancarionell’esperienza italiana (1844-1918), in Ricerche per la storia della Banca d’Italia, vol. I, cit. Later-za, Roma-Bari, 1990

31 N. DE IANNI, Denaro per crescere, Credito e capitale in Riccardo Gualino, in Regole eMercati, Pisa, 2002.

C. BERMOND, Tra libero mercato e mercato regolato. Le vicende della Banca Agricola nel-l’ambito del gruppo Gualino, in Regole e mercati, cit.

32 A. COVA, Le banche popolari in Italia tra le due guerre, in Le banche popolari nella storiad’Italia (a cura di P. Pecorari), Istituto veneto di scienze, lettere e arti, Verona, 1999.

33 A. POLSI, L’articolazione territoriale del sistema bancario italiano tra scelte di mercato e in-tervento delle autorità monetarie (1900-1936), in Banche e reti di banche, vol. I cit. ID., Stato eBanca Centrale in Italia. Il governo della moneta e del sistema bancario dall’Ottocento ad oggi,Laterza, Roma-Bari, 2001. ID., La vigilanza bancaria dai decreti del 1926 al piano sportelli del1938 in Regole e mercati, cit.

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istituti di emissione dal 1894 è illustrato dal volume della Collana storica suibilanci degli istituti di emissione34.

Riguardo alla unificazione dell’emissione dei biglietti di banca (su cui vi sonobrevi lavori descrittivi dello scrivente) è da menzionare il libro recente di France-sco Balletta critico sulla unificazione del sistema e le modalità con cui l’unificazio-ne ha avuto luogo. Una delle questioni di base sta forse nella determinazione delprezzo dell’oro tra Tesoro, Banca d’Italia e banchi meridionali35.

Il ruolo delle grandi banche e del sistema bancario minore.

Alcune analisi fondamentali riguardano le tematiche operative del sistemabancario ed i suoi rapporti con mondo delle imprese.

L’opera di Confalonieri, in particolare il suo volume “Banche miste e grandeindustria in Italia” non solo rende conto dell’esperienza della Banca commercialee del Credito italiano, ma approfondisce i tempi principali del rapporto tra gran-di banche e grandi imprese, le problematiche della fase concessiva dei crediti e lerelative difficoltà di recupero. Il ruolo della banca mista di insostituibile sostegnoall’industria rimane confermato anche nella fase della difficile frenata36.

Sulla funzione della banca mista in Italia forse non è detta l’ultima parola.Gerchenkron la considerava la forza di avvio del sistema industriale e ad ana-logo giudizio sembra pervenire nel quadro di un’analisi tanto documentataquanto critica lo stesso Confalonieri. La crisi della banca mista ne ha posto inevidenza vizi endogeni e limiti ed ha indotto a valutazioni complessive diverse.Non mi sembra tuttavia condivisibile l’affermazione di Cohen e Federico37 chel’assunto di Gerschenkon risulti contraddetto dalla storiografia.

È certo positivo che a questo filone di studi, tradizionale e più suggestivo,sul finanziamento della grande industria da parte dei grandi complessi bancarise ne sia gradualmente affiancato un altro attento al ruolo delle dimensioniminori ed alla funzione dei mercati locali.

Tuttavia grandi e piccole dimensioni sono vasi intercomunicanti come delresto sottolineano gli storici che percorrono l’uno e l’altro sentiero di ricerca.

34 BANCA D’ITALIA - SERVIZIO RAGIONERIA, I bilanci degli istituti di emissione, Collana stori-ca della Banca d’Italia, Laterza, Roma-Bari, 1993.

35 S. LA FRANCESCA, La riforma bancaria del 1926 e la trasformazione dei banchi meridiona-li, Annali della Facoltà di Economia, Palermo, 1997.

F. BALLETTA, Un colpo mancino assestato al Mezzogiorno d’Italia: l’unificazione dell’emissio-ne di cartamoneta nel 1926, Arte Tipografica, Napoli, 2002.

36 A. CONFALONIERI, Banche miste e grande industria in Italia, 1914-1933. L’esperienza dellaBanca Commerciale e del Credito Italiano, Banca Commerciale italiana, Milano, 1994.

37 J. COHEN e G. FEDERICO, Lo sviluppo economico italiano, cit.

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38 A. COVA e A.M. GALLI, La Cassa di Risparmio delle Province Lombarde dalla fondazioneal 1940, 4 voll., Cariplo-Laterza, Milano-Roma-Bari, 1991 vol. I A.M. GALLI, L’Ottocento, vol.2; A. COVA, Il Novecento.

39 G. CONTI, Banche e imprese medie e piccole nella periferia italiana (1900-1939), in F. CE-SARINI, G. FERRI e M. GIARDINO (a cura di), Credito e sviluppo. Banche locali cooperative e im-prese minori, Il Mulino, Bologna, 1997.

G. CONTI, Processi di integrazione e reti locali: tipologie del credito e della finanza (1861-1936), in Banche e reti di banche, vol. II, cit.

40 P. CAFARO, Radici e ragioni di un successo. Banche popolari e casse rurali tra ’800 e ’900,in P. PECORARI (a cura di), Le banche popolari nella storia d’Italia, cit.

P. CAFARO, Finanziamento e ruolo della banca, in S. ZANINELLI (a cura di), Storia dell’industrialombarda, vol. II, Alla guida della prima industrializzazione italiana, t. 2 Il finanziamento e ruolo dellabanca. Dall’Unità politica alla fine dell’Ottocento, Mediocredito Lombardo, Il Polifilo, Milano 1990.

P. CAFARO, Alle origini del sistema bancario lombardo: casse di risparmio e banchieri privati(1860-1880), in Banche e reti di banche, cit., vol. II, Il Mulino, Bologna, 2000.

P. CAFARO, La solidarietà efficiente. Storia e prospettive del Centro Cooperativo in Italia(1883-2000), Laterza, Roma-Bari, 2001.

41 M. FORNASARI, Banche locali e trasformazioni economiche in Emilia Romagna dall’unifica-zione alla grande guerra, in Banche e reti di banche, II, cit. Su realtà creditizie locali si vedano inquel volume anche i saggi di Piluso, Romani, Tolaini, Moricola, Rienzo.

42 C. BERMOND (a cura di), Banche e sviluppo economico nel Piemonte meridionale in epocacontemporanea. Centro studi piemontesi, Torino, 2001.

43 A. POLSI, L’articolazione territoriale del sistema bancario italiano tra scelte di mercato e in-tervento delle autorità monetarie (1900-1936), in Banche e reti di banche, vol. I cit.

44 G. BONAIUTI, Liquidità e relazioni interbancarie 1900-1936, in Banche e reti di banche,vol. 1, cit.

Si tratta di sentieri paralleli che portano alla comprensione d’insieme della sto-ria economica del Paese.

Ne costituisce punto di riferimento esemplare la storia prima regionale epoi nazionale della Cariplo illustrata da Cova38.

Sui rapporti tra banche e imprese nelle dimensioni minori e nei mercati e neirispettivi mercati di vocazione si sofferma Conti39. Cafaro sviluppa questa temati-ca con particolare riferimento sia alle casse di risparmio in area lombarda, sia allebanche popolari e casse rurali40; Fornasari, tra gli altri, ce ne fornisce un caso re-gionale41.

La funzione degli istituti di credito nell’economia locale è illustrata da varicontributi specifici contenuti nel volume Banche e sviluppo economico nel Pie-monte meridionale in epoca contemporanea: interpretazioni di più ampio respi-ro sono quelle di Bermond “Un secolo di sviluppo creditizio nel Piemonte”42.

Gli sviluppi e le crisi delle imprese locali non sono identiche; queste ulti-me anzi sono più difficili perché quasi silenziose. Sull’articolazione del sistemain quegli anni si sofferma Polsi43 e sui travasi monetari tra le banche, anticipa-tori di un mercato monetario si ha un contributo di Bonaiuti44.

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Sui primi problemi relativi alla mancata introduzione del credito specialesi ha un saggio del Confalonieri del 1985 ed è utile il ricorso alla Storia delCrediop di Asso e De Cecco45 che segnano i punti di avvio della consistenzadel mercato obbligazionario. Sulle problematiche successive concernenti l’Imiallo studio di Cesarini si aggiungono i libri di Lombardo46 che spiegano am-piamente i motivi della limitata operatività iniziale dell’Imi in una situazionecontrassegnata da immobilizzazioni.

L’intreccio banca-industria nella crisi e le soluzioni di politica economica.

Sull’intreccio banca-industria e sull’inestricabile giuoco delle partecipazio-ni, nonché sul sistema autoreferenziante della banca mista i volumi che rac-chiudono gli atti del Convegno della ricerca promossa dal Banco di Romanell’ occasione del suo centenario, sono ampi e approfonditi. Contributi digrande interesse reca il volume curato da Toniolo, da cui risulta il quadro delcredito all’economia ed il profilo del pensiero economico47.

Vari gli apporti specifici: dello stesso Toniolo “Crisi economica e smobi-lizzo pubblico delle banche miste, crisi bancarie e salvataggi (il Credito Italia-no dal 1930 al 1934)”; di Abrate “Moneta e risparmi in Italia negli anni dellagrande crisi”. Saraceno illustra “Salvataggi bancari e riforme” e “I nuovi asset-ti introdotti nel nostro sistema economico”. In un saggio di carattere eminen-temente giuridico Belli esamina le leggi del 1926 e del 1936 nel quadro del di-rigismo di quegli anni; Cassese delinea i documenti sulla preparazione dellalegge bancaria del ’36 e sul problema storico concernente la formazione dellalegge bancaria48. Riflessioni recenti dello stesso Belli e di Santoro (2002) sullalegislazione economico-finanziaria del regime fascista e di Teti sull’evoluzionedelle s.p.a e del mercato dei capitali sono contenute nel volume “Regole emercati del 2002”49.

45 CONFALONIERI A., Il credito all’industria in Italia prima del 1914 in Bancaria, Roma 1985.F. ASSO e M. DE CECCO, Storia del Crediop, Tra credito speciale e finanza pubblica 1920-

1960, Laterza, Roma-Bari, 1994.46 G. LOMBARDO, L’istituto mobiliare italiano, Modello istituzionale e indirizzi operativi

1931-1936, in Centralità per la ricostruzione, 1999, Il Mulino, Bologna, 1998.47 BANCO DI ROMA, Banca e industria tra le due guerre. Atti del convegno conclusivo della ri-

cerca promossa dal Banco di Roma in occasione del suo primo centenario, Bologna, 1981.G. TONIOLO, Ricerche recenti e problemi aperti sull’economia italiana durante la grande cri-

si, in Industria e banca nella grande crisi 1929-1934, Etas libri, Milano, 1978.48 G. TONIOLO (a cura di), Industria e banca nella grande crisi 1921-1934, Etas libri, cit.49 F. BELLI, S. SANTORO, La legislazione economico-finanziaria del periodo fascista, in Regole

e mercati, cit.

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Studi recenti si sono concentrati su alcuni temi prima meno trattati: l’eco-nomista Ferri50 prende in esame la questione dell’instabilità finanziaria e del“credit crunch” dopo il 1926 e la crisi del 1929. La questione della contrazio-ne dei volumi di credito suscita anche qualche interrogativo in ordine ai crite-ri che presiedevano all’assunzione di partecipazioni ed alla concessione delcredito.

Il quadro generale del sistema ed i comportamenti dei segmenti bancarisono delineati ed approfonditi tecnicamente nel volume curato dalla Banca d’I-talia sui bilanci delle aziende di credito italiane nel quadro della collana storicadella Banca d’Italia51. Al di là dei dati e notizie messi a disposizione degli studio-si sono interessanti i contributi di riflessione. In questo volume si hanno anchedati sui tassi d’interesse. L’andamento dei tassi in Italia nel quadro internaziona-le era delineato nel volume di carattere generale di Homer e Sylla52.

La questione della banca holding e il quadro generale della problematicasono ripercorsi da Saraceno in vari contributi e da Toniolo53. Il profilo traccia-to sulla figura di Beneduce contribuisce a comprendere l’operazione di risana-mento bancario.

Sulla crisi delle banche miste e sulla condotta relativa nei confronti dellacrisi di sistema vi sono tuttavia recenti alcune perplessità in ordine alla possi-bilità di risolvere diversamente e per tempo la crisi della banca mista. Era ri-solubile il problema della banca mista tra la fine degli anni ’20 e l’inizio deglianni ’30? L’interrogativo è implicito nel lavoro di Battilossi sui soggetti nonbancari “Banche miste, gruppi di imprese e società finanziarie54. Si poteva evi-tare per tempo lo scivolamento della banca mista, affrontando il problema delcredito industriale prima della tardiva costituzione dell’Imi? Verosimilmente larisposta è negativa perché coinvolgeva soprattutto l’assunzione della proprietào comunque il controllo delle banche e quindi dell’industria. Era quindi coe-

50 G. FERRI, Sugli effetti dell’instabilità finanziaria nella grande crisi in Italia, in P. CIOCCA

(a cura di), Il progresso economico dell’Italia, cit..51 BANCA D’ITALIA - SERVIZIO RICERCHE STORICHE, I bilanci delle aziende di credito, Collana

storica della Banca d’Italia, Laterza, Roma-Bari, 1995.52 S. HOMER e R. SYLLE, Storie dei tassi d’interesse, Laterza, Roma-Bari, 1995.P. SARACENO, Nuovi assetti introdotti nel nostro sistema economico dalle misure richieste dalla

grande crisi 1929-1935. ID., Salvataggi bancari e riforme negli anni 1922-1936, in Banca e industria trale due guerre, vol. II, Le riforme istituzionali e il pensiero giuridico, Il Mulino, Bologna, 1981.

G. TONIOLO, Ricerche recenti e problemi aperti sull’economia italiana durante la grande cri-si, in Industria e banca nella grande crisi 1929-1934, Etas libri, Milano, 1978.

53 F. BONELLI, A. BENEDUCE, in Protagonisti dell’intervento pubblico in Italia (a cura di A. Mor-tara), Milano, Franco Angeli, 1984.

54 S. BATTILOSSI, Banche miste, gruppi di imprese e società finanziarie, in Banche e reti dibanche, vol. 1°, cit.

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rente e meditato il progetto concepito forse da tempo e nel riserbo da Bene-duce. È questo un campo forse ancora suscettivo di discussione.

Al punto in cui la crisi era comunque arrivata, sulla ineluttabilità della so-luzione, sulla sua lungimiranza dell’intervento e sulla sua relativa sopportabi-lità da parte del sistema economico nazionale la storiografia accoglie sostan-zialmente le tesi di Pasquale Saraceno. Il “Rapporto del Prof. Pasquale Sarace-no” pubblicato nei volumi del Ministero dell’Industria e Commercio del 1956aveva reso conto della grande trasformazione, dei motivi e delle stesse dimen-sioni del problema55. Su questi temi Saraceno ritorna nell’81 con un saggio do-tato di spessore storico: è una testimonianza sul fatto che la costituzione del-l’Iri, temporanea o definitiva che ne fosse la funzione preordinata, era la ri-sposta forte ai grandi problemi di un’economia in una fase di modernizzazio-ne difficile. Al punto in cui erano giunte le cose nel 1933, sulla costituzionedell’Iri come momento risolutivo della crisi finanziaria e produttiva si puòconsiderare acquisito il consenso della storiografia, così come concordantisono le considerazioni in ordine al collegamento tra le esplosioni di crisi con-comitanti della banca e dell’impresa. In sostanza l’instabilità del sistema finan-ziario costituiva elemento aggravante di una crisi che traeva dalla crisi dell’e-conomia reale l’impulso centrale56.

Il riassetto istituzionale: la grande riforma del 1936

Sulla legge del 1936 la storiografia così come i giuristi e i banchieri sonoconcordi in ordine alla necessità e funzionalità della stessa nel quadro del si-stema economico nazionale degli anni ’30.

In tal senso si esprimono il Convegno del Monte dei Paschi, i cui attisono pubblicati in Note Economiche, 1986 nonché una raccolta di studi del-l’Abi57.

Sull’origine e sulla struttura della riforma bancaria del 1936 il saggio diGuarino contenuto nel citato volume della Collana storica aggiunge una pun-tualizzazione chiara e compiuta alle discussioni in materia.

L’interpretazione duttile della legge e la sua applicazione nel quadro della

55 MINISTERO DELL’INDUSTRIA E COMMERCIO. L’istituto per la ricostruzione industriale IRI,vol. III, Rapporto del prof. Pasquale Saraceno, Utet, Torino, 1956.

56 G. TONIOLO, Il profilo economico, in G. TONIOLO e G. GUARINO (a cura di), La Banca d’I-talia e il sistema bancario 1919-1936, Collana storica della Banca d’Italia, Laterza, Roma-Bari, 1993.

S. LA FRANCESCA, Credito e finanza tra continuità e trasformazioni istituzionali, in Banche ereti di banche, cit..

57 AA.VV., Studi per il cinquantenario della legge bancaria, Bancaria editrice, Roma, 1987.

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“moral suasion” condotta con autorevolezza dalla Banca d’Italia saranno ilpresidio della stabilità e della graduale evoluzione del sistema nella secondaparte del Novecento.

Dalla legge del 1936, dall’ordinamento pubblicistico del sistema bancarioe dalla costituzione dell’Iri discendono le trasformazioni del mercato finanzia-rio. La specializzazione e la separatezza in presenza di insufficienti afflussi dicapitale di rischio non incoraggiano il mercato mobiliare e concorrono a de-terminare, insieme agli schemi istituzionali e operativi degli istituti di credito alungo termine (Crediop, Icipu, Imi), l’estensione del mercato obbligazionario.Gradualmente dominante sarà il ricorso dell’Iri e delle sue finanziarie all’emis-sione di obbligazioni fatte per essere gradite al pubblico dei risparmiatori. Larassegna dei problemi degli anni ’30 trova un completamento con la descrizio-ne di una figura finora poco evidenziata, quella di Azzolini58.

3. Un cinquantennio ancora da storicizzare

3.1. La ricostruzione

Si può dire che queste note lasciano quasi l’area storiografica, peraltro giàaffrontata in senso lato, per produrre una rassegna di massima di punti di vi-sta che più che esprimere una storiografia consolidata possono risultare diqualche utilità per gli studi degli storici economici.

In primo luogo è da considerare la sempre più stretta correlazione tra poli-tica monetaria e creditizia e strategie aziendali in un quadro di “moral suasion”favorita dalla proprietà prevalentemente pubblica delle aziende di credito.

Sappiamo che i problemi del credito nel dopoguerra furono subito affron-tati dalla Commissione economica del Ministero della Costituente, nella qualeprevalsero la condivisione dell’operato degli anni ’30 e l’orientamento a man-tenere l’equilibrio esistente nella proprietà e nel governo delle banche.

È implicito nella storiografia economica la considerazione che nulla allora fosseda innovare rispetto all’assetto istituzionale del sistema bancario e che fossero cor-retti e funzionali per quella fase i comportamenti delle aziende di credito.

La considerazione della fondatezza della stabilizzazione del sistema credi-tizio all’avvio dell’età repubblicana ha determinato il concentrarsi dell’atten-zione degli studiosi sulle questioni di politica monetaria.

Il tema più trattato dalla storiografia è certamente quello della “linea Ei-naudi”. Barucci ha sottolineato l’equilibrio di base stabilito da De Gasperi tra

58 A. ROSELLI, IL GOVERNATORE VINCENZO AZZOLINI, Collana storica della Banca d’Italia, La-terza, Roma-Bari, 2000.

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governo politico, proprio della Democrazia Cristiana e della coalizione, e go-verno tecnico-politico dell’economia affidato all’area liberale59.

Le posizioni nel dibattito sono state di recente riassunte da Cohen e Fe-derico60.

La linea restrittiva di politica monetaria ebbe le prime critiche da econo-misti del Piano Marshall come Hirschmann nel 1948 e successivi rilievi per glieffetti depressivi sulla crescita specie delle aree meridionali61. Sono questi rilie-vi corretti: l’avere portato a riserva valutaria una parte delle possibili valutespendibili è da porsi però in relazione all’apertura doganale rivelatasi vincente.Non può trascurarsi il forte sostegno dottrinario offerto a Einaudi: il rapportodi Baffi “Memoria sulle azioni di Einaudi” riportato in Studi sulla moneta”del 1965. Sono forse ancora suscettivi di qualche discussione gli aspetti con-giunturali dei provvedimenti in materia di cambi e borsa e il carattere struttu-rale dell’introduzione della riserva obbligatoria. Un argomento ricco di sugge-stioni è portato avanti da Spinelli e Fratianni quando osservano che in defini-tiva la “stretta” si concretizzò, forse volutamente, dopo che l’inflazione avevaquasi azzerato il debito pubblico62.

La complessa tematica della “linea Einaudi è ripresa anche in alcuni con-tributi come quello di Conte su Luigi Einaudi e di Ricossa e Tuccimei sullaBanca d’Italia e il risanamento post-bellico63.

3.2. I problemi del trentennio 1950-1980

Le linee di politica monetaria

Nell’arco di questo trentennio, nel quale si sono addensate tante trasfor-mazioni e lungo il quale si sono articolati diversi cicli economici, problemi esoluzioni di politica monetaria si sono più che mai intersecati con gli assetti

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59 P. BARUCCI, Ricostruzione, pianificazione e Mezzogiorno, La politica economica in Italiadal 1943 al 1945, Il Mulino, Bologna, 1978.

60 J. COHEN e G. FEDERICO, Lo sviluppo economico italiano, cit..61 M. DE CECCO, La politica economica italiana 1945-1951, in S.J. Wolf (a cura di) Italia

1943-1950. La ricostruzione, Laterza, Roma-Bari, 1975.62 F. SPINELLI e M. FRATIANNI, Storia monetaria d’Italia, cit.63 L. CONTE, La politica economica di Luigi Einaudi (1945-1948), in S. MAGAGNALI, E. MA-

NA, L. CONTE (a cura di), La formazione della Repubblica. Autonomie locali, regioni, governo, po-litica economica, Il Mulino, Bologna, 1998, pp. 351-455. S. RICOSSA e F. TUCCIMEI, La Banca d’Ita-lia e il risanamento post-bellico 1945-1948, Collana Storica della Banca d’Italia, Laterza, Roma-Bari, 1992.

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istituzionali e le linee operative delle banche. È difficile quindi sceverare perspecifiche tematiche i contributi di idee via via apportati da diversi punti divista e impostazioni disciplinari.

Le linee fondamentali di politica monetaria nei decenni successivi sonodelineati da Balloni e Graziani, da Toniolo a proposito della politica monetariadegli anni ’5064. Ne risulta complessivamente apprezzata la politica di Meni-chella di guarentigia della stabilità della moneta e del sistema creditizio, dicauta accentuazione della concorrenza bancaria e graduale apertura verso il si-stema internazionale dei pagamenti. È infatti del 1958 l’inserimento dell’Italianel concerto delle valute convertibili.

L’impostazione di Baffi, ispirata a severità di comportamenti operativi,si può dire vicina alla linea Menichella65. I più recenti contributi della Col-lana storica si esprimono nella piena condivisone delle direttive della bancacentrale e nella favorevole considerazione dei risultati raggiunti dal sistemaItalia.

Il quadro del sistema finanziario nazionale è delineato in un volume cura-to da Vicarelli66.

Contributi interessanti sono contenuti nei volumi più recenti della Colla-na storica della Banca d’Italia; in primo luogo i due tomi del volume dedicatia Donato Menichella con la prefazione del Governatore Fazio. A questi se-guono nel 1998 il secondo volume “Stabilità e sviluppo negli anni Cinquanta”,volume contenente, tra altri, i saggi di Asso, Biagioli e Picozza sull’ordinamen-to valutario, di Gelsomino su moneta e sviluppo nel dopoguerra e di Fodorsulle alterne vicende della politica monetaria, una raccolta di dati di Garofaloe Colonna, nonché il terzo che reca, tra gli altri, i saggi di Gigliobianco, Pilu-so e Toniolo sul rapporto banca impresa in Italia, di Asso e Reitano sulla tra-sformazione e sviluppo mobiliare, di Barbiellini Amidei e Impenna sul merca-to azionario67.

64 G. GRAZIANI, Problemi di politica monetaria in Italia, in Lezioni sulla politica monetaria inItalia (a cura di G. Balloni), Edizioni di Comunità, Bologna 1972. G. TONIOLO, La politica moneta-ria degli anni ’50 (1947-1960 in Sviluppo e crisi dell’economia italiana, a cura di G. Franco, Etas li-bri, Milano, 1979.

65 P. BAFFI, Metodi e programmi di azione monetaria in Italia: uno sguardo a due decenni, inNuovi studi sulla moneta, Giuffrè, Milano, 1973. ID., Memoria sull’azione di Einaudi 1945-1948,in Studi sulla moneta, Giuffrè, Milano, 1965.

66 F. VICARELLI, Capitale industriale e capitale finanziario, Il Mulino, Bologna, 1979.67 BANCA D’ITALIA, COLLANA STORICA, Stabilità e sviluppo negli anni cinquanta, vol. I, DO-

NATO MENICHELLA, Stabilità e sviluppo dell’economia italiana 1946-1960. Tomo I Documenti ediscorsi; Tomo II, Considerazioni finali all’assemblea della Banca d’Italia; vol. II, Problemi strut-turali e politiche economiche, vol. III, Politica bancaria e struttura del sistema finanziario, Later-za, Roma-Bari, 1998, 1999.

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È dagli anni ’60 che le riflessioni si fanno differenziate e più critiche nellavalutazione del grado di necessità e della misura dei risultati della politica di“stop and go” seguita da Carli di fronte ai problemi della congiuntura in Italianegli anni ’60.

Considerazioni critiche sono espresse da Forte e da Mengarelli sulla poli-tica monetaria; sull’intera problematica della congiuntura di quegli anni i giu-dizi, peraltro storicamente non decantati, sono differenziati68.

Ispirate ad una concezione monetarista le analisi di Spinelli e Fratianni.Gli autori, proseguendo nella rassegna della politica monetaria e della storiamonetaria italiana, recano valutazioni nettamente favorevoli sulle linee dicondotta rientranti nell’ortodossia monetaria e di contro severe sui compor-tamenti della banca centrale, giudicati accomodanti rispetto alle politichegovernative o comunque attenti agli equilibri complessivi del sistema econo-mico. Ne derivano considerazioni tanto interessanti quanto poco condivisibi-li e suscettive a loro volta di riesame critico sui governatorati della Bancad’Italia: atteggiamento rispettoso per Menichella e di massimo apprezzamen-to per Baffi. Carli (che aveva considerato sovversive le posizioni di contrastocon le politiche economiche generali ed aveva avanzato l’ipotesi di una tra-sformazione dei crediti bancari in capitale) non era certo fatto per piacere aimonetaristi.

Varie analisi hanno riguardato anche la questione della moneta dei cambie della formazione del sistema monetario europeo; a quest’ultimo riguardo siricorda il saggio di Masera69 sull’unificazione monetaria e lo SME.

Per gli anni ’60 e ’70 le interrelazioni tra politica monetaria, politiche cre-ditizie della grandi banche e finanziamento dell’industria si faranno, come sivedrà, sempre più stretti e le relative trattazioni, svolte ai livelli istituzionalidalla Banca d’Italia e dall’Abi, diverranno quasi coincidenti.

Una citazione a parte va fatta per il contributo del 1979 di Antonio Faziogià allora tra i protagonisti dell’operato di quegli anni della Banca d’Italia: eglisottolinea il carattere di priorità che necessariamente la politica monetaria do-veva assumere in ogni decisione una soglia quanto meno minima di equilibriodella bilancia dei pagamenti, garanzia massima della tenuta finanziaria e pro-duttiva del Paese70.

68 F. FORTE, La congiuntura in Italia, G. MENGARELLI, La politica monetaria in Italia, 1965-1975 in Sviluppo e crisi dell’economia italiana (a cura di G. Franco), Milano, 1979.

69 R.S. MASERA, L’unificazione monetaria e lo Sme, Il Mulino, Bologna, 1987.70 A. FAZIO, Base monetaria, credito e depositi bancari, Banca d’Italia, Quaderni di ricerca

n. 2, Roma, 1968. A. FAZIO, La politica monetaria in Italia dal 1947 al 1978, in “Moneta e Cre-dito”, 1979.

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I lineamenti operativi

L’espressione “Stabilità e sviluppo” riferita agli anni ’50 rende effettiva-mente manifesti i caratteri di quella fase in cui la stabilità del sistema crediti-zio ha coinciso con lo sviluppo impetuoso dell’economia e la crescita gradualedella società. Si tesaurizzavano le componenti di dirigismo consolidate e si la-sciavano evolvere le spinte all’innovazione tecnologica ed alla competizionenel quadro della crescita del mercato nazionale e nella risposta alle sfide deimercati internazionali. La “linea Menichella” esprime queste forze e le secon-da con pragmatismo.

Il finanziamento all’industria è assicurato dall’afflusso sicuro e continuodel risparmio verso il sistema bancario. La segmentazione del mercato espres-sa dalla divisione per categorie di aziende di credito fissata dalla legge banca-ria del 1936 determina una divisione funzionale dei ruoli come già aveva os-servato Lanzarone, come sottolineato da Francesco Masera71 e come rilevanole relazioni della Banca d’Italia a proposito dell’affluenza del risparmio e deiflussi di credito per categorie bancarie. A proposito delle naturali divisioni econvergenze dei ruoli delle varie componenti del sistema e dell’allargamentoguidato delle banche di minore dimensione nei mercati da sviluppare, Conti eFerri sottolineano il ruolo funzionale delle banche minori nei mercati regiona-li e locali ed a fronte delle imprese minori72. Il cartello bancario (dopo la na-scita negli anni ’20 e la trasformazione in strumento amministrativo degli anni’30) torna ad essere per un trentennio, fino alla sua abolizione, un presidiodella stabilità bancaria: da una parte assicura flussi di reddito per un sistema alimitata efficienza e non privo di stili alquanto corporativi, dall’altra garantiscestabilità e continuità dei flussi finanziari verso l’industria a tassi ragionevol-mente contenuti.

Negli anni ’50 il sistema risulta equilibrato; la Banca d’Italia con conti-nuità segue criteri di graduale bancarizzazione delle piazze minori o meno ric-che prima e dopo il piano sportelli del 1974. Al riguardo Conti e Ferri sottoli-neano questa linea di riequilibrio del sistema verso le dimensioni minori, la li-bera concorrenza ed il sostegno allo sviluppo delle aree meno industrializzate(essenzialmente Veneto e Marche).

Buona parte delle risorse finanziarie sono state destinate a grandi iniziati-ve (le cattedrali nel deserto), tuttavia il sistema bancario, specie al centro

71 G. LANZARONE, Il sistema bancario italiano, Einaudi, 1946; F. MASERA, Il sistema crediti-zio italiano, Roma, 1985.

72 G. CONTI e G. FERRI, Banche e sviluppo economico decentrato, in F. BARCA (a cura di),Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra a oggi, Donzelli, Roma, 1997.

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nord, quello minore non ha mancato di assistere le imprese minori nelle areeterritoriali suscettive di crescita di nuove iniziative73. Inoltre, in assenza di pos-sibilità di accesso al mercato finanziario, le imprese meridionali, ricorrendo so-prattutto al credito agevolato, si sono presentate in massa e ampiamente allosportello creditizio descritto come di difficile accesso per il piccolo credito maforse ben disponibile ad ogni livello come hanno dimostrato le immobilizza-zioni del sistema creditizio meridionale.

Può essere questo un sentiero di ricerca interessante e pur di difficile per-corso come quello dell’individuazione della consistenza e degli effetti delle va-rie forme di credito agevolato (per il Mezzogiorno, per le piccole e medie im-prese, per l’esportazione etc.).

Sull’argomento, riferito peraltro alla più ampia questione del credito alleimprese meridionali, si vedano le ricerche promosse dalla Banca d’Italia nelvolume “Il sistema finanziario del Mezzogiorno” (1990).

Sulla rete di distribuzione degli sportelli e del grado di concentrazione delsistema bancario vi sono un rapporto della Banca d’Italia ed un saggio di Co-nigliani della stessa banca centrale74. Al riguardo il sistema bancario, di cui si èsottolineata più volte la struttura oligopolistica, sembra invece abbastanza fra-zionato tra istituti bancari maggiori e minori e questa sedimentazione ha con-sentito flessibilità nel credito, ma ha dato luogo a fenomeni di deconcentrazio-ne bancaria.

Altri aspetti rilevanti riguardano entità e modalità di concessione deicrediti ed entità degli stessi rispetto al merito creditizio; per gli anni ’50 unsaggio recente75 fornisce utili indicazioni sulla base dell’operato dello studiodelle normative delle banche d’interesse nazionale e delle risultanze degliispettori della Banca d’Italia. Una ricerca in tal senso ove fossero messi a di-sposizione le fonti archivistiche necessarie potrebbe risultare di utile svolgi-mento per gli anni successivi magari con estensione del campione a diversearee economiche. Sugli effetti della centrale dei rischi sulle modalità di con-cessione dei crediti bancari dagli anni ’60 in poi potrà risultare utile qualcheanalisi specifica.

Si verifica in quegli anni con moderazione il multiaffidamento da parte

73 Ibidem.74 BANCA D’ITALIA, Struttura funzionale a territoriale del sistema bancario italiano 1936-

1974, Roma, 1977.C. CONIGLIANI, La concentrazione bancaria in Italia, Il Mulino, Bologna, 1990.75 A. GIGLIOBIANCO, G. PILUSO, G. TONIOLO, Il rapporto banca impresa in Italia, in Stabi-

lità e sviluppo negli anni cinquanta, vol. 3°, cit.

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delle banche. Anche su questo campo critiche severe da parte di De Cecco76

che ne sottolinea gli aspetti di deresponsabilizzazione, con osservazioni di ta-glio forse eccessivamente critico ma non prive di fondamento specie se riferiteagli anni ’70.

Sulle problematiche degli anni ’60 ci si richiama ad una ricca letteraturache tratta del complesso passaggio del Paese verso la fase della maturità e ver-so equilibri politici nuovi.

Del quadro generale tratta Tommaso Fanfani il quale sottolinea il deficitdi investimenti nel Paese a seguito dell’esodo dei capitali e della inappropriatarisposta dei capitalisti beneficiari dei rimborsi alle società ex elettriche. Ad av-viso dello scrivente, questo è forse un tema tra i più suscettivi di nuove ricer-che di storia dell’economia77.

Di fronte alle nuove problematiche, all’impegno di investimenti produt-tivi e sociali è rilevabile (Baffi) un “gap” dei flussi del risparmio78. Assenteil “merchant banking”, in fase di attesa gran parte del grande capitale, pre-sente e disponibile l’impresa pubblica, le istanze (o si dovrebbe forse dire isogni) della programmazione portano alcune grandi imprese private (Mon-tedison) e l’impresa pubblica a massicci investimenti nella petrolchimica enelle aree meridionali. Sono incerti e differiti i relativi risultati economici,certi e vicini gli impegni finanziari cui si fa fronte mediante il ricorso almercato obbligazionario che conosce un’estensione criticata da De Ceccoche la considera l’allargamento anomalo del sistema finanziario concepitoda Beneduce79. Le obbligazioni emesse dagli istituti di credito a medio ter-mine e dai mediocrediti per le esportazioni sono prima piazzate sul mercatoe assunte poi prevalentemente nei portafogli delle aziende di credito chepossono così rendere più fruttuose le disponibilità nascenti dall’afflusso deidepositi. È il sistema della doppia intermediazione illustrato da Cesarini invari saggi80.

Non esistono le condizioni di profittabilità delle imprese già negli anni ’60e poi drammaticamente stravolte sotto la crisi petrolifera negli anni ’70. È il

76 M. DE CECCO, Splendore e crisi del sistema Beneduce: note sul sistema finanziario italianodagli anni ’20 agli anni sessanta, in F. BARCA (a cura di), Storia di capitalismo italiano dal dopo-guerra ad oggi, cit..

77 T. FANFANI, Scelte politiche e fatti economici in Italia, Giappichelli, Torino, 1997.78 P. BAFFI, Metodi e programmi di azione monetaria in Italia: uno sguardo a due decenni, in

Nuovi studi sulla moneta, Giuffrè, Milano, 1973P. BAFFI, Il risparmio in Italia oggi, “Bancaria”, n. 2 febbraio 1974 pubblicato anche in F.

COTULA e P. DE’ STEFANI, La politica monetaria in Italia, cit..79 M. DE CECCO e G. FERRI, Le banche d’affari in Italia, Il Mulino, Bologna, 1996.80 F. CESARINI, Struttura finanziaria, sistema creditizio e allocazione delle risorse in Italia, Il

Mulino, Bologna, 1976. ID., Le aziende di credito italiane, Il Mulino, Bologna, 1981.

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caso di ricordare i saggi di Andreatta e di Nardozzi sui difficili anni ’70 e sul-le cronache di un’economia bloccata81. Sono quelli gli anni del contingenta-mento del credito breve, del governo del credito e della espansione massimadel mercato obbligazionario esaminata con accenti assai critici da De Cecco82.Realisticamente il sistema non poteva forse essere governato diversamente e lecaute aperture fatte verso l’internazionalizzazione del mercato dei capitali nondavano certamente esiti tali da procedere a una liberalizzazione verso l’ester-no. L’ampiezza della dimensione del fenomeno è variamente ipotizzata dai tec-nici. In ordine al contingentamento del credito avviato nel 1973 e definitiva-mente chiuso dopo un decennio esistono diverse pubblicazioni ispirate a crite-ri prevalentemente operativi. Le analisi più appropriate di quel periodo sem-brano forse essere quella di Sarcinelli83 sulla stagflazione e le strutture finan-ziarie negli anni ’70, nonché quelle di Ciocca su inflazione, ristagno, disoccu-pazione negli anni ’7084. Sono oggi forse maturi i tempi per una storia di Me-diobanca della quale ha parlato Colajanni85. Utili e da filtrare storicamente glielementi biografici che vanno nascendo su banchieri come Mattioli e Cuccia.Spunti di sicuro interesse per approfondimenti del tema, forse cruciale per lastoria finanziaria del Paese, sono quelli offerti da De Cecco e Ferri nel citatovolume sulle banche d’affari.

Negli anni ’70 l’estendersi della crisi produttiva derivante dallo shock pe-trolifero, le conseguenti turbative inflazionistiche e lo stravolgimento del siste-ma dei tassi costituiranno l’origine di problemi assai gravi affrontati dagli in-terventi amministrativi sul credito. Per l’accurata descrizione delle misure dicontingentamento e del vincolo di portafoglio sono riferimenti sicuri quelli diF. Masera, De Angelis, Baffi, Cesarini, Cotula e De Stefani86.

I problemi operativi possono così sintetizzarsi: forte afflusso di depositialla banca che viene in parte disintermediata dalla emissione di titoli del debi-to pubblico in misura sempre crescente ma che beneficia della fiducia delpubblico e dell’afflusso sempre crescente di risparmio. Sul fronte dell’attivo la

81 N. ANDREATTA, Cronache di un’economia bloccata: 1969-1973, Il Mulino, Bologna, 1973.G. NARDOZZI (a cura di), I difficili anni ’70, Etas, Milano, 1980.82 M. DE CECCO e G. FERRI, Le banche d’affari in Italia, Il Mulino, Bologna, 1996.83 M. SARCINELLI, Staflazione e strutture finanziarie negli anni settanta: il caso dell’Italia, in

I sistemi creditizi negli anni ’70. Atti della tavola rotonda tenuta in Perugia il 6-7 settembre 1980,Bancaria, 1982.

84 P. CIOCCA, Gli investimenti delle imprese e le strutture finanziarie in Italia, in La struttu-ra del sistema finanziario italiano (a cura di G. Carli), Il Mulino, Bologna, 1977. ID., Inflazione,ristagno, disoccupazione negli anni ’70, in L’instabilità dell’economia, Einaudi, Torino, 1987.

85 N. Colajanni, Il capitalismo senza capitale, Sperling e Kupfer, Milano, 2000.86 F. MASERA, Il sistema creditizio italiano, Roma, 1985.

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struttura degli impieghi muta nel senso che la continua e crescente richiesta dicredito da parte delle grandi imprese viene in parte ridimensionata, in parteregolata negli anni ’70 dal sistema del contingentamento del credito che lasciaperò poco controllati volutamente sia i crediti a medio e lungo termine, sia icrediti nei confronti della Pubblica Amministrazione sia infine i crediti neiconfronti delle dimensioni minori.

Gli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 sono anche quelli di due crisi banca-rie (Banca privata e crisi del vecchio Banco Ambrosiano). Non vi sono ancoraricerche storiche oltre ai brevi accenni di Colajanni87 e verosimilmente questavicenda è destinata a rimanere negli atti giudiziari. Per il vecchio Banco Am-brosiano si ha un libro recente di Bellavite Pellegrini88.

L’intreccio tra profili operativi e istituzionali

In una situazione così complessa i lineamenti operativi dei mercati finan-ziari e creditizi e i ruoli funzionali delle banche risultano particolarmente pro-blematici e strettamente connessi.

L’attenzione del mondo dell’economia si porta sulla struttura operativa esul funzionamento del sistema bancario e sulla sua adeguatezza a fronteggiarele richieste dell’economia reale. Ci si interroga sulla situazione del sistema fi-nanziario e sull’assetto strutturale del sistema creditizio.

Per quanto possa essere improprio riportare i giudizi di operatori contem-poranei all’insorgere dei problemi, sembra utile riportarne comunque alcunitra i più significativi specie agli effetti delle decisioni maturate nel tempo.

Assumono forte rilievo le analisi riportate nel citato volume curato da Vi-carelli ed in due raccolte di saggi a cura del governatore Carli: l’una del 1977“Sviluppo economico e strutture finanziarie in Italia”; l’altra “La struttura delsistema creditizio italiano” del 1978, con contributi di personaggi della bancacentrale tra i quali Carli, Ciocca, Padoa Schioppa, Pontolillo, e del mondodell’economia tra i quali Monti89.

S. DE ANGELIS, La politica monetaria e creditizia i rapporti con l’estero dal 1915 al 1977,Annali dell’Economia italiana (1953-1958), Ipsoa, Milano, 1987.

F. COTULA e P. DE STEFANI, La politica monetaria in Italia, istituti e strumenti, Il Mulino,Bologna, 1979.

P. BAFFI, Il risparmio in Italia oggi, in “Bancaria n. 2” febbraio 1974, pubblicato anche inF. COTULA e P. DE STEFANI, La politica monetaria in Italia, cit.

87 N. COLAJANNI, Storia della banca in Italia, Newton Compton, Roma, 1995.88 P. BELLAVITE PELLEGRINI, Storia del Banco Ambrosiano, Laterza, Roma-Bari, 2002.89 G. CARLI (a cura di), Sviluppo economico e struttura finanziaria in Italia, Il Mulino, Bolo-

gna, 1977.

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La posizione della Banca d’Italia e degli studiosi sulla materia è ispirataad estrema cautela. Sembra prevalere la constatazione che i tempi non sianomaturi per una organica riforma del sistema finanziario e creditizio così comeviene vista con grande prudenza e gradualità la questione della internaziona-lizzazione dei sistemi finanziari e creditizi.

Nel 1986 ha luogo un convegno a Siena e i relativi risultati vengono espo-sti nel citato numero speciale di Note economiche del 1987. In questa occasio-ne le riflessioni sulle modificazioni possibili sono ispirate alla valutazione dimodifiche che tuttavia devono intervenire nella lunga durata.

Sembra prevalere in quegli anni l’ipotesi del gruppo bancario polifunzio-nale, ipotesi in qualche modo ripresa poi negli anni successivi, ma in un qua-dro più ampio di trasformazione del sistema finanziario e di despecializzazionedel credito successivamente disposta insieme alla conferma concettuale deiprincipi di separatezza fra banca e impresa con dei significativi temperamenti.Il quadro giuridico del sistema in fase evolutiva è offerto da Costi90.

Aumenta in quegli anni l’attenzione verso il ruolo del sistema del creditoa medio e lungo termine, esposto da Pontolillo, e questi temi vengono ripresirecentemente per il credito mobiliare da Piluso91.

Il vincolo di portafoglio consistente nell’obbligo di destinazione di unaparte dell’incremento dei depositi imposto alle banche assicura il collocamen-to presso i portafogli delle aziende di credito delle obbligazioni emesse dagliistituti di credito speciale.

Comincia a porsi in termini pressanti il problema di fondo dei rapporti tramercato mobiliare e sistema creditizio. La più volte sottolineata doppia interme-diazione del risparmio che va verso il sistema bancario e dal sistema bancarioviene poi portato verso il sistema degli istituti di credito speciale per grandi ope-razioni dei grandi complessi privati e dell’industria pubblica è considerata un’a-nomalia e vista con preoccupazione in saggi di Amato sul governo dell’econo-mia e di altri studiosi.

I contributi di Onado e di Monti vanno nel senso della l’apertura ai mercati deivalori mobiliari; il tema è insistentemente ripreso da economisti e aziendalisti92.

G. CARLI (a cura di), La struttura del sistema creditizio italiano, Il Mulino, Bologna,1978.90 R. COSTI, L’ordinamento bancario, Il Mulino, Bologna, 1986; si veda anche l’edizione

1994.91 G. PILUSO, Gli istituti di credito speciale, in Storia d’Italia, Annali 15, Einaudi, Torino.92 M. MONTI, Introduzione alla parte I: Sistema bancario, struttura finanziaria e politica

monetaria, in Banca e Mercato, cit..M. ONADO, Introduzione alla parte III, La specializzazione nell’ambito del sistema bancario

italiano nel decennio 1975-1986, in Banca e Mercato, cit..M. ONADO, Banca e sistema finanziario, Il Mulino, Bologna, 1982.

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93 G. FELLONI, Moneta, credito e banche in Europa; un millennio di storia, Genova, 1997.F. BONELLI, Osservazioni e dati sul funzionamento dell’industria italiana all’inizio del secolo

XX, «Annali della Fondazione Einaudi», II, 1968.94 G. DE LUCA. (a cura di), Le società quotate nella Borsa valori di Milano dal 1861 al 2000.

Libri Scheiwiller, Milano, 2002.

Attenzione viene dedicata da vari studiosi e operatori all’apertura verso imercati internazionali ed all’internazionalizzazione del sistema.

Prevale la consapevolezza che il sistema non sia maturo per orientare prevalen-temente il finanziamento all’industria attraverso il mercato mobiliare e non esistonole condizioni di accesso al mercato azionario per il piccolo risparmio privato.

La Banca d’Italia fornisce inoltre indicazioni incoraggianti per la promo-zione del “merchant banking”. E si ritorna gradualmente ed insistentementesull’esigenza di sviluppo dei mercati mobiliari per il finanziamento diretto al-l’impresa privata.

Il tema del mercato mobiliare è cruciale ed appena sfiorato in queste noteriferite essenzialmente al sistema creditizio. La questione è antica, variamentetrattata nel tempo (esemplare il contributo di Felloni sul mercato finanziarioitaliano nella seconda metà dell’ottocento). Il composito orientamento alla ban-ca ed al mercato finanziario che sembrava delinearsi nella Borsa di Genova nelprimo decennio dell’unificazione viene interrotto da varie crisi, quella del 1872esaminata da Felloni e poi quella definitiva del 1907 trattata da Bonelli93; ciòconferma a mio avviso la necessaria prevalenza in Italia del sistema genetica-mente e funzionalmente orientato alla banca piuttosto che al mercato finanzia-rio. La questione è della massima importanza ed attualità e tale riconoscimentosuscita la ripresa di studi sul mercato finanziario. Non si può dire che il temasia stato trascurato dalla storiografia: è presente nei libri di Confalonieri, nellecitate analisi sul sistema finanziario e la finanza d’impresa, nonché in vari studiche affrontano direttamente il tema del mercato mobiliare, studi che sono presiin esame nella trattazione di Francesco Ballletta.

Il lavoro svolto da Giuseppe De Luca nel quadro del Cirsfi: “Le societàquotate alla Borsa Valori di Milano dal 1861 al 2000” ha offerto utili elementiconoscitivi: giusto il riconoscimento venuto dalla presentazione svolta a Mila-no e dal rilievo dato dalla stampa. L’analisi di De Luca va ben al di là di unrepertorio con un lavoro che offre spunti di ricerca ulteriori su una tematicache vale la pena di sviluppare94.

3.3. Gli anni ’80 e ’90: la fase conclusiva del percorso

Le modificazioni e la spinta all’innovazione riprendono negli anni ’80 acontingentamento concluso e dopo che si realizza, insieme alla ristrutturazione

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industriale, quella ristrutturazione finanziaria che incenerisce capitali bancariper aiutare la ripresa dell’industria.

Comincia anzi in quegli anni una rincorsa inizialmente molto lenta del si-stema bancario rispetto al sistema industriale additato come esempio di capa-cità di ristrutturazione, senza considerare la maggiore difficoltà di riadattareun sistema bancario strutturato pubblicisticamente e governato segnatamentein funzione di politica monetaria e di politica economica generale.

Le questioni inerenti alla maggiore concorrenza vengono più volte ribadi-te nel corso degli anni ’80 e il punto di svolta a questo riguardo può essereconsiderato la relazione della Banca d’Italia del 1986 nella quale il Governato-re Ciampi parla di “enzimi della concorrenza” da immettere nel sistema. Èquello il punto di svolta che proseguirà negli anni successivi e che avrà rapidisviluppi negli anni ’90.

Sono critici nei confronti del sistema bancario in genere gli aziendalisti;fra le critiche a questo riguardo vale la pena di ricordare quelle di Mottura95.Le equilibrate considerazioni di V. Conti e Noera, insieme ai saggi di Monti,di Onado, di Cesarini, di Grillo, fanno prevalere la spinta verso l’innovazionedel sistema e verso una maggiore apertura internazionale96. La banca rispondecosì alle esigenze di innovazione anche se non senza difficoltà e rallentamenti.Prende avvio l’aggiornamento del sistema dei pagamenti fondato su criteri dicircolarità97. L’industria riprende intanto il suo potere contrattuale e la finanzaindustriale acquisisce margini di autonomia rilevanti nella manovra della liqui-dità aziendale.

Cominciano a farsi strada i soggetti non bancari, prima le aziende di lea-sing e factoring che vengono sostanzialmente inglobate nel sistema creditizio epoi le società che gestiscono i fondi comuni di investimento in base alle nuovedisposizioni recate in materia di finanza.

Mantiene una presenza rilevante il sistema bancario parallelo, quello dellaCassa Depositi e Prestiti e quello delle Casse Postali di cui recentemente ci dànotizia un libro edito a cura di Toniolo e De Cecco e nei quali recano contri-buti significativi Della Torre e Asso98.

95 P. MOTTURA, Problemi attuali di strategia dell’attività bancaria, in Strategie e politicheaziendali, Accademia italiana di economia aziendale, Clueb, Bologna, 1989.

96 V. CONTI e M. NOERA, Quale banca per il mercato e quale mercato per la banca: le ragio-ni di una ricerca ancora aperta. Introduzione al volume Banca e Mercato, ricerca promossa dallaBanca Commerciale Italiana, coordinata da F. Cesarini, M. Grillo, M. Monti, M. Onado, Il Mu-lino, Bologna, 1988.

97 T. PADOA SCHIOPPA e F. PASSACANTANDO, Il sistema dei pagamenti, in La politica mone-taria in Italia, a cura di F. Cotula, Il Mulino, Bologna, 1989.

98 M. DE CECCO e G. TONIOLO (a cura di), La Cassa depositi e prestiti, Laterza, Roma-Bari,2001.

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99 P. CIOCCA, La nuova finanza in Italia. Una difficile metamorfosi (1980-2000), Bollati Bo-ringhieri, Torino, 2000.

100 G. AMATO, Due anni al Tesoro, Il Mulino, Bologna, 1990.101 S. CASSESE, La nuova costituzione economica, Laterza, Roma-Bari, 1998.

Quello degli anni ’80 e degli anni ’90 è un periodo non ancora storicizzabi-le. Bisogna qui riferirsi essenzialmente al volume di Ciocca sulla nuova finanzain Italia99. Il libro di Ciocca rende conto delle trasformazioni del sistema finan-ziario e del sistema creditizio in Italia sotto la spinta delle direttive comunitariedi cui la Banca d’Italia si fa portatrice attiva e con autonome capacità di inter-vento; ed è il sistema di mercato che esige tali trasformazioni.

I mutamenti sono portati dal Testo Unico sulla finanza che coordina i variinterventi legislativi effettuati dal 1980 in poi e connessi alla liberalizzazionedegli aumenti di capitale disposto nel 1988.

Più rapide ancora le trasformazioni nel sistema bancario normativamentepreviste dalla Legge Amato del 1990 e dal Nuovo Testo Unico del 1993 cherappresenta il punto di svolta fondamentale del sistema. Si vedano al riguardo:Amato “Due anni al Tesoro”100 e l’intervento del Ministro Barucci all’Assem-blea dell’Abi del 1993.

A questo riguardo, allorché saranno maturi i tempi, la storiografia dovràfarsi carico di spiegare queste profonde trasformazioni, le loro connessioni in-terne e le loro connessioni esterne con il sistema internazionale. È fondamen-tale la necessità di raccordo con il sistema europeo: prima nei termini dell’ade-sione alle direttive comunitarie in materia di articolazione delle banche a livel-lo europeo, dell’affermazione strutturale della banca come impresa, della ri-cerca di parametri comune (i “ratios” di bilancio di Basilea oggi in corso direvisione); poi le norme del Trattato di Mastricht e la “nuova costituzione eco-nomica” di cui parla Cassese101. La storiografia dovrà inoltre farsi carico dispiegare il perché di queste profonde e rapide innovazioni e quanto queste in-novazioni incorporino elementi operativi del passato (una sorta di corsi e ri-corsi nella storia finanziaria e creditizia). La formazione dei grandi gruppibancari e l’orientamento verso un sistema ora largamente orientato al mercatomobiliare sono certamente i tratti più eclatanti che generano oggi fatti innova-tivi e turbolenze preoccupanti.

Quanto poi sia determinante l’avvicinamento all’Europa e quanto sia dariferirsi anche al generale fenomeno di globalizzazione è certamente ancorpresto per stabilirlo così come per tentare primi consuntivi.

Sono temi tutti che toccano il nucleo centrale dell’economia e della fi-nanza negli aspetti istituzionali, operativi e organizzativi. Le questioni di det-taglio sono forse da riservare ai tecnici. I problemi di fondo sono invece

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propri della storiografia e sul profilarsi da qualche decennio delle nuovegrandi linee di tendenza la storiografia economica ha fatto molti passi e mol-ti ne ha ancora da compiere. La rassegna della storiografia economica e deivari punti di vista in materia qui appena tentata può allora valere ad indivi-duare questioni aperte e temi che richiedono nuove ricerche e nuovi contri-buti di idee.

4. Alcune note conclusive

A conclusione di una rassegna, pur sommaria e incompleta, della storio-grafia economica e vari di punti di vista sul ruolo e sulle vicende bancarie ita-liane, si prova qui a formulare alcune considerazioni di larga massima riguar-do alle principali linee di tendenza storiografiche che si sono delineate nell’ul-timo quarto di secolo. È infatti dagli anni ’70 che si percepisce una maggioreattenzione verso la storia bancaria prima rivolta essenzialmente agli istituti diemissione. Concorrono ad attrarre l’attenzione sulla materia alcuni convegni(Banco di Roma, Sise), le ricerche di Confalonieri sulla base degli archivi dellaBanca Commerciale Italiana e di Cova e Galli sugli archivi della Cassa di Ri-sparmio delle Province Lombarde e poi ancora la ricorrenza del centenariodella Banca d’Italia con la sua Collana storica, nonché infine l’accentuarsi del-l’elaborazione di storie di singole istituzioni bancarie.

Alcuni campi d’indagine si profilano in relazione alle politiche monetariee creditizie ed alla funzione della banca centrale, alle trasformazioni istituzio-nali degli istituti di credito, al ruolo del credito nello sviluppo dell’economiaed alle crisi economiche e finanziarie. Ad una visione più complessiva e mirataalle vicende di grandi banche e di una grande cassa di risparmio, si sono af-fiancate negli ultimi anni ricerche rivolte a tratteggiare il profilo di istituzionidi minori dimensioni o di reti locali di raccolta e di valorizzazione delle risor-se finanziarie locali.

Si possono così tratteggiare alcuni profili ricorrendo alla formulazione dialcuni schemi approssimativi.

1. I profili generali delle politiche monetarie e creditizie e dei rapporti finanziariinternazionali

L’attenzione degli studiosi si è andata via via estendendo dai problemidella circolazione e dell’emissione fiduciaria (la cosiddetta questione bancaria)a tutto l’ampio spettro delle politiche monetarie, delle parità monetarie con levalute estere, delle politiche della banca centrale e delle funzioni di questa

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come prestatore di ultima istanza. Al riguardo i punti di vista sono differenzia-ti e tutti ricchi di spunti interessanti: dalla lievitazione del debito pubblico alritorno alla convertibilità, dalla linea operativa di Stringher nei primi anni del-la Banca d’Italia agli interventi della Banca d’Italia negli anni venti, da “quota’90” alla “linea Einaudi”, dalla “linea Menichella” al governatorato Carli, dalla“moral suasion” alle riforme dell’ultimo decennio, dal sistema finanziario chiusoal sistema finanziario aperto all’Europa ed all’internazionalizzazione.

2. La struttura del sistema finanziario orientata al mercato mobiliare o piuttosto alfinanziamento bancario. Il ruolo del sistema bancario nello sviluppo economico

Si può dire che la storiografia prenda generalmente atto, pur con analisi evalutazioni differenziate, del fatto che il sistema finanziario italiano si sia stori-camente formato sulle fondamenta di un sistema bancario segmentato e conisolati spunti di modernità. Sul ruolo di sostegno della banca allo sviluppo visono valutazioni in alcuni casi contrastanti. La recente storiografia (alla qualelo scrivente si allinea) sembra muoversi verso la considerazione di un ruolofondante della banca nell’alimentazione dello sviluppo economico. E ciò aivari livelli dimensionali e ai diversi assetti istituzionali, in rapporto ai mercati,nazionali o locali, di rispettivo riferimento.

3. Il rapporto banca-impresa

È generalmente riconosciuto che economia reale e struttura finanziaria sisviluppano insieme ed insieme soffrono di fenomeni di crisi e di instabilità.Con diverse accentuazioni la storiografia si orienta verso la considerazione del-la più forte rilevanza delle vicende dell’economia reale nelle fasi di ascesa e di-scesa del ciclo economico. I comportamenti del sistema bancario possono es-sere più o meno marcatamente pro-ciclici, così come un sistema finanziario in-stabile determina a sua volta l’accentuarsi delle crisi. Sembra questa la lezionecomplessiva che viene dagli storici economici: dallo sviluppo degli anni ’80alla crisi degli anni ’90 dell’Ottocento, dall’espansione creditizia degli anni ’20alla crisi degli anni ’30 del Novecento. In talune fasi della storia economicasembra prevalente il peso dell’industria sulla banca ed in altre quello dellabanca nelle decisioni industriali. Gli anni della crescita del Paese sembranocoincidere con l’equilibrio tra progetto industriale ed intervento bancario: ca-pitale proprio, credito e partecipazioni nell’età giolittiana; autofinanziamento efinanziamento bancario negli anni ’50. Gli anni ’60 e ’70 soffriranno invece diquesto squilibrio, in via di ricomposizione dagli anni ’80 del novecento.

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4. Trasformazioni istituzionali e comportamenti operativi del sistema creditizio

I profili istituzionali del sistema sono certo interdipendenti con gli aspettisopra delineati ed interagiscono strettamente con i comportamenti operatividel sistema. La segmentazione bancaria, considerata in un primo tempo comeelemento di arretratezza, sembra oggi essere riguardata come una forma pro-pria della crescita dell’economia italiana nelle sue varie componenti; inizial-mente evita il propagarsi delle crisi bancarie, successivamente è tra gli elemen-ti costitutivi della banca di deposito che, in un clima di fiducia, consente lamassima mobilitazione del risparmio a sostegno degli investimenti. Le situa-zioni di localismo sono così rivisitate con speciale riferimento alle banche po-polari. Lo schema della banca mista e del suo declino sono dalla storiografiapiù recente considerate facendo ricorso all’opera di Confalonieri e tuttavia al-cuni interrogativi si pongono in ordine alla possibilità di una riforma meno ra-dicale ove si fosse tempestivamente favorita la costituzione del credito indu-striale ed effettuati interventi sull’operato complessivo delle banche miste. Ildisegno di Beneduce e dei suoi istituti era suscettivo in termini operativi diestensione al credito industriale? E poi quali erano in definitiva gli equilibri dipotere suscettivi di graduale riforma nel sistema finanziario nazionale? Verosi-milmente le cose non potevano andare diversamente da come sono andate.Sulla costituzione dell’Iri la storiografia è concorde con la testimonianza e leriflessioni di Saraceno, così come, con differenziazioni e qualche interrogativo,condivide la linea Stringher sulla Sezione autonoma del Consorzio sovvenzionisu valori industriali.

I contenuti delle leggi di riforma possono dirsi condivisi dalla storiografiache avanza solo qualche dubbio sulla lunga attività di servizio della legge del1936 e sulla progressiva lievitazione del mercato obbligazionario. Condivisi iprincipi di separatezza, qualche elemento di riflessione critica viene avanzatoriguardo alla lunga prosecuzione dei principi di specializzazione, aggirati pe-raltro e (forse opportunamente) integrati dalle acquisizioni, favorite dalla poli-tica economica, di titoli obbligazionari degli istituti di credito speciale nei por-tafogli delle aziende di credito.

Le dimensioni dell’intervento finanziario della banca nell’industria sonoconsiderate ampie e funzionali con straripamenti negli anni ’80 dell’ottocentoe negli anni ’20 e ’70 del novecento. Talune concessioni creditizie risultano ec-cessive e poco mirate ed a servizio delle politiche economiche nel corso deglianni ’60 e ’70 nei quali si verificano inoltre destinazioni sempre più consisten-ti e distorsive dall’area privata a quella pubblica.

Gli assetti istituzionali e le condotte operative degli istituti di credito inun sistema privato fino al 1936 e pubblico dal 1936 agli anni novanta hannocomunque un punto di riferimento che rende triangolare il rapporto banca

Page 30: Il pensiero storico-economico sul credito nell’Italia del ... · PDF filesumibile dal saggio di Bonelli3 sulla Banca d’Italia dal 1894 al 1913, punti di vista diversi da quelli

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impresa nel novecento: l’intervento dello Stato. Tale intervento concepito infunzione di soccorso fino al 1933, diviene poi strutturale nel sistema creditiziopubblicizzato con effetti virtuosi negli anni ’50, meno virtuosi negli anni ’60, enegativi negli anni ’70 in cui prevalgono, per errori o in vista di più ampie esi-genze, le linee di politica economica. Quest’ultimo trentennio non è ancora“Storia”; prevalgono da parte di economisti e banchieri giudizi positivi, forsecon qualche sfumatura di diversità, sul ruolo positivo svolto dalla Banca d’Ita-lia e dalla sua “moral suasion”.

Un’osservazione conclusiva può consistere nel riconoscimento che gli sto-rici economici hanno fatto la loro parte nel descrivere ed interpretare impor-tanti aspetti della storia del credito in Italia. Larghi spazi di approfondimentoe di discussione si offrono tuttavia alla storiografia sul credito nel Novecento esulle recenti vicende finanziarie propedeutiche al grande cambiamento deglianni ’90.

Università di Palermo - Settembre 2002