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2 IL MONDO CI RACCONTA

PROGETTO COSMOPOLIS 2

PROGETTO COSMOPOLIS

PROG-105432 finanziato dal Fondo Europeo per l’integrazione di cittadini di

Paesi terzi 2007-2013 Azione 3/2013

A cura di

Fabiana Grilli

Grafica e Impaginazione

Federico Brozzetti

Editoria

Stabilimento Tipografico Pliniana

Viale Francesco Nardi, 12 - 06016 Selci-Lama (PG)

P. IVA 01810010544 - REA n° PG-160792

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3 IL MONDO CI RACCONTA

PROGETTO COSMOPOLIS 3

In queste pagine sono raccolte storie diverse, provenienti da

paesi più o meno lontani nel mondo; ma ognuna di queste

storie è stata narrata qui, nell’Alta Valle del Tevere, da cittadini

immigrati che hanno aderito al progetto europeo ‘COSMOPOLIS’.

Ogni scuola ha favorito l’arte del raccontare, ha incoraggiato

l’incontro di voci, lingue e sonorità diverse, ha lasciato che si

rincorressero immagini, vicende e personaggi lontani, a volte

misteriosi e magici.

Storie di tranelli e inganni, astuzie e malizie, avventure, lotte,

trionfi …

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4 IL MONDO CI RACCONTA

PROGETTO COSMOPOLIS 4

Sommario

Anja e la perfida Baba Jaga .................................................................. 5

Hok Lee e I nani (Cina) ........................................................................ 15

I figli di Omar (Algeria) ..................................................................... 24

Il Corvo (Zambia) .................................................................................. 27

Il fazzoletto magico (Marocco) .......................................................... 29

Il folletto nel mulino (Germania) ...................................................... 35

Il Frutto del Lavoro (Tunisia) ............................................................. 39

Juha e gli asini (Tunisia-Marocco) .................................................... 43

La formica e il piccione (Algeria) ...................................................... 45

La mamma (Algeria) ............................................................................. 47

La stella polare (Romania) .................................................................. 50

La terra è un tesoro infinito (Tunisia) ............................................. 52

L’Aquila dell’Albania (Albania) ........................................................... 54

L’orso ingannato dalla volpe (Moldavia-Russia) ............................. 57

Masha e l'orso (Russia) ........................................................................ 60

Perché le zanzare ronzano all’orecchio dell’uomo (Malawi) ....... 66

Salah e talah (Marocco) ....................................................................... 68

Zar saltan (Russia) ............................................................................... 72

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5 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 5

Anja e la perfida Baba JagaAnja e la perfida Baba JagaAnja e la perfida Baba JagaAnja e la perfida Baba Jaga

C'era una volta, tanto tempo fa, nel cuore della fredda Russia,

una bambina, Anja era una bambina fortunata, molto amata dalla

sua dolce e cara mamma.

Quando Anja era ancora piccola, la mamma le aveva cucito una

bambolina di stoffa colorata, che Anja teneva sempre vicino e

che dormiva con lei nel lettino.

Era una bambola magica, sapeva parlare e mangiava i pezzettini

di pane nero che Anja le offriva.

Un brutto giorno però, la mamma di Anja si ammalò e poco dopo

morì. Il padre si risposò, ma la nuova moglie non era affatto ciò

che il marito si aspettava: era cattiva, egoista e non poteva

sopportare la vista della povera Anja, mentre colmava di vizi le

sue due brutte figlie.

“Presto Anja, rammenda questo vestito! Fannullona che non sei

altro!”

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6 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 6

“Anja, va a prendere nuova legna per il camino!”

“Impasta il pane e inforna i dolci per la settimana!”

“Credi di meritarti il cibo senza far niente?”

Questa era la cantilena che ogni giorno accompagnava la povera

bambina da mattina a sera, e non c'era mai nessuno a difenderla

perchè il padre era sempre fuori casa per lavoro... ma Anja

aveva un segreto: ogni volta che la matrigna o le sorellastre le

ordinavano di fare qualcosa di troppo pesante o davvero

difficile, parlava alla sua bambolina magica e le offriva un

pezzetto di pane.

“Mirtina, avrei bisogno del tuo aiuto, questa volta non ce la

posso proprio fare, non potresti aiutarmi?”

E Mirtina rispondeva:

“C'è un bel prato fiorito ai piedi del bosco, le farfalle ti

aspettano, vai a far loro un salutino!”

Al suo ritorno, Anja trovava tutto fatto, tutto in tempo!

Così passavano i giorni, i mesi e Anja cresceva e diventava

sempre più bella e teneva stretto a sé il suo segreto.

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7 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 7

Le sorellastre la osservavano invidiose e cercavano un modo

per disfarsi di lei una volta per tutte.

La matrigna ebbe un'idea: mandare Anja a far visita alla Baba

Jaga che abitava poco lontano, con la scusa di chiederle del

fuoco per accendere la stufa spenta.

Anja si spaventò:

“Non dalla Baba Jaga! - disse - Lo sanno tutti che mangia

chiunque si avvicini alla sua casa … e che pesta le ossa delle

sue vittime dentro quel tremendo mortaio … e che la sua casa

ha zampe di gallina che corrono veloci come il vento e

rincorrono chi si avvicina! Vi prego matrigna non mi mandate là,

sarebbe la mia fine!”

Ma la matrigna non volle sentire ragioni e costrinse Anja ad

andare proprio là dove le faceva più paura.

“Mirtina, aiutami tu!” disse Anja alla sua bambola e Mirtina

rispose:

“Non temere, Anja, portami con te ed abbi fiducia.”

La mattina dopo, Anja si incamminò sul sentiero che, attraverso

la foresta, portava dalla temibile Baba Jaga.

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8 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 8

Dopo poca strada, sentì scalpitare sopra di lei un enorme

cavallo bianco: alzò lo sguardo e lo vide galoppare al volo

completo di un cavaliere tutto bianco. Andava nella stessa

direzione di Anja.

Dopo un po’ di cammino, era ormai mezzogiorno, un altro cavallo

attraversò il cielo al galoppo: questa volta era rosso come

anche il suo cavaliere.

Verso sera, quando Anja cominciava ad intravedere il tetto

spaventoso della casa di Baba Jaga, un ultimo cavaliere con il

suo cavallo, volò veloce sopra di lei, era nero come la notte.

Anja sollevò lo sguardo e... ecco arrivare in volo nel suo enorme

mortaio, nientemeno che la Baba Jaga in persona!

“Che ci fa qui questa creatura? Si offre per diventare la mia

cena?” gracchiò la strega con la sua voce terribile.

“Sono Anja, signora - balbettò la bambina - sono venuta a

chiedervi gentilmente del fuoco, la mia matrigna mi ha mandato

da voi per questo.”

La strega la guardò con il suo sguardo crudele e disse:

“Se vuoi del fuoco dovrai guadagnartelo! Non sono abituata a

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9 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 9

regalare le cose alla gente! Ho giusto appetito, cucinami la

cena! Vai!”

E Anja si precipitò in casa, stupita che Baba Jaga non l'avesse

ancora divorata.

Cercò tutto quel che c'era in casa e preparò torte salate,

pasticci di carne e verdure, cucinò la frutta e ne fece un dolce

squisito, impastò velocemente la farina con latte e burro e offrì

alla strega anche delle belle frittelle dorate!

La strega mangiò e mangiò, come un pozzo senza fondo e alla

fine si sentì pronta per andare a dormire.

“Mani, presto!” gridò e tre paia di mani volteggianti, uno bianco,

uno rosso e uno nero, sollevarono la strega e la infilarono sotto

le coperte.

Il mattino dopo, Baba Jaga disse ad Anja:

“Oggi dovrai pulire tutto il mio frumento e separare i chicchi

dalla pula, se non lo farai, stasera mangerò te!”

Salì nel suo mortaio gigante e volò via.

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10 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 10

Anja aprì la porta del magazzino e restò impietrita: c'erano

montagne di frumento enormi e tutte sul pavimento… un lavoro

impossibile!

“Mirtina, aiuto! Ho bisogno di te! Non riuscirò mai a pulire tutto

questo frumento entro stasera, mi puoi aiutare?”

Mirtina rispose:

“Poco lontano da qui ho visto un praticello pieno di coccinelle

e di primule, perchè non vai a salutarle? Quando tornerai non

dimenticarti di portarne un mazzetto per la strega!”

La bambina obbedì e quando tornò il lavoro era fatto.

Una montagna di chicchi da un lato e una montagna di pula

dall'altro!

Quando Baba Jaga tornò non credette ai suoi occhi:

“Qui c'è qualcosa di strano, bambina. Come hai fatto a fare un

lavoro impossibile? Devi essere molto fortunata”

“Si, Baba Jaga. La mia mamma mi amava molto.”

“Capisco... beh, ora preparami la cena!”

E Anja si dette da fare, cucinò ancora meglio della sera prima,

contenta che la strega non l'avesse ancora mangiata. Dopo cena

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11 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 11

la strega chiamò le mani bianche, rosse e nere perché la

mettessero a letto e si addormentò.

L'indomani Baba Jaga, salendo sul suo mortaio, ordinò ad Anja di

separare i semi di papavero dalla ghiaia del cortile.

Anja guardò per terra e si sentì svenire: tra la ghiaia c'erano

milioni di semini di papavero minuscoli e neri, un lavoro

impossibile!

Anche questa volta Mirtina aiutò la bambina e il lavoro fu

perfetto!

“Qualcosa qui mi puzza proprio di strano... come hai fatto? Devi

essere molto fortunata!” - disse ancora una volta la strega.

“Si, Baba Jaga. La mia mamma mi amava molto.”

“Già, già... visto che mi stai quasi simpatica, ti concedo di farmi

una domanda: cosa ti piacerebbe sapere, bambina?”

“Vorrei sapere chi sono i cavalieri che ho visto volare verso la

tua casa?”

“Sono il mio mattino, il mio mezzogiorno e la mia sera. Vuoi

sapere altro?”

“No grazie - disse Anja - per ora mi basta così.”

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12 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 12

“Bene, bene, bambina. Ancora una domanda e ti avrei mangiato!

Ora prendi il tuo fuoco, visto che te lo sei guadagnato. Sei libera

di andare ma... non scordarti di Baba Jaga!”

La strega consegnò ad Anja una candela accesa e le aprì la

porta per uscire. Come erano cambiate le cose, ora nel buio

della foresta, Anja non aveva più paura e la luce della candela

ben illuminava il suo cammino.

Arrivata a casa, le sorellastre accorsero in cortile:

“Dove sei stata? Perché ci hai messo così tanto? Dovremo

pensare ad un giusto castigo per insegnarti a non fare aspettare

chi ti comanda!”

Ma non appena la fiammella della candela vide le sorellastre e

la matrigna di Anja, diventò enorme e le invase completamente

bruciando loro e la loro casa.

Della casa non rimaneva più nulla ed Anja pensò che aveva

proprio voglia di tornare dalla Baba Jaga per raccontarle tutto,

ma quando pensò d'essere arrivata alla casa della strega, si

accorse che la terribile dimora non c'era più, era stata

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13 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 13

sostituita da una minuscola casetta dove viveva una dolce

vecchina.

“Posso restare con te, nonnina? Non ho più un posto dove

andare. So filare e se mi procuri un po’ di lino lo venderemo

filato al mercato.”

La nonnina fu felice di aver trovato una nipotina e con i pochi

spiccioli rimasti comprò del lino da far filare ad Anja.

Mirtina aiutò Anja a filare il lino più fine e delicato che si fosse

mai visto, tanto che al mercato nessuno poteva permettersi un

simile lusso e mandarono la nonnina direttamente dallo Zar.

“Non ho mai visto niente di simile. Questo è un lavoro

impossibile!”

“Vi giuro maestà che la fanciulla che lo ha tessuto esiste

davvero ed è bella come questo lino!”

Lo Zar mandò a chiamare Anja e quando la vide se ne innamorò.

“Fileresti una camicia per me?”

“Certo Maestà.”

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14 IL MONDO CI RACCONTA

ANJA E LA PERFIDA BABA JAGA 14

Anja tessé una camicia magnifica con l'aiuto di Mirtina e quando

tornò al palazzo, tutto era già pronto per le nozze più fastose

mai viste.

“Cara Anja, mi sposeresti? Sarei onorato di averti qui a palazzo

con me e di dividere con te il mio regno!”

Anja accettò e da quel giorno visse nel più grande splendore

che si possa immaginare.

Ma non rivelò mai a nessuno il suo segreto.

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15 IL MONDO CI RACCONTA

HOK LEE E I NANI (CINA) 15

Hok Lee e I nani (Cina)Hok Lee e I nani (Cina)Hok Lee e I nani (Cina)Hok Lee e I nani (Cina)

C'era una volta, in una piccola cittadina cinese, un uomo di nome

Hok Lee, il quale era un gran lavoratore; oltre alla sua

professione, mandava avanti da solo la sua casa, poiché non

aveva ancora una moglie. Vicini e conoscenti lo stimavano.

Tuttavia, Hok Lee non era affatto quella persona virtuosa che la

gente credeva, infatti quando i rispettabili vicini andavano a

dormire, faceva il ladro insieme ad una pericolosa banda che

scassinava le case dei ricchi. Questo stato di cose andò avanti

per diverso tempo, e nonostante di tanto in tanto qualche ladro

fosse pescato in castagna e imprigionato, i sospetti non caddero

mai su Hoke Lee, la cui rispettabilità non era mai stata messa in

discussione.

Egli aveva accumulato una grossa somma di denaro, quando un

giorno, mentre si recava al mercato, un vicino di casa gli chiese:

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16 IL MONDO CI RACCONTA

HOK LEE E I NANI (CINA) 16

"Che cosa ti è successo in faccia, Hok Lee? Hai una guancia

gonfia."

Ed era vero, la sua guancia destra era grossa il doppio del

normale ed egli cominciò a sentirsi in imbarazzo.

"Ci applicherò un bendaggio – disse - col calore si sgonfierà

sicuramente."

Invece il giorno dopo stava anche peggio, la guancia continuò a

gonfiarsi giorno dopo giorno, fino a quando diventò grande

quanto la sua testa e si fece assai dolorosa; non sapeva più che

cosa fare, in più la gente cominciò a ridere alle sue spalle e a

schernirlo e questo urtò molto i suoi sentimenti.

Un giorno, il caso volle che passasse di lì un dottore dalla città;

questo medico, oltre a curare con le medicine, faceva dei

bizzarri riti con streghe e spiriti maligni, Hok Lee decise di farsi

visitare.

"Caro Hok Lee, da quanto vedo questo non è un normale

gonfiore, ho il forte sospetto che tu abbia commesso qualche

cattiva azione che ha scatenato la furia degli spiriti. Non

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HOK LEE E I NANI (CINA) 17

esistono medicinali in grado di curarti, ma se tu vorrai pagarmi

un po' di più, ti dirò cosa dovrai fare per guarire."

Allora, medico e paziente cominciarono a trattare la cifra e ci

misero un sacco di tempo prima di riuscire a mettersi d'accordo,

ma alla fine il dottore riuscì a farsi pagare profumatamente per

il suo silenzio e Hok Lee, che voleva guarire il prima possibile,

dovette accettare il compromesso. Appena il dottore intascò la

somma, spiegò al suo paziente che quando ci fosse stata la

prima notte di luna piena avrebbe dovuto recarsi in un certo

bosco, vicino ad un certo particolare albero, perché dopo un po'

si sarebbero fatti vedere i nani e gli spiritelli danzanti che

vivevano sottoterra; i nani gli avrebbero sicuramente chiesto di

ballare, gli raccomandò di danzare nel miglior modo possibile.

"Se ballerai bene e se soddisferai i nani, essi accetteranno di

esaudire un tuo desiderio, e allora sarai guarito; ma fa’ molta

attenzione: se danzerai male è molto probabile che si

vendicheranno facendoti un dispetto." Detto questo, il dottore

se ne andò.

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18 IL MONDO CI RACCONTA

HOK LEE E I NANI (CINA) 18

La prima notte di luna piena era vicina, e quando fu il momento,

Hok Lee uscì di casa di notte per andare nella foresta; fu in

grado di trovare il famoso albero e vi si arrampicò. Stava per

sedersi su un ramo quand'ecco spuntare un gruppetto di nani

che si radunavano al chiaro di luna e a forza di spuntare,

diventarono un centinaio. Erano tutti di ottimo umore, ballarono,

volteggiarono, fecero piroette, mentre Hok Lee non stava più

nella pelle dalla voglia di intervenire quando … crack! Il ramo

quasi si spezzò. I nani restarono impalati e Hok Lee ebbe un

tuffo al cuore. Poi un nano esclamò:

"Ehi, c'è qualcuno lassù! Ehi tu, chiunque tu sia, vieni giù subito, o

veniamo su noi a prenderti!" Hok Lee, terrorizzato, cominciò a

scendere, ma era così nervoso che perse l'equilibrio e rotolò

in modo ridicolo.

Quando si fu ricomposto, fece un grande inchino e il nano che

aveva parlato disse:

"Adesso, vuoi spiegarci chi sei e perché sei venuto fin qui?"

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HOK LEE E I NANI (CINA) 19

Hok Lee spiegò il suo problema al nano, disse tutto della guancia

gonfia e di come il dottore gli avesse consigliato di andare nella

foresta per cercare loro.

"Bene - disse il nano - a questo penseremo dopo. Innanzi tutto,

devi ballare per noi. Se sarai bravo e ci farai divertire, forse noi

potremo fare qualcosa; in caso contrario, sarai punito

severamente, quindi bada bene a quanto ti ho spiegato e

comincia a ballare."

Detto questo, Hok Lee fu circondato dai nani che si sedettero

tutti in cerchio intorno a lui, Hok Lee si sentì spaesato e

terrorizzato, ancora disorientato per la caduta dall'albero, non si

sentiva affatto pronto per ballare, ma i nani non sembravano

disposti a concedere sconti. "Avanti!" esclamarono in coro. Hok

Lee aveva il cuore in gola ma si sforzò ugualmente. Là per là,

tentò di incrociare i piedi per fare un balzetto, ma era così

rigido e nervoso che non riuscì a combinare nulla di buono, poco

dopo inciampò e cadde a terra e giurò che non avrebbe danzato

mai più.

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20 IL MONDO CI RACCONTA

HOK LEE E I NANI (CINA) 20

I nani si arrabbiarono, Hok Lee fu ben presto circondato e

immobilizzato e insultato:

"E tu saresti venuto da noi per farti curare! – urlavano - Sei

venuto quaggiù con una guancia gonfia e adesso te ne andrai

con due!"

Così dicendo i nani scomparvero, lasciandolo da solo nel fitto

del bosco, Hok Lee faticò persino a ritrovare la strada di casa, si

trascinò via spaventato dalle minacce dei nani.

Quel timore non si rivelò infondato: quando si alzò, il mattino

dopo, vide che anche la guancia sinistra si era gonfiata come

quella destra e ora il suo volto era talmente deformato da non

riuscire quasi più a vedere. Ora il povero Hok Lee era disperato,

deriso e preso in giro ancora più di prima dalla gente; a Hok Lee

non rimaneva che tentare di nuovo di ottenere la benevolenza

dei nani. Dovette aspettare un lungo mese prima che la luna

fosse di nuovo piena e una notte tornò nella foresta e andò a

sedersi sotto lo stesso albero.

I nani non si fecero attendere e presto apparvero:

"Mi sento a disagio, sento puzza di uomo cattivo." disse un nano.

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21 IL MONDO CI RACCONTA

HOK LEE E I NANI (CINA) 21

Allora Hok Lee venne avanti e strisciò davanti ai nani, i quali lo

circondarono come la prima volta e, nel vedere quella grossa

faccia tutta gonfia, trovarono la scena alquanto esilarante e

scoppiarono in una fragorosa risata.

“Ma insomma, che cosa vuoi da noi?” Gli chiesero. Il povero Hok

Lee raccontò loro di tutte le sue sventure e li scongiurò di dargli

un’altra possibilità, i nani acconsentirono, perché amavano molto

il divertimento. Hok Lee era consapevole che tutto il suo

destino dipendeva da quella danza così, decise di armarsi delle

sue migliori intenzioni per ballare bene; dapprima lentamente,

poi sempre più animatamente, il suo ballo si rivelò divertente e

ben eseguito, tanto che i nani ne furono deliziati e l’esibizione fu

seguita da grandi applausi e incoraggiamenti:

“Bravo, bravo! Ben fatto, Hok Lee, danza ancora per noi, ci piace

tanto vederti ballare!”

Hok Lee continuò per parecchio tempo il suo balletto, danzò e

danzò fino a quando fu esausto e dovette fermarsi. Allora il

capo dei nani disse:

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22 IL MONDO CI RACCONTA

HOK LEE E I NANI (CINA) 22

“Ci siamo divertiti, caro Hok Lee e per ricompensarti ho deciso

di guarire il tuo gonfiore. Addio!”

Detto questo, scomparve, e Hok Lee, toccandosi la faccia con le

mani, s’accorse con sua enorme sorpresa che il gonfiore era del

tutto sparito e le sue guance erano ritornate normali. Con animo

sollevato, tornò felicemente a casa sua e da quel giorno decise

di non rubare più. Il giorno dopo tutta la città apprese le ultime

sulla sua incredibile guarigione; i vicini di casa gli fecero molte

domande, ma lui tenne la bocca chiusa e lasciò credere di aver

scoperto da solo una cura miracolosa per quel genere di

malattia.

Tempo dopo, venne ad abitare vicino a lui un uomo che era

gravemente malato da diversi anni; andò da Hok Lee a offrirgli

una grossa somma in cambio del suo segreto; Hok Lee accettò, a

condizione che accettasse di non farne parola con nessuno;

quello acconsentì e Hok Lee gli raccontò tutto dei nani e dei

balli.

Quel vicino di casa fece come Hok Lee gli aveva detto e i nani

guarirono anche lui.

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23 IL MONDO CI RACCONTA

HOK LEE E I NANI (CINA) 23

Dopo quell’episodio, altre persone andarono a farsi consigliare

da lui e da ognuno di loro ricavava la promessa del silenzio e

forti somme di denaro. La qual cosa andò avanti per alcuni anni

e, in breve tempo, divenne ricco sfondato e terminò i suoi giorni

in pace e prosperità.

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24 IL MONDO CI RACCONTA

I FIGLI DI OMAR (ALGERIA) 24

I figli di Omar (AlgeI figli di Omar (AlgeI figli di Omar (AlgeI figli di Omar (Algeria)ria)ria)ria)

Tantissimi anni fa viveva un uomo di nome Omar a cui era morta

la moglie che gli aveva lasciato due bambini, una femmina e un

maschio. Omar decise di sposarsi con un'altra donna, che però

non considerava suoi figli i due piccoli orfanelli e li maltrattava

perché era crudele; anche lei aveva due figli e dava da mangiare

solo a loro, lasciando affamati i due figliastri.

Omar non possedeva nulla, se non le sue due creature e una

mucca, questa non permetteva che la matrigna la mungesse, ma

concedeva il suo latte solo a Omar e ai suoi due piccoli.

La donna, offesa da tal comportamento dell’animale, decise di

liberarsi della mucca e chiese ad Omar di venderla. Lui

inizialmente non accettò, ma lei continuò ad insistere finché

disse di sì.

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25 IL MONDO CI RACCONTA

I FIGLI DI OMAR (ALGERIA) 25

Omar andò per sette giorni di fila al mercato per vendere la

mucca, ma a chiunque la volesse comprare lui diceva che

l'animale portava sfortuna, in modo che nessuno volesse

acquistarla e lui tornava felicissimo a casa.

L'ottavo giorno però la donna andò ad osservarlo di nascosto e

quando sentì quel che diceva intervenne urlando che il

venditore era un bugiardo, così un uomo si avvicinò e la comprò.

Omar si rattristò e da quel momento non ci fu più la mucca a

proteggere i due bambini orfani.

Un giorno accadde un miracolo: dalla tomba della loro mamma

uscì una palma che dava come frutti nutrienti datteri che ogni

giorno sfamavano i bambini.

La matrigna non capiva perché i bambini non chiedessero più

cibo e iniziò a porsi delle domande. Così li fece seguire dal

marito Omar e, quando scoprì tutto, mandò i suoi due figli a

mangiare con loro; quando furono per cogliere i datteri però la

palma iniziò a muoversi su e giù, impedendo di strappare i suoi

frutti.

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26 IL MONDO CI RACCONTA

I FIGLI DI OMAR (ALGERIA) 26

La matrigna perfida costrinse il marito a tagliare la palma, ma

quella ricresceva sempre, finché un giorno la strappò e la pianta

non ricrebbe più.

La storia però non finì così perché ancora molti furono i miracoli

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27 IL MONDO CI RACCONTA

IL CORVO (ZAMBIA) 27

Il CorvoIl CorvoIl CorvoIl Corvo (Zambia)(Zambia)(Zambia)(Zambia)

C'era una volta un corvo che viveva nella foresta ed era

assolutamente soddisfatto della sua vita, ma un giorno vide un

cigno:

"Questo cigno è così bianco - pensò - e io sono così nero.

Questo cigno deve essere l'uccello più felice del mondo!"

Egli espresse il suo pensiero al cigno.

"In realtà, -il cigno rispose - mi sentivo l'uccello più felice, fino a

quando ho visto un pappagallo, che ha due colori. Ora, credo che

il pappagallo sia l'uccello più felice nel creato!"

Il corvo allora si avvicinò al pappagallo che gli spiegò:

"Ho vissuto una vita molto felice, fino a che ho visto un pavone.

Io ho solo due colori, ma il pavone ne ha tantissimi."

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28 IL MONDO CI RACCONTA

IL CORVO (ZAMBIA) 28

Il corvo allora fece visita a un pavone nello zoo e vide che

centinaia di persone si erano riunite per vederlo. Dopo che le

persone se ne erano andate, il corvo si avvicinò al pavone:

"Caro pavone, - disse il corvo - tu sei così bello. Ogni giorno

migliaia di persone vengono a vederti. Quando la gente vede me

invece, subito mi caccia via. Penso che tu sia l'uccello più felice

del pianeta."

Il pavone rispose:

"Ho sempre pensato di essere il più bello e felice degli uccelli

sul pianeta, ma a causa della mia bellezza, sono intrappolato in

questo zoo. Ho esaminato lo zoo con molta attenzione, e mi

sono reso conto che il corvo è l'unico uccello non tenuto in una

gabbia. Così, in questi ultimi giorni, ho pensato che se fossi un

corvo, potrei felicemente vagare ovunque!"

Dunque, per essere felice, è importante che tu sia

completamente soddisfatto di te stesso!

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29 IL MONDO CI RACCONTA

IL FAZZOLETTO MAGICO (MAROCCO) 29

Il fazzoletto magicoIl fazzoletto magicoIl fazzoletto magicoIl fazzoletto magico (Marocco)(Marocco)(Marocco)(Marocco)

C’era una volta un contadino di nome Mysore, che viveva in

campagna con la moglie e i loro cinque figli.

Un anno, durante la stagione della semina, venne una grande

siccità e il contadino, che aveva già seminato il suo grano,

temeva per il raccolto, era tanto triste, andava nel campo e,

guardando le nuvole, cominciava a cantare:

‘Vieni pioggia vieni

per far crescere i semi

e raccogliere il grano

così che i campi sorridano!’

Le nuvole se ne andarono ignorando il canto del contadino che,

sempre più triste e preoccupato si rinchiuse in casa.

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30 IL MONDO CI RACCONTA

IL FAZZOLETTO MAGICO (MAROCCO) 30

Sua moglie allora gli si avvicinò:

“Calmati, non farti angustiare troppo dalle sciagure!”

“Lasciami in pace, per favore!” - rispose l’uomo.

“Va bene, ma per quanto tempo dovrò vederti qui appoggiato al

muro, senza far nulla? Cerca una soluzione!”

“Cercare …, ma non vedi che la terra è screpolata dalla sete e i

semi che ho seminato sono stati mangiati dagli uccelli?”

“Ricorda che se rimarrai lì seduto moriremo di fame, non ci è

rimasta nemmeno una manciata di farina, alzati e cerca un

lavoro, la terra di Dio è ampia!”

L’uomo allora, convinto dalla moglie, prese le sue cose, salutò la

famiglia e partì.

Il viaggio fu lungo, pieno di disagi e difficoltà, salì e scese molte

montagne, finché arrivò ad un palazzo sontuoso, circondato da

grandi alberi e roseti di ogni colore.

Una guardia lo fermò alla porta:

“Ehi, dove stai andando?”

“Vorrei incontrare il padrone del palazzo, se è possibile!”

“Cosa? Vuoi incontrare il sultano?”

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31 IL MONDO CI RACCONTA

IL FAZZOLETTO MAGICO (MAROCCO) 31

Il Sultano, che era seduto sulla veranda e aveva ascoltato il

dialogo, invitò la guardia a farlo entrare e quando l’uomo gli fu

di fronte, gli fece un profondo inchino e gli disse:

“ Salve, Sultano!”

“Salve, cosa vorresti da me?”

“Vorrei lavorare, faccio il contadino, mio Signore …” - e

raccontò la sua triste storia.

“Va bene, ascolta quel che ti dico, non ho bisogno di un

contadino, ne ho già molti, però potresti spaccare le rocce per

me, la terra è piena di rocce e sto cercando di toglierle dai

campi.”

Il contadino si dimostrò subito contento, ma il Signore aveva

ancora qualcosa da definire:

“Dopo aver concordato il lavoro, passiamo a parlare del

compenso: io pago ogni lavoratore con un dirham la settimana,

sei d’accordo?”

L’uomo ci pensò su, poi disse:

“Avrei un’altra offerta: che ne direste di pesare questo

fazzoletto alla fine della settimana e darmi il suo peso in oro?”

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32 IL MONDO CI RACCONTA

IL FAZZOLETTO MAGICO (MAROCCO) 32

Così dicendo estrasse dalla tasca un fazzoletto con su ricamato

un sottile filo verde.

Appena il Sultano vide il fazzoletto scoppiò in una fragorosa

risata e pensò che l’uomo fosse veramente stolto, il peso di

quel fazzoletto avrebbe potuto fargli guadagnare a malapena un

penny d’argento!

Il contadino restò in silenzio e sospirò, il Sultano capì che diceva

sul serio, si sedette di fronte e disse:

“Eccoti il martello, quelle sono le rocce, ora rimboccati le

maniche e comincia a lavorare, ci vediamo a fine settimana.”

Il contadino si diresse, con passo sicuro, verso le rocce e

cominciò a spaccarle fino a ridurle in briciole, dalla fronte il

sudore scendeva copioso e se lo asciugava con il suo fazzoletto.

L’uomo lavorò sodo e alla fine della settimana, spaccata l’ultima

roccia, si presentò al Sultano.

“Bravo contadino, il tuo è stato un lavoro onesto, ora dammi il

tuo fazzoletto che lo peso.”

Il contadino gli diede il suo fazzoletto, il Signore lo mise su un

piatto della bilancia, mentre sull’altro pose una moneta

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33 IL MONDO CI RACCONTA

IL FAZZOLETTO MAGICO (MAROCCO) 33

d’argento, ma il fazzoletto era più pesante; il Sultano aggiunse

altre monete d’argento, ma il fazzoletto era più pesante

dell’argento. Allora, innervosito, sostituì le monete d’argento

con una d’oro, ma il risultato era lo stesso.

Chiamò un suo servo e si fece dare il suo fazzoletto, lo bagnò

nell’acqua e lo mise nel piatto della bilancia al posto di quello

del contadino e i piatti della bilancia si posizionarono pari; allora

adirato, si rivolse al contadino:

“Ora dimmi qual è il tuo segreto, è forse il tuo un fazzoletto

magico? La bilancia non è rotta, visto che ha pesato

correttamente il fazzoletto bagnato nell’acqua, dimmi allora

quale inganno hai escogitato?”

Il contadino sorrise, il Sultano aggiunse monete d’oro nel piatto

finché arrivò a dieci, solo allora i due piatti si allinearono.

Il Sultano allora afferrò il contadino gridando:

“Dieci monete sono occorse, quale sortilegio è mai questo?”

Con grande tranquillità il contadino rispose:

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34 IL MONDO CI RACCONTA

IL FAZZOLETTO MAGICO (MAROCCO) 34

“Signore, questa non è magia, quando un uomo lavora bene e

chiede un giusto compenso, il suo sudore pesa certamente più

dell’acqua!”

Il Sultano si tranquillizzò e sorrise:

“Che Dio ti benedica, hai ragione! Ecco, prendi pure i tuoi soldi e

torna dalla tua famiglia con onore.”

Il contadino rientrò a casa da sua moglie e dai i suoi cinque figli

e raccontò loro ciò che era successo, tutti si rallegrarono e la

loro vita, da quel giorno, fu più serena.

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35 IL MONDO CI RACCONTA

IL FOLLETTO NEL MULINO (GERMANIA) 35

IIIIl folletto nel mulino l folletto nel mulino l folletto nel mulino l folletto nel mulino (Germania)(Germania)(Germania)(Germania)

In un vecchio e sperduto molino ad acqua, abitava solo soletto,

un vecchio mugnaio.

Una sera, scoppiò una grande tempesta, pioveva tanto e tirava

un forte vento, all’improvviso il mugnaio sentì bussare alla

finestra.

“Che c’è là fuori? –chiese.

Sentì una voce che rispondeva:

“Per amor di Dio aprite, fatemi entrare, mi sono perso nel bosco

e rischio di morire con questa tempesta!”

Il mugnaio prese la candela e aprì la porta, però si spaventò

tantissimo … accanto ad un uomo stava una bestia nera,

enorme:

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36 IL MONDO CI RACCONTA

IL FOLLETTO NEL MULINO (GERMANIA) 36

“Abbiate pietà – disse l’uomo – sono domatore e non so dove

andare con il mio animale. Lasciateci stare con voi per questa

notte!”

Il mugnaio rispose:

“Sì , per voi avrei un posticino vicino alla stufa, se vi

accontentate, però dove metterete la vostra bestia selvaggia?

Non ho un’altra stalla e non possiamo metterla in soggiorno.”

L’ uomo rispose:

“Non potrebbe stare nel molino? Non toccherà i cereali e la

farina e poi lo legherò alla catena!”

“Si potrebbe fare – disse il mugnaio – però c’è un problema, nel

molino, da dieci anni ,abita un folletto cattivo che mi maltratta

spesso, fa rumore tutta la notte, butta all’aria i secchi di grano,

sporca la farina e combina tanti guai.”

“Ehi, che problema c’è? Il mio orso potrebbe catturare il folletto

e comunque lui si saprà difendere!”

Detto fatto, l’orso fu portato nel molino e il domatore si

sistemò in soggiorno, vicino alla grande stufa.

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37 IL MONDO CI RACCONTA

IL FOLLETTO NEL MULINO (GERMANIA) 37

Nel mezzo della notte, i due uomini furono svegliati da rumori

spaventosi che provenivano dal molino, sembrava che tutto

fosse messo a soqquadro. Si sentiva l’orso bramire e ogni tanto

lo squittio del folletto.

“Senti – disse il mugnaio – il folletto sta attaccando l’orso!”

“Andrà male per il folletto – disse il domatore.

“Che Dio volesse – sospirò il mugnaio – almeno l’orso riuscisse a

metter a posto quel cattivissimo folletto!”

Si sentì ancora un grido, poi scese il silenzio e i due uomini si

addormentarono di nuovo. Al mattino trovarono l’orso felice e

contento nel molino, il mugnaio offrì ai suoi ospiti la colazione e

questi se ne andarono ringraziando di cuore. Da quel momento,

il folletto non si fece più vedere. L’orso doveva aver fatto

davvero un buon lavoro! Chi era più felice del mugnaio? Così

passò un anno intero.

Una sera, mentre il mugnaio stava tranquillo nel suo soggiorno,

si aprì pian piano la porta di casa. L’uomo si spaventò

tantissimo quando apparve la testa del cattivissimo folletto che

comandò:

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38 IL MONDO CI RACCONTA

IL FOLLETTO NEL MULINO (GERMANIA) 38

“Ce l’hai ancora quel grosso gatto nero?

Il mugnaio rispose velocemente:

“Sì, e ha fatto anche sette piccoli!”

Allora il folletto sbatté la porta, scappò e non ritornò mai più!

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39 IL MONDO CI RACCONTA

IL FRUTTO DEL LAVORO (TUNISIA) 39

Il FIl FIl FIl Frutto del Lavoro (Tunisia)rutto del Lavoro (Tunisia)rutto del Lavoro (Tunisia)rutto del Lavoro (Tunisia)

C’era un ricco mercante che aveva potuto accumulare le sue

grandi ricchezze facendo tanti sforzi e sacrifici. Il mercante

aveva una moglie, una figlia ed un figlio piccolo, al quale

avrebbe lasciato le proprie ricchezze, quando sarebbe diventato

grande.

Il bambino passava tutto il suo tempo a divertirsi. Il mercante

si preoccupò per il figlio e temeva che questi potesse

perdere tutte le ricchezze accumulate con grande fatica, quindi

decise di mettere il bambino alla prova e di insegnargli una

lezione riguardo al valore del lavoro.

Un giorno, il mercante lo chiamò:

“ Figlio mio, ora sei grande, vai e fammi vedere quello che

otterrai alla fine di questa giornata di lavoro e, se non lavori ,

non avrai la cena!”

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40 IL MONDO CI RACCONTA

IL FRUTTO DEL LAVORO (TUNISIA) 40

Dopo questa richiesta, il mercante andò al suo lavoro, mentre il

bambino corse dalla madre piangendo e chiedendole dei soldi. La

madre gli chiese il perché piangesse ed il bambino le raccontò

quello che era successo con il padre. Spinta dall’insistenza del

figlio, la madre gli diede dei soldi. La sera, quando il mercante

tornò dal lavoro, chiese al figlio quale era il frutto della sua

giornata lavorativa e il bambino gli rispose:

“ Ecco padre! Ho portato questi soldi”

“ Bene figlio mio, butta questi soldi nel pozzo!”

Il bambino corse e buttò i soldi nel pozzo, a quel punto il

mercante capì che suo figlio non aveva lavorato e che i soldi li

aveva ottenuti dalla madre, allora il mercante decise di

mandare sua moglie dai suoi familiari.

Il giorno successivo, il mercante fece a suo figlio la stessa

richiesta ed il bambino pensò di prendere i soldi dalla sorella e

così fece. Quando il mercante tornò dal lavoro, chiese al figlio:

”Figlio mio, cosa hai portato dal tuo lavoro oggi?”

” Padre, ho portato questi soldi”

“ Bene figlio mio, butta questi soldi nel pozzo!”

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41 IL MONDO CI RACCONTA

IL FRUTTO DEL LAVORO (TUNISIA) 41

Il figlio corse e buttò quei soldi nel pozzo ed il commerciante si

rese conto che anche questa volta il figlio non aveva lavorato,

ma aveva preso i soldi dalla sorella; subito decise di mandare la

figlia da sua madre.

Il terzo giorno, il padre fece la stessa richiesta a suo figlio

minacciandolo che non lo avrebbe fatto dormire a casa se non

fosse andato a lavorare per portare il frutto della sua giornata.

Sentendosi costretto a lavorare, il figlio uscì, andò in un negozio

e chiese al proprietario di lavorare presso di lui. Il proprietario

accettò e gli disse di scaricare la merce con altri lavoratori, il

lavoro durò dal mattino fino a tardo pomeriggio.

Quando il mercante tornò a casa, chiamò suo figlio e gli fece la

solita domanda:

“Figlio mio, cosa hai portato oggi?”.

Il figlio tirò fuori dalla sua tasca dei soldi ed il padre gli ordinò di

buttarli nel pozzo.

Il figlio questa volta rimase perplesso e si mise a piangere

dicendo al padre :

”Padre mio, ho faticato tanto … non posso gettarlo via!”

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42 IL MONDO CI RACCONTA

IL FRUTTO DEL LAVORO (TUNISIA) 42

Il padre gli rispose:

“Non lo farai, proprio perché lo hai guadagnato con tanta fatica,

figlio mio!”

A quel punto, il padre gioì molto, finalmente si sentì tranquillo

e capì che la sua ricchezza sarebbe stata tutelata.

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43 IL MONDO CI RACCONTA

JUHA E GLI ASINI (TUNISIA-MAROCCO) 43

Juha e gli asini (TunisiaJuha e gli asini (TunisiaJuha e gli asini (TunisiaJuha e gli asini (Tunisia----Marocco)Marocco)Marocco)Marocco)

Juha aveva acquistato dieci asini e stava tornando verso casa

cavalcandone uno, davanti a sé si muovevano gli altri nove.

Riflettè un poco; considerò il numero degli asini, dunque ne

mancava uno; allora scese per contarli nuovamente con maggior

attenzione; ne contò dieci.

“Bene – pensò – i conti tornano!”

Salì nuovamente su uno degli asini e dopo qualche minuti li

contò di nuovo, ma ancora una volta ne risultavano nove:

“Come è possibile? – si chiese – Li ho contati pochi attimi fa e

non ne mancavano, proviamo a contarli nuovamente!”

Scese ancora una volta dall’asino e contò con attenzione e i

dieci asini risultarono tutti presenti.

“Che strano, quando sono in groppa all’asino ne manca uno,

appena scendo tornano ad essere tutti e dieci! Mi conviene

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44 IL MONDO CI RACCONTA

JUHA E GLI ASINI (TUNISIA-MAROCCO) 44

camminare e vincere un asino, piuttosto che stare comodo in

groppa e perderne uno!”

Juha decise allora di scendere e seguire gli asini a piedi fino a

raggiungere la sua casa.

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45 IL MONDO CI RACCONTA

LA FORMICA E IL PICCIONE (ALGERIA) 45

La formica e il piccioneLa formica e il piccioneLa formica e il piccioneLa formica e il piccione (Algeria)(Algeria)(Algeria)(Algeria)

In un giorno d’estate, una formica stava cercando del cibo sul

ramo di un albero; ad un certo momento il vento soffiò

fortemente e la fece cadere nel fiume che si trovava sotto

l’albero.

Nelle vicinanze, c’era un piccione che stava riposando su un

albero vicno e quando vide la formica che stava lottando per

salvarsi dalla corrente dell’acqua, prese un ramoscello , lo

gettò in acqua e gridò alla formica di arrampicarsi al rametto.

La formica fece di tutto per raggiungerlo ed il piccione lo prese

con il becco, lo sollevò allontanandosi dal fiume, poi si posò

lungo la riva mettendo in salvo la formica.

Il piccione le procurò del cibo e, quando ebbe recuperato le

proprie forze, la formica disse al piccione:

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46 IL MONDO CI RACCONTA

LA FORMICA E IL PICCIONE (ALGERIA) 46

”Non saprei come ringraziarti, hai salvato la mia vita, mi sento in

debito con te.”

Il piccione la tranquillizzò, volò in alto, poi si mise sull’albero per

mangiare qualche frutto.

La formica si mise in cammino e strada facendo vide un

cacciatore che stava preparando la sua freccia per colpire il

piccione. La formica, preoccupata per il piccione che le aveva

salvato la vita, pizzicò il cacciatore che, distratto dalla puntura,

lanciò la sua freccia nella direzione sbagliata, urlando dal dolore.

Il piccione si rese conto di ciò che era successo e volò via

allontanandosi dal pericolo.

Così la formica saldò il suo debito, riconoscendo il valore della

solidarietà.

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47 IL MONDO CI RACCONTA

LA MAMMA (ALGERIA) 47

La mammaLa mammaLa mammaLa mamma (Algeria)(Algeria)(Algeria)(Algeria)

C'era una volta un bambino che aveva una madre con un solo

occhio. Lavorava nella sua scuola, ma lui se ne vergognava; ai

suoi amici, quella donna con un solo occhio, faceva impressione,

faceva paura.

Il giovane cercava in tutti i modi di evitarla, ma lei lo chiamava e

lo salutava e immancabilmente il giorno successivo tutti gli amici

lo umiliavano per il fatto dell’occhio.

Tornato a casa si arrabbiava ogni volta con lei dicendole:

"Perché tra tutte le mamme tu sei dovuta capitare a me? Basta,

non devi più venire a scuola a lavorare, io non ti conosco!"

Da quel giorno lei smise di uscire. Suo figlio non volle più

accompagnarla.

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48 IL MONDO CI RACCONTA

LA MAMMA (ALGERIA) 48

Passarono gli anni, finite le scuole superiori, il ragazzo si

trasferì a Sangafora per frequentare una delle università più

prestigiose del paese; si innamorò, si sposò ed ebbe due

magnifici figli.

Un giorno sentì suonare alla porta, i due bimbi corsero ad

aprire, ma dopo alcuni istanti di silenzio, si udirono delle grida:

alla porta si era presentata la nonna senza un occhio, i due

bambini ne erano rimasti impressionati:

"Papà corri, vieni a vedere, … chi è questa creatura orribile?" .

" Non lo so, non la conosco, ma non vi preoccupate! – e

rivolgendosi a sua madre le gridò contro:

“Cosa vuole lei? Non vede che sta spaventando i miei figli?"

L’uomo, pur avendola riconosciuta, l’ignorò come sempre.

Passarono altri dieci lunghi anni, l’uomo inaspettatamente decise

di ritornare a visitare il suo paese di origine; per semplice

curiosità si avvicinò alla casa in cui era nato e cresciuto; bussò

alla porta, ne uscì la vicina e gli annunciò che sua madre era

morta, ma che aveva lasciato una lettera per lui.

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49 IL MONDO CI RACCONTA

LA MAMMA (ALGERIA) 49

"Caro figliolo, - cominciò a leggere - scusami per tutto quello

che ti ho fatto in passato, mi dispiace anche per essere venuta a

disturbare la tua famiglia.

Volevo solo dirti che quando sei nato, non avevi un occhio, io

volevo che tu vedessi il mondo con la luce di tutti e due gli

occhi, quindi ho deciso di darti uno dei miei. Ti voglio bene."

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50 IL MONDO CI RACCONTA

LA STELLA POLARE (ROMANIA) 50

La stella polareLa stella polareLa stella polareLa stella polare (Romania)(Romania)(Romania)(Romania)

C’era una volta una strega malvagia e molto brutta che viveva

in un bosco, alla periferia di una tranquilla cittadina popolata da

molti bambini.

Ogni notte la strega prendeva la scopa e volava tra le stelle,

ma vedendole così belle e rilucenti ne divenne gelosa, ma

talmente gelosa da minacciare di raccoglierle tutte e portarle

nella sua casetta, dove le avrebbe tenute imprigionate per

sempre.

Le stelle spaventatissime pregarono Dio di mandarle sulla Terra,

lontane dalla furia malvagia della strega.

Dio permise loro di scendere sulla Terra, una pioggia di stelle

attraversò il cielo, la città si illuminò a giorno e le stelle si

mescolarono ai tanti bambini che lì vivevano.

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51 IL MONDO CI RACCONTA

LA STELLA POLARE (ROMANIA) 51

La strega cercò allora di raccogliere le stelle, ma invano; furiosa

mise a soqquadro le vie, sporcò le case e i giardini, ne seccò gli

alberi, i cespugli e i prati; la città che prima era colorata si tinse

di grigio; gli abitanti erano terrorizzati.

Le stelle allora si rivolsero nuovamente a Dio e lo pregarono di

rimetterle al loro posto, in cielo.

“Perché volete tornare in cielo? – chiese Dio.

“è impossibile rimanere sulla Terra, c’è troppo caos, troppa

violenza!”

Dio iniziò a contare le stelle per organizzare il loro rientro, ma si

accorse che ne mancava una:

“Manca la stella verde, avete visto dov’è finita?”

Un angelo che era lì vicino rispose:

“Lei è rimasta sulla Terra, in un mondo così caotico si è

nascosta nell’anima degli uomini, per dare loro dei sogni da

realizzare.

“Che stella è?”– chiese Dio,

“è la Speranza!” – rispose l’angelo.

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52 IL MONDO CI RACCONTA

LA TERRA È UN TESORO INFINITO (TUNISIA) 52

La terra è un tesoro infinitoLa terra è un tesoro infinitoLa terra è un tesoro infinitoLa terra è un tesoro infinito (Tunisia)(Tunisia)(Tunisia)(Tunisia)

C’era una volta, una famiglia con tre figli, il padre, ormai anziano

e malato, in punto di morte, donò loro un grande terreno da

dividersi.

Lasciò detto che se avessero scavato avrebbero trovato un

tesoro prezioso.

Subito i tre fratelli iniziarono la ricerca; scavarono, scavarono,

scavarono per giorni … ma senza alcun successo.

Ormai le speranze andavano diminuendo quando una sera, al

loro rientro a casa, trovarono la zia, sorella del padre, ad

aspettarli:

“Salve ragazzi – li salutò - dove siete stati?”

“Cara zia, siamo stati al campo che ci ha donato nostro padre “

“State lavorando la terra? Bravi! “

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53 IL MONDO CI RACCONTA

LA TERRA È UN TESORO INFINITO (TUNISIA) 53

“Veramente, stiamo cercando il tesoro che ci ha lasciato nostro

padre; ma non abbiamo ancora trovato niente; però

continueremo a scavare”.

La zia con un sorriso incoraggiante li rassicurò:

“Vostro padre vi ha lasciato certamente un tesoro, è

l’insegnamento che dalla terra si può avere una grande

ricchezza: i frutti che saprà darvi, questo è il vero tesoro!”.

I ragazzi capirono l’insegnamento e vissero felici e ricchi del loro

lavoro.

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54 IL MONDO CI RACCONTA

L’AQUILA DELL’ALBANIA (ALBANIA) 54

LLLL’Aquila dellAquila dellAquila dellAquila dell’AlbaniaAlbaniaAlbaniaAlbania (Albania)(Albania)(Albania)(Albania)

Un ragazzo stava cacciando sulle montagne dell’Albania, quando

un’aquila, volando sopra di lui, si posò sulla cima di un alto

monte. L’aquila era straordinariamente maestosa e teneva nel

becco un serpente che andò a deporre nel nido, poi spiccò il

volo allontanandosi, forse in cerca di altro cibo.

Il ragazzo allora, incuriosito, si arrampicò sulla cima della rupe,

dove vide, nel grande nido, un piccolo d’aquila che giocava con il

serpente morto.

Attenzione. . . in realtà, il serpente non era morto!

All’improvviso infatti alzò la testa, si mosse di scatto, tirò fuori

la lingua, rivelando i suoi denti aguzzi, pronto a mordere

l’aquilotto sprovveduto, con il suo veleno mortale.

Rapidissimo il giovane tirò fuori l’arco e scoccò una freccia che

uccise il serpente; prese poi l’aquilotto e si avviò verso casa.

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55 IL MONDO CI RACCONTA

L’AQUILA DELL’ALBANIA (ALBANIA) 55

Mentre scendeva la montagna, il ragazzo sentì sopra di sé un

rumore fragoroso, era il frullare delle immense ali dell’Aquila,

un’ombra ampia volteggiava su di lui.

“Perché hai preso mio figlio?” - gridò forte l’Aquila indignata.

“Il cucciolo è mio, - rispose il ragazzo - l’ho salvato dal serpente

che tu non avevi ucciso!”

“Dammi mio figlio – disse il rapace – e io ti darò come premio

l’acutezza dello sguardo dei miei occhi e la potente forza delle

mie ali. Tu sarai invincibile e coraggioso e ti chiameranno con il

mio nome!”

Così il giovane fu convinto a consegnare l’aquilotto a sua

madre.

Il ragazzo crebbe e ormai uomo, con il suo arco e le sue frecce

uccise molte bestie selvatiche e con la sua spada ammazzò

molti nemici di quelle terre.

Durante tutte queste imprese, l’Aquila, fedelmente lo guardava

dall’alto e lo guidava.

Sbalorditi dalle gesta del valoroso cacciatore, le genti di quella

terra scelsero l’arciere coraggioso come loro re e lo chiamarono

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56 IL MONDO CI RACCONTA

L’AQUILA DELL’ALBANIA (ALBANIA) 56

‘Shqipetar’, che vuol dire figlio dell’Aquila e il suo regno fu

conosciuto come Shqiperia, che significa Albania o Terra delle

Aquile.

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57 IL MONDO CI RACCONTA

L’ORSO INGANNATO DALLA VOLPE (MOLDAVIA-57

LLLL’orso ingannato dalla volpeorso ingannato dalla volpeorso ingannato dalla volpeorso ingannato dalla volpe (Moldavia(Moldavia(Moldavia(Moldavia----Russia)Russia)Russia)Russia)

C’era una volta una volpe molto furba, come tutte le volpi.

Una mattina, che aveva tanta fame, cercò per ogni dove

qualcosa da mangiare, ma senza riuscirci; non sapendo più cosa

fare, si mise sotto un cespuglio a riposare e pensare.

All’improvviso sentì un buon odore e, guardando verso la

strada, vide un carro pieno di pesce:

“Hmmm! È questo il cibo che cercavo.” Pensò la volpe e si

mise in mezzo alla strada fingendosi morta.

Quando il pescatore sul carro vide la volpe, pensò subito che

avrebbe potuto farne un bel coprispalla di pelliccia alla moglie,

così la prese e la caricò sul carretto.

Quando l’uomo tornò a sedersi al posto di guida, la volpe si

guardò attorno e cautamente cominciò a gettare i pesci sulla

strada; quando ebbe scaricato l’ultimo pesce saltò anch’essa.

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58 IL MONDO CI RACCONTA

L’ORSO INGANNATO DALLA VOLPE (MOLDAVIA-58

Arrivato a casa, il pescatore disse a sua moglie:

“Bene moglie, t’ho portato una slitta piena di pesci e la pelle di

una volpe, per giunta!”

La vecchia andò a vedere, ma non trovò traccia né di pesci, né

tanto meno della volpe!

Intanto la volpe aveva raccolto tutto il pesce e si era messa

subito a divorarlo, inghiottiva ogni pesciolino uno dopo l’altro.

Passò di lì un orso che, vedendo tanta abbondanza di pesce,

chiese alla volpe di dividerne un po’ con lui.

La volpe, che non aveva alcuna intenzione di accettare la

richiesta, gli disse che avrebbe potuto prenderne molto di più se

fosse andato a pescare:

”Vai allo stagno, fai un buco nel ghiaccio, infila la tua coda nel

foro, vedrai che i pesci abboccheranno, aspetta fino alla mattina

seguente, poi tira la coda con forza e tutti i pesci attaccati alla

coda cadranno a riva.”

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59 IL MONDO CI RACCONTA

L’ORSO INGANNATO DALLA VOLPE (MOLDAVIA-59

L’orso era indeciso, ma l’odorino del pesce gli aveva messo

appetito e così seguì il consiglio della volpe: andò allo stagno,

fece un buco nel ghiaccio, infilò la coda nel foro e aspettò, in

attesa che i pesci abboccassero.

Rimase seduto a lungo, per l’intera nottata e, siccome faceva

molto freddo, la coda gli si ghiacciò nel buco.

La coda diventò pesante, l’orso provò a tirarla fuori, tirò e tirò,

ma non riuscì a farla uscire:

“Chissà quanti pesci si sono attaccati alla mia coda, se non

riesco neanche a tirarla fuori!”

Pensò contento l’orso, così provò ad alzarsi, con tutta la forza

diede uno strattone, ma la coda imprigionata nel ghiaccio si

staccò.

Preso dal dolore e dalla rabbia l’orso andò dalla volpe per

vendicarsi, ma la volpe furba si era nascosta nel buco di un

albero; l’orso provò a colpirla con un bastone, ma quella lo

ingannò nuovamente, lamentandosi quando l'orso batteva sul

tronco e rimanendo in silenzio quando veniva colpita.

Da quel giorno l’orso non pescò più con la coda!

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60 IL MONDO CI RACCONTA

MASHA E L'ORSO (RUSSIA) 60

MMMMasha e l'orso asha e l'orso asha e l'orso asha e l'orso (Russ(Russ(Russ(Russia)ia)ia)ia)

C’erano una volta un nonno e una nonna che avevano una

nipotina di nome Masha.

Un giorno le sue amichette vollero andare nel bosco a

raccogliere funghi e bacche e passarono a chiamare anche

Masha.

“Nonnino, nonnina, - disse Masha - lasciatemi andare nel bosco

con le mie amichette!”

Il nonno e la nonna risposero:

“Vacci pure, ma bada di stare sempre insieme alle altre,

altrimenti nel bosco ti perderai!”

Le bambine entrarono nel bosco e cominciarono a raccogliere

funghi e bacche.

Masha, passando da un albero all’altro, da un cespuglio all’altro,

si spinse lontano da loro.

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61 IL MONDO CI RACCONTA

MASHA E L'ORSO (RUSSIA) 61

Quando se ne accorse cominciò a chiamarle, a gridare, ma

nessuno la sentiva e rispondeva.

Masha vagò per il bosco, ma inutilmente, si era perduta per

davvero.

Arrivò così nella parte più fitta e più sperduta, quando d’un

tratto vide una casa. Masha bussò alla porta, ma nessuno

rispose, la spinse e questa si spalancò, entrò nella casa e si

sedette sulla panca, vicino alla finestra.

Se ne stava lì seduta e pensava: “Chissà chi ci abita? Perché non

si vede nessuno?”

Quella era la casa abitata da un orso grande e grosso, che in

quel momento era fuori nel bosco.

La sera l’orso tornò a casa, vide Masha e si rallegrò.

“Bene – disse - ora non ti lascio più andare via! Mi accenderai la

stufa, mi cucinerai il cibo e mi apparecchierai la tavola.”

Masha prima si rattristò, poi si disperò, ma nulla poteva fare;

prese così a vivere nella casa dell’orso. L’orso se ne andava per

tutta la giornata nel bosco e ogni giorno ordinava a Masha di non

uscire di casa.

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62 IL MONDO CI RACCONTA

MASHA E L'ORSO (RUSSIA) 62

“Anche se provi ad andartene - diceva - ti acchiapperò

comunque e, in tal caso, ti mangerò!”

Masha cominciò a pensare a come poter scappare dall’orso.

Tutt’intorno c’era il bosco, non sapeva da che parte andare e

non c’era nessuno a cui chiederlo…

Pensò e ripensò e infine trovò la soluzione.

Un giorno, l'orso tornò dal bosco e Masha lo supplicò:

“Orso, orso, lasciami andare per una sola giornata al villaggio:

voglio portare qualcosa ai miei nonni.”

“No, - disse l’orso - nel bosco ti smarriresti. Dammi quel che

vuoi mandare, glielo porto io.”

Masha non aspettava altro!

Preparò dei pasticcini, prese un grosso cesto e disse all’orso:

“Ecco, guarda, metto i pasticcini in questo cesto, tu portali al

nonno e alla nonna. Ma bada bene, non aprire il cesto e non

mangiare i pasticcini. Io mi arrampico sulla quercia e ti tengo

d’occhio da lassù!”

“Va bene - disse l’orso - dammi il cesto!”

Masha chiese: “Vedi un po’, se fuori piove!”

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63 IL MONDO CI RACCONTA

MASHA E L'ORSO (RUSSIA) 63

Appena l’orso fu uscito, Mascia subito si raggomitolò dentro il

cesto e si mise sulla testa il piatto con i pasticcini.

L’orso tornò, vide il cesto bello e pronto, se lo caricò sulle

spalle e partì in direzione del villaggio.

Camminò attraverso il bosco, camminò e camminò, ma poi si

sentì stanco e disse a se stesso:

“Questo è proprio il posticino,

per mangiarmi un pasticcino!”

“Ti vedo, ti vedo!

Non toccare i pasticcini!

Non toccare i pasticcini!

Porta tutto ai miei nonnini!”

“Guarda che vista acuta - pensò l’orso - vede tutto!”

Si rimise in spalla il cesto e andò oltre. Camminò e camminò, si

fermò ancora una volta, si sedette e disse:

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64 IL MONDO CI RACCONTA

MASHA E L'ORSO (RUSSIA) 64

“Questo è proprio il posticino,

per mangiarmi un pasticcino!”

E Masha dal cesto:

“Ti vedo, ti vedo!

Non toccare i pasticcini!

Non toccare i pasticcini!

Porta tutto ai miei nonnini!”

“È veramente furba! Si è messa in alto, vede ben lontano!”

Si alzò e cominciò a camminare più in fretta.

Arrivò al villaggio, trovò la casa dove abitavano il nonno e la

nonna e prese a bussare con tutte le sue forze contro la porta:

“Toc, toc, toc!”

“Aprite, ehi, di casa! Masha vi manda dei pasticcini.”

I cani che avevano fiutato la presenza dell’orso gli si lanciarono

addosso, abbaiando e accorrendo da tutti i cortili.

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65 IL MONDO CI RACCONTA

MASHA E L'ORSO (RUSSIA) 65

L’orso si spaventò, posò il cesto a terra accanto alla porta e

scappò nel bosco senza nemmeno voltarsi indietro a guardare.

II nonno e la nonna uscirono sulla porta; guardarono e per terra

videro il cesto.

“Cosa mai ci sarà dentro?” - chiese la nonna.

Il nonno sollevò il coperchio, guardò dentro e … non credette ai

propri occhi: nel cesto, rannicchiata, c’era Masha, sana e salva.

Il nonno e la nonna si rallegrarono assai; abbracciarono a

baciarono Masha e si complimentarono con lei per essere stata

tanto furba.

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66 IL MONDO CI RACCONTA

PERCHÉ LE ZANZARE RONZANO ALL’ORECCHIO 66

Perché le zanzare ronzano allPerché le zanzare ronzano allPerché le zanzare ronzano allPerché le zanzare ronzano all’orecchio dellorecchio dellorecchio dellorecchio dell’uomo (Malawi)uomo (Malawi)uomo (Malawi)uomo (Malawi)

C’era una volta una giovane Zanzara follemente innamorata di

un giovane Orecchio; continuamente gli svolazzava attorno,

ronzava con passione, ma lui non se ne curava, anzi ne era un

po’ infastidito.

Un giorno, la Zanzara decise di dichiararsi, coraggiosamente gli

si accostò, gli ronzò attorno, prima sottovoce, poi sempre più

rumorosamente e, anche se un po’ imbarazzata, gli rivelò il suo

amore proponendogli addirittura di sposarla.

L’orecchio stupito, guardò il piccolo insetto, era veramente

piccolo, sembrava denutrito, pensò che forse stava male,

colpito certamente da una malattia contagiosa e pericolosa così,

decise che la cosa non gli interessava e comunicò alla Zanzara

che non avrebbe mai potuto sposarla, non l’amava proprio, anzi

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67 IL MONDO CI RACCONTA

PERCHÉ LE ZANZARE RONZANO ALL’ORECCHIO 67

la considerava invadente ed era stizzito per la sua presenza

continua.

Nonostante ciò la Zanzara non si dette per vinta, con il

trascorrere degli anni il suo amore per Orecchio cresceva

sempre di più, un amore sempre più forte e tenace, che non

permetteva alla Zanzara di allontanarsi.

Non volle mai abbandonarlo, decisa a stargli vicino, soprattutto

nelle roventi sere d’estate, continua ancora oggi a sussurrargli

una dolce e assillante melodia d’amore!

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68 IL MONDO CI RACCONTA

SALAH E TALAH (MAROCCO) 68

SSSSalah e talahalah e talahalah e talahalah e talah (Marocco)(Marocco)(Marocco)(Marocco)

C’erano una volta due amici, uno si chiamava Salah, che significa

‘buono’ e l’altro Talah, che vuol dire ‘cattivo’.

Cola trascorrere degli anni i due divennero sempre più amici,

sempre insieme, legati da una grande complicità, pronti ad

aiutarsi nel bisogno.

Quando un giorno arrivò, come ogni anno, il tempo del

pellegrinaggio a La Mecca, Salah, che era molto ricco, decise di

partire, ma il viaggio sarebbe stato lungo, sarebbe tornato dopo

qualche anno, voleva dunque lasciare il suo oro in buone mani.

Andò allora a bussare alla porta del caro amico, gli affidò le sue

ricchezze pregandolo di custodirle sino al suo arrivo:

“Eccoti tutto il mio oro Talah, te lo affido, so che ne avrai cura,

ci rivedremo al mio ritorno!”

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69 IL MONDO CI RACCONTA

SALAH E TALAH (MAROCCO) 69

“Buon viaggio caro amico, sarò un guardiano attento della tua

ricchezza, fidati!”

In quel tempo il mezzo di trasporto più usato era l’asino, perciò

il viaggio di Salah durò giorni, mesi, anni, quasi due anni e

mezzo.

Intanto Talah vedendo scorrere tutto quel tempo pensò che

l’amico fosse morto, un giorno però sentì bussare alla sua porta

e si trovò davanti Salah in carne ed ossa, appena tornato dal

pellegrinaggio. Talah rimase molto meravigliato, quasi non

credeva ai suoi occhi!

Salah naturalmente gli chiese del suo oro, ma Talah rispose

imbarazzato e dispiaciuto:

“Vedi amico, ho conservato con grande premura il tuo oro in

una cassa in cantina, malauguratamente però i topi se lo sono

mangiato tutto, moneta dopo moneta.”

Salah trattenne il suo stupore e capì che il suo amico lo voleva

ingannare, al momento non poté fare altro che andarsene e,

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70 IL MONDO CI RACCONTA

SALAH E TALAH (MAROCCO) 70

mentre camminava, pensava e ripensava a come avrebbe potuto

recuperare le sue ricchezze.

Arrivato a casa vide dalla finestra il figlio di Talah che giocava

con gli amici, gli balenò subito un’idea, chiamò il giovane, lo

attirò in casa e lo rapì, nascondendolo a tutti.

Inutilmente il padre cercò suo figlio ovunque poi, disperato,

decise di andare da Salah a chiedergli se avesse avuto notizie

del suo giovane figliolo. Entrò in casa e chiese a Salah se per

caso avesse visto il figlio, era sparito improvvisamente senza

lasciare alcuna traccia!

Alle domande incalzanti dell’amico Salah rispose tranquillo:

“Certo che l’ho visto, ieri è passato proprio qui sopra – guardò il

cielo - in groppa a un elefante che volava! Era proprio lui, l’ho

riconosciuto!”

“Ma cosa stai dicendo? Come è possibile? – gridò irritato Talah –

Gli elefanti non possono volare!”

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71 IL MONDO CI RACCONTA

SALAH E TALAH (MAROCCO) 71

“Sì, hai certamente ragione - rispose Salah - ma sai, in questo

tempo in cui i topi mangiano l’oro, anche gli elefanti possono

volare!”.

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72 IL MONDO CI RACCONTA

ZAR SALTAN (RUSSIA) 72

ZZZZar saltanar saltanar saltanar saltan (Russia)(Russia)(Russia)(Russia)

Tanti anni fa, durante un freddo inverno, in uno sperduto

villaggio della Russia, tre sorelle in compagnia di una vecchia

parente di nome Babaricha, parlavano del più e del meno,

facevano progetti, sognavano, spettegolavano...

La prima delle sorelle, appassionata di cucina, disse:

“Se un giorno fossi io a sposare lo zar, cucinerei piatti squisiti

per tutti i sudditi dell’impero.”

La seconda disse:

“Io, se diventassi zarina, tesserei stoffe finissime con fili d’oro e

d’argento.”

La minore delle tre, Militrissa disse:

“Se diventassi zarina, vorrei dare al mio sovrano un figlio: forte,

bello, valoroso.”

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73 IL MONDO CI RACCONTA

ZAR SALTAN (RUSSIA) 73

In quel preciso momento apparve, alto, solenne, con un

mantello d’ermellino, lo zar Saltan in persona.

Le donne si inchinarono.

“Passavo di qua e ho udito i vostri discorsi. Ho pensato che mi

andate bene tutte e tre: sposerò Militrissa e avrò un erede; una

di voi sarà cuoca di corte e l’altra tessitrice. Andiamo,

Militrissa, la mia slitta aspetta qua fuori, si va alla reggia.”

Mentre Militrissa se ne andava con lo zar Saltan, le due sorelle,

gialle dall’invidia, iniziarono a camminare rabbiosamente su e giù

per la stanza.

“Calma, calma - intervenne la vecchia Babaricha – C’è rimedio a

tutto. State buone, lasciatemi pensare”

Il principino Guidon nacque mentre lo zar Saltan si trovava a

combattere in un lontano paese; era un bellissimo bambino e

cresceva in fretta.

Militrissa però, non riusciva a spiegarsi il silenzio dello zar: gli

aveva mandato una lunga lettera, esultando gli aveva

comunicato che era diventato padre di uno splendido

maschietto, ma lo zar non aveva ancora risposto.

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74 IL MONDO CI RACCONTA

ZAR SALTAN (RUSSIA) 74

Il perché lo sapevano bene le cattive sorelle e la perfida

Babaricha che aveva sostituito la lettera della zarina, dopo aver

fatto ubriacare il messaggero.

Finalmente il messaggero arrivò. Spiegò con frasi mozze che,

quando aveva consegnato al sovrano la lettera della zarina, egli

aveva dato in escandescenze e alla fine lo aveva rimandato a

riportare il suo ordine. Un terribile, crudele ordine:

“La zarina e il suo piccolo mostro vengano rinchiusi in una

grande botte; la botte venga sigillata, poi buttata in mare.”

I principi, i cavalieri, le bambinaie, tutto il popolo piangeva:

amavano tutti la loro bella, dolce sovrana, erano tutti orgogliosi

di Guidon, il bellissimo erede al trono.

I servitori portarono la botte; Militrissa, abbracciando il bambino,

si accinse a entrarvi, ma prima volle rivolgere all’onda marina

una preghiera:

“Onda chiara e capricciosa,

onda che batti le spiagge,

onda che sostieni i vascelli,

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75 IL MONDO CI RACCONTA

ZAR SALTAN (RUSSIA) 75

ti prego, portaci a una qualsiasi riva e salvaci.”

In disparte, le due sorelle e Barbaricha borbottavano:

“D’ora in poi non avremo più fastidi, saremo libere.”

La botte fu gettata in mare, ora trasportata lentamente, ora

travolta dalle onde di un mare infuriato, dopo un lungo viaggio

approdò finalmente sulla terraferma.

Storditi, ma per fortuna sani e salvi, anche se un po’ ammaccati,

madre e figlio rividero la luce.

Guidon, al colmo della gioia, gridò:

“Mamma, non pianger più, siamo vivi, siamo salvi e liberi.”

L’isola di Bujan, dove si trovavano, era soltanto un ammasso di

pietre quasi privo di vegetazione, soltanto una stentata quercia

era cresciuta sull’arido suolo.

Militrissa sospirò, volse gli occhi al cielo:

“Signore, ti prego proteggi il mio ragazzo. Non importa se non

avrò più mantelli di pelliccia e morbidi letti di piume, né cibi

raffinati. Aiutalo a trovare un po’ di cibo.”

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76 IL MONDO CI RACCONTA

ZAR SALTAN (RUSSIA) 76

“Non preoccuparti, mamma, penserò io a tutto. Guarda, con un

ramo di questa quercia e il cordone della croce che porto al

collo, costruisco un arco. E questo pezzetto di canna

andrà benissimo come freccia, troverò sicuramente un po’ di

selvaggina.”

Aveva appena pronunciato queste parole che subito nell’aria

odono lo stridio di un uccello rapace, un nibbio stava per

avventarsi su un maestoso cigno che volava sulle acque.

Veloce come un lampo, Guidon scoccò la freccia, prese la mira e

colpì il nibbio che precipitò velocemente e affondò nel mare.

Improvvisamente il candido cigno fece sentire la sua voce: una

dolce voce di fanciulla:

“Nobile principe, non rimpiangere la freccia perduta. Saprò

ricompensarti, perché in realtà tu non hai salvato un cigno, ma

hai liberato una principessa da un incantesimo. Il nibbio che hai

ucciso era un cattivo mago. Abbi fiducia, mio salvatore, non

dimenticherò ciò che hai fatto. Ora riposati, dormi, ti prometto

una piacevole sorpresa per il tuo risveglio.”

Detto questo, il cigno scomparve nel mare.

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77 IL MONDO CI RACCONTA

ZAR SALTAN (RUSSIA) 77

Passarono lente le ore e al mattino seguente, quando Guidon

aprì gli occhi, rimase sorpreso: era sorta dal mare una splendida

città, con bellissimi palazzi, chiese imponenti e giardini con

tanta gente che affollava l’isola.

“Ma che cosa è accaduto?” - Militrissa si guardava attorno

stupita.

Facile spiegazione: la folla osannante era formata dagli abitanti

della città che il cattivo mago coi suoi incantesimi aveva

sprofondato in fondo al mare. Morto il mago, per merito di

Guidon, la città era riemersa, esultanti, i cittadini volevano

ringraziare il loro salvatore, eleggerlo re e offrirgli la corona:

“Regnerai sulle nostre terre, glorioso principe, saremo i tuoi

sudditi devoti. Ti preghiamo di accettare questa corona.”

“Viva, viva il nostro re!” Gridò la folla entusiasta.

Il tempo passava e Militrissa e Guidon vivevano in una magnifica

reggia nella città sorta dal mare, ma non erano felici, ogni

giorno Guidon si recava al porto e pensava a suo padre:

“Come vorrei conoscerlo, incontrarlo! Nonostante tutto è mio

padre e io lo amo.”

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78 IL MONDO CI RACCONTA

ZAR SALTAN (RUSSIA) 78

Un giorno Guidon decise di far partire una nave carica di doni per

lo zar Saltan. Al capitano che l’avrebbe comandata, ordinò:

“Appena sarai giunto in porto, presentati allo zar, portagli i

saluti del principe Guidon, sovrano della città di

Tmutarakania.”

Il cuore era colmo di malinconia.

“La mia vera patria è lontana e sono solo; anche il mio buon

cigno ci ha abbandonato!”

A quell’invocazione accorata avvenne il prodigio: il cigno sorse

dal mare e volò solenne verso Guidon.

“Mio bel principe perchè sei tanto triste? Quali angosciosi

pensieri ti consumano? Dimmi tutto, ti aiuterò.”

“Amico cigno, penso sempre a mio padre, vorrei tanto vederlo,

sapere che cosa fa, se pensa qualche volta a mia madre e a me”

“Sai, in questo posso accontentarti. Ti trasformerò in un

calabrone, raggiungerai la nave che hai appena fatto partire e

compirai il viaggio nascosto in qualche fessura. Non indugiare,

presto, tuffati in mare, non aver paura.”

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ZAR SALTAN (RUSSIA) 79

Guidon ubbidì, si tuffò, riemerse dall’onda trasformato in un

grosso, ronzante calabrone.

Dopo giorni di navigazione, la nave con a bordo il calabrone

arrivò a destinazione.

Ed ecco lo zar seduto sul trono d’oro, ma con l’aria triste.

Il capitano gli si avvicinò, si inchinò:

“Salute, potente zar Saltan. Ti porto i doni e l’omaggio del

sovrano di Tmutarakania che si onora di invitarti alla sua corte.”

Lo zar si meravigliò, non sapeva che esistesse una città con

quel nome e tanto meno un principe Guidon.

Per prima cosa fece servire al capitano e all’equipaggio cibi e

bevande, poi interrogò il comandante:

“Dove si trova questa città? E chi è questo principe Guidon?”

“Veniamo da molto lontano, potente zar, la nostra città è

sorta per miracolo dal mare. È una città meravigliosa, con

palazzi e giardini, chiese con cupole d’oro. La governa un

giovane principe di nome Guidon, bello e saggio; è lui che ci ha

ordinato di portarti i suoi saluti e il suo invito.”

Lo zar Saltan restò pensieroso per un po’, poi promise:

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“Se Dio mi darà vita, andrò a passare qualche giorno alla

reggia del principe Guidon.”

Subito tre donne si avvicinarono allo zar e, con mille moine,

cercarono di persuaderlo a declinare l’invito, naturalmente

erano le cattive sorelle di Militrissa e la vecchia Babaricha:

“Che volete che ci sia di straordinario in quella

città sconosciuta? E poi chi è questo principe che si fa vivo

soltanto ora? Il viaggio, l’ha detto il capitano, è lungo e voi non

siete più tanto giovane, la vostra salute potrebbe risentirne.”

Guidon, trasformato in calabrone, aveva udito tutto. Furente, si

avventò contro le donne e le punse, ronzando forte. Esse

strillarono come aquile per il dolore e per la paura: sapevano

bene che se lo zar fosse andato a Tmutarakania avrebbe

scoperto tutto e loro sarebbero state punite.

Lo zar annunciò: “Partirò domani stesso. Andrò in visita al

sovrano di Tmutarakania!”

Il calabrone ritornò di nuovo alla sua reggia, era contento di

aver visto suo padre, ma qualcos’altro lo rattristava:

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ZAR SALTAN (RUSSIA) 81

“Vorrei tanto parlare col mio cigno... Non lo vedo da un secolo.

Dov’è sparito? Perché mi ha abbandonato?”

“Ah, principe senza fede! Perché sei così malinconico, Guidon?

“Oh, mio bel cigno, sapessi come mi sento solo, in questa dorata

città! L’amore di mia madre non mi basta più e nemmeno

l’affetto dei miei sudditi. Sento il desiderio di avere accanto a

me una dolce sposa. Per conoscerla andrei in capo al mondo”

“Allora rallegrati, Guidon non hai bisogno di andar lontano. Io

sono una principessa!”

Lentamente, dal corpo del candido cigno sorse una creatura di

sogno e Guidon cadde in ginocchio:

“Mia amata, mia sposa!”

In quel momento s’affacciò al portone della reggia Militrissa

seguita dalle sue damigelle. Guidon piegò il ginocchio dinanzi a

sua madre.

“Mamma, ho trovato la mia sposa. Sarà per te una figlia

devota. Ti prego, benedici il nostro fidanzamento. Aspetteremo

a celebrare le nozze, perchè dovrà essere mio padre, lo zar

Saltan, a benedirle.”

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ZAR SALTAN (RUSSIA) 82

“Siate felici e che Dio vi benedica! - sussurrò Militrissa.

Fu una lunga attesa per Guidon, ma finalmente il giorno tanto

sospirato arrivò e Guidon era al settimo cielo.

“Mamma, è proprio la flotta dello zar Saltan quella che sta

arrivando. Ti prego, ritirati nelle tue stanze, per ora. Che mio

padre non ti veda subito. Andrò io a riceverlo.”

Militrissa acconsentì e rientrò nella reggia.

La nave accostò, gettò l’ancora, lo zar, pose il piede sul regno di

Tmutarakania.

“Benvenuto, valoroso zar Saltan come stai? Hai fatto un buon

viaggio? Sono curioso di sapere tante cose di te, se sei sposato,

se hai figli, se sei fiero del tuo principe ereditario.”

“Mio caro Guidon, - rispose lo zar Saltan - capisco la tua

curiosità e sono pronto a rispondere a tutte le tue domande.

Sono stato molto felice, un tempo. Avevo una bellissima sposa,

la dolce zarina. Poi sono dovuto partire per la guerra, ho

lasciato la mia sposa in custodia ai miei cento nobili cavalieri.

Ah, Guidon, compiangimi! Un giorno ho ricevuto una cattiva

notizia, ho perso la testa e, pazzo di collera, ho decretato io

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stesso la morte della zarina. Da quel giorno non faccio che

piangere, non ho più pace...”

“Coraggio, potente zar, un miracolo può sempre accadere!”- lo

confortò Guidon, sorridendo un po’ maliziosamente; gli mostrò la

bellissima principessa Cigno che, a un furtivo cenno di Guidon, si

presentò così allo zar:

“Benvenuto zar degli zar, la vostra sapienza è nota, perciò

saprete sicuramente chi sono. Io vengo dal cielo per compiere

prodigi tra gli uomini, mi nascondo nel loro cuore e grazie alla

mia presenza, il loro dolore si fa dolce.”

“In questa città - risponde Saltan - ho già visto cose bellissime,

ma tu parli in modo oscuro e non ti comprendo. Chi sei? Sei la

speranza? Sei l’amore? Se davvero sai compiere miracoli, ti

prego, fai che io possa rivedere la mia adorata zarina.”

“Oh, sì, possiedo questo potere. - sorrise la principessa Cigno -

Guarda diritto davanti a te, e stupisciti!”

Lo zar Saltan levò lo sguardo e vide Militrissa uscire dal portone

della reggia.

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“No, non è possibile - esclamò Saltan con voce strozzata. - I

miei occhi mi ingannano, mio Dio, è soltanto un sogno!”

Anche Militrissa era emozionata, con le mani si comprimeva il

cuore che sembrava volerle balzare dal petto.

I due sposi restarono un lungo attimo a guardarsi, increduli, poi

si strinsero in un forte abbraccio, piangendo di gioia.

Improvvisamente Saltan si staccò dalle braccia della zarina e

chiese:

“E nostro figlio dov’è?”

Guidon mosse due passi in avanti e gridò:

“Amato padre, eccomi!”

Militrissa era al colmo della felicità:

“Vedi, sposo mio, che ho mantenuto la promessa e ti ho dato un

figlio forte e saggio, un baldo e nobile cavaliere?”

Mentre lo zar, la zarina e lo zarevic si scambiavano affettuosità,

Babaricha e le due cattive sorelle, in disparte, parlottavano tra

loro, spaventatissime.

“Povere noi, l’ora del castigo è arrivata! Mettiamo le gambe in

spalla e filiamo.”

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Babaricha fece l'atto di fuggire, ma venne subito fermata dalle

guardie. Le due sorelle tentarono delle scuse:

“Nobile zar, non siamo noi le principali colpevoli, è stata

Babaricha ad architettare il tutto, lei ci ha persuaso a sostituire

il messaggio.”

Saltan scosse il capo:

“Meritereste di essere condannate a morte tutte e tre, ma sono

troppo felice. La zarina ed io preferiamo perdonarvi e

rimandarvi a casa vostra.”

“Senza contare - intervenne Guidon - che senza i loro imbrogli,

io e la principessa Cigno non ci saremmo mai incontrati!”

Furono fatte grandi feste e per tanti e tanti anni lo zar Saltan,

la zarina Militrissa e il principe Guidon con la sua bella sposa

vissero felici e contenti, nella città incantata di Tmutarakania.