Il ministero degli anziani - Ifed...8 di evidenziare la natura organica della loro rela zione con il...

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Pre;z.zo L. 4.000 ( , • . )

_ Il ministero

degli anziani

'i Acquista la veritA e non la vendere

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"'TCJ l ti Tl.�:LOC A

Istituto Biblico E•anqelico

A"no VIII Ger:ma io 10B5

O.r��tcre; P�f. P1etro Bolognea'

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!'onfermat.l.

P•r invto aelle ��ollceztcnl in reconslone e corr&�ndenza con 1 r�ziOftt: Via J. �ila Quercia 81; .5100 PaGo••·

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- CoaP. consleJiare i &io\ant ptr il ���i�lo crist:lano A�&fta �intge�-·•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••P• 92

!NTRODUZ IONE

I vari numeri della rivista hanno fin qui

cercato di presentare i vari problemi in una prospettiva che sia caratterizzata dalla p i enezza

del messaggio evangelico . La realtà induce però a credere che un insegnamento corretto deve andare

di pari passo con l a maturità di coloro che sono

chiamati ad esporlo . Per questo l a Seri ttura si

interessa , non solo dei principi, ma anche degl i

uomini . Questo numero di Sdt vuole quindi contri­

buire a chiarire alcuni elementi circa i l ministe­

ro di coloro che , secondo la Seri ttura , hanno un

ruolo di conduzione nella chiesa del Signore.

Lo studio di questo argomento deve far fronte

a diverse· difficoltà . Basterà evocarne almeno

due . In Pr:_i.mo luogo si deve pensare alla crisi

epistemologica attuale . Come si sa alcuni pongono

in discussione gl i stessi criteri de lla conoscen-

za inducendo cos ì,

anche ogni idea di assai spesso, a respingere

conduzione e d' insegnamen�:o l..,.tt('ra a.J ••n Awac" ru.:,.�n.,"Kiur" c� olft&tan" �IlA !lWI ch1�s. formale per privil egiare in maniera esclusiva le

Alrre1 �eP ••• �··••••••••••••••••·······················�· 117

SEGNALAZIONI atBLIOGP.AFIOHE •••••••••••• •• ••••••••••••• •••• p. 126 LlSTA DEl LI�l RICEvuri ••••••• ••••••••• •••·••••·••••••••P· 150

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virtù del dialogo . In tal caso si dovrebbe discu­tere dell'opportunità o meno di anziani responsa­

bili p e r gu idare ed insegnare . .r.ra è possibile

parlare veramente di chiesa senza

dei veri conduttori riconosciuti?

che vi siano

Una co mun ità

senza anziani non rischia forse di essere un club·

religioso piuttosto che un'assemblea di credenti

impegnati per la gloria del regno di Dio? Chi

sostiene le virtù del dialogo sottolineerà il rischi o di dividere i l p op olo di Dio in classi .

Non c 1 è forse il pericolo di contrapporre dei

sacerdoti a dei laici o degli insegnanti a dei

discepoli? Ma si deve proprio parlare di contrap­

posizione?

In secondo luogo bisogna affrontare la questio­

ne nei suo i contorni più reali e nelle sue impli­

cazioni pratiche . Spesso si ha l'impressione che

certe persone fraintendano il concetto stesso

d 'aut orità . Forse pensano di essere dei condutto­

ri, ma non si rendono conto che la loro auto rità è i nesis tente, ignorata o anche respinta. Qui c'è

s-eriamente cfa chiedersi se non vi siano troppi

leaders di se stessi. Quando il proprio ministero·

d ''insegnamento o di cura d'anime rimane senza

_eguito, non ci si dovrebbe seriamente interroga­

re sul l e cause reali anzichè imputare sistematic?-

mente tutti i probl emi al particolare tempo in

cui si vive? E in pratica quanti problemi si

pongono che non sono così facilmente risolvibili?

S enza negare l'utilità della ricerca comunita�

ria né la complessità di certi problemi pratici ,

3

questo numero della rivista vuole ricordare che

Dio ha dato un insegnamento autorevole circa que­

sto problema nella sua stessa Parola . Ed Egli ha

pure dato alla sua chiesa degli uomini rivestiti

d • autorità per essere dei veri servi tori della

Parola e nutrire così il popolo di Dio . Non è

forse proprio que sto uno dei grandi bisogni del l a

chiesa n e l tempo attuale? Non sono forse eccessi­

vamente rari i veri pastori? Se questo numero

contribuirà ad ampliare le prospettive della chie­

sa del Signore in merito a questo tema dei condut­

tori, esso avrà raggiunto il suo scopo .

P.B.

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ARTICOLI

Gli anziani nella chiesa neotestamentaria

Rinaldo- Diprose

Introduz i one

Il Nuovo Testamento non fornisce dati sul l a vocaz ione personale di uomini conosciuti primaria­mente come anziani di chiesa durante 11 epoca apo­s tolica. Eppure, leggendo gli Atti e le epistole apostoliche, il fenomeno degli anziani alla gui da delle chiese locali appare essere una costante sia nella pratica che nell'ecclesiologia de l la chiesa neotestamentaria {vd . At. 11,30; 14,23;

15,2,6,23; 20, 17; T t . 1,5-7 (cf . Fil. 1,1); l Pt. 5, 1; 2 Gv. l; 3 Gv. 1, 5-10). Nel momento

. .

at tuale, in cui una certa disponibi lità verso il r innovamento della chiesa rischia .di arenarsi a causa o di una conduzione troppo rigida , oppur e della mancanza di una guida ad eguata nelle chiese locali, appare opportuno riesaminare la figura e il ruolo degli anziani così come vengono presenta-ti i n questi testi.

Alcuni vorrebbero porre un limi te all • utilità di una simile ricerca 1 ritenendo che la struttura ecclesiastica che caratterizzava l'epoca formativa

5

della chiesa non sia normativa per tuttf i tempi. Per esempio R.N. Longenecker, prendendo spunto dalla capacità organizz ati va delle!: chi esa aposto­

lica evidenziata in Atti 6,1-6, suggerisce che

p er essere pienamente biblica la chiesa deve "im­pegnarsi continuamente nel l ' adattamento dei meto­di e delle strutture tradizionali p er rispondere meglio alle situazioni esistenti attualmente11

1•

Secondo Longenecker , il Nu ovo Testamento sarebbe

da ritenere normativa quanto all ' organiz zazione ecclesiastica sol tanto per le indicazioni circa iL modo di procedere senz a per altro legare a determinate soluzioni . Eppure nella pratica, le varie Confessioni e i movimenti evangelici cerca­no di motivare le proprie scelte organizzati ve appellandosi a qualche elemento neotestamentario ritenuto prescrittivo. Il che porta a pensare che le varie soluzioni - episcopali , presbiteriane, congregazionaliste e carismatiche - quando diven­tano, nel processo di elaborazione, incompatibi­li, dipendano da accentuazioni df qualche termine o principio ecclesiologico neotestamentario, a scapito degli altri. E • nostra speranza che il presente studio servirà a correggere la tendenza secolare a separare il mi'nisterio pastorale dal

l Richard Il. L o n gene c k e r 1 The Acts of the Apo­

stles, in the Expo$itor1s Bible Co1111entary, ed.

F.E. Gaebelein, 12 vol. Grand Rapids, Zondenan

1976, l, p. 331.

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2 ruolo previsto per gli anziani

Come base della nostra ricerca, prenderemo 1

Pietro 5,1-4, che costituisce uno dei brani neote­

stamentari pi� significativi p e r la conoscenza dell'argomento .

1 Pietro 5,1-4; l'importanza del brano

Poiché tutta l'epistola si caratterizza come un'e sortazione rivolta ai lettori credenti a vive­re cristianamente, sicché eventuali scontri con le autorità dip�nderanno unicamente dalla loro

2 . d'l Tutta una sen e do t ume n t i elab o r ati da lle

chiese rifor � ate , a partire dagli "Ord inaroeoti ec­

cl e s ia s tici di Francoforte" d e l 1554 e la "Confes­

sione di fede francese11 (art. 29) del 1S5g {cf. f'difizione definitiva de lla Istituzione di Cal­

�ino, IV, 3, 8), riconoscono tre �inisteri: Pasto­

ri (che sono i m i n i stri della Parola e gli amui ni­

s tratori d e i sacramenti); An z i a n i e Diac�ni (aabe­due di carattere laico}. Vd. Jean-Jacques von All­

men, It Santo Ministero, Collana 1 1Te ol ogia og­

gi11, Roma, A.\•.E. 1971, pp. 142-144; 167-168. la

stessa distinzione qualitativa fra pastori e an­

ziani sussiste oggi in molte chiese p rotes t an t i

ed e�angeliche.

3 . Altn brani in por tanti sono: At. 20,17,28-35;

l T i 11 • 3 , l - 7 ; 5 , l 7 -2 (} ; T t . 1.• 5 - 9 •

identità di ticolare di anziani ad

7

cristiani confe ssanti4

, lo scopo par­questo brano è qu e l lo di chiamare gli assumere attivamente il loro ruolo

necessario p e r evitare che avvenga il contrario ( cf. la particella oun " dunque" 5,1, che indica un legame fra l a chiamata a soffrire "s econdo l a volontà di Dio" 4,19 e l e esortazioni che seguo­no} . Prima di addentrarci nei dettagli del brano, vale la pena osservare il grande respiro che lo caratterizz a . Per esempio, mentre Pietro

5 par­

la agli anziani come ad una categoria distinta dal resto del "gregge", a l l o stesso tempo si cura

4 Per una buona discussione sulla data, le cir-

costanze e lo scopo de l l1 epistc>l a , v d . J . H . A..

H art, The First Epistle Genera 7, of Per;er � i n T h e

Expositor1 s Greek T es t a u ent, W. R ob ertson Nicoll,

ed. 5 vol. ristampa, Grand Rapids, E er d 111 an s 1979,

pp. 17-32.

5 A p roposito della pa ternità Petrina dell'epi-

stola affer11ata In l,l, Polkinghorne osserva che ]'omissione del no111e in 5,1, dove per a]i:ro l 'a po­

stolicità d e l l ' a u t or e è sottintesa, conta a favo­re dell'autenticità della lettera. Infatti il pre­

sente brano av reb be costituito un punto ideale

per ribadire la pr e t esa di apostolicità in un

docuuento cont r affatto, vd. G. J . P o lk i ng ho rne ,

11 T h e F i r s t .l e t t e r o f P e t e r 11 , 1 n A Ne7V Testa-

ment Commentary, G • C • D • H o w l e y , e d • L o n d o n ,

Pickering t lnglis 1969, p. 596.

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di evidenziare la natura organica della loro rela­zione con il gregge (vd. en humtn, vv. 1-2). Inoltre il branp evidenzia l'esistenza di un nes­so fra il ruolo unico e irripetibile degli aposto-1 i e il mandato pastorale che Cristo aff"i da agli anziani (vv. 1,4 ) , il che ci mette in guardia contro il rischio di attribuire troppa importanza all'etimologia del termine presbZ:teros per deter­minare l 1 origine e la natura dell' anzianato cri­stiano. Ancora, l'esortazione "pascerete il greg­ge di Dio" (v. 2), che costituisce l'elemento centrale del brano, è arricchita da una descrizio­ne particolarmente illuminante di ciò che deve motivare il servizio degli anziani (vv. 2-3). Ciò che ne emerge è una chiara immagine del carattere r:ormativo di coloro che sono preposti alla cura pastorale del gregge di Dio. Infine il tutto è presentato in una cornice temporale il cui riferi­mento iniziale sono le sofferenze (morte vicaria) di Cristo (cf. 3 , 18 ) e il cui termine è il su o se­condo avvento quando gli anziani che avranno ser­vito secondo i criteri illustrati qui, otterranno "la corona della gloria che non ap passisce" (vv. 1 ,4 ) .

Nella continuazione di questo studio, concen-treremo la nostra atte ... z;one 1 ..,. ... su a cuni termini usati in l Pietro 5,1-4 che chiariscono l'origine

e la natura dell'ordine presbiteriale nella chie­

sa neotestamentaria. Cercheremo di integrare il frutto di questa ricerca con gli elementi del resto del Nuovo Testamento.

i

� l l

g-

I destinatari dell ' appello, (vv. 1-2)

Gli anziani ( presbutérous, v. l) che vengono

nominati qui in stretta relazione con la comunità

cristiana di cui fanno parte ( en humin, vv. 1-2;

cf. 4,1-�) appaiono come categoria la cui esisten­

za è scontata. La tesi di G. Bornkamm, secondo

cui la formazione di un ordinamento ecclesiastico

presbi teriale si sarebbe concretizzato sol tanto

nel periodo subapostolico grazie ad un processo

di crescente giudaizzazione, in netto contrasto

con l'ordine carismatico che avrebbe caratterizza­

to le comunità "ellenistiche" sorte ad opera di 6

Paolo , dipende da un rimaneggiamento dei dati neotestamentari e in particolar modo da un atteg-

giarnento critico contenuti negli

nei conf'ronti dei dati storici 7

Atti . Negli Atti infatti gli

6 G • a o r n k a m a 11 P r é s b u s 11 , IL Grande del Nuovo Testamento, XI, 114 ss.

B r e sc i a l 9 7 7 . Lessico

GO 11.

7 Un esaae (l} della storiografia dell'autore

degli Atti, alla luce della 11ìgliore tradizione

s o t r i o g r a fi c a a n t i c a ; ( z·) d e l g r a d o d i a. c c u r a t e z -za praticata nel ripdrtare i fatti che oggi posso­

no essere controllati; e {3) della coapatibilità

del ritratto che gli Atti danno di Paolo e la

missione gentile con l'evidenza delle lettere

scritte dall'apostolo, fornisce indi cazion i a fa­

vore dell'attendibilità degli Atti, cf. R. Oipro-

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lO

anzi ani appai ono come una costante delle comunità cri stiane a prescindere dall'origine etnica delle stesse, ciò appare dall'assetto che le comunità primi ti ve Giudeo-cristiane avevano quando Barnaba e Saulo consegnarono la sovvenzione inviata òalla giovane comunità cristiana prevalentemente genti­le di Antiochia (At. 11,30; cf . 14,23; 1 5,2.4 . 6.22-23; 16,4; 20,17; 21,18) . Il :fatto che né Luca né gli altri scrittori neotestamentari menzionano l'istituzione dell'ordine degli anziani o si pre­occupano ni giustificarne l'esistenza, suggerisce che l ' anzianato veni sse presto considerato un aspetto indiscusso della struttura ecclesias"tica emergente. Esso appare infatti come un elemento di con�inuità con l'autorità Laica che vigeKa nella v1ta del popolo di Dio del vecchio patto .

se, 11Unity and Diversity in the 8ook of Acts" H.

A. thesis, Trinity Evangelica} Oivinity School,

Deerfield, US� 1983, cap. l . .

8 Anche nel mondo greco le parole imparentate

con presbGtés 11Yeniwano usate per indicare "unzio­nl istituzionali nella Si>Cietà, che richiedevano quella saggezza che s1· · 1• à assoc1a con et naturali (l. C oen e n , npresb�terosu, New Internationa'L Dic­tiona1'y of New Testamente TheoLogy > Vol. r, E x e­ter, Paternoster Press 1975, p. 192). Ilei c onte -sto veterotesta11entario g11· anz1"an1• · compar1rono durante il soggiorno del popolo in Egitto (Es. 3,18; 4,19). il prestigio degli anziani e il loro

li

Quindi il �atto che l'anzianato figura come guida normativa nelle chiese e nell'ecclesiologia neote­stamentaria, accanto a quella universale ma tempo­ranea degli apostoli, testimonia del carattere essenzialmente laico della chiesa. Il bisogno di una casta separata di sacerdoti è infatti \Lenuto meno dal momento che Cristo, crocifisso e risor­to, detiene in eterno il rl:lolo di sommo sacerdo­te. A ciò- corrisponde l'accento messo dagli scrit­tori neotestamentari sul fatto che tutti i creden­ti formano, indistintamente, un "sacerdozio san­to" con i relativi privilegi ed obblighi (vd. Eb. 7,23-28;: 10�19-22; l: Pt .. 2,4-5, 9-10; Ap- 1,..5-6).

Pietro il swnpresbuteros e l ' origine dell'an­

zianato cristiano, (vv. 1,3)

Se è vero che il ruolo degli anziani nell'ambi­to della chiesa neotestamentaria era per certi

9 versi simile a quello del le sinagoghe giudaiche 1

ruolo co"e guardiani della vita co�unitaria s1

consolidarono durante i secoli successlVl tanto

che nel periodo post-esilico appaiono come i l

consigl io a cui il popolo si rivol ge per deter�i­

nare il volere di Dio (vd. Esd. 5,5.9� 10,8). la

funzione del Sinedrio di Gerusalen�me (Ht. 5,22;

26,59) e tribunali locali (Kt. 5,22; Le. 7,3) -

al teupo di Gesù rispecchiano fedelaente questo stato di cose.

9 . k C o 11 e su 9 g e r 1 s c e B o r n a m 11 , op. 663, et a l .

eit., c o 1 .

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alcuni dettagli contano contro una semplice assi­milazione dell'ordine. da parte della nuova comuni­tà. Per esempio, l'esistenza nelle sinagoghe di

un capo o presidente al di sopra del gruppo degli anziani (Le. 8 , 49) trova scarsa corrispondenza nell'ambito del cristianesimo apostolico al di fuori de J.la primi ti va comunità di Gerusalemme do­ve pare fosse riconosciut;o a Giacomo un ruolo analogo (At. �2,17; 21,18; cf. Gal . 1 , 18-19; 2 , 9) . Per il resto si apprende dal Nuovo Testamen­to che ogni chiesa locale era di norma guidata da un gruppo di anziani i cui ruoli particolari dipendevano unicamente dai loro doni spirituali e non dal grado superiore

-di alcuni del gruppo (At.

14, 23; 20, 17,28; Tt. 1,5; cf. l Tim. 5,17-18 dove "d . Il . opp�o onore s� riferisce ad un sistema di rimunerazione per quegli anziani che dedicano più tempo alla predicazione e all'insegnamento).

Intanto il fatto che Pietro si descrive qui "' 10

come ho swrrpresbuteros "io che sono anziano con loro n, v. l, suggerisce che l'essenza dell '.in­carico di anziano sia da ricercare in alcuni compi ti affidati in un primo momento ai Dodici al di fuori del ruolo squisitamente 1'apostolico" di essere testimòni oculari ed autorevoli dei fatt�

10 / "Suo;>resputeros11 appare soltanto qui nel NT.

A l t r i hapax 1-egomena a p p a i G n� n e 11 e l o c u z i o n i a..,-

" e r b i a l i d e l v • 2 e s 0 n 0 •• 11 k � '' anag astGs e "ais-chrokerdos11•

13

evangelici (At. 1,21-22; 2 , 32-33r 3�4-16; Eb.

2,2-4). E' da notare che in occasione della riabi­

litazione di Pietro come seguace di Cristo {dopo

che aveva rinnegato il Signore), a Pietro venne

affidato un incarico di pastore nei confronti

della nuova comunità che stava per formarsi (Gv.

21, 15-17 ) . E' evidente dal brano che stiamo stu­

diando che Pietro vedeva uno stretto rapporto fra

il ruolo degli anziani nelle comunità locali (to k.l.éron, ''quelli che vi sono toccati in sortel' è

quasi sicuramente un riferimento alle chiese loca-1 l

li, cf. l, l) e la funzione pastorale . tfla an-

che il mandato riportato in Mt .. 28,18-20, valevo­

le .,fino alla fine dell'età presente" prevede un

ruolo oltre che evangelistico anche pastorale,

sia per i testimoni oculari {cf. l Gv. l; 2 Gv.

1) che per coloro che li avrebbero rimpiazzati

per la durata dell'attuale epoca. A questo propo­

sito appaiono significativi i seguenti brani: At.

20,25-'32 e 2 Tim.. 2�2.

L'incarico affidato agli anziani, ( vv. 2-4)

Come Osserva J .H. A . Hart, "Il comandamento ri­volto a Pietro, 'Pasci le mie pecore-' ( Gv. 21,17) diviene l'incarico affidato agli anziani che sono succeduti a lui (vd. At. 20,28} e la descrizione tipica dei pastori cristiani (per esempio in l

l l Vd. Il paragrafo seguente: "L'incarico affi-

dato agli anziani".

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Cor. 9,7) i quali sono tenuti ad imitare il Buon Pastore che ubbidì là dove i suoi predecessori

ra t. ( l 2 e no venu 1 meno Ez _ 34)" . Che l'incarico affidato agli anziani nei confronti della chiesa locale è sopr attutto di carattere pastorale (e non amministrativo) lo apprendiamo dall'imperati­vo ''pascete il gregge di Dio" (v. 2) e dalle altre parole che appaiono in questo brano imparen-tate con il verbo no ima{no ossia �:: · ·

_,. t"' , \N • • • pcni?m t.on tou theou "il /TY>errqe di Dio" v 2- e h· ' :1� " ·· , • , CU'C t.po7.,me-nos "sommo Pastore", v. 4.

Il senso fondamentale del verbo · " pouna1,no '' pa-soetè'� e' r · ( nuvr�re spiritualmente) però include anche il. concetto di guidare e guardare da ogni pericolo (in primo luogo di falsi insegnamen­ti, cf. At. 20,29-30). Ecco perché Paolo insiste c�e un anziano deve essere "atto ad insegnare" ( r Tlm, 3,2; cf. Tt. 1,9). Quindi chi non è attacca­�o all a Parola di Dio oppure non si preoccupa di �nsegnarne la dottrina a credenti meno maturi non può essere considerato, in termini biblici, un anziano.

Secondo il consenso degli editori delle ed· . -ni . - l.Z�O plu recenti del Nuovo Testamento in greco il senso de 11 ' imperati v o "pascete" ar . h, . t era r1cc 1. 0 nel testo originale di l Pietro 5,2 dal partici-

l 2 H a r t , op 't 7 • et. • _, p • 6 .

15

l 3 pio episkopountes "sorvegliandolo" con riferi-mento al. gregge di Dio, Tale verbo è imparentato con il sostantivo epiS'kopoi "vescovi"'· usato ir. Atti 20,28 per caratterizzare gli anziani della

chiesa di Efeso secondo la responsabilità gravosa.

del loro incarico. Sia nella LXX che nel Nuovo Testamento la parola episkopoi viene usata per

indicare degli uomini incaricati come "sorveglian­

ti" ( vd. Num. 31,1.4; 2 Re 12,11; At. 20,28; Tt.

1,5-9; Fil. 1,1 ) . Dal momento che il gregge è di ITio, Lui è sia Pastore che Vescovo per eccellenza

delle "pecore" di cui esso è composto (l Pt.

2,25).

Nel nostro brano la parola "sorvegliando" vie­ne seguita da una serie di tre con,;rasti che

descrivono in forma negativa e positiva ciò che

deve caratterizzare l'impegno degli anziani nello svolgimento del loro ministerio. Così chi entra

nello spirito dell �"-incarico pascerà e sorveglierà 14

come chi fa un'opera di volontariato e motiva-

l 3

ble

The Greek New Testament.. L o n d o n , Un i t e d Bi-3 .

Societies 1975 . Una tradu21one di Episko-poiJnl:es appare

bia in lingua

nelle seguenti ve rsioni della Bib­

italiana: la Oiodati, la Revisione

1982 e la Bibbia di G e r u s a l emme. !4

Questo modo- s u g g e s t i v o d i r e n d e r e _11 h e k _o u -

s rò s" è d i o. [dmooé Hi�bert, "Cousel for Chrisi:1s Under-Shepherds:

t e r s , l -4 11 , Evange 7, ica 7, {19841, p. 117.

An Exp1>si'cion of. I Pe­

Review of The�logy 8

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to da un sincero desiderio di servire In o l tre la sua opera di guida non sarà di imposto da. chi si considera di rango

(v . 2)� qualcosa superi o-

re , bensì s i fonderà sul carattere esempi are de l­l a propria v ita (v. 3; cf . Mc . 10,42-45). Essen­do,_ la natura dell ' i ncarico affidato agli anziani soprattutto di carattere spiri tua l e 1 quest ' ultimo requisì to - que l lo di essere un esempio al resto del gregge - assume particolare importanza (cf . l

Tim . 3 , 2-7). Infatti quello che gli anziani model­lano nella propria vita stabilirà l a norma secon­do cui verranno interpretate le parole che dicono .

Conclusione

Dal breve esame condotto sopra risulta che nel­l ' ordine presb iteriale della chiesa neotestamenta­ria esis teva sia un elemento di continuità con il

ruolo degli anziani del popolo già evidenziato nel l ' Antico Testamento che al tempo di Gesù trova­va un ' espressione analoga nel l e sinagoghe , sia un elemento nuovo. L ' e lemento di continuità riguarda­va soprattutto la .forma e imponeva l'esigenza di maturità personale in coloro che componevano que­s t' ord ine. L ' e lemento nuovo riguardava l a natura e le finalità specifiche dall 'incarico che sono da ricercare nei termini del Mandato che Cristo ha affidato alla chiesa (Mt. 28,18-20;.. cf . Gv. 2 1,..17 ) .

Il fatto che' sono gli anziani che Pietro esor­ta a pascere i l gregge di Dio preclude che si possa operare una distinzione biblica fra un ordì-

ne df anziani e un proprio nell'assumere subordinati al sommo

altro di pastori , i l loro ruolo di

Pastore del gregge anziani dimostrano di essere tali .

17

anzi è

pastori che gli

Risulta ugualmente improprio, in termini bibli­ci, di stinguere fra la figura di anziano e que lla del vescovo . Infatti il termine 11vescovo11 (�t . 20,28 ) e i l relativo verbo (l Pt. 5 , 2) alludono alla responsabi l i tà gravosa di sorvegl ianza che devono assumere gli anziani-pastori nei confronti de l la c hiesa locale di cui fanno parte. Tale compito di sorvegli anza ha la sua prima applica­zione nel badare a se stessi ( At . 20 , 28 ) dando particolare attenzione alle- motivazioni del pro­prio ministerio (l P t . 5 , 2-3) e c i ò in vista del giorno quando dovranno rendere conto del proprio operato al sommo Pastore che l i ha incaricati ( v . 4).

***************�************************************ * . * * * * "I l fondamento de l la eh i esa è l a Seri t tura, • * • : l a chiesa ne è l a custode . Quando la chiesa si ! ! trova in buona salute 1 la luce del la Seri ttura ! * * * risplende in modo luminoso , ma quando la chiesa * .... * ; è malata t la Seri ttura è corrosa dal l ' indiffe- ! ! renz a . • . il modo in cui la Scri ttura v i ene! * • * trattata corrisponde alla condi zione del�a chie- * * * * sa"·. * * * ! John Albert Benge l , Gnomon Novi Testamenti, ! * * * Tubingen 1742 . * * *' ***************************************************•

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Istitu�ione e formaz·ione

degli �nzìani

Chi scegl�e gli anziani?

Alfred Kued

"Dio ha costituito nella Chiesa primariamente

degli apostoli, in secondo luogo dei dottori (as-

soci ati ro che l2,28) .

ai pastori in Ef . 4,11), in seguito colo­hanno il dono di governo" (I Cor. Cristo "ha dato . . . gli altri come pasto-

ri e dottori" (Ef. 4,11). Badate a voi stessi e a tut-co il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituito vescovi, per pascere la chfesa di Dio" (At . 20,28).

0L '.4. è professore aU 'Istituto Bibtico EmmaU8 in Svizzera� ma ha precedentemente svolto attivi­tà d 'insegnamento ed è stato anziano di una chie­sa evangelica a Strasburgo. IL presente articolo� come la Zettera r iportata a p. 11 7 cos tituiscono

dv.e sezioni di M i n i s t è re s d a r. s l ' E gl ì se, Sé:rie Ekk Lesia" 198 3, adattati con i L genti le accordo

deU 'Autore.

Per ragioni techniche tutte Le note sono ripo�­

�ate aZZa fine de�L'articoZo.

19

Secondo questi versetti, è dunque Dio stesso, Padre, Figlio e Spirito Santo, che sceglie e stabilisce gli anzian i nel loro ministero. E • Lui

che accorda le "grazie dì. servizio" e che "mette

nel cuore la sollecì tudine" e lo "zelo" per dedi­carsi al 'servizio dei cristiani (II Cor. 16 , 15-16). Colui che sente in sé il desiderio dì servi­re e prende coscienza dei doni ricevuti, cercherà spontaneamente di mettere qu_esti doni al servizio degli altri (I Cor . 12,7; l Pt. 4,10}. Ne risulte­ranno diverse "operazioni", cioè �zioni ( I Cor.

12,6) che non potranno sfuggire ai cristiani. Così la èhiesa prenderà a sua volta, coscienza dei doni che gli sono stati i'atti trami te questi fratelli ed affiderà loro divere mansioni per "metterli alla prova".

Che li si provi prima

Questa messa alla prova è chiaramente richie­sta per i diaconi.: "che li si provi prima; poi assumano l'ufficio di diaconi se sono irreprensi­bili (o: se non si trova n iente da rimproverar loro)" (I Tim. 3 , 10) . La forma della frase (kai

outoi de: anch'essi) indica che anche i vescovi sono sottomessi ad un tirocinio di prova.

Troviamo altrove questa messa alla prova men­sionata per diversi ministeri: "E quando sarò

giunto, que�li che avrete approvati, io li mande­rò con lettere a portare la vostra liberalità a Gerusalemme" (I Cor. 16 3 a ·t d 11 , ; propos1 o e a col-letta). 11E con loro abbiamo mandato quel nostro

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fratello del quale spesse vo lte in molte cose abbiamo sperimentato lo zelo11 (II Cor. 8,22; sem­pre a proposito della colletta, prova che le

garanzie da prendersi in materia finanziaria non sono mai troppe). "Or io sp ero nel Signore Gesù di mandarvi tosto Tìmoteo . . • Ma voi lo conoscete per prova, poiché nella maniera che un figliuolo serve al padre egli ha servito meco nella causa del Vangelo'� (Fil. 2 ,19-22). Sappiamo che questa messa alla pr ova fu doppia nel caso di Timo teo : prima nella su a chiesa locale., poi nella chiesa vic ina. Do�o aver ricevuto una buona testimonian­za dai fratelli di Listra e d ' !conio (At. 16,2) come pure dalla gente al di fuori della chiesa (I Tim. 3,7), è stato messo alla prova con l'aposto­lo "come un fanciul lo con suo padre", cioè come

il figlio d ' un art igiano o d'un col ti vatore impa­ra il mestiere sotto la direzione e la sorveglian­za di suo padre.

Alla fi ne del I secolo, Clemente di. Roma scri­veva ai Corinz-i� "Gli ap ostol i . . . hanno provato nello Spirito Santo le loro primi zi e e le istitui­rono come vescovi e come diaconi dei futuri cre­denti" (42,3-4}. La Didaché parla anche dei vesco­vi e de i diac o ni , come di uomi rri "provati" ( dédo­kimasménous 15,1).

Questo tempo di prova può essere più o meno lungo. Nelle chiese giovani che non avevano anzia­ni, esso era probabilmente ridotto 'ad un minimo. Nel caso delle chiese del la Galazia del sud, probabilmente non è stato superiore a qualche

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settimana, tut t • al più qualche mese. In effetti, nel caso dello stesso viaggio missionario, al loro ritorno da Derba a Listra, Icone e Antio­

chia, Paolo e Barnaba "fecero eleggere per ciascu­na chiesa de&li anziani11 (Atti 14, 23). Durante la loro breve assenza, i doni di certi fratelli avevano avuto modo di manifes tarsi e di esercitar­si, e l'assemblea aveva avuto tempo di prendere coscienza d�_

ll 'esistenza, in. seno d 'essa, di que­sti fratelli ai quali Dio aveva accordato dei doni.

Nella chiesa antica, il diaconato era un� tap­pa obbligatoria per accedere all'uffic�o di anzia­no. Questa precauzione era saggia. Se i l diacono s'occupa piuttosto di un servi zio preciso o di un settore limitato dell'attività della chiesa, e l ' epi scopo della superv1s1one dell'insieme del gregge, appare prudente provare P!' ima la fedeltà e la competenza di coloro che vengono destinati a delle grandi respons�bilità affi9and� loro un la­voro più l imi'tato nel quale sono implicati meno rischi (cf. Le. 19,11-27).

Designazione degli anziani

Elezione. Come e da �hi furono scelti gli an­ziani? Fin dall ' i nizio della sua storia, e anche prima della Pentecoste, la chiesa fu chiamata a

partecipare agli affari che la concernevano. Co­si, non furono n�·il Signore né gli apostoli che

si incaricarono della sostituzione di Giuda . Pie­

tro invitò i 120 fratelli riunì ti ad occuparsene

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presentando loro solo le condizioni che si doveva­

no rispettare per coloro che essi avrebbero scel­

to. I 120 designarono due uomini fra i quali il

Signore fece la sua scelta. Un po' più tardi,

quando gli apostoli non furono più sufficenti

all'opera, è ancora all'insieme della chiesa che

essi sf rivolgono per eleggere i sette uomini che

avrebbero dovuto aiutarli. "Questi due fatti

straordinari non provano forse che gli apostoli

hanno voluto abituare le chiese ad occuparsi dei

loro propri affarf e eh 1 essi le hanno credute T

capaci?" .

Dei termini differenti sono utilizzati per la

maniera di scegliere i servitori di Dio. La prima

volta che dei cristiani sono stati selezionati

per un serv�z1o particolare, l'apostolo Pietro

disse alla "moltitudine dei discepoli": 11Fratel­

li, cercate di trovare ( épisképtomai) fra di

voi sette uomini . . • che noi incaricheremo (kathi­stémi) di questa opera ed elessero ( ek Lego) Stefano " (At. 6,3-5). Il primo termine è

im parentato con épiskopos e signi.fica; guardarsi

intorno per fare una scelta ( 11 • • • Dio ha primaria­

mente visitato i Gentili per trarre da questi un

popol�'. At. 15,14). Il secondo termine si trova

in Tito 1, 5 ("Che tu costituisca degli anziani").

Il terzo ( ekl,ego) è frequente nel greco profano

e nel Nuovo Testamen-to. Dall'epoca di Platone,

esso era utilizzato per l' elez.ione degli anziani

incarfcati dell'amministrazione della città (Pla­

tone, Rep. 536 c; Polibio 6,10.9), degli arconti

ed altri magistrati. Nell ' esercito veniva impiega-

' 23

to quando si trattava di selez i onare degli uomini per dei compi ti particolarmente difficili o glo­riosi (Polibio 9.13.9). Luca l'impiega ugualmente per la scelta dei delegati incaricati di portare la lettera contenente le decisioni della c onferen­za di Gerusalemme (At. 15,22,25).

Un altro termine appare in Atti 14,23: "Essi

fecero eleggere (cheirotoneo) degli anziani in

ogni chiesa". Questa parola non si trova che in

II Cor. 8,19 (sic): "E assieme a lui abbiamo

mandato (Tito) questo fratello, la cui lode • . . è

sparsa per tutte le chiese, e che è anche stato

ele1:to dalle chiese a viaggiare con noi".

Le diverse concezioni del ministero si c ristal­lizzano intorno a questo termine. Letteralmente vuol dire "alzare11 o "stendere la mano". Lo tro­viamo una sola volta ·nella Settanta, in Isaia 58

·, 9, dove significa "alzata di mano". Si può

stendere la mano indicando qualcuno con il dito. In questo caso si tradurrà: "essi designarono loro degli anziani in ogni città". Si possono stendere le mani e poggiarle sulla testa di qual­cuno. Si ottiene allora: "ess{ istituirono degli anziani". Ma "cheirotonein, ci dice E. Brunner, non ha assolutamente niente a che vedere con l'imposizione delle mani. Si tratta del termine tecnico che si adopera per eleggere, designare per una funzione, e l'idea di base non è que;tla di imporre �a mano, ma que lla di alzarla, maniera usuale di dare il voto ad un candidato11

2• J.

Cadier traduce Atti 14,23: Paolo e Sila hanno

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nominato "con voto per alzata di manott degli

anz i an i nelle chiese ch ' essi avevano appena fonda-3

to . Anche Clemente di Roma parla dei servi tori

di D i o "stab i l i ti in carica . . . con l ' approvazio­

ne di tutta la chiesa" {Ai Cor . 44 , 3 ). .

In I I Cor . 8 . 1 9 ( s ic ) , 1 1 applicazione di que­

s to senso non fa alcuna difficoltà e tutti gli

esegeti attribuiscono al l e chiese l a scelta del

fratello che doveva accompagnare Tito per racco­

gl i ere la col letta a Corinto . In Atti 1 4 , 23, le

obiezioni all ' e lezi one sono di ordine psicologico

e dogmatico , più che lingui stiche : si pretende

che l e chiese erano troppo giovani e troppo ine­

sperte per poter f'are una tale scel ta . D i al tra

parte le chiese in cui i mini stri sono scelti

sul l a base dì i stanze superiori , fanno molta fati­

ca ad ammettere un tale precedente b iblico � Dico­

no che sono le concezi oni democratiche moderne

che banno influenzato certe traduzi oni { "fecero

nominaretl ) . Tuttav i a non dimentichiamo che il mo­

dello democratico de l l a scelta dei magistrati era

diffuso in tutta la Gre.ci a del primo secolo e che

que ste chiese , per giovani che esse fossero , era­

n o composte da cristiani ripieni dello Spirito

Santo ( A t. 13 , 5 2 ) e capaci di discernere coldro

che possedevano dei doni spirituali e una vera

devozione al serv i z i o degli altri . .

D ' altra parte , non b i sogna figurarsi questa sc elta sul modello de lle elezioni pol i tiche o ecclesiastiche moderne con candidature, campagne elettoral i , intrighi e combinazioni vari e . La pro-

2 5

cedura era senza dubbio più v�cl.na a quella che c i è stata ri portata a proposi �o di una giovane chiesa del terzo Mondo : dopo aver preso coscienza del bi sogno dì conduttori , la chiesa ha deciso di passare una giornata di digiuno e di preghiera. Durante la preghiera, un nome �i è impos to ad uno dei fratell i , questi ne ha r�so partecipe l ' assem­blea. Dopo �ncora un po ' di tempo di preghiera . ... , . ' altri fratel l i confermarono il sentimento del pri-mo e l ' assemblea consultata manifestò il suo ac­cordo per alzata di mano . Si continuò così fino a costituire un gruppo di più an�ianì .

Ciò che importa è che la voce dello Spirito Santo possa farsi sentire , da un lato trami te l ' insieme dei membri del Corpo, dall ' al tro trami­te gli organi dì direzione che i l S ignore ha già dato al Corpo ( apostoli o anzi ani ) . Né autori ta­rismo , né democratismo dunque . Là d�ve esistono già degli anziani in una chiesa , è importante ch' essi sos tengano spiritualmente e controllino ogni nomina di diacono o lasc ino anche gui dare - e ciò che lo Spirito dic e membri della chiesa .

anzi ano , ma che si forse correggere - da attraverso gl i altri

L ' insieme della · tà comun1. avev� un gran peso nelle decisioni nella chiesa primi tiva . Così i fratelli della chiesa d ' Antiochia .,

·decisero che

Paolo e Barnaba e alcuni altri de i fratel l i salis­s ero a Gerusalemme"· ( A t . 1 5 , 2 } . Là , ci viene d�tto che parve buono ag l i apostoli e agl i anzia­

nl e a tutta la chiesa di " mandare ad Antiochia

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con Paolo e Barnaba certi uomini scelti ( ek Lego )

fra loro , cJ.oe : Giuda soprannomi nato Barsabba e

S i l a . . . ,. ( Atti 1 5 , 22) . Alcune chiese designarono

e inviarono anche i fratelli incaricati di racco­

gliere le liberal i tà dei santi e di p ortar le a

Gerusalemme ( I Cor . 1 6 , 3 ; I I Cor . 8 , 19 , 23 ) . Epa­

frodito , compagno d t opera di Paolo , era l ' inviato dei Filippesi presso Paolo ( Fi l . 2 , 25 ) .

· Quando i cristiani di Gerusalemme seppero che

P ietro aveva battezzato dei pagani e mangiato con

loro , gl i chiesero conto de lla sua condotta . Que­

sti , lungi dal l ' offendersi , riconosce al la chiesa

il diritto d , occuparsi di que s t ' affare e , per

giustificars i , spi ega ai fratelli i moti vi del la

sua condotta { At . 1 1 , 1-8 ) . A Gerusalemme , gli

apostoli e g l i anziani non hanno regolato da soli

la que stione dottrinale controversa , ma si sono

associati tutti i fratell i ed è dopo una libera

decisione alla quale presero parte tutti i cri­

stiani di Gerusalemme , che fu decisa in comune la

questione tanto grave e delicata del l e relazioni

tra le chiese dei pagani e le chiese di origine

giudaica . "Qui ancora le chiese sono, n�n tenute

in tutela, ma trattate da persone adulte., .

Obiezioni. Una obiezic.ne contro la partecipa­

z i one del l a comunità alla scelta àegli anziani è

tratta da Tito 1 , 5 ,,e costituisca degli anziani

per ogni città'' . Sarebbe dunque Tito e non la

chiesa che sarebbe stato incaricato d • i stì tuire

gli anziani . Ma la parola kathistèmi qui impiega­

ta , si trova anche in Atti 6 , 3 a proposito dei

27

Sette che furono eletti ( ek lego ) dall a comunità e sta bi l i ti in segui t o dagli apostoli nella loro

funzione . Stabilire significa fondare , rendere

stab i l e , e sembra quindi rapportarsi ad una ulte­

riore tappa che non pregiudica la mani era di

scelta degli anziani ( c f . Mt . 24 , 47 e At. 7 , 35

dove è iml)i egata la stessa parola) . "Lo stabi l i ­

mento non è la scelta , come lo prova i l caso dei Sette in cui gli apostol i dissero : scegl iete e noi stabiliremo . Lo stab i l imento da parte degl i

apostoli di Tito , non esclude assolu�amente quin­

di la scelta da parte de l l ' assemblea" .

Preci s i amo tuttavia , come

che ' ' il ruolo degli uomini

dice H . d ' Espine ,

non è d ' e leggere ,

ancor meno di confermare l ' autorità come se essi

l a detenessero , ma semplicemente di riconoscere ,

di discernere quali sono coloro che Gesù Cristo

ha eletto e dato al la Sua chiesa per pastor i "6

La scelta degli anziani trami te l ' elezione è con­

fermata , verso la fine del 1 ° secolo , dalla Dida­

chè : "El eggetevi ( cheirotonèsaté) dei vescovi e

de·i diaconi degni del Signore , degl i uomini mi ti ,

disinteressati , veritieri e provati" ( 1 5 . 1 ) . Il

teologo catto l i co P . Grelot dice a questo proposi­

to : "E ' normalmente i l compito di ogni comunità

que llo di rconoscere , in seno a se stessa i

propri ministri ( c f . Stefana , I Cor . 16 ,15-16 e I Tess . f , l2 ) . La Didachè è molto chiara su questo

punto" . E Sch i llebeekx scr i ve : "Alle origini , i l

carisma di _Presidenza riconosciuto da un a comuni­

tà ad uno dei suoi membri , era convalidato dai - 8 predicatori - fondatori del l a chi esa locale" .

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Riasswnendo . L r ordine cronologico normale sem­bra dunque essere i l seguente :

1. Dio accorda de i doni ad un certo numero di fra-

telli ;

2 . q_ue sti ne prendono cose i"enza quando

un servizio per la chies a ;

3 . 1 • assembl ea prende coscienza , a sua

doni di questi fratel l i ;

esercitano

volta . dei

4. essa esprime il proprio avviso durante una

consultazione a questo proposito ;

5 . essa li "mette al la prova" durante un certo

tempo;-

6 . i fratelli se el ti sono ufficialmente stabili ti

nel loro compito.

"Quando l ' apostole ricorda agli anziani del la

chiesa d 1 Efeso che lo Spi rito Santo li ha stabili­

ti vescovi ( At . 20, 28) voleva dire . • • che essi

erano stati riconosciuti anziani esercì tanti la

sorvegl ianza , perché essi avevano dato· proya con­

creta che lo Spirito Santo li aveva quali"ficati a

quel lo scopo . E l e qualità principali richieste

sono una vita esemplare, un ardente zelo per il

popolo di Dio, la disponibilità e l a competenza

per fornirgl i il cibo spirituale del quale ha

bisogno.,. una pazienza illimitata.. la �impatia e . a l di sopra d 'ogni altra cos a . l ' amore" •

Istituzione degli anziani

La chiesa primi ti va praticava ''l ' ordinazione" degli anziani? Una cerimonia d ' ordinazione chiama-

29

ta semikhah ( da samakh: ) imporre ( l e mani ) esiste­va nella sinagoga per l ' istituzione dei membri del Sinedr i o . Il termine "d ' ordinazione" ha assun­to un senso sacramentalista ( dal momento che l ' ordinazione è uno dei sette sacramenti della chiesa cattolica ) ; ed E . G . Leonard raccomanda d ' evitare anche la parola "consacrazione" (nella quale risuona la parola "sacro11 ) e propone di parlare dell ' istituzione o della ricezione dei pastori . Si possono anche usare i termini d 'acco­glienza o d 'ista"Hazione o delle espressioni co-

l o me "da.re t.a mano d '.associazione" ( Gal . 2, 9 ) .

D ' • ltronde Calvino non si è completamente libe­rato , su questo punto, dallo schema cattolico : a più riprese, definisce sacramento l ' impos izione del l e mani trami te la quale bisogna "introdurre i ver i preti e ministri della chiesa nel loro sta­to" , (Ist. IV , 19, 28 e 32) benché lui stesso sia stato istituito nel suo ufficio a Ginevra senza imposizione delle man i , ed abbia ·vivamente protestato fra l ' altro �ontro il clericalismo di­cendo : "Non sono mai stato altro che . come si vuol dire, un laico" ( Lettere CR� IX, p . 443 ) .

E dalla cerimonia giudaica della semikhah che gli apostoli hanno senza dubbio ripreso il gesto

de U 'imposizione delLe mani per istituire i Set­te eletti dalla chiesa di Gerusalemme per il servizio delle tavole (A t . 6 , 6 ) . R i troviamo lo stesso gesto al . ·momento dell ' invio di Barnaba e Sila in missione ( 13 , 3 ) . Paolo ricorda a Timoteo la cerimonia in cui l ' assemblea degli anziani gli

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impose le mani ( I Tim . 4 , 14 ) e gli chiede di non

i m porre ad alcuno le mani con prec ipi tazione al

fine di non rendersi partecipe dei peccati altrui

( I Ti m . 5 , 22) . L ' imposi zione delle mani è , i n

effetti , u n gesto che esprime l ' i dentificazione e

l a solidarietà con colui - o con l ' animale ( Lev .

1 6 , 2 1 ) - �l quale si impongono le mani . Paolo

stesso ha imposto le mani a Timoteo ( I I Tim .

1 , 6) . Forse è possibile vedere in que ste due

imposizioni delle mani ( de l la chiesa e di Paolo )

un • allusione al l e due istanze di ri ferimento di

cui abbi amo già parlato a proposi to della "messa

alla prova" di Timoteo : la chiesa locale e I ' apo­

stolo , dato i l ministero i tinerante particolare

di questo giovane servitore di D i o .

Cosa aggiunge que sta istituzione alla scelta

della chiesa? Essa rende uf'fi cale questa scelta,

e dà all ' anziano la s i c urezza i nteriore per eser­

ci tare il suo· mini stero . "Essere ri conosc iuto dal­

la chiesa può rassicurare il servitore nelle ore

in cui è tentato di dubì tare che sia i l S i gnore

ad avergli dato que sto carisma o conferito que sta

mi s s i one . Eg� i può allora dirsi che non è lui

sol tant o , ma la chiesa con lui che ha riconosciu­

to questa voc�zione del Signore . Poiché è l a

,_hi esa cpf , i n ul tìma ana�isi , con�eri�c e l For�i­

nazione" . Questa i s t i tuz�one non e mal. , proprla­

mente parlando , una delegazione di potere , ma i l

riconoscime�to uffi ciale d ' un atto sovrano del

' Signore de l la chiesa . Ecco perché l ' anziano non ( riceve la sua autorità dai membri della chiesa che l ' hanno " e l etto" , ma dal S i gnore che l ' ha

31

chiamato . In que sto r i s i ede la differenza fonda­mentale rispetto ad ogni s i stema democrati c o .

Formazione dei servitori dì Dio

Gesù ha formato i suoi discepoli durante tre anni d ' insegnamento a p i en� tempo . I me m br i del gruppo di Paol o ( Timoteo , Tito , S i l a , Tichic?� Aristarco, Tr?fimo • . . ) sc;mo stati da lui formati nel corso dei v i aggi e de l l e m i s sio�i d ' evan.gel i z ­zazione nel mondo gr�co . Se l ' aposto�o h a insegna­to per diverse ore al gi�rno nella scuola di Tiranno , si può supporre che i compagni e g l i anziani del la chiesa d • Efeso dovessero trovarsi ai primi ranghi dei suoi ascol tatori . Egli ricor­derà fra l ' altro a questi anziani : "per l o spazio di tre anni , notte e giorno , non ho cessato d ' ammonire ciascuno con lacrime" (20, 31 ) . La f'or-

- mazione biblica e spi r i tuale degli �ziani doveva essere una delle preoccupazione priori tarie del­l ' apostolo . Egli non formava i SU?i compagni sola­mente per lasciarli n e l l e chiese che nascevano lungo l a sua sci a , egli consacrava anche una grande parte del suo tempo a coloro che erano g i à nominati anzi ani dalla loro chies a . Generalmente non ci si formava per essere nominati pastori , ma perché s i era stati designati .

In certi paesi d ' Americ� latina , non si accet­tano nell ' insegnamento teologi co decentra l izzato che delle p�rsone g i à impegnate in un ministero . Tutto _ l ' insegnamento de l la Chiesa . • . ) è

( e sege s i , dogmatica , storia dato a partire dai probl em i

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r i scontrati dagli studenti nelle loro comunità .

Certe scuole b i b l i che pongono , come condi z i one

d ' ammi ssione , l ' aver l avorato i n una chies a .

Come

anziani

prendere

considerare allora la �ormazione degli

e il ministero pas torale? Essi possono

forme diverse a seconda d e l l e p os s i b i l i -

t à locali e persona l i : studio di l i br i , insegna­

mento trami te ca ssette , per corrispondenza, corsi

teologici decentral i z zati , gruppi di studio bibli­

co, I s tituti b i bl i c i . Per ogni professione , si

e sigono da tre a sette anni d ' apprendistato . Dei

serv i tori di Dio sperimentat i , d i cono che i l me­

s ti ere d ' anziano è d i f fi c i l e . E ' giusto considera­

re i l suo eserc i z i o senza alcuna formazione , spes­

so senza nemmeno una conoscenza approfond i ta del­

l a Parola di Dio? C i ò che importa , non è che g l i anzi ani siano formati dopo essere stati nomina­

t i , ma ch ' essi siano nominati sul l a base delle l oro qualifiche sp i r i tual i , morali e sociali e che essi s i ano formati . L ' i deale in questo campo , come sul p i ano professionale , è la formazione con­t inua .

Una chiesa che s i preoccupa del proprio avveni­

re e de l l a qualità d e i suoi responsab i l i , elabore­

rà un programma eli formazione nel quale i punti

pri ncipa l i potrebbero essere i seguenti :

l . Insegnamento sistematico

membri sul le principa l i ver i tà de ll ' i ns i eme dei

bibl i che tramite

di versi f i ca ta ( insegnamento , una predicazione

esortazione } , degli studi b i bl ici , dei corsi dì

f l l l l l 1 l l l 1 l l l

33

formazione per i nuovi converti ti , i l catechismo

per i bambi::1i e i giovani . Ques t:o insegnamel'!t:c

costituirà un fondamento comune del quale i "futu­

r i diaconi e anz i an i benefi ceranno per primi .

2 . Incontri particolar i , corsi e sessionf di

formazione degl i anziani e dei diaconi per l ' esa­

me dei problemi b i b l i c i e pratici relativi al­

l ' eserc i z i o del loro m i nistero e , al l a preparazio­

ne di predicazioni in comune . Fine settiman a ,

incontri e seminari ài formazione interecclesia­

l i . Le riunioni deg l i anziani spesso non sono

altro che del l e "riunioni d ' affari" destinate al­

l a rapida soluzione di questioni amministrative

urgen1:i . I pa stor i che hanno beneficiato d 1 una

formazione b i b l i ca s9ecial i z za1:a , gi ocano un ruo­

l o particolare in questa fo�azione .

3 . Incoraggiare i g iovani a mettere da parte

uno o più anni per 1a formazione in una scuola o

in un Isti tute b ibl ice. Una chiesa real i s ta farà

in modo di unire a l l ' i ncoraggiamento verbale , u-n

sos tegno finanziario durante gli studi , senza ne­

cessariamente aspettarsi da questo investimento

finanziario un rendL11ento immediatO" sotto forma

di un servitore a p i eno tempo . Un tale tempo di

rifless ione e d ' approfondimento della Parola di

Dio avrà certamente un ' influenza benefica sul­

l ' e voluzione dei gi ovani e sul livello spi r i tuale

de l l a chies a . Coloro che non entreranno in un

ministero a pieno tempo contribui ranno in maniera

p i ù efficace alla vita della chiesa . "Chi semina

liberalmente mieterà a l tresì l iberalmente" ( II

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34

C or . 9 ,6) .

4. I corsi teologici decentrali zzati offrono la possibi l i tà d ' una tale formaz ione in paral lelo

al proprio lavoro . Sfortunatamente gli studi sono

lunghi e duri se sommati al le esigenze crescenti de lla vita professionale e fami liare normale . Gl i

Isti tuti b i b l i c i perme t tono la comunicazione di un massimo di conoscenze in un· minimo di tempo ,

ma esigono i l sac r i f i c i o di uno o di diversi anni

di no.rmale v i ta professionale e fami l i ar e . La maggior parte degli attuali Istituti sono equi pag­

giati p e r accogliere le coppie sposate ( anche con

bambini ) , che , d r altronde , sono generalmente p i ù

motivate p e r g l i studi di coloro che hanno ancora

un ' e speri enza ridotta del l a vita e del ministero .

5 . Diverse chiese possono anche associarsi per organ i z zare dei corsi e delle sessioni di forma­

zione con la partecipazione di professori d ' Isti­tuti bibl i ci e di Facoltà di teologi a · evange li­

che. Le prove fatte in questo senso sono molto incoraggi anti ( formazione al serv i z i o della chie­s a , corsi pubbl i c i in un Istituto bibl ico, pro­

gramma a tempo parziale per coloro che eserci tano un ' attività professionale , corsi per corrisponden­za con incontri periodici degli studenti ) .

Il principio di base di questi di versi corsi è

i denti co : l ' essenziale del lavoro è :fatto a casa ( con dei libri - gui da , dei questionari di scoper­

ta, dei problemi da studi are . . . ) gli scambi fra i partecipanti permettono le messe a punto e le

l l l

l

l l ­l

l l l l l

3 5

rettifi che eventual i , l e vedute d ' insieme e le risposte alle domande particolari . L ' ideale per un anziano che seguisse una tale formazione , sa­

rebbe un lavoro se poss i b i l e non intellettuale , a tempo parziale che gl i permetterebbe di seguire i suoi studi senza rinunciare a l l e attività regola­

ri de lla chiesa .

Anzi ani a vita?

In alcune chiese gli anziani sono nominati per

un periodo l imi tato ( tre a sette anni ) , in altre ,

viene fi ssata un ' età normale pensionab i l e , a vol­

te l ' anziano resta in carica fino alla sua morte .

Che fare allora? E ' saggio , su questo punto ,

i spirarsi alle di spos i z i oni fissate sotto l r anti­co. patto per i Levi t i senza farne comunque una legge da rispettare fin nei minimi dettagl i . Para­

gonando Numeri 4 , 3 , 23 e 30 con 8 , 24 , sembra che

il Levi ta entrava nel l ' apprendistato al l ' età d i

25 anni e v i restava fino al l ' età d i 30 ann i ,

quindi serviva per 20 anni

anni dal serv i z i o attivo �1r consigliere ( Num- fr,25-26) .

e si ritirava a 50 assumere un ruolo d i

A d una certa età , le responsab i l ità pesano di

p 1 u , s i hanno maggiori difficoltà per seguire

l ' evoluzione delle condi z ioni di vita e ad adat­tarvisi , e s i è tentati di regolare i problemi

secondo le norme d ' un passato più o meno fini to .

E • i l momento d i passare l e redini a forze più

giovani , formate nel frattempo , e che avranno potuto "apprendere i l mestiere" lavorando - forse

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come di aconi a f i anco degli anz i ani . D ' al tra

canto sarebbe un pe ccato che tutta l ' esperienza

che l ' an z i ano h a ac c umulato nel corso del l a sua

carriera ne l l a ch iesa locale non servisse p i ù . I

' 'giovani anzi an i " c onsul teranno tanto p i ù vol en­t i eri i più anz i an i che avranno coltivato da più

tempo una rel azione di confi denza con loro e

avrann o loro aff'idate de ll e responsab i lità cr e­

scenti sotto la loro d i rezione .

Per evi tare un mal i nteso fra l ' assembl ea e i

suoi conduttori , certe chiese nominano gl i anzia­

ni per una durata determinata , dopo la quale

de pongono la loro car i ca , ma possono essere r i e­

l etti . Per assicurare l a contnui tà del l a dire z i o­ne in caso di rinnovamento mass i cc io , esse decido­

no di rie l eggere un terzo . o la metà d e l corpo

presbi ter.i a l e ogni 2 , 3 o 4 anni . N e l l a Bibbia ved iamo che gli ap os tol i hanno ripreso certe rego­l e in uso nella soc_i e tà pagana de l loro tempo,

quando sebravano loro opportune . Questo preceden­te bi bl i co ci può autori z zare alla stessa l i ber­

t à . I vantaggi di questa consuetudine sono evi­denti : g l i an z iani in cari ca sanno eh ' e ssi godono attualmente de l l a f i ducia del l a chi esa , cosa che p erme t te loro d ' agire con convinz i one . Ciò evita soprattutto de l le p osi z ioni ambigue , sia che l ' an­z iano non sap pi a se ha ancora l • appoggi o di una maggi aranza de l l a chi esa , s i a che i mernbmri si domandino come far capire a tale anz iano che non occupa più i l posto adatto e che sarebbe megl i o , per lui come p e r l a c omuni tà , c h ' egli s i ritiras­se progressivamente prima che dei sentimenti

l -A l l l l l l

37

d ' amarezza nascano da ana par�e o dal l ' a ltra .

La :rielezione peri odi ca degl i anz i an i può an­

che , in certi casi , av ere degl i inconvenienti : E ' possibile che , durante un periodo di c:Pis i , un

anziano s i a pr ivato momentaneamente de l l ' appoggi o

della maggioranza dei membr i , anche s e seg1:1e una

l ine a biblica e �ede l e , se la rielezione coincide

con questo pe riodo , sarà scartato dalla cfirez i on e

della chiesa e c�o sarà un pe ccato per essa. Questo caso tuttavia , sarà piuttosto ec cez i onale ,

e l ' appoggio degli ?.l tri anziani dovrà evi tare i n

generale una tale si tuazione . D ' al tra parte , ogni

e le z i one ri sch i a di trasc inare come postumi dei

sentimenti d ' amarezza da parte di coloro che si

vedono scarta t i , ma la chiesa primi ti va ha preso

questi rischi .

dei fratell i

sono realmente

Dopo tutto , non è un ' occas i one per

p i ù matur-i di dimos trare eh ' e s s i

morti a ogni ambizione personale?

Tutto sommat o , gl i inconvenienti sembrano meno

importanti dei vantaggi di ques ta formula . Ma

qualsiasi s i a la formul a scelta { limite d ' e tà ,

ri e lez ione peri odica , o meglio ancora: tutte e

due insi eme di modo che , raggiunto il limite d retà , l t-anzian o d •ufficio non si pr esenti p i ù

a l l e elezioni ) , sarà certamente p i ù prop i z i a p e r

la chi esa e p e r l ' anziano

poi ché cap ita sp esso che

soglia non c i si renda

de l l e proprie capac i t à ,

dirvelo -

cne l ' anzi anato a v i ta ,

a l di l à dì una certa

p1u con.to del decl ino

e g l i altri non os ino

( Trad . S . e A . Del Din)

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38

l . J . t a u r e n t . Recherches Bib � iques sza> l 'oroga­

nisatio n eaclés iastique , P a r ì s 1 8 7 9 , p . 1 2 6 .

2 . le 11 a l e n t e n d u d e l 1 E g l i s e , p . 1 0 0 . 11 C h e i r o t o ­

n é "ò s i g n i f i {; a v o t a r e o e l e g g e r e p e r · a l z a t a d i

m· a n o c o m e s i

b l e a a t e n i e s e "

p . 478 ; c f . C .

f a c e v a r e g o l a r m e n t e n e l l ' a s s e m -

( J • A • P a r k e r , DNNTT, V o l • I ,

n E a l z a r e l a

B r o w n , Ibid. , I ! , p . 1 5 0 ) . 11 a n o p e r e s p r i 11 e· r e i l p r o p r i o

ac c o r d o i n u n v o t o , s c e g l i e r e p e r c e r t i c o a p i ­t i sp e c i f i c i { P l a t o n e : l e g g e l V 1 7 5 5 1 7 S 6 } •

I g n a z i o d 1 A n t i o c h i a l ' u t i l i z z a n e l l o · s t e s s o

s e n s o { P o l y c . 7 : 2 ; P h i l a d . 1 0 : 1 ; S m y r n . 1 1 : 2 ) c o m e a n c h e D i d a c h é ll { 1 5 : 1 ) . L o h s e , T. W.N. T . ,

I X , c o l . 4 3 7 . [ . R e u s s d i c e '>' a n e l l a s u a B i b ­

h i a a n n o t a t a (Storia apos to·Ua� P a r i g i , 1 a. 7 5 , p . l 5 4 ) : 1 1 T l v e r b o g r e c o u s a l: o· p e r i n d i c a r e

l ' e l e z i o n e i 111 p l i c a p e r l a s u a s i: e s s a e t i ll' o f o ­

g i a , e p e r ] ' a n a l o g i a d e l l e i s t i t u z i o n i p o l i ­

t i c h e d e l 1 1 e p o c a , l ' i d e a d 1 u n s u f f r a g g i o p o p o ­

l a r e " . M . C a r r e z e F . K o r e l p r o p o n g o n o 11 v o t a ­

r e P e r a l z a t a d i 11 a n o 11 p e r I I C o r . 8 , 1 ·9 e

" d e s i g n a r e " p e r A t t i 1 � , 2 3 . P e r c h é q u e s t a d i f ­f e r e n z a ? Q u e f l o c h e f a e s i t a r e � o l t i t r a ­

d u t t o r i e d e s e g· e t ì n e l c a s O· d i A t t i 1 lo • 2 3 , è

l a s i n t a s s i d e l l a f r a s e : aheirotonein au-tois. S e s l t r a .:! u c e autois c o n per wro o

�oro , s ì g ì t: n g e p e r f o r z a a d e 1 1 e t r a d u z i o n i c o m e : e s s i s c e l s e r o. , d e s :i g n a r o n o , n o m i n a r o n o l o r o . H a l a. B i b b i a d e l l a C o l o 11 b e p r o p o n e :

39

· :t f e c e r o } Q r o n o ll i n a 'i' e d e g l i a :: : i a !' i i n o g n i

c h i e s a " ( i n n o ;; a : s i p u ò a n c h r; c o m p r e n d e r e : e s s i n o m i n a r o n o p e r l o r ç ) s u l ? i a � o d e l l a

s i n t a s s i , d u n q u e , O Q n c i s o n o i � p e d i m e n t i u a g ­

g i o r i p e r d a r e a cheirotonéÒ i l s e n s o c h e a v e ­v a s e m p r e n e l g r e c o c l a s s i c o . L a T O B c h e t r a d u c e : 11 e s s i d e s i g n a r o n o l o r o d e g l i a n z i a ­

n i n a g g i u n g e 1 n n o t a : '1 E 1 p o s s i b i l e c h e l e c h i e s e a b h i a n o p a r t e c i p a t •:> a l l a l o r o s c e l t a

( c f . 6 , 5 -- 5 ; 1 5 , 2 - 3 ) 11 a i n o g n i c a s o , l a d e c i ­

s i o ro e f i n a l e a p p a r t i e n e a (} l i ap o s t o l i 1 1 • N o n

a p p a r e c � i a r o c o o e l a c h i e s a p o t r e b b e p a r t e c i ­

p a r e a d u n a d e s i g. n a z i o n e f a t t a d a g l i a p o s t o ­

l i . I n f i n d e i c o n t i , s e n b r a c h e s i a n o d e g l i

a r g c m e n t i s t o r i c i e d o g � a t i c i c h e a b b i a n o i n ­

f l u e n z a t o l a s c e l t a d e l l a g r a n p a r t e d e l l e

t r a d u z i o n i a t t u a l i .

3 . " L e o i n i s t è r e d u c o n s e i l l- e r p-r e s b y t é r a l " Re­

V?.<e Réformée ( 1 9 5 3-/ 1 ) p . 4 0 .

4 _ J • L n r e n tt , op. ci t. , p • l 3 l .

5 . Ibid� , p . 1 3 3 .

6 . Les Anciens, Conducteurs de l 'EgLise, N e u c h a ­

t e l , D e l a c h a u x & N i e s t l é 194 4 , p . 2 9 .

7 . J . D e l o r 111 e ( a ::: u r a d i ) , [i ministero e i minis teri seeonào it �l. T. J C i n i s e l l o B a l s a -

m o , P a o-l i n e 1 9 7 7 .

a . Le minis-tère dans L 'Eg 'tise, P a.r i s , C e rp 1 9 8 1 .

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40

9 . F . F . B r u c e , The Spreading Flame , l o n d o n , P a ­

t e r n o s t e r P r e s s 1 9 5 8 , p . 6 3 .

l o . C f . E • G . l e o n a r d " L ' a s p e c t n i s t o r i q u e d e l a

q u e s t i -a n d e l a c o n s é c r a t i o n p a s t o r a l 1 1 Etu-t es évangé"tiques ( 1 9 5 8 / 1 ) P P • 9 0 - 9 4 .

1 l . E • S c h w e i z e r , Das Leben des Herrn in de P Gemeinde un ihren Diesnten, Z �r i c h , Zll i n g l i

'l e r l a g l 9 4 6 ' p p . 1 1 5 - 1 1 6 .

1 2 . C f • J .. W i 1 1 i a m s , Living Ch-u:rches, E x e t e r , P a ­

t e r n o s t e r P r e s s 1 9 7 2 , p p . 8 8 - 8 9 . r

Qualità e compiti degli anziani

Peter Mastero

:1 compi to di vigi l are sul la salute spiri "tuale

e istruzioni impartì te da l l ' ap os tolo Paolo a

proposito delle caratteristiche eh� devono essere

proprie degli anzi ani e dei diaconi mettono in evi denza anche i doveri connessi con tali incari­

chi . &i tratta di doveri che costituiscono una

sfida radi cale nei nostri confronti e che dovreb­

bero essere oggetto di studio frequen"te . In l Timoteo 3 , l s i legge : "Se qualcuno aspira all ' uf­

:ficio. di vescovo , desidera un ' opera buona" . La

parola resa in ital i ano con "vescovo" significa

''sorvegliante" e s i riferisce quindi ad una perso­

na che "sorveglia" o ch.e "va a vedere " . Gli

0 IL Dr. Mastaps· è pastoPe de Ha eh i esa "Metro­pol.itan Tabernac le" di Londra che fu Za chiesa in cui servi per lun�hi anni C. H. Spurgeon. IL pre­sente articolo costituisce l 'adattamento con per­messo de r t 'A . d 'una re lazione fatta nel, 1 982 a Ua Scuo la di teo logia de L� stessa chiesa.

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anziani vengono così definiti in primo luogo come coloro che devono prendersi cura delle anime . Al cuni commentatori s i lasciano forse influenzare

dal fatto che la parol a , nella letteratura greca ,

indica g�neralmente un superiore che ha incarichi

ispettivi . Paolo non intende però ·necessariamente

questo ed è opportuno attenersi al significato

basilare del l a parola senza �iungervi connota­

zioni inde b i te .

La prima cosa di cui prendere nota a proposito

di colui cui è af':fi dato uno di questi incarichi è

che la su a chiesa non è affatto una "congregazio­

ne" di ascoltatori . Egli ha il compito di salva­

guardare e di stimolare l ' autenticità ed una rea­

le salute spirituale dei membri e di interessarsi

alla loro çrescita nel l a conoscenza e nella gra­

z i a . Egli ha i l compito di rendersi conto se i l gregge è impegnato in tlfl servizio :fede l e , s e il

comportament? e l ' e speri enza dei singoli col Si­

gnore sono positivi .

Abbiamo forse sottovalutato i l nostro compito?

Ci sentiamo coinvolti nei problemi dei membri

d-ella chiesa o li lasciamo scorrere oltre noi?

Prendiamo o no atto del fatto che c • è qualcuno

che cade nel peccato , che scivola nella mondanità

o nell 1 egoismo? S i amo preoccupati o indi fferenti

quando qualcuno perde i l gusto per l a conversazio­

ne sp-i ri tuale?

Ci sono de lle chiese numericamente grandi che

da un punto di vista spirituale sono molto più

4 3

piccole di quanto si penserebbe p erché per anni è mancata in esse una cura d 1 anime che mirasse ad

ass icurare un ' e ffettiva autent i cità dei loro mem­

bri . Dai giorni del la chiesa di Sardi in poi sono

infatti esi sti te chiese tenute in grande conside­

razione , ma composte agli occhi di Dio da una

maggioranza di anime deluse o sviate . Talora i

pastori o g l i anz i ani rifuggono dal prendere atto

del vero stato sp irituale delle loro chiese .

D ' altra parte si possono trovare delle pi ccole

comunità palesemente ripiene di amore e di zelo

per i l servizio del Signore . Se potessimo vedere

la situazione come la vede D i o , ci renderemmo

c onto che tali p i ccole comunità , composte da mem­

bri effettivamente convertiti e consacrat i , posso­

no essere assai p i ù numerose di al tre , al l ' appa­

renza tanto più grandi . Non dobbi amo !asciarci

scoraggiare o intimidire da valutazioni carna l i .

Dobbi amo rivolgere i nostri sforzi al la crescita

de l l e qualità spirituali ed alla promozione di un

autentico servizio cristiano , piuttosto che ad un

incremento numerico da eui trarre un van�o carna­

Le. Tutti gl i anziani devono impegnarsi ad impara­

re come riprendere con dolcezza ed effi cac i a e

come aiutare i l popolo di Dio a progredire sp i ri ­

tualmente . Abbiamo sottovalutato i l nos tro compi­

to? Un vescovo è una persona che vigi l a , una

persona che va a vedere .

Tendere � raggi ungere i l livello richiesto

Dopo avere definito nel l e sue linee essenzial i

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i l compito dei vescovi Paolo descrive l ' at titudi­

ne corretta che essi devono assumere nei confron­

ti d e l loro incarico e a questo proposito dice

qualcosa di molto interessante . Egl i sostiene che

se "uno aspi ra a l l ' ufficio di vescovo , desidera

un ' opera buona" . Possiamo dedurne che secondo Pao­

lo sia legittimo per i cristiani aspirare amb i z i o­

samente ad ottenere un incarico?

La maggior parte del l e versioni moderne rende

il primo dei due verbi con ''aspira" . S i tratta di

una se el ta corretta perché l 1 apostolo usa la voce

d i un verbo greco che significa " tendere a" . I l

passo p otrebbe quindi venire reso con : 15e uno

tende a raggiungere, aspira al:!, 'ufficio di vesco­

vo . • . 11• Si può supporre che Paolo si riferisca ad

una persona che abb i a già ricevuto un mandato dal l a chiesa e non ad un qualsiasi membro pieno d i s é che cerchi di attenerl o .

S i tratta evi dentemente di una persona consape­

vole d e l fatto che il comp ito assegnatole è trop­

po a l to e quindi desiderosa di raggiungere i l

l i v e l lo ri ch i e s to . E ' disposta a farlo perché

desidera con tutto i l cuore svolgere fino in

fondo i l compito che il S i gnore le ha preparato .

In realtà l ' apostolo vuole dire : "ci sia dato d i

non imbatterci in persone che r i tengano le loro capacità d e l tutto adeguate al mandato t Ci sia

dato di non imbatterci in persone che facciano

ciò che non costa loro alcuna fatica " . Paolo

sostiene insomma che l ' atti tudine giusta è quel la

d i chi si chiede : "Chi mai ha oapacità adeguate

45

ad un simile mandate ? ".

L ' imoegno e l a preghiera dell ' anziano

C i sono tante cose di cui occuparsi , su cui

vigi lare , d i cui r i cordarsi e da organizzare . Ci

sono tante cose che dipendono dal nostre esemio e

dal nostro comportamento . Nel corso del nostro

mandato dobbi amo esaminarci di frequente chieden­

doci : " quali sono i m i e i compi t i ? Sto servendo

fedelmente il S ignor e ? " e proporc i : "voglio vera­

mente tendere a raggiungere il livello che s i

richeide d a parte mi a" .

Il secondo verb o , r eso con desiderare, nel te-

sto greco origina l e significa desiderare ardente­mente . Si può quindi rendere l iberamente il pas­

so : "Se qual.auno aspira (t ende ) a l'l 'ufficio di

vescovo� desidera (ardentemente) compiere un 'ope­

ra buona (o di grande valore) ". Chiunque aspi­ra ad essere degno di servire il Signore e si

affatica ne l desiderio di p i ac erg l i , svolgerà un

ministero d i grande valore.

E ' forse suf.ficiente poter dire : 11per trenta

anni ho chiuso le porte della chiesa ed ho tenuto

i l conto del l e offerte " ? Eppure vi sono del l e

persone che hanno un ' i dea così restri ttiva dei

compiti del l ' anziano . Un mandato che non sia radi­

calmente inferiore alle sue esigenze viene assun­

to con questa preghi era : "Signore Iddio nostro ,

aiutaci come gruppo di anziani a fare progredire la tua opera e la salute spirituale di tutta la

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46

nos tra comunità . Aiutaci a preparare a l servi zio cristiano uomini , donne e giovani e ad incorag­giar l i . Signore , se è necessario aiutaci ad af­frontarli e a rimproverar l i con umiltà ed amore . A iutaci col tuo Spirito a far s ì che s i s v i luppi una bella e preziosa testimonianza per il S ignore Gesù, per la sua gloria e per la benediz ione de l tuo popolo" .

Una ·person a .se mpre vigi le per l a di.fesa delle anime

In I Timc-ceo 3 , 2 l ' apostolo elenca un buon numero di qualità e di caratteristiche che devono essere proprie de l l ' an z i ano . Esse ci aiutano a comprendere qua l i siano i suoi compi ti . "Bi sogna che i l vesc ovo sia irreprensibile . . . sobr i o , co-s tumato, osp ital e , atto ad insegnare . . . ' ' .

La parola greca usata da Paolo si potrebbe rendere molto meglio con "vigilante" che non con " i rreprens i b i l e " . Infatti essa si riferisce ad una persona che non beve vino , che è sobria , c ioè che vigila su se stes s a . La seconda caratteristi­ca de l l ' anziano consiste appunto nell ' essere so­br i o , c i oè nell ' e ssere incline alla sobrietà .

L ' aggettivo reso con "sobrio" viene spesso usa­to nel Nuovo Testamento in senso traslato . Esso richiama alla mente la sentine l l a o il pastore , impegnati durante la notte nel serv i z i o di guar­dia . Se hanno bevuto , si addormenteranno certamen­te e il sonno impedirà loro di rendersi conto

47

del l ' avvicinarsi s i l enz ioso del nemico { o del lu­po ) . Anche qui "sobrio" ha valore traslato . Il suo signifi cato è sveglio o vigilante e come tale ben si confà al vescovo, una persona che deve guardarsi attorn o . L ' an z i ano deve quindi essere svegl i o , attento . La stessa parola viene usata con la stessa connotazione in I Tessalonicesi 5 , 5-8 ed anche in I I Timoteo 4 , 5 ( dove la Ri vedu­ta rende: 11 • • • • tu s i i vigilante in ogni cosa'' ) .

E ' certo che "vigi lante" rappresenta la tradu­zione corretta e non "temperante" come s i l egge in qualche versione . Il vescovo sorvegl ia i l greg­ge in quanto è proprio lui ad avere l"a responsabi­l i tà di salvaguardarlo da attacchi o da infi ltra­zioni . A lui spetta vegliare per proteggerlo dal lupo travestito da agnel lo . A lui spetta esser pronto a scorgere tutti gl i errori , i problemi e l e difficoltà che vorrebbero fare irruzione nella comunità . E ' questo uno dei comp i ti p i ù v i tali de ll ' anz i ano , e tuttav i a uno dei più negletti . S i amo veramente vigilanti?

Occorre innanzi tutto notare che non s i può essere vigi lanti se si è assenti . Tuttavia oggi nelle nostre chiese c ' è un buon numero di anzi ani che sono spesso assenti . Si tratta di uomini val i di e consacrati . ma che tuttav ia non sono in grado di assolvere ai loro compiti perché sp�sso non hanno la pos"sibili tà di essere presenti . A che serve una sentinella assente?

·Può trattarsi

di un uomo d ' affari costretto molte volte a l avo­rare fino a tardi o a restare spesso lontano da

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casa . Forse s arà presente una settimana sì ed una no . Può darsi che abb i a da of1r ire un valido servizio in qualche altro campo , ma è certo che

la sua si tuazione g l i impedisce di essere un anz iano , in quanto non ha la pos s i b i l i tà di eser­c i tare la sorvegl ianza .

Non dovremmo mai !asc iarci tentare di affidare l ' i ncarico di anz i ano in base a cons i derazioni dettate dal l ' età o dalla spiri tualità della perso­na in questione. Ancora meno dovremmo basarci sul la st:frna goduta , o sul la posizione raggiunta nel campo del lavoro. Una corretta valutazione dei compi ti degli- anziani deve essere basata sul riconoscimento che queste persone devono svolgere un mandato di vi tale importanza e che è necessa­rio che abbiano a dispos i z i one i l tempo per dedi­carvisi con tutte le loro energie mentaJ:i ed emotiv e .

L 1 anziano h a u n compi to da svolgere : i l suo non è un titolo onorifico

E ' pos s i b i l e che fra i membri de lla nostra chiesa c i sia un uomo spinto dalla sua vocazi one a dedicarsi alla prof�ssione da lui scelta in maniera fuori del comune e tota l e . Ci possono e s s ere uomini che ricoprono al te cariche nella v i ta pubbl ica o pol i t i ca . Possi amo essere confin­ti che Dio li abbia condotti a ciò e possiamo sentire che è giusto sostenerli con le nostre preghiere . Se però l e loro funzi oni rendono loro impos sibi l e eserci tare la sorveglianz a , essere vi-

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gilanti , non dobbiamo assolutamente des i gnarl i co­me anziani . "Ma" , potrebbe obbi ettare qualcuno, 11abbiamo nella nost:J?a chie�a un uomo importa':lte e molto capace e sarebbe umil iante per lui non essere un anziano ! " . La risposta è che l ' incarico non fa per lui . Que l lo di anziano non è un titolo onorifi c o , né una ricompe":s a , né un premio , ma sempl i c emente un compito da svolgere . Non scegl i e­remmo come mini stro un uomo in base a consi­derazioni di questo tipo t speci almente se potesse essere presente solo per sei mesi all ' anno . Non assumeremmo certo come custode o come addetto alla caldaia della chiesa una persona non in grado di svolgere questi compi ti . Non dobbi amo quindi neanche designare degli anzi ani o dei dia­coni ·che non siano liberi di dedicarsi al loro mandato .

Ma su che cosa deve vigilare l ' anziano? Dobbia­mo vigi lare costantemente sui disordini , sulle maldicenze, sul le cadute , sul l ' auto�ompiac imento e sul la pigr i zi a del popolo di Dio . Se il popolo di Dio si impigrisce , perderà rapi damente le bene­di zioni ed il pr i v i legio di servire il Signore . I l diavolo gl i darà altrettanto rapidamente qual­cosa di dannoso di fare . La pigrizi a ci deve quindi preoccupare molto .

Si deve anche vigilare per imp_edire l ' orgogl i o

e per riconoscere c h i vuole servirsi della chiesa per i propri finL Possono infatti esservi dei membri che tentano di servirsi della loro fami­gl i a spirituale per soddi s fare i propri bi sogni

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personali e social i . Essi cercano di trarre dei

benefici da l l a ch iesa , senza dare alcunché di loro . Cercano amici ben disposti , distrazione , un

gruppo cui appoggiarsi , persone pronte ad ascolta­

re i loro lamenti , un pubblico davanti a cui

esibirsi e così v i a , i l tutto finché la si tuazio­

ne non di venti si mi le a que l l a descritta in 2 P i e tro 2 . Coloro che vigi lano dovranno provvedere

ad invertire la tendenz a , dapprima con dolcezza e

poi - se necessario - con molta fermez z a . Dobbia­

mo vigi lare per riconosc.ere que l la che è la radi­

ce di tante amarezze . Vi sono infatti dei creden­

ti che non pensano di dover portare i loro proble­

mi in preghiere dinanzi a Dio , ma che tentano di

risolverli l amentandosene con g l i al tri credenti .

Dobbiamo vigi lare affinché l a chiesa non venga

danneggiata da tali abi tudi ni .

Anche i progressi n e l l a testimonianza colletti­

va de lla chiesa devono essere tenuti attentamente

d ' occhio . Proprio a noi spetta il compito di

chi ederci obbiettivamente: " Abbiamo perso in ener­

gia ed in iniziat i va ne l l a nostra testimonianza

come ch iesa? " Nel la nostra qua l i tà di anziani ci

sentiamo chiamati in causa quando per un certo

periodo di tempo non è stata resa alcuna tes·timo­

n i anza?

I l compi tcr di conservare i l Vangelo nel la sua

pure zza

E 1 ovvio che dobbiamo vegliare con l a massima

attenzione per salvaguardare la verità. Abbi amo

51

forse sottovalutato questo impegno , trascurato

questo compito? Evidentemente s ì , perché in caso contrario g l i errori che negli ultimi cinquant ' an­

n i , en in particolare negli ultimi.. dieci . anni

hanno contagiato come una malattia le nostre chie­

se non vi avrebbero trovato accesso . Que sta tri­

ste situazione è imputab ile alla scarsa sorve­

glianza da noì esercitata .

Come mai dei mode l l i di pensiero tanto vis tosa­

mente falsi e di scarso valore, tratti dal l a

mentalità corrente , hanno potuto insinuarsi nelle

chiese evange liche senza incontrare opposizone?

Agli anziani i l S i gnore non chiede sol tanto di

esercì tare la vigi lanza 1 ma anche di agire come

padri di famig l i a nel l ' eserc i z i o d e l l e loro fun­

zioni . Quanti sono gli anziani che s i sono dati

da fare per tenere fuori dal l e loro chiese l e

varie correnti teologiche che adul teravano l a dot­

trina?

Come deve comportarsi il padre per far sì che

i suoi figli crescano del tutto indoc i l i , ribel­

l i , succubi d e l l e mode e ·desiderosi sol tanto di

divertirsi? Cosa deve fare per avere la sicurezza

che diventino dei bestemmiatori , d e l l e persone

morbose , mal izios e , egoiste , dei seguaci dello

spirito del tempo? E' chiaro che il padre otterrà

·questo risultato se manterrà la più completa in­

differenza nei confronti della influenza di ogni

tipo che vor>ranno fare il loro ingresso in fami­

glia . Dai loro primi anni di vita i ragaz z i

dovranno restare esposti a l l e influenze più nega-

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t i ve :fino a che ne saranno saturati . Essi dovran­

no essere liberi dì fare tutto que llo che voglio­

no. non dovranno essere sottoposti ad alcuna for­

ma di disc i p l i na , non dovrà esserci alcun control-

1 o sui programmi te l ev i s i v i che vedranno e così

v i a .

In realtà in questi ul timi anni n o i anz ian i ab­

bi amo talmente sottovalutato il nostro compito da

permettere che tutto questo entrasse nella casa

di Dio ! Abbi amo permesso che la corruzione avan­

zasse senza incontrare ostac o l i . Come prima di

noi c 1 è s tata una generazione che h a aperto le

porte alla teologia l iberale , noi le abbiamo aper­

te a dei comprome ssi ateistic i .

Si amo chiamati a proteggere i l popolo del S i­

gnore. Ci è s tata affidata l a responsabilità di difendere Za. verità , i l che non s ignifica sol tan­

to discutere su mode l l i dottr inali nel corso di

c onvegni , ma soprattutto salvaguardare la verità

nelle nostre comuni tà . Abbi amo il grande compito

di promuovere i l timore di Dio e di tenere fuori

d a l l a chiesa i lupi . Ne risponderemo al Signor e .

Siamo guardiani de l l a ver i tà . Non dobbiamo per­

mettere che il culto e la testimonianza della

chi esa di Gesù Cri s to vengano inquinati . Se inco­

minciamo a cercare di g i u s t i ficare i peccati cui

non ab bi amo l a forza di sbarrare l ' ingresso , abu­

s i amo del l a fi duc i a che i l Signore c i ha conces­

so . 2 Pi etro 2 ci a•1verte che un gi orno verranno

fra noi de i falsi dottori . Egli c i ammoni sce di

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stare attenti perché si tratterà di imbroglioni ,

di veri parassi ti della chi e s a . E s s i vengono de­

scritti senza me zzi termini , in un l inguaggio che

nessun predicatore moderno oserebbe usare .

D i fronte a manifestazioni che costitui scono

un evidente compromesso con tendenze del nostre

tempo , alcuni anz i an i op�ano p�r un at�eggiamento

di benevola neutralità . Essi di co�o di non potere

approvare interamente , ma di riconoscere deg l i

aspetti posi ti vi . Ma allora permetteremmo a i no­

s tr i bambini di guardare de i programmi televisivi

chiaramente pornografi ci per il fatto che essi in

alcuni punti r i specch i ano esattamen:te la realtà ,

o hanno un dialogo vi va c e , o un qualche valore

artistico? Eppure è propr io questo 1 1 atteggiamen­

to assunto da alcuni anziani , chiamati da D i o a

di fendere la chiesa dagli attacchi del diavolo e

d e l mondo .

Tutti gl i anziani dovrebbero impegnarsi cos ì

di fronte a Dio : ' 1S ignore guidami tu . T i lodo per

il privilegio imme r i tato di poterti servire . Vo­

glio consacrarmi a te , anche se c1o mi costerà

l 1 impi ego, la carr i era , tutto . Resterò consacrato

interamente ai m i ei compi ti e fedele ai princ ipi

della tua Parola" . Un uomo che si sia impegnato

si nceramente in questo modo davanti al Signore

non assumerà di certo un atteggiamento debole e

f i acco n e i confronti delle sue responsabil i tà .

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1 • anzi ano deve e ssere un organi zzatore equi l i ­

brato e r e sponsabi l e

Al l 1 anz.iano viene anche chiesto di essere as­sennato, c ioè s aggio ed equi l i brato , non impul s i ­v o n é e c c e s s i vamente emotivo , n é incl ine ad abban­donarsi a rea z i oni imprevedi b i l i . o r altra parte egli non deve e s sere troppo indulgente nei propri confronti , né pigro, né incl ine a dimenticarsi di c i ò che deve fare . Si tratta di qua l i tà poco

d a cui si ano affidate appropriate a una person delle respons abi l ì tà . Si può d ire che un anzi ano s i a n assennato" se ha imparato a non fidarsi del l e sue prime impress ioni , ma a prendere tempo

consultarsi sui gravi affrontare .

per riflettere ., pregare , problemi che si trova a dover

Paolo afferma anche che g l i anzi ani devono e ssere " c ostumati 1 1 , o di buon ao�por>tan:ento. s:_ / cons i deriamo 1 1 originale greco , c 1 rend1amo pero , conto che questa espressione si arriccisce di

al tre connotazioni . Es sa d eri va da un verb o che

significa mettere in ordine, organizzare , schiera-re un esercì to , c omandarl o . . . ( Lidd e l l e Scott ) . Può significare: a ) essere ordinati e ben organiz­zati , essere discipl inati ed avere buone capac i tà di p i an i f i ca z i one ; b ) avere un buon comportamento e presentarsi bene . I tradu1:tori scelgono general­mente i l secondo signifi cat o , ma 1 1 apostol o sta parlando chi aramente delle quali tà che si r i chie-dono ad un anzi ano per svolgere i l suo compito , non del suo comportamento general e . Egli ha già parl ato del l a neces s i tà di esercì tare l a sorve-

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gl i anza e di ess ere ass ennati . E 1 a ssai p iù proba-b i l e che la qu�lità succes siva con s i s ta buone capa c i tà organizzat i ve piuttosto cb e buone maniere e nell ' aspetto ri�pe ttabi le .

nel l e nel l e

Al lora fa parte delle nostre respo�sab i l i tà

e s s ere persone disc iplinate e saperci organ i z za­

re. Si tratta di qual i tà che non tutti possediamo per natura , ma che vengono dal l • e s erci z ì o . Dob.bia­

mo traspirare" ad. esse e s enti rei pieni di vergo­

gna quando s i amo inferiori alle es igenze . Se fos­s i mo dirigenti aziendal i avremmo �e nost!'e agende e le nostre segretarie . Pian i fi cheremmo in ogni

particolare i programmi di svi luppo . Dovremmo de­c i dere su tanti problemi e pre�'!ere t?-Dte iniziat­i v e di grande impor�anza .

Anche la guida di una ch i es a locale richiede persone che affrontino i loro compi ti con disci­pl ina e con ordine . Se non abbiamo una buona memoria è bene che ri corriamo ad UJ? ' ag�nd� . Se non riusciamo a tenere a mente i nostri impegni ,

riusciremo certamente a conservare 1 1 e l enco di essi e a non tralasciarne nessuno . Ci ricorderemo

degli as senti , dei malati , di quell� cbe hanno

bisogno di ospitalità e di assistenza . Qualche

volta nello svol�imento del l e nostre mans ioni , siamo impulsi v i e· incos'!:anti nel l. ' entusiasmo . Un momento siamo p i eni di zelo , il momento dopo

lasciamo cadere tutto . Facciamo quello che ci

viene in mente e ce ne dimentichiamo subito .

Una chiesa i cui anz i ani e diaconi lasc ino che

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i l pastore sb�Lghi tutti i problem i , organi z zi l e

attività d e l l a chi e s a , prenda nota degli assenti ,

e l abori e metta in atto i vari proget-ci , s i

occupi del l ' assistenza ai malati e d a i bisognos i ,

è una chiesa veramente senza S!)eranze . Dobbiamo

tutti accettare del le responsab i l i tà e non essere

dei l eaders che lavorano di quando in quan do ,

solo se se la sentono o se lo gradiscono . Dobbia­

mo programmare il nostro tempo ed organ iz zare la

nostra vita .

Al l ' i nizio di ogni settimana dobbiamo chieder­

c i : " Quali sono le mie responsabi l i tà ed i m i e i

obbiettivi per que s.ta settimana? A quale compito

mi chiama i l Signore in questa settimana? C 1 è

qualcosa da fare questa settimana nella mia comu­

n i tà di cui possa occuparmi io , dopo averne

discusso con g l i altri anzian i ? " .. Sono férmamente

c onvinto che l 1 espres s i one usata da Pao lo e tra­dotta con "ccstwnato n o "di buon comportamento" potrebbe essere resa megl io c on "ben organizza­·to". E 1 infatti possibile avere delle buone manie­re ed un aspetto al tame nte rispettab i l e , ma esse­

re irrimediabi lmente pigri ed in�ecisi nello svol­

gimento delle proprie mansionf ài anziano .

Esempi di vera ospi t al i t à

L ' apostolo fa quindi seguire u n al tro aggetti­

vo che si riferi sce ai compiti dall ' anz i ano p i ù

.che al· stio · cvrrrporotamento esteriore: ospitale. I l termine greco tradotto con "osp ital,e11 è compo­

s to da- due paro l e : "ben disposto, benevo "lo " e

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"f or est iero, straniero ".

Nel Nuovo Testamento l ' ospita l i tà è al lora la

disponi b i l i tà nei confronti di chi ci è e s traneo .

Non ha niente a che fare con que l l e piacevoli ore

che passi amo con i nostri p i ù cari amici , la cui

compagnia ci fa tanto p i acere . La persona ospita­

le non si ferma a chiacchi erare con l ' amico del

cuore dopo una riunione t quando ci sono degli

estranei che se ne vanno senza che nessuno si

occupi di loro o li saluti . E ' aspi tale chi si

occupa degli estranei , d e i timidi , delle persone

nuove che non sanno inserirs i , di que l l e che

vengono trascurate e devono venire aiutate , segui­

te e incoraggiate . Questa è l 1 i dea che il Nuovo

Testamento ha del l ' osp i ta l i tà .

Vorrei ancora richiamare l ' attenzione sul fat­

to che c i sono persone pronte ad offrire ospitali­

tà solo perché ciò �e gratifl ca . Lo fanno solo

per sé. A volte questo è vero anche per un anzia­

no o per un diacono. Più di un pastore toll era

quel tipo di anziani che ( aiutati in ciò dalle

loro famig l i e ) osp i tano solo per sentirsi circon­

da ti da un gruppo di ammiratori . Essi godono di

essere al centro dell ' attenzione : tutto è in loro

funzione.

Viene in mente che l e S.cri tture parlano del

diavolo che cerca .

di "di varare" le persone . c 1 è chi l o imita ' cercando di attirare de l l e persone nella propria sfera di influenza . Naturalmente

deve trattarsi di persone di vertenti e dal l a con-

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versazi one p iacevol e , sempre d i sp o s te a l l o scam­b i o di p e t tego l e z z i . Esse renderanno p i ù p i acevo­l i le vacanze e le gite e sarà pos s i b i l e conbina­

r e matrimoni fra i propri figli ed i l oro . E 1

chiaro che esempi di questo cristianesimo superfi­

c i ale possono lasciare il segno su giovani seri e

spiritual i . Naturalmente non hanno niente in comu­

ne con l ' osp i talità d e l popolo di Dio . L ' ospitali­

tà cons i ste nel l a disponi b i li tà verso l ' e straneo

ed è un ministero posi tivo , uti l e e sp irituale ,

svolto per i l S ignore .

Gli anz i an i ed i diaconi devono stimolare i l

sorgere d i conversazioni sante e d edificanti che

c o i nvolgano più persone , av vicinandole fra di lo­

ro . Ciò costituirà un ponte fra generazioni diver­

s e , contribuirà ad unire la famigl i a sp iritual e ,

perme,;terà d i consigliare e di aiutare , d i inco­

raggi are l ' impegno e lo sforzo di ogni membro .

Una ch i es a superfi c i a l e e con orientamenti egoi­

stici avrà un b i lancio fal limentare per quanto

riguarda l • osp i ta l i tà . La vera osp i talità costi­

tuisce invece un minis tero di grande valore .

Dopo aver dichi arato che 1 • anzian.o deve essere

osp i ta le , Pao l o aggiunge che deve essere "atto ad

i nsegnare" . Ovviamente questo è particol armente

vero per l ' anziano , ma anche i diac oni devono

essere in qualche modo capaci di dare sp i egazio­

n i . Notiamo che l ' apostolo non si r i ferisce neces­

s ar i amente al ministero pubbl ico .

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Tutti hanno i l compi t o di spi egar e

E' chiaro che c h i h a u n incarico nella chiesa

deve essere i n grado di testimoniare della Verità

e di spiegarla . Egli deve anche saper rendere

ragione del l e pratiche della chiesa a chi chiede

informazioni in merito . Inoltre deve saper appli­

care l e consolazioni e le promesse della Scrittu­

ra ai probl em i specifi c i de l l e persone con cui

parl a , sia per incoraggiarle che , a vol te ,. per

rimproverar l e .

I l riferimento alla capa ci tà d i insegnare se­

gue immediatamente quello a l l ' ospi ta l i tà . A che

servirebbe infatti l ' ospitalità se l ' ospi te non

avesse niente di utile da dire? G l i anziani ed i

diaconi che non hanno niente da d i re costi tu i sco­

no un peri col o . Ve ne sono alcuni che preferisco­

no lasciare interamente al pastore il compito di

parlare . E ' lui che deve esporre ad una s o l a voce

la l inea d i condotta della chi esa . Quest • ultima

diventa così l ' impresa di un s i ngolo uomo . Si

richiede invece da noi che collaboriamo gl i uni

con gli altri nel testimoniare . nel lo spiegare e

nell ' insegnare al popolo di oio .

Accade a volte che la chiesa prenda de l l e

valide iniziative per servire i l Signore i n manie­

r e nuove e che tanti suoi membri s i ano perplessi

perché inadeguatamente informat i . Non sempre in­

fatti questo ·atteggi amentq è semplicement� frutto

di sp irito di contraddizione . Esso può nascere

dal fatto che coloro che hanno un incarico nella

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chiesa non s i sono ancora resi cont:o che è loro

compi to darsi da fare , accanto al pa&tore , per r i solvere tutte le difficoltà e d i malintesi �he

possono sorgere. E s s i devono col laborare con lui

nell 1 i ncoraggiare l e persone ad un impegno coll et­tivo , svolto in uni tà d i cuore e spirito d i

preghi era .

E ' que sto un aspetto del requi sì to "atto ad insegn.a.re " che viene spesso sottova l utato . Un d i a­

cono può essere convinto che i suoi compi ti non

esul ino da l l a cura del riscaldamento dalla tenuta

del l a contab i l i tà e quindi può non prendere affat­

to parte al l ' impegno di spi egare la linea di

condotta della chiesa e i l suo insegnamento . Tal­

volta può anche presentarsi il caso di un anziano dotato di eloquenza eà ans ioso di prender parte al ministero del l a predicazione , tanto da sorvola­

re su questo aspetto de l l e sue responsab i l i tà .

Vogliamo ribadire che siamo convim:i del posto

primario da assegnare al la predicazione • ma che

s i amo anche convinti dell ' i mportanza del l ' ins egna­

mento e del cons igli o a l i v e l l o del tu-per-tu . Per questo è i ndispensab i le che chi ha incarichi

n e l l a chiesa s i a "at t o ad insegnare ".

Un esempio per tutti

I r equi sì ti che vengono precisati in segui t"o

da l l ' apostolo Paolo come indispensabi li al mini­

stero sono i seguenti : " . . • non dedito aL vino né vio lento, ma sia mite, non Zit.igioso, non amante de Z. dena:rao u.

61

Leggendo un simile elenco viene naturale chie­

derci che cosa esso sottintenda . I membri delle

chiese di allora si ubriacavano veramente? L ' alco­

l ismo costituiva un problema reale? La risposta è

che le Seri tture hanno indicato basi di comporta­

mento valide nei confronti di tutte le manifesta­

zioni negative che si sarebbero verificate in

seguito , nel corso d e l l a storia della chiesa . A quanto c i è dat9 sapere • 1 1 alcol i smo e 1 1 amore

per i l denaro erano assai rari nel l ' età apostoli­

c a . La rego l a che viene stab i l ita ha quindi parti­

colarmente di mira il futuro d e l l a chiesa .

Non possiamo non notare che l ' accento viene po­

sto sulla necessità d i essere liberi dal l ' amore

per i l denaro . Mi hanno colpito alcune righe del�

l ' autobiografia, di recente pubblicazione , di

Wong Ming Dao . in cui l ' autore parla della sua

giovinezza . Egl i racconta di avere imparato ad

adottare un atteggiamento di grande cautela nei

confronti dei ricch i nella chi esa , particolarmen­

te quando s i trattava di affidare loro un incari­

c o .

E ' interessante notare che alcuni peccati come

l ' amore per il denaro e la cupidigia possono

essere circonfusi da un ' aureola di rispettab i l i ­

tà . Spesso s i guarda ai frutti dell ' amore per i l

denaro come a segni d e l l a bened i z i one di D i o sul

suo popolo . Può capi tarci di ammirare una persona

per la pos i z i one ai primo p i ano che ha raggiunto nella vita o per l a sua ricchezza . Rimaniamo abbagliati dal pote�e e del l ' influenza ed a volte

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siamo indotti a ritenere che chi ha tanto succes­so debba avere delle doti particolari .

Senz • altro D i o ha posto alcuni uomini che vive­vano nel suo timore in posizioni di primo piano , anche se le Seri tture c i indicano che si tratta di cas i piuttosto rari . Generalmente quando vedia­mo credenti mo l to ricchi ed influenti ci troviamo dì fronte a persone pos sedute da ambizioni pecca­minos e , da orgogl io, da amore per i l denaro . Le loro vi te sono state dedicate al loro successo persona le ed il Signore vi ha avuto un p iccolo spazio. Tuttavia nelle chiese preferiamo in gene­re conferire incarichi a persone di questo tipo piuttosto che ad altre , forse migliori ma più modeste .

Chi svolge u n mandato nella chiesa deve costi­tuì re un esempi o di uno stile di v i ta cri sti ano . Deve imparare a rinnegare s e stesso, ad essere un amministratore generoso , paziente, longanime e a non amare affatto i l denaro . Egli ha la responsa­b i l i tà di mi surarsi giorno per giorno, settimana per settimana con questi valori .

L 'esempio degli anziani e dei diaconi può esse­re estremamente benefico per una chiesa , oppure distruggerla. A poco giova quello che il pastore predi ca dal pulp i to se chi ha un incarico nella chi esa si abbandona a passioni peccaminos e . Il l ivello di vita non può non crollare. La parola predicata perde ogni mordente ed i l predicatore appare come una persona che permette ed approva

.,

63

dei comportamenti ambigui . Sarà inevitabile che gl i ascoltatori cerchino di p iegare e di modifica­re le esortazioni de l pas tore per metterle in concordanza con il loro comportamento incoerente . L • esempio dei leaders fungerà da anestetico per l e coscienze d e i membri della chiesa che impare­ranno a trovare g�ustificazioni per tutto ciò che p i acerà loro fare . Basta un solo anziano che dia

un esempio di vi t a dominata.

dal l • amore per il

denaro per influenzare negativamente l a possibili­tà di recepire correttamente l a predicazione . Gli effetti saranno devastanti .

Sarebbe ben triste se ogni credente ponesse tutti i suoi desideri nel possesso di una casa lussuosa e di una macchina di gross a c i l indrata !

Se ciò dovesse accadere l ' amministrazi one del l a chiesa crollerebbe e a l l a chi�sa verrebbe meno i l supporto della Parola . Eppur e , quanti �esc;:ovi e

diaconi danno � esempio tale che , :se venisse seguito da ogni cristiano, avrebbe effetti cata­

strofici l Ne lla �ostra quali tà di persone che rivestono un incarico nella chiesa dobbiamo conti­nuamente chi ederci : nche succederebbe se ogni cre­dente si comportasse come mi comporto io?, . Dob­biamo costituire un esempio con delle vite di sacrifi cio e d i consacrazione al Signore .

Ri cordo che alcuni anni fa andai a predicare in una chiesa . Uno degli anzi ani volle mostrarrni

l a casa che si stava costruend o . Era una villa di lusso che sorgeva ai margin i di un p iccolo paese p i ttoresc o . Mi raccontò di tutte l e difficoltà.

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che aveva avuto con le autorità p.:r o1;tenere il permesso ài costruzi one di un edificio così gran­

de e dall ' architettura cosi insolita in quel­l ' area particolar e . Passò poi a parlare di un a l tro anziano che stava cos truendo anche l ui una

v i l l a in un altro posto favoloso lì vicino � Sf andò quindi al luogo de l l a riunione che era una stanza presa in affitto , sopra una bottega . Per

arri v arei dovemmo passare per un vicolo sporco e

stringere i rasente a l muro · per evi tare dei roz:oli

di linoleum abbandonat i accanto a l l ' edificio . Sa­

l immo poi una sca l a malferma per raggiungere una stanza arredata i n maniera molto sommaria e che dava una grande impressione di squallore . Più i n basso d i così non credo c h e s i possa arrivare : ecco gl i anziani tutti preoccupati del l a costru­z i one del l e loro vil le mentre la casa di D i o resta u n luogo d e l tutto indegno de lla gloria di Dio .

Co nosco un di a c ono , ap·par te n e n te �d un ' a 1 tra chi e s a , che vive in un ambiente splendid o , come

un ricco propri etari� terriero de l secolo scorso .

Nessuno, ne l l a sua chiesa , trova n i ente da ridi­

r e , anz i questo fratello gode di grande stima ..

C�edo tuttav i a che l ' apostolo parlerebbe d i corru­

Zlone o che perlomeno lo classificherebbe come

�o c�e ha l ' animo alle cose sue e non a l l e cose

d� Crls to_- Proprio come i l desiderio di approva­

zlone �ovlna tanti pastori , i l desiderio di dena­

ro rovlna i d i aconi e g l i anz i ani e i l desiderio

di potere e di stima rovina tutti .

65

L a capaci t à d i preparare gl i altri a svo lgere

dei compiti

In I Timoteo 3 , 4 l ' apostolo presenta un 1 al tra

caratteristica che mette in luce un aspetto i mpor­

tante de i compi ti degli anziani : " • • . che gover­

ni bene La propria famigtia e tenga i figL iuo li

in sottomissione e in tutta riverenza"·

Nelle nostre famigl i e governiamo con amore ,

proponendoci d i i struire, d i proteggere , d i prov­

vedere e di dare un esemp i o . Vi vi amo nelle nostre

famigl i e . Ciò offre ampi spunti per pensare al modo in cui dovremmo guidare il popolo di D i o .

Dobbiamo esser:e i l tipo d i persona che agisce i n

modo da assicurarsi uno spontaneo rispe tto per i l

proprio insegnamento . Dobbi amo eserci tare una gui­

da nutrita di amore per i l popolo di Dio . Come

governi amo la chiesa? Dobbiamo renderei conto

che , proprio come i geni tori , anche noi dobbiamo preparare delle persone a svolgere dei compi t i .

A i nostri giorni è particolarmente necessario met­

tere l ' accento su questo aspetto .

Quando ero ragazzo m i era stato raccontato che

g l i indigeni del l e Isole Figi non fac evano mai

n i ente e passavano tutta la loro vita all ' ombra

degli alberi di cocco . E ' ovvio che s i trattava

di un insegnamento imperialistico, paternaii s t i co

e che travisava la realtà. Ad ogni modo io ero

convinto che g l i abitanti del l e Figi sarebbero

certamente morti di fame se g l i ingle�i non fosse­

ro arrivati fin là , nella, loro benevolenz a , per

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organi z zare la loro vita . Ho l ' impressione , comun­que , che il nostro stesso amb iente non abbia raggiunto un l ivello molto superiore . Molti pasto­ri , anziani e diaconi sanno infatti molto bene che niente verrà fatto se essi non organizzeranno ogni cosa .

Ci stiamo avvicinando sempre più al momento in cui le persone verrano in chiesa sol tanto per sedersi e per ascoltare . Il nostro compito come anziani , non consiste però nel lasciar vegetare le persone in . questo modo . Dobbiamo prenderei cura delle persone che il Signore salva e- dirci � "Se il mondo di oggi produce delle persone V-izia­te ' debol i , abul i che , dei veri casi disperati , noi sperimenteremo la potenza del Signore che preparerà una generazione p iena di zelo , di ini­ziati va e d1· senso di responsab ilità per la sua opera" .

Dal momento della loro conversione noi dobbia­mo stimolare le persone a prendere del l e iniziati­ve e prepararle a curarsi ed a preoccuparsi del-l ' o d ' n · pera l 1 o . Se sottovaluteremo questo aspetto del nostro compito non riusciremo affatto a mi­gliorare la qualità del servizi o cristiano nelle nostre chiese • ma anz i ci ridurremo ad assemblee formate soltanto da predicatori e da ascoltatori Dobbiamo essere personalmente desiderosi di prepa� rare Ufla nuova gene · · raz1one al. compi ti sp irituali e pratici della chiesa e questi si moltiplicheran­no certamente ci impegneremo sempre di più nei c onfronti del mondo esterno .

l l r l l l ( l l l l l l i l

ì r

·' l

67

Allora, se sono un anziano mi impegno effetti­

vamente nella cura de lle anime? Sono capace di

organizzarmi e di pormi degli obbiettivi precisi?

Sono veramente ospitale? Mi impegno nella comuni­

cazione della verità e nell ' incoraggiamento del

popolo di Dio? Sono veramente capace di opporre

resistenza all ' amore per le cose di poco conto?

Con gli altri anzian i , sono impegnato a guidare

il popolo di Dio nell.e avventure del la fede?

Siamo veramente dei modelli di zelo? Sono queste

le domande da porc i , mentre rinnoviamo il nostro

impegno ad "aspirare" ad essere degni del compito

che il S ignore, nel suo grande amore e nella. sua

grande pazienz a , ci ha affidato .

( Trad . P. Finch )

** * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * ** * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * � *

* *

! "Una comunità cristiana non può né deve ! *

* * sussistere senza la Parola di Dio , ne conse- * * * * gue necessariamente che ess a , nonostante tut- * * * ! to, deve avere dottori e predicatori che · an- :

! .nunzi no la Parola . . . Dobbiamo attenerci alla ! *

* ! Scrittura e chiamare e costituire tra noi : ! coloro che troviamo adatti a tale ministero e ! : che Dio ha illuminati nella mente e arricchi- ! * * : ti dei suoi doni . . , Perciò , quando a qualcuno ! ! è affidato i l ministero della predicazione , ! * * * gl i è affidato i l più alto ministero della * * * * cristianità . "

* * * * * * •

! ( M . Lutero , WA 1 1 , pp . 414 , 416 ) ! ' *

. * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * ** * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *

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Collegialità e ministero pastorale

Jacques 8/andenier ..

Prima dì addentrarci nel l ' e same di questo sog­

getto , credo s i a u t i l e e doveroso individuare la

cornice in cui si è svi luppato per consentire a

chi legge di cap ire fino a che punto un certo

contesto eccl esiale s i a stato in grado di influer�

zare questo lavoro . Sono un pastore che esercì ta

i l proprio minis�erio i n una Assemblea de i Fratel­

l i del la Svizzera Romanda ; e già questa s i tuazio­

n e , di :front;e alla stor i a , rappresenta una spe­

c i e di paradosso se si pensa che le Assemblee dei

Frate l l i sono conosc iute da più di un secolo come

"chiese senza pastore " . Fatto talmente singolare ,

da indurre qualcuno a considerare le Assemblee

0L 'A . serve come pastore deZ la chiesa evangeZi­ca dei frate Ui di Co Logny ed è direttore del giornale de Lle AssembLee de L La Svizzera francese S e a a i l l e s e t H o i s s o n . Questo articoLo costitui­sce iL testo de l la conferenza di chiusura de lL 'an­no accademico de l ta Facoltà di teoLogia evangeLi­ca di Vaux-sur-Seine ne l 1 982.

1. l l l r l J. .l l

69

alla stregua di sette piuttosto che vere e pro­

prie chiese . Ecco dunque da quale prospettiva o ,

se volet·e , attraverso quali lenti mi sono avvici-

nato al problema .

In effetti , da una decina d ' an�i circa , alcune

Assemblee s v i z zere sono ricorse ad un pastore per

l ' eserc i z i o , nel loro ambit o , di un ministeri o a

tempo p i eno o di tipo part-time . R i voluzione o

evoluzione? Infedeltà nei confronti di una ricca

eredità di impegno laico? Oppure ri torno alle

origini , vi sto che l e Assemblee sono state fonda­

te dai pastori esclus i o dimissionari da lla1

chie­

sa ufficiale durante il risvegl io di Ginevra ?

La questione è dibattuta e , senza dubbi o , meri­

ta d • esserl o . Le reticenze di quei fratel l i mag­

giormente legati alle concezioni trad i z i onali del

proprio ambiente c i rendono un grosso servizio

i nnanzi tutto perché c i obbl igano a prendere in

serio esame i l problema e poi perché non ci

perme ttono di adottare in modo acritico una certa

forma di pastorato con il solo pretesto che esi­

ste già in al tre chiese . In questa s i tuaz i one ,

pur beneficiando di studi e di lavori che proven­

gono da orizzonti di versi dal nostro , ci prefig­

giamo un confronto con i soli dati bibl i c i , anche

perché s iamo in qualche modo esenti dal l a preoccu-

1 s i t r a t t a , o v v i a 111 e n t e , d e l l ' o r i g i n e d e l l e A s ­s e m b l e e d e l l a S v i z z e r a R o m a n d a ( N d t ) .

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pazione di dover giustificare ' a posterior i ' l a

prati ca d i un ministerio che l ' apatia o l ' attacca­

mento al passato tenderebbe conservare . Dunque

una s i tuazione assai favorevole ad una ricerca .

Una ricerca 1 i cui risul tati saranno naturalmente

provvisori ed avranno b i sogno del confronto con

alte opi nioni e del banco di prova del tempo .

Scopo di questo lavoro è dunque cond i v i dere

alcune rifl essioni sul l a relazione che intercor,re

tra i l mi nisterio pastorale e que l l o presbi terale

o per dirla con la term i nologia corrente , tra

pastori ed anzian i . Certamente i l dibattito non è nuovo e può essere riassunto in questi termini:.

la distinz i one tra i m i n i steri di pastore e di

anz i ano va accentuata o piuttosto attenuata? S i

tratta d i due funzioni d i stinte oppure d i uno

stesso incarico? In altri termini g l i anziani

sarebbero dei pastori che eserci tano anche una

attività secolare da cui trarre i l proprio sosten­

tamento ( d unque pastori-operai , pastori-agr icolto­

ri 1 pastori-i mpi egat i , ecc . ) , mentre i pastori

sarebbere degl i anziani come tutti gl i altri con

l ' un i ca differenza di essere sollevati da una

attività remunerativa per rendersi disponi b i li a

p i eno tempo per i l mini sterio nella chiesa?

Il Nuovo Testamento da una risposta a questa

d omanda? Prima ancora ci affrontare l ' esame dei

dati b i b li c i , vorrei far notare che quas i tutte

l e denominazioni e le confessioni cristiane ri ten­

gono di poter gius ti ficare b i b l i camente l e pro­

pri e strutture eccl e s i a l i e le dottrine sul o sui

71

ministeri anche ne i casi in cui queste dottrine

appaiono del tutto inconc i l i ab i l i fra loro . Ma

non dobbi amo per .forza di cose sospettarvi ambi­

guità o gridare alla loro d i sonestà perché i n

effetti 1 i dati b i blici sono spesso frammentari ,

i l vocabolari o a volte incerto e non sempre si

ricavano risposte inoppugnab i l i alle domande che

vorremmo porre ai testi b i bl i c i . Se cercassimo

una qualche spe c i e di organigramma de l l a chiesa

i deale secondo il Nuovo Testamento c i troveremmo

di fronte a grosse d if.ficol tà perché non e s i ste

nul l a di simi le a quello che ci forni sce , ad

esempio , l ' Antico Testamento per definire l ' uffi­

c i o e le funz ioni dei Levi t i . "E ' ben lecito

dubitare di una ' dottrina· del ministeri o ' un i c a

e d uniforme che n o i cerchiamo a tutti i costi d i

estrarre dalle Scritture . I l Nuovo Testamento sem­

bra assai più interessato alla personalità l alla

condotta morale 1 ai doni spiri tua li dei sorve­

g l i ant i , degl i anziani e dei diaconi , piuttosto

che al la definizione di una qualunque struttura

sul l a loro relazione o ad un cap i tolato del l e

r i spettive responsab i li t à . Studiando i l Nuovo Te­

s tamento , l i bro dopo l ibro , scopriamo una no­

tevole di versi tà c ulturale nel l e varie forme d i 2

direzione . "

2 H i c h a e l .·G r i f f i t h s , EgUse de Jésus-ChristJ 1-è­ve-toi pour t a miss ion, s . l . , Gr o u p e s H i s s i o n a i ­r e s 1 98 1 , p . 7 2 .

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Dobbiamo quindì dedur.�e c h e ogni forma di orga­

n i z zaz-i one ecclesiale un po ' e l aborata debba per

forza di cose essere anti-bibl ica? Qualcuno , cer­

tamente a torto, ha preteso fosse così . Per quan­

to m i riguarda ricavo invece due grandi insegna­

menti da queste " i mprecisioni" bibl iche :

l . La qualità della vita spiri tuale primeggia dì gran lunga sulla forma de ll ' organi zzaz i one . E ' i nu t i l e e vano ri porre l a propri a speranza nelle strutture cercando in esse la soluzione a tutti i prob l em i d e l la chies a . Per quanto perfette possa­no essere le st�utture rimangono semplicemente uno scheletro se la v i ta non vi c i rcol a ! Quando invece agisce l ' amore di Cristo, la vita si mani­festa anche là dove alcune concezioni ecclesiolo­gi che sono in difetto . La vita .farà esplodere­s trutture corrette ma sclerotizzate e quando l ' or­gani zzaz i one 1 ch.e pure ha il compito di mantenere uni te insieme le membra d-el corpo , si pietrifica e crea ostacoli al lo sv i luppo della vita spi�itua­l e , di venterà causa di sci·ssioni e rotture .

2 . . Credo che occorra ringraziare Dio per alcu­

ni s i l enzi della Seri ttura che sbagli eremmo ad

i n terpretare come proi b i z i oni . Ciò che non è ob­

b l i gatorio non è automaticamente proibi to e vice­

versa ciò che non è proibì to non può essere "ipso

facto" obbli gatori o . Dio c i c oncede un apprezzabi­

le margine di l i bertà e di conseguenza , di respon­

sa� i l i t à . Supponete per un i s tante che un ' ep i sto­

l a ci avesse presentato una specie di regolamento

ecclesiastico elaborato fin nei minimi de ttagl i :

l 1 l · � i i r

l "

J l l

73

noi c i troveremmo legati ad una struttura intocca­

b i l e , di origine divina che saremmo costretti ad

applicare ovunque nonostante i l .fatto che da ven­ti secol i la chiesa abb i a v i s suto e cont i nui a

v ivere in s i tuazioni es,;remamente diverse . E '

chiaro ad esempio che una comunità composta àa

venti membri non può funz i onare come una chiesa

che ne ha due cento . Nei due casi l ' eserc i z i o de l

ministeri o ha certamente l o stesso obiettivo , ma

non è pensabi l e che questo veng·a raggiunto nella

medesima maniera . Una chiesa vecchia di seco l i ha de l l e necessità

. ò i ordine diverso respetto ad una

chiesa i l cui membro p i ù anz i ano è convertito da

meno di dieci anni ( e 1 notiamolo qui , ques-co era

proprio il caso della gran parte delle comuni t�

alle quali sono indiri zzate le epistole ) . Una

chiesa occ i dentale del XX secolo non s i trova in s i tuaz i oni analoghe ad una chiesa che non p o s s i e­

de i l Nuovo Testamento nella sua l i ngua o ad una

che è vi s suta in epoca precedente Gutenberg. Una chiesa che vive in un contes�o di persecuzione s i organizza di vers amente rispetto ad un ' al tra che

può usu fruire di ogni libertà . Quale handycap se

tutte avessero dovuto funzi onare secondo uno stes­

so isp irato organigramma !

E poi , anche i fattori cul turali giocano i l lo­

ro ruoi o . Le varie società umane si reggono in mo­

do assai diverso l e Q�e da l l e altre. In un regime

monarchico o di ol igarch i a , i rapporti d ' autor i � à

e di di pendenza funzionano d i versmente d a u n regi­

me democratic o , feudale o tr ib ale . E questo s i ri­

flette più di quanto non s i vogl ia amme ttere nel

--------------------------------------------------------------------------�!11

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74

modo di go�ernare l a chi esa come ha ben dimostra­

to E . N ida . Ciò non vuol di re naturalmente , che

la chiesa debba seguire semplicemente e senza al­

cun problema i l mode llo de l l a società .

"Voi sapete che que l li che son reputati princi­

pi del le nazion i , le signoreggiano; e che i loro

grandi usano podestà sopra di esse . Irta non è così

tra voi ;. anzi chiunque vorrà essere grande fra

voi , sarà vostro servitore ; e chiunque fra voi

vorrà essere il primo , sarà servo di tutti" (Mc .

10, 42-44) . I dati bibl i c i non si possono dunque

trattare con indifferenza come pure non debbono

provocare un atteggi amento relativi sta le osserva­

zioni :fatte in precedenza . Noi abbiamo la respon­

sabilità di edificare una chiesa che rifletta i l

modello neo-testamentario , m a di questo mode l lo

abbi amo sol tanto la mentalità , l e linee direttri­

c i , piuttosto che una ricetta completa nei detta­

gli . Per buona parte dunque , ogni struttura rima­

ne umana , provvisoria , atta ad essere ri formata e

questo fornisce alla chi esa que l la capac ità di

adattamento all ' ambiente che caratterizza ogni or­

ganismo vivente .

Fatte queste debite precisazioni, ritorniamo

alla nostra prima domanda : "Il Nuovo Testamento

3 Customs and Cu ZtUI'es, tl e w Y o r k , H ar p e r & B r o -

t h e r s 1 9 5 4 ( t r . f r . C O t e - a u x - F e' e s , G H . ro u p e s l S -s i o n a i r e s 1 9 7 8 , p p . 1 5 6 - 1 5 9 ) .

..

, . .

75

fornisce la traccia di due diversi tipi di mini­

sterio preposti al governo della chiesa? Ministe­

ri che la maggior parte delle chiese provenienti

dalla Riforma identifica nei pastori da un lato e

negli anziani dall ' al tro? Per prima cosa un breve

elenco dei termini c i tati dal Nuovo Testamento .

Tra questi mi l irni�o a ci tarne tre dal s ignifi­

cato abbastanza ampio e dal l ' impi ego in determina­

ti contesti che non consente di precisarne megl io

i l senso . Tutti e tre comunque esprimono una

nozione di direzione ed attestano la presenza di

autorità umane nelle comunità cristiane fin dalle

origini . C i sono degli hégoumenoi ( lett. colo­

ro che conducono, governano) che identifi cano " i

conduttori , . i quali v i hanno annunziato l a · Parola

di Dio" ( Eb . 13 , 7 ) . I l termine è ripreso al v . 17 "essi vegliano per le anime vostre11 e al v . 24 . Il termine s i trova inoltre in Atti 1 5 , 22 per

identif'icare Giuda e S i la ( l a Riveduta traduce

"uomini autorevoli fra i :fratelli " ) . Ci sono poi

que l l i che hanno il dono o l ' incarico "di gover­

no" (Kuberneseis letteralmente indica • colui che

pi lota ' } . Questo termine si trova in I Corinzi

12 , 28 ed è posto cur i osamente in coda al la l ista

:fra que l l i che possiedono il dono di assistenza e

coloro che hanno quello di parlare in lingue . Ci

sono infine i Prois tamenoi , "coloro che dirigo­

no" , "coloro che sono alla testa di " , "coloro che

presi edono" . Questo termine appare nella l ista di

Romani 1 2 , ��. Si trova anche in I Tessalonicesi

5 , 12 dove Paolo chiede ai frate l l i di avere ri­

spetto per essi , e contraddistingue l ' attività

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degl i anziani secondo I Timoeteo 5 , 17 . Altri due

term i ni hanno un imp i ego p i ù frequente , un signi­

ficato p i ù preciso e una importanza tanto maggio­

re se si considera che sono stati conservati dalla chiesa nel corso dei secoli pur con un

cambiamento del significato .

Si tra.tta de l term i ne presbyteroi ( presbiteri ,

sac erdoti ) tradotto con " anzian i ' ' e del termine

épiscopoi ( ep iscop i , v-escovi l tradotto con "sorve­

gl i anti " . La quasi unan i m i tà dei pareri considera

i due termini equi valent i � "Anziani" è una parola

che affonda le sue rad i c i nel Giudaesimo . Compare

lungo tutto i l corso del l a storia d ' Israele e , al

tempo del Nuovo Testamento, sap p i amo che gli an­

z i ani ( da i 7 a i 9 ) erano alla guida de l l e sinago­

ghe in Palestina e nel la di aspora . "Episcopi" è

un termine preso a prestito dal greco pro!ano .

Gli episcopi avevano dei compi t i direttivi nella

vita civile greca : responsab i l i di lavori , membri

d e l l e amministrazioni comunal i , ecc . . . Così , in

relazione allo sfondo predominante che poteva es­

s ere o giudeo-cristiano oppure greco-cri stiano ,

una chiesa preferiva usare l ' uno o l ' a ltro dei

due termini . Questi ultimi li troviamo insieme

per designare le medesime persone in Atti cap . 20

( v . 17 Paolo incontra a M i leto gl i anziani di

Efeso e - v . 28 - l i chiama vescovi ) la stessa

cosa i n T i to l . 5 e 7 . Alcuni tra i p i ù antichi

manoscri tti mettono insieme i due termini in I

P i etro 5 . 2 dove Pietro dice agli anz iani ( v . l )

77

4 "Pascete il gregge di D io " , "sorvegliatelo'' .

L ' unico indizio che permetterebbe un ' eventuale di­

s tinz ione tra i due teroini si trova in I Timo�eo

3, 2 : secondo Paolo è necessario che i l vescovo

sia "capace d ' insegnare" e più avanti , parlando

degli anziani dice "soprattutto que l l i che fatica­

no nella predicaz ione e nel l ' insegnamento"

( 5 , 17 } . Si potrebbe quindi affermare che mentre i

vescovi dovevano necessari amente avere un ministe­

rio di predicazione , _gli anziani potevano averlo

solo in determinati cas i . Il pastore di Erma ( 2 °

sec . ) sembra confondere le due funzioni e l a

versione siriaca del Nuovo Testamento ( metà del

2° sec . ) li traduce con la stessa parola . Ignazio

d ' Antioch i a , morto martire nel 115 d . C . , l i di­

stingue invece nel l a sua lettera a,lla chiesa di

Magnesia : " I l vescovo occupa il posto di Dio , gli

anziani rappresentano il senato degli apostoli ed

i di aconi sono incaricati del servizio di Gesù

Cristo" . Si può · già scorgere qui , seppure in

stato ancora embrionale , la gerarch ia che si svi­

lupperà più tardi nel 3° e soprattutto nel 4° secolo : l ' episcopo ( vescovo ) di venterà il capo

della chiesa della c i ttà e sorvegl ierà i presbite­

ri ( preti ) che avranno invece la responsab i l ità

di condurre l e chiese della campagna circostante .

Ma non dilunghiaooci troppo sul periodo post-

4 C o s l l a R e v i s i o n e 1 9 8 2 d e l l a R i v e d u t a . l a

B i b b i a d i G e r u s a l e m m e . l a T i c l { � d l ) .

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aposto l i c o ; c ' è già materia sufficientemente com­pl essa negli scritti normativi ( gl i uni c i ! ) del

Nuovo Testamento . Se dunque si amme tte l ' equi va­

lenza vescovo-an z i ano , c ome collocare i l termine

poimen ( pastore ) ? Se s i considera l ' importanza da­

ta a que sto termine dopo la Riforma , ci s i sor­

prende di trovar lo nel Nuovo Testamento una sola

volta e per di p i ù al plurale , per designare un

pre c i so m i n isterio nel l a chiesa ( E f . 4 , 1 1 : " D i. o

ha dato gl i uni come aposto l i , gl i altri come

profe ti , gl i altri come evangelis ti , gl i altri

come pastori e dottori" ) . Forse que sta reticenza

nel l ' uso de l termine è dovuta al fatto che l ' Evan­

gelo ci presenta Gesù come i l "Poimen" per eccel­

lenza {Gv . 10; I Pt . 2 , 25 ) .

Al contrar i o del sostantivo , i l verbo poimaino

( pa scere ) compare in p i ù occa s i oni ed in parti­

colare in coll egamento con il ministerio degl i an­

z i ani-episcop.i . Nel testo g i à c itato di Atti 20,

Paolo dice agl i anziani di Efeso : "Lo Spirito San­

to vi ha cos t i tui t i vescovi per pascere la chiesa

d i D io " . Indirizzandosi agli anziani anche Pietro

nel la sua prima epi stol a , li esorta a "pascere i l

gregge " ( 5 , 2 ) i n un contesto dove lui stesso si

definisce • co-anz i ano ' ( sunpresbyt eros ) , lui a

cui il Signore risorto aveva detto molti anni pri­

ma : "pasci le mie pecore" ( G i ov . 21 , 1 5-17 dove

per due volte appare il termine "poimaino" ed una

i l termine ''bosko11 ) .

A questo punto s i è dunque tentati di conclude­

re che nel l ' uso neotestamentar i o , i termi n i anz i a-

. .

..

79

ni , episcopi e pastori siano equivalenti . E ' c i ò che pensa anche Calvino nel suo quarto l ibro

delle Istituz ioni deLla ReLigione Cristiana: "Ho

segu i to , nel l ' adoperare indi fferentemente i termi­

ni : vescov i , preti , pastori , mi nistr i , l ' uso del­

la Seri ttura che se ne serve per indicare la

stessa funz i one " . Tuttav i a , que l l i che Calvino

indi ca come preti , quindi "presbyteroi" non identi­

ficano gl i anziani de l l ' ecclesiologia c a lv i n i s ta

perché que s t i ultimi trovano la loro origine ,

secondo Calvino , n e i "pr>oistamenoi" c i tati pri­

ma. In loro egli vede piuttosto una spec i e di

"consiglio c i v i l e " con i l compito di gestire l e

questioni amministrative de l l a chiesa e controlla­

re le "pecore" del quartiere per spingerle verso

il gregge e permettere loro di ricevere ciò che i

s o l i "vescov i , preti , pastori e m i nistri" sono in

grado di d i spensare : l a Parola ed i sacramenti .

E ' evi dente che se c i s i l im i ta a travasare i l

contenuto di una parola in un ' a ltra s i sposta

semplicemente i l problema e si creano in aggiunta

nuovi malintes i . A mio modo di vedere non esiste

una base b i b l i ca che consenta di dare al compito

dei "proistQJ;ienoi" un contenuto diverso da quel­

lo attribuito agl i anziani . D ' altronde questo è

in perfetta sintonia con I Timoteo 5 , 17 dove i

due term ini sono riuniti insi eme .

Tuttav i a , al di là del problema di una termi no­

logia discutibi le , Calvino c i rende un buon servi­

zio quando · compie una distinz i one fra i compi ti

di gestione , di amministrazi one e que l l i più pro­

priamente pastoral i che cons i s tono nel nutrire i l

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80

gregge attraverso l a Parola ed i sacrament i . Atti

6 , 1-6 ci indica la strada . Si tratta de l l ' el ezio­

ne dei ''sette11 incaricati del serv i zio a l l e mense

affi nché gli apostol i potessero donarsi interamen­

te a l l a predicazione e a l l a preghiera . Tuttavia

lo stesso l ibro degli Atti non ci consente di

d i s tinguere troppo rigidamente i due tipi di mini­

sterio . I ''sette" infatti , oltre ad essere ripie­

ni di S p i rito Santo e di sagge z za , ci sono presen­

tati , almeno per que l l i che compaiono più avanti

nel libro degli Att i , come dei predicatori ( Stefa­

no e F i l ippo " l ' evange l ista , uno dei sette" ) . Si

deve perc i ò concludere che g l i apostoli non hanno

mai considerato la predi cazione come una loro

esc lus i va riserva di cac c i a .

P e r i l momento dunque limi tiamoci a questo:

nel Nuovo Testamento troviamo due gruppi distin­

ti . Uno , l.n Atti 6 senza un nome preci so ma

identificato p i ù tardi con i "diaconi" è incarica­

to di compi ti che, pur essendo sp i r i tua l i , sono

d i natura essenzialmente pratica e legata alla

gestione e al l ' ammi n i s trazione delle cose. L ' al­

tro invece è i ncaricato dl. radunare , proteggere ,

condurre e nutrire la chi e s a . Quest ' ultimo gruppo

è i dent i f i cato da un insieme di term ini p i ù o

meno equi va lenti : i dirigenti , i conduttori , gl i

anzian i , gli episcopi ed i pastori . A queste

funzioni sono strettamente connessi l ' i nsegnamen­

to e l ' esorta z i on e .

Questa conclusione tuttavia , potrebbe essere

rimessa nuovamente in discussione dal l ' esame di

81

ulteriori term ini che il Nuovo Testanento impi ega

per indicare coloro che esercì tano i l ministeri o

d e l l a P·arol: a . Li troviamo insieme , ad esem pi o , in

Efesi 4 , 11 ( già c i tato ) : " E ' lui che ha dato gl i

uni come apos to l i , g l i altri come profeti , gl i al­

tri come evangelisti , gli altri come pastori e

dottori . " Poi in I Corinzi 12 dove l ' apostolo

Paolo , dopo aver descritto l ' origine e lo svilup­

po dei doni e dei ministeri ne l l a chi esa , conti­

nua e l encando que lle funzioni che più gli sembra­

no consol i date : 11E Dio ha costituito nella chiesa

in primo luogo degli aposto l i , in secono l uogo

dei profeti , in terzo luogo dei dottori e poi . . . "

( v . 28) .

Da queste l i st e si possono accantonare i mini­

steri di apostolo e di evange lista la cui natura

è piuttosto i t inerante ed è rivalta all 1 esterno

per la predica z i one del la Buona Novella a 9uanti

ancora l ' ignorano . Restano da considerare i l mini­

sterio di profeta non agevo l e da dei'inire 1 anche

se occupa un posto importante ne l l a chiesa del

Nuovo Testamento 1 e il ministerio di pastore e

dottore ( secondo l a formul a z i one paolina sembra

trattarsi del l e due componenti di una stessa fun­

zione ) .

L ' attività dei profeti e dei dottori che edifi­

cano l a chiesa attraverso l ' esortazione e l ' inse­

gnamento , sarebbe dunque distinta da que l l a affi­

data ai conduttori , ai pastori del gregge? Que sta

pos s i b i l e d i s t i n z i one non sembra però in sintonia

c on la natura stessa della chiesa che è un corpo

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s p i rituale nutrito e diretto dal l a Parola di Dio . La predi ca z i one pubbl ica non è certamente l ' unico s trumento per formare la chiesa anche se ne rima­

ne il principale . Non tutt i coloro che dirigono sono necessariamente chiamati a predicare e colo­ro che eserci tano il ministerio della Parola non hanno obbligatoriamente una responsab i lità come conduttori L� una chiesa locale . Per esempio

l ' e serc i z i o del l a profez i a in I Corinzi i4 non sembra legato ad una responsabi l i tà di conduzio­

n e . Vi sono noi i casi dei predicatori i t ineran­t i : evange l isti , profeti o dottori conosciuti nel­la chiesa primi ti va o ancora dei dottori del l a c h i esa di tipo calv inista incaricati s i a dell ' i n­segnamento ai bambini che de l l a preparaz i one per

i pastori che frequentavano l ' Accadem i a . Tutt:a­

v i a , i l fatto che Pao lo leghi strettamente i due mini steri di dottori e pastori ( E f . 4 , 11 ) , c i fa r i c ordare che ne l l a comunità c r i stiana l ' i nsegna­mento non può essere staccato dalla v i ta ,. Infine , lo abbi amo g i à ricordat o , non dimentichiamo che Paolo chiede a Timoteo di affidare l ' i nsegnamento

e l ' esortaz ione agl i episcopi ed agli anziani ( I

Tim . 3 , 5 ; 5 , 17 ) .

Se que s ta ricerca può apparire fin qui troppo lunga e f i tta di nozioni , la ragione s1;a nel fatto che ci ac costiamo ai testi con una preoccu­paz i one che è loro estranea : que lla c i oè di

scoprire in essi un organi z za z i one più o meno

giuridica di minis teri con compiti chi aramente

defini t i . E ' piuttosto diffi c i le e r i schioso cer­care di codificare partendo da indi z i spars i ! Si

83

corre i l rischio di fermarsi sui termini e fos s i ­l i z zare ciò che invece e r a in dinamica gestazione durante la redazione dei testi .

Da questa serie di indi z ì , appare tutta v i a un

dato abbastanza chiaro : la chiesa locale era di­retta da uomini a cui Dio aveva affidato que sto

servizio ; tale conduzi one era collegi ale , essa c omportava compi t i e doni di vers i , includeva il

ministerio del la Parola nei suoi vari aspetti

anche se esortazione , profe z i a , parola di saggez­

za e di conoscenza non erano appannaggio esclusi­

vo di questo gruppo di conduttori . Partendo da queste basi si i mpongono alcune considerazi oni :

Collegi a l i tà

La funzione pastorale va esercitata col legial­mente : a questo fatto occorre dare la massima im­portanza . Tutti i termini incontrati fin qui sono al plural e . E l e eccezioni non possono rime ttere

in questione questo dato . Quando infatti Paolo ri­

corda nelle epistole pastora l i "occorre che i L

vescovo . . . " egl i intende i l lustrare l e qua l i tà morali e sp iritual i che ogni vescovo del gruppo

deve possedere personalmente . Quanto poi a Giovan­

ni che s i definisce " l ' anziano" , s i deve r i ferire ad un titolo onorfico dovuto alla sua età piutto­

sto che ad uno statuto preciso in una comunità

loca l e .

Questo aspetto coll egiale non ci dovrebbe stu­pire . La chi esa de l Nuovo Testamento ci è presen-

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tata come

prodigioso

atti v i tà e

un corpo . I Corinzi c i mostra questo

svi luppo del l a vita attraverso doni ,

compi t i assai divers i . Tutta la chiesa

è una realtà corpora ti va . Ogni membro apporta c i ò

c h e egl i h a ricevuto da D i o e riceve c i ò che D i o

g l i dona attraverso gl i altr i . La v i ta di un

corp o , per quanto sempl i c e possa essere , necessi­

ta di parecch i e funzion i . Ci ascuno è incompleto

ed ha bi sogno dei suoi frate l l i e de l l e sue

sorel le . Di volta in volta ognuno è strumento e

benefi ciario . E questo può avvenire unicamente

n e l l a reciproca sottomi ssione .

Tra l e diverse funzioni del corpo , i l s i s tema

nervoso ha i l compito di i nterpretare le percezio­

ni , control lare , dirigere e decidere. Anche nella

chiesa , tra i vari doni destinati all ' ut i l e comu­

ne alcuni sono concernenti l ' eserc i z i o de l l ' auto­

r i tà . Noi sappiamo bene che dopo la caduta , quan­

do l ' uomo ha voluto impadronirsi del potere di

Dio , ogni relaz ione umana è stata deformata . E ad

essere maggi ormente m i nacc iate da questa deforma­

zione sono le relazioni che concernono l ' eserci­

z i o del l ' autorità per i l .fascino esercì tato dal

potere sul ! ' al tra . Per questo motivo un pastore

non dovrebbe l i m i tarsi ad avere dei discepol i , ma

anche uomini al suo l ivello . Non deve ·avere sol­

tanto .figl i sp i r i tua l i , ma anche dei frate l l i

investi t i del l a sua stessa autorità che possano

sorvegl i arlo ( " . . . episcoparlo" vegl i are cioè so­pra di lui ) . Ne l l ' e s ercizio del l ' autori tà la soli­

tudine è pericolosa e per di più contraria alla

s tessa natura del corpo .

85

Nella chiesa , questo corpo completo e comples­

so , il compito di conduzione assume forme di v er­

s e . Perché di versi tà e complementarietà sono en­

trambe necessari e al suo governo . E nessun uomo ,

per quanto beneficiario di numerosi doni , è così

completo da poter .fare a meno dei fratell i : a

maggior ragione se è responsab i l e della guida di

tutto un gregge . Insegnare , esortare , correggere ,

permettere alla pace e all ' ordine di regnare ,

animare , stimolare , organ izzare , ri conc i l i are , di­

scipl inare , avere un contatto individuale con gio­

vani ed anziani , occuparsi dei nuovi convertiti . .

e dei vecchi converti ti , curare le ferì te della

v i t a , consolare, formare i successori , rappresen­

tare la chiesa davanti alle autorità , mantenere

un legame con le altre chiese , ecc . . . Un sempl ice

elenco solo per dimostrare che non è solamente un

problema di tempo ad impedire ad un solo uomo di

occuparsi rli �tto . Si tratta piuttosto di attitu­

dini o meglio di doni spìritiual i . Ed alcuni di

questi sembrano talvolta inconc i l iab i l i in una

stessa persona . Ogni indiv iduo ha i suoi punti

forti a cui corri spondono inev i tabi lmente dei pun­

ti deboli . Occorre evi tare che questi ultimi di­

ventino anche i punti deboli in tutta una comuni­

tà.

Accentuazione del mini sterio de l l a parola

Nella complementarietà che caratterizza il col­

legio degli anziarii , è normale che alcuni compiti

siano di fferenzi ati . "Sono tutti dottor i " ? ( I Cor . 12 , 29·) . E poiché nella direzione di un greg-

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ge l a conduzione verso verdi pascol i diventa prio­r i tar i a , ecco che i mini steri del l a Parola gioca­no un ruolo strategico nel nutrimento del gregge mediante il pane rappresentato dal l a Parola d i

Dio . In que s t o campo qualsi a s i mancanza o squi l i ­br i o di alimentazi one provoca debolezza e malat­

tia in tutto il corpo . D i venta dunque di capitale importanza , di scernere i doni di insegnamento e di esortazione ed offr ir e a quanti l i hanno rice­

vuti , i mez z i per eserc-ì tarli e sv i luppar li nel

riconoscimento del l ' autorità che da tali ministe­ri deri va .

In fine , que sto m i ni s ter i o d ' i nsegnamento ( af­fidato a coloro · che la S e r i ttura chi ama dottori e

pa s tor i )' r i chiede tempo . Galati 6 , 6 dice : "Chi

viene istruito nel l a Parola fac c i a parte di tutti

i suoi beni a chi lo istru i sce11 • Paolo dunque ri tiene che i l m i n i s terio d ' insegnamento implichi una mancanza di guadagno e necess i t i p e rc i ò di un sos tegno finanz iario da parte del l a chi esa . E non

sembra trattars i di un fatto marginale p i ù o meno facoltativo perché anche I Timoteo 5 , 17 conferma

que sto dato . Si parla qui di anziani che possiedo­no una particolare competenza nella conduzione e soprattutto , dice Pao l o , n e l l a fatica della predi­c a z i one e del l P insegnamento : 1 1 S i ano reputati de­

gni di doppio onore" . Secondo i l contesto ( v . 18) è chiaro che questo doppio onore è , in concreto , un doppio salari o . Anche perché i l termine "ono­re" può ben essere tradotto con ' 'onorar i o " .

87

Uomini "a parte " ?

S e dunque la predi c a z i one richiede i l p i ù pos­s i b i l e una dedizione a p i eno tempo , gl i anziani

che l ' esercitano non debbono godere di un parti co­l ar e statuto? Questo rn i n i s terio non ne fa èe i servitori d i Dio l a cui collocazione è diversa da altri anz i ani spesso impegnati in una att i v i tà

lavorativa profana?

La Facoltà di Teologia di Montpellier ha dedi­

cato a qusto sogge tto un fasc icolo del l a sua

r i v i sta dal t i tolo "Pastori e d Anzi ani" . Si è trattat o , in pratica p del l a r i sposta ad uno stu-

5 dio del prof. D ' Espine . I l prof. D ' Espine d ifen-

de la causa del l� direzione collegiale che abbia­

mo appena esposto .

5 Les anciens conducteurs de L 'Eglise, N e u c h a -

t e l - P a r i s , D e l a c h a u x , e t N i e s t lé 1 9 4 4 . 6

" N o n a b b i a 111 o a l c u n a e s i t a z i o n e n e l l 1 a f f e r11 a r e

c h e u n a r e s t a u r a z i o n e d e l p a s t o r a t o c o l l e t t i v o ,

e s e r c i t a t o d a u n v e r o c o l l e g i o d i a n z i a n i , è t r a

l e p r i m e c o n d i z i o n i p � r u n r i n n o v a � e n t o s p i r i t u a ­

l e d e l l e n o s t r e c h i e s e " ( p . 5 ) " E ' a u g u r a b i l e c h e

a r r i v i i l t e a p o i n c u i l e c h i e s e r i f o r m a t e p o s s a ­n o r i c o n o s c e r e e d a n n u n c i a r e c � e i p a s t o r i s o n o

a n z i a n i e c h e g l i a n z i a n i r i c o p r o n o o g n i i n c a r i c o p a s t o r a l e " (p . 5 4 ) " I f e d e l i d o v r a n n o r i c o n s i d e r a ­

r e o g n i a n z i a n o c o o e l o r o p a s t o r e e r i c o n o s c e r g l i

l a m e d e s i 11 a a u t o r i t à " ( p . 5 6 ) .

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Sul l ' argomento i l prof . Cadier ri sponde catego­ricamente: "Non si può affermare che gli anziani sono pastori e che i pastori sono anzian i " { pag . 332 ) . Ed ecco come sp i ega ques ta affermazione:

' ' L • Apostolo , e con lui tutti gli altri uomini i sp i rati ( profeti , evange l i sti , pastori e dotto­r i } , considera i l suo ministerio come un dono proveniente dall ' a lto, una vocazione da l l ' alto.

Egl i è costretto dall o Spirito ( . . . ) . L ' anziano, pure lui ch i amato sorvegliante (episaopos) fa in­vece dipendere i l suo mini sterio da lla comuni tà , perché egl i rappresenta la comunità , l a v i ta del­lo Spiri to che è nel l a comunità . E ' anziano non per carisma , ma per carica . Egli desidera essere anziano" (p . 331 ) . E più avanti " C i sono nel Nuovo estamento uomini che sono 11messi a parte" per il particolare compito di annunciare la Paro­la di D i o , degli uomini che Dio chiama a consa­crarsi completamente al ministerio della Parola di Dio? Certamente s ì , Pao lo e Barnaba ( . . . ) , gl i apostoli ed i profeti , gl i evange listi , i pastori e i dottori ( . . . ) . Sono questi i ministri della Nuova Al leanz a , i ministri del l o Spirito . Attra­verso una spe cie di successione apostolica del tutto spiri tuale i pastori sono gli eredi degli apostol i . Per la loro particolare vocazione essi costitui scono lo strumento mediante il quale D i o indirizza continuamente agli uomini i l messaggio di riconciliaz i one e la testimonianza del S i gnore r isorto . Sono convinto che occorre mantenere i l carattere specifico di questa vocazione . Attraver­so la Sua Parola annunciata dai pastori , Dio verifica continuamente la chiesa , la conduce e la

89

giudica . Il pastore non si trova nella chiesa , ma di fronte all a chiesa e combatte contro di lei le

lotte di Dio. Il pastore l ' esorta , le fornisce l ' insegnamento , la co�duce ma dal di fuori , dalla parte di Dio . Spesso si sente solo ma si tratta del la conseguenza della sua vocazione ( II "noi 11

ed il "voi " delle epistole ai Corinzi ) . Gli anzia­n i , invece , sono i rappresentanti della chiesa e , controllando i l minist�rio del pastore , vegl i ano affinché . nessuna deviazione umana possa introdur­visi . Sono due elementi diversi e complementari della vita della chiesa" ( p . 334 ) .

Mi sono permesso queste lunghe citazioni pro­prio perché vanno in un senso radicalmente oppo­sto a quello che ho proposto . Impossibile infatti non tener conto di queste argomentazioni che c i interrogano per l a loro serietà . Dobbiamo prende­re atto della realtà di certe vocaz-ioni ricono­scendo una particolare autori tà ad alcuni servi to­ri di Dio la cui missione è in benedizione al popolo di Dio . Non sf può tuttavia , accettare in

· alcun modo questa argomentazione sul piano bibli­co. In particolare si esagera a torto , sul la nozione di "messi a parte" di alcun i . S e voglia­mo , tutto il popolo di Dio è costituito di sacer­doti in c iascuno dei suoi membri . Ogni credente , come tempio dello Spirito Santo è consacrato ed appartiene a Lui . Perciò tutti i credenti sono dei santi , dei "messi a parte" e ciascuno è chiamato ad of.frire i l proprio corpo in sacrifi­c io vivente , santo , accettevole a Dio . Temo che si giunga troppo presto a suggerire due categorie

--------------------------"------------------------�·

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di cristiani , riprendendo forse inconsciamente,

la nozione di uomini consacrati a :favore di al­tri , al loro pos to .. Inoltre , di fronte al ' noi ' e

al ' voi ' , di fronte al ruolo incontestab i l e degli

apostoli nei confronti del l a chiesa primi tiva , oc­

correrebbe dimostrare che qt,.�esto ruolo sia

trasmissibile e che sia ricoperto dal pastore nel

senso attuale del term ine . Ciò che veramente sta

di fronte alla chiesa è la norma del la Scrittura ,

gli scritti rivestiti dell ' autorità aposto l i ca .

Secondo Atti 20 , 28 invece , coloro che devono pa­

scere la chi esa sono stati stab i liti dallo Spiri­

to Santo "nel" gregge e non "sul " gregge ( in

greco ''en11) .

Vi è certamente una ' 1doppia investi tura1' , una dal l ' alto e l ' altra dal basso , una vocazi one divi­

na comunicata in un modo o in un altro dallo

Spirito Santo ed una chi amata umana da parte dell a comuni 1;à che ha saputo discernere il dono

in alcuni dei suoi membri . Viceversa , non credo

çhe questa " doppia investi tura,. concerna uomini ' ' differenti . I l testo del pro� . Cadier , pur nella

sua chiarezza :fin troppo sempl i cista , non sembra

poter rappresentare i l modo di definire i di versi

mini steri del la chiesa del Nuovo Testamento .

Occorre tuttavi a , prendere in consi derazione la sua preoccupazione dettata dalla volontà di mantenere vivo nell a chiesa un ministerio della Parola riconosciuto ed esercì tato con esigenza e serietà . E sottoscrivere , senza al c una ri serva ' l ' invito che conclude lo studio del decano Jean

Cadier: "Combattiamo la tendenza la clericalismo

e al formalismo che minacciano in continuazione i l ministerio pas torale ; aumentiamo pure l e re­

sponsabilità dei consiglieri presbi terali ( = an­

ziani ) ma . per favore , non sopprimi amo i l ministe­

rio della Parola di Dio" p . 334 ) . Ma questa non

era certamente l ' i n tenzione del prof . D ' Espi ne e

neppure la nostra . Questa è piuttosto una sfida

da raccogl iere ; che il ministerio della Parola

conservi interamente il suo posto e la sua serie­

tà perché portato avanti da uomini " i ns i eme" e

non da un soli sta ; da fratelli con di fferenti

sensibi l i tà ma capaci di apportare alla comunità

contributi differenti . Non è positivo lasci are al

solo "speciali sta" l ' abi litazione alla predicazio­

ne , tanto più che dopo diversi anni non avrà più

la possibi lità di un confronto ( ammesso che l ' ab­

bia avuto nel passato) con la realtà del mondo

del lavoro, le sue costrizioni , i suo.-i confl itti

e i suoi dilemmi . La chi e sa ha certo bisogno di

"tecnici" che conoscano le lingue b i b l i che e s i a­

no equipaggiati per compiere l ' esegesi di un te­

s to . Ma non è sufficiente lasciare ad un solo

t ipo d ' uomo , magari di formazione intellettuale e

letteraria , i l nutrimento del gregge . Perché quel­

la predicazione toccherà un solo tipo di creden­

t i ; coloro che hanno un bagaglio cul turale ed

intellettuale allo stesso l ivello di quello del

pastore .

E ' tempd di concludere . Il nostro discorso

avrà già preparato il lettore ad attenders i una

r i sposta evasiva alla domanda iniziale : "Pastori

________ _. ............................................. .

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ed anz iani , stesso m i ni sterio"? Ed in:fatti sono costret l;o a rispondere : "stesso ministeri o . . . sì e no" . O , megl i o ancora , "sì ma • • • " . Dal punto di vista biblico è lo stes so m inisterio ma eserci ta­to col l egialmente nella d i versità e nel l a comple­mentari età . Non tutti sono dottor i , ma che i dottori non siano gl i unici a governare la chie­s a . Non tutti sono capaci di' organizzare , ma coloro che possiedono questa capac i tà l ' eserciti­no i

,n �tretta relazione a coloro che insegnano .

No� e g1usto che i l "credente medio" delle nostre ch1 ese consideri la visita di un anziano di minor valore di que l la de l pastore quando non sempre c olui o co1.oro che hanno un dono di predicazione e

_ di insegnamento sono anche sp iri tualmente dota­

tl per eserci tare la cura d ' anime !

Dobbiamo rispettare la specificità caratteri-stica dì · c1asc un membro del gruppo di anziani senz� tuttavia cadere nell a specializzazione trop­P� s�stematica . Che la comunità riconosca e valo­�.lZZl ogni dono e sia in grado di conferire una l.mportanza del . tutto particolare a quello del l� Parola perché l à è l a sorgente da cui proviene tutto i l resto . uLa fede viene dal l l udire e l ' udi­re s i ha per me z zo de l l a Parola di Dio" (Rom 1 0 , 17 ) .

. •

� ' . certamente di ffi cile far coesistere in modo eqm l 1 brato un mi nist · . erlo a tempo pieno con mini-sterl svolti insi eme ad attl. vl· ta' professionali spesso impegnative , t à . la f"onnazione '

ed evitare che la disponibili­la competenza (ce l o auguria-

mo) , stimoli i l tutte. l e attività za . La coscienza

primo ad d'i piccola

di chi

9 3

accentrare su d i sé o di grande importan­

s i sente ''pagato per

compiere i l lavoro" , il sovraccarico profe ssiona­

l e o - ! • inerzia degli altri uniti all ' immagine

religiosa tradizionale de l l ' eccles.i:astico , provo­

ca i l formarsi di una barriera fra iL_ pastore e

gli anziani . Una ragio:1e in più per combattere

contro quel la che ·possiamo .definire una deforma­

zione nei confronti del modello collegiale neo-te­

stamentario . Poiché l a tendenza naturale va nella

direzione del clerica lismo , occorre raddoppiare

la vigi l?nza .

Nessuna forma di governo della chiesa è così equi l ibrata e biblicamente esente da riproveri da pretendere di resistere una volta per sempre alle deformazioni dell ''usura e del tempo . Bi sogna esse­re coscienti dei pericoli ed occorre la volontà di evi tar l i . E 1 dunque necessaria la v i s i one , la volontà, la capacità d i continuare a ri formarsi ,

l ' umiltà di rimettersi continuamente in causa . Il tutto in una prospetti va di preghiera affinché lo Spirito Santo agisca nella chiesa . Perché susciti dei doni , perché questi doni si ano ri conosci ut i . Perché coloro che l i hanno ricevuti si-ano così obbedienti da rnetterl i al servizio degli altri i n una reciproca sottomissione . Perché i l Signore Gesù sia riconosciuto come i l solo Pastore del l a

chiesa, Pastore dei pastori umani e Pastore anche delle pecore del gregge .

( Trad . G . Corradin i )

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Come consigliare i giovani per ì l servizio cristiano ?

Armand Helnigero

La mi a riflessione e le mie osservazioni si ba­sano prima di tutto sul la mia esperienza persona­le di preparaz i one al servi z io cristiano che è durata circa cinque anni , in secondo luogo sui diciassette anni di servizio che ho avuto i l pri vi legio di svolgere, con d i versi compi ti in Indocina e, infine , sul mi o attuale incarico di consigliere di nuovi m i s sionari .

0L 1A. ha avuto una formazione agrico la ( quat­tro anni } J bibUaa (tre anni) .J teoLogica , psicolo­gica e pedagogica (due anni); è stato in Laos (1 9 56-1 970) per un · ministero di fo:t'171azione. Da

a l lora è seqTetar>io di missione (SMEJ deUe Assem­bLee dei frat e H i deHa Svizzera Romanda. e serve � metà tempo come pastore de l la chiesa di Meyrin. 1-Z presente articolo è i l testo di una relazione

fatta ai pastori e responsab iLi durante il Con­rrresso "Mission 83" a Losanna e quindi pubbl.ia t

7 7 R . . a a su" c-a t.v-z.sta P e r e r s p e e t i v e s � i s s i o o a i r e s che si r ingrazia per il permesso di traduz ione.

9 5

Que l l o che dirò non è assolutamente normativa e continuo perc i ò a rimanere aperto a qualsiasi contributo r e l a1;i vo all a formazione e al l • adde­stramento de i gi ovani . Nel corso degl i ul timi

trent ' anni la situazi one si è radi ca lme nte trasformata sia in Asia che in Africa ed anche l a nostra società E'luropea s i è talmente evoluta che appare impossi b i l e oggi dare gli s1:essi consigl i che si davano in passato . Tuttav ia desidero , al­l ' inizio di questa relazione , ricordare due real­tà che rimangono permanenti , in qualunque epoca e in qualunque luogo _

Una vita cristiana autenti ca

La prima di queste realtà è la necessità d i constatare l ' esi stenza di una vita d i autent i c a relazione con Di o . Quando si è sol lecitati o

chiamati a dare dei consigli ai giovani in vista

di un loro eventuale servizio cristiano , prima d i tutto occorre avere l a conferma che questi giova­ni vivano una vi ta di comunione con Dio provocata dal l ' incontro con Gesù Cristo . Sono convinto che senza questa conferma , sarà inut i l e cons igl iare qua lc uno in vista de l servi z i o cris tiano . Senza que sta realtà non si può costruire nul l a di se­rio . Forse occorrerà del tempo per avere questa conferma , ma evi ti amo qualsiasi approssimazione , concludendo- che i l tale gi ovane è a posto nella sua relazi o�e con D i o , semplicemente perché è

simpatico, devoto , ben disposto a servire .

Nessun atteggiamento può sostituire que l l a

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realtà che Gesù Cristo descrive come la nuova nascita provocata dal l o Spirito Santo ( Gv . 3 ) . Le disposi zioni e le attitudini p i ù lodevoli non po�ranno mai sos titui re i l ravvedimento e la nuo-va nascita . Gesù Cri sto : pella di Dio

Vivere realmente in relazione co� ques ta è l a condizione perché l ' ap­possa essere veramente ascoltato e perché non ne esca fuori uno pse.udo-apello . A noi che consigl iamo spetta il compito d i discernere , meglio che pos siamo , questa prima real tà , senza la quale è prematuro parlare del l a seconda .

La chi amata

Nel corso di tutta la storia · Dio ha chiamato degli uomini , attraverso il mistero della .fede , ad un servizio per lui , che consiste inna�zitutto nel cul to , nel la lode, nella preghiera , nel­l ' ascolto della parola . Li ha anche chiamati ad un servizio per i l prossimo . L ' evangelista Matteo riassume così questa dup l ice chiamata: 11Ama il Signore . Dio tuò con tutto i l . tuo cuore , con tutta l a tua anima e con tutta l a tua mente . Ques to è i l grande e i l primo comandamento . Il secondo, si mi 1 e a questo , è: Ama i l tuo prossimo come te stesso . Da questi due comandamenti dipendono tut­ta la legge e i profeti 11 ( Mt . 22, 37-40) . Ogni cristiano è chiamato a vivere quest ' amore , concre­tamente, durante la sua vita .

Nel corso di tutta l a storia Dio ha anche chia­mato · degli uomini a svolgere dei servizi partico­l ari , appartandoli in vista di un preciso ministe-

97

renderli tuttav i a membri di una cl asse rio , senza Anzi molto spesso colo:-c che sono pri vi l egiata .

. . da parte" hanno conosciuto l a prova s"tat� umessl.

d 1 1 natura stessa de l e la solitudine provocata a a loro ministeri o .

rl.. ferire quando s i parla d i A cosa c i s i vuol . . ? d; appello di Dio per i l suo servl.Zl.O . chiamata , .....

La chiamata di Dio resterà sempre � m:stero � . alcun' ricevono la chiamata l.n vJ.sta dl. Come ma1 _.

. . . . n un paese lontano mentre al trl. sono un servl.Zl.O l

. . convinti che i l loro posto è que ll� �l. �l�ane�� nel proprio paese d , origine impegnatl l.n � attl •

, "1 rr? Il fatto e che , vità professlonale seco vare . . nto l a sua opera nel mondo , per portare a complme . . . .

Dio ha bi�ogno di tutti que sti due tlpl. di testl.-moni .

Può confidare la sua chiamata? Un giovane a chi _

Un gi ovane cristiano deve poter co�divide�e l a sua chi amata nella sua chiesa ed e propr l o a

· t che s ' impone una domanda . Il questo propos1 o . giovane deve poter trovare una persona o , megl:!.o

· t ad ascoltar l o e a ancora, più persone dl.spos e

. dargli de lle risposte . La chiesa nell_a . qual� nol . · mpegnati ed attivi accetta un Sl.mlle dJ.alo-sl.amo 1

. go? Siamo preparati o siamo pronti a prepararcl. per un simile d ialogo?

Questo significa concretamente che gl i anziani 0 i responsab i l i della chiesa devono e�sere

.p:epa­

rati a rispondere in modo positivo a1 pr1m1 ap-

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procci , forse ancora tim i di , d i un giovane o ,

talvolta , d i un meno giovan e . Sarebbe bene che l a

questione , dopo essere stata inizialmente confi da­

ta ad un responsab i l e di maggior fiducia , fosse

poi esaminata da l collegio degl i anz i ani . Quando

a dare i cons igl i è un solo anzi ano , si corre

sempre il rischio di dare a questa chi amata una

valutaz i one parzi ale . Anche perché que s t t anzi ano

è talv olta o troppo lontano o troppo v i c ino a l l a

persona interessata . Il parere d i fratelli e d i

sorelle competenti consente d i maturare un discer­

nimento p i ù obbiettivo . Itfentre un fratel l o anzia­

no potrà .forse valutare meglio l ' attitudine inte­

riore e le motivazioni profonde che l ' hanno deter­

minata , altri potranno dare con p iù fac i l i tà una valutazione riguardan te , ad esempio , i l l avoro

professi onale . Sugge r i s c o anche che , durante que­

s ti primi approcc i appena ricordati , venga dedica­

to a questo gi ovane de l tempo per preg:re ins i eme .

In segui to tutti gl i anziani del l a chiesa faranno

bene a prosegui re questa comuni one nel l a pregh i e­

r a . Tutti voi conosc ete l t es�erienza dei responsa­

b i l i del la chi esa di Antiochia quando si trovaro­

no davanti alla chiamata di Paolo e di Barnaba

( A t . 1 3 , 2- 4 ) . Lo Spirito Santo potè ''parlare"

attraverso la preghiera e il digiuno J

Come valutare l a chiamata

Certamente non esis te in merito una formula o un criterio definito e , d e l resto , ogni persona ha un suo proprio carattere da tenere in conside­razione . Tuttav i a mi p e rmetto d t i ndicare alcuni

9 9

punti d i riferimento per questa valutazione :

Una chiamata che cost a . Mi pare che la chiama­

ta di Dio debba "costare" ! Sarei molto prudente

davanti a gi ov�ni che lascias sero con troppa .fac i­

l i tà i loro studi e le loro attività profes9iona­

l i , dicendo che lo fanno per prepararsi perché

Dio li ha chi!'lmati t In o l tre oggi anche i giovani

cristiani sono espo_sti a l l a tentazione di v i aggia­

re , di conos�ere n�ovi paesi ( di quella moda che

gli inglesi chiamano " trip" ) , in un modo molto

simile a que llo che s ' i ncontra in una certa parte

della gioventù contemporanea . Questa gioventù sof­

fre p�ofondam�nte g l i schemi di vita de l i a nostra

società: tecnologica il cui unico princ ipio è i l

prof i tto, e reagi sce ri fiutandola .

non vogliono più questo tipo di

ritirano in un mondo tutto loro ,

Molti giovani

società e si

con tutti g l i

eccessi e i problem i che p i ù o meno conosc iamo .

Un ' eccellente formaz i one profe ssionale . Mi p i�­

cerebbe vedere , come candidato potenz i al e , un gi �­

vane o una giovane che abb i a ben portato avanti

l a sua formazione professionale qualunque essa

s i a ; attraverso gli studi o l ' apprendistato di un

mesti ere . In o l tre che l a sua partenza eventuale

dal l ' uffi c i o , dalla fabbrica o dal la scuola sia

rimpianta dai compagni d i lavoro o di studi o . Ancora oggi e s i s tono persone che sanno ri conosce­

r e l e qua l i tà professiona l i e morali dei loro collaboratori !

Un impegno serio ne l l a propria chi esa . Mi p i a-

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1 00

cerebbe anche vedere una certa relazione fra la chiamata e il serv i z i o già svolto nella propria chiesa o altrove per il Signore . Una chiamata mi

sembra essere spesso i l risul tato di un serio impegno preliminare nel serv i z i o di Dio . Un servi­

zio compiuto permette inoltre di riconoscere i

carismi già esistenti e que l l i potenzial i . Questo

riconoscimento ci perme tterà sia d t incoraggi are

una chiamata per i l servizio a pieno tempo , sia

di rimetterla in discussione e di cercare con

l ' i nteressato un ' altra via per i l servizio .

Nel caso di un giovane che confidasse di aver

ricevuto la chiamata da Dio e che non avesse

ancora avuto occasione di offrire prove di un

impegno reale nel servizio e nella testimonianza ,

suggerirei di trovargli innanzitutto del l e possi­b i l i tà di servizio nella chiesa. Le occasioni di

servi zio in una comunità locale non mancano mai=

attività fra i bambini , fra i giovani , evangeliz­

zazione ecc . . . Tuttav ia bi s�gnerà essere molto prudenti in modo che la persona interessata non

subi sca le nostre indicazioni come una specie di contratto : "Se tu lavorerai bene , allora s i potrà

discutere del l a tua chiamata" . Occorrerà piutto­

sto insistere sul .fatto che senza un servizio

preliminare è impossi b i l e pronunci arsi su una

chiamata .

I l coraggio di dire n o ! Sarà anche necessario avere i l coraggio di dire no , quando gl i elemen­ti di cui abbiamo appena parlato non si manifesta­no o si mani fes tano appena . Vi sono troppi giova-

101

n i missionari "turisti 11 che hanno molte semplice­mente trasferito nel luogo di missione i problemi che non erano riusciti a risolvere nel loro paese

di origine . E t sempre molto di f.fi c ile dire no a qualcuno che mostra una certa disponibi l ità. Ma

la buona volontà non basta ! E ' assolutamente ne­

cessario riconoscere i l fondamento che farà dì

una persona un servi tore serio e completo . E '

meglio rischiare di dire un no di troppo che un si di troppo . Se c i siamo ingannati dicendo no, credo che la misericordia di Dio farà in modo che , al momento opportuno , il mio no s i a trasfor­

mato in si dal Signore .

Del resto i l no non dovrebbe L�ai essere senza

un segui to . Bisognerà ricercare con cura se esi­stono altre possibilità di servizio praticabi l i e più affini alle attitudini dell ' interessato . Si

ha a volte l a tendenza a sopravvalu�are il servi­

zio a pieno tempo rispetto ad un impegno nell ' ope­

ra di Dio svolto parallelamente ad un ' atti v i tà professionale . 11\a cosa potrebbero fare le chi ese

senza le persone impegnate professionalmente che danno a volte i l meglio di loro stesse per l ' ope­

ra di Dio?

Delle decisioni prese collegialmente . Conc}u-.. .

dendo questo capitolo , conviene insistere ancora

sul la necessì tà che ogni chiamata sia valutata

col l egialmente dag l i anziani della chiesa . Questa collegialità suppone che sia messo a parte un tempo per la preghiera ed anche per i l digiuno . Ri cardiamoci del modo in cui gli anziani del l a

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chiesa di Antiochia· hanno riconosciuto la vocazio­

ne missionaria di Paolo e di Barnaba . Certe condi­

zioni devono essere real i z zate in modo che l o

Spiri to Santo poss a dare la sua approvazione per

me z zo de i frate l l i e de l l e sore l l e riuniti insie­me . Nel l e nostre chiese purtroppo vi sono p i ù

spe sso chiacchiere che momenti dedicati al l ' ascol­

to e alla preghiera. Forse è questa una de l l e

ragioni che c ' impedisce di essere all ' altezza del­

la nostr� responsab i l i tà nel valutare l ' autentici­

tà d i una chiamata . Troppo spesso i giovani sono

l asci ati soli con i loro problemi e , per forza di

c ose , prendono de lle deci sioni individualmente

senza alcun legame con i l corpo che è l a ch iesa .

E • indispensab i le creare un c l ima di confidenza ,

che permetta un dialogo fruttuoso in cui alcune

verità possano essere dette con chiarezza e con

franchez za .

La preparazione - Cosa b i sogna consigl i are?

I l momento de l l a preparaz i one mi pare oggi

particolarmente importan te e ciò è vero s ia per

un serv i z i o nel proprio paese che, soprattutto ,

per un serv i z i o nei paesi d ' ol tremare dove esisto­

no po�he possibi l i tà di sussid i . Certamente un

candidato al serv i z i o. non di venterà un uomo di

Dio grazie ad un diploma o a un buon numero di

certificati di studio . Ma è indi spensab i le che

c i ascuno segua una formazione approfondi ta fin

dove l e sue attitudini gl ie lo consentono . Non

dobbiamo mai dimenticare che nel quadro del le chiese del Terzo mondo i l missionario è chiamato

103

a svolgere un compito che i responsab i l i indi gen i non possono ancora affrontare . Egl i non dev e , aè

e semp i o , prendere i l posto di un anziano in dige­

no . Anzi l a sua formazione dovrebbe perme ttergl i

di essere prima di tut�o un formatore .

Questo principio dev ' essere applicato a tutti

i diversi t i p i di incarichi che possono essere

assol ti nel campo m i s s i onari o . I l eaders africani

c i ricordano costantemente= "Mantatec i i migl i o­

r i ! " Cioè: mandateci persone che abbiano le capa­

c i tà necessari e per fa� c i progr edire . Paolo aveva

çurato la formazione di Timoteo e lo esortò i n

modo pressante a trasmettere i suoi ins�gnamenti

ad uomini fede l i , che a loro v�l ta l i avrebbero

insegna�i ad una nuova generazi one . Infatti in 2 Timoteo 2 , 2 s i parla di quattro generaz i on i , ognu­

na delle quali sarebbe stata chiamata a trasme tte­re alla generazione successiva gl i insegnamenti

r icevut i . Nel campo missionario si è spesso d imen­

t icato auest ' obb i e�tivo a lungo termine , l i m i tan­

dosi a �ivere l e necessità de l tempo pre sente . E

cos a accade allora quando un mi ssionar i o , per una

rag i one o per una altra , d�ve tornare a casa?

ne

co

I di ver s i l i velli di formazione

Personalmente consigl i erei una buona f'ormazio­

professionale cornpleta�a ed eserci tata nel l ' ar­

di un buon numero di ann i . Dopo questa forma-zione di base estremamente utile , sia sul piano

materiale che su que llo del l ' esperienza umana ,

proporrei di frequentare per uno o due anni una

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scuola biblica di buon livello , almeno per coloro

che esercì teranno il proprio serv 1 z 1o partendo

dalle proprie specifiche competenze professiona­li . Mentre per coloro che svolgeranno piuttosto un mini sterio de lla parola o un f attivi tà d ' inse­gnamento , è bene cons igliare la frequenza di una buona scuola biblica per un periodo di tre o quattro anni e successivamente , s e possibile, i l tiroc inio per qualche tempo i n una seconda scuola biblica per ricevere una .seconda vis ione -formati-va .

Quanti hanno avuto i l privilegio di seguire il corso completo degli studi secondari dovrebbero poter comple tare anche gli studi inversi tari o in teologia o in altre discipline . Una buona prepara­z i one professionale consentirà inoltre alla perso­na interessata di reinserirsi meglio nella vita sociale al momento di un eventuale ri torno nel proprio paese , qualunque ne sia la causa, dopo un tempo di serv i z i o . Probabilmente vedremo sempre più diminuire i l nume ro di " carriere missionarie 1 1 che vadano oltre i 20 o i 30 anni . Per molti anni questa lunga durata del servizio missionario ha avuto un suo valore , ma sembra meno consigliabile nel contesto attuale . E 1 meglio lavorare per un numero minore di anni , ma of:frire durante que sto tempo un ser•1izio di quali tà , in vista di poter essere sosti tu.i ti da un uomo o da una donna del paese dove si è in missione .

Sarà anche opportuno r i cordare che un allonta­namento troppo lungo dal paese di origine può

105

anche tradursi in un declassamento profe ssionale .

Oggi è infatti molto difficile r imanere � galla se non si ha la possibi l i tà di aggiornarsi attra­

verso una formazione permanente . parte del prezzo che

si è chiamati e mandati . questo quando

fa ne l resto anche

occorre pagare I candidati al

servizio devono esserne coscienti e bisogna poter­ne parlare con loro al momento della loro dec isio-ne .

Il tirocinio

Consiglierei vivamente ad ogni candidato di trovare un posto dove trascorrere un tempo di tirocinio . Alcune miss ioni lo chiedono di regola .. Il tirocinio consente di colmare un po ' quel distacco che es iste ancora tra la formazione teo­rica e � ' attività pratica .

I l "Capi tale-Salute ''

E 1 necessario dedicare anche un cap i tolo al "capi tale-salute" . Mi. sembra importante di segui­re con attenzione i giovani sotto quest 1 aspetto . Innanzi tutto vi è i l problema costituito dalla saLute fisica. · E ' :i,nfatti necessario ricordarsi che la salute è quasi sempre messa a dura prova , ad esempio in un clima tropicale . Un buon medico

potrà darci del l e indicazioni utili e importanti . Direi che in linea generale possedere un buon capi tale di salute fi sica è indi spensabile per un serv i zio da svolgersi in paesi d ' oltremar e .

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La saluta psichica ( o l ' equi l ibrio nervoso del­la persona ) ha , anch ' e ssa , un ' i mportanza fonda­

menta l e . Ogni servizio cristiano , sia che sia svol to qui in Europa che in altri paesi del

mondo , richiede anche l a capacità di sopportare

l o stress e tutte le tensioni che lo stesso

servizio provoca . In proposi to sarà possibile for­

marsi una precisa op inione soltanto attraverso un ' osservazione attenta e prolungata del comporta­

mento della persona da consigl i are . Ed è proprio

qui che un servizio pre liminare nella chiesa loca­

l e mi sembra costituire il t e s t. p i ù valido , so­

prattutto se sv olto in un contesto di evi denti

diffi coltà . Infatti le vere possibilità psichiche

di una persona si r i v e l ano particolarmente davan­ti a l le avversi tà.

Lo stare vicini

Inoltre è e s tremamente importante mantenere un c ontatto stretto con i l frate l l o o con l a sore l l a

che , dopo aver ricevuto l a nostra approvazione in

mer i to al l a loro chiamata , stanno seguendo un tempo di fo rmazione . Vi sono momenti diffi cili da

affrontare perché talvolta i l tempo della prepara­zione si rivela come un vero "deserto" . Anche l a chiesa deve segui r l i durante questo periodo. Ciò significa concretamente che sarà opportuno pro­

grammare degli incontri regolari , con gli anzi ani

o con al tri membri di chiesa che abbiano ricevuto un preciso incarico in merito . In questi incontri dovranno essere apertamente affrontati anche i

problemi finanziari e l e preoccupazioni materia l i

107

che possono sorgere durante que$to tempo consacra­to alla formazione .

Il problema finanziario durante l a preparazione

Come ho detto , occorrerà anche affrontare aper­tamente e con chiarezza i l problema d e l sostegno

materiale . Questo prob l ema sta diventando sempre

più diffi cile nel l ' attu a l e contesto congiuntura­

l e , che coinvolge sia l ' Europa che i paesi del

Terzo mondo. Il tempo delle vacche grasse ha

l asciato i l posto a l tempo de l l e vacche magr e .

I responsab i l i della chiesa locale c�e s.eguono

i l tempo di preparazione di un candidato dovranno

render lo sensib i l e a questo probl ema . Durante i l periodo de l l a formazione , è bene che s i r ea l i zzi una spe c i e di sostegno bi latera l e , formula che è applicata oggi con un certo successo nel quadro

del l ' aiuto tecnico al Terzo mondo . Questo signifi­

ca praticamente che il candidato dev ' essere pron­

to a mettere a d i spos i z i one i pr.opri beni per

coprire una parte del finanziamento necessario

alla sua formaz ione . D ' al tronde egli sarà proprio

i l primo beneficiario di questa disponibi l i tà e

offrirà così una prova tangibi l e d e l proprio impe­

gno. Se non pos s i ede de i beni , egli dovrebbe

essere pronto a l avorare in vista di partec ipare . .

anche finanziari amente alla propria formazio�e.

Se la chiamata è autentica e v i ene dal Signore ,

egli troverà n e l l a fede in Cristo l a forza e l a

motivazione necessaria per affrontare nel modo giusto questo probl ema .

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Ma- 0ccorr e ,. d ' a-ltra parte , che anche la chiesa

offra una prova tangìb�le del proprio ìmpegno nei confronti del candi dato . Non può infatti acconten­t·arsi eh offr ire unicament e un contributo 1 cosid­detto ''spiri tua le' ' ! Non- si può parl are dr essere

vicini s.enza un impegno sul !)i ano finanziario. Questo constri ngerà· i l collegio degl i anziani a c omuni care a tut ta la chiesa questo loro impegno

ed i progetti rela-tivi a l l a persona 11messa a parte " . Questa partecipazione acqui sta un signi fi­

cato particolare per il candidato, anche se l ' im­pegno finanziario è modesto - ed è megl io che resti modesto . Per lui è infatti un segno d ' inco­

raggiamento e nel l o stesso tempo è anche un segno concreto che lo unisce al corp o di Cristo per

mez zo del la chi esa loca l e .

L a coppi a e l a chi amata

Questo problema è molto personal e ed occorre molta d i screz i one p er affrontarlo . Quanti giovani servi tori ben pr eparat i sono stati bloccati nel

loro mi ni sterio , anche s e ben avviato e prometten­te , da l l e difficoltà i ncontrate a l ivello di cop­p i a? Oserei addirittura dire che tutti i consigli finora espos ti dovrebbero essere appl ica ti anche nei c onfronti del coniuge , pur se que sti è c h i ��a­to a svolgere un ruolo pubbl i co più l imi tato . La chiamata deve poter essere condivisa sol tanto in s egui to ad una de ci si one indi v iòuale e personale e ad una convinzione r i c evuta da Di o . Attenzione alle convinzioni p ersonali che dipendono in real­tà d a que l l e del proprio marito o della propria

109

mogl i e ! Questo genere di convinzioni porta spesso

ad una si tuaz ione di crisi . E ' importante allora far presente que sto possib i l e ostacolo alla cop­

p i a che sta vivendo il periodo di formazione .

La scelta del servizio

La prospettiva di un serv i zio nel propri o pae­

se o in un paese d ' o l tremare dovrebbe essere ben defi n i ta , non appena concluso il tempo di prepara­

z ione e non appena s i a stata pos s i b i l e organi z za­

!"€ un periodo di tirocini o . Ma l ' esperie'!za inse­gna che alla fine degli studi si compi ono spesso dei passi a vuoto . Le missioni e le chiese del Terzo mondo reclamano del personale e ciò nono­

s tante sembra che l ' offerta sia sempre in debito rispetto alla domanda . Può anche accadere che la

chiamata abbia subì to delle trasformazioni . Al­

l ''inizio il problema era costituì to dalla m issio­ne , ma ecco che oggi le convinzioni non sono più le stesse e più tardi sarà forse i l paese in que stione a risultare improvvisamente chiuso . In questa fase è d ' obbligo che il candidato continui ad avere un dialogo con gli anziani , così come con i responsab i l i delle m i s sioni interessate .

Quante frustrazioni e quanti insuccessi si sareb­bero potuti evitare se fra tutti fosse sempre

esistito un vero dialogo . Ed è chiaro che , accan­

to al dialogo , occorre mettere anche l a ricerca

in comune vi ssuta attraverso la pregh i er a .

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1 1 0

I l pro b lema finanziario dopo l a scel�a del

servi z i o e sul campo di m i s s i one

Sono molto rari i casi in cui i l servi tore è sos tenuto interamente e direttamente dalla sua

chi esa loca l e . Generalmente c ,. è una sorta d ' inter­

med i ario, costituito o da un insi eme di chies e ,

da l l e qua l i egl i d ipende e che l o hanno inviato ,

oppure da un ' organi z zazione miss ionari a spe c i a l i z ­

zata che non è necessariamente collegata con l a

sua chiesa loca l e . E g l i s i renderà rapidamente

conto che il problema del suo sostegno viene

trattato i n modo di verso a seconda del tipo di

mi ssione con cui si è impegnato . Sarà allora

necessario consigliarlo di affrontare con la mas­

sima premura questo pr obl ema per valutare che

cosa viene chiesto a lui personalmente , a l l a sua

chiesa o al l ' eventual e insieme di chiese .

E ' estremamente importante partire su una base

c h i aramente def i n i ta , perché io guardo sempre con

un certo sospetto all ' espressione r icorrente "par­

tire per fede " ! Questo modo di dire crea spesso

un paravento ed impe d i s c e di essere chiari e

preci s i su questo problema . E ' molto meglio defi­

n ire quali siano i b i sogni e , partendo da que s t 1 ana l i s i , impegnare la fede del servi tore e

c ertamente anche que l l a della ch i es a . E • su que­

sto pi ano che g l i anz iani de lla chiesa devono

interrogarsi . Riconosc ere infatti una chiamata ri­

chiede anche un i m pegno concreto della chiesa dal

punto di vista materiale .

1 1 1

Nelle organ izzazioni missionarie esistono di­versi modi di finanz i amento �

a ) Vi è un modo , di orìgine anglo-sassone , che

richiede generalmente al servi t.ore di assicurarsi

da sé le fonti per il proprio sos tegno .

b } Al tre m i s s i on i , ed è questa la tendenza

generale i n Europa , richi edono al serv i tore , pri­

ma e dopo l a sua partenz a , d i col l aborare a l l a

raccolta dei fondi necessari al suo sostegno e a

que l lo dei compagni d ' opera , sia per quanto r i ­

guarda le spese d i carattere generale che que l l e

specifi che d e l mini sterio .

c ) Vi possono infine essere modi d i finanzia­

mento combinati fra a ) e b ) con d iverse s fumature .

Sarà quindi necessario fare in modo che questo

problema s i a ben inquadrato da una parte e dal­

l ' altra , seguendo i l metodo di finanzi amento adat­

to . E ' anche importante che i l servitore accetti

con l e a l tà e con onestà i l metodo che g l i v i ene

proposto. E ' mol to meglio rinunci are a partire

con la tale organi zzazione :f)iuttosto che partire

con del l e riserve mental i . Si evi tera�no così

molte inut i l i rrustrazi on i .

La vi ta fami l i are e l 1 educa2ione dei figl i

Que s t 1 argomento è molto delicato e quasi sem­

pre è d i f fi c i l e affrontarlo al momento d e l l a "can­

d i datura" . Tuttav i a è molto importante dedicare

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una seria riflessione a questo problema durante i l periodo de l l a preparazione e soprattutto al

mome.oto del l a partenza .

La coppia deve avere un certo programma ben 'de­finito , anche se in seguito potrà essere completa­mente modificato a motivo delle ci.t;'costanze . Ave­re un programma infatti dimostra che c • è stata una seria riflessione sul modo in cui si condurrà l a vita matrimoniale e fami l i are sul posto di missione . Occorre programmare del tempo· da dedica­re alla famigli a . Il tempo non pone necessariamen­te un problema di quantità , ma piuttosto di quali­tà .

Ho visto dei padri e delle madri dedicare solo apparentemente del: tempo ai loro figli , perché in realtà la loro non era una vera presenz a . Infatti dedicavano del tempo a loro stessi . illudendosi di dedicarlo ai loro figl i .

La cosa più necessaria è dedicare del tempo per .fare qualcosa di concreto insieme al proprio coniuge o ai propri figli . Ad esempi o , fare insie­me uno studio come coppia , o dei lavori manuali , o dei giochi , o cucinare ecc . . . Bi sogna che i missionari si sforzino di rendere partecipi i figli del l e loro attività , in modo ch ' essi capi­scano che ciò che stanno facendo i loro geni tori è veramente qualcosa d ' importante , perché è diret­tamente legato alla causa del regno di Dio .

Al momento i n cui diventerà importante i l pro-

. . 1 1 3

blema della sçolarità , è opportuno che il mi ssio­nario dimostri ai suoi figli che questo loro problema è preso in seria consi derazione . Ciò potrà anche costringere a ritornare al proprio paese , nonostante l ' attaccamento che potrà esser­vi per il proprio servizio . Ma bisognerà evitare in tutti i modi che dei figli di missionari siano costretti a dire da grandi : "Mio padre e mia madre hanno preferì to gli altri a noi stessi ! " Ricercare in primo luogo i l regno di Dio implica anche la responsabilità di essere genitori .

L ' invio e la responsabilità del l a chiesa

Un lungo cammino ha finalmente ini zio con l t in­vio in missione , per ri spondere alla chiamata del Cristo . L ' invio può rig�ardare i l Terzo mondo , o un paese limitrofo o ancora i l nost�o paese d ' ori­gine che è anch ' esso terra di missione . Non è

certamente i l luogo ad avere. il maggior valore . Infatti la cosa cne più conta è di avere una profonda convinz ione intorno a ciò che Dio ci domanda di fare .

L ' invio suppone quindi l ' esistenza di un orga­nismo che invia e sottolinea la responsabil i tà della chiesa . Questo implica responsabi l i tà sia sul piano spi ri tuale che su quello materiale .

Ora, perché il programma funzioni , occorre tenere aperto il dialogo�- da una parte e dal l • al tra . Ciò vuol dire scamb i o di lettere o, se possibile , visi te sul posto di servizio da parte di uno dei membri responsabili della comunità. Ciò significa

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1 1. 4

anche un ritorno periodico nella comunità. per Ufl tempo di riposo ( At . 14, 26-28) . Questo dialogo potrà anche svolgersi in collaborazione con altri

organi smi ,. missioni o dipartimento missionario .

Da quale aut�rità dipende l ' invi ato?

Sarà molto importante definire da quale autori­

tà dipende l ' invi ato , s i a sul posto di lavoro ,

sia al momento del suo ritorno per i l periodo d i riposo al proprio paes e . E ' assolutamente necessa­

rio fare in modo che per tutto que llo che concer­

ne questo problema sia presa in seria considera­

zione la chiesa del paese . nel quale l ' inviato

lavora, se essa esi ste , e si a evitata qualsiasi

forma d r imperialismo missionario . Ma può anche accadere che per certe forme di lavoro ( ad esem­pio , i l lavoro pionieristico ) la responsabi l i tà debba essere ancora eserc i tata dall ' organismo che invia .

A volte c i si trova davanti ad una situazione i brida : l 1 autorità della chiesa indigena e quella della missione si accaval l ano l ' una sul l ' altra . Ciò può portare ad una s.i tuazione confusa fonte di conflitti e di tensioni . Qualunque sia la si tuazi.one di fatto , è bene che il nostro consi­gl io al candidato o al l ' inviato vada sempre nel l a direzione d i una sottomi ssione , volontaria e lea­l e , all ' autorità che gli è proposta . Dovremo r-i­cordare al l ' interessato di stare sempre in guar­di a per evi tar e di diventare lui stesso l a sua propria autorità : tentazione davanti alla quale

hanno ceduto sottomi ssione cato con la dialogo con

mondo .

1 1 5

in mol t i . Il risultato di una non­ad una autor i t à può essere i dentifi­d i fficol tà che s ' incontra oggi nel

i leaders delle chiese del Terzo

Un problema spinoso è senza dubbio quello co­

stituito dalla necessità di sapere da quale auto­

rità d ipenda l ' inviato al momento del riposo nel

suo pae s e . Dipende ancora dalla chiesa in seno alla quale ha lavorato durante i l suo soggiorno

nei paesi d ' oltremare? Dipende dalla missione con

l a quale egli si è impegnato? Dipende dalla chie­

sa che si è i mpegnata d i etro a lui s i a spiritual­

mente che finanziariamente? Il problema è tuttora aperto e dobbiamo ammettere che oggi c ' è una

grande incertezza in merito . Vi sono que l l i che non si sottomettono a niente e a nessuno , adducen­do come pretesto e h ' essi dipendono ancora dalla

chiesa d ' ol-tremare nella quale hanno l avorato !

Sarebbe interessante sapere se , sul posto , v i sia

mai stata sottomi ssione . • . Po i c ' è l a si tuazione

inversa del l ' inviato che , davanti all ' autorità

della chiesa che lo riceve , si rif'à all ' autorità

del l a chiesa del proprio paese d ' origine . Purtrop­

po ci sono spesso anche dei malintesi fra l a società missionaria e la chiesa dalla quale è

usci to l ' inviato , che finisce per non sapere ver­

so chi deve essere veramente responsab i l e . Proba­

b ilmente in . questo caso la s i tuazione per lui era

molto più chiara sul campo di missione . E ' quindi

indispensabile che le responsabi l ità s i ano ben definì te sia per quanto riguarda i l soggiorno in

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mi s sione sia per quanto riguarda il riposo nel

paese d ' origine . Se qui la chiesa locale è vera­

mente coinvolt a , ha diritto ad avere voce in

cap i tolo nel dialogo con l ' organismo responsabi­

l e . Oggi un ' anomal i a piuttosto notevole è costi­

tui ta dal fatto che delle chiese sos tengono mate­

rialmente un servi tore un p o ' a l l a cieca , mentre

è l ' organismo m i s s i onario ad esercitare il potere

sp irituale senza dialogo e senza reciproco accor­

do . Una chiesa locale fa generalmente riferimento

ad un insieme ( sinodo, federazione o altro ) ed è a questo l i vello che dovrebbe essere trovato un

accordo con l e organizzazioni missionar i e . La man­

canza di una simile relazione è proba b i lmente una

del l e cause del disinteresse mi s sionar i o , caratte­

ristico oggi .

Conclusione

Qualunque sia i l modo con cui noi ci preparia­

mo ad accompagnare con i nostri consigli dei

servi tori inviati o candidati , occorre ad ogni

costo evi tare qualsiasi forma di paternali smo o

di autoritarismo arbi trario ! Tuttav ia ne l cammino

di una autentica spi r i tualità , c i sarà concesso

di scoprire, sia come responsabili di chiesa che

come giovani , che e s i s te un ' autorità spirituale

conferita da Dio e dallo Spirito Santo alla quale

sarà bene sottomettersi g l i uni e gli altri .

( Trad . P . Moretti )

, . ' l · '> Lettera ad un amico riconosciuto come an z iano nelta sua chiesa

A lfred J.<uen

Caro fratello ,

tu sei stato rieonos.ciuto c?me anzi ano ne l l a

tua chies a . Il compito che t ' attende è un ' "opera

eccel lente" , come Faolo dice a Timot:eo usando una

espressione che s enza dubbio doveva essere fre­

quente nel l a chiesa primitiva . Si tratta anche di

una responsab ilità notevo l e . Per questo mi permet­

to di esprimerti qualche pensiero su questo argo­

mento, avendo io stesso esercitato questo ministe­

ro per più di un quarto di secolo ne l la mia

chiesa locale .

Tu conosci i requi s i ti sp irituali che l a paro­

l a esige dag l i anziani � l i avrai certamente rilet­

ti in I Timoteo 3 , 1-7 e in Tito 1 , 5-9 . S� l a tua

chiesa t ' ha scelto , è perché crede che tu rispon­

da alle condizioni poste dal l ' apostolo . Questi

aspetti rimangono evidentemente prioritari , io

vorrei sempli cemente farti partecipe di qualche

suggerimento complementare dettato dall ' esperien­

za pratic a .

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l l

1 1 8

Spirito di gruppo

Avrai certamente notato che nella Bibbia i l termine anziano è sempre al plurale ( eccetto , naturalmente, quando s i tratta delle qualità di uno degli anziani ) . Il Signore ha dunque voluto che alcuni anzian i , portino insieme la responsabi­l ità di una chiesa locale in modo collegiale . Questa volontà divina è certamente una del l e mera­vigliose garanzie contro tutto ciò che è arbitra­rio e contro l e decisioni troppo rapide e persona­l i ispirate da una v isione unilaterale dell ' opera di Dio . E ' una del l e testimonianze più belle che noi possiamo portare al mondo . I1 poter lavorare insieme in armonia senza essere del l o stesso ca­rattere , né sempre del lo stesso avviso , è anche uno dei migliori metodi per educare noi stessi . Grazie alla diversità dei doni , del temperamento , del l ' e sperienza e del l ' educazione dei diversi an­ziani , questi .fratel li possono reciprocamente com­pletars i , spalleggiarsi e proteggersi dai rischi che la particolarità di ognuno comporta. E ' anche probabi l e che ciascuno sarà portato a cedere da­vanti alla reticenza o al veto dei suoi frat el l i , anche se la sua convinzione può essere molto ferma · Quando s1 e persuasi d 1 aver ragione questo è certo di ffi cile , ma può accadere che i l tempo 0 l 1 esperienza confermino la validità di una con­vinzione anche da parte di altri fratelli . Pertan­to è preferibile rinunciare al voler vedere trion­fare la propria convinzione , perché , come dfce la Parola ' "la salvezza sta nel gran numero dei consiglieri " (Pr. 11 14 f 15 22 2 ) l ; c . l ; 4 , 6 .

119

Unità

La salvezza , in qualche caso , sta nel mantene­re unito i l corpo degli anziani , il che rappresen­ta una condizione essenziale per l ' unità della chiesa . Questa unità è più i mportante davanti a Dio e davanti agl i uomini , anche rispetto al portare avanLi la propria opinione ( supponendo che sopra una certa questione tu possa effettiva­mente aver ragione contro tutti ) . L ' importante è

non voler mai far trionfare la propria i de a , ma essere sempre pronti a rimetter la in questione , confrontarla con le obiezioni altrui , saper a�ten­dere , informarsi su tutti gli aspetti del probl e­ma. Ciò che conta non è avere ragione , né che i l nostro punto di vista trionfi , ma che i l pensiero di Dio si concretizzi . Un fratello �i diceva che col passare del tempo , vedeva le sue proposte sempre meno rigettate , non perché la sua autorità aumentasse , ma perché sapeva sempre meglio cogli e­re i l c lima del l ' ambiente e attendere i l momento propizio per l anciare l a sua iniziativa .

Ci sono certamente del l e convinzioni che noi non dobbiamo abbandonare davanti all ' opposizione dei nostri fratell i , perché non ne abbiamo neppu­re i l diritto . Ma se siamo convinti che i l nostro pensi ero corrisponde a quello del Signore e che sarebbe importante che gli altri anziani la condi­videssero , noi pregheremo il Signore stesso di convincerli e d i farci pervenire tutti ad una medesima decis ione . "E se in alcuna cosa voi sentite altrimenti , Iddio vi rivelerà anche quel-

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la" dichiarava Paolo ai Fil ippesi ( 3 : 15) . O forse

l o rive lerà a noi stess i , per convincerci del

nostro errore . O ci darà la pazienza per aspetta­

re che i nostri fratel l i cambino opinione , o

rafforzerà la nostra convinzione per mettere al­

l ' opera tutte l e nostre energie spirituali affin­

ché l a verità si imponga nel modo più rapi do·

poss i b i l e . Dopo l a p i età personal e e l e caratteri­

s tiche morali che la Parola di Dio esige , l ' atti­

tudine a lavorare insieme e il suo apprendimento ,

m i sembra la cond i z i one p i ù importante per un

m i n i s tero di anziano benedetto nella chiesa .

Comunione fraterna

Affinché la col l egialità porti a c i ascun anzia­

no i benefici spirituali che il S ignore aveva i n

v i s ta , è importante che l e riunioni tra anziani

si svolgano su un p i ane- personale e fraterno.

A b b i am o constatato che è fac i le sci volare a poco

a poco verso l o stile "relazioni d ' affari " , ed è una tentazione dimenticare· la rel azione fraterna

de l l a quale tutti noi abbiamo un gran b isogno . E '

anche importante che gli altri anziani non siano

per noi sol tanto dei c o l l eghi , ma degli amici e

d e i fratel l i . La spi r i tu a li tà non esclude l ' amici­

z i a ,. essa è anzi necessaria al nostro progresso

sp i ri tuale . Per non lasciarsi portare fuori stra­

da dal l e tante questioni da regolare , si potrebbe

sempre ri servare un primo momento degli incontri

alla "condi v i s i one" fraterna , per pregare gl i uni

p e r gli altri ..

1 2 1

Sarebbe bene inserire anche nel programma an­

nuale qualche riunione tra gl i anziani e le loro

famigl ie . Tutta la chiesa ne trarrà benefic io :

p i ù gli anziani formeranno un ' unità omogenea e

indivisib i l e , meno i l "diabolos" , il divisore ,

avrà l a possibi lità di sem inare la zizzania n e l

Corpo d i Cri sto . Per questo è importante che gli

anziani prendano sul serio l a raccomandazi one d i

Paolo : 11Non ricever e accusa contro un anzi ano se

non sul la depos i z i one di due o tre testimon i " ( I

Tim . 5. 1 9 ) e che rimandino le c r itiche direttamen­

te al l ' interessato .

Criti che

A proposito di critiche sarà bene che ti abi­

tui al più presto all ' i dea che tu sarai c r i tica­

to, questo è proprio a tutti coloro che occupano

un posto di responsab i l i t à . I l tallone d 1 Ach i l l e

di mo l t i cristiani è l a loro susc ett i bi l ità , ma

c iò costituisce una debolezza incompatib i l e con

l a funzione d • anz i ano . Se tu senti che sono state

criticate le decisioni che hai preso o la tua

maniera di fare , che sono state notate alcu..t"le

cose negative circa il tuo carattere, cerca di

vedere la parte d i verità che è contenuta in

queste critiche e prendile in considerazione sen­

za sentirti personalmente attaccato .

P iuttosto che una manifestazione di avversione

nei tuoi confronti , cerca di vedervi il des iderio

d i avere degli anziani perfett i . Poi rimetti l a

cosa nelle mani d e l S i gnore • poi ché Egl i f a spes-

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so tri onfare la verità quaggiù e difende l ' onore dei suoi servi tori quando lo stima necessari o . Jola

dopo tutto poss i amo sp erare di cammi nare su un

sentiero dove s i incontrano mol ti onori , se se­

gui amo un maestro che fu spesso calunniato?

Al tre volte, è vero , quando l ' onore di Dio e del minis tero cristiano sono in g i oco , sarà bene Ti stab i l i re sem p l i c emente l a veri tà . L 1 apostolo

Paolo l ' ha fatto quando l ' h a ritenuto necessario ( 2 Cor . ) . Che H S i gnore ti dia dunque l a saggez­za per comprendere quando conviene parlare e quan­do tac ere . I tuoi col leghi potranno , anche i n que sti frangenti , c onsigl iarti uti lmente.

Vegl i �e su te ste sso

Mi p i ac erebbe lasc i arti ancora il consigl i o che Paolo ha rivolte a Timoteo "bada a te stesso e al l ' insegnamento'' ( I Ti 4 l F ) p · _m . , ..- . r1ma di dire "fai" l ' apos tolo dice ' 'si i " ( v . 12 ) • Dobbi amo perc i ò vegliare su noi stes s i prima di vegl iare sul nostro insegnamento e sulla nostra attivi tà . L ' es s ere ha sempre preminenza sul l ' agire ( cf . A t . 2 0 , 28 e T t . 2 , 7 ) altrimenti i tuoi uditori gride­ranno : "l a tua condot ta è tale da imoedi re i di asc ol tare que l lo che dic i " . Vegl i are s�l proprio sp irito ( l a lettura persona).. e de l l a Bibbi a e 1 a preghier a ) sulle nostre anime (la nostra v i ta

affetti va , i nostri pensi eri , la volontà : padro­nanza di sé ) e sul proprio corpo ( s enza trascurar­l o e senza lasciarcene dominare ) . No i abbiamo bi sogno di vegl i are su noi stessi perché s i amo

uomini come gli altri , d e l peccato i n noi . Il buon conto prendere per 11 sono un uomo e nul l a

estraneo 1 1 •

123

con tutta la virtuali tà servi tore di Di o può a

sé i l verso di Terenzio : di ciò che è umano mi è

Poiché s iamo cristiani abbiamo un avversario : " I l di avolo va attorno come un leone ruggente" ( I P t . 5 . 8 ) , e poi ché s i amo anch e servito;i di Dio

dobbiamo vegl i are . . maggi ormente� l ' avver�ari o pun­ta prima di tutto sui capitani . Se egli potesse

mai far cadere uno di essi in un pec�ato pubbli­co, paralizz e rebbe un intero s e ttore del combatti­mento , creando un .grande scanda lo sia tra i cre­

dent i , s i a tra le persone al di fuori de l l a

chiesa . Poi si incaricherebbe egli stesso gratui­

tamente · della pubbl i c i tà.

Vegl i are sul tuo insegnamento

Timoteo aveva frequentato una buona scuola : quella del l ' apostolo Paolo stesso , e tuttavia do­veva vegl iare sul suo insegnamento. Leggendo que­ste ultime letter� d� l l ' apostolo Paolo , si e com­

mos sì p er l ' impor�anza che egl i attribui se e al la dottrina e all ' i nseg_namento . In real tà , tutta l a

nostra fede riposa sulla conoscenza di Di o e questa ci viene t:��messa attraverso l ' insegnamen­

to . Se la nostra conoscenza è anche sol tanto un poco falsata , rischiamo di avventurarci su un b inario morto . I l ministero d e l l ' i nsegnamento in una chi esa l oca le è un pr i vi l egi o non indifferen­t e . E a l lora , s e un cattivo esempio morale può

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1.24

essere nefasto ( e quanto ! ) almeno sarà faci lmente

riconosciuto come tal e , ma chi svelerà le leggere

deficienze o deviazioni di un insegnamento dato

da uno "specialista11 ? E ' molto fac i le essere por­

tati a porre l a nostra comprensione della Parola

al posto di ciò che essa stessa afferma e prende­

re la nostra interpretazione della Scrittura come

la sola valida .

Abb i amo grande bi sogno dì umiltà , di apertura

e de ll ' aiuto dei fratelli per l ' esercizio del

ministero , soprattutto quando si tratta di que­

s tioni controverse. Una del l e migliori garanzie

contro l ' accentuazione unilaterale di un aspetto

della verità , rimane sempre la l ettura di tutta

la Parola di D i o . Impegnarsi in questo tipo di

lettura , percorendo a grandi tratti l ' insieme dei

libri b ibli c i , preserva da una visione deformata

dell a parte del l ' uomo o di quella di Dio, del­

l ' opera dello Spirito Santo, del ruolo del l ' espe­

rienz a , degli atti simbol i c i ecc . Rimanendo aper­

ti alle interpretazioni di vergenti dei nostri fra­

telli ( d i que l l i che Di o ci ha posto accanto come; di que l l i che appartengono alla chiesa universale

e che si sono espressi attravero degli seri tti )

s i viene preservati dal settarismo che riesce a vedere solo un aspetto dell e cose .

E i n questo momento vorrei augurarti molte sod­

disfazioni in questo mini stero perché , senza rife­

r irmi ad alcun contesto preciso , è una g1ola profonda e durevole sapere che si lavora per il S ignore in un ' opera che il tempo non impoverirà .

125

E ' una gioia vedere le persone crescere , approfon­

dire la loro relazione con i l Signore ed essere

liberate dai legami che impedivano loro di avanza­

re . C ' è una gioia nel l ' amicizia fraterna , al ser­

vizio di un Jofaestro così buono . E 1 una gioia

soprattutto sapere che il proprio lavoro si inse­

risce al giusto posto nel piano di Dio . Poiché la

chiesa locale rimane la pietra angolare del l ' ope­

ra di Dio .

"Perciò fratelli miei diletti siate saldi , in­

crol l ab i l i , abbondanti sempre nel l , opera del Si­

gnore , sapendo che la vostra fatica non è vana

nel S i gnore" ( I Cor. 1 5 , 58) . Che i l Signore bene­

dica il tuo ministero e lo faccia contribuire

alla sua glor.ia . Al fred Kuen

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SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

�'alter C . K a i s e r , Toward Oìd Testament Ethics � Grand Rap i ds , Zondervan 198 3 , pp . 345 .

Uno dei temi più trascurati nel l ' ambito del la teologia evangelica è s tato senz 1 al tro quello del­l ' etica dell ' Antico Testamento. Ma se gli studio­si moderni di al tre tendenze possono anche evfta­re d ' i nteressarsi a questo tema , coloro che credo­no nell ' autorità unica e def'ini ti va del l ' Antico e del Nuovo Testamento devono chiarire concretamen.,... te il signit'icato del testo bibl i co . Ed è chiaro che è più fac i l e dire che si tratta di un testo estraneo alle esigenze attuali piuttosto che stu­diarne la pertinenza .

L ' A . , molto modestamente, intitola la sua ope­ra "Verso l ' e tica dell ' A . T . " ( aveva già scritto Verso una teologia de l .Z 'A . Tq l978 , Std II I , 1980 ,

N ° 6 , pp . 124-127 e Verso una teologia esegeti­ca� 1981 ) nella consapevolezza d ' introdurre ad una probl ematica suscettibile di ulteriori svi lup­p i . La lettura del l ' opera scavalca di gran lunga l a modesta attesa susci tata dal titolo . Nella prima parte viene del i m i tato il campo del l ' indagi­ne e discusso il metodo ; vengono poi riassunti i testi morali del l ' A . T . e il contenuto dell ' etica veterotestamentaria ; nella quarta parte vengono trattate l e var i e diffi coltà; terminando poi con lo studio del rapporto con il N . T . Il libro non

127

può essere riassunto, può essere solo raccomanda­to per la sua ch i arez za , per la sua informazione e per i l suo grande equi librio.

Pietro Bolognes i

?I L -A . Chevallier, L 'exégèse du Nouveau Testa-ment. Initiation à La méthode, Genève , La-ber et Fides 1 984 , pp . 1 24 .

Si tratta d i un sintetico manuale destinato ad introdurre i l non specialista allo studio dei testi del N . T . E ' in primo luogo destinato agli studenti in teologia e come tale ha un tagl io assai scolastico, ma può essere d ' aiuto anche ad altri . Le indicazioni b i bliografiche , anche se privilegiano la letteratura francese rispetto a que l l a in al tre lingue , sono assa_i uti l i ; come pure gli esempi su I Corinzi 13 e Luca 3 , 21-22 . Il lettore può così valutare nella pratica , l ' uti­lità dei vari suggerimenti . La prospettiva stori­co-critica dell ' A . viene sottolineata anche in que s to lavoro, ma non costituisce un motivo val i ­do per privarsi di que sto uti le strumento d i lavoro .

Gianni Emetti

E . Lohse , L 'Ambiente del, Nuovo Testamento� Bre­scia, Paideia .1980, pp . 333 .

Come afferma l ' A . nella sua introduzi one que­sto testo vuole "offrire un aiuto per l ' intelli-

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1 28

genza del Nuovo Testamento" (p . 9 ) nella convin-

zione che "Poiché l ' e vange lo è stato procl amato

per l a prima volta in un determinato luogo e in

un determinato tempo del l a storia per la retta

comprensione del suo messaggio è indispensabi le

s tudiare nel migl ior modo possibile non solo le

l ingue usate allora ebraico , aramaico e greco -

ma anche la situazione pol itica , l e condizioni e

i costumi degl i uomini , le loro speranze e atte­

s e , le loro concez i oni e idee . " ( p . 8 ) .

Di ciamo che l ' A . riesce bene nel suo intento

perché a l l a fac i l e lettura si abbina una ricchez­

za di materiale che non può essere ignorato da

quanti desiderano conoscere l ' ambiente poli ti co ,

r e l i g i os o e soc i al e che precede e segue i l perio­

do neotestamentari o . Il lavoro consta di due par­ti: nella prima si delinea il Giudaismo all 1 epoca

del N . T . dal VI s ec . a . C . al II s e c . d . C . . Di

tale periodo se ne traccia la storia e si prendo­

no in esame i vari movimenti religiosi e le

c orrenti presenti in seno al Giudai smo nonché l a

vita e l a fede giudaica d i quel periodo . Nella

seconda parte sì vuole dare un quadro dell ' ambi en­

te elleni s ti c o-romano del N . T . sull o gnosticismo

( p p . 281-310) . Segue una brevissima conclusion e , una estesa bibl iografi a , ma d i poca utilità al

lettore italiano ( solo 13 testi i t . o tr . in i t .

s u più d i 200 ! ) e mancante di alcuni lavori

s ignificativi in l i ngua ingles e , una tavola crono­l ogica e gli indici .

Credo siano doveros i alcuni r i l ievi cr i tic i

129

che meriterebbero per la loro p�oblematica ed

importanza un p iù ampio spazio .

_ Non sempre ci sentiamo di condividere la

datazione di alcuni libri canonici come , per

esempio, la · stesura del l ibro di Dan i e le nel

periodo maccabeico ' 'tra i l 167 e i l 164 a . c . " { p . 70 ) . La comparsa recente di questo

' l seri tto spi egherebbe , secondo i l Lohse , l.

suo non possibile inserimento fra i libri

profetici del canone ebraico . Esso contien� e sp l i c i ti riferimenti ad Antioco IV re d�

Siria e nel cap . 1 1 , 40-45 una errata profe­

zì a circa i l luogo della sua morte ( p · 70 ) ·

I capp . 24-27 d i Isaia sarebbero " i l passo

più recente d i tutto il libro" ( p · 69s · ) ed insieme a Daniele 1 2 , 1-3 uno dei testi p1u

recenti del l ' A . T . ( p . 86 n . 77) . Il Pentateu­co come unità sarebbe stato redatto "Nel

sec . IV a . C . , al più tardi , " ( P · 183 ) ·

_ Ci sembra che troppo frettolosamente si par­

l i di errori nel testo bibl ico come quando

si dice che in Mt . 6 , 17-29 11erroneamenten s i

afferma che il primo marito di Erodiate fu

Filippo ( p . 44 cf . H . Hochner , Herod Anti­pas London, Cambridge University Press

1972 ) . Il Lohse non sembra dare molto credi­

to neppure a quanto viene detto in Luca 2 , l

circa un edi tto di Augusto che ordinasse un

censimento .generale in una data precisa per tutto l ' Impero ( p . 234s . ) ed alla effetti va presenza in Atene dì un al tare " Al dio igno-

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1 30

to" secondo Atti 17 , 23 ( p . 251 ) .

Alcune affermazioni non c i appaiono del tut­to legittimate : per esempio si considera il racconto di Le . 23, 1-16 una 11ampl ificaz i one della storia della passione" che rappresente­rebbe "una riformul azione leggendaria del racconto originariamente molto breve dell ' in­terrogatorio sub i to da Gesù da parte del procuratore romano" {p . 46 ) . Si sostiene che al racconto de l l ' ul tima cena "la cornice nar­rativa" sia stata "aggiunta più tardi'' ( p . 172 ) . Si dice che in Mt . 18 , 10 Gesù si esori mere e "Secondo una concezione popola­re ( p . 200 ) .

Si ripete l ' asserzione comune di una influen­za de lla religione iranica sul Giudaismo il quale "ha plasmato la struttura .fondamental­mente dualistica del l ' apoca l i ttica assumendo concezioni iran i che" (p . 66 ) cf'. J . Neusner , ' J ews an d Judaism un der Iran i an Rule ' , Histo­

ry of ReLigions 8 ( 1968) pp . 159-177. La stess"t influenza iranica l ' A ·. la scorge an­che nel dualismo presente a Qumran ( p . 113s . ) e sugli ambienti gnostici ( p . 282 ) .

Parlando de lle religioni misteriche , in modo particolare del M'i thraismo , si dice che que­sta avrebbe esercì tato "una grande forza di attrazione" sul cristi anesimo tanto che "Le concezioni del l e religioni rnisteriche eserc i­tarono una certa influenza su molte giovani

131

comunità cristiane" ( p . 268 ) . Si spiega così perché Pao l o è costretto a levarsi più volte contro " i nterpretazioni di atti l i turgi c i co­me il battesimo e la cena , secondo il model­le dei mister i " { p . 269 ) 1

Infine i l lungo capitolo sul l a gnos i è v iz i a­to dalla p�esa di posizione acritica nei con­fronti de l le tesi del Bul tmann secondo cui vi fossero sufficienti evidenze per uno gn·o--2 sticismo pre-cristiano . cf . E . M . Yamau-chi , Pre-Christian Gnostic ism ( London , Tynda­le Press , 1 973 ) . Wilson ( Mc ) R . , Gnosis and the New Testament, Oxford 1968 .

Nonostante questi ri l i evi cri tici che ho avuto

l P . G r e c h e G.

p e r c u i " I n g e ne r e

i n f l u s s o d i ret t o s u l

Sega l l a e l e n c a n o t r e r ag i o n i

' i rD i s t e r i ' c o tJ e f o n t e d ì

c r i s t i a n e s i m o v en g o n o e s c l u-

s i " ì n Metodo Logia Per Uno Studio De L 7..a Te o !.opia DeL Nuovo Testamento, T o r 1n o , H a r i e t t i 1 9 7 8 , p .

3 7 ; c f . A. K . H u n t e r , L '8vangelo Secondo Pao l.o , T or i n o , C l au d i an a 1 9 6 8 , p p . 9 - 1 0 .

2 l a t e s i d e l B u l tm a n n s i f o n d a v a s u a l c u n i

p r e sup p ost i a l meno s e 1 s e c o n d o G r e c h e S e g a l l a

[ op. cit. p . � O ) , c h e s on o s t at i asp r aaente cr i t i ­

c a t i ( c " • C . C o l p e , Di e re Ligionspeschicht­L iche Schu l.e. Darstel lung unà Kri t ik ihres Bi tdes vom gnostischen Ero Las errnythus , G � t t i n g e n 1 9 6 1 ) e

v e n g o n o a m p i a m e n t e d i s c u s s i d a l l o Y a m a u c h i n e l

v o l u m e c i t a t o s o pr a .

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132

solo il tempo di far notare , senza offrire un ' al­

ternativa al pensiero dell ' A . , questo volume meri­

ta certamente di essere l etto , s tudiato e confron­

tato con altri Iavori al fine di equilibrare certe asserzioni del l ' A . e di verificare , dov ' è

i l caso , l a fondatezza del l e stesse .

Matteo C lemente

Ri chard J . Mouw , �!hen the Kings come Marehing

In. I s a i ah and the New Jerusalem , Grand Ra­

p i ds , Eerdmans 198 3 , p p . 77.

L ' A .. . profe ssore al Calvin College negl i Stati

Uniti , cerca di p rec is are la relazione tra Cristo e l a cultura prendendo spunto da l l a vis ione di

Isaia 60 . Cons tatando che la Seri t tura deser i ve

l a nuova Gerusalemme come una realtà in cui entre­

ranno molte realtà di questo mondo trasformato ,

l ' A . sottol inea la neces si tà d i un impegno cri­

stiano attivo nelle vari e sfere del l ' esistenza umana . Credere nel ri torno di Cristo non può mai

volere dire che si deva legi ttimare un disinteres­se per la realtà d e l mondo attual e .

Per chi è ab i tuato a pensare i n termini esclu ­

sivamente individua l i stici , o pensa al l ' al d i là

solo in funzione de l l e 11anime " , l a prospettiva

del libro apparirà assai provoca tori a , ma non

s arà fac i l e negare la fondatezza bibli c a di certe argome ntazioni . La visione della Seri ttur a , che pone l ' uomo e la sua storia tra un gi ard i no e la

santa città , obbl iga ad interrogarsi con maggiore

133

rigore sul ruolo dei cri stiani nel mondo de lla

cultur a . Essa è stata molto spesso lasciata ne l l e

mani del pensi ero secolar i z zato senz a che s i po­

tesse manifestare quanto la vi sione de l l , asso l uta

s igno r i a di D i o su tutta l a real tà creata , fos s e

importante e feconda . Sarebbe utile che molti che

s ' i nteressano all ' escatologia n e l nos tro paese

leggessero un libro del genere per integrare l a

loro v i s ione spesso assai insoddisfacente in rap­porto alla storia attua le .

Gianni Emetti

E . Fuchs/P. Reymonà , La deuxième épitre de Saint Pierre. L r épi tre de Saint Jude J CNT XI IIb t

Genève , Labor et Fides 1980, pp . 194. D . M . Lloyd-Jones , Expository SeTmons on 2 Peter J

Edinburgh , Banner of' Truth Trust 1983 , pp . 2 6 3 .

Ecco due opere estremamente differenti su uno

dei libri meno studiati ài tut to i l N . T . Esse pos­

sono essere ut i l i accanto alle opere accessibi l i

i n i tal i ano . per questo esse vengono qui presenta­

te . Il commentari o di Fuchs e Reymond si rac coman­

da prima di tutto per la sua chi arezza e documen­

tazi one . Prima d ' indicare la soluzione scelta ,

gli aut or i passano in rassegna l e al tre e v i tando

quello che è uno dei rischi p i ù frequenti di un s imi le esercizi o : l a pedanteri a . E s s i riescono i nfatti , in mo l ti casi , a pr esentare in maniera

v i va d i s c us s ioni ab i tualmente assai complesse . Se­condo g l i autori , la seconda lettera di Pietro

difenderebbe una lettura "ecc l es ial e" e qui ndi

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f 4 l l

1 34

ac cess i b i l e a tutti , d e l l a tradizione aposto l i ca c ontro i rischi de i fal s i profeti 1 1 s p i ri tua l i ­s ti " . In questo senso farebbe r i c orso a d argomen­

ti t i p i camente giudaici per reagire contro i l

r i schio di una e l l enizzazione della fede . Inol­tre , facendo ricorso al nome di un aposto l o ,.

questo sc ritto sarebbe pseudoepigrafi co . L 1 obi et­

tivo sarebbe que l lo di a s s icurarsi , con un metodo

assai dubbi o , i l potere nella chiesa dinanzi ad

al tre tendenze. Come si può comprendere g l i auto­

ri non ri cono se ono 1 1 autorità d e l l a Seri t tura nei

term i n i evang e l ic i , è così che hanno un atteggia­

mento ambiguo . Come si può accordare l ' i dea che 1 ' epistola rif"l et te i l tenta ti vo di una tendenza

de l cri s t i anesimo primi ti v o di essere al potere e

nel me desimo tempo dimos trare che non ci s i trova

dinanzi ad un fenomeno di protocatto l i cesimo?

L 1 opera di Lloyd-J o n es non è un commentar i o ,

ma una serie di studi bibl i c i di uno dei p i ù

grandi predicatori d i questo seco l o . Tenuti a l l a

fine del l a seconda guerra mond i al e , questi studi

non hanno perso nul l a de l l a loro attua l i tà . Essi presentano i l me ssaggio bibl ico con l ' aut or i tà di qualcuno che conosce Dio ed è preoccupato del l a

Sua glori a . Non s i può che raccomandare l ' opera come un m e ssaggi o pi eno di vigore ed autorità che

si vorrebbe più frequente anche sui pulpiti no­

strani anche se l ' i deale preferirebbe un rigore

esegetico ancora maggiore .

Gianni Eme-tti

135

G . Rinaldi , Le sette lettere deH 'Apoaa Usse di Giovanni. Probl emi storici e testimonianze ar­

cheologiche , Napoli , Casa Editrice Nazarena

1984, pp . 163 .

L t opera fa parte di una coll ana divulgativa di

carattere b ibl ico a cura de l la Editrice Nazarena .

I l volume in esame col loca i primi capitoli d e l ­l ' Apoca l i sse nel contesto del l ' intero l i b r o e del ­

l a storia roman a , quindi , dopo avere sottolineato

l ' un i tà l ingui stica dello s t esso , affronta i l pro­

bl ema de l l ' autore e del l a datazione ( c o l locata a l ­

l ' epoca di Domi ziano ) • Segue poi l a l e ttura d e i

primi cap i toli del l ' Apocalisse 1 1 C ondotta in chia­

ve esc l u s i vamente storico-archeologi ca 1 1 • L ' opera

è corredata da numerosi e opportuni indi c i .

L o s t i l e agi l e- e chiaro del l ' espos izione costi­tuisce un valido pregio del libro . Il lettore v i

troverà pure molte i�formazioni u t i l i ad i l lustra­

re il contesto storico de I l e l et te re che spesso ,

purtroppo , viene trascurato . Pur dovendo apprezza­

re que sti aspett:i, . c i s i chiede se sia veramente

pos s i b i l e studiare la Seri ttura ' ' in chiave esclu­

s i vamente storico-archeologica " , quasi che ripa­

randos i dietro i l paravento d e l la stor i a e d e l ­

l ' archeologia si fosse a l riparo d a qualunque

pos s i b i l i tà di critica . Ta l e preoccupazi one è senz 1 altro lodevole , ha però i l l im i te d i essere

impraticab i l e . E ' cosi che discutendo de ll ' autore dell ' Apocaliss e , per esempi o , Giancarlo Rinaldi

opta per "un d i s c epolo d i Giovanni apos-tolo così

v i c i no al suo maestro da farne. propri espressioni

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136

e concetti" e altrove parla di " G i ovanni i l pre­

sbitero" . E ' chiaro che la prospettiva storico-ar­

cheologica ha qui lasc i ato il posto ad al tre

preoccupazioni . Sarebbe quindi utile che l ' A . pro­

segu i s s e la sua ricerca tenendo conto del l ' i mpos­

s i b i l i tà di essere neutrali e fornendo così anche

una prospettiva teologica p i ù e sp l i c i ta . I l risul­

tato sarà senz • altro ancora più uti l e .

Gi anni Eme t ti

J . Mol tmann, rinité et royawne de Dieu, Pari s , du Cerf 1 984 , pp . 285.

S i tratta della traduzione francese dell ' opera pubblicata in Germani a nel 1 980 . Dopo La teoLo­gia de L la speranza; IL Dio crocifisso; e La chie­sa ne Ua forza de 7, lo Spirito ( tutti tradotti in i ta l i ano ) , l ' A . dedica questa opera al tema de l l a Trinità e del regno d i Dio . I l sottotitolo , c on­tributo alla teologia'' mette bene in evidenza la r i nunc i a ad una prospettiva si stematica globale per dialogare su uno dei l.oci più 3.ignificati­vi del discorso teologi co .

Volendo sfuggire al r i schio di una speculazio­

ne astratta , Mol tmann rimprovera Barth per il suo

modalismo e afferma la nec e s s i tà di giungere ad

una visione "sociale" della Trinità . Solo una

s im i l e v i sione può rendere ragione del l ' e ssere concreto di Dio e opporsi al mi s t i c i smo . Egli c erca così di superare la questione del " F i l i o­que" svi luppando una dottrina più storica ( l ' in-

l l l l i i i [ l l i i i

137

tuizione era già presente in I� Dio CT>ocifis­

so ) . Svi luppa quindi un concetto di Trinità come

processo aperto verso i l futuro. di Di o ( preceden­

temente in La teoLogia del,7,a speranz a } . Riti ene

infine ìlleci ta la distinz i one tra Trinità imma­

nente ed economi ca { pr e c edentemente in IL Jio crocifisso) . In definitiva si tratta di un amplia­

mento di elementi già abbozzati in al tre opere che non offre novità di r i l i evo anche se è preoc­

cupato di non ripercorrere i sentieri antichi .

Paolo Guccini

F . Dreyfus , Jésus savait-i7, qu 'iL était Dieu ? ' Pari s , du Cerf 1984 , pp . 142 .

Il S i gnore Gesù era cosciente di essere vera­

mente Dio? Come si sa questa domanda ha avuto ,

spe c i almente i n ques t i ultimi tempi , una risposta

negativa da parte di alcuni studios i . L 1 A. cerca

invece di mostrare come la convinzi one della div i ­

n i t à d i Cristo appartenga a l l a tradizione unanime

del l a chiesa e come essa s i a fondata su argomenti

bibli c i e teolog i c i _ d ' indubbia solidità. L ' origi­

nalità dello studio risiede p i ù nel metodo segui­

to che nelle conclusioni apportat e , ma sarà d ' aiu­

to a chi , troppo facilmente , si lascia intimorire

da fac i li ed illec i te affermazion i circa la divi­nità di Cristo .

Paolo Gucc ini

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1 38

Murray J . Harr i s , Raised Immor·ta � , London, Mar­

shal l , fil.organ and Scott 1 983 , pp . 304.

Questo libro cerca di studiare ed i l lustrare

i 1 rap porto es iste n te tra l a resurrezione e l ' i m­

mortalità ne l l ' i nsegnamento del N . T . La prima par­

�e è dedicata al tema d e l l a resurrezione mettendo­

ne in luce l ' armonia dei vari racconti b i b l i c i ed

i l significato teolog i co . La seconda parte sotto­

linea i l contrasto e s i stente tra i l concetto b i ­

b l i c o d i immort a l i tà e que l l o p latonico , e respin­

ge questo ultimo non senza notare l ' influenza

nega ti va che esso ha avuto ne l pensiero cristia­

no. La terza parte studia l a relaz i one tra resur­

rez i one ed immortalità concludendo che se si vuo­

le rimanere attac cati al l ' i nsegnamento b i b l i co

l ' i mmorta l i tà non è una proprietà naturale de l ­

l ' uomo . L ' i ndagine è c ondotta sul f i l o· d i un

attento studio esegetico dei testi .

Purtroppo l ' A . non ha chi ari to i l signifi cato

del l ' immortali tà per i non credenti , me n tre , dopo

i l suo articolo su Theme Lios J era lecito aspettar­

s i una ch iari fi caz i on e . Inoltre , non sembra avere

affrontato i n modo chiaro l a problematica dicoto­

m i s ta e monista c i rca la costituzione d e l l ' uomo

( carne=an ima ) . L ' attenzione ai dettagl i esegeti­

c i , anche se uti le ed insos t i tui b i l e , non doveva

impedire una prospettiva più amp i a e s i stematica .

E ' un ve ro peccato perché i l l i bro sarà uno dei

l avori p i ù uti li sul l ' argomento per molto tempo .

Paolo Gucci n i

139

A . J . Mohler , Simbol ica. Espos iz-ione de 'ile ant ite­

s i dogmat iche tra cattoLici e protestanti se­

condo i Loro scritti confessionaU pubb L ici" Milano , Jaca Book 1984 , pp . 524 .

Per coloro che hanno assorb i to l o sp i r i to del

tempo e hanno aderito al l , insipienza mo de rna che

r i t i ene superflua la discussione teolog i ca , que­

sto l ibro non ha nulla da offri re . Esso rappresen­

ta infatti un tempo in cui l ' interesse per i l

c onfronto teologico era ancora vivo e s i r iteneva

ancora opportuno parlare d i anti tes i . Chi invece

crede vi s i a ancora posto per convinzioni def i n i ­

t e , o che i l secolo scorso abbia inc i so i n misura

notevole sul l e scelte posterior i , farà bene a

leggere quest ' opera . S i tratta infatti d i un c l as­

s ico di uno dei maggi ori studiosi catto l i c i ( A . J . 1ffohler 1796-1838 ) che r i facendos i agli s e r i tti

più autorevoli de l l e diverse confessioni ( lutera­

na , riformata , anabattista , ecc . ) ne mette in

luce i l contrasto con la dottrina catto l ica .

La controvers i a , anche se a volte raggiunge

.toni aspri , non mira comunque mai al l ' esclus ione ,

bensì a l l ' assorbimento del l e i s tanze particolari

propr i e a l l ' "eres i a 1 1 per inserirle nel quadro ar­

monico de l l a sintesi cattol ica ! Le afferm a z i oni

proprie ai protestanti vengono così poste accanto

a l l e dottrine catto l i co-romane per promuovere

quella nuova. s i n tesi tesa ad inglobare tutto e tutt i . I l ibri del prof . Sub i l i a avevano già

solleci tato i l pubblico i ta l i ano a prestare atten­

z i one a questo probl ema , ora que l l e problematiche

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potranno apparire ancora più c h i are a partire da una v1.s1one spe c ì f i ca tamente cattol i c a . L a pro­spe ttiva di Mohler sul l a chi esa , prosp etti va che

non av eva dato i suoi p ieni frutti al suo appari­re , ha ottenuto p i ena c i ttadinanza con il Vatica­no I I e solo chi non vuole né vedere , né s entire p o trà r imanere indifferente . Si raccomanda dunque

v i vamente que s t a lettura . Es sa potrà .favorire una

più adeguata comprensione del catto l i cesimo che cambia rimanendo sempre l o stesso .

P i e tro Bolognesi

M . Lutero , Prediche sul.la chiesa e �o Spirito San­to, a cura di G . Gandol fo , Torino , Claudiana 1984 , pp . 182 .

I,a col lana "Testi de l la Rifo rma11 s i arricchi­sce , con questa pubbl i c a z i one , di Un. utile contri­buto per la storia del pens i ero cri stian o . Bene ha fatto l a Claudiana a darci un testo che c ontri­buisce a presentare Lutero come uomo de l la paro­l a . Come si sa fù anche dal pulpito che il Riformatore combattè parte del l a sua battag l i a

p e r far sì che , non solo i dotti , ma anche l ' uomo qualunque conosc e s s e il significato ed il valore d i quella Parola in cui Lutero aveva trovato la salvezza e la pace con Dio . I testi delle nove predicazioni di Lutero qui pubbl icati , sono stati

scelti con molta intellingeza . Da e s s i traspaiono i l carattere s empl i c e , bibl ico ed attuale della predica z i one , di que l l ' uomo legato all a Parola,

ma l ibero nel Signore che fu Martin Lutero .

141

L ' i ntroduzione della Gandolfo cerca di colloca­

re il Lutero predicatore e i suoi s ermoni nel l oro con t�-; i:o stor i c o citando frequentemente ed

utilmente g l i scritti del Ri formatore . Secondo la curatrice però , Lutero sarebbe i l fondatore di una "cri t i ca biblica cristocentrica" destinato a combattere i l "bibl i c i smo letterali stico" . Questa valutazione è totalmente incompa t ib i le con una l ettura dei sermoni stessi ed è chi aro che b i so­gna avere de lle lenti ben spesse per vedere in Lntero il precursore del l iberal i smo . Se Lutero fu veramente così critico nei confronti della Parol a , come mai ciò non gli venne mai contestato dai suoi avversari? Come poteva pre.dicare che 11dove c ' è la Scrittura , là c • è Dio stesso11 ( p . 97 } ? Come s i fa a contestare i l fatto che per Lutero l a Seri ttura fu l a parola di D i o senza far violenza ai testi stessi in cui Lutero compare come il difensore de l l • autorità d e l l a Parola con­tro ogni altra autorità? { c f . Idea 1983/2 ) . E

non è forse ques.ta errata prospetti va che conduce la Gandolfo ad ac cusare Lutero di "menta l i tà me­dievale" per i l suo "cos tante ri f.erimento al d i a­

volo , o al tre fras i , non usuali ne l nostro l inguaggio ecc lesiastico"? Parlare di Satana nei termini in cui l o fece Lutero non mi pare costi­tuisca un retaggi o m e di e va l e , mi pare invece una concezione che trova l a sua pi ena legittimità in una prospettiva- teologica che , evidentemente non è que lla del l a Gandolfo , ma che r imane, in sol i da­rietà c on i l Signore stesso e con l a Ri forma , que l l a del l a ortodossia evange l i ca . E ' probabil­

mente questa diversa prospettiva che induce la

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Gandol fo ad imputare a Lu1:ero concezioni sul la autorità della Bibbia e sul l a sua interpretazione estranee al pensiero de l Ri formatore .

L ' opera è correda1:a di vari indici e di una nota bibl i ografica su Lutero predi catore che ar­ricchiscono in maniera utile i l pregio del l ' opera stessa .

Pietro Bolognesi

James Atkinson , Lutero La paroLa scatenata - l ' uo­mo ed il pensie�o , Torino , Claudiana 1983 , p p . 488.

Con la pubbl icazione di questo l ibro , l ' Edito­re i tali ano ha senza dubbio compiuto una scelta apprezzabi l e sotto mol ti aspetti . L ' op�ra infat­ti , può ben sostituire i l classi co ma ormai intro­vabi le "Lutero'' di R . H . Bainton . E se, rispetto a que s t ' ultimo lo stile non è sempre così avvincen­te e bri l l ante , l ' A . ha tuttavi a il pregio di ridimensionare l ' "Hercules germanico" caro al Bainton , per fornirci un ' immagine forse meno eroi­ca ma certo più reale di un uomo vinto e convinto dalla scoperta del l ' Evangelo e spinto com:rovo­gl i a dal l e circostanze e dal concatenarsi degli avvenimenti ad assumere quel ruolo di protagoni­sta che non gli era naturalmente congeniale . In secondo luogo l ' opera de l l ' Atkinson si colloca egregiamente accanto a quella fondamentale del r�iegge che , pur più ricca di riflessioni teologi­che , si limi ta ad esaminare la prima parte della

143

v i ta di Martin Lutero ( fino al 1521 ) . L ' A . inve­c e , abbracciando tut�o l ' arco d ' e sistenza del Ri­formatore c i offre un ' immagine più completa di Martin Lutero correggendo , fra l ' altro , alcune concezioni sulla par�e più diffi c i l e e contrasta­ta èfella sua vita ( dopo il 1521 ) . Non più dunque " l ' uomo ripiegato su sé stesso" secondo la classi­ca espressione del Febvre , ma piuttosto un uomo costretto, suo malgrado , a gestire una Riforma che è già più grande di lui e nella quale altri , con motivazioni assai diverse , tendono ad assume­

re indebiti ruoli di protagonisti . E ' forse in questa ottica che l ' Atkinson sembra voler compren­dere e spiegare quelle controverse vicende che vedono Lutero costretto a scelte e decision i non sempre correttamente comprese e tantomeno condivi­s e . Ques t • ansi a di comprensione avrebbe indotto l ' A . ad abbandonare il rigore storico per farlo cadere in una trappola apologetica? Si potrebbe pensarlo qualora non si tenesse conto del l a coe­renza di Lutero del la sua fondamentale " incapaci­tà" di svendere il "suo Evange lo" a qualsiasi profittevole accordo religioso , sociale o politi­co . E ' questo in fondo ciò che ci trasmette l ' A ; e anche l ' E di t ore , pur con qualche distinguo, si allinea con l ' Atkinson nel di fendere per es . l ' at­teggiamento di Lutero durante la rivolta dei con­tadini ( p . 409 nota 79 b i s ) . In terzo luogo , una p e cul i ari tà del l i br o , ed il coraggi o del l ' A . , consiste nel "lasciare parlare Lutero" quando prende in esame i l suo pensi ero . Con buona scel­ta, pur nella sintesi dovuta al taglio del l ibro, l ' A . ci colleziona una piccola antologia dalla

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quale è pos sibile rendersi conto del l a nascita e de l lo sv iluppo dei grandi temi del l a Riforma sco­perti da Lutero meditando sui libr i della Bibbi a . 50 pagine forse noiose per il lettore amante delle gesta epiche ma preziose per chi desidera capire "da dentro" , al di là delle definizioni astratt e , il pensiero de l Riformator e .

Sottoline i amo infine 1 l a semplicità con cui l ' A . sa sv iluppare i l suo pensiero e "sa chiarire quegl i argomenti compl icati senza pericolos e , ec­c e s s i ve sempl ifi cazi oni" ( p . 7) . Ma non poteva es­s ere di versa:nen i: e visto che il l ibro è , .finalmen­t e , per " l aici colti ed interessati " ( p . 10) e non riserva di cac cia per particolari studios i . Così s i amo in parte liberati da que l pesante corredo di note a pié pagina che faranno certamen­te l a gioia dei dotti ma che rendono frammentaria e perfino indigesta la lettura a chi dotto non è

e neppure intende per que lla strada diventarlo . A l l e note del l ' A . piuttosto esplicative anziché ori entate al corredo b ibl iografico, si sono ag­giunte quel l e del l ' Editore che ha operato nel­l ' ottica del lettore lai c o , sia omettendo parte dell ' ampia rassegna informativa del l ' A . sui recen­ti sviluppi del l a storiogra.fia lute::-ana in campo tedesco ed anglosassone , a favore di opere in i tal�ano ; sia annotando e pre c i sando megl i o , con­cettl , pe rsonaggi , rifl ession i . Anche se , questo rinvio alle note ( t un erzo del totale sono del-l ' Edi tore ) appare talvolta eccessivo e qualche commento fin troppo prol i sso .

145

Il libro , ne l suo contenuto , percorre a tappe quasi obbligate , gli itinerari classici della vi­ta di L utero ma l ' A . si preoccupa di arricchire gli avvenimenti biografici con note , commenti , precisazioni sulle situazioni e sugli avvenimenti conness i in qualche modo alle vicende del Riforma­tore . Dunque spazi sufficienti per capire i l c l i­ma de l tempo , la Scolastica , il fenomeno del le indulgenze , la s i tuazione sociale e politica . In­somma un libro abbastanza completo e corredato dal l ' Editore di stampe , disegni riproduzioni foto­grafiche l tavole cronologiche e indice var i ; un l ibro i l cui costo dovrebbe semplicemente rappre­s entare un necessario investimento per arricchire l e scarse biblioteche delle famigl i e evange liche .

Gioele Corradini

A . A . V .V . , Lutero ne L suo e neL nostro tempo , Stu­di e conferenze per il 5° centenario del l a nascita di M . Lutero . Claudiana, Torino 1983, pp. 346 .

Non s i presta ad una organica recensione un l ibro che , per sua stessa natura ( 16 studi di 11

autori diversi ) conduce piuttosto a considerazio­ni sparse sull ' uno o sull ' altro degli articoli ivi contenuti . L ' intenzione dell ' Editore è comun­que lodevole perché i l l ibro rappresenta la rac­colta di una serie di studi e di conferenze organi z zate dalla Faco1 tà Valdese di Teologia in collaborazione con la Claudiana per i l 500° anni­versario della nascita di Martin Lutero .

Page 75: Il ministero degli anziani - Ifed...8 di evidenziare la natura organica della loro rela zione con il gregge (vd. en humtn, vv. 1-2).Inoltre il branp evidenzia di un nes so fra il unico

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Diviso cronologicamente in due parti distinte, i l libro riporta i vari contributi senza uno specifico ordine logico ( del resto di fficile da realizzare .per la diversità degli studi in campo ) e raduna così uno accanto all ' altro articoli di d i verso tagl io e contenuto . Una antolog i a comun­

que , assai interessante non foss ' altro per la competenza e l ' alto livello degli studiosi che v i

hanno contribuito ( c i to fra gl i altri : G. Alberi­go , G . Ebe ling, F. Ferrarotti , A . Molnar , B . Corsani e P . Ricca ) .

Certo i l Riformatore è personaggio grande , "�roppo grande per essere rinchiuso in limi ti confes s i o na l i 11 e per questo si presta indubbi amen­te a letture diverse e a prospet1:ive di varia angolazione . Gli accostamenti sono dunque assai

uti li ed affascinanti anche se portano forse con

sé i l ri sch io di confondere , forse maggiormente , l e scarse idee che i l lettore medio italiano possiede del Riformatore .

F . Genti l oni , Abramo rio alla ricerca 1984 , pp . 123 .

Gioele Corradini

contro ULisse. Un di Dio , Torino ,

itinera­Claudiana

Il l i bro è una testimonianza di un cattolico che da un "nobile e austero cristianesimo priva­to" , pa ssa a ri conoscere che Dio non è solo i l

S i gnore d e l l e cosc ienze , ma anche i l Signore del­la storia • e infine approda ad una concezione di

( ( l l f f

147

Dio che esclude ogni idea ài totali tà , ma che s i esprime nella frammen1:arietà del l ' impegno quoti­

diano della prassi . La preoccupazione del l ' A . è

quella d i privilegiare un dio che faccia compa­gnia nel peregrinare incerto della storia , pi utto­sto che un Dio che spi ega , risolve e salva . Per l ' appunto , il Dio di Abramo con le sue incertez­

ze, piu1: tosto che Ulisse che sa dove è diretto .

Il l ibro è seri t:to in uno stil e incisivo e

provocatorio e lo si legge con grande fac i l i tà e piacere . La matri ce teologica di questo cattolico è fondamentalmente barthiana , ma di questa conver­genza tra i catto l i c i e Barth non c ' è da meravi­gliarsi malgrado l ' apparente paradosso . Ci sono

comunque alcune domande che vengono in mente al recensore . E ' ben sicuro l ' A . che la sua tanto proclamata precarietà non sia in realtà un s iste­ma a sua volta protettivo e quindi " s i curo" nel

senso deteriore del termine? Nel voler retrocede­

re ad un ' idea di Dio più inattaccabi le di quella fin qui avuta , è ben certo di non essere mosso a

sua volta da motivi di dubbia legi ttimità come quelli che vuole a sua volta combattere? Il ri­schio della sua nuova fede non somigl ia forse

troppo ad una nuova sicurezza? Il suo Abramo non

è forse un nuovo Ulisse?

Pietro Bolognesi

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Haddon \� . Rob inson , P:redica:t>e La Bibbia. Svolgi­

mento e comun i c a z i one di messaggi esposi ti v i ,

Roma , I . B . E . 1 984 , pp . 251 .

N e l l a prefazione alla sua opera , 1 1 A . che ha

i nsegna t o orni l etica per di ci anno ve anni al Dallas

Theologi ca l S em i nary , precisa lo scopo del suo

scri tto . Unendo uno spirito umi l e ad una notevol e

e speri enza , egli s i pl�opone d i esporre un metodo

d i pr eparazione e di espos i z ione di messaggi trat­

ti dal l e Scritture , a benefi ci o di tutti coloro

che desi derano imparare a predicare o di persone

g i à impegnate in questo m i n istero che vogl iono

ap profondire l a loro preparazione omileti ca .

I l libro, corredato di alcune appe ndici con domande di contro! l e , una sel ezi one bibliografi­c a , un indi c e del l e p ersone c itate e un indice dei riferimenti b i bl i c i , è formato da dieci capi­tol i . Dal primo , "Tesi a favore del la predicazio­ne" , il Rob inson pros egue i l suo i ter , suggerendo c ome sc oprire l ' i dea centrale del testo scelto ' come usare effi cacemen te i vari strumenti di l avo-

ro , al fine ài tradurre l ' i dea di fondo in un

sermone che raggiunga i n modo incis ivo l ' obietti­

vo che si p refigge . Lo scritto , che intende forni­

re uti li consi gl i omi l etic i , dalla preparazione

all ' e spos i zione del sermone , dal l ' introduzione al­

la conc l u s i one , è ri cc o di immagi ni e di ci tazio­ni . Nel l ' ul tima parte del l avoro , l ' autore si

interessa anche di quegli aspetti che potrebbero

sembrare marginali come , per esempi o , l a cura che il predicatore deve avere per la sua persona e

� ( f l f l l

1 49

per i l vestire , i gesti da usare durante l a

predica , le pause nel discorso , i l timbro e d i l

tono de lla voc e .

Un trattato senza dubbio uti l e , ma puramente

tecnico . Ci sembra che questo aspetto sia da

sottolineare p articol armente : ' primo pe rché , a no­

s tro avviso , costitu i sce i l l imite del lavoro del

Robinson e, in secondo luogo , perché i l lettore

non sia tratto in inganno attr ibuendo al l a predi ­

cazione cristiana una semplice preparazione omi le­

tica . Nel l i bro infatti non trov i amo trac c i a di

due valori assolutamente insc indibi li dalla predi­

cazi one cri stiana : i l dono e la preghi era . E '

nos tra convinzione, fondata sul l e Seri tture , che

non si possa essere in alcun modo pred i catore

della Parola se manca que l carisma , dono dello

Spirito Santo, che fa distinguere il ministero

del l a Parola dal l ' arte oratori a . Inoltre credi amo

che i l messaggio che si espone debba essere non

solo frutto di un attento , rigoroso esame delle

Scri tture , assolutamente necessario , ma debba es­

sere "ri cevuto" in una particolare esperienza di

comunione con l ' Autore Divino, attraverso la pre­

ghiera . Su questi valori di fondo , probabi lmente

sottintesi dal Robinson , si può costruire una

buona tecnica per r.endere p i ù efficace i l ministe­

ro del l a Parol a , senza rendere uniformi i predi c a­

tori . Il l ibro è di fac i le e scorrevole lettura ,

anche se si del;lbono lamentare numerosi errori di

stampa .

Carlo Bertine l l i

Page 77: Il ministero degli anziani - Ifed...8 di evidenziare la natura organica della loro rela zione con il gregge (vd. en humtn, vv. 1-2).Inoltre il branp evidenzia di un nes so fra il unico

Is� l �u�o B tb!tc� Evan�elico

Ge"NI to 19B5

O�rt'ttcre: Pror . P1�trc �olo�ne$ 1

A � � - � l $ � r L � : a n e : ! . B . E . Vi� d t l Casal� Corv 1c. �O OC1� Finocc�1o { qoma' Abbo"a���tc ����� t 7 .000 - Sc�tt�\tore E 1 4 .000. I vcrsa<!lcmu t;nrtO � e'fet tu are sul <:CP 414,4000 1"t11tato a Istttutc 81blico Ewang�lico . Gh abbo,am�nti n o " div.lll-tt i e n tre i l 31 d!c:e���bre !101\0 ritenuti r!c.r.nf"el'll'at..o.

Per 1"v 'o �e l l t pubnl\c:azic�i 1 n r�er.s&�ne t' eorri sponde"za con l• r�OAl tonc: VtA J. � 1 1 1 Ou•rcia B t l �100 Pacova .

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- Co1 1 �e ia l • ta e �Ln i srer t o pa•tora le JacQues Bl�nden ler • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • �. 68

- C,�� C\\P5 i!J la� l Eioçan i F!r i l ��rY i &J O cr i st iano ArtPAnO ._1ein1ger • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • p . 02 Let h·r., a,t un a11ict:' rl.\.:.,rt.l•d ur., c t'IN' .tn:dano n� l l a !Ult1 c h i esa Alfre� �u�� • • • • • . • • • • . • • • • . • • • • • • . . • • . . • • • • • . • • . . • • • • . • • o . "117

S�l'I;ALAllONI !HP.'�IOC.f.-AF'lCHE • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • p. 126 !. !STilo OE1 l.JB.I'!t RICC:ItU 7 � • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • P • 150

INTRODUZIONE

I vari numeri de l la rivista hanno fin qui cercato di presentare i vari problemi in una

prospettiva che sia caratterizzata dalla pienezza del messaggio evangelico . La realtà induce però a credere che un insegnamento corretto deve andare di pari passo con la maturità di coloro che sono chiamati ad esporlo . Per questo la Seri ttura s i interessa , non solo dei principi , ma anche degli uomini . Questo numero di Sdt vuole quindi contri­buire a chi arire alcuni elementi circa i l ministe­ro di coloro che , secondo la Scrittura, hanno un ruolo di conduzione nella chiesa del Signore .

Lo studio di questo argomento deve far fronte

a diverse· difficoltà . ., Basterà evocarne almeno

due . In primo luogo si deve pensare alla crisi '·

epistemologica attuale. Come si sa alcuni pongono

in discussione gli stessi criteri della conoscen­

za inducendo così , assai spesso , a respingere

anche ogni idea di conduzione e d • insegnamento

formale per privilegiare in maniera esclusiva ie