Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

download Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

of 20

Transcript of Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    1/20

     

    Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    Author(s): Luisa PrandiSource: Aegyptus, Anno 72, No. 1/2 (gennaio-dicembre 1992), pp. 3-21Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/41216828Accessed: 13-04-2016 18:51 UTC

     

    Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at

    http://about.jstor.org/terms

     

    JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted

    digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about

    JSTOR, please contact [email protected].

    Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore  is collaborating withJSTOR to digitize, preserve and extend access to Aegyptus

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    2/20

     Il P.Lit. Lond. 123

     e la fortuna storiografica di Alcibiade

     Una testimonianza apparentemente « minore » sull'operato di Al-

     cibiade è offerta da un frammento di pergamena trovato ad Ossirinco

     e databile al V secolo d.C. (1), che viene generalmente trascurato dai

     non pochi studiosi che si sono occupati dell'uomo politico ateniese (2).

     Esso narra in modo scorrevole e limpido le vicende in cui fu coin-

     volto A. fra la mutuazione delle Erme (primavera 415) e la sua di-

     serzione a favore degli Spartani (inverno 415/14). Ricostruendo re-

     centemente la fortuna di A. nell'antichità, soprattutto in rapporto

     alla biografia plutarchea a lui intitolata (3), ho avuto l'impressione che

     il testo conservato dal P.Lit. Lond. 123 meriti un'attenzione maggiore

     dal punto di vista storiografico e costituisca un documento rilevante

     di quella fortuna.

     Oltre agli editori, Grenfell e Hunt, ha dedicato al frammento una

     trattazione sistematica e nel complesso esauriente I. Gallo (4) del

     (1) Cfr. B. P. Grenfell-A. S. Hunt, The Oxyrhynchus Papyri, ITI, 1903,

     n. 411, pp. 31-5; PACK2, n. 2077; E. G. Turner, Greek Manuscripts, Oxford

     19872, n. 71, p. 120 con fot.; G. Cavallo, Ricerche sulla maiuscola biblica,

     Firenze 1967, p. 73.

     (2) Bibliografia d'obbligo: F. Täger, Alkibiades, Stuttgart 1925; J. Hatz-

     feld, Alcibiade. Étude sur Vhistoire d'Athènes à la fin du Ve siècle, Paris 1951;

     E. F. Bloedow, Alcibiades reexamined, (Historia Einz. 21), Wiesbaden 1972;

     W. M. Ellis, Alcibiades, London -New York 1989.

     (3) Cfr. M. Cesa-L. Prandi (a cura di), Plutarco. Vite di Coriolano e di

     Alcibiade, Milano 1992, in part. l'Introduzione alla Vita di Alcibiade.

     (4) I. Gallo, Frammenti biografici da papiri. I. La biografia politica, Roma

     1975, pp. 107-38, con taw. IV-V: lo Studioso intende sviluppare sistematica-

     mente le ipotesi e le suggestioni espresse nell'introduzione al testo dagli Editori,

     i quali tuttavia propendevano per una collocazione dell'Anonimo all'epoca di

     Plutarco (cfr. infra nota 42). Un preannuncio sintetico delle osservazioni e delle

     ipotesi che si espongono in questo articolo è stato presentato, con il titolo Un'ipo-

     tesi sul «papiro di Alcibiade » (P.Lit. Lond. 123), al 20th International Congress

     of Papyrology (Copenhagen, 23-29 August 1992) ed è in corso di stampa negli

     Atti.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    3/20

     4 LUISA PRANDI

     quale sintetizzo qui di seguito le conclusioni, che rappresentano il

     punto d'avvio e insieme il pretesto e la giustificazione di queste mie

     pagine.

     1* Discussione dell'ipotesi di I. Gallo

     Secondo lo Studioso, il nostro testo appartiene ad una biografia

     di A. composta in età piuttosto tarda, non di molto anteriore cioè

     a quella della pergamena stessa; e tale biografia si può qualificare

     come

    «un tipo di biografia politica meno vincolato al "genere" tradi-

     zionale, più vicino alla storiografia, ma senza preoccupazioni di esat-

     tezza e rigore, a carattere popolare e divulgativo, destinato ad un

     pubblico diverso da quello che leggeva Plutarco (p. 117) ... esso

     sembra rivelare intenti di sommaria informazione e onesta divulga-

     zione presso un pubblico meno colto ed esigente, in un'epoca di stan-

     chezza culturale (p. 121) ».

     Gli indizi di recenziorità che egli ritiene di individuare nel testo

     sono fondamentalmente due:

     a) la presenza dell'espressione é^opx^cracrftai xà |i.uaf7)pLa (11.

     25-26), per indicare le parodie del 415;

     b) la presenza di un'estesa spiegazione delle funzioni della na-

     ve Salaminia (11.78-84).

     Poiché lo Studioso fa ovviamente dipendere ogni sua conclusione

     dalla collocazione cronologica del brano restituitoci dalla pergamena,

     ritengo opportuno, prima di verificare la caratterizzazione che egli

     propone per il nostro testo, esporre alcuni rilievi sui punti che ho

     appena definito a) e b).

     a) A proposito della frase usata dall'Anonimo per definire la pro-

     fanazione del 415, è senz'altro vero che il verbo ¿Copleo (¿ai si di-

     scosta da quelli impiegati, da Tucidide in poi, nella tradizione più nota

     su A. (5). Tuttavia un'attenta analisi delle attestazioni a noi per-

     venute circa l'uso di e^op^éo^at (danzare, rivelare, parodiare) (6) per-

     (5) I verbi ricorrenti sono 7roisco oppure fi.ifi.eoji.oa.

     (6) Riutilizzo qui di seguito, organizzandole cronologicamente e con gli

     opportuni controlli, le testimonianze su éÇop/éofAou che I. Gallo stesso riporta

     (pp. 118-19 con nn. 35-37) ma in modo disordinato e quindi infruttuoso.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    4/20

     IL P LIT LOND 123 5

     mette di ricostruire un quadro semantico che non incoraggia in par-

     ti colar modo a scendere fino al IV secolo d.C. per la composizione del

     nostro testo.

     Il verbo in questione infatti venne usato, in un'accezione traslata,

     già da Demostene (XXII In Andr. 68), il quale rilevava sarcastica-

     mente che Androzione, beneficiando come carcerato della tregua delle

     Dionisie, aveva "danzato con i ceppi ai piedi durante la processione".

     Inoltre, fatto ben più rilevante per il nostro caso, in età ellenistica

     il verbo venne impiegato da Aristarco per definire la parodia dei mi-

     steri fatta da Diagora di Melo nello stesso V secolo a.C. (Sch. in Ari-

     stoph. Ran. 320) (7).

     In Plutarco il verbo compare più di una volta con il significato

     peggiore ma senza riferimenti alle cerimonie eleusine.

     Con il II secolo d.C. si moltiplicano attestazioni del verbo colle-

     gato esplicitamente ai misteri eleusini, che continuano nel secoli suc-

     cessivi. Nel panorama va segnalata quella di Taziano (Orat. ad. Graec.

     27.1, p. 293 Goodspeed) in riferimento ancora alla profanazione di

     Diagora, e quella di Alcifrone (III, 3, 1 Schepers) connessa proprio

     con i profanatori del 415 (8).

     L'impressione che si ricava dalla varia tipologia degli autori che

     utilizzarono é^op^éopioa nel senso di rivelare (cose indicibili) o di of-

     fendere, parodiare (cose i£sacre") è che il passaggio del significato del

     verbo dall'ambito originario di 'danzare' a quello traslato di 'orga-

     nizzare una scena' fosse un processo inarrestabile a livello di forma

     mentis, e non particolarmente determinabile o influenzabile dalla pre-

     senza di un testo letterario, per quanto autorevole fosse (e resta da

     dimostrare che il nostro lo sia); inoltre l'abbinamento ai misteri e

     ad una parodia, quella di Diagora, era antico (Aristarco) e ritornò

     periódicamente (Tiziano, Scoli), favorendo senza dubbio l'uso del verbo

     (7) Su Diagora cfr. I. Lana, Diagora di Melo, AAT 1949-50, pp. 161-205 =

     Studi sul pensiero politico classico, Napoli 1973, pp. 63-105 (con Testimonianze e

     Frammenti). Un'edizione più recente di questi ultimi in M. Winiarczyk (a cura

     di), DiagorasMelius-Theodorus Cyreneus, Leipzig 1981, pp. 1-30.

     (8) Le altre testimonianze sono: Arr. Diatr. Ili, 21, 13 e 16 (dove il sedicente

     maestro di filosofia è bollato come 'profanatore'); Lue. De salt. 15 e Piscat. 33;

     Ael. Aiist. frg. 34 Keil (titolo di un'orazione Contro i profanatori) ; Achill. Tat.

     IV, 8, 3; Sines. Epist. 137, 273b (sul quale cfr. infra); Sch. in Aristoph. Nub.

     830 (in connessione conia profanazione eleusina di Diagora) ; Suid. s.v. ScoxpòcTTjc

     (IV, 405 Adler), ancora riferita a Diagora e trascurata da I. Gallo (cfr. Test,

     n. 6B Winiarczyk).

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    5/20

     6 LUISA PRANDI

     anche per l'altra e più nota parodia, quella in cui fu coinvolto ap-

     punto A.

     La presenza del verbo £^op^éo[xaL nella pergamena non appare

     quindi di per sé caratterizzante dal punto di vista cronologico, ma lo

     è semmai per individuare nel nostro testo una certa autonomia espres-

     siva rispetto al resto della tradizione sui fatti del 415 (9).

     Con questo spirito, mi sembra, vanno affrontate le testimonianze

     di Proclo (ad Plat. Ale. I, 8, 1 Westerink) e di Suid. s.v. e^iopx^aafx^v,

     che I. Gallo presenta come determinanti per la datazione tarda del

     testo.

     Il lemma della Suda (10) consta di due parti, corredate da chiose:

     la prima è una frase, attribuibile a Sinesio (11), che attesta al pari

     di altre la connessione fra il verbo e le 'cose indicibili' ma non contiene

     riferimenti ad A. e quindi non risulta utile per il nostro problema. La

     seconda parte, in cui si dice che 'egli, ubriaco, nella casa di Pulizione

     aveva parodiato (e^capx^aaTo) i misteri5 è stata attribuita dalla Adler

     all opera di Eliano; poiché però di tale apodittica attribuzione, che

     anticiperebbe al II secolo d.C. l'origine della notizia contenuta nel

     Lessico, non si rinvengono prove (12), conviene lasciarla sub indice

     e volgersi piuttosto al confronto fra la Suda e la pergamena, in cui si

     afferma che A. fu accusato di aver parodiato (é^opx^aa^at) i misteri

     in casa di Pu lizione.

     Tre mi sembrano le considerazioni più rilevanti:

     - poiché il verbo impiegato nei due testi non è così raro da poter

     costituire un elemento caratterizzante, la somiglianzà si riduce alla

     menzione della casa di Pulizione quale sede della parodia; un ele-

     (9) L'originalità dell'espressione delle 11. 7-8 CTuy[&e/TT)v[Ti>pa]vvi8[a è già

     stata evidenziata da I. Gallo (p. 133). Ma singolare ed insolita è ad esempio

     anche l'espressione £e[viav]Te xocì [a]óaT[aaiv usata dall'Anonimo (1. 61) per

     indicare il tipo di rapporto che legava le città sicelioto ad A. ; il binomio compare

     in Polyb. I, 78, 1 (e IV, 82, 3) e, successivamente in Dion. Htl. Rhet. 5, 2 e

     Plut. Them. 27, oltre che in Syll.3 591, 62 (un'iscrizione di Lampsaco, risalente

     al II sec. a.C).

     (10) Suid. s.v. EÇcopXTQffajATqV npoç ov éÇcopx")r)

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    6/20

     IL P LIT LOKD 123 7

     mento reso di pubblico dominio dalla prima delle denunce del 415,

     come risulta da Andocide (De myst., I, 12), non troppo diffuso nella

     tradizione ma ricordato da Isocrate (XVI De big. 4) e noto ancora a

     Pausania (I, 2, 5).

     - di fronte a questa notizia stanno però una differenza - nella

     pergamena A. è accusato, nella Suda è ritenuto responsabile - e due

     aggiunte : il dato dello stato di ebbrezza di A. e la qualifica di 'paras-

     sita' attribuita a Pulizione.

     - quanto all'ubriachezza di A., sarei tentata di cogliervi un'eco

     del celebre "ingresso" nel Simposio platonico; quanto all'idea che

     Pulizione fosse un 'parassita', è un falso patente, dal momento che

     egli era un meteco e quindi non candidabile alla 7rapacri.T£ia in senso

     proprio e che le sue celeberrime ricchezze - ricordate ancora nel II

     secolo d.C. (13) - lo ponevano al riparo da un'umiliante posizione di

     dipendenza clientelare.

     In conclusione, che vada o meno ricondotta ad Eliano, la frase

     della Suda è discutibile in sé, ed è prudente non caricarla di impor-

     tanza contenutistica e terminológica. Semmai va segnalato che il Les-

     sicografo utilizza il verbo ¿CopxeopLaL anche a proposito della profa-

     nazione eleusina di Diagora (s.v. StoxcáT-nc) (14) della quale la per-

     gamena molto probabilmente non trattava.

     Un discorso ovviamente diverso merita Proclo, il quale commen-

     tando Piatone si pone la retorica domanda 'chi fu a parodiare i misteri

     in casa di Pulizione ?' Ciò che egli dice è in fondo omologo alla denuncia

     riportata dalla pergamena ma la coincidenza - fermo restando che

     la datazione paleografica colloca comunque il nostro Anonimo prima di

     Proclo - dimostra soltanto che essi seguivano la stessa tradizione in

     merito alla sede della parodia e non ci consente, né ci induce, ad

     ipotizzare un intervallo cronologico particolarmente stretto fra i due.

     Si potrebbe anche aggiungere che le testimonianze su A. prove-

     nienti dalla tradizione filosófica non sono affatto a lui favorevoli

     (13) Per una testimonianza più vicina ai fatti cfr. Plat. Eryxias 400b.

     Nel II sec. d.C. ricordava la casa, e le vicende ad essa connesse Paus. I, 2, 5,

     sul quale cfr. D. Musti-L. Beschi, Pausania. Guida della Grecia. Libro I, L'At-

     tica, Milano 1982, pp. 264-65.

     (14) Cfi. supra nota 7.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    7/20

     8 LUISA PRANDI

     (15) e che sarebbe piuttosto singolare che Proclo attingesse proprio

     all'Anonimo, il quale invece offre dell'uomo politico ateniese una

     presentazione solidamente positiva (cfr. infra par. 4).

     b) Nella pergamena viene dedicato uno spazio senza dubbio

     notevole, in rapporto a quello delle altre notizie, alle funzioni della

     nave Salaminia:

     'spedirono poi a prendere A. la nave detta Salaminia, che per il

     fatto di essere (sicote) molto veloce e di essere destinata a servizio di

     stato, suole essere impiegata per le emergenze che richiedono rapidità

     di intervento' (Trad. I. Gallo).

     Dovrebbe però essere attribuito il giusto peso al fatto che l'ultima

     attestazione della Salaminia in attività fa riferimento alle operazioni di

     lucrate nel 373 a.C. (Xen. Hell. VI, 2, 14); che la documentazione della

     seconda metà del IV secolo menziona una nave Ammoniade con

     funzioni statali (Aristot. Ath. Poi. 61, 7; Dinar, frg. VII, 3 Conomis +

     Harp. s.v. 'A¡i.[X6>víc; t.a.q. 323/2); che Filocoro (FGrHist 328F48) (16)

     ricordava la Paralo ma non la Salaminia fra le navi in uso, per con-

     cludere circa una precoce sparizione della nave che fu inviata per

     arrestare A. (17) Sparizione che non rende certo indispensabile' una

     (15) I Socratici si impegnarono a dimostrare che, dal livello più sublime a

     quello più spicciolo, il Maestro era totalmente estraneo a qualsiasi male avesse

     colpito la città durante la sua vita; e, in particolare, che Socrate non aveva

     avuto alcuna responsabilità nella formazione o nelle iniziative politiche di A.

     Piatone stesso inaugurò questo atteggiamento con VAlcibiade maggiore, dove

     coglie il momento in cui il Maestro getta il seme, e lascia al lettore la possibilità

     di valutare storicamente la parte avuta dal discepolo e le responsabilità di am-

     bedue. La lezione venne recepita e riproposta con varianti e aggiunte da Anti-

     stene Socratico e da Eschine di Sfetto, ambedue autori di un Alcibiade, e da

     Sen of onte nei Memorabili.

     (16) La testimonianza del Lexicum Rhetoricum Cantabrigiense p. 675, 28

     offre una buona immagine del H stratificazione, segnalando che Tucidide (III,

     77) e Aristofane (Av. 147) menzionavano Salaminia e Paralo; che Aristotele

     (Le.) e Dinarco (In Timocr., mentre Arpocrazione rimandava per la stessa

     notizia alla In Himer.) ricordavano Paralo e Ammoniade; che Filocoro appunto

     elencava Ammoniade e Paralo, Demetriade e Antigonide. Alle navi statali

     ateniesi, cui in seguito si aggiunse una Tolemaide, si affiancava la nave sacra

     Delia, oggetto di confusioni già presso gli antichi e, di conseguenza, anche per

     noi.

     (17) Cfr. discussione in P. J. Rhodes, A Commentary on the Aristotelian

     Athenaion Politela, Oxford 1981, pp. 687-88.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    8/20

     IL P LIT LOND 123 9

     spiegazione didattica corne quella dell'Anonimo (Plutarco, pur scri-

     vendo a distanza di tempo, ad esempio, non ne sentì il bisogno) ma

     la può giustificare e che soprattutto, non costringe affatto a postulare

     una datazione molto tarda.

     Le spiegazioni più naturali dell uso di é,Ï6>#£ mi sembrano, nel-

     l'ordine :

     - l'appartenenza del testo ad un periodo in cui la Salaminia era

     ancora in attività ;

     - la paternità di un autore non Ateniese e che lavorava lontano

     da Atene;

     - l'appartenenza del testo ad un'epoca nella quale il riferimento

     alla classicità era sentito come emotivamente attuale.

     Le riflessioni e le critiche fin qui esposte hanno mostrato, io penso,

     che le prove addotte a sostegno della datazione dell'Anonimo al IV

     secolo d.C. si rivelano malsicure e tutt'altro che vincolanti. Ad esse

     si può aggiungere che un doveroso confronto delle clausole (una decina)

     del frammento con quelle degli scrittori dall'età di Temistio in poi (18)

     rivela una radicale differenza di tipologia: situazione poco plausibile

     per un'opera che dovrebbe situarsi nel IV secolo d.C.

     Si impone quindi la necessità di riconsiderare in toto gli elementi

     utili per collocare il testo pergamenaceo all'interno della tradizione

     antica su A.

     2« Le fonti del frammento

     2.1. La dipendenza da Tucidide

     II racconto del frammento presenta - è già stato notato - una

     fedeltà sostanziale, e in più di un caso quasi verbale, a quello di

     Tucidide sullo scandalo del 415 (19). Ma ciò che mi sembra veramente

     (18) Cfr. W. Hörandner, Der Prosarhytmus in der rhetorischen Literatur

     der Byzantiner, (Wiener Byz. Stud. 16), Wien 1981, (schema di confronto a

     p. 46).

     (19) Circa il giudizio di Tucidide su A., molto dibattuto dalla critica, cfr.

     per un orientamento P. A. Brunt, Thucydides and Alcibiades, REG 1952,

     pp. 59-96; E. Delebecque, Thucydide et Alcibiade, Aix -en -Provence 1965,

     passim; Bloedow, Alcibiades, op. cit., pp. 80-86; H. Erbse, Thukydides-

     Interpretationen, Berlin 1989, pp. 75-82.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    9/20

     1 LUISA PRANDI

     notevole, e che non è stato finora rilevato, è che l'Anonimo utilizza

     notizie che nell'opera tucididea si trovano separate :

     - all'inizio (11.7-12) l'Anonimo dice che gli Ateniesi temevano

     una cospirazione per instaurare la tirannide ed erano memori della

     crudeltà dei Pisistratidi; dal confronto risulta che Tucidide a VI, 27, 3

     (nel contesto dello scandalo del 415) accennava solo alla cospirazione,

     mentre alludeva alle supposte simpatie tiranni che di A. a VI, 15, 3,

     nel giudizio che formulava sul personaggio come sostenitore della spe-

     dizione in Sicilia, e che invece soltanto a VI, 53, 3, nell'excursus sui

     Pisistratidi, alludeva al tristo ricordo della tirannide conservato dal

     popolo ateniese (cfr. anche VI, 60, 1);

     - l'affermazione fatta alle 11. 15-22 della pergamena - che A.

     era il principale sospettato perché il popolo arguiva 'dalla sua super-

     bia ed elevata posizione sociale che egli nutrisse grandi aspirazioni' -

     contiene un'altra eco del giudizio /presentazione di A. formulato a

     VI, 15, 3, nel quale lo storico parlava delle ispirazioni che sorpassa-

     vano le sue risorse' e della 'grandezza dei disegni che emergevano in

     ogni (sua) impresa' (20);

     - infine, alle 11. 106-07 vien detto che A. si lamentò con gli Spar-

     tani perché in precedenza avevano intrattenuto relazioni private con

     Ni eia piuttosto che con lui: anche Tucidide sottolineava il dispetto

     suscitato in A. dalla preferenza in passato accordata a Nicia dagli

     Spartani, ma non nel discorso tenuto a Sparta di VI, 89-92, bensì

     soltanto a V, 43, 2, dove lo storico presentando per la prima volta

     A. nella sua opera ne caratterizzava la posizione politica nel 420.

     L'Anonimo mostra in sostanza di aver fatto un uso ragionato - e

     non mediato (21) - di Tucidide, di conoscere la sua opera in modo

     (20) Ccn il passo tucidideo di VI, 15, 13: ¿Sv yàp ev á£i coloca uno tcov áarcov,

     Toctç èm&v'LÎa.iç jxetÇoaiv y' xaxà ttjv ònàpxoxHJXv oòatav ¿xpTJTo zç ts tocç

     L7TTcoTpo9taç xat ràç àXXa SaTtavaç. . . il luogo della pergamena presenta an-

     che una consonanza terminológica nell'uso di áCíco(i.a. Meno convincente e

     meno stringente mi sembra il rapporto suggerito da I. Gallo (in apparato, p.

     124) con Corn. Nep. Ale. 3, 4: Hoc maxime convenire in Alcibiadem videbatur,

     quod et potentior et maior quam privatus existimabatur : multos enim liberalitate

     devinxerat, plures etiam opera forensi sitos reddiderat . . . neque ei par qui-

     squam . . .

     (21) È idea di I. Gallo, pp. 115-16. Come in molti altri casi però, l'ipotesi di

     una fonte intermedia (B) fra un autore di partenza (A) e un referente ultimo (C)

     costringe a supporre che (B) abbia svolto un lavoro di abbreviazione del testo

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    10/20

     IL P LIT LOND 123 11

     non settoriale e di aver compreso, e accolto, la sua visione degli eventi,

     ovviamente nello spirito di una reductio ad unum, dal momento che

     la narrazione è centrata sulla figura di A.

     2.2. Notizie extratuddidee

     Si tratta complessivamente di tre informazioni:

     - il dato che la parodia era avvenuta in casa di Pulizione (1 .25):

     esso era contenuto nella prima delle denunce presentate a caldo,

     quella di Andromaco che viene citata da Andocide (De myst. 12) e

     riecheggiata da Isocrate (XVI De big. 6) nel 396/5, e compare in

     Pausania (I, 2, 5) allorché egli parla della ricca casa del meteco tra-

     sformata in un museo /santuario;

     - la notizia dell'arresto, nel corso delle indagini, dell'oratore An-

     docide (1. 75) è ovviamente materia, oltre che delle denunce del 415,

     del discorso Sui misteri e, da lì, è rifluita nella biografia plutarchea di

     A. (Ale. 21-22);

     - l'informazione che quasi tutte le città della Sicilia avevano fatto

     buona accoglienza ad A. in grazia dei legami di ospitalità che avevano

     con lui (11. 57-61) costituisce una divergenza radicale e colossale ri-

     spetto al testo di Tucidide e all'insieme della tradizione.

     Lo storico afferma a VI, 48 che accattivarsi diplomaticamente le

     città della Sicilia era appunto il piano d'azione di A., ma non ricorda

     in alcun modo l'esistenza di rapporti di £e.vi

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    11/20

     12 LUISA PRANDI

     Questa « originalità » della pergamena trova un riscontro parziale

     con il solo Cornelio Nepote (Ale. 4, 3) il quale, commentando l'arrivo

     in Sicilia della nave che doveva riportare A. in patria, afferma che

     egli era sereno e si trovava in magna spe provinciae bene administrandae.

     Ambedue gli autori, ma l'Anonimo con maggiore determinazione e

     particolari, sostengono la tesi che Atene rimosse dal comando un ge-

     nerale vincente.

     La narrazione del frammento poggia su elementi desunti da fonti

     contemporanee ai fatti - Tucidide, soprattutto, e le denunce ufficiali

     o, se si vuole, l'orazione di Andocide, rielaborati in modo organico -

     e contiene una notizia - l'esistenza di rapporti di Çsvla fra A. e le

     città siceliote - che è infondata ma che non costituisce un frainten-

     dimento tardo e banalizzante, dal momento che è in realtà organica al

     proposito, presente anche in Nepote, di rivalutare l'operato di A. in

     Occidente.

     3. Confronto con le biografie di Alcibiade a noi pervenute

     Per quanto la stilizzazione di un genere letterario non sia mai

     consigliabile, purtuttavia mi sembra realistico affermare che cono-

     sciamo parecchie Vite di A., sia ante che post luterani, per orientarci

     sufficientemente nell'ambito dell'interesse antico nei confronti di quel

     personaggio e per tentare un confronto con la pergamena.

     L'attenzione letteraria per A. non attese l'età ellenistica per ma-

     nifestarsi perché, anche dopo le viscerali e reiterate polemiche con-

     temporanee alla sua vita (24), due circostanze contribuirono al per-

     (24) Materia di discussione e di dissenso in Atene furono la sua condotta

     di vita, tanto più importante quanto più attivo ed emergente diveniva il per-

     sonaggio, le sue capacità politico -militari in rapporto alla città - che significava

     la vittoria nel conflitto con Sparta - le sue effettive simpatie politiche (in

     rapporto soprattutto alla prospettiva di una tirannide), e, di conseguenza, la

     possibilità di un suo richiamo dopo il 415 e poi dopo il 407. Documenti princi-

     pali delle tensioni polemiche nell'ultimo ventennio del V sec. sono le Loiâoriai

     di Antifonte (frgg. 66-67 Blass -Thalheim) del 418 e la Contro Alcibiade pseudo-

     andocidea, che si inquadra molto bene nel clima convulso dell'estate 415 (con-

     divido la tesi di W. D. Furley, Andokides IV ('Against Alkibiades') : fact or

     fiction?, Hermes 1989, pp. 138-56, cui rimando per la bibliografia).

     Su un fronte diverso va ricordato l'atteggiamento di Euripide, la cui simpatia

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    12/20

     IL P LIT LOND 123 13

     durare nel IV secolo di un interesse che, essendo a posteriori, si con-

     notava naturalmente come un tentativo di bilancio delle sue azioni :

     da un lato l'esistenza stessa e le vicissitudini personali di Alcibiade jr.,

     che alimentarono riletture biografiche e politiche della figura del padre

     in chiave contrapposta (25), dall'altro il processo e la condanna di

     Socrate, che originarono una produzione « filosófica » attenta ag*i

     aspetti etico-politici della vita di A (26).

     I risultati più compiuti di questi tentativi di tracciare un bilancio,

     quelli che destinavano più spazio all'esposizione delle sue scelte po-

     litiche, sono a nostra conoscenza almeno 6:

     - quella che si può definire la prima 'biografia' di A. (27), inserita

     da Isocrate nell'orazione Sulla biga, delineata in modo vivamente po-

     lemico nei confronti degli avversari e sfrontatamente elogiativo del

     per A. percorse una netta parabola: ad un'iniziale propensione favorevole, che

     culminò nella composizione di un'ode (cfr. infra bibl. a nota 32) fece seguito,

     dopo la vicenda di Melo che tanta eco ha lasciato nelle Troiane, un raffredda-

     mento e un irrigidimento, per cui il poeta tragico tornò a sperare in A. soltanto

     nella misura in cui dalla sua azione Atene si poteva attendere dei reali benefici

     (tema del ritorno dell'esule nell'Oreste, nell' Elena, nelle Fenicie).

     Dal canto suo Aristofane appare più possibilista nei confronti di A. : co«

     glieve e derideva certi tratti del suo comportamento, non diversamente da altri

     poeti comici, ma non lo identificava con un potenziale tiranno, come avveniva

     nei pamphlets politici, e neppure lo considerava un cittadino noncurante della

     patria, come faceva Euripide. E a lui si deve la rappresentazione più ica-

     stica del rapporto fra Atene e A. nella immagine della madre che travaglia

     per il figlio e in quella sorta di odi et amo che egli attribuisce alla città: 'lo desi-

     dera, lo odia, vuole averlo' (Ran. 1422-23).

     (25) Nel corpus lisiaco vi sono almeno quattro orazioni connesse con tali

     cause ed estremamente polemiche nei confronti dei due Alcibiade (frg. XXX

     e XXXI; Or. XIV e XV). Sul fronte opposto vi sono due interventi di Isocrate

     (Or. XVI e Busiride). La riproposizione della figura di A. e del suo rapporto con

     Atene trascendeva la consuetudine processuale del ricorso agli ascendenti pros-

     simi e remoti, nonché il rilievo delle singole accuse mosse al figlio : essa contava

     sulla ripresa di spunti pamphlettistici e biografici del V sec. ma, decaduto per

     ovvi motivi il mordente delle discussioni sulle vere o presunte aspirazioni di

     A. al potere tirannico, puntava su una valutazione del suo attaccamento alla

     città, della positività o della negatività del suo operato, e trovava collocazione

     nella complessa e sofferta trama di rapporti esistente fra gli uomini politici

     ateniesi del primo ventennio del IV secolo.

     (26) Cfr. supra nota 15.

     (27) Cfr. A. Momigliano, The development of Greek Biography, Cambridge

     (Mass.) 1971 = trad, it., Torino 1974, p. 51.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    13/20

     14 LUISA PRANDI

     personaggio ma senza significativi punti di contatto con la perga-

     mena (28);

     - la 'microbiografia' di A. che Demostene inserì nella Contro

     Midia (sopr. 143-47; metà circa del IV secolo), finalizzata ad una

     strumentale dimostrazione che Midia era peggiore di A. e quindi tesa

     più a minimizzare le colpe e la pericolosità di quest'ultimo che non

     ad elogiarlo ;

     - V excursus dedicato ad A., presumibilmente all'interno del 1. X

     dei Philippika di Teopompo, che purtroppo non è caratterizzabile al

     di là della tendenza, secondo Nepote molto favorevole, ma che, in

     base alla nostra conoscenza dei frammenti dello storico, probabil-

     mente prestava più attenzione della pergamena alla vita privata ed

     era soprattutto caratterizzato da uno stile diverso e peculiare;

     - la più antica fra le biografie vere e proprie, quella di Satiro (29)

     che possiamo valutare attraverso l'estratto che ne fa Ateneo (XII

     534b-535e), presenta quanto ad impostazione un abisso incommensu-

     rabile con il frammento dell'Anonimo, sia per la tendenza molto cri-

     tica nei confronti di A., sia per il materiale raccolto che è di tipo sen-

     sazionale ;

     - la biografia di Cornelio Nepote presenta invece delle affinità

     colla pergamena nella dipendenza precipua dalla storiografia « alta »

     (anche se nell'autore latino più d'uno è lo storico usato come fonte)

     (30) e in particolare nella maniera di delineare la figura di A., che

     risulta monocordemente positiva;

     (28) L'unica coincidenza è la collocazione delle parodie misteriche nella

     casa di Pulizione (Isocr. XVI 4). Di fronte ad essa sta però un compatto elogio

     non esente da forzature (come la nomina a strategos autokrator per la Sicilia dopo

     il proscioglimento (?) da ogni accusa sacrale, XVI 7), che porta alle estreme

     conseguenze Tinterpretazione tucididea e identifica i nemici di A. con gli uomini

     che avevano voluto la caduta della democrazia ad Atene.

     (29) Scettici sull'esistenza di una biografia ellenistica di A., antecedente di

     Nepote e di Plutarco, sono D. A. Russell. Plutarch, 'Alcibiades1 1-16, PCPhilS

     1966, p. 37 e nota 5 e J. Getger, Cornelius Nepos and ancient political biography,

     (Historia Einz. 47), Wiesbaden 1985. Personalmente condivido e rafforzo le

     aperture prospettate da D. Musti, Protagonismo e forma politica nella città

     greca, in II protagonismo nella storiografia classica, D.AR.FI.CL.ET. 108, Genova

     1987, p. 26.

     (30) Si tratta di Tucidide, Teopompo e Timeo per esplicita dichiarazione

     a 11,1 e di Eforo, la cui presenza si inferisce per es. dai parr. 9-10.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    14/20

     IL P LIT LOKD 123 15

     - la metodologia di abbinare una fonte storiografica di base (cioè

     Tucidide) ad inserzioni di differente provenienza accomuna l'Ano-

     nimo e Plutarco ma con esiti profondamente diversi, sia perché

     Plutarco arricchisce notevolmente la rosa degli episodi aggiuntivi (an-

     che rispetto a Nepote), sia soprattutto perché il protagonista della

     Vita è delineato come un uomo poliedrico e inafferrabile, caratteriz-

     zato da una valenza ora positiva ora negativa, tutt'altro che inno-

     cente, anche se non sempre completamente colpevole.

     In conclusione, il frammento non si apparenta a nessuna delle

     biografie che ho passato in rassegna. Rispetto ai documenti del IV

     secolo manca di vis polemica nella sua presentazione positiva, mentre

     rispetto alle biografie vere e proprie appare eccezionalmente asciutto

     e avaro: anche il testo che gli è più simile come impostazione - la

     Vita di Nepote - risulta tuttavia assai diverso sia sul piano della

     narrazione, sia su quello dell'ampiezza e consistenza dei dettagli più

     spiccatamente biografici.

     4. Carattere del testo

     L'Anonimo punta l'obiettivo su A. e all'interno del periodo pri-

     mavera-inverno del 415, ricorda sultanto le sue vicissitudini; l'unica

     eccezione è costituita dalla menzione dell'arresto di Andocide.

     La narrazione è lineare, sobria, distaccata e scevra da ogni pole-

     mica, ma in realtà apodittica; si caratterizza per una brevità che

     non è semplicemente frutto di un riassunto minimale ma che scatu-

     risce da una scelta all'interno del materiale, da una selettività esaspe-

     rata. Il vaglio delle notizie ha mostrato che l'unica infondata è quella

     riguardante i successi diplomatici di A. in Sicilia: troppo poco, mi

     sembra, per definire il nostro frammento parte di una 'biografia . . .

     senza preoccupazione di esattezza e rigore'. D'altro lato, l'analisi del-

     l'uso complesso che l'Anonimo ha fatto di Tucidide dovrebbe aver

     provato che è improprio anche parlare di 'intenti di sommaria infor-

     mazione'.

     Del resto non c'è nulla di accattivante nel modo in cui è scritto

     il testo - mi sembra che valga la pena di sottolinearlo - nessuna

     complicità con il lettore; anche le inserzioni extratucididee, diversa-

     mente da quanto accade per esempio in Plutarco, non modificano il

     livello svelto ma serioso della narrazione, non rettificano il tiro, non

     introducono concessioni alla curiosità pettegola o allo scandalo.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    15/20

     16 LUISA PRANDI

     La pagina dell'Anonimo è insomma un prodotto così alieno dagli

     ingredienti specifici delle lavorazioni biografiche a noi note su A. e

     così simile invece ai risultati di una storiografia - magari poco auto-

     noma ma comunque interessata sostanzialmente ai fatti e alle loro

     cause ed effetti - da suscitare la tentazione di revocare in dubbio

     l'etichetta di 'biografia di A.' attribuita al frammento pergamenaceo.

     Se proprio si dovesse attribuire un titolo al testo che stiamo con-

     siderando, sarebbe difficile escogitarne uno più adeguato del celebre

     Ti AXyißia§Y]c STcpoc^sv r¡ tí ë7ra$s.v, che Aristotele utilizza come

     esempio di 'particolare', di oggetto specifico della storiografia (Poet. 9,

     1451b). Che altro ha fatto l'Anonimo se non estrapolare dagli eventi

     del 415 i fatti che coinvolsero direttamente A. e narrarli con esclusiva

     attenzione alle sue iniziative e alle conseguenze che egli si trovò ad

     affrontare? (31).

     E la caratterizzazione compiutamente favorevole ad A. che sca-

     turisce dal nostro testo suggerisce, a mio parere, una via diversa per

     tentare una collocazione cronologica più plausibile di quella finora

     proposta: individuare cioè, nell'evoluzione della fortuna antica di A.,

     il momento in cui una presentazione e una lettura del personaggio

     come quella della pergamena troverebbero convincente ambientazione

     e ragione d'esistere.

     L'epoca cui viene attribuita su basi paleografiche la scrittura della

     pergamena - la prima parte del V secolo d.C. - coincide con un'epoca

     di interesse e di attenzione per il passato, che è testimoniata proprio in

     Egitto da figure come Olimpiodoro o Sinesio e che rende credibile

     anche il recupero di un'opera che fosse antica o rara: il nostro fram-

     mento, inoltre, apparteneva ad un'opera copiata con ordine in due

     colonne e su materiale pregiato, come se il committente del lavoro,

     o lo scrivente medesimo, attribuissero particolare valore al testo e lo

     prevedessero destinato ad analisi e chiosatura.

     5. Proposta di datazione

     5.1

     Fra II e 1 secolo a.C. lo scultore Firomaco realizzò, forse in col-

     laborazione con il collega Ni cerato, un gruppo marmoreo raffigurante

     A. alla guida di una quadriga (Plin. NH XXXIV 80) ; l'artista risulta

     (31) Constatazione che postula un intervallo di tempo relativamente breve

     fra i due autori?

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    16/20

     IL P LIT LOND 123 17

     attivo a Pergamo e fu autore fra l'altro di un gruppo celebrativo della

     vittoria sui Galati (XXXIV 88) (32). L'idea, già prospettata (33),

     che la quadriga fosse un'opera di committenza attalide, intesa a cele-

     brare la vittoria olimpica di A., cioè un momento prestigioso nel-

     l'ascesa dell'uomo politico greco che aveva trovato la morte, e una

     degna sepoltura proprio a Melissa in Frigia, appare molto suggestiva

      34).

     Non va dimenticato del resto che alcune città dell'Asia Minore,

     nel V secolo alleate di Atene, cioè Efeso, Chio, Lesbo e in una versione

     Cizico, avevano rifornito in vario modo A. per il suo soggiorno a

     Olimpia e per i festeggiamenti della vittoria (35).

     E non va neppure dimenticato che a Samo, dove A. aveva una

     (32) Per le questioni connesse con i due artisti nelle citazioni pliniane rimando

     a H. Gallet de Santerre (Ed.), Pline V Ancien, Histoire naturelle. L.XXXIV,

     Paris 1953 note ad locc, sopr. pp. 211-12, e più recentemente, a W. D. E.

     Coulson, Phyromachus the Athenian, Journ. of the Theory & Crit. of the Visual

     Arts 1982, pp. 5-14, H. Mueller, Phyromacos im pergamenischen Nikephorion?,

     Chiron 1992, pp. 195-226.

     Gli argomenti con cui C. M. Bowra, Euripides' Epinician for Aldbiades,

     Historia 1960, p. 72, propone di identificare l'autore della quadriga con un

     artista, attivo nella seconda metà del V sec. e citato nei rendimenti dell'Eretteo,

     e di accostare la realizzazione del gruppo alla commissione dei quadri di Aglao-

     fonte (Plut. Ale. 16 e Athen. XII 534c), nella seducente ipotesi di una superba

     celebrazione della propria vittoria fatta dallo stesso A., non mi convincono del

     tutto : in particolare perché le testimonianze sul Firomaco del III -II secolo e la

     sua, e la loro, connessione con la quadriga non sono facilmente superabili.

     Sul valore di Firomaco e sulle caratteristiche della sua scultura cfr. B.

     Andreae, ANTIS0ENHS OIAO2OOO2 OTPOMAXOS EIIOIEI, in Eiko-

     nes. Studien H. Julker, Bern 1980, pp. 40-48 e V. Uhlmann, Wandel einer

     Göttergestalt, HASB 1982, pp. 27-37.

     (33) Cfr. L. Guerrini s.v. Phyromachos in EAA 1965, p. 143 (ipotesi J.

     Marcade', Recueil des signatures des sculpteurs grecs, II, Paris 1957).

     (34) Questo aspetto non è stato ripreso negli studi più recenti su Pergamo

     come quelli di R. E. Allen, The Attalid Kingdom, Oxford 1983, che peraltro

     sottolinea il legame degli Attalidi con la dea Atena (pp. 434-50), e di H. J.

     Schalles, Untersuchungen zur Kulturpolitik der pergamenischen Herrscher im

     dritten Jahrhundert von Christus, Istambuler Forschungen 36, Tübingen 1985,

     che ricorda solo en passant la quadriga di A. (p. 48 n. 38).

     (35) Secondo And. De myst. 30 e Plut. Ale. 12, Efeso offrì una tenda per-

     siana, Chio foraggio e vittime sacrificali, Lesbo vino e cibi; secondo Satiro

     (in Athen. XII 534d), invece Chio offrì solo il foraggio mentre le vittime furono

     date da Cizico.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    17/20

     18 LUISA PRANDI

     statua (Paus. VI 3, 15) (36), almeno una famiglia si faceva un blasone

     della (presunta?) discendenza dall'Ateniese; le nostre attestazioni ap-

     partengono alla prima età imperiale (37) ma famoso antesignano di

     questo atteggiamento fu, proprio nel III secolo a.C, il samio Duride.

     Lo storico riconosceva in A. colui che in passato aveva dato impor-

     tanza alla sua isola, poi tanto decaduta, ma anche il precursore di

     personalità come Demetrio di Falero o Demetrio Poliorcète che coniu-

     gavano teatralità e attività politica (38). I risultati dell'attenzione di

     Duride per il proprio avo non sono lusinghieri per quest'ultimo, dato

     che dai frammenti dello storico a noi pervenuti, accanto a materiale

     biografico in parte ostile, emerge per lo più la predilezione per la va-

     riante anomala e astrusa, ma ciò non toglie importanza a un fatto:

     che nel III secolo in Asia Minore la figura di A. suscitava un positivo

     interesse ed era attuale.

     Non è quindi del tutto improbabile che, accanto all'onore del

     gruppo statuario, fosse stata curata in ambienti pergameni la reda-

     zione di una « scheda biografica », impostata su criteri di organica ten-

     denza favorevole, di rifiuto dei particolari scandalistici - forse in

     consapevole contrapposizione con la tendenza ' alessandrina' testimo-

     niata da Satiro - e, può essere, con carattere di ufficialità. Come

     riferimento si può ricordare il nome di Neante, originario proprio di

     Cizico, una delle città che avevano fornito di beni A. ad Olimpia,

     un contemporaneo di Attalo I (241-194) (39) che scrisse delle Historiai

     (36) II Periegeta si esprime come se Is. statua fosse stata realizzata all'epoca

     dell'attività di A. nell'Egeo, ricordando che gli Ioni avevano fatto il doppio

     gioco fra Sparta e Atene onorando prima A, e poi Lisandro: difficilmente però

     la statua sarà rimasta neWHeraion durante l'egemonia di Sparta dopo il 404;

     e del resto ds Atene, nel momento del recuperato prestigio nel IV sec, non

     potevano certo partire segnali per la riabilitazione di un personaggio così di-

     scusso in patria (cfr. supra nota 25), e quindi tantomeno per il recupero della

     sua effigie. Tale recupero invece - se la statua risaliva effettivamente al V sec.

     - sarebbe più che motivato, per impulso autonomo dei Se.mì, nell'epoca in cui

     visse Duride.

     (37) Cfr. IGRRP IV, 981 + 1705 (età di Caligola) e 1729 (età Flavia) ; i per-

     sonaggi menzionati sono definiti come discendenti da A. e 'da coloro che rien-

     trarono dopo l'esilio', cioè da quei Samì che, esiliati nel 336 in seguito all'im-

     posizione di una cleruchia ateniese, rientrarono nell'isola intorno al 320.

     (38) Cfr. Musti, Protagonismo, art. cit., p. 27.

     (39) Cfr. FGrHist n. 84, con relativo commento ai Frammenti, e A. Chanio-

     tis, Historie und Historiker in den griechischen Inschriften, Stuttgart 1988,

     p. 297-99.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    18/20

     IL P LIT LOND 123 19

     che sembra indizio di un interesse biografico caratteristico dell'epoca

     e non dissimile da quello che originò in seguito il De viris illustrious.

     Non contrasta affatto, anzi trova soddisfacente spiegazione nel

     contesto culturale pergameno anche Tunica notizia extralcibiadea del

     frammento : la menzione dell'arresto di Andocide, che appare un riferi-

     mento « facile » in un'epoca che coltivava l'interesse per gli autori

     della letteratura prima ancora di quello per i personaggi storici.

     5.2

     La correttezza impone di segnalare che un elemento concreto

     permette di situare anche nel II secolo d.O. un interesse non effìmero

     e soprattutto autorevole per la memoria di A. : Ateneo, subito dopo

     aver ricordato (XIII 574d-e) la passione dell'Ateniese per le etere ed

     aver precisato che l'ultima di esse, Teodote, ne aveva curato la se-

     poltura, inserisce un ricordo autoptico :

     'abbiamo del resto veduto anche noi la tomba di A. a Melissa nel

     fare il viaggio da Synnada e Metropoli: su di essa ogni anno viene

     sacrificato un bue, per volontà dell'ottimo imperatore Adriano; il

     quale fece anche porre sulla tomba una statua di A. in marmo pario'

      574f).

     L'iniziativa imperiale di adornare - forse dopo un restauro - la

     tomba di A. con una scultura è già di per sé significativa di un interesse

     e soprattutto di un apprezzamento per il personaggio ; la prescrizione

     del sacrificio annuale testimonia inoltre la volontà di un omaggio

     cospicuo e duraturo. L'espressione odeporica (da Synnada a Metropoli,

     via Melissa) messa da Ateneo sulla bocca del deipnosofista richiama la

     tappa di un itinerario di viaggio, quale quello compiuto da Adriano

     nel corso delle sue visite in Oriente (40).

     (40) A. Garzetti, L'impero da Tiberio agli Antonini, Bologna 1960, pp.

     406-409, preferisce situare il viaggio di Adriano in Frigia nel 123-24 (ma non

     ricorda Melissa); mentre H. Halfmann, Itinera principum, Stuttgart 1986,

     pp. 190-93 e 206, attribuisce la sosta a Melissa al secondo viaggio dell'impera-

     tore, nel 129. Per quanto riguarda la mia ricerca è del tutto ininfluente preci-

     sare oltre la data della visita.

     Un interesse p?r le tombe « illustri » Adriano manifestò anche a Mantinea

     per quella di Epaminonda e e Troia per quella di Aiace, oltre che in Egitto per

     quella di Pompeo, cfr. Halfmann, Itinera, pp. 42-43.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    19/20

     2 LUISA PRANDI

     Un'attribuzione del testo dell'Anonimo al II secolo d.O., nel con-

     testo del filellenismo dell'imperatore e più specificatamente dei gesti

     da lui compiuti in Frigia, potrebbe trovare supporto nel fatto che il

     verbo èÇopxso[/.ai, usato per definire la profanazione, sembra conoscere

     proprio in quel periodo una certa fortuna, attestata dagli autori a noi

     pervenuti, quali Arriano, Luciano, Elio Aristide e poi Taziano (41).

     Tuttavia, se tale possibilità appare plausibile per quanto riguarda il

     contesto storico, essa manca di appigli nel contesto letterario della

     tradizione su A.

     E ad analoga conclusione si giunge anche considerando il favo-

     re con cui A. venne accolto fin dall'inizio nell'ambito dei riferimen-

     ti ellenici all'interno della cultura romana (42).

     In altri termini, la redazione di una 'scheda' sul personaggio -

     a Pergamo nel corso del III secolo a.C. - quale opera di puntualiz-

     zazione, sia nei confronti dei dibattiti pro e contra dei secoli prece-

     denti, sia nei confronti della più recente presentazione sensazionali-

     stica che, anche sulla scorta di essi, ne veniva data in ambiente ales-

     sandrino, risulta un'iniziativa comprensibile e caratterizzata da una

     sua funzione ed utilità.

     Piuttosto peregrina sarebbe invece l'iniziativa di realizzare un testo

     come quello dell'Anonimo dopo le «grandi » biografie di A., cioè non

     solo quella di Satiro ma anche e soprattutto quelle di Nepote e di

     Plutarco : una replica seriosa a Satiro avrebbe mantenuto la propria

     efficacia solo se offerta in contemporaneità o a breve distanza di tempo ;

     d'altra parte un documento affine per impostazione alla Vita di Ne-

     pote, ma al tempo stesso più conciso e più colto non aveva ragion

     d'essere a posteriori ma semmai a priori; quanto al rapporto con la

     Vita di Plutarco, appare evidente - al di là della diversa tendenza di

     fondo - che un'operetta che si può immaginare monocromatica ri-

     (41) Cfr. supra p. 5 e nota 8.

     (42) Esiste la tradizione (Plin. NH XXXIV 12 e Plut. Numa 8.20) di un

     oracolo delfico che all'epoca della 'guerra sannitica' avrebbe imposto ai Romani

     di erigere statue al più saggio e al più valoroso fra i Greci : essi scelsero Pit ago-

     ra e A. Cfr. ancora Prandi, Introduzione alla Vita di Alcibiade. cit. supra nota 3.

    This content downloaded from 129.67.173.56 on Wed, 13 Apr 2016 18:51:24 UTCAll use subject to http://about.jstor.org/terms

  • 8/17/2019 Il P. Lit. Lond. 123 e la fortuna storiografica di Alcibiade

    20/20

     IL P LIT LUKD 123 21

     spetto a quella sfaccettata del biografo era desinata, se successiva, a

     scapitare enormemente nel confronto (43).

     Soltanto un testo di media o bassa divulgazione avrebbe avuto,

     dopo Plutarco, un suo pubblico, ma ho appunto espresso in questa

     sede le ragioni, in base alle quali ritengo infondato attribuire ai-

     Topera dell'Anonimo tale finalità e tale carattere.

     Milano, Università Cattolica

     Luisa Prandi

     (43) Gli Editori (cfr. supra note 1 e 4) pensavano ad un rivale di Plutarco,

     senza entrare nel merito della sua caratterizzazione: mi risulta però difficile

     comprendere quale concorrenza potesse fare l'Anonimo al biografo.