IL NATALE Normalmente, si raccoglie DI GESÙ ciò che si ... · Dio che si fa bambino per noi. Il...

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Il bollettino del De- canato di Livinallongo “Le Nuove del Pai- s”arriva nelle nostre case ormai nell’imminenza del S. Natale e può aiutare tutti noi a rivivere il grande Mistero di amore: Dio che si fa bambino per noi. Il Natale ci riporta a quelli passati, vissuti in un clima di tanta fede, attesi e gioiosi; ricchi di belle tra- dizioni e usanze dei nostri paesi, goduti assieme a tutta la famiglia unita, compresi gli emigranti. Per noi credenti resta sempre un giorno santo che vede rifulgere la luce di Cristo portatore di pace e di amore. La pace, il dono più prezioso, di cui ha bisogno la gente di oggi. Infatti nel mondo ci sono tante guerre, vio- lenze, attentati terrori- stici, omicidi che lasciano dietro di sé una lunga scia di sangue e di dolore; nelle famiglie ci sono discordie, incomprensioni, separa- zioni; nel cuore di tante persone c’è l’angoscia, la solitudine, spesso l’odio e le preoccupazione. Per accogliere il dono di Gesù abbiamo bisogno di umiltà e fede. L’umiltà di Maria che ha creduto alla Parola del Signore e per prima lo ha adorato nella grotta di Betlemme; l’u- miltà di Giuseppe, uomo giusto, che anche nei mo- menti difficili ha creduto; l’umiltà dei pastori che prontamente sono accorsi per adorarlo. Ecco i prota- gonisti del Natale: i poveri, gli umili, i piccoli: solo a loro è dato di cono- scere il mistero di Dio perché l’avevano prima accolto nel loro cuore. * * * Oggi a Natale si fa sempre più strada il con- sumismo che ci fa dimen- ticare il FESTEGGIATO, per i regali, gli acquisti, i doni natalizi. Alle nostre orecchie la pubblicità fa sentire queste voci: ”...re- galati... comprati... pren- diti...”; mancano invece i verbi cristiani del vero Natale... cristiano: ”do- na... condividi... rinun- cia... accogli... perdona...”; questi verbi li sentiamo in chiesa, alla Messa, a cate- chismo, negli incontri for- mativi. Cerchiamo di farli no- stri e viverli con stile di vita cristiana. Ripren- diamoci questa festa e ce- lebriamola con fede e con amore; non acconten- tiamoci solo di una Messa di mezzanotte! Portiamo nel nostro cuore Cristo, il vero fe- steggiato, capace di farci uomini nuovi e di donarci le cose che contano come la pace, l’amore, l’ami- cizia e la fede. Solo così il grande evento della storia sarà cristiano; solo così si rea- lizzerà il canto angelico della notte di Natale: “Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama”. BUON NATALE A TUTTI! Don Alfredo IL NATALE DI GESÙ Normalmente, si raccoglie ciò che si semina In un’intervista della Tv ame- ricana, Jane Clayson ha chiesto ad una ragazza orfana a causa della tragedia delle Twin Towers: «Dio come ha potuto permettere che avvenisse una sciagura del genere?». La risposta che ha ricevuto è “interessante”: “Io credo che Dio sia profondamente rattri- stato da questo, proprio come lo siamo noi ma per anni noi gli ab- biamo detto di andarsene dalle nostre scuole, di andarsene dal nostro governo, di andarsene dalle nostre vite. Essendo Lui quel gentiluomo che è io credo che con calma Egli si sia fatto da parte. Come possiamo sperare di notare che Dio ci dona ogni giorno la Sua Benedizione e la Sua protezione se Gli diciamo: “lasciaci soli”? Considerando i recenti avve- nimenti... attacchi terroristici, violenza nelle scuole... ecc... penso che tutto sia cominciato quando 15 anni fa Madeline Murray O’Hare ha ottenuto che non fosse più consentita alcuna preghiera nelle nostre scuole americane e le abbiamo detto OK. Poi qualcuno ha detto: “È meglio non leggere la Bibbia nelle scuole” (la stessa Bibbia che dice: Tu non ucciderai, tu non ruberai, ama il tuo prossimo come te stesso) e noi gli abbiamo detto OK. Poi, il Dottor Benjamin Spock ha detto che noi non dovremmo sculacciare i nostri figli se si comportano male perché la loro personalità viene deviata e po- tremmo arrecare danno alla loro auto-stima, e noi abbiamo detto: “un esperto sa di cosa sta par- lando” e così abbiamo detto OK. Poi, qualcuno ha detto che sa- rebbe opportuno che gli inse- gnanti e i presidi non punissero i nostri figli quando si com- portano male e noi abbiamo detto OK. Poi alcuni politici hanno detto: “Non è importante ciò che facciamo in privato purché fac- ciamo il nostro lavoro” e, d’ac- cordo con loro, noi abbiamo detto OK. Poi qualcuno ha detto: “II presepe non deve offendere le minoranze”, così nel famoso museo Madame Tussaud di Lon- Segue a pagina 2 Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n o 46) art. 1, comma 2, DCB BL - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. ANNO XLV - novembre-dicembre 2009 - N. 5

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Il bollettino del De-canato di Livinallongo“Le Nuove del Pai-s”arriva nelle nostre caseormai nell’imminenza delS. Natale e può aiutaretutti noi a rivivere ilgrande Mistero di amore:Dio che si fa bambino pernoi.

Il Natale ci riporta aquelli passati, vissuti in unclima di tanta fede, attesi egioiosi; ricchi di belle tra-dizioni e usanze dei nostripaesi, goduti assieme atutta la famiglia unita,compresi gli emigranti.

Per noi credenti restasempre un giorno santoche vede rifulgere la lucedi Cristo portatore di pacee di amore. La pace, ildono più prezioso, di cuiha bisogno la gente dioggi.

Infatti nel mondo cisono tante guerre, vio-lenze, attentati terrori-stici, omicidi che lascianodietro di sé una lunga sciadi sangue e di dolore; nellefamiglie ci sono discordie,incomprensioni, separa-zioni; nel cuore di tantepersone c’è l’angoscia, lasolitudine, spesso l’odio ele preoccupazione.

Per accogliere il dono diGesù abbiamo bisogno diumiltà e fede. L’umiltà diMaria che ha creduto allaParola del Signore e perprima lo ha adorato nellagrotta di Betlemme; l’u-miltà di Giuseppe, uomogiusto, che anche nei mo-menti difficili ha creduto;l’umiltà dei pastori cheprontamente sono accorsi

per adorarlo. Ecco i prota-gonisti del Natale: ipoveri, gli umili, i piccoli:solo a loro è dato di cono-scere il mistero di Dioperché l’avevano primaaccolto nel loro cuore.

* * *Oggi a Natale si fa

sempre più strada il con-sumismo che ci fa dimen-ticare il FESTEGGIATO,per i regali, gli acquisti, idoni natalizi. Alle nostreorecchie la pubblicità fasentire queste voci: ”...re-galati... comprati... pren-diti...”; mancano invece iverbi cristiani del veroNatale... cristiano: ”do-na... condividi... rinun-cia... accogli... perdona...”;questi verbi li sentiamo inchiesa, alla Messa, a cate-chismo, negli incontri for-mativi.

Cerchiamo di farli no-stri e viverli con stile divita cristiana. Ripren-diamoci questa festa e ce-lebriamola con fede e conamore; non acconten-tiamoci solo di una Messadi mezzanotte!

Portiamo nel nostrocuore Cristo, il vero fe-steggiato, capace di farciuomini nuovi e di donarcile cose che contano comela pace, l’amore, l’ami-cizia e la fede.

Solo così il grandeevento della storia saràcristiano; solo così si rea-lizzerà il canto angelicodella notte di Natale:“Gloria a Dio e pace agliuomini che egli ama”.

BUON NATALE ATUTTI! Don Alfredo

IL NATALEDI GESÙ

Normalmente, si raccoglieciò che si semina

In un’intervista della Tv ame-ricana, Jane Clayson ha chiestoad una ragazza orfana a causadella tragedia delle TwinTowers: «Dio come ha potutopermettere che avvenisse unasciagura del genere?».

La risposta che ha ricevuto è“interessante”: “Io credo cheDio sia profondamente rattri-stato da questo, proprio come lo

siamo noi ma per anni noi gli ab-biamo detto di andarsene dallenostre scuole, di andarsene dalnostro governo, di andarsenedalle nostre vite. Essendo Luiquel gentiluomo che è io credoche con calma Egli si sia fatto daparte.

Come possiamo sperare dinotare che Dio ci dona ognigiorno la Sua Benedizione e laSua protezione se Gli diciamo:“lasciaci soli”?

Considerando i recenti avve-nimenti... attacchi terroristici,violenza nelle scuole... ecc...penso che tutto sia cominciatoquando 15 anni fa MadelineMurray O’Hare ha ottenuto chenon fosse più consentita alcunapreghiera nelle nostre scuoleamericane e le abbiamo detto

OK. Poi qualcuno ha detto: “Èmeglio non leggere la Bibbianelle scuole” (la stessa Bibbiache dice: Tu non ucciderai, tunon ruberai, ama il tuo prossimocome te stesso) e noi gli abbiamodetto OK.

Poi, il Dottor Benjamin Spockha detto che noi non dovremmosculacciare i nostri figli se sicomportano male perché la loro

personalità viene deviata e po-tremmo arrecare danno alla loroauto-stima, e noi abbiamo detto:“un esperto sa di cosa sta par-lando” e così abbiamo detto OK.

Poi, qualcuno ha detto che sa-rebbe opportuno che gli inse-gnanti e i presidi non punissero inostri figli quando si com-portano male e noi abbiamodetto OK.

Poi alcuni politici hannodetto: “Non è importante ciò chefacciamo in privato purché fac-ciamo il nostro lavoro” e, d’ac-cordo con loro, noi abbiamodetto OK.

Poi qualcuno ha detto: “IIpresepe non deve offendere leminoranze”, così nel famosomuseo Madame Tussaud di Lon-

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Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 no 46) art. 1, comma 2, DCB BL - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

ANNO XLV - novembre-dicembre 2009 - N. 5

2 «Le nuove del Pais»

dra al posto di Maria e Giuseppehanno messo la Spice girl Vic-toria e Beckam e noi abbiamodetto OK.

E poi qualcuno ha detto:“Stampiamo riviste con foto-grafie di donne nude e chia-miamo tutto ciò “salutare ap-prezzamento per la bellezza delcorpo femminile”.

E noi gli abbiamo detto OK.Ora ci chiediamo come mai i

nostri figli non hanno coscienzae non sanno distinguere ciò che ègiusto da ciò che è sbagliato. Pro-babilmente, se ci pensiamo benenoi raccogliamo ciò che ab-biamo seminato.

Buffo come sia semplice, perla gente, gettare Dio nell’im-mondizia e meravigliarsi perchéil mondo sta andando all’in-ferno.

Buffo come crediamo a quelloche dicono i giornali, ma conte-stiamo ciò che dice la Bibbia.

Buffo come tutti voglionoandare in Paradiso, ma al tempostesso non vogliono credere,pensare, né fare nulla di ciò chedice la Bibbia.

Buffo come si mandino mi-gliaia di barzellette via e-mailche si propagano come un in-cendio, ma quando si incominciaa mandare messaggi che ri-guardano il Signore, le personeci pensano due volte a scam-biarseli.

Buffo come tutto ciò che è in-decente, scabroso, volgare edosceno circoli liberamente nelcyberspazio, mentre le discus-sioni pubblicate su Dio sianostate soppresse a scuola o sulposto di lavoro.

Buffo come a Natale nellescuole la recita per i genitori nonpossa più essere sulla Natività edal suo posto venga proposta unafavola di Walt Disney.

Buffo come si stia a casa dallavoro per una festività reli-giosa... ma non si conoscanemmeno quale sia la ricor-renza.

Buffo come qualcuno possainfervorarsi tanto per Cristo ladomenica, mentre è di fatto uncristiano invisibile durante ilresto della settimana.

Buffo che quando inoltriquesto messaggio tu non ne diauna copia a molti di quelli chesono nella tua lista degli indirizziperché non sei sicuro del lorocredo o di cosa penseranno di teper il fatto di averglielo man-dato.

(dal Periodico S. MariaImmacolata del Nevegàl)

Riflettendo su questo articolodi don Sirio, dobbiamo dargli ra-gione e ripetere con verità:“Normalmente, si raccoglie ciòche si semina!”.

Peccato però che il raccolto edi frutti siano scarsi e cattivi!

Tornare a educareIl Papa Benedetto XVI, il 9

novembre, ha inviato un mes-saggio ai Vescovi riuniti adAssisi per la 60a Assemblea ge-nerale della Conferenza Epi-scopale Italiana.

Dopo i saluti iniziali ai parte-cipanti, il Papa ha parlato del-l’educazione, definendola“emergenza Educativa” checoinvolge tutta la società civile,lo Stato e la Chiesa. L’emergeredell’istanza educativa è unsegno dei tempi che provoca ilPaese a porre la formazionedelle nuove generazioni alcentro dell’attenzione e del-l’impegno di ciascuno, se-condo le rispettive responsa-bilità.

Il Papa ha detto inoltre: “L’e-ducazione è un’esigenza costi-tutiva e permanente della vitadella Chiesa e si colloca nelcuore della sua missione volta afar sì che ogni persona possa in-contrare e seguire il SignoreGesù via, verità e vita”.

La sfida educativa attraversatutti i settori della Chiesa edesige che siano affrontate condecisione le grandi questionidel tempo attuale: quella re-

lativa alla natura dell’uomo ealla sua dignità - elemento de-cisivo per una formazionecompleta - e la “questione diDio” che sembra quanto maiurgente nella nostra epoca.

Il Papa ha ricordato un passodel suo discorso nella Catte-drale di Aosta: “Se la relazionefondamentale - relazione conDio - non è viva, non è vissuta,anche tutte le altre relazioninon possono trovare la loroforma giusta.

Ma questo vale anche per lasocietà e per l’umanità cometale. Anche qui, se si prescindeda Dio, se Dio è assente, mancala bussola per mostrare l’in-sieme di tutte le relazioni, pertrovare la strada, l’orienta-mento dove andare.

Dio! Dobbiamo di nuovoportare in questo mondo larealtà di Dio, farlo conoscere efarlo presente”.

Il compito non è facile espetta al Papa, ai Vescovi e aisacerdoti diventare ” adora-zione vivente”, dono che tra-sforma il mondo e lo restituiscea Dio.

È questo il messaggio pro-

fondo dell’Anno Sacerdotale. La preoccupazione di Bene-

detto XVI la comprendiamomeglio tenendo presente il“contesto della società in cui vi-viamo e ci rendiamo conto dicome ci sia stato un collassodella coscienza educativa,anche per l’affacciarsi deinuovi modelli che hanno pro-posto atteggiamenti volti allapermissività e alla soddisfa-zione di se stessi. I guasti deicattivi maestri sono evidenti,ma possono essere anche unaprovocazione per un cambia-mento di marcia che possiamoesprimere con parole semplici:“Tornare a educare”.

A Viterbo, il 6 settembrescorso, il Papa ha insistito sullacentralità della famiglia per laformazione delle future gene-razioni. “Primi e principalieducatori dei propri figli, i ge-nitori, nel campo dell’educa-zione hanno una fondamentalecompetenza. Essi, infatti, sonoeducatori perché genitori”.

Allora tutto l’impegno deveessere rivolto alle famiglie,come agenzie principali dieducazione, tale da renderlesempre più consapevoli diquesto compito importante.

D. A. M.

SFOGLIANDOIL LIBRO SINODALE

Povertà familiari89. Nella nostra realtà consumi-

stica i malati, i sofferenti, gli an-ziani sono spesso emarginati inquanto non produttivi. Questo at-teggiamento genera nella personamalata o nell’anziano il doloreancora più grande di sentirsiinutile o di peso, e fa talvolta na-scere in lui un lacerante senso dicolpa per la propria condizione.Prestiamo anche sollecito ascoltoa nuove situazioni di difficoltàemergenti: donne sole conbambini o con carichi assistenzialiin famiglia; adolescenti senzapunto di riferimento; famiglie disotto o vicine alla soglia di po-vertà; persone che soffrono di di-sagio mentale. Di fronte aldramma di tante famiglie opersone che possono sentirsi in-comprese ed escluse dalla co-munità cristiana la Chiesa vuolemostrare il suo volto materno e ac-cogliente per ritrovare un dialogocon tutti e individuare insiemeparole e gesti che consentano unriavvicinamento e un’accoglienzareciproca.

90. Oltre le frontiere,universalità dell’amore

Il nostro mondo è carico dellecontraddizioni di una crescita eco-

nomica, culturale, tecnologica,che offre a pochi fortunati grandipossibilità, lasciando milioni e mi-lioni di persone non solo ai marginidel progresso, ma alle prese concondizioni di vita ben al di sotto delminimo dovuto alla dignitàumana.

È possibile che, nel nostrotempo, ci sia ancora chi muore difame? Chi resta condannato all’a-nalfabetismo? Chi manca di curemediche più elementari? Chi nonha una casa in cui ripararsi?

Tutti i cristiani, in forza del bat-tesimo sono chiamati a farsiprossimo agli uomini e alle donneche vivono situazioni di frontiera: imalati e i sofferenti, i poveri, gliimmigrati, le molte persone che fa-ticano a trovare ragioni per viveree sono sull’orlo delle dispera-zione, le famiglie in crisi e in diffi-coltà materiale e spirituale. Il cri-stiano, sull’esempio di Gesù, buonSamaritano, non si domanda chi èil mio prossimo, ma si fa prossimoall’altro.

91. Stili di vita diversiLa carità chiede di diventare

esperienza quotidiana di rela-zione, compagnia e condivisione.In questo cammino i poveri ciaiutano a riscoprire la nostra di-

gnità di figli di Dio e ad apprendereun diverso stile di vita. È così chepossiamo demolire gli idoli che cisiamo costruiti (denaro, potere,consumo, spreco) e riscoprire ivalori fondanti il bene comune (ac-coglienza, solidarietà, giustiziasociale, corresponsabilità) con laforza di affrontare i sacrifici ne-cessari per arrivare a gustare inmodo nuovo l’esistenza.

92. Gli immigratiL’immigrazione sta diventando

una grande sfida. La complessitàdel problema non può essere postasoltanto nell’orizzonte della soli-darietà evangelica: va affrontatanegli aspetti sociale e politico che

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«Le nuove del Pais» 3

Parrocchia di PieveCCP 39808548 Parrocchia di Pieve cell. 333 2030597tel. 0436 7176CCP 39808548

BETLEMME È ILVERO STIL NUOVOÈ Natale. È là un roseo ba-

tuffolo di carne. Pare unacosa da niente, un niente ad-dirittura come forza, comepresenza, come voce. È lì, inuna mangiatoia, preparataper gli animali. E la man-giatoia è in una grotta mal ri-parata, mal rischiarata, ma-leodorante. E la grotta èvicina ad un paese povero,sconosciuto al mondo, maperché fa così il padrone delmondo? Che sistemi adoperaadesso? È la parola, si trattadi un sistema nuovo.

Gesù vuol introdurre unamentalità nuova fin dal suoprimo apparire. Ce n’è abba-stanza per quelli che gran-deggiano, drappeggiandosie pavoneggiandosi. È che sivada controcorrente.

Betlemme è il vero “stilnuovo”; lo stile sarà conti-nuato nei trentatré anni che

seguono. Scappa in Egitto; èvinto, perseguitato. Lavorain bottega; è apprendista eoperaio sottocapo. Predica esi dà da fare anche con i mi-racoli, ma fa fiasco. Ha fame,ha sete, non sa dove poggiareil capo. Ha amici e discepoli,ma lo abbandoneranno. Gliresta una veste: lo spoglianoanche di quella. Gli resta lamadre: regala anche quellaprima di morire!

Avete mai visto una radicein un terreno desertico e siti-bondo? È Lui, “sprezzato eschivato dagli uomini, uomodei dolori e avvezzo al ma-lanno (Is. 53). Ripeto: havoluto introdurre uno stile,un clima nuovo.

Al chiaro di questi grandiinsegnamenti, cambianoaspetto le questioni: quelloche pareva grande e impor-tantissimo rimpicciolisce.

+ A. Luciani

CALENDARIO LITURGICO

– 2009 –23 dicembre: RITIRO per il Santo Natale a Pieve: ore 14.3024 dicembre: CONFESSIONI a Pieve dalle 14.30 alle 16.30

(Parroco di Arabba )

25 dicembre: SANTO NATALE Sante Messe, alla vigilia,ore 22.00 S. Messa della notteal mattino: Andraz (8), Pieve (9.30), Villa S.Giuseppe (10.45), Digonera (16.30)

26 dicembre: S. STEFANO: ore 9.30 S. Messa, ore 18.00Messa festiva.

27 dicembre: S. FAMIGLIA: messe con orario festivo epreghiere per tutte le famiglie.

31 dicembre: ULTIMO DELL’ANNO: S. Silvestro- ore 16.00 Messa a Larzonei per il patronoore 18.00 S. Messa a Pieve - canto del TeDeum

– 2010 –1 gennaio: CAPODANNO Solennità di Maria Santissima

S. Messe con orario festivo e Veni Creator

6 gennaio: EPIFANIAorario festivo delle Messe.

6 febbraio: GIORNATA DEL MALATO a Villa S. Giu-seppe; S. Messa ore 15.30 e Unzione Comuni-taria agli anziani e malati, con la partecipa-zione dell’Unitalsi di Belluno.

7 febbraio: GIORNATA PER LA VITA “ProgettoGemma” con vendita primule.

Buon NataleAuguro a tutti i parrocchiani vicini e lontani,

ai lettori de “Le Nuove del Pais”un sereno e gioioso Natale,

vissuto nella fede e nell’amore al Signore, con tutta la famiglia riunita. Buon Natale!

Don Alfredo

Cari fratellie sorelle,

“Un giorno santo èspuntato per noi”.

Un giorno di grandesperanza: oggi è nato ilSalvatore dell’Umanità!La nascita di un bambinoporta normalmente unaluce di speranza a quantiattendono trepidanti.

Quando nacque Gesùnella grotta di Betlemme,una “grande luce” ap-parve sulla terra: unagrande speranza entrònel cuore di quanti lo at-tendevano; “lux magna”,canta la liturgia di questogiorno di Natale.

Non fu certo “grande”alla maniera di questomondo, perché a vederla,dapprima, furono soloMaria, Giuseppe e alcunipastori, poi i Magi, ilvecchio Simeone, la pro-fetessa Anna: coloro cheDio aveva prescelto.

Eppure nel nascondi-mento e nel silenzio diquella notte santa, si èaccesa per ogni uomo unaluce splendida e intra-montabile; è venuta nelmondo la grande spe-ranza, portatrice di fe-licità: “Il Verbo si è fattocarne e noi abbiamo vistola sua gloria”.

(Gv. 1, 14)(Benedetto XVI)

4 «Le nuove del Pais»

Il Crocifisso: cristianità o ipocrisia?In queste ultime settimane

sono state scritte pagine epagine, e sprecate migliaia diparole sulla questione delCrocifisso nelle aule dellenostre scuole!

Potremmo anche noiriempire il nostro bollettinodi proclami in difesa delnostro simbolo religioso: miauguro infatti che la maggiorparte dei nostri parrocchianiconsideri il Crocifisso oltreche il simbolo della nostrafede, anche l’insieme deivalori su cui è fondata lanostra società, la nostracultura, le nostre tradizioni.Il Crocifisso non è sicura-mente la presenza dellaChiesa Cattolica nella scuolapubblica, è piuttosto il segnodi una civiltà, la nostra, che ècresciuta ispirandosi aivalori profondi del Vangelo:l’amore, la pace, la solida-rietà, l’accoglienza, ilperdono, ecc...

A tal proposito mi è parti-

colarmente piaciuta la pro-posta di un sacerdote di sosti-tuire il Crocifisso nei luoghipubblici con una paraboladel Vangelo appesa al muro,una provocazione originale edavvero interessante!!!

Ma non è questo ciò che miha spinto a scrivere questerighe, bensì l’aspetto che miha maggiormente infastiditodi tutta questa vicenda: l’ipo-crisia.

Basta solo aver seguito unprogramma televisivo o averletto un articolo di giornaleche trattasse l’argomento,per intendere che siamo di-ventati un paese di cattoli-cissimi, tutti pronti a schie-rarsi a difesa della cristianità,della Chiesa Cattolica, e deivalori del Vangelo... Incre-dibile!!!

E pensare che questi “pa-ladini del Crocifisso” sonocoloro che vengono conti-nuamente invitati dalla Cei edallo stesso Pontefice a cam-

biare politica nei confrontidelle famiglie bisognose,degli immigrati, di coloro chenel mondo muoiono difame... non vi sembra tuttoquesto assurdo e ridicolo?

È evidente che quella delCrocifisso è una battagliamediatica vinta in partenza,ecco allora tutti pronti a scal-darsi e impegnarsi in unaguerra che una volta vintapotrà consegnare qua e làqualche corona d’alloro.

Mi chiedo: come mai glistessi politici, giornalisti,semplici osservatori, non siimpegnano quotidiana-mente nel promuovere ini-ziative rivolte ai più biso-gnosi, a chi soffre la fame, achi non ha una casa, allenostre famiglie in difficoltà ea chi si rifugia nel nostropaese perché il suo è dila-niato dalle guerre civili?

Perché quando la Chiesainvita ad affrontare certi pro-blemi in una certa direzione

viene completamente igno-rata, e peggio ancora si prefe-risce dire che la Chiesa nondeve intromettersi negliaffari dello Stato?

Se vogliamo davvero cam-minare secondo una logicacristiana, basterebbe rileg-gersi il Vangelo, per capiredove possiamo incontrarerealmente Gesù Cristo: pri-ma ancora che nel legno delCrocifisso, lo troveremo incolui che chiede aiuto, nellapersona affamata, nella per-sona assetata, nel bambinosenza vestito, nel carcerato,nei malati e nei bisognosi,perché “...qualunque cosaavete fatto ad uno di questipiccoli l’avete fatta a me...”!!!

Ragioniamo e scegliamouna linea coerente prima diurlare e sentenziare a destra ea sinistra, altrimenti ci ve-stiremo di ridicolo ancora dipiù di chi il Crocifisso non lovuole più vedere.

Denni

LA SANTA CRESIMAPieve ha accolto festosa-

mente il Vescovo mons. Giu-seppe Andrich, domenica 25 ot-tobre, venuto ad amministrare las. Cresima a 14 ragazzi e ragazzedi Pieve e di Arabba.

Ad accoglierlo, sulla piazza,c’era il Sindaco Ruaz, due as-sessori e un “fabbricere”,mentre il parroco, don Vito diArabba e tutti i cresimandi con ipropri santoli lo aspettavano allaporta della chiesa. Due ragazzihanno rivolto al Vescovo unbreve saluto in fodom.

La chiesa, ornata a festa, eragremita di fedeli: specialmentegenitori, santoli e familiari deicresimandi. Il coro parrocchiale

“S. Giacomo” ha accolto solen-nemente sua eccellenza, mentreentrava in chiesa, con il canto“Ecce Sacerdos Magnus”.

Dopo un breve saluto di donAlfredo, ha avuto inizio laMessa. All’omelia, il Vescovo,commentando il vangelo haesortato i cresimandi a far tesorodi quanto disse Gesù agli apo-stoli, specialmente Giacomo eGiovanni: “Chi vuol esseregrande tra voi, si farà vostro ser-vitore, e chi vuol essere il primotra voi sarà il servo di tutti”. Hachiesto inoltre a tutti di impe-gnarsi a testimoniare Gesù conla propria vita.

Al momento solenne della

I chierichetti assieme al Vescovo dopo aver servito la Messa dellaCresima. I cresimati, i santoli, il Vescovo e i parroci.

I cresimati dopo aver ricevuto la S. Cresima. Da sinistra, prima fila:(Parroco), Martina, Riccardo, (Vescovo), Filippo, Sebastiano,Paolo; seconda fila: (Suor Lara catechista), Valentina, Kevin,Ulrica, Naomi, (Giovannina catechista); terza fila: Davide, Nicola,Michele, Valentino, (don Vito parroco di Arabba).

Crismazione mons. Andrich haavuto per ogni cresimato dellebelle parole di augurio che,spero, ognuno ricorderà a lungo.

La Messa si è infine conclusacon le foto dei vari gruppi peravere un ricordo che prolunghila bella giornata di festa.

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Domenicaè sempre

domenica?

La Processione del RosarioLa festa della Madonna del

Rosario è stata solenne,grazie al tempo “estivo”, connumerosi partecipanti: fedelie autorità.

Dopo la Messa cantata dalcoro parrocchiale è seguita laprocessione. I pompierihanno portato l’urna di S.Felice, un martire dei primi

tempi della Chiesa: mentre ledonne sposate (Donatella,Elsa, Maria Rosa e Paola) colbel “guànt da fodoma”, han-no portato la Madonna delRosario, con la scorta dionore degli alpini; dieci chie-richetti facevano corona alcelebrante.

La recita del Rosario, am-

plificata dall’altoparlante, ciha accompagnato per tutta laprocessione, coinvolgendonella preghiera tutti i parteci-panti.

Il santo rosario, recitatotutti giorni prima dellaMessa ci ha accompagnatiper tutto il mese di ottobre of-frendolo per le vocazioni eper la santificazione dei sa-cerdoti, nell’anno sacer-dotale voluto dal Papa.

non sono di competenza dellaChiesa.

È una presenza da accogliere eseguire nella normale pastoraledelle nostre comunità cristiane. Il processo dell’immigrazionepare irreversibile e ci viene chiestodi viverlo con meno riserve e conmaggiore creatività. Si tratta di unfenomeno da conoscere, studiare,discutere, accogliere e condi-videre anche con impegni ope-rativi.

I rapporti fra culture aprononuove prospettive di formazioneall’interno delle nostre comunità:è doveroso confrontarsi con le le-gittime diversità di gruppi etniciche hanno un loro patrimonio spi-rituale e culturale. Va promosso unpercorso di giusta integrazioneche evita il ghetto culturale e com-batte, al tempo stesso, la pura esemplice assimilazione dei mi-granti nella cultura locale.

La domenica do-vrebbe servire a cam-biare marcia e a ricu-perare i valori persidurante la settimana, ariallacciare i contattisfilacciati con le personee con noi stessi.

Ce lo ha ricordatopapa Giovanni Paolo IIin una lettera bel-lissima: la domenica è ilgiorno della famiglia,del riposo, ma anchedella preghiera. Già, lapreghiera. Soprattuttoquella specialechiamata “Messa”. È ilgrande grazie che di-ciamo a Dio e ci aiuta atrasformare il sempliceweek-end in un giornodedicato al ricordo delSignore del tempo edella vita.

Simone Weil, unascrittrice francese moltosensibile ai problemiumani e religiosi, ha pa-ragonato i giorni a unpacchetto di assegni inbianco. “Li puoispendere come vuoi”, hascritto “ma l’ultimo lodevi riservare a Lui”, ilvero intestatario delblocchetto del tempo.

Dovremmo avere il co-raggio di rimettere ladomenica al centro dellanostra vita. Altrimenti,senza un Grazie parti-colare a Dio, “la festa,appena cominciata, ègià finita”.

M. R.

Il 23 settembre gli alunnidelle scuole medie ed ele-mentari hanno partecipato allaMessa di inizio anno scola-stico.

Da tanto tempo non ve-devamo una chiesa così gre-mita di ragazzi e adulti.

Ha presieduto la concele-brazione don Vito, parroco di“Rèba”, che ha commentato al

Vangelo la parabola del semedi senape che, pur picco-lissimo, gettato nei solchi dellaterra cresce e si sviluppa fino adiventare un albero grande. Èl’immagine di ogni ragazzoche cresce, impara, si sviluppae diventa un uomo. La scuolaserve per questo: far crescereintellettualmente, moralmentee socialmente.

Presenti alla Messa c’erano:il preside, dott. Serafini Andrea,gli insegnanti delle Medie edElementari e un gruppo di ge-nitori. Suor Lara e Suor Fran-cesca, insegnanti di religione, liavevano preparati con i canti ele preghiere dei fedeli. La gradinata esterna dellachiesa si è poi riempita per lafoto ricordo.

Gli alunni delle scuole primarie e secondarie di Pieve, con gli insegnanti e i professori, il giorno dellaMessa di apertura; mancavano solo i bambini della scuola di infanzia che si trova ad Arabba.

Messa di apertura delle scuole

Sono le due feste più partecipatedella Parrocchia, essendo molto ra-dicato nel cuore della nostra gente ilculto e l’amore per i propri cari defunti.Gli abitanti delle curazie di Ornella, S.Giovanni e della frazione di Cherz con-vengono tutti a Pieve dove sono sepoltii propri defunti.

Dopo la Messa pomeridiana dei Santisi è svolta la lunga processione al ci-mitero per pregare sulle tombe deimorti. La giornata di sole ha favorito lapartecipazione delle numerosepersone venute anche da lontano.Anche le tombe, come sempre, eranocurate e fornite di fiori e di lumi, sotto losguardo del grande Crocifisso al centrodel cimitero; per la parte nuova, allasera viene illuminato l’altro crocifisso,benedetto lo scorso anno.

I SANTI E I MORTI

da pagina 2

6 «Le nuove del Pais»

LAUREE

Congratulazioni

a FLORIANDELAZER

di Selva Gardena diIvo e di Roncat MariaLuisa che il 28 settembreha terminato con suc-cesso i suoi studi ed haconseguito il diploma di

LAUREA in INGE-GNERIA LOGISTICAE DELLA PRODU-ZIONE all’Universitàdi Bolzano-Politecnicodi Torino.

Davanti al relatore epresidente della Com-missione Prof. DominikMatt ha svolto in linguainglese la seguente tesi:

“Un’Azienda Verde:Studio e Definizione delLayout di uno Stabili-mento di Produzione diPannelli Solari e Auto-vetture Elettriche a Sara-gozza in Spagna”.

Auguri per la conti-nuazione dei tuoi studia Londra e tante soddi-sfazioni per il futuromondo del lavoro. I tuoi genitori, i fratelliWerner conTamara, lafidanzata Martina, zioLuigino e zio Eugenio”.

MARTINA ROILONeo dottore in Biologia

Sanitaria

Il 7 ottobre 2009Martina Roilo, di Enricoe Lucia Pellegrini, haconseguito la laurea spe-cialistica in Biologia Sa-nitaria all’Universitàdegli Studi di Padovacon punteggio 108/110,discutendo la tesi “Theresponse of tumor cellsto the inhibition of themevalonate pathway”.

“Congratulazioni peril traguardo raggiunto.Ti auguriamo un futuroricco di soddisfazioni”,dicono con orgoglio i

L’urna contenente i resti delsoldato ritrovato sulla Mar-molada.

Gli Alpini, le bandiere e i gagliardetti delle varie sezioni e la popolazione.

Domenica 25 ottobre, al Sa-crario di Pian di Salesei, si èsvolta l’annuale cerimonia dicommemorazione dei Cadutinella prima Guerra Mondiale.

Nell’occasione è stata dataadeguata sepoltura ad un mi-litare ignoto. I resti del Fante, re-stituiti dal ghiacciaio della Mar-molada la scorsa estate e raccoltiin una piccola urna sono stati de-posti in un loculo del Sacrario ri-cevendo il giusto onore da partedel celebrante e delle autoritàmilitari e civili.

Mons. Alfredo Murer che hacelebrato la santa Messa, ha sot-tolineato che nella stessagiornata, a Milano, veniva pro-clamato Beato don CarloGnocchi, Cappellano deglialpini e “papà dei mutilatini”che, attraverso il suo amore per ipiù umili, diede una forte testi-monianza di fede e di carità. Egliaveva vissuto la drammatica ri-tirata dalla Russia ed era statosalvato da morte certa dovuta al

freddo, alla fame e alla stan-chezza dai compagni di sven-tura, alpini come lui.

Ora il Corpo degli Alpini puòdire di avere un Beato protettoreda festeggiare ogni 25 ottobre.

Messa a Pian di Salesei

Con la Messa di do-menica 11 ottobre haavuto inizio ufficiale ilnuovo anno catechistico.Durante la celebrazione èstato conferito alle dodicicatechiste il Mandato diinsegnare ai ragazzi leverità della Fede e di pre-pararli ai sacramenti del-l’iniziazione cristiana e difare con loro un’espe-rienza di fede.

Hanno accettato l’in-carico di catechista:per leclassi elementari: prima,Foppa Paola e Zanvit Ro-sanna; seconda, lamaestra Gabrielli Elisa;terza, Suor Flavia Santi eRoncat Agnese; quarta,Vallazza Anna; quinta,Devich Francesca. Per leclassi medie: prima, lamaestra Gemma De-mattia; seconda, BozzollaTiziana e la maestra BrunaGrones; terza, Dalla Valle

Giovannina maestra eSuor Lara Bergamin, inse-gnante di religione nellascuola. Come vedete, è un belgruppo di mamme, gio-vani e suore preparate chesi impegnano ogni set-timana, a “spezzare” ilpane della Parola di Dio ai71 bambini e ragazzi.

Per adempiere a questocompito impegnativohanno bisogno dei ge-nitori che sostengano illoro lavoro, collaborino alcatechismo seguendo ipropri figli nello studiodella dottrina cristiana,nella disciplina e nella fre-quenza.

Il compito non è semprefacile e gratificante; tut-tavia con l’ aiuto di Dio econ la buona volontà ditutti porteremo sicura-mente avanti questa mis-sione.

IL CATECHISMO

suoi famigliari.I più sentiti compli-

menti a Martina anchedalle pagine de “Le Nuovedel Paisc”.

ROILO GIULIADi Pieve fu Giovanni

Battista e di Willeit Maria, il28 di ottobre presso l’uni-versità degli studi diPadova si è laureata in in-fermieristica, discutendola tesi. “Educazione dell’an-ziano all’autosomministra-zione dei farmaci”, relatoreprof. Franco Capretta.

Congratulazionie buon lavoro!

«Le nuove del Pais» 7

A Baissenston a pé da fodom

Pakistan-Karachi: le ragazze che frequentano la casa delle SuorePaoline per formarsi e, se Dio vuole, per diventare suore, domani. Sonoseguite da Suor Agnese Grones e dalle altre consorelle. Come si vededal numero, lo vocazioni non mancano.

“Carissimi, È passato del tempo dal

mio ritorno a Karachi e nonmi sono fatta viva con loscritto, per i tanti impegni enon pochi guai sociali e po-litici accaduti in Pakistan,ma tempo e distanza noncancellano dal mio cuore ilvostro ricordo, la grati-tudine, la comunione pro-fonda.

È stata una bella espe-rienza la mia sosta tra voi,con i miei cari familiari, inmezzo alle mie belle mon-tagne. Mi ha rafforzatobene nello spirito nel corpo.

Mi ha fatto incontrare lavostra comprensione, sim-patia del cuore e tanta ge-nerosità nell’aiutarmi.

GRAZIE! Ho portato congioia la vostra offerta ri-cavata dalla pesca missio-naria per il Pakistan;frutto della creatività edimpegno di tanti bravi evivaci giovani e menogiovani. Mi ha edificato ecommosso il vostro inte-resse e coinvolgimento perla Missione. BRAVI!

Lo uso volentieri ad alle-viare tanta miseria e faticada parte dei cristiani che

vivono un momento dif-ficile non solo per la po-vertà, ma anche per l’a-perta persecuzione.

Stanno succedendo fattiterribili di morte e di di-struzione da parte dei ter-roristi e talebani.

La Chiesa è intervenutasia presso il governo siapresso le forze dell’ordine,ma non è stata ascoltata ecosì la devastazione con-tinua.

Grazie inoltre che conti-nuate a pregare per la miamissione, per i cristiani edin particolare per la forma-zione cristiana-religiosadelle giovani che sono connoi per diventare SuorePaoline.

Rinnovo il mio sentitoringraziamento al nostrocaro Parroco, a tutti iFodomi ed anche allapersona anonima cha hadato l’offerta per me. Il suonome è scritto in Cielo, nelmio cuore e nella vita deibeneficati.

Vi assicuro ricordi cari epreghiere fervide per tuttoquanto portiamo in cuore enella vita.

DIO VEL PAIE TANT ADUC!

Vostra,Sr. Agnese Grones

Karachi, 12 ottobre 2009

Dai nostri missionariPAKISTAN - Suor Agnese Grones ci scrive una bella lettera

Aimaria a la Madona”.Spo a se cherì nte ostaria da

cëna e da dormì.El dì davò a Mëssa e a vedei

l luoch ulà che sto berba l’ava

ciapé la Madona. Davò duc iRosaresc dic su e la gran de-vozion nte gliejia, col cuorlesier e plen de speránza, ieruèi jù delviers de Laives.

Ilò i s’à despartì: chi deDorich coi sántoi da Livinédelviers de Persenon a ciatéSr. Nolasca (fia de bèrbaFonjo e sorela de “Titòta” e laAnna co la sántola a Ghirlan aciaté i vegli “parons” ulache laPaola l’eva stada tán gënn alaoré da jovena.

Duc ie ruèi a cèsa ntaFodom co la coriera; contence strac e col mèl ai piesc e ai je-nogli: a jì en pelegrinagio s’àda fè ence penitenza!!!

Coscita i la pensáva. I avarejon. I me l’à contada la Rojae la Anna che le se la recordaence davò duc i agn che l èpassé.

Magari che a valgugn ietoma ite de fè davò.

Bruna

Procescion a Baissenston 2009.

[Oramèi duc i sà chel’ultima domënia de setembers’à da se trè ite en ciauzamentsaurì per podei fè la Via Crucise rué su a Baissenston a periéla Mère del Signoredio perduta nosta jent: “en te nostecèse l é duc i cruzi, i problemi ele debolëze che i é nte duta lasozieté. Per chëst i Ladins cona cé l Pleván de Badia donFranz Sottara, i i à metus ntemán de la Madona” (da LaUsc di Ladins).

Col pelegrinagio envié viada la Union Generèla e dalDecanat de Badia, la jent dedute le Valade ladine l’àrenové encora en viade suadevozion a la Madona deiDolour e coscì ence chi ruèida Fodom fora.

Per se recordé che per nosl’é na vegla bona tradizion, nove conte de nstouta che chiche i eva i sà ci devozion conen bel perié e cianté per ladinite per chi bosc’ e ci suour super chëla ërta de le Stazion!!Sedenò no fossa na “ViaCrucis”!

Jon nnavò de zirca 60 agncánche na bela clapada conRoja, Pino, Nani de Dorich, laAnna de berba Tita Josc de 12agn compagnada da la sántolaPaola de Lico de Tone aunacon mëda Nina Renocia(stada bele plù oute) e suo ombèrba Fonjo i se n piáva via enla fiera de San Michiel davo-mesdì per ji en pelegrinagio aBaissenston. Su per Pordou ejù davò jù: la Anna e la Rojacome l tunder tán grana l’evala veja e chi autri a ie dì: “nosté a core, sedenò domán nosei plù bone de ne vignì davò”.

Se sà ben se le s’à lascé dì,coscita ie stade grame a rué alSantuare!!

Da sëra ie ruèi via Pozza ulàche, co che suzedëva da spëss,Tita “Pezòla”, che fajáva ilò lstradin, l ià dé da cëna, dadormì e l gosté l dì davò.

Paussèi fora e refezièi, via esu per n’autra mont e pò viafora per chël bosch che nofeniva plù e chi biei luosc dapaur che fajëva gola e -“cánche son ruèi ju n chëlfossèl e su da l’autra su, sen-tionve le ciampane de Bais-senston e co le ultime ombriee le ultime forze spizolonve sue ruonve davánt not a dì en

8 «Le nuove del Pais»

DAL PERÙ

Padre Giampietro Pellegrini, indata 9 ottobre, ci ha inviato unalettera anzitutto per ringraziaredell’offerta, parte dei frutti dellapesca missionaria di S. Iaco 2009.Poi accenna alla sua vita missio-naria: “Questi mesi di ottobre, no-vembre e dicembre sono pieni dilavoro, perché si va verso la finedell’anno scolastico e il terminedelle attività parrocchiali.

Ottobre è qui in Perù il mese del“Senor de los Milagros” e la gentepartecipa con molta fede e devo-zione alle varie celebrazioni.”

E conclude: “Ringrazio ancoraper l’aiuto e la solidarietà con ilmio lavoro missionario e i miglioriauguri di ogni bene a tutti. Cor-diali saluti da Cerro de Pa-sco-Perù”.

Parroquia an Juan Pampa

DAL BRASILE

Padre Giampietro a Cerro di Pasco-Perù pare che ci dica:“Guardate la mia parrocchia, la più alta del mondo a 4350 m. Quantoè grande e distesa e quanto conta sulla vostra generosità”.

Sr. Laura: “Corso di formazione per i volontari della pastoraledel bambino”.

Ci scrivesuor Laura RossiCarissimo don Alfredo,

vengo a lei e a tutti gli amici eparrocchiani di Fodom scu-sandomi per questo tempo di si-lenzio. Sono in debito con voi nelringraziarvi del vostro ricordo, chesento sempre vivo e presente, e

dell’offerta che mi è arrivata,frutto concreto della sensibilità egenerosità che portate nel cuoreverso i nostri fratelli brasiliani.Come già siete a conoscenza tuttele offerte che mi giungono sono

per sostenere i bambini del “Cu-rumin” e i bambini delle famigliedisagiate presenti nelle comunitàdi base dell’aerea di Volta Re-donda e accompagnati dalla “Pa-storale del bambino” di cui faccioparte.

Anche quest’anno il Signore ciha guidato con la Sua Presenza, ciha sostenuto nella fede e ci ha

donato la possibilità di aiutare,oltre ai bambini e i loro educatoripresenti ogni giorno al “Cu-rumin”, varie famiglie in diffi-coltà. Al di là dell’aiuto materialenecessario per vivere, un loro

“La tristezza può trasformarsi in sorriso”.

grande bisogno è sentire qualcunoche sia loro vicino e dal quale ri-cevere accoglienza, amore e spe-ranza nella vita.

Sentiamo che la nostra missioneè dare continuità al progetto diGesù che, con la sua presenza an-nunciava la speranza di un mondopiù umano e solidale: “sono venutoperché tutti abbiano la vita e l’ab-biano in abbondanza”! Questoideale viene concretizzato nellapromozione e nello sviluppo deibambini fin dal momento del loroconcepimento e conseguente-mente delle loro famiglie.

Proprio in questi giorni ab-biamo terminato vari incontri diformazione in una comunità dellanostra parrocchia a dieci volontariche, a partire dal prossimo mese, siimpegneranno proprio in questamissione. Il loro lavoro, aggiunto aquello di tanti altri, consisterà nelcercare e conoscere persone e si-tuazioni a partire dal loro luogo di

vita, entrare nei loro problemi percondividerli, per guardarli con gliocchi della fede, semplicementeper stare accanto, questo aiutamoltissimo coloro che li stanno vi-vendo, perché molte volte non cisono né mezzi né capacità per ri-solverli. Vediamo quanto è impor-tante scendere nel mondo dellasofferenza quotidiana dove le do-mande più angustianti di rispettoper la dignità di ogni persona ri-mangono, la maggioranza dellevolte, senza risposta da parte deinostri governanti.

Nel centro della nostra città diVolta Redonda si respira, oltre alforte inquinamento della Com-pagnia Siderurgica, aria di be-nessere, ma se si entra nella peri-feria sono molte le famiglie insituazioni sfavorevoli chechiedono una presenza e un aiuto.In questi ultimi giorni c’è stata unaforte pioggia e l’acqua ha invasoun quartiere allagandolo comple-tamente. Le infrastrutture discarico lasciano molto a desi-derare per cui l’acqua non tro-vando un’ uscita è entrata nellecase distruggendo quel poco di cui

le famiglie disponevano in mobili,generi alimentari, vestiti ecc. tra-sformando la sofferenza in dispe-razione. Di fronte a queste realtàspesso ci si sente impotenti e senzaparole, ma è proprio qui che Gesùvuole essere presente attraverso dinoi.

Anche quest’anno ci stiamo av-vicinando alla grande festa delSanto Natale. Festa che ci invita acontemplare il mistero di Dio in unpiccolo bambino e a confidare inlui. Confidare nell’amore di Dio cipermette di ampliare i nostri oriz-zonti, di vedere con lo stesso suosguardo, che supera ogni barriera,ogni frontiera, ogni differenza, cipermette do cogliere l’essenzialedelle cose e di rafforzare semprepiù l’ardore missionario cheanima la nostra azione.

Questa è un po’ l’esperienza cheinsieme stiamo facendo, io qui evoi a Fodom. Un esperienza che sifa speranza di vita per i nostri

piccoli fratelli del Brasile.Un grazie di cuore a lei don Al-

fredo e a tutti gli amici e parroc-chiani per il sostegno che mi date,che ci date. Vi faccio i miglioriauguri di un Felice Natale e chequesto giorno sia per tutti una verafesta, di pace, di speranza, di vita edove l’amore di Dio trovi unospazio per animare e accompa-gnare ogni giorno del nuovo anno2010.

Unita nel ricordo e nella pre-ghiera un saluto e un abbraccio af-fettuoso a tutti.

Suor Laura

CIADLe Notizie di Padre Eugenio

Palla, questa volta, non arrivanodal Ciad, ma da Verona dove sitrova da alcuni mesi per la con-valescenza per un interventochirurgico che ha dovuto subireabbastanza in fretta.

Ora è in via di guarigione. Noi auguriamo a P. Eugenio

di riprendersi presto per ri-prendere il suo lavoro.

«Le nuove del Pais» 9

L’ANGOLO DEI RICORDIdi F. Deltedesco

LA FOTO CURIOSA

Ugo Roilo “Galister” con Ilaria Denicolò - anno 1982- ’83.

Alfio Denicolò con Alissa Pallua - anno 2007.Il gatto e la volpe! ma chi è il gatto e chi la volpe?

LA F

OTO

SCO

NOSC

IUTA

LA FOTOCONOSCIUTA

Roma, 23 giugno 1941.Rolando Stievano - a DX lamamma Maria Gabrielli e alcentro Marina Murer, figlia diMurer Giuseppe “Bepo daPlàn”.

LA FOTORICONOSCIUTA

Vallazza Antonio “Tòne Birt” diContrin con la moglie CrepazCarolina “del Zenz” di Cherz ele figlie: Luigia (dietro) e An-gelica.

Ricordi del tempo che fudall’archivio di F. Deltedesco

MASARIA DA FEN

Masarìa da fenmi te voi ncora bennte n canton desmentiadae da rujum deventada.

Càst col cuor ie pense miche son vegnuda a fen con ti,da la majon a càl tablé’n ora bona da sué.

Con chi tragli tànt limèie spòpa ence arsolèi,su per sgiavèra, su per càle zapolepuoc manciàva che no jombe con dut a ràcoie.

Dai tratori t’es stada metuda via,con càle bele masarìe e co la carìa,mi desmentié no te volàse mèie vade col pensier su, su per chi prèi.

N te mujeo da la Pliévolàse te portée te fè doi coronecon chi biei ciòf de càne bone.El car de fen (Nadia Palla - cl. 1o Media)

10 «Le nuove del Pais»

LIBRI E MONTAGNE

Messa Novella di Padre Ambrogio Martini.

Il quotidiano altoatesino dilingua tedesca “Dolomiten” del 2Settembre 2009 dedica unapagina intera (firma RudolfTrenkwalder) a Padre AmbrosMartini, per i suoi 90 anni. Ma chiè costui?In realtà si tratta di un figlio dellanostra terra, che i meno giovanihanno conosciuto come ToneMartini, ultimogenito di MadaGigia, che a Pieve, con il suo ne-gozietto di stoffe, forniva alle fa-miglie fodome “roba da brac” perconfezionare vestiti.

Per meglio capirci Tone è il fra-tello minore di Carlo, Maria, Gi-sella, Nani (Chechi), IrmaMartini. Tone, dopo aver fre-quentato le scuole elementari aPieve, il ginnasio a Trento, entrònel convento dei Padri France-scani di Bolzano.

Consacrato sacerdote a Bres-sanone, celebrò la sua primaMessa a Pieve l’8 Settembre1942, e scelse di chiamarsi PadreAmbrogio. Finché era in vita, lasua “Mütterlein” trascorrevagiorni di vacanza estiva a Pieve;pochi ne notavano la presenza,perché dedicava il suo tempolibero a escursioni in montagna.Rudolf Trenkwalder bene sinte-tizza il mondo di P. Ambrogio:“Libri e Montagne” e ne traccia ilprofilo descrivendo la sua operapreziosa come “bibliotecario” eamante delle montagne, chescalò in lungo e in largo. In con-vento passò il suo tempo a rior-dinare e catalogare numero-sissimi volumi, creando, concertosina pazienza, una bi-blioteca famosa. Si può ben direche in cuor suo racchiudeva la

patria e il suo tesoro letterario.Giunga a P. Ambrogio “ad

multos annos” anche da Fodom:continui a stupirci, Padre!Mamma Gigia, in cielo, sorrideràcompiaciuta.

Quando, nel silenzio della suacella si trova a colloquio col“SIGNOR DELLE CIME”, lo im-plori di rivolgere uno sguardo be-nevolo anche sul “NOST BELFODOM”. Bruna Dorigo

QUÁNTI RESPONËNTI CHEL’EVA N ZACAN N T’ANDRAC

N te chësta fotografia(metuda a disposizion daMadalena Cartèra) vedon itosac da scola d Andrac del1947. Nlouta leva sauríciapé responënti nánter duci tosac: n eva na ciaria.Ncuoi l paisc lì è drio a morívia, perciéche tosac né da-gnëra demánco. Speron chela situazion la se mude, se denó no podon fé nia de auterche se mëte a braglé...

Sentèi da mán ciámpa:Ceco, Genio de Nato,Claudio Scarzanella, Fran-

co Moc, Dolfo de Laio, AldoBrancaleone, Angelo Cal-legari, Bruno Finazzer.

Pruma fila n pé da mánciámpa: Gigio Cartè, Dinode Costa, Oto de Tito, Dolfode Colac, Virginia Galistra,Ilda de Modesto, Irma Ga-listra, Melia de Bepo Marco.

Seconda Fila n pé da mánciámpa: Fino Galister, Ginode Mèsc, Pierino Mariuc,Maestra Luciani MarinelliAntonietta, Dolores Ra-gnes, Maddalena Cartera,Cecilia Cartera, Ana Ga-

Castagnata ad AndrazSabato 14 novembre ci siamo

dati appuntamento nella sa-letta dell’ex canonica diAndraz per l’ormai consuetacastagnata. Grande la parteci-pazione dei frazionisti che sisono presentati con dolci e pre-libatezze di tutti i tipi: daicrafons, alle castagnole,tartine, torte di ogni tipo, “pánsëc e ciòciol”, ecc.ecc... il tuttoaccompagnato da “castagne evin”.

Ma il contorno più riuscito èstato il gran numero di ragazziche hanno rallegrato il paeseper qualche ora con la loro pre-senza.

Quest’anno avevamopersino la “Mascotte”: lapiccola Angela, ultima arrivataad Andraz, che passava dibraccio in braccio senza mo-

strare alcuna preoccupazione.Come al solito abbiamo con-

cluso con la tombola vinta dal“Fabio Cru”, che quella serasembrava essere particolar-mente fortunato. Un grazie a

don Alfredo che ogni anno ci dála possibilità di usufruire dellasaletta per questi momenti con-viviali e ci onora della sua pre-senza. Grazie inoltre a tuttiquanti hanno partecipato con-tribuendo così alla buona riu-scita della serata. Appunta-mento per la prossima oc-casione...

Un momento della castagnata.

Diamociuna manoSono molti anni che raccolgofotografie, le catalogo conl’aiuto del computer e, nellimite del possibile abbinodate e nomi.

È un lavoro che non è facile,è possibilissimo incorrere inerrori: bisogna tener presenteche lavoro con circa 26.000foto (sono proprio venti-seimila) che costituisconol’archivio.

Sul n. 4 de “Le Nuove delPais” - foto conosciuta - si deveapportare una correzione: sitratta di Testor Carla “Zi-còtola”.

È un invito a farmi presenteeventuali errori che vengonoriscontrati in modo che possaapportare le dovute correzionisulle foto in archivio.

(Fr. Del.)

listra, Maria Galistra.Terza fila n pé, a mán

dërta dela Maestra: DoraFinazzer, Ana de Tito.

«Le nuove del Pais» 11

Venti nuovi alloggi per residentigrazie alla Cooperativa

L’iniziativa, voluta da donGabriele Bernardi, ha rea-lizzato ben 87 appartamenti in20 anni di attività. “Un deter-rente alla speculazione” il com-mento dell’assessore provin-ciale Daniela Templari.

Sono stati inaugurati do-menica 11 ottobre, nella fra-zione di Renaz, gli ultimi venti al-loggi, tutti di proprietà diresidenti a Livinallongo, rea-lizzati dalla Cooperativa Edi-lizia Villa Roma.

Un traguardo importante,che arriva a vent’anni esattidalla sua costituzione. “Un benedi Fodom, invidiato anche daicomuni limitrofi” è stato il com-mento del presidente DamianoDemattia, il quale ha assicuratol’impegno a continuare l’attivitàse ci sarà ancora interesse daparte dei fodomi. In mezzo aglieleganti cinque edifici, cheospitano ognuno quattro ap-partamenti, si sono ritrovati,dopo la S. Messa celebrata nellachiesa di Arabba, tutti gli asse-gnatari, in gran parte famigliegiovani ed i rappresentanti delleditte appaltatrici dei lavori per lacerimonia di benedizione im-partita dal parroco di Arabbadon Vito De Vido. E poi le au-torità con il sindaco Ugo Ruaz ela sua giunta, l’assessore pro-vinciale Templari, l’ex sindacodi Alleghe Pezzè in rappresen-tanza del Bim.

“Questo è stato il cantiere piùbello, perché non ho messolingua né mani, segno che l’ini-ziativa si è incarnata nei fodomie c’è la fiducia”, ha detto donGabriele Bernardi, ex parrocodi Arabba, ideatore e primopresidente della Cooperativa.Fu lui infatti, nel lontano 1989,che coinvolse e convinse ungruppo di giovani locali ad ac-quistare l’edificio Villa Roma aPieve, già ospedale e scuolamedia, ormai in disuso da anni,per ricavarne appartamenti dadestinare a prima casa per fa-miglie di residenti.

Una sfida che si è rivelata vin-cente. A Villa Roma, acquistatadal Comune e terminata nel1992, sono seguiti i cantierinelle frazioni di Salesei di Sotto(1997), S. Giovanni e Sorarù(2000) ed ora Renaz, per untotale di 87 alloggi realizzati.Ovvero una media di 4 appar-tamenti all’anno. Operazioniche hanno mosso ben dodicimilioni di euro per un totale di30 mila metri cubi e 11 milametri quadrati di alloggi.

Dati che sono stati ricordatida Damiano Demattia, dal1993 presidente della Coope-rativa. Nel suo intervento ha rin-graziato prima di tutto i suoi col-laboratori; il vicepresidenteClaudio Sorarui e le segretarieRoberta Crepaz e Martina De-mattia.

Ha poi ricordato tutte le fasiche hanno portato alla realizza-zione di questi nuovi venti al-

“Appartamenti Renaz”. Un momento durante la cerimonia di bene-dizione degli appartamenti a Renaz.

loggi, dalla prima riunione pub-blica, convocata nel 2003. Sei

anni per riuscire a consegnaregli alloggi, in gran parte “persi”

per colpa della burocrazia,contro la quale ha puntato il ditoDemattia.

“Operazioni così frenano laspeculazione” ha chiosato laTemplari. “Noi avanti di 20anni” ha evidenziato l’exsindaco Pezzei ricordando il re-ferendum popolare che si èsvolto in provincia di Bolzano il25 ottobre per chiedere lapriorità ai residenti nell’ediliziasociale. “Per intraprendere dasoli un’iniziativa così ci vuole co-raggio” sottolinea StefanoPalla, che con la moglie Marisae la piccola Chiara ha ricevuto lechiavi del suo nuovo apparta-mento.

La Cooperativa è una ga-ranzia per la competenza e l’e-sperienza che ha acquisito. Bi-sognerebbe fare unmonumento agli ammini-stratori, che, senza guada-gnarci niente, si prendono acuore il futuro di Fodom”.

(SoLo)

A Innsbruck per rivendicarela voglia di una “Ladina Unida”Schuçtzen e rappresentanze

in costume hanno portato car-telli per chiedere la fine dell’in-giusta spartizione.

I tre comuni ladini separatihanno ribadito anche ad Inns-bruck, nel corso della grandemanifestazione del 20 settembrescorso, la loro volontà, giàespressa con il referendum didue anni fa, di ritornare con laProvincia di Bolzano. Il mes-saggio, letto dalle circa cen-tomila persone che hanno assi-stito alla grande sfilata perricordare le battaglie dei Ti-rolesi contro Napoleone e dalleautorità presenti sulla tribunad’onore, quelle del Tirolo au-striaco ed i presidenti delle Pro-vince Autonome di Bolzano eTrento Durnwalder e Dellai, èstato affidato a due cartelli. Uno,quello portato dal gruppo degliSchuçtzen delle compagnie diFodom, Ampezzo e S. Vigilio diMarebbe diceva Ein Tirol = EineLadinien” (Un Tirolo = una La-dinia). L’altro, in testa al gruppoin costume di Cortina, Colle S.Lucia e Livinallongo diceva“Wir getrennten Ladienerwollen zuruck zu Bozen” (Noiladini separati vogliamo tornarecon Bolzano). La manifesta-zione si tiene ogni 25 anni nellacapitale del Land Tirol per ri-cordare l’insorgere delle popo-lazioni tirolesi, e quindi anche difodomi, collesi ed ampezzani,contro l’invasione delle truppenapoleoniche. Alla grandesfilata, alla quale hanno presoparte almeno 26 mila persone, inrappresentanza di oltre mille

gruppi culturali, di costumistorici e bande e di tutto il Tirolostorico, c’era anche la Banda diCortina che ha approfittato del-l’occasione per passare un weekend nel capoluogo del LandTirol. Il gruppo aveva già parte-cipato alla sfilata nel 1984 (lafesta si tiene ogni 25 anni) ed aquella di cento anni fa, davanti alKaiser Franz Josef I. Così comegli schüçtzen ampezzani efodomi. Questi ultimi nel 1909erano presenti con ben 80uomini al comando di EugenioFinazzer. Perfetta la macchinaorganizzativa austriaca. I varigruppi, che già dal primomattino hanno cominciato ad ar-rivare in città, sono stati smistatiin quattro punti di ritrovo prece-dentemente concordati. Glischüçtzen ampezzani e fodomi,ad esempio, sono stati dislocatinel capiente “Tivoli stadium”.Qui ad ognuno era stato asse-

gnato un settore sugli spalti, dadove hanno atteso la partenzadella sfilata, avvenuta puntual-mente alle 11. Con ordine poi c’èstato l’inquadramento e l’avviodel corteo che si è snodato attra-verso il centro storico sullafamosa “Maria TheresienStrasse”, la Herzog Otto Strasse,che costeggia il fiume Inn, perpoi passare davanti allaHofburg, dove c’era la tribunadelle autorità e terminare nellazona della Fiera, dove i 26 parte-cipanti hanno potuto rifocillarsicon un pranzo a base di brat-wurst e birra. Particolarmenteapplaudito il passaggio deigruppi ladini, verso i quali inmolti hanno lanciato parole diapprovazione e simpatia. Non cisono state invece le tanto temuteed annunciate azioni di provoca-zione. La Dornenkrone, la

“Innsbruck” Le rappresentanze ladine a Innsbruck.

segue a pagina 12

12 «Le nuove del Pais»

corona di spine portata dagliSchüçtzen nel 1984 a simbo-leggiare il dolore per la divi-sione del Tirolo è stata col-locata nel centro della città ed“addolcita” da 2009 rose rosse.

Al suo posto i cappellipiumati sudtirolesi hannoportato una fascia nera al

braccio. Il resto è stata unagrande e composta festa dicolori, costumi ed orgoglio perla “Heimat” tirolese. Di tutta lafesta verrà realizzato anche undvd, che potrà essere richiestoon line dagli inizi di ottobre sulsito www.1809 - 2009.

(SoLo)

Gli “Schüçtzen di Anpezo, Fodom e Marebbe”.

dalla pagina precedente

Un importante lavorodi Rosa Pellegrini “Roja De Dorich”

Presentato ad Arabba, in una Sala Congressi affollata, il libro“Davò l niol tourna l saren - ve conte la mia storia”. Un lavoroche ha richiesto grande impegno, fortemente ricompensatodagli applausi del numerosissimo pubblico presente in sala.

Ricordi di vita vissuta ai quali i giovani e le generazioni futurepotranno attingere per capire o almeno tentare di capire lastoria e la vita della gente di Fodom quando l’economia era pret-tamente agricola.

Rosa Pellegrini - classe 1915- au-trice del libro “Davò l nioltourna l saren”.

Foto di gruppo con il Coro Parrocchiale di Pieve che ha allietato il po-meriggio, il sig. sindaco Ugo Ruaz, l’assessore provinciale DanielaTemplari, Bruna Grones e Luciana Palla.

Ròja racconta la storia da leivissuta nel corso della sua vita.Si potrebbe dire che è un diarioma ancor più è una miniera diinformazioni che fissano usi,costumi e tradizioni che nonfanno più parte dell’oggi e, nelcontempo ricordano miseria estenti unitamente ad allegria egioia di vivere.

Il suo parlare è quanto maisemplice e immediato ma nelcontempo ricco di particolari,parole e fatti che coinvolgono illettore riuscendo a fargli ri-vivere gli stessi momenti da leivissuti e, nelle varie descrizioni,qua e là una massima opportu-namente scelta fra i modi didire delle persone, modi di direche racchiudono la saggezza diun popolo, come quando, par-lando della gioventù allegra manel contempo pronta a com-binare marachelle a volteanche pesanti, conclude dicen-do:”Meio ester scechèi chedescmentièi!”. Non è poi pos-sibile non immedesimarsi in

quel particolare momentoquando la cajarina, dai prati dialta montagna sui quali avevalavorato per l’intera giornata,doveva portarsi al paese dovel’attendevano altri lavori:“L’eva ora che prëst ruàva levace, l eva da vejolé l porcel, ié fè

l molé a le pite che le te corëva adincontra dute n festa a sebecoté su chël pugn o doi descac, chël che l conventpassëva..... l eva da mouje e da

fenì prò davànt de se trè nte cèsaa mené ju l lat, fè l formai, bagnéi ciòf e le naghene, bagné l ourt,cialé davò ai zigri e tourné a imené su cànche l eva l momentoe tànc de autri pichi laour cheògni dì sautàva fòra e chetocàva i fè davànt de se n jì adormì. E po’ nten atimo l evadadomàn e da le cinch tocàvalevé, che fin che l eva fat dut en-tourn e molé le vace, l eva le set endavò ora de pié sa mont”.

Non può poi non colpire lacuriosità del lettore quandoRòja parla dei Sciansòni: “Iteper otobre se scomenciàva encecoi sciansòni: se i cuojëva ntel

ciaudrin de ram apòsta e chëst novegniva lavé ndut invièrn finché isciansòni no n eva fenis. Mossëvaresté ite l sèl percieche i vegne bogne con en ciaz e mez de ièga e n auterpugnet de sèl sourajù i vegnivacome de bone ciastegne. Se semetëva n cazuol de cianapia o deliron via per taula e se i bagnavaite, opur na fëta de formai o meioncora zigher e paré ju co na ci-chera de bon lat, l eva na speisache ncontentàva puori e sciori”.

Solo gli anziani riescono a ri-

cordare i mille particolari ri-guardanti il vivere nel corsodegli anni ’20 ... ’50, ma proba-bilmente anche a loro sfuggonotanti particolari ricordati nellibro, particolari che ri-guardano i lavori, le grandifeste o i momenti importantidella vita delle persone.

Un grazie pertanto a Ròja deDorich per la documentazionestorica e per la miniera di infor-mazioni che ha desiderato tra-smettere ai posteri; un plausoper aver usato un ladino-fodomparlato oggi dalla gente sem-plice, senza inserire parole ba-diòte o tedeschizzanti comepurtroppo avviene spesso, edinfine non può mancare,almeno da parte mia, una notasconsolata: “Peccato che unlavoro così importante sia statoscritto solo in ladino perché inquesto modo non viene data lapossibilità a tanta gente, a tan-tissimi appassionati, di cono-scere e apprezzare al meglio laterra e la gente di Fodom”.

(Fr.Del.)

Storia vera di una nonnaPreghiera

Sono quasi le sette, solo lesette, il tempo mi è sembrato cosìlungo...

Da quando mi hanno portataqui al Ricovero, le giornate misembrano interminabili. Sola suquella poltrona ti seguo Signoresu quella piccola croce appesaalla testa del mio letto.

È duro, Signore, trovarmi qui;ma senz’altro è stato meglio così.

Tu sai, ho avuto molti figli e hofatto tanti sacrifici per farli stu-diare o per avere un mestiere.

Oggi sono tutti sistemati; misembra di aver fatto tutto il pos-sibile per loro. Ma tu, Signore, sai

gli anni passati e loro sono cosìdiversi...

Ho l’impressione che mi ab-biano abbandonata, non ho piùquasi notizie di loro. So Signoreche sono molto occupati con laloro “piccola famiglia”: cosìsarei un vecchio giocattolo, unpeso per loro, un problema... Si-gnore, oggi è Domenica enessuno è venuto a trovarmi. Sesapessero: quanto li ho aspettati;eppure io voglio tanto bene aloro.

A Te lo posso ben dire: ora chenon sono più utile a nessuno,verrai Signore presto a pren-dermi?

T. Z.

«Le nuove del Pais» 13

L Coro de Glejia da La Pliè a Roja de DorichCara Roja,

co le legreme ai ogli, e lolepa na bala, è fenì n miercoipasè de lieje vost liber: l bel lèche leve scomencè n lunesc!!Le ste come ji n levina, dasunsom fin japè, nten sclef!!

E cast le cal che è pensè:Vos Roja, senza ve

nentëne co vost liber einsignè velch al mondo ntier!

Ei descorëst a chi che ntelmondo no se vol ben, e eiprovè a iè fe capì ula che portana viera, e ci che la lascia.

A chi che vol mëte nteperjon chi che sciampa da sue

tiere, iei descrit ci che vol dìester profughi.

A chi plu fortunei, ei re-cordè ci che le la fam, ci chevol di ester puori, mosei secujinè i arteguoi per no morìde fam!

A nos jovegn ei nsignè ciche vol di se divertì: i bai salGrünbolt e le baronade a chida Chierz e Majarei enveze dealcol e droga...

Ai cantori de Glejia ei te-stimoniè vosta pascion per lamujica, vost sacrificio, vostedificoltè nel ciantè.. ma cojinei fat capì che canche se fèsc

velch col cuor e con fede niapo ne fermè!

A duc chi che stà nte nostbel Fodom ei fat capì ci chevol di ester fodomi, ci che voldì ester ladins, ci che vol dìportè l guant da fodoma: no lefolclor, no le politica, no letradizion!! Ma le vita, le estervalgugn, le avei prinzipi,identitè, cuor e sentimenc.

A la fin lasce cal che per mile l cuor de dut vost liber: laFede Cristiana!

A duc i cristiagn de stomondo ei fat capì ci che vol dìvive per Nost Signour e con

Nost Signour.“Dio vede e Dio

provede”... l se arbandonè a laProvidenza! No dame n dit,ma l pilastro de vosta vita!

Me pensave... Ci bel chefosa se chël Pico Tosat ntestua (chël che va regalè l plubel momento de la vita) n dì lvignisa a ciatè ence ducnos!!!

Cojita l Coro co le projimetrei ciancion l ve disc suo granDiovelpaie, e con sua ousc lpreia Chi de Suora che l ve ri-colme de salute, contentëza esodisfazion.

E mi ve dighe de tignì duro,percieche Fodom a debujen edut da mparè de jent comevos, Diotelpaie ben tant...

Denni

L Lunare Fodom l à sue “veline”Sarà dodesctosate co l guántda fodoma che iè stadeprejentade a“Na sërafodoma”

“Sei dute Mirándole...”Coscita, co le parole de unade le ciancion de suo repertòrladin, l Coro Fodom l à volùsaludé a la fin de la SëraFodom, le dodesc tosatevestide co l guánt da fodomache deventarà le “veline” delLunare Fodom 2010. Na sëragaratada, come nte le ediziondei agn setánta, cánche lamanifestazion l’eva nasciudae che ence sto viade l’à claméntel sèlf dei congresc de Rèban mucio de jent.

La curiojité l’eva grana.Chi saralo ste dodesc jovene?Come fajarali a le cièrne fòrae i é assigné a ogniuna n mei ?Chëst se damanáva i plu. E lerespòste i è ruade una a unante na forma plajëola, alegra,ulàche no s’à spargné le rijatee i batimánsa grazie a laprejentazion “frizánte” deGianpaolo Soratroi. “Davòle mëde e i bèrbìsc da nviade”l à dit davántfòra, “l Benigno“Gòbo”, (che auna a suofradel Nani à curé le prumedoi edizion del lunare) l

volëva vèlch de vif.” E lresultat no l à zerto tradì chëlche l se spetáva. Le jovene i èstade cheride fòra ntra chëledai 17 ai 25 agn. “No s’à volùfè n’elezion per no fè tòrt adegune. On damané tosatefin che n’on bu dodesc” àspieghé la prescidenta del’Union dei Ladins da FodomDaniela Templari, che l’àsposorizé la sëra e la drucaràfòra ence sto ann l lunare.“Se la scomenciadiva laplajarà” l à dit ncora, “n auterann clamarón chële autre.”

La sëra l’é stada giouridada la Bánda da Fodom, chesot a la bachëta de la maestraLaura Argenta, l’à soné treimárce, trop aprezade dalpublich. Gianpaolo l à pòclamé sun palco una a una letosate per fè che le seprejente. E dële con gransimpatia e voia de ste aljuoch, i à dit de chi che i evafiole, ci che le fèsc nte la vita,senza fè mancé chèlche

coment da ride laprò cheogni outa fajëva pié via nbatimán da ju per la platea.

A le tosate i é ste fat mëtedute le sòrt de guánc, dalmesalana, a chël da le manielonge, chël da nuicia e chëlco l gurmèl de sëda fin a chëlplu moderno e plu cugnisciùence se mánco fodom,perciéche mporté da Ampëzca nte trope carateristighe.“Chi che fèsc l calendarioPirelli no i à cruzi, perciéchele modéle i è senza nia. Minveze mosse dezide ntrachële co le manie e chëlesenza” à dit l prejentadoudavánt a le dodesc belëze daFodom sentade ju chespetáva ence dële se savei a cimeis che le vignarà abinade.Con gran fantajia, l à sapù datrè fòra chèlche carateristigade ogniuna, con domándentra l serio e l da ride (comechëla che à responù che “latreina” l’é n bar) per la assocéa nen meis del ann. Na outa

ruada a dejugn, la “selezion”la s’à astalé per lascé lèrch ana bela sciòna, duta da ride,che à bu come protagonisc lPaolo Demattia da La Plié e lSebastiano Nagler d’An-drac. I doi i à mpersoné doiiagri che se nconta e se le discsu co l conté le malagrazie (ele bale) de ogniun.

Na vegla sciòna de chël deBenigno “Gòbo”, che nomorirà mèi e che i doi jovegnatori à sapù da nterpretépolito.

Davò sun palco l è ndavòtourné le tosate, per assigné iultimi siech meisc del ann.No se tòl nia spò a la sorprejase se disc che jené l saràraprejenté da FrancescaDelmonego, fauré daEleonora Demattia, mèrz daMara Costa, auril da EricaRoilo, mèi da Giulia Sorarui,jugn da Nadia Delfauro,lugio da Irene Demattia,agost da Lisa Dariz, setembreda Alessandra Pezzei, otobreda Marina Dorigo, no-vember da IsabellaMarchione e dizembre daJessica Del Negro.

Come dit la sëra l’é stadasarada ite dal Coro Fodomcon trei ciántie. L’ultima nopodëva che ester una chedescorëva den ciòf, omagio achi dodesc, biei e jovegn chese podarà se giaude meis permeis sul Lunare Fodom2010.

(SoLo)

Le dodesc veline del “Lunare Fodom”.

Direttore don Alfredo Murerresponsabile ai sensi di legge

don Lorenzo SpertiIscr. Tribunale di Belluno n. 4/82

Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno

14 «Le nuove del Pais»

In Umbria con il decanato di Livinallongo

I partecipanti alla gita-pellegrinaggio davanti alla Basilica di S. Ritaa Cascia, dopo aver visitato il Monastero dove la santa visse gli ultimianni della sua vita.

I pellegrini, ad Assisi, sulla scalinata esterna che porta alla Basilicasuperiore di s. Francesco.

Umbria: il cuore verde dell’I-talia, crocevia di storia ecultura, arte e tradizioni maanche terra natale di Santi, riccadi località amene che ispiranodolcezza e serenità. Il verde in-tenso delle colline ondulate, ilverde argentato degli ulivi, icampi coltivati, le montagneaspre dove il sottobosco e glialberi si intersecano alla nudaroccia, ma non solo, la fertilitàdei luoghi e la giovialità dei suoiabitanti la rendono gradevoleed interessante.

La proposta della Plavis e l’ac-compagnamento di mons. Al-fredo Murer ci ha convinto apartecipare, ad effettuarequesto percorso intenso e spiri-tuale. Una soffice coltre di neveammantava la parte alta dellaprovincia di Belluno quandoBruno, provetto autista, ha ini-ziato a far salire sul pullman iprimi partecipanti: saluti, ab-bracci, il piacere di ritrovarsi fraamici.

La pioggia era quasi cessataalla prima sosta ed il solesplendeva a Gubbio dove, ad ac-coglierci, abbiamo trovato il dr.Mauro Pierotti. Non succede so-vente di incontrare, come ac-compagnatore, un medico checon gentilezza ci ha esauriente-mente e piacevolmente intro-dotti nei luoghi e negli eventiche caratterizzano la città eu-gubina. Risalendo la gola delBottaccione, dopo un percorsofra boschi di circa 3 km., ab-biamo raggiunto la Basilica di S.Ubaldo, patrono della città, edi-

ficata su una antica chiesa edampliata nel XV sec., periodo acui risale anche il convento ed ilchiostro annesso. L’edificio, acinque navate, arricchite da di-pinti cinque-settecenteschiconserva sull’altar maggiorel’urna di forme rinascimentaliche custodisce il corpo delSanto, qui trasportato nel 1194.

Nella prima navata, a destra,ci siamo soffermati ad am-mirare i tre Ceri in legno e adascoltare la spiegazione dellatradizionale “Corsa dei Ceri”che solamente una volta, nel1917, in via del tutto ecce-zionale, si è svolta a Pieve di Livi-nallongo. Compiaciuti per la

straordinarietà dell’evento, ri-vissuto due anni fa, siamo poi ri-discesi a Gubbio per visitare ilcentro storico.

Il tempo a disposizione nonera molto ma sufficiente peruna sosta nella piazza Grande,meravigliosa terrazza pensile epanoramica di fronte al Palazzodei Consoli che custodisce letavole eugubine, lastre inbronzo scritte in alfabetoumbro, preziosa testimonianzache risale al II sec. a. C. Unabreve passeggiata lungo Via Bal-dassini e poi, dopo un pranzoconviviale siamo risaliti inpullman per raggiungere ilpaese natale di S. Rita: Rocca-porena. In silenzio, ispiratodalla essenzialità del luogo, ab-biamo visitato la casa nataledella Santa, che la pietà po-polare identifica come “la Santadegli impossibili” e la parroc-chiale di San Montano, diorigini duecentesche, dovevenne celebrato il suo matri-monio. La mattina seguente lacelebrazione della S. Messa nelSantuario edificato nel 1946, edopo un ultimo sguardo allaroccia chiamata “scoglio diSanta Rita” ove la Santa si rac-coglieva in preghiera, ci siamodiretti verso Cascia ascoltando,durante il percorso, il raccontoemozionante di Rita, una dellepartecipanti al pellegrinaggio.

L’agglomerato urbano, sulladestra orografica del fiumeCorno, si è sviluppato mante-nendo la forma arroccata purrinnovandosi a seguito di ter-remoti ed adeguando lestrutture edilizie alla crescitadell’afflusso dei pellegrini. Velo-cemente, grazie anche all’au-silio delle scale mobili, ci siamoritrovati nel cuore religiosodella cittadina, davanti alla ba-silica annessa al monastero ovevisse e morì la Santa nel 1457.

La visita, la spiegazione e lasosta davanti alla cappella con

l’urna con le spoglie della Santa:momenti di intensa devozione eraccoglimento. Nel pomeriggioera prevista la visita di Norcia, lacittà natale di San Benedetto eSanta Scolastica. Oltrepassatala porta Romana, ingresso prin-cipale, dopo una breve passeg-giata lungo Corso Sertorio eduna sosta davanti a due edificisacri, ci siamo soffermati nellapiazza dedicata al patronod’Europa.

La visita alla chiesa è stata oc-casione per ascoltare episodilegati alla vita del Santo, e perscendere nella cripta, ove la tra-dizione indica il luogo ove nac-quero Benedetto e Scolastica.Le prime avvisaglie dellapioggia non hanno guastato ilprosieguo del pomeriggio in unluogo ricco di d’arte, di reli-giosità ma anche... di tradizioniculinarie! In serata abbiamoraggiunto Bastia Umbra ed almattino seguente tutti puntualiper la visita di Assisi.

Assisi, come Gubbio, a diffe-renza delle altre città umbre,invece di coprire la cima di uncolle si dispone a terrazze lungole pendici di un monte, conlunghe vie di collegamento, ta-gliate da ripidissimi raccordiche si aprono sulle grandipiazze, fra cui quella di S. Chiaradove abbiamo incontrato lad.ssa Eleonora Gobbi, la cui pro-fessionalità e preparazione ci hapiacevolmente sorpreso. Lavisita al centro storico ed alledue basiliche di S. Chiara e SanFrancesco ci ha lasciato senzaparole. È indescrivibile l’emo-zione che abbiamo provato, lasemplicità dell’interno dellaprima, predisposta ad acco-gliere un ciclo di affreschi (di cuirimangono solo dei frammenti)che illustravano la vita dellaSanta, la maestosità del com-plesso francescano, uno tra imaggiori templi della cristianitàformato dalla sovrapposizionedi due chiese. Muniti di auri-colare siamo entrati dapprimanella Chiesa superiore, ammi-rando gli affreschi della navata,del transetto, lo splendido coroligneo, capolavori d’arte di ine-stimabile bellezza! Siamo poiscesi nella Chiesa inferiore enella cripta, in silenzio e racco-glimento davanti alle spogliedel Santo la cui altezza morale èriconosciuta ed onorata dalmondo intero. Ma le lancettedell’orologio scorrono veloce-mente ed è già ora della S. Messache don Alfredo celebra nellaCappella di Santa Caterina.

Nel pomeriggio, sempre conl’accompagnamento della d.ssaGobbi visitiamo Spello, posi-zionata ai piedi del monte Su-basio. Un centro ricco di testi-monianze storiche, di originepreromana; oltrepassato il Por-tonaccio, dopo una breve salitaci siamo soffermati davanti allaporta consolare e poi di seguito

Segue a pagina 15

«Le nuove del Pais» 15

fino alla chiesa di S. Maria Mag-giore dove abbiamo ammiratogli affreschi del Pintoricchio. LaGuida ci ha parlato anche delletradizioni, delle manifestazioniche si svolgono, delle Infiorate,un piacere ascoltarla ed allasera castagnata per tutti ed al-legria con Flavio e Giuditta: èsempre bello stare insieme into-nando qualche canto dellenostre montagne!

Il giorno dopo altri momentidi intensa spiritualità alla Ba-silica di S. Maria degli Angeli edalla Verna. Due luoghi partico-larmente legati alla vita di SanFrancesco. All’interno dellaprima, quasi incastonata comeun prezioso tabernacolo dipietra, appare la Porziuncola icui affreschi, all’interno, ripro-pongono scene di vita delSanto, si fa forte in questo luogoil desiderio di sostare in pre-ghiera. In tarda mattinata dopoaver raggiunto La Verna, cisiamo avviati silenziosamenteverso il luogo ove San Fran-cesco visse e ricevette lestimmate, si avverte la solennitàdel posto, l’austerità del luogo èappena mitigata dai caldi coloridell’autunno. È giunto il mo-mento di rientrare, verso lenostre case, verso i nostri affetti,ci lasciamo con un po’ di rim-pianto ma ricchi dell’esperienzavissuta, auspicando di poter ri-vivere ancora momenti cosìstraordinari. Ivana Francescutti

Gubbio (a.m.m.) - Prosegueil rapporto di amicizia tra glieugubini e la popolazione delCol di Lana. Fu tra le Dolomitiche nel 1917 alcuni soldati eu-gubini fecero la Festa dei Ceri,in pieno conflitto mondiale.Nel 2007 grazie all’associa-zione Eugubini nel Mondo,presieduta da Mauro Pierotti,si è celebrato il 90o di quell’av-venimento. Tanti gli eugubiniche si sono recati sul Col diLana ad agosto di due anni fa,per ricordare quel momento,accolti dalle popolazionilocali. E il rapporto di affetto evicinanza non si spegne, anzidiventa sempre più intenso.In questi anni l’associazioneha organizzato gite per con-durre gruppi di eugubini sullavetta del Col di Lana, in occa-sione delle celebrazioni in suf-fragio di tutti i caduti. I legamitra Livinallongo e Gubbio sistanno sempre più raffor-

zando. Dopo la visita da partedegli Alpini in occasione del15 maggio del 2008, in questigiorni un gruppo di pellegriniguidati da don Alfredo Murer,parroco decano di Pieve di Li-vinallongo, ha fatto tappa aGubbio. Hanno visitato la

città e chiesto in modo parti-colare di potersi recare pressola basilica di Sant’Ubaldo,dove è conservato il corpo in-corrotto del nostro santo pa-trono.

Un momento speciale che èstato immortalato.

La delegazione sulle scale della Basilica di S. Ubaldo.

Notizie varie

✔ Mons. Giorgio Lise è ilnuovo Parroco-Arcidiaconodi Agordo che sostituiscemons. Lino Mottes che haretto la parrocchia per 32anni. Mons. Lise è stato se-gretario del vescovo mons.Maffeo Ducoli dal 1978 al1993; poi è diventatoparroco di Cavarzano einfine direttore del CentroPapa Luciani a S. Giustina edirettore dell’ufficio dellapastorale familiare.Domenica 18 ottobre ha fattoil suo ingresso festoso, ac-

Il 26 settembre 2009, nella chiesa della B. VergineMaria di Loreto in Renaz, Cassan Loris e CrepazMaria Elisabetta, assieme alle figlie e alle nipoti hannofesteggiato il trentesimo anniversario del loro matri-monio. Ha celebrato il parroco di Arabba don Vito deVido.Auguri Vivissimi!

30o DI MATRIMONIOcolto dal popolo, dai sa-cerdoti e autorità; il Vicariogenerale mons. Del Faverogli ha dato le consegne.

✔ Nel presente bollettino verràinserito un modulo di contocorrente postale, per gli ab-bonati della parrocchia diPieve. Può servire per in-viare offerte per il bollettino,per la chiesa o per santeMesse. Chi avesse già prov-veduto lo usi, se crede, inaltre occasioni.

✔ Dal 13 al 20 dicembreprossimi Guglielmina alle-stirà il tradizione mercatinodi Natale con oggetti fattidagli anziani (centrini,sciarpe, calze, guanti,quadri..). Il ricavato serviràper le piccole spese dellacasa. Ricordo che la Casa diRiposo dovrà affrontare unaspesa più grossa per lo stru-mento, chiamato “Musi-matic” che serve per le cas-sette dei canti durante leMesse. Se ci fosse qualchesponsor generoso, il pro-blema si risolverebbe.

DAL “CORRIERE DELL’UMBRIA”

In città una delegazione di Pieve di Livinallongo,dove i soldati fecero la festa dei Ceri in pieno conflitto mondiale

Quel gemellaggio con il Col di Lanache va avanti dal maggio del 1917

16 «Le nuove del Pais»

I fondatori del Folk Fodom: Pierina Foppa e Walter Finazzer con latarga a loro consegnata.

Pieve, 8 giugno 2008: il Gruppo Folk balla in piazza in occasione dellaFesta dell’Anziano.

Il folk fodom festeggiail suo 25O compleanno

Il 10 ottobre 2009 il GruppoFolk Fodom ha festeggiato i 25anni di attività. Una serata en-tusiasmante e partecipata, inSala Congressi di Arabba. Nu-merosissimo il pubblico di tuttela fasce di età accorso per dimo-strare solidarietà, appoggio eincoraggiamento ad un gruppoche riesce ad entusiasmare,portando ovunque i colori, lagioia di vivere e i sentimenti piùbelli che si possono riscontrarenella gente semplice, laboriosae onesta della terra fodoma.

Presentato in questa occa-sione il DVD con ben 12 balli ela presentazione del Gruppo.

È novembre del 1982: il sig.Valter Trebo che gestisce ilcamping Sass Dlacia a San Cas-siano organizza una castagnata e,per rendere più simpatico l’in-contro fra badioti e fodomi, in-siste con Pierina Foppa affinchéorganizzi un semplice intratteni-mento folcloristico per allietare ilpomeriggio.

Dal nulla, come per incanto,varcano il passo Campolongoben otto coppie: è la nascita delGruppo Folk Fodom.

Un entusiasmo indescrivibileche si rafforza il successivo 14 no-vembre a Pieve. Si balla, si canta,le ore si fanno piccole... nessunoha sonno, e quando nella stua aCherz, i contadini lasciano il lettoper recarsi nella stalla, i baldi 16hanno messo nero su bianco unasatira che li presenta uno ad uno,satira che sarà una specie di do-cumento ufficiale comprovantela costituzione del Gruppo.

A breve l’allora sindaco GianniPezzei, convoca i “baldi” inComune.

“Questo Gruppo deve andareavanti e noi lo sosterremo con de-cisione!”.

In quello stesso momento èstato eletto il Presidente nellapersona di Pierina Foppa e il Vicenella persona di Walter Finazzer.

Il Gruppo Folk Fodom si eracostituito ufficialmente: era il1984.

SCUOLA DI BALLOLa volontà c’è, la capacità la-

tente pure, ma ci vuole di più: bi-sogna imparare a muoversi inmodo preciso, bisogna trovare eadattare dei canovacci, bisognaavere tanta volontà, tanta pas-sione e stringere i denti.

Una mano la offre la dirigenzadella Scuola Media di Livinal-longo: a Pierina, per ben tre anni

consecutivi, 6 ore alla settimananel corso degli ultimi due mesi dilezione viene dato lo spazio perinsegnare il ballo agli studenti.

Il corso, che si conclude con unsaggio finale, è una vera mannadal cielo e una grande soddisfa-zione per la Presidente: i giovanidimostrano capacità e si affe-zionano. Saranno proprio loro,unitamente ai fondatori che da-ranno vita al vero Folk Fodom.

Un gruppo che si impegna, chevia via migliora, che gioisce neimomenti belli e che sopporta conrassegnazione le difficoltà che sipresentano e che man manovengono superate.

L’Union dei Ladins da Fodom,nella persona del PresidenteBruna Grones segue con atten-zione il Gruppo, lo incoraggia e loassiste anche finanziariamente.

TRASFERTE E SCAMBICULTURAL-FOLCLORISTICI

Nel frattempo vengono pre-parati i costumi e lo stendardoammirato e apprezzato da tutti.Ricamato a mano a punto croceda Nives Faber porta, sul davanti,il castello di Andraz e una coppiadi ballerini, il tutto sullo sfondorosso-azzurro che sono i coloridel Comune di Livinallongo; sulretro spiccano i colori verde,bianco e azzurro della bandieraladina.

Su interessamento dell’Uniondei Ladins i giovani partecipano auna trasferta a Zernez in Svizzeradove, dopo aver preso parte allasfilata, fanno conoscere i loroballi riscuotendo un vero suc-cesso.

Partecipano alla gara di paie-risch a Predazzo con altri 19gruppi.

Piena soddisfazione nella cittànatale di Nicolò Cusano a Bern-kastel Kues unitamente al CoroFodom, accompagnati dalSindaco Giacomo Crepaz, dalPresidente della Provincia diBelluno Oscar De Bona e dall’ar-tista Gianni Pezzei.

Fra le varie trasferte viene ri-cordata con entusiasmo quellaorganizzata dal M.llo Gigi Villa-nella che ha portato i ballerini aNapoli e lungo la costa Amal-fitana.

Fra le esibizioni in casa loro èdoveroso ricordare la partecipa-zione alle serate di “Benvenutoall’Ospite” organizzate dal-l’A.T.A.L. in Sala Congressi diArabba: ogni giovedì per ladurata di tre mesi inverali e dueestivi.

Sovente sono proposti degliscambi come è avvenuto con ilFolk “Salvanel” di Predazzo, conil Folk “Città di Russi” di Ravennae proprio in occasione della pre-sentazione del DVD, con il Folk“Il barroccio fiorito” di Vicarello(Livorno) che ha letteralmente vi-vacizzato la serata con i suoi balli

e i suoi canti che si sono alternaticon i balli del gruppo locale.LA SERATA IN SALACONGRESSI

Nella serata organizzata e pre-sentata in prima persona dallaPresidente Pierina, il pubblico haavuto modo di seguire unospezzone del DVD che il FolkFodom presentava in anteprimae di ripercorrere la cronistoria delGruppo stesso.

Sono stati premiati coloro chel’hanno sempre sostenuto: ValterTrebo - Benigno Pellegrini -Gianni Pezzei.

Non poteva mancare un rico-noscimento ai “veci” compo-nenti: Pezzei Sonia (20 anni diFolk) - Pezzei Cristian (15 anni) -Crepaz Daniel (10 anni) diplomaconsegnato alla famiglia, in suamemoria - Faber Nives (15 anni) -Sief Roberto (10 anni) e ai fisar-

monicisti Rossi Sisto - Albino Ga-brielli - Lorenzo Soratroi - IgorMasarei e a Giovanni Daurù (15anni) e Diego Colleselli che sonogli attuali.

Un riconoscimento parti-colare, veramente meritato èstato consegnato ai fondatori:Pierina Foppa (25 anni) e Valter

Finazzer (25 anni).E una menzione a coloro che,

anche per breve tempo, sonostati alla guida del Gruppo:Andrea Faber - Ladurner Ma-nuela - Testor Naica - PezzeiSonia - Sief Monica.

IL DVD CON I BALLIDEL FOLK FODOM

È il primo gruppo nell’A-gordino, e non solo, che ha regi-strato un DVD.

Questo impegnativo lavoro èstato voluto da tutti i componentied in particolare dalla PresidentePierina Foppa, in modo che tantoimpegno e tanta dedizione nonvengano dimenticate e affinchéle locali leggende e tradizionipossano rivivere nelle genera-zioni future.

“È un documento che rimarrà

Segue a pagina 17

«Le nuove del Pais» 17

nel tempo per ricordare le tradi-zioni e la storia della nostra valle”- dice, con orgoglio, la Presi-dente.

Il DVD è stato ideato dalGruppo Folk Fodom a cura dell’”Istitut Cultural Ladin Cesa deJan” con il contributo della legge482/99.

Hanno dato il loro contributo:il Comune di Livinallongo - il BIMPiave - la Provincia di Belluno - laCassa Raiffeisen Val Badia - la SITBoè in ricordo di Daniel Crepaz ela Südtiroler Volksbank tramitel’Union Ladins Fodom.

(Fr. Del.)

Il DVD con 12 balli e relativepresentazioni del Gruppo Folkha la durata di 1 ora e 7 minuti.

Lo si può acquistare nei negozio direttamente dai componenti ilGruppo Folk al prezzo di 18,00euro.

FESTA DEI COSCRITTI

Il 5 novembre si sono ritrovati i coscrittidel 1934: 75 anni. È questo un traguardoinvidiabile pensando a quanti non ci sonopiù, ma sempre presenti alla loro mente edurante la celebrazione della Messa almattino ricordati con la preghiera. Poi viaverso Cornuda per una giornata serena.

Il 31 ottobre i coscritti del 1974 hannovoluto la loro Messa per ringraziare il

Signore dei... primi 35 anni di vita. Èseguita poi la cena in un locale tipico.

12 settembre 2009: annuale incontroalla Pizzeria Ru de Mont

per i coscritti del 1942.

A questi incontri culinari il numero èsempre ridotto per l’assenza di coloro che

abitano lontano.

Coscritti... al Bersaglio,7 novembre 2009.

La castagnata organizzatadai Donatori di sangue.

“A Cesare quello che è di Cesare!” una precisazionedi Franco

A pag. 7 de “Le Nuove delPais” di sett./ott. 2009, eviden-ziato in neretto, leggo “Serviziofotografico di Lorenzo Soratroi”.

Il riferimento riguarda l’ar-ticolo di Lorenzo Soratroi “SantaMaria Maiou baciata dal sole”.

Le foto allegate sono nove maben sei di esse, compresa quella apag. 9, sono di Franco Delte-desco.

VOGLIO DIRVIGRAZIE!

Nell’82 sicuramentenon avrei mai pensato diarrivare ad un traguardocosì importante!

Due anni fa si stava avvi-cinando il 25o di attività delGruppo Folk Fodom e...cosa pensare di fare, se non... riprodurre tutti i balli efarne un dvd?

Penso sia e rimanga unbel documento per Fodome per tutti quelli che ap-prezzano il gruppo folk. Il10 ottobre c’è stata la seratadi presentazione e pensodi aver dimostrato a tuttiquanto veramente ci tengoe di quanto ne sono orgo-gliosa.

E allora grazie, grazie,grazie a tutti coloro chesono stati presenti colgruppo e specialmente avoi che eravate presenti insala. Un grazie lo dicoanche al Gruppo Folk chein questi 27 anni di pre-senza mi ha dato la possi-bilità di conoscere tantagente e, come no..., tantiluoghi!

Ciao Piery

18 «Le nuove del Pais»

DIARIO DEL Dr. ALOIS VITTURa cura dei dr. PAOLO DALLA TORRE e FRANCO DELTEDESCO

OTTAVA PUNTATA

10. VIIUn disertore italiano che da

Pieve era arrivato a Ruaz rife-risce che la sera prima 4 reggi-menti erano arrivati da Fedaiamolto stanchi a Pieve e Andraz.

Intenso fuoco sul Col diLana, meno sul forte di Corte. Icomandanti e ingegneri del 4o

reparto operai del Landsturmsgomberano la camera delpiano superiore della casa Val-lazza a Contrin dove tenevano iviveri (Hptm. Galli). Scontritra gli avamposti al Pian dellaGitscha. Due baracche sui pratidi Agai.11. VII

Intenso fuoco a tamburo di 1

1/2 ora sul Col di Lana da tuttele batterie, poi 3 volte violentoattacco di fanteria.- Respinti. 2mitragliatrici danneggiate, 2morti, 4 feriti. Gli italianiscavano buche a circa 800 m.davanti a loro stessi.12. VII

Vicino a Pieve, hotel Mar-molata appaiono nuovi pezzi diartiglieria da montagna.Sembra che gli italiani debbanoessere a Brunico il 25.VII. In-tenso fuoco delle nostre arti-glierie.13. VII

Le postazioni nemiche alPian della Gitscha sono colpiteintensamente dal forte.

14. VIIDal forte fuoco intenso verso

i pezzi nemici di Rucavà. Il co-mandante del forte arriva versosera al forte e insulta la guarni-gione dando a tutti dei vi-gliacchi, sbraita per un 1/4 d’orae esce fuori. Pretende che il ca-porale Scherner, sotto il bom-bardamento intenso, vada a ri-parare la linea elettrica -decorato poi con la grande me-daglia d’argento al valore.15. VII

Dopo intenso bombarda-mento a tamburo e contempo-raneo cannoneggiamento delforte e delle postazioni verso le 8del mattino massiccio attaccodi fanteria che viene respintodalle mitragliatrici del forte. 1morto e tre feriti.Dopo un fuoco continuo 2granate cadono sulla coperturagià marcia davanti al forte e pe-netrano sotto la schermaturacorazzata della casamatta deicannoni - che era già statasgomberata - e scoppiano cau-sando molto fumo. Nessunaperdita.16. VII

Intenso fuoco di artiglieriacontro il Col di Lana, la sella delSief e Corte. 1 Morto e 6 feriti.Wm. Dalprà di Colle è fatto pri-gioniero. Verso le 5 di sera unagranata da 15 cm entra da unaferitoia sul fianco destro eesplode all’interno, scardinanuovamente 2 porte e provocadelle escoriazioni a 2 uomini.

Durante la notte vengonopresi di mira il riflettore a Ruaz ela postazione I. Alle 4 delmattino in attività tutte le bat-terie nemiche e si osserva un at-tacco di fanteria che viene osta-colato con successo da Corte siprendono di mira con successo ifianchi di Monte Castello e Coldi Lana.- Castello, dove sitrovano depositi nemici e unapiazza ausiliaria, vengono di-strutti dalle fiamme. Dopo 1/1/2 ora il nemico si ritira. -Verso le 4 di sera nuovo attaccodi artiglieria e fanteria cheviene respinto dai cannoni diAlpenrose, Sella del Sief eCorte. Verso le 8 di sera 3o

inutile attacco mentre si stapreparando un temporale. 4morti, 16 feriti.18. VII

Il fuoco sul forte è meno in-tenso ma molto di più sul Col di

Lana - Sief - Tra i Sassi. Facendola mia visita serale alla stazionedei feriti leggeri a Contrin hotrovato valige e casse scassate evi mancava più della metà dellabiancheria migliore, il neces-sario da viaggio, colletti, fazzo-letti, coltelli ecc. e la bicicletta.Ho telefonato al comando dibrigata a Corvara, alla gendar-meria e al comando del forte manessuno sapeva niente. - 1morto e 5 feriti sul Col di Lana.19. VII

Forte attacco di artiglieria efanteria sul Col di Lana. I“Pelze” scavano trincee traFoppa e Sottocreppa comeanche a Visiné. Inizio del di-sarmo dei cannoni. 2 vengonoportati indietro durante lanotte sulla strada Corte-Contrin dal reparto operaisotto continuo fuoco dischrapnell mentre l’assistenteSchmid li colpiva con il bastoneda montagna.20. VII

Debole fuoco su Corte e lepostazioni. 48 granate da 15 cmvolano su Ruaz. Una central’angolo inferiore destro, ne de-molisce un pezzo e attraverso lacaponeria dei fucili arriva incucina. - Il primo aereo nemicosopra Sottsass - Valparola. Du-rante la notte sono arrivatetruppe italiane di rinforzo aAndraz. I prigionieri riferisconoche per un ordine tassativo del-l’armata devono conquistare ilCol di Lana o Col di Sangue,come lo chiamano loro.21. VII

Cannoneggiamento delforte. - Oblt. Zeyer da due set-timane non viene al forte.Un’assemblea di ufficiali rife-risce ciò a Corvara.Nel bosco vicino a Pian di Sa-lesei viene scoperto un obiceitaliano da 21 cm ma non simuove per due giorni fino aquando il cannone puntato sudi lui non si guasta. Quasi subitodopo spara da Pian di Medomma viene presto messo a taceredagli obici di Alpenrose.22. VII

I colpi nemici contro il fortedistruggono presto la spalladestra. Il fuoco passa anche sulCol di Lana, Monte Castello eSella del Sief distruggendo lepostazioni e uccidendo il can-noniere Hellinger.

Racconti, ricordi, espe-rienze: per un fine settimana iprotagonisti siamo stati noi, icoscritti della classe 1969.

Ci siamo ritrovati in tanti(ma non è una novità) per tra-scorrere due giorni in unadelle regioni italiane più rico-nosciute e più amate qual’è laToscana.

Siamo partiti prima del-l’alba di un sabato per rag-giungere Siena dopo op-portune tappe all’insegnadella gastronomia: la città, ilDuomo e poi la piazza delCampo dove il respiro deigiorni di festa si percepiva inogni contrada. Una cena inun ambiente tipico all’in-

segna della tradizione, unagriturismo che ci ha accoltisulle colline e poi il giornosuccessivo, incuranti dellapioggia della prima mat-tinata, la visita a San Gimi-gnano con le sue torri pervivere pagine di storia e aMontalcino per degustare ilmeglio di quanto questa terrasappia offrire.

Eravamo in 17, come lecontrade storiche della cittàdi Siena, eravamo tanti, tuttimotivati e felici.

Ci siamo ritrovati duesabati dopo nella nostrachiesa di Pieve per la SantaMessa. Un grazie al Signoreper la vita.

GITA CLASSE 1969

Il 21 novembre, festa della Madonna della Salute, i quarantenni siraccolgono in S. Giacomo per ringraziare il Signore e la Madonna efesteggiare “metà cammin della loro vita”. Non poteva essere datapiù felice di questa per aver sempre salute e chiedere la forza di viverel’altra metà della vita. Qualche settimana prima la classe 1969 avevagià fatto una bella gita in Toscana con mèta Siena e San Gemignanocon grande soddisfazione di tutti.

Segue a pagina 19

«Le nuove del Pais» 19

8 ottobre 2009 - recupero di un rotolo di filo spinato, residuatobellico, lungo il Sentiero Geologico di Arabba ad opera di GilbertoSalvatore e Franco Deltedesco.

23. VIIMicidiale fuoco sul Col di

Lana e sul forte. Oblt. Zeyerverso sera viene al forte sbrai-tando e ordina lo sgombero dimunizioni e viveri.24. VII

Al mattino nebbia e pioggia.Non si sente un colpo, nel po-meriggio alcuni colpi sul Col diLana e sella del Sief, noi distur-biamo Picongel. Alla sera vienecolpito Ruaz.25. VII

Vengono colpite le posta-zioni nemiche a Pian dellaGitscha. 2 compagnie avan-zano da Caprile. Oblt.Zeyerverso sera viene per pochiminuti al forte. Gli viene riferitoche per il fuoco di artiglieria vi èun continuo pericolo per l’o-spedale di Contrin perché a

circa 300 m più indietro si trovauna batteria da montagna(Hptm. Mohr). Per questoOblt. Zeyer mi riprende e mi de-finisce ingrato.26. VII

Per ordine del comando didivisione l’ospedale di Contrinviene chiuso: i feriti vengonotrasferiti alla struttura di sanitàmobile a La Villa, albergo La-dinia, gli ammalati al forte, gliuomini di sanità ai loro reparti.

Dopo le 5 del pomeriggio nu-merosi tiri d’artiglieria contro ilforte e le postazioni. 4 colpiandati a segno - uno sotto la co-razza del IIIo cannone demo-lendo la traversa e il congegnodi tiro; un altro nel deposito dimunizioni sotto la batteria deicannoni e 2 sul tetto. L’ultimocannone viene portato fuori dalforte.

dalla pagina precedente

RICORDI DI UN PROFUGOdi Sief Albino

Prima Guerra Mondiale 1915-1918SECONDA PUNTATA

Come precisato nellaprima puntata, la terza tappadi noi profughi fu Corvara eColfosco ove, nelle case deicontadini, avevano trovatoalloggio numerose famiglie.Ma anche colà la nostra pre-senza durò pochi giorni.Dal Comando della Gendar-meria di Corvara fummo av-visati di andare via immedia-tamente perché, dallaBaviera, stava arrivandol’Alpencorp formato daalpini bavaresi; questo erastato chiamato a dare man-forte alla sguarnita forza didifesa dei nostri confiniformata da piccoli presidi disoldati nostri paesani.Sicché noi profughi abbiamo

dovuto proseguire per la valBadia in direzione della valPusteria.

Alcune famiglie trovaronoospitalità in diversi paesidella val Badia, altre prose-guirono fino a Brunico.Giunti colà siamo stati av-vertiti che la Boemia era di-sposta ad ospitare un datonumero di profughi tirolesi,era infatti a disposizione untreno per coloro che avesseroscelto di recarsi colà. Così,parecchie famiglie, accom-pagnate dal Decano di Pievedon Pietro Sorarui partironoper la Boemia.Purtroppo così non fu per lamia famiglia perché mio fra-tello, causa i disagi provocatidal viaggio verso Brunico si

ammalò e nostra madre te-mette che il bambino si fossepotuto aggravare nell’af-frontare il viaggio verso laBoemia.

A quel tempo, si trovava aBrunico un prete cappellanonostro paesano, don FeliceRoilo, nativo di Andraz. Miamadre si recò da lui achiedere un consiglio sul dafarsi. Chiese pure a donFelice se fosse stato possibiletrovare un alloggio aBrunico. Le venne rispostoche a Brunico era pressochéimpossibile anche per il fattoche sarebbe stato troppo co-stoso per le possibilità finan-ziarie di nostra madre, le fuperò consigliato di recarsi neipaesi limitrofi dove le fa-miglie erano tutte contadine.Don Felice la indirizzò verso ivillaggi di Issingh.

Pertanto ci avviammoverso questa località, di-stante più di un’ora, stradache attraversava un bosco diabeti e finalmente arri-vammo al villaggio.

Nostra nonna che pure eracon noi e che fortunatamenteparlava il tedesco, si recòsubito nelle case a chiedereospitalità.

Ma quella gente dalcuore duro, saputa la nostraprovenienza, ci “insultò” conl’appellativo “Balisc” che, senon poteva essere definitauna vera e propria offesa, pernoi era molto umiliante.Ci risposero che loro nonospitavano famiglie di “Ba-lisc” e per di più con bambinipiccoli. Loro avevano bi-sogno di gente più adatta adare aiuto nei loro lavoriagricoli. Così ci indicaronouna vecchia catapecchia, al-quanto distanziata dal paese,ove abitava una poverissimafamiglia composta da seipersone. Il padre era assenteperché essendo soldato sitrovava al fronte.

Alla nostra richiesta diasilo, la padrona di casa ci ac-colse molto volentieri perchéaveva tanto bisogno del mo-desto affitto che nostramadre si era impegnata a

pagare: a quel tempo, nostramadre percepiva un mo-desto sussidio dal Governoaustriaco perché nostropadre, come tanti nostripaesani si trovava pure lui acombattere sul fronte Russo,in Galizia.

I figli di questa famigliache ci ospitò erano quattro.Con i più giovani, un ragazzoe una ragazza di qualcheanno più anziani di menacque subito una vera ami-cizia. In breve tempo, agiocare con loro, appren-demmo il loro dialetto e so-vente uscivamo con loro e cirecavamo sui pascoli dovecustodivano le tre capre cherappresentavano tutto ciòche possedeva la povera fa-miglia.

Nostra madre si recavaspesso a lavorare dai con-tadini del villaggio, cosìpoteva avere, come com-pensa, un litro di latte e un po’di pane per sfamarci, mentrenostra nonna rimaneva connoi bambini.

I due figli maggiori diquesta famiglia: il più an-ziano che aveva 19 anni sof-friva di epilessia ed eraspesso soggetto a violenti at-tacchi; il secondo che aveva17 anni lavorava presso deicontadini del villaggio.

Assieme a questa poverafamiglia ed in quell’altret-tanto misera abitazione ab-biamo trascorso, da pro-fughi, circa tre anni.

Voglio ancora aggiungereche le famiglie profughe diFodom, tra le più fortunatefurono quelle che furono ac-colte in Boemia. Colà visserotutte riunite, trattate bene ebenvolute da tutti ed inoltrefurono assistite dal Decanodon Pietro Sorarui “Bètol”che si prodigò sempre perloro come curato e pure comeinsegnante di scuola ele-mentare tedesca e italiana.Finalmente, anche per noi,giunse il giorno tanto so-spirato per poter ritornare alnostro caro paese: era la finedi ottobre del 1918.

(continua)

Sief Albino sul costone di Valiate (M.te Sief).

20 «Le nuove del Pais»

Il 25 ottobre a Pian di Sa-lesei veniva celebrata laMessa per i Caduti, come si faogni anno; a Milano venivabeatificato un tenente deglialpini dell’ultima guerra1940-45. Il celebrante appro-fittò per ricordare questo sa-cerdote, conosciuto anchecome “il prete dei muti-latini”. Visse con i soldati laguerra sul fronte greco-al-banese e nella ritirata tragicanella Sacca del Don in Russia.

Rientrato in Italia, miraco-losamente salvato daglialpini, fondò una grandeopera di carità che acco-glieva orfani, mutilatini, po-liomielitici. Prima di morirecompì un gesto di carità, nonancora previsto dalla legisla-zione italiana: donò lecornee a due ragazzi non ve-denti. Fu il primo donatore diorgani. Per la sua vita santa,per il suo grande impegno sa-cerdotale la Chiesa lo ha bea-

tificato il 25 ottobre, graziealla guarigione impensabiledi un elettricista, SperandioAldeni, che nel 1979 soprav-visse a una scarica di 15 milavolts che avrebbe dovuto uc-ciderlo. “Don Carlo salvami”gridò Sperandio. E lui l’hafatto ascoltando ancora unavolta il grido di dolore di chisperava in lui.

Il papa Benedetto XVIo, nelgiorno della sua beatifica-zione, ha inviato un suo mes-saggio in diretta ricordandoa brevi linee la sua figurastraordinaria. “Rivolgo anzi-tutto uno speciale saluto allemigliaia di fedeli radunati aMilano per la Beatificazionedel sacerdote don CarloGnocchi.

Egli fu dapprima un validoeducatore di ragazzi egiovani. Nella secondaguerra mondiale divennecappellano degli Alpini, coiquali fece la tragica ritirata di

DON CARLO GNOCCHI

Don Gnocchiin mezzo airagazzi perportare unsorriso. Non èquesto ilcompito delsacerdote?

Russia, scampando allamorte per miracolo. Fuallora che progettò di dedi-carsi interamente adun’opera di carità. Così, nellaMilano in ricostruzione, donGnocchi lavorò per “re-staurare la persona umana”,raccogliendo i ragazzi orfanie mutilati e offrendo loro as-sistenza e formazione. Diedetutto se stesso fino alla fine emorendo donò le cornee a

due ragazzi ciechi. La suaopera ha continuato a svilup-parsi ed oggi la Fondazionedon Gnocchi è all’avan-guardia nella cura dellepersone di ogni età che ne-cessitano di terapie riabili-tative. Mentro saluto e mi ral-legro con l’intera Chiesaambrosiana, faccio mio ilmotto di questa beatifica-zione: “Accanto alla vita,sempre”.

IL SANTO CURATO D’ARSGiovanni Maria Vianney,

meglio conosciuto come il santocurato d’Ars, è da sempre il pa-trono dei parroci, ma per que-st’anno sacerdotale il Papa lo hadesiderato anche come patrono ditutti i sacerdoti, ed effettivamentelo diventerà il prossimo giugno2010, alla conclusione dell’annosacerdotale. Ecco una breve bio-grafia di questo umile e famoso sa-cerdote.

Giovanni Maria Vianney nascea Dardilly, in Francia nel 1786. Finda piccolo si racconta di lui cheamasse la solitudine e fosse parti-colarmente timorato di Dio. Sonoanni difficili quelli della fine Sette-cento. La rivoluzione francese nonpermette a nessuno di pregare Dioin pubblico. E così i genitori diGiovanni Maria lo portano adascoltare la Messa in un granaiofuori città. La pena per i preti sor-presi a celebrare Messa è la ghi-gliottina. Nonostante il clima anti-clericale, nonostante vi fosseropesanti minacce verso i sacerdoti,Giovanni Maria fa propria nelcuore la crescente volontà di dedi-carsi interamente a Dio nel sacer-dozio. Vuole, insomma, diventareprete.

A diciassette anni riesce per laprima volta ad andare a scuola,dove, con l’aiuto di un prete amicoche crede nella sua vocazione,prova a seguire gli studi, seppurecon scarsi risultati. Le difficoltàdivengono insormontabili quandosi tratta di affrontare, in seminario,gli studi di filosofia e di teologia.Ma Giovanni Maria non demorde,accetta ogni umiliazione, e a Gre-

noble, nel 1815, a ventinove anniviene finalmente ordinato sa-cerdote. Diviene parroco di Ars,nella diocesi di Belley: per questomotivo viene chiamato il Curatod’Ars. Rimane parroco ad Ars percirca 42 anni e il suo ascendente èancora vivo nella parrocchia, cheha santificato con il suo apo-stolato. La fa rifiorire mirabil-mente con l’efficace predicazione,con la mortificazione, con la pre-ghiera e la carità.

Numerose sono le anime che si

Segue a pagina 21

ANNO SACERDOTALE

DON RAFFAELE BUTTOLEra un sacerdote, nato ad

Agordo il 9 maggio 1918 e mortonel mese di settembre 2009.Consacrato prete nel 1943, hasvolto la sua attività pastoraleper oltre 60 anni in varie par-rocchie.

Giovane cappellano, a Vododi Cadore, ha vissuto le giornatetragiche della guerra, dopo l’ar-mistizio del 1943.

Avvertiva la gente dei rastrel-lamenti tedeschi, era sempre incontatto con i partigiani, allafine venne denunciato e arre-stato.

Era l’ottobre del 1944 e venneinternato nel campo di concen-tramento di Bolzano. Rimasefino al 16 marzo 1945, quandoper interessamento del vescovomons. Bortignon venne liberato.

In diocesi, prima di assumereuna parrocchia, ebbe un breveincarico di direttore spiritualedei seminaristi, oltre 70, ospiti alSantuario di S. Vittore, perchécacciati dal seminario dai te-deschi.

Io frequentavo la secondamedia o ginnasio, come venivachiamata; così ho avuto modo diconoscerlo e di apprezzare i suoiconsigli e le sue prediche.

Siamo poi stati sempre amici.Ritiratosi dalla parrocchia ètornato ad Agordo suo paesenatale e aiutava l’arcidiacono,

ma anche le altre parrocchie so-stituendo i parroci per le Messe.

È stato pure a Livinallongo. Nel 2005, sollecitato dagli

amici, mandò alle stampe un suolibro autobiografico: “Pretenella Resistenza”, nel quale rac-conta le vicende di guerra e il suointernamento nel lager diBolzano con tutti i patimenti eprivazioni patite. È morto il 19settembre 2009, a 91 anni, la-sciando un bel ricordo di sé comesacerdote attivo, zelante, ge-neroso e dedito al bene deglialtri.

Don Alfredo

Don Nino Buttol il giorno del suo90o compleanno, festeggiato inValle di S. Lucano il 9 maggio2008.

«Le nuove del Pais» 21

rivolgono a lui, che trascorre ore eore nel confessionale. È ammi-rabile nella devozione a Maria, alRosario, all’Eucarestia. Estenuatodalle fatiche e macerato dai digiunie dalle penitenze, nel 1859 terminai suoi giorni nell’abbraccio del Si-gnore. Prima ancora che Pio XI loiscriva nell’albo dei Santi nel 1925e lo proclami Patrono del clero,Ars è diventata meta di pellegri-naggi. L’esempio che GiovanniMaria lascia a tutti i preti è quellodella possibilità della santità al-l’interno di un ministero ordinario.Giovanni Maria non fa nulla di ec-cezionale, ma vive ogni istantesolo e soltanto come uomo di Dio.

Ecco cosa scrive lui stesso:“Fate bene attenzione, miei fi-glioli: il tesoro del cristiano non èsulla terra, ma in cielo. Il nostropensiero perciò deve volgersidov’è il nostro tesoro. Questo è ilbel compito dell’uomo: pregare edamare. Se voi pregate ed amate,ecco, questa è la felicità dell’uomosulla terra. La preghiera nien-t’altro è che l’unione con Dio.Quando qualcuno ha il cuore puroe unito a Dio, preso da una certasoavità e dolcezza che inebria, èpurificato da una luce che si dif-fonde attorno a lui misteriosa-mente. In questa unione intima,Dio e l’anima sono come due pezzi

di cera fusi insieme che nessunopuò separare. Come è bella questaunione di Dio con la sua piccolacreatura! È una felicità questa chenon si può comprendere. Noieravamo diventati indegni dipregare. Dio però, nella sua bontà,ci ha permesso di parlare con Lui.La nostra preghiera è incenso a luiquanto mai gradito. Figlioli miei, ilvostro cuore è piccolo, ma la pre-ghiera lo dilata e lo rende capace diamare Dio. La preghiera ci fa pre-gustare il cielo, come qualcosa chediscende a noi dal paradiso. Non cilascia mai senza dolcezza. Infatti èmiele che stilla nell’anima e fa chetutto sia dolce. Nella preghiera benfatta i dolori si sciolgono comeneve al sole: anche questo ci dà lapreghiera: che il tempo trascorracon tanta velocità e tanta felicitàdell’uomo che non si avverte più lasua lunghezza.

Ascoltate: quando ero parroco aBresse, dovendo per un certotempo sostituire i miei confratelli,quasi tutti malati, mi trovavospesso a percorrere lunghi tratti distrada; allora pregavo il buon Dio,e il tempo, siatene certi, non mipareva mai lungo. Ci sono alcunepersone che si sprofondano com-pletamente nella preghiera comeun pesce nell’onda, perché sonotutte dedite al buon Dio”.

dalla pagina precedente

“Un grande sogno che siavvera”, queste le parole piùricorrenti tra gli sportivi chehanno assistito all’inaugura-zione del nuovo campo dicalcio a Cernadoi. Rivistonelle dimensioni, ripri-stinato nel vecchio e rivolu-zionato nel fondo di giocoche ora si presenta di unverde lucido perenne inquanto realizzato con un pro-dotto sintetico di nuova ge-nerazione. Fortementevoluto dalla precedente Am-ministrazione del Prof.Gianni Pezzei coadiuvato daLeandro Grones, il campo diCernadoi si presenta ora in

tutto il suo splendore 25 annidopo il primo taglio delnastro avvenuto nel 1984.

I giocatori dell’UnioneSportiva Fodom hanno la-vorato a lungo per preparareuna festa che sia all’altezzadell’evento ed è stata indo-vinata la scelta di richiamaretutti i giocatori che nel tempohanno scritto le pagine distoria di questo impianto.

Il sindaco Ugo Ruaz e l’As-sessore Lorenzo Pellegrinihanno manifestato a lorovolta la soddisfazione perquest’opera che permetteràai giocatori del Fodom di

Inaugurazione del nuovo campodi calcio a Cernadoi

Segue a pagina 22

Gli alunni della scuola elementare di Pieve a Romaper registrare una trasmissione del programma

Caccia&Pesca di SKY

Lo scorso mese di novembre ungruppo di alunni della scuola diLivinallongo delle classi quarta equinta, accompagnati dalle inse-gnanti Gabrieli E., Gabrielli E.,De Toffol A. e Detomaso F., dalpresidente della Riserva Alpina dicaccia di Livinallongo e dal con-sigliere Masarei Igor, hannovolato con Alitalia, verso la Ca-pitale, per registrare una puntatatelevisiva della rubrica setti-manale “Parliamo di Caccia” peril canale tematico Caccia & Pescadi SKY, presso gli studi Voxsondi Roma, il cui direttore è il dott.Bruno Modugno. La rubrica trattale principali tematiche e proble-matiche venatorie e ambientalidel territorio italiano discussedagli esperti del mondo della

caccia.B. Modugno, definito un’icona

della caccia italiana, è giornalistae scrittore, autore televisivo e re-gista, si occupa da 40 anni di pro-blemi venatori indagando sui ver-santi biologico- etico eantropologico della caccia riu-scendo a valorizzarla con vigore econ valide argomentazioni cul-turali.

Il canale “caccia e pesca”propone infatti le tematiche del-l’arte venatoria, della pesca e delpaesaggio italiano, ed esalta lanatura e le tradizioni italiane.

Su questo argomento gli alunnidella scuola primaria lo scorsoanno scolastico sono stati accom-pagnati in un percorso di studio incollaborazione tra scuola, cac-

ciatori e vari esperti di ambiente,natura e territorio. Gli obiettivi di-dattici conseguiti volgevano allaconoscenza approfondita sulla te-matica “ambiente e territorio”della nostra valle, con riferimentoparticolare alla flora e alla fauna.

Gli elaborati degli alunni sonostati raccolti ed integrati da per-sonale specializzato, qualiguardie faunistiche e studiosi delsettore e conseguentemente pub-blicati dalla Riserva stessa.

B. Modugno, venuto a cono-scenza della pubblicazione“Fauna e Caccia a Fodom, terri-torio, cultura, tradizione” che èstato distribuito a tutte le famiglieFodome e avendolo visionato, hainvitato i piccoli autori a presen-tarlo ad un palcoscenico na-zionale.

La Riserva si è quindi subito at-tivata per organizzare la trasfertaa Roma, con partenza alle 4 delmattino e rientro alle 20, che havisto i bambini protagonisti delprogramma che sono: Costa Fran-cesco e Matteo, Crepaz Milly,Denicolo Francesco, DenicoloGaia e Giulia, Fersuoch David,

Foppa Denis, Gabrieli Thomas,Rudatis Naim, Sorarui Davide eTestor Giulia.

È stata offerta loro la possi-bilità di esprimersi e raccontare iloro elaborati, davanti alle tele-camere, lasciando quell’im-pronta viva e creativa che solo ibambini sanno dare con tantaspontaneità.

Si ritiene siano momenti edu-cativi fondamentali e indimenti-cabili per la vita della scuola e lostrumento educativo più ap-prezzato, per ovvi motivi, daglistudenti.

Grande esperienze per tutti:bambini, insegnanti e accompa-gnatori.

Grones Leandro

Un momento della cerimonia.

22 «Le nuove del Pais»

tornare ad allenarsi e a di-sputare le loro partite nonlontano da casa. Sono moltiinfatti i giocatori impegnatinei vari tornei che vengonoorganizzati nella vallataagordina e che vedono damolti anni protagonisteanche le squadre fodome.

“Ora vogliamo le finali delTorneo Agordino” hanno ri-badito i ragazzi di mister

Foppa Roberto, allenatore incampo ma anche fuoricampo.

Un plauso a tutti coloro chehanno collaborato seguendole direttive di Andrea Palla eSandro Soratroi due veri pi-lastri della squadra delFodom.

(foto a cura diFranco Deltedesco)

Foto di gruppo in occasione dell’inaugurazione del campo sportivodi Cernadoi.

L’attività del VolontariatoAnche per quest’anno noi donne del martedì abbiamo fatto il

nostro dovere e possiamo ritenerci soddisfatte!!Dopo esserci ritrovate ogni martedì per questi ultimi mesi a S.

Giovanni con le suore, abbiamo realizzato tantissime composizionie ghirlande che sono servite ad ornare le tombe dei nostri (e non solo)defunti.

L’ottimo ricavato della vendita di queste ultime è andato anchequest’anno a 5 nostri missionari sparsi per il mondo: speriamo checiò possa aiutare in diversi modi tanta gente meno fortunata.

Ora che siamo in periodo di pausa abbiamo il tempo di tirare lesomme sul nostro operato e non ci resta che ringraziare coloro che cihanno aiutato e permesso di raggiungere questo risultato.

Innanzitutto un sincero grazie va alla comunità che ha acquistato inostri “capolavori” (anche se non sempre perfetti) e che ha lasciatodiverse offerte; le suore che gentilmente ci ospitano da anni e cimettono a disposizione il loro spazio (e ce ne vuole parecchio...) perlavorare; il Comune di Livinallongo che ci ha donato una pianta, chil’ha abbattuta e chi ha tagliato le basi per le composizioni; tutti coloroche hanno speso un po’ del loro tempo libero procurandoci il neces-sario per realizzarle: tanto “verde”, fiori e decori fatti a mano contanta cura.

Non dimentichiamo di ringraziare le nuove arrivate che hannocontribuito alla realizzazione del nostro progetto di volontariato e disolidarietà.

Ricordiamo che il nostro gruppo è sempre felicissimo di acco-gliere chiunque avesse voglia di aggregarsi, che porti pure tantabuona volontà e un sacco di idee nuove!

Le donne del martedì

NCONTADA NANTER I DISCENDENC DE IACODABERTO (DE LUCA) DA CIASTEL N domënia

ai 30 de agost de sto ann, ijermagndiscendenc deIaco Daberto daCiastel i sandavò ciapé n taFodom, perpodei passé nagiornada auna.

Per lori FrateOdone daBornechl’é vignú sunauté nte la glejiadì Andrac azelebré la mëssae n te chëlaocajion i sarecordé de duc i parenc.

L’ e bele l terzoviade che duccánc i e vignusadallerc per senconté e i s’áproprio giaudúla giornada. N te la foto laparentela de idiscendenc deIaco Daberto.

Il campo da calcioin sintetico

di “Freine” è realtà

Il sindaco Ugo Ruaz taglia il nastro che inaugura ufficialmente ilnuovo campo da calcio sintetico di Freine.

“Adesso dateci le finali deltorneo agordino”. Nel giorno del-l’inaugurazione del nuovocampo di calcio in sintetico di“Freine ”, che si è tenuta do-menica 27 settembre, la squadradel Fodom ha lanciato la sua can-didatura ad ospitare la giornataconclusiva dell’edizione numero37 del torneo ai vertici del Csi,presente all’avvenimento con il

presidente Dario Dal Magro ed alComitato Agordino. E ne ha tuttele ragioni.

La struttura ora si presenta traquelle più all’avanguardia del-l’intera provincia, con un tappetoin sintetico di ultima generazioneoltre ai servizi, come gli spo-gliatoi, completamente rimessi anuovo grazie al lavoro, total-mente volontario, dei tanti ra-gazzi della squadra e dei soste-nitori. È stata un’autenticagiornata di festa e di sport, ini-ziata di buon mattino con le primepartite del triangolare orga-nizzato tra le vecchie glorie delcalcio fodom.

Alle 11 il decano di Livinal-longo, mons. Alfredo Murer, hacelebrato la S. Messa in mezzo alcampo, accompagnata dai cantidel Coro Parrocchiale S. Iaco. Èseguito poi il taglio ufficiale delnastro da parte del sindaco UgoRuaz, il quale ha ricordato l’im-pegno della precedente ammini-strazione Pezzei nella realizza-zione della struttura, che haottenuto un finanziamento di 120mila euro dalla Regione. Il resto,

oltre 350 mila euro, sono a caricodel Comune.

È toccato così all’assessoreallo sport, Lorenzo Pellegrini, ri-cordare quando, a cavallo tra glianni ’60 e ’70, i ragazzi di allora siaccontentavano di dare qualchecalcio ad un pallone nel piccolopianoro di “Freine”, tra i buchi e lemucche con le porte più alte chelarghe. Erano gli anni delle sfide

tra le Frazioni, “con tanto campa-nilismo, ma bellissimo esempiodi socializzazione”. Poi i primilavori voluti dall’amministra-zione Trebo, conclusisi nel 1984con il primo vero campo, rea-lizzato, anche allora, dall’ammi-nistrazione Pezzei. “Ora l’au-spicio è che questo campo vengasfruttato in modo assiduo e re-sponsabile” ha concluso Pelle-grini, elogiando il lavoro dei vo-lontari.

“Non rimarrà una cattedralenel deserto” ha assicurato Gian-paolo Soratroi, portabandieradella squadra del Fodom, che hasottolineato l’impegno dell’alle-natore Roberto Foppa e del ca-pitano Sandro Soratroi ed ha ri-volto infine un ricordo a FaustinoDagai, Daniel Crepaz, SoavePellegrini e Fausto Dorigo,sportivi fodomi che non ci sonopiù, ma che sarebbero felici dipoter giocare su questo campo“sempreverde”. La giornata èproseguita poi con una partita tradue formazioni giovanili e le finalidel triangolare.

(SoLo)

dalla pagina precedente

«Le nuove del Pais» 23

Andreas Crepaz “Polonàt”di F. Deltedesco

Un rinomato artista fodomconosciuto in Europa e non soloil cui impegno artistico venneonorato con il conferimentodella Croce della RepubblicaAustriaca e di molte altre onori-ficenze.

Una breve premessa: nel2006-2007 il Dr. Victor Strobelche risiede a Bolzano si mettevain contatto con me, in quantogestore della Biblioteca e delMuseo di Fodom chiedendomidi poter inviargli qualche pub-blicazione riguardante la terrafodoma che egli avrebbe fattorecapitare a Anton Crepaz “Po-lonàt”, figlio di Andreas, cheessendo ammalato avevaespresso il desiderio di avereaccanto qualcosa che gli avessericordato la sua terra d’origine.

Purtroppo alla fine del 2008il nostro concittadino è passatoa miglior vita.

Il Dr. Victor che era in con-tatto con questa famiglia ed inparticolare con la nipote delloscultore Andreas si è immedia-tamente interessato affinché siinstaurasse un rapporto cheavrebbe permesso di conoscerea fondo le qualità artistiche delpersonaggio.

Pertanto è stato fissato un in-contro a Pieve di Livinallongoper il 10 settembre, incontroche ha dato modo di conoscereil Dr. Victor Strobel, la Dott.saPetra Tricke dell’Università diDortmund ed in particolareDorothea Crepaz “Polonàta”,nipote dell’artista Andreas.

In questa occasione, la si-gnora Dorothea ha consegnatoal Museo di Pieve i progettidelle opere e gli attrezzi dalavoro del nonno unitamente avaria documentazione.

L’incontro, al quale hannopartecipato il sottoscritto,Gianni Pezzei, Guglielmo Ga-brielli e Bruna Grones si è con-cluso con la visita alla chiesa diSan Giovanni, in quanto il bas-

sorilievo “Ultima Cena” alportone d’entrata e i quadridelle stazioni sono opera delpittore e scultore Andreas.

La nipote Dorothea nonpoteva quindi fare a meno direcarsi a Carpac per rivedere lavecchia casa nella quale, finoverso il 1920 aveva vissuto la fa-miglia dei Polonàc, prima dispostarsi sulla strada delle Do-lomiti dove, in una baracca inlegno gestivano un negozio dialimentari e tabacchi (oggi alsuo posto è stata fabbricata lacasa Demattia).

Un’importante testimo-nianza la dà Rosa Pellegrini nelsuo libro quando parla del ri-torno dei profughi: “.... perultima l è rué mëda Polonëta consuo neou Lino, l prum tosat de suafia Marta e, n seguito co l è mòrt stanòna, l è ju venù la cèsa a mëdaBèrbola Baga e Paulo Fèverd’Andrac”.

In ricordo dello scultore An-dreas Crepaz.Dal giornale “Tiroler Na-chrichten” del 21 maggio 1963(traduzione in italiano ad operadel Dr. Victor Strobel).

Andreas Crepaz nacque il10 luglio 1877 a Buchenstein(Carpac).

In questa patria, immersanella natura, si è sviluppato finda subito il suo talento, per ap-prodare poi in una carriera arti-stica.

L’impegnativa scuola in valGardena gli insegnò che la co-noscenza ed il successo si ot-tengono solo con un durolavoro.

Dopo questo ottimo studio sitrattenne per alcuni anni in di-verse città dell’Austria e dellaGermania per perfezionare ilsuo sapere.

La sua produzione cominciòin Solbad Hall (Tirolo) dove virimase per ben sessant’anni.Alcune delle sue opere sono

Da SX: Bruna Grones - Dorothea Crepaz - Viktor Strobel - FrancoDeltedesco - Gianni Pezzei - Guglielmo Gabrielli.

Hall in Tirol: Andreas Crepazassieme alla moglie Aloisia nel1952 in occasione del 50o di ma-trimonio.

sparse per il mondo e testimo-niano il suo valore artistico.

Il noto storico dell’arte Prof.Anselm Weissenhoer in una ri-vista del 16 febbraio 1936scriveva su Andreas Crepaz:“Le sue opere danno al fe-nomeno terrestre qualcosa diprofondamente religiososenza venir meno all’impegnoartistico”.

Non è possibile in così pocherighe riassumere tutte le suenumerose opere monumentaliin legno e in pietra. Alcune co-munque vanno tuttavia ri-cordate. Queste, grazie algrande valore artistico, rimar-ranno sempre in memoria.

La Madre Dolorosa che fucollocata nella camera ardentealla morte del CancelliereDollfuss (Vienna), opera digrande intensità.

Il grande dirigente HansKnappertsbusch volle anchelui la stessa scultura per latomba di sua figlia.

Notissimo il Crocefisso perla festa Emmerich a Budapestdel 1930, che fu trasportato inprocessione da dodiciSchützen tirolesi. Il Crocefissofu collocato nella chiesa dei Do-menicani e viene veneratocome un’immagine mira-colosa.

Il suo impegno artisticovenne onorato con il conferi-mento della Croce della Re-pubblica Austriaca e di molteatre onorificenze.

La scomparsa di questogrande artista viene rimpianta

non solo dalla sua consorte, chegli diede ben sette figli e con laquale convisse 61 anni felici,ma anche da tutta la sua fa-miglia, i molti amici e cono-scenti di città e regione.

Dall’atto di nascitadi Andreas Crepaz:Andreas CrepazNato a Crepaz il 10-07-1877da Giuseppe Crepaz, nato il03-01-1847 e da MaddalenaPalla di Cherz, nata il 15-02-1852.Battezzato da don Giuseppe(Gasser ?)Madrina: Rosa Palla di CherzOstetrica: Teresa Pezzei diOrnellaMorto a Hall in Tirol nel 1963.

90 ANNIDelunardo Eugenio da

Larzonei, il 29 settembre hafesteggiato il traguardo dei 90anni di vita. Ha voluto con sé econ la moglie Frida tutti i figlie nipoti liberi da impegni dilavoro.

Nell’ampia e ordinata“stua” è stata celebrata la S.Messa di ringraziamento conbrevi parole di augurio delparroco. Una nota di mestiziasi vedeva sul volto di tutti perla mancanza del figlio Ferdi-nando, morto improvvisa-mente due mesi prima e delgenero Rodolfo (Rudi),marito di Agnese, pure lui de-ceduto nel mese di maggio.

Alla fine non sono mancatele candele da spegnere, letorte e varie leccornie pre-parate con tanto amore dallefiglie e nuore.

Eugenio e la moglie Frida,

durante il rito, hanno chiestodi ricevere anche l’Unzionedei malati.

Alla fine, commossi hannoringraziato il parroco e tutti ipresenti per la bella festa. A Eugenio vadano nuova-mente tanti auguri di vitaserena!

24 «Le nuove del Pais»

C’era una volta un vasaioche aveva tre buoni amici.All’avvicinarsi del Natale,volle preparare un regaloper ognuno. Ma non unregalo qualunque: qualcosache avrebbe fatto con le suemani e che sarebbe statocome un messaggio del suocuore. Con un po’ di creta,costruì una colomba e misesulla sua schiena unacandela. L’accese e portò ilsuo dono al primo amico di-cendogli: “Che la fiammadella pace bruci semprenella tua casa”. Ma questoamico era uno sbadato. Nonfece attenzione al mes-saggio che gli portava la co-lomba e la candela si spensepresto.

Il vasaio costruì poi unastella. Vi posò sopra unacandela e l’accese. Por-tandola al suo secondoamico, gli disse: “Che lastella della fiducia ti illuminila notte”. Questo amico eratroppo diffidente e, messada parte, la candela presto sispense e non illuminò lanotte nella casa.

Il vasaio costruì un sole peril suo terzo amico. Vi posesopra una candela, l’accesee glielo offrì dicendo: “Che ilsole dell’amore ti riscaldiogni giorno”. Ma questoamico non aveva capito che,nella vita, amare è la cosapiù importante. Anche la suacandela si spense senzarumore.

E per sé il vasaio realizzòun fiore. Vi pose sopra unacandela, l’accese e disse:“Che il fiore della speranzanel mio cuore non appas-sisca mai”.

Il fiore sembrava moltofragile, ed egli lo curavamolto. Quando rivide gliamici fu preso da tristezzanel vedere che non avevanocapito il significato dei suoiregali. Ma, con il suo fiorecosì fragile, poté accenderela candela di ciascuno, di-cendo: “Finché vivrà la spe-ranza nel cuore degliuomini, sulla terra potrannoardere sempre la pace, la fi-ducia e l’amore.

Da un raccontodell’America del Nord

LE QUATTRO CANDELEDEL VASAIO

La predica di don Simone Ballisil giorno del patrono S. Giacomo

San Paolo ci ha parlato, nella se-conda lettura, di un tesoro preziosoche è stato posto nelle nostre mani.Ci viene consegnato gratuita-mente dal buon Dio, ci viene af-fidato con fiducia affinché noi locustodiamo con amore gelosa-mente. È qualcosa di preziosoquesto tesoro, più prezioso di tuttol’oro che c’è nel mondo. Diamo unnome allora a questo tesoro, po-tremmo dire che esso è l’amore e lagrazia di Dio che entra in ciascunodi noi come un balsamo e ci plasma,ci modella. E l’amore che entra innoi non è l’amore che ci rac-contano le telenovele o le fiction,ma è l’amore di Dio, l’amore diGesù che ci ha mostrato vera-mente che cosa significhi amare,cioè donare, rispettare, esserci,perdonare, costruire insieme aglialtri. Ecco il vero tesoro che Dioaffida a ciascuno di noi.

Anche San Giacomo, come inmaniera privilegiata tutti gli apo-stoli, è stato toccato da questagrazia, da questo tesoro da cu-stodire gelosamente. Luichiamato, lui scelto da Gesù peruna missione grande, incontrandoe sperimentando la vicinanzaamicale, fraterna del Maestro, haassaporato e gustato l’amore vero,per poi averlo vissuto per tutta l’e-sistenza, specialmente nel suo apo-stolato, che non deve essere statolungo, in quanto decapitato daErode verso il 44 d. C. come ci atte-stano gli Atti degli Apostoli.Giacomo ha donato tutto, è statotestimone fino in fondo, fino almartirio; potremmo dire che hacompreso bene la preziosità deltesoro che aveva tra le mani e lo hafatto fruttare, spendendo energie etempo per testimoniare e annun-ciare l’amore di Dio che desiderasolo il bene e la felicità piena per i

suoi figli, portandoli a condividerela sua stessa realtà cioè quella difigli amati, desiderati, scelti, eredidel Regno di Dio.

A tutti il Signore affida questotesoro e consegnandocelo ci diceche dobbiamo stare molto attenti acome lo trattiamo perché esso civiene consegnato in vasi di creta, èun tesoro talvolta fragile. Se nonprestiamo la nostra attenzione percurarlo, per osservarlo e per farlofruttificare, c’è il pericolo che ilvaso si spezzi, si deteriori, e allora lavigilanza è l’antidoto giusto pernon cadere nella stessa tentazionenella quale è caduta la mamma diSan Giacomo che, come abbiamosentito nel Vangelo, chiede a Gesùche i suoi figli siano seduti uno allasua sinistra e uno alla destra. Pos-siamo pensare anche bene e chel’intenzione di questa donna nonsia stata cattiva, ma come tutte lemamme desiderava una posizionebuona per i suoi figli, che stesserobene. Ma Gesù prende lo spunto daquesta richiesta, per cambiare laprospettiva, per dirci che la logicaevangelica, la logica dell’amore,non è basata sui primi posti, suposti di onore. Il cristiano fedele,testimone di qualcosa di grande,non può pensare di essere cri-stiano, di essere nella Chiesa pre-tendendo di ricevere una buonaposizione, non è pensabilesfruttare Gesù per farsi una posi-zione, per guadagnare davanti aglialtri. No, la logica di Cristo, chedeve essere sempre la logica dellaChiesa, non è questa, ma quella diun’umanità che non si annulla cer-tamente nella sua crescita, nel suoprogredire, ma deve essere tesa avivere con frutto l’unica cosa ne-cessaria cioè l’amore, quel tesoroprezioso che ci è stato affidato,vivere e donare amore, farlo cir-colare nelle realtà in cui viviamosenza pretendere che gli altri cibattano le mani, ci dicano chesiamo bravi, ma viverlo con senti-menti di gratuità, con uno stile divita semplice.

In un mondo dove talvoltaconta soltanto ciò che appare, ilguadagno, l’essere al di sopra deglialtri per dominarli, Gesù oggi ci ri-corda che solo l’amore è l’unicavera realtà che può appagare ilcuore dell’uomo e che lo fa sentirepienamente realizzato. L’amore,dono grande che deve essere al disopra di tutto e che ci fa stare aquell’ultimo posto proprio per farpassare davanti al nostro io, alnostro protagonismo, proprio Lui

l’amore, quello evangelico. El’amore così inteso ci fa vivereun’altra virtù quella dell’umiltà.

L’uomo che è aperto all’amore

che lo vive, si fa piccolo, si mette al-l’ultimo posto con la certezza chenon è mai arrivato alla fine del suocammino, mai finirà di speri-mentare e vivere l’amore, perchéne sentirà il bisogno e allora solol’amore ci darà felicità, perchél’uomo è fatto per l’amore. E l’at-teggiamento di umiltà ci per-metterà di VEDERE i bisogni e lesofferenze dei fratelli e allora laparola amore non resterà unalettera morta o vissuta in qualcherara occasione, ma una realtà con-creta che plasmerà la nostraumanità e ci porterà a chinarci suibisogni di ogni uomo, ci inviterà afarci piccoli, farci servi dell’u-manità. Solo così il cuore del fra-tello si renderà sperimentabile, ac-cessibile, solo così il nostro cuorediventerà grande perché pieno diamore, perché capace di condi-videre le sofferenze del nostroprossimo, solo così incontreremo ilcuore di Dio, il cuore di Gesù che ciha mostrato come si ama e come siama davvero, venendo in mezzo anoi non per essere servito, ma perservire e donare la vita per tutti. Siaquesto il nostro impegno, comecristiani: dare la vita amandogiorno per giorno come ci ha inse-gnato Gesù. San Giacomo ci as-sista nel vivere questo impe-gnativo ma gioioso e fondamentalecompito.

«Le nuove del Pais» 25

✔ Alla Chiesa di S. Giuseppe diDigonera il pittore Pin ha of-ferto generosamente un di-pinto raffigurante la deposi-zione di Gesù dalla croce. Ifedeli, venendo per la s.

Messa lo ammirano per i suoicolori e per i personaggi;inoltre lo sfondo ricordal’ambiente locale. Siamograti al pittore per il graditodono!

✔ Il lattoniere Marco Coda-longa da Colle, nel mese diottobre, ha eseguito alcunilavori sui tetti delle chiese edella canonica. A Larzoneiha rifatto il camino della cen-trale termica, rovesciatodalla neve lo scorso invernoe ha fissato in parte le lamieredel tetto, sperando di com-pletarlo nella primaveraprossima, con “un braccio”più grande della grù. APieve, sulla canonica, ha ag-

giunto due paraneve nuoviper evitare specialmente lacaduta di ghiaccio o neve. AdAndraz ha riparato e in partemessi nuovi grondaia e plu-viale del porticato davantialla porta laterale, rovinatadai ragazzi giocando alpallone.

A Digonera, ha rifatto laguarnizione con silicone at-torno alla “cravatta” delcampanile, sul tetto dellachiesa.

Lourdes: sono i pellegrini di Livinallongo, Digonera, Rocca e Lasteche hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano a Lourdes dal 10al 16 settembre. Sullo sfondo c’è l’altare e la statua di S. Bernadette:ricorreva quest’anno il 130o anniversario della sua morte.

Marco Codalonga sta salendo la lunga scala per mettere i paranevesul tetto della canonica.

Il 21 Giugno 2009, in unabella giornata estiva, anchese un po’ fredda, ci siamotrovati in più di 40, fra do-natori e non, a Lasta, sopraCorte, per iniziare la 5a cam-minata “su le pedie de nuoscvegli”, manifestazioneideata alcuni anni fa dalcompianto Sergio Masarei,segretario della sezione diFodom per circa 30 anni, eche i donatori di Sangue,tempo permettendo, orga-nizzano ogni anno.Ci siamo avviati, alcuni congamba veloce, altri più len-tamente, verso “La Màn eCason dei Mànc”. Dopo l’irtasalita siamo arrivati sul “Colda la Ròda”, dove era pro-grammata la visita al ri-fugio-bunker Von Bank, co-struito e usato dalle truppeaustriache nella guerra15-18. Dobbiamo Ringra-ziare il “Cicerone” d’occa-sione Franco Deltedescoche ha illustrato ai presentila storia e la funzione dellagalleria-rifugio.

Usciti dal boschetto di“velme e cirum”, sul pianorodi “Col da la Ròda”, con unpanorama meraviglioso, ciaspettava il marendél, pre-parato nel frattempo daAndrea e Renato.

A pancia piena ci siamoriposati, ammirando difronte a noi l’altra partedella valle con le frazioni diOrnella, Roncat, Sottin-ghiazza, Sottile e Davedino,e Franco ha colto l’occa-sione per narrare la leg-genda del “Maier da Cajèra”,

in cui sono riportati proprioquesti luoghi.Siamo quindi ripartiti perarrivare a “Ferdòle”, pia-noro ai piedi delle primependici del Col di Lana, no-minato spesso nei libriscritti sulla guerra 15/18combattuta a Fodom.Passati il piano di “Ferdòle”abbiamo imboccato il sen-tiero lungo il bosco che ciavrebbe portato a Sief.Prima di arrivare a Sief,ancora nel bosco, abbiamosentito il classico profumodelle salsicce alla griglia e,pur avendo mangiatoappena un’ora e mezzaprima, ci ha fatto tornarel’appetito.

A Sief le donne del di-rettivo (Sabina, Marisa e Pa-trizia), sotto la direzione delsegretario di sezione, Fabio“Crù”, avevano approntatoun servizio di mensa all’a-perto in cui non mancavaproprio nulla.

Abbiamo mangiato ab-bondantemente e tranquil-lamente in compagnia, al-l’aperto, constatando labuona riuscita della mani-festazione, salutando gliospiti riconoscenti e pen-sando già dove organizzarela camminata del prossimoanno.

Un ringraziamento vaagli abitanti di Sief e inspecial modo al Bino Simone alla Milia che ci hanno per-messo di usare il loro fienilecome deposito del mate-riale usato per l’organizza-zione della festa.

Associazione BelluneseDonatori di Sangue

SEZIONE DI LIVINALLONGO

I cacciatori della sezione di Livinallongo.

26 «Le nuove del Pais»

Pedie, comozion, amicizia e...glèsene sul Teriòl Ladi

L percors del Teriòl Ladin.

Vigni ann, se l temp nosceca, la seconda domënia desetembre l’Union dei Ladinsda Fodom la mët a jì na ca-minada sul Teriòl Ladin, cheròda dut dintourn al Còl deLana.

L teriòl l è ste studié fòracon gran cura e pasción dalGilberto Salvatore, pre-scident de la Lia Ladina daMont da Fodom e inauguré nvia ufiziala ntel 2001. La granmarevoia l’é che ogni chèrtde ora muda ju la veduda demont e val e l ogle e l cuor i seconforta per tánta belëza,don del Creator.

La comozion de passé enpèsc e amicizia ulàche la stu-pidité de la vièra l’à semenédemè mòrt, ne fèsc pensésoura e recordé. N chëst ann lè ste pensé de fè l Teriol Ladindel auter vièrs, per cambié lsciolito program e percieche lpreve che ava da dì la Mëssa lassa fat plù saurì! Son partìsda plaza de Daghè del vièrsde Ciamplò, nia sfadious.

Na bela strada da mont chepassa su per le Pale Storte,damprò i tablei de chi de Palae Daghé... chèlche un l no ie l àfata a tignì l gran peis de la neide nstouta e l s’à cufé.

Ma a auzé la testa te restáve

a bocia dalvierta, bel chiet, acialé n pastorëc de ciamourccon tánc de asoi che sautávada na riva a na crëpa... n saràsté plu de vint!! Sot al Spiz deCiamplò son jus a vedei la ca-verna ulache l’é n’acuila zu-plada nte la crëpa dai saudei

taliagn. Marindel sunCenglei, e pò jù del viers deCënabona co la bocia trèsplena de glèsene e garnëte.

Na gran neola neigra la n’épassada bel soura l cé, e pò lase n’é juda via n Poure e cialé lJou de le Omblie nsomiáva

che vegne plù ciaro. Mah, sevedarà co che l ciel cialaràfora cánche outaron via per leSelëghe.

L’eva proprio ora de sefermé a mëte vèlch sot aidenz, chëla buja ulachepaussa bestiam l’è cuaji fòra nsom a le Selëghe.

Co la calma e davò avei fat l“pieno de energia”, sonpassei sot Spiz de le Selëghe evia per le Pale de Col de Lanacon n bon vare, ence per-cieche l’aria l’eva dura!Puoch mpruma de rué ai Cia-diniei, l è vignù fora l sorogleche l n’à compagné per dutala bela Mëssa, zelebrada daPadre Eugenio Rossi. Se n sonjus da ilò duc auna.

Ruèi nte strada dei Riparion saludé Padre Genio e belmprescia son caminèi delvièrs de Daghè.

L ciel deventáva très pluscur! On sentù le prume gotea n pèr de menuti da le ma-chine che ne spetáva sunplaza de Daghé. Son saludébel mprescia che l à scomencéa draié. Grazie de la bela com-pagnia ence se sonve de puoc(puoc ma bogn) e cuaji mira-colèi dal temp. A nnauterann!

(Bruna)

Grande festa per la carovana dei 100 annidella Strada delle Dolomiti

Nel pomeriggio di sabato 12settembre, Arabba ha accolto conuna grande festa la carovana delleauto storiche partita venerdì daBolzano per ricordare i 100 annidella strada delle Dolomiti. Al-l’arrivo della prima vettura, unaFerrari 430 Scuderia, il temposembrava essersi fermato per unattimo.

Il corteo è stato accolto dallaBanda da Fodom, con i costumi edalcuni strumenti musicali del-l’epoca, la Schützenkompanie Bu-chenstein ed i maestri della ScuolaSci di Arabba, anche loro negliabiti e con gli sci d’epoca, chehanno animato poi la sfilata tra levie del paese, seguita da centinaiadi persone assiepate lungo lastrada, chiusa per l’occasione altraffico. Al loro arrivo, ogni equi-paggio ha ricevuto dalle mani dialcune donne con il costume tipicoladino di Fodom un omaggio flo-reale in segno di benvenuto.

Al passaggio delle vetture, ipompieri volontari di Livinal-longo hanno dato una dimostra-zione di funzionamento di unavecchia pompa a mano originaledei primi del ’900, creando unospettacolare arco d’acqua. In

piazza esposti anche alcuni para-carri originali che segnavano lastrada, con un artigiano intento ascolpirne uno per il centenario.

L’ingresso nel territorio Fodomdella carovana, proveniente dallaVal di Fassa, ha avuto il suoprologo nel primo pomeriggio alPasso Pordoi. Lassù le auto hannosfilato per il concorso “Bellezzadinamica”.

Il riconoscimento, assegnato dauna giuria di 25 giornalisti al se-guito della carovana, con il qualesarà premiata l’auto più rappre-sentativa. È seguito il pranzo all-’Hotel Savoia, inaugurato an-ch’esso cento anni fa e lascopertura del cippo storico, appo-sitamente restaurato per l’occa-sione, che ricorda appunto i lavoridi costruzione della Strada delleDolomiti.

Qui, idealmente, c’è stato il pas-saggio di testimone tra il sindaco diCanazei Fernando Riz e quello diLivinallongo Ugo Ruaz. Come av-venuto in ogni tappa fin qui per-corsa dalla carovana, anche daArabba gli equipaggi, tutti colle-zionisti d’auto soci del Cortina CarClub, hanno ricevuto il simbolicopassaporto della Strada delle Do-

lomiti dove è stato apposto iltimbro che ricorda il passaggio interra fodoma. Ammiratissime leauto schierate sulla piazza diArabba. Tra le più “storiche” unaLancia Lambda Serie Torpedo deiprimi anni ’20 e una Ford ARoadstar. E poi via via altre vetturerappresentative delle varieepoche, fino all’ultimissimaFerrari Scuderia.

Sulla Bmw 3.0 Csi un’ospited’eccezione, Kristian Ghedina,che si è divertito anche ad“aiutare” i pompieri a manovrare

la pompa a mano. “È stata un’ac-coglienza bellissima” il suo primocommento. “Io alla fine sono diqui, ma immagino l’emozionedegli equipaggi che vengono dafuori, in questo scenario ma-gnifico. È stato emozionante farequesto percorso e pensare l’evolu-zione della tecnologia e del tu-rismo che hanno vissuto questevallate”. E poi ricorda unaneddoto.

“Mia nonna mi raccontava cheveniva a piedi da Cortina a Fodomper prendere il burro, quando nonc’era ancora la strada”.

“Soddisfatto l’assessore al tu-rismo del Comune Fodom ManuelRoncat che ha coordinato la mani-festazione. “Oggi” dice abbiamovoluto far assaporare i costumi, icolori ed i profumi di Fodom”.

(SoLo)

Pieve, 8 novembre: Giornata del Ringraziamento.

«Le nuove del Pais» 27

La tutela del ladino deve ripartire da lingua e scuolaProposte dal “Di de l’Unité Ladina”

Ripartire dalla lingua,dallo stesso Ladino, per co-struire l’unità, in prospettivaanche amministrativa, deiLadini. Questa la propostauscita dal convegno che si ètenuto il 26 settembre adArabba, organizzato dal-l’Union Generala di Ladinsdla Dolomites, nell’ambitodella giornata dedicata alla“Unité Ladina”.

“Per essere tali i ladinidevono parlare un buonladino. Incominciamoalmeno a coniare neologismicomuni” è stato l’appello,condiviso dai partecipanti,Paul Videsot, uno dei re-latori. Ma c’è stato spazioanche per l’autocritica:“Molti confini se li sono creatigli stessi Ladini”. Il mondoladino si è riunito ieri adArabba, presenti alcunisindaci delle vallate del Sella,esclusi quelli della ValGardena e molti rappresen-tanti di istituti ed associa-zioni culturali ladine, perparlare delle conseguenzeconseguenti alla spartizionedei Ladini in due regioni e treprovince.

La prima, quella più evi-dente, ovviamente, il diffe-rente grado di tutela traBolzano, Trento e Belluno.“Le prime due hanno buoneleggi.

Venezia non ci tutela perniente. Anzi quando puòcerca di eliminarci”, haesordito la presidente del-l’Union dei Ladins da Fodomnonché assessore provin-ciale, Daniela Templari. Piùdura la presidente del-l’Union Generala di Ladinsdla Dolomites, l’ampezzanaElsa Zardini.

“Ci stanno italianizzando,ci stanno cambiando la men-talità”, ha detto, ricordandoperò nel contempo una re-cente tesi di laurea di uno stu-dente ampezzano, dallaquale emerge che Ortisei nonha meno problemi di Cortinain questo senso. La prima sista tedeschizzando, la se-conda italianizzando. Par-lando delle varie leggi ditutela approvate negli anni afavore dei ladini bellunesi, ildirettore dell’Istitut LadinCèsa de Jan, Moreno Kerer, siè soffermato sulla leggequadro 482/99. “Una leggeche ci riconosce ma spesso èinapplicabile”, ha ricordato.“I fondi arrivano con due otre anni di ritardo e l’insegna-

mento del ladino nelle scuoleè affidato alla disponibilitàdegli insegnanti”.

Leander Moroder, di-rettore dell’Istitut CulturalLadin Micurà de Rü, ha rico-nosciuto nel Dolomiti Su-perski l’organizzazione cheha saputo far collaborareconcretamente le vallateladine.

Concetto ripreso anche daFabio Chiocchetti, dell’IstitutFajon di Fascègn della Val diFassa, il quale ha evidenziatoanche come i confini lingui-stici e politici siano ormai en-trati nella testa dei ladini.desot, professore all’uni-versità di Bolzano, si èschierato poi contro il pe-daggio sui passi.

“Non sia mai che i ladinidebbano pagare per incon-

Il tavolo dei relatori al “Di de l’Unité Ladina”.

trarsi”, ha detto.Ha concluso gli interventi

il collega universitario Cri-stofer Pan, che si è detto fidu-cioso sul buon esito dell’iterdel referendum dei tre

comuni ladini. “Per la lorofutura integrazione nellaprovincia di Bolzano”, ha an-ticipato, “servirà un orga-nismo ad hoc”.

(SoLo)

Pericolo cervi, arrivanole tabelle luminose

Su iniziativa di Veneto Stradesono stati installati in vari puntidella rete viaria provinciale, deiparticolari dispositivi di segna-lazione visiva elettronici, cheserviranno a segnalare agli auto-mobilisti il pericolo di attraver-samento di animali selvatici,cervi in particolare. In tutta laProvincia ne verranno posi-zionati ben 56 nei tratti stradalipiù a rischio. Di questi 20 sono inAgordino: 5 a Livinallongo, 2 adAlleghe, 5 a Rocca Pietore, 4 aVallada e 4 San Tomaso.

Un’iniziativa alla qualeplaude il presidente dei DistrettiVenatori dell’Agordino Lean-dro Grones. “Per questi inter-venti a tutela della fauna ma so-prattutto degli utenti dellastrada, fa sapere, ho inviato unanota di ringraziamento al re-sponsabile di Veneto StradeSandro D’Agostini e all’as-sessore regionale alla mobilitàRenato Chisso”.

L’iniziativa si va ad ag-giungere al protocollo d’intesasottoscritto, ancora nell’au-tunno scorso, tra Provincia,Anas, Veneto Strade, i Comuni ele Riserve di Caccia di Cortina,San Vito, Livinallongo, Lentiaie Trichiana che prevede la rea-lizzazione di 11 interventi speri-mentali per affrontare e arginareil problema sui tratti più peri-colosi di alcune importanti ar-

terie di comunicazione, indivi-duati in base ai dati raccolti negliultimi 10 anni.

Finora la Provincia ha rea-lizzato il progetto preliminareper il tratto tra Cortina e S. Vitosulla SS 51 Alemagna, quello traVilalghe e Marziai sulla SP 1 esta affidando l’incarico per glialtri interventi, di cui ben 4 sonoin comune di Livinallongo. Ilproblema si presenta conmaggior frequenza in alcuni pe-

riodi dell’anno, come spiegaancora Grones.

“Si è appena concluso il pe-riodo degli amori del cervo cheha comportato un aumento dellamobilità del selvatico. Qualcheincidente c’è stato, ma perfortuna senza gravi conse-guenze. Ora ci si appresta ad en-trare in un altro periodo del-l’anno in cui gli utenti dellastrada devono prestare molta at-tenzione.

Gli ungulati sono attratti daiprati ben curati di fondovalle etra non molto le prime nevicatecomporteranno inevitabilmentel’utilizzo del sale sulle strade,che attirerà sulle scarpate dellestrade svariati selvatici. Il so-praggiungere improvviso diun’autovettura può spaventarel’animale causando reazioni im-provvise e assolutamente im-prevedibili. L’appello quindi èdi prestare massima atten-zione”.

Nel 2008 la popolazionestimata di cervi sul territorioprovinciale contava ben 7 mila500 esemplari (nel 1989 erano 2mila 500). Quattordici mila i ca-prioli. E gli incidenti sono cre-sciuti in proporzione. Dagli 8 del1990 si è passati ai 180 del 2005(125 con caprioli e 55 con cervi)ai 299 del 2008 (177 con capriolie 122 con cervi).

(SoLo)Una delle tabelle installateanche a Fodom.

28 «Le nuove del Pais»

STATISTICA PARROCCHIALEBATTESIMI

1. DELAZZER JESSICA di Roberto e di Selle Luciana, Pieve,nata a Belluno il 05.07.2009 e battezzata a Pieve il 04.10.2009.

2. CREPAZ GIACOMO di Mauro e di Ren Erika, Salesei di sotto,nato a Pieve di Cadore il 07.09.2009 e battezzato a Pieve il25.10.2009.

Fuori parrocchia:1. MANFROI ANDY di

Mirco e di Cassan Adriana,Cencenighe, nata aBelluno il 09.11.2008 e bat-tezzata a Cencenighe il03.05.2009.

2. SCOLA AURORA diStefano e di Cassan Fa-brizia, Campestrin diFassa, nata a Cavalese (TN)il 31.01.2009 e battezzata aCencenighe il 03.05.2009.

3. MARTINAZZI ELISA diJonny e di Vallazza Sara(Pian di Salesei), nata a S.Donà di Piave il 12.04.2009e battezzata il 17.09.2009.

4. VALLAZZA TOMASO diEnrico (Pian di Salesei) e diLuca Viviana, nato a S.Donà di Piave il 28.02.2009e battezzato a Eraclea il18.10.2009.

5. PEZZEDI CHIARA di Thomas (S. Cassiano) e di Pezzei Sa-brina (Castello), nata a Brunico il 15.10.2009 e battezzata a S.Cassiano il 29.11.2009.

6. MENEGUS ALICE di Daniele (San Vito Cadore) e di Dona-telli Sabrina (Tai-Salesei di sopra), nata a Pieve di Cadore il5.09.2009 e battezzata a S. Vito il 29.11.2009.

«Le nuove del Pais» 29

Truffe con la scusadell’affilatura di coltelliI carabinieri invitano a prestare attenzione

ed a segnalare casi sospettiUn tentativo di truffa ai danni

di un cittadino di Livinallongo èstato sventato nelle settimanescorse dai carabinieri della sta-zione di Arabba. Gli autori, deinomadi italiani, le cui generalitànon vengono fornite in quantosarebbero ancora in corso delleindagini per verificare l’esten-sione del fenomeno, sono statisegnalati all’autorità giudi-ziaria. I truffatori si fingono rap-presentanti di una ditta, ovvia-mente fasulla, che offre servizi aprezzi stracciati, come l’affi-latura di coltelli, a privati ed arti-giani. Una volta firmato il con-tratto le richieste aumentano ediniziano le minacce. Se fosseandato a buon fine, il raggiroavrebbe fruttato ben 10 milaeuro. La tecnica usata dallabanda, ma gli inquirenti so-

spettano che ve ne siano altre incircolazione, è molto subdola. Ilprimo contatto avviene con unoo due persone, che si fingonorappresentanti di aziende cheforniscono servizi come l’affi-latura di coltelli o la lucidatura dimetalli. Vittime preferite privaticittadini ed artigiani. Si pre-sentano in giacca e cravatta, contanto di biglietto da visita di unaditta, ovviamente inesistente. Iloro modi sono molto educati enon lesinano complimenti peracquistare la fiducia dei pos-sibili “clienti”. “In qualchecaso,” spiega il maresciallo JanCantamessa, comandante dellacaserma di Arabba, “una voltaconvinta la persona ad affidareloro il lavoro, si fanno firmare uncontratto. In altri casi si fannoconsegnare degli utensili, come

ad esempio coltelli, che poivengono riconsegnati qualchegiorno perfettamente affilati perdimostrare la professionalità delloro lavoro. I prezzi offerti per iloro servizi sono generalmentebassi e questo invoglia i più adaccettare. La loro arma è lagrande capacità di incantare conle parole. Bisogna stare attentianche al contratto, nel quale ilpiù delle volte, inseriscono dellefrasi ambigue, con le quali siprevedono anche dei serviziextra.

Alle rimostranze dei clientirispondono che questo è un ob-bligo impostogli dalla ditta. Unavolta estorta la firma per effet-tuare questo o quel servizio, oacquisito il materiale, scatta laseconda fase della truffa”.

Al “cliente” si presenta un

altro complice, il quale, senzamezzi termini, si offre di fare illavoro, ma ad un prezzo benmaggiore di quello concordato eche può arrivare anche a 10 milaeuro. Richieste che normal-mente fanno scattare le proteste,alle quali i truffatori rispondonocon atteggiamenti non moltolontani da vere e proprie mi-nacce.

“A questo punto” spiegaancora il maresciallo, “per paurao vergogna di sentirsi truffati,molti preferiscono non parlaredel fatto nemmeno ai parenti odenunciarlo alle autorità e con-trattano con i truffatori per conti-nuare il servizio.

È stato solo grazie al coraggiodel cittadino di Livinallongo,che ci ha segnalato l’episodio, sesiamo riusciti ad incastrarequesta banda. È molto difficiledistinguerli dai veri rappresen-tanti. L’invito ai cittadini èperciò quello di prestare moltaattenzione.

Diffidate da chi fa troppi giridi parole e chiedete chiaramentequal è la loro attività. In caso didubbi, non avere paura e se-gnalare alle autorità ogni casosospetto”.

SoLo

Il ricordo di Aldo Palla

La prematura e tragicascomparsa di Aldo ci ha lasciatitutti sgomenti. Una graveperdita per tutta la comunitàFodoma.

Il suo lungo impegno nelmondo venatorio, del volonta-riato, del sociale lo vedevasempre in prima fila per i lavorifrazionali, della parrocchia,della riserva o in favore diqualche persona anziana. Mainegava a qualcuno l’aiuto, ilsemplice consiglio, la collabo-razione.

Era un profondo conoscitoredell’ambiente alpino, della suafauna, delle sue tradizioni.

Viveva la caccia con fina pas-sione, grande rispetto e indis-solubile legame al proprio ter-ritorio.

Poche settimane fa, in occa-sione della cena sociale di no-vembre, ci raccontava congioia le sue indimenticabiligiornate passate a Portave-scovo, dove ha svolto congrande impegno e professio-nalità la sua lunga e ap-prezzata attività lavorativa.

Il ricordo gioioso dei tantimomenti passati a caccia, sulBoè, sul Pizac’, sulla montagnadi Andraz che lui amava mol-tissimo si tramuta oggi in tri-stezza, in immenso dolore perl’improvvisa scomparsa di unuomo dotato di grandeumanità, acutezza, disponi-bilità e sensibilità; doti oggiassai rare.

Lascia nel cuore di quanti loconobbero, un vuoto enorme,un pensiero triste. Il ricordodella sua bontà, del suosorriso, della sua concretezza,rimarrà sempre vivo in noi.

Alla moglie Antonietta, ai figliGiuliano e Fabio, ai famigliaritutti, a nome mio personale e anome dei cacciatori della Ri-serva di Livinallongo che hol’onore di rappresentare, ma-nifesto tutto l’affetto e il più pro-fondo cordoglio.

Weidmanns’ruh Aldo!

Aministrazion e coleghide comune i fèsc festa al Sisto Giaiol

“L SistoGiaiol col regaldel Comunda Fodom per 27agn de servijecol scolabus”.

«Caro Sisto, Rué, paussé e ndavò partì

l viade de la scòla no l e mèi fenì...Diotelpaie ben tánt Sistoper dut chël che t’as fat, per le fadie ei festidesc de tuo laoure de cuor te auguron dut l bon ainom del Comun da Fodom».

Con chëste parole Amini-strazion e Coleghi de Comune i àsaludé e festegé l Sisto Giaiol chedavò ben 27 agn de servije colComun da Fodom l e rué al capo-linia con suo scolabus e l e jù npenscion.

Duc sal Taulac nte na belagiornada da d’autonn plëna desorogle, con mujica, polenta elianie, ciastegne e vin bon, masouradut n bela armonia e

alegria. No n à podù mancé i ri-cordi dei biei temp passèi auna e lencherscedum che lascia n lao-rator pratego e volentif e ncolega simpatico e saurì come lSisto.

Per dël no cambia grán ester npenscion che listescio troc iétirarà ntel corpeto.Coscita no ié resta che se outéncora ite le manie: l temp de lascola da mparé e da nsigné l nofenësc mèi!

Ié auguron che ié saute fòraence l temp da se giaude e sou-radut che no ié passe mèi l gusto ela voia de soné e de cianté. Jentalegra l Ciel la dáida!

Ncora n bel Diotelpaie alSisto e dut l ben per l davegnì.

30 «Le nuove del Pais»

Parrocchia di Colle

Evangelizzare in parrocchiaIl catechismo è uno degli im-

pegni prioritari della parrocchia eanche più movimentati, per il coin-volgimento dei ragazzi e delle fa-miglie, del parroco e delle cate-chiste.

All’inizio dell’anno c’è sempreun gran d’affare per organizzaregruppi, tempi, luoghi, testi e so-prattutto assicurare la catechistaper ogni gruppo. Lo Spirito Santo ciha assistito per trovare nuove forzee per confermarne altre, supe-rando difficoltà e impegni per-sonali.

Un grazie alle catechiste!La catechista è una persona che

anzitutto è convinta per se stessadella bontà della fede cristiana,vive in comunione con il Signore econ la Chiesa, si sforza di cono-scere sempre meglio i contenutidella dottrina cristiana (parteci-pando a incontri formativi), fa uncammino di vita insieme aibambini, che ama fraternamente ematernamente. Non si tratta solodi dare nozioni ai fanciulli, ma ditestimoniare la parola e l’amore diGesù a coloro che sono figli delnostro tempo e della nostracultura... e questo è sempre piùdifficile.

Rivolgendosi ai catechisti, il Di-rettore dell’Ufficio diocesano donFrancesco Santomaso dice:

“Lo snodo che molto spessomanda in crisi il lavoro di tutticoloro che operano nella forma-zione è sempre quello dell’integra-zione tra fede e vita. Il vissuto dei ra-gazzi, dei giovani e, ammettiamolo,anche di noi adulti, è fortementeprovocato sia dalla superficialità e ilpoco rispetto che c’è per la ricercadel giusto e del vero, sia dalla diffi-denza nei confronti della visioneetica della Chiesa. Alla fine il rischioè sempre quello di non arrivare adincidere con una proposta vera-mente affascinante. (...) Que-st’anno gli argomenti saranno ine-renti l’area della moralefondamentale. Una sorta di intro-duzione al discernimento morale,alla riscoperta delle basi necessarieper educare alla vita morale cri-stiana noi adulti e i ragazzi. Un ri-chiamo all’abc della grande tradi-zione cristiana nel campodell’educazione morale. Un aiuto amotivare meglio la bellezza dell’in-contro con Cristo”.

Chiamati da Gesù!

Un momento comunitario hasancito l’inizio degli incontri di ca-techesi, alla cui apertura il parrocoha detto: “È bello trovarci qui all’i-nizio di questo anno catechistico,in cui ci riuniremo, a gruppi, percapire la parola di Gesù che vuolefarci felici. Siamo grandi e piccoli.Faremo un cammino adatto allanostra età. Ci porterà a sentire laParola del Signore, a fare insiemetante attività che ci fanno incon-

trare Gesù, che vuole per noi unavita gioiosa e impegnata.

A noi che cerchiamo il perchédel mondo, della vita, di ciò che vi-viamo, Dio offre la sua Parola.Parola viva, sicura, indirizzo per lanostra esistenza, consolazione econforto per le ore del dubbio, gioiapiena per chi confida in lui. Parolachiara divenuta persona, uno dinoi, Gesù il nostro Salvatore. È Gesùche ci dice la sua parola e traccia ilcammino per quest’anno e cichiama a seguirlo”.

Con l’aiuto dei quadri illustratidella sig.a Cristina, abbiamo con-templato Gesù che prega, chechiama, che salva... RicordandoGesù che ha chiamato a sè gli apo-stoli, ogni catechista ha chiamatoper nome gli amici del suo gruppo,che personalmente hanno ri-sposto: “Eccomi!”. Se Gesù ci hachiamati, noi vogliamo seguirloper ascoltare la sua Parola, chedona luce alle domande più im-portanti. Anche noi vogliamotoccare Gesù ed essere guariti dainostri dispiaceri, e dal male che è innoi.

Abbiamo invocato l’aiuto del Si-gnore e pure quello di Maria,nostra cara mamma, perché ci siamodello e maestra nell’ascoltare evivere la parola di Gesù:

“Santa Maria, Madre di Dio, con-servami un cuore di fanciullo, puroe limpido come acqua di sorgente.Ottienimi un cuore semplice chenon si ripieghi ad assaporare leproprie tristezze. Un cuore ma-gnanimo nel donarsi, facile allacompassione; un cuore fedele e ge-neroso che non dimentichi alcunbene e non serbi rancore di alcunmale”.

“Maestro buono,che devo fare per avere

la vita eterna?”In particolare alle catechiste il

parroco ha chiesto:«Volete, in piena docilità allo

Spirito Santo, accogliere in voi laParola che annunzierete agli altri,meditandola con assiduo fervore, econ la vostra vita rendere testimo-nianza a Cristo Gesù, nostro Sal-vatore? Volete educare alla fede ifanciulli e i ragazzi, i giovani e gliadulti, prepararli a ricevere degna-mente i sacramenti e a testimoniaregioiosamente la fede cristiana?” Alche le catechiste hanno rispostocon decisione: “Sì: lo voglio!”

Il celebrante ha pure accolto l’i-scrizione al catechismo, da partedei genitori, dei fanciulli del primocorso, consegnando loro per laprima volta il testo di catechismo.

“Mia madre e miei fratellisono coloro che ascoltano

la parola di Dioe la mettono in pratica”.

Questa frase di Gesù va presa sulserio.

Per chi vuole ‘ascoltare’ - cioè

sentire, conoscere, pregare - laparola di Gesù, per poi viverla nellapratica, ha l’opportunità di unirsi alGruppo di ascolto della Parola, chesi riunisce ogni martedì sera, alter-nativamente a Selva e a Colle.

In particolare per questo au-tunno ascoltiamo la parola delcoordinatore diocesano della pre-ghiera, d. Francesco De Luca.

“Alzate i vostri occhi e guardate icampi che già biondeggiano per lamietitura” (Gv 4.35).

È questa la parola evangelica cheil Vescovo propone come guida perquesto tempo di autunno. È unchiaro invito alla pratica del discer-nimento.

Lo esprime con chiarezza la notapastorale: “Siamo chiamati a di-scernere i tempi che viviamo, avedere per scoprire le tracce del-l’opera di Dio, abbandonando lapaura, l’angoscia, liberandoci dal-l’abitudine del “si è sempre fattocosì”.

Dio stesso sta preparando ilcampo per il nostro lavoro nelquale Egli sempre ci precede”. Sitratta del “discernimento comuni-tario”, che interessa la Chiesa a varilivelli, e comprende anche quelloparrocchiale e di gruppo.

Dall’appello non sono dunqueesclusi i gruppi del Vangelo.

Don Sergio

Domenica 11 ottobre tutti ibambini che frequentano il cate-chismo si sono ritrovati in chiesaassieme alle loro catechiste perpartecipare alla S. Messa. In-sieme al parroco era stata orga-nizzata una domenica un po’speciale per loro perché ad ognigruppo è stato affidato uncompito da svolgere per i varimomenti della celebrazione: i ra-gazzi di prima media hanno re-citato la preghiera dei fedeli daloro preparata, i ragazzi di quintaal termine della celebrazionehanno recitato una preghiera diringraziamento, ai bambini di

quarta è stato assegnato l’attopenitenziale, a quelli di terza l’ of-fertorio e ai bambini di seconda èstato affidato il compito di re-citare, animandolo, il PadreNostro. Ai più piccoli invece èstato consegnato il testo di reli-gione sul quale lavorare con en-tusiasmo che,siamo certi, a loronon mancherà. Auguriamo aquesti bambini e ragazzi di tra-scorrere dei sereni momenti incompagnia di Gesù e della Suaparola; il Suo insegnamento ar-ricchisca il loro animo di fede,bontà e amore.

Cristina

DOMENICA 11 OTTOBRE 2009:INIZIO UFFICIALE DELL’ANNO CATECHISTICO

Foto di gruppo: bambini, ragazzi, catechiste e parroco.

Bambini di 1a

elementarecon la loro ca-techista orgo-gliosi di ini-ziare questonuovo percor-so.

«Le nuove del Pais» 31

PREGHIERA PER L’ANNO SACERDOTALEpronunciata dal Santo Padre il 19/06/09

«Ti amo, o mio Dio, e il mio solo desiderioè di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita.Ti amo, o Dio infinitamente amabile,e preferisco morire amandotipiuttosto che vivere un solo istante senza amarti.Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedoè di amarti eternamente.Mio Dio, se la mia linguanon può dirti ad ogni istante che ti amo,voglio che il mio cuore te lo ripetatante volte quante volte respiro.Ti amo, o mio Divino Salvatore,perché sei stato crocifisso per me,e mi tieni quaggiù crocifisso con Te.Mio Dio, fammi la grazia di morire amandotiE sapendo che ti amo». Amen.

Signore Gesù, che in SanGiovanni Maria Vianneyhai voluto donare allaChiesa una toccante im-magine della tua carità pa-storale, fa’ che, in sua com-pagnia e sorretti dal suoesempio, viviamo in pie-nezza quest’Anno Sacer-dotale.

Fa’ che, sostando come luidavanti all’Eucaristia, pos-siamo imparare quanto siasemplice e quotidiana la tuaparola che ci ammaestra;tenero l’amore con cui ac-cogli i peccatori pentiti; con-

solante l’abbandono confi-dente alla tua MadreImmacolata.

Fa’, o Signore Gesù, che,per intercessione del SantoCurato d’Ars, le famiglie cri-stiane divengano «piccolechiese», in cui tutte le voca-zioni e tutti i carismi, donatidal tuo Santo Spirito,possano essere accolti e va-lorizzati. Concedici, Si-gnore Gesù, di poter ri-petere con lo stesso ardoredel Santo Curato le parolecon cui egli soleva rivolgersia Te:

È il titolo della Nota Pa-storale per la Diocesi diBelluno-Feltre per il2009-2010, da parte delnostro vescovo GiuseppeAndrich. Viene chiamata“nota” perché sia accoltacome il “la” che offre into-nazione alla nostra co-munità diocesana nelsentire e nell’operare finoalla Pentecoste del 2010;ed esprime la volontà divivere in unità con tutta laChiesa l’Anno Sacer-dotale indetto dal SantoPadre Benedetto XVI, conlo scopo di contemplarequesta grazia del sacer-dozio, percepirne l’essen-

zialità e la bellezza, colti-varla con una generosacollaborazione, implo-rarla con preghiera in-tensa.

Il cammino comuneprevede sei tappe,scandite dai tempi del-l’Anno Liturgico. Il nostroConsiglio Parrocchiale hagià programmato un in-contro aperto a tutti in no-vembre, per confrontarcisulla prima scheda, legataall’autunno, stagione deiraccolti e del ringrazia-mento, che si sviluppa intre momenti classici:vedere. discernere, agire.

Don Sergio

Su ali di aquile...Da Colle a Bressanone Migrazione

di un nome di famigliaPrimo incontro dei discendenti

Dariz di Colle S. Lucia

Dopo 25 anni di ricercheda parte di Erich Barth èstato ottenuto un docu-mento assai voluminosodella storia di discendentidei Dariz. I primi dati ri-salgono all’anno 1560 esono stati trovati nell’ar-chivio della parrocchia diColle Santa Lucia. L’alberogenealogico comprendefino a 450 nomi.

Secondo lo scienziato perlingua e nomi dott. LoisCraffonara di Brunico, ilnome Dariz deriva dal latino“ruvis - ruvitius” e significa“al ruscello”. Probabilmentela culla del nome familiarepotrebbe essere Colle SantaLucia nel Fodom, anche se ilnome si sará sviluppatoanche in altre località, si

trovano masi “Riz” anchenella Val Badia e nella Val diFassa.

Al primo incontro deiDariz, al quale avevano in-vitato Laura ed Erich Barth,hanno partecipato ca. 100persone dall’Alto Adige,Belluno, Friuli Venezia, Au-stria, Germania e la Svizzera.Lo scopo era soprattuttoper completare i dati rac-colti e per trovare altre infor-mazioni interessanti. Piú omeno tutti hanno portatofotografie preziose o docu-menti antichi.

Brevemente è stataspiegata la relazione storicatra Bressanone e Colle.Colle era il posto estremodell’est del vecchio Tirolo, ilfiume Codalonga era il

confine dell’Austria con l’I-talia. Fino all’anno 1964Colle faceva anche partedella diocesi di Bolzano-Bressanone. La migrazionedei Dariz ha avuto inizioverso il 1800 ed era la conse-guenza della grande povertàdel paese.

Discendenti con il nome

Dariz oggi si trovano in tuttaEuropa, alcuni anche inAmerica ed in Australia.Infine si spera di poterstampare in futuro un librocon tutti i dati, documenti efotografie della stirpe deiDariz.

Erich Barthe Laura Dariz

(Bressanone)

Alcuni discendenti della famiglia Dariz alla ricerca del loro nome sul-l’albero genealogico.

Foto di Gruppo.

32 «Le nuove del Pais»

RISPOSTA AI LETTORI...

SOGNI E SPERANZEIN ATTESA DEL NATALE Il tempo dell’Avvento ha

sempre rappresentato per mequalcosa di aspettato con trepi-dazione; questo termine si-gnifica appunto “attesa” eoserei definirla quasi magica,ricca di speranze, sogni e de-sideri.

Le letture che la liturgia cipropone in questo periodo,nella santa Messa quotidiana,sono appunto cariche di attesae speranza: “Il lupo dimorerà in-sieme con l’ agnello, il leopardosi sdraierà accanto al capretto, ilvitello e il leoncello pascole-ranno insieme e un piccolo fan-ciullo li guiderà...io, il Signorecambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona disorgenti”.

Le mie attese affinché questoNatale sia “la notizia certa” cheGesù è davvero presente tra noi,sono molteplici: il desiderio chela comunione con Lui si concre-tizzi nella comunione con glialtri, che la nostra piccola co-munità sia una comunità d’amore, dove la fraternità, l’ ac-coglienza, il perdono, “il gareg-giare nello stimarsi a vicenda”(come dice San Paolo), il met-

Don Sergio con le catechiste.

Che gioia venire a conoscenzache il nostro bollettino vieneletto attentamente!Lei, caro lettore, ha voluto darelezione di etica e tecnica giornali-stica suggerendo “come” vascritto un articolo e “se manca lacapacità di documentarsi” bi-sogna togliere i nomi e attenersial ” parere”.

Caro amico non esprimiamopareri, ma solo fatti di cronaca ele dico che ce la mettiamo tuttasolo perché ci teniamo a far cono-scere la voce del nostro piccolocentro soprattutto ai tanti co-stretti a vivere lontano. Siamovolontari che con tanta abnega-zione mettiamo a disposizionetempo e preparazione culturalegratificati da tanti che si congra-tulano e ci incitano a proseguirein questa attività. Se ritiene che“l’impegno e la professionalità”possa leggersi dal come si firmaun articolo, vogliamo ricordarle

che grandi giornalisti usanopseudonimi.

Ci dica, nel suggerire difirmare per esteso, come mai leisi firma usando prima il co-gnome e poi il nome? Le risultache il Manzoni restituì un validoscritto all’autore solo e perchéfirmato come ha fatto lei?

Caro lettore qui c’è postoanche per lei. Visto che è cosìbravo nei consigli si assumaanche degli impegni e, operandoaccanto a noi, potrà verificare dipersona anche la “trasparenza”di cui parla. L’avviso che... nonc’è stipendio, non ci sono tra-sferte, non si pagano spese tele-foniche e di collegamento ad in-ternet. L’unica ricompensa daaspettarsi è anche il tipo dilettera che, come la sua, mor-tifica, avvilisce ma non scalfisceminimamente la voglia di conti-nuare.

Angela

In occasione della festività diSanta Cecilia il coro parroc-chiale di Colle, il parroco donSergio e alcuni collaboratoriparrocchiali si sono ritrovatiper trascorrere una serata in al-legria. È stato un momento diritrovo molto piacevole, poi-ché abbiamo potuto passarealcune ore insieme con la spa-

ghettata preparata dallecuoche Agnese, Enrica, Ga-briella, Gigliola e Marina.

Ricordiamo inoltre chechiunque fosse interessato allamusica e al canto può sempreaggiungersi al nostro gruppoper cantare in onore del Si-gnore e di tutta la comunitàparrocchiale.

tersi a servizio gli uni degli altri,la gioia di incontrarsi adesempio alla Messa domenicaleperché è un giorno di festa, di-ventino realtà.

Sarebbe bello che questoNatale fosse un Natale nel qualeinsieme riuscissimo a far sentire“la Presenza” che toglie ognitimore, ogni paura di giudizio:infatti Gesù è l’ Amore che regnasu tutto e come Lui che si èdonato, incarnandosi e mo-rendo per noi.

Per ricevere i doni che ilNatale ci offre dobbiamo quindimettere da parte un po’ delnostro io per fare posto al Diodella nostra salvezza, al Padreche sempre nella liturgia diquesti giorni ci dice: “Irrobustitele mani fiacche, rendete salde leginocchia vacillanti. Dite aglismarriti di cuore, coraggio, nontemete, Egli viene a salvarvi”.

Concludo questa breve rifles-sione augurando a tutti buonNatale, in modo particolare acoloro i quali nella nostra co-munità sono tribolati e soffe-renti; soprattutto a loro il Si-gnore porti la pace!

Franca

Insieme in allegria

Foto di gruppo Fodomi e Fodome.

Da d’autonn del 1999 la Maria “ga-listra” l’ava avù la bela idea de binèauna i fodomi che sta a Col e Selva. Dan chel viade son ciapé ogni ann: son denvalgugn, de vigni etè. L’é très bel se laconté e condivide le noste reiscfodome! Stouta on volù festegé laMaria che l’à l merito de avei metù a jiste ncontade.

Sarevede a st’ann che ven!I fodomi da Col S. Luzia e Selva deCiadore.

LA CENA DELLE “FODOME”: Un appuntamento che si ripete ormai da 10 anni

Maria “galiastra”.

Urbanistica eTerritorio Ladino

Un interessante con-vegno sul tema dello svi-luppo e della valorizzazionedei territori ladini si ètenuto a Canazei di Fassa il

24 ottobre 2009, alla pre-senza di sindaci e ammini-stratori dei comuni am-pezzani, fodomi, collesi, e

Segue a pagina 33

«Le nuove del Pais» 33

LA DIVERSITÀ COME RICCHEZZARacconto di una esperienza scolastica vissuta da Beatrice e Greta

La nostra scuola LiceoClassico “Dante Alighieri” diBressanone ha potuto prendereparte al progetto europeo “Co-menius” che coinvolge altrecinque scuole di Belgio, Ger-mania, Norvegia, Portogallo eTurchia.

Gli obiettivi del progetto sonoda ricercare soprattutto inambito linguistico e culturale ela lingua maggiormente uti-lizzata è senza dubbio l’inglese.Un altro, e non meno impor-tante obiettivo è quello di far ac-quisire ai ragazzi partecipanti lecompetenze necessarie per lavita ai fini dello sviluppo indivi-duale.

Questo progetto coinvolge inattività educative almeno tremilioni di alunni nel corso dellasua durata. I vari gruppi di lavorodelle scuole si concentrano sutemi di volta in volta diversi, adesempio: “The colour red/Ilcolore rosso”, “La Legalità” ecosì via.

Alcune settimane prima delvero e proprio incontro tra i variragazzi, svoltosi a Bressanone trail 12 e il 18 novembre, il gruppodi partecipanti della nostra

scuola ha contribuito ad orga-nizzare il soggiorno e a prepararele tematiche riguardanti Bres-sanone, la storia dell’AltoAdige, il sistema scolastico invigore in Italia e la nostra scuola:tutto questo in lingua inglese.

Anche noi, grazie alla dispo-nibilità offerta da suor Anne-marie e suor Mercedes, respon-sabili del nostro collegio, siamoriuscite ad ospitare due ragazzeprovenienti dalla Turchia. Laprima sera è stata leggermente

movimentata: le ragazze sem-bravano un po’ disorientatedalla nuova realtà in cui si tro-vavano, ma hanno cercatosubito, anche grazie al nostroaiuto, di interloquire nono-stante la stanchezza causata dalviaggio. Le difficoltà nel comu-nicare non sono state poche: lalingua inglese non era pernessuna di noi la lingua madre,ma con l’aiuto di alcune espres-sioni del viso e gesti le due ra-gazze sono riuscite a farsi capire.

La mattina i ragazzi prove-nienti dall’estero erano impe-gnati in attività comuni, mentreper il pomeriggio sono state or-ganizzate partite di pallavolo,una camminata a piedi fino al-l’abbazia di Novacella e la visita aBolzano del museo ospitantel’Uomo di Similaun.

La partecipazione a questoprogetto è stata per noi impe-gnativa, ma tutto sommato po-sitiva poiché abbiamo avuto lapossibilità di mettere alla provale nostre conoscenze lingui-stiche e di scoprire ancheun’altra cultura, molto diversadalla nostra. Le ragazze che ab-biamo ospitato, Büsra e Gizem,erano di religione islamica, mamolto aperte al dialogo e di-sposte allo scambio reciproco diidee.

Abbiamo notato le diversitàtra il nostro e il loro stile di vita:molto differenti sono gli orariquotidiani, i pasti, la scuola, leabitudini personali e anche illoro modo di pensare si distinguenettamente dal nostro.

In futuro speriamo di ripeterequesta esperienza raggiungendoaltri Paesi europei per scoprirenuovi paesaggi, conoscere di-verse mentalità e capire le di-versità che costituisconol’Europa.

Greta e Beatrice

SIAMO ORMAI PROSSIMI ALLA FINE DEL PRIMO QUADRIMESTRE:RESOCONTO DI ALCUNE ATTIVITÀsvolte dai bambinidella scuola primaria.

Lunedì 14 settembre è comin-ciato il nuovo anno scolastico,ma... prima di “tuffarci” nei libri,abbiamo approfittato di una bellagiornata di settembre della dispo-nibilità del signor ErmenegildoRova e di due volontari del Soc-corso Alpino per fare una visita alsito mesolitico di Mondeval. Tutti,anche i più piccoli, sono arrivati incima con passo svelto e sicuro.Ecco le impressioni di alcunibambini!

Il giorno 22 settembre siamoandati con la scuola a Mondeval.Siamo partiti e abbiamo comin-ciato un po’ di salita. Siamo ar-rivati ad un sasso di forma rettan-golare ed era un pochetto alto: laPiera del Autà. Poi abbiamo con-tinuato a camminare. Ad un certopunto abbiamo visto le mucche.Dopo un po’ abbiamo dovutopassare un ponte di tre sassi. Sulsentiero abbiamo visto unapiccola rana e volevamo pren-derla, ma non si lasciava cat-turare. Poi ne abbiamo vistaun’altra e siamo riusciti a foto-grafarla.

Lo zaino cominciava a pesare enoi eravamo sempre più stanchi.

Arrivati in cima al colle, ci siamofermati per fare merenda, poisiamo arrivati al sito, cioè al sassodi Mondeval. Ermenegildo ci haspiegato molte cose. Al ritornoeravamo tutti molto stanchi.Siamo arrivati a valle, ma ilpulmino non era ancora arrivato,quindi siamo andati al Casot de leVedele.

Lì c’era un ruscello e alcuni dinoi hanno costruito una casa, altriun ponte. Forse anche gli uominiprimitivi costruivano un ponte dilegno come il nostro!

Gli alunni di classe terzaA scuola... sul ghiaccio!Dalla metà di ottobre fino alla

metà di novembre, i bambini dellaScuola Primaria, si sono “tra-sferiti” con gioia, dai banchi discuola alla pista ghiacciata del pa-lazzetto Alvise De Toni di Al-leghe. Indossati pattini e casco eguidati dagli allenatori Gino Rivae Mike Kelly, ai quali va il nostrosincero GRAZIE, i bambinihanno seguito un corso di patti-naggio che li ha visti protagonistidi autentici progressi sulle duelame.

Inizialmente ruzzoloni e cadutenon si contavano, ma già dalla se-conda lezione agilità, equilibrio ecoordinazione hanno preso il so-pravvento.

Soddisfatti i bambini, soddi-sfatti gli allenatori per il lavorosvolto ci rimarrà un bel ricordo e...qualche livido!

Le insegnanti

DAL MONDO DELLA SCUOLA...delle vallate di Fassa, Badiae Gardena.

Un’occasione di confrontomolto interessante, che hamesso in evidenza comeoperano norme e sistemi di-versi in territori analoghi ecome le politiche urbani-stiche possano incidere inmodo determinante sullosviluppo o sulla involuzionedei paesi ladini.

È risultato chiaramenteche dove è stata limitata lavendita dei terreni per fareseconde case e dove è statasostenuta l’edilizia conven-zionata a favore dei resi-denti, i paesi sono cresciuti esono diventati attrattivi.Mentre al contrario si sonoinvoluti quelli che per l’ec-cesso di seconde case hannoperso alberghi e residenti.

Un momento di rifles-sione comune dove è statoevidenziato che il territorioe l’ambiente sono i grandivalori su cui puntare, conpolitiche attente che li pre-servino e li valorizzino, perpotenziare la fondamentaleeconomia turistica dell’ac-coglienza che insieme aquella agricola, artigianalee dei servizi hanno cambiatoil vivere nelle valli ladine.

Paola

da pagina 32

Bambini sul ghiaccio ad Alleghe.

Greta, Busra, Gizem e Beatrice.

34 «Le nuove del Pais»

Oggi, anche se non tuttihanno a disposizionequesto grande mezzo di co-municazione che è Internetcon ovviamente i suoi pregie difetti, se qualcuno de-sidera vada su: magicove-neto.it sentiero Madonnadella Corona e guardi. Perchi non lo ha, non importa,la proposta è questa e la sor-presa sarà maggiore: aveteuna giornata a disposi-zione? Ve la sentite di fare undue orette di cammino e sei-cento metri di dislivello? se èestate fa caldo, ma diversa-mente considerate di doverandare come da Fedare alNuvolau.

Partite di buon mattino econ l’autostrada delBrennero andate fino a Ala-Avvio uscite quindi e andateancora verso sud, versoBrentino Bellunese, circa 16Km fino a questo piccolopaese. Qui non potete sba-gliare, ci sono subito deiparcheggi, una via sale fra lecase e poi c’è una scalinatacon l’indicazione “Al San-tuario”; comincia la salitasempre ripida, quasi tutta ascalini con l’ultimo tratto inroccia ma ben protetto,senza rischi e pericolineppure per i ragazzi se ac-compagnati. In due ore siarriva comodamente al san-tuario molto conosciutodella Madonna della Coronae da qui in circa mezz’ora sipuò raggiungere il paese diSpiazzi sull’altopiano so-prastante. Il percorso èsconsigliato nei mesi in-vernali perché a nord, matutto dipende dalla neve edalle condizioni del tempo,siamo in bassa val d’Adige eandiamo dai 170 ai 1.000metri s.l.m. pertanto nor-malmente non ci sono pro-blemi.

Il sentiero porta ad unSantuario ma non è indi-spensabile lo spirito reli-gioso, consideratela pureuna gita in montagna in unluogo diverso dal solito, sequalcuno ne ha l’occasioneci vada...

Qual è allora la “Nuova delPais”? sarà una giornata chenon dimenticherete e po-trebbe aiutarvi a viveremeglio, c’è forse qualcuno acui non interessa?

Roberto Masarei

Pizzoli 6 aprile 2009: grazie!La notte del 6 aprile iniziò a

tremare la terra, con irruenzanel giro di 32 secondi ha se-polto parte dei nostri ricordi,dei nostri affetti e soprattutto ilnostro nido.

Da quel momento le nostrevite sono cambiate: tutto ciòaccaduto inaspettatamente ciha terrorizzato, trauma-tizzato, resi fobici al punto ditrovarci spogliati delle nostrecertezze.

Tra le urla, le paure, e diso-rientati ci siamo trovati fuoridalla nostra realtà, entrandoin un tunnel alla ricerca di unospiraglio di luce.

Quella luce è arrivata nelgiro di poche ore, eccoli qui:loro, i Vigili del Fuoco!

Ci avete prestato soccorso,proteggendoci dal freddoportandoci calore, assicu-randoci il vitto con tantoamore!

Voi Vigili del Fuoco ci aveteprotetti, scorgendo i bisogni diognuno di noi osservando

ogni nostro movimento, ognisguardo perso, ad allentare lenostre tensioni regalandociun sorriso.

Come ringraziarvi per tuttoquello che ci avete donato equanto vicini ci siete stati?

Adesso che abbiamo recu-perato un po’ di autonomia ètriste vedere questo camposmantellato, consapevoli diandare via.

Nonostante questa strut-tura nel nostro domani non cisarà più, rimarrà la vostra im-pronta impressa in un ricordoindelebile che porteremo connoi nel nostro futuro.

Sarebbero ancora tante leparole per conservare le emo-zioni vissute insieme, ma tuttopuò essere espresso con unasola parola: GRAZIE!

Campo Base di Pizzoli

UNANUOVA STALLA

Domenica 22 novembre2009 dopo tante faticheFranz e Hannelore hannofinalmente potuto con unasemplice cerimonia inau-gurare la loro nuova stalla.

Si sono radunati nelprimo pomeriggio tantiamici provenienti ancheda Fodom e Selva per am-mirare la nuova struttura escambiarsi qualche con-siglio operativo su comegestire al meglio tali at-tività.

Dopo la benedizione daparte del Parroco donSergio Pellizzari ed il tradi-zionale taglio del nastro, ilsindaco Paolo Frena,nonché neo assessore inComunità Montana Agor-dina ha portato il salutodelle rispettive ammini-strazioni, ribadendo an-cora una volta che nellezone di alta montagna, lazootecnia da latte restal’unica soluzione per con-trastare l’avanzata deiboschi ed il conseguentedegrado ambientale.

Benedizione di don Sergio Pellizzari.

Taglio del nastro da parte del Sindaco.

Proposta

Particolare campo sfollati terremoto Abruzzo.

«Le nuove del Pais» 35

Miniere del FursilAd ottobre è stato avviato il

primo stralcio dei lavori di re-cupero della galleria della“Breda” in località “Zarnadoi”.

Questa miniera, propria-mente definita “traversobancodi ribasso”, realizzata alla finedel 1940, costituisce l’ultimotentativo di sfruttamento delgiacimento minerario delFursil. In realtà, all’epoca, nonfu avviata una vera e propriaattività estrattiva e di commer-cializzazione del ferro ma furealizzata una struttura, la gal-leria appunto, in grado di rag-giungere il giacimento di si-derite, poi le mutate situazionibelliche, eravamo in piena se-conda guerra mondiale,hanno imposto altre scelte etutti i lavori si sono interrotti.

Successivamente, nel primodopoguerra, le varie Ammini-strazioni del Comune si impe-gnarono a lungo nel tentativodi far riprendere questa attivitàcon l’obiettivo di risollevare l’e-conomia del paese, ma non sigiunse a nulla.

La galleria, nella sua inte-rezza ha uno sviluppo di circa400 metri e permette di rag-giungere quelle che i tecnicidella Breda hanno allora in-dicato come le “antiche colti-vazioni del minerale” ovvero levecchie miniere funzionantisino alla metà del 1700, in par-ticolar modo la Breda rag-giunse le diramazioni della mi-niera il cui imbocco, ormaiappena visibile, si trova neiprati sotto l’abitato di Ru.

La vecchia miniera di Ru fuprobabilmente, il condizionaleè d’obbligo, abbandonataverso la prima metà del 1700,alcuni documenti la danno giàallora per semi abbandonata enon in buono stato, ma si svi-luppava su una lunghezza im-portante, la Breda infatti riuscìa sgomberarla e ispezionarlaper oltre 240 metri.

La Breda operò complessi-vamente sul territorio di Colleper oltre un ventennio, nel pe-riodo compreso fra il 1920 e il1940 furono avviate ricerche,sviluppate indagini tecniche,aperte ed ispezionate diversevecchie miniere, in modo dapoter meglio comprendere losviluppo e la consistenza delgiacimento di siderite e l’im-portanza che lo stesso potevaancora avere.

Altra galleria fu messa inopera dalla Breda, semprenello stesso periodo, a valledell’abitato di Troi, anche inquesto caso si trattava di un“traversobanco di ribasso”, lacui realizzazione consentì diraggiungere la mineralizza-

zione propria della zona diTroi.

Ritornando alla galleria diZarnadoi è importante notareche le ispezioni effettuate nel2008 dal Comune hannomesso in evidenza il discretostato della stessa sino a circa150 metri di profondità, poi sisono riscontrati cedimenti efrane che renderanno ne-cessari notevoli lavori di siste-mazione.

I lavori eseguiti durantequesto autunno hanno inte-ressato essenzialmente l’en-trata della miniera, che cometutti sanno non era più localiz-zabile in seguito alla realizza-

zione della strada Ru - Co-stalta, sono state realizzatealcune opere che hanno per-messo non solo di raggiungerela galleria ma anche di rea-lizzare il primo tratto, l’im-bocco vero e proprio.

Con tecniche costruttive par-ticolari è stato predisposto unoscavo per consentire il rag-giungimento della galleria, poisono state realizzate opere dicontenimento delle scarpate,infine sono stati posizionati inloco gli elementi, realizzati inaltra sede, costituenti l’im-bocco vero e proprio.

Contestualmente si provve-de anche all’eliminazione

delle infiltrazioni di acqua,almeno nella parte inizialedella galleria.

Un successivo intervento,che si concretizzerà nonappena ottenuta adeguata co-pertura finanziaria, prevede larealizzazione delle opere ne-cessarie per l’avanzamentodella galleria e contestual-mente la realizzazione dellestrutture necessarie per con-sentire un ingresso nella stessacon trenino elettrico.

Contestualmente a questeattività sono proseguite le ini-ziative del gruppo di volontariche dall’estate scorsa lavoracon fini di promozione e valo-rizzazione proprio delle Mi-niere del Fursil.

Sono stati reperiti i fondi ne-cessari per realizzare pannellididattici e segnaletica da posi-zionare sul territorio, è stato av-viato un piccolo “corso”, in col-laborazione con l’insegnanteDino Preloran per interessatiche intendono approfondire leloro conoscenze in materia.

È stata anche avviata unacollaborazione con il gruppoArcheologico Agordino che si èreso disponibile per realizzarealcuni manufatti, nella fatti-specie un forno fusorio e unacarbonaia, con relative descri-zioni tecniche, da utilizzarsi poiquale materiale didattico -espositivo.

Particolarmente interes-sante è anche tutto il lavoro diricerca svolto sinora dal prof.Ivan Lezuo, tanti sono i docu-menti storici individuati e,almeno in parte, tradotti.

Questa documentazionepermette di conoscere megliola nostra storia e in certi casianche di colmare alcunelacune, non mancano ele-menti di sorpresa con parti-colare riferimento ad alcunelocalizzazioni di miniere di cuiormai si era persa la memoria,ne sono un esempio le minierein località Sa Crepe e la mi-niera di Pont, posta, stando aidocumenti nelle vicinanzedelle attuali abitazioni.

Moreno Kerer

tività collegate al territorio.Molto interessante è stata in tal senso la

presentazione di vari giovani che per at-tività tradizionali o innovative sul terri-torio di montagna, con grinta e passionestanno costruendo un nuovo vivere digiovani in montagna. Tra questi anche Al-berto Agostini che ha presentato l’attivitàdi allevamento e trasformazione del latteche ha avviato e conduce ormai daqualche anno tra Colle S.Lucia e Selva diCadore.

Paola

Il 20 novembre 2009, promosso dallaFondazione Angelini per la montagna, si ètenuto a Sedico un incontro di presenta-zione del libro “Le Alpi che cambiano”,che illustra come la montagna, cioè ilnostro vivere sta cambiando.

Uno dei cambiamenti riscontrati è chesta esaurendosi l’abbandono della mon-tagna e che la montagna attrae giovani efamiglie che vogliono vivere in modopiù sano che nelle città; un altro segnaleè dato dai giovani che con determina-zione proseguono o innovano le at-

I giovani e la vita di montagna

Ingresso miniera a Zarnadoi.

Descrizione lavori.

36 «Le nuove del Pais»

Insieme è meglioIn tutte le case arriva il Bol-

lettino Parrocchiale, e riteniamoche tutti lo guardino volentieri.Non riporta solo le Nuove del Paisdi Colle, ma pure delle par-rocchie di Pieve di Livinalllongo edi Arabba, con una frequenza dicirca due mesi. È piacevole tro-varvi tante notizie di tutto il De-canato. Ma perché ci siano anchele nostre bisogna che qualcuno lemetta su. E qui per la nostra co-munità si pone un problema.

Noi non siamo una grossa co-munità, dove avvengono eventisignificativi - ogni due mesi - so-prattutto nell’ambito religioso (sitratta di un bollettino parroc-chiale!), ma anche civile, tali dameritare di essere portati alla co-noscenza e alla edificazione ditutti.

E allora la signora Angela, chegenerosamente si presta per laraccolta del materiale, si trova indifficoltà ogni volta per reperire

articoli, foto, contributi vari.Il Consiglio Parrocchiale ri-

tiene che tre numeri all’anno pernoi siano sufficienti. Il BollettinoParrocchiale non è un quoti-diano o un settimanale, né ungazzettino... Altri strumentifanno determinati servizi.

C’è anche l’aspetto eco-nomico da considerare. I primitre numeri dell’anno in corsosono costati presso la tipografia(spedizione compresa) 1.838,00; le offerte per il Bol-lettino da gennaio al 15 ottobresono state 645,00. Per ogninumero stampiamo 470 copie,di cui 307 vengono spedite agliemigrati: solo alcuni di questiquando vengono a Colle fannogenerose offerte.

In conclusione, rivolgo l’invitoa tutti ad una maggiore collabora-zione sia per la stesura, come peril sostegno economico.

Don Sergio, parroco

OFFERTEOFFERENTI PER CHIESAE OPERE PARROCCHIALI

Maria Livia; Crepaz Giordano;Codalonga Guido; a ric. TondelliRiccardo; Piai Rosanna; MasareiLucia; occ. 20o di matr. Sief Luigi eFranca; Pallua Adele; occ. matr.Crepaz Eleonora con ManuelRoncat; occ. batt. PallabazzerEzio; famiglie Gnech e Pirollo;Foppa Loretta; Troi Rita; FrenaCecilia (Rocca P.); Pallua Anto-nietta e Daniela (Locarno); TroiRosanna (S. Giustina); Frena Gio-vanni (Cortina); PallabazzerEttore; Pallua Brigida; FrenaGermana; Chizzali Maddalena;fam. Agostini Lorenzo e Lucia;Chizzali Vilma.

Dal Mercatino Missionario dell’e-state è stata realizzata la somma di-sponibile di euro 6.500,00 che èstata così destinata:

✒ 4.000,00 a Padre Sisto Ago-stini in Etiopia;

✒ 1.500,00 alla missione inBrasile dove operava PadreFlorio;

✒ 1.000,00 all’Ospedale deibambini a Betlemme.Dalla vendita delle “Corone

per i defunti” si ha un utile nettodi euro 328,00 che è andato adintegrare le spese per lo sten-dardo di Santa Lucia.

OFFERENTIPER BOLLETTINO

Pezzei Angelo; MichelettiRina; Agostini Bruno; AgostiniAlberto (BZ); Agostini Mer-cedes; Dell’Andrea Arturo(Asiago); Micheletti Edi(Cortina); Agostini Albino eDorina; Foppa Loretta; PalluaBeniamino e Maria; Frena Ce-cilia (Rocca P.); Pallua Anto-nietta e Daniela (Locarno); TroiRosanna (S. Giustina); FrenaLeopoldo; De Val Ireneo e DarizCarla; Dariz Giampaolo; FrenaGiovanni (Bressanone); Chiz-zali Giovanni (S. Vito); Troi An-tonietta e Zanon Giulio; MartinBortolina; Frena Giovanni(Cortina); Colferai Morena (S.Gregorio nelle Alpi); Mon-tagner Carlo; Vallazza Carlo;fam. Masarei Enrico; DetomasoRoberto e Mirella; fam. Palla-bazzer Fabrizio; fam. AgostiniLorenzo e Lucia.

BATTESIMO:

5. Pallabazzer Ezio di Linoe Chizzali Ilaria, n. il 29giugno, battezzato il 18ottobre in chiesa parroc-chiale.

6. Chizzali Irene, di Gio-vanni Carlo e MistrianoIoneta, n. il 5 gennaio ebattezzata l’8 novembrein chiesa parrocchiale.

Fuori parrocchia:

Lardschneider Marie, diIvan e Agostini Sandra (daRucavà-Colle S. Lucia), n. aBolzano il 22.08.2009 e batt. aSelva di Val Gardena il 27 set-tembre.SPOSATI NEL SIGNORE:2. Crepaz Eleonora, da

Pezzei, con Roncat Ma-nuel, da Arabba, sposatiil 10 ottobre, in chiesaparrocchiale.

El 13 de dicembre, dì desanta Luzìa, patrona de Col, vi-gnarà presentà el nuof Lunaredel 2010, injigné da la Unionde i Ladign da Col, che per stoan che ven l’é dedicà ai tosac daCol. Con foto dei tosac dazacan, da inier, da indavantiere da encuoi, con el benvignù achi de doman.

In occasione della Festa di S.Lucia, patrona di Colle, il 13 di-cembre 2009 verrà presentatoil nuovo Lunare 2010, pre-parato dalla Union de i Ladignda Col e dedicato ai bambini diColle S.Lucia.

Con tante immagini dibambini di ogni tempo: di ieri edi oggi, con il benvenuto aquelli del domani.

Paola

El LUNARE del 2010dedicà ai tosac

Quest’anno si sonovoluti ricordare i defunti diColle con una particolarecerimonia e simbologia.Sull’altare sono stati postidei ceri, uno per ciascundefunto, che sono rimastiaccesi per tutta la funzionee poi posti dai familiarisulla tomba del loro caro.Atto accompagnato dallapreghiera di tutti i fedelidella comunità.

I ceri, con l’emanazionedella loro luce, hanno si-gnificato la presenza verae viva sia di Dio che del-l’uomo. “La mia lampadasei Tu, o Jahvé” gridava ilsalmista e per esprimere lasua fedeltà a Dio e la conti-nuità della sua preghieraIsraele fa accendere, inperpetuo, una lampadanel santuario.

Si è voluto ricordare la

fedeltà al Dio della Vita incui i defunti hanno credutoe l’assicurazione della pre-ghiera che suffraga le loroanime da parte della co-munità parrocchiale.

Lancia e lascia unmonito: Dio attendeancora di più dal suofedele. Invece di lasciare lasua lampada sotto ilmoggio (Mt 5,15) devebrillare come un luminarein questo mondo perverso(Fl 2,15) come GiovanniBattista “lucerna che ardee che brucia” per renderetestimonianza alla veraluce.

La Chiesa tramitequesta simbologia ci invitaa far risplendere fino allafine dei tempi la “gloria delFiglio dell’uomo” (Ap11,12).

Angela

La commemorazione dei defunti

Un cero per... ogni defunto.

«Le nuove del Pais» 37

Parrocchia di Arabba

PREPARATE LA VIA AL SIGNORE

Questo Bollettino chiudel’anno 2009.

Un anno che si chiude chiede aciascuno di noi, singoli e Co-munità, di guardare indietro perringraziare, guardare indietro perprogettare meglio il futuro, e ilnuovo anno che sta per aprirsi.

Il 2009 è stato l’anno di AndreasHofer. Anche nella nostra Co-munità abbiamo visto un fiorire avolte timido a volte più vivace esgargiante sfoggio di recupero d’i-dentità lontana.

La locale SchützenkompanieBuchenstein-Fodom, ha seguito ilprogramma messo in atto dalLand Tirol, dal Sud Tirolo e daTrento. Ha cercato di presenziarein ogni occasione possibile con lanuova divisa, che i componenti sisono acquistata con sacrificio, estanno aspettando la nuova Ban-diera, visto che la vecchia è andatadispersa. Facciamo loro gli auguridi ogni bene.

Il 2009 è stato un anno che havisto per i primi quattro mesi interila presenza della neve, che si èprotratta in qualche orto fino ametà maggio inoltrato. Ma graziea Dio non è successo nulla digrave, né alle case, né allepersone. Per questo la popola-zione si è ritrovata a ringraziare lamadonna della neve a Corte allafine di maggio, con una buona

partecipazione. Abbiamo potutorivedere don Luigi Del Favero,che ha presieduto la messa so-lenne di ringraziamento, e anchepadre Agostino Faedo, salito finquassù con una nostalgia che nonfinisce più!

Per Arabba la neve è stato si-nonimo di turismo e quindi di im-pegno, che è stato premiato dauna buona stagione, nonostantela crisi che ha colpito l’Italia e ilmondo.

Anche la nostra Diocesi si è fattacarico di tante famiglie, special-mente nella parte bassa della pro-vincia e nel Cadore che vive dipiccole fabbriche, che non dannopiù da vivere a sufficienza.

Quaresima, con la SettimanaSanta e la Pasqua, han voluto direanche preparazione alla confes-sione e alla Prima Comunione.Quest’anno erano in sette: due diseconda elementare e cinque diterza. Questo significa che nel2010 non avremo la festa di PrimaComunione a maggio...

Passata l’estate con le sue pas-seggiate, poco frequentate daibambini per cui erano pensate, èricominciata la scuola in autunno,con la Cresima di tre nostri ra-gazzi, uno per chiesa, per non fartorto a nessuno: Martina da Or-nella, Nicola da Cherz-Soraruaz,Davide da Arabba. L’hanno fatta aPieve, e quindi l’anno prossimo itre che si stanno preparando invi-teranno quelli di Pieve a venir suloro ad Arabba in autunno a ri-cevere il sigillo dello Spirito Santo.

Novembre mese di intensa pre-ghiera, pensando alla venutafinale del Signore.

Mese impegnativo, di tristezzaancor più forte pensando a chi du-rante quest’anno ci ha lasciato.

Anno funesto per le nostrepiccole comunità, in specialmodo per Arabba, segnata damorti improvvise di persone

stimate e grandemente cono-sciute. È questo un invito per tuttinoi a pensare all’appuntamentofinale, di cui non sappiamo né ilgiorno né l’ora.

Le feste del Natale ormai vicine,per le famiglie colpite in manieracosì dura non saranno belle feste.

Noi desideriamo però con loroguardare nella piccola grotta diBetlemme. Maria, Giuseppe, ilBambino. Questa scena mettedentro di noi tanta pace, se ci la-sciamo coinvolgere da quel-l’amore che ha portato Maria adire il suo “Sì” a Dio. Allo stessomodo anche Giuseppe ha ri-sposto il suo “Sì” e così ancheGesù ha imparato da genitoribuoni e fedeli a Dio a sillabare l’al-fabeto del “Sì” a Dio.

Natale ci richiami quindi, a nonessere “analfabeti di Dio”. Ve-diamo quanto poco basta per la-sciare questa terra. Qui lasciamotutto, con noi possiamo solo

portare il bene fatto, l’affetto chesiamo stati capaci di dare e quelloche abbiamo ricevuto. È proprioquesto che ci fa tanto soffrirequando perdiamo persone care,ma che dall’altra parte ci consola eci dà una forza eccezionale: non tichiediamo Signore, perché ce lihai tolti, ma ti ringraziamo diaverceli dati e di averceli lasciatiper tutti questi anni... mancanoall’affetto dei loro cari, ma proprioperché li abbiamo amati, essi re-stano una presenza viva.

Gesù, che in questo tempo diAvvento è entrato nelle nostrecase, ci ha ricordato proprioquesto: “Io ci sono. Eccomi, sonoqui, nella tua casa, vicino a te...prendimi, abbracciami, sol-levami, baciami, sono qui econsolo il tuo cuore, sospingo latua speranza nel mare della vita.Coraggio, io sono l’Emmanuele, ilDio con te, non ti abbandono,perché io sempre resto fedele!”.

A tutti, un Natale buono,vissuto in unione col Signore.

d. Vito

Orari delle feste di NataleSANTO NATALEArabba: ore 21.00 Messa della Notte

ore 23.00 Messa solenne della Notteore 10.30 Messa solenne di Nataleore 16.30 Messa vespertinaore 18.00 Messa vespertina

Ornella: ore 8.00Renaz: ore 9.00SANTO STEFANOOrnella: ore 8.00 con benedizione dell’acquaRenaz: ore 9.00Arabba: ore 10.30 con benedizione dell’acquaArabba: ore 17.00 festiva della Santa Famiglia

SANTA FAMIGLIA - 27 dicembreOrnella: ore 8.00

Renaz: ore 9.00Arabba: ore 10.30

ore 18.00

SAN SILVESTRO-ULTIMO DELL’ANNOArabba: ore 18 con «Te Deum» di ringraziamento

ore 22.45 - 23.45 Adorazione Eucaristica animatadalle Discepole del Vangelo

ANNO NUOVO-PRIMO DELL’ANNOOrnella: ore 8.00Renaz: ore 9.00Arabba: ore 10.30 con “Veni Creator”

ore 16.30ore 18.00

DOMENICA 3 gennaioOrnella: ore 8.00Renaz: ore 9.00Arabba: ore 10.30

ore 18.00

EPIFANIA-SANTI RE MAGIOrnella: ore 8Renaz: ore 9Arabba: ore 10.30

ore 18.00

38 «Le nuove del Pais»

I GESTI NELLA LITURGIA:STARE IN GINOCCHIO

Quinta e ultima puntatadella rubrica sui gesti che com-piamo nella Liturgia.Abbiamo aperto con lo stare inpiedi, abbiamo continuato colSegno della Croce, la terzapuntata lo stare seduti, la pe-nultima volta il rispondere e ilcanto.

Concludiamo l’anno con ungesto importante nella liturgiacattolica: lo stare in ginocchio.

All’inizio non era cosìStare in ginocchio non faceva

parte delle abitudini nella pre-ghiera degli Ebrei. Per cui pos-siamo dire con certezza cheGesù non ha mai pregato ingi-nocchiato. Anche nel Vangelo,quando si parla di Gesù che siinginocchia nell’orto degliUlivi, in realtà compiva ungesto comune nella vita degliEbrei e dei popoli orientali ingenere: si prostrava. Per avereun po’ l’idea della posizioneche il corpo assume nella pro-strazione basta che abbiamopresente il gesto della pre-ghiera che compiono i mu-sulmani. Essi si inginocchianoa terra, e poi portano i gomiti, lemani e la fronte a contatto conla terra.

Questo gesto era moltocomune al tempo di Gesù. Inalcuni miracoli i malati che po-tevano farlo, si inginoc-chiavano “con la faccia a terra”.Non era raro che chi supplicavaqualcuno di più importante, simettesse in ginocchio e strin-gesse le gambe alla persona chesupplicava e con la fronte o lelabbra toccasse i piedi di coluidal quale voleva ottenerequalcosa. Era un gesto cheparlava da solo: “Non ti lasceròandar via, finché non mi avraiascoltato, esaudito, aiutato”.

Chi supplicava abbracciavain basso, verso i piedi, impe-dendo all’altro di proseguire ilcammino.

Anche san Pietro si butta conla faccia sulla barca, quandoGesù compie il miracolo di

fargli pescare tal-mente tanti pesci chele reti si rompevano:“Allontanati da me,perché sono un pec-catore!”

È il gesto dell’u-miltà, della richiesta,che compie qualcunoche si sente piccolo epovero, davanti aqualcuno che ci sirende conto, po-trebbe aiutarci.

C’era poi un altrogesto, che però nonfaceva parte delmondo della pre-

ghiera. Era un gesto di culto,ma che gli Ebrei non com-pivano mai. Era quello dipiegare un solo ginocchio da-vanti al re, davanti a una statuadel re, o di fronte alle immaginidelle divinità straniere.

Per gli Ebrei era cosa gravepiegare il ginocchio davanti aduna persona, o peggio davantia una statua o immagine difalse divinità. Quel gestofaceva parte anche del mondocivile, era il gesto del ministrodavanti al re, dello schiavo da-vanti al padrone. Non era unaposizione per la preghiera, masolo un saluto. Nella Bibbia,alcuni Ebrei vengono perse-guitati e messi a morte, poichénon “piegavano il ginocchio”.Quel gesto era in tutto e pertutto simile alla nostra genu-flessione.

L’inizio del cambiamentoPregare in ginocchio a lungo,

ma rimanendo con la schienadritta, o salutare il Santissimocon la genuflessione, entreràsolo molto tardi nelle abitudinidei cristiani, proprio perchéquei gesti erano in uso pressopopoli che non conoscevanoDio e rivolti più che altro auomini o autorità.

Si arriverà nel Medioevo,perché ci si dimentichi di queigesti pagani, ed essi entrino afar parte del comune modo dipregare, soprattutto nella pre-ghiera personale e nel culto al-l’Eucaristia.

I cristiani per tutti i primidieci secoli, quindi per più dimille anni, non hanno maipregato in ginocchio. Masempre in piedi, con le bracciaalzate, come invece ora fa solo ilsacerdote durante la Messa.

Gli inginocchiatoi nellechiese entreranno solo verso lafine del 1600, quando la Ri-forma Protestante non ricono-scerà più la presenza reale diGesù nell’Eucaristia. La Ri-forma Cattolica invece accre-

scerà a dismisura l’importanzadella visibilità del luogo in cuivenivano custodite le particole(tabernacolo), e mano a manoprolungherà il tempo in cui sideve stare in ginocchio durantela Messa, e quindi anche la“mobilia” adatta per farlo conmeno disagio. Il tabernacolo,fino al Concilio di Trento era la-terale, quasi nascosto, e non dirado era in sacristia, poichéserviva “solo” a custodire leparticole per gli ammalati e perchi non aveva potuto parte-cipare alla Messa. Sarà il Con-cilio di Trento dopo la metà del1500 a invitare e promuoverel’adorazione all’Eucaristiaanche fuori dalla Santa Messa,come risposta di fede e diversi-ficazione rispetto ai “prote-stanti”.

E da noi?È in quel periodo che entrano

in chiesa gli inginocchiatoi, el’abitudine a restare a lungo inginocchio. Anche dall’inizioalla fine delle funzioni, perché“tanto non si capisce niente”. Eanche nei nostri paesi era abi-tudine che durante Messaognuno dicesse per contoproprio il Rosario aspettandol’elevazione e il suono del cam-panello per smettere un attimodi dire Rosario e farsi il segno

della croce.La liturgia dopo il Concilio

Vaticano II, finito negli anniSessanta, invita a partecipareattivamente alla Messa. Attiva-mente, l’abbiamo visto la voltascorsa, vuol dire rispondendo ecantando, vivere come uncorpo e un’anima sola il mo-mento della Messa.

Da noi è ancora usanza che sistia in ginocchio dalla fine delcanto del “Santo” fino all’iniziodel “Padre nostro” e che poi cisi inginocchi un’altra voltadall’ “Agnello di Dio” fino allafine della Messa. anche il rin-graziamento alla Comunionemolti lo fanno in ginocchio. Inginocchio, alla balaustra si ri-ceveva la Comunione. In gi-nocchio si riceveva la benedi-zione del Sacerdote alla finedella Messa e in casa. In gi-nocchio abbiamo imparato adire ai piedi del letto o appog-giati alla panca della stua le pre-ghiere del mattino e della sera,per impedirci di distrarci conqualche “lavoretto” da fare,che sembra sempre più urgentedelle preghiere.

La Liturgia rinnovata oraprevede che in ginocchio di stiadalla fine del canto del “Santo”(o meglio sarebbe dire dal mo-mento in cui il sacerdote stende

Segue a pagina 39

Rubrica

Il sacerdote alla consacrazione si ingi-nocchia per adorare la presenza reale diGesù nell’Eucaristia.

Un malato in ginocchio chiede di essere guarito da Gesù.

«Le nuove del Pais» 39

EREDITÀ E SUCCESSIONISempre più spesso capita di

dover consigliare qualcuno perscrivere testamento. Qualcunonon ne vuole sentire nemmenoparlare, quasi come se, a nonfar testamento, la morte non ar-rivasse. Eppure tante volte anon mettere a posto le cose davivi, da morti si divide la famigliaper “la roba”. Personalmentenoi sacerdoti siamo chiamati ascrivere il testamento nellaprossimità dell’ordinazione sa-cerdotale. Io l’ho scritto e depo-sitato in Curia a Belluno la set-timana dopo esser diventatoprete. E sono ancora vivo... Avolte colgo una generale confu-sione, soprattutto tra i giovanisu questo punto, non hanno leidee chiare e credono di poterdisporre come vogliono dei lorobeni, ma in Italia c’è il CodiceCivile e esso prevede cose benprecise, che in questo piccolopro-memoria vorrei ricordare abeneficio di chi leggerà. Ancheper dare una regolata a forme diconvivenza, che non sono ri-spettose della giustizia sociale,che prima ancora che davanti aDio, richiede una giustiziafondata sul buon senso e sul ri-spetto reciproco, che nel casodei conviventi non sempre c’è,con buona pace, e senza offesaper chi non conosce il sistema

di successione dello Stato (nondella Chiesa) italiano.Guida pratica alle quote ere-ditarie: chi eredita e chi no

Questo schema (spero il piùchiaro possibile) permette disapere chi sono gli eredi di unasuccessione e quanta parte delpatrimonio della persona de-funta prenderanno.

Vediamo per primo il caso piùfrequente: la morte senza te-stamento.

In questo caso il patrimonio èdiviso tra gli eredi in base allequote spettanti per legge.

I familiari che ereditano perlegge sono:

● Coniuge

● Figli

● Fratelli (se mancano i figli)

● Ascendenti (se mancano ifigli)

● Altri parenti entro il 6o grado(solo se unici eredi)

Per ascendenti si intendono igenitori. Se dovessero morireprima gli eredi legittimi, suc-cedono i parenti più prossimi digrado, nel rispetto della quotaoriginariamente spettante al-l’erede.

Senza testamento (se rego-larmente sposati)EREDI:

Coniuge (se non ci sono figli,senza fratelli, senza ascen-denti): intera eredità.

Coniuge + figlio unico (anchese viventi fratelli e ascendenti):al coniuge 50% dell’eredità e ildiritto di abitazione, al figliounico il 50% dell’eredità.

Coniuge + 2 o più figli (anchese viventi fratelli e ascendenti):al coniuge il 33,33% dell’e-redità e il diritto di abitazione. Aidue o più figli il 66,66% dell’e-redità diviso in parti uguali.

Coniuge + uno o più ascen-

denti (senza figli e fratelli): al co-niuge il 66,66% dell’eredità e ildiritto di abitazione. All’ascen-dente o ascendenti il 33,33 %dell’eredità diviso in partiuguali.

Coniuge + uno o più fratellisenza figli e ascendenti: al co-niuge il 66,66% dell’eredità e ildiritto di abitazione, al fratello ofratelli (senza figli e ascendenti)il 33,33% dell’eredità diviso inparti ugualiConiuge + uno o più ascendenti+ uno o più fratelli (senza figli):al coniuge il 66,66% dell’e-redità e il diritto di abitazione, al-l’ascendente o più ascendenti il25% dell’eredità in parti uguali,e al fratello o fratelli senza figlil’8,33% in parti uguali.

Senza testamento (in caso diconvivenza, senza matri-monio)

Uno o più figli: intera ereditàdivisa in parti uguali (anche seviventi fratelli e ascendenti).

Uno o più ascendenti (senzafigli e fratelli): intera ereditàUno o più fratelli (senza figli aascendenti): intera eredità inparti uguali.

Uno o più ascendenti + uno opiù fratelli (senza figli): 50% agliascendenti diviso in partiuguali, e 50% al fratello o fratellidiviso in parti uguali.

Altri parenti entro il 6o grado(se unici eredi): l’intera ereditàdivisa in parti uguali divisa tra iparenti più prossimi per pa-rentela.

Vediamo ora il caso in cui unapersona abbia pensato ascrivere testamento. Riguardoquesto tipo di successionesono doverose alcune precisa-zioni. La quota di legittima rap-presenta la parte dell’ereditàche deve andare comunque aiparenti indicati, anche contro lavolontà del defunto. Nell’ordi-

namento successorio italiano èinfatti vietato “diseredare”alcuni parenti (i più prossimi,vedi sotto).

La quota disponibile è,invece, la parte di eredità che iltestatore può lasciare achiunque, compresi chiara-mente anche agli eredi già be-neficiari della quota di legittima(legittimari). In questa circo-stanza, la quota disponibile vaad accrescere la quota le-gittima.

I familiari che ereditano pertestamento sono:

● Coniuge

● Figli

● Ascendenti (se mancano ifigli)

Come si può notare, inquesto tipo di successione, adifferenza della prima (exlegge), i fratelli del defunto nonrientrano tra gli aventi diritto.

Anche nella successionecon testamento vale la regolache, nell’eventualità in cuimuoiano prima gli eredi legit-timari, succedono i parenti piùprossimi di grado, nel rispettodella quota originariamentespettante all’erede.

Infine, può esser utile fornirequalche esempio di grado diparentela:

Grado di parentela1o grado: genitore - figlio2o grado: nonno - nipote

(figlio di un figlio) - fratello3o grado: zio - nipote (figlio di

un fratello).4o grado: 1o cugino5o grado: 2o cugino - figlio di

un 1o cugino.6ogrado: figlio di un 2ocugino.

Con testamento (se regolar-mente sposati).

Coniuge (in mancanza di figlie senza ascendenti): al co-niuge spetta per legge il 50%dell’eredità e il diritto di abita-

le mani unite sopra il calice e laparticola invocando lo SpiritoSanto) fino al “Mistero dellafede”. Molti - specie tra gliuomini, le ragazze e i giova-notti - invece di stare in gi-nocchio, si mettono seduti ealzano i piedi sull’inginoc-chiatoio... non è un bel gesto.Anche se i nostri banchi sonostretti, anche per fodom quellatavoletta che si trova sotto lapanca, non serve per poggiare ipiedi, ma le ginocchia: jeneglin.Più chiaro di così!!

Pazienza chi ha problemi disalute e di vecchiaia e non puòinginocchiarsi!

Vorrei però pregare daqueste righe, anche se so chenon molti leggono, di stare inginocchio alla consacrazione,non seduti. Stare seduti è ungesto che sottolinea poca devo-zione, di aver compreso pocoche in quel momento siamo da-vanti al Figlio di Dio, a Dio! Trai turisti alcuni restano in piedi,magari anche nelle prime file,impedendo a chi è dietro di se-guire la Messa... Tra quelli chestanno in piedi e quelli chestanno seduti, è ben difficiledire chi mi faccia più male alcuore.

Ma ringrazio Dio mattina esera (in ginocchio) per tuttiquelli che vivono il momentodella consacrazione inginoc-chiati e che fanno il ringrazia-mento in ginocchio. Dio li be-nedica!

Dalla pagina precedente

Rubrica / I GESTI

Crist de Padon - 1 ottobre 2009

Segue a pagina 40

40 «Le nuove del Pais»

zione. La quota disponibile èdel 50% a discrezione di chi fatestamento.

Coniuge + figlio unico (anchese viventi ascendenti): al co-niuge spetta per legge il33,33% dell’eredità e il diritto diabitazione, al figlio unico il33,33% dell’eredità. L’altro33,33% resta disponibile a di-screzione di chi fa testamento.

Coniuge + due o più figli(anche se viventi ascendenti):al coniuge spetta per legge il25% dell’eredità e il diritto di abi-tazione, ai due o più figli il 50%dell’eredità in parti uguali.L’altro 25% a discrezione di chifa testamento.Coniuge + uno o più ascendenti(senza figli): al coniuge il 50%dell’eredità e il diritto di abita-zione, All’unico o più ascen-denti (senza figli) il 25% dell’e-redità.

L’altro 25% a discrezione dichi fa testamento.

Testamento (nel caso di con-vivenza).

Figlio unico (anche se viventigli ascendenti): al figlio unico vail 50% dell’eredità per legge.L’altro 50% resta a disponibilitàdi chi fa testamento.

Due o più figli (anche se vi-venti gli ascendenti): ai figli va il66,66% dell’eredità in partiuguali. L’altro 33,33% resta di-sponibile a discrezione di chi fatestamento.

Uno o più ascendente (senzafigli): il 33,33% dell’eredità perlegge. L’altro 66,66% resta a di-screzione di chi fa testamento.

Senza figli e senza ascen-denti: l’intera eredità resta a di-sposizione di chi fa testamento.I parenti non nominati in questoelenco non hanno diritto aniente.

Come si vede, nel caso diconvivenza, senza testamentoil convivente non ha diritto aniente, neppure al diritto di abi-tazione.

Nel caso di testamento,invece, si può disporre dellaquota prevista dalla legge, oper beneficiare il convivente,oppure chi ha già ereditato neilimiti della Legge Italiana. Nelcaso di più figli, chi fa testa-mento può disporre della quotache resta libera, a favore di unosolo dei figli, o lasciare anche anon parenti, a istituzioni, o as-sociazioni la quota di cui può li-beramente disporre, senza chegli eredi possano dire niente.

Come già ricordato, in Italia èproibito “diseredare” qualcuno,poiché ci sono quote chespettano agli eredi per diritto,anche se in vita non si andavad’accordo.

La volontà verbale, se nonviene scritta, davanti alla leggenon ha alcun valore.

Nell’anno del Giubileo deiduecento anni dal 1809, lostorico della Diocesi di Bolzano- Bressanone prof. don JosefGelmi, ha raccolto in un libro lepersonalità sacerdotali più rile-vanti dell’antica Diocesi delTirolo. Approfittando anchedell’anno sacerdotale in corso èstata certamente una felice intui-zione.

Il libro già da tempo pensato eil cui lavoro è stato impegnativo,già dall’introduzione del-l’Autore avverte che non sipoteva ricordare tutti, ma coloroche hanno dato il loro contributoalla storia del Tirolo, secondol’intenzione di questo Giubileoche volge al termine.

Il libro si apre con la storia delsanto vescovo e martire Cas-siano, patrono della Diocesi, e sichiude col vescovo WilhelmEgger, morto nell’agosto del2008; passando per il CardinaleNiccolò Cusano.

Nel libro sono compreseanche le vallate ladine. DallaVal Badia primeggia il Santomissionario Giuseppe Freina-demetz, poi il frate francescanoMarkus Ferdigg da Rina, apo-stolo tra i poveri morto nel 2004.Dalla Val di Fassa nessuno enessuno dalla Val Gardena.Dalla Val d’Ampezzo vengonoricordati il vicario generaleLuigi Pompanin, che larga parteebbe anche nel periodo delle Op-zioni nel periodo del TerzoReich, e il musicista AngeloAlverà, direttore del coro e del-l’orchestra della Cattedrale diBressanone per trent’anni,morto nel 1978.

Dalla nostra vallata viene ri-cordato padre Alfons Quel-lacasa, agostiniano a Novacella.ALFONS QUELLACASA,PROFESSORE

Alfons Quellacasa è statodavvero uno dei personaggi delTirolo più originali del suotempo.

Nacque il 3 marzo 1843 a Lar-zonei di Livinallongo. Già ingiovane età egli si trovava inBressanone per frequentare lescuole elementari di lingua te-desca. Nella città vescovile fre-quenta anche le scuole medie.Sebbene nei primi tempi fosseuno dei peggiori allievi, già inquinta classe era il terzo permedia di voti e in settima uno deimigliori. Durante la guerra del1866 difese come militare, in-quadrato tra le linee d’ufficio, ilfronte meridionale, guada-gnando 35 corone austriache al

giorno. Più tardi disse che nonguadagnò mai così tanto denaroin vita sua come in quel tempo.Nel 1867 entra tra gli agostinianidi Novacella. Il 1o ottobre 1871riceve l’ordinazione sacer-dotale. Tra il 1872 e il 1874 fucooperatore a Valdaora, e poiviene nominato supplente per icorsi di storia naturale nel gin-nasio (quello che adesso sono letre classi delle medie e i primidue anni delle superiori nell’or-dinamento italiano) retto dagliagostiniani a Bressanone,chiamato lì dal superiore padreDomenico Irsara. Dal 1875 al1878 studiò all’Università diInnsbruck. Si racconta cheQuellacasa per due volte ten-tasse di ricevere il magistero perl’insegnamento. La prima voltaarrivò fino a Fortezza, e la se-conda era già al Brennero, ma sene ritornò a Bressanone. Ai suoicolleghi disse: “Maglio tornareindietro con onore, piuttosto cheessere rimandato indietro condisonore”. Alla fine ricevette ilMagistero per l’insegnamentodella Storia, mentre per quello dimatematica e fisica o non riuscìad affrontarli, oppure li superò,ma con scarso risultato.

Comunque dal 1878 al 1913(per 35 anni) ininterrottamentetenne la cattedra di storia al Gin-nasio degli agostiniani a Bres-sanone. Insegnò inoltre altrematerie, quali matematica, ita-liano, religione e bella scrittura.Egli morì l’11 aprile 1913 a No-vacella.

La scrittura ordinata e re-golare di Quellacasa, contrastain modo evidente con il suoaspetto, al quale egli non diedemai grande importanza. Avevail viso sempre mal rasato, espesso si lasciava crescere unafolta barba che non curava perniente. Le sue mani attiravanol’attenzione per il nero depo-sitato sotto le unghie lunghe e

trasandate. Oltre a questa ta-baccava spesso e volentieri. Nelsuo modo di parlare accentavamolto le vocali e quindi si pre-sentava per “Guellacasa” epresto venne conosciuto da tutticol soprannome di “Gu” per di-ventare in seguito presso i suoiallievi “Gulli”.

Quellacasa insegnava contrasporto e passione. Sebbeneavesse sempre dolori ai denti,agli orecchi e allo stomaco, nonlasciò mai i suoi alunni senza lesue ore regolari di insegna-mento.

Anche il suo superiore, per ri-guardo al suo pessimo stato disalute, cercò di alleggerire i suoiincarichi, ma senza successo.Emblematiche sono le sueultime parole, biascicate confatica in aula ai suoi alunni:“Andate a casa, io non ne possopiù”. Essi avevano per il loro in-segnante una filiale devozione.Josef Weingartner (sacerdote,storico dell’arte, ricordatoanche lui nel libro, morto nel1957), che fu suo allievo, scrivea questo proposito: “Durantel’ora di religione, Quellacasamanifestava in maniera ancorapiù evidente, se mai si potesse, lasua semplicità e la sua religiositàin maniera piena e totale, che siesprimeva in osservazioni esattee profonde. Così io ricordoancora oggi in maniera nitidacome egli ci presentò la bellezzadel breve prefazio della Messa diQuaresima; ci coinvolgeva e ciavvinceva con il calore che eglimetteva nelle sue parole e dalmodo in cui uscivano dalle suelabbra: “Vitia comprimis,mentem elevas” (il digiunospinge verso il basso i vizi, e in-nalza le menti alle cose di Dio).Sono totalmente false quelle af-fermazioni che dipingono Quel-lacasa come anima eccessiva-mente scrupolosa...”.

(fine prima parte)

Dalla pagina precedentePADREALFONS QUELLACASA DA LARZONEI

«Le nuove del Pais» 41

Nona Bina complisc 95 agn

Na neola de parenc fioi,neodi proneodi, nore e jendri sàbinè auna per festegè i 95 agnde Nona Bina come che i laclama lori, ma meio cugnisudacome Annunziata Lezuo Costade Jàn da Rèba.

Amada souradut dai neodiche là ia tignus e portei a spassfin che ie deventei gragn, là bù ngran estro e na gran voia de fèfesta n sabeda ai 3 de Otobre.La sua bona salute e l suo“brontolè” per ne fè capì chencora fosa tànt da cambie ntèsto mondo, lè duc i ingrediencche fès ben pensè a na tourta dei100 agn.

Lè na màda che à vedù n cinde dut: guere, fam, fadie, nagran fameia da arlevè, l amorper l laur, la cesa, la vita ntiera.Nquoi ence se chelche lesura lano se muof polito, la testa lèncora bona e chest lè dit dut.Nte dute ste màde se scon n se-greto de vita e de veritè che lèchèl del periè, ma nò deme aparole ence con esempio e colno mancè mei a le funzion degliejia. Co l esempio on trop damparè senza descore, senza dinia, basta demè cialè a chëlemàn nfizade plene de storia deamor e de fadie.

D. G.

Ad Arabba per i 100 annidella Strada delle Dolomiti

Accoglienza in grandestile ad Arabba, decorataper l’occasione con le ban-diere del Tirolo, degliSchützen e dei Ladini, in oc-casione della rievocazionestorica dei 100 anni dellaStrada delle Dolomiti.

Rievocazione che haavuto ad Arabba e in tutta lavalle di Livinallongo ungrande consenso, unafattiva collaborazione localee una grande partecipa-zione di pubblico.

Tutto è iniziato conl’arrivo delle auto più rap-presentative del secoloscorso provenienti dallastrada storica, con partenzada Bolzano, passando per laVal di Fassa e transitandodal Passo Pordoi, per poigiungere ad Arabba. Ilcorteo automobilistico èstato accolto dalla bandamusicale di Fodom, dallaSchützenkompanie Bu-chenstein in piena forma dicolori con le sgargiantipiume sui cappelli alati, daimaestri di sci in costume edattrezzatura d’epoca, dalledonne, giovani ed anziane,in costume ladino, conmazzi di fiori da omaggiareai partecipanti e dai vigli delfuoco di Fodom che con una

pompa idrica a mano hannocreato un arco pittorescosotto al quale transitavanole auto storiche. In testa allasfilata i veterani dellaMujica da Fodom hannoaperto il corteo con gli stru-menti musicali storici, pre-stati per l’occasione dalmuseo storico ladino diFodom Livinallongo.

Non poteva mancare in

costume ladino la veteranaPierina de Ján che, con i suoi89 anni, ha voluto elargire aiproprietari delle auto sto-riche anche i canifli (frit-telle locali) fatti da lei.Pierina ricorda ancora oggiquella strada polverosanata 100 anni fa, che ha la-sciato nella storia del suopassaggio una ventata dimoderno, di elegante, di al-tamente provvidenziale peril futuro del turismo che sa-rebbe esploso poi negli anni’70.

Una storia oggi ulterior-mente valorizzata dall’U-NESCO, inserendo le Do-lomiti nell’elenco dei patri-moni dell’umanità. È sulleorme di questo patrimonioche la gente di Fodom si èprodigata, regalando un po-meriggio colorato e vivace,baciato dal sole, per dimo-strare il valore dei 100 annidi storia di una strada cheha portato i suoi frutti, in-sieme alla volontà e la co-stanza di chi vive e lavora inmontagna.

L’amministrazione co-munale, l’associazioneArabba Fodom Turismo etutte le categorie di vo-lontari che hanno colla-borato, hanno saputo sotto-

lineare e dare un’improntamagnifica a questa manife-stazione. Grande soddisfa-zione per l’assessore al Tu-rismo Manuel Roncat che hacoordinato gli oltre settantavolontari ed ha saputorendere ognuno di loro pro-tagonista di una rievoca-zione storica di grande suc-cesso.

Goffredo Dander

Nona BinaCara nona, 95 agn tàs complìe chësta nonè na roba da ogni dìDut l ben nos te augurone speron che te stiebe tres benonCo sonve pichi tòn fat parechi dispettima ades son tres restei i tuoi nipoti predilettiSe godonve a ve scechè ti e l nonoma dopo von très domanè perdonoCi che no nonsa fat per amor den zucherinochëst e auter e perfin n inchinoTès très stada ben de salutema a te varì le ierbe te ias dourade duteL’unico neo lè la sorditèchëla no, no tés stada bona de te la curèEl dotor l’ tà dit: “Signora lei è sorda da un orecchio”e lè stè bon de te cacè su n aparecchioTe pensàve che siebe mefo n cin de cerumema da alora de la televijion tàs sbasè l volumeOgni tànt te te lamente che velc tè dòlo na giama o n brac o perfin l’os del còlMa savon ben che dipende da le lunepastiglie difati no te nas mei tout deguneCanche te feje na massa de aclè ora che te vade ju ntè tiacIlò lè l tuo regno e ti te revegnen tamez ai ram e alle tue legneAdes tes vecia te tas fat la tua vitae speron che ence a nos la ne vade coscitaTàs na massa de nipoti e pronipoti che te vol bene chëst de segur lè n bon senI tuoi fioi ogni tant i te fèsc desperèma ades ie pronti a te daidèNona, tanti auguri te fajon de cuore recordete che per nos duc tàs en gran valour!

Tua nipote ELISA

42 «Le nuove del Pais»

Questo è il titolo del teatrorappresentato dalla filoco-micodrammatica di ValladaAgordina lo scorso 18 luglioin sala congressi di Arabba.

La vicenda narrata rac-conta il dramma dell’emigra-zione forzata verso il Brasile,vissuta verso la fine dell’800.

La storia dall’inizio seriosae densa di momenti commo-venti si snoda poi in esilerantivicende famigliari e ciacoledi paese.

Una compagnia di attoridavvero bravi e affiatati,spontanei e divertenti.

Tanti gli applausi del pub-blico destati dalla bravura edalle divertenti battute degliattori.

La regista e amica PaolaDavare ha saputo con grandemaestria far rivivere un pe-

riodo così delicato e dolorosodi tanti nostri avi che handovuto per forza emigrare la-sciando affetti e famiglia perguadagnarsi il pane in terrelontane ma ha anche saputofar affiorare il lato comico eburlone.

Un grazie particolare alDott. Benno della Banca Raif-feisen di Arabba e dalComune di Fodom per aversostenuto materialmentequesta iniziativa. Le offerteraccolte andranno diretta-mente in Brasile in mano di srLaura Rossi.

Da questo giornale vor-remmo far pervenire un carosaluto e un grazie a tutta lacompagnia di teatro diVallada e un plauso alla di-sponibilità dei Fodomi.

Marilena

Benedizion de le nuove cèsevia le Ròe ja Renac-Fodom

20 agn de coperativa VillaRoma e benedizion de 20apartamenc nuos per jent dafodom.

Lè stè benedì ntè nagiornada de sorogle da siorVito de Vido prève da Rèba esior plevàn Murer da la Pliè ndomània 12 de otobre 20nuos apartamenc per la jentda Fodom ja le Roe a Renac.

Lè ruè per l’ocajon encedon Gabriele Bernardi dallaTerra Santa ulà che da agn làl’albierc, lè stè dàl l promotore ideator de la coperativa.

Damiano Demattia, pre-sident, là prejentè na docu-mentazion detagliada deilaurs che à costè 4 milions deeuro per ste cese nuove, malà ence metù davant fora chelche lè ste fat nte vint agn deCoperativa Villa Roma, con 5gragn loti de cese: l prum a laPliè proprio col inom villaRoma, l secondo jà Salejei, lterso jà San Jan, l quarto viaSourarù, e l quinto ja le Roede Renac. L presidente lèdaidè da n comitè depersone valide come ValterCiai, Roberta da Rènac,Martina dei monesc e autri.La plu bela sodisfazion l’ disclè stè chëla che l amini-

strazion del comun là da-gnara dè na màn e da chëlapèrt on fat saurì, no se pò dì lmedemo dei autri organi isti-tuzionai. A descorast oltre adon Gabriele Bernardi ence lsindaco Ugo Ruaz e l exSindaco Gianni Pezzei, l’ing.Boranga e n rapresentàntedel Bim. La gran fiducia discncora l president che on dà lajent da fodom che là aprezè lnost laur, l ne dà l’estro percontinuè sùn sta strada, eson disposti a ji nnavant per lben de Fodom.

Le Roe lè n taren che seciapa a ji su la strada deChierz, apana soura Rena-c.Leva na zona continua lpresident prevista dal pianoregolator de fè su cèse, ma lèste gran dificoltè co la So-printendenza che leva dennauter parer, spo ence la fo-restal che là metù n an adezide per fè l lotto del bosce, ades on ncora n problemacol acquedotto che lè stèpaiè da nos, ma che no ven ri-cognosù per l defalchè daidebic; davò avei sorpasèdute stè dificoltè siera ite lpresident a fè le cèse le stèquasi saurì.

Goffredo Dander

AMOR E CONCORDIA DËIDA LA MEMORIA

LA TAULA CURTADA

È bù alegrëza a scrive per fodomnosè ncan che méva vignù stà ispi-razionè scomencè, no me recorde ncanma desegur davànt tànc de agn.A scola jive très giànl sentimento lève bona ji a studiè no sava l muòte cosci noneva auter che fè fagot.Fora n Puster e po a Bolsanno se podàva avei nchersedumguai se fè la gonela (che volava ditournè a cèsa)se tournava a mossei fè le tiradum.A scrive a cèsa na corispondenzase mossëva pensè soura con pazienzan cin de puster e l alfabeto per talianmi, mè pensè e... se scrivësse perfodom?Chëst lè n pensier che mè très restèpercieche nost lingaz no vegne meidesmentiè

La pruma poejia lè scrita dal Aimaria e chësta le stè chëla che mà dè l viaè scrit trop su la naturae le usanze n generalper Fodom lè stè mia scriturae po i lo liec per duta la val.

E po le ruè don Alfredo Leviscon gran iniziativa la volù che sul folgio parocchialsiebe tres na mia poejia.E coscì è metù màn de colaborèe con tànc de autri ncoradoi libri è fat stampèche mie memorie pobe restè.Che duc lieje e descore tres Fodome trope oute vedei alla Rai e alla televijionLa val fodoma lè amirada, la nonà demè n bèl guàntle ciariada de poetiades esse giàn che lori vade nnavànt.Con amor e concordiaauguri a duc de Bon Nadele perion che l’an nuof doimilediescl ne porte benediscion e pèsc.

Pierina de Jàn nov. 2009

n cin de Fodom

Al termine della processione con la Madonna del Rosario ad Arabba.

«Le nuove del Pais» 43

RACCOLTO(scianscioni da Fodom)

La raccolta delle patateprovenienti da vari stati delmondo (avevamo pubblicatola semina in primavera) hadato grande soddisfazionealla Frida Tidal di Varda e ilraccolto è stato generoso.

Le migliori sono risultatequelle provenienti dalla Si-cilia e dal Sud-Africa tuttemolto grosse, le migliori disapore invece sono quelleprovenienti dalla Bolivia,mentre quelle del Cile,Croazia e Russia un po’ meno,

da notare anche la buonaqualità di quelle provenientida Cuba e dall’Egitto mentrequelle della Cina sono ma-turate un po’ rugose.

La Bolivia ha una patatainteressante rossa e bianca arighe ma molto buona disapore specialmente per i“scianscioni” fatti allafodoma (con cipolla).

La Frida molto intelligen-temente ha messo da partegià le sementi per la prossimasemina.

NOVITÀ DAL CORO

La costante mediazione (epreghiera) dopo varie diffi-coltà, del coro parrocchiale,ha avuto il suo epilogo nellagiornata di incontro coi com-ponenti del coro che in salaparrocchiale hanno trattato ivari problemi insieme a donVito.

La encomiabile disponi-bilià del parroco che sarà pre-sente alle prove con la suaesperienza nel coordinare i

canti è valsa la fatica di prose-guire con decisione. Alcunevoci giovani si fanno avanti eanche se in punta di piedisono un buon segno per ilfuturo.

Con questo rinnovo si ri-parte con entusiasmo graziealla disponibilità dei compo-nenti del coro e si prospettaun futuro di grazia e di bellaunione corale per la “Gliejiada Rèba”.

GRUPPO “INSIEMESI PUÒ...” FODOM

Domenica 15 novembre inSala congressi di Arabba c’èstato un pomeriggio con ca-stagnata musica e balli orga-nizzato dal Gruppo “Insiemesi può...” Fodom. Per l’occa-sione in rappresentanza dellISP di Belluno è arrivato Da-niele che ha presentato unvideo della manifestazionealle Tre Cime di Lavaredo nelluglio scorso per sensibi-lizzare la fame in Africa. RitaRossi ha pure presentato uninteressante video di sua so-rella Sr. Laura in Brasile.

Una bella occasione per

stare insieme rallegrati dallemusiche di Mario e Max escaldati dalle castagne e brulèdel Ruge.

Il mercatino allestito haportato una cifra di quasimille euro che verrà destinataai missionari fodomi .

È stato proposto di sensibi-lizzare alberghi e ristoranticon una dicitura da inserirenelle carte del menù che con1 euro si può sfamare unbambino in Africa per diversigiorni. L’iniziativa effettuatal’anno scorso a Belluno haavuto un enorme riscontro

LAGHI ARTIFICIALI EPRIMA NEVE

Arrivo anticipato dellaprima neve che ai primi di no-vembre registrava ad Arabba40 centimetri di neve fresca,mentre più in alto il mantonevoso oltrepassava i 60 cen-timetri. Impiantisti e alber-gatori contenti ma... versofine novembre le tempe-rature si sono alzate e nonhanno lasciato la possibilitàdi sparare nuova neve artifi-ciale.

L’inizio della stagione è af-fidato pertanto alle preghieree alla diminuzione delle tem-perature. Per i primi di di-cembre è prevista però unabella nevicata. Dopo grandilavori estivi sono stati ap-prontati anche 2 laghi artifi-ciali, uno al Poravescovo-Pescoi e uno in zona Savinèverso i Bec de Roces, l’acquadei quali servirà per l’inneva-mento delle piste da sci.

ARABBA REBA= NOVITÈ NEWS

44 «Le nuove del Pais»

DOLOMITI - UNESCO

Scarsa affluenza di ope-ratori del turismo nella salaTaulac di Pieve di Livinal-longo dove si è svolta il 12 no-vembre una conferenza sultema Dolomiti - patrimonionaturale dell’umanità.

Relatori il prof. Piero Gia-nolla, il dott. Sandro Furlanise il dot t. Emiliano Oddonedell’univesità degli studi diFerrara che hanno esposto levarie problematiche dopoche la prov. di Belluno è di-ventata coordinatrice dellagestione con sede provvisoria

nei locali della provincia. Sitratta di gestire una elabora-zione strategica e sostenibiledel territorio e istituire unafondazione Dolomiti Unescofinalizzata a presentare il ter-ritorio come “unicum”, te-nendo conto delle geomorfo-logie ambientali.

Su questo patrimonio na-turale l’UNESCO non mettevincoli ma lascia la decisionealla gente e agli ammini-stratori del territorio purchèsi attengano alle regole pre-viste.

RIPARI VALANGHE

Sono iniziati i lavori per laprotezione valanghe traArabba e Varda verso il Cam-polongo. La ditta ha iniziato ilavori a tempo di recordanche se ci vorrà del tempoper terminare. Il progetto èun brevetto elvetico ga-rantito 30 anni, con la possi-bilità di piantare anche deglialberi, pertanto dovrebbeavere un minimo impattoambientale.

La prima fila di tronchi diprotezione è già stata in-stallata e tempo permet-tendo, ne seguiranno altre trefile più lunghe, tutto questoserve da riparo anche allazona Plaiac dove in zona sot-tostante ci sono alcune abita-zioni e officine. Il lavoro deci-samente non facile è statoeseguito con un ragno (an-corato a monte) e i tronchitrasportati con l’elicottero.

STRADA DELLEDOLOMITI

Grandi festeggiamenti al12 settembre per i 100 annidella strada delle dolomiti.Vari filmati e foto sono statiampiamente descritti da tuttii media su vari giornali e su in-

ternet. Le belle immagini inuna giornata di sole hannofatto il giro del mondo, e lagente di tutto il comune èstata coinvolta per valo-rizzare una riedificazionestorica con costumi del-l’epoca.

NUOVA COSTRUZIONE

Pè da la Coda per chi non loconosce è una località traArabba e Pont de Vauz(Pordoi): è lì che sta nascen-do una nuova costruzione diproprietà di Paolo Degasper“Padi”, allevatore di Livinal-

longo. Accanto alla costru-zione ha una stalla conmucche, manze e cavalli, iquali vengono accuditi gior-nalmente con non pochi sa-crifici.

NOVITÀ RACCOLTA DIFFERENZIATA

Partirà a dicembre la rac-colta differenziata da partedel Comune di Livinallongonella nuova zona ECOCENTRO di Renaz debita-mente attrezzata. La novità èche ogni attività dovrà attrez-zarsi per portare durante 4giorni settimanali e a orariostabilito i prodotti differen-ziati: carta, vetro, cartone,plastica, ferro e materiali vari.Nel 2010 partirà invece laraccolta porta a porta per icontenitori dell’umido.Ognuno si dovrà premuniredi vari bidoni che verrannoversati direttamente nei con-tenitori grandi che a Renazsono al coperto e nello stessotempo sono anche comodiper lo scarico.

UFFICIOINFORMAZIONI

Tecnici della provinciainsieme all’ assessore al tu-rismo del Comune sono allavoro per valutare la si-stemazione dell’ufficio In-formazioni di Arabba.

Il locale in centro piazzadi proprietà Filippin nonera più disponibile alloscopo.

È stato programmato dispostare gli uffici nei localimessi gentilmente a dispo-sizione dal Garni Emma inattesa di ulteriori sviluppi.

Peccato, perché ilCentro Servizi era statocostruito per questoscopo.

«Le nuove del Pais» 45

CACCIASta dilagando una forma

molto pericolosa di epizooziadi rabbia silvestre portata davolpi, cani e animali conta-minati. È stata emanata unordinanza della RegioneVeneto per arginare il pro-blema (con vaccino obbliga-torio per i cani).

Data la situazione di emer-genza si sottolinea l’impor-tanza di segnalare qualsiasi

animale trovato morto o consintomi sospetti (senza toc-carlo), come da ordinanza n.251 del 24 nov. 2009.

La notizia che le volpivengono vicino alle case conla gente che dà loro da man-giare dovrà cessare proprioper evitare la possibilità dicontagio della malattia che èmolto pericolosa. Ulterioriinfo su www.izsvenezie.it allavoce rabbia.

PALLA ALDOCosternazione e sconforto

ha destato in tutta la valle lascomparsa di Palla Aldo diArabba (63 anni) che tragi-camente ha dovuto lasciarequesto mondo per una cadutamentre tagliava i rami di unalbero vicino a casa. Dolorenon solo per i famigliari maper tutta la valle di Fodomdove era amato e apprezzato.Manca al comitato della Fra-

zione dove membro attivo siera sempre dimostratogrande lavoratore e attentonelle decisioni frazionali.Grande esperto di caccia esempre disponibile nell’aiutoper tutti. La grande folla al fu-nerale ha voluto essere vicinoai famigliari ed emblematica-mente abbracciarlo e ringra-ziarlo.

Goffredo Dander

SUL SITO

www.valbadiaonline.it -Fodom si può scaricare sia le“Nuove del pais” che vedere

alcune notizie fresche diFodom. Giulan a Valba-diaonline e Raiffeisen Rèba.

Arabba: Fiera di San Michele. Anche quest’anno sulla piazza diFreine la riuscita fiera e la mostra del bestiame di Fodom. Bellovedere anche i piccoli appassionati alla campagna!

Per la Solennità di Tutti iSanti e nel ricordo dei nostri caridefunti, il grande crocifisso delcimitero di Arabba è stato rin-novato.

L’ultimo intervento era statonel 2000, per l’anno del Giu-bileo, voluto da don Attilio DeZaiacomo.

Questa volta l’iniziativa èpartita dalla locale AssociazioneAlpini da Fodom, che tanto rin-graziamo.

Guidati da Valerio Nagler,hanno provveduto non solo arinnovare il colore (che ormai la-sciava vedere il legno sottostantequasi in tutto il corpo), ma acco-gliendo un desiderio del parrocohanno provveduto a proteggere

meglio dalle intemperie il Cristocon un bello “scrigno” artistica-mente realizzato.

Altri due volontari di Arabba,invece hanno pensato a ripulire etornare a fugare con nuovamalta la sottostante pietra cheporta incisi i nomi dei caduti diArabba e Varda nella Prima enella Seconda Guerra Mon-diale.

È stato provveduto anche areinserire una canaletta per i filielettrici in modo da potermontare anche un piccolo fa-retto che valorizzi anche di notteil volto dolente, ma sereno del“nost bel Crist de cortina”.

N Dio vel paie ben tant aialpins e duc chi che a fat pro!

Il 15 luglio 2009 pressol’Università degli Studi diPadova, Facoltà di ScienzePolitiche,

SABRINA PELLEGRINIha conseguito la laurea

magistrale in Politica Inter-nazionale e Diplomazia,con votazione di 110 e

lode; discutendo la tesi:“Vietnam 1964-1973: i ten-tativi di negoziato per unasoluzione pacifica del con-flitto”.

Relatore Prof. AntonioVarsori, correlatori Prof. Lo-renzo Mechi e Prof. Fran-cesco Petrini.

IL CROCIFISSO RINNOVATO

46 «Le nuove del Pais»

BATTESIMI

5. SORARUI Patrick, diSilvano e di Silvia Gabrieli,nato a Brunico l’11 maggio2009, battezzato ad Arabbail 27 settembre 2009, da Al-fauro.

6. CREPAZ Asia, di Diego edi Myriam Berardino, nata

a Brunico il 20 maggio2009, battezzata ad Arabbail 4 ottobre 2009, da Pradat-Arabba.

7. CREPAZ Milena, di Pier-giorgio e di Nadia Palla,nata a Brunico il 13 luglio2009, battezzata ad Arabbal’8 novembre 2009, da sa leRoe di Renaz.

Gli sposi Pietro Colleselli e Daniela Molin Fop, sposati a Fusine diZoldo alto il 16 maggio 2009.

Gli sposi Manuel Roncat e Eleonora Crepaz, sposati a Colle SantaLucia il 10 ottobre 2009.

Le gemelline Katia e Verena, di Roberto Pallua e Rita, hanno ri-cevuto il Battesimo nella Parrocchia di San Cassiano in Badia il 20settembre.

Crepaz Milena con i genitori e la santola.

Lorenzo Becker con i genitori Sebastian e Ilaria, il santolo, parenti eamici nel giorno del suo Battesimo.

Il piccolo EtienneScussel, di Stefano eCristina Sief, nato aLatisana (UD) l’8luglio 2009 e bat-tezzato in Zoldo.

LA VOCE DEI REGISTRI

«Le nuove del Pais» 47

Viabilità e sicurezzaSono stati approvati i se-

guenti progetti esecutivi-defi-nitivi:

● Interventi per la messa in si-curezza della viabilità Co-munale nelle località diCollaz, Pè d’Ornella e Lar-zonei per un importo com-plessivo di 57.411 .

● Lavori di rifacimento distrutture stradali danneg-giate dalle nevicate dell’in-verno 2008/09 nelle localitàdi Federa e Corte per un im-porto complessivo di125.200 .

● Lavori di rifacimento distrutture stradali danneg-giate dalle nevicate dell’in-verno 2008/09 nelle localitàdi Contrin per un importocomplessivo di 54.000 (lavoro già eseguito).

● Intervento per la mitigazionedel rischio di caduta massisulle strade comunali di Fon-dovalle e Palla per un im-porto complessivo di149.757 di cui 132.318 fi-nanziato dal Fondo per la va-lorizzazione e la promozionedelle aree territoriali svan-taggiate confinanti con leRegioni a statuto speciale -Anno 2007, Interventi dimessa in sicurezza della via-bilità extraurbana.

Scuola

● È stata deliberata la liquida-zione del contributo per glistudenti delle scuole Supe-riori e Universitarie perl’anno scolastico 2008/09per un importo di 12.180 eper gli studenti delle scuoleElementari e Medie prove-nienti da frazioni distanti perl’importo di 2.760 .

Personale

● Palla Andrea ha brillante-mente superato l’esame ri-chiesto dal concorso pub-blico indetto dal Comune perl’assunzione di 2 posti dioperaio a tempo pieno, spe-cializzato nella conduzionedi macchine operatrici com-plesse e autista scuolabus,assicurando così almeno unodei posti ad un giovanelocale.È stata assunta a tempo inde-terminato per concorso pub-blico la Sig.ra ZimmermannZofia Krystyna, con la qua-lifica di Infermiere Cat. D,

presso la Casa di riposo Co-munale “Villa S. Giuseppe”.

Contributi

● Allo Sci Club Arabba, qualecontributo alla spesa so-stenuta per la sostituzione diun pulmino, è stato concessoun contributo di 6.000 .

● Alla Banda da Fodom percontribuire alle spese so-stenute per la Scuola diMusica sono stati concessi7.000 .

● Un contributo di 350 è statoconcesso al Gruppo “In-sieme si può...” Fodom.

● Al Coro Femminile Col diLana, un contributo di 1000 per sostenere l’organizza-zione di un gemellaggio conil gruppo vocale femminile“Dolci Armonie” di Parma.

Urbanistica

● È stata recepita la Legge Re-gionale n. 14 dell’8/7/2009“PIANO CASA” con dellerestrizioni, atte a cercare difavorire il più possibile le si-tuazioni dei cittadini resi-denti.

Varie

● È stata approvata la conven-zione con il Demanio delloStato, per la concessione inuso del Castello di Andrazper i prossimi 6 anni per uncanone annuale di 2.200 atto reso necessario per l’a-desione al progetto IN-TERREG IV 2007/2013“Transmuseum” che per-metterà di eseguire dei lavoridi restauro conservativo e didotare il Castello di un si-stema informativo multime-diale.

● Il consiglio ha deliberato diaderire alla gestione asso-ciata del servizio di Segre-teria Comunale con iComuni di Pederobba e Cro-cetta del Montello, avendoindividuato nella Persona deldott. Ugo Della Giacoma lafigura ottimale, essendo giàstato Segretario di questoComune dal 1980 al 1999,salvo brevi periodi di in-carico su altre sedi, svol-gendo in maniera egregia ilsuo compito istituzionale,dando prova di professio-nalità e principalmente di at-tenzione e sensibilità agliobiettivi proposti.

● È stata concessa mediantegara, la gestione delle 6 unitàabitative, site nel CentroServizi di Arabba alla Ditta“HOME SERVICE” per unimporto di 52.260 .

● Approvato l’acquisto di unmezzo “SUZUKI Gimny4x4” allestito e dedicato allaPolizia Municipale per unimporto di 21.035 di cui18.931 finanziati con ilcontributo della Legge Re-gionale 30 del 26.10.2007.

● Stipulata la convenzione trail Comune e la Società Coo-perativa Sociale “LA VIA”di Agordo, per la gestionedell’ecocentro comunale perla raccolta di rifiuti urbanipericolosi ed assimilabili,ubicato in località Renaz.

● Nell’ambito del Piano Co-munale di Protezione Civile,è stato dotato il Municipio diun gruppo elettrogeno, inquanto, in caso di emergenzeil Municipio stesso funge daCentro Operativo Co-munale, necessaria pertantouna alimentazione alter-nativa nell’eventualità di unamancanza della rete elettrica.

Maurizio Denicolò

NOTIZIE DAL COMUNEOFFERTEPer la chiesa e perle opere parrocchiali

Roilo Filomena nel 95o com-pleanno; Gabrielli Giuseppe; De-lunardo Eugenio nel 90o com-pleanno; Testor Nella, Sala; nelbattesimo di Jessica De Lazzer, igenitori e la nonna paterna; nel bat-tesimo di Crepaz Giacomo, i ge-nitori; Crepaz Paolino; fam.Martini; Magro Giovanni in me-moria della moglie Angela; sorelleDe Toni, Alleghe; Fam. DorigoVincenzo e Olga in mem. PalluaVirginia; Stierli Ida e Gott,Svizzera; nel battesimo di Marti-nazzi Elisa e Vallazza Tomaso, inonni da Eraclea; Pezzei Antonio“Patin” in mem. moglie Virginia;Pellegrini Rosa (risc.); GabrielliAdolfo, Padova; gruppo di pelle-grini da Corvara alla chiesa diCorte; Crepaz Paolino (chiesa diAndraz); De Carli Anna, DaurùPia e Baldissera Paola per chiesa diDigonera.

OFFERTE VARIE:

Giornata del Seminario-Ro-sario (260,00); Giornata Missio-naria (300).

Per il bollettino

Palla Frida, Cortina; DelazerPaolo, Agordo; Daberto Beppino,Padova; Baldissera Ugo, S. VitoC.; N. N.; Vallazza Giuseppe,Roma; Flamigni Margherita,Forlì; Pra Mio Giancarla, Zoldo;Ada Da Pian, Caprile; DemattiaVito; Guglielmina; Lang Se-verina, Laion; Testor Nella; Ti-ziana De Vallier, Rocca; Simo-netta, Falcade; Trentin AnnaMaria, Austria; Delia Vigne, Mas;Colleselli Riccardo, Conegliano;De Lazzer Marcello, Corvara; Gi-rardi Elsa, Bolzano; Sief Matilde,Bolzano; Pinna Giuseppina, Mel;Vallazza Isidoro, Mondovì; Ca-saril Luigina; Sorarui Osvaldo,Reggio Emilia; Crepaz Graziella eGiuseppina, Cortina; DegasperCesare, Bolzano; Crepaz Giu-seppe, Varna; Maria De Toni, Al-leghe; Testor Vanda, Vigo; PallaIrma, Bolzano; Palla Maria,Cortina; Cortesi Flaminio,Bergamo; Stierli Ida, Zurigo;Crepaz Livia Bolzano; DonatelliRina-Tai di Cadore in occ. nascitanipote Alice; Quellacasa Irene, Faidi Paganella; Tavella Guido,Badia; Vallazza Erica, Alleghe;Michielli Ines, Cortina; Testor Ot-tavio, Germania; Dorigo Enzo eOlga, Corvara; Dorigo Silvia, SanCassiano; Gabrielli Adolfo,Padova; Carlo e Antonietta,Gardolo; famiglie Vittur, Pa-lermo; Pellegrini Paula, Belluno;Taufer Paola, S. Giustina; PallaGhitta, Valmontone; DeltedescoFlora, Limana; Gamba Caterina,Zoldo; Masarei “Chicco”.

Uscite: spese per la stampa e perla spedizione del n. 4/2009 euro2793,09 da dividersi tra le tre par-rocchie del Decanato.

Nota: Rivolgo un grazie dicuore a chi ha offerto per le chiese,per il riscaldamento e per il Bol-lettino. Segnalate eventuali errorio dimenticanze. Grazie. Digonera 8 novembre 2009, festa del Ringraziamento.

48 «Le nuove del Pais»

NATI:1) CREPAZ Giacomo (Sa-

lesei) nato a Pieve diCadore il 07.09.2009.

2) FRANZINI Alessio(Arabba) nato a Belluno il01.10.2009.

3) PEZZEDI Chiara (SanCassiano/Castello) nata aBrunico (BZ) il 15.10.2009.

4) CREPAZ Valery (Salesei)nata a Feltre il 19.10.2009

5) PALLA Allison (Renaz)nata a Brunico il20.11.2009.

MATRIMONI:RONCAT Manuel (Arabba)con CREPAZ Eleonora(Colle Santa Lucia) il10.10.2009 a Colle SantaLucia

1) PALLUA Angela (Modica- Ragusa) nata a Ornella il20.02.1944 e deceduta aModica il 09.09.2009, co-niugata con Magro Gio-vanni, madre di due figli.

2) ZANVIT Ivo (RoccaPietore) nato a Laste il25.01.1949 e deceduto adAgordo il 30.09.2009, vedovodi Demarch Elena, padre ditre figli.

3) FOPPA Ivan (Corvara)nato a San Candido (BZ) il29.08.1976 e deceduto aBrunico il 07.10.2009, celibe.

4) MURER Annamaria (Li-vinè) nata a Davedino il02.02.1922 e deceduta aLivinè il 14.10.2009, vedovadi Gliera Natalino, madre disei figli di cui quattro morti.

5) PALLUA Virginia (Cold’Ornella) nata a Col d’Or-nella il 31.08.1922 e decedutaad Agordo il 18.10.2009, co-niugata con Pezzei Antonio,madre di due figlie.

6) MARCHI Emilio (Corva-ra) nato a Pezzei il 24.11.1922e deceduto a Corvara il31.10.2009, coniugato conRungerr Felicita, padre di trefigli.

7) PALLA Pietro Aldo(Arabba) nato a Cernadoi il24.05.1946 e deceduto adArabba il 24.11.2009, co-niugato con Vallazza Anto-nietta, padre di due figli.

ANAGRAFE

La giunta regionale, su iniziativa dell’assessore Chisso hadeciso di dotare il Centro Valanghe di Arabba, che fa parte del-l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Am-bientale del Veneto (Arpav), di una stazione nivometeorologicaper il monitoraggio del permafrost (terreno che per convenzionepresenta per almeno due anni consecutivi una temperaturamedia annua inferiore a 0 gradi centigradi n.d.r.).

Contemporaneamente ne verrà inoltre aggiornata la cartadella distribuzione potenziale, che sarà estesa a tutta la pro-vincia di Belluno. Ai tecnici del Centro Valanghe toccherà infinecompletare il database relativo ai “rock glacier” e a produrre il re-lativo materiale divulgativo.

L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “Permanet”, unodei dodici finanziati nell’ambito dell’iniziativa comunitaria“Alpine Space” per la cooperazione territoriale europea. “Lastazione” spiega il climatologo del Centro di Arabba, AndreaCrepaz, “verrà posizionata sotto la cima del Boé, poco distantedal Lèch Dlacé (Lago Ghiacciato).

In quel punto verrà realizzata una perforazione della rocciafino a 30 metri di profondità, nella quale saranno posizionatedelle sonde per rilevare la temperatura del terreno alle varie pro-fondità, che in termini tecnici viene chiamata “catena termome-trica”.

“Nel territorio dolomitico, continua Crepaz, le aree caratte-rizzate dal permafrost sono molto limitate rispetto ad esempioalle Alpi occidentali. Le carte in nostro possesso, elaborate inbase ad alcuni dati scientifici, ci danno una mappa potenzialedella sua dislocazione. Una di queste è proprio sotto la cima delBoé”.

Qual è lo scopo di questo studio?“Rilevare la presenza del permafrost e le sue eventuali varia-

zioni ha almeno una duplice importanza. Dove questo sparisceinfatti si verificano dei crolli e dei cedimenti dei terreni. Vi po-trebbero ad esempio essere rifugi o anche stazioni di impiantisciistici costruiti, inconsapevolmente, sopra. Saperlo quindi di-venta importante.

In secondo luogo con questo studio è possibile valutare le ri-sorse idriche. Non da ultimo, l’influenza che questo può subiredal riscaldamento globale”.

In un recente convegno a Zurigo, i partner bolzanini del pro-getto, hanno proposto la realizzazione di una stazione di rileva-mento ancora più ardita, che prevede di trapassare da parte aparte la cima del Boè. Ma questa, per il momento, è un’ideaancora tutta da verificare.

Al progetto “Permanet”, il cui capofila transnazionale è la Pro-vincia Autonoma di Bolzano, partecipano oltre al Veneto: l’A-genzia per l’Ambiente bavarese; l’ARPA Piemonte, le provincedi Trento e Valle d’Aosta, Trento, il Ministero Federale Austriacoper l’Ambiente; le Università di Innsbruck, Graz, la Joseph Fou-riere, l’Istituto centrale per la Meteorologia e la Geodinamica diSalisburgo, il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica e l’I-stituto per la Tecnologia di Grenoble, l’Ufficio Federale svizzeroper l’Ambiente. (SoLo)

Il Centro Valanghe studieràil “permafrost”

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