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Il naufragio della Costa ConcordiaSintesi di aspetti di gestione dell’emergenza
“Dopo l’istante in cui i miei occhi si sono aperti nel mare,
non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.”
(Jacques-Yves Cousteau)
“Ora piccoli uccelli stridendo volarono sull’abisso ancora spalancato.
Un tetro frangente biancastro urtò contro i suoi fianchi scoscesi.
Poi tutto crollò, e il gran sudario del mare si riavvolse
come cinquemila anni fa.”
(Herman Melville, Moby Dick)
Il naufragio della Costa ConcordiaSintesi di aspetti di gestione dell’emergenza
© PCM-DPC 2012Il naufragio della Costa ConcordiaSintesi di aspetti di gestione dell’emergenza
A cura diDAVID FABI
Dipartimento della Protezione civile
ContributiILARIONE DELL’ANNA
Direttore Marittimo Regione ToscanaCorpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera
ENNIO AQUILINO
Comandante Provinciale di GrossetoCorpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
FABRIZIO CURCIO
Dipartimento della Protezione civile
Foto di copertinaROMEO FRISINA
Dipartimento della Protezione civile
Art DirectorMAURILIO SILVESTRI
Dipartimento della Protezione civile
RingraziamentiTITTI POSTIGLIONE, FRANCESCO CAMPOPIANO, MARCO AGNOLONI, MARZIA MATTEUCCI, VALERIA PALMIERI,CHIARA PANICCIA, ELEONORA PANUNZI, ANGELA STRAPPAGHETTI
Dipartimento della Protezione civile
ALESSANDRO VETTORI
Costa Crociere
SOMMARIO
Prefazionedi FrancO Gabrielli
Capo del Dipartimento della Protezione Civile 7
Capitolo 1. Premessa 9
Capitolo 2. L’evento 10
Capitolo 3. Il ruolo della struttura di missione 11
Capitolo 4. Il comitato consultivo, il comitato tecnico – scientifico, i soggetti attuatori e l’osservatorio per il monitoraggio 16
Capitolo 5. Le principali linee di attività 19
5.1 Operazioni Sar: salvataggio a mare 20
5.2 Operazioni Sar: ricerca e recupero dei dispersi a bordo nave 24
5.2.1 le priorità del Dts 26
5.2.2 la strategia di intervento 27
5.2.3 la sicurezza 29
5.2.4 le attività di soccorso 30
5.2.5 considerazioni 34
5.3 Salvaguardia ambientale 38
5.3.1 Piano antinquinamento 38
5.3.2 Piano recupero carburanti 39
5.3.3 Piano rifiuti 43
5.3.4 Monitoraggio ambientale e Sanitario 43
5.3.5 Piano monitoraggio nave 44
5.3.6 attività di supporto meteorologico alle operazioni 46
5.4 recupero della nave 46
Capitolo 6. Conclusioni 48
PREFAZIONE
La notte del 13 gennaio 2012, oltre quattromila persone in pericolo di vita, sono state
salvate e accolte da una piccola comunità che avrebbe potuto pensare, forse, di dover
affrontare diverse emergenze, tranne quella di trovare a poche centinaia di metri dal
proprio porto una nave lunga quasi trecento metri, semi-affondata e inclinata sul fondale.
I soccorsi, sebbene immediatamente attivati, sono arrivati dopo parecchi minuti, se non
ore, dalla penisola: Isola del Giglio ha dimostrato di essere una comunità resiliente,
capace di rispondere prontamente all’emergenza e dare il necessario aiuto a donne e uo-
mini, bambini e anziani smarriti e increduli dell’accaduto. I gigliesi hanno dimostrato di
essere un esempio virtuoso di una matura protezione civile: è anche pensando a loro che
mi piace credere che in Italia il Servizio nazionale della protezione civile possa contare
su sessanta milioni di persone.
Sessanta milioni di persone che, concorrendo anche individualmente, ognuna in base
alle competenze che gli sono riconosciute, lavorano fianco a fianco, sotto un unico coor-
dinamento. Ecco cosa si è potuto apprezzare ancora una volta nella gestione di questa
emergenza: il ruolo imprescindibile di una struttura di coordinamento, quale è il Dipar-
timento della Protezione civile incardinato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Oltre trent’anni fa, in due emergenze tanto distanti tra loro per vastità, persone e territori
coinvolti, quanto emotivamente vicine – il terremoto dell’Irpinia e la morte di Alfredino
Rampi – l’Italia assistette a una gestione caotica dei soccorsi e comprese quanto fosse
fondamentale dotarsi di una struttura sovra ministeriale di coordinamento.
Al Giglio, in un fazzoletto di terra quale è il porto dell’isola, questo ruolo di coordina-
mento è stato determinante: centinaia di soccorritori appartenenti alle diverse articola-
zioni specialistiche del sistema nazionale della protezione civile, ognuno con preparazioni
e tecniche di intervento differenti da quelle dagli altri, si sono confrontati e integrati
nelle operazioni di ricerca avendo come unico obiettivo quello di soccorrere le persone
ancora in vita a bordo della Costa Concordia e ritrovare i dispersi.
È proprio questa capacità di essere Sistema – sotto il coordinamento che, ai vari livelli,
è rimesso al Sindaco, al Prefetto, al Presidente della Regione e al Dipartimento nazionale
della Protezione Civile – l’aspetto di forza della nostra Protezione Civile che la comunità
internazionale ha potuto apprezzare anche nella gestione di questa emergenza.
FrancO Gabrielli
capo del Dipartimento della Protezione civile
1. PREMESSAIn prossimità delle coste dell’Isola del Giglio, naufraga la nave da crociera Concordia
della compagnia Costa, con a bordo 4.229 fra passeggeri e membri dell’equipaggio; 30
persone perdono la vita; due ad oggi risultano ancora disperse.
Gli elementi caratteristici della gestione delle conseguenze del naufragio della nave
concordia sono rappresentati da:
• lo scenario raro, ampio e complesso;
• l’approccio integrato insito nel modello organizzativo;
• la gestione delle criticità connesse al concorso di tre linee di attività simultanee;
• la complessità delle operazioni Sar;
• la necessità di realizzare un forte raccordo tra tutti i numerosi attori impegnati
nell’emergenza;
• la profonda interazione tra soggetti pubblici e privati;
• l’urgenza di definire misure di protezione e mitigazione ambientale nonché di ga-
rantire la messa in sicurezza della nave;
• la necessità e il ruolo dell’intervento del livello nazionale.
Varie e complesse sono state le attività che a livello operativo sono state condotte si-
multaneamente e che hanno caratterizzato i primi due mesi dell’emergenza (operazioni
di recupero dei dispersi in concomitanza con le attività di debunkering e la realizzazione
del percorso tecnico amministrativo per la definizione e adozione del progetto di rimo-
zione del relitto) e che hanno richiesto un notevole sforzo in termini di coordinamento
tra le diverse componenti impegnate e di garanzia della sicurezza degli operatori.
la dichiarazione dello stato di emergenza e l’affidamento del coordinamento al Dipar-
timento nazionale della Protezione civile1 e la nomina di un commissario Delegato,
come diretta espressione tecnica del governo nazionale, ha garantito la direzione univoca
delle attività di soccorso e di gestione delle problematiche emergenziali mediante l’isti-
tuzione di una Struttura di missione dipartimentale, emanazione del commissario Dele-
gato e operante sull’isola.
1 Di seguito nel testo Dpc
[9]1. PREMESSA A
2. L’EVENTOin navigazione al largo delle coste dell’isola del Giglio la costa concordia ha urtato
lo scoglio delle Scole arenandosi sul lato di dritta presso Punta Gabbianara.
Successivamente all’ordine di evacuazione dato dal comandante della nave, la capitaneria
di Porto - Guardia costiera di livorno ha assunto il coordinamento delle operazioni di
salvataggio a mare in cui sono stati impegnati reparti della stessa capitaneria di Porto,
della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco e delle Forze di Polizia.
nelle stesse ore, il Sistema di Protezione civile si è attivato per garantire l’assistenza
ai passeggeri evacuati all’isola del Giglio, e successivamente, trasferiti a Porto S. Stefano.
la prima assistenza alle persone trasportate al Giglio è stata fornita dal comune dell’isola
e dai cittadini spontaneamente intervenuti. il Prefetto di Grosseto, a capo dell’Unità di
crisi locale in raccordo con l’amministrazione provinciale e il Sindaco del comune dell’isola
del Giglio, sin dai primi momenti ha coordinato le operazioni di soccorso per garantire
l’assistenza sanitaria e alloggiativa ai passeggeri evacuati e ha affidato la direzione tecnica
delle operazione di ricerca e soccorso a bordo nave al comandante dei Vigili del Fuoco
di Grosseto. nei primi 30 minuti dall’ordine di evacuazione sono state tratte in salvo
3.000 delle 4.228 persone imbarcate, tra equipaggio e passeggeri (quattro volte la popo-
lazione residente presso l’isola del Giglio). Per i trasferimenti sono stati impiegati tutti i
traghetti che collegano l’isola con la terraferma. a Porto Santo Stefano era stato attivato
un sistema di prima accoglienza che, con la presenza della croce rossa e l’impiego del
volontariato di protezione civile, ha garantito coperte, pasti caldi e assistenza sanitaria
e trasferito in seguito i passeggeri in strutture alberghiere anche tramite il supporto
della società costa. i feriti, immediatamente visitati, sono stati trasferiti ai vicini ospedali.
Sia sull’isola che sulla terraferma, le Forze di Polizia e l’arma dei carabinieri, hanno rac-
colto le generalità dei passeggeri al fine di avere un’indicazione chiara di chi risultasse di-
sperso, potendo così fornire una lista aggiornata alla Prefettura di Grosseto. il trasferi-
mento dei passeggeri è durato sino al primo pomeriggio del giorno successivo il naufragio.
a seguito dell’incidente è stato subito inviato un team del Dpc con il compito di mo-
nitorare le operazioni di assistenza ai passeggeri e all’equipaggio della nave e di fornire
supporto alle regione Toscana. il Dpc ha pertanto mantenuto una costante interlocuzione
con la stessa regione, la Prefettura e la Provincia di Grosseto, la capitaneria di Porto –
Guardia costiera di livorno, Porto Santo Stefano e Talamone, e con le altre strutture
operative e con il volontariato di protezione civile. Sono stati inoltre garantiti continui
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[10]
contatti con le ambasciate ed i consolati per offrire assistenza ai cittadini stranieri coin-
volti. contemporaneamente alla fase di salvataggio a mare, coordinata dalla capitaneria
di Porto, sono iniziate le attività di ricerca e recupero dei dispersi sotto il coordinamento
operativo del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Durate oltre due mesi si sono confi-
gurate come una delle più lunghe e altamente sofisticate ricerche in tal senso. alle ope-
razioni di ricerca e soccorso hanno preso parte anche risorse delle strutture operative
specializzate quali sommozzatori della Marina Militare, dei Vigili del Fuoco, della Polizia
di Stato, delle capitanerie di Porto e della Guardia di Finanza, volontari esperti del
corpo nazionale del Soccorso alpino e Speleologico e della Federazione italiana attività
Subacquee.
in considerazione della gravità dell’evento, al fine di coordinare le operazioni relative
al recupero dei dispersi, all’assistenza ai superstiti del naufragio, in buona parte di na-
zionalità straniera, nonché per favorire le procedure di rimozione del carburante e di re-
cupero della nave, il 20 gennaio 2012 il consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di
emergenza e con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3998 del 20
gennaio 20122, il capo Dipartimento della Protezione civile è stato nominato commis-
sario Delegato3 con il compito di:
• provvedere al coordinamento degli interventi per il superamento del contesto
emergenziale;
• controllare l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica realizzati
dall’armatore per il recupero della nave;
• assicurare le eventuali attività di messa in sicurezza e bonifica delle aree pubbliche
o, comunque, di competenza della pubblica amministrazione;
• verificare l’adozione di misure di sicurezza nelle operazioni di rimozione del relitto
soprattutto per la tutela delle matrici ambientali.
3. IL RUOLO DELLA STRUTTURA DI MISSIONEal fine di supportare il cd per la realizzazione di tutti gli interventi necessari a fron-
teggiare lo stato di emergenza nel territorio del comune dell’isola del Giglio, il 22
gennaio 2012 è stata istituita una struttura di missione4 composta da personale del Dpc
[11]3. IL RUOLO DELLA STRUTTURA DI MISSIONEA
2 Di seguito nel testo indicata con Opcm3 Di seguito nel testo indicato con Cd4 Di seguito nel testo indicata con Sm
e organizzata per funzioni di supporto. la Sm è stata coordinata dal Direttore dell’Ufficio
Gestione delle emergenze del Dipartimento della protezione civile. la Sm, al fine di ga-
rantire efficacia ed efficienza nelle proprie attività ha attivato presso l’isola del Giglio
un centro operativo. Oltre alla Segreteria di coordinamento, sono state istituite le
seguenti funzioni di supporto:
• Tecnico- scientifica;
• informazione e Stampa;
• Volontariato;
• comunicazione;
• contratti e contabilità;
• relazioni internazionali;
• informatica e risorse tecnologiche;
• Telecomunicazioni di emergenza;
• logistica;
• Gestione del personale;
• attività aeronautiche.
le funzioni di supporto, sono state distinte in funzioni operanti in loco – hanno per-
manentemente svolto la propria attività presso il centro operativo attivo sull’isola del
Giglio – e funzioni operanti in sede – che hanno permanentemente svolto la propria at-
tività presso la sede del Dpc a roma.
la complessità e la peculiarità dello scenario emergenziale, generato dal naufragio
della concordia, ha indotto il cd a sviluppare un modello operativo di intervento che
tenesse conto dei diversi aspetti in cui si articolavano gli interventi.
la Sm ha terminato le proprie attività il 15 giugno 2012. il monitoraggio delle
attività, nello specifico inerenti il progetto di rimozione della nave sono stati affidati al-
l’Osservatorio per il monitoraggio istituito con un decreto del cd del 15 giugno 2012.
Di seguito è riportato il modello organizzativo adottato per la gestione dell’emergenza
concordia che origina dall’articolato dell’Opcm 3998 e dall’organizzazione della risposta
del sistema nazionale di protezione civile. la complessità del modello emerge dal grande
numero di soggetti chiamati a garantire una risposta univoca alla gestione emergenziale.
La Sm, quale articolazione operativa del cd ha operato raccordando i vari soggetti
pubblici e privati e gli organismo creati per garantire il necessario supporto al cd, nella
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[12]
gestione delle tre principali attività che hanno contraddistinto l’emergenza:
1. raccordo operazioni Sar;
2. definizione delle operazioni di salvaguardia ambientale;
3. avvio degli iter tecnico amministrativi per l’adozione in tempi rapidi del progetto
di rimozione della nave;
La specificità e centralità della Sm è evidente dalla numerosità e complessità delle at-
tività in cui è stata impegnata e la cui gestione è stata mantenuta sia direttamente che
per il tramite delle funzioni di supporto attivate nonché attraverso uno stretto raccordo
con tutti gli enti e le amministrazioni coinvolte:
• supporto tecnico operativo e documentale necessario al commissario delegato e al
coordinatore della struttura per il perseguimento degli obiettivi generali;
• raccordo con gli enti e le amministrazioni componenti i comitati istituiti per il ne-
cessario raccordo informativo;
• monitoraggio delle attività operative poste in essere dalle strutture operative coin-
volte nella gestione emergenziale;
• coordinamento e raccordo con i tecnici della comunità scientifica impegnati per le
attività consultive e di monitoraggio e con gli enti e le amministrazioni operanti in
[13]3. IL RUOLO DELLA STRUTTURA DI MISSIONEA
Fig 1 – Il modello di gestione adottato dal Cd
COMITATO TECNICOSCIENTIFICO
COMMISSARIO DELEGATO
STRUTTURA DI MISSIONE
AUTORITÀLOCALE PRIVATI STRUTTURE
OPERATIVE CCSI VOLONTARIATO
SOGGETTI ATTUATORI
COMITATO CONSULTIVO ATTIVITÀ DI MESSA
IN SICUREZZA, RECUPERO E BONIFICA
PIANO RIMOZIONE RIFIUTI
ambito territoriale ed ambientale (ispra, arpat, etc);
• monitoraggio stampa e media; gestione rapporti con i media e con gli uffici stampa
delle istituzioni e dei privati coinvolti nell’emergenza;
• definizione degli aspetti finanziari connessi all’emergenza e monitoraggio della spesa;
• aggiornamento del sito web del Dpc e monitoraggio del web e dei social network;
• relazioni con il pubblico: gestione quesiti pervenuti alla casella urp@protezioneci-
vile.it e attivazione del contact center del dipartimento;
• raccordo con le organizzazioni nazionali di volontariato, e, relativamente all’impiego
delle rispettive componenti volontarie, con le regioni e con la croce rossa italiana;
• valutazione e definizione dell’impiego di risorse logistiche;
• coordinamento degli assetti aerei del Dpc;
• raccordo con le altre strutture operative per il coordinamento dei mezzi ad ala
fissa e rotante;
• mantenimento del raccordo informativo con il Monitoring and information centre
di bruxelles;
• raccordo con i principali attori internazionali coinvolti a vario titolo;
• raccordo informativo con le ambasciate e i consolati per le informazioni relative
ai dispersi e alle vittime;
• supporto ai famigliari delle vittime;
• creazione e gestione dell’infrastruttura di rete e fonia (cablaggio dati ed elettrico);
• installazione e gestione canali radio di coordinamento.
al fine di garantire il necessario raccordo operativo la Sm ha attentamente pianificato
i momenti di condivisione e programmazione delle attività secondo uno schema che ha
delineato il lavoro della Sm per i primi mesi:
Orario Attività
7.30 Briefing operazioni Sar
8.30 Briefing operatori marittimi
12.00 Conferenza stampa
15.00 Incontro con i famigliari delle vittime
18.00 Debriefing Sar
18.00 Videoconferenza 19.00 Incontro con tutte le componenti e strutture operative.
Verifica giornaliera e pianificazione per le giornate successive
21.00 Attività di report
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[14]
nel quadro delle collaborazioni e delle sinergie intraprese dal cd nel complesso delle
attività legate alla gestione emergenziale, preme sottolineare la scelta di essersi avvalsi
del pieno contributo, in termini di professionalità ed esperienza della società costa cro-
ciera, verso cui non si è mai sentita la necessità di ricorrere a un commissariamento,
sebbene nei poteri del cd. in tal senso emerge, forte, uno degli aspetti che hanno carat-
terizzato l’attività del cd, e che è da ritrovarsi nello stretto rapporto creatosi con i
soggetti privati che hanno svolto un ruolo primario nelle delicate fasi di recupero del
carburante e di realizzazione delle attività volte alla protezione dell’ambiente.
Tra le attività più delicate, altre a quelle di natura tecnica mirate a garantire l’efficienza
delle operazioni Sar e la riduzione del rischio ambientale, meritano un approfondimento
il rapporto con la popolazione dell’isola del giglio e quello tenuto con le famiglie delle
vittime. con cadenza settimanale sino alla chiusura della Sm, il cd, alla presenza del
Sindaco del Giglio, ha incontrato la popolazione residente sull’isola, con lo scopo di
trasferire ogni informazione sull’andamento delle attività di ricerca dei dispersi, del re-
cupero del carburante e della rimozione del relitto condividendone la tempistica, le mo-
dalità operative e le difficoltà che l’intera operazione riveste. agli incontri erano presenti
rappresentanti della Provincia di Grosseto e della regione Toscana.
la Sm ha garantito l’assistenza ai parenti delle vittime e dei dispersi del naufragio,
affiancando e supportando con ogni mezzo i familiari anche tramite un costante e
diretto rapporto con i rispettivi consolati ed ambasciate. al fine di fornire il maggior
numero di informazioni possibili, sin dalle prime ore successive al disastro, si è avviato
e mantenuto un raccordo stretto con i soggetti istituzionali competenti per l’aggiorna-
mento delle liste dei passeggeri tratti in salvo, la compilazione della lista dei dispersi, la
definizione di un adeguato quadro relativo allo svolgimento delle attività di ricerca e
soccorso in atto.
Dal giorno 18 gennaio sono giunti sull’isola numerosi parenti dei dispersi di nazio-
nalità italiana e straniera e provvedendo così ad organizzare briefing quotidiani nel
corso dei quali è stata fornita una dettagliata informazione sulle operazioni di ricerca in
corso. in occasione del ritrovamento dei dispersi, nell’ottica del massimo supporto ai fa-
miliari delle persone ancora disperse, si è adottata una procedura per la relativa comu-
nicazione ai familiari prima che la stessa venisse diramata attraverso altri canali, compresi
gli organi di stampa. Si è inoltre provveduto, d’intesa con le autorità locali, a fornire as-
sistenza e supporto psicologico ai familiari dei dispersi, anche per quanto ha riguardato
[15]3. IL RUOLO DELLA STRUTTURA DI MISSIONEA
la fase di riconoscimento dei congiunti rinvenuti.
attraverso un’apposita mailing list, contenente gli indirizzi delle ambasciate e dei fa-
miliari dei dispersi, è stato garantito un aggiornamento quotidiano sulle operazioni di ri-
cerca, anche a seguito del rientro a casa delle diverse famiglie presenti all’isola del Giglio.
la Sm è stata altresì impegnata nel mantenere, in relazione alle operazione di ricono-
scimento delle vittime del naufragio, uno stretto raccordo con:
• la Procura della repubblica di Grosseto per il tramite della Polizia Giudiziaria in
ordine al rinvenimento dei dispersi ed al riconoscimento delle vittime;
• il Disaster Victim identification Team della Polizia di Stato e con la Direzione Sa-
nitaria dell’Ospedale di Grosseto dove sono stati conservati i corpi delle vittime e
dove sono state eseguite le indagini autoptiche e necroscopiche;
• la aSl di Grosseto per l’assistenza psicologica dei congiunti delle vittime e
dei dispersi.
Da evidenziare come nelle giornate del 27/28 gennaio un team di osservatori del-
l’Unione europea composto da un ufficiale di collegamento del Monitoring and infor-
mation centre di bruxelles, tre esperti di marine pollution ricerca e soccorso in mare,
un esperto dell’eMSa (european Maritime Safety agency) ed un esperto ambientale
delle nazioni Unite hanno svolto una missione all’isola del Giglio per osservare le
attività svolte e acquisire il maggior numero di elementi legati a un evento così particolare
e condividere così i risultati con la comunità internazionale. alla fine della missione è
stato elaborato un report conclusivo presentato alla commissione europea.
4. IL COMITATO COSULTIVO, IL COMITATO TECNICO – SCIENTIFICO, I SOGGETTI ATTUATORI E L’OSSERVATORIO PER IL MONITORAGGIO
al fine di garantire il costante raccordo con tutti gli enti e le amministrazioni dello
Stato interessati alla vicenda, nonché assicurare la necessaria condivisione delle iniziative
da intraprendere sul territorio, il cd ai sensi dell’Opcm 3998, si è avvalso di un Comitato
Consultivo, composto dal Prefetto di Grosseto, dal Presidente della regione Toscana e
della Provincia di Grosseto, dal Sindaco del comune dell’isola del Giglio, da referenti
dei Ministeri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture
e trasporti. il fine principale del comitato risiede nella sua natura strategica volta alla
condivisione degli obiettivi e alla definizione delle linee di indirizzo generali.
al fine poi di realizzare efficaci interventi finalizzati al recupero della nave ed alle at-
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[16]
tività di protezione e tutela dell’ambiente, il cd si è avvalso di un Comitato tecnico
scientifico5 composto principalmente da esperti nei settori della tutela ambientale e del
recupero navi appartenenti a diverse componenti e strutture operative del Servizio na-
zionale della Protezione civile. il cts è stato presieduto da un dirigente del Ministero
dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
nella giornata del 21 gennaio 2012 il cd ha tenuto la riunione di insediamento dei
comitati consultivo e tecnico scientifico previsti dall’Opcm 3998. in quell’occasione il
cd ha definito la governance generale dell’emergenza sottoponendo al cts tre puntuali
richieste che hanno caratterizzato nei primi due mesi le attività condotte dai vari soggetti
coinvolti e raccordati dalla Sm:
1. stato dell’arte delle attività di ricerca e soccorso e compatibilità con le operazioni
di svuotamento del combustibile contenuto nella nave.
Dalla conoscenza delle modalità operative delle due specifiche attività (operazioni
Search and rescue e debunkering) il cts ha potuto redigere alcune raccomandazioni
per limitare le incompatibilità e garantire la sicurezza delle operazioni al fine di
suggerire come al meglio condurre le due operazioni simultaneamente. Sono state
elaborate modalità di gestione delle possibili interferenze, con riferimento al posi-
zionamento e all’ormeggio dei mezzi navali impiegati, rispetto alle vie di fuga da
garantire in particolar modo al personale Sar operante. rispetto alle possibili de-
formazioni delle strutture fragili, con riferimento anche a quelle su cui sono stati
aperti varchi di accesso/uscita dai sommozzatori Sar, il cts ha sconsigliato qualsiasi
operazione in caso di condizioni meteo marine sfavorevoli.
2. Valutazione della fattibilità di ancoraggio della nave e della sua stabilità.
il cts (in particolare per il tramite del registro italiano navale) ha sostanzialmente
affermato che la nave è risultata stabile nella sua posizione e che la stabilità non
era inficiata da condizioni di mare con onda max fino a 2,8 m (1,5 m di onda si-
gnificativa). la tematica è stata comunque oggetto di continua indagine e appro-
fondimento, ed ha tenuto conto della costante acquisizione di ulteriori dati sui
movimenti, sul fondale e sulla superficie di contatto nave roccia.
Gli spostamenti della nave sono stati costantemente monitorati, attraverso un si-
stema strumentale derivato da altre discipline e raccordato dall’Università di
[17]4. IL COMITATO COSULTIVO, IL COMITATO TECNICO – SCIENTIFICO, I SOGGETTI ATTUATORI E L’OSSERVATORIO PER IL MONITORAGGIOA
5 Di seguito nel testo indicata con Cts
Firenze sotto il coordinamento della Sm, ed è stato possibile fornire allarmi in
tempo reale in caso di anomale accelerazioni, secondo procedure operative condi-
vise. ritenuto che la maggior parte degli spostamenti della nave erano associati a
deformazioni delle sovrastrutture e delle strutture fragili, al fine di focalizzare
meglio eventuali movimenti associati a scivolamento dello scafo sul fondale, è
stato installato un ulteriore sistema di monitoraggio con mire posizionate sulle
parti strutturali affioranti della nave e un sistema di marker posizionati sul fondale
a contatto con la nave il cui monitoraggio è stato affidato ai sommozzatori della
capitaneria di Porto – Guardia costiera e alla Polizia di Stato.
3. Piano di contenimento della fuoriuscita accidentale di idrocarburi.
al fine di garantire lo svolgimento in sicurezza delle operazioni di recupero del carbu-
rante anche al fine di evitare la fuoriuscita e contenere eventuali perdite è stato
adottato un piano di contenimento approvato dal cts e reso immediatamente esecutivo.
nel capitolo 5.3 (definizione delle misure di salvaguardia ambientale) sono illustrate
con maggior precisione le altre attività in cui il cts è stato coinvolto e le cui valutazioni
e raccomandazioni sono risultate determinanti per l’avvio e l’avanzamento delle diverse
linee attività legate principalmente alla protezione dell’ambiente.
Per l’espletamento dei propri compiti, il cd ha inoltre individuato due soggetti at-
tuatori con i compiti rispettivamente di:
• di vigilare sulla predisposizione e verifica dell’attuazione dei piani predisposti dai
privati finalizzati alla messa in sicurezza, al recupero e alla bonifica della nave, nel
rispetto della tutela delle matrici ambientali;
• vigilare sulla predisposizione e verifica del piano, messo a punto dai privati, di gestione
dei materiali e dei rifiuti, pericolosi e non pericolosi, provenienti dalla nave, nonché
sull’attuazione dello stesso in condizioni di sicurezza per la tutela delle matrici am-
bientali, rilevando eventuali inadempienze da parte dei soggetti responsabili.
con decreto del cd del 14 giugno 2012 è stato istituito l’Osservatorio per il monito-
raggio, composto da un rappresentante della regione Toscana, con funzioni di Presidente,
del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, del Dpc della
Presidenza del consiglio dei Ministri, dell’arpat, della Provincia di Grosseto, del comune
dell’isola del Giglio, del Ministero dell’interno, del Ministero delle infrastrutture e dei
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[18]
trasporti, dell’ispra, della capitaneria di Porto, del Ministero della salute e dell’istituto
Superiore di Sanità. con l’istituzione dell’Osservatorio il cts ha terminato la propria at-
tività.
l’Osservatorio ha come compito principale quello di seguire costantemente le opera-
zioni di rimozione della nave, al fine di assicurare il pieno rispetto della relazione am-
bientale trasmessa da costa crociere S. p. a..
come da decreto istitutivo, l’osservatorio svolge un’attività di supervisione sulle at-
tività progettuali, al fine di verificarne la coerenza con il progetto di massima esaminato
in sede dì conferenza di servizi del 15 maggio e la corretta e puntuale applicazione delle
prescrizioni stabilite in esito alla conferenza stessa e sulle eventuali ed ulteriori attività
derivanti dall’attuazione del progetto di massima. l’Osservatorio supporta, se richiesto,
il soggetto privato e/o i Soggetti attuatori nella individuazione di eventuali esigenze di
ulteriori autorizzazioni e/o deroghe che verranno sottoposte, opportunamente argo-
mentate, al cd.
l’Osservatorio inoltre:
• monitora l’attuazione delle fasi di lavorazione previste dal progetto;
• vigila sull’osservanza del crono programma e riferisce al commissario delegato
sull’eventuale rispetto dei termini previsti dallo stesso per le conseguenti iniziative;
• ottempera alle specifiche disposizioni che gli vengono impartite dal commissario
delegato;
• relaziona al commissario delegato in esito ad ogni seduta, ristretta o plenaria;
• sottopone, al termine del proprio mandato, al commissario delegato una relazione
conclusiva sulle attività svolte.
5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATIVITÀla gestione dell’emergenza costa concordia è stata incentrata nella direzione simultanea
di tre linee di attività che ne hanno caratterizzato il percorso:
• operazioni Sar (salvataggio a mare e recupero dei dispersi);
• definizione delle operazioni di salvaguardia ambientale;
• piano di rimozione della nave.
Tali aspetti sono approfonditi nel seguito per meglio comprendere le diverse sfide a
cui è stato sottoposto il sistema nazionale di protezione civile.
[19]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
5.1 OPERAZIONI SAR: SALVATAGGIO A MAREl’acronimo Sar (Search and rescue) sta ad indicare un insieme di operazioni di salva-
taggio, condotte da uomini addestrati ai fini della salvaguardia della vita umana a fronte
di situazioni di pericolo, in ambiente ostile ed attraverso l’impiego di mezzi specifici.
Quella riportata è evidentemente una definizione generica, che di volta in volta, in
base allo scenario operativo di riferimento, può essere declinata secondo differenti acce-
zioni, potendosi ben attagliare sia ad interventi effettuati in alta montagna da parte di
operatori delle squadre alpine, sia ad azioni svolte al di sotto della superficie del mare
ad opera di personale appartenente a reparti subacquei specializzati.
il Sar scaturito dall’impatto della nave da crociera costa concordia contro gli Scogli
delle Scole, il 13 gennaio 2012, è tipicamente, in tutte le fasi che lo hanno caratterizzato,
un Sar. marittimo, rientrante quindi nell’ambito di applicazione della convenzione in-
ternazionale di amburgo del 1979, recepita dall’italia con legge del 1989, cui ha fatto
seguito l’emanazione, nel 1994, del relativo regolamento di applicazione, che individua
nel Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti l’autorità nazionale responsabile del-
l’esecuzione della citata convenzione e nel comando Generale del corpo delle capitanerie
di porto l’organismo nazionale che assicura il coordinamento generale dei servizi di
soccorso marittimo (i.M.r.c.c.: italian Maritime rescue coordination center).
lo stesso regolamento indica:
• nelle Direzioni Marittime i centri secondari di soccorso marittimo (M.r.S.c. Ma-
ritime rescue Sub center), con individuazione delle rispettive aree di giurisdizione,
la cui somma costituisce l’intera regione di interesse nazionale ed internazionale
sul mare, di competenza dell’i.M.r.c.c.;
• nei comandi di Porto le unità costiere di guardia;
• nelle unità navali e negli aeromobili del servizio di Guardia costiera del corpo
delle capitanerie di porto, appositamente allestiti, le unità di soccorso marittimo.
l’italia si è inoltre dotata di uno strumento di natura operativa, il Piano nazionale
per la ricerca ed il Salvataggio in Mare, emanato nel 1996 dal Ministro dei Trasporti,
con responsabilità di attuazione coerentemente assegnata al comando Generale del
corpo delle capitanerie di porto. Tale documento è strutturato in una parte preliminare,
riferita all’organizzazione generale e funzionale del servizio Sar., ed in una seconda se-
zione, costituita dai piani dei 15 M.r.S.c., in cui sono elencati la globalità delle risorse
disponibili, in termini di mezzi navali ed aerei appartenenti ad amministrazioni dello
Stato o a privati, nonché i collegamenti operativi locali.
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[20]
Delineato brevemente il quadro normativo di riferimento, sul piano internazionale e
del diritto italiano, relativo all’attività di soccorso in mare, ed atteso che la stessa attività,
in ogni caso e circostanza, a prescindere dalla connotazione e dalla portata assunta
dalle singole fattispecie, resta di esclusiva attribuzione dell’autorità Marittima, anche
un’operazione Sar. di carattere eccezionale, come quella scaturita dal naufragio della
motonave concordia, rientra nelle previsioni elaborate per fronteggiare qualunque tipo
di emergenza in mare.
nel caso del sinistro marittimo in parola, la capitaneria di porto di livorno, sede di
2° M.r.S.c., con responsabilità su di un’area corrispondente alla regione Toscana, ri-
ceveva segnalazioni provenienti da parenti di passeggeri imbarcati, diversi minuti dopo
la collisione della nave con gli scogli delle Scole; nel corso di tali comunicazioni, veniva
riportato che sulla costa concordia era stato udito un improvviso e forte rumore,
durante la cena, cui era seguita la caduta di stoviglie e di parte della controsoffittatura
del salone ristorante, con successivo ordine, da parte del comando nave, di indossare i
giubbotti di salvataggio.
la capitaneria di porto, attraverso la Sala Operativa di livorno, stabiliva un primo
contatto con la concordia, cui ne seguivano molti altri, originati sempre dal 2° M.r.S.c.,
via radio, sul canale 16 VHF, in cui gli operatori della Guardia costiera ricevevano dal
bordo informazioni persino fuorvianti, tese a minimizzare la situazione di pericolo e la
reale natura dell’emergenza, ovvero una falla di 70 metri sul fianco sinistro della nave,
al di sotto della linea di galleggiamento.
ciò nondimeno, intuita comunque la gravità della situazione, la catena Sar. veniva
immediatamente attivata, sotto il coordinamento della Sala Operativa del 2° M.r.S.c.,
che assumeva l’assetto rinforzato di emergenza previsto dal regolamento interno, dispo-
nendo il dirottamento di unità mercantili in transito, individuate anche a mezzo a.i.S.
(authomatic identification System), e l’allertamento e l’invio di mezzi navali della
Guardia costiera e di altre amministrazioni, nonché di velivoli di soccorso e di rimor-
chiatori, sino a giungere ad un dispositivo che, nel proprio massimo dispiegamento,
comprenderà:
• 14 navi mercantili (dirottate nel corso della loro navigazione o fatte uscire dai
porti vicini);
• 4 rimorchiatori;
• 26 motovedette;
• 8 elicotteri.
[21]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
Visto l’impressionante numero di mezzi convergenti, per essere impiegati in un’area
di operazioni ristretta, veniva sin dai primi minuti designato, da parte del 2° M.r.S.c.,
un On Scene commander (O.S.c.), nella specie il pattugliatore G 104 della Guardia di
Finanza, cui successivamente si aggiungeva un coordinatore del Traffico aereo, l’elicot-
tero della Guardia costiera ab 412 KOala 9-09, con il compito di coordinare in zona,
rispettivamente, le unità navali ed i velivoli presenti, secondo le direttive emanate dalla
Sala Operativa di livorno. Pur trattandosi di evento grandi numeri, ai sensi del Piano
nazionale Sar., perché coinvolgente un numero di naufraghi superiore a trenta, ed in
quanto tale affidato, di massima, al coordinamento dell’i.M.r.c.c., il comando Generale
delle capitanerie di porto disponeva che la gestione fosse mantenuta a livello di M.r.S.c.,
in ragione della migliore capacità di comunicazione diretta con la zona delle operazioni,
fornendo comunque ogni assistenza necessaria in materia di scambio di informazioni e
di coordinamento a livello centrale con le altre amministrazioni e Forze armate coinvolte,
nonché per quanto attiene l’invio di risorse e mezzi. Tale decisione si rivelava assoluta-
mente opportuna, alla luce dell’esito complessivo delle operazioni di soccorso.
l’ordine di abbandono nave veniva impartito dal comando di bordo con l’unità ada-
giata su fondale roccioso, nel tratto di mare prospiciente al porto del Giglio, e sbandata
sul lato dritto, in misura inizialmente contenuta, sicché le operazioni di evacuazione,
nella prima fase, procedevano in modo speditivo ed ordinato, sulla base delle indicazioni
fornite dalla Direzione Marittima di livorno, e tradotte sul campo dall’O.S.c.; i mezzi
collettivi di salvataggio della nave, dotati di motore, dirigevano direttamente verso
l’isola del Giglio, mentre le zattere autogonfiabili, prive di propulsione propria, venivano
rimorchiate verso le unità di soccorso, già converse sul luogo del sinistro, da parte delle
motovedette in zona che, in molti casi, procedevano anche alla raccolta diretta dei nau-
fraghi, all’atto della loro discesa dalla nave.
Tuttavia, dopo circa un’ora dall’inizio delle operazioni di abbandono della nave, la
situazione mutava in maniera drammatica e repentina: aveva luogo, infatti, un vero e
proprio rovesciamento dell’unità sul proprio fianco dritto, e lo sbandamento diventava
tale da creare grosse difficoltà nell’imbarco sui mezzi collettivi di salvataggio delle
persone presenti sul lato sinistro.
in considerazione della presenza di naufraghi in mare, dell’inclinazione dell’unità e
della necessità di effettuare ricerche e recuperi anche nella parte dello scafo ormai som-
mersa, il 2° M.r.S.c.:
• disponeva a tutti i mezzi nautici impegnati nelle operazioni di salvataggio, comprese
le motovedette appartenenti alle forze di soccorso, di mettere in mare le proprie
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[22]
zattere, lance e fast rescue boat, per agevolare il recupero dei naufraghi;
• richiedeva l’invio dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco, opportunamente attrezzati
con adeguata strumentazione da taglio termico per l’estrazione di passeggeri even-
tualmente bloccati nei locali interni della concordia (la prima squadra raggiungerà
la nave dopo circa 4 ore dall’inizio delle operazioni di soccorso, accompagnata da
una motovedetta della Guardia costiera), ed interessava l’i.M.r.c.c. perché or-
dinasse l’intervento di nuclei Operatori Subacquei delle capitanerie di porto.
• portava a conoscenza del sinistro il Ministero dell’ambiente, richiedendo l’invio
di mezzi specializzati per gli interventi di antinquinamento, attrezzati con panne
galleggianti per confinare e circoscrivere eventuali spandimenti di sostanze nocive.
inoltre, preso atto, a seguito di contatto telefonico col comandante della costa con-
cordia, del prematuro abbandono della nave da parte dell’intero stato maggiore, la Sala
Operativa di livorno disponeva il verricellamento di aerosoccoritori sull’unità, perché
recuperassero i passeggeri intrappolati in zone rese altrimenti inaccessibili dalla forte
inclinazione, sovraintendendo inoltre alle attività di evacuazione, vista l’assenza di un
coordinamento da parte del bordo, e convogliando i naufraghi verso una biscaggina
calata in zona poppiera, in modo da consentire un più rapido e massiccio recupero da
parte delle motovedette.
intanto, iniziava il traghettamento delle medesime persone verso Porto Santo Stefano
e qui, sotto il coordinamento dell’apparato di protezione civile provinciale, all’interno
del quale operavano anche militari del locale Ufficio Marittimo e della capitaneria di
livorno, all’uopo inviati sul posto, veniva predisposta idonea accoglienza.
con l’arrivo in zona operazioni della motovedetta cP 305, partita da civitavecchia,
grazie alla maggiore ampiezza ed alla superiore altezza di tale mezzo, veniva messa a
punto, sul campo, una singolare ma efficacissima tecnica di recupero naufraghi, che
consisteva nella spinta della stessa unità “a pacchetto” della murata sinistra della con-
cordia, da parte di altra motovedetta, al fine di consentire una più agevole discesa delle
persone da evacuare attraverso la biscaggina di poppa, scongiurando così il rischio di
caduta in acqua dei passeggeri. Una volta giunti sulla cP 305, i naufraghi venivano tra-
sbordati sull’unità in quel momento affiancata che, immediatamente sostituita da altro
mezzo nel dare la spinta alla stessa 305, poteva allontanarsi e trasferire in porto o sui
mezzi maggiori in appoggio le persone soccorse. Questa magistrale manovra marinaresca
consentiva, in meno di tre ore di incessante lavoro, di trarre in salvo circa 700 persone.
alle prime luci dell’alba, i soccorritori sospendevano le ricerche, che riprendevano
[23]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
subito dopo, con perlustrazioni in mare, su aree via via più ampie, in base al calcolo
della deriva. Tali operazioni, coordinate dal 2° M.r.S.c., si protraevano in forma
specifica sino al 25 gennaio, per continuare successivamente nell’ambito delle normali
attività d’istituto. la ricerca dei dispersi nel relitto veniva invece coordinata dai Vigili
del Fuoco sino al 21 febbraio e, successivamente, dal Direttore Marittimo della Toscana,
in veste di Soggetto attuatore dell’emergenza costa concordia, nominato dal commis-
sario delegato alla gestione dell’emergenza stessa.
Gli equipaggi dei mezzi navali ed aerei intervenuti durante la notte tra il 13 ed il 14 gen-
naio, sotto il coordinamento del 2° M.r.S.c., si sono dunque trovati ad operare in uno
scenario operativo estremo, complicato da una serie di fattori, quali:
• la scarsa visibilità, poiché le operazioni si sono svolte in orario notturno;
• l’elevato numero di persone da soccorrere, di età e nazionalità differenti, in stato
di panico e psicologicamente provate;
• la particolare difficoltà degli interventi, in funzione dell’innaturale assetto assunto
dalla nave, dell’assenza di una completa illuminazione a bordo, nonché della man-
canza di conoscenza specifica dei piani costruttivi dell’unità;
• l’alta concentrazione, nelle immediate vicinanze del relitto, di numerose imbarca-
zioni di salvataggio e di zattere autogonfiabili, ammainate dal bordo, cui vanno
aggiunti i numerosissimi mezzi inviati o dirottati in zona dal 2° M.r.S.c. per il
soccorso marittimo;
• la breve distanza dalla costa della concordia, incagliatasi in un tratto di mare ca-
ratterizzato dalla presenza di scogli;
• il congestionamento del porto dell’isola del Giglio, con conseguenti difficoltà di
manovra per le unità navali.
a fronte di ciò, le operazioni Sar., relative alle 4229 persone imbarcate sulla nave, si
sono concluse, nella loro interezza con un bilancio di 30 morti, 2 dispersi e 4197 vite
tratte in salvo nelle prime ore, di cui 1270 su intervento diretto dei mezzi di soccorso,
navali ed aerei, coordinati dalla Sala Operativa di livorno della capitaneria di Porto.
in particolare, 18 persone venivano recuperate da parte degli aerosoccorritori dei velivoli
Sar. intervenuti, tramite verricello, con immediato trasporto presso l’Ospedale di Grosseto.
5.2 OPERAZIONI SAR: RICERCA E RECUPERO DEI DISPERSI A BORDO NAVELe attività di ricerca dei dispersi nel relitto sono state affidate dal Prefetto di Grosseto
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[24]
al Comandante Provinciale dei VVFF in qualità di Direttore Tecnico dei Soccorsi . Per
garantire il raccordo dei diversi reparti subacquei è stati istituito un centro coordinamento
sommozzatori interforze (Ccsi) composto dai tecnici dei vari reparti operativi dispiegati
sullo scenario. Le ricerche sono state estese anche ai fondali dello specchio di mare
intorno alla nave per circa 18 km quadrati, utilizzando le più sofisticate attrezzature per
la ricerca strumentale su fondali. Nella giornata del 16 febbraio il Dts, con una dettagliata
relazione, ha formalizzato la chiusura delle attività di soccorso. A seguito di tale nota il
Cd nella giornata del 21 febbraio ha formalmente incaricato il Direttore Regionale Ma-
rittimo della Regione Toscana al coordinamento delle attività volte alla ricerca e recupero
dei corpi ancora dispersi, avvalendosi delle strutture pubbliche che hanno garantito la
propria attività nella fase di ricerca e soccorso. Le ricerche si sono concluse nei primi
giorni di maggio.
Due le persone che risultano ancora disperse e 30 le vittime del naufragio, tutte identi-
ficate. Di seguito, la cronologia dei salvataggi e dei ritrovamenti:
• 14 gennaio, recuperati i corpi di tre uomini
• 15 gennaio, due anziani a poppa nella nave
• 15 gennaio, 3 persone salvate di cui due coreani di 29 anni, un uomo e una donna,
in viaggio di nozze e una persona, il commissario di bordo
• 16 gennaio, ritrovato il cadavere di un uomo
• 17 gennaio, individuati cinque cadaveri, quattro uomini e una donna, nella poppa
sommersa della concordia
• 21 gennaio, trovato il corpo di una donna nella zona di poppa, vicino al punto di
raccolta per le scialuppe
• 22 gennaio, individuato il corpo di una donna sul ponte 7, a poppa, nella zona
sommersa della nave
• 23 gennaio, ritrovati i cadaveri di due donne al ponte 4 nei pressi dell’internet
caffè
• 24 gennaio, recuperato il corpo di una donna nella zona sommersa della nave
• 29 gennaio, recuperato corpo della donna peruviana
• 22 febbraio, recuperati 8 cadaveri
• 22 marzo, recuperati 5 cadaveri.
con il naufragio della costa concordia, stante l’eccezionalità dello scenario, il Prefetto di
Grosseto, quale responsabile del coordinamento del complesso delle attività volte al recupero
[25]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
dei dispersi, ha nominato Dts il comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Grosseto.
lo scenario da affrontare è risultato unico nella storia dei recenti disastri a mare.
infatti, per la prima volta nella storia dei soccorsi, ci si è trovati a dovere garantire attività
Sar a bordo di una nave da crociera di quasi 300 metri, oltre 50.000 t di dislocamento,
circa 2.400 t di carburante (ifo), semi affondata e inclinata su se stessa; porzioni di alcuni
ponti e cabine ad oltre 40 m di profondità con un inclinazione di quasi il 70%; la nave
posta su di un fondo granitico con pendenza di più del 22% e caratterizzato da una bati-
metria crescente che in caso di movimento della nave ne causerebbe il completo affonda-
mento. nelle prime fasi non si disponevano delle informazioni sulla stabilità della nave in
seguito accertate con l’attività del cts e del monitoraggio coordinato dalla Sm.
Tale scenario consegnerà in via esclusiva al personale Speleo alpino Fluviale (Saf)
dei Vigili del Fuoco la gestione delle ricerche e dei soccorsi nella parte emersa. infatti la
pendenza dello scafo, l’estrema scivolosità delle lamiere bagnate e la mancanza di piani
di appoggio per la progressione aerea renderanno indispensabile procedere con tecniche
di derivazione speleo alpinistica. Da qui la scelta di assegnare il compito di Dts al co-
mandante dei Vigili del Fuoco le cui competenze specifiche consentivano di affrontare
sia le problematiche Sar nella zona emersa che in quella sommersa.
5.2.1 LE PRIORITÀ DEL DTSla prima problematica in assoluto da affrontare è stata quella di fissare al meglio lo
scenario; a tal fine sono state raccolte informazioni sia dai reparti dei sommozzatori in-
tervenuti nelle prime ore che dal personale Saf
il principale problema è stato quello di comprendere l’assetto della nave e avere infor-
mazioni circa la stabilizzazione dello scafo. il riferimento organizzativo è stato basato sul-
l’incident command System delineando le funzioni operative ed i responsabili di settore
cui demandare i diversificati compiti. Una delle prime operazioni “del giorno dopo” è stata
in un sopralluogo aereo; un elicottero ab 412 ha permesso il sorvolo a bassa quota del
relitto e l’acquisizione di numerose fotografie per l’individuazione degli accessi prioritari.
la seconda operazione è stata un sopralluogo all’interno dello scafo finalizzato a: stimare
le difficoltà di accesso, definire le vie di fuga e i presumibili tempi di evacuazione, identificare
dei punti di riferimento, definire le vie di esodo, valutare le difficoltà di avanzamento.
Durante la notte è stato fatto pervenire sull’isola l’Unità di comando locale (mezzo
mobile dei Vigili del Fuoco), la cui operatività è risultata fino dai primi istanti di fonda-
mentale importanza consentendo la gestione pressoché immediata di log-book e deci-
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[26]
sion- book per l’annotazione cronologica degli eventi, l’uso delle frequenze radio, la re-
gistrazione sul sistema SO115.
nel corso delle ore sono stati individuati i responsabili di settore e si delineano i
piani operativi e le scelte operative connesse. Tramite la società costa sono state reperite
le planimetrie su cui sono stati riportati, inizialmente su carta e dopo qualche giorno su
cad, grazie ai gruppi Tas (Topografia applicata al Soccorso), i riferimenti identificati
sulla nave, le decisioni e le informazioni acquisite, i possibili percorsi, i punti critici, i ri-
ferimenti interni.
Dal giorno 14 a tutto il 17 gennaio, le informazioni circa i movimenti della nave
sono state rese mediante l’utilizzo di un sistema topografico campale, assicurato da
liberi professionisti, il cui arrivo è stato gestito nelle prime ore, dalla Prefettura su
specifica richiesta del Dts.
le letture sono avvenute su due punti di misura, uno posto a prua e uno a poppa e
hanno fornito informazioni determinanti per valutare lo scenario e garantire la sicurezza
degli operatori. il sistema verrà giudicato molto solido ed efficace dagli esperti che la
Sm ha fatto arrivare sull’isola e ha garantito nelle prime giornate, mediante l’attivazione
di un’apposita procedura, l’allerta e l’allarme, portando, in due distinte occasioni, al-
l’evacuazione di emergenza dei soccorritori.
i risultati delle ispezioni interne hanno restituito questo quadro: l’intera nave è total-
mente al buio, le porte sono bloccate dalle suppellettili che si sono accatastate contro gli
infissi, le geometrie sono rovesciate e quindi i percorsi di bordo: scale, atri, corridoi ri-
sultano impercorribili e alcuni semi allagati. i corridoi si sono trasformati in pozzi ver-
ticali, le porte della cabine sono divenute pavimenti o soffitti e la loro apertura è risulta
estremamente complessa ponendo rischi enormi ai soccorritori.
le parti immerse presentano caratteristiche ancora più severe per le operazioni Sar.
(Search and rescue): oggetti di ogni tipo e moquette, staccatesi galleggiano all’interno,
vi è la completa assenza di luce, il mobilio accatastato crea intralci e trappole e all’interno
dello scafo, specie nella parte immersa, le comunicazioni sono rese impossibili.
5.2.2 LA STRATEGIA DI INTERVENTOStante il quadro che si andava definendo, le scelte strategiche sono apparse quasi ob-
bligate. Da un lato le operazioni Sar. nella zona emersa sono state affidate alle competenze
del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. le vie certe per l’evacuazione sono state indi-
viduate infatti nelle due biscaggine poste a prua e poppa della nave lato mare, il cui uti-
[27]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
lizzo in caso di condizioni marine avverse è risultato particolarmente insidioso, e in una
terza biscaggina posta a poppa lato terra installata dai reparti Saf dei Vigili del Fuoco,
per il cui utilizzo è stata necessaria la predisposizione di un percorso aereo di sicurezza
per consentire di superare i vuoti dei ponti ormai quasi orizzontali che creano dislivelli
di decine di metri; altre aree infine che sono state evidenziate con vernici per l’evacuazione
a mezzo verricello con l’elicottero ab 412.
Dall’altro lato è stato utile forzare l’intero sistema di soccorso in un’unica regia con-
divisa per le operazioni nella parte immersa. È stato quindi istituito il c.c.S.i. (centro
coordinamento Sommozzatori interforze) un’unica struttura di coordinamento nella
quale confluiscono le migliori professionalità che il sistema Paese è in grado di mettere
a disposizione. il ccsi, operante all’interno della Sm, ha assunto una funzione determi-
nante per lo svolgimento delle operazioni Sar, in quanto al suo interno è stato possibile
condividere le esperienze, le tecniche, le strategie e, soprattutto le decisioni, da parte di
tutti i sommozzatori, creando un raro clima di sinergia e di intesa tra tutti gli operatori
del settore. ciò ha consentito al Dts di dettare le linee di indirizzo e gestire le informazioni
di natura tecnica al meglio, mediante una serie continua di debriefing, senza però intral-
ciare le sequenze e le scelte operative dei singoli reparti, chiamati a pianificare e gestire
l’operatività dei propri uomini senza modificarne le procedure e gli ordinari comporta-
menti operativi.
la strategia che fino dall’inizio ha caratterizzato la gestione delle attività di recupero
dei dispersi da parte del Dts è stata quella di gestire temporalmente le diverse modalità
di ricerca in funzione delle notizie certe che si andavano acquisendo e della conoscenza
sempre più dettagliata dello scenario.
la prima modalità che ha caratterizzato i soccorsi era infatti caratterizzata da notevoli
incertezze:
1. non si avevano notizie certe circa la stabilità del relitto;
2. non si aveva alcuna certezza circa il numero dei dispersi e le relative identità;
3. gli ambienti della nave e le specifiche problematiche operative andavano chiarendosi
con il passare delle ore e dei giorni.
alla luce di queste problematiche la scelta è stata quella di indirizzare i soccorsi in una
ricerca estesa verificando pertanto in maniera puntuale tutte le aree ispezionabili indistin-
tamente, avendo certo particolare riguardo alle aree destinate all’evacuazione dei passeggeri
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[28]
ricomprese tra i ponti 3 e 4. Questa modalità che nella parte emersa ha consistito in una ri-
cerca speditiva iniziale e puntuale, successivamente ha permesso di trarre in salvo tre
persone, mentre nella parte immersa sono stati individuati e recuperati i corpi di 17 vittime.
la seconda modalità gestionale dei soccorsi ha visto un cambio della strategia ope-
rativa dettato dalle seguenti considerazioni:
1. nelle prime settimane è stato possibile individuare con certezza il numero e le ge-
neralità dei dispersi. Da qui si è disposta una meticolosa attività di intelligence che
ha permesso di ricostruire con buona approssimazione gli ultimi spostamenti dei
dispersi a bordo nave;
2. le condizioni di deformazione della nave, monitorati con strumenti di precisione,
non consentivano l’accesso alle zone sommerse dall’esterno;
3. le attività estese nella zona emersa andavano di fatto a conclusione;
4. dopo più di quattro settimane dall’incidente non si aveva alcuna realistica speranza
di ritrovare superstiti.
la scelta pertanto è stata quella di abbandonare le ricerche estensive dedicandosi ad
operazioni puntuali definite “shot on target”. chiaramente questo diverso approccio ha
comportato una modifica pressoché totale delle modalità operative. la scelta si è rivelata
efficace consentendo di individuare i corpi dei dispersi concentrando le ricerche sulle
zone della nave dove era più probabile la presenza delle vittime, evitando di sovraesporre
il personale a rischi non più compatibili con gli obiettivi della ricerca. in questa nuova
fase si è proceduto pertanto ad ispezionare i pozzi dei ponti dedicati alle manovre di
evacuazione della nave e le zone di interfaccia esterne allo scafo. Queste due operazioni
hanno consentito il ritrovamento di 13 dei corpi mancanti portando a 30 il numero
delle vittime recuperate rispetto ai 32 dispersi accertati.
5.2.3 LA SICUREZZAaltro aspetto di fondamentale importanza affidato alle competenze del Dts, è stato
quello inerente la sicurezza delle operazioni. Per raggiungere tale obiettivo i punti fermi
sono stati:
• l’illustrazione e la condivisione di tutte le scelte con i responsabili delle strutture
operative;
• un’efficace gestione delle comunicazioni; un canale radio su banda marina dedicato
in esclusiva alle comunicazioni di emergenza anche per segnalare eventuali spo-
[29]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
stamenti anomali dello scafo;
• un accesso alle aree di intervento riservato ai soli mezzi autorizzati,
• la presenza di due camere iperbariche per il trattamento di un infortunio disbarico;
• la presenza in orario diurno del dispositivo ad ala rotante dedicato all’evacuazione
di emergenza;
• la riduzione degli assetti durante le ore notturne in relazione alla impossibilità
operativa di velivoli ad ala rotante ad operare oltre le effemeridi. il pronto inter-
vento sanitario in orario notturno è comunque stato garantito dal SUeM 118 di
stanza presso l’USl 9 di Grosseto;
• la presenza sull’isola di assetti sanitari garantiti dal 118;
• il monitoraggio degli spostamenti dello scafo. nei giorni tra il 17 e il 22 gennaio è
stato implementato il sistemi di monitoraggio basato su differenti tecnologie e i
cui dati sono stati analizzati dai migliori esperti del settore raccordati dall’Università
di Firenze sotto il coordinamento della Sm. Su tale attività, andata crescendo per
accuratezza nel corso delle ore e dei giorni successivi, si è poggiato l’intero sistema
di allerta a mezzo di una precisa ed assolutamente nuova procedura attiva h 24
basata sull’allertamento via radio su canale dedicato, consegnati ai ricercatori in
collegamento con l’Unità di comando locale dei Vigili del Fuoco incaricata di
dare l’allarme e gestire i relativi piani di emergenza;
• piani di evacuazione coordinati e condivisi;
• piani di emergenza continuamente aggiornati al mutare delle condizioni al contorno.
in particolare sono stati evidenziati i seguenti rischi per ognuno dei quali è stato
elaborato uno specifico piano di emergenza: rapido inabissamento del relitto,
caduta in mare di operatori con equipaggiamento pesante, scivolamento a bordo
con urti violenti, cadute in mare all’interno della nave, disturbi legati all’equilibrio,
esaurimento fisico, contaminazione chimica e/o biologica, incidente disbarico, uti-
lizzo di esplosivi, movimentazione di natanti durante le immersioni, movimenta-
zione di personale sommozzatore lungo le vie aeree.
• la presenza del mezzo dei vigili del fuoco mobile Unità di comando locale, U.c.l. ha
consentito la direzione tattica unitaria di tutti gli interventi Sar. di tutte le forze impiegate;
5.2.4 LE ATTIVITÀ DI SOCCORSOSia nella parte emersa del relitto che nella parte immersa sono state individuate
diverse modalità operative che sono riferibili alle condizioni al contorno e che compiu-
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[30]
tamente analizzate hanno di fatto influenzato ed indirizzato le scelte operative. cinque
le fase in cui suddividere il complesso delle attività di ricerca e soccorso.
La prima fase quella dei soccorsi immediati ha avuto inizio alle ore 23:00 circa del 13
gennaio e si è di fatto conclusa alle ore 13:00 del 14 gennaio ed è stata descritta nel capitolo 2.
La seconda fase che di fatto è iniziata nella mattinata del 14 gennaio è stata caratte-
rizzata da un crescente coordinamento pur nella mancanza di informazioni certe sulla
stabilità del relitto, sul numero dei dispersi e sulla loro identità nonché sulle probabili
zone di ricerca. l’incertezza sulla stabilità del relitto è stata fronteggiata definendo un
piano di evacuazione che garantisse il personale operante a bordo e nell’intorno dello
scafo. Per quanto attiene la parte emersa tale fase operativa sarà caratterizzata dalle ri-
cerche con la metodologia del “call out” e ciò consentirà il rinvenimento di tre superstiti,
una coppia di coniugi di nazionalità filippina e il commissario di bordo. Tale fase si con-
cluderà nell’arco di sole 72 ore.
in questa fase, con i gruppi operativi VV.F. per la parte emersa e il ccsi per la parte im-
mersa si definiscono le strategie di intervento volte all’individuazione e recupero di
eventuali superstiti, individuazione e recupero salme e assicurare l’incolumità dei soc-
corritori. i principali punti posti all’attenzione dei soccorritori con cui sono state definite
le varie tematiche inerenti l’operazione di ricerca sono:
• l’analisi dello scenario: effettuata nonostante le informazioni incomplete; la man-
canza di specifiche procedure; la mancanza di precedenti storici ha considerato i
parametri ambientali (temperatura aria, acqua), curva della sopravvivenza e la
stabilità del relitto;
• risorse umane disponibili: a seconda delle esigenze e delle specifiche operazioni sia
aeree che subacquee che miste;
• modalità operative: si tratta di uno degli argomenti più complessi nel corso di
questa emergenza di fatto sono individuabili tre distinte modalità, speditiva, per
obiettivi puntuali e sistematica (missioni shot on target);
• tempi di interevento: come abitualmente nelle emergenze nazionali anche in questa
emergenza sono stati individuati dei tempi di impiego del personale in progressiva
diminuzione. Durante la prima e la seconda fase la permanenza sull’isola è stata
di max 36 ore nella terza fase di 72 ore;
• rischi per gli operatori e gestione della sicurezza: l’aspetto della sicurezza degli
operatori è stato inserito tra gli obiettivi della gestione risultando di non secondaria
importanza rispetto alle operazioni di soccorso, potendo definire una serie di ma-
crorischi descritti in precedenza;
[31]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
• piani di emergenza: ad ogni specifico rischio individuato è conseguito un relativo
piano di emergenza, estremamente dettagliato e oggetto di un costante monitoraggio
attraverso continui de briefing a fine missione con le singole squadre e interforze a
fine giornata;
• definizione della strategia di ogni singola missione.
Per quanto attiene i numeri si rimarca come nella parte emersa nelle prime 48 ore
dalla mattina del sabato 14 gennaio hanno operato due squadre Saf da otto unità che si
alternavano nell’arco delle 24 ore con turni da 6 ore. Successivamente dal lunedì 16 gen-
naio con l’aumento del personale disponibile e quindi per tutta la seconda e terza fase
sono state impiegate tre squadre da 12 unità che operavano secondo distinte task operative
h 24 con continue rotazioni del personale ogni 4/6 ore in relazione all’impiego operativo.
numeri maggiori non erano compatibili con le procedure di evacuazione di emergenza.
Per quanto attiene lo scenario sommerso nel prospetto seguente sono riepilogati i
dati relativi all’intera attività svolta dal personale sommozzatore nella fase Sar delle
operazioni condotte nei primi 12 giorni durante i quali le immersioni sono state carat-
terizzate da accessi dall’esterno della nave verso l’interno. a tale proposito appare im-
portante puntualizzare come le capacità di penetrazione dello scafo fossero assolutamente
diverse per i vari gruppi sommozzatori. Vigili del Fuoco e capitaneria di Porto hanno
garantito anche assetti speleo subacquei che hanno consentito penetrazioni profonde, il
Gos dei palombari della M.M. ha provveduto anche all’apertura di varchi con utilizzo
di esplosivi, i reparti della Guardia di Finanza e del corpo nazionale del Soccorso
alpino e Speleologico hanno garantito l’ispezione di diverse parti del relitto e successi-
vamente la gestione dei marker di monitoraggio gestita dalla capitaneria di Porto e
dalla Polizia di Stato.
Ente Unità impiegate Immersioni Tempi totali immersioni
Vigili del Fuoco 37 93 94h 39’
Gos Marina Militare 13 86 71 h 39’
Guardia Costiera 19 101 55 h 15’
Polizia di Stato 13 65 43 h 10’
Guardia di Finanza 8 38 26 h 50’
Cnsas 16 8 8 h 00’
Totale 93 391 300 h
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[32]
La terza fase fondamentalmente riguarda i reparti Saf dei Vigili del Fuoco e segna il
passaggio dalla fase di “call out” a quella di verifica puntuale di tutte le zone emerse. in
questa fase si è fatto ricorso a tutte le modalità di ricerca, in particolare all’uso di mi-
crocamere per l’ispezione di alcune cabine, geofoni, è stato fatto anche un tentativo con
i nuclei cinofili. in circa 2 settimane anche questa attività sarà condotta a termine con-
cludendosi in data 31 gennaio.
La quarta fase che di fatto inizia il 1 di febbraio è da riferirsi all’individuazione ormai
certa dei dispersi. Si entra pertanto nella seconda modalità gestionale che distingue le
prime tre fasi dalle successive. Per ognuna delle persone disperse viene aperto un fascicolo
di indagine in cui si evidenziano le generalità, la cabina occupata, gli ultimi avvistamenti
testimoniati e la possibile/probabile movimentazione a bordo. a tal fine vengono ana-
lizzati sia i filmati forniti dalla compagnia che i filmati privati. Si passa pertanto da una
fase di ricerca generalizzata a quella che è stata definita ricerca “shot on target” che è
stata attuata sia nella parte emersa che in quella sommersa. Tale strategia di intervento
ha condotto a circoscrivere solo alcune specifiche zone della nave con una evidente
minore esposizione al rischio degli operatori. in tale contesto è stata evidenziata la ne-
cessità di focalizzare le ricerche in corrispondenza dei corridoi trasversali dei ponti 3 e
4 trasformatisi a causa dell’inclinazione dello scafo in pozzi sommersi con una profondità
di circa 26 metri. l’operazione mai condotta in precedenza ha visto la contemporanea
apertura di due cantieri in cui hanno operato fianco a fianco i reparti dei Saf e dei som-
mozzatori dei Vigili del Fuoco e della Marina Militare.
in particolare in questa fase sono state raggiunte zone sommerse procedendo dall’in-
terno della nave. Tenuto conto che gli ingressi per le attività iperbariche avverranno da
specchi di acqua di interfaccia ad alto rischio di contaminazione, come rilevato dai
campionamenti effettuati analizzati dall’arpat ed esaminati dalla struttura Sanitaria
competente, le operazioni sono state svolte con l’uso di sistemi alimentati e controllati
dalla superficie (Surface Supplied) e mute stagne. Tali sistemi, oltre a preservare il
contatto dell’acqua con le vie aeree mediante l’utilizzo di caschetti in sovrappressione,
hanno garantito elevati standard di sicurezza grazie alla riserva di aria illimitata ed a si-
stemi audio e video integrati.
La quinta fase, iniziata a fine febbraio e conclusasi ai primi di maggio, ha visto il
passaggio del coordinamento operativo delle ricerche al Direttore regionale Marittimo
della regione Toscana, ha riportato le ricerche all’esterno della nave nelle zone di inter-
faccia fondale – scafo.
la situazione delle ricerche e dei soccorsi, all’inizio di questa fase, restituisce il
[33]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
seguente quadro: 32 dispersi e 25 recuperati e ispezionato il 100 % delle aree raggiungibili
della nave per la parte emersa. Oltre ai passaggi puntuali sono state effettuate delle mis-
sioni specifiche di revisione di tutte le cabine delle persone disperse; in particolare alcune
cabine semi allagate sono state ispezionate in modo congiunto con operazioni Saf e
sommozzatori dei vigili del fuoco anche con l’utilizzo di telecamere subacquee ad alta
definizione. Per la parte immersa, oltre alle missioni di penetrazione e perlustrazione
dall’esterno, sono state effettuate le missioni all’interno della nave sia nelle cabine dei
dispersi che in corrispondenza dei corridoi trasversali allagati dei ponti 3 e 4. circa il
65% dell’intera parte sommersa è stato verificato non senza difficoltà tecniche dovute
alla mancanza di luce, alla presenza di materiale di varia natura in sospensione, tra cui
arredi pesanti, moquettes e altri generi di materiali. Vengono definite zone nere quelle
dei ponti più profondi, 1 e 2 in particolare, dove però le testimonianze rese rendevano
escludibile la presenza di dispersi. Per ragioni di sicurezza sono stati utilizzati dei mini
rov (remote Operating Vehicule) per l’ispezione delle cavità che hanno consentito di
raggiungere delle cavità inesplorate consentendo l’individuazione e il successivo recupero,
in modalità multi agenzia, dei corpi degli ultimi 5 dei 7 dispersi mancanti all’appello
portando il totale dei corpi recuperati a 30.
5.2.5 CONSIDERAZIONI le operazioni di ricerca e soccorso si sono concluse ad inizio maggio con gli ultimi ten-
tativi di ricerca dei corpi effettuati negli interstizi tra roccia e scafo, condotti dalla ca-
pitaneria di Porto e dai Vigili del Fuoco con l’ausilio di tecniche strumentali. in due sole
settimane l’intera parte emersa verrà ispezionata puntualmente. Trenta dei corpi dei
trentadue dispersi sono restituiti alle famiglie grazie all’impegno dei reparti subacquei
specializzati del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, delle capitanerie di Porto, della
Polizia di Stato, della Marina Militare, della Guardia di Finanza, del corpo nazionale
del Soccorso alpino e Speleologico e della Federazione italiana attività Subacquee.
Si riportano di seguito alcune considerazioni condivise con i responsabili dei reparti
sommozzatori che hanno operato nell’emergenza costa concordia e riferite all’intera
attività svolta dai reparti sommozzatori appartenenti agli enti civili e militari che hanno
partecipato alle operazioni Sar. allo scopo di rendere più efficaci le operazioni Sar, come
detto in precedenza, è stato costituito un centro di coordinamento Subacqueo interforze
(ccsi). le azioni prevalentemente svolte da parte del ccsi sono state:
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[34]
• analisi degli schemi planimetrici della nave resi disponibili dalla società costa spa;
• individuazione delle macro-aree (ponti) oggetto di esplorazione subacquea;
• individuazione dei varchi naturali o artificiali da sfruttare per l’ottimizzazione dei
percorsi subacquei per la ricerca dispersi;
• acquisizione di informazioni (testimonianze, piani di emergenza, luoghi di am-
massamento) per l’elaborazione delle strategie di intervento.
Per evitare interferenze e conflitti sulle procedure adottate da ciascuna componente
subacquea si è ritenuto efficace suddividere la nave in settori di competenza operativa,
opportunamente assegnati ai vari enti in relazione anche alle prerogative tecniche degli
operatori subacquei. a tal riguardo, sono state adottate diversi assetti di intervento quali:
1. eod (explosive Ordnance Disposal)
2. speleosubacqueo
3. ordinario
4. misto
5. ricerca strumentale
l’assetto di tipo 1 (eod) ha interessato gli operatori subacquei del Gos della Marina
Militare che hanno effettuato numerose ricognizioni su tutta la parte immersa della
nave per le operazioni di messa in sicurezza di alcune zattere di salvataggio e l’apertura,
sia di varchi naturali che artificiali, mediante collocazione di apposite microcariche
esplosive in punti specifici della nave. le operazioni di brillamento sono state condotte
secondo un preciso protocollo di sicurezza che ha previsto l’assenza totale di operatori
all’interno della nave e l’interdizione all’accesso di una prefissata area di protezione cal-
colata rispetto al centro nave.
Durante l’intera attività Sar sono stati realizzati varchi naturali e varchi artificiali
identificati con sigle alfanumeriche e distribuiti nei vari ponti della nave. la realizzazione
dei varchi si è resa necessaria per ottimizzare i percorsi subacquei di ricerca dispersi per
gli operatori in assetto speleo che hanno operato all’interno dello scafo nei ponti 3, 4 e
5 al fine di consentire la maggiore esplorazione possibile degli ambienti, compatibilmente
con le riserve d’aria e le procedure operative.
l’assetto del tipo 2 (speleosubacqueo) ha interessato i sommozzatori dei Vigili del
Fuoco, della Guardia costiera e del cnsas, abilitati alle immersioni in ambienti ipogei
allagati o ad essi assimilabili.
È opportuno evidenziare che le immersioni in assetto speleosubacqueo sono state ca-
[35]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
ratterizzate da un elevatissimo livello di difficoltà per le avverse condizioni al contorno
determinate dalla visibilità scarsa o nulla, dalla presenza di numerosi oggetti galleggianti
e dall’assenza di orientamento conseguente alla inclinazione della nave.
Pur tuttavia, ogni immersione è stata pianificata a garanzia delle accettabili condizioni
di rischio degli operatori subacquei in funzione dei seguenti parametri:
• tempi totali di immersione in curva di sicurezza (tabelle US navy);
• distanze di esplorazione dal varco di ingresso compatibili con le riserve d’aria re-
sidue previste dalla proprie procedure operative;
• presenza di sommozzatori in stand by sia in superficie (sulla verticale di immersione)
sia in profondità in prossimità del varco di ingresso;
• presenza di camera iperbarica e di personale sanitario presso il campo base;
• allertamento del centro iperbarico della struttura ospedaliera di Grosseto e dispo-
nibilità al trasferimento via mare o in elicottero in caso di incidente disbarico.
le immersioni in assetto speleosubacqueo hanno permesso le esplorazioni di aree ubicate
ai ponti 3, 4, 5 e l’individuazione di diverse vittime.
l’assetto del tipo 3 (ordinario) è stato adottato per effettuare:
• esplorazioni all’esterno della nave
• ispezioni sistematiche delle cabine passeggeri esterne
• esplorazione degli ambienti a poppavia
in particolare, l’attività di cui alla lettera b) ha permesso l’ispezione di tutte le cabine
sommerse dei ponti 6, 7, 8, 9 e 10 ad eccezione di quelle (poche unità) il cui accesso era
impedito dalla presenza degli ammassi rocciosi o di masserizie sulle porte scorrevoli.
Per tale operazione sono stati coinvolti i sommozzatori dei vigili del fuoco, della guardia
di finanza e della polizia di stato.
Per incrementare la sicurezza degli operatori subacquei ed ampliare le aree di esplo-
razione si è ricorso anche all’utilizzo dei sistemi alimentati e controllati dalla superficie
(surface supplied) da parte dei sommozzatori dei vigili del fuoco.
la tattica operativa adottata per questo tipo di operazione ha previsto la suddivisione
della murata di dritta della nave in settori con percorsi subacquei a partire dai ponti in-
feriori fino a quelli superiori.
l’assetto del tipo 4 (misto) ha interessato i Saf ed i sommozzatori dei vigili del fuoco,
per la prima volta in attività congiunta allo scopo di esplorare i corridoi allagati della
nave, divenuti pozzi a seguito dell’inclinazione.
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[36]
la composizione delle squadre, che ha previsto n. 4 Saf + n. 3 sommozzatori + n. 1
sommozzatori speleosub, ha consentito l’accesso e la progressione in zona aerea della
nave con l’assistenza del personale Saf e la successiva ispezione dei pozzi allagati con
immersione in assetto speleosubacqueo.
Tale assetto è stato anche utilizzato per effettuare missioni del tipo “shot on target”
il cui obiettivo è stata l’esplorazione di aree sommerse ben circoscritte ed individuate
sulla scorta degli ultimi avvistamenti segnalati da testimoni al momento del naufragio.
Per i pozzi allagati a maggior rischio di accessibilità l’ispezione è stata effettuata con
l’uso di telecamere subacquee.
l’assetto del tipo 5 (ricerca strumentale) ha coinvolto i sommozzatori dei vigili del
fuoco, l’istituto idrografico della Marina Militare e la capitaneria di Porto.
Si è trattato di una operazione del tipo “multi-agenzia” finalizzata alla ricerca di pos-
sibili dispersi nei fondali marini entro un’area di circa 18 km2 attorno la nave.
a tale scopo sono stati definiti i campi di ricerca entro i quali hanno operato i
suddetti enti con l’impiego di sistemi sonar e robotizzati imbarcati a bordo di pilotina
(VVFF), pattugliatore (cP) e della nave Galatea (istituto idrografico). l’attività è stata
svolta in due momenti: mappatura del fondale e georeferenziazione di possibili target, e
ispezione visiva dei bersagli acustici mediante rov.
le operazioni di soccorso sono portate a conclusione in meno di due mesi. nonostante
l’unicità dello scenario operativo, le condizioni estreme di operatività durante i mesi in-
vernali caratterizzati da condizioni meteo marine e climatiche avverse, la necessità di la-
vorare in un assetto multi agenzia con capacità e metodiche operative diverse tra i vari
reparti intervenuti, l’intera operazione è stata condotta senza registrare alcun infortunio.
Durante le operazioni di soccorso è stato aperto un tavolo di confronto con esperti
subacquei provenienti da Francia, inghilterra, Svezia e Svizzera attivati nell’ambito del
Meccanismo europeo di protezione civile. nel sottolineare lo straordinario impegno
dei sommozzatori italiani, i partecipanti stranieri non hanno individuato soluzioni al-
ternative rispetto a quelle adottate evidenziando lo straordinario lavoro svolto.
Durante tutte le fasi emergenziali è stata prestata la massima e doverosa collaborazione
ai parenti dei dispersi garantendo un continuo e puntuale flusso di informazioni circa
l’andamento delle ricerche, le modalità operative, i risultati ottenuti e gli obiettivi di
ogni specifica missione.
[37]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
5.3 SALVAGUARDIA AMBIENTALEla salvaguardia ambientale ha sempre rivestito un aspetto cruciale nella gestione delle
diverse attività emergenziali in cui si doveva prioritariamente garantire sia la sicurezza
degli operatori impegnati nelle operazioni di recupero dei dispersi, nelle attività di riduzione
del rischio ambientale nonché per garantire la rimozione in sicurezza del relitto.
Diverse sono state le misure attuate dal commissario Delegato per il tramite dei vari
soggetti, enti e amministrazioni coinvolti che hanno avuto come obiettivo sia quello di
monitorare gli spostamenti della nave che di predisporre misure volte al contenimento
di eventuali fuoriuscite di sostanze chimiche o altro materiale prodotto dalla nave.
a tal fine sono stati implementate azioni per prevenire eventuali situazioni di inqui-
namento, recuperare il carburante contenuto nei serbatoi della nave, gestire i rifiuti ori-
ginatesi dalla varie operazioni compiute all’interno della nave, monitorare le matrice
ambientali e garantire la tutela sanitaria degli operatori e implementare un sistema stru-
mentale per monitorare gli spostamenti della nave nonché fornire un supporto meteo-
rologico alle operazioni.
la sintesi qui proposta non si pone l’obiettivo di descrivere compiutamente la com-
plessità e numerosità delle attività che hanno caratterizzato la salvaguardia ambientale,
ma elusivamente il proposito di fornire un quadro sintetico dei diversi punti che hanno
costituito il sistema di misure volto a garantire la protezione dell’ambiente.
5.3.1 PIANO ANTINQUINAMENTOimmediatamente attivato subito dopo il naufragio, il piano operativo di antinquina-
mento locale, approvato dalla Direzione Marittima della regione Toscana, ha previsto
il dispiegamento, tra l’altro, di un sistema di panne assorbenti posizionate intorno alla
nave e a protezione di alcuni tratti di costa nelle vicinanze dello scafo, con la funzione
di contenere le possibili fuoriuscite di inquinanti. il sistema è stato realizzato. È stato
inoltre approvato il piano predisposto dalla società incaricata dalla costa crociere per
il recupero degli idrocarburi. È stato predisposto da parte della società armatrice, ap-
provato e reso immediatamente esecutivo un “piano di contenimento fuoriuscita acci-
dentale di idrocarburi” che si affianca al Piano locale antinquinamento che è redatto
dall’autorità competente. il piano prevede un recupero attivo, realizzato mediante panne
assorbenti, panne di contenimento e pulizia della costa. le panne di contenimento sono
state usate come risposta primaria in caso di sversamento rilevante di prodotto. a
quanto descritto si aggiunge l’azione che la Sm ha svolto, unitamente alla Provincia di
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[38]
Grosseto, nella sensibilizzazione dei comuni costieri per adottare e implementare un
piano di emergenza in caso di sversamenti in mare con possibile spiaggiamento di ma-
teriale. Parallelamente è stata organizzata e realizzata con l’ispra, la capitaneria di
Porto, legambiente e istituzioni locali, un’attività di formazione ai tecnici locali e delle
Organizzazioni di Volontariato dei comuni costieri sulle tecniche di antinquinamento
costiero in caso di spiaggiamento di idrocarburi.
5.3.2 PIANO RECUPERO CARBURANTIa seguito del naufragio della m/n concordia, la Società costa crociere, verificata la
sufficiente stabilità della nave, ha incaricato la società “Smit Salvage” di procedere al re-
cupero del carburante7 presente nella m/n. la Smit ha costituito un raggruppamento
d’impresa con il Gruppo neri S.p.a. ed ha presentato un piano per il recupero del car-
burante (iFO) sottoposto ed approvato dal comitato tecnico scientifico. in una riunione
tenutasi presso la Sm il 29 gennaio u.s., i responsabili della neri Smit hanno fornito un
quadro esauriente sulla dislocazione e sui quantitativi del combustibile contenuto nella
nave. in figura 2 è descritta la stima della capacità dei 15 serbatoi allocati nei ponti Db
(double bottom) e c. le quantità contenute nei serbatoi fanno riferimento alle stime
fornite dall’ingegnere di bordo e quindi possono essere affette da incertezze.
Fig 2 – Stima delle capacità dei singoli serbatoi
[39]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
7 La maggior parte dei serbatoi conteneva IFO 380; il resto degli oli minerali è era costituito da Diesel, Oli lubrificanti e oli easusti.
il piano di recupero del carburante si è suddiviso in tre fasi successive:
1. Pompaggio del carburante dai primi 6 serbatoi di prua
in fig 3 è riportata la dislocazione dei serbatoi di prua del piano Db (Double bottom):
l’attività di pompaggio del piano Db è iniziata alle ore 16.55 del 12 febbraio 2012 ed è
stata completata il 19 febbraio 2012 alle ore 16.00. l’operatività h/24 ha consentito di
terminare lo svuotamento in circa 7 giorni di lavoro stante anche le favorevoli condizioni
meteo. il quantitativo di iFO complessivamente recuperato dai sei serbatoi di prua, è ri-
sultato essere di 1308,6 mc con una differenza rispetto alle stima dell’Ufficiale di bordo
di 209 mc. Tale differenza è in parte dovuta all’aderenza del carburante alle pareti dei
serbatoi; non è possibile rimuovere questa quantità per i limiti fisici e meccanici dell’ope-
razione di estrazione; tale quantità è stata stimata pari a 10/20 mc per serbatoio; la resa
dell’estrazione è stata anche leggermente inferiore in considerazione del fatto che il pom-
paggio prevedeva una fase diretta di estrazione e un’altra utilizzando aria. l’aria utilizzata
si è dispersa in maniera non prevista; la società ha deciso quindi di non spingere oltre
tale operazione limitando la resa dell’estrazione del poco carburante non aspirato diret-
tamente. la possibilità di rimuovere con altre tecniche questo carburante è stata valutata
non cautelativa della stabilità strutturale dello scafo dovendosi ricorrere a diverse perfo-
razioni dello stesso che ne avrebbero potuto pregiudicare la stabilità;
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[40]
Fig 3 –Dislocazione dei serbatoi di prua nel piano DB
1
2564
3
altre cause probabili di tale differenza potrebbero imputarsi:
• ai volumi corrispondenti alla temperatura al momento dello stoccaggio all’interno
dei serbatoi della costa che risulta maggiore della temperatura corrispondente
alla condizione finale in cui si è trovato il carburante dopo il pompaggio, compor-
tando quindi una piccola ma significativa diminuzione di volume;
• al trasferimento di parte di carburante, attraverso le interconnessioni esistenti tra
serbatoi, in altri serbatoi (in estrazione nei prossimi giorni – fase due);
• alla difformità tra le stime fornite dal capo ingegnere di bordo ed il carburante ef-
fettivamente aspirato dai serbatoi.
2. Pompaggio del carburante – serbatoi dal 7 al 15
Si tratta di serbatoi collocati nel piano Db con una capacità stimata di 377 mc di cui
219 mc di oli pesanti (iFO), 149 mc di diesel e 18 mc di oli di sentina. in fig. 4 è riportata
la dislocazione dei serbatoi 7-15 centrali e di poppa del piano Db (Double bottom):
3. Pompaggio del carburante del piano DC:
Si tratta dei serbatoi collocati nel piano superiore a quelli della fase 1 e 2. la capacita
stimata è di 348 mc. il Deck c (sala macchine) è stato caratterizzato da elevate comples-
sità, considerando la notevole difficoltà dei subacquei per raggiungere i serbatoi.
[41]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
Fig. 4 – dislocazione dei serbatoi centrali e di poppa
12 11
13 10 9 7
8 15 14
Di seguito si riporta la tabella conclusiva delle attività di debunkering ufficialmente ter-
minato il 24 marzo:
Tabella 1 – sintesi delle attività di rimozione del carburante
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[42]
Per quanto concerne le acque nere, è stata rimossa una quantità pari a 240 m3 di
acque nere, che rappresenta solo il quantitativo prelevato dalle casse delle acque nere
accessibili. Tale attività ha avuto inizio in data 12 marzo e termine in data 13 marzo c.a.
5.3.3 PIANO RIFIUTIcosta crociere S.p.a. ha predisposto il piano per la rimozione dei rifiuti presenti
sulla nave con lo scopo di descrivere le operazioni e le procedure finalizzate alla raccolta,
il trasporto, il recupero o lo smaltimento, previa caratterizzazione e classificazione, del
materiale flottante nelle acque circostanti alla M/n costa concordia, lo smaltimento,
previa caratterizzazione e classificazione, delle acque nere (sewage) presenti nelle relative
casse di contenimento della nave, dei prodotti chimici ed idrocarburi diversi da quelli
contenuti in casse e depositi fissi stoccati all’interno della nave, nonché dei detriti depo-
sitati sul fondale nell’area limitrofa all’incidente.
il cts si è espresso sul piano di rimozione dei rifiuti, approvandone la parte relativa
alla rimozione del materiale flottante, alla rimozione delle acque nere (sewage) ed ai
detriti depositati sul fondale nell’area limitrofa all’incidente, “congelando” il modulo
relativo alla rimozione dei prodotti chimici ed idrocarburi diversi da quelli contenuti
nelle casse e nei depositi fissi stoccati all’interno della nave ed il modulo delle acque
nere esclusivamente per le casse ad alto rischio per la loro accessibilità da parte degli
operatori.
la Sm ha garantito il flusso delle informazioni tra la società armatrice e gli organi a
supporto del commissario delegato (cts e Soggetti attuatori), deputati a fornire pareri
e valutazioni sui piani prodotti e sulle problematiche emerse, nonché lo stesso commis-
sario e gli Uffici del Dipartimento.
5.3.4 MONITORAGGIO AMBIENTALE E SANITARIOl’arpat8 è responsabile, a livello regionale, nell’ordinario del monitoraggio ambientale
e sanitario delle acque marine del Giglio. a seguito del naufragio della M/n costa con-
cordia si è ritenuto necessario effettuare controlli straordinari sulle acque, rispetto ai
possibili sversamenti provenienti dalla nave.
il Piano delle attività di monitoraggio delle acque e della qualità dell’ambiente marino
[43]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
8 Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Toscana.
circostante la M/n costa concordia è stato elaborato da arpat con la collaborazione
dell’istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (ispra) ed è stato
inoltrato al cd per la sua approvazione. Precedentemente alla trasmissione del piano,
l’arpat ha effettuato prelievi giornalieri nelle vicinanze della nave e del dissalatore a se-
guito delle determinazioni del cts e delle disposizioni commissariali, divulgando le in-
formazioni tramite il proprio sito internet e garantendo la presenza di una motonave
per il monitoraggio e degli operatori sull’isola in h24 dal giorno 26/01/2012.
il cts ha esaminato il piano ritenendolo “congruo, equilibrato e idoneo alle finalità
cui è preposto”. a partire dal mese di marzo, arpat ed ispra hanno proseguito la cam-
pagna di monitoraggio delle acque circostanti la M/n concordia, con frequenza variabile
su scala mensile, articolando il monitoraggio su tre livelli d’intervento (livello 1 – moni-
toraggio su 5 punti nei pressi della nave, livello 2 – monitoraggio per valutazioni di
breve e medio periodo di danno ambientale, con indagini chimiche ecotossicologiche,
idromorfologiche e biologiche su colonna d’acqua, sedimento e biota, livello 3 – moni-
toraggio per valutazioni di lungo periodo a sufficiente distanza dalla zona di affonda-
mento presso stazioni della rete di monitoraggio regionale), che a tutt’oggi prosegue.
in data 2 luglio 2012 è stata firmata apposita convenzione tra il cd ed ispra al fine
di stabilire i contenuti e le modalità di esecuzione delle attività di ricerca e monitoraggio
ambientale in capo ad ispra, secondo le modalità di esecuzione del Piano di monitoraggio
sopracitato, al fine di valutare gli effetti della M/n concordia legati al possibile sversa-
mento di materiali inquinanti nell’area orientale dell’isola del Giglio, nell’ambito delle
finalità istituzionali delle parti e per il perseguimento dell’interesse pubblico di protezione
civile. la convenzione, a decorrenza immediata dalla data di stipula, ha scadenza fissata
al 31/01/2013. analoga convenzione è stata firmata tra il commissario delegato e arPa
Toscana in data 2 agosto 2012.
5.3.5 PIANO MONITORAGGIO NAVEil monitoraggio della nave è stato coordinato, su determinazione del Dpc, dal punto
di vista scientifico dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi Fi-
renze (Unifi – Dst), che ha anche installato un avanzato sistema di laser scanner sulla
parte emersa della nave concordia e di controllo della sua stabilità.
le attività di monitoraggio sono state svolte in stretto coordinamento con la struttura
di missione, con il centro Funzionale centrale del Dpc e della regione Toscana, con
altri centri di competenza (cnr-irpi, asi), nonché altri enti di ricerca (ec-Jrcipsc, Ogs,
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[44]
Fondazione Prato ricerche, Politecnico di Milano) ed aziende specializzate individuate
da altri soggetti nella prima fase dell’emergenza o intervenute su richiesta del centro di
competenza (Smit, neri, Siri Marine, Telerilevamento europa, Hortus, Hera, leica).
il sistema di monitoraggio (tutt’ora operativo) è stato installato ed è operativo dal
18 gennaio 2012, lo stesso giorno della richiesta di intervento pervenuta dal Dpc, ed è
pienamente operativo dal giorno successivo. il sistema è composto da differenti tecnologie
indipendenti, in modo da aumentare il controllo e l’affidabilità dei dati di spostamento:
• accelerometri Siri-Marine System installati e gestiti da neri/Smiti, Siri-Marine,
• Stazioni totali robotizzate installate e gestite da cnr-irpi;
• interferometro radar ad apertura sintetica (MiMo-Sar) installato e gestito da ec-Jrc;
• Scansioni laser tridimensionali installato e gestito da Unifi;
• rilievi termografici, installato e gestito da Unifi;
• rete microsismica, installata e gestita da Fpr-ingv;
• .analisi interferometrica radar satellitare cosmo-SkyMed, installata e gestita da
asi, Tre, Polimi;
• Sistemi di posizionamento globale GPS, installato e gestito da Hera;
• estensimetro a filo ad ancoraggio sottomarino, installato e gestito da Unifi, Hortus,
• Monitoraggio di markers subacquei installato e gestito da VVFF, cP, PS
l’insieme delle tecniche e delle reti di monitoraggio ha permesso di misurare le de-
formazioni del relitto, in tempo reale, ad altissima precisione e accuratezza (dell’ordine
di 10-3 m) ed a larga banda (sensibilità estesa su 10 ordini di grandezza: da 10-8 a 102
Hz). al fine di minimizzare l’influenza delle variazioni giornaliere e periodiche dei para-
metri atmosferici (temperatura, pressione, indice di rifrazione dell’aria, ecc.) che possono
ridurre la precisione complessiva di talune misure, sono stati installati sulla terraferma
una serie di punti di riferimento per la compensazione delle misurazioni.
Gran parte dei sistemi ha previsto la trasmissione remota dei dati via radio o su rete
internet, con visualizzazione dei dati su computer, smartphone ed iPad. l’insieme delle
tecniche di monitoraggio impiegate ha costituito un sistema di allertamento rapido
(early warning system) anche a supporto delle attività di ricerca e soccorso effettuate
sulla nave, nonché delle operazioni di svuotamento dei serbatoi. i dati raccolti e
le relative interpretazioni sono stati messi a disposizione, tramite l’emissione di bollettini
giornalieri e settimanali, alla Funzione e per il tramite di quest’ultima, ai soggetti esterni
che hanno contribuito alla gestione dell’emergenza e riportati, su base giornaliera, nel
report indirizzato alle diverse componenti interessate.
[45]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
5.3.6 ATTIVITÀ DI SUPPORTO METEOROLOGICO ALLE OPERAZIONInell’ambito della Sm è stata predisposta una postazione di previsione meteorologica,
attivata per fornire i necessari dati meteo per lo svolgimento in sicurezza delle operazioni,
con particolare riferimento per quel che riguarda l’intensità del vento e lo stato del
mare nell’area interessate alle varie operazioni.
il settore meteo del centro Funzionale centrale del Dpc ha prodotto i bollettini di
previsione per l’isola del Giglio, in stretto raccordo con il consorzio lamma della
regione Toscana, sin dal 19 di gennaio 2012. le previsioni meteo si sono rivelato un
utile strumento per supportare in maniera particolare, le operazioni durante le fasi di
de-bunkering e di ricerca dei dispersi.
5.4 RECUPERO DELLA NAVE al fine di selezionare il migliore progetto per la rimozione della costa concordia la
Società costa crociere ha istituito un comitato tecnico composto da Fincantieri, Gruppo
rina, Società capo Gruppo carnival corporation, la london Offshore consultant per
conto degli assicuratori ed esponenti del mondo accademico nonché dalla stessa costa
crociere. Tale comitato ha elaborato le specifiche tecniche per la rimozione dello scafo
che il 1° febbraio 2012 sono state inviate a dieci aziende specializzate nel settore. Tali
aziende hanno presentato le proprie proposte, entro il 3 marzo, rispettando i tre elementi
di rilievo richiesti dal cd:
• l’attività di rimozione dovrà avere il minor impatto ambientale possibile senza ri-
correre al sezionamento della stessa;
• l’attività di rimozione dovrà arrecare il minor intralcio possibile alla vita ordinaria
della popolazione dell’isola del Giglio;
• dovranno essere garantite le condizioni di sicurezza degli operatori.
il comitato tecnico istituito da costa crociere ha valutato i diversi progetti presentati
scegliendo, al termine della istruttoria, il raggruppamento di imprese Titan Salvage/Mi-
coperi perché maggiormente rispondente ai requisiti richiesti: rimozione intera del relitto,
minor rischio possibile, minor impatto ambientale, salvaguardia delle attività turistiche
ed economiche dell’isola del Giglio e massima sicurezza degli interventi.
la valutazione dei progetti è stata effettuata in base ad una matrice comprendente oltre
200 voci suddivise in gruppi con i seguenti pesi:
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[46]
• Impatti ambientali e sul territorio 30%
• Affidabilità della soluzione tecnica proposta 25%
• Rischi 25%
• Tempistica 10%
• Costi 10%
il progetto vincitore è basato sul rigalleggiamento della nave conferendole, attraverso
sistemi di spinta esterni, la necessaria galleggiabilità per il successivo trasferimento in
un porto italiano dove verrà completamente smantellata. Particolare attenzione verrà
prestata alle attività di bonifica del sito una volta che la nave è stata trasferita in un
porto italiano dove sarà preparata per essere successivamente avviata alla demolizione.
Di particolare importanza, nell’ambito del progetto di rimozione, è la messa in sicu-
rezza della nave con un sistema di ancoraggio operante tramite cavi d’acciaio, martinetti
idraulici e piloni infisse nel fondale marino lungo la costa, al fine di garantire che le ope-
razioni procedano in sicurezza per gli operatori marittimi e per assicurare la stabilità
della nave anche in condizioni meteorologiche avverse.
in figura 5 è descritto il sistema di ritenuta, galleggiamento e rotazione della nave
come da progetto.
[47]5. LE PRINCIPALI LINEE DI ATTIVITÀ A
Fig 5 - Configurazione del sistema di ritenuta, galleggiabilità e rotazione della nave
il Dipartimento, al solo fine di verificare che la scelta del Piano di rimozione fosse ef-
fettuata nel pieno rispetto delle idonee misure di protezione ambientale e che la rispon-
denza al piano prescelto fosse garantita dall’affidamento del lavoro ad un soggetto
avente le migliori capacità e competenze unitamente a tutte le necessarie capacità ope-
rative ed organizzative, ha partecipato ai lavori del comitato tecnico attraverso un
proprio rappresentante.
al fine di assicurare una veloce rimozione del relitto dall’isola del Giglio, preservando
l’ambiente naturale, sono state indette, ai sensi dell’Opcm n. 4023/12, due sedute di
conferenza di servizi istruttoria, con lo scopo di acquisire tutte le indicazioni volte al
miglioramento del progetto proposto da costa crociere, nonché una successiva confe-
renza di Servizi decisoria per l’esame ed il rilascio dei pareri, visti, concessioni e nulla
osta e per la valutazione d’incidenza ambientale, previsti a normativa vigente per il pro-
getto stesso.
la conferenza di Servizi decisoria si è conclusa con un generale parere positivo, fatte
salve le prescrizioni dei diversi soggetti competenti.
con l’istituzione dell’Osservatorio per il monitoraggio, si è voluto creare un soggetto
istituzionale che seguisse costantemente le operazioni di rimozione, al fine di assicurare
il pieno rispetto della relazione ambientale trasmessa da costa crociere S. p. a. e delle
richieste formulate in sede di conferenza dei Servizi.
6. CONCLUSIONIin premessa si erano introdotti quegli elementi che hanno caratterizzato la gestione
delle problematiche legate alle conseguenze del naufragio della nave concordia. appare
opportuno a questo punto sviluppare alcune riflessioni in merito, a seguito di quanto
descritto sinora.
Aspetti di carattere generale
la peculiarità della gestione emergenziale generatasi a seguito del naufragio della
nave concordia, risiede in una serie di caratteristiche pressoché uniche nel panorama
dei disastri causati dall’uomo e che hanno sia confermato l’efficienza dell’organizzazione
di una risposta emergenziale ormai consolidata e, dall’altro, evidenziato la profonda
flessibilità del sistema di protezione civile che ha sopperito alla mancanza di una piani-
ficazione di emergenza ad hoc, sebbene il modello di intervento è stato basato su quanto
stabilito dalla Direttiva del capo del Dipartimento della Protezione civile del 6 aprile
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[48]
2006 volta a fornire indicazioni per il coordinamento operativo, tra le diverse tipologie
di emergenze richiamate, di incidenti a mare che coinvolgono un gran numero di
persone9. in tal senso la flessibilità del sistema di protezione civile, intesa come capacità
del sistema, interessato da un evento che colpisce il territorio, di organizzarsi, adattarsi
e avviare il territorio a recuperare dagli effetti di un evento in maniera efficace e puntuale,
anche attraverso la conservazione e ripristino delle sue strutture e funzioni base10 è in
sintesi, il valore aggiunto della protezione civile come è strutturata in italia. Un sistema
in grado di attuare modalità organizzative ormai consolidate e testate, capaci di adattarsi
per realizzare quel complesso raccordo necessario per fronteggiare le conseguenze di un
evento simile e articolare in maniera coordinata il lavoro di un numero elevato di ope-
ratori specializzati, di centri di ricerca applicata, del volontariato organizzato di prote-
zione civile e delle istituzioni coinvolte.
l’aspetto preponderante della gestione di emergenze simili risiede nella possibilità,
data dalle norme di protezione civile, al capo del Dipartimento della Protezione civile
di assicurare la direzione unitaria dei soccorsi e di potersi avvalere del complesso del si-
stema nazionale di protezione civile. in tal senso è garantito l’indirizzo univoco a tutto
il sistema sulle attività tecnico-amministrative necessarie al superamento dell’emergenza.
Un sistema che, attraverso la condivisione di momenti esercitativi e il recepimento di in-
dirizzi di carattere generale maturati a seguito dei numerosi eventi emergenziali che
hanno caratterizzato il nostro paese, testato le proprie procedure interne e di raccordo
con l’intero sistema.
Il ruolo della Sm
la Sm, ha avuto un ruolo centrale nel realizzare un raccordo tra gli attori coinvolti
non sempre immediato, potendosi giovare di una consolidata organizzazione interna,
per la risoluzione di tutti gli aspetti, spesso critici, legati al flusso delle informazioni, alla
gestione dei meeting, alle comunicazioni con l’esterno e ai rapporti con le istituzioni per
il perseguimento delle direttive impartite dal cd.
[49]6. CONCLUSIONI A
9 Direttiva del 2 maggio 2006: indicazioni per il coordinamento operativo dovute ad incidenti - pubblicata nella Gazzetta Ufficialen. 101 del 3 maggio 2006. Come previsto dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2006, pubblicata sulla Gaz-zetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 2006, il Capo del Dipartimento della Protezione civile ha emanato indicazioni per il coordinamento opera-tivo delle emergenze dovute ad incidenti stradali, ferroviari, aerei ed in mare, ad esplosioni e crolli di strutture e ad incidenti con presenza disostanze pericolose, indirizzate alle componenti e alle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.
10 Tale capacità è determinata dal grado in cui il sistema ha le risorse necessarie ed è capace di organizzarsi prima e durante eventi calamitosi
il forte raccordo realizzato e il grande impegno profuso emergono non solo dalle nu-
merose attività ma anche dalla lista dei numerosi attori impegnati nell’emergenza: le
varie amministrazioni centrali direttamente coinvolte: il Ministero dell’interno, il Mini-
stero dell’ambiente della tutela del Territorio e del Mare, il Ministero delle infrastrutture
e dei Trasporti,i comitati Tecnico Scientifico e consultivo, la Procura di Grosseto, la re-
gione Toscana con le sue articolazioni tecniche eamministrative, la Prefettura - Utg
Grosseto, la Provincia di Grosseto, il comune dell’isola del Giglio, Polizia di Stato, cara-
binieri, Guardia di Finanza, corpo Forestale Stato, Polizia Provinciale, Vigili del Fuoco,
capitaneria Porto, Marina Militare, la croce rossa italiana, il coordinamento Provinciale
del volontariato, il corpo nazionale del Soccorso alpino e Speleologico, le Misericordie,
la FiaS, il Servizio 118, la ausl di Grosseto, la Polizia Municipale dell’isola del Giglio, la
comunità scientifica, costa crociere spa, il consorzio neri- Smit, il consorzio Titan –
Micoperi, la società loc per conto degli assicuratori e non ultimi i cittadini, tutti,
dell’isola del Giglio.
Lo scenario operativo
in termini operativi lo scenario si è immediatamente configurato come complesso
dovendo perseguire due obiettivi immediati nel breve termine: ricerca e recupero dei di-
spersi e salvaguardia delle matrici ambientali.
Uno scenario reso operativamente complicato e di difficile approccio a causa della
posizione della nave (inclinata di 60 gradi sul lato di sinistra). Una nave da crociera di
quasi 300 m, e del peso di oltre 50.000 t, di cui circa 2.400 t solo di carburante, semi af-
fondata e inclinata su se stessa; porzioni di alcuni ponti e cabine ad oltre 40 m di pro-
fondità con un inclinazione di quasi il 70%; la nave posta in modo assolutamente insta-
bile, su di un fondo granitico con pendenza di più del 22% e caratterizzato da una
batimetria crescente
Per quanto riguarda le operazioni di salvataggio a mare, la tempestività e l’immedia-
tezza con cui il 2° M.r.S.c., pur in carenza di adeguate informazioni riferite da parte
del bordo, ha posto in essere tutti i provvedimenti del caso, ha consentito il conseguimento
dei migliori risultati operativamente raggiungibili, evitando che l’evento assumesse pro-
porzioni ben diverse, soprattutto con riferimento alla perdita di vite umane.
Per quanto attiene le operazioni di ricerca e recupero dei dispersi sono state condotte
in un ambiente chiuso, semisommerso, con punti di riferimento modificati che ha causato
difficoltà nelle comunicazioni tra gli operatori, ha ridotto la visibilità quasi a zero e reso
necessarie procedure stringenti di sicurezza e di tutela sanitaria, che hanno limitato per
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[50]
certi aspetti le operazioni. l’ampiezza e complessità delle operazioni Sar, seguita da una
lunga fase di ricerca dei dispersi che ha dato origine a nuovi approcci metodologici e
procedurali che sono da considerarsi uno dei maggiori raggiungimenti in termini di
operazioni Sar.
l’istituzione del ccsi (centro coordinamento sommozzatori interforze) come unica struttura
di coordinamento dei reparti subacquei, ha forzato l’intero sistema di soccorso in un’unica regia
condivisa per le operazioni di recupero rivelandosi una scelta opportuna e condivisa da tutti.
Questo l’insieme di elementi che ha dato quindi luogo alla realizzazione di una profonda
interoperabilità tra le diverse componenti impegnate (in tal senso il ruolo della capitaneria
di Porto nel Sar marittimo dei primi momenti dell’emergenza, della struttura di missione
poi, per il raccordo generale di tutte le operazioni e il coordinamento interforze gestito dal
corpo nazionale dei VVFF prima e della stessa capitaneria di Porto per quanto riguarda
il prosieguo delle operazioni di ricerca dei dispersi) che ha garantito la risoluzione di
notevoli criticità legate alle difficoltà operative insite in un’attività di tale natura, peraltro
occorsa all’interno di territorio di estremo interesse naturalistico e paesaggistico.
la conseguente grande risonanza che in termini di media e stampa ha prodotto il
naufragio ha sicuramente aumentato il livello di attenzione dell’opinione pubblica sulle
operazioni di ricerca dei dispersi e messa in sicurezza del relitto che si sono configurate
uniche a livello mondiale. in tal senso, l’aver fondato la strategia di comunicazione e dei
rapporti con la Stampa, sulla gestione esclusiva del cd, si è rivelata vincente.
La Comunità scientifica
le istituzione scientifiche, impegnate nelle attività di monitoraggio della nave hanno
operato sotto il raccordo della Sm, contribuendo in maniera determinante a garantire che
le varie operazioni in corso sulla nave fossero condotte con il sostegno di una strumenta-
zione all’avanguardia che ha permesso l’attivazione di un sistema di diramazione degli al-
larmi istantaneo al fine di garantire la sicurezza degli operatori marittimi. in ultimo preme
evidenziare come l’adattabilità del sistema si estende anche al complesso del sistema di
monitoraggio della costa concordia che è da considerarsi innovativo in quanto pensato
per altre finalità ma adattato al contesto unico per cui ne era richiesto l’impiego.
Il raccordo tra settore pubblico e privato
in ultima analisi emerge la profonda sinergia che si è instaurata tra la Sm (quale rap-
presentante dell’intero sistema nazionale) e il settore privato, la società costa crociere,
le società di consulenza, le assicurazioni, i consorzi di impresa neri-Smit prima e Titan-
[51]6. CONCLUSIONI A
Micoperi poi) fortemente chiamato in causa all’interno della gestione emergenziale.
Un’interazione che ha dovuto conciliare tempistiche ordinariamente differenti e rispon-
denti a diversi interessi (interesse pubblico e obiettivi di impresa), differenti modalità
sanzionatorie e strutture organizzative differenti. la Sm ha saputo aggiungere un valore
attraverso le diverse articolazioni (un soggetto multi entità quindi) creando nei confronti
del singolo soggetto o associazione di soggetti un pivot per facilitare le attività operative
e amministrative. in tal senso, il lavoro è stato facilitato dalla completa disponibilità a
collaborare dei vari soggetti in favore dell’interesse primario pubblico.
A IL NAUFRAGIO DELLA COSTA CONCORDIA[52]