Il Papa a Brescia Dai bimbi malati Cori di festa al cospetto delle … · nel Centro Paolo VI...

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Data e Ora: 09/11/09 00.08 - Pag: 4 - Pubb: 09/11/2009 - Composite Il Papa a Brescia Lapreghierasilenziosa per i Caduti di piazza Loggia Angelus Domini nuntiavit Ma- riae... «L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria». Alla fine della mattinata, quando il Papa sembra- va raccogliere la nostra stanchezza e portarla davanti alla Madonna, in una piazza che recitava piano la preghiera dell’ Angelus (quella che di solito dice in piazza San Pietro, e che ieri ha detto in piazza Paolo VI) il pensiero è andato a don Fran- co e a don Roberto, a Rachele e a Valentina, a Elisa, a Cristina e alle bimbe Chiara e Selene, al trio Gia- como-Antonio-Mario. Ho fatto il viaggio con loro, ieri mattina. «Scegliti una parrocchia che parte da lontano, aggregati a loro e segui il loro viaggio fino in piazza», mi aveva detto il capo. Non è stato difficile scegliere: aven- do radici camune, ho pensato subi- to al trenino della Valcamonica. An- che se voleva dire partire alle cin- que di mattina da Edolo. Un treno, anzi due Ecce, ancilla dominae. «Ecco la serva del Signore». Nella vita a vol- ta basta un «sì», come quello che don Franco ha detto alla mia «in- trusione» nel gruppo dei suoi par- rocchiani. Don Franco è parroco di Breno, nonché vicario episcopale. Ma soprattutto è un uomo vivo, ge- neroso e carismatico. Gli hanno da- to la responsabilità di guidare i pel- legrini camuni, e lui l’ha presa, con la semplicità con cui si accende una sigaretta una volta sceso dal treno. Ha passato i giorni scorsi a gestire biglietti, pass per la piazza, richieste dei ritardatari, dubbi del- l’ultimo momento. «Pensavo che non saremmo arrivati a riempire un treno, e invece ne sono serviti due»: uno da Edolo alle 5 e uno da Darfo alle 6.10. In totale, più di 530 fedeli. Senza contare quelli scesi in auto, e con i pullman organizzati dalle parrocchie dell’Alta Valle. Per don Franco, come per molti compagni di viaggio, la sveglia è stata alle 4, 4,30. Con lui 103 parroc- chiani e un altro sacerdote, don Ro- berto Domenighini, da due mesi di- rettore dell’Eremo di Bienno. Un prete-intellettuale, dallo sguardo acuto e dagli occhi limpidi. «A Ro- ma, quando studiavo teologia dog- matica, ho avuto la fortuna di par- tecipare a tre udienze private con Ratzinger. Mi colpì la grande dispo- nibilità, l’umiltà e attenzione di questo Papa, e l’estrema conoscen- za che ha della situazione delle Chiese locali, da quella bresciana a quella, per dire, bielorussa». L’Ere- mo di Bienno, ci ricorda don Rober- to, fu «un dono della Chiesa bre- sciana a Paolo VI, e in suo onore si chiama "dei santi Pietro e Paolo"». «Cosa diremmo al Papa?» Et Verbum caro factum est. «E il Verbo si è fatto carne». Dio entra nella realtà quotidiana: come quel- la di un treno che viaggia prima del- l’alba, ed è un muoversi assonnato e tranquillo di maglioni fatti a ma- no, e sciarpe di lana, stivali e calze a righe, cappelli, foulard, veli da suora, giacche a vento, ombrelli. Tutto in cammino verso una meta. Nell’ultima carrozza ci sono Rache- le e Valentina, due fedeli collabora- trici di don Franco. Rachele ricor- da ancora il viaggio a Roma da Pio XII, con l’Azione Cattolica. Valenti- na la Messa d’incoronazione di Pao- lo VI. Ed entrambe ora vanno da Benedetto XVI. «Perché il Papa è il Papa». E cosa direste al Santo Pa- dre, se ne aveste la possibilità? «Sa- remmo in difficoltà a dire qualcosa al Papa... Lo ascolteremmo». L’Angelus continua, e così i ricor- di. Ora pro nobis, sancta Dei gene- trix «prega per noi, santa madre di Dio». Una madre fa tutto per i suoi figli: Chiara e Selene, 10 e 11 anni sono compagne di scuola, prima media. Si sono svegliate alle 4.45, ma sono le più vispe dello scompar- timento. «Vedere il Papa è un’espe- rienza importante, soprattutto per loro, con i tempi che corrono, così vuoti di valori» ci dice Cristina, mamma di Chiara. Pochi sedili più avanti, Giacomo, Antonio e Mario, 50 anni in tre, sono scout del grup- po Edolo 1. Sabato sera hanno fat- to un po’ tardi: ma alle 5 erano in stazione. «Potevamo scegliere se andare in piazza o fare il servizio d’ordine, e abbiamo scelto la secon- da. A Brescia ci daranno i nostri compiti precisi». Alle 7.10, mentre si faceva chia- ro, il gruppo dei pellegrini scende- va dal treno e, guidati da don Fran- co, si metteva in cammino verso piazza Paolo VI. Nel silenzio della città, il gruppo percorreva via Vitto- rio Emanuele, via Gramsci, In via X Giornate il servizio accoglienza, affidato agli Alpini in pettorina az- zurra. «Varco 4 a sinistra, varco 5 a destra». «Chi non ha il pass va in piazza Loggia dove ci sono i mega- schermi» ripete don Franco. Prima di tornare Oremus («Preghiamo») È il mo- mento di entrare in piazza Duomo, ancora vuota. Ed è il momento di separarmi dai miei compagni di viaggio. Li ritroverò all’Angelus. E li ritroverò fisicamente in stazione, quando andrò a salutarli, prima della partenza del trenino di ritor- no (io, stavolta, resto a Brescia). Come è andata don Franco? «Be- ne, tutto bene» (in realtà ha dovu- to fronteggiare un paio di emergen- ze, come un vero pastore con le pe- corelle) «E tu piuttosto? Hai mangiato? Prendi un po’ di torta, prendi un po’ di caffè caldo..». Come è andata, don Roberto? «Bene. L’omelia è stata tutta sulla Chiesa, bisognava immaginarlo, nella città di Paolo VI». Come è andata, Rachele, Valentina? «Quanta pioggia! Che stanchezza! Ma siamo qua. E il Pa- pa è il Papa!». Come è andata, Cristina? (Chia- ra e Selene giocano) «Bene. Che emozione! Valeva la pena esserci, anche con questo tempo». I tre scout non li abbiamo visti: forse il loro servizio non era ancora concluso. L’ultimo sguardo è per il treno che si allontana, e sembra un amico che se ne va. Marco Sampognaro FESTA DI COLORI Cori di festa al cospetto delle due cattedrali Impermeabile, seggiolino, una piccola scorta di viveri nello zaino per sostenersi nel- la lunga attesa e l’entusiasmo che fa dimenti- care la stanchezza e il freddo della mattina- ta di pioggia dispettosa e insistente. Qualcu- no ha portato anche una chitarra per anima- re il gruppo, di bandierine bianco-gialle si è presto colorata la piazza. Era ancora buio, quando le avanguardie hanno incominciato a prender posto lungo le transenne di piazza Loggia. «Volevamo assicurarci una buona po- sizione, non avevamo il pass per piazza Pao- lo VI e ci siamo rifugiati qui», dicono i fedeli della parrocchia cittadina dei Cappuccini, strategicamente posizionati in vista dell’arri- vo della papamobile da largo Formentone. Dalla provincia i pullman sono partiti pri- ma che facesse giorno, eppure c’è clima di festa nel gruppo del Cammino neocatecume- nale che improvvisa concertini e girotondi al centro della piazza. «Alle 6.30 eravamo già qui - dicono Francesco e Cristina, marito e moglie di Gottolengo accompagnati da mamma Elda -. Abbiamo pregato e cantato, siamo stati insieme in attesa del nostro Pa- store, per accoglierlo e dimostrargli che c’è un popolo dietro, che noi gli siamo vicini». Un’emozione che si rinnova Ogni volta è un’emozione che si rinnova, per i ragazzi che hanno all’attivo i raduni del- le Giornate mondiali della gioventù: «Sono sempre belle emozioni - confidano Anna, En- rica e Maria Chiara -; nel ritrovarsi uniti si vede come il Signore opera nella storia, co- me Dio ama la nostra vita. In paesi come la Giordania è importante dare il segno di una presenza, qui vogliamo dimostrare al Papa che gli siamo vicini più che mai, che gli voglia- mo bene». «Il Papa è ospite di Brescia - osser- va Paolo -, bisogna fare il possibile per acco- glierlo al meglio». Louis, studente del Came- run iscritto alla facoltà di Medicina, attende di vedere il Papa per la prima volta: «La sua parola - dice - può spingere a crescere nella fede, può aiutarci a vivere un momento di ri- conciliazione. Per questo è importante esser presenti, in corpo e in spirito». Il Papa originario della Baviera viene a ren- dere omaggio al Papa bresciano e il gruppo numeroso di fedeli arrivato dalla città tede- sca di Essen per abbinare al pellegrinaggio al santuario Maria Rosa Mistica di Monti- chiari l’incontro con Benedetto XVI, non na- sconde l’orgoglio dei connazionali. «Il nostro popolo ha un grande affetto per lui: ha visto la sua elezione come un evento voluto dal cie- lo, come un disegno della Provvidenza», dice il giovane che in mezzo a questa folla richia- ma l’esperienza della Giornata mondiale di Colonia. Un tripudio bianco e giallo Nella piazza la presenza si è via via infitti- ta, sotto i festoni che alternano il bianco e giallo della bandiera pontificia al tricolore italiano e al bianco e azzurro della città di Brescia. Tra i gruppi delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali sono numerose le fami- glie, anche con passeggini al seguito. Si chia- ma Pietro Benedetto («come il primo e co- me l’ultimo Papa») l’ultimo nato di Irene e Giovanni di Capriano, arrivati qui alle 7 con i cinque figli per ricevere «una benedizione per tutta la famiglia». Aurora e Lorenzo del- la parrocchia della Santissima Trinità sono venuti con tre dei quattro figli per vedere per la prima volta il Papa «che rappresenta la Chiesa». L’emozione di oggi, dicono, ricorda la felice esperienza del Family Day. Quando in alto i mori battono sulla campa- na dell’orologio della piazza dieci rintocchi e le immagini sul maxischermo fanno pensare a un prossimo arrivo, è il momento di srotola- re la scritta: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». La folla si assiepa lungo le transenne, i piccoli vengono issati sulle spalle dei papà e ad ogni ripresa delle teleca- mere è uno sventolio di bandierine. Gli scro- sci di pioggia diventano insistenti, ma om- brelli e impermeabili fanno il loro dovere e nessuno vuol lasciare la posizione conquista- ta. Fitto è l’assembramento in largo Formen- tone, lungo le transenne e al riparo della pen- silina. Per il Papa, la città multietnica richia- ma i suoi tanti volti: quelli delle domestiche filippine che frequentano le chiese del cen- tro e quelli dei musulmani che sostano sotto la Loggia con la bandierina del successore di Pietro. Si alzano in un grande coro indistinto le esclamazioni di benvenuto alla vista della cu- poletta bianca della papamobile, la folla on- deggia da largo Formentone verso piazza Loggia come se volesse mettersi al seguito del corteo papale. Davanti alla stele che ri- corda le vittime della strage c’è una sosta: il Papa si alza e prega. La piazza è una colora- ta distesa di ombrelli, il freddo e gli scrosci di un tempo inclemente sono un aspetto secon- dario e trascurabile per tante persone che hanno voluto sentirsi compartecipi di un mo- mento così importante. Elisabetta Nicoli All’alba sul treno con i pellegrini Il viaggio dei fedeli camuni guidati da don Franco La sveglia, i pass, la pioggia. «Ma ne vale la pena» Nella foto grande, una panorami- ca della piazza multicolore (anche per i moltissimi spolverini antipiog- gia distribuiti) durante la Messa offi- ciata dal Papa. A sinistra, il gruppo dei pellegrini camuni (riconoscibile il cartello del- la parrocchia di Breno) nel tragitto dalla stazione di Brescia a piazza Pa- olo VI. Dalla Valle Camonica sono giunti due treni «speciali», per un totale di 530 persone, e diversi pull- man organizzati dalle parrocchie. A destra, il Sommo Pontefice ac- compagnato dal Vescovo di Bre- scia, mons. Luciano Monari, saluta la folla che lo acclama. SERVIZI FOTOGRAFICI - Foto Eden - Foto Reporter «Guardate l’alba che meraviglia...». Sorridia- mo. Diluvia, ma non per don Adriano, curato di Artogne, che sveglia con ironia i russatori sul pull- man dei giovani che dalla Valle Camonica punta su Brescia. Alle 7 in punto c’è l’ultimo carico di Darfo dopo le fermate di Artogne, Angolo, Gianico e Corna. La carovana degli altri pullman è partita con noi, il treno da Edolo è già in viaggio da due ore. Il Papa chiama e la Valcamonica risponde, ma dovendo scegliere la compagnia di viaggio, abbia- mo cercato (e trovato) i... ragazzi della curva di Benedetto XVI capitanati da don Adriano e don Italo. «Difficoltà? Contattare i giovani, che poi rispon- dono sempre alla grande» nicchia don Adriano guardando noi 50. Scendiamo in piazza Garibaldi: zainetti e sbadigli, panini al Domo Pack, ombrello sgangherato che «guarda che in piazza non te lo fanno portare». Parte lo slalom tra i varchi e i vo- lontari, coi due preti già in trance da celebrazione che filano come centometristi e la ciurma dai 15 ai 30 anni che insegue col fiatone. Il varco 2 si apre all’improvviso e si chiude ancora alle spalle del Duomo. C’è un muro di gente e «bye bye Papa!». «Ve l’avevo detto che non dovevamo fermarci a co- lazione...», sbotta Silvia. Comunque ci siamo. Il Papa atterra a Ghedi e l’«olè» della piazza dà i brividi. Siamo con Anto- nio, Cristina, Luca, Giorgio, Giampietro. L’attesa della papamobile strappa un urlo quando il Santo Padre entra in piazza e passa a pochi metri. Qual- cuno si commuove, o forse è la pioggia. Nell’imbu- to umano che si forma in via Trieste c’è l’ultimo coro e lo canta anche un Carabiniere. Sergio Gabossi Don Franco Corbelli (a sini- stra), parroco di Breno e vica- rio episcopale, guidava la spe- dizione ferroviaria dei fedeli camuni da Benedetto XVI. Con lui don Roberto Domeni- ghini, da pochi mesi direttore dell’Eremo di Bienno. Entram- bi hanno concelebrato la Mes- sa con il Papa Cosa diresti al Papa se po- tessi incontrarlo? «Ciao» ri- sponde candidamente Chiara (a sinistra), 10 anni, in viag- gio con la madre Cristina e la compagna di classe Selene (tutti di Breno). La sveglia pri- ma delle cinque di mattina non le ha spaventate. Né la pioggia le ha fermate Giacomo, Antonio e Mario , rispettivamente 16, 17 e 18 anni, sono del gruppo Scout di Edolo 1 e hanno lavorato al servizio d’ordine. Mario aveva già partecipato all’incontro dei giovani a Loreto due anni fa, per gli altri due è il primo incontro «dal vivo» con un Pontefice IN CARROZZA La Papamobile sosta in piazza Loggia I SACERDOTI MADRI E FIGLIE GLI SCOUT 4 in primo piano Giornale di Brescia Lunedì 9 Novembre 2009

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Data e Ora: 09/11/09 00.08 - Pag: 4 - Pubb: 09/11/2009 - Composite

Il Papa a Brescia

La preghiera silenziosaper i Caduti di piazza Loggia

Pranzo col card. Martininel Centro Paolo VI

■ Angelus Domini nuntiavit Ma-riae... «L’angelo del Signore portòl’annuncio a Maria». Alla fine dellamattinata, quando il Papa sembra-va raccogliere la nostra stanchezzae portarla davanti alla Madonna,in una piazza che recitava piano lapreghiera dell’Angelus (quella chedi solito dice in piazza San Pietro,e che ieri ha detto in piazza PaoloVI) il pensiero è andato a don Fran-co e a don Roberto, a Rachele e aValentina, a Elisa, a Cristina e allebimbe Chiara e Selene, al trio Gia-como-Antonio-Mario.

Ho fatto il viaggio con loro, ierimattina. «Scegliti una parrocchiache parte da lontano, aggregati aloro e segui il loro viaggio fino inpiazza», mi aveva detto il capo.Non è stato difficile scegliere: aven-do radici camune, ho pensato subi-to al trenino della Valcamonica. An-che se voleva dire partire alle cin-que di mattina da Edolo.

Un treno, anzi dueEcce, ancilla dominae. «Ecco la

serva del Signore». Nella vita a vol-ta basta un «sì», come quello chedon Franco ha detto alla mia «in-trusione» nel gruppo dei suoi par-rocchiani. Don Franco è parroco diBreno, nonché vicario episcopale.Ma soprattutto è un uomo vivo, ge-neroso e carismatico. Gli hanno da-to la responsabilità di guidare i pel-legrini camuni, e lui l’ha presa, conla semplicità con cui si accendeuna sigaretta una volta sceso daltreno. Ha passato i giorni scorsi agestire biglietti, pass per la piazza,richieste dei ritardatari, dubbi del-l’ultimo momento. «Pensavo chenon saremmo arrivati a riempireun treno, e invece ne sono servitidue»: uno da Edolo alle 5 e uno daDarfo alle 6.10. In totale, più di 530fedeli. Senza contare quelli scesi inauto, e con i pullman organizzatidalle parrocchie dell’Alta Valle.

Per don Franco, come per molticompagni di viaggio, la sveglia èstata alle 4, 4,30. Con lui 103 parroc-chiani e un altro sacerdote, don Ro-berto Domenighini, da due mesi di-rettore dell’Eremo di Bienno. Unprete-intellettuale, dallo sguardoacuto e dagli occhi limpidi. «A Ro-ma, quando studiavo teologia dog-matica, ho avuto la fortuna di par-tecipare a tre udienze private conRatzinger. Mi colpì la grande dispo-nibilità, l’umiltà e attenzione diquesto Papa, e l’estrema conoscen-za che ha della situazione delleChiese locali, da quella bresciana aquella, per dire, bielorussa». L’Ere-mo di Bienno, ci ricorda don Rober-to, fu «un dono della Chiesa bre-sciana a Paolo VI, e in suo onore sichiama "dei santi Pietro e Paolo"».

«Cosa diremmo al Papa?»Et Verbum caro factum est. «E il

Verbo si è fatto carne». Dio entranella realtà quotidiana: come quel-la di un treno che viaggia prima del-l’alba, ed è un muoversi assonnatoe tranquillo di maglioni fatti a ma-no, e sciarpe di lana, stivali e calzea righe, cappelli, foulard, veli dasuora, giacche a vento, ombrelli.Tutto in cammino verso una meta.

Nell’ultima carrozza ci sono Rache-le e Valentina, due fedeli collabora-trici di don Franco. Rachele ricor-da ancora il viaggio a Roma da PioXII, con l’Azione Cattolica. Valenti-na la Messa d’incoronazione di Pao-lo VI. Ed entrambe ora vanno daBenedetto XVI. «Perché il Papa è ilPapa». E cosa direste al Santo Pa-dre, se ne aveste la possibilità? «Sa-remmo in difficoltà a dire qualcosaal Papa... Lo ascolteremmo».

L’Angelus continua, e così i ricor-di. Ora pro nobis, sancta Dei gene-trix «prega per noi, santa madre diDio». Una madre fa tutto per i suoifigli: Chiara e Selene, 10 e 11 annisono compagne di scuola, primamedia. Si sono svegliate alle 4.45,ma sono le più vispe dello scompar-timento. «Vedere il Papa è un’espe-rienza importante, soprattutto perloro, con i tempi che corrono, cosìvuoti di valori» ci dice Cristina,mamma di Chiara. Pochi sedili piùavanti, Giacomo, Antonio e Mario,50 anni in tre, sono scout del grup-po Edolo 1. Sabato sera hanno fat-to un po’ tardi: ma alle 5 erano instazione. «Potevamo scegliere seandare in piazza o fare il serviziod’ordine, e abbiamo scelto la secon-da. A Brescia ci daranno i nostricompiti precisi».

Alle 7.10, mentre si faceva chia-ro, il gruppo dei pellegrini scende-va dal treno e, guidati da don Fran-co, si metteva in cammino versopiazza Paolo VI. Nel silenzio dellacittà, il gruppo percorreva via Vitto-rio Emanuele, via Gramsci, In viaX Giornate il servizio accoglienza,affidato agli Alpini in pettorina az-zurra. «Varco 4 a sinistra, varco 5 adestra». «Chi non ha il pass va inpiazza Loggia dove ci sono i mega-schermi» ripete don Franco.

Prima di tornareOremus («Preghiamo») È il mo-

mento di entrare in piazza Duomo,ancora vuota. Ed è il momento disepararmi dai miei compagni diviaggio. Li ritroverò all’Angelus. Eli ritroverò fisicamente in stazione,quando andrò a salutarli, primadella partenza del trenino di ritor-no (io, stavolta, resto a Brescia).

Come è andata don Franco? «Be-ne, tutto bene» (in realtà ha dovu-to fronteggiare un paio di emergen-ze, come un vero pastore con le pe-corelle) «E tu piuttosto? Haimangiato? Prendi un po’ di torta,prendi un po’ di caffè caldo..».

Come è andata, don Roberto?«Bene. L’omelia è stata tutta sullaChiesa, bisognava immaginarlo,nella città di Paolo VI».

Come è andata, Rachele,Valentina? «Quanta pioggia! Chestanchezza! Ma siamo qua. E il Pa-pa è il Papa!».

Come è andata, Cristina? (Chia-ra e Selene giocano) «Bene. Cheemozione! Valeva la pena esserci,anche con questo tempo».

I tre scout non li abbiamo visti:forse il loro servizio non era ancoraconcluso. L’ultimo sguardo è per iltreno che si allontana, e sembra unamico che se ne va.

Marco Sampognaro

FESTA DI COLORI

Cori di festa al cospetto delle due cattedrali

■ Impermeabile, seggiolino, una piccolascorta di viveri nello zaino per sostenersi nel-la lunga attesa e l’entusiasmo che fa dimenti-care la stanchezza e il freddo della mattina-ta di pioggia dispettosa e insistente. Qualcu-no ha portato anche una chitarra per anima-re il gruppo, di bandierine bianco-gialle si èpresto colorata la piazza. Era ancora buio,quando le avanguardie hanno incominciatoa prender posto lungo le transenne di piazzaLoggia. «Volevamo assicurarci una buona po-sizione, non avevamo il pass per piazza Pao-lo VI e ci siamo rifugiati qui», dicono i fedelidella parrocchia cittadina dei Cappuccini,strategicamente posizionati in vista dell’arri-vo della papamobile da largo Formentone.

Dalla provincia i pullman sono partiti pri-ma che facesse giorno, eppure c’è clima difesta nel gruppo del Cammino neocatecume-nale che improvvisa concertini e girotondi alcentro della piazza. «Alle 6.30 eravamo giàqui - dicono Francesco e Cristina, marito emoglie di Gottolengo accompagnati damamma Elda -. Abbiamo pregato e cantato,siamo stati insieme in attesa del nostro Pa-store, per accoglierlo e dimostrargli che c’èun popolo dietro, che noi gli siamo vicini».

Un’emozione che si rinnovaOgni volta è un’emozione che si rinnova,

per i ragazzi che hanno all’attivo i raduni del-le Giornate mondiali della gioventù: «Sonosempre belle emozioni - confidano Anna, En-rica e Maria Chiara -; nel ritrovarsi uniti sivede come il Signore opera nella storia, co-me Dio ama la nostra vita. In paesi come laGiordania è importante dare il segno di unapresenza, qui vogliamo dimostrare al Papache gli siamo vicini più che mai, che gli voglia-mo bene». «Il Papa è ospite di Brescia - osser-va Paolo -, bisogna fare il possibile per acco-glierlo al meglio». Louis, studente del Came-run iscritto alla facoltà di Medicina, attendedi vedere il Papa per la prima volta: «La suaparola - dice - può spingere a crescere nellafede, può aiutarci a vivere un momento di ri-conciliazione. Per questo è importante esserpresenti, in corpo e in spirito».

Il Papa originario della Baviera viene a ren-dere omaggio al Papa bresciano e il grupponumeroso di fedeli arrivato dalla città tede-sca di Essen per abbinare al pellegrinaggioal santuario Maria Rosa Mistica di Monti-chiari l’incontro con Benedetto XVI, non na-sconde l’orgoglio dei connazionali. «Il nostropopolo ha un grande affetto per lui: ha vistola sua elezione come un evento voluto dal cie-

lo, come un disegno della Provvidenza», diceil giovane che in mezzo a questa folla richia-ma l’esperienza della Giornata mondiale diColonia.

Un tripudio bianco e gialloNella piazza la presenza si è via via infitti-

ta, sotto i festoni che alternano il bianco egiallo della bandiera pontificia al tricoloreitaliano e al bianco e azzurro della città diBrescia. Tra i gruppi delle parrocchie e deimovimenti ecclesiali sono numerose le fami-glie, anche con passeggini al seguito. Si chia-ma Pietro Benedetto («come il primo e co-me l’ultimo Papa») l’ultimo nato di Irene eGiovanni di Capriano, arrivati qui alle 7 con icinque figli per ricevere «una benedizioneper tutta la famiglia». Aurora e Lorenzo del-la parrocchia della Santissima Trinità sonovenuti con tre dei quattro figli per vedere perla prima volta il Papa «che rappresenta laChiesa». L’emozione di oggi, dicono, ricordala felice esperienza del Family Day.

Quando in alto i mori battono sulla campa-na dell’orologio della piazza dieci rintocchi ele immagini sul maxischermo fanno pensarea un prossimo arrivo, è il momento di srotola-re la scritta: «Benedetto colui che viene nelnome del Signore». La folla si assiepa lungo

le transenne, i piccoli vengono issati sullespalle dei papà e ad ogni ripresa delle teleca-mere è uno sventolio di bandierine. Gli scro-sci di pioggia diventano insistenti, ma om-brelli e impermeabili fanno il loro dovere enessuno vuol lasciare la posizione conquista-ta. Fitto è l’assembramento in largo Formen-tone, lungo le transenne e al riparo della pen-silina. Per il Papa, la città multietnica richia-ma i suoi tanti volti: quelli delle domestichefilippine che frequentano le chiese del cen-tro e quelli dei musulmani che sostano sottola Loggia con la bandierina del successore diPietro.

Si alzano in un grande coro indistinto leesclamazioni di benvenuto alla vista della cu-poletta bianca della papamobile, la folla on-deggia da largo Formentone verso piazzaLoggia come se volesse mettersi al seguitodel corteo papale. Davanti alla stele che ri-corda le vittime della strage c’è una sosta: ilPapa si alza e prega. La piazza è una colora-ta distesa di ombrelli, il freddo e gli scrosci diun tempo inclemente sono un aspetto secon-dario e trascurabile per tante persone chehanno voluto sentirsi compartecipi di un mo-mento così importante.

Elisabetta Nicoli

■ È entrato come un lampo. E pur correndoa più non posso dalla piazza della Cattedrale,in molti non sono riusciti ad incrociare il suosguardo prima della pausa pranzo: «Ha varca-to la soglia del Centro pastorale Paolo VI pri-ma del nostro arrivo in via Calini» raccontanoi più giovani. Ma poco male.

«Aspettatelo all’uscita - suggeriscono altri -oggi è un giorno che va vissuto fino in fondo».Intanto, all’interno del Centro, il pranzo ha ini-zio. Tra i commensali, i cardinali Carlo MariaMartini, Luigi Tettamanzi, Giovanni BattistaRe, Paul Poupard, monsignor Claudio Baggi-ni, Dante Lafranconi, Diego Coletti, FrancescoBeschi, Giovanni Giudici. Il menu è stato pre-parato da Mauro Piscini e Philippe Léveillédel «Miramonti l’altro» e da Aldo Mazzolari edEnzo Colombo de «La sosta», la cui esperienzaha suggerito carpaccio di fassona in vinaigret-te al tartufo nero della Valtenesi, risotto ai fio-ri di zucchine con pistilli di zafferano e formag-gella di Tremosine, stinco sobbollito alle ver-dure croccanti e rafano grattugiato. In chiusu-ra un dessert. Infine, alle 16.15, la partenza ver-so Concesio e fuori, altra gente ad aspettare.Già, perché «questa giornata va vissuta fino infondo». Va vissuta anche con la pioggia che lan-cia un suono di palline di polistirolo sui vetri, oche ti brucia, a lungo andare, gli zigomi comese fosse la punta acuta di un granulo di neve.Va aspirato l’odore del vento di traverso che tiincartapecorisce la faccia e percorre elicoidal-mente, a forza sette, tutto il corpo. Va provataper l’emozione che ti trasfondono i vecchi bel-lissimi accampati su seggioline, per i nonni uni-versali che aspettano composti. Eppure tu ca-pisci che dopo un quarto d’ora uscirà il grido:«Viva il Papa!». Grido senza un fine. Ma purequesto è bello. nuri

Pronti al varcoe per le stradei tanti volontari

All’alba sul trenocon i pellegriniIl viaggio dei fedeli camuni guidati da don FrancoLa sveglia, i pass, la pioggia. «Ma ne vale la pena»

Nella foto grande, una panorami-ca della piazza multicolore (ancheper i moltissimi spolverini antipiog-gia distribuiti) durante la Messa offi-ciata dal Papa.

A sinistra, il gruppo dei pellegrinicamuni (riconoscibile il cartello del-la parrocchia di Breno) nel tragittodalla stazione di Brescia a piazza Pa-olo VI. Dalla Valle Camonica sonogiunti due treni «speciali», per untotale di 530 persone, e diversi pull-man organizzati dalle parrocchie.

A destra, il Sommo Pontefice ac-compagnato dal Vescovo di Bre-scia, mons. Luciano Monari, salutala folla che lo acclama.

SERVIZI FOTOGRAFICI - Foto Eden- Foto Reporter

■ «Guardate l’alba che meraviglia...». Sorridia-mo. Diluvia, ma non per don Adriano, curato diArtogne, che sveglia con ironia i russatori sul pull-man dei giovani che dalla Valle Camonica puntasu Brescia. Alle 7 in punto c’è l’ultimo carico diDarfo dopo le fermate di Artogne, Angolo, Gianicoe Corna. La carovana degli altri pullman è partitacon noi, il treno da Edolo è già in viaggio da dueore. Il Papa chiama e la Valcamonica risponde, madovendo scegliere la compagnia di viaggio, abbia-mo cercato (e trovato) i... ragazzi della curva diBenedetto XVI capitanati da don Adriano e donItalo.

«Difficoltà? Contattare i giovani, che poi rispon-dono sempre alla grande» nicchia don Adrianoguardando noi 50. Scendiamo in piazza Garibaldi:zainetti e sbadigli, panini al Domo Pack, ombrellosgangherato che «guarda che in piazza non te lo

fanno portare». Parte lo slalom tra i varchi e i vo-lontari, coi due preti già in trance da celebrazioneche filano come centometristi e la ciurma dai 15 ai30 anni che insegue col fiatone. Il varco 2 si apreall’improvviso e si chiude ancora alle spalle delDuomo. C’è un muro di gente e «bye bye Papa!».«Ve l’avevo detto che non dovevamo fermarci a co-lazione...», sbotta Silvia.

Comunque ci siamo. Il Papa atterra a Ghedi el’«olè» della piazza dà i brividi. Siamo con Anto-nio, Cristina, Luca, Giorgio, Giampietro. L’attesadella papamobile strappa un urlo quando il SantoPadre entra in piazza e passa a pochi metri. Qual-cuno si commuove, o forse è la pioggia. Nell’imbu-to umano che si forma in via Trieste c’è l’ultimocoro e lo canta anche un Carabiniere.

Sergio Gabossi

È dei giovani il primo saluto all’ingresso in piazzaPiù di duemila ragazzi degli oratori hanno riempito l’ampio spazio davanti alla Rotonda

Dai bimbi malatistupore e gioiaIn Duomo Nuovo l’abbraccio del PonteficeI piccoli: «È bello, perché è il nonno di tutti noi»

Don Franco Corbelli (a sini-stra), parroco di Breno e vica-rio episcopale, guidava la spe-dizione ferroviaria dei fedelicamuni da Benedetto XVI.Con lui don Roberto Domeni-ghini, da pochi mesi direttoredell’Eremo di Bienno. Entram-bi hanno concelebrato la Mes-sa con il Papa

Cosa diresti al Papa se po-tessi incontrarlo? «Ciao» ri-sponde candidamente Chiara(a sinistra), 10 anni, in viag-gio con la madre Cristina e lacompagna di classe Selene(tutti di Breno). La sveglia pri-ma delle cinque di mattinanon le ha spaventate. Né lapioggia le ha fermate

Giacomo, Antonio e Mario ,rispettivamente 16, 17 e 18anni, sono del gruppo Scoutdi Edolo 1 e hanno lavorato alservizio d’ordine. Mario avevagià partecipato all’incontrodei giovani a Loreto due annifa, per gli altri due è il primoincontro «dal vivo» con unPontefice

■ È ancora buio quando i vo-lontari, con la pettorina azzurradell’«Accoglienza» infilata so-pra le giacche a vento, prendo-no posto ai varchi d’ingresso apiazza del Duomo. I lampeggian-ti blu delle auto delle forze del-l’ordine squarciano ogni poco ilgrigiore della notte che si fa al-ba e poi mattina. La sveglia pertutti loro è suonata molto pre-sto. Per i ragazzi volontari dellaDiocesi che da venerdì sera han-no trascorso insieme i preparati-vi all’evento al centro Mater Di-vinae Gratiae, è suonata alle 4(così come per gli oltre duemilavolontari che presidiano il per-corso e le piazze).

Marina, di 26 anni, è impegna-ta al «varco 2», quello tra viaMazzini e via Trieste. «Stiamo vi-vendo con gioia questo momen-to - racconta sorridente -. Èun’esperienza unica, ci siamo af-fiatati. E non si sente la fatica,anche se siamo andati a dormi-re tardi e ci siamo alzati prestis-simo. Qui noi siamo fortunatiperché siamo al coperto». Sottoil volto i giovani, arrivati alle 5 emezzo, preparano i «kit del pel-legrino» da consegnare a chi en-trerà per assistere alla Messa.Dentro ci trovi la bandierina dasventolare all’arrivo del SantoPadre, un cappellino, le pubbli-cazioni del Giornale di Brescia edella Voce del Popolo, il librettodella Messa e un poncho di pla-stica, utilissimo in una giornatadi pioggia come quella prevista.

Dal varco 2 passano i giovanidegli oratori, cui è stata riserva-ta l’area «Verde». Insieme ai vo-lontari della Diocesi qui ci sonoanche gli alpini e i cavalieri diMalta. Diversi agenti di polizia,dal Commissariato di Desenza-no, presidiano l’ingresso e atten-dono con i metaldetector il pas-saggio dei fedeli. I residenti echi lavora nei bar e nei ristoran-ti sulla piazza per entrare devo-no mostrare la carta d’identità evengono accompagnati dai vo-lontari. I due bar della zona in-fatti hanno aperto un’ora pri-ma, dando la disponibilità perl’uso del bagno a chi ne avessebisogno. Poi, passate le 7.30 i ra-gazzi degli oratori possono en-trare in piazza Paolo VI. Qualcu-no corre per raggiungere il po-sto in prima fila, mentre le cam-pane suonano e chiamano i fede-li. dz

IN CARROZZA

La Papamobile sosta in piazza Loggia

■ Giovanna e Thomas arrivano prestissimo.Pochi minuti dopo le sei. Devono passare dalvarco 2 per raggiungere lo spazio riservato aigiovani degli oratori, l’«area verde», un piccolospicchio di piazza Paolo VI che insiste su viaTrieste, alle spalle della Rotonda, proprio sottoil palazzo del Credito Agrario, fino al volto chedà su via Mazzini e piazza Vescovado.

La coppia di 27enni aspetta di prendere po-sto in prima fila, per vedere da vicino «il succes-sore di Pietro». Un poco intimidita aspetta inun angolo, pazientemente, al coperto, al riparodalla pioggia battente e fastidiosa, prima di po-ter passare oltre il blocco.

Pochi minuti dopo arriva anche Elisa, stu-dentessa universitaria di 26 anni. È sola e spie-ga in due parole il perché: «Quelli della mia par-rocchia, da Molinetto, arrivano alle sette e mez-zo. Troppo tardi. Io voglio prendere un postoda dove si veda bene, e non ce ne sono molti.Sono passata giusto ieri a controllare per deci-dere dove mettermi». Mostrando spirito di soli-darietà la giovane si mette ad aiutare i volonta-ri impegnati a preparare i «kit del pellegrino»da consegnare ai fedeli al loro ingresso. E dastudentessa che «da grande» vuole insegnareReligione nelle scuole commenta: «Questo Pa-

pa trasmette chiarezza e sicurezza, è affettuo-so e vivace. Il più giusto, a mio parere, comesuccessore di Giovanni Paolo II».

Con il chiarore del mattino iniziano ad arriva-re al varco 2 in via Mazzini altri giovani deglioratori, si mettono in fila e aspettano che le for-ze dell’ordine diano il via libera per il loro in-gresso in piazza. Si forma un po’ di coda, e poifinalmente venti minuti prima delle otto entra-no ad occupare i loro 2.600 posti. Non ci sonotutti. Qualcuno si è ammalato, qualcuno si èfatto spaventare dal maltempo, ma comunqueriempiono lo spazio che hanno a disposizione.

Sferzati dal ventoAvvolta in un poncho, sotto berretta e sciar-

pa di lana, Marika, 28 anni di Virle, è vicina alletransenne. «Ci tenevo ad essere qui perché que-sto Papa rappresenta la stabilità dei valori cri-stiani, una fedeltà alla tradizione di cui c’è mol-to bisogno oggi». Parole che colpiscono, che ar-rivano a stupire rispetto ad altre piuttosto piat-te che sentiamo a poca distanza, con ragazzinidiciottenni che giocano con gli ombrelli per in-dispettire «quelli dietro».

Marika resiste - con gli amici della parroc-chia e i tanti ragazzi degli oratori - alle sferzate

del vento e della pioggia. Qualcuno cerca di ri-scaldarsi con una tazzina di caffè caldo portatoin un thermos da casa, altri sgranocchiano bar-rette di cioccolata.

Poi i ragazzi intonano cori e inneggiano al no-me di «Benedetto», lo scandiscono, lo invoca-no. Ma non c’è nulla di organizzato, nessuna co-reografia, nessun canto unico per tutti. Sonobanditi anche gli striscioni. Mentre aspettanol’arrivo del Santo Padre, si animano e agitanole bandierine bianche e gialle quando le teleca-mere di Teletutto e della Rai li inquadrano.

L’emozione dell’arrivoSi sciolgono in un applauso corale quando ve-

dono il Papa scendere la scaletta dell’aereo, aGhedi, e poi quando - finalmente - arriva inpiazza Paolo VI. Sotto la pioggia battente se-guono la cerimonia solenne leggendo il librettodella Messa, tenendolo all’asciutto sotto il pon-cho giallo o azzurro che hanno trovato nellasacca distribuita all’ingresso in piazza. Prova-no a intonare i canti seguendo le voci delle di-verse corali accompagnate dall’organo in Cat-tedrale.

I giovani degli oratori seguono poi silenziosil’omelia e l’Angelus, svagandosi forse un po’ di

più nei momenti lasciati alla musica. Uniti dal-la stessa grande emozione che dà loro la consa-pevolezza di vivere un evento così importanteper la comunità intera. E aspettano che il San-to Padre lasci la piazza per allontanarsi una vol-ta che la solenne cerimonia finisce.

«Si sente l’unità della Chiesa»«Anche se non l’abbiamo visto da vicino, la

presenza del Papa fa sentire sempre più uniti,fa vivere meglio la celebrazione eucaristica - af-ferma un giovane nell’uscire alla fine della Mes-sa -. In questo settore della piazza abbiamo vis-suto un senso di unità e comunione molto parti-colari».

L’emozione si fa ancora più grande, fino a farperdere le parole, per chi ha il fratello sul palco,a cantare per il Vangelo. O per chi ricorda lamorte del padre avvenuta proprio l’8 novem-bre di 19 anni fa. E poi c’è chi non se la sente dicommentare quanto provato, e si allontana dal-la piazza in silenzio. «Anche se apparteniamo adiversi movimenti e diversi gruppi, quando c’èil Papa l’unione, il senso di unità della Chiesa sisente». Qualcuno infine chiama casa: «Ha pio-vuto tutto il tempo, ma ne valeva la pena».

Daniela Zorat

■ Alla fine è prevalsa l’esplo-sione di gioia. Sì, perché l’attesaè stata molto lunga per i malatiche già dalle otto del mattino sitrovavano all’interno della Cat-tedrale e, per loro, lo sguardo ele molte preghiere - pur essendograditissimi - ancora non eranotutto. Non erano quel contattofisico, quel bacio e quell’abbrac-cio che hanno commosso fino al-le lacrime i bambini e i loro geni-tori. Poter salutare anche fisica-mente Sua Santità Papa Bene-detto XVI è stata la meritataconclusione della lunga mattina-ta di attesa. L’aspettativa eragrande. E il Papa, alla fine, ac-compagnato da mons. LucianoMonari, vescovo della nostraDiocesi, non l'ha delusa. Non hadeluso le centinaia di personeche hanno affollato il Duomo e,tra queste, molti bimbi malati.

Tra stupore e gioiaSui loro visi - bellissimi - dap-

prima si leggeva lo stupore di es-sere stati scelti. Ed era lo stupo-re che faceva trapelare la gioiadel privilegio di poter incontrareil Papa, di poterlo vedere da vici-no proprio lì, in Duomo, vicino acasa. Uno stupore che è rima-sto, nella lunga attesa - il Papa èentrato in Cattedrale pochi mi-nuti prima delle 11 - e che si èmantenuto inalterato, malgra-do il timore che il protocollo nonconsentisse più quel lungo ab-braccio finale. Un abbraccioche, invece, è arrivato: bello, libe-ratorio, commovente; 70 i mala-ti sulle carrozzelle presenti inCattedrale; altrettanti gli accom-pagnatori delle varie realtà chesono loro vicine, ma anche geni-tori e parenti dei molti bambinimalati seduti nei primi banchi.

In prima fila c’era Stefano, 5anni e un sorriso che spezza ilcuore tanto è dolce e solare. Ilpiccolo è affetto dalla sindromedi Angelman, una malattia rarache non concede il dono della pa-rola. Poi Debora, poco più cheventenne, costretta su una se-dia a rotelle dopo un grave inci-dente stradale accaduto quan-do era ancora bambina. Anchelei parla con gli occhi e, quandoè a casa, con l'aiuto di modernetecnologie. Abbiamo incontratoanche Cristina, una donna dalvolto di ragazzina, con una ma-lattia rara: «Credo che il Papami dirà di star bene», ha detto,durante l'attesa. In prima fila, ac-canto a Stefano, è rimasto Da-niele, di appena nove anni, affet-to dalla malattia di Duchènne,distrofia muscolare generalizza-ta dell’infanzia. Lui - come ha te-stimoniato il padre Carlo - ognidomenica rimane davanti al tele-visore ad ascoltare l’Angelus tra-smesso da piazza San Pietro. Dacirca un mese, da quando è sta-to invitato in Duomo, sta viven-

do l’attesa con una forte emozio-ne. «Quando andiamo dalPapa?» è la domanda che ha piùfrequentemente posto in questigiorni ai genitori.

Storie di sofferenzaVerso le nove arrivano in grup-

po i piccoli malati di leucemia.Tra loro, c’è Giorgia. Lei ha ap-pena quattro anni, ed è malatada due. Dopo un periodo diffici-le, ora sta abbastanza bene alpunto che, contrariamente aquanto è accaduto ad altri picco-li che hanno dovuto rinunciareall’ultimo momento per le lorocondizioni di salute, è venuta inDuomo per vedere il Papa. Lei,piccola e innocente, nell’attesaa tratti ripeteva: «Dov’è ilPapa?», certa che la visione diBenedetto XVI sul grande moni-tor, installato all’altare dal qua-le si poteva seguire la diretta diTeletutto, non fosse esattamen-te quello che le era stato promes-so. E, nello sfogliare il libricinodella celebrazione eucaristica, lapiccola è rimasta molto colpitada una foto del Santo Padre: «IlPapa è bello, perché è il nonnodi tutti», ha esclamato, con uncandore speciale. Lo stesso conil quale ci ha mostrato, orgoglio-sa, la medaglietta della Madon-na che mons. Monari le aveva do-nato poco prima, incontrandolatra le navate del Duomo. Qual-che banco più distante, silenzio-sa sulla carrozzella, c’era Mari-na. Lei ha diciassette anni e fre-quenta il terzo anno delle scuolesuperiori e «potrebbe avere» lasindrome di George. «Dobbia-mo dire potrebbe, perché la dia-gnosi non è ancora certa - haspiegato la sorella che l'accom-pagnava -.Quel che è certo è cheMarina è offesa nella parte de-stra del corpo, dalla quale nonsente e non vede».

Potremmo continuare a lun-go nel racconto di storie di soffe-renza caratterizzate da unagrandissima dignità. «Evviva ilPapa», è stata l’esclamazioneunanime quando BenedettoXVI è entrato in Cattedrale perindossare i paramenti liturgici esi è fermato a pregare davanti almonumento dedicato a PaoloVI. Poi il Santo Padre si è sedu-to, silenzioso. Accanto a lui il Ve-scovo Monari e mons. Carlo Bre-sciani, rettore del Seminario. Afargli da cornice, i seminaristinella loro veste bianca. E in silen-zio, tra i sussurri e lo stupore, siè diretto verso la sacrestia. Conla mano ha salutato, ancor pri-ma di uscire per la celebrazioneeucaristica in piazza. Ma è statoquell’abbraccio finale che hasciolto il cuore di tutti. Ed ha fat-to evaporare, d’un soffio, la lun-ga fatica dell’attesa.

Anna Della Moretta

I SACERDOTI

MADRI E FIGLIE

GLI SCOUT

4 in primo piano Giornale di Brescia Lunedì 9 Novembre 2009