IL NUOVO TALENTO IL CORAGGIO DI PARLARE … Paul Hunn detiene il record di rutto più rumoroso al...

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DICEMBRE 2015 N°1 La storia dell’Ulisse L’Ulisse è nato nel 1953 e la sua prima esistenza si è conclusa nel 1955, dopo 8 numeri tutti stampati a mano. La redazione conserva quasi come una reliquia la copia n.2, regalata dal noto giornalista pisano Renzo Castelli, redattore di “Ulisse” anni ’50. Rinato nel 1987, come numero unico, si è poi trasformato nel 1993 in periodico (2 o 3 numeri l’anno), stampati inizialmente dalla Provincia di Pisa, e dal 2001 dalla casa editrice pisana ETS. La vittoria nel 2001/2002 dei due premi nazionali “L’Astrolabio” e il “Grand Prix del Giornale Scolastico” rappresentano la conclusione di una fase, prevalentemente descrittiva, di approfondimento critico degli argomenti e creativa sul piano grafico. Poi l’11 settembre 2001, la percezione inquietante e caotica della realtà mondiale e per la redazione un nuovo compito: ricercare e comunicare trame di senso. Perciò da allora “L’Ulisse” insieme alla veste cartacea e a quella on-line, ha anche indossato i panni dell’ideatore e coordinatore di progetti di portata sempre più ampia che hanno avuto parole di incoraggiamento anche dal Capo dello Stato C.A. Ciampi e dal Nobel Saramago. Sono così nati “Per far volare gli aquiloni” (2002), “Sogni legati a un filo” (2002), “Il canto della scienza” (2003), “L’eroe mai cantato” (2003) e “Fare gli Italiani” (2010-2011) in collaborazione con l’Accademia dei Licei e in occasione del centenario dei 150 anni dell’unità di Italia. Da oggi rinasce ufficialmente L’Ulisse su iniziativa della professoressa Fumi e grazie all'appoggio di alcuni ragazzi. Ovviamente il giornale é aperto a tutti! Abbiamo bisogno di idee per gli articoli, di fumettisti, di scrittori, perciò chiunque sia interessato si faccia avanti!! La nuova redazione de "L'Ulisse" comprende TUTTI gli studenti di TUTTE le classi del nostro liceo! 1 Intervista ad Andrea Favilli IL NUOVO TALENTO PISANO DELLA ROSA JUVENTINA PENSIERI DEL 14 NOVEMBRE TOULOUSE LAUTREC AL PALAZZO BLU L’Ulisse IL CORAGGIO DI PARLARE

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DICEMBRE 2015 N°1

La storia dell’Ulisse L’Ulisse è nato nel 1953 e la sua prima esistenza si è conclusa nel 1955, dopo 8 numeri tutti stampati a mano. La redazione conserva quasi come una reliquia la copia n.2, regalata dal noto giornalista pisano Renzo Castelli, redattore di “Ulisse” anni ’50. Rinato nel 1987, come numero unico, si è poi trasformato nel 1993 in periodico (2 o 3 numeri l’anno), stampati inizialmente dalla Provincia di Pisa, e dal 2001 dalla casa editrice pisana ETS. La vittoria nel 2001/2002 dei due premi nazionali “L’Astrolabio” e il “Grand Prix del Giornale Scolastico” rappresentano la conclusione di una fase, prevalentemente descrittiva, di approfondimento critico degli argomenti e creativa sul piano grafico. Poi l’11 settembre 2001, la percezione inquietante e caotica della realtà mondiale e per la redazione un nuovo compito: ricercare e comunicare trame di senso. Perciò da allora “L’Ulisse” insieme alla veste cartacea e a quella on-line, ha anche indossato i panni dell’ideatore e coordinatore di progetti di portata sempre più ampia che hanno avuto parole di incoraggiamento anche dal Capo dello Stato C.A. Ciampi e dal Nobel Saramago. Sono così nati “Per far volare gli aquiloni” (2002), “Sogni legati a un filo” (2002), “Il canto della scienza” (2003), “L’eroe mai cantato” (2003) e “Fare gli Italiani” (2010-2011) in collaborazione con l’Accademia dei Licei e in occasione del centenario dei 150 anni dell’unità di Italia. Da oggi rinasce ufficialmente L’Ulisse su iniziativa della professoressa Fumi e grazie all'appoggio di alcuni ragazzi. Ovviamente il giornale é aperto a tutti! Abbiamo bisogno di idee per gli articoli, di fumettisti, di scrittori, perciò chiunque sia interessato si faccia avanti!! La nuova redazione de "L'Ulisse" comprende TUTTI gli studenti di TUTTE le classi del nostro liceo!

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Intervista ad Andrea Favilli

IL NUOVO TALENTO PISANO DELLA ROSA

JUVENTINA

PENSIERI DEL 14 NOVEMBRE

TOULOUSE LAUTREC AL PALAZZO BLU

L’Ulisse

IL CORAGGIO DI PARLARE

DICEMBRE 2015 N°1

Pensieri del 14 novembre di Teresa Salotti

“La Francia si aggiudica l’amichevole di lusso contro la Germania, battendo i campioni del mondo per 2-0. Dopo le occasioni capitate a Muller al 34’ e a Gomez al 43’, è la Francia ad andare in gol. Al 47’ Pogba lancia Martial che salta Rudiger, poi Ginter e dall’ot serve Giround che da passi infila Neuer. Al 41’ raddoppio di Gignac su crossa della sinistra di Matuidi. I Bleu si impongono in un clima di estrema tensione”. (14 novembre 2015, Le Figaro). Siamo irretiti in un colossale inganno. Inconsciamente persuasi del comune benessere, tragicamente ammaliati dalla tranquillità pacifica delle nostre vite di occidentali. Pensavamo di averla fatta finita con una passeggiata sui boulevard di Parigi, o con qualche bel discorso sulla libertà d’espressione, nel gennaio scorso. Ce la siamo cavata con un ebreo accoltellato, l’omicidio di un povero archeologo di Palmira, l’assedio di un supermercato. E adesso, “senza che nulla e nessuno nelle ultime settimane avesse suggerito l’imminenza e la concretezza della minaccia” (C.Bonini, La Repubblica) osserviamo sgomentati Parigi: le nostre facce stralunate mormorano ‘barbarie’, esprimiamo solidarietà con qualche mazzo di fiori nelle piazze, le attività scolastiche si interrompono col tipico minuto di silenzio, le bandiere a mezz’asta, i monumenti spenti. Continuiamo a chiederci come tutto ciò sia stato possibile, citiamo i numeri, continuamente, abbiamo bisogno di realismo, per tentare disperatamente di affiorare dal nostro placido e incoraggiante sabato mattina. Per tentare di riemergere dalla nostra placida e incoraggiante settimana. Dalle nostre placide e incoraggianti vite. E quale miglior conforto se non dalle rassicuranti parole dei politici, “[…]l’occidente non cederà alla paura, noi non abbiamo paura”. Noi non abbiamo abbastanza paura. Quello che sta accadendo a Parigi, dice Obama, non è solo un attacco al popolo francese ma a tutta l’umanità, ai valori di libertà condivisi anche da noi. Attacco a quale libertà? A quale umanità? Attacco a una società irretita, anonima, inerte, che a malapena percepisce le minacce che incombono sul cielo sotto cui ogni mattina la realtà le si presenta placida e incoraggiante. Società, la nostra, incessantemente occupata dalla quotidianità, schiava dei minuti, degli interminabili input, che la

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Nella sera di venerdì 13 novembre diversi attentati hanno colpito simultaneamente Parigi. I morti sarebbero almeno 129, mentre i feriti sarebbero circa 352, di cui circa di 99 gravi. L'Isis ha rivendicato ufficialmente gli attacchi. Otto terroristi sono morti, sette dei quali si sono fatti saltare in aria. Le indagini della polizia, alla ricerca dei presunti complici, hanno portato a un raid anti-terrorismo in Belgio e ad alcuni arresti. Secondo le prime ricostruzioni, un'auto utilizzata durante gli attacchi avrebbe infatti avuto la targa belga. Gli attentati si sono concentrati nel decimo e nell’undicesimo arrondissement, luoghi molto frequentati nei fine settimana dai parigini. Nel corso della serata del 13 novembre, gli attentatori avevano tenuto in ostaggio tra le 60 e le 100 persone all’interno del locale in cui si stava svolgendo un concerto rock. Le autorità sono intervenute con un blitz, ma alcuni aggressori si sono fatti saltare in aria prima che venissero catturati. Al Bataclan almeno 89 i morti.  

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sera ascolta spossata i telegiornali locali, priva di capacità ricettive, che, sfibrate dal prolungato utilizzo, attendono impazientemente di abbandonarsi nel tanto agognato sonno, cullate ed eternamente riconoscenti ai ‘va tutto bene’. Umanità soggiogata dall’illusione di vivere in una bolla, l’Occidente, distante anni luce dalla Siria, dalla Libia, dall’Isis, e a cui basta chiudere le frontiere per porre definitivamente fine a qualsiasi minaccia. Ebbene, signor Presidente, noi abbiamo paura. Vogliamo permetterci questo lusso, vogliamo scuoterci - e scuotervi - violentemente, afferrandovi per le giacche o per le cravatte, finché ogni torpore vostro e nostro sarà estinto, ogni parte del corpo viva e palpitante, le pupille lucide e le palpebre frementi. Vogliamo costringervi, voi aggrappati disperatamente ai cornicioni di quelle finestre, intenti a contemplare il focolare domestico, a voltarvi sull’enorme baratro ai vostri piedi, a vedervi paonazzi nello spasmodico tentativo di opporvi, di convincerci implorando con le ultime promesse che ‘tutto va ancora bene’. Noi non vi crediamo, e stavolta non vi chiediamo il permesso: scuoteremo e faremo vacillare il vostro squallido sgomento con la veemenza delle nostre grida, e dei nostri laceranti urli, il nostro panico strazierà la vostra inutile indignazione, e le nostre eco libere riempiranno finalmente quel minuto, quei giorni, quelle vite in cui ci è stato richiesto di tacere.

L’arrivo di Netflix in Italia di Giacomo Castellani

Finalmente il celebre servizio di streaming che ha fatto parlare tanto di se' sui social network americani approda in Italia. Netflix è un servizio a pagamento attraverso il quale si possono vedere,tramite un collegamento internet,film,serie tv,documentari e molto altro. Il primo mese è offerto

agli utenti che si registrano e dal secondo in poi ha un prezzo che varia da € 7,99 a € 11,99. Con Netflix si possono cercare registi e attori per trovare tutti i film collegati ad essi. Si può accedervi attraverso Smart TV o console giochi, ma anche con tablet e smartphone. Inoltre, grazie ad uno studio dei gusti del cliente,

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vengono offerti suggerimenti. Per ora il panorama di film e serie TV non è ancora del tutto completo ma ogni giorno vengono aggiunti nuovi elementi. Il servizio è molto simile a quello di Sky On Demand,  una piattaforma, già presente in Italia da tempo, che come Netflix permette ai clienti Sky di avere un ampio raggio di contenuti televisivi a portata di telecomando. 

15 cose che (probabilmente) non sai! di Edoardo Salutini 1- Topolino e Bugs Bunny hanno una stella sulla Walk of Fame a Hollywood;

2- Le iguane sono in grado di suicidarsi volontariamente;

3- Abraham Lincoln, Walt Disney, Bill Gates, Henry Ford, Thomas Edison e Steve Jobs non si sono mai laureati;

4- L’account Twitter della Corea del Nord è bloccato dall’account della Corea del Sud;

5- In Giappone è illegale diventare obesi;

6- Possiamo sognare solo persone che abbiamo già visto, anche se non ce le ricordiamo, poichè il cervello non è in grado di inventare facce nuove;

7- Viviamo 80 millisecondi nel passato, perché questo è il tempo che il cervello impiega per elaborare le informazioni;

8- Il record mondiale per il maggior tempo senza sbattere le palpebre è di 30 ore e 12 minuti;

9- Non è possibile starnutire mentre si dorme;

10- Il 7% degli account Facebook sono stati dedicati a dei cani;

11- Paul Hunn detiene il record di rutto più rumoroso al mondo: 118 decibel, esattamente come un fulmine;

12- La “cenosilliacafobia” è la paura di avere il bicchiere di birra vuoto;

13- Più sei grasso e più rischi l’infarto, ma più sei grasso e più hai possibilità di sopravvivere ad un infarto;

14- Non è possibile vivere in completa assenza di suono, dopo circa 30 minuti cominceremmo ad avere le allucinazioni;

15- Le tartarughe sono in grado di respirare con l’ano.

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Gomorra dal mio punto di vista di Giacomo Castellani

Gomorra è un libro di Roberto Saviano che tratta della mafia campana, detta "Camorra". Gomorra non è un classico romanzo, è un insieme di ricerche e inchieste che scavano a fondo nella storia del crimine organizzato che ha base nella città di Napoli e dintorni. Saviano nel racconto si comporta come una mosca che passa inosservata nelle scene del crimine, nelle proprietà dei capo-clan, che si intrufola nei più profondi meandri segreti delle singole famiglie mafiose, riportando tutte le informazioni che raccoglie con spaventosa precisione, numero per numero, nome e cognome, indirizzi, date di ogni uomo e donna coinvolti nel potente sistema criminale che ha segnato la storia di un paese.  Le incredibili storie che macchiano le pagine di Gomorra non lasciano andare il lettore, lo afferrano e talvolta sono così estranee ad un modo di pensare ormai così occidentalizzato che non sembrano nemmeno appartenere al 21º secolo in Italia. Gomorra lascia in bocca un sapore amaro, un amaro che però apre gli occhi e la mente, ti fa capire perché nei grandi magazzini le cose costano meno, perché nella provincia di Napoli negli ultimi vent'anni le percentuali di morti di tumore sono aumentate del 20%, perché il piccolo quartiere di Secondigliano è la zona urbana con il più alto tasso

di spacciatori in Italia, perché ogni giorno vediamo al telegiornale un sindaco di un qualche paesino che viene arrestato per associazione mafiosa, perché dopo anni di vera e propria guerra uno stato non sia riuscito a estinguere nemmeno lontanamente un apparentemente ristretto gruppo criminale, perché il comune di Napoli è la zona con il tasso più alto di morti assassinati d'Europa e allo stesso tempo il comune con il più alto numero di Mercedes in rapporto agli abitanti. Consiglio vivamente la lettura di Gomorra perché fa maturare. Il primo passo per guarire da una malattia è sapere di essere malati e in che modo.

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L’AUTORE

Roberto Saviano è nato a Napoli nel 1979. Gomorra è il suo libro d’esordio ed è stato tradotto in più di 50 paesi, divenendo un

bestseller mondiale e un fenomeno sociale. A oggi ha

venduto 10 milioni di copie in tutto il mondo. Ha pubblicato inoltre ‘La bellezza e l’inferno’. ‘Scritti 2004-2009’, ‘Le parole contro la Camorra’ e ‘Vieni via

con me’. Dal 2006 Roberto Saviano vive sotto scorta.

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Perché siamo brutti ma la vita è bella di Clara Irene Becuzzi

Ospite d'onore della nuova mostra al Palazzo Blu di Pisa è Henri de Toulouse-Lautrec, artista di indiscutibile talento vissuto a Parigi negli anni della Belle Epoque. L’esposizione Toulouse-Lautrec, luci e ombre di Montmartre (a cura di Maria Teresa Benedetti) raccoglie, in cinque sezioni tematiche coadiuvate da un'apprezzabile multimedialità, una quantità ammirevole di opere. “Moulin Rouge La Goulue”, “Ambassadeurs Aristide Bruant dans son cabaret”, “Divan Japonais”, “Jane Avril”, “Femme Assise”, “Yvette Guilbert chantant linger”, “May Milton”, “Confetti”, “Soldat Anglais fumant la pipe” e “La Passagière du 54 Promenade”, sono solo dieci tra le numerose opere esposte che ci forniscono un’occasione unica per conoscere l’artista. Henri de Toulouse-Lautrec, vissuto soltanto 37 anni, ha reso “immortali” personaggi dalle più varie fattezze e condizioni sociali. L’uso di pochi colori e la nitidezza dei tratti delineano la sua tendenza a ricercare una semplicità non indifferente. Sono opere immediate. Ed è proprio in questa istantaneità che risiede l’innovazione introdotta da Lautrec: la grafica pubblicitaria. L’immagine viene per la prima volta strumentalizzata ad uso commerciale, riuscendo a richiamare l’attenzione nella sua forma più primitiva ed istintiva. Chi la osserva viene invaso dal messaggio che l’opera vuole trasmettere ed è difficile non essere visivamente catturati. Lautrec usa infatti delle tecniche

precise per rendere incisivi i propri manifesti: inserisce intestazioni ben visibili e talvolta con tripla ripetizione, delinea figure grossolane sottolineandone determinate peculiarità e si ispira all’eleganza delle stampe giapponesi. Inventore della litografia a colori, ha fatto delle proprie capacità pittoriche un simbolo dell’età moderna. Ma non è solo questo il motivo per cui egli è considerato uno dei più importanti artisti dell’ultimo secolo. Di per sé rappresentava un personaggio dal carattere contorto; nonostante fosse affetto da una grave malattia genetica del sistema scheletrico e minato dall’alcolismo, si è sempre dimostrato un amante degli eventi mondani di Montmartre. Per l’appunto era un frequentatore assiduo di locali notturni e dipingeva soggetti appartenenti a queste realtà. Si può perciò

considerare Lautrec come una specie di cronista della concezione dei piaceri e degli svaghi dell’epoca. Dai teatri alle case di tolleranza, dal Moulin Rouge ai music

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Toulouse Lautrec a Palazzo Blu

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cafè è impossibile non notare ciò che fu la Parigi tra l’ottocento e il novecento, negli aspetti più gioiosi e in quelli più malinconici, e quindi, tutto sommato, tra luci e ombre. Per Lautrec l’esistenza non era qualcosa di negativo. Per lui la vita doveva valere la pena di essere vissuta, nonostante le difficoltà più o meno gravi che si potessero presentare. In effetti ognuno di noi è un po’ come la Montmartre dell’epoca: i lati oscuri vanno di pari passo con quelli più lieti ma il fascino sta proprio in questa inscindibile contrapposizione.

Poesia.. di strada di Stefano Ceccanti

Avete mai provato a guardare attentamente i muri , andando a giro per le strade della nostra città?  Io non lo avevo mai fatto , almeno  fino a sabato scorso, quando grazie ad una lezione della mia professoressa di italiano io e i miei compagni ci siamo avventurati in questa scoperta. Così abbiamo notato  qualcosa di veramente insolito : alcune poesie. Poesie attaccate sui muri delle strade, soprattutto in quelle meno frequentate, scritte da penne anonime, ormai in gran parte rovinate o rimosse. Un gruppo aperto di poeti , infatti ,  sta cercando da diverso tempo di promuovere questa forma di scrittura ormai sempre meno diffusa , e sta riuscendo  efficacemente  nel proprio  intento. Le poesie possono piacere o meno ,  ma in ogni caso sono alla portata di tutti. Questa iniziativa cerca di riportare l'attenzione  su quella che è  sempre stata una grande forma  di  arte e che ha avuto fin dai tempi antichi un grande  spazio nella nostra tradizione  letteraria. Il gruppo in questione si chiama MeP (Movimento  per l'emancipazione della poesia) , ha un proprio sito web e non si arrende neanche quando le sue poesie vengono rimosse dai muri  pisani , diffondendo e difendendo la poesia.

Le nuvole spaginano il cielo E le poesie colano con la pioggia.

Rinasce lussureggiante Il Mondo inaridito.

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Il coraggio di parlare di Matilde Tizzani

La violenza sulle donne è una realtà che ci spaventa e che alcune di noi ,purtroppo, vivono sulla propria pelle. Sono tante le donne che subiscono in silenzio, che non riescono a ribellarsi, che finiscono per credere di meritare il trattamento che ricevono, perché è stata tolta loro qualsiasi forma di autostima. Le vittime, che hanno subito nel corso della loro vita una qualche forma di violenza fisica , psicologica e sessuale ,sono circa 6milioni 788 mila, il 31%delle quali tra il 16 e i 60 anni. Non sono numeri casuali: é la somma delle atroci

sofferenze di donne e ragazze , madri e figlie .Di innumerevoli vite, legate insieme dal filo della violenza, un filo spinato che con un punto croce ferisce i loro cuori cucendoci sopra paura, terrore e angoscia. La violenza è come un enorme macigno che giorno dopo giorno indebolisce le vittime, che con tanta fatica tentano di sostenere il peso delle percosse, degli abusi e degli oltraggi. La violenza fisica, quella psicologica e anche i femminicidi sono fenomeni strettamente collegati tra di loro che richiamano subito alla mente le molte immagini di cronaca, ma solo parzialmente ci restituiscono la complessità di una violenza sommersa e quotidiana. Nella maggior parte dei casi , sono i partner delle donne a usare loro violenza, proprio quegli stessi uomini che una volta avevano sostenuto di amarle , che avevano promesso di non torcer loro neanche un capello e che magari durante una cerimonia romantica avevano pronunciato quella meravigliosa menzogna del " per sempre". Cosa spinge quindi un uomo ad avere così poco rispetto della dignità femminile, ad agire come una bestia feroce nei confronti delle donne e soprattutto a trattarle come esseri inferiori? Penso che tutto ciò nasca da una sorta di debolezza interiore , una sensazione di non essere in pace con se stessi che perciò porta ad indebolire gli altri per esaltare la propria "forza". Altri fattori come forse la mancanza di un'occupazione, le difficoltà economiche che impediscono di mantenere dignitosamente la famiglia o anche qualche trauma infantile, intaccano il buonsenso di un uomo e lo portano a compiere queste oscenità. Si aggiunge, in alcuni casi, anche una mentalità chiusa e magari influenzata dalla sbagliata interpretazione di alcune religioni secondo le quali la donna è un'entità

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La violenza sulle donne

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inferiore, una specie di "attrezzo parlante" il cui unico scopo è quello di prendersi cura della casa, garantire una prole e soddisfare i bisogni del "marito-padrone" . Oltre alle religioni che mantengono tradizioni molto rigide nei confronti delle donne come indossare il burqa, non avere diritti come quelli di un uomo, subire mutilazioni genitali, e molte altre sofferenze inconcepibili, esiste anche la violenza non legata alla religione ma ad una eccessiva gelosia. L'amore morboso e la gelosia talmente forte sono le motivazioni che hanno spinto ad uccidere delle donne. La possessione di una donna come un oggetto, l'amore finto e "malato" hanno spesso portato molte donne a subire violenze pesanti e moltissime volte anche a morire.

Cosa spinge una donna indipendente , adulta, emancipata a non denunciare subito le violenze? Come mai le vittime non si allontanano subito dal loro compagno? Forse per negazione nei propri confronti del problema, forse per sensi di colpa, ma anche e soprattutto perché sono terrorizzate dalle ritorsioni che potrebbero subire, rimanendo così imprigionate per anni in una vita costellata da ricatti, minacce ed esplosioni di violenza incontrollata. Non solo botte, ma anche intimidazioni, umiliazioni, vessazioni piccole e grandi rendono la vita della donna più faticosa, più difficile, peggiore, a volte insopportabile, perpetrate da maschi che le giustificano spesso come una forma di troppo amore. Ricordiamoci sempre che l’amore non deve MAI costernare e schiavizzare ma rendere liberi. Una libertà che le vittime di violenza riacquistano denunciando l’abusatore. La denuncia é uno dei passi più difficili e complessi del percorso di uscita dalla violenza. È la rampa di lancio di un volo verso la riconquista di se stesse, della propria autostima e della fiducia nell’altro. Sotto le ali di queste donne ,che prendono il volo dopo anni di “prigionia” , soffia un vento leggero carico di coraggio, speranza e voglia di vivere. Tutte sensazioni che i centri anti-violenza cercano di accentuare nelle persone che si rivolgono a loro. Nei centri anti-violenza le vittime vengono supportate e assistite attraverso attività di consulenza psicologica, aiuti economici, consulenze legali, gruppi di sostegno. Inoltre da diversi anni, per la “ tutela” delle donne é stato introdotto il reato di “femminicidio” . Secondo me, per salvaguardare il sesso femminile , una semplice legge non è sufficiente , perché è molto difficile con una mentalità così inveterata. Forse col tempo e con una mirata opera di sensibilizzazione qualcosa cambierà e potremo finalmente dire che tutti gli uomini (inteso come esseri umani) sono effettivamente uguali. Però per poter giungere a questo risultato dovrà passare molta acqua sotto i ponti, perché la violenza sulle donne è un problema che ha radici antichissime, dalla nascita dell'umanità stessa. Dovremmo, quindi , noi tutti aiutare la crescita della nostra società segnalando le persone violente in ogni caso, costi quel che costi!

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Intervista ad Andrea Favilli di Lorenzo Franco

Abbiamo deciso di intervistare per “L'Ulisse” Andrea Favilli, attaccante della primavera della Juventus che, prima di trasferirsi a Torino, militava nelle giovanili del Livorno e, soprattutto, frequentava la nostra scuola. Nell'intervista ci racconta un po' quello che è il mondo calcio che conta a livello giovanile. Dalle sue parole emerge la grande determinazione che lo contraddistingue, e che lo ha aiutato a superare le prime difficoltà incontrate, derivanti dal trasferimento in un club così prestigioso. Adesso il capocannoniere del Torneo “Giacinto Facchetti” si racconta in esclusiva per noi: “Ciao Andrea! Puoi cominciare raccontandoci come è cominciato tutto, e cosa ti ha portato fin lassù?” Ciao! In realtà è molto difficile dire com'è iniziato tutto, perché nel giro di 2/3 giorni mi sono ritrovato dal Livorno alla Juve, senza preavvisi o lunghe trattative. Sicuramente un salto di qualità era nell'aria, visto che ero sempre in prima squadra, ma piuttosto mi aspettavo di fare l'esordio e giocarmela con loro. Invece c'è stata l'offerta della Juventus, che non si può certo rifiutare. La mia voglia di giocare a calcio e di dare tutto in campo mi hanno senza dubbio portato fin qua. “E' stato difficile per te decidere di lasciare la tua città, la tua famiglia, la tua scuola e tutto il resto? C'è qualcuno in particolare che ti ha aiutato in questa scelta?”E' stato difficile lasciare tutto perché non ero mai stato fuori casa per così tanto tempo, lontano da amici, famiglia e dalla mia ragazza. Posso solo ringraziare tutte queste persone, perché nessuna di loro non mi è stata vicina, mi hanno aiutato in tutto. Nonostante ciò, non ho avuto dubbi su questa decisione, anche perché un'occasione del genere, per chi vuole fare il calciatore, è incredibilmente importante e irrinunciabile. “Com'è organizzata generalmente la tua giornata-tipo a Vinovo (se è lì che risiedi)? Noi ragazzi risediamo in un hotel a 2/3 Km dal centro sportivo di Vinovo; la scuola la frequentiamo all'interno dello Juventus Centre, con professori che vengono da altre scuole. La mattina andiamo a scuola fino alle 13.20, pranziamo alla nostra mensa, e il pomeriggio ci alleniamo. La sera siamo abbastanza liberi, noi professionisti andiamo spesso a mangiare fuori. L'orario di rientro in hotel è alle 23 per i maggiorenni.

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“Ti sei ambientato bene con la squadra e lo staff tecnico? Cosa si prova ad essere allenati da un campione del mondo come Fabio Grosso?” Il nostro staff tecnico è molto molto competente, soprattutto perché è composto da persone molto giovani, tra 35 e 45 anni! Se si pensa che Grosso ha 38 anni… Mi ha fatto un effetto incredibile essere allenato da uno dei simboli dell'Italia, perché se diciamo 'Mondiali 2006', la prima persona che ci viene in mente è sicuramente lui. Quest'anno siamo una squadra veramente forte e coesa, a differenza dell'anno scorso, che eravamo un po' disuniti a causa di qualche elemento negativo. Possiamo puntare veramente in alto. “Sei ancora di proprietà del Livorno, che ti ha ceduto in prestito con diritto di riscatto alla Juve. Immagino che con i tuoi goal la 'Vecchia Signora' ti voglia con sé ancora per un bel pezzo...” Si, sono sempre in prestito con diritto di riscatto, ma mi trattano come se fossi un gioctore di proprietà della Juventus. Io faccio del mio meglio in ogni allenamento o partita, con la serietà che ho sempre messo a disposizione dei miei compagni. Quest anno sta andando alla grande; i trasferimenti nel mercato di gennaio sono molto difficili, perché, ad esempio, i metodi di allenamento a Vinovo sono completamente diversi da quelli di Livorno, perciò ho impiegato un po' di tempo prima di fornire le mie migliori prestazioni. “Sei un attaccante, hai quindi principalmente la responsabilità di segnare per la tua squadra. Qual è stato il gol più bello o più importante che hai realizzato in bianconero?” Il mio gol più bello da vedere l'ho probabilmente segnato in campionato a Novara. Però il gol che mi ha dato più soddisfazione, anche perché era molto bello, è stato quello del vantaggio in trasferta contro il Manchester City, in un match di Youth League (la Champions League dei giovani). E' stato bellissimo segnare ad una squadra così forte e prestigiosa. “Si può dire che la più grande emozione della tua avventura, te l'ha regalata la convocazione in prima squadra?” La convocazione in prima squadra è stata un'emozione enorme e inaspettata. E' stato frutto di una serie di ottime prestazioni; quando si viene chiamati ad allenarsi in prima squadra si deve dare il massimo per mettersi in mostra, poiché quando hanno delle esigenze, dovute a infortuni o squalifiche, pescano dalla primavera coloro che reputano più adatti alla categoria. “Ti ispiri a qualche giocatore in particolare e quale membro della prima squadra ti ha colpito di più?” Non mi ispiro a un giocatore in particolare, ammiro ovviamente qualche attaccante che c'è in Europa, ma niente di più. Dal punto di vista tecnico mi ha colpito più di tutti Pogba, fa cose impressionanti col pallone! Allenarcisi insieme rende ancor di più l'idea, e se si pensa che ha solo 22 anni e gioca con una simile personalità... “Chi è secondo te il giocatore più forte della nostra Serie A? Pensi che la Juve sia ancora in corsa per il quinto scudetto consecutivo?” Ad oggi secondo me il giocatore più forte in serie A è Higuain, centravanti del Napoli e capocannoniere del torneo, segna gol veramente molto difficili con una semplicità quasi imbarazzante…

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A mio avviso la Juve è sempre in corsa per lo scudetto! “Cosa consigli ai giovani che hanno un sogno simile al tuo (anche non riguardante il calcio), per realizzarlo?” La frase che contraddistingue la Juve è: 'Fino alla fine'. Quando inizi l'avventura ed entri a far parte della famiglia Juventus questa frase ti entra dentro, ti invade. Perché a nella vita, devi credere in tutto fino alla fine, nulla è mai scontato e bisogna combattere fino alla fine per ciò che si vuole! Nessuno ti regala qualcosa, giorno dopo giorno ti costruisci il futuro. Mai smettere di credere nel proprio sogno!

Un altro Halloween di Francesco Fiorini

La curiosità è sorta in me dopo le scene iniziali dell’ultimo film di 007 (“Spectre”): cosa faceva quella moltitudine di gente agli inizi di Novembre in piazza della Costituzione e nelle interminabili vie limitrofe della cattolicissima Città del Messico? Quando l’elicottero pilotato da James Bond correva il rischio di schiantarsi al suolo, l’idea che ho avuto è che si trattasse di centinaia di migliaia di persone, truccate e mascherate con evidenti richiami ai morti. I Messicani sono particolarmente devoti e con la religione non scherzano affatto: sono capaci di percorrere centinaia di metri in ginocchio e a capo chino, prima di entrare in chiesa. Basti pensare all’interminabile fila di pellegrini davanti alla Cattedrale di Higuey. In ogni paesino, pur sperduto che sia, l’edificio religioso è immancabilmente tinto a fresco (meglio se di celeste, rosa o giallo) e in ottimo stato di conservazione, a differenza delle case spesso cadenti, e delle strade solitamente dissestate. Niente a che vedere, dunque con il rito pagano di Halloween, che, nato nel V secolo fra le tribù dei Celti, ha finto oramai per animare anche le nostre notti del 31 Ottobre: qui, a farla da padrone, sono streghe, teschi, zucche e sangue colante. In Messico, il 1° Novembre è dedicato a Los Angelitos, i bambini morti, e il 2 Novembre è il Dia de Muertos, nello stesso momento in cui in Italia vengono celebrate le solennità cristiane dell’Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti. Ma diversamente che in Italia, per i messicani quei giorni si vivono in allegria. La festa si svolge con bevande e cibi tradizionali, combinati con numerose rappresentazioni musicali, senza temi dolorosi. È semplicemente l’occasione per ricordare con affetto i defunti, che, secondo la credenza locale, in quelle ore tornano sulla terra, per banchettare con parenti ed amici. Combinazioni di riti preispanici e di forti simbologie cristiane, Los Angelitos ed El Dia de Muertos sono gioiosi e divertenti. È un altro modo di pensare alla morte, sicuramente meno angosciante, senza offendere la sensibilità di chi tuttora soffre per la perdita di una persona cara. Non c’è niente di più bello di credere che i defunti tornino vicino a noi, almeno una volta all’anno, non per spaventarci, come gli spettri di Halloween, ma per condividere la quotidianità.

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Lettera ad un bambino mai nato di Gaia Egizzo

A volte, nella vita, si viene catapultati in situazioni che non ci appartengono, strane condizioni in cui ci ritroviamo non sapendo dove mettere le mani. Ci poniamo domande alle quali non sappiamo rispondere e ci interroghiamo su quale sia la scelta giusta da prendere. È proprio ciò che succede alla protagonista, la stessa autrice, dopo aver scoperto di aspettare un bambino. "Oggi ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla". È da questa frase, con la quale incomincia il libro, che inizia anche il dialogo di Oriana con il bimbo. All'inizio gli dice chiaramente "non ti voglio" e rifiuta la condizione di maternità che la vita le sta imponendo,o meglio, regalando. Sì, perché avere la possibilità di amare è un dono, una vittoria contro un mondo che non è capace di farlo. Questo dialogo, che a volte assumerà le spoglie di un monologo, mostra lo struggente dubbio che affligge la protagonista, un dubbio con tante sfaccettature: è la scelta giusta far nascere questo bambino? È giusto imporgli la vita? È giusto cambiare la propria a causa sua? È giusto credere che il bambino abbia la capacità di pensare e capire la madre o è solo un feto che si appropria egoisticamente del corpo di quest'ultima rubandole risorse e diventando un parassita ? La maternità è solo uno stato naturale o è la meraviglia che si ripete da quando l'uomo è nato ? La verità è che non esiste una risposta. Portare avanti una gravidanza è una scelta diretta unicamente alla madre, consapevole che il peso delle conseguenze arriva sempre ed in qualsiasi caso. Oriana mostra al figlio le aspre verità e la durezza della vita che dovrà affrontare. Lo mette in guardia dicendogli che il mondo è un luogo pieno di ingiustizie, dove chi detiene il potere pensa solo ai propri interessi. A volte però, ha la sensazione che il suo bambino si stia impadronendo non solo del suo corpo ma anche della sua vita e non accetta la condizione di subordinazione rispetto a lui: lei è padrona del suo corpo e non permetterà a nessuno di appropiarsene. Un libro affascinante ma soprattutto nudo, trasparente nel suo insieme e nel significato.

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L’AUTOREPartecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna in Italia ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Durante gli ultimi anni di vita fecero discutere le sue dure prese di posizione contro l'Islam, in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001 a New York, città dove viveva. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto venti milioni di copie in tutto il mondo.

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Il bar di Marco Vignudelli

Il bar al Dini è forse l’argomento che tiene banco da più tempo perché non è stato trovato il modo di farlo. Ora nè io nè gli altri rappresentanti siamo supereroi e nemmeno crediamo da un giorno all’altro di riuscire a capovolgere la situazione, mi piaceva però fare delle considerazioni e raccontare a tutti cosa è questo progetto bar. Partiamo da dove verrebbe realizzato: non tutti sanno cosa c’è dietro le palestre…dalle foto potete notare questo immenso capannone dell'ampiezza di 2 palestre, quasi in stato di abbandono utilizzato in parte per il laboratorio di scenografia e in parte in disuso (ex deposito della provincia). Il fatto che le palestre siano state ristrutturate recentemente fa si che gli scarichi e le tubature dell’acqua siano nuove e possano essere utilizzate dal bar senza bisogno di scavi e/o costi aggiuntivi. Nel caso poi questo progetto venisse attuato davvero, il laboratorio di scenografia verrebbe spostato nell’attuale parte in disuso poiché l’ingresso da questo lato non soddisfa i requisisti di sicurezza (mentre l’ingresso dell’attuale laboratorio di scenografie sì). Questo capannone, anche se non in ottime condizioni, sarebbe la soluzione a tutti i nostri problemi!!! Perché risoluzione dei nostri problemi?

1) Perché la merenda può essere servita calda e fresca essendo a tutti gli effetti un bar (attualmente le leggi sanitarie italiane vietano la vendita di merende calde in baracchini come quello che abbiamo attualmente in cortile a ricreazione) e ciò leverebbe tutti i problemi legati alle merende di bassa qualità.

2) Perché il bar sarebbe aperto tutti i giorni anche di pomeriggio e visto il grandissimo spazio sarebbe un comodo posto dove studiare e pranzare senza bisogno di dover cercare luoghi di fortuna dove stare.

3) Il bar è da sempre una cosa allettante che hanno le scuole di un certo livello: allora il Dini che è il 3° liceo in Italia cos’è?

Cosa vogliamo fare noi? Anche se sarà difficile abbiamo buttato giù un piano per riuscire perlomeno a smuovere qualcosa: Il progetto “Bar” verrà messo all’ordine del giorno del prossimo consiglio d’istituto di gennaio, già molti componenti (vice-preside, preside e professori) si sono resi disponibili ad aiutarci in questa impresa e come inizio non è male. Una volta ottenuto il via libera dal nostro consiglio d’istituto sentiremo i “colleghi” di classico e Pacinotti (che comunque abbiamo già contattato) che a loro volta proporranno questo progetto ai rispettivi consigli d’istituto Sperando di non avere intoppi in questa fase (saremo più o meno a fine gennaio) chiederemo di esser ricevuti dall’ingegner Carlucci (i responsabile per l’edilizia scolastica della provincia) al quale avanzeremo una nostra proposta: il problema da sempre per la realizzazione di questo bar sono i soldi (che non ci sono) ma perché deve essere proprio la provincia a fare i lavori? La nostra idea (forse

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utopistica) è di fare un bando per la realizzazione del bar….. ovviamente chi dovesse aggiudicarselo (fidatevi molte persone sono interessate perché intorno alle merende girano un sacco di soldi) dovrà pagare di tasca propria i soldi per la ristrutturazione del locale (a gennaio ci faremo fare dall’ingegnere della scuola una lista di lavori per adibire il capannone a bar che soddisfi tutte le richieste dell’ASL): questi soldi verrebbero però scalati annualmente dall’affitto del locale, mi spiego meglio: se il costo dei lavori strutturali (non il costo di arredamenti e macchine) venisse a costare 100 mila euro a colui che si è aggiudicato il bando e l’affitto del capannone costasse 20 mila euro annui, esso per 5 anni non pagherebbe l’affitto alla provincia che alla fine si ritroverebbe con un locale ristrutturato senza spendere una lira e con la possibilità di ampi guadagni per il futuro. Lo so che siamo in Italia ma ogni tanto le cose possono girare anche per il verso giusto e con una bella dose di buona volontà ci possiamo riuscire!

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Down

1. Premio Nobel pisano per la fisica.

2. La creatura fantastica del Dini.

4. La prendi d'estate quando stai tanto al sole.

5. Ci ciba amorevolmente dopo le giornate di scuola.

7. Il lungarno per il pisano DOC.

8. Il tallone in pisano.

9. Repubblica...

10. La croce pisana.

11. Il fisico che ha scoperto come trasformare l'energia

elettrica in corrente continua.

12. La valle in cui si trova la nostra città.

13. il Romeo dello stadio.

15. Le ore 13:00.

18. Lo fai solitamente alle ore 13:00.

19. L'acqua del mare d'inverno.

22. Da che parte pende la torre?

23. Consiglio Nazionale delle Ricerche.

24. Il patrono di Pisa.

Across

3. In su e in giù per il corso.

6. La usa il pisano per innaffiare le piante.

14. Salvò Pisa dai pirati saraceni.

16. Il nome pisano della farinata di ceci.

17. Il nome del murales di Keith Haring.

20. Nel medioevo era la morte in persona, ora a pisa è

un'esclamazione.

21. Mollette per appendere i panni.

23. Il tifoso del Pisa è scherzosamente chiamato

tifoso...

25. è il pisano fondatore della fisica moderna

26. è un pesce di scoglio e la persona poco raffinata.

27. La celebre università in Piazza dei Cavalieri.

Cruciverba per veri pisani

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#SUDOKini

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LA REDAZIONE

Caporedattori: Giacomo Castellani, Alice Petrillo

Impaginazione: Alessio Cipolli, Pietro Gizzi, Giacomo Castellani

Redattori: Alessandro Celandroni, Alessio Cipolli, Clara Irene Becuzzi, Diletta Lelli, Edoardo Salutini, Francesco Fiorini, Gaia Egizzo, Margherita Mordini, Martina Carrara, Matilde Tizzani, Pietro Gizzi, Serena D’angelo, Stefano Ceccanti, Sundus Khalil, Marco Vignudelli, Lorenzo Franco, Teresa Salotti, Laura Barsuglia.