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Il pensiero Eleonora Bilotta

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Il pensiero

Eleonora Bilotta

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Dove ha sede il pensiero?

Fin dall’origine della cultura occidentale, filosofi e medici hanno dibattuto il problema dividendosi fra: chi pensava che le facoltà mentali avessero sede nel

cuore (come Alcmeone di Crotone e Aristotele ) e chi reputava che avessero sede nel cervello

(Empedocle, Ippocrate e Galen). Platone sviluppò una teoria secondo la quale l’uomo è

dotato di tre anime: una che ci fa imparare (che ha sede nel capo ed è

immortale e divina), una che ci fa provare impeti d’animo (nel petto), una che ci fa bramare i piaceri e i godimenti (nel

ventre).

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Dove ha sede il pensiero?

Oggi non ci sono dubbi che le attività mentali superiori abbiano sede nel cervello.

Studiare lo sviluppo, la struttura, le funzioni, la chimica e la patologia del cervello è il compito della psicologia e delle neuroscienze.

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Che cos’è la Neuropsicologia

La neuropsicologia studia le relazioni tra cervello e comportamento, cercando di chiarire il modo in cui le attività dell’uno determina l’altro.

Questa disciplina si interroga su quali sono i meccanismi nervosi responsabili di attività come pensare, ricordare, parlare e apprendere.

Nella maggior parte dei casi non è possibile osservare direttamente i cambiamenti che avvengono nel cervello in concomitanza con certi comportamenti o attività.

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I metodi della Neuropsicologia

I soggetti della neuropsicologia possono essere distinti in due grandi classi: pazienti con lesioni cerebrali (cioè su

persone che a causa di una malattia o di un trauma hanno subito un danno in un area del cervello);

soggetti normali che partecipano volontariamente ad esperimenti innocui.

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Area del cervello critica per la memoria

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Che cosa c’è nel cervello

Il cervello contiene: la registrazione di tutti i nostri scopi e di tutte le

nostre ambizioni, ed è essenziale per poter provare piacere, dolore, amore e odio;

i testi da cui dipende ogni nostra conoscenza; le regole e le istruzioni delle azioni (il linguaggio e

la scrittura) di cui ci serviamo per comunicare con gli altri, nonché le regole logiche e matematiche che utilizziamo per ragionare;

le informazioni che ci permettono di riconoscere e di ricordare ogni sorta di forme, di facce, di scene e di immagini.

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Il cervello e le attività cognitive

Il cervello dell’uomo contiene all’incirca 12 miliardi di neuroni ed il numero delle inter-connessioni possibili supererebbe addirittura, secondo certe stime, il numero degli atomi che costituiscono l’universo.

Di tutti questi neuroni circa 10 miliardi sono concentrati nella corteccia (dove hanno sede le funzioni “superiori” che interessano gli scienziati cognitivi).

Dal punto di vista evolutivo la corteccia, che è assente in pesci, rettili e uccelli, rappresenta la tappa più recente dello sviluppo del sistema nervoso dei vertebrati ed è completamente sviluppata solo nei mammiferi.

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Risoluzione di problemi

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Confronto tra il cervello e l’elaboratore elettronico

Il cervello è un sistema con organizzazione, proprietà ed attività specifiche.

Questa organizzazione si è formata in parte in modo ereditario, in parte ad opera dell’apprendimento.

Il cervello non è soltanto un archivio di registrazioni, ma anche un organizzatore estremamente attivo, che opera in continuazione allo scopo di avviare e dirigere le azioni del resto dell’organismo.

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Esiste un Hardware ed un software cerebrale?

Nel cervello non c’è una distinzione così chiara tra l’“hardware”, ossia i circuiti elettronici logici, che sono fissi, e il “software”, ossia i programmi semplici (come per esempio, quello che controlla la respirazione).

Inoltre il cervello contiene sistemi che gli permettono di imparare ulteriori programmi più complessi.

Anche se il cervello trasmette l’informazione servendosi di un codice numerico di segnali nervosi, esso non immagazzina tale informazione sotto forma di semplici numeri.

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Esiste un Hardware ed un software cerebrale?

Nel sistema nervoso non c’è una chiara distinzione tra circuiti e programmi, tra sintassi e semantica.

Per questo e per altri motivi l’analogia con l’elaboratore non consente di descrivere adeguatamente il funzionamento del cervello.

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Il pensiero

Il pensiero può essere definito come l’attività mentale in grado di elaborare e di sviluppare le relazioni fra le informazioni codificate precedentemente in memoria.

L’informazione può essere una rappresentazione mentale di: esperienza passata, una particolare percezione del mondo, uno stato possibile del mondo.

Tali rappresentazioni rappresentano i contenuti del pensiero.

Le rappresentazioni possono avere diverse forme.

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Ruolo delle immagini e del linguaggio

L’esperienza che proviamo quando immaginiamo una scena è simile a quella che proviamo quando guardiamo un’immagine pittorica.

E’ per questa ragione, che le immagini tendono ad essere concepite come delle raffigurazioni mentali.

Immagini differenti possono essere generate a partire dalle medesime informazioni.

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Ruolo delle immagini e del linguaggio Siamo in grado di percepire e di immagazzinare

in memoria le informazioni riguardanti la struttura tridimensionale di una configurazione di oggetti.

L’immaginazione è un processo attivo che predispone l’individuo alla percezione dell’informazione, piuttosto che una rappresentazione passiva dell’informazione.

Farah ha notato che: ci sono molti tipi di immaginazione, così come ci

sono molti tipi di attenzione, non sembra opportuno enfatizzare eccessivamente

le somiglianze fra questi due processi.

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L’immaginazione è un processo attivo: il caso delle immagini ambigue

In un esperimento di Chambers e Reisberg (1985) ai soggetti veniva spiegato che cosa sono le figure ambigue, venivano mostrati loro alcuni esempi e lo sperimentatore verificava che i soggetti fossero effettivamente in grado di percepire le interpretazioni alternative di ciascuna figura.

Veniva presentata ai soggetti una figura ambigua anitra-coniglio. I soggetti venivano istruiti a formare un’immagine mentale di questa diapositiva, così da essere in grado di riprodurla.

I risultati di questo esperimento, insieme a quelli di altri studi, suggeriscono che le immagini non sono ambigue: un’immagine sembra avere un’unica interpretazione.

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Le immagini sono rappresentazioni analogiche

Finke e Pinker e Farah hanno messo però in dubbio, la generalità dei risultati dell’esperimento di Chambers e Reisberg.

Questi ricercatori hanno chiesto ai soggetti di generare un’immagine passando attraverso alcuni stadi intermedi. Il risultato di questa trasformazione era un’immagine che i soggetti spesso erano in grado di identificare.

Il risultato di questo esperimento, indica che i soggetti possono interpretare un’immagine dopo che è stata costruita.

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Le immagini sono rappresentazioni analogiche

Questo è un fatto importante perché significa che, all’interno di un’immagine noi possiamo scoprire qualcosa che non abbiamo usato per costruire la medesima immagine.

Da qui scaturisce che le immagini mentali, costituiscono una forma di rappresentazione analogica, quest’ultima vuol dire che vengono incluse le relazioni essenziali di ciò che rappresenta un oggetto.

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Mappa mentale di New York City

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La teoria proposizionalista

Benché nel corso degli ultimi 20 anni il fenomeno dell’immaginazione sia stato studiato per mezzo di un enorme numero di ricerche, a partire da Pylyshyn (1973), molti ricercatori hanno criticato il modo in cui la ricerca sull’immaginazione è stata condotta.

Al centro di questa controversia c’è il problema della rappresentazione della conoscenza.

Un esempio di questo, può essere ricavato dal modello di J.R. Anderson (1983), il quale sostiene che le nostre conoscenze del mondo sono immagazzinate in memoria in forma proposizionale.

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La teoria proposizionalista

Se la nostra conoscenza fosse proposizionale quale sarebbe il ruolo delle immagini mentali nei processi cognitivi?

Una delle possibilità è che le immagini siano degli epifenomeni. Un epifenomeno è un sintomo di qualcos’altro. Un esempio è quello del fumo prodotto da una locomotiva a vapore.

Allo stesso modo, le immagini mentali potrebbero non avere funzione alcuna, perché sono puramente decorative, come le immagini sulle pareti delle nostre abitazioni.

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Critica alla ricerca sulle immagini mentali

Alcuni ricercatori hanno sostenuto che il fenomeno delle rappresentazioni per immagini sia interessante a prescindere dalla sua funzione.

Recentemente Rock ed altri, hanno messo in discussione la validità di una delle assunzioni di base su cui la ricerca delle immagini si è basata, e riguarda soprattutto il fatto che noi siamo in grado di immaginare il modo in cui gli oggetti apparirebbero se i li guardassimo da un altro punto di vista.

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Critica alla ricerca sulle immagini mentali

Quest’assunzione è valida affinché il fenomeno della rotazione mentale possa essere considerato come un autentico fenomeno psicologico.

Rock ha osservato che, in molti casi, è necessario che venga preservato l’orientamento di un oggetto nei confronti dell’osservatore affinché il riconoscimento possa avere luogo.

Rock ha fornito vari esempi che dimostrano che il mutamento dell’orientamento, rende difficile percepire l’identità di un oggetto.

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Critica alla ricerca sulle immagini mentali

Infatti nel riconoscimento di un oggetto, i soggetti potevano individuare una caratteristica distintiva, o un punto di riferimento di un oggetto e potevano usare questa caratteristica, per fare delle inferenze a proposito del cambiamento delle sembianze dell'oggetto.

Il lavoro di Rock ed altri, suggerisce che almeno in alcune circostanze, le decisioni a proposito del cambiamento delle sembianze di un oggetto a seguito di una rotazione possano essere basate su inferenze.

Questa osservazione mette in rilievo il fatto che il nostro uso delle immagini mentali, potrebbe essere influenzato da processi maggiormente simili a quelli della percezione e del pensiero.

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Pensare con parole e immagini

Quando si pensa in termini lessicali, si pensa in modo sequenziale, un termine dopo l’altro, in sintonia con la natura altrettanto sequenziale del linguaggio.

Se pensiamo per immagini, si possono prendere in considerazione più elementi iconici in contemporanea.

Gli esseri umani non solo sono in grado di costruire immagini, ma anche di usare immagini per risolvere problemi specifici.

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Rappresentazione di attività cognitive

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Gli esperimenti sulle immagini mentali

Per “immaginazione mentale” o “immaginazione visiva” intendiamo semplicemente la memoria di immagini che ci permette di ricordare la faccia di un amico o per esempio alcune strade di una città che abbiamo visitato nel passato.

Il processo immaginativo è in qualche modo simile al processo percettivo legato saldamente all'attività del ricordare.

La capacità di immaginazione è vista in questa ottica come una forma di rappresentazione mentale che è stata utilizzata, in questi ultimi anni, nello studio dello sviluppo dei processi mnestici e nella ritenzione attiva dei contenuti da parte del soggetto.

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Gli esperimenti sulle immagini mentali

E' noto come il miglior modo per ricordare due oggetti strani insieme è quello di formare una bizzarra immagine mentale che li incorpori entrambi.

Basta pescare nei depositi mnestici uno di questi due oggetti per far riaffiorare la buffa immagine che avevamo creato e ricordare così senza sforzo anche il secondo oggetto che avevamo legato a questa immagine.

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Gli esperimenti sulle immagini mentali

Anche l’utilizzo del “metodo del locus”, per il quale si può ricordare una serie di oggetti ponendo le loro immagini in una mappa mentale di un posto particolare che si conosce bene è legato all’attività immaginativa e alla memoria.

Dopodiché è necessario soltanto fare un giro in questo posto per ricordare quelle immagini e di conseguenza gli items ad esse connessi.

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Gli esperimenti sulle immagini mentali

A questo punto é importante indagare il modo in cui l’informazione può essere estratta dalle immagini.

In tal senso sono ormai classici gli esperimenti di Shepard e collaboratori (Shepard e Meltzer, 1971) sulla rotazione mentale, in cui in ogni sessione si presentano due figure ad un soggetto: in alcune sessioni le due figure ritraggono lo stesso

oggetto, ma da due differenti angolazioni; in altre esse ritraggono differenti oggetti.

Il soggetto deve determinare, il più rapidamente possibile, se i due oggetti sono gli stessi o no.