«Il Nuovo Amico» n. 39 del 11 novembre 2012

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SETTIMANALE D’INFORMAZIONE DIOCESI DI: PESARO • FANO • URBINO FONDATO NEL 1903 11 NOVEMBRE 2012 ANNO 109 • N. 39 Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 N. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Pesaro facebook.com/ilnuovoamico € 1,00 amico il nuovo www.ilnuovoamico.it COPIA OMAGGIO EDITORIALE hotel supplies Via delle Betulle, 6 - 61122 Pesaro Tel. 0721 405274 Fax 0721 259164 www.arpaitalia.it - [email protected] FORNITURE ALBERGHIERE ARREDO BAGNO E CAMERA COMUNICAZIONE E PUBBLICITÁ Seguici su: SSS security systems SISTEMI DI VIDEOSORVEGLIANZA CON CONTROLLO REMOTO VIA INTERNET Via delle Betulle, 6 - 61122 Pesaro Tel. 0721 405274 Fax 0721 259164 www.ipsorveglianza.com - [email protected] Richiedi il tuo preventivo Illustrazione: Mara Cerri Comunicazione: Hotelfantasy.co.uk IFI S.p.A. - Sede e Showroom Strada Selva Grossa 28/30 - Zona Case Bruciate - 61010 Tavullia (PU) - Italy - Tel. +39 0721 20021 - Fax +39 0721 201773 - www.ifi.it - info@ifi.it il tuo talento, il tuo futuro, il tuo primo bar. il bar diventa accessibile. start up è un servizio bar essenziale e basilare, che permette a chiunque di creare il proprio locale. Un’opportunità per i giovani e per chi sceglie di investire su sé stesso e sulla propria voglia di futuro. 5.959 + iva Prezzo al pubblico start up basic da 3 mt. Tale prezzo include, per il mercato italiano, il trasporto e la consegna in loco. Inclusi 3 anni di garanzia Moda Luciana NUOVI ARRIVI PREZZI SPECIALI Pesaro - via delle Betulle n. 4 (zona Torraccia) - Tel. 0721/22611 C i troviamo di fronte a un sistema di potere, non solo politico, sempre più destinato a rimanere nelle mani degli anziani. La ‘vecchiezza’ sembra coincidere con la rovinosa decadenza della cosa pubblica. Un ricambio che porti a un ringiovanimento, a tutti i livelli, si rende inevitabile. Nel ‘PD e dintorni’, si sta scatenando una vera lotta generazionale, una sorta di ‘guerra di successione’ i cui toni sembrano occultare idee e programmi, a tutto vantaggio degli interessi di gruppo e delle ambizioni personali. Nonostante è bene che ‘qualcosa si muova’ anche se l’uso della parola ‘rottamazione’ mi sembra eccessiva oltre ad essere oltraggiosa trattandosi di persone. Lasciare posto ai giovani (non è questione solo di età) non significa tradire la memoria, gli ideali, la tradizione bensì disporsi ad un cambiamento che fa camminare la storia e consente di liberarsi di quella zavorra che ha appesantito eccessivamente il nostro modo di fare politica. Le primarie, che si profilano all’orizzonte, si maturano in questo clima, anche nel versante di ‘PDL e dintorni’, ove alla ‘rottamazione’ si aggiunge lo ‘sfascio’ delle coalizioni. D’altronde non si può inventare in pochi mesi una nuova generazione di politici. Conseguentemente si ripiegherà sui ‘soliti noti’. Tuttavia un segnale di cambiamento si dovrà comunque dare, almeno quello dell’anticorruzione e togliere dalla mente l’illusione che la nuova legge elettorale possa risolvere ciò che non le compete. Ad aggravare questo ‘malumore climatico’ ci si mette anche il risultato delle elezioni in Sicilia. Se dovessimo ritenerlo una premonizione di quanto avverrà a livello nazionale in primavera non ci sarebbe motivo di stare lieti: un nuovo presidente che governa con il 15% dell’elettorato, i due partiti guida fermi al 12% il PDL e al 13% il PD, il 52% di astenuti (astensionismo) e la novità del 18% a Cinque stelle di Grillo che viene indicata come antipolitica. Diffusa ormai in tutto il territorio ci si chiede dove stia in realtà. La risposta potrebbe venire da coloro che si sono astenuti. Per cui i politici attuali dalla rottamazione e sfascio dovranno passare alla ‘raccattazione’, raccogliere cioè i cocci e rimetterli insieme per rimanere a galla. Al di fuori della metafora: tentare di scegliere i personaggi più autorevoli e maggiormente visibili per riordinare i partiti (lo dico a denti stretti) e ricollegare le coalizioni. Con quali prospettive: prima repubblica, bipolarismo o governo tecnico, il più logico? Della terza repubblica è meglio non parlarne. Raffaele Mazzoli © RIPRODUZIONE RISERVATA È l’ora della ‘raccattazione’ GLI ORATORI DELLE DELLE MARCHE A CONFRONTO OLTRE 300 STRUTTURE DI CUI 42 NATE NEL 2011 PAGINE 6, 15 e 20 Giornata del ringraziamento rurale FANO 14 Le zucche vuote di Halloween PESARO 9 Storie di povertà di casa nostra PROVINCIA 11 Laurea ad honorem a Camilleri URBINO 21 110 e LODE INIZIA LA CAMPAGNA ABBONAMENTI AL NUOVO AMICO P. 24

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«Il Nuovo Amico» n. 39 del 11 novembre 2012

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settimanale d’informazione diocesi di: pesaro • fano • urbino fondato nel 190311 novembre 2012 • Anno 109 • n. 39 • Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 n. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Pesaro • facebook.com/ilnuovoamico € 1,00

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Ci troviamo di fronte a un sistema di potere, non solo politico, sempre più destinato a rimanere nelle mani degli anziani. La ‘vecchiezza’ sembra coincidere con

la rovinosa decadenza della cosa pubblica. Un ricambio che porti a un ringiovanimento, a tutti i livelli, si rende inevitabile.Nel ‘PD e dintorni’, si sta scatenando una vera lotta generazionale, una sorta di ‘guerra di successione’ i cui toni sembrano occultare idee e programmi, a tutto vantaggio degli interessi di gruppo e delle ambizioni personali. Nonostante è bene che ‘qualcosa si muova’ anche se l’uso della parola ‘rottamazione’ mi sembra eccessiva oltre ad essere oltraggiosa trattandosi di persone. Lasciare posto ai giovani (non è questione solo di età) non significa tradire la memoria, gli ideali, la tradizione bensì disporsi ad un cambiamento che fa camminare la storia e consente di liberarsi di quella zavorra che ha appesantito eccessivamente il nostro modo di fare politica. Le primarie, che si profilano all’orizzonte, si maturano in questo clima, anche nel versante di ‘PDL e dintorni’, ove alla ‘rottamazione’ si aggiunge lo ‘sfascio’ delle coalizioni. D’altronde non si può inventare in pochi mesi una nuova generazione di politici. Conseguentemente si ripiegherà sui ‘soliti noti’. Tuttavia un segnale di cambiamento si dovrà comunque dare, almeno quello dell’anticorruzione e togliere dalla mente l’illusione che la nuova legge elettorale possa risolvere ciò che non le compete.Ad aggravare questo ‘malumore climatico’ ci si mette anche il risultato delle elezioni in Sicilia. Se dovessimo ritenerlo una premonizione di quanto avverrà a livello nazionale in primavera non ci sarebbe motivo di stare lieti: un nuovo presidente che governa con il 15% dell’elettorato, i due partiti guida fermi al 12% il PDL e al 13% il PD, il 52% di astenuti (astensionismo) e la novità del 18% a Cinque stelle di Grillo che viene indicata come antipolitica. Diffusa ormai in tutto il territorio ci si chiede dove stia in realtà. La risposta potrebbe venire da coloro che si sono astenuti. Per cui i politici attuali dalla rottamazione e sfascio dovranno passare alla ‘raccattazione’, raccogliere cioè i cocci e rimetterli insieme per rimanere a galla. Al di fuori della metafora: tentare di scegliere i personaggi più autorevoli e maggiormente visibili per riordinare i partiti (lo dico a denti stretti) e ricollegare le coalizioni. Con quali prospettive: prima repubblica, bipolarismo o governo tecnico, il più logico? Della terza repubblica è meglio non parlarne.

Raffaele Mazzoli© RIPRoDUZIonE RISERVATA

È l’ora della‘raccattazione’

Gli oratori delle delle MarCHe a CoNFroNto oltre 300 StrUttUre di CUi 42 Nate Nel 2011

paGiNe 6, 15 e 20

Giornata delringraziamento rurale

FaNo 14

Le zucche vuote di Halloween

peSaro 9

Storie di povertà di casa nostra

proviNCia 11

Laurea ad honorem a Camilleri

UrbiNo 21

110e lode

INIZIA LA CAMPAGNA ABBONAMENTI AL

NUOVO AMICOP. 24

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Chiesa e Mondo11 novembre 20122 amicoil nuovo• •

Nasce in Pannonia (che si chia-merà poi Ungheria) da famiglia pagana, e viene istruito sulla

dottrina cristiana quando è ancora ra-gazzo, senza però il battesimo. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nel-la cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. E’ in quest’epoca che può collocarsi l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal fred-do. Lasciato l’esercito nel 356, rag-

giunge a Poitiers il dotto e combattivo vescovo Ilario. Martino ha già ricevuto il battesimo e Ilario lo ordina esorci-sta: un passo sulla via del sacerdozio. Per la sua posizione di prima fila nella lotta all’arianesimo, che aveva il soste-gno della Corte, il vescovo Ilario viene esiliato in Frigia; e quanto a Martino si fatica a seguirne la mobilità e l’attivi-smo, anche perché non tutte le noti-zie sono ben certe. Fa probabilmente un viaggio in Pannonia, e verso il 356 passa anche per Milano. Più tardi lo troviamo in solitudine alla Gallinaria,

un isolotto roccioso davanti ad Alben-ga. Di qui Martino torna poi in Gallia, dove riceve il sacerdozio dal vescovo Ilario. Un anno dopo fonda a Ligugé una comunità di asceti. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Di qui intraprende la sua missione, ultraventennale azione per cristianizzare le campagne. Quando muore a Candes, verso la mezzanotte di una domenica, si disputano il corpo gli abitanti di Poitiers e quelli di Tours. Questi ultimi, di notte, lo portano poi nella loro città per via d’acqua, lungo i fiumi Vienne e Loire.

Aut. n. 83/85 Trib. di PesaroIL NUOVO AMICO RISPETTA L’AMBIENTE. STAMPIAMO SOLO SU CARTA RICICLATA.

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Questo numero è stato chiuso in redazionemercoledì 7 novembre 2012 alle ore 22 e stampato alle ore 6 di giovedì 8 novembre

La ParoLa di dio XXX domenica del tempo ordinario - Anno BLETTURE: 1Re 17,10-16; SAl 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44 a scena si svolge nel tempio di Gerusalemme. C’è grande movimento di folla. All’uscita si trova il tesoro del tempio dove i fedeli “gettano” le loro monete. Gesù seduto os- serva. Vede passare per- sone ricche che con una certa ostentazione gettano la loro offerta, che probabilmente cadendo nella cassetta suonava in modo molto

evidente. Passa anche una donna an-ziana, vedova e povera: la sua offerta non manda un gran suono, si perce-pisce appena: “vi gettò due moneti-ne, che fanno un soldo”. Gesù, forse con un sorriso divertito e una sottile ironia, prende quella scena per dare un insegnamento ai suoi discepoli: “Questa vedova, così povera, ha get-tato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vive-re”. Questa donna vive e testimonia, suo malgrado, il grande sì della fede.

Dopo essere stata al tempio per ado-rare il Signore, cioè per affidare a lui tutta la sua vita, uscendo fa l’elemosi-na, che in quel giorno la costringeva a digiunare. È un’offerta di se stessa a Dio. Gesù coglie l’affinità di quel ge-sto con il suo personale atteggiamen-to verso il Padre, al quale offre tutto se stesso per annullare il peccato (se-conda lettura).Cosa dice a noi il Signore? Siamo nell’anno della fede e il gesto della vedova è un esempio per noi. La fede infatti implica un voler perdere le proprie sicurezze umane per affidarsi unicamente a Dio. Immaginiamo che

Gesù osservi anche le nostre comuni-tà: egli guarda se c’è qualcuno che con umiltà vive un vero atteggiamento di abbandono a Dio. Come è sempre successo, dobbiamo essere certi che sono “i piccoli e i poveri del Signore” a far sì che sia garantito a Dio un vero atto di fede e una vera preghiera.Cosa diciamo noi al Signore? Gli chiediamo di vivere quest’anno della fede con vero impegno per cercare di capire cosa è credere.

Giovanni Tani, Arcivescovodi Urbino-Urbania

S. Angelo in Vado© RIPRODUZIONE RISERVATA

Impegnamoci a capire cosa è credere

SANTI E DEFUNTI CI HANNO TRACCIATO LA STRADA DELLA VITA E DELLA FEDE

Presenze-assenzeLe ricorrenze

liturgiche dei Santi e dei Defunti - agevolate nella

“fruizione” dal “ponte scolastico” - continuano a ispirare sentimenti di fede e di devozione, anche se alcune consuetudini sembrano svanire. Rimangono punti fermi per moltissimi, in questi giorni, la visita ai cimiteri, l’offerta dei fiori, ma anche la frequenza alle celebrazioni e le offerte di carità.Riti esteriori, che possono ridursi a tali o rivelare invece forte interiorità, anche se la fede nell’aldilà a volte sembra scemare. Mi è capitato di sentir dire, nella commemorazione di una persona molto amata e stimata, che essa “non è lassù, né laggiù, ma solo nel nostro e nel vostro cuore, in noi stessi”. I nostri defunti restano certo nel nostro cuore, nella memoria e nell’affetto, sono presenti nel loro esempio e nella nostra preghiera; ma crediamo che continuano a vivere in quell’altra dimensione - mai traducibile appieno con avverbi di luogo - che è l’eternità. Presenza-assenza che si può intuire, mentre andiamo rammentando figure luminose di persone che ci hanno tracciato la strada della vita e della fede. Stride commemorare i Santi a fronte di una vita non proprio santa che la società dei consumi e dell’amoralità ci propone. Ma proprio in questo clima disilluso non guasta forse un po’ più d’attenzione ai “Santi” che camminano ancora accanto a noi. Anzi, noi stessi - ricordiamolo - siamo chiamati a

diventare santi, come affermava con forza il Concilio, di cui celebriamo i 50 anni, in quel “leit motiv” che risuonò a lungo e ora pare un po’ negletto. Quella “vocazione universale alla santità” di cui si parla al n. 40 della Lumen Gentium, dove s’inizia ricordando che “il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato la santità della vita, di cui egli stesso è l’autore e il perfezionatore” e si ribadisce che “tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: da questa santità è promosso, anche nella società terrena, un tenore di vita più umano”;

santità che “porterà frutti abbondanti, com’è splendidamente dimostrato, nella storia della chiesa, dalla vita di tanti santi”. Quanto ai defunti, la devozione verso di loro a volte stride con la scarsa considerazione che si ha verso i vivi!... Ricordare Santi e Morti diventa monito a scelte di vita radicali e coerenti: al distacco dalle cose e alla generosità delle opere, alla ricerca di giustizia ed equità, a costruire e vivere rapporti sereni con tutti, nell’umiltà e nella misericordia, nell’affidamento e nella speranza

Vincenzo Tosellodirettore ‘’Nuova Scintilla’’ (Chioggia)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL SANTO DELLA SETTIMANA 11 novembreSan Martino di Tours Vescovo

ANNO DELLA FEDE 2

L’universalità della ChiesaAl termine dell’udienza

generale del 24 ottobre il Santo Padre ha

annunciato, a sorpresa, un concistoro per la creazione di sei nuovi cardinali. Questi i nomi nelle parole del Santo Padre: «James Michael Harvey, Prefetto della Casa Pontificia, che ho in animo di nominare Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le mura; Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano); Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India); mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria); Mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotá (Colombia); mons. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila (Filippine)». Colpisce il fatto che fra i nuovi cardinali non vi siano né italiani né europei.Benedetto XVI ha spiegato così l’annuncio, nel corso dell’ultima congregazione del sinodo dei vescovi tenuto in Vaticano: «Avendo già la parola, vorrei anche esprimere i miei cordialissimi auguri ai nuovi Cardinali. Io ho voluto, con questo piccolo Concistoro, completare il Concistoro di febbraio, proprio nel contesto della Nuova Evangelizzazione, con un gesto dell’universalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è sempre Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un Continente, ma Chiesa universale».Riscoprire l’essenziale della fede vuole dire anche ricordarsi che la Chiesa è cattolica e universale e non “Chiesa di un continente” (leggi occidente). L’annuncio di Cristo Risorto si esprime in un’esperienza, dono dello Spirito Santo, capace di attirare il cuore dell’uomo di ogni lingua e cultura.

don Daniele Federici© RIPRODUZIONE RISERVATA

Verso la luceTalmente generosoil crepuscoloda posare con curagli estremi colori.Su le zolle d’autunnoe disegnarne a trattoleggermente le ombresimilitudine avaradi un dono già perso?se allunghi la manoti raggiunge l’aurora.

Don

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Socio Politico 11 novembre 2012 3

Una nota piuttosto secca della presidenza della Repubblica ha chiarito in questi giorni il calendario politico-istituzionale: elezioni politiche

presumibilmente la settimana dopo Pasqua e, nel frattempo, due tornate regionali molto importanti in Lombardia e nel Lazio, auspicando che presto si chiariscano le cose sulla legge elettorale.Insomma: stiamo entrando nella stretta decisiva, anche se, sembra, a fari spenti, in un banco di nebbia fitta.E allora, prima del tema, fondamentale, della nuova articolazione dell’offerta politica, occorre fare un discorso strutturale, a proposito della cornice. Da un lato è finito un quadro quasi ventennale, articolatosi intorno a Silvio Berlusconi. Nello stesso tempo però la questione istituzionale, cioè sulle regole del gioco e l’assetto delle istituzioni, che ha accompagnato la crisi della cosiddetta prima-Repubblica e tutta la parabola della cosiddetta seconda-Repubblica, non ha avuto alcuna soluzione stabile. Tanto che, interpellati da un sondaggio del “Corriere della Sera”, gli italiani continuano in maggioranza a preferire

una rappresentanza proporzionale. Perché almeno vincola ad avere identità precise. In effetti negli ultimi vent’anni abbiamo sommato il peggio dei due sistemi, proporzionale e maggioritario, per cui non si è avuto un forte (e responsabile) momento decisionale e neppure una chiara (e responsabile) rappresentanza di un Paese comunque assai sfaccettato. Di modo che siamo avvolti in un pessimismo generalizzato, da cui certamente i “tecnici” non possono sollevare, vincolati come sono a fare cassa e a cercare di riordinare i conti. Tanto più che nel frattempo la qualità media del reclutamento della classe politica è notevolmente diminuita. Il dibattito sulla legge elettorale dovrebbe dunque innanzitutto affrontare questa contraddizione, per cui giustamente da oltre vent’anni s’invoca una legislatura “costituente”, senza che nessuno abbia la forza o la volontà di metterla in piedi.Eppure anche solo la vicenda dell’accorpamento delle Province, che necessariamente porta con sé la questione del design delle Regioni (a proposito, come si sa, della contraddizione rappresentata da Regioni-Province),

ribadisce che il problema è ormai di marchiana evidenza e rappresenta la vera palla al piede per il sistema-Paese, che la paga molto cara poi in termini di costo del lavoro.Il governo Monti ha fatto un discorso chiaro e onesto ai cittadini sui conti. Un discorso altrettanto chiaro va fatto sul quadro istituzionale. Ma nessuno per ora ha la forza o l’interesse per inserirlo in agenda.Verosimilmente per i prossimi anni in Eurolandia si disegna un periodo di stagnazione, “alla giapponese”. Varrebbe la pena, come facevano un tempo i contadini in autunno e in inverno, utilizzarlo per rimettere le cose a posto, in attesa dei frutti della semina.Forse chi saprà fare con onestà e chiarezza questo discorso, suddividendo e coordinando i capitoli economici, quelli sociali e quelli istituzionali, potrà avere provvisoriamente la fiducia degli italiani, stanchi di risse, troppo saggi per credere a uomini della provvidenza o a moralizzatori per propaganda e giustamente molto, molto diffidenti.

Francesco Bonini© RIPRODUZIONE RISERVATA

Trentacinque anni fa, il 5 novembre 1977, si spegneva Giorgio La Pira, il grande sindaco di Firenze. Il suo

magistero nella politica e nella cultura dei cattolici democratici italiani - ma più ampiamente in tutta l’Italia di cui siamo figli – ha spaziato dalle questioni sociali alle grandi iniziative internazionali. È stato un magistero alto, caratterizzato da

una sistematica coerenza tra elaborazione culturale e azioni concrete. Leggere i suoi interventi oggi, attraverso i mille scritti che ci rimangono, illumina tuttora il cuore, per l’intensità e la chiarezza del loro impegno, per la lungimiranza e il rigore delle prospettive. Ma quella capacità di leggere i segni dei tempi non si fermava all’esercizio intellettuale, si trasformava in impegno politico per ricercare concretamente il cambiamento con azioni e gesti concreti. In questo modo nascevano battaglie e operazioni come quella per salvare il lavoro delle famiglie del Nuovo Pignone o la convocazione a Firenze dei Colloqui del Mediterraneo, che alimentarono la modernissima e splendida intuizione del

sentiero di Isaia, luogo privilegiato comune delle tre grandi religioni monoteistiche e passaggio obbligato per un dialogo internazionale che porti alla pace.L’anniversario della scomparsa di La Pira è in sintonia felice con l’altro anniversario celebrato in questi giorni, il 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II. Con il Concilio la Chiesa sceglie di non voler più rimanere arroccata sul Colle Vaticano a giudicare il mondo con severità, ma di scendere nel mondo a cercare di vivificarlo, come sale nella terra, affidando questo compito ai laici. Giorgio La Pira è uno degli esempi più luminosi dell’impegno di quella nuova stagione. La politica nazionale, prima alla

Costituente poi al governo, il servizio alla città di Firenze e l’inesauribile attività di dialogo internazionale degli anni seguenti, sono fasi successive di uno stesso impegno di un cristiano al servizio dell’uomo che ha orientato i suoi contemporanei e tuttora, attraverso le opere nate intorno alla sua azione, educa i più giovani.Nell’Italia contemporanea, che vive una crisi confusa dalla quale fatica a emergere un passo nuovo per la politica, la testimonianza di Giorgio La Pira è preziosa per ispirare il cammino, invitando a collocare sempre nella dimensione internazionale ogni progetto e a percorrere instancabilmente la via del dialogo per ricercare soluzioni concrete e nuove. Per seguirla con frutto sono essenziali, però, tre doni di cui La Pira era ricco: una grande libertà interiore, una volontà tenace e disinteressata, una profonda umiltà. Doni che, lo diciamo con rammarico, oggi non sembrano troppo spesso nascosti.

Riccardo Moro© RIPRODUZIONE RISERVATA

LE SUE DOTI: INTERIORITÀ TENACIA E UMILTÀ

Giorgio La Pira grandepolitico moderno

Preoccupazione del Presidente della Repubblica sulle elezioni politiche

È bastata quella frase che ha accompagnato l’ultima manovra governativa nelle aule del Parlamento, a togliere l’ultimo velo

appunto sulla stangatina chiamata legge di stabilità: “Fate quel che volete, ma i saldi devono restare invariati”. Insomma, tot deve entrare nelle casse dello Stato, e tot entrerà. La verità è un’altra: sono tutte manovre “propedeutiche”. Si fa ora quel che si teme non verrà più fatto “dopo”. Cioè quando “tornerà la politica” a palazzo Chigi. Vista da altra prospettiva, i partiti stanno usando la parentesi-Monti per imporre manovre che poi faticherebbero ad adottare. Insomma, gli fanno fare il “lavoro sporco”.E questo è. Si è visto con il recente valzer su Iva, Irpef, cuneo fiscale, detrazioni e deduzioni: un leva e metti quasi quotidiano, prima spacciato come “beneficio per il 99% degli italiani” (così disse il ministro dell’Economia, Grilli), poi come un pari e patta per tutti. Infine - ma intanto gli italiani si erano distratti con gli arbitraggi di serie A - come una stangatina che sta ancora cercando la sua completa definizione. I detrattori rimproverano, all’attuale esecutivo, di non aver impostato una seria riforma della spesa pubblica italiana. Cioè spendere meglio, o spendere meno strutturalmente. Lo si è fatto (maluccio in realtà, vista la questione degli esodati) solo sul lato previdenziale. Poi una grandinata di tasse di non enorme entità, ma che colpivano contribuenti già stremati dal Fisco. Il contribuente onesto italiano è il più tartassato del mondo, dicono le statistiche. Questo poi in un momento di crisi economica violenta: meno soldi e tanta insicurezza hanno spinto gli italiani a spendere di meno, e quindi a gelare ancora di più l’economia domestica.Ma non si può imputare a un cane di non saper miagolare, e quindi è ingiusto scaricare sul governo aspettative che il governo non può soddisfare. Le grandi riforme vanno ben disegnate, hanno bisogno di un forte orientamento politico e - non dimentichiamolo - dei voti necessari per approvarle in Parlamento. È la politica che deve disegnare la società futura, mentre oggi appare impossibile pure la banale riforma di un sistema elettorale che tutti giudicano un

obbrobrio.Quindi diamo a Monti e ai suoi ministri quel che compete a loro. E loro, questa volta, hanno voluto caricare sulle spalle dei partiti la responsabilità dell’ultima manovra. Perché la proposta di tagliare deduzioni e detrazioni fiscali - addirittura retroattivamente - era chiaramente una cosa sbagliata. Tale da obbligare i parlamentari a farsene carico per

eliminarla e sostituirla con altri tagli di spesa. Saranno tecnici, ma non sono degli sprovveduti.Infine sfoderiamo la nostra palla di cristallo personale per prevedere che, tra febbraio e marzo prossimi, arriverà una nuova aggiustatina nei conti pubblici. Non sappiamo prevedere la forma e il nome che le verrà dato, ma certamente ci sarà. Sarà leggera, se lo spread dei nostri Btp

rimarrà contenuto; sarà pesantuccia se i tassi dovessero rialzarsi e, quindi, dovessimo pagare più interessi sul nostro debito pubblico. Sarà pesantissima se - ora di allora - si scoperchieranno le pentole dei debiti contratti dalle Regioni, Sicilia in primis. Una follia nascosta per ora sotto il tappeto.

Nicola Salvagnin© RIPRODUZIONE RISERVATA

PERCHÉ SCARICARE SU UN GOVERNO TECNICO CIÒ CHE DEVE FARE LA POLITICA?

Tasse: una politicanascosta sotto il tappeto

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11 novembre 20124 Socio culturale amicoil nuovo• •

P ennalibera tutti

È nato il giornale del carcere di Villa FastiggiSeguici ogni mese su Il Nuovo Amico.

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e su www.ilnuovoamico.it

Il Sinodo si è da poco concluso, molti i pensieri, le indicazioni e i progetti raccolti e rilanciati perché un tempo breve diventi una stagione di novità.

Tra le molte presenze chiamate a rinnovarsi nell’annuncio del Vangelo c’è la parrocchia. Gli interventi nell’aula sinodale lo avevano preannunciato ed è arrivato puntuale il richiamo nel Messaggio finale con l’immagine, cara a Giovanni XXIII, della fontana del villaggio “a cui tutti possono abbeverarsi trovandovi la freschezza del Vangelo”.L’umile e fragile parrocchia è sempre nel cuore dei pastori e questa conferma universale stimola pensieri e scelte all’altezza di un’epoca in cui la globalizzazione, la mobilità umana, le nuove tecnologie dell’informazione rischiano di essere trasformate più in ruspe che in aratri nella vita della gente e nel territorio dove una comunità cristiana vive, custodisce e comunica la Parola. Le ruspe sconvolgono e desertificano, gli aratri tracciano i solchi che accoglieranno il seme. Il ruolo della parrocchia, scrivono i Padri sinodali, “resta irrinunciabile, anche se le mutate condizioni ne possono chiedere sia l’articolazione in piccole comunità sia legami di collaborazione in contesti più ampi”. “Sentiamo ora - aggiungono - di dover esortare le nostre parrocchie ad affiancare alla tradizionale cura pastorale del popolo le forme nuove di missione richieste dalla nuova evangelizzazione”.L’esortazione non ha mai un tono autoritario. Per un padre è un atto di amore responsabile con il quale incoraggia i figli a costruire il futuro insieme con gli altri. È un affetto educativo che non può mancare nella vita di una famiglia come non può mancare nella vita della Chiesa e ancor meno può mancare nell’indicare alla parrocchia una strada in salita.Giovani XXIII ricordò una volta di aver incontrato molti esperti pronti a giudicare, a consigliare, a esortare la parrocchia, ma di non aver incontrato altrettanti esperti

pronti ad amarla, cioè ad accompagnarla nel cammino faticoso attraverso paesaggi sociali e culturali in continua e rapida mutazione.La piccola parrocchia “disarmata” è in prima linea nell’avventura dell’annuncio del Vangelo all’uomo di oggi, avventura che crescerà se verrà ritrovato il significato autentico dello “stare nel tempio”, se ci sarà

davvero una comunità orante. Il frequente invito a “uscire dal tempio” non viene, con questo auspicio, messo da parte ma vengono richiamate le radici, le motivazioni e la specificità dell’andare fuori.È vero, è sulle strade della città che la comunità cristiana è chiamata a spendersi per far nascere nell’uomo di oggi domande

su Dio ma è questa stessa comunità, raccolta in preghiera in una chiesa, a diventare domanda. Ci sono pagine che hanno raccontato e raccontano dello stupore di quanti dall’esterno hanno avvertito e avvertono la presenza di uomini e donne, giovani e anziani raccolti in preghiera. Il respiro spirituale di una famiglia e di una comunità suscita sempre stupore e lo stupore è sempre all’origine di domande grandi, essenziali. Ma la capacità di stupirsi non è stata indebolita se non cancellata dalla cultura dell’apparenza e dei media? Il problema esiste ma il pessimismo non è la soluzione.C’è ancora chi, dopo aver camminato sulle strade della città e su quelle di Internet, avverte l’esigenza di una sosta per ritrovare se stesso nell’incontro con gli altri e con l’Altro. Per scoprire la differenza, che non è contrapposizione, tra connessioni e relazioni.Sul tema la parrocchia ha qualcosa d’importante da dire anche se per prima chiede di essere aiutata a rendere più bello e comprensibile il suo linguaggio.

Qualcosa d’importante lo dirà anche rispondendo con i fatti a molteplici e pressanti esigenze educative, culturali e sociali ma questa risposta, frutto di un rinnovato “stare nel tempio”, avrà un sapore diverso, avrà il sapore di Dio.

Paolo Bustaffa©riproduzione riservata

Tawadraus II è il nuovo capo della Chiesa copta

NOVITÀ NELL’ANNUNCIO DEL VANGELO ALL’UOMO DI OGGI

La piccola parrocchia‘disarmata’ in prima linea

DOMENICA GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTO

Riscoprire la terrae i valori ad essa legatidomenica 11 novembre si celebra

la 62ª Giornata nazionale del ringraziamento. “Confida nel signore

e fa’ il bene: abiterai la terra” è il tema del messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace per la Giornata, che a livello nazionale si svolgerà a termoli, con una messa presieduta dal vescovo mons. Gianfranco de Luca. il giorno prima, sabato 10 novembre, si terrà sempre a termoli un seminario di studio sul tema “La fede e il mondo rurale”. a don paolo Bonetti, nominato nuovo consigliere ecclesiastico della Coldiretti nell’ultimo Consiglio permanente della Cei, il sir ha posto alcune domande. don Bonetti sarà presentato ufficialmente al Consiglio nazionale della Coldiretti il prossimo 16 novembre.

Don Bonetti, qual è, secondo lei, il rapporto tra fede e mondo agricolo?

“La terra è la casa comune degli uomini. in questa casa c’è la vita. La terra è vita. se la vita l’abbiamo ricevuta, vivere è ringraziare. ringraziare per il mondo rurale diventa festa. e fare festa unisce in fraternità, che rende più umano il nostro vissuto quotidiano. Ma, per ringraziare, è necessario avere uno sguardo contemplativo sulla creazione. L’acqua, l’aria, la luce, le piante, gli animali sono presenze fondamentali che accompagnano la vita di ogni uomo. per questo la terra, l’uomo, il lavoro sono in rete.

ogni spiga di grano, ogni grappolo d’uva è il frutto di questa sinergia tra l’uomo e la creazione. anche il coraggio d’intraprendere proclama la dignità degli agricoltori come collaboratori del creatore. e poi nessun lavoro, come quello dei campi, raggiunge uno scopo più alto di quello di preparare il pane e il vino per l’eucaristia. da questa seconda relazione scaturisce l’impegno a non dimenticare nessuno perché tutti siano partecipi dei frutti della terra”.

Come possiamo aiutare i giovani a riscoprire la terra e i valori ad essa legati?

“da alcuni anni i giovani stanno riscoprendo l’agricoltura come passione, ma anche come vocazione. ecco perché si guarda con serenità e fiducia verso il futuro: l’agricoltura e anche l’economia potrà ricevere quella vitalità e quel dinamismo che vengono dai giovani. Questo tornare dei giovani alla terra sarà un beneficio anche per lo sviluppo: infatti, i ragazzi sono molto attenti al patrimonio e alla cultura legati alla vita della terra, ma in più possono mettere fantasia, creatività, passione, intelligenze a servizio della campagna. tutto questo si traduce non solo nel coltivare i campi, ma anche in quei progetti di filiera che fanno scoprire la multifunzionalità dell’agricoltura”.

A cura di Gigliola Alfaro©riproduzione riservata

“Come rappresentanti della Chiesa eravamo presenti alla cerimonia di proclamazione del nuovo papa copto.

Sono stati momenti molto forti ed intensi, ricchi di preghiera, preparati da lunghi digiuni. È stata una gioia intensa vedere come tutta l’assemblea si è raccolta silenziosamente in preghiera al momento dell’estrazione del nome compiuta da un bambino bendato”. Mons. Kyrillos William, vescovo di Assiut, vicario per i copto-cattolici di Egitto, racconta così al Sir l’elezione di Amba Tawadraus (Theodoros), vescovo di Behayra a nuovo papa di Alessandria, patriarca di san Marco, capo della Chiesa copta ortodossa in Egitto e all’estero, avvenuta ieri nella cattedrale di san Marco al Cairo. La nomina pone fine ad un interregno di quasi nove mesi dalla scomparsa a marzo del suo predecessore Shenuda III. Nove mesi nei quali si è consolidato il potere politico dei Fratelli musulmani e del suo presidente Morsi che sarà invitato a partecipare alla cerimonia di intronizzazione del nuovo papa che assumerà il nome di Tawadraus II, 118° patriarca copto di Alessandria. Al nuovo patriarca sono giunti anche gli auguri di Benedetto XVI che in un messaggio si dice “fiducioso che, come il suo famoso predecessore papa Shenouda III, lei sarà un autentico padre spirituale per la sua gente ed una efficace guida per tutti i suoi concittadini nel costruire il nuovo Egitto in pace ed armonia, servendo il bene comune e il bene di tutto il Medio Oriente”. Secondo Mons. Kyrillos William, Amba Tawadraus è la nomina migliore che si potesse avere, è un uomo aperto alle altre chiese, impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso. Le sue prime dichiarazioni, inoltre, hanno mostrato quanto sia, allo stesso modo, impegnato nella formazione delle nuove generazioni e soprattutto dei catechisti, non solo in Egitto ma anche nella diaspora. La situazione interna dell’Egitto è abbastanza tranquilla ma sul piano sociale le condizioni sono drammatiche, l’economia stenta a decollare ed aspettiamo un miracolo. Bisogna innanzitutto far ripartire il turismo che è una delle fonti principali di reddito dell’economia egiziana. Ma senza stabilità e sicurezza sarà difficile vedere il ritorno dei turisti”.

Agenzia Sir©riproduzione riservata

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11 novembre 2012 5Specialeamicoil nuovo• •

“Il diritto di possedere e portare armi è essenziale per il funzionamento della nostra società libera. Come governatore Mitt Romney ha designato il 7 maggio

‘Giorno del diritto di portare armi’ in Massachusset per onorare i cittadini rispettosi della legge e il loro diritto di ‘usare le armi da fuoco in difesa delle loro famiglie, persone e proprietà per tutti gli scopi leciti, inclusa la difesa comune’. Da presidente Mitt lavorerà per espandere e difendere questo diritto.Mitt Romney rivedrà l’implementazione del nuovo accordo di disarmo Start e le altre decisioni dell’amministrazione Obama riguardanti le armi nucleari e le politiche di controllo delle armi.Il presidente Obama è giunto al potere con un esercito in forte necessità di modernizzazione. Viceversa, invece di ricostruire la nostra forza, ha tagliato il budget della difesa di 487 miliardi di dollari. Ma di più, ha proposto e trasformato in legge ulteriori tagli di 429 miliardi alla difesa per i prossimi dieci anni. Mitt Romney comincerà il suo mandato abbattendo l’era Obama dei tagli alla difesa garantendo alle spese militari un minimo del 4% del Pil Usa. Nessuna discussione sulle politiche fiscali del presidente Obama sarebbe completa senza un riferimento all’‘Obamacare’ (la riforma sanitaria che estende l’accesso alle cure) e ai suoi 500 miliardi di spesa. Ogni volta che il presidente Obama parla della necessità di una maggiore raccolta fiscale gli americani dovrebbero ricordare che egli ha già speso quelle risorse per una politica sanitaria immensamente distruttiva per l’economia. Nel

suo primo giorno da presidente Mitt Romney emetterà un ordine esecutivo che permetterà al governo federale di limitare l’accesso all’‘Obamacare’ in tutti i cinquanta Stati e lavorerà quindi col Congresso per abrogare l’intera legislazione il più presto possibile”.Buona giornata mondo! L’incubo è passato. Barack Obama, sia pure con fatica, è stato rieletto alla presidenza degli Stati Uniti d’America e le promesse che avete appena letto, tratte dal programma ufficiale del candidato repubblicano MItt Romney, verranno archiviate come propaganda elettorale superata. Abbiamo voluto ricopiare con cura alcuni brani della piattaforma repubblicana per dare l’idea di quale distanza esistesse non solo fra i due candidati, ma fra Mitt Romney e il resto del mondo. Pur con le mille contraddizioni che ogni giorno affrontiamo, la maggioranza del pianeta è impegnata nella ricerca di politiche che guardino all’applicazione dei diritti umani nel modo più ampio possibile. Sul piano interno la sfida è quella di trovare percorsi che favoriscano l’uscita dalla crisi economica garantendo la tutela sociale di chi è più vulnerabile. Su quello internazionale l’obiettivo è estendere a tutti, in modo sostenibile anche per le generazioni future, il benessere diffuso nei Paesi più ricchi, con una sfida per lo sviluppo sostenibile che diventa, attraverso il dialogo, costruzione concreta della pace. Come si può notare prospettive completamente altre rispetto alle parole di Romney. I suoi “impegni” avrebbero riproposto l’escalation militare, indebolito il già fragile stato sociale americano

e negato stimoli all’economia, alimentando di nuovo la crisi economica, e delegittimato l’idea di solidarietà e corresponsabilità tanto cara dalla nostra parte dell’Atlantico che la riforma sanitaria di Obama ha introdotto negli Usa. Le ricadute negative, economiche e politiche, sarebbero state pesanti per tutti, tranne per la élite di privilegiati che avrebbe beneficiato dei tagli fiscali promessi per i redditi più alti.Scampato il pericolo ora sarà tutto più facile? No, Obama affronta il secondo mandato con un Parlamento ostile e una crisi economica non risolta, che gli è costata il calo elettorale. Non avere la preoccupazione di una rielezione, però, lo renderà più libero. Conteso tra idealismo e pragmatismo, l’Obama del primo mandato aveva creato attese che non ha saputo soddisfare. Ma quando si è mosso con libertà ha avuto successo. Questo è avvenuto, in particolare, con la riforma sanitaria, l’“Obamacare”, un passaggio storico per gli Usa. È stata la sua vittoria più importante, fortissimamente voluta, che gli è valsa da parte repubblicana un’enorme campagna negativa, con pubblicità che paragonavano il presidente a Hitler e la “Obamacare” alla “soluzione finale” per la salute dei cittadini del bilancio pubblico.In un clima delirante, anche più pesante di quello già inaccettabile creato in Italia con il “dossieraggio”, Obama non è sempre riuscito a tenere coeso il Paese. Ha comunque tenuto diritta la barra della sua amministrazione: in politica estera, ha offerto uno stile diverso nel dialogo internazionale, soprattutto verso il mondo arabo, e ha portato a termine le missioni militari internazionali; in politica interna, accanto alla riforma sanitaria ha promosso una politica keynesiana di stimolo per l’economia che ha dato frutti, sia pure non ancora sufficienti, soprattutto nell’importante settore automobilistico. I prossimi quattro anni, senza più la preoccupazione di piacere a tutti, potrebbero rivelarci l’Obama migliore, quello arricchito dall’esperienza ma ispirato dagli ideali. Che non sia l’occasione per dimostrare che il Nobel per la pace e i mille riconoscimenti che il mondo gli ha attribuito in questi quattro anni, sono davvero meritati?

Riccardo Moro© RIPRODUZIONE RISERVATA

NON SARÀ FACILE PER L’OPPOSIZIONE POLITICA E LA CRISI ECONOMICA

Gli auguri di Benedetto XVIIl Papa ha inviato, attraverso la nunziatura apostolica a Washington, un mes-

saggio a Barack Obama, rieletto presidente degli Stati Uniti. Ad informarne i giornalisti è stato il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico

Lombardi, precisando che nel messaggio Benedetto XVI “fa i suoi auguri al presi-dente per il nuovo mandato, e assicura le sue preghiere a Dio perché lo assista nelle sue altissime responsabilità di fronte al Paese e alla comunità internazionale e af-finché gli ideali di libertà e giustizia che hanno guidato i fondatori degli Stati Uniti d’America continuino a risplendere nel cammino della nazione”.

Per il benedi tutto il mondoCome tutti sappiamo - ha

commentato il direttore della sala stampa

vaticana Federico Lombardi - il compito del presidente degli Stati Uniti è un compito d’immensa responsabilità non solo per il suo grande Paese, ma per tutto il mondo, dato il ruolo degli Stati Uniti sulla scena internazionale. Perciò tutti auguriamo al presidente Obama, riconfermato oggi nella sua funzione dalle elezioni appena compiute, di rispondere alle attese che si rivolgono verso di lui dai suoi concittadini, perché possa servire il diritto e la giustizia per il bene e la crescita di ogni persona, nel rispetto dei valori umani e spirituali essenziali, nella promozione della cultura della vita e della libertà religiosa, da sempre così preziosa nella tradizione del popolo americano e della sua cultura; perché possa trovare le vie migliori per promuovere il benessere materiale e spirituale di tutti; perché possa promuovere efficacemente lo sviluppo umano integrale, la giustizia e la pace nel mondo”.

Agenzia Sir© RIPRODUZIONE RISERVATA

La vittoria di Obamain un Paese diviso a metà

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11 novembre 20126 Regione PRovincia

CONVEGNO A FERMO DELLE OLTRE 300 REALTA’ PARROCCHIALI DELLE MARCHE

Oratorio specchio della comunitàPerché gli oratori sono una

specificità solo italiana? E’ la domanda che si è posto il responsabile del Forum de-

gli oratori italiani don Marco Mori aprendo i lavori del convegno conclusivo (Voglia di Oratorio) di due giorni (3 e 4 novembre) di ap-profondimento svoltosi presso il Seminario di Fermo incentrati su progetti, azioni e connessioni tra oratori, associazioni, movimenti e pastorali. E’ il fattore comunità – è la risposta di Mori – che caratte-rizza nel profondo l’azione degli oratori, allo stesso tempo specchio delle parrocchie e delle comunità; non uno uguale all’altro, espres-sioni della genialità dei territori: a Scampia tirano fuori i ragazzi dal-la camorra, a Milano 8.500 bambi-ni frequentano il dopo scuola pro-mosso dagli oratori.Il filo rosso della discussione svi-luppatasi nelle prime due sessio-ni del convegno e una istantanea della realtà marchigiana sono stati tratteggiati dal sociologo Massimiliano Colombi, docente dell’Istituto Teologico Marchigia-no, che ha curato la supervisione scientifica dell’iniziativa. Nelle Marche gli oratori hanno superato quota 300, distribuiti nel reticolo urbano delle 13 diocesi e delle 824 parrocchie. Nel 2011 sono nate 42

nuove strutture e si è lavorato per rafforzare in qualità buona parte delle realtà esistenti. Gli animato-ri e gli aiuto superano le quattro mila unità.Il vice presidente del governo re-gionale, Paolo Petrini, ha confer-mato, pur in una fase di grande difficoltà della finanza pubblica, la scelta della giunta regionale di rafforzare l’impegno finanziario a favore delle politiche sociali con uno stanziamento di 10 milioni di euro: l’obiettivo primario rima-ne la salvaguardia della coesione della comunità marchigiana, can-cellando le disuguaglianze e accor-ciando le differenze. La dotazione della legge sugli oratori dall’ori-ginario stanziamento di 450 mila euro è salita a 600 mila, che rima-ne confermata nel bilancio 2013. Per Petrini l’oratorio è un luogo centro di gravità per avvicinare le generazioni.

Don Pierpaoli: un libro per la crescita umana e spirituale Durante il convegno è stato pre-sentato da don Francesco Pier-paoli il volume “Voglia di Ora-torio – Per accompagnare nella crescita umana e spirituale le nuo-

ve generazioni” edito dalla Confe-renza Episcopale Marchigiana in collaborazione con l’Associazione Amici del Centro Giovanni Paolo II e del Santuario di Loreto. Il li-bro racchiude il percorso compiu-to dagli oratori a partire dal 2008 e i risultati di una ricerca che ha coinvolto 8 Diocesi. La pubblica-zione è stata finanziata dalla Re-

gione Marche attraverso i fondi della L.R. 31/2008 che compren-dono anche il sostegno all’attività di formazione e ricerca, finaliz-zate a realizzare strutture sempre più rivolte al dialogo generazio-nale e alla riflessione sugli stili di vita. Pierpaoli ha posto in rilievo il significato delle tre dimensioni in cui si articola il prodotto editoria-

le (ecclesiale, pedagogica,istituzionale) e sottolineato alcuni aspetti significativi: tra i 16.534 ragazzi coinvolti nella ricerca 634 sono di religione musulmana, 10 ebrei e 47 di altre confessioni, fenomeno che rispecchia in parte il quadro dell’immigrazione marchigiana.

Sauro Brandoni© riproduzione riservata

il prossimo 23 novembre ricordere-mo ancora una volta il giorno in cui

– era il 1974 – P. Giuseppe Bocci da Sant’Elpidio ci lasciò silenziosamente mentre, tutto solo, se ne stava nella penombra della sua cameretta nel convento dei Cappuccini di pesaro. Qualche giorno prima aveva detto amichevolmente: “Sto qui ed aspetto”. e venne, pian piano, sorella morte.oggi parliamo ancora di lui, nell’ Anno della Fede. La sua fede!se al Sinodo dei Vescovi, riuniti a roma vicino al papa nello scorso mese di ottobre, fosse stato possibile riferire la testimonianza di qualche bella figura di evangelizzatore mo-derno, cioè dell’ultimo secolo, il sino-do avrebbe potuto scegliere la bella figura di p. Giuseppe Bocci. e questo non tanto per la sua fluente barba cappuccina, bella come una bandie-ra, ma soprattutto per la sua fede.Quando la Chiesa vuole documen-tare la santità di un suo servo – e p. Giuseppe è “Servo di Dio!” – consi-

dera in primo luogo se questo suo fedele ha esercitato in modo eroico le tre virtù teologali: cioè la fede, la speranza e la carità. di p. Giuseppe Bocci è stata presentata a roma, uffi-cialmente, da parte della Chiesa dio-cesana di pesaro, la documentazione circa l’esercizio eroico di queste virtù.Che cos’è la fede?il Catechismo della Chiesa Cattolica, in sintesi, ci parla così della fede: “La fede è un dono soprannaturale di Dio” (n. 179), ma è anche, da parte nostra: “un’adesione personale di tutto l’uomo a Dio che si rivela. Comporta un’ade-sione dell’intelletto e della volontà alla Rivelazione che Dio ha fatto di sé attraverso le sue opere e le sue parole” (n. 176).La fede p. Giuseppe l’aveva nell’ani-ma, profondamente immersa in dio, e gli traspariva dal volto e dai suoi caratteristici tratti di comportamen-to. vorrei sottolineare qui,comunque, solo qualcosa, io che l’ho conosciuto quando, da ragazzo – fino a 13 anni

– frequentavo molto spesso la mia chiesa, quella dei Cappuccini di pe-saro.allora, rapidamente, vi do una, due, tre impressioni, ricevute passando tante volte accanto a p. Giuseppe.Prima impressione. il suo volto, ma so-prattutto i suoi occhi, facevano subito pensare che fosse costantemente rac-colto in preghiera. Così dal suo cuore, pieno di amore, pieno di spirito san-to, potevano poi facilmente sgorgare i pensieri delle “Elevazioni” con cui alimentava la “Direzione spirituale” di tante anime che ricorrevano a lui. Se-conda impressione ricevuta, vi ripeto, incontrando molte volte p. Giuseppe, prima che lasciassi, a 13 anni, la mia famiglia ed entrassi in seminario, per seguire un po’ le sue orme come fra-te cappuccino e sacerdote: in lui per-cepivo un senso di pressante sollecitu-dine – quasi fretta! – per non perdere tempo e dedicarsi sempre più piena-mente al suo ministero. Credo, oggi, che questo sia un particolare distin-

tivo delle p e r s o n e che mirano fortemente alla santità. Terza im-pressione: la concretezza nel realizza-re l’Opera a vantaggio delle Vocazioni. vedeva chiaro sul da farsi. era fermo nel mirare al suo scopo. e, pur utiliz-zando mezzi umili, mirava dritto nel raggiungere il fine, consapevole che, come si era espresso il santo padre pio Xi: “L’Opera delle vocazioni è l’ope-ra delle opere, l’opera assolutamente divina”.Dunque: 1) Unione con Dio, 2) ardente esercizio del ministero sacerdotale e 3) lavoro vocazionale per la diffusione del regno di dio!tre autentici timbri della virtù del-la fede nel Servo di Dio p. Giuseppe Bocci, che ognuno lodevolmente può imitare e “annunziare”.

P. Giovanni M. Leonardi, ofmcap.© riproduzione riservata

IL 23 NOVEMBRE 1974 MORIVA PRESSO I CAPPUCCINI DI PESARO

Padre Giuseppe Bocci esempio di fedeFeste di S. Elisabetta pesaro – in preparazione alla Festa di s. elisabetta patro-na dell’ordine Francescano secolare presso la parrocchia s. Francesco d’assisi (Cappuc-cini) ci saranno i seguenti momenti di preghiera e rifles-sione. Triduo tenuto da fra damiano angelucci: Giovedì 15 novembre ore 18.00 reci-ta santo rosario, ore 18.30 s. Messa con omelia. Venerdì 16 novembre ore 18.00 re-cita santo rosario. ore 18.30 s. Messa con omelia. Sabato 17 Novembre Festa di S. Eli-sabetta ore 18.00 recita del s. rosario con le meditazio-ni sulla vita della santa, ore 18.30 Celebrazione eucari-stica, all’interno della quale andrea inizierà il cammino di formazione nell’ordine Fran-cescano secolare.

La Ministra Ornella il Consi-glio OFS e tutta la Fraternità

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Regione PRovincia 11 novembre 2012 7LE ASSOCIAZIONI PESARESI RIUNITE AL CIRCOLO ACLI S. ORSO DI FANO

Cattolici, politica e revisionismo delle paroleè stato un incontro molto

partecipato quello dello scorso 5 novembre a Fano. Organizzato dalla Cisl, dal

Movimento Cristiano Lavoratori, dalle Acli e dalla Rivista Argomen-ti 2000, ha chiamato a raccolta nu-merosi cattolici impegnati a vario titolo in associazioni e organizza-zioni sociali. La riunione è stata aperta dalla relazione dallo storico Ernesto Preziosi, direttore della Rivista Argomenti 2000.Numerosi gli interventi e gli spunti di riflessione, che hanno cercato di ridefinire se ancora abbia un senso l’impegno dei cattolici in politica e nella società. Politica intesa come impegno civile. Non in funzione di aggregazioni o cartelli politici. L’incontro ha fugato i dubbi. Sa-rebbe un errore se le coscienze dei cattolici si mobilitassero a co-mando in funzione di elezioni im-minenti. Lo sguardo va rivolto più lontano. Preoccupa innanzitutto il processo di individualizzazione che interessa sempre più la nostra società e che riduce il senso di ap-partenenza e di comunità.Certo, c’è ancora chi si chiede se

faccia parte dell’indole di un cat-tolico farsi carico degli altri. Erne-sto Preziosi ha citato il libro della Genesi: “Son forse io il custode di mio fratello?” (Gn 4,8). La rispo-sta a questa domanda, ha detto il relatore, non può che essere affermativa. Si, dobbiamo avere responsabilità e premura verso co-lui che ci sta di fronte. Così come dobbiamo sentire nostri i proble-mi della società in cui viviamo. La fede, insomma, ha bisogno di di-ventare cultura.Ma allora perché la presenza dei cattolici in politica è diventata cosi poco significativa? Perché così spesso la loro è una voce di ac-quiescenza e di adeguamento alle logiche di partito e di schieramen-to. Anche quando sono chiamati in causa valori fondamentali per un cristiano? Le risposte sono certamente com-plesse a cominciare da un muta-mento profondo del linguaggio e dei significati. La Chiesa è una struttura plurale, quasi per defini-zione. Fatta di movimenti e di co-munità più o meno aperte.Questa è certamente una ricchez-

za. Il problema è semmai la di-mensione comunicativa tra queste realtà, a volte così debole da farle apparire entità tra loro separate.Bisogna dire che anche il mondo cattolico in questi ultimi anni è stato interessato da un indeboli-mento del linguaggio. Un processo di “revisionismo delle parole” che ne ha in parte ridotto l’ampiezza del significato. Quasi che temes-simo la coerenza a cui le parole ci richiamano e ne cercassimo di più sopportabili e di meno impe-gnative. Si pensi a termini come “cattolicesimo democratico”, quasi a significare che ne esita uno non democratico. Oppure al termine “cattolici adulti” coniato per legit-timare operazioni politiche speri-colate di alleanza con culture an-tagonistiche. Potremmo andare avanti per mol-to, passando per la parola “laicità” che ormai è diventata un conte-nitore che tiene insieme soggetti vicini a realtà ecclesiali e adepti di culture individualistiche e nichili-ste. In Francia è stato presentato un progetto di legge su “matrimo-nio e adozione per tutti”che al po-

sto di padre e madre introduce le più politically correct, genitore 1 e genitore 2. Geniale!Soffermiamoci infine su un parola ridondante, “legalità”. Un vocabo-lo che ha quasi definitivamente sfrattato termini come giustizia e solidarietà. Ma ciò che è legale è anche contemporaneamente giu-sto? Certo che no. Anzi spesso la parola legalità copre comporta-menti legittimi secondo il diritto ma riprovevoli secondo la morale. Ne abbiamo prove evidenti nelle cronache di questi giorni.Ha ragione il filosofo Salvatore Natoli a dire che è in atto un pro-cesso di “giuridizzazione” della società. Aumentano le leggi e si

restringe il valore dei comporta-menti morali. Oggi più che mai ai cattolici è chiesto di ricomporre i moltepli-ci distinguo e le divisioni in atto anche al proprio interno. Ritro-vando l’autenticità delle parole e il loro contenuto veritativo.Le parole preparano le opere e ne definiscono il fondamento. Il Ma-gistero ne è testimonianza viva.Lascia allora ben sperare la pro-secuzione di questo confronto tra le associazioni e le organizzazio-ni cattoliche, che nell’incontro di Fano ha segnato una ulteriore si-gnificativa tappa.

Gianluigi Storti© riproduzione riservata

Da sinistra Sauro Rossi, Ernesto Preziosi e Maurizio Tomassini

IL GOVERNATORE DELLE MARCHE SPACCA RIMANE VAGO

Fano-Grosseto ipotesi di pedaggioQuanti si attendevano chia-rimenti da parte della Re-gione Marche sulla super-

strada E78 che unirà l’Adriatico al Tirreno attraversando Marche, Umbria e Toscana, è rimasto de-luso. Il 3 novembre scorso, invita-to da “RAI Parlamento-Territori”, al Presidente della Giunta regio-nale Gianmario Spacca – compli-ci domande, da parte del servizio pubblico, che neppure hanno sfio-rato le questioni sollevate da mo-vimenti di iniziativa popolare e da alcuni partiti politici del pesarese - è stata offerta l’opportunità di mantenersi sul vago. Nessun riferimento alle diffuse contestazioni da parte della cosid-detta società civile circa il paven-tato pedaggio della superstrada e la minacciata chiusura di alcune ‘uscite’ che interessano diverse località lambite, tra Fano e Fos-sombrone, dalla struttura viaria. Durante il programma televisivo, trasmesso su RAI2, il presiden-te della Giunta regionale ha so-stenuto l’utilità di questa arteria per il traffico turistico ‘da e per’ la regione Marche, e sulla quale si sarebbe esercitata la capacità dell’istituzione non di intercettare finanziamenti europei ma dell’im-

prenditoria: “Con questa operazione della E78 – ha detto Spacca - stiamo recu-perando il terreno perduto nei trent’anni precedenti. La nostra azione non si è comunque limita-ta a quella struttura: risultati sen-sibili li abbiamo ottenuti riguardo alla direttissima Ancona-Perugia. In merito alla E78 abbiamo coin-

volto il ‘privato’ poichè il ‘pub-blico’, lo Stato, non ha la capacità economico/finanziaria adeguata a sostenere la realizzazione del-l’opera. Così, le imprese private che hanno investito nella super-strada la cederanno, poi, allo Sta-to che restituirà agli imprenditori, in un arco di tempo di 45 anni, il denaro che questi ultimi hanno

speso”. Come farà lo Stato a restituire quel denaro? Ecco, questa doman-da, a Spacca, non è stata rivolta: avrebbe forse dovuto rispondere che lo Stato restituirà quei soldi tramite, appunto, il pagamento del pedaggio da parte di quanti percorreranno la E78. Tra i sin-daci dei Comuni interessati dalla struttura, Giorgio Mochi, primo cittadino di Piobbico: “Il pedag-gio? Non è accettabile farlo paga-re sul ‘costruito’ e, cioè, nel tratto Fano-Canavaccio. Se ne può forse discutere solo per il segmento da realizzare, Canavaccio-San Sepol-cro, evitando di ‘spalmare’ questo balzello sull’intero percorso. Altri-menti è come se la pagassimo due volte, la prima tramite le tasse che già versiamo per il tratto realizza-to, la seconda con il pagamento di un iniquo pedaggio. Siamo pena-lizzati da scelte non ponderate: la direttissima Ancona-Perugia non prevederà il pagamento di un pe-daggio: perché, invece, è necessa-

rio per la E78? Credo che i nostri rappresentanti nelle istituzioni lo-cali devono ancora ben compren-dere che se Spacca è presidente della Giunta regionale lo deve alla provincia di Pesaro e Urbino, la più popolosa e la più ‘rossa’ delle Marche. Bisogna pestare i piedi affinché le decisioni assunte in Regione siano consone all’impor-tanza politica ed economica del nostro territorio. Infine, mi sem-bra che siamo di fronte all’enne-simo pasticcio all’italiana, dovuto all’assenza di una programmazio-ne seria. Se, a suo tempo, si fosse pensato oculatamente allo svilup-po viario di questa area geografica si sarebbe dovuto convenire sulla realizzazione di una Pedemon-tana fatta ad arte che collegasse San Marino ad Ascoli Piceno, do-tata di un unico allaccio trasversa-le, da Fano, all’autostrada E45. Si sarebbero evitati i problemi e la mancata trasparenza di oggi”.

Paolo Maria Rocco © riproduzione riservata

INCONTRO CON VACCARI DI “RONDINE”

Se vuoi la pace, prepara la pacepesaro – “se vuoi la pace, prepara la pace” è il titolo dell’incontro pubblico che si terrà sa-bato 10 novembre, alle ore 17, nella sala del consiglio provinciale “W.pierangeli” di pesa-ro (viale Gramsci 4) con il fondatore dell’as-sociazione “rondine – Cittadella della pace” Franco vaccari ed alcuni studenti di paesi in guerra tra loro. rondine è un piccolo bor-go medioevale, in provincia di arezzo, dove giovani provenienti da vari luoghi di guerra del mondo, con culture e tradizioni diverse, studiano e convivono dimostrando come sia possibile, attraverso il dialogo e la condivi-sione, costruire concretamente la pace a par-tire dal quotidiano. L’incontro, promosso dal-la provincia di pesaro e urbino (presidenza del consiglio provinciale) e dall’associazione “rondine”, sarà introdotto dal presidente del consiglio provinciale Luca Bartolucci.

Mercoledì 14 novembre alle ore

18,00 nell’audito-rium di palazzo Montani Antaldi a Pesaro, nell’ambi-to della serie “In-contri a palazzo Montani” proposta dalla Società pesa-rese di studi storici in collaborazione con il Comune di Pesaro – Assesso-rato alla Cultura e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, Roberto Balzani, ordinario di Storia contem-

poranea all’università di Bologna, presenta Unità a mezzogiorno. Come l’Italia ha messo insieme i pezzi (il Mulino, Bologna 2012) di Paolo Macry, or-dinario di Storia contemporanea all’università di Napoli “Federico II”. Sarà presente l’Autore

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11 novembre 20128 Regione PRovincia amicoil nuovo• •

LA DENUNCIA DELLE ASSOCIAZIONI DEL TAVOLO PROVINCIALE

Salute mentale trascurata dalle istituzioni

Nel 2011 furono assegnati € 2.670.000 per i malati di sclerosi laterale amiotrofica della Regione Marche.In data 07.12.2011 fu richiesto un incontro urgente con il presidente

Giunta Regionale delle Marche e con l’assessore alla Sanità Regione Marche al fine di definire la destina-zione di tali risorse considerato che il provvedimento legislativo assegnava prevalentemente all’assistenza domiciliare, considerato che il provvedimento DGRM n.786 del 30.05.2011 che stanziava un contributo mensile di € 300,00 per l’anno 2011 era in scadenza. In data 27 dicembre 2011 veniva richiesto un incontro con l’assessore ai Servizi Sociali della Regione Marche Dott. Marconi Luca; all’assessore al Bilancio della Regione Marche Dott. Marcolini Pietro; al diri-gente dei servizi sociali dott. Santarelli Giovanni e per conoscenza al Dirigente Sanità Dott. Carmine Ruta. Finalmente venerdì 20 gennaio 2012 alle ore 11, in 18 fummo convocati dall’assessore Luca Marconi.Nella discussione e nelle proposte avanzate da entrambe le parti fu deciso di dedicare l’1% alla ricerca di nuovi ausili per i malati; una quota riservata alla formazione dei medici, personale infermieristico,

personale ausiliario, familiari di malati ed assistenti domiciliari il cui importo è stato definito e voluto dall’assessore ai servizi sociali pari a € 243.000, progetto che doveva vedere coinvolti la ragione la parte la regione Marche, l’Università degli Studi di Ancona e i rappresentanti di Aisla sul territorio. Il programma approvato con DGR n. 453/2012

per costituire un tavolo nel mese di ottobre e preparare un programma di formazione a carattere triennale a partire da marzo 2013. Gli altri € 2.400.000 dovevano essere destinati all’assistenza domiciliare come previsto dal dirigente del coordinamento delle politiche sociali e politiche per l’inclusione sociale, da erogarsi negli anni 2012; 2013; 2014 ovvero fino all’esaurimento del fondo. Finalmente, dopo altri numerosi contatti con i dirigenti dei servizi sociali e della sanità della Regione Mar-che fu approvato il Decreto Dei Dirigenziale n 115-POL del 09.08.12 ove attraverso due tipi di domande da presentare al dirigente dell’Area Vasta competente per territorio, venivano assegnati i contributi per l’assistenza domiciliare definiti “Una tantum” proprio perché destinati per un periodo di tempo limitato. Contributi suddivisi tra i malati che sono ancora in grado di respirare autonomamente: contributo pari a € 533 e coloro che sono costretti a respirare con una macchina: contributo pari a € 700.Ci chiediamo, dato che i fondi sono già disponibili dal 2011, e retroattivi al 1° gennaio 2012, che fine abbiano fatto questi fondi vincolati.Se non avremo risposta entro 30 giorni, ovvero non saranno trasferiti alle Aree Vaste della regione Marche e erogati direttamente agli aventi diritto, saremo costretti a dare notizia agli organi giudiziari ed ovviamente alla stampa oltre agli organi ministeriali. Questa richiesta-diffida è sottoscritta da tutti i rappresentanti dell'associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica delle Marche.A nome e per conto dei rappresentanti, dei familiari e dei malati della Regione Marche, Marco Maggioli con sede in Fano via Ranuzzi n.24, telefono mobile 3931885683 indirizzo di posta elettronica [email protected].

Richiesta di fondistanziati per i malati

Il Tavolo provinciale Salute Mentale, nato per volontà del Centro Servizi per il Volonta-

riato, composto da organizzazio-ni , ma anche da singoli e tecnici del settore, attivi nella tutela di persone con fragilità psichiche, evidenzia il forte disagio relativo all’assistenza sanitaria riabilitativa

nell’Area Vasta n°1, unitamente ad una scarsità conclamata dei servi-zi sul territorio sui quali incombe la forbice della spending review , mentre le famiglie dei disagiati e le Associazioni a sostegno non hanno risposte certe riguardo il futuro dei dipartimenti di salute mentale, della diagnostica e cure

ospedaliere. E’ in atto da parte delle Istituzioni una silente rivo-luzione copernicana del sistema sanitario in assenza degli atto-ri principali, tutto ciò è davvero sconcertante e iniquo. Alcuni dati statistici rilevati dalla Regione Marche pongono l’accento sulla difficile situazione contingente del comparto. La spesa media an-nua per la salute mentale regiona-le pro capite è di euro 42 rispetto agli 81 previsti per legge; nell’Area Vasta 1 solo 38 euro per abitante, . Altri dati evidenziano come la spesa fra territori sia difforme. Pe-saro spende 50 euro per abitante, Fano 29; Urbino 37. E’ scandalo-so afferma Vito Inserra, Presi-dente associazione Libera Mente ONLUS avere una discrepanza si-mile nel contesto dell’Area Vasta 1, da sanare subito. Altro aspetto opaco e inquietante, riferisce il dott. Inserra é l’esistenza di 85 mi-

granti passivi assistiti fuori regio-ne che gravano sulla spesa totale per circa 3 milioni di euro l’anno; 34 di questi pazienti provengono dal territorio di Pesaro-Urbino, mentre in regione vi sono 20 posti letto residenziali di assoluta eccel-lenza inoccupati e subito dispo-nibili. Ancora più preoccupante è la mancanza di servizi per l’as-sistenza territoriale esterna quin-di ospedalizzare i malati, oltre la fase acuta, i costi lievitano di circa 11 volte. Tale negatività è condi-visa anche da Salvino Pozzi, Pre-sidente associazione Alpha che afferma come “l’ospedalizzazione dei disagiati psichici dovrebbe essere minima”; poi rimarca Vito Inserra: ”Il paziente deve pos-sedere una casa, un lavoro e una rete amica così guarisce social-mente”. Altra denuncia è la man-canza di appartamenti sociali per insegnare ai pazienti a condurre

una vita autonoma; la conclusio-ne amara del presidente Pozzi è: “Ora dove li sistemiamo?” Anche il lavoro protetto, fondamentale per la ripresa psichica dei malati è disatteso in larga misura, esistono solo alcune cooperative attivate con il concorso del Dipartimento Salute Mentale. Per concludere il Tavolo provinciale Salute Mentale del territorio richiede con forza all’Area Vasta 1 di riprendere con la massima urgenza le problema-tiche denunciate con un incontro-confronto, sollecitato più volte ai massimi livelli istituzionali, ma sempre disatteso che determini risposte certe nel rispetto di tanta sofferenza che le famiglie dei ma-lati esprimono. Infine occorrono più risorse e maggiore attenzione alla tematiche della salute menta-le.

Gianfranco Sorisio© RIPRODUZIONE RISERVATA

Vito Inserra e Salvino Pozzi

NUOVA PUBBLICAZIONE DELLA EDITRICE MONTEFELTRO DI URBINO

Ruolo e futuro dell’impresa familiare

è ricorrente la discussione sul futuro della piccola impresa. E dell’impresa familiare. In

particolare oggi che viviamo l’era della globalizzazione. Credo che la dimensione d’impresa sia un falso problema. Per rendersene conto basta seguire le pubblicazioni del-la Rivista “PICCOLA IMPRESA small business” di cui è uscito il secondo numero del 2012, con la bella grafica della Editrice Mon-tefeltro di Urbino. E’ una pubbli-cazione dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, facoltà di

Economia, nata nel 1987, promos-sa dall’ASPI (Associazione per lo Studio della Piccola e Media Im-presa) e cresciuta al pari dell’evo-luzione dell’economia, assumen-done via via il carattere nazionale ed internazionale. Pubblica infatti articoli di autori italiani e stranieri con tratti teorici assunti o desunti dall’esperienza pratica delle pic-cole imprese, in Italia e nel mon-do, veri casi studio con ricadute benefiche sugli operatori e sugli studiosi. La presenza sui mercati di tante piccole imprese conferma che il problema non è la dimen-sione. La differenza la fa sempre il capitale umano. Ossia l’imprendi-tore. Se esso è in grado di seguire la domanda del mercato, la tipolo-gia dei clienti e dei loro problemi (col fisco, con la burocrazia, con la politica, con l’etica), la piccola dimensione può addirittura rap-presentare un vantaggio, per la flessibilità e per la rapidità di co-gliere le nuove opportunità offer-te dai mercati nazionali ed inter-

nazionali. Senza impantanarsi in ingenti investimenti finanziari e creditizi, perseguendo invece mo-dalità alternative di finanziamenti, possibili attraverso i net work re-lazionali. Le piccole (e medie) im-prese continuano ad essere il fon-damento dell’economia nostrana che, in questa fase di crisi, hanno trovato nell’export i profitti ed il fondamento per continuare ad in-vestire nella tecnologia e nel capi-tale umano e sociale. Certo hanno

risentito anche loro della contra-zione del credito, della riduzione dei consumi e, soprattutto della pochezza dell’azione governativa. Sono difficoltà messe nel conto e considerate nei modelli teorici che gli studiosi tendono a costrui-re. Emerge dalla Rivista che il mo-dello della piccola impresa trova spazi nelle economie avanzate ed in quelle povere. Le caratteristiche diverse, messe in evidenze, pos-sono aiutare gli operatori vigili e

attivi a conoscere in via preventi-va ciò che si muove nel mercato globale per orientare le loro scelte. Le giornate di incontri tra aziende e laureati promosse dalla “Carlo Bo” nascono anche dall’eccellenza degli Studi aziendalistici della fa-coltà di economia, conosciuti nel mondo produttivo attraverso que-sta Rivista, sulla breccia da ben 25 anni.

Sergio Pretelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

FINANZIAMENTO EUROPEO DI 6,5 MILIONI DI EURO

Studio sulla diversità urbanaURBINO. Stefano Pivato, Rettore dell’Università di Urbino Carlo Bo, ha firmato l’accordo per un progetto di ricerca quadriennale sulla diversità sociale, economica e culturale nelle città europee nell’ambito del 7 pro-gramma quadro. Un’équipe di ricerca europea, di cui fa parte anche il prof. Yuri Kazepov del Dipartimento di Economia, Politica e Società, ha ricevuto un contributo di 6,5 milioni di euro.Il progetto, dal titolo DIVERCITIES, vede la collaborazione di 14 partner europei, sotto la direzione dell’Università di Utrecht (Paesi Bassi), che la-voreranno insieme per 4 anni, per capire come le grandi città europee possano trarre beneficio dalla diversità delle proprie popolazioni. L’obiettivo è di arrivare, al termine del progetto, a conclusioni rilevanti per le politiche, con idee concrete per progetti che supportino la coe-sione, la mobilità sociale e lo sviluppo economico delle società urbane europee.“Il problema della maggior parte delle politiche urbane” afferma il prof. Kazepov, docente di Sociologia Urbana e responsabile italiano del pro-getto “è che non hanno una visione positiva della diversità. Si concentra-no su intolleranza, razzismo e discriminazione. La diversità urbana, però, può essere una risorsa e questo progetto vuole studiare quali condizioni e quali presupposti sono in essere nei contesti in cui questo avviene.” In questo momento di perdurante crisi economica e di crescente compe-tizione da parte di paesi extraeuropei (come l’India e la Cina) è, infatti, importante capire come trasformare la diversità urbana europea in un vantaggio economico e sociale. “È nostra convinzione” precisa il dott. Eduardo Barberis che insegna po-litiche dell’immigrazione presso l’Ateneo urbinate “ che il miglioramento delle condizioni di coesione, mobilità sociale e dei risultati economici anche per gli immigrati, renderanno le città europee più vivibili e più competitive.” “Il nodo critico è innovare le politiche sociali. Da questo punto di vista” ricorda Kazepov “ l’Italia può portare un contributo importante al pro-getto grazie alla qualità dei tanti micro-progetti di successo esistenti nel nostro Paese. Cercheremo, però, anche di capire dalle esperienze di suc-cesso degli altri paesi, soprattutto come “mettere a sistema” l’innovazio-ne che i territori producono. In questo l’Italia ha molto da imparare”.

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11 novembre 2012 9amicoil nuovo• •

Redazione di Pesaro:Via del Seminario, 4 - 61121 PesaroTel. 0721 64052 - Fax 0721 69453E-mail: [email protected]

11

Associazioni sociali nel pesarese: I poveri

e le storie di casa nostra

pagina

incontro

PontE Di oGniSSAnti con MEno FEDELi MA LA criSi non c’EntrA

Mons. coccia: educare i ragazzi al culto dei defunti“Il culto dei defunti è espres-

sione di civiltà, prima che di fede. Implica rispetto per il mistero della morte e grati-

tudine per l’eredità trasmessaci da quanti ci hanno preceduto. In parti-colare da chi è caduto in guerra per donarci libertà e democrazia”. Con questa affermazione S. E. Mons. Piero Coccia ha aperto l’omelia per la Messa di Commemorazione dei Defunti, celebrata lo scorso 2 No-vembre nella Chiesa cimiteriale di S. Decenzio – alla presenza delle più alte autorità civili e militari cit-tadine – e seguita dalla benedizione del Monumento ai Caduti con de-posizione di una Corona. Le parole dell’Arcivescovo fanno riflettere, anche in considerazione di quanto è apparso i giorni scorsi sui giornali a proposito della “crisi” che questa ricorrenza starebbe attraversando.E’ indubbio, infatti, che il rispetto e

la gratitudine nei confronti dei de-funti – a partire dai propri familia-ri – non sorgono spontaneamente nell’animo di un bambino o di un adolescente. Sono sentimenti che vanno educati. Hanno bisogno di essere motivati, documentati, te-stimoniati, tramandati. Richiedono, per sopravvivere nelle nuove gene-razioni, adulti che non assecondino l’ansia giovanilistica della nostra so-cietà e tutto ciò che essa comporta: soprattutto l’appiattimento sul pre-sente e la censura della morte.Conservare il rapporto con il pas-sato e sentire la vita come qualcosa di sacro proprio per la presenza del mistero della morte sono condi-zioni fondamentali per un vivere più umano e più civile. Ai cattolici soprattutto è affidata questa consa-pevolezza. Anche questo significa “essere adulti nella fede”. Perché per coloro che credono nella resurre-

zione di Cristo – ha precisato l’Arci-vescovo – il culto dei morti è molto più di un omaggio sincero e dovero-so al passato. E’ fede nella presenza viva di quei defunti, che accompagnano il no-stro cammino di oggi ricordandoci che l’uomo è “nella” storia ma non “della” storia, è nel tempo ma non del tempo, è nell’immanente ma per un destino trascendente. Solo la resurrezione di Cristo – e con Lui di ogni uomo – può resti-tuire dignità piena ai defunti. Senza di essa, infatti, che cosa po-trebbe “compensare” veramente i sacrifici e le lotte degli uomini che ci hanno preceduto? Che cosa da-rebbe loro pieno valore e significa-to? Neppure il nostro impegno ad accoglierne e a tramandarne l’inse-gnamento sarebbe sufficiente, per-ché la nostra responsabilità è fragile e incostante.

Solo se Cristo è veramente risorto, ha aggiunto mons. Coccia, si posso-no dichiarare “beati” – senza cadere nella retorica o nella contraddizio-ne – “gli afflitti, i perseguitati, gli affamati di giustizia, gli operatori di pace” di ieri e di sempre.La “beatitudine” dunque, cioè la fe-licità o la Santità – ha ricordato l’Ar-

civescovo – non è un privilegio di pochi, ma è il destino di tutti. Non siamo soli e disorientati in questo cammino. C’è una moltitudine di testimoni che ci sorregge. Una mol-titudine di Santi. Ufficialmente rico-nosciuti e non.

Paola Campanini© RIPRODUZIONE RISERVATA

iniZiAtiVA PEr i BAMBini DELLA PArroccHiA DEL Porto

Le zucche vuote di Halloween

Come è possibile che uomini e donne che hanno vissuto e vivono la gioia più grande,

quella di sentirsi gratuitamente amati da Dio Padre, trascorrano la vigilia della ricorrenza di tutti

i Santi: travestiti con maschere e simboli dell’orrore che ricordano morte, paura, orrore? La sera del 31 ottobre la nostra società cerca di ridurre a “zucche vuote” la mente e il cuore dei nostri giovani, imprigionandoli in una rete di paura che non porta né alla gioia, né alla pace, né tantomeno alla felicità. Grazie al suggerimen-to di una mamma, il gruppo delle catechiste della parrocchia di San-ta Maria del Porto ha organizzato una serata dedicata alla “gioia”, in-vitando ragazzi e genitori a vivere

la vigilia della ricorrenza dei Santi in modo alternativo.A tutti i bambini è stato proposto di fare una piccola ricerca sul Santo di cui portano il nome e, insieme agli animatori, i bambini hanno creato un meraviglioso e coloratissimo cartellone animato dalla presenza dei Santi. Dopo aver gustato una pizza in allegria, è stato proiettato un video che ha messo a confron-to i diversi modi di vivere questa festa, che da ricorrenza cristiana la società sta trasformando nella festa più macabra che ci sia.

Noi non abbiamo paura e così, con-fortati dall’esempio di testimoni del nostro tempo, abbiamo trascorso una serata all’insegna dell’allegria e della condivisione, giocando e di-vertendoci. Grazie a quei genitori che, non uniformandosi al resto del mondo, cercano di accompagnare, per quanto possibile, i propri ra-gazzi sulla strada della felicità.

Don Marco, Don Jose, Diacono Giorgio e Catechisti e genitori

della Parrocchia di Santa Maria del Porto

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LEttErE in rEDAZionE

Gli orari delle S. MesseCaro “Nuovo Amico”

specie d’estate mi capita sovente di andare a Messa

prefestiva o festiva non in parroc-chia ma dove mi trovo per impe-gni in città o periferia. Non co-noscendo gli orari adottati dalle singole parrocchie, consulto l’ap-posito orario esposto in fondo a tutte le chiese e, in base a questo, regolo i miei affari o il mio tempo libero. Mi è capitato di constata-re che quegli orari, che dovrebbe-ro aiutare ad adempiere l’obbligo della messa di precetto, non sono aggiornati e così il fedele arriva

normalmente in ritardo (solo a S: Carlo sono arrivato 15’ prima) perché i parroci hanno modifica-to per vari motivi gli orari senza comunicare la variazione. Tut-to ciò premesso, per farla breve, perché il nostro settimanale non si fa parte diligente di questo ag-giornamento chiedendo a tutte le chiese e pubblicando gli orari esatti, magari con un piccolo pie-ghevole da tenere in casa ad uso e consumo dei fedeli? non potrem-mo farlo, per iniziare, con il nuo-vo orario invernale che entrerà in vigore già da domenica prossima?

Spero di non aver arrecato di-sturbo ma di aver dato, con que-sta segnalazione, un contributo alla santificazione della festa da parte dei fedeli della nostra dio-cesi e di quelle vicine in trasferta a Pesaro. Col tempo si potrebbe fare un analogo lavoro anche per le diocesi di Fano e Urbino. Rin-grazio dell’attenzione e distinta-mente saluto.

Gianfranco Venturini – Can-delara

Gentile signor Gianfranco, la sua lettera, insieme a numerose

altre richieste analoghe che ci pervengono in vari periodi del-l’anno, giunge proprio in coinci-denza con l’inserimento su que-sto numero de “Il Nuovo Amico”, dei depliant incellophanati con gli orari festivi invernali delle S. Messe di Pesaro valido fino al marzo 2013. Il depliant stam-pato dall’Arcidiocesi verrà in-serito in 1.500 copie e raggiun-gerà solo per gli abbonati della diocesi di Pesaro, parrocchie escluse, in quanto queste ultime hanno già ricevuto la brochure informativa la scorsa settimana. Invitiamo i lettori a conservare l’allegato. Grazie per la Sua sollecitazione e cari saluti

© RIPRODUZIONE RISERVATA

GASTRONOMIA«del PORTO»

APERTO FINO ALLE 21COMPRESO I FESTIVI

LUNEDI CHIUSO

Pesaro - Via A. Cecchi, 16 - Tel. 0721.371262

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Page 10: «Il Nuovo Amico» n. 39 del 11 novembre 2012

Pesaro11 novembre 201210

di Sanzio Ubaldi(Chiuso il lunedì)

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Strada delle Marche, 61 - Zona Gelsi - tel. 0721 65405

Lo Squero

Brev

iario

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otizi

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ares

i A cura di Vittorio Cassiani

DOMENICA 11 NOVEMBRE“L’EUCARESTIA EDUCA LA FAMI-GLIA” – Da oggi a sabato prossi-mo adorazione eucaristica nella chiesa di via della Maternità con le Suore della Carità e la Tenda del Magnificat.CAN IL CAI – Escursione ai Monti Sibillini. Accompagnatori Roberto Annibalini (347.1451759) e Sandro Selandari (0721/806610).CON “LA CORDATA” – Visita guida-ta: Basso Marecchia e Santarcan-gelo. Ritrovo, alle ore 8.30, presso la Pasticceria “Orchidea” (via Pon-chielli, 82). Quota euro 15.00. Info: 348.0430358.NEL SANTUARIO DEL PELINGO – Ritiro spirituale per le religiose. Dalle ore 8.30.“PISCOLOGIA E FISICA QUANTISTI-CA” – Conferenza introduttiva al corso di Franco Nanetti: “Empatia e fisica quantistica: la comprensio-ne dell’amore come vastità”. Hotel Savoy, ore 9.30.NEL CENTRO ARTI VISIVE “PE-SCHERIA” – Doppia personale de-dicata a Sergio Breviario e Marco Neri. A cura di Ludovico Pratesi. Fino al 9 dicembre. Orario: 10.00-12.30 e 16.30-20.00.SOLENNITA’ DI SAN MARTINO – Nella chiesa parrocchiale di piaz-za Giovanni XXIII, ore 11.15. Santa Messa celebrata da S.E. il cardi-nale Antonio Maria Vegliò, presi-dente del Pontificio Consiglio dei Migranti.WEEK-END GASTRONOMICI – Oggi sono aperti i seguenti ristoran-ti: 2000 (Sassocorvaro), Amabile

(Frontone), La Greppia (Montemag-giore al Metauro), La Matta (Nova-feltria), Nenè (Urbino), Oasi San Benedetto (Lamoli di Borgo Pace).“UN PAESE E CENTO STORIE” – Settima edizione. A Belvedere Fo-gliense di Tavullia, dalle ore !6.30. In Canonica: “Mani in pasta”, “Oh quante belle storie”…. Conclusio-ne in piazza (ore 18.00).NELL’AUDITORIUM DI PALAZZO MONTANI ANTALDI – Inaugura-zione dell’anno accademico del-l’Università dell’età libera. Ore 17.00. Ingresso libero. “All’ombra del petit pan de mur jaune: Proust e Vermeer”. Dialogo: Rodolfo Bat-tistini e Giovanni Bogliolo. Legge Lucia Ferrati.“NA MASTELA D’BUGI’” – Com-media in vernacolo proposta dal-la Compagnia teatrale “del Gallo”. “Sperimentale”, ore 17.00.

LUNEDI’ 12 NOVEMBRENELLA LIBRERIA DEL BARBIERE” – In via Rossini, 38. Si conclude la mostra di Simone Ragnoni: “Mare. Dove io non vado mai”.INIZIATIVE DEL CIF COMUNALE – Nella sede di via Branca, 29. Ore 16.00. Conversazione di don Gio-vanni Paolini: “L’anno della fede”.IL VOLONTARIATO ANT – Conver-sazione su: “Area socio-assisten-ziale. Il paziente oncologico: la sua realtà e la sua famiglia”. Nella sede CSV di via Faggi, 62. Ore 20.30.CINEVISIONI – Sullo schermo: “I primi della lista” di J. Roan (2011). Nell’Auditorium dell’età libera (Campus scolastico). Ore 21.00. In-gresso libero.

MARTEDI’ 13 NOVEMBRENELL’UNILIT – Ferdinando Cecini propone: “Un profilo di carta. Testi letterari sulla Pesaro dell’Ottocen-to – 1800-1830”. Sala San Terenzio (via Rossini), ore 16.00.“UNA STORIA CHE CONTINUA” – Venti anni fa nasceva la Fonda-zione Cassa di Risparmio di Pesa-ro. Interverranno all’incontro il ministro Andrea Riccardi e il vice presidente dell’Associazione di Fondazioni Vincenzo Marini. Tea-tro Rossini, ore 17.00.“L’ARTE DI COLLEZIONARE” – Se-condo incontro del corso “Come si diventa collezionisti”. A cura di Ludovico Pratesi. Fondazione Pe-scheria (via Cavour, 5). Ore 19.00.

MERCOLEDI’ 14 NOVEMBRE“GRUPPO DI PAROLA” – Incontro con Mariarosa Gaudiano ed Ales-sandra Boldreghini. Presso la sede di “InformaFamiglia” (ex Informa-Giovani), in via Rossini. Ore 16.30.“LATINO QUASI PER GIOCO” – Nei locali del Museo Oliveriano, in via Mazza n°. 97. A cura di Vittorio Ciarrocchi. Ore 17.00.

GIOVEDI’ 15 NOVEMBREAGGIORNAMENTO DEL CLERO – A Villa Borromeo, in via Avogadro. Ore 9.30.LA RELAZIONE D’AIUTO – Nel-la sede del 2° Quartiere (Largo Volontari del Sangue). Ore 15.00. Conversazione a cura di Marika Bertuccioli: “Incontrare, accoglie-re, relazionarsi all’altro. L’empatia e il contatto”.NEL “MARIA ROSSI” – Torneo di burraco, riservato ai soci, nella

sede di via Toschi-Mosca n°. 20. Dalle ore 16.00.NELL’UNIVERSITA’ DELL’ETA’ LI-BERA – In via Nanterre. Inizia il corso di “Gastronomia e cucina dei prodotti tradizionali, naturali e dimenticati”. Ore 19.30.

VENERDI’ 16 NOVEMBRE“I LUOGHI DELLA CULTURA A PE-SARO” - Visita guidata alla Biblio-teca e Musei Oliveriani (via Mazza, 97) con l’UNILIT (Università libera itinerante). Ore 16-18.NELLA BIBLIOTECA SAN GIOVAN-NI – “Opera. Paesaggi sonori, visi-vi, abitati. Ambientazioni”. A cura di Sonia Arienta. Ore 17.30.

SABATO 17 NOVEMBRE “ERBE: CURARSI CON GLI ARO-MI” – Con “Il Ponticello” (tel. 0721/482607). Laboratorio pratico a cura di M. Di Massimo. Ritrovo presso “Polvere di caffè” (via Fratti, 126). Ore 15.00. Quota euro 12.00.“PRENDI E MANGIA” – Nella chie-sa di San Giuseppe, ore 21.15: “La storia di Giuseppe”. Don Tonino Nepi con Gian Luigi Storti. Stefa-nia Betti, arpa. Lucia Ferrati, voce narrante.TORNEO DI BURRACO presso la parrocchia di Cristo Re alle ore 20.45 , con premi e buffet.Info: 328-5442646 -0721 /33038.

IN MAROCCO CON L’ORDINE DELLE FRANCESCANE MISSIONARIE DI MARIA

Suor Francesca Leonardi storia di una chiamata

Cari amici, siamo Anna e Maria Grazia Leonardi ri-tornate da qualche giorno dal Marocco dove siamo

andate per festeggiare il Centena-rio dell’arrivo a Casablanca (1912) delle prime suore dell’ordine delle Francescane Missionarie di Maria, ordine al quale appartiene anche nostra sorella suor Francesca.In 100 anni più di 800 suore si sono messe in tutta umiltà al servizio dei più poveri: ospedali, lebbrosari, scuole di alfabetizzazione, scuo-le medie e superiori, orfanotrofi, centri di taglio e cucito, ricamo tradizionale, maglieria, bigiotteria, scuole di apprendistato, labora-tori di falegnameria, ferro battuto, piccoli allevamenti di ovini, apicol-tura, centri di sostegno all’handi-cap, laboratori per le protesi, scuo-le per sordomuti, servizi sociali per la promozione della donna e del bambino, sostegno ai rifugiati e al-tro ancora.Molti gli sguardi incrociati, i sor-risi, gli incontri, i dialoghi sinceri, le condivisioni, le confidenze, le storie… Impossibile raccontarle tutte, ma una sì. E’ la storia di una

“chiamata”.***

«Veramente io non pensavo di ave-re la vocazione – dice suor France-sca - ma già a 18 anni avevo scritto al dottor Schweitzer a Lambaréné per andare ad aiutarlo. Mi piace-vano molto le persone che si dona-vano agli altri. Servire in casa era quasi naturale. Eravamo molti fra-telli e sorelle e poi c’erano gli amici degli uni e degli altri che allargava-no le relazioni sempre molto belle e ricche.

Perché abbandonare quel conte-sto? Ma venne il momento in cui gli studi, gli interessi, le esperienze più varie non erano più sufficien-ti. Mi rimescolava dentro un’altra sete che non riuscivo a definire.Quando compresi, cercai di ri-

spondere diversamente. Non era necessario lasciare la casa; si può ben aiutare gli altri in mille modi, anche iscrivendosi ad una scuola serale per diventare infermiera e così aiutare i malati dell’ospedale della mia città! Avevo prepara-

to tutto, ma sono restata solo un giorno. Allora bisogna abbando-nare tutto?A 20 anni andai in Germania “alla pari”. Papà non avrebbe voluto la-sciarmi partire, ma mia madre gli disse:- Se sappiamo dove va, per-ché no?- Lavoravo al mattino pres-so una signora, vitto e alloggio as-sicurato e tutti i pomeriggi e i fine settimana ero libera.Era la mia prima esperienza, sola, all’estero, non sapevo una parola di tedesco. Ero fiera di me, perché potevo dimostrare ai miei che po

tevo vivere senza chiedere aiuto. Ma quante lacrime! Bella esperien-za e primo distacco affettivo che mi aiuterà più tardi a fare il passo più difficile, quello definitivo.Di passaggio a Milano ebbi la for-tuna di incontrare le Francescane Missionarie di Maria di via Ponzio. Entusiasta fin dall’inizio del cari-sma di quest’Ordine, tergiversavo però ancora, tanto che un giorno ricevetti la lettera della responsa-bile del convento che mi ricordava la parabola del seminatore e del terreno che può dare il 30, il 60, il 100% . Mi sentii colpita nel segno. Fu la spinta di cui avevo bisogno. Addio!“Lascia tuo padre… tua madre… e va dove io ti mostrerò”! Quando sono partita? Il giorno del mio compleanno , tanto che mio padre mi disse: - Ma non si parte in un giorno così!- Percorro di nuovo le tappe prin-cipali della mia storia personale e vedo in essa i segni della presen-za di Dio e i tanti doni ricevuti, soprattutto legati a persone in-contrate e accolte durante il mio cammino. Vocazione, scoperta, approfondimento della mia con-sacrazione e meraviglia di ciò che il Signore sa fare. Mi chiamava a dare il massimo delle mie energie, del mio mondo, della mia stes-sa fede. E’ stato un invito forte ad aprire gli occhi, la mente e il cuo-re».

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Vota sul web e sostieni suor Francesca Suor Francesca Leonardi, pesarese, missionaria in Marocco è stata inserita nella lista delle probabili vinci-trici del premio internazionale “La Donna dell’anno 2012”. Potrà avere un’offerta in denaro a seconda dei voti ricevuti on line, che servirà per le attività caritative da lei gestite nel sud del Marocco. Clicca per lei e fai votare anche altri fino al 30 novembre 2012. http://wdd.consiglio.regione.vda.it/rp/wp/

Suor Francesca, accanto al ragazzo in carrozzina sulla

destra.

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amicoil nuovo• • Pesaro 11 novembre 2012 11

Renzicchi Stefano (29 anni) e Giardini Giada (29 anni)Marchetti Marcello (65 anni) e Franca Loretta (63 anni)Grottaroli Mario (60 anni) e Culai Tatiana (43 anni, moldava)Danieli Giuseppe (42 anni) e Orsini Angela (41 anni)Marotti Filippo (30 anni) e Francini Ottavia (23 anni)Mola Genchi Nicola (26 anni) e Codazzi Elisabetta (26 anni)

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Poveri e storie di casa nostra

PESARO - «Per colpa dell’alcoli-smo mi sono distrutto e ho perso le figlie. Ho vissuto per strada per un anno. Poi le strutture pesare-si di solidarietà, mi hanno ridato la vita». È la testimonianza pro-nunciata con grande emozione da Florindo, che dal 1° maggio 2012, è riuscito a ricostruirsi una esistenza normale, insieme ad altre 5 per-sone. che si stanno autogestendo, nell’appartamento affittato a Mon-telabbate dall’associazione onlus “I bambini di Simone”. L’occasione per parlare delle emer-genze sociali nel pesarese è arri-vata grazie all’incontro dal titolo «Tu hai una storia... sapessi la mia! - Poveri e storie di casa nostra». Il

dibattito, svoltosi nella sala consi-liare della Provincia, è stato pro-mosso da Caritas Pesaro, Centro d’ascolto, Città della Gioia, Centro italiano Solidarietà, I bambini di Simone onlus e Assessorato Servi-zi Sociali del Comune di Pesaro. Nella sala gremita di persone, tan-te testimonianze legate al mondo del volontariato e della solidarietà che, nonostante la crisi economica e l’indifferenza che spesso domina, sopravvivono con sforzi quotidiani. «L’esperienza di vivere in stra-da - ha proseguito Florindo - è la paura di morire tutti i giorni. Ma grazie alla Città della Gioia, che mi ha soccorso, mentre dormivo per strada, ho ritrovato i valori

dell’amicizia e soprattutto ho ritro-vato Dio. Poi con l’aiuto del Ceis e di Casa della Speranza, sono rien-trato nel progetto di emergenza freddo. Ed ora eccomi qui, in una casa in cui posso svolgere una vita normale. Ma il mio pensiero va alle decine di senza fissa dimora che ancora vivono un’esistenza di-sperata. Un insegnamento tuttavia l’ho avuto anche dalla strada: fra poveri ci si aiuta».

Il 15 novembre riapreCasa della Speranza E Casa della Speranza di Fosso Sejore presto riaprirà per la sta-gione invernale. Lo hanno confer-

mato congiuntamente l’assessore ai servizi sociali di Pesaro Giu-seppina Catalano e don Marco di Giorgio direttore della Caritas dio-cesana. «Il 15 novembre - ha detto don Marco - Casa della Speranza ospiterà 18 persone senza dimora. E’ un’esperienza che oltre a dare un tetto e un pasto caldo ai poveri, permetterà di sviluppare relazioni interpersonali, per eventuali inse-rimenti di queste persone».Ma cosa può fare il Comune per l’emergenza poveri? La risposta dell’assessore Giuseppina Catalano è significativa: «tutto, ma in siner-gia in primis con la Caritas e le al-tre associazioni».E tra queste spiccano La Città del-la Gioia che «con Casa Mariolina - ha sottolineato Claudia Vanzoli-ni coordinatrice dell’associazione di volontariato - si occupa dell’ac-coglienza dei senza fissa dimora, dove i cittadini comunitari posso-no trovare una cena, pernottamen-to e colazione per 10 giorni ogni 4 mesi». I numeri della struttura sono eloquenti: 7 posti letto con ri-chieste sono continue che nel 2011 hanno significato alloggio per 181 ospiti con una fascia di utenti che è del 33% tra i 40 e 50 anni e 25% tra i 30 e 40 anni. In maggioran-za sono italiani, ma vi è anche un considerevole numero di rumeni.

I numeri del disagio Ma cos’è concretamente Casa Ma-riolina? «Dopo molti anni che ho

vissuto per strada – dice un ospite - passando da un centro d’accoglien-za ad un altro, ho conosciuto Casa Mariolina, un ambiente famigliare, ed ho ritrovato lo stimolo a cam-biare ed amare la vita. Nonostan-te gli errori e le scelte sbagliate ho cercato di mantenere la mia digni-tà, anche nel chiedere l’elemosina».L’esperienza del servizio Immi-grati del Ce.I.S. di via del Semina-rio è stata presentata da Claudia Moschini. Il Ce.I.S. ha aperto 21 anni fa, un anno prima del centro di prima accoglienza per extraco-munitari in strada delle Marche. I dati del 2011 sono significativi: 342 nuovi utenti più i 389 già cono-sciuti; 2490 colloqui con persone che spesso hanno bisogno di tutte le assistenze. Attualmente sono in fase di realizzazione due progetti in rete per le povertà estreme fra Pesaro e Fano e un progetto na-zionale per il rimpatrio volontario assistito.Paola Ricciotti responsabile del-l’associazione I bambini di Simone, ha presentato l’attività e i progetti dell’onlus. «La nostra associazione – ha detto - aiuta persone in stato di indigenza o svantaggiate. Dia-mo assistenza in collaborazione con il Centro d’ascolto e siamo in continuo contatto con il risposabi-le Matteo Donati. Abbiamo 32 vo-lontari e stiamo assistendo 26 per-sone, 5 nella casa di Montelabbate e 54 famiglie in Colombia».

A cura di p.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA

INTervISTA A DANIeLe vICHI DeL CANILe DI S. veNerANDA

Il cane alleato dell’uomo nella “Pet Therapy”Spesso si sente dire che gli ani-

mali domestici sono di grande compagnia, che migliorano

l’umore e danno benessere ai loro padroni. Ma già nel 1953 il noto psichiatra Boris Levinson, si spinse oltre queste comuni affermazioni e capì che gli animali potevano essere impiegati come co-terapeuti per cu-rare le persone affette da problemi psichici e relazionali. Egli si accorse che il contatto, a volte la semplice presenza di un amico a quattro zam-pe, aiutava il paziente ad assumere un atteggiamento più favorevole nei confronti del medico che lo seguiva. Queste sono le origini della così det-ta pet therapy. Per comprendere me-glio come si svolga e quali benefici se ne traggano abbiamo intervistato Daniele Vichi, educatore cinofilo e responsabile della gestione del ca-nile municipale di Santa Veneranda, una delle strutture presso la quale la pet therapy è messa in atto nella provincia di Pesaro.

Daniele potresti innanzitutto spiegare di che cosa si tratta e a chi si rivolge questa cura?

Esistono due diverse modalità di interpretare la pet therapy: come co-terapia, da svolgersi con il sostegno di un’equipe medica, per affrontare i problemi specifici di un singolo paziente e come attività più general-mente intesa, con il coinvolgimento degli animali, affinché attraverso la relazione con questi ultimi si possa instaurare un rapporto tra il pazien-

te e le persone circostanti, siano esse il medico, i famigliari o gli amici. Molte volte si tratta di bambini au-tistici, disabili o con problemi di ver-balizzazione.

Perché sono stati scelti gli ospi-ti del canile per tale progetto? Come reagiscono gli animali a questo tipo di attività?

Per il cane sicuramente è un’espe-rienza gratificante, in cui anch’es-so trova delle risposte alle proprie “esigenze”. Gli si dà la possibilità di instaurare con i ragazzi un rapporto “privilegiato”, d’affetto e di intesa, che probabilmente è ciò che più manca ai nostri cani, facendo loro ritrovare una vicinanza speciale con l’essere umano.

Come si riuscite a rafforzare la terapia tradizionale con il cane?

L’animale si inserisce come un inter-mediario, soprattutto nella relazio-ne medico-paziente, trasmettendo

coraggio e fiducia al malato che ef-fettua così un minor sforzo nel rap-portarsi con la bestiola. E’ necessario del tempo, ma i risultati si vedono e molte volte sono davvero notevoli.

Quale è il motivo che ti ha spin-to a dedicarti a tale ambito?

Personalmente non capisco il moti-vo per chiudere l’affettività dei cani nelle gabbie: il canile è una struttura attiva, che tanto riceve dalla nostra comunità e che altrettanto desidera restituire. C’è un valore aggiunto, insito nella natura dei nostri picco-li amici, che vorrei fosse riscoperto, anche attraverso una certa sensi-bilizzazione sul corretto rapporto tra l’uomo e il cane. La struttura di Santa Veneranda è aperta a chiun-que voglia visitarla e la pet therapy è effettuata gratuitamente da me e altri operatori. Per questo invitiamo tutte le perso-ne interessate alle nostre iniziative a venirci a trovare, per fare insieme quella che io chiamo l’esperienza del canile. E’ importante che si dia, so-prattutto ai ragazzi, la possibilità di conoscere una realtà come la nostra, profondamente diversa rispetto a tante altre che spesso si vedono in televisione o di cui si legge sui gior-nali.

Eleonora Gregori Ferriil canile vi aspetta! dal lunedì al sa-bato, dalle ore 10 alle 16; domenica e festivi dalle ore 10 alle 12. Per in-formazioni: tel. 0721/282552.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CHiesa deL Carmine

Prosegue la raccolta di solidarietà Un’iniziativa benefica, a volte ne porta con se un’altra altrettanto meritoria. Da alcuni mesi presso la chiesa del Carmine, Corso XI set-tembre n°227(Borgo), alcuni volenterosi giovani del luogo, raccolgo-no mobilia usata, suppellettili di cucina e biancheria varia ecc…Il fine era di allestire quindi arredare una casa per attività ricreative educative. Ora visto il successo dell’operazione “rigattiere” e conside-rata la crisi economica in atto che colpisce molte famiglie pesaresi e singoli cittadini la priorità delle consegne, già in atto, è stata riserva-ta a questi soggetti. Chi volesse conferire oggetti e materiali suddetti può rivolgersi a persona incaricata presso la chiesa del Carmine tutti i giorni : ore 8.00-12.00- 16.00- 19.00. Per organizzare eventuali ritiri contattare Alberto (T. 393-9128221); Stefano(T.340-3390444).

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28 ottobre 201212 Pesaro amicoil nuovo• •

IL 22 NOVEMBRE ALLA CHIESA DI CRISTO RE LA TESTIMONIANZA DI FEDE

Arriva il “prete di strada” don Luigi MerolaNell’ambito della festa

della Parrocchia di Cri-sto Re si colloca un’ im-portante iniziativa che

si allinea alla tematica di questo “Anno della fede”. Infatti Giovedì 22 novembre alle ore 21,00 i loca-li della parrocchia accoglieranno don Luigi Merola, ‘prete di strada’, a fianco dei problemi della gente, dei giovani, dei bambini, inviso alla camorra che ha minacciato di ammazzarlo sull’altare! Don Luigi nasce a Villaricca (NA) nel 1972, ordinato sacerdote nel 1997; si è laureato e Specializzato in Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Me-ridionale. Nell’anno 2000 diviene parroco di S.Giorgio a Forcella, noto quartiere napoletano, in cui prende avvio il suo progetto edu-

cativo e di formazione dei ragazzi. Nel 2007 crea la Fondazione “A voce d’’e creature” con lo scopo di

recuperare i ragazzi, in partico-lare quelli che si sono allontanati dalla scuola e che sono a rischio

di assunzione da parte dei clan camorristici.Minacciato di morte dalla camor-ra, don Luigi vive sotto scorta dal 2004, ma non ha rinunciato al suo progetto. Nel 2010 viene nomi-nato a titolo gratuito consulente della Commissione parlamentare ‘Antimafia’; collabora con il Mini-stero dell’Istruzione ,quale pro-motore di legalità nelle scuole. Oltre alle sue funzioni parroc-chiali e pastorali tutte le sue forze sono concentrate sulla promozio-ne della legalità e a tale scopo ha anche pubblicato dei libri,il cui ricavato va a favore delle sue ini-ziative per il recupero dei giovani. Nel 2007ha pubblicato “Forcella tra inclusione ed esclusione so-ciale” ; nel 2011 esce “Il cancro sociale: la Camorra- La storia di

un prete che non ha mollato”; nel 2012 pubblica “A voce d’’ e creatu-re” che è una raccolta di temi dei suoi ragazzi da cui emergono, con scandalosa innocenza, tutte le problematiche di Napoli.Dal 2101 don Luigi è parroco del-la Chiesa di Napoli San Borromeo alle Brecce e Cappellano della Sta-zione Ferroviaria Testimone convinto e credibile di Cristo, don Luigi porterà la sua ‘particolare’ esperienza di vita gio-vedì 22 novembre 2102 alle ore 21.00 nella chiesa di Cristo Re, via c. Battisti ,3 (tel 0721-33038) dove ognuno potrà conoscerlo da vicino e dialogare con lui. L’incon-tro è aperto a tutti.

Rita Luccardini © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Cardinale Vegliòcelebra a San MartinoPESARO – Si avviano a compimento le cele-brazioni per il 50° di fondazione della parroc-chia dedicata a San Martino, vescovo di Tours. Domenica prossima (11 novembre), solennità del patrono, è previsto l’intervento del car-dinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio dei migranti, che officerà la S. Messa delle ore 11.15. Con il pellegrinaggio a Roma di mercoledì 21 novembre, per par-tecipare all’udienza del Santo Padre Benedetto XVI (ore 10.30) e la “meditazione e professio-ne della fede” sulla tomba dell’apostolo Pietro (ore 15.00), si concluderanno le manifestazioni celebrative, proposte dal parroco mons. Fran-co Tamburini, iniziate nel maggio scorso.

LE DOMANDE ENTRO IL 7 DICEMBRE

Contributi a favore della famigliaI Comuni dell’Ambito territoriale sociale (Pesaro,

Colbordolo, Gabicce Mare, Gradara, Mombaroc-cio, Monteciccardo, Montelabbate, S.Angelo in

Lizzola, Tavullia) informano che sono previsti con-tributi regionali in favore della famiglia. Si tratta di interventi per: la nascita o l’adozione di figli, il superamento di situazioni di disagio sociale o eco-nomico, il pagamento di polizze assicurative per la copertura dei rischi infortunistici domestici, proget-ti tesi a garantire solidarietà alle donne in difficoltà non coniugate in stato di gravidanza e alle ragazze madri. I richiedenti il contributo sono tenuti a pre-sentare, in allegato alla domanda, un’unica dichia-razione sostitutiva, a norma del D.P.R. n. 445/2000, concernente le informazioni necessarie per la deter-minazione dell’Indicatore della Situazione Economi-

ca Equivalente (ISEE) riferita al reddito complessivo anno 2011 quale risulta dalla dichiarazione presen-tata nell’anno 2012. Le domande di contributo do-vranno pervenire, nei rispettivi orari di apertura al pubblico dal 7 novembre al 7 dicembre 2012: per i cittadini residenti nel Comune di Pesaro all’Ufficio Protocollo – “Sportello Informa&Servizi” – Largo Mamiani n. 11; per i cittadini residenti nei Comuni di Colbordolo, Gabicce Mare, Gradara, Mombaroccio, Monteciccardo, Montelabbate, Sant’Angelo In Lizzo-la, Tavullia agli Uffici Protocollo dei propri Comuni di residenza.Per maggiori nformazioni rivolgersi a: Comune di Pesaro - U.R.P. - Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Pesaro presso lo Spor-tello Informa&Servizi – Largo Mamiani n. 11 tel.: 0721/387400 - e-mail: [email protected]

A PALAZZO ANTALDI LA XVI EDIZIONE PROPOSTA DALL’ARCHEOCLUB

Torna la rassegna “Vedere l’archeologia” Prima guerra mondiale

1903-1923

L’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-Ungarico il 23 maggio 1915. Fino all’ultimo il Papa aveva scongiurato questo evento doloroso. L’Idea, che usciva settimanal-

mente, pubblicò in data 29 maggio un articolo intitolato “La parola del Papa” che iniziava così: “Benedetto XV che più volte, dall’inizio di questa immane guerra europea che coincideva con l’inizio del suo Pontificato, ha rivolto la sua parola ai fedeli invi-tandoli alla preghiera, e ai regnanti scongiurandoli per la pace; ha sentito nuovamente il bisogno di insistere nelle sue esortazio-ni, nella lettera che martedì scorso ha inviato All’Emo Cardinale Serafino Vannutelli decano del Sacro Collegio”. Benedetto XV, succeduto il 3 settembre 1914 a Pio X, mentre stava iniziando la tragedia della prima guerra mondiale, fu esposto alle pressioni di tutti i belligeranti. Anche in quella lettera, indirizzata al deca-no del Sacro Collegio, il Papa dimostrò tutta la preoccupazione e l’ansia “… del suo cuore paterno per i figli suoi combattenti in campi diversi”. L’Idea riferiva che, per quanto riguardava l’Italia travolta dal “turbine che d’ogni parte imperversa” Benedetto XV raccomandava di raddoppiare le preghiere, pubbliche e private. Invitava i fedeli a fare insieme a lui tre giorni di stretto digiuno. Il Pontefice auspicava che cessasse presto “il flagello della guer-ra” e che tornasse “la pace e la tranquillità”. Continuò a chiede-re la PACE, anche successivamente, nella sua “Nota ai capi dei popoli belligeranti”. Lo fece con accento grave, solenne e pieno d’affetto.

Stefano Giampaoli© RIPRODUZIONE RISERVATA

PESARO- Ha preso il via, nella sala auditorium di Palazzo Mon-tani Montaldi, la XVI Rassegna di film archeologici “Vedere l’ar-cheologia’’, promossa dall’Archeo-club d’Italia Sede di Pesaro, Fon-dazione Cassa di Risparmio di Pesaro in collaborazione con Ar-cheologia Viva, Rassegna Interna-zionale del Cinema Archeologico di Rovereto, Biblioteca Musei Oli-veriani Pesaro e con il patrocinio della Provincia di Pesaro e Urbino. Mario Morbidoni è il presidente dell’Archeoclub di Pesaro e diret-tore artistico dei film archeologici. Un evento per Pesaro all’insegna

della scoperta del passato. La ci-nepresa, come sempre, indaga in maniera semplice e chiara per farsi capire da qualunque tipo di pubblico superando ogni barriera anagrafica e culturale. Una forma di divulgazione che continuaa d essere credibile ed apprezzata da un pubblico numeroso.La rassegna ha preso il via il 3 novembre con due film, il primo francese “Leptis Magna. Roma in Africa’’, regia di Baudouln Koe-ning, Fulvia Alberti, Etienne Jaxel-Truer e il successivo italiano, “La-dri di dei’’ di Adolfo Conti, che ha vinto la Rassegna internazionale

di Rovereto nel 2011. La rassegna è proseguita giovedì 8 novembre con la presentazione dei documentari “Taj Mahal - In segno d’amore’’. Il palinsesto prevede lo svolgi-mento dei seguenti incontri: saba-to 17 novembre verrà presentato “Ramsete II - Il grande viaggio’’ dei francesi Valérie Girié e Guillaume Hecht. Infine giovedì 22 novem-bre verrà presentato il film spa-gnolo “Il signore di Sipán’’ di José Manuel Novoa. Tutti gli appuntamenti si terran-no presso l’auditorium di Palazzo Antaldi a partire dalle ore 16.30 con ingresso gratuito.

p.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tel. 0721.414723 - Fax 0721.418574Via G. Pepe, 11 - 61100 PESARO

FESTA DI LUCE CON I BAMBINI ALLE GRAZIE

Grande festa al Santuario della Madonna delle Grazie dove, mercoledì scorso 17 Ottobre, si sono ritrovati insieme oltre 1000 bambini prove-nienti dalle scuole primarie e dell’infanzia di Pesaro. Il tema di quest’anno, in sintonia con l’anno della fede voluto dal Santo Padre, si è svi-luppato intorno al simbolo della luce, ogni bambino ha realizzato in classe su un cartoncino una fiamma accesa con scritto quello che deve

essere l’impegno di ciascuno per alimentare la fiamma della fede e sul retro una fiamma spenta con ciò che può spegnere il dono della fede. Con grande entusiasmo tutti i bambini hanno elevato una lode alla Vergine Maria con preghiere preparate dalle singole scuole e canti, concludendo con l’atto di affidamento di tutti i bambini della città alla Madonna delle Grazie. Il momento di preghiera e riflessione è stato guidato da Don Mi-chele Rossini e preparato dalla suore e insegnanti delle scuole presenti: scuola primaria e dell’infanzia delle Missionarie della Fanciullezza, delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore, della “Nuova Scuola”, scuola primaria del Carducci e di Santa Veneranda, scuola dell’infanzia delle Maestre Pie Venerini. Al pomeriggio un analogo momento di grande gioia con tanti bimbi e neonati accompagnati dalle loro mamme, il più piccino presente aveva solo due settimane dalla nascita, per tutti una benedizione particolare del Signore attraverso l’intercessione materna di Maria.

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11 novembre 2012 13amicoil nuovo• •

Redazione di Fano:Via Roma, 118 - 61032 FanoTel. 0721 802742 dir. 803737 Fax 0721 825595E-mail: [email protected]

Fossombrone Cagli Pergola

Festa del Corpo di polizia MuniCipale

Con lo stile della sobrietà

Melloni, riCCa e rusConi alla Cattedra del dialoGo

Il Concilio viaggio nella memoria e nella profezia

FANO - A cinquant’anni di di-stanza dall’apertura del Concilio Vaticano II, La Cattedra del Dialo-go ha voluto rileggere il Concilio nell’ottica del rilievo e del valore consegnato al dialogo da parte del Pontefice e dei Padri conciliari, consapevoli dell’urgenza da par-te della Chiesa, ispessita da rigide posizioni dottrinali, di aprirsi al-l’incontro con altre fedi e di stabili-re un rapporto nuovo con l’uomo e col mondo, mondo non più luogo del male ma spazio dove i Cristia-ni sono chiamati ad annunciare il Vangelo.Il 4 novembre, appena scorso, nel-la bella Sala-riunioni del Centro pastorale, Alberto Melloni, Paolo Ricca, Gian Enrico Rusconi, tre voci di spicco nel panorama cul-turale contemporaneo, sotto la direzione competente di Luciano Benini, hanno offerto contributi notevoli e densi di sollecitazioni attraverso una dialettica stimolan-te, dinamica e costruttiva.Il Vaticano II - afferma Melloni - è stato il grande catalizzatore di speranze a livello internazionale, capace di raccogliere il desiderio di rinnovamento e di pace in un mondo che stava innalzando il muro di Berlino e subendo la cri-si di Cuba. Ha segnato un grande momento di rigenerazione di una Chiesa che di nuovo si è messa in un rapporto serio e profondo con la Parola (Dei Verbum), di una Chiesa che ha cambiato la sua po-sizione nei confronti della società e il suo giudizio sul mondo e sul

tempo (Gaudium et Spes). In que-sto senso il Concilio non ha finito di dare impulsi e ricchezze sia per la parte inapplicata sia per la pro-blematicità di “rimettere le cose al loro posto”. Urge il tentativo di sa-per leggere nel segno dei tempi la grande attesa che c’è in tutti noi di giustizia, di uguaglianza, di riscat-to della vita. Il Concilio non è stato

però tradito, ma è ‘davanti a noi’, germe da sviluppare nel futuro.Il valdese Paolo Ricca ha posto l’accento sul profilo ecumenico del Concilio e sul significato che esso ha rivestito nel disegno di una maggiore unità delle Chiese Cri-stiane.Ammesso a partecipare ai lavori del Vaticano II in qualità di gior-

nalista, ricorda con una certa commozione quelle che chiama le cinque perle del Concilio: la can-cellazione della categoria eretico: i cristiani di altre religioni sono fra-telli nel Signore. Il riconoscimento di una chiesa fuori dai confini, una Chiesa oltre la Chiesa il cui ele-mento fondativo comune è la fede, la speranza, la carità. Le Chiese separate sono anch’esse strumento di salvezza. La chiesa peregrinante ha bisogno di una continua ‘rifor-ma’. Esiste un ordine, una gerarchia nelle verità dogmatiche, il cui pri-mato spetta alla Trinità.Tutto ciò, comune a ciascuna fede, unisce e favorisce un dialogo ger-minante, così come la dichiarazio-ne della libertà religiosa nella “Di-gnitatis Humanae”.Occorre, però, socializzare i tesori del concilio. Troppo silenzio. An-che per Ricca tuttavia esso non è dietro ma davanti a noi. Non ser-ve un’operazione di nostalgia, ma un’opera di riscoperta.Per Rusconi invece il Concilio è stato tradito ‘ad extra’: è stato, sì,

aperto al dialogo, ma non si è data vera parità e plausibilità ai laici. Dentro la Chiesa c’è tanta ricchez-za creativa che deve uscire verso la modernità, nel percorso della società, dell’etica, della democra-zia. Per costruire una democrazia laica occorre prendere sul serio tutte le posizioni e mettere al cen-tro la libertà. Grozio, ripreso poi dal teologo Bonhoefer, a fondazio-ne del suo giusnaturalismo, invita a pensare ‘etsi deus non daretur’, indipendentemente dal fatto della Sua esistenza. Solo proseguendo il cammino del riconoscimento pa-ritario, credente e laico potranno incontrarsi. I tre relatori si incrociano, comun-que, nelle parole di Giancarlo Zi-zola (citato da Benini): Parlare del concilio significa intraprendere un viaggio, viaggio nella memoria, ma anche nella profezia. E non solo nella storia della Chiesa contempo-ranea, ma anche e al tempo stesso nella storia della civiltà umana.

Irene Maria Cavalli© RIPRODUZIONE RISERVATA

al Cantiere a14 di novilara la benedizione del vesCovo

Dalla galleria uno squarcio di luceFANO - “In questi tempi così difficili, occorre recuperare lo stile del-la sobrietà, una sobrietà che può far vivere”. Queste le parole del Vescovo, lunedì 5 novembre, in Cattedrale, in occasione della Festa del Corpo di Polizia Municipale. Riprendendo la lettura del giorno (Fil 2,1-4) ed in particolare “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello de-gli altri”, Mons. Trasarti ha sottolineato come al giorno d’oggi si stia diffondendo l’egopatia, “una malattia nuova – ha spiegato il Vescovo - difficile da curare, serve tanta umiltà per farlo. Considerare gli altri superiori a se stessi è la regola per le buone relazioni. Questa frase, letta anche in maniera laica, è per tutti noi una grande scuola di vita”. Il Vescovo si è poi soffermato sul Vangelo del giorno (Lc 14,12-14), sottolineando la libertà di donare senza aspettare di essere ri-compensati o contraccambiati.

FANO – Grande soddi-sfazione e commozio-ne quando la trivella ha rotto il diaframma finale della galleria e, da una piccola fessura, si è intra-vista la luce. Martedì 30 ottobre, tanti minatori, geometri e ingegneri si sono ritrovati nel can-tiere A14 di Novilara per festeggiare insieme que-sto importante traguar-do. Oltre alle autorità civili e militari, anche il vescovo Mons. Trasar-ti e il vicario generale nonché parroco di Fenile Mons. Giuseppe Tintori non sono voluti mancare a questo importante appuntamento, bene-dicendo tutti coloro che vi hanno lavorato e continueranno a farlo finché l’opera non sarà conclusa. “E’ sempre emozionante vedere un cantiere – ha sottolineato il Vescovo – il cantiere edile è sem-pre un atto creativo. Auguriamo a tutti che il santo patrono, santa Barbara, li accompagni nel loro percorso e in quello del vivere insieme. Signore – ha proseguito il Vescovo benedicendo quanti la-vorano nel cantiere – che hai dato all’uomo la legge del lavoro, veglia sull’opera che qui si sta svolgendo perché serva alla nostra crescita

comune e all’espansione del bene di tutti”. Dopo la benedizione è intervenuto il geometra Moretti di Autostrade Italia. “Vorrei rin-graziare e fare i complimenti in-nanzitutto ai minatori, a tutta la struttura della Pentapoli, allo staff di cantiere e a tutta la direzione lavori. E’ sicuramente un risulta-to importante in un percorso di sviluppo di un tratto autostrada-le estremamente trafficato”. L’in-gegner Cangemi della CESI di Imola: “Vorrei ringraziare tutte le ditte che fanno capo alla Pen-tapoli per lo sforzo e l’impegno profuso per un risultato che oggi sembra più vicino, ma che in real-

tà è ancora lontano. La foratura della galleria è una delle opere più importanti di tutto il tracciato au-tostradale, ma abbiamo di fronte a noi ancora un anno di sofferenze per raggiungere un obiettivo che, oggi come oggi, appare difficolto-so visto il contesto gravoso in cui operiamo. Vorrei ringraziare le autorità presenti e vorrei dire di starci ancora molto vicino perché abbiamo bisogno di raggiungere altri importanti risultati”.Al termine degli interventi, è stato presentato un video riassuntivo dei lavori al cantiere.

Enrica Papetti© RIPRODUZIONE RISERVATA

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amicoil nuovo• •14 Fano Fossombrone Cagli Pergola11 novembre 2012

Sabato 17 novembre convegno dioceSano caritaS parrocchiali

“Educare alla Fede educando alla Carità”FANO - Sabato 17 Novembre, alle ore 16, la Caritas Diocesana orga-nizza presso il Centro Diocesano Pastorale di Fano (Via Roma, 118) il Convegno diocesano di forma-zione dei volontari delle Caritas parrocchiali, delle Opere- segno della carità e delle associazioni caritative della Diocesi. In concomitanza con l’avvio del nuovo anno liturgico dedicato alla fede e al 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vati-cano II, e all’interno del decen-nio su “Educare alla vita buona

del Vangelo”, la Caritas intende proporre un incontro formativo sul tema “Educare alla fede edu-cando alla Carità”. Il cammino della fede non può infatti essere slegato dalla testimonianza atti-va della carità cristiana, la quale costituisce fondamento irrinun-ciabile per tradurre la scelta della fede nella nostra vita quotidiana. S. Paolo infatti ci ricorda che “Ciò che vale è la fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Galati 5,6).Dopo i saluti del Direttore della

Caritas Diocesana, Angiolo Farne-ti, a guidarci nella riflessione su questo importante tema saran-no S. E. Mons. Armando Trasar-ti, Vescovo di Fano, e Don Renzo Gradara, Direttore della Caritas Diocesana di Rimini. L’incontro si propone di rappresentare un momento di riflessione e di cre-scita personale e collettiva nel percorso di testimonianza e di comunicazione della nostra fede. «La fede, infatti – scrive il Papa nella sua Lettera Apostolica Por-ta Fidei–, cresce quando è vissu-

ta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comuni-cata come esperienza di grazia e di gioia».Dopo un piccolo coffee break of-ferto dalla Caritas è previsto un momento dedicato al confronto e alla presentazione delle prossime iniziative in programma a cura dell’Equipe della Caritas diocesa-na di Fano. L’incontro si conclu-derà con la recita della preghiera dei Vespri verso le ore 18.30.L’incontro è aperto a tutta la cit-tadinanza, e in particolare agli

operatori e i volontari delle Cari-tas parrocchiali.

Michela Pagnini© RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 11 novembre

Giornata del Ringraziamento ruraleAd un mese esatto dall’apertura dell’Anno della Fede, domenica 11 novembre

si celebra la Giornata del Ringraziamento rurale. “È l’Anno della Fede – si legge nel messaggio della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace - da cogliere nei gesti stessi del lavoro dei

campi. Che cosa sono infatti le mani dell’agricoltore, aperte a seminare con larghez-za, se non mani di fede? Non è forse la fede nella gioia di un raccolto abbondante, solo intravisto, a guidare le sue mani nella necessaria potatura, dolorosa ma vitale? E quando il corpo si piega per la fatica, che cosa lo sorregge e ne asciuga il sudore se non questa visione di fede, che allarga gli orizzonti e apre il cuore? Nella fede

– prosegue il messaggio - riconosciamo la mano creatrice e provvidenziale di Dio che nutre i suoi figli. Ciò appare in modo speciale a quanti sono immersi nella bellezza e nell’operosità del lavoro rurale. La valenza educativa propria della Giornata del Ringraziamento ha una ricaduta importante nell’attuale società, in cui l’appiatti-mento sul presente rischia di cancellare la memoria per i doni ricevuti. Pensiamo in particolare ai giovani, che in tanti stanno riscoprendo il lavoro agricolo: nel ritorno alla terra possono aprirsi nuove prospettive per loro e insieme un modo nuovo di costruire il futuro di tutti noi. Investire nell’agricoltura è una scelta non solo econo-mica, ma anche culturale, ecologica, sociale, politica di forte valenza educativa.

La scelta di Claudio e Daniele Di CaroMONTEMAGGIORE – Claudio e Daniele Di Caro, rispettiva-mente 29 e 27 anni, giovani im-prenditori, ci raccontano la loro esperienza di lavoro nel settore agricolo, una scelta non scontata la loro, difficile ma anche bella che non cambierebbero mai con niente altro.

Claudio come nasce il deside-rio di aprire una azienda agri-cola?

Io e Daniele abbiamo iniziato stu-diando agraria a Pesaro e pren-dendo il diploma di Periti agrari, già a quindici anni d’estate anda-vamo a lavorare presso terzisti, poi io ho deciso, dopo il diploma, di aprire per conto mio. Nel 2004 ho aperto la partita iva e nel 2005 ho preso un po’ di terra in affitto, complessivamente avevo 40 ettari ed ora ne gestiamo ben 80, col-tiviamo cereali, ortaggi e ortaggi porta semi, tre volte a settimana facciamo i mercatini a Fano e a Urbino, una esperienza positiva che ci aiuta e ci dà liquidità, ed ora abbiamo anche due operai che lavorano con noi.

Quante ore lavorate al giorno ?

Lavoriamo giorno e notte, io ini-zio a lavorare alle cinque di mat-tina, mi fermo a mezzo giorno per due panini e poi in questo pe-riodo si semina fino alle ventuno, fino a quando non abbiamo fini-to, sono più di 13 ore di lavoro in media al giorno.

Claudio ma vale la pena lavo-rare così tanto ?

E’una passione, è un lavoro che si fa per passione, non sempre si guadagna bene, dipende dal tempo, dai mercati che fanno alti e bassi, ci sono tante spese per i mezzi, per il gasolio, gli affitti dei terreni e dobbiamo anticipare le spese per riscuotere anche due anni dopo, ma a me piace.

Se dovessi fare un bilancio del tuo lavoro …

Se dovessi considerare le ore di lavoro non lo farei, ma la passio-ne che abbiamo, lo stare a contat-to con la natura è la cosa più bella anche se la natura a volte fa brutti scherzi…

Cosa consiglieresti ad un gio-vane che volesse iniziare a la-vorare in questo settore ?

Ad un giovane direi di iniziare

piano piano, di non fare acquisti troppo costosi, farsi aiutare dalla famiglia, non esporsi troppo con gli acquisti fino a che non entra nel meccanismo. Io ho iniziato

con i mezzi che avevo in famiglia poi pian piano siamo cresciuti, al-l’inizio eravamo con l’acqua alla gola ma ormai siamo tranquilli. E’ dura ma anche nei momenti

difficili ho sempre voluto andare avanti, ci rimbocchiamo le mani-che e via si va avanti!

A cura di Marco Gasparini© RIPRODUZIONE RISERVATA

Mostra mercatodell’oliva a Cartoceto

CARTOCETO – Il settore agroa-limentare è uno dei pochi che in questo difficile momento registra una lieve crescita ed a Cartoceto che da ben 36 anni viene proposta la Mostra Mercato dell’oliva e del-l’olio extravergine sono ben con-sapevoli di quanto sia importante questo comparto, perciò Pro loco ed Amministrazione Comunale, organizzatori della manifestazio-ne, anche per questa edizione (4 e 11 novembre) hanno fatto del loro meglio per sostenerla e garantirne la riuscita.Inaugurata lo scorso 4 novembre dal sindaco di Cartoceto Olga Valeri, alla presenza della giunta comunale, di alcuni rappresentati della Provincia di Pesaro Urbino e della Regione Marche e di altre autorità, la Mostra Mercato ha accolto migliaia di visitatori, con-fermando il fatto di non essere solo un appuntamento locale, ma

di valore per tutto il territorio re-gionale e nazionale.Ospite d’eccezione è stato il sinda-co di Hugelsheim (città dell’aspa-rago bianco), Reiner Dehmelt, ac-compagnato da oltre 50 tedeschi arrivati nell’antico borgo in occa-sione del decennale del gemellag-gio tra le due cittadine.Una annata questa che, a causa delle condizioni meteorologiche (abbondanti nevicate prima e sic-cità poi), vede ridotta la quantità di olive raccolte, ma è caratte-rizzata dall’alta qualità dell’olio extravergine che, a detta degli esperti, è di gusto eccezionale e

degna dei palati più esigenti.La Mostra Mercato pur avendo l’olio (detto anche oro verde) come protagonista indiscusso, è arric-chita da tante iniziative collaterali, come l’ormai tradizionale mostra d’arte curata da Gesine Arps “Il sentimento agreste”, che quest’an-no espone nella biblioteca comu-nale la mostra fotografica”Sorrisi dal mondo” di Mimmo Fabrizi, così come nel centro storico sono visibili le opere in terra cotta di Giovanni Galiardi raccolte nella personale “Tracce della mia terra”, o la mostra fotografica di Eleo-nora Paganucci. E poi, agli stand

espositivi aperti fin dalle ore 9,30, si affiancano spazi dedicati ad una mostra micologica, ai mercatini ed alla pesca curata dai genitori degli alunni dell’”Istituto Marco Polo”, all’artigianato artistico e tanto altro.L’attesa ora è per domenica 11 no-vembre, che si preannuncia ugual-mente ricca di tante iniziative; una delle più importanti riguarda il Corpo Forestale dello Stato, che alle ore 11 ha in programma la cerimonia di inaugurazione della nuova sede nella ex sede comu-nale di Piazzale Rusticucci. Ovvio che per Cartoceto questa è una

presenza molto importante, in quanto costituisce una ulteriore garanzia circa il controllo e la si-curezza dei prodotti agroalimen-tari.Tutto ciò sarà esaurientemente spiegato nel corso di un convegno a Palazzo del Popolo (ore 17,30), in cui relazioneranno il coman-dante provinciale del Corpo Fore-stale dello Stato di Pesaro Urbino Maurizio Cattoi ed il comandante provinciale di Ascoli Piceno Piero Possanzini.Altre attrattive per la seconda e ultima domenica della Mostra Mercato saranno il Raduno Club Porche Marche alle ore 10,30 in Piazza Garibaldi, le visite guidate del centro storico dalle ore 15 alle ore 18 e nel pomeriggio un po’di folklore con l’esibizione del grup-po “La Raganella”.

Mariella Polverari© RIPRODUZIONE RISERVATA

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11 novembre 2012 15Fano Fossombrone Cagli Pergola

DOMENICA 11 NOVEMBRE NELLA CONCATTEDRALE DI CAGLI

Al via la terza edizionedi “Parrocchie in coro”CAGLI - Domenica 11 novembre, si terrà nella chiesa Concattedra-le di Cagli la terza edizione della rassegna concertistica “Parroc-chie in Coro”. Tale iniziativa è patrocinata dal-l’Istituto Diocesano di Musica Sacra della Diocesi di Fano-Fos-sombrone-Cagli-Pergola, nell’in-tento di diffondere e promuovere la musica sacra nella Diocesi, e di valorizzare le numerose espres-sioni di pratica musicale litur-gica. Al concerto si esibiranno i cori della Cappella Musicale del Duomo di Fano (assieme alla for-mazione dei pueri cantores), il Coro Polifonico Città di Cagli, la

Schola Cantorum San Domenico Loricato di Cantiano e il Coro Polifonico di Acqualagna.Ci saranno inoltre alcuni inter-venti all’organo a cura degli allie-vi e docenti dell’Istituto di Musi-ca Sacra. L’intento della rassegna proposta dall’Istituto di Musica Sacra è quello di creare uno luo-go di incontro tra tutti coloro che si occupano dell’animazione mu-sicale liturgica nelle celebrazioni eucaristiche. Questo appuntamento sarà per-ciò occasione di conoscenza tra i cori, gruppi corali e vocali, musi-cisti e strumentisti, di confronto sulle problematiche inerenti la

musica nella liturgia, per la cre-scita di ciascuno nella condivi-sione delle esperienze. L’iniziati-va rientra, infatti, negli obiettivi educativi dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra, il quale, grazie anche al patrocinio del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, è l’istituzione che meglio può supportare le esigenze di studio e di approfondimento di cui gli operatori musicali nelle parroc-chie della nostra Diocesi possano avere bisogno, al fine di prestare un profondo e decoroso servizio di animazione musicale. L’offerta didattica dell’Istituto consente, inoltre, di approfondi-

re le proprie conoscenze musicali pratiche e teoriche, di pari passo con la conoscenza e compren-sione dello spirito della Liturgia. Per conoscere l’offerta didattica è possibile visitare il sito web del-l’Istituto all’indirizzo idmsfano.wordpress.com. L’appuntamento è quindi per Domenica 11 no-vembre alle ore 16.30 presso il Duomo di Cagli. Al termine le corali parteciperan-no all’animazione della liturgia delle ore 18, eseguendo insieme

la Messa gregoriana VIII (de An-gelis) ed altri canti liturgici. Nel-l’invitare tutta la comunità citta-dina e della Diocesi, rinnoviamo l’augurio di buona musica ai par-tecipanti. Per maggiori informazioni, vi-sitare il sito dell’Istituto Dioce-sano di Musica Sacra idmsfano.wordpress.com, oppure inviare una mail all’indirizzo [email protected].

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PRIMO APPuNTAMENTO CON LA LECTIO DEL VEsCOVO

“Io credo, sostieni la mia poca fede”PERGOLA - Lunedì 29 ottobre, a Pergola, nella Chiesa di S. Andrea, si è tenuto il primo incontro, dei quattro previsti, sul tema: “Io cre-do, sostieni la mia poca fede”.I vari appuntamenti costituiranno un itinerario di fede nell’antico e nel nuovo testamento in cui ver-ranno prese in esame tre diverse figure: quella di Abramo, Mosè e Maria. Con la prima lectio divina dal tito-lo: “La fede di Abramo: una storia affascinante”, si è riflettuto su que-sto personaggio, attraverso la let-tura di alcuni versetti del libro del-la Genesi e della lettera agli Ebrei in cui tema centrale è appunto l’esperienza di fede di Abramo. Guida di questo e dei prossimi in-contri previsti è il nostro vescovo Armando Trasarti.Il Vescovo ha definito l’esperienza di fede di Abramo una “tipologia

di una storia di fede”, nella quale si rivedono le esperienze di fede plurime di ogni epoca, tanto che spesso Abramo viene chiamato “Padre della fede”. Abramo è un uomo come tutti, l’unica caratteristica che lo distin-gue è la disponibilità a fidarsi. Una volta chiamato da Dio, egli non esita ed è camminando lungo la strada che avviene il chiarimen-to, «è camminando che si vede il cammino e quindi è camminando che si vede la fede». Quella di Abramo è una fede del-l’attesa. La fede è infatti tendere, attendere e quindi fidarsi. Dio sembra non avere fretta nel realiz-zare la sua promessa, tanto che «la città dalle salde fondamenta» che Abramo aspettava egli non la cal-pesterà, ma Abramo non si è mai pentito di essere partito. Tutto questo però è proprio la fede cioè

«un progetto proteso in avanti gio-cato su un futuro che non si vede». La fede è infatti un intravedere. Grazie alla semplicità e alla sua capacità di arrivare al concretez-za del nostro vissuto, il vescovo Trasarti ci ha permesso di sentire più vicina una figura come quella di Abramo che spesso percepia-mo lontana. In realtà l’unica cosa che lo caratterizza è la sua volontà a diventare operante senza porsi quella tanto frequente domanda che noi spesso ci facciamo: “chi me lo fa fare?” Nel secondo in-contro si continuerà a riflettere su questa bella e importante figura, concentrandoci però sulla fede nella prova: “Dio mette alla pro-va Abramo”perché, come ha ben concluso il nostro Vescovo, «le cose migliori si provano».

Stefano Cuccaroni© RIPRODUZIONE RISERVATA

INCONTRO TRA I VEsCOVI sAuRE E TRAsARTI

Un Centro Pastoralein MozambicoFANO - Il Centro Missionario della nostra Diocesi ha iniziato da un po’ di tempo, e ora sta portando avanti, un progetto di cooperazione con la Diocesi di Tete (Mozzambico). Il suo vescovo, Mons. Ignacio Saure, dopo aver incontrato il nostro vescovo Mons. Armando Trasarti e il Cen-tro Missionario ha esposto le necessità della sua diocesi. È nata così la progettazione di un centro pastorale per la diocesi di Tete. Tete, è una diocesi giovane, istituita solo nel 1962. Ha una superficie di 100.725 kmq e una popolazione di circa 2.000.000 di abitanti, di cui 270.000 sono cattolici. Ci sono 25 parrocchie, 31 sacerdoti (5 diocesani, 26 reli-giosi), 5 fratelli religiosi, più di 60 suore e 19 seminaristi maggiori. Per implementare il lavoro, il coordinamento e la formazione permanente dei sacerdoti diocesani la Diocesi sta progettando con il nostro aiuto la costruzione di uno centro pastorale, ovvero uno spazio adeguato per far incontrare i sacerdoti altrimenti dislocati nel vasto territorio della diocesi. Una équipe di tecnici della nostra diocesi (ingegneri, geometri, architetti) hanno già incontrato il vescovo Ignacio Saure ed ora si stan-no preoccupando di fare le dovute rilevazioni del terreno, per poter ideare e progettare il futuro centro pastorale, per poi poterlo effettiva-mente realizzare secondo le effettive esigenze della diocesi. Il sostegno della nostra diocesi consiste nella disponibilità dei tecnici, che si sono offerti come volontari, e nella raccolta di fondi per contribuire alla rea-lizzazione dell’opera.

GLI INCONTRI DIOCEsANI PROsEGuIRANNO FINO A GENNAIO

Oratorio: cuore pulsante dell’attività educativaFANO - Il 30 ottobre, presso gli Uffici Dio-cesani siti in Via Roma, si è svolto il primo e ufficiale incontro del Consiglio Diocesano Oratori. Copiosa la presenza dei parteci-panti, in special modo quelli provenienti da Fano e dalla Vicaria del Metauro, non man-cano coinvolti nel progetto anche soggetti facenti parte delle zone più “remote” della Diocesi, come ad esempio Cagli e Pergo-la. L’incontro si è aperto con un confronto tra parrocchie, un po’ per farsi coraggio a vicenda per ciò che riguarda i problemi co-muni e un po’ per monitorare la situazione. Qualcuno si è dichiarato un po’ “acciaccato” per via della propria situazione territoriale e parrocchiale, ma comunque la Speranza è il sentimento che ha prevalso anche in queste situazioni. Altri hanno dichiarato che è necessario andare avanti per far capi-re alla gente che certe cose possono essere realizzate, altri ancora hanno sottolinea-to l’importanza di un ambiente educativo nel quale i più piccoli percepiscono che di fronte hanno sempre qualcuno pronto a donarsi per loro. Questa neonata esperien-

za, che non ha una Storia ben radicata nel nostro territorio, nasce da un’opportunità dataci dalla Regione e dal lavoro della no-stra Diocesi, dalla Cooperativa “Crescere” e dal lavoro immenso e costruttivo delle nostre parrocchie e dei volontari che ope-rano al loro interno. L’oratorio è visto come un progetto di riscoperta della Fede, tema attuale, visto che il nostro Papa ha indet-to recentemente un intero anno dedicato a questo tema. Gli oratori che abbiamo in mente dovranno essere il cuore pulsante dell’attività educativa delle parrocchie e di conseguenza della Diocesi, con un movi-mento verso l’esterno riguardo alle richieste ed esigenze territoriali e ai confronti con le altre realtà e con un ritorno verso l’interno, per ciò che riguarda risposte ed indicazio-ni varie. In quest’epoca di reti il Consiglio Diocesano oratori ha come scopo il tesser-ne una, grande e fruibile e, attraverso i suoi nodi, collegare: le Parrocchie al loro inter-no, queste con la Diocesi e quest’ultima con le altre Diocesi della regione. Per portare a compimento ciò abbiamo più strumenti,

tra i quali: formazione nelle parrocchie e formazione regionali. La prima si occupa di attraversare un percorso formato da 6 in-contri, tre teorici e tre pratici, frequentabili dai 16 anni in su, per fornire competenze di base ad operatori, animatori e catechi-sti, riflettendo insieme. Gli incontri saran-no costruiti in base alle realtà che faranno la richiesta di essere formate, in modo da rispondere il più efficacemente possibile ai problemi effettivamente presenti in loco. La formazione regionale consiste in incon-tri che si svolgono durante alcuni week-and dell’anno, solitamente presso Loreto, con i quali poter ampliare il proprio orizzonte educativo e confrontarsi sulle novità pro-venienti dall’esterno. Tutto questo in un’ot-tica di comunione. Per quello che riguar-da la rete, nel senso di web, segnaliamo la nostra pagina facebook “Oratori Diocesani FFCP” con la quale interagire. Il prossimo consiglio diocesano oratori è fissato per il 22 gennaio.

L’Equipe Diocesana Oratori© RIPRODUZIONE RISERVATA

I MERCOLEDI’ DEL CONCILIOFANO – La Scuola Teo-logica di Base – CoTeB organizza, alle ore 21.15 presso il Centro Pastorale diocesano, “I mercoledì del Con-cilio”.Riportiamo, di segui-to, il programma:

mercoledì 14 novembreDon Nazzareno Marconi (foto)“Dalla Dei Verum alla Verbum Domini”

mercoledì 9 gennaioDon Giuseppe Butani “La Liturgia dalla Sacrosanctum Concilium ad oggi”

mercoledì 6 marzoDon Dario Vitali - “Uno sguardo sulla Chiesa”

mercoledì 2 maggioFrancesco Giacchetta“Dialogo Chiesa-mondo dal Concilio ad oggi”

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Fano Fossombrone Cagli Pergola11 novembre 201216 amicoil nuovo• •

ALL’ESORDIO L’AIUTO DI DON TONINO LASCONI E DELL’AGESCI PESARO

Gli scout di Cagli festeggiano 20 anniCAGLI – Del gruppo originario è rimasto ben poco. Ma anche que-sto vuol dire crescere, se capita di nascere in un paese che si è costretti a lasciare per studio o lavoro. Sono ormai uomini e donne, i primi lu-petti cagliesi, quelli che quest’anno festeggiano il ventennale di un’as-sociazione che sembra far parte da sempre della storia di questa città, ma che è nata da un’esigenza e da un tentativo fallito, quasi a ricorda-re che la strada da percorrere spes-so è la più tortuosa, se si vogliono raggiungere obiettivi grandiosi.Lo sa bene il gruppo di famiglie che, proprio 20 anni fa, si è adope-rato per offrire ai propri figli un’al-ternativa, pensando all’educazione civile e religiosa dei ragazzi. Con l’Azione Cattolica il primo tenta-tivo: “Abbiamo anche fatto venire don Tonino Lasconi – ricordano – ma poi decidemmo di rivolgerci al gruppo scout Agesci di Pesaro, ritenendo che lo scautismo potesse essere un’esperienza molto coin-volgente per i nostri ragazzi. Da Pesaro abbiamo ricevuto aiuto e sostegno, siamo stati accompagnati per un intero anno da capi esperti e anche noi abbiamo partecipato a un campo di formazione dal quale abbiamo avuto nozioni sul metodo

scout. Siamo partiti con un gruppo di ragazzi con più di 16 anni e ab-biamo fatto con loro un campo sul monte Catria assaporando il gusto della strada, del dormire in tenda e del condividere tanti momenti di riflessione e di gioco. Purtroppo di questo primo gruppo nessuno è rimasto, sia per impegni di lavoro che per scelte di vita”. Intanto, però, sono ripartiti i Lupetti (bambini dagli 8 ai 12 anni) e l’anno dopo si è formato il reparto (ragazzi dai 12

ai 16 anni). “Il nostro assistente è stato don Luciano: a lui siamo ri-masti uniti da affetto sincero per la bella esperienza condivisa. Nel cor-so degli anni abbiamo continuato il nostro servizio accorgendoci che anche se l’impegno era gravoso, ciò che ricevevamo era molto di più di quanto davamo”. Cagli 1, ormai, era nato. E, insieme a quei ragazzi, sa-rebbe cresciuto. “Quasi 400 ragazzi hanno percorso un tratto di strada insieme a noi: li portiamo tutti nel

cuore e i loro nomi sono scritti nel-l’albo d’oro del gruppo scout.Con impegno e costanza, poi, i gio-vani che hanno scelto di rimanere ci sono stati: ora sono capi e, final-mente, quest’anno si potrà aprire anche il clan (con dieci giovani con più di 17 anni) che è l’ultimo step del percorso formativo previsto dal me-todo scout (oltre a loro, del gruppo fanno parte 23 lupetti, una trentina di ragazzi compongono il reparto). Un bel regalo per il ventennale. Ma

altri ce ne saranno. “Nella ricorren-za del ventennale pensiamo di pro-porre alcuni eventi. Il primo è stato un grande torneo di palla scout che è una commistione tra rugby e scal-po (tipico gioco scout) a cui sono stati invitati tutti gli ex scout e i ge-nitori degli attuali iscritti. Il gruppo scout ha offerto penne pasticciate, specialità del nostro cuoco che, dal primo campo, ogni anno, si rende disponibile a sfamare i lupetti. Dopo le premiazioni, tutti i presenti han-no partecipato alla messa al campo celebrata dal nostro assistente don Gabriele”.Un altro regalo per il ventennale, gli scout di Cagli lo hanno trovato usciti dalla celebrazione durante la quale sono stati ricordati una capo scout e due lupetti (Carlotta, Leo-nardo): “Alla fine della santa messa, due arcobaleni sono apparsi nel cie-lo e, fenomeno molto raro, erano a specchio”. Gli scout ci hanno voluto leggere un segno della partecipazio-ne alla festa dei due amici. E anche se così non fosse, il miracolo c’è ed è quello di un affetto e di una con-divisione che non nasce sempre né per caso. E che, proprio per questo, è destinata a non finire mai.

Elisa Venturi©riproduzione riservata

OLTRE UN mILIONE DI EURO PER CREARE OCCUPAzIONE NELLE AREE mONTANE

Il progetto Appennino per Fonte Avellana

FONTE AVELLANA – Attivare il progetto Appennino, che ha lo sco-po di creare nuova occupazione e di stabilizzare i lavoratori già attivi nel settore forestazione e attraverso la valorizzazione delle potenzialità turistiche ed ecologico-ambien-tali delle Marche, entro il 2013. E’ l’obiettivo che si sono dati Centrali cooperative, Enti locali, sindacati e parti sociali a Fonte Avellana, il

luogo dove nel 1996 venne firma-ta l’omonima Carta, documento di condivisione e d’impegno comune fra tutti i soggetti interessati a fa-vorire lo sviluppo sostenibile del-l’entroterra marchigiana. Durante il seminario “Verso l’attuazione del progetto Appennino” è stato ricor-dato da Luca Possanzini, Consor-zio Marche Verdi, il percorso per la creazione di questo progetto il

cui valore è stato riconosciuto con l’inserimento nella legge finanziaria regionale del 2010. Possanzini ha ricordato che il progetto Appenni-no è stato studiato sul modello del “progettone” della Provincia auto-noma di Trento, dove, a fine anni ‘80, venne realizzato per affrontare la situazione occupazionale che si era manifestata a seguito del-le ristrutturazioni e riconversioni industriali del territorio. Nei due anni successivi, sono stati sbloccati i fondi del Piano di sviluppo regio-nale, destinati ai progetti forestali, e si è istituito, da parte della Regione, il capitolo di bilancio con la dota-zione di 250 mila euro, ha ricordato Fabio Montanini, dirigente Servizio regionale Lavoro, oltre a 750 mila euro del Fas-Fondo aree sottouti-lizzate e 250 mila euro del Fondo sociale europeo per un totale di 1,25 milioni di euro cui si potrebbe raggiungere quanto verrà quantifi-cato dalle singole Province. “Prima dell’estate – ha aggiunto Montanini - il vicepresidente della Giunta re-gionale, Paolo Petrini, ha sollecitato le Province nel dichiarare la propria

adesione al progetto e, a breve, la sintesi di questa iniziativa andrà in Giunta per passare poi alla fase operativa”. Montanini ha ricordato le opportunità che potrebbero ar-rivare dall’Unione europea, nella presentazione di un progetto multi-disciplinare, che coinvolga i settori di ambiente, cultura, turismo, e ha parlato della possibilità di una spe-rimentazione del progetto Appen-nino, è possibile nelle aree di crisi già individuate dal governo regio-nale, quella del fabrianese e quella del piceno. “E’ arrivato il momento di fare un passo avanti per il pro-getto Appennino – ha detto Teodo-ro Bolognini, Legacoop Marche – e contribuire a creare, anche qui nel-le Marche, quel modello di sviluppo necessario per il futuro della nostra economia”. Il segretario regionale di Cgil Marche, Roberto Ghiselli, e di Uil Marche, Graziano Fioret-ti, hanno rinnovato la disponibilità del sindacato chiedendo una con-ferma, con la sottoscrizione di una nuova intesa, degli impegni assunti dal governo regionale nel Patto per lo sviluppo, in cui si parlava anche

del progetto Appennino, siglato nel novembre 2009, e hanno chiesto, soprattutto, di accelerare i tempi. Paolo Argalia, presidente del Con-sorzio Marche Verdi, ha fatto “un forte appello alla Giunta regionale per la partenza di questo progetto, fondamentale per dare respiro ad un territorio che vive una situazio-ne drammatica”. All’incontro hanno anche partecipato il sindaco di Fa-briano, Giancarlo Sagramola, e l’as-sessore alle Politiche ambientali del Comune di Fabriano, Patrizia Ros-si. Don Salvatore Frigerio, monaco benedettino camaldolese, fra gli ideatori della Carta di Fonte Avel-lana, ha ricordato “l’impegno delle comunità dei monaci che lavora-vano dalla montagna per salvare quelli che vivevano in pianura. Un orientamento che appare quanto mai di attualità” mentre don Gian-ni Giacomelli, priore del monaste-ro di Fonte Avellana, ha sostenuto che “noi che viviamo sull’Appenino, viviamo già dentro alla possibilità, dentro al progetto per valorizzare ambiente, turismo, cultura, natura”.

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ISTITUTO COmPRENSIVO DI CARTOCETO

L’inno di Mameli a scuolaCartoCeto - nell’anno dell’entrata in vigore della legge che istituisce l’insegnamento dell’inno di Mameli in ogni ordine di scuola e dopo la coinvolgente esperienza delle celebrazioni del 150° dell’unità, il neo-dirigente dell’istituto comprensivo di Cartoceto promuove una serata divulgativa aperta a tutti, il cui scopo principale è fornire ade-guati strumenti di lettura del Canto degli italiani. “L’iniziativa - dice la prof.ssa susanna neumann – nasce per condividere un forte elemento d’identità, dall’immediato e tra-scinante impatto musicale e letterario, e permette di approfondire le figure degli autori e le vicende storiche collegate. Così la scuola, l’istituzione che per eccellenza si occupa di fare gli italiani, valorizza gli interessi e le competenze per promuovere la conoscenza critica e problematizzare il passato comune”. L’incontro, che avrà luogo nella sala co-munale di viale della repubblica di Lucrezia, è aperto alla cittadinanza tutta “perché siamo convinti - continua il dirigente, impegnata attivamente nella promozione della cultura musicale - che una coralità di voci diverse possa offrire molti stimoli anche agli adulti, soprattutto in un periodo in cui globalizzazione e movimenti di popoli portano ad un consapevolezza nuova riguardo valori fondamentali come patria, popolo, nazio-ne.” e chi meglio di un istituto comprensivo nonché centro per l’educazione permanente può farlo? ad animare musicalmente la lezione, che si terrà significativamente proprio il giorno della nascita del tricolore, saranno gli studenti stessi, guidati dalla prof.ssa Laura Belli, mentre la parte storico-letteraria è affidata - nel segno della continuità dell’im-pegno verso il nostro territorio - ai precedenti dirigenti: i professori antonio Laurino e Giovanni pelosi. L’appuntamento è per mercoledì 14 novembre, alle ore 21.

Sabrina Battistelli ©riproduzione riservata

L’ARTISTA PATAFISICO DELL’ESSENzA

Si è spento il maestro Ettore SordiniCAGLI - Si è spento il maestro Et-tore Sordini: l’artista patafisico del-l’essenza, l’estroverso intellettuale dei nessi imprevedibili ma sempre illuminanti, il raffinato dotto affabu-latore a tratti volutamente parados-sale che sapeva ricercare gli inediti punti di vista. Colpito da un male incurabile ha vissuto il calvario della malattia quasi con distacco, assistito in questi lunghi mesi amorevolmen-te dalla moglie Maria Vittoria Dier-na e dal figlio Federico e seguito con grande affetto dai tanti amici, delle più diverse estrazioni sociali culturali e generazionali, che lo hanno stimato e amato.Di questi, uno rimasto anonimo, nelle ultime sere lo ha vegliato per un po’ nella sua camera in ospe-dale a Fossombrone. Poi ha chiesto all’efficiente e gentile personale di servizio una matita con cui ha scritto sul muro “l’infinito ti attende - l’Italia ti ama - grazie Ettore”. Nel 2010 la città di Cagli ha con-

ferito ad Ettore Sordini il Premio dell’Angelo anche quale riconosci-mento al suo indubbio magistero esercitato in vari periodi storici a Cagli, al suo attaccamento alla cit-tà paterna per la quale ha saputo esprimere gesti di eloquente gene-rosità.“Cagli piange (afferma il Vice Sin-daco con delega ai Beni e Attività Culturali Alberto Mazzacchera) una delle sue più straordinarie

personalità. Un artista precoce che aveva esordito a vent’anni al fianco di Lucio Fontana, sodale delle migliori energie creative del tempo. È stato un au-tore coltissimo di un’espressione artistica capace di variare dalla pittura alla struttura nel segno di un’alta elaborazione concettuale. Coloro che han-no avuto la fortuna di conoscere l’artista dotto, l’in-tellettuale raffinatissimo e l’uomo generoso sanno quanto sia grave e incolmabile la perdita di Ettore Sordini”.

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11 novembre 2012amicoil nuovo• • 17

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Ha riapertoi battenti

l’Oratorio diSan Crescentino

pagina

ragazziRedazione di Urbino:Via Beato Mainardo, 4 - 61029 UrbinoTel. e Fax 0722/[email protected]: Mattino 9.00-12.00Pomeriggio 15.00-17.00Urbino

Urbania Sant’Angelo in Vado

La rELiQUia DEL BEaTO giOVaNNi PaOLO ii - ECHi Di UNa PrESENzaLa testimonianza di AcqualagnaAcqualagna - Il 23 ottobre la comu-nità di Acqualagna ha accolto con trepidazione e gioia l’arrivo della reliquia del beato Giovanni Paolo II nella chiesa parrocchiale di S. Lucia. Numerosi fedeli con il parroco Don Piergiorgio Angelini si sono raccolti in preghiera davanti alla preziosa reliquia che è stata deposta accanto al Santissimo Sacramento già espo-sto per l’adorazione eucaristica. Alle 18 è stata animato un momento di preghiera per i giovani presenti e l’affluenza della gente è continuata per tutto il pomeriggio. Alle 21 è

stata celebrata l’eucaristia concele-brata da tutti i sacerdoti della zona e animata dal coro parrocchiale al completo. Al termine e proseguita la preghiera, con grande partecipa-zione continuata tutta la notte e il giorno successivo fino alle ore 16.30, quando è arrivato mons. Sandro de Angeli per portare la reliquia in Ur-bino.

La preghiera di Anziani e malati URBINO. La presenza della preziosa reliquia del Beato Giovanni Paolo II ad Urbino è stata occasione per una Celebrazione Eucaristica in

Duomo, dedicata in particolare agli anziani e ammalati dell Arcidiocesi di Urbino - Urbania - S Angelo in Vado.La funzione ha avuto inizio con un saluto da parte dell Arcivescovo mons. Giovanni Tani che ha eviden-ziato la grande devozione del Beato Giovanni Paolo II a Maria, ed a come la forza della fraternità, della pace fra i popoli abbia improntato tutto il Suo lungo Pontificato, sottolinean-do la grazia di avere questa Sacra Reliquia in mezzo a noi da poter ve-nerare cosi da vicino.Numerose le dame e barellieri dell`Unitalsi, che da ogni parte della diocesi, hanno accompagnato per-

sone anziane e non, a partecipare a questa importante funzione reli-giosa in particolare a loro dedicata. Sono state accompagnate dai volon-tari Unitalsi, anche alcune persone ospiti della Casa di Riposo Padiglio-ne di Urbino, che hanno partecipato con viva devozione alla cerimonia. Ha celebrato la S Messa l‘arcive-scovo emerito mons. Francesco Marinelli, che nell’omelia ha fatto riflettere sul significato di anzianità, di malattia, di sofferenza, di solitu-dine, ricordando come il coraggio e una grande forza data dalla fede sia stato il valore da prendere come esempio dal beato Giovanni Paolo II e siano da sprono ad affrontare i

giorni difficili di questo periodo del-la vita.

Domenica 11 novembre alle 16.30 al Santuario mariano del Pelingo, l`Unitalsi di Urbino con la parteci-pazione delle sottosezioni di Fano e Pesaro, nello spirito della condivisone che caratterizza la tradizione unital-siana, vivrà un incontro formativo dal tema “Il libro della genesi come fondamento di una relazione”, che avrà come relatore padre Salvatore Frigerio. Seguirà alle 18,30 la Santa Messa e, alle ore 20.00, la cena al ri-storante Pelingo.

M.L. Gulini© RIPRODUZIONE RISERVATA

URBINO. Nella ricorrenza della fe-sta di tutti i Santi, per i parrocchiani di S. Martino di Urbino e annesso territorio non ci poteva essere dono più grande che l’arrivo del nuovo parroco don Umberto Brambati, sacerdote di grande dedizione al Si-gnore e alla Chiesa. Aver scelto que-sta data per l’insediamento è stata certamente un’idea geniale: questa solennità celebra l’assemblea festosa dei salvati, che, frutto del mistero pasquale, glorifica in eterno il nome del Signore. Un parroco dona la Pa-rola di Dio, dona l’Eucaristia e fa en-trare i suoi fedeli nella vita cristiana, attraverso il Battesimo. Un parroco aiuta a camminare verso la santità. Dopo la lettura della bolla di nomi-na a tempo indeterminato, da parte di don Salvatore Amico, l’Arcivesco-vo che ha presieduto la celebrazio-ne eucaristica, ha spiegato i motivi di questa assegnazione. “La logica che sta alla base di questo e di altri trasferimenti è quella di distribuire, in modo sufficiente, i sacerdoti su tutta la diocesi, suddivisa in sette unità pastorali. Appena ho prospet-tato alcune proposte, don Umberto ha subito detto di sì alla parrocchia di S. Martino di Pallino, con sede a Ca’ Staccolo, rifiutando di andare in

pensione. Mons. Brambati mi è di esempio per questa disponibilità: è un uomo molto schietto, sincero e diretto; con lui ho stabilito una pro-fonda stima e fiducia”. E ritornando sul valore delle “unità pastorali”, ha aggiunto: “Vorrei che le parrocchie rimanessero tutte, anche se non tutte possono avere gli stessi servizi. Per questo le unità pastorali hanno lo scopo di eliminare le abitudini consolidate, i particolarismi e crea-

re un’animazione e una vitalità per crescere nella vita cristiana”. L’Arci-vescovo ha quindi indicato i servizi da unificare, muovendosi lungo tre direttrici: aiutare le famiglie a mantenersi fedeli alla vita cristia-na, sostenere i giovani a prendere coscienza dei valori della vita e impegnarsi nella formazione delle catechiste e dei catechisti. Mons. Tani, dopo aver ringraziato don Sal-vatore Amico per l’attività pastorale

fin qui svolta in questa parrocchia, ha chiesto collaborazione alle co-munità, invitandole a non rimanere troppo legate al proprio campanile, ma ad avere uno sguardo più am-pio. “Questa Chiesa di Ca’Staccolo e l’attiguo Santuario sono dedicati al Sacro Cuore di Gesù che è il cen-tro della santità. Voi siete al centro di quella fucina d’amore che è il cuore di Gesù”. L’ampia presenza di molti parrocchiani e di tanti al-

tri fedeli di Urbino, è stata indiret-tamente la risposta più eloquente. Sono seguiti altri gesti particolari: il rinnovo da parte del neo parroco, delle promesse fatte al momento dell’ordinazione sacerdotale, poi la pronuncia della professione di fede. È seguita la presa di possesso della sede da dove presiederà le celebra-zioni e la consegna della chiave del tabernacolo, dove è custodito il te-soro della Chiesa che è l’Eucaristia. Al termine, Don Umberto, visibil-mente commosso, dopo aver rin-graziato l’Arcivescovo, mutuando le parole di S. Paolo, ha chiesto ai par-rocchiani di fargli un po’ di posto nel loro cuore. “Dal 25 luglio, gior-no in cui l’Arcivescovo mi ha fatto questa proposta, ho cominciato a pregare per voi. Vi chiedo una cor-rispondenza di amore e di lavorare insieme per il Regno di Dio”. Uno scosciante applauso ha dimostrato, più di tante parole, la sincera acco-glienza e il grande desiderio di lavo-rare insieme al neo parroco. Il coro parrocchiale, sapientemente diretto da Massimo Gentilini, ha reso an-cora più solenne questa toccante e gioiosa celebrazione eucaristica.

Giuseppe Magnanelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Calorosa accoglienza ai nuovi parrociS. MarTiNO iN PaLLiNO a Ca’ STaCCOLO

Don Umberto Brambati

a iSOLa DEL PiaNO – CHiESa Di S. CriSTOFOrO

Benvenuto don HugoISOLA DEL PIANO – Sabato 3 No-vembre, nella chiesa di San Cristo-foro del pittoresco borgo di Isola del Piano, si è celebrato l’ingresso so-lenne e l’insediamento di Don Hugo Garcia Oliveros, alla presenza del-l’Arcivescovo Mons. Tani, del sinda-co di Isola e di una numerosa folla di parrocchiani, ex parrocchiani e amici del novello parroco. La cele-brazione, allietata dalle melodie del coro parrocchiale del Duomo di Ur-bino giunto per accompagnare l’or-mai ex viceparroco nella sua nuova “casa”, è iniziata subito con dei toc-canti e significativi momenti, come la lettura della nomina, l’aspersione dei fedeli e il saluto del sindaco, che ha sottolineato quanto in questo anno l’Arcivescovo sia stato co-stantemente vicino a una comunità pur geograficamente lontana dalla sede diocesana dando prima a Don Sandro l’incarico di amministrato-re provvisorio ed ora nominando un nuovo parroco che si adopererà a tempo (quasi) pieno nella cura della vita parrocchiale isolana. Don Hugo è infatti amministratore par-rocchiale che, come ha precisato nell’omelia Mons. Tani: “Si diffe-

renzia da un parroco vero e proprio in quanto i suoi incarichi non sono unicamente nella parrocchia che amministra, ma spaziano in altri ambiti che richiedono una sua pre-senza assidua anche ad Urbino e in

diocesi. Da qui l’esigenza di vivere ancora ad Urbino, dalla quale si sposterà comunque spessissimo per accompagnare la sua parrocchia nel cammino di fede che affronterà. In ogni caso state tranquilli, -ha con-

cluso l’Arcivescovo- perché vivendo nel mio stesso palazzo Don Hugo mi terrà sempre aggiornato su tutte le attività in corso e su ogni novità; insomma vi sarò sempre vicino.” I parrocchiani, nella preghiera dei

fedeli, hanno sottolineato come lo Spirito Santo sia fondamentale nel-l’operato della loro guida e hanno invocato su Don Hugo tutto l’aiuto divino necessario perché possa es-sere saggio pastore della loro vita cristiana. Sono seguiti poi i mo-menti più importanti, come la presa di possesso della sede e la consegna della chiave del tabernacolo. Nel discorso finale Don Hugo, che ha ricordato la presenza in chiesa della Madonna del Giro, ha ringraziato tutti i presenti, i sacerdoti concele-branti (tra cui i precedenti ammini-stratori Don Alceo e Don Sandro) e Mons. Tani della fiducia concessagli nell’affidargli il nuovo importante incarico. Ha infine invocato l’aiuto del Signore, dello Spirito Santo e di Maria, alla quale affida sempre ogni suo momento, dai più gioiosi a quelli di dolore. I parrocchiani al termine non si sono risparmiati dal preparare con cura un abbondante buffet che ha allietato i saluti e le battute che Don Hugo, col suo spi-rito contagioso, non smette mai di fare. Benvenuto Don Hugo!

Giovanni Volponi © RIPRODUZIONE RISERVATA

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11 novembre 201218 Urbino Urbania Sant’angelo in Vado

URBINO. Amore verso Dio e amore verso il prossimo sono il compendio delle legge dell’Amo-re. Sono due comandamenti che si illuminano a vicenda e abbrac-ciano tutti gli altri: questo richie-de a tutti, una verifica personale e comunitaria. Quando Gesù ri-sponde allo “Scriba” non aggiunge niente di nuovo a quanto detto nell’Antico Testamento, se non “amerai il Signore con tutta la tua mente”. Dobbiamo cercare Dio anche attraverso la ragione, cioè conoscerlo, cioè avere interesse per il Signore. “Lo Scriba”, ha det-to padre Luca Gabrielli, “crede al Dio degli eserciti, al Dio potente, al Dio che sta lontano nei cieli, mentre il Dio di Gesù è l’Ema-nuele, il Dio con noi, il Dio che ci ama e che si è fatto carne per sal-varci. Con le persone che ci fanno un regalo, ci sentiamo obbligati a ricambiare, con le persone che ci amano ci sentiamo portati a con-traccambiare; così deve essere con il Signore: dobbiamo amarlo, perché il suo amore lo abbiamo già ricevuto. Ascolta Israele: fai entrare l’amore che è Dio, dentro di te”. E poi, rivolgendosi ai ra-gazzi: “Sentite l’amore che Dio ha per voi? Potrete amare il vostro prossimo solamente quando nel

vostro cuore sentite già l’amore che Dio nutre per voi”. Purtroppo, spesso, la cultura contemporanea ostacola il cammino della fede. Dio è sostituito dal benessere eco-nomico, dal progresso, dall’avere, dall’apparire. Nonostante ciò, le grandi domande dell’esistenza permangono nel cuore dell’uomo ed è proprio per dare loro rispo-ste, proprio per dare un senso alla vita, che si apre la possibilità di trovare Dio. Anche l’amore, oggi, è stato ridotto quasi solamente ad atto sessuale, mentre il suo vero significato è molto più alto. “Solo Dio, che è l’essenza dell’amore, può riempire il nostro cuore”. E proprio per questo, “lasciamoci amare da Dio, - è stata l’esorta-zione del parroco -, solo così sa-remo capaci di riamare. Gesù ci ha tanto amato fino a morire sulla croce, noi siamo capaci di dare la vita per lui?”. Su queste domande si è soffermata la riflessione dei ragazzi che l’hanno continuata a sviluppare anche negli approfon-dimenti della Parola di Dio, che si ripetono ogni martedì a partire dalle ore 21, nella Chiesa di S. Do-menico.

Giuseppe Magnanelli© riproduzione riservata

Quasi un diario urbania e dintorni di Raimondo RossiQuasi un diario

ConCorso indetto daLLa FondaZione “iL PeLLiCano”

Poesie dedicate a MariaURBINO. Il Centro Mariano della Fondazione Il Pellicano con sede a Trasanni di Urbino ha indetto un concorso di poesie dedicate alla Madre di Dio per la formazione di una grande Antologia Maria-na. Il concorso, aperto a tutti, dai bambini, ai giovani e agli adulti di ogni età e condizione, ha ottenuto immediatamente uno straordina-rio riscontro: oltre 600 sono state le poesie pervenute da ogni parte d’Italia sui temi proposti e preci-samente: l’Immacolata, la presen-tazione di Maria al tempio, l’An-nunciazione, la Visita di Maria a S. Elisabetta, il Natale, l’adorazione dei pastori, l’adorazione dei Magi, la presentazione di Gesù al tem-pio, la fuga in Egitto, nell’intimità di Nazaret, la Madonna nel dolore, la Madonna nella gloria, il canto di preghiere alla Vergine, appari-zioni della Vergine. Il tutto è stato raccolto in un bellissimo e corposo volume con foto a colori edito dal-l’Age di Urbino. L’antologia com-prende tre gruppi di poesie: quelle in concorso, quelle fuori concorso e le altre fatte pervenire da per-sonalità religiose, della cultura e dell’arte. Le espressioni poetiche in concorso sono oltre 200 e sono al vaglio della apposita commissio-ne incaricata di individuarne dieci, cinque elaborate da adulti e altret-tante create da ragazzi e giovani, che verranno premiate nel corso di una cerimonia che si terrà l’8 di-cembre 2012, festa dell’Immacola-ta, nel Centro Mariano di Trasanni alle ore 15,30 cui parteciperà l’arci-

vescovo mons. Giovanni Tani.L’iniziativa è stata posta in esse-re da mons. Ezio Feduzi titolare della Parrocchia di Cristo Re di Trasanni, fondatore e presidente, nonché strenuo animatore, della Fondazione Il Pellicano tramite la quale, e grazie ad una generosa benefattrice, è stato possibile dare vita ad un percorso che ha porta-to alla realizzazione di laboratori per giovani, alla costruzione di una Scuola di formazione e avviamento al lavoro, alla creazione del Centro Mariano che è una fucina di attivi-tà e di idee finalizzate ad offrire se-gni d’amore e di riconoscenza alla Madre di Gesù. Attualmente, con il nome “Artelavoro” è indicato un complesso costituito dalla scuola di Formazione per l’avvio al lavo-ro e alle varie professioni con un Museo Mariano che ha lo scopo di

raccogliere quanto è possibile sul-la Madonna, oltre a 7 laboratori di artigianato artistico. Sotto l’aspet-to più strettamente spirituale, è stato programmato un Centro di Spiritualità Mariana con lo scopo di onorare la beata Vergine Maria, demandando a tutti coloro che hanno volontà, generosità e com-petenza l’onore di essere “docen-ti” per quanti hanno desiderio di apprendere, dal loro talento, pro-muovendo ogni due anni una ras-segna di pittura, scultura, grafica e di altre espressioni artistiche su temi riguardanti la Vergine. L’ini-ziativa della grande Antologia Ma-riana fa parte di questo program-ma e la partecipazione di tanti è un segno forte che conferma il valore ed il significato della proposta.

giancarlo di ludovico © riproduzione riservata

Caritas e territorio - Convegno a sant’angeLo in vado

Percorsi di solidarietàSANT’ANGELO IN VADO. In oc-casione della 49a mostra nazionale del tartufo, sabato 27 ottobre 2012 presso la sala del consiglio comu-nale di Sant’Angelo in Vado, si è svolto il convegno organizzato dal-l’Assessorato alle politiche sociali e giovanili e da Caritas Diocesana Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, con il patrocinio del Comu-ne di Sant’Angelo in Vado, la Par-rocchia di S. Michele Arcangelo, l’Arcidiocesi e Caritas Italiana. Il giorno seguente, è stato conferito il prestigioso Tartufo d’oro a Caritas Italiana, organismo pastorale della Cei, premio ritirato del delegato dott. Sergio Pierantoni, responsa-bile dell’area amministrativa. Ad aprire il convegno l’intervento e i saluti del sindaco Settimio Bravi mentre l’assessore Fabio Gosto-li ha evidenziato l’importanza del servizio che la Caritas svolge sul territorio. Il direttore della Caritas Diocesana, Emanuele Brancati ha illustrato l’organizzazione dell’As-sociazione e i principi cui è ispirata. È seguita la tavola rotonda sul tema “Caritas e territorio: percorsi di so-lidarietà”. Mons. Davide Tonti ha impostato il suo discorso sul senso della carità nella vita parrocchia-le, luogo privilegiato per vivere la

cristianità e costruire insieme una comunità fraterna; a seguire una riflessione sull’Osservatorio delle povertà e risorse, sviluppata dalla dott.ssa Nadia De Troia, sociolo-ga e operatrice Caritas Diocesana. La dott.ssa Elisa Crescenzi, anche lei sociologa e operatrice Caritas Diocesana, ha illustrato gli obiet-tivi e i primi risultati del progetto di animazione “Alle radici di Ca-ritas” che la Caritas Diocesana sta portando avanti in questi mesi. La

dott.ssa Lucia Giovagnoli, psicolo-ga e psicoterapeuta psicodinamica, collaboratrice Caritas Diocesana, unitamente a padre Caludio Pan-taleo, responsabile della pastorale della salute, psicologo e consulente grafologo, hanno presentato alcuni progetti che si sono sviluppati in questi anni e che stanno per essere avviati, come nel caso del centro di ascolto sanitario presso la Caritas Diocesana e lo sportello di consu-lenza psicologica, sia nella scuola

che all’interno dell’oratorio di San-t’Angelo in Vado, un sostegno per tutti coloro che vivono situazioni di disagio al fine di promuovere la sal-vaguardia del benessere psicofisico. La dott.ssa Francesca Passalacqua, educatrice e sociologa della multi-culturalità, operatrice Caritas, ha parlato invece dei giovani e l’espe-rienza in Caritas, inseriti all’interno di progetti in Servizio Civile. L’in-tervento della Dott.ssa Viviana La Spada, si è incentrato sul report di

un’esperienza diretta vissuta in Ar-gentina in qualità di civilista e col-laboratrice del Centro di Ricerca e Formazione in Psicologia Giuridica, diretto dalla Prof.ssa Daniela Pajar-di. Grazie alla collaborazione tra Caritas Italiana e Università di Ur-bino, si sta indagando su costrutti psicologici quali Empowerment ed Autoefficacia (assieme a com-petenze quali responsabilizzazione, autorealizzazione e livello di fata-lismo) in riferimento agli utenti di Caritas nel mondo. Infine a chiudere i lavori del con-vegno, la relazione del delegato di Caritas Italiana, dott. Sergio Pie-rantoni, sul rapporto tra Caritas e società civile, nonché sul ruolo dei cattolici in un contesto multicultu-rale, mettendo l’accento su principi quali la solidarietà, sussidiarietà, partecipazione attiva e responsa-bilità. Una riflessione incentrata oltre che sul rapporto tra Chiesa a comunità politica, anche sul tema dell’immigrazione, invitando a non cedere alla tentazione della paura, come diceva don Luigi di Liegro, perché “i migranti non sono un pericolo, ma uomini con la nostra stessa dignità”.

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1. i più grandi uomini della repubblica furono agricolto-ri, e le famiglie che dettero i migliori capitani ed i migliori politici dell’antichità si glo-riavano di portare un nome che ricordasse il vanto di aver introdotta qualche nuova se-menta ed aver aumentato

in tal guisa il prodotto delle lor terre (così i Fabii si disser dalle fave, i Lentuli dalle len-ti…). dall’aratro si passava alle prime magistrature e al comando degli eserciti, ed a questi gloriosi incarichi si ri-tornava con cittadina mode-stia all’aratro. (introduzione

alle Georgiche di virgilio, ad uso delle scuole, 1964).2. “un secolo di sacerdoti nella Chiesa di urbania e dintorni” (1900-2011), a cura di d. Piero Pellegrini, mer-coledì, 7 novembre, è stato presentato nel Circolo acli di urbania.

3. La Città di urbania , il 4 novembre ha reso omag-gio alle vittime di guerra nel monumento della prima guerra mondiale, parco della rimembranza e ai caduti del ’44, nel tempio votivo dello spirito santo. il sindaco ha ricordato il caporalmaggiore

degli alpini tiziano Chierotti.4. il Premio Metauro si terrà sabato 11 novembre alle o0re 17 presso l’abbazia Benedet-tina di Lamoli.5. “il più grande difetto dei libri nuovi è di impedirci di leggere i libri antichi”. (Jou-bert).

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11 novembre 2012 19Urbino Urbania Sant’angelo in Vado

FIERA DEL TARTUFO - PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI CARLO STAGNOZZI

“Forse aveva ancora qualcosa da dire”

ACQUALAGNA. Domenica 11 novembre alle ore 18.00, in oc-casione della 47a fiera interna-zionale del tartufo bianco di Ac-qualagna, presso il Palazzo della Cultura (ex municipio - ultimo piano) avverrà in forma ufficiale la presentazione del libro “For-se aveva ancora qualcosa da dire” (ARAS EDIZIONI, 2012) di Carlo Stagnozzi.

La presentazione della quarta di copertina del libro parla di un “percorso” che si sviluppa tra molteplici piani tempora-li e luoghi diversi. Potrebbe, brevemente, esporre da dove

esso parte? da che cosa prende spunto?

“Il ‘percorso’ si focalizza su un mo-mento particolare della mia vita. Un momento in cui, finiti gli studi universitari e trovato un impiego fisso e stabile, decido di abbando-nare quel posto fisso e partire, con il contratto di un anno, per anda-re a lavorare in Africa. Natural-

mente, la decisione di sterzare da quel ‘percorso già tracciato’, non è facile da prendere, c’è una ragaz-za, c’è una famiglia e un lavoro che mi avrebbe comunque dato la sicurezza economica per tutta la vita. In quella situazione, per dare seguito al desiderio di partire per andare a lavorare in Africa, è stato dunque fondamentale igno-rare con fermezza le tante voci contrarie, che arrivavano da più parti e, soprattutto, tutti i ‘teneri’ sentimenti che, nel romanzo, ho metaforicamente identificato con un magnifico cielo stellato”.

Come si svolge questo percor-so?

“La storia parte da una situazione di disagio e di caldo insoppor-tabile che, nel complesso, vuole rappresentare la società moder-na che, lungi dall’essere a misura d’uomo, bella e colorata è, al con-trario, sporca e difficile da vivere. La situazione è comunque tale che, tutto quello che viene detto e raccontato nel romanzo, potrebbe anche essere frutto di un’alluci-nazione dovuta a una situazione particolare vissuta in un mo-

mento specifico di una giornata d’agosto. E’ così che, in una calda e magnetica serata estiva, vissuta durante la visita, immaginaria, di un vecchio borgo in cui ritrovo il ‘luogo’ a misura d’uomo non-ché la genuinità, la naturalezza e la spontaneità dei rapporti fra le persone, partono i ricordi, sem-pre accompagnati da valutazioni e considerazioni, che si sviluppa-no e si accavallano in un lasso di tempo determinato e in luoghi di-versi, in particolare in Africa dove ho vissuto parte della mia vita”.

Che cosa intende esattamente quando, sempre nella presen-tazione, parla di un percorso che, assieme alla sua coscienza, criticamente vive ?

“Durante l’immaginaria passeggia-ta nel borgo, sono costantemente accompagnato dalla mia ombra, metafora della mia coscienza, che mi sollecita a confrontarmi criti-camente con me stesso. Soprat-tutto nel vissuto africano dove, la presunzione di vivere in armonia con quella terra e con la sua gente, viene, per così dire, smascherata dalla mia ombra che mi fa capire

che, in realtà, per quanto mi sia sforzato di capire e di entrare in quel mondo, l’interagire con tutti i privilegi della società del benes-sere di cui potevo godere, di fatto mi estraniano da quel mondo e mi rendono incapace di comunicare veramente con quella gente”.

Perché ha sentito l’esigenza, se l’ha sentita, di scrivere questo libro?

“In realtà non mi sono mai posto l’obbiettivo di scrivere un libro. Alcuni anni fa ho cominciato a scrivere alcuni ricordi e conside-razioni senza un vero e proprio motivo. L’ho ripreso molto tempo dopo con l’idea che, quei ricordi, potevano essere inquadrati in una storia che si articolava tra il vero e l’immaginario. Quest’anno, mi è venuta l’idea di completarlo. Dopo averlo fatto leggere a un paio di amici, ho pensato che avrei po-tuto proporlo a una casa editrice. L’ho così proposto alla ARAS Edi-zioni di Fano che, in poco tempo, mi ha comunicato della sua pub-blicazione”.

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ONORE AD UN GRANDE ARTISTA E CITTADINO ESEMPLARE

Pietro Sanchini a dieci anni dalla morteURbINO. “Ora non sei più tra noi / ma infondi nuovo respiro con la tua opera / quando l’anima è so-praffatta / dal tedio della routine. / Lo sguardo resta un istante im-mobile / e la lingua ammutolisce / davanti alle tue incisioni, ma esse / si muovono, / parlano sommesse volgendo d’impulso il nostro cuo-re / all’alba di radioso mattino”. Un manifesto apparso in questi giorni sui muri della città ricorda i dieci anni dalla scomparsa dell’illustre artista urbinate Pietro Sanchini con i versi del noto poeta, an-ch’egli scomparso, Zeno Fortini. Sanchini (nella foto, al centro tra due estimatori) è stato urbinate sotto tutti gli aspetti sia per essere sempre vissuto ad Urbino, dal Pa-diglione dove è nato, a Santa Lucia dove ha trascorso la giovinezza a Lavagine dove ha <messo su casa> e dove sono nati i suoi figli sia per

il forte legame sentimentale, il concreto interesse e la costante partecipazione alla vita e tradi-zione artistica della sua città che si sono tradotti in primo luogo nel suo lavoro. Pierino, così lo chia-mavano gli amici, è stato allievo della prestigiosa Scuola del Libro mettendosi subito in luce per le sue doti e le sue qualità, diventan-done successivamente docente e poi direttore. Raffinato incisore, le sue xilografie rivelano una profon-da ispirazione artistica, una mano altamente efficace ed una forza di ideazione e di creazione che lo rendono sempre molto moderno e attuale. Ha avuto riconoscimenti e tributi, non pari tuttavia a quello cui avrebbe potuto aspirare se fos-se venuta meno, almeno in parte, la sua naturale modestia che lo portava ad evitare la ribalta e la ricerca di consensi fuori dall’am-

biente cittadino. Gli urbinati gli volevano molto bene ed apprez-zavano il suo lavoro ed i suoi me-riti e ciò dava l’impressione, a chi lo frequentava, che tutto questo fosse per lui sufficiente. Ma la sua attività non si limitava all’insegna-mento prima e alla direzione della Scuola del Libro poi; Sanchini si interessava e partecipava a quan-to avveniva nell’ambito cittadino in campo culturale e artistico e si impegnava a promuovere e a col-laborare a varie iniziative progetti manifestazioni. E’ stato tra i fonda-tori della Pro Urbino, nel secondo dopoguerra ha avuto parte attiva nella organizzazione degli spetta-coli del Teatro Rinascimentale di Corte, è stato uno degli artefici del rilancio della tradizione delle co-mete che si è concretizzato nella gara degli aquiloni che si tiene la prima domenica di settembre. E’

rimasto sulla breccia anche dopo il pensionamento ed aveva creato un piccolo laboratorio a Lavagine, di fronte alla propria casa, dove creava splendide xilografie che spesso e volentieri donava quando lo si andava a trovare o si capita-va in zona. Pietro Sanchini è stato una persona esemplare ed un au-tentico urbinate ed anche Il Nuo-

vo Amico vuole unirsi a quanti hanno preso l’iniziativa di ricor-darlo, nel decimo anniversario della morte, avvenuta il 30 otto-bre 2002, auspicando che si arrivi a rievocarne in modo adeguato la memoria, possibilmente anche con una mostra.

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BorGo paCe. ecco i quattro scritto-ri finalisti che, sabato 10 novembre, durante la cerimonia finale, alle ore 17, si contenderanno il 19° premio Letterario Metauro: Cristina Alzati con Come non piangenti (Marcos y Marcos, 2011): “una pronuncia quasi solenne senza cedimenti retorici. il ‘personale’ e il ‘politico’ si intreccia-no nella vita e nella poesia”; Luigi Fontanella con Bertgang, Fantasia onirica (Moretti & vitali, 2012): “Gra-dire la ragazza che cammina, uscita da una qualche strada pompeiana permette al nostro autore di affon-dare negli archetipi che sempre lo hanno affascinato”; Giuseppe Pier-sigilli con Dopo la voce, (il Canneto editore, Genova, 2012): “i momenti del quotidiano, magari sospesi in una lirica atmosfera si intrecciano ad una riflessione costante e disin-cantata che non spegne una volon-tà di sguardo e presenza”. Giuliano Scabia con “Canti del guardar lonta-no” (einaudi, 2012): “un canto fiabe-sco e trasognato ricco di personaggi allegorici e letterari. tutto si muove come dentro un’antica ballata”. i quattro libri di poesia contempo-ranea, recensiti dal poeta umberto piersanti, sono stati resi noti dalla

giuria tecnica, composta dallo stes-so umberto piersanti (presiden-te), eugenio de signoribus (poeta), Bianca Garavelli (scrittrice e critica letteraria), Feliciano paoli (diretto-re del Museo Civico e Biblioteca di urbania), paolo ruffilli (poeta). sarà il Comune di Borgo pace a ospita-re quest’anno il premio Letterario, promosso dalla Comunità montana

dell’alto e Medio Metauro. il sinda-co di Borgo pace romina pierantoni dichiara: “siamo onorati di ospita-re un premio così importante e di consacrarne il vincitore in un luogo magico come l’abbazia Benedettina di Lamoli”. il vincitore dell’edizione 2012 sarà scelto, dunque, sabato 10 da una giuria popolare composta da un centinaio di persone prove-

nienti dai nove comuni della Co-munità Montana dell’alto e Medio Metauro. dai 14 ai 90 anni, i giurati, appartenenti alle diverse categorie sociali, esprimeranno attraverso il loro voto una preferenza tra i cin-que finalisti: decretandone così il vincitore. anche in questa edizione la giuria comprende gli studenti dell’istituto Francesco Maria ii del-

la rovere di urbania, l’iis “raf-faello e itis “enrico Mattei” di urbino. per la 19° edizione, da un’idea del sindaco romina pierantoni, e sotto la direzione artistica di renata Gostoli, il premio si ar-ricchisce, per la prima volta, di un concorso letterario rivolto ai ragazzi delle scuole medie infe-riori della regione Marche dal titolo “un territorio da fiaba”, un concorso che mira a pro-muovere la conoscenza dell’al-ta valle del Metauro, culla da sempre di storie e leggende. il tema di questa prima edizione

sarà “C’era una volta il Meta e l’au-ro…”. nel corso della serata finale sarà assegnato il premio speciale da parte del presidente della Comunità montana dell’alto e Medio Metauro, alceo serafini, ad Andrea Aromatico, docente, giornalista, scrittore, sce-neggiatore e regista urbinate.

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PIERSIGILLI, SCABIA, FONTANELLA E ALZATI

I magnifici quattro del Premio Metauro

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11 novembre 2012 20 Urbino Urbania Sant’angelo in Vadoamicoil nuovo• •

GRANDI ASPETTATIVE PER L’ATTIVITÀ DEL NUOVO ANNO PASTORALE

L’Oratorio San Crescentino riapre i battenti

IMPEDIRE LA MUSEIFICAZIONE DEI CENTRI STORICI

Il nuovo modo di vivere la cittàUrbino . La grande diffusione dell’auto come mezzo di trasporto, iniziata nella seconda metà degli anni Cinquanta dopo la crisi e le devastazioni provocate dal con-flitto mondiale con la diffusione della Seicento e della Cinquecento, le geniali utilitarie di Casa Fiat, ha determinato un nuovo modo di vi-vere dando luogo ad un sempre più intenso congestionamento della strade e delle città ed in particolare dei centri storici inadeguati a su-bire l’assalto e la presenza di tante macchine. Da tempo si pone il pro-blema di limitare se non di impe-dire l’accesso delle auto nei centri urbani specialmente in quelli più antichi sia per rispondere alle esi-genze di vivibilità sia per ragioni di spazio. in più casi si è fatto ricor-so alla creazione di zone a traffico limitato, se non ad una chiusura totale della circolazione. iniziative in tali direzioni sono più facili nei centri di pianura ed in quelli in cui il centro storico è di modeste di-mensioni, costituisce solo una pic-cola parte del centro urbano e regi-stra una presenza molto limitata di uffici e servizi pubblici e privati. Se le città storiche vengono dotate di parcheggi comodi e di una adegua-to servizio pubblico di trasporto, il divieto di accesso può essere preso in considerazione, sempre con le dovute eccezioni che riguardano i residenti e coloro che hanno diffi-

coltà di movimenti. il discorso di-venta più problematico per centri come Urbino dove la città murata continua ad essere punto di riferi-mento essenziale della vita citta-dina perché in essa sono presenti numerosi enti e servizi pubblici e privati, (università, uffici comuna-li, uffici finanziari, soprintendenza, curia arcivescovile, musei, studi professionali, banche, negozi) che, in molti casi, costituiscono una meta obbligata da raggiungere con frequenza e con tempestività secondo i ritmi di una società sem-pre più frettolosa ed affannata. Se

per il turista i tempi di visita sono (seppure non sempre) meno in-calzanti e permettono di muoversi senza fretta attraverso strade piole vicoli e di soffermarsi ad ammirare chiese e palazzi e a visitare musei e mostre, per il cittadino, l’artigiano, il professionista, il tempo è contato, la fretta costringe a far presto, gli spostamenti devono essere rapidi e i mezzi di trasporto pubblici non sono sempre a portata di mano, so-prattutto se gli utenti provengono dalle realtà periferiche, dalle fra-zioni, dalle località più decentrate. La macchina diventa una necessità,

tanto è vero che il centro storico di Urbino è affollato di auto soprat-tutto al mattino e nel pomeriggio la circolazione è molto ridotta, a di-mostrazione del fatto che a portare i cittadini in città sono soprattutto mootivi di lavoro. Per ridurre l’uti-lizzo dell’auto bisogna attrezzare le città e fare in modo che sia evitato o comunque ridotto al minimo il disagio per i cittadini che lavora-no o che hanno difficoltà a muo-versi. Ad Urbino il parcheggio del Mercatale, attivo ormai da molti anni, quello recentemente aperto al Centro commerciale del Consorzio e quello in corso di costruzione a Santa Lucia vanno indubbiamen-te nella direzione giusta, quella di creare cioè intorno alle mura una serie di efficienti e razionali strut-ture per la sosta delle auto. Una rete adeguata di aree di sosta e di mezzi pubblici rappresenta un vali-do incentivo per indurre i cittadini a fare uso dell’auto per entrare in centro. resta poi da affrontare e ri-solvere il problema dell’impianto di risalita che dovrebbe collegare l’ex fornace Volponi con l’area adiacen-te all’ex monastero di Santa Chiara: i lavori erano iniziati ma poi si sono fermati e non si sa nulla del loro

proseguimento. occorre un impe-gno forte per portare a termine un intervento che sarà di grande utili-tà in quanto l’impianto consentirà di raggiungere la parte più alta del centro storico con i suoi numerosi uffici..nel frattempo bisogna puntare sui parcheggi fatti e su quello da completare a Santa Lucia. intanto stanno per entrare in funzione le telecamere di controllo agli ingres-si in città che faranno da deterren-te all’entrata degli automobilisti non autorizzati. Chi ha la necessità di andare in auto in centro dovrà pagare 4 euro all’ora. Gli effetti sa-ranno tutti da verificare; già adesso al pomeriggio la circolazione delle auto dei non residenti e dei non au-torizzati è molto ridotta. infatti, il traffico è più intenso nelle ore anti-meridiane ed è dovuto ad esigenze concrete dei cittadini e dei fornito-ri di accedere in centro per recarsi negli uffici e per rifornire di merci i negozi.ora però ci si comincia a chiedere se i divieti e i controlli indurranno la gente a raggiungere il centro a piedi (dopo aver lasciato l’auto al parcheggio) e/o a servirsi dei mezzi pubblici, oppure gli automobilisti preferiranno prendere altre dire-zioni.

giancarlo di ludovico © RIPRODUZIONE RISERVATA

Urbino. Sabato 27 ottobre l’ora-torio cittadino di san Crescentino, che ha la sua sede nei locali della parrocchia della SS.ma Annunzia-ta, ha ufficialmente iniziato la sua attività di questo nuovo anno pa-storale 2012-2013. Già da alcuni anni, grazie alla passione educa-tiva di un gruppo di motivate ge-nitori, con il sostegno dei parroci (don Umberto prima ed ora don Sandro) e la benedizione dell’arci-vescovo, l’oratorio san Crescenti-no si sta presentando ai ragazzi ed agli adolescenti di Urbino come un polo aggregativo convincente per la sua proposta di educazione cristiana. L’obiettivo fondamenta-le è riuscire a coinvolgere ragazzi e famiglie, poiché – lo sappiamo – nella passione educativa non esi-

ste alcun tipo di delega: ciascuno deve poter fare la propria parte. Sottolinea, infatti, un importante documento della diocesi di bre-scia in merito: «L’oratorio si pre-senta come realtà essenzialmente espressiva della comunità cristia-na nel suo impegno di cura per la formazione cristiana delle giovani generazioni. […] Infatti, non può mancare quella cura – che per noi assume tradizionalmente il nome di “Oratorio” – verso ragazzi, ado-lescenti e giovani. Il “diventare cri-stiani” è questione che si pone in modo specifico negli anni dell’età giovanile. L’Oratorio riceve, in tal modo, un mandato educativo da parte della comunità cristia-na. Questo mandato non è delega ma passione educativa nell’essere

“Chiesa con i giovani”. Tale manda-to va continuamente rinnovato e puntualmente verificato. Questo è compito, soprattutto del Consiglio Pastorale Parrocchiale, in cui non può mancare una rappresentanza dei giovani dell’Oratorio».La proposta, per ora in via pru-denziale, è rivolta ai ragazzi dai 7 ai 13 anni, nella prospettiva e nell’auspicio di allargare il raggio d’azione anche ad altre fasce d’età. L’oratorio è aperto ogni sabato e domenica dalle 15.30 alle 19 e propone una pluralità di inizia-tive: musicale (libera e musical); sportiva (gioco libero, oratorio cup, squadra basket); creativa (laboratori e altre attività manua-li); cinema (ogni domenica dalle 15.30). nel pomeriggio, durante la

settimana, inoltre è data ai ragazzi la possibilità di ritrovarsi a studia-re liberamente o seguiti dagli ami-ci dell’Associazione Portofranco. È prevista l’uscita di primavera un fine settimana di aprile (sul tema

dell’anno). infine, è programmata una giornata durante le vacanze di natale, la festa di Carnevale e la festa di chiusura.

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GIGI E LUCIANO FESTEGGIATI DAI COLLEGHI DELLA BANDA

Tutta la vita in musicaUrbino – Quando la musica ti en-tra nel sangue. Luigi Mangani e Lu-ciano Zazzeroni sono stati festeg-giati, nei giorni scorsi, dai colleghi dell’orchestra di strumenti a fiato di Urbino per la pluridecennale collaborazione prestata nella banda musicale cittadina. nati entrambi nel 1932, negli anni 40 e 50, poco più che ragazzi, già cominciavano a riempire l’aria di note, il primo come percussionista e trombettista, il secondo in veste di clarinettista. Mangani, che come attività lavora-tiva faceva il dipendente del Comu-ne di Urbino, sentiva che la musica era parte integrante della sua vita e si dedicava all’apprendimento stru-mentale con rigore e tanta passione. nel corso degli anni ha prestato la

sua collaborazione, sia da percus-sionista che da trombettista, in di-verse bande musicali della provin-cia, tra cui Acqualagna ed Urbania, per approdare infine nell’orchestra di strumenti a fiato di Urbino, sua città di lavoro e di residenza, dove tuttora presta la sua opera, sotto la direzione del figlio Michele, docen-te e compositore di fama nazionale, che ha saputo tradurre la passio-ne paterna in elevata espressione musicale. Luigi Mangani è tuttora membro attivo della fanfara dei bersaglieri “Tenente Sesto Mochi di

Acqualagna”.Quanto a Luciano Zazzeroni non possiamo non ripetere quello che è stato detto per Mangani. Alla lunga carriera di professore di educazione artistica e storia dell’arte nelle scuo-le medie, iniziata nel nord italia e conclusa ad Urbino, ha aggiunto l’amore per la musica; fin da ragaz-zino ha cominciato a frequentare la scuola musicale della Cappella del SS. Sacramento per poi approdare nella orchestra di strumenti a fiato di Urbino dove è sempre presente e attivo. Le esigenze delll’insegna-

mento, che lo hanno portato lonta-no dalla sua città, ed una esperien-za, peraltro breve, come calciatore, lo hanno costretto ad interrompere l’attività bandistica, ripresa poi nel 1981 e mai più interrotta. La passione di Gigi e Luciano ed il loro impegno vanno segnalati alle

giovani generazioni affinché si av-vicinino alla pratica musicale sia perché fonte di soddisfazione e di appagamento oltreché di cresci-ta sia perché la banda cittadina ha sempre bisogno di nuove leve.

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URBINO. Giovedì 15 novembre alle 11 nell’Au-la magna di Nuovo Magistero Area Volponi (via Saffi, 15), In occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2012/2013 verrà conferi-ta la Laurea ad Honorem in Lingue per la di-dattica, l’editoria, l’impresa ad Andrea Camil-leri, scrittore, sceneggiatore e regista italiano, tra gli autori più letti al mondo, “Inventore di una scrittura orale che supera ogni confine tra le lingue, i paesi e i generi letterari”. Famoso per il suo Commissario Montalbano, Camilleri ha pubblicato oltre ottantanove opere tra cui romanzi e copioni teatrali, e venduto quasi 14 milioni di copie in Italia. Grande attesa per la Lectio magistralis di Ca-milleri “Sullo stato di salute della lingua ita-liana”, culmine della cerimonia. In questa im-portante occasione Monica Guerritore, nota attrice italiana, darà la voce a brani scelti da “Il re di Girgenti”, romanzo storico di Camil-leri pubblicato dall’editore Sellerio nel 2001. L’attrice è nota al pubblico italiano per la sua brillante carriera teatrale e televisiva. La sua esperienza artistica l’ha vista affiancata a nomi illustri di registi e attori italiani e interprete di ruoli di rilievo (Giocasta, Lady Macbeth, Ofe-lia) e personaggi femminili di grande forza, come la Signorina Giulia e la Gabbia di Strind-berg. L’evento sarà introdotto dalla prolusione del rettore Stefano Pivato.La laurea magistrale ad honorem viene confe-rita dalla Facoltà di Lingue e Letterature Stra-niere con la seguente motivazione: “Camilleri si inserisce a pieno titolo fra i grandi scritto-ri della sua terra: Verga, Pirandello, Sciascia, Vittorini. Sempre impegnato nella ricerca di una lingua “vera” che possa restituire le at-

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Presentatala 53ª edizione

dell’Ente Concerti

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musica

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Meeting conJosefa Idem

e Mauro Berruto

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sport

11 novembre 2012 21amicoil nuovo• •

di arte cultura sport

La lingua italiana secondo Camilleri

URBINO - LAUREA AD HONOREM E LECTIO MAGISTRALIS IL 15 NOVEMBRE

In occasione del 220° anniver-sario della nascita di Rossini, il Conservatorio di Pesaro e la

Gioventù Musicale d’Italia hanno stipulato una convenzione che in-tende promuovere l’ascolto e la pratica musicale nei giovani, senza distinzioni di sorta. La Gioventù Musicale è sorta a Milano nel 1952 come diramazione dell’organiz-zazione internazionale creata a Bruxelles nel 1945: da 60 anni si adopera per avvicinare il pubblico dei giovani e dei giovanissimi alla conoscenza della musica e di quel-la classica in particolare.La sinergia fra Gioventù Musicale e Conservatorio “G. Rossini”, il pri-mo fra gli istituti musicali italiani a stipulare un accordo con questa realtà, ha prodotto una rassegna concertistica articolata in quattro appuntamenti che si terrà nell’Au-ditorium Pedrotti che per le sue caratteristiche acustiche è una fra le più prestigiose sale da concer-to d’Europa. Un’offerta culturale

che ben si inserisce nel panorama tracciato dal rapporto annuale di Federcultura che sottolinea come il pubblico, nonostante i tempi diffi-

cili, investa in cultura e in musica. La stagione è stata presentata con evidente soddisfazione dal presi-dente del Conservatorio Maurizio

Gennari, dal direttore Maurizio Tarsetti e dalla professoressa Na-dia Grazioli che nel loro impegno hanno potuto contare sull’appog-gio dell’Assessore alla Cultura Glo-riana Gambini e sul sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. Protagonisti dei quattro concerti saranno giovani talenti affermatisi nei concorsi interna-zionali più prestigiosi. Si comincia venerdì 9 novembre, alle 21, con il duo formato da Tomasz Daroch (violoncello), vincitore del primo premio al Concorso Lutoslawski 2011, e dalla sorella Maria (piano-forte) con un programma che com-prende pagine di Beethoven, Men-delssohn, Stravinskij, Rachmaninov e Tansman.Venerdì 14 dicembre sarà la volta del pianista Alexander Schimpf, vin-citore in pochi anni di una serie di

importanti concorsi, dalla “German Music Competition” al Beethoven di Vienna e al Concorso di Cleveland 2011. Il 2013 vedrà protagonista il Quartetto Zemlinsky (22 febbraio) che renderà omaggio al composi-tore austriaco di cui la formazione porta il nome, il cui contributo è stato determinante per la cultura ceca. L’ultimo appuntamento della stagione (venerdì 22 marzo) sarà con il ventiduenne pianista Behzod Abduraimov, vincitore del concorso internazionale per pianoforte di Londra 2009, dove ha conquistato il primo premio con voto unani-me della giuria e standing ovation del pubblico. L’ingresso ai concerti è gratuito per studenti e giovani, previo ritiro di un coupon al box del Conservatorio.

Maria Rita Tonti©RIPRoDUZIoNE RISERVATA

NascE uNa coNVENZioNE coN La GioVENtu’ musicaLE D’itaLia

Rassegna concertistica del Conservatorio Rossini

Nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel 1925, Andrea Camilleri vive da anni a Roma. Sin dal 1949 regista e autore teatrale, radiofonico e televisivo, ha scritto saggi sullo spettacolo. Nelle vesti di delegato Rai alla produzione e sceneggiatore ha legato il suo nome alle più note produzioni poliziesche della tv italiana: quelle che avevano come protagonisti il tenente

Sheridan e il commissario Maigret. Col passare degli anni ha affiancato a questa attività quella di scrittore; è infatti autore di im-portanti romanzi di ambientazione siciliana nati dai suoi studi sulla storia dell’Isola. Il grande successo è poi arrivato con l’inven-zione del Commissario Montalbano, protagonista di romanzi che non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane e che non fanno alcuna concessione a motivazioni commerciali o a uno stile di più facile lettura.

mosfere e la varietà culturale e umana della Sicilia, inventa una sorta di oralità scritta, o di scrittura orale, che costringe il lettore a misurarsi con sonorità e con espressioni non sempre d’immediata intuizione per chi pro-venga da altri luoghi, ma ricche di quella Sto-ria e di quella Identità che forse solo così può essere trasmessa in modo autentico. Uomo di spettacolo oltre che scrittore, docente oltre che sceneggiatore, il suo sguardo è interculturale e multimediale: così come accoglie le culture “al-tre” che convivono nella sua terra, allo stesso modo transita da un genere e da un medium all’altro, creando contaminazioni e arricchen-doli: dal teatro al cinema, dall’arte alla televi-sione, dal romanzo al racconto storico. Portan-do Vigata sulla scena internazionale così come porta Shakespeare nel suo amato Siciliano, compie un’azione estremamente liberatoria ed epocale, annullando ogni confine tra le lingue, i paesi e i generi letterari”.Sarà il Coro universitario 1506 a eseguire il Gaudeamus Igitur. Si attende una grande par-tecipazione di pubblico. Per questo saranno allestite altre sale dell’Ateneo per la diretta in streaming.

Andreas Fassa©RIPRoDUZIoNE RISERVATA

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11 novembre 201222 arte cultura sport

PRESENTATA LA 53^ STAGIONE DELL’ENTE CONCERTI DI PESARO

Grandi artisti tra classicojazz e innovazioneLa 53^ edizione della Stagio-

ne Concertistica dell’En-te Concerti di Pesaro ha aperto il sipario lo scorso

8 novembre con Katya e Marielle Labèque, il celebre duo pianistico che da decenni gode fama mon-diale. Stagione straordinaria per l’ampio spettro di generi musica-le che ne farà una delle migliori proposte della riviera adriatica - ci conferma il presidente dell’En-te Concerti Avv. Guidumberto Chiocci - «qualità che – dice - è ormai un trand stabile visto che questa edizione non è inferiore alla passata stagione che ha avuto il record di oltre diecimila presen-ze». Gli spettatori potranno spa-ziare dal barocco con i “virtuosi

italiani”, al jazz con il maggiore pianista del momento, interpre-tando brani celebri di Gazzè e contaminazioni varie, dove il rock apre ad una musica senza barrie-re. Il balletto di A. Ivanova (scuola di Mosca) uno tra i dieci maggiori d’Europa. Ed ancora i concerti in “jeans”, una novità per Pesaro e per chi ama l’atmosfera poco paludata, fatta apposta per un pubblico di-sinvolto e giovane, seguito da un aperitivo-cena per il gusto anche di ritrovarsi bene insieme a teatro, con esecutori giovani che impaz-zano su youtube. Inoltre l’Orchestra Filarmonica Marchigiana con il maggior sasso-fonista europeo Federico Mondel-ci, nonché direttore artistico della

Stagione Concertistica. Persino il più “schizzinoso” pianista sul-la piazza musicale mondiale sarà ospite del palco pesarese: il noto Krystian Zimerman, così pignolo e perfettista da rinunciare ai suoi concerti se non completamente in forma, e da permettersi per il suo concerto, il Salone Pedrotti chiuso alla città. Ma anche San Remo entrerà in questa stagione concertistica, con Gino Paoli ac-compagnato dalla classicissima Orchestra Filarmonica Marchi-giana e da un trio jazz, per farci rivivere le indimenticabili note degli anni ’60, in cartellone per il 30 novembre. E questo tanto per citare solo al-cuni tra i grandi ospiti di questa

stagione musica-le pesarese. Ci si domanda, infatti, come sia stato possibile met-tere in piedi un cartellone così eccellente e va-riegato in tempi di ristrettezza economica, considerando che l’as-sessore alla cultura del comune di Pesaro, Gloriana Gambini, ha so-stenuto l’evento con la “modica” cifra di 23mila euro.La risposta ci giunge direttamente dal presidente Chiocci ammetten-do che il merito va alla struttura “agile” e leggera dell’Ente dove appunto la «fragilità è la nostra

forza». Una fragilità che però è ben supportata dalla direzione ar-tistica di Federico Mondelci che, con l’autorità di grande musicista di fama mondiale, riesce a portare sul palco di Pesaro artisti che nor-malmente meriterebbero cachè che non potremmo permetterci.

D.G. Cernuschi© RIPRODUZIONE RISERVATA

INAUGURATO L’ANNO ACCADEMICO UNILIT

Il richiamo del passatoNell’inaugurare presso l’Audi-

torium di Palazzo Montani Antaldi l’anno accademico

2012-2013 dell’Università libera iti-nerante della terza età (UNILIT) di Pesaro e Urbino, il presidente prof. Sergio Pretelli ha aggiunto rilievo al-l’evento invitando la prof.ssa Grazia Calegari, storica dell’Arte, a tenere una prolusione dal tema “L’ex Chiesa di san Domenico di Pesaro tra pas-sato e presente.” Un argomento di stringente attualità nel momento in cui si sta per dare il via al progetto di risanamento del monumentale complesso trecentesco che ospitava il convento dei Domenicani, divenu-to dopo varie conversioni proprietà del Comune e in seguito per il 70% della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. Il progetto, presentato nel 2011 e la cui realizzazione è sta-ta annunciata la scorsa estate come imminente, è affidato all’architetto Guido Canali e prevede lo smantel-lamento del mercato delle erbe e la riconversione degli spazi interni e dei cortili. Le foto mostrate al pub-blico, commissionate al fotografo Semprucci, evidenziano il degrado degli ultimi decenni, lo scempio su-bito da affreschi e soffitti lignei, al-cuni dei quali rimossi e venduti, e solo qualche struttura a ricordare le antiche bellezze. Che erano molte,

specialmente nella chiesa annessa al convento, demolita e ricostruita negli anni dieci del Novecento come sede centrale degli uffici delle Po-ste, ma della quale per fortuna si è conservato il magnifico portale goti-co, restituito al suo splendore con il restauro realizzato dalla Fondazione Scavolini dopo quelli di sant’ Agosti-no e san Francesco. Le emozioni più intense sono state indubbiamente comunicate dalle immagini dei te-sori d’arte racchiusi un tempo nella chiesa, da tre quadri di Simone Can-tarini requisiti dai napoleonici e poi venduti, a una Deposizione del Ti-ziano e un busto di Giulia Albani Oli-vieri morta nel 1718, e soprattutto notevole la Pala d’altare conservata nella Pinacoteca di Brera, opera di Giovanni Gerolamo Savoldo, uno dei protagonisti della pittura lombarda del ‘500. Coevo al dipinto un “Ripo-so durante la fuga in Egitto”, della collezione Castelbarco Albani di Mi-lano. Da qualunque lato lo si guardi, l’auspicato traguardo del restauro dell’ex convento di san Domenico, restituendo bellezza e prestigio al cuore stesso di Pesaro, costituirà una ricchezza per la città. L’evento si è concluso con la consegna a Grazia Calegari di una medaglia dell’UNILIT.

Milena Milazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

MOSTRA FOTOGRAFICA SUGLI OLTRE 60 ANNI DI VITA

La Piccola Ribalta verso la nuova sedeCi sono delle istituzioni che rappresentano la

città e la pesaresità. Per esempio, il Rossini Opera Festival, la storica fabbrica Benelli, la

Vuelle Scavolini basket, Odoardo Giansanti detto Pasqualon, sono patrimonio del DNA dei pesare-si. Sono le colonne portanti dei pesaresi, le radici del nostro sentirci comunità. Fra queste un posto rilevante lo occupa certamente il Teatro di Pesaro “La Piccola Ribalta”. Questa compagnia, da oltre 60 anni, fa teatro amatoriale coinvolgendo le ge-nerazioni che si susseguono. A partire da Glauco Mari, che ne fu uno dei fondatori. Ora la “Piccola”, come amano chiamarla i suoi frequentatori, ha un sogno: vuole realizzare una nuova sede a disposi-zione della città. Il Comune di Pesaro ha concesso in uso alla Piccola Ribalta un immobile, già uti-lizzato come magazzino del grano, in Via dell’Ac-quedotto. Grazie al contributo della Provincia di Pesaro e Urbino che ha impiegato fondi regionali ed a quello della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro sono iniziati i lavori di ristrutturazione del fabbricato. Si tratta di un buon avvio la cui conclusione è affidata alla buona volontà di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e singoli cittadi-ni. Manca ancora un terzo di finanziamento per completare l’opera e realizzare il sogno di conse-gnare alle future generazioni un luogo dove poter far teatro. La storica compagnia teatrale ha allesti-to una mostra denominata “storia per immagini” all’interno della Saletta di Via Rossini 13 (di fronte al teatro “Sperimentale”). Visitatela, assistete alle “piccole letture” che vi vengono allestite e contri-buite (anche con importi simbolici) alla realizza-zione del sogno teatrale pesarese.

Stefano Giampaoli© RIPRODUZIONE RISERVATA

LA MOSTRA DEL PITTORE PESARESE AL MUSEUM DI PINOLI

Daniele Cataudella all’AlexanderL’angolo della poesia di Laura Corraducci

“beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” Mt 5 (1-12)

A Giovanni F. Pioveva sangue dalle nubi il giorno in cui ti legarono le maniconsegnandoti alla terra convinti fosse quella la custodia più sicurae un popolo di affamati si misea camminare per le strade del paeseimpastando il fuoco delle lacrimealla polvere bianca dei sassie una legione di assetati si mise ad assediare le mura invocando acqua nuova dalle fonti e ruscelliimmacolati ad irrigare i campie un esercito di sconfitti entròdalle porte di oriente piantandoil suo vessillo sul suolo della rabbiaaspettando la giustizia uscire dalle ondecome una Venere generata dal sole e dal mare

PESARO - E’ in corso all’Alexan-der Museum la mostra del pitto-re pesarese Daniele Cataudella. Dopo aver conseguito il diploma di Maturità d’Arte Applicata nella sezione di Decorazione Pittori-ca presso l’Istituto Statale d’Arte “A.Apolloni’’ di Fano e successi-vamente il diploma dal corso di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, Cataudella ha svol-to attività educativa di materie artistiche presso Istituti d’arte. Ci descriva il suo iter artistico. “ Sono partito dal figurativo secondo l’in-segnamento dell’istituto Apolloni di Fano e poi l’impronta è stata basata sull’informale, secondo i canoni dell’Accademia di Urbino. Ho assimilato di più questa se-conda esperienza dell’informale e mi sono un po’ rifatto al lavoro di Kandinskij in qualche modo e della poetica del segno, delle linee e delle forme. Una ricerca interio-re attraverso il colore. In questa mostra vi è una piccola antologica

che parte dalle esperienze degli anni 2000 per arrivare poi alle ul-time opere. Un percorso che parte dall’informale, dall’utilizzo della materia per poi approdare ad una sorta di futurismo, con opere mol-to colorate e dinamiche, dove il protagonista principale è il movi-mento. Sono opere che si possono definire radiografie emotive.Nell’interessante dibattito che è seguito alla presentazione del-la mostra da parte di Alessandro Marcucci Pinoli, si sono create due scuole di pensiero. Da una parte artisti come Alessandro Tonti e Leonardo Nobili, che han-no evidenziato la mancanza di visibilità della personalità dell’ar-tista, perchè il percorso troppo variegato, senza lasciare un segno dell’artista e dall’altra di altri arti-sti che hanno visto positivamente la poliedricità senza limiti di Da-niele Cataudella.

Paolo Montanari© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 23: «Il Nuovo Amico» n. 39 del 11 novembre 2012

11 novembre 2012 23amicoil nuovo• • arte cultura sport

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aLbini V. San Francesco, 14 0721-33987 Ausil.Sant’antonio V. XI Febbraio, 22 0721-31168 Ausil.Centro Str.da Adriatica, 48 0721-33257 Ausil.

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TANTI GIOVANI AL MEETING DI SNOOPY PALLAVOLO E ASSOCIAZIONE RIMBALZO

Josefa Idem e Mauro Berruto: «siate campioni di vita»PeSARo. Sport, passione, condi-visione, storie di vita! Si è respira-to tutto questo nel primo meeting “Campioni di vita 2012”, svoltosi, lo scorso 30 ottobre, al Centro Congressi Baia Flaminia Resort su iniziativa di Barbara Rossi, pre-sidente della Snoopy Pallavolo e con la collaborazione dell’Asso-ciazione Rimbalzo rappresentata da Filippo Sabatini. In platea era-no presenti numerosi spettatori, circa 400, fra giovani atleti, diri-genti sportivi, politici e semplici cittadini che si sono emozionati, sorpresi e divertiti per i racconti dei due super ospiti intervenuti: Mauro Berruto, ct della naziona-le di pallavolo maschile e Josefa Idem, pluricampionessa olimpica e mondiale di canoa. Il senso del meeting era quello di testimonia-re come attraverso e grazie allo sport si può fare della propria vita quotidiana un capolavoro al di là dei risultati. A rompere il ghiaccio, il mister Berruto che ha concentrato il suo intervento par-lando di sport come investimento sul futuro sia da un punto di vista economico che emozionale. Viene mostrato il video di Londra con le immagini della semifinale persa con il Brasile contrapposte a quel-le della finale per il bronzo vinta con la Bulgaria. Già da qui si trae un primo messaggio ed è quello che le sconfitte possono rappre-sentare un’opportunità per impa-rare e fare meglio la volta dopo. Si prosegue con uno spezzone del film “L’attimo fuggente”, quando il professore, interpretato da Robin

Williams, porta i ragazzi a giocare a pallone. Da questo video vengo-no tratti spunti importanti: “Lo sport – spiega Berruto – spinge all’eccellenza, è uno strumento di integrazione, una scuola di fatica, disciplina, merito. Pensate, ogni domenica, tranvieri, impiegati, operai, macellai lavorano per con-vincere Francesco a passare la pal-la a Mohamed per fare goal.” Ciò fa molto riflettere su come quel-lo che sembra impossibile possa accadere nel quotidiano, accade ogni volta che si gioca una par-tita, in qualunque sport. Quanto all’aspetto economico, il coach sottolinea che l’Italia è il secondo paese dopo il Giappone per nu-mero di over 60. Il budget sanità non è sufficiente e la maggior par-te della spesa sostenuta dal nostro sistema sanitario riguarda le ma-

lattie cardiovascolari, il diabete, l’obesità. e’ dimostrato che se si praticasse sport, queste patologie si ridurrebbero del 30%. Detto questo è chiaro che chi fa sport si ammala di meno, lavora di più e di conseguenza produce di più. Non ci dovremo sorprendere se in futuro ci saranno sempre più medici che non prescriveranno farmaci ma pratica sportiva visto che lo sport è inserito nei diritti costituzionali alla salute.L’ultimo punto toccato dal mister è quello emozionale; viene illu-strato attraverso dei video come lo sport sia capace di trasmettere sogni ed emozionare. Impossibile dimenticare l’eccitazione con la quale viene commentato il goal, forse il più bello di tutti i tempi, di Maradona ai mondiali ‘86 contro l’Inghilterra quando in dribbling

superò quasi tutti gli inglesi oppure l’emozione che tutti gli italiani ri-cordano dell’eser-cizio perfetto di Jury Chechi ad Atlanta dove con-quistò l’oro negli anelli riscattando le olimpiadi di quattro anni prima che lo davano per favorito ma che non poté partecipare a causa di un infortunio. Sulla stessa lunghezza d’onda la testimonianza di Jose-fa Idem che anche lei ci ha fatto incontrare l’umano nello sport. Si racconta ricordando di essere stata una ragazza timida, pauro-sa e in continuo conflitto; voleva vincere ma allo stesso tempo non voleva perché tutti le dicevano che era muscolosa e a lei questo non piaceva e vincendo era come

dargli ragione. Grazie a una ricer-ca interiore ha potuto capire che i limiti non sono una parete ma un campo fiorito da esplorare. Per su-perare questi limiti fondamentale è stato l’ambiente in cui ha vissuto e l’aiuto del suo allenatore e ma-rito che sempre ha avuto fiducia in lei. e ai ragazzi che le chiedono come sei diventata un campione? Lei così risponde: “Ragazzi diven-tate protagonisti delle vostre scel-te e campioni della vostra vita!”

Agostino Imperato© RIPRODUZIONE RISERVAT

FOTO DI Silvia Lazzari

Josefa Idem, Barbara Rossi e Mauro Berruto

FESTA PER LA NUOVA SQUADRA NONOSTANTE TRE SCONFITTE

Il Basket Cagli per “togliere i ragazzi dalla strada”

CAGLI - Una grande festa per pre-sentarsi. Arrivata dopo tre sconfit-te consecutive, ma l’importante è stare bene insieme. “Togliere i ra-gazzi dalla strada” la missione della Pallacanestro Cagli, riempiendo la palestra di persone che crescono in modo sano e nel segno della di-sciplina. La presentazione di squa-dra e società è arrivata a stagione

inoltrata per questioni organiz-zative, ma questo non è stato un male, visto che, a questo punto, ha spiegato il presidente Ciancamerla, “siamo una squadra che si conosce, che condivide la quotidianità in palestra, che ha già preso le misure e con gli altri gruppi già formati”. Il debutto nel Campionato Interre-gionale di serie C, lo scorso anno,

è stato faticoso, nonostante i 30 anni di storia giallorossa in questa serie. “Siamo rimasti in C, perché siamo una squadra con i bilanci in ordine e senza debiti con la Fe-derazione”, un punto d’orgoglio, questo, che arriva solo dopo avere una palestra piena tutti i giorni, 50 bimbi del minibasket, una squadra under 13, under 15 e under 17, ol-

tre a una prima squadra di giova-nissimi (tra il ’92 e il ’96, oltre alle “chiocce”) tutti cagliesi. “Tranne uno – precisa capitan Mensà -, ma è di Cagliari, quindi è uguale. Que-st’anno dà proprio gusto andare in palestra”. Veder giocare i cagliesi è stato il desiderio espresso, nel ’98, dai lungimiranti fondatori della Pallacanestro Cagli e, ora, pronto a realizzarsi. ora che i conti delle società faticano e che puntare su atleti locali inizia a diventare la missione.Una missione non facile, quella del Cagli, ma che vuole vicino solo chi è disposto a saltare e sudare solo per la maglia: nessuno prende sol-di, ma i soldi servono eccome per tutta la gestione. Una mano im-portante la sta dando PiQuadro, ma l’Avis Cagli resta sulle divise e sul cuore della squadra, non solo

perché il presidente Santini è un appassionato, che spera di avere sempre più atleti tra i suoi dona-tori. In comune, questa società e l’Avis, hanno molto, a partire dalla voglia di far bene, di vedere ragaz-zi sani, altruisti e a non sprecare la propria vita, ma impegnarsi per un risultato alto, che ha il suo fulcro nel gioco di squadra. Da due anni è tornato a Cagli anche mister Ale Tonucci, 17mila punti ufficiali in carriera e un campionato davve-ro difficile da chiudere al meglio. Trascinato in palestra da tre anni, anche il dottor Castellucci, senza il quale la partita non ha inizio. La segretaria Chiara Borelli è il nuovo acquisto, segno che a crescere non è solo la squadra ma, forse, pure la dirigenza.

Elisa Venturi© RIPRODUZIONE RISERVAT

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