Il numero estivo

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Il numero dell'estate 2015 del periodico "Santa Teresa di Gesù Bambino e la sua pioggia di rose"

Transcript of Il numero estivo

  • 3Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    A cura della Provincia Veneta dei Carmelitani ScalziVicolo Scalzi, 13 - 37122 VeronaCon approvazione ecclesiastica.Autorizzazione tribunale di Verona 20/01/1966 n. 191Dir. Responsabile: p. Antonio Maria Sicari ocdRapp. legale: p. Umberto Raineri ocdDirettore: p. Giacomo Gubert ocdN Repertorio ROC.: n. 24593 del 06/06/2014Foto: Foto Soave via L. Manara, 10 - Verona www.flickr.com

    Redazione: Padri Carmelitani Scalzi Santuario di s. Teresa del Bambino Ges Via Volturno, 1 - 37135 Verona tel. 045.500.266 - fax 045.581.214Impaginazione: Grafiche Vilcar - Villa Carcina (Bs)Stampa: Litografia Casagrande via dellArtigianato, 10 Colognola ai Colli (VR)Spedizione: Nuova Zai - via A. Secchi, 7 - Verona

    La Riforma inizia presso le Carmelitane il 24 agosto 1562; Teresa ha modo di incontrare un fraticello, gi carmelita-no calzato, fra Giovanni di San Mattia, e di prospettargli una forma di vita pi impegnata. Il 28 novembre 1568 a Durvelo inizia la Riforma maschile e il fraticello, che assumer il nome di Giovanni della Croce, ricever dalle mani di Teresa, in ginocchio davanti a lei, lo scapolare. Particolarmente sug-gestivo il paesaggio, visto dal chiostro conventuale, che conferisce al lavoro una sua distinta qualificazione arti-stica. La scritta: Filii eorum propter illos usque in aeternum manent (i loro figli, grazie ai Fondatori, rimarranno per sempre).

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    rioNotizie CarmelitaneConsacrazione 3-4

    Teresa 1515-2015In festa per la santa madre 5-7

    Feste marianeImmortale? morta Maria? 8-10

    Simboli marianiPonte 11-12

    Compendio del CatechismoPi forte del peccato 13-18

    Inserto per bambiniSulle orme di Giovanni della Croce 59-62

    DallIsola RossaAscensione quotidiana 19-29

    CuriositAloe 27-28Erba di grazia 28-29

    Nella pace del Signore 30

    Affidati a santa Teresa 31

    CONSACRAZIONE

    di p. Stefano Conotter ocd

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    neM

    i piacerebbe parlare della consacrazione della nostra chiesa di Ciofliceni, il 30 mag-

    gio scorso, come una festa di nozze, dopo la lunga preparazio-ne che stato come un tempo di fidanzamento. Dovera la sposa? Probabilmente la cosa che pi ha impressionato, prima di tutti noi frati carmelitani, stata la parte-cipazione del popolo di Dio, qua-si un migliaio di fedeli accorsi da tutta la diocesi di Bucarest che si estende dai Monti Carpazi allul-timo tratto del Danubio prima di sfociare nel Mar Nero. Ma cera-no anche fedeli dalle altre regioni della Romania, dal Banat, dalla Transilvania e dalla Moldavia, ol-tre ad una nutrita rappresentanza di amici Italiani accompagnati dai nostri confratelli di Trento, Verona e Brescia. Tanti altri hanno parte-cipato attraverso la diretta televi-siva della cerimonia che stata trasmessa dalla televisione rume-na (TVR 1).Direi che la partecipazione del Po-polo di Dio stato lelemento pi importante per quello che Papa Francesco dice dei santuari Ma-riani nella Evagelii Gaudium: l dove si pu osservare come Ma-ria riunisce attorno a s i figli che con tante fatiche vengono pelle-grini per vederla e lasciarsi guar-dare da Lei (EG 286).Il rito suggestivo della consacra-

    zione stato poi reso pi espres-sivo dalla bellezza del Santuario. Dopo che larchitetto e un rap-presentante degli operai hanno consegnato simbolicamente le chiavi delledificio allarcivesco-vo Ioan Robu, questi si rivolto verso la porta recitando uno dei salmi della salita a Gerusalemme e battendo tre colpi con il pasto-rale sul portone dingresso. Allora ha afferrato la maniglia a forma di DA, che significa il S con il quale Maria ha aperto la porta della sto-ria alla venuta del Figlio di Dio, ed ha aperto la processione che ha introdotto tutto il popolo dentro il Santuario. Davanti a noi si apriva la scena della Gerusalemme ce-leste rappresentata dagli splen-didi mosaici eseguiti da P. Marko

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    resa

    Ti preghiamo, Signore: aiuta tutti i bambini del mondo ad aprire gli occhi al giorno con la delicata domanda con cui mam-ma Zelia svegliava i suoi figli: Hai dato il tuo cuore al buon Dio?. Padre, Figlio e Spirito Santo, per lintercessione dei santi genitori di Teresa di Lisieux, fate che ogni famiglia sia bella come una Chiesa e che la Chiesa sia familiare come una casa. Amen.

    Hai dato il tuo cuore al buon Dio?

    Ricordiamo che tutti i primi gioved del mesela santa messa sar offertaper tutti i nostri devoti lettorialle ore 8.00 e alle ore 18.30 (ora italiana).

    www.radiosantateresa.it

    Ascolta anche tu

    Radio SantaTeresa

    Mio Dio,ti dono il mio cuore,prendilo per favore,

    in modo che nessuna creatura possa

    possederlo,ma solo Tu,

    o mio buon Ges.(Preghiera insegnata

    da Zelia alle sue figlie)

    Cari Luigi e Zelia

    INVIATE LE VOSTRE PREGHIERE AL SANTUARIO

    della nuova chiesa Regina del Carmelo

  • 3Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    A cura della Provincia Veneta dei Carmelitani ScalziVicolo Scalzi, 13 - 37122 VeronaCon approvazione ecclesiastica.Autorizzazione tribunale di Verona 20/01/1966 n. 191Dir. Responsabile: p. Antonio Maria Sicari ocdRapp. legale: p. Umberto Raineri ocdDirettore: p. Giacomo Gubert ocdN Repertorio ROC.: n. 24593 del 06/06/2014Foto: Foto Soave via L. Manara, 10 - Verona www.flickr.com

    Redazione: Padri Carmelitani Scalzi Santuario di s. Teresa del Bambino Ges Via Volturno, 1 - 37135 Verona tel. 045.500.266 - fax 045.581.214Impaginazione: Grafiche Vilcar - Villa Carcina (Bs)Stampa: Litografia Casagrande via dellArtigianato, 10 Colognola ai Colli (VR)Spedizione: Nuova Zai - via A. Secchi, 7 - Verona

    La Riforma inizia presso le Carmelitane il 24 agosto 1562; Teresa ha modo di incontrare un fraticello, gi carmelita-no calzato, fra Giovanni di San Mattia, e di prospettargli una forma di vita pi impegnata. Il 28 novembre 1568 a Durvelo inizia la Riforma maschile e il fraticello, che assumer il nome di Giovanni della Croce, ricever dalle mani di Teresa, in ginocchio davanti a lei, lo scapolare. Particolarmente sug-gestivo il paesaggio, visto dal chiostro conventuale, che conferisce al lavoro una sua distinta qualificazione arti-stica. La scritta: Filii eorum propter illos usque in aeternum manent (i loro figli, grazie ai Fondatori, rimarranno per sempre).

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    Notizie CarmelitaneConsacrazione 3-4

    Teresa 1515-2015In festa per la santa madre 5-7

    Feste marianeImmortale? morta Maria? 8-10

    Simboli marianiPonte 11-12

    Compendio del CatechismoPi forte del peccato 13-18

    Inserto per bambiniSulle orme di Giovanni della Croce 59-62

    DallIsola RossaAscensione quotidiana 19-29

    CuriositAloe 27-28Erba di grazia 28-29

    Nella pace del Signore 30

    Affidati a santa Teresa 31

    CONSACRAZIONE

    di p. Stefano Conotter ocd

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    i piacerebbe parlare della consacrazione della nostra chiesa di Ciofliceni, il 30 mag-

    gio scorso, come una festa di nozze, dopo la lunga preparazio-ne che stato come un tempo di fidanzamento. Dovera la sposa? Probabilmente la cosa che pi ha impressionato, prima di tutti noi frati carmelitani, stata la parte-cipazione del popolo di Dio, qua-si un migliaio di fedeli accorsi da tutta la diocesi di Bucarest che si estende dai Monti Carpazi allul-timo tratto del Danubio prima di sfociare nel Mar Nero. Ma cera-no anche fedeli dalle altre regioni della Romania, dal Banat, dalla Transilvania e dalla Moldavia, ol-tre ad una nutrita rappresentanza di amici Italiani accompagnati dai nostri confratelli di Trento, Verona e Brescia. Tanti altri hanno parte-cipato attraverso la diretta televi-siva della cerimonia che stata trasmessa dalla televisione rume-na (TVR 1).Direi che la partecipazione del Po-polo di Dio stato lelemento pi importante per quello che Papa Francesco dice dei santuari Ma-riani nella Evagelii Gaudium: l dove si pu osservare come Ma-ria riunisce attorno a s i figli che con tante fatiche vengono pelle-grini per vederla e lasciarsi guar-dare da Lei (EG 286).Il rito suggestivo della consacra-

    zione stato poi reso pi espres-sivo dalla bellezza del Santuario. Dopo che larchitetto e un rap-presentante degli operai hanno consegnato simbolicamente le chiavi delledificio allarcivesco-vo Ioan Robu, questi si rivolto verso la porta recitando uno dei salmi della salita a Gerusalemme e battendo tre colpi con il pasto-rale sul portone dingresso. Allora ha afferrato la maniglia a forma di DA, che significa il S con il quale Maria ha aperto la porta della sto-ria alla venuta del Figlio di Dio, ed ha aperto la processione che ha introdotto tutto il popolo dentro il Santuario. Davanti a noi si apriva la scena della Gerusalemme ce-leste rappresentata dagli splen-didi mosaici eseguiti da P. Marko

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    Ti preghiamo, Signore: aiuta tutti i bambini del mondo ad aprire gli occhi al giorno con la delicata domanda con cui mam-ma Zelia svegliava i suoi figli: Hai dato il tuo cuore al buon Dio?. Padre, Figlio e Spirito Santo, per lintercessione dei santi genitori di Teresa di Lisieux, fate che ogni famiglia sia bella come una Chiesa e che la Chiesa sia familiare come una casa. Amen.

    Hai dato il tuo cuore al buon Dio?

    Ricordiamo che tutti i primi gioved del mesela santa messa sar offertaper tutti i nostri devoti lettorialle ore 8.00 e alle ore 18.30 (ora italiana).

    www.radiosantateresa.it

    Ascolta anche tu

    Radio SantaTeresa

    Mio Dio,ti dono il mio cuore,prendilo per favore,

    in modo che nessuna creatura possa

    possederlo,ma solo Tu,

    o mio buon Ges.(Preghiera insegnata

    da Zelia alle sue figlie)

    Cari Luigi e Zelia

    INVIATE LE VOSTRE PREGHIERE AL SANTUARIO

    della nuova chiesa Regina del Carmelo

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    4 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    Rupnik nellabside del Santuario. Cos ci siamo sentiti pellegrini ver-so la glorificazione dellAgnello di Dio, preceduti ed accompagnati da Maria e dai Santi.La Parola di Dio, in particolare la prima lettura tratta dallultimo capitolo dellApocalisse - ecco la sposa dellAgnello - ci ha in-trodotto nel suggestivo rito della consacrazione dellaltare, il luo-go dove lo Sposo si dona euca-risticamente alla sposa - Beati gli invitati al banchetto di nozze dellAgnello. Dopo il canto delle litanie sono state poste nellaltare le reliquie di alcuni santi (fra cui s. Teresa, s. Giovanni della Croce, s. Giovanni Paolo II e il Beato rume-no Vladimir Ghika).Allora il vescovo ha invocato lo Spirito Santificatore ungendo lal-tare con il Crisma consacrato nel Triduo Pasquale. Subito dopo, quattro consorelle carmelitane, quasi ha rappresentare la sponsa-lit consacrata nella Chiesa, han-no preparato laltare rivestendolo della tovaglia bianca. Le offerte per la consacrazione sono state portate da alcuni laici carmelitani

    vestiti con gli abiti tradizionali di varie regioni della Romania. Tra i doni, oltre al pane e al vino, stato posto sullaltare anche un rotolo con i nomi dei tanti benefattori, fra cui la lunga lista delle parrocchie della diocesi che hanno portato in pellegrinaggio la loro colletta per contribuire alla costruzione del Santuario. La presenza del vesco-vo della diocesi greco cattolica di Bucarest, monsignor Fratila, ha sottolineato la vocazione del San-tuario della Vergine del Carmelo ad essere luogo di incontro fra Oriente e Occidente, come anche lo stile stesso dellarchitettura e dei mosaici ci invita a vivere una fede che respira a due polmoni, come amava dire Giovanni Paolo II.La celebrazione stata seguita ovviamente da un banchetto. Come a Cana abbiamo quasi ri-schiato di dover ricorrere allin-tercessione di Maria, tanti erano gli invitati alle nozze! Per fortuna ancora una volta le nostre cuoche e i loro aiutanti hanno saputo in-terpretare alla perfezione la parte di Marta.Ora la festa di nozze deve diven-tare storia feconda di amore, per continuare a generare figli di Dio in cammino verso lAbbraccio del Padre, accompagnati dalla solle-citudine materna di Maria, Madre della Chiesa. E noi frati carmelita-ni che serviamo nel suo Santua-rio? Come lamico dello Sposo e come San Giovanni della Croce rappresentato nei mosaici dellab-side, siamo chiamati a indicare e a servire questo incontro nuziale fra lAgnello e la sua Sposa, il popolo di Dio pellegrino in questa terra.

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    Quando si parla di im-portanti figure di santi in occasione di qual-che ricorrenza della

    loro vita, per una sorta di automa-tismo, il discorso finisce spesso per incanalarsi nel solco obbligato dellattualit dei loro insegnamen-ti. In tutto questo non c ovvia-mente nulla di errato. I problemi cominciano quando lattualit a decidere quali tra i temi presenti nei loro scritti devono essere rite-nuti presentabili, attuali appun-to e, perci, degni di attenzione.Da questo punto di vista Teresa di Ges per il suo tempo e temo anche per il nostro stata ed tremendamente inattuale, quan-to a donna e donna che scrive di Dio, quanto a fondatrice, quanto a mistica. Chiedersi ora quali tra i suoi insegnamenti siano da rite-nersi attuali pu non essere la migliore domanda che possiamo farci e se lo , lo a una ben pre-cisa condizione.Forse la domanda quali dei suoi insegnamenti sono attuali? na-sconde uninconfessata preoccu-pazione, soprattutto di noi religio-si: venire accusati di essere, noi e lei, in ritardo sul nostro tempo. di non essere aggiornati, mentre proponiamo agli altri la dottrina di Teresa. Che cosa fare per non essere vittime di una errata com-prensione di ci che va considera-to attuale o al passo con i tempi? Traggo una prima suggestione da

    alcune espressioni che Henri De Lubac scriveva oltre mezzo seco-lo fa: Quelli che non hanno altra preoccupazione che camminare con il loro tempo scriveva in Nuovi paradossi sposandone gusti, idee, passioni, pregiudizi, infatuazioni, maniere, costoro sa-ranno velocemente vecchi, sor-passati. Essi sono, come si suol dire, la page: ma una pagina si fa presto a voltarla. Una deci-na di anni prima, nel breve testo intitolato Paradossi, si era cos espresso: Ci si interroga come essere aggiornati, al passo coi tempi. Bisognerebbe prima sape-re come essere.A me sembra che Teresa dAvila, a partire da un preciso contesto sto-rico e religioso e dalla sua perso-nale esperienza di Dio, abbia pre-cisamente detto chi e come deve essere luomo di tutti i tempi, e

    IN FESTA PER LA SANTA MADRE

    di p. Aldino Cazzago ocd

    I santi non sono mai attuali ma sempre eterni

    Pamela Villoresi,s. Teresa dAvila ne Un castellonel cuore

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    4 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    Rupnik nellabside del Santuario. Cos ci siamo sentiti pellegrini ver-so la glorificazione dellAgnello di Dio, preceduti ed accompagnati da Maria e dai Santi.La Parola di Dio, in particolare la prima lettura tratta dallultimo capitolo dellApocalisse - ecco la sposa dellAgnello - ci ha in-trodotto nel suggestivo rito della consacrazione dellaltare, il luo-go dove lo Sposo si dona euca-risticamente alla sposa - Beati gli invitati al banchetto di nozze dellAgnello. Dopo il canto delle litanie sono state poste nellaltare le reliquie di alcuni santi (fra cui s. Teresa, s. Giovanni della Croce, s. Giovanni Paolo II e il Beato rume-no Vladimir Ghika).Allora il vescovo ha invocato lo Spirito Santificatore ungendo lal-tare con il Crisma consacrato nel Triduo Pasquale. Subito dopo, quattro consorelle carmelitane, quasi ha rappresentare la sponsa-lit consacrata nella Chiesa, han-no preparato laltare rivestendolo della tovaglia bianca. Le offerte per la consacrazione sono state portate da alcuni laici carmelitani

    vestiti con gli abiti tradizionali di varie regioni della Romania. Tra i doni, oltre al pane e al vino, stato posto sullaltare anche un rotolo con i nomi dei tanti benefattori, fra cui la lunga lista delle parrocchie della diocesi che hanno portato in pellegrinaggio la loro colletta per contribuire alla costruzione del Santuario. La presenza del vesco-vo della diocesi greco cattolica di Bucarest, monsignor Fratila, ha sottolineato la vocazione del San-tuario della Vergine del Carmelo ad essere luogo di incontro fra Oriente e Occidente, come anche lo stile stesso dellarchitettura e dei mosaici ci invita a vivere una fede che respira a due polmoni, come amava dire Giovanni Paolo II.La celebrazione stata seguita ovviamente da un banchetto. Come a Cana abbiamo quasi ri-schiato di dover ricorrere allin-tercessione di Maria, tanti erano gli invitati alle nozze! Per fortuna ancora una volta le nostre cuoche e i loro aiutanti hanno saputo in-terpretare alla perfezione la parte di Marta.Ora la festa di nozze deve diven-tare storia feconda di amore, per continuare a generare figli di Dio in cammino verso lAbbraccio del Padre, accompagnati dalla solle-citudine materna di Maria, Madre della Chiesa. E noi frati carmelita-ni che serviamo nel suo Santua-rio? Come lamico dello Sposo e come San Giovanni della Croce rappresentato nei mosaici dellab-side, siamo chiamati a indicare e a servire questo incontro nuziale fra lAgnello e la sua Sposa, il popolo di Dio pellegrino in questa terra.

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    Quando si parla di im-portanti figure di santi in occasione di qual-che ricorrenza della

    loro vita, per una sorta di automa-tismo, il discorso finisce spesso per incanalarsi nel solco obbligato dellattualit dei loro insegnamen-ti. In tutto questo non c ovvia-mente nulla di errato. I problemi cominciano quando lattualit a decidere quali tra i temi presenti nei loro scritti devono essere rite-nuti presentabili, attuali appun-to e, perci, degni di attenzione.Da questo punto di vista Teresa di Ges per il suo tempo e temo anche per il nostro stata ed tremendamente inattuale, quan-to a donna e donna che scrive di Dio, quanto a fondatrice, quanto a mistica. Chiedersi ora quali tra i suoi insegnamenti siano da rite-nersi attuali pu non essere la migliore domanda che possiamo farci e se lo , lo a una ben pre-cisa condizione.Forse la domanda quali dei suoi insegnamenti sono attuali? na-sconde uninconfessata preoccu-pazione, soprattutto di noi religio-si: venire accusati di essere, noi e lei, in ritardo sul nostro tempo. di non essere aggiornati, mentre proponiamo agli altri la dottrina di Teresa. Che cosa fare per non essere vittime di una errata com-prensione di ci che va considera-to attuale o al passo con i tempi? Traggo una prima suggestione da

    alcune espressioni che Henri De Lubac scriveva oltre mezzo seco-lo fa: Quelli che non hanno altra preoccupazione che camminare con il loro tempo scriveva in Nuovi paradossi sposandone gusti, idee, passioni, pregiudizi, infatuazioni, maniere, costoro sa-ranno velocemente vecchi, sor-passati. Essi sono, come si suol dire, la page: ma una pagina si fa presto a voltarla. Una deci-na di anni prima, nel breve testo intitolato Paradossi, si era cos espresso: Ci si interroga come essere aggiornati, al passo coi tempi. Bisognerebbe prima sape-re come essere.A me sembra che Teresa dAvila, a partire da un preciso contesto sto-rico e religioso e dalla sua perso-nale esperienza di Dio, abbia pre-cisamente detto chi e come deve essere luomo di tutti i tempi, e

    IN FESTA PER LA SANTA MADRE

    di p. Aldino Cazzago ocd

    I santi non sono mai attuali ma sempre eterni

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    perci del suo e del nostro tempo. Cinque secoli dopo di lei, il fuoco delle sue parole ci raggiunge, ci inquieta e ci riscalda perch esse raccontano da chi, per chi e come fatto quellAdamo che vive in ogni uomo, quellAdamo che ide-ologie e violenza hanno fatto di tutto per cancellare dalla coscien-za degli uomini. davvero stupefacente sapere che negli anni Quaranta del seco-lo scorso, quelli in cui De Lubac scriveva i testi menzionati, Simone Weil, pochi giorni prima di morire, in una lettera ai suoi genitori, cos si esprimeva: Bisognerebbe scri-vere di cose eterne per essere certi che saranno attuali. Teresa dAvi-la ha scritto delle cose eterne che stanno a fondamento di ogni uomo, lo costituiscono e perci sono di ieri, di oggi e di domani. Quando abbiamo lansia di essere in sintonia con gli uomini del nostro tempo non dovremmo dimenticare questa saggia avvertenza del P. De

    Lubac: Non si raggiungono vera-mente gli uomini se dapprima non si raggiunge luomo.Se le considerazioni che ho fatto hanno qualche ragionevole fon-damento, possiamo vivere senza lassillo di una malintesa attualit e ricordando sempre ci che Gio-vanni Paolo II disse oltre trentanni fa ai vescovi piemontesi: La cul-tura di oggi talora ci contraddice in modo blasfemo, altre volte sor-ride in modo ironico; ma il cuore delluomo nel suo profondo at-tende: tutto luomo attende tutto il Cristo (3 novembre 1984).Forti di questa inattualit di tersa di Ges, possiamo permetterci di offrire agli uomini nostri contempo-ranei quelle verit che, proprio per-ch inattuali, si vorrebbe fossero taciute. Anche qui chiedo aiuto al padre De Lubac. Le verit pi ne-cessarie scriveva , quelle di cui luomo ha pi profondo bisogno, sono molto spesso anche quelle di cui avverte meno coscientemente

    lesigenza, quelle di cui si crede di poter fare a meno e di cui preferi-rebbe che non gli si parli.Temo che anche tra gli insegna-menti di Teresa pi di uno appar-tenga alla categoria del prefe-ribile non parlarne. eccone uno dei tanti: Muoia una buona volta questo io e viva in me lAltro, che pi grande di me e migliore di me, nei miei stessi interessi, sic-ch io possa servirlo (Esclama-zione, n. 17). Quanto inattuale, anzitutto per noi, sia questo inse-gnamento e al contempo quanto vero sia, ognuno lo pu giudicare da s. Per la disgrazia peggiore a cui nel nostro rapporto con le-redit teresiana possiamo andare incontro, quella di vivere come proprietari di un baule di preziosi del quale abbiamo perso le chia-vi, come affermava il filosofo rus-so Pavel Florenskij.Nel Messaggio del 15 ottobre 2014 al Vescovo di Avila, papa Francesco scrive: Ogni santo ci

    mostra un tratto del multiforme volto di Dio. Come sappiamo da S. Paolo, questo Dio invisibile si reso visibile nel Verbo incarna-to, in Ges di Nazareth e in Lui, come Egli stesso ha detto a Fi-lippo, risplende il volto del Padre. Quando Teresa parla delle varie apparizioni di Cristo, lo descrive sempre nella forma del risorto, del vivente. In via generale scrive in Vita 29,4 il Signore mi si faceva vedere da risorto, e poco prima aveva gi detto che Ges nella sua Umanit sacra-tissima gli appariva sotto quella forma in cui lo si suol dipinge-re risuscitato. Ebbene quel vi-vente di una bellezza e ma-est incomparabili tali che non si possono dimenticare (Vita 28,9). Date queste premesse si capisce allora perch Teresa par-li di Cristo come della bellezza che in s comprende ogni bellez-za (Cammino 22,6).Il santuario S. Maria

    Regina del Carmelo visto dal matroneo.

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    perci del suo e del nostro tempo. Cinque secoli dopo di lei, il fuoco delle sue parole ci raggiunge, ci inquieta e ci riscalda perch esse raccontano da chi, per chi e come fatto quellAdamo che vive in ogni uomo, quellAdamo che ide-ologie e violenza hanno fatto di tutto per cancellare dalla coscien-za degli uomini. davvero stupefacente sapere che negli anni Quaranta del seco-lo scorso, quelli in cui De Lubac scriveva i testi menzionati, Simone Weil, pochi giorni prima di morire, in una lettera ai suoi genitori, cos si esprimeva: Bisognerebbe scri-vere di cose eterne per essere certi che saranno attuali. Teresa dAvi-la ha scritto delle cose eterne che stanno a fondamento di ogni uomo, lo costituiscono e perci sono di ieri, di oggi e di domani. Quando abbiamo lansia di essere in sintonia con gli uomini del nostro tempo non dovremmo dimenticare questa saggia avvertenza del P. De

    Lubac: Non si raggiungono vera-mente gli uomini se dapprima non si raggiunge luomo.Se le considerazioni che ho fatto hanno qualche ragionevole fon-damento, possiamo vivere senza lassillo di una malintesa attualit e ricordando sempre ci che Gio-vanni Paolo II disse oltre trentanni fa ai vescovi piemontesi: La cul-tura di oggi talora ci contraddice in modo blasfemo, altre volte sor-ride in modo ironico; ma il cuore delluomo nel suo profondo at-tende: tutto luomo attende tutto il Cristo (3 novembre 1984).Forti di questa inattualit di tersa di Ges, possiamo permetterci di offrire agli uomini nostri contempo-ranei quelle verit che, proprio per-ch inattuali, si vorrebbe fossero taciute. Anche qui chiedo aiuto al padre De Lubac. Le verit pi ne-cessarie scriveva , quelle di cui luomo ha pi profondo bisogno, sono molto spesso anche quelle di cui avverte meno coscientemente

    lesigenza, quelle di cui si crede di poter fare a meno e di cui preferi-rebbe che non gli si parli.Temo che anche tra gli insegna-menti di Teresa pi di uno appar-tenga alla categoria del prefe-ribile non parlarne. eccone uno dei tanti: Muoia una buona volta questo io e viva in me lAltro, che pi grande di me e migliore di me, nei miei stessi interessi, sic-ch io possa servirlo (Esclama-zione, n. 17). Quanto inattuale, anzitutto per noi, sia questo inse-gnamento e al contempo quanto vero sia, ognuno lo pu giudicare da s. Per la disgrazia peggiore a cui nel nostro rapporto con le-redit teresiana possiamo andare incontro, quella di vivere come proprietari di un baule di preziosi del quale abbiamo perso le chia-vi, come affermava il filosofo rus-so Pavel Florenskij.Nel Messaggio del 15 ottobre 2014 al Vescovo di Avila, papa Francesco scrive: Ogni santo ci

    mostra un tratto del multiforme volto di Dio. Come sappiamo da S. Paolo, questo Dio invisibile si reso visibile nel Verbo incarna-to, in Ges di Nazareth e in Lui, come Egli stesso ha detto a Fi-lippo, risplende il volto del Padre. Quando Teresa parla delle varie apparizioni di Cristo, lo descrive sempre nella forma del risorto, del vivente. In via generale scrive in Vita 29,4 il Signore mi si faceva vedere da risorto, e poco prima aveva gi detto che Ges nella sua Umanit sacra-tissima gli appariva sotto quella forma in cui lo si suol dipinge-re risuscitato. Ebbene quel vi-vente di una bellezza e ma-est incomparabili tali che non si possono dimenticare (Vita 28,9). Date queste premesse si capisce allora perch Teresa par-li di Cristo come della bellezza che in s comprende ogni bellez-za (Cammino 22,6).Il santuario S. Maria

    Regina del Carmelo visto dal matroneo.

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    8 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    Nel 1950, alla vigilia del-la proclamazione del dogma dellAssunzione divamp unaccesa di-

    scussione tra due importanti teolo-gi, M. Jugie e C. Balic, sulla morte di Maria. Jugie sosteneva lassun-zione senza morte previa, Balic poteva richiamarsi alla schiaccian-te testimonianza della tradizione cristiana, che nella morte di Maria individuava un segno della rasso-miglianza con Cristo. Il papa Pio XII, personalmente convinto della morte della Madon-na, tenne per conto del dibattito e nella Bolla di definizione parl solo di diparti-ta: terminato il corso della sua vita terre-na, dato che deter-minante dal punto di vista del dogma doveva rimanere la realt salvifica della gloriosa assunzione alla gloria celeste.Tra i testimoni della immortalit di Ma-ria va annoverato un certo Timoteo di Gerusalemme. Non si sa con esattezza se questo prete e omileta sia realmente esi-stito o piuttosto si tratti di un nome fittizio. La tradizione manoscritta, comunque, lo riporta come auto-re di due omelie per la festa della Presentazione di Ges al tempio: lOratio in Simeonem, che ci stata conservata in greco e nella versione georgiana, e In occursum

    Domini, che ci pervenuta solo in georgiano. Anche la datazione su questo personaggio oscillante: attualmente viene accreditato al VI secolo, dopo essere stato colloca-to fino a non molto tempo fa nel IV secolo.

    Dimore celestiPer questo predicatore la Vergi-ne non morta martire, trafitta da un colpo di spada (era una ipotesi formulata, tra gli altri, da Epifanio di Salamina), ma essa fino al pre-

    sente resta immortale per mezzo di colui che da lei era nato, il quale assumendola con s, la port nelle dimore eterne. Scrive Timo-teo: Dalle parole di Simeone: E anche a te una spada trafigger lanima, alcuni credet-tero che la Madre del Signore fosse morta trafitta da un colpo di spada. Ma le cose non stanno cos. Infatti, la spada costruita da un fabbro divide, s, un

    corpo, ma non pu tagliare lani-ma; per cui anche la Vergine fino al presente resta immortale per mez-zo di colui che abit in essa, il qua-le, assumendola con s, la port nelle dimore celesti. Possiamo cos rilevare come Timoteo sia sta-to il primo portavoce riconosciuto dellimmortalit della Madre di Dio. Ma questo autore interessante per le prospettive nuove con cui

    IMMORTALE?

    di p. Giuseppe Furioni ocd

    morta Maria?fe

    ste

    ma

    rian

    e

    8

    si accosta allesperienza di dolore della Vergine per la perdita di Ges dodicenne a Gerusalemme. pro-prio a questo mistero che vengo-no legate le parole di Simeone. La spada quella del dolore e della ricerca del Figlio. In quanto madre, ella sentiva il dolore come solito sentirlo una madre verso il proprio figlio. Perci profondamente ango-sciata, credendo di aver perduto il Figlio, diceva: Oh, me sfortunata! Io che speravo grandi cose, ecco che ho conosciuto il danno. Me misera! Chi mai colui che mi ha tolto il tesoro? Chi mi ha strappato una cosa che mi cos cara? Chi mi ha nascosto la mia speranza? Povera me! Ormai non si dir pi: Benedetta sei tu fra le donne. Le donne non mi diranno pi: Beato il grembo che ti ha portato, ormai sono consumata, altro che beata.

    Chi mi ha strappato il mio tesoro? Mentre Elisabetta gioisce, io sono vinta dal dolore; mentre lei ha il suo soldato, io ho perduto il re; mentre il servo salvo, il padrone invece non si vede ancora. Dov il saluto di Gabriele? Dov ladorazione dei Magi? Dov il tripudio dei pastori? Mentre io speravo di regnare, ecco che sono piombata nella miseria.

    Il senso di trapassarein realt Simeone nota Timoteo non disse a Maria: Una spada vin-cer; e nemmeno: Una spada avr il sopravvento. Ma: Una spada tra-passer, cio passer oltre. Con questo volle dire: Tu, o Vergine, per un po di tempo di addolorerai e ti affliggerai, ma subito sarai liberata dal dolore. Infatti dopo tre giorni Ges viene ritrovato nel tempio fra i dottori. Ed qui che si pu rico-

    fest

    e m

    aria

    ne

  • 9Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    8 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    Nel 1950, alla vigilia del-la proclamazione del dogma dellAssunzione divamp unaccesa di-

    scussione tra due importanti teolo-gi, M. Jugie e C. Balic, sulla morte di Maria. Jugie sosteneva lassun-zione senza morte previa, Balic poteva richiamarsi alla schiaccian-te testimonianza della tradizione cristiana, che nella morte di Maria individuava un segno della rasso-miglianza con Cristo. Il papa Pio XII, personalmente convinto della morte della Madon-na, tenne per conto del dibattito e nella Bolla di definizione parl solo di diparti-ta: terminato il corso della sua vita terre-na, dato che deter-minante dal punto di vista del dogma doveva rimanere la realt salvifica della gloriosa assunzione alla gloria celeste.Tra i testimoni della immortalit di Ma-ria va annoverato un certo Timoteo di Gerusalemme. Non si sa con esattezza se questo prete e omileta sia realmente esi-stito o piuttosto si tratti di un nome fittizio. La tradizione manoscritta, comunque, lo riporta come auto-re di due omelie per la festa della Presentazione di Ges al tempio: lOratio in Simeonem, che ci stata conservata in greco e nella versione georgiana, e In occursum

    Domini, che ci pervenuta solo in georgiano. Anche la datazione su questo personaggio oscillante: attualmente viene accreditato al VI secolo, dopo essere stato colloca-to fino a non molto tempo fa nel IV secolo.

    Dimore celestiPer questo predicatore la Vergi-ne non morta martire, trafitta da un colpo di spada (era una ipotesi formulata, tra gli altri, da Epifanio di Salamina), ma essa fino al pre-

    sente resta immortale per mezzo di colui che da lei era nato, il quale assumendola con s, la port nelle dimore eterne. Scrive Timo-teo: Dalle parole di Simeone: E anche a te una spada trafigger lanima, alcuni credet-tero che la Madre del Signore fosse morta trafitta da un colpo di spada. Ma le cose non stanno cos. Infatti, la spada costruita da un fabbro divide, s, un

    corpo, ma non pu tagliare lani-ma; per cui anche la Vergine fino al presente resta immortale per mez-zo di colui che abit in essa, il qua-le, assumendola con s, la port nelle dimore celesti. Possiamo cos rilevare come Timoteo sia sta-to il primo portavoce riconosciuto dellimmortalit della Madre di Dio. Ma questo autore interessante per le prospettive nuove con cui

    IMMORTALE?

    di p. Giuseppe Furioni ocd

    morta Maria?

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    si accosta allesperienza di dolore della Vergine per la perdita di Ges dodicenne a Gerusalemme. pro-prio a questo mistero che vengo-no legate le parole di Simeone. La spada quella del dolore e della ricerca del Figlio. In quanto madre, ella sentiva il dolore come solito sentirlo una madre verso il proprio figlio. Perci profondamente ango-sciata, credendo di aver perduto il Figlio, diceva: Oh, me sfortunata! Io che speravo grandi cose, ecco che ho conosciuto il danno. Me misera! Chi mai colui che mi ha tolto il tesoro? Chi mi ha strappato una cosa che mi cos cara? Chi mi ha nascosto la mia speranza? Povera me! Ormai non si dir pi: Benedetta sei tu fra le donne. Le donne non mi diranno pi: Beato il grembo che ti ha portato, ormai sono consumata, altro che beata.

    Chi mi ha strappato il mio tesoro? Mentre Elisabetta gioisce, io sono vinta dal dolore; mentre lei ha il suo soldato, io ho perduto il re; mentre il servo salvo, il padrone invece non si vede ancora. Dov il saluto di Gabriele? Dov ladorazione dei Magi? Dov il tripudio dei pastori? Mentre io speravo di regnare, ecco che sono piombata nella miseria.

    Il senso di trapassarein realt Simeone nota Timoteo non disse a Maria: Una spada vin-cer; e nemmeno: Una spada avr il sopravvento. Ma: Una spada tra-passer, cio passer oltre. Con questo volle dire: Tu, o Vergine, per un po di tempo di addolorerai e ti affliggerai, ma subito sarai liberata dal dolore. Infatti dopo tre giorni Ges viene ritrovato nel tempio fra i dottori. Ed qui che si pu rico-

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  • 11Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    10 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    rad

    ici d

    ella

    ttu

    alit

    noscere la sofferenza della Madre. Timoteo anche qui non la forza della retorica: ...Figlio, perch ci hai fatto cos? Ecco tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo. Per-ch non sei disceso insieme a noi, come insieme a noi sei salito? Per-ch eri seduto in mezzo ai dottori? Perch tu interroghi ed insegni, tu che non hai ancora studiato? Di che cosa discuti con i dottori? Per-ch attiri linvidia su di te? Perch vuoi che io sia privata del figlio? Ecco, essi ti guardano con occhi ardenti come il fuoco; ecco, essi gi digrignano i loro denti contro di te, come animali feroci che si muo-vono contro un tenero agnello.La risposta di Ges va nella dire-zione di chi valorizza in Maria la maturazione della fede attraverso le esperienze della vita condivisa con il Figlio. Il Signore, occul-

    tando ad essi la dignit della sua divinit nella vile apparenza della natura umana che aveva assunto, disse loro queste parole: Perch mi cercavate? Dove mi cercava-te? Voi non siete saliti in cielo, n avete dimorato nel pesce che in-ghiott Giona. Perch mi cercava-te? Non sapete che io devo occu-parmi delle cose del Padre mio? Non avete udito Simeone? Forse che egli non ha detto che io sono Signore e Dio? E voi mi cercavate come un bambino? Non sapevate forse che necessario che io mi occupi delle cose del Padre mio? Io ho un solo Padre nel cielo; e ho voi come genitori temporanea-mente acquisiti.Parole che aprono una via alla comprensione della Vergine come donna di fede.

    sim

    bo

    li ma

    rian

    i

    un titolo mariano abba-stanza raro, quello di ponte. E per di pi pro-blematico se viene usato

    in senso assoluto. Il ponte, ma anche il pontifex Cristo stesso. E per questo non ovvio attribu-irlo a Maria. A meno che non sia condito da tutta una serie di pre-cisazioni che ne legittimano luso.Troviamo delle espressioni poeti-che che definiscono la Madre di Dio come ponte sia in Oriente: Maria, ancella e madre, vergine e cielo, lunico ponte di Dio agli uomini (Proclo di Costantinopo-li, Omelia I sulla Madre di Dio), sia in Occidente: Tu sei il ponte per entrare nei cieli (Venanzio Fortu-nato, In laudem sanctae Mariae).

    Un riferimento interessante lo troviamo nellOmelia sulla Dormi-zione di Modesto ( 634), guida spirituale e poi patriarca di Geru-salemme dopo la conquista della citt da parte dei persiani (614) e la successiva liberazione ad ope-ra dellimperatore Eraclio. Questa Omelia generalmente ricono-sciuta come il primo discorso bi-zantino sulla festa del 15 agosto cos come la prima testimonianza della teologia greca dove af-fermata esplicitamente la dottri-na cattolica dellAssunzione, una volta scartati gli apocrifi del Tran-situs Mariae. In questa predica Modesto ricorda gli ultimi giorni di Maria. Narra della presenza degli angeli accorsi per celebrare la di-

    PONTE

    di p. Giuseppe Furioni ocd

    in forza della sua verginit

  • 11Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    10 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

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    noscere la sofferenza della Madre. Timoteo anche qui non la forza della retorica: ...Figlio, perch ci hai fatto cos? Ecco tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo. Per-ch non sei disceso insieme a noi, come insieme a noi sei salito? Per-ch eri seduto in mezzo ai dottori? Perch tu interroghi ed insegni, tu che non hai ancora studiato? Di che cosa discuti con i dottori? Per-ch attiri linvidia su di te? Perch vuoi che io sia privata del figlio? Ecco, essi ti guardano con occhi ardenti come il fuoco; ecco, essi gi digrignano i loro denti contro di te, come animali feroci che si muo-vono contro un tenero agnello.La risposta di Ges va nella dire-zione di chi valorizza in Maria la maturazione della fede attraverso le esperienze della vita condivisa con il Figlio. Il Signore, occul-

    tando ad essi la dignit della sua divinit nella vile apparenza della natura umana che aveva assunto, disse loro queste parole: Perch mi cercavate? Dove mi cercava-te? Voi non siete saliti in cielo, n avete dimorato nel pesce che in-ghiott Giona. Perch mi cercava-te? Non sapete che io devo occu-parmi delle cose del Padre mio? Non avete udito Simeone? Forse che egli non ha detto che io sono Signore e Dio? E voi mi cercavate come un bambino? Non sapevate forse che necessario che io mi occupi delle cose del Padre mio? Io ho un solo Padre nel cielo; e ho voi come genitori temporanea-mente acquisiti.Parole che aprono una via alla comprensione della Vergine come donna di fede.

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    un titolo mariano abba-stanza raro, quello di ponte. E per di pi pro-blematico se viene usato

    in senso assoluto. Il ponte, ma anche il pontifex Cristo stesso. E per questo non ovvio attribu-irlo a Maria. A meno che non sia condito da tutta una serie di pre-cisazioni che ne legittimano luso.Troviamo delle espressioni poeti-che che definiscono la Madre di Dio come ponte sia in Oriente: Maria, ancella e madre, vergine e cielo, lunico ponte di Dio agli uomini (Proclo di Costantinopo-li, Omelia I sulla Madre di Dio), sia in Occidente: Tu sei il ponte per entrare nei cieli (Venanzio Fortu-nato, In laudem sanctae Mariae).

    Un riferimento interessante lo troviamo nellOmelia sulla Dormi-zione di Modesto ( 634), guida spirituale e poi patriarca di Geru-salemme dopo la conquista della citt da parte dei persiani (614) e la successiva liberazione ad ope-ra dellimperatore Eraclio. Questa Omelia generalmente ricono-sciuta come il primo discorso bi-zantino sulla festa del 15 agosto cos come la prima testimonianza della teologia greca dove af-fermata esplicitamente la dottri-na cattolica dellAssunzione, una volta scartati gli apocrifi del Tran-situs Mariae. In questa predica Modesto ricorda gli ultimi giorni di Maria. Narra della presenza degli angeli accorsi per celebrare la di-

    PONTE

    di p. Giuseppe Furioni ocd

    in forza della sua verginit

  • 13Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    12 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    partita della Vergine e anche degli apostoli convocati da una forza soprannaturale presso la Madre di Dio, per mezzo della quale furo-no scelti da Cristo e resi degni di portare a compimento la loro mis-sione apostolica, la pi santa fra tutte le dignit assegnate da Dio. La Vergine ne era ben prossima al conseguimento. E lomelia con-tinua: La Vergine, in virt della sua verginit, sarebbe stata sulla terra ponte tra Dio e gli uomini al di sopra di questo mondo, e pro-prio per questo abbiamo ricevuto da Cristo uno straordinario aiuto: egli ci ha salvato. Daltra parte n un messaggero, n un angelo ha sventato per sempre le scellerate macchinazioni del diavolo, ma lo stesso Signore, che proprio per questo venuto in questo mondo. Infatti stato scritto: Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Per mezzo di lei egli ci ha fatto conoscere laccesso alla retta fede e alla vita beata che conduce al cielo.Il significato attribuito al simbolo del ponte non immediatamente evidente. Sembra riferirsi anzitut-

    to allesperienza della sua mater-nit divina. Maria, dice Modesto, ponte in forza della sua ver-ginit. Questo mistero stretta-mente connesso alla particolare condizione di colui che stato concepito, cio di essere Figlio di Dio. Lintegrit della madre rende testimonianza dellorigine celeste del Figlio. E in questo senso si pu considerare come un legame tra la terra e il cielo. Per meglio espri-merci, possiamo dire che Maria ponte in quanto strettamente legata allopera di riconciliazione del Figlio suo che ha allontanato le tenebre del male che avvolge-vano gli uomini e li ha resi parteci-pi del suo regno celeste. Appena in secondo piano appare il tema della fede di Maria. Lo richiama meglio laccostamento dei tito-li ancella e madre di Proclo di Costantinopoli. Il primo termine, dato che appare sulla bocca di Maria Eccomi, sono lancella del Signore, avvenga di me se-condo la tua parola evidenzia il libero consenso dato dalla Vergi-ne e, dunque, latteggiamento di fiducioso abbandono alla volont del Signore. Il suo fiat permette la costruzione di quel legame fra il mondo di Dio e quello delluomo che il Verbo incarnato viene a ri-creare dopo il peccato di Adamo.In questi riferimenti non c una allusione allintercessione celeste di Maria, cosa da attendersi come ovvia in una omelia che ha per og-getto la Dormizione. Daltra parte, poco pi avanti, Modesto si rivol-ge orante: E tu, o Vergine, quan-do sei alla sua presenza, pregalo fiduciosamente affinch custodi-sca la sua Chiesa con gli stessi sentimenti di sempre.

    Come abbiamo bisogno di rispettare Dio, di ve-dere santificati i segni della sua presenza, ur-

    genza che venga tra noi il suo Re-gno, che si compia la sua volont, e che ci sia donato il pane di ogni giorno, cos abbiamo assoluta-mente bisogno della misericordia del Padre divino. Perch noi ab-biamo un debito incalcolabile con lEterno. vero che noi siamo sta-ti resi innocenti con il Battesimo e custoditi in grazia dalla fede della Chiesa, eppure non cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, con questa nuova domanda, Ges ci invita a tornare al Padre come figli prodighi, riconoscen-doci bisognosi della sua remis-sione. In lui, nel Figlio, abbiamo la redenzione e il segno efficace di questa misericordia lo riceviamo nei Sacramenti, tuttavia questo flusso di misericordia spiega il Catechismo non pu giungere al

    nostro cuore finch noi non abbia-mo perdonato a chi ci ha offeso. LAmore, come il Corpo di Cristo, indivisibile: se cerchiamo di amare Dio sinceramente, subito ci apriamo ai fratelli e desideriamo il loro bene, anche per di chi ha un debito con noi, o ci ha offeso.

    Nel cuore si lega e si scioglieInvece nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile allamore misericordioso del Pa-dre. Lo stesso Ges ci ha fatto vedere, con la parabola del servo senza piet (Mt 18), limpossibili-t del Padre a poterci dare il suo condono, se sbarriamo il cuore a ogni rapporto buono con laltro uomo: Cos anche il mio Padre celeste far a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vo-stro fratello. l nella profon-dit del cuore che tutto si lega e

    PI FORTE DEL PECCATO

    di p. Agostino Pappalardo ocd

    abbiamo bisogno della misericordia del Padre

    co

    mp

    en

    dio

    de

    lc

    ate

    ch

    ism

    o

    Ingresso dellaprocessione inSantuario

  • 13Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    12 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    partita della Vergine e anche degli apostoli convocati da una forza soprannaturale presso la Madre di Dio, per mezzo della quale furo-no scelti da Cristo e resi degni di portare a compimento la loro mis-sione apostolica, la pi santa fra tutte le dignit assegnate da Dio. La Vergine ne era ben prossima al conseguimento. E lomelia con-tinua: La Vergine, in virt della sua verginit, sarebbe stata sulla terra ponte tra Dio e gli uomini al di sopra di questo mondo, e pro-prio per questo abbiamo ricevuto da Cristo uno straordinario aiuto: egli ci ha salvato. Daltra parte n un messaggero, n un angelo ha sventato per sempre le scellerate macchinazioni del diavolo, ma lo stesso Signore, che proprio per questo venuto in questo mondo. Infatti stato scritto: Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Per mezzo di lei egli ci ha fatto conoscere laccesso alla retta fede e alla vita beata che conduce al cielo.Il significato attribuito al simbolo del ponte non immediatamente evidente. Sembra riferirsi anzitut-

    to allesperienza della sua mater-nit divina. Maria, dice Modesto, ponte in forza della sua ver-ginit. Questo mistero stretta-mente connesso alla particolare condizione di colui che stato concepito, cio di essere Figlio di Dio. Lintegrit della madre rende testimonianza dellorigine celeste del Figlio. E in questo senso si pu considerare come un legame tra la terra e il cielo. Per meglio espri-merci, possiamo dire che Maria ponte in quanto strettamente legata allopera di riconciliazione del Figlio suo che ha allontanato le tenebre del male che avvolge-vano gli uomini e li ha resi parteci-pi del suo regno celeste. Appena in secondo piano appare il tema della fede di Maria. Lo richiama meglio laccostamento dei tito-li ancella e madre di Proclo di Costantinopoli. Il primo termine, dato che appare sulla bocca di Maria Eccomi, sono lancella del Signore, avvenga di me se-condo la tua parola evidenzia il libero consenso dato dalla Vergi-ne e, dunque, latteggiamento di fiducioso abbandono alla volont del Signore. Il suo fiat permette la costruzione di quel legame fra il mondo di Dio e quello delluomo che il Verbo incarnato viene a ri-creare dopo il peccato di Adamo.In questi riferimenti non c una allusione allintercessione celeste di Maria, cosa da attendersi come ovvia in una omelia che ha per og-getto la Dormizione. Daltra parte, poco pi avanti, Modesto si rivol-ge orante: E tu, o Vergine, quan-do sei alla sua presenza, pregalo fiduciosamente affinch custodi-sca la sua Chiesa con gli stessi sentimenti di sempre.

    Come abbiamo bisogno di rispettare Dio, di ve-dere santificati i segni della sua presenza, ur-

    genza che venga tra noi il suo Re-gno, che si compia la sua volont, e che ci sia donato il pane di ogni giorno, cos abbiamo assoluta-mente bisogno della misericordia del Padre divino. Perch noi ab-biamo un debito incalcolabile con lEterno. vero che noi siamo sta-ti resi innocenti con il Battesimo e custoditi in grazia dalla fede della Chiesa, eppure non cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, con questa nuova domanda, Ges ci invita a tornare al Padre come figli prodighi, riconoscen-doci bisognosi della sua remis-sione. In lui, nel Figlio, abbiamo la redenzione e il segno efficace di questa misericordia lo riceviamo nei Sacramenti, tuttavia questo flusso di misericordia spiega il Catechismo non pu giungere al

    nostro cuore finch noi non abbia-mo perdonato a chi ci ha offeso. LAmore, come il Corpo di Cristo, indivisibile: se cerchiamo di amare Dio sinceramente, subito ci apriamo ai fratelli e desideriamo il loro bene, anche per di chi ha un debito con noi, o ci ha offeso.

    Nel cuore si lega e si scioglieInvece nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile allamore misericordioso del Pa-dre. Lo stesso Ges ci ha fatto vedere, con la parabola del servo senza piet (Mt 18), limpossibili-t del Padre a poterci dare il suo condono, se sbarriamo il cuore a ogni rapporto buono con laltro uomo: Cos anche il mio Padre celeste far a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vo-stro fratello. l nella profon-dit del cuore che tutto si lega e

    PI FORTE DEL PECCATO

    di p. Agostino Pappalardo ocd

    abbiamo bisogno della misericordia del Padre

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    oIngresso dellaprocessione inSantuario

  • 15Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    14 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    per la fede nel Dio Amore. Non solo hanno perseverato nella fe-delt anche eroica, ad esempio, riguardo il matrimonio, come la beata Elisabetta Canori Mora, ma insieme hanno mostrato la loro apertura di cuore al perdono per chi faceva loro il male, e hanno of-ferto lintercessione al Padre cele-ste di un rinnovamento spirituale dei propri avversari. E spesso la storia ha dimostrato che i peggiori nemici (Saulo di Tarso o il marito fedifrago della beata Elisabetta Canori, linfermiera spietata che pratic liniezione mortale a P. Tito, o Alessandro Serenelli, luc-cisore di S. Maria Goretti, e perfi-no il mafioso che sparava al Beato Puglisi, ecc.) sono stati disarmati, in modo misterioso, e hanno ini-ziato un cambiamento di vita.

    chi ama il pi forteInfatti il perdono sta a testimonia-re che, nel nostro mondo, lamore

    pi forte del peccato (n. 2844). In effetti solo Dio, con Ges, ci ha svelato quanto e come sia sta-to capace di un perdono totale: la parabola del servo spietato, ci fa innanzitutto vedere che a quel servo il padrone ha condonato limmenso debito di diecimila ta-lenti, ma lui si dimentica di questa grazia: rigetta la piet e allaltro servo che gli doveva soltanto la somma ridicola di cento denari, non vuole condonare nulla. Con quel domestico ciascuno di noi deve acquisire la certezza che loffesa nei nostri riguardi rimane sempre piccola rispetto al con-dono totale di Dio. Noi restiamo sempre debitori, afferma S. Paolo, di un amore vicendevole. Dio non accetta il sacrificio di coloro che fomentano la divisione; dice loro di lasciare sullaltare lofferta e di andare, prima, a riconciliarsi con i loro fratelli. Dio vuole che ce lo riconciliamo con preghiere che

    si scioglie. Non in nostro pote-re continua il Catechismo non sentire pi e dimenticare loffesa; ma il cuore che si offre allo Spiri-to Santo tramuta la ferita in com-passione e purifica la memoria trasformando loffesa in interces-sione. Difatti lazione misteriosa dello Spirito Santo essenziale poich alluomo impossibile soddisfare questa cruciale esi-genza del mistero dellAlleanza, cio avere un cuore e un atteg-giamento simile a quello del Padre celeste. Soltanto lo Spirito, che la nostra Vita, pu fare nostri i me-desimi sentimenti che furono in Cristo Ges. Allora diventa pos-sibile perdonarci a vicenda come Dio ha perdonato a noi in Cristo (nn. 2840-43). Il suo un Amo-re che ama sempre, soprattutto al culmine della vicenda terrena, quando il Figlio unico del Padre annientato sulla Croce dal nostro male: Padre, perdona loro.

    Ciascuno dovr riconoscere che dentro di lui ha prodotto del male e che per un amore gratuito gli stato condonato tutto in antici-po dal Padre buono. Questo pu aprire il cuore alla grazia e aiutar-ci a vedere in modo nuovo laltro uomo che prima appariva soltanto come un nemico.

    Santi testimoni del perdonoRicordiamo come da S. Stefano, primo testimone del Dio di Ges, ai cristiani dei primi secoli, da Tommaso Moro agli innumerevo-li martiri dellepoca moderna, dai santi nei Lager, come Massimilia-no Kolbe, Edith Stein e Tito Bran-dsma, a Maria Goretti, dal vesco-vo Oscar Romero al cardinale Van Thuan, da don Pino Puglisi, fino al gruppo di Copti egiziani che negli ultimi istanti affidano se stessi e gli uccisori al Nome di Ges, tutti i martiri, non solo hanno resistito fino allo spargimento del sangue

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    Canto delleLitanie dei Santi

    Incorporazionedelle Reliquienellaltare

  • 15Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    14 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    per la fede nel Dio Amore. Non solo hanno perseverato nella fe-delt anche eroica, ad esempio, riguardo il matrimonio, come la beata Elisabetta Canori Mora, ma insieme hanno mostrato la loro apertura di cuore al perdono per chi faceva loro il male, e hanno of-ferto lintercessione al Padre cele-ste di un rinnovamento spirituale dei propri avversari. E spesso la storia ha dimostrato che i peggiori nemici (Saulo di Tarso o il marito fedifrago della beata Elisabetta Canori, linfermiera spietata che pratic liniezione mortale a P. Tito, o Alessandro Serenelli, luc-cisore di S. Maria Goretti, e perfi-no il mafioso che sparava al Beato Puglisi, ecc.) sono stati disarmati, in modo misterioso, e hanno ini-ziato un cambiamento di vita.

    chi ama il pi forteInfatti il perdono sta a testimonia-re che, nel nostro mondo, lamore

    pi forte del peccato (n. 2844). In effetti solo Dio, con Ges, ci ha svelato quanto e come sia sta-to capace di un perdono totale: la parabola del servo spietato, ci fa innanzitutto vedere che a quel servo il padrone ha condonato limmenso debito di diecimila ta-lenti, ma lui si dimentica di questa grazia: rigetta la piet e allaltro servo che gli doveva soltanto la somma ridicola di cento denari, non vuole condonare nulla. Con quel domestico ciascuno di noi deve acquisire la certezza che loffesa nei nostri riguardi rimane sempre piccola rispetto al con-dono totale di Dio. Noi restiamo sempre debitori, afferma S. Paolo, di un amore vicendevole. Dio non accetta il sacrificio di coloro che fomentano la divisione; dice loro di lasciare sullaltare lofferta e di andare, prima, a riconciliarsi con i loro fratelli. Dio vuole che ce lo riconciliamo con preghiere che

    si scioglie. Non in nostro pote-re continua il Catechismo non sentire pi e dimenticare loffesa; ma il cuore che si offre allo Spiri-to Santo tramuta la ferita in com-passione e purifica la memoria trasformando loffesa in interces-sione. Difatti lazione misteriosa dello Spirito Santo essenziale poich alluomo impossibile soddisfare questa cruciale esi-genza del mistero dellAlleanza, cio avere un cuore e un atteg-giamento simile a quello del Padre celeste. Soltanto lo Spirito, che la nostra Vita, pu fare nostri i me-desimi sentimenti che furono in Cristo Ges. Allora diventa pos-sibile perdonarci a vicenda come Dio ha perdonato a noi in Cristo (nn. 2840-43). Il suo un Amo-re che ama sempre, soprattutto al culmine della vicenda terrena, quando il Figlio unico del Padre annientato sulla Croce dal nostro male: Padre, perdona loro.

    Ciascuno dovr riconoscere che dentro di lui ha prodotto del male e che per un amore gratuito gli stato condonato tutto in antici-po dal Padre buono. Questo pu aprire il cuore alla grazia e aiutar-ci a vedere in modo nuovo laltro uomo che prima appariva soltanto come un nemico.

    Santi testimoni del perdonoRicordiamo come da S. Stefano, primo testimone del Dio di Ges, ai cristiani dei primi secoli, da Tommaso Moro agli innumerevo-li martiri dellepoca moderna, dai santi nei Lager, come Massimilia-no Kolbe, Edith Stein e Tito Bran-dsma, a Maria Goretti, dal vesco-vo Oscar Romero al cardinale Van Thuan, da don Pino Puglisi, fino al gruppo di Copti egiziani che negli ultimi istanti affidano se stessi e gli uccisori al Nome di Ges, tutti i martiri, non solo hanno resistito fino allo spargimento del sangue

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    Canto delleLitanie dei Santi

    Incorporazionedelle Reliquienellaltare

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    salgono da cuori pacificati. Ci che pi fortemente obbliga Dio la nostra pace, la nostra con-cordia, lunit (S. Cipriano, De

    oratione dominica). come se fa-cessimo pi felice Dio e rendiamo pi felice la nostra umanit.

    Q uesta sesta domanda del Pater che Ges ci ha regalato, significa: Padre, fa che non en-

    triamo e non cadiamo nella tenta-zione, o non lasciarci soccom-bere alla tentazione. Difatti il Dio, di cui lo stesso Ges ci ha dato di conoscerne il vero volto, non pu essere tentato dal male e non tenta nessuno al male (Gc 1,13); al contrario, Dio vuole liberarce-ne. Egli ha dato alluomo, fatto costituzionalmente per la rettitu-dine, per la giustizia e la felicit, una capacit di permanere in tale condizione e anche di vivere in una certa tranquillit e prosperit. Ma Satana, lomicida fin dal prin-cipio, il menzognero e padre di menzogna (Gv 8,44), non mai sereno e mai nella pace: fa di tutto perch luomo giunga a una sorta di annientamento di s e di tutto. Una analisi perspicace ce la of-fre J. Ratzinger-Benedetto XVI nel suo libro Ges di Nazaret, commentando il Padre nostro: Satana schernisce luomo per schernire in questo modo Dio: la sua creatura che Egli ha formato a sua immagine, una creatura miserevole. Quanto in essa sem-bra bene, invece solo facciata. In realt alluomo a ogni uomo interessa sempre e solo il proprio benessere. Questa la diagnosi di Satana, che lApocalisse defi-

    nisce laccusatore dei nostri fra-telli, davanti al nostro Dio giorno e notte (Ap 12,10). La diffamazio-ne delluomo e della creazione in ultima istanza diffamazione di Dio, giustificazione del suo rifiu-to. Satana vuole dimostrare la sua tesi con Giobbe, il giusto: se solo gli venisse tolto tutto, allora egli lascerebbe presto perdere anche la sua religiosit. Cos Dio conce-de a Satana la libert di mettere alla prova Giobbe, anche se entro limiti ben definiti: Dio non lascia cadere luomo, ma permette che venga messo alla prova: le soffe-renze di Giobbe servono alla giu-stificazione delluomo.

    Il giusto GiobbeMediante la sua fede provata nella sofferenza, egli ristabilisce lonore delluomo. Cos sono anticipata-mente sofferenze in comunione con Cristo, che ristabilisce lonore di noi tutti al cospetto di Dio e ci indica la strada per non perdere, neppure nelloscurit pi profon-da, la fede in Dio (pp.193-194). Queste riflessioni ci aiutano a di-stinguere tra le prove della vita, necessarie per una vera matura-zione spirituale e la tentazione, o il consentire al male. Gi in natu-ra vediamo come tanti frutti della terra, e in modo particolare luva, pigiata nei torchi, perch divenga vino gustoso; o loro, che deve

    FRA TENTAZIONI E PROVENella prova non lasciarci soli

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    salgono da cuori pacificati. Ci che pi fortemente obbliga Dio la nostra pace, la nostra con-cordia, lunit (S. Cipriano, De

    oratione dominica). come se fa-cessimo pi felice Dio e rendiamo pi felice la nostra umanit.

    Q uesta sesta domanda del Pater che Ges ci ha regalato, significa: Padre, fa che non en-

    triamo e non cadiamo nella tenta-zione, o non lasciarci soccom-bere alla tentazione. Difatti il Dio, di cui lo stesso Ges ci ha dato di conoscerne il vero volto, non pu essere tentato dal male e non tenta nessuno al male (Gc 1,13); al contrario, Dio vuole liberarce-ne. Egli ha dato alluomo, fatto costituzionalmente per la rettitu-dine, per la giustizia e la felicit, una capacit di permanere in tale condizione e anche di vivere in una certa tranquillit e prosperit. Ma Satana, lomicida fin dal prin-cipio, il menzognero e padre di menzogna (Gv 8,44), non mai sereno e mai nella pace: fa di tutto perch luomo giunga a una sorta di annientamento di s e di tutto. Una analisi perspicace ce la of-fre J. Ratzinger-Benedetto XVI nel suo libro Ges di Nazaret, commentando il Padre nostro: Satana schernisce luomo per schernire in questo modo Dio: la sua creatura che Egli ha formato a sua immagine, una creatura miserevole. Quanto in essa sem-bra bene, invece solo facciata. In realt alluomo a ogni uomo interessa sempre e solo il proprio benessere. Questa la diagnosi di Satana, che lApocalisse defi-

    nisce laccusatore dei nostri fra-telli, davanti al nostro Dio giorno e notte (Ap 12,10). La diffamazio-ne delluomo e della creazione in ultima istanza diffamazione di Dio, giustificazione del suo rifiu-to. Satana vuole dimostrare la sua tesi con Giobbe, il giusto: se solo gli venisse tolto tutto, allora egli lascerebbe presto perdere anche la sua religiosit. Cos Dio conce-de a Satana la libert di mettere alla prova Giobbe, anche se entro limiti ben definiti: Dio non lascia cadere luomo, ma permette che venga messo alla prova: le soffe-renze di Giobbe servono alla giu-stificazione delluomo.

    Il giusto GiobbeMediante la sua fede provata nella sofferenza, egli ristabilisce lonore delluomo. Cos sono anticipata-mente sofferenze in comunione con Cristo, che ristabilisce lonore di noi tutti al cospetto di Dio e ci indica la strada per non perdere, neppure nelloscurit pi profon-da, la fede in Dio (pp.193-194). Queste riflessioni ci aiutano a di-stinguere tra le prove della vita, necessarie per una vera matura-zione spirituale e la tentazione, o il consentire al male. Gi in natu-ra vediamo come tanti frutti della terra, e in modo particolare luva, pigiata nei torchi, perch divenga vino gustoso; o loro, che deve

    FRA TENTAZIONI E PROVENella prova non lasciarci soli

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    62

    passare nel crogiuolo, per essere raffinato e reso puro; cos ciascu-na persona umana ha bisogno di essere purificata, come passa-ta al setaccio di prove, rinunce, di trasformazioni profonde: sono vie indispensabili per conoscere meglio se stessi, i propri limiti e soprattutto per giungere alla co-noscenza della pienezza della Ve-rit. Anche se si annidano pericoli di cadute, lungo questi passaggi necessari, penosi e faticosi, vale la pena percorrerli con decisione e coraggio. Ma noi, come ci inse-gna Ges, come ha fatto Ges, supplichiamo il Padre Celeste, datore di ogni bene, di non farci mai imboccare la strada che porta al peccato, quindi di non perder-ci nella lotta tra la carne, cio la nostra miseria, e lo Spirito. Perci dobbiamo implorare frequente-mente lo Spirito di Dio, per riceve-re i doni del discernimento e della fortezza. Insegna il Catechismo: Lo Spiri-to Santo ci porta a discernere tra

    la prova, necessaria alla crescita delluomo interiore in vista di una virt provata e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte. Dobbiamo anche distinguere tra essere tentati e consentire alla tentazione. Infine, il discernimen-to smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente il suo oggetto buono, gradito agli oc-chi e desiderabile, mentre, in re-alt, il suo frutto la morte (n. 2847). La tentazione, quando si decisi a restare fedeli nel Signore, ha una sua utilit, poich ci inse-gna, oltre a conoscere noi stessi e a scoprire la nostra miseria, ad ac-corgerci meglio di certi beni e doni che avevamo, e abbiamo, ricevu-to da Dio. Per rivolgere con un at-teggiamento giusto la domanda al Padre Eterno di non entrare nella tentazione, dobbiamo avere una decisione netta del cuore. Se acconsentiamo ai suggerimen-ti discreti dello Spirito Santo, il Padre ci d la forza di individuare e superare anche le trappole pi

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    Sigillazione delle reliquie sullaltare

  • 17Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

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    passare nel crogiuolo, per essere raffinato e reso puro; cos ciascu-na persona umana ha bisogno di essere purificata, come passa-ta al setaccio di prove, rinunce, di trasformazioni profonde: sono vie indispensabili per conoscere meglio se stessi, i propri limiti e soprattutto per giungere alla co-noscenza della pienezza della Ve-rit. Anche se si annidano pericoli di cadute, lungo questi passaggi necessari, penosi e faticosi, vale la pena percorrerli con decisione e coraggio. Ma noi, come ci inse-gna Ges, come ha fatto Ges, supplichiamo il Padre Celeste, datore di ogni bene, di non farci mai imboccare la strada che porta al peccato, quindi di non perder-ci nella lotta tra la carne, cio la nostra miseria, e lo Spirito. Perci dobbiamo implorare frequente-mente lo Spirito di Dio, per riceve-re i doni del discernimento e della fortezza. Insegna il Catechismo: Lo Spiri-to Santo ci porta a discernere tra

    la prova, necessaria alla crescita delluomo interiore in vista di una virt provata e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte. Dobbiamo anche distinguere tra essere tentati e consentire alla tentazione. Infine, il discernimen-to smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente il suo oggetto buono, gradito agli oc-chi e desiderabile, mentre, in re-alt, il suo frutto la morte (n. 2847). La tentazione, quando si decisi a restare fedeli nel Signore, ha una sua utilit, poich ci inse-gna, oltre a conoscere noi stessi e a scoprire la nostra miseria, ad ac-corgerci meglio di certi beni e doni che avevamo, e abbiamo, ricevu-to da Dio. Per rivolgere con un at-teggiamento giusto la domanda al Padre Eterno di non entrare nella tentazione, dobbiamo avere una decisione netta del cuore. Se acconsentiamo ai suggerimen-ti discreti dello Spirito Santo, il Padre ci d la forza di individuare e superare anche le trappole pi

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  • Santa Teresa Luglio/Agosto 2015Santa Teresa Luglio/Agosto 2015 19

    18

    subdole del Maligno: Dio fede-le e non permetter che siate ten-tati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi dar anche la via duscita e la forza per sopportar-la (1Cor 10,13). Giungiamo cos alla certezza che, per combattere e vincere sui ten-tativi del nemico, occorre lunit e il dialogo frequente, la preghie-ra quasi senza interruzioni: il rimanere con Ges, come Ges attaccati al Padre, come lui che ha vinto sul Tentatore, fin dallinizio della sua azione pubblica e poi nellultimo combatti-mento, al Getsemani nel-la misteriosa sua prima ago-nia. E continuiamo a restare uniti a Lui Vincitore e Risorto, quando ridiciamo con Lui: Padre, non ci lasciare cadere, non ci indurre. Custoditi nel suo NomeOccorre essere vigilanti nello spi-rito, e Ges ci richiama a questo con insistenza. NellUltima Cena

    Ges chiese al Padre di custodirci nel suo Nome (Gv 17) e lo Spirito Santo agisce in noi per suscitare, rafforzare questa vigilanza ogni giorno, soprattutto nel dramma-tico combattimento che ciascuno di noi deve vivere e ingaggiare alla fine della vita; Ges ci premunisce per essere perseveranti sino alle nostre ore finali su questa terra:

    Ecco, Io vengo come un ladro. Beato chi vigi-

    lante (Ap 16). Cos papa Benedetto XVI conclude le sue riflessioni su questa richiesta del Pater:

    Nella preghiera che esprimiamo con la sesta

    domanda del Padre nostro deve cos essere racchiusa, da un lato, la disponibilit a prendere su di noi il peso della prova commi-surata alle nostre forze; dallaltro, appunto, la domanda che Dio non ci addossi pi di quanto siamo in grado di sopportare; che non ci lasci cadere dalle sue mani (pp.196-197).

    Sacra Unzionedellaltare

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    Ormai, direi una ventina di giorni fa, esploso il sole; da gennaio fino a marzo inoltrato, ave-

    va occhieggiato s e no un paio di giorni, per il resto grigiore padano e pioggia. Adesso il cielo libero, limpido, blu porcellana. Blu por-cellana in alto; ad altezza duomo in citt si sguazza nellopacit di polveri fini e polveri grosse, libera-te da automobili che arrivano qui a terminare tra meritevoli sforzi una vita che le ha viste scorraz-zare in giovent in altre parti del mondo. Come le scarpe usate, offerte ai compratori lungo le vie: a volte negozietti che si riducono a un sacco steso per terra su cui esposta la merce, a volte due semplici pali eretti a sostegno di fili robusti da cui pendono come frutti maturi incongrue scarpe dai tacchi alti, zoccoloni di sughero

    che sembrano trampoli, le ricer-catissime scarpe da ginnastica ecc. Spesso, in mostra non c che una sola scarpa per paio, la compagna chiusa in un sacco con le altre anchesse scompa-gnate, per scoraggiare eventuali ladri. La globalizzazione domina anche nel campo del vestiario: nella strada dal convento allUni-versit, interi tratti di muro sono coperti da shorts minuscoli, jeans e no, mentre parecchi ragazzi an-che qui hanno i pantaloni un po scesi sul di dietro; potenza della moda anche quando irrazionale!Sempre lungo la strada per luni-versit ci sono cose pi belle. C il profumo intenso di quel tratto di strada occupato, al margine, da persone che riducono grossi tron-chi o travi di legno resinoso a pic-coli fasci di scheggette che ser-viranno ad accendere il carbone

    ASCENSIONE QUOTIDIANA

    di p. Marco Paolinelli ocd

    Cronaca malgascia

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    Unzione delle croci sulle colonne (capriate)

  • Santa Teresa Luglio/Agosto 2015Santa Teresa Luglio/Agosto 2015 19

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    subdole del Maligno: Dio fede-le e non permetter che siate ten-tati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi dar anche la via duscita e la forza per sopportar-la (1Cor 10,13). Giungiamo cos alla certezza che, per combattere e vincere sui ten-tativi del nemico, occorre lunit e il dialogo frequente, la preghie-ra quasi senza interruzioni: il rimanere con Ges, come Ges attaccati al Padre, come lui che ha vinto sul Tentatore, fin dallinizio della sua azione pubblica e poi nellultimo combatti-mento, al Getsemani nel-la misteriosa sua prima ago-nia. E continuiamo a restare uniti a Lui Vincitore e Risorto, quando ridiciamo con Lui: Padre, non ci lasciare cadere, non ci indurre. Custoditi nel suo NomeOccorre essere vigilanti nello spi-rito, e Ges ci richiama a questo con insistenza. NellUltima Cena

    Ges chiese al Padre di custodirci nel suo Nome (Gv 17) e lo Spirito Santo agisce in noi per suscitare, rafforzare questa vigilanza ogni giorno, soprattutto nel dramma-tico combattimento che ciascuno di noi deve vivere e ingaggiare alla fine della vita; Ges ci premunisce per essere perseveranti sino alle nostre ore finali su questa terra:

    Ecco, Io vengo come un ladro. Beato chi vigi-

    lante (Ap 16). Cos papa Benedetto XVI conclude le sue riflessioni su questa richiesta del Pater:

    Nella preghiera che esprimiamo con la sesta

    domanda del Padre nostro deve cos essere racchiusa, da un lato, la disponibilit a prendere su di noi il peso della prova commi-surata alle nostre forze; dallaltro, appunto, la domanda che Dio non ci addossi pi di quanto siamo in grado di sopportare; che non ci lasci cadere dalle sue mani (pp.196-197).

    Sacra Unzionedellaltare

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    Ormai, direi una ventina di giorni fa, esploso il sole; da gennaio fino a marzo inoltrato, ave-

    va occhieggiato s e no un paio di giorni, per il resto grigiore padano e pioggia. Adesso il cielo libero, limpido, blu porcellana. Blu por-cellana in alto; ad altezza duomo in citt si sguazza nellopacit di polveri fini e polveri grosse, libera-te da automobili che arrivano qui a terminare tra meritevoli sforzi una vita che le ha viste scorraz-zare in giovent in altre parti del mondo. Come le scarpe usate, offerte ai compratori lungo le vie: a volte negozietti che si riducono a un sacco steso per terra su cui esposta la merce, a volte due semplici pali eretti a sostegno di fili robusti da cui pendono come frutti maturi incongrue scarpe dai tacchi alti, zoccoloni di sughero

    che sembrano trampoli, le ricer-catissime scarpe da ginnastica ecc. Spesso, in mostra non c che una sola scarpa per paio, la compagna chiusa in un sacco con le altre anchesse scompa-gnate, per scoraggiare eventuali ladri. La globalizzazione domina anche nel campo del vestiario: nella strada dal convento allUni-versit, interi tratti di muro sono coperti da shorts minuscoli, jeans e no, mentre parecchi ragazzi an-che qui hanno i pantaloni un po scesi sul di dietro; potenza della moda anche quando irrazionale!Sempre lungo la strada per luni-versit ci sono cose pi belle. C il profumo intenso di quel tratto di strada occupato, al margine, da persone che riducono grossi tron-chi o travi di legno resinoso a pic-coli fasci di scheggette che ser-viranno ad accendere il carbone

    ASCENSIONE QUOTIDIANA

    di p. Marco Paolinelli ocd

    Cronaca malgascia

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    Unzione delle croci sulle colonne (capriate)

  • Santa Teresa Luglio/Agosto 2015Santa Teresa Luglio/Agosto 2015 21

    20

    nei fata-pera, i fornelli di metallo su cui poggia la pentola del riso. Diversi giovani lavorano daccet-ta tutto il giorno a scheggiare il legno, si guadagnano la vita cos, e io passando mi godo il profu-mo. Gli scheggiatori hanno attira-to anche lattenzione di un vicino atelier di artisti internazionali che sul muro alle loro spalle li hanno ritratti in un grande murales.

    Fata-pera e MpivarotraUn albero alto, superer i 10 me-tri, si inchina sulla strada dal muro di cinta di una villa. Da anni, una buganvillea lo ha scelto come sostegno, arrampicandosi su in alto fino alla cima. Col cambio di stagione, la buganvillea sta esplo-dendo di fiori, e adesso per tutta la sua altezza lalbero una ca-scata di rosso/viola cupo.Poi continua la sfilza dei mpiva-rotra, dei venditori di questo e di quello: una donna anziana che va a Messa al Carmelo tutti gior-ni, offre in vendita ai passanti una colazione di spaghetti direi un po

    passati di cottura, che cava da una grande bacinella metallica poggiante su uno sgabello, que-sto il suo ristorantino. Quando mi vede passare, alza tutte e due le mani al cielo in un vistoso e cla-moroso saluto. Unaltra fedele del Carmelo, invece, mi saluta dal profondo del suo baracchino di assi tutto frangiato di fripperies, i vestiti usati che lei vende. Termi-nato il primo tratto in lieve salita, comincia una salita pi ripida, a scalinata. Lalzata dei gradini non tanto alta, ma pedata lunga, pi di un metro, e irregolare. Salire richiede tutta la mia concentrazio-ne, ma il benefico esercizio fisi-co delle mie giornate. Una volta, una ventina di anni fa, la scalina-ta era libera, e quindi pi agevole (anchio avevo 20 anni di meno), adesso un percorso a ostacoli. Da tutti e due lati, la stringono i mpivarotra, che rosicchiano gior-no per giorno la striscia transitabi-le, a favore delle loro merci. Alli-nizio, bisogna fare attenzione alla strettoia tra due ombrelloni: uno a

    sinistra copre fascetti e cartoccet-ti di piante medicinali malgasce, pi o meno ortodosse; quello di destra ripara dal sole ogni sorta di caramelle biscotti merendine ecc., il che significa stazionamento dei bambini che vanno a scuola.

    Alla fontanaPoi a met scalinata c una fon-tana pubblica, con la fila impo-nente delle taniche di plastica gialla di chi viene a rifornirsi. E l vicino alla fontana, si guadagna la vita qualche lavandaia; la tec-nica mi pare questa: hanno tutta una fila di grandi bacinelle, la roba da lavare viene insaponata e la-vata nella/e prima/e, poi passa di bacinella in bacinella per essere progressivamente sciacquata. Le donne stanno cos, con la schiena piegata, per ore e ore. Finalmen-te, dopo decine e decine di altri negozietti, si arriva in cima alla scalinata, con due rivenditori di fripperies che hanno conquista-to, a destra e a sinistra, le ultime posizioni; innalzano di qua e di

    l due castelli di assi e travetti di legno che la mattina fioriscono di capi dabbigliamento sventolan-ti; sulle assi pi in basso, articoli minori di abbigliamento, saponi, bigiotteria eccetera. I marciapie-di sono strettissimi e ingombri di gente impaziente e ansiosa, per-ch salire sui minibus nelle ore di punta unimpresa, a volte si de-vono prendere al volo saltando sul predellino, spesso bisogna corre-re e competere con chi rester a piedi ad aspettare il prossimo. Ancora: i gestori di radio-telefono hanno pensato, con ragione, che una fermata dautobus un luo-go propizio, per loro e per la loro attrezzatura (una specie di seg-giolone chiuso da assi su tre lati, una mensola davanti, a volte con su una minuscola vetrinetta con le carte delle compagnie telefoni-che, il tutto direi su metri 1 x 1, e sormontato da un ombrellone); con ci, il marciapiede si restrin-ge ancora, anzi scompare. Poi si passa di fianco alla Chiesa di Am-banidia ( il nome del quartiere),

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    Laltare vieneunto... per bene!

    Sacrificio mistico:accessione dellincenso sullaltare appena consacrato

  • Santa Teresa Luglio/Agosto 2015Santa Teresa Luglio/Agosto 2015 21

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    nei fata-pera, i fornelli di metallo su cui poggia la pentola del riso. Diversi giovani lavorano daccet-ta tutto il giorno a scheggiare il legno, si guadagnano la vita cos, e io passando mi godo il profu-mo. Gli scheggiatori hanno attira-to anche lattenzione di un vicino atelier di artisti internazionali che sul muro alle loro spalle li hanno ritratti in un grande murales.

    Fata-pera e MpivarotraUn albero alto, superer i 10 me-tri, si inchina sulla strada dal muro di cinta di una villa. Da anni, una buganvillea lo ha scelto come sostegno, arrampicandosi su in alto fino alla cima. Col cambio di stagione, la buganvillea sta esplo-dendo di fiori, e adesso per tutta la sua altezza lalbero una ca-scata di rosso/viola cupo.Poi continua la sfilza dei mpiva-rotra, dei venditori di questo e di quello: una donna anziana che va a Messa al Carmelo tutti gior-ni, offre in vendita ai passanti una colazione di spaghetti direi un po

    passati di cottura, che cava da una grande bacinella metallica poggiante su uno sgabello, que-sto il suo ristorantino. Quando mi vede passare, alza tutte e due le mani al cielo in un vistoso e cla-moroso saluto. Unaltra fedele del Carmelo, invece, mi saluta dal profondo del suo baracchino di assi tutto frangiato di fripperies, i vestiti usati che lei vende. Termi-nato il primo tratto in lieve salita, comincia una salita pi ripida, a scalinata. Lalzata dei gradini non tanto alta, ma pedata lunga, pi di un metro, e irregolare. Salire richiede tutta la mia concentrazio-ne, ma il benefico esercizio fisi-co delle mie giornate. Una volta, una ventina di anni fa, la scalina-ta era libera, e quindi pi agevole (anchio avevo 20 anni di meno), adesso un percorso a ostacoli. Da tutti e due lati, la stringono i mpivarotra, che rosicchiano gior-no per giorno la striscia transitabi-le, a favore delle loro merci. Alli-nizio, bisogna fare attenzione alla strettoia tra due ombrelloni: uno a

    sinistra copre fascetti e cartoccet-ti di piante medicinali malgasce, pi o meno ortodosse; quello di destra ripara dal sole ogni sorta di caramelle biscotti merendine ecc., il che significa stazionamento dei bambini che vanno a scuola.

    Alla fontanaPoi a met scalinata c una fon-tana pubblica, con la fila impo-nente delle taniche di plastica gialla di chi viene a rifornirsi. E l vicino alla fontana, si guadagna la vita qualche lavandaia; la tec-nica mi pare questa: hanno tutta una fila di grandi bacinelle, la roba da lavare viene insaponata e la-vata nella/e prima/e, poi passa di bacinella in bacinella per essere progressivamente sciacquata. Le donne stanno cos, con la schiena piegata, per ore e ore. Finalmen-te, dopo decine e decine di altri negozietti, si arriva in cima alla scalinata, con due rivenditori di fripperies che hanno conquista-to, a destra e a sinistra, le ultime posizioni; innalzano di qua e di

    l due castelli di assi e travetti di legno che la mattina fioriscono di capi dabbigliamento sventolan-ti; sulle assi pi in basso, articoli minori di abbigliamento, saponi, bigiotteria eccetera. I marciapie-di sono strettissimi e ingombri di gente impaziente e ansiosa, per-ch salire sui minibus nelle ore di punta unimpresa, a volte si de-vono prendere al volo saltando sul predellino, spesso bisogna corre-re e competere con chi rester a piedi ad aspettare il prossimo. Ancora: i gestori di radio-telefono hanno pensato, con ragione, che una fermata dautobus un luo-go propizio, per loro e per la loro attrezzatura (una specie di seg-giolone chiuso da assi su tre lati, una mensola davanti, a volte con su una minuscola vetrinetta con le carte delle compagnie telefoni-che, il tutto direi su metri 1 x 1, e sormontato da un ombrellone); con ci, il marciapiede si restrin-ge ancora, anzi scompare. Poi si passa di fianco alla Chiesa di Am-banidia ( il nome del quartiere),

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    Laltare vieneunto... per bene!

    Sacrificio mistico:accessione dellincenso sullaltare appena consacrato

  • Santa Teresa Luglio/Agosto 2015 23

    22 Santa Teresa Luglio/Agosto 2015

    nel cui territorio si trova il nostro Convento di Ampasanimalo; nel-lo spazio tra il muro della chiesa e la strada, la parrocchia ha or-ganizzato un posteggio, guardato da un uomo mingherlino che co-nosco da decenni, e con cui c scambio bi-quotidiano di saluti. Quando una delle macchine po-steggiate deve uscire dal posteg-gio, quasi si trasforma da dimesso che era, imbocca con aria autori-taria il fischietto e interrompe il flusso compatto del traffico; quasi sempre con successo.

    Hotely gasyAncora cento metri o poco pi, e si prende una breve diramazio-ne sulla sinistra; da un lato, alcuni negozietti, tra cui un hotely gasy, cio un ristorantino, da cui si ser-vono diversi nostri studenti perch ha prezzi pi bassi della mensa che c in Universit. Pi su, un enorme cassonetto delle immon-dizie; la mattina, ultimamente, ci rovista dentro una povera donna scheletrica con i suoi bambinetti altrettanto magri, uno in braccio e

    due che rovistano nelle immondi-zie; la sera, larea attorno al cas-sone pare essere il luogo di riposo di una coppia, tutti e due giovani e allapparenza belli sani, coi due bambinetti che giocano felici nel canaletto di scolo delle acque. Infine, finalmente, a sinistra si apre lingresso dellUniversit Cattoli-ca del Madagascar; si entra, si fa unultima fatica sulla strada che si impenna di nuovo allombra di bei pini, e si arriva alla costruzio-ne principale dellUniversit. un maestoso edificio con le massic-ce pareti esterne tutte in pietra, in blocchi squadrati di granito, e allinterno i pavimenti, nel primiti-vo corpo centrale, in assi di legno; di fronte allingresso principale, con portico in pietra, una statua dellImmacolata ( la patrona del Madagascar) circondata da un boschetto di jacaranda, dalla me-ravigliosa fioritura indaco/violetta, in settembre-ottobre. Ledificio stato costruito nella prima met del Novecento, nel 1973 la Com-pagnia di Ges, per una scelta di povert, lo ha donato alle Diocesi

    del Centro del Madagascar; cos diventato la sede del Seminario maggiore delle Diocesi del Centro del Madagascar e adesso dellUni-versit Cattolica del Madagascar.

    Al lume di candelaIn Italia, mi felicitavano in molti perch qui avrei trovato lestate, e il sole, e il caldo, e magari qual-cuno pensava a spiagge bianche e a palme fruscianti. Niente di tutto questo. C un ciclone che scorrazza in questa parte dellO-ceano Indiano. Il centro del ciclo-ne proprio su Morondava, dove secondo i giornali ha fatto 22.000 sfollati; poi, oggi, ha attraversato in larghezza il Madagascar ed uscito allaltezza di Manakara. Qui a Tana siamo toccati solo dalla frangia estrema, vento che ulu-la sinistramente e grandi piogge: il livello dei due fiumi di Tana si alzato paurosamente, in diverse zone qui intorno, per esempio ad Anosikely, lo spettacolo desolante del riso gi abbastanza alto som-merso dallacqua, e il raccolto perduto; nellorto delle Suore di

    Torino, ma certo anche altrove, il mais dorme, cio steso oriz-zontale a terra. Soprattutto, ci sono case che crollano, per prime le vecchie case coi muri di argilla seccata, e ci sono vittime. Sulle pendici ripide del colle deve sor-ge il Palazzo della Regina, lAcro-poli di Tana, ho contato almeno 5 frane, con case che sono l l per slittare a valle. Ho saputo che un ex-studente della nostra Universi-t, che era andato ad insegnare in una citt dellovest dopo aver ot-tenuto la licenza, rimasto ucciso nel crollo della casa dove abitava. Era il pi bravo del suo corso, e pensavo di richiamarlo perch continuasse gli studi. Adesso a sera scrivo al lume di candela, siamo senza luce da qualche ora (ma per questo non necessario il ciclone). I nostri confratelli di qui si stanno mobilitando per larrivo della reliquia di S. Teresa, che re-ster in Madagascar dal 19 al 25. Si tratta del bastone di S. Teresa, e qualcuno dice che bisogner spiegare bene la cosa alla gente, perch nella cultura malgascia le-

    Le puli