Il "Manuale di lingua italiana per sordi stranieri" recensito su Appunti sulle politiche sociali

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APPUNTI 198 1 MAGGIO-AGOSTO 2012 SERVIZI SOCIOSANITARI E LIVELLI ESSENZIALI. FASI DEGLI INTERVENTI , TIPOLOGIA DI UTENZA, STANDARD ED ONERI FABIO RAGAINI GRUPPO SOLIDARIETÀ I livelli essenziali di assistenza sa- nitaria, comprendenti anche i servizi sociosanitari, stabiliscono le prestazioni che il servizio sa- nitario deve garantire. Alcune di queste (sociosanitarie) pre- vedono un concorso alla spe- sa da parte dell’utente o del Comune. L’analisi che segue ri- flette sul come le indicazioni nazionali trovano applicazione nella disposizioni regionali. Le prestazioni sociosanitarie sono definite dall’art. 3 septies del d.lgs 229/1999; il succes- sivo dpcm 14.2.2001 (atto di indirizzo e coordi- namento in materia di prestazioni sociosanitarie) stabilisce la tipologia delle pre- stazioni ed i criteri di finanziamento cui le Re- gioni devono tener conto nel disciplinare gli interventi socio sanitari. Infine il dpcm 29.11.2011 definisce i livelli di assistenza sani- taria che devono essere assicurati dal servizio sanitario nazionale, compresi (allegato 1c) quelli dell’area socio-sanitaria. Tale normativa è stata recepita dal alcune Regioni; molte altre non lo hanno fatto, conti- nuando a regolamentare i servizi secondo precedenti o successive disposizioni regionali. Le norme sopra elencate indicano quali sono le prestazioni socio sanitarie, specifican- do quali sono a completo carico del fondo sanitario, quale a compartecipazione sanità/ sociale, quali di esclusiva competenza socia- le. I criteri per la loro individuazione sono stabi- liti (dpcm 14.2.2001) tenendo conto della na- tura del bisogno, della complessità e intensità dell’intervento assistenziale e della sua dura- ta. Per ciascuno di questi criteri vengono defi- niti alcuni aspetti. L’intensità assistenziale vie- ne definita in base alle fasi temporali che caratterizzano il progetto personalizzato (in- tensiva, estensiva, lungo assistenza); fasi nelle quali cambia l’onere economico a carico del settore sanitario (a carico delle Asl) e di quello sociale (a carico dell’utente e/o del Comu- ne). Il successivo decreto sui Lea che definisce quali sono le prestazioni che il servizio sanitario è tenuto a garantire, individua quelle che sono finanziate interamente dalla sanità e quelle a compartecipazione. Ovviamente scompaiono quelle che l’atto di indirizzo sul- l’integrazione sociosanitaria individuava a completo carico del fondo sociale. La lettura della normativa al fine di indivi- duare quali prestazioni ricadono tra quelle a completo carico della sanità e quelle a com- partecipazione (e con quale percentuale) non è agevole ed è per certi versi contraddittoria, legittimando differenti interpretazioni. Crucia- le è la definizione di ciò che è riconducibile alle diverse fasi dell’intensità assistenziale che determina una diversa componente nella as- sunzione di spesa da parte della sanità e del- l’utente/comune. Le fasi dell’intensità assistenziale determina- no inoltre anche costi diversi delle prestazioni e servizi; gli standard sono evidentemente più elevati nella fase intensiva e diminuiscono progressivamente spostandosi a quella di lun- go assistenza, così come cambiano anche le figure professionali che li compongono. L’ana- lisi dello standard, collegato alla tipologia di utente, al di là della sigla utilizzata, offre indi- cazioni fondamentali riguardo l’intensività dell’assistenza fornita che, come detto, defini- sce gli oneri a cario della sanità o del sociale (utente/Comune). Va ricordato infine che mentre la quota sanitaria (intera o parziale) non prevede compartecipazione a carico dell’utente e quindi grava sul fondo sanitario, quella sociale la prevede; nel caso il reddito sia insufficiente è tenuto a compartecipare il Comune di residenza dell’assistito. Ai fini di una più esatta comprensione della normativa sopra indicata, pare inoltre utile affiancare ai testi precedentemente citati anche il documento “Prestazioni residenziali e semiresidenziali” della Commissione naziona- le sui Lea, approvato il 30 maggio 2007, che pur avendo una semplice funzione di indirizzo, offre importanti indicazioni al fine dell’inter- pretazione delle norme sopra richiamate. La scheda che segue non si propone di dettagliare la normativa riguardante gli inter-

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Il "Manuale di lingua italiana per sordi stranieri" (Bonanno, Delliri, Dolza, Maglione) recensito sul n.3/4-2012 di Appunti sulle politiche sociali

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APPUNTI 1981MAGGIO-AGOSTO 2012

SERVIZI SOCIOSANITARI E LIVELLI

ESSENZIALI. FASI DEGLI INTERVENTI,TIPOLOGIA DI UTENZA, STANDARD ED ONERI

FABIO RAGAINI

GRUPPO SOLIDARIETÀ

I livelli essenziali di assistenza sa-nitaria, comprendenti anche iservizi sociosanitari, stabilisconole prestazioni che il servizio sa-nitario deve garantire. Alcunedi queste (sociosanitarie) pre-vedono un concorso alla spe-sa da parte dell’utente o delComune. L’analisi che segue ri-flette sul come le indicazioninazionali trovano applicazionenella disposizioni regionali.

Le prestazioni sociosanitarie sono definitedall’art. 3 septies del d.lgs 229/1999; il succes-sivo dpcm 14.2.2001 (atto di indirizzo e coordi-namento in materia di prestazionisociosanitarie) stabilisce la tipologia delle pre-stazioni ed i criteri di finanziamento cui le Re-gioni devono tener conto nel disciplinare gliinterventi socio sanitari. Infine il dpcm29.11.2011 definisce i livelli di assistenza sani-taria che devono essere assicurati dal serviziosanitario nazionale, compresi (allegato 1c)quelli dell’area socio-sanitaria.

Tale normativa è stata recepita dal alcuneRegioni; molte altre non lo hanno fatto, conti-nuando a regolamentare i servizi secondoprecedenti o successive disposizioni regionali.

Le norme sopra elencate indicano qualisono le prestazioni socio sanitarie, specifican-do quali sono a completo carico del fondosanitario, quale a compartecipazione sanità/sociale, quali di esclusiva competenza socia-le. I criteri per la loro individuazione sono stabi-liti (dpcm 14.2.2001) tenendo conto della na-tura del bisogno, della complessità e intensitàdell’intervento assistenziale e della sua dura-ta. Per ciascuno di questi criteri vengono defi-niti alcuni aspetti. L’intensità assistenziale vie-ne definita in base alle fasi temporali checaratterizzano il progetto personalizzato (in-tensiva, estensiva, lungo assistenza); fasi nellequali cambia l’onere economico a carico delsettore sanitario (a carico delle Asl) e di quellosociale (a carico dell’utente e/o del Comu-ne). Il successivo decreto sui Lea che definiscequali sono le prestazioni che il servizio sanitarioè tenuto a garantire, individua quelle chesono finanziate interamente dalla sanità equelle a compartecipazione. Ovviamentescompaiono quelle che l’atto di indirizzo sul-l’integrazione sociosanitaria individuava acompleto carico del fondo sociale.

La lettura della normativa al fine di indivi-duare quali prestazioni ricadono tra quelle acompleto carico della sanità e quelle a com-partecipazione (e con quale percentuale) nonè agevole ed è per certi versi contraddittoria,legittimando differenti interpretazioni. Crucia-le è la definizione di ciò che è riconducibilealle diverse fasi dell’intensità assistenziale chedetermina una diversa componente nella as-sunzione di spesa da parte della sanità e del-l’utente/comune.

Le fasi dell’intensità assistenziale determina-no inoltre anche costi diversi delle prestazionie servizi; gli standard sono evidentemente piùelevati nella fase intensiva e diminuisconoprogressivamente spostandosi a quella di lun-go assistenza, così come cambiano anche lefigure professionali che li compongono. L’ana-lisi dello standard, collegato alla tipologia diutente, al di là della sigla utilizzata, offre indi-cazioni fondamentali riguardo l’intensivitàdell’assistenza fornita che, come detto, defini-sce gli oneri a cario della sanità o del sociale(utente/Comune). Va ricordato infine chementre la quota sanitaria (intera o parziale)non prevede compartecipazione a caricodell’utente e quindi grava sul fondo sanitario,quella sociale la prevede; nel caso il redditosia insufficiente è tenuto a compartecipare ilComune di residenza dell’assistito.

Ai fini di una più esatta comprensione dellanormativa sopra indicata, pare inoltre utileaffiancare ai testi precedentemente citatianche il documento “Prestazioni residenziali esemiresidenziali” della Commissione naziona-le sui Lea, approvato il 30 maggio 2007, chepur avendo una semplice funzione di indirizzo,offre importanti indicazioni al fine dell’inter-pretazione delle norme sopra richiamate.

La scheda che segue non si propone didettagliare la normativa riguardante gli inter-

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venti sociosanitari, intende soltanto focalizza-re alcuni aspetti, cercando di “collocare”, iservizi e le prestazioni all’interno delle grigliesopra richiamate. Il riferimento non potrannopertanto essere le sigle delle strutture e deiservizi, quanto invece il contenuto dell’offertaassistenziale. Per meglio chiarire: ci possonoessere sigle che in determinate regioni indica-no prestazioni riconducibili alla fase di lungoassistenza, mentre in altre il loro contenuto puòessere riferibile a quello della fase estensiva ointensiva. Pare necessario allora, per evitaresomme ingiustizie, cercare di capire cosa ècollocabile all’interno di quelle fasi che deter-minano assunzioni di oneri della sanità con unrange che va dal 100 al 40%.

Una parte finale, infine, riguarda, lo specifi-co della regione Marche.

LE FASI E LA RIPARTIZIONE DEI COSTI

Come indicato precedentemente l’appar-tenenza alle diverse fasi determina una diver-sa ripartizione dei costi tra sanità e sociale.Nella fase intensiva gli oneri sono sempre acompleto carico della sanità; così in quellaestensiva ad eccezione di alcune prestazioni/servizi; nella fase della lungoassistenza invece,gli oneri sono ripartiti tra sanità e sociale aseconda della tipologia di interventi e delladiversa intensità. Le aree che prenderemo ariferimento sono quelle riguardanti anziani nonautosufficienti (compresa demenze), disabilitàe salute mentale. Come vedremo la ripartizio-ne dei costi nelle varie fasi non è omogenea,così come non sempre è chiaro ciò che ap-partiene alla fase estensiva e a quella dilungoassistenza (in alcuni casi vengono citatein altre si può solo presupporre). Interessanteinoltre analizzare le normative di riferimentocitate sia nei Lea che nella tabella A dell’attodi indirizzo. Vengono inoltre aggiunte le sigleutilizzate nel documento della Commissionenazionale Lea che declina anche il “codice diattività” con una ipotesi di standard assisten-ziale. Prendendo a riferimento i Lea le quotea carico della sanità sono:

disabili: 100% a carico della sanità nelle fasiintensive ed estensive (rd1) e nei casi diresponsività minimale; 70% per i disabili gravinei servizi residenziali e semiresidenziali (rd3);40% nei servizi residenziali per disabili senzasostegno familiare (rd4);

anziani: 100% a carico della sanità nelle fasiintensive ed estensive (r1, r2, r2d); 50% nellalungo assistenza residenziale e semire-

sidenziale (r3/sr); il documento della Com-missione Lea inoltre specifica “Le prestazioniindividuate con i codici R1, R2, R2D, sonoriferibili alla erogazione di cure intensive oestensive ad elevata integrazione sanitaria,mentre le prestazioni individuate con i codicidi attività R3 sono convenzionalmente riferibiliad assistenza e terapie di mantenimento,classificabili come prestazioni sanitarie arilevanza sociale”

psichiatria: 100% a carico della sanità neiservizi residenziali e semiresidenziali (riferimen-to PO 1998/2000); 40% nelle strutture residen-ziali a bassa intensità assistenziale.

Infine, anche se non è oggetto di questaanalisi all’interno delle cure domiciliari, l’assi-stenza tutelare (trasversale ad ogni area) siripartisce al 50% tra sanità e sociale.

Il punto è dunque cosa connota una fase ecome si definisce l’intensività (anche sulla basedelle indicazioni del dpcm 14.2.2001) dellediverse fasi. E’ evidente, come sopra richia-mato, che non può essere una sigla a definirnel’appartenenza, quanto le esigenze delle per-sone, il “consumo” e la tipologia di assistenza,e il conseguente standard di personale. Ciòdovrebbe essere sufficiente per capire che undeterminato contenitore deve essere valuta-to esclusivamente sul contenuto delle presta-zioni che eroga. Si prenda l’esempio delleResidenze sanitarie assistenziali (Rsa) per an-ziani. In Italia tale sigla accomuna struttureche erogano prestazioni che vanno dalla faseintensiva a quella di lungoassistenza. In alcuneRegioni esistono le cosiddette Rsa riabilitative(in proposito vedi anche il dpcm sui Lea nellaparte dell’assistenza distrettuale - a completocarico del fondo sanitario - le prestazioniriabilitative erogate nelle RSA) che vicarianoposti di post acuzie (codice 56 e 60); in altre,accolgono malati a responsività minimale ocon rilevanti bisogni sanitari, fino a caratteriz-zarsi esclusivamente per attività di manteni-mento funzionale per soggetti con non rile-vanti bisogni sanitari (vedi anche Commissio-ne Lea). Se collocate in quest’ultima fase èevidente che sono strutture per cui vale laripartizione del costo al 50%; se non lo sono,non può che valere il riferimento della faseintensiva ed estensiva dei Lea (100% a caricodella sanità). Se, in genere non viene messo indiscussione l’assunzione di oneri al 100% nellafase intensiva o nelle responsività minimali,viene fortemente contrastata la possibilità che

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APPUNTI 1983MAGGIO-AGOSTO 2012

la sanità si faccia carico per intero del costo diricoveri nella fase estensiva. Questo porta spes-so a voler trasferire nella lungo assistenza sog-getti le cui problematiche sanitarie, compresauna perdurante instabilità clinica, sono difficil-mente compatibili con quel regime.

Emerge in questo caso la differenza con ladisabilità che prevede 100% sanità nella faseintensiva ed estensiva e successivamente un70/30 (non è chiaro di quale fase si tratti).L’altro parametro di riferimento è lo standarded il costo della giornata di ricovero. Pareevidente che standard che si collocano so-pra determinati minutaggi, che hanno unapresenza infermieristica sulle 24 ore, difficil-mente possono collocarsi nella cosiddettafase di lungoassistenza (è opportuno in pro-posito rivedere le definizioni delle fasi neldpcm 14.2.2001).

NELLE MARCHE?Sulla base di quanto sopra indicato che

effetto avrebbe l’applicazione (ancora nonavvenuta) dei Lea sociosanitari nelle Marche?Non pare inutile analizzare questo punto per-ché in più occasioni attraverso specifici attiviene richiamata la necessità di applicazionedella normativa sui Lea, come se nell’offertadei servizi sociosanitari le Marche si caratteriz-zassero per un’applicazione in eccesso, ovve-ro servizi caratterizzati da impropri ed eccessi-vi oneri sanitari. Affrontiamo la questione inmaniera schematica cercando comunque diessere precisi.

Disabilità. Tutti le strutture ex art 26, poiriclassificate, sono a completo carico dellasanità. Tra queste rientrano: residenzeriabilitative intensive, Unità comi permanenti egravi insufficienze respiratorie, residenzeriabilitative estensive, Rsa disabili (in fase diriclassificazione in Rsa gravi e Rsa accoglien-za), centri semiresidenziali. Ci sono poi altredue tipologie di strutture residenziali che ospi-tano disabili gravi (residenze protette e comu-nità socio educative riabilitative), cui si ag-giunge il Centro socio educativo riabilitativo(Cser); tutti servizi a compartecipazionesociosanitaria. Le Rsr estensive stanno diven-tando strutture a residenzialità temporanea.Nei fatti rimangono 4 strutture residenziali perdisabili gravi: Rsa (gravi e accoglienza), resi-denza protetta, Coser. Le prime due ad oggisono pagate per intero dalla sanità, per laterza una delibera regionale classificherebbele RP come struttura per disabili (non gravi)senza sostegno familiare. Le Coser hanno unaregolamentazione autonoma con un contri-buto fisso regionale al quale si aggiunge unariipartizione al 50% tra sanità e sociale dellasomma rimanente (tariffa non fissata). I circa70 Cser per oltre 1000 utenti sono in assenza didisciplina e l’onere, tranne accordi locali, rica-de sui comuni che ricevono dalla Regione uncontributo (legge di settore dei servizi sociali)pari al 50% del costo del personale. Se comedovrebbe essere, la sanità assumesse il 70%del costo retta per i Cser e per le RP, gli oneri acarico della sanità sarebbero più alti anche

Guarigione e relazione educativaI progressi nel campo della conoscenza medica e il ruolo nuovo che assume lapsicologia anche a seguito delle esperienze sviluppatesi durante e dopo la secondaguerra mondiale aumentano le aspettative delle famiglie e rafforzano le praticheriabilitative all’interno di un modello di intervento che rimane prevalentemente medi-co. L’idea della “guarigione” diventa spesso il supporto principale nella relazioneeducativa con il rischio di rafforzare nei genitori la consapevolezza di una propriainadeguatezza a sapersi rapportare con le esigenze del proprio figlio disabile. L’imma-gine del disabile come “eterno bambino”, bisognoso di cure e attenzioni continue,determina almeno tre conseguenze: rafforza il ruolo che la società affida alle famiglie,offre un modello generale di comportamento molto rassicurante poiché, qualunquesia l’età anagrafica della persona disabile, “con un bambino si sa sempre come fare”e infine concorre a mantenere la persona disabile in una inevitabile condizione dipassività e di dipendenza.

Carlo Lepri, In, Viaggiatori inattesi. Appunti sull’integrazione sociale delle personedisabili, Angeli, 2011

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APPUNTI 1984MAGGIO-AGOSTO 2012

Fornitura pubblica di servizi ed equità. Per non limitarsi alla beneficenza

Anche sul piano equitativo, diverse sono le possibili giustificazioni a favore della forniturapubblica dei servizi. Innanzitutto, se alcuni funzionamenti contano per coloro che possonopermettersi di finanziarli, non si vede perché non contino anche per chi, nei mondi reali, èprivo di risorse. Se è così, affrontare la questione distributiva con trasferimenti monetarisarebbe quantomeno incongruente. Anziché garantire che ciò che conta per chi èabbiente possa essere goduto anche da chi sta peggio, ci si limiterebbe a un po’ dibeneficenza, nell’indifferenza di ciò che il reddito può acquistare. Aggiungo come i rischi dicarenze informative tendano a essere più accentuati per chi è svantaggiato. Gli svantaggiati,inoltre, sono più soggetti a preferenze adattive, caratterizzate da quella che Sen (1985)definisce la “negligenza delle condizioni fisiche”: in sintesi, chi ha poco tende ad acconten-tarsi di poco. Vi sono, altresì, alcuni interventi di contrasto agli svantaggi che solo i servizipossono realizzare. Penso, in primis, ai servizi educativi. Al riguardo, mi sembra utile riportarei risultati di uno studio svolto negli Stati uniti e teso a confrontare le prestazioni standardizzatein matematica fra bambini provenienti da contesti socioeconomici diversi. Se i test sonoproposti a settembre, il divario a favore dei ricchi è crescente nel tempo, se si svolgono atermine della scuola, il divario è ampiamente ridimensionato. La scuola serve, mentre levacanze, periodo in cui torna a essere preponderante il peso del contesto di provenienza,sono dannose (Gladwell, 2008). Dovrebbero essere ovvie anche le implicazioni per quantoconcerne il tempo pieno. Desiderabili, sotto il profilo equitativo, sono anche i benefici, pergli studenti meno avvantaggiati. Inoltre – altro problema informativo – come differenziare itrasferimenti monetari sulla base delle diverse condizioni di bisogno? Appare impossibile,con il doppio rischio di dare poco ad alcuni e troppo ad altri, e di incentivare l’autoselezionarsicome bisognosi (falsi positivi) di soggetti che bisognosi non sono. I servizi, pur non essendoovviamente immuni dai rischi di falsi positivi, sono patentemente meno fungibili del reddito.

Elena Granaglia, in Animazione sociale, n. 12/2011

nel caso venisse recuperato un 30% sulla tarif-fa delle RSA. Prendendo solo a riferimento ilCentro diurno della legge 20-2002, un rapidoconto porterebbe a definire una quota annuadi quota sanitaria non assunta pari ad oltre 8milioni di euro, con un costo retta giornaliero di50 euro (costo molto basso se si paragona alletariffe dei Cd della legge 20-00: 80-100-131euro) ripartito al 70/30: 1000 posti x 35 euro/giorno x 48 settimane (indicazioni legge 20/2002)

Anziani. La lungoassistenza residenziale siidentifica con le residenze protette. I posticonvenzionati sono circa 3200 (4200 gli auto-rizzati); la sanità assume, come da Lea, il 50%del costo per circa 400 posti; assume (o do-vrebbe, il dato non è certo) quasi il 90% dellaquota sanitaria per i restanti 2900. Le Rsa anzia-ni nei circa 900 posti attivi erogano prestazioniche potrebbero essere collocate - a causadella mancata definizione degli standard daparte della Regione - sia nelle fasi intensive

estensive che di lungoassistenza. Va pertantoevitata, per i motivi precedentemente indica-ti, ogni superficialità classificatoria, collocan-do con un semplice automatismo, le Rsa nelcodice R3 della Commissione Lea. Per identi-ficare la classificazione adeguata, occorre-rebbe, risalire allo standard, alla tipologia diutenza, oltre che all’analisi dei Rug ed infinealla tariffa giornaliera; solo in questo modo sipotrebbe capire quanti posti possono esserericondotti alla lungoassistenza e quanti al regi-me intensivo/estensivo. Si potrà verificare sen-za grandi difficoltà quanti posti sono collocabiliin R1 e R2.

Psichiatria. Dall’analisi della normativa suiLea, si evince che la compartecipazione acarico dell’utente/comune è possibile nellesole strutture a bassa intensità assistenziale;mentre in tutte le altre (residenziali e diurni) glioneri sono a carico della sanità. Nella nostraRegione le Comunità protette, per le quali laRegione (Progetto obiettivo salute mentale)

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APPUNTI 1985MAGGIO-AGOSTO 2012

prevede la compartecipazione al costo delservizio - pur non avendone ancora definito lapercentuale -, difficilmente possono essereconsiderate a bassa intensità assistenziale,data la tipologia di utenza ospitata e glistandard di personale presenti. La bassa inten-sità assistenziale connota invece le comunitàalloggio per soggetti con disturbi mentali (leg-ge 20/2002). Molto spesso prendendo a riferi-mento vecchie normative regionali nelle co-munità protette o assimilando impropriamen-te la normativa sulla disabilità, viene previstauna compartecipazione sanità/sociale conrapporto 70/30; ripartizione non presente nellanormativa Lea.

Cure domiciliari. Nella nostra Regione non èapplicata la normativa (assunzione del 50%del costo da parte della sanità) riguardantel’assistenza tutelare. Le prestazioni non vengo-no erogate o sono a carico dei Comuni o degliutenti.

La rapida disamina della complessa nor-mativa nazionale e della situazione regiona-le, dovrebbe mettere in guardia da pres-

Tabella 1. Marche. Servizi sociosanitari diurni e residenziali Tariffa Ripartizione costi

sanità/sociale Standard Fabbisogno

Anziani Rsa no Definita solo quota sociale no Si (con

Cd l. 20/00)Rp si si si si

CD l. 20-02 no no si no CD l. 20-00 no no no Si (con Rsa)

Disabili

RsaRsr est

sisi

Completo carico sanità Completo carico sanità

si si

Rp no no si noCoser no si si si

CD (l. 20-02) no no si noCD (l. 20-00) si Completo carico sanità no si

PsichiatriaSrt no Completo carico sanità no siSrr no Completo carico sanità no siCp no no No-si siCD no Completo carico sanità no si

sappochismi applicativi. E soprattutto dall’ideadi darne applicazione in quelle parti dove sipuò ritenere che la sanità possa recuperarequalche denaro da caricare su utenti e Co-muni. Ovviamente quella analizzata è solouna parte delle problematiche dei servizi sani-tari e sociosanitari che attendono ad unaprogrammazione regionale attenta al sistemacomplessivo dell’offerta sociosanitaria delquale però la corretta applicazione della nor-mativa sui livelli essenziali di assistenza ne èparte assai importante.

PER APPROFONDIRE

Sui temi trattati si può trovare ampia docu-mentazione nel sito del Gruppo Solidarietà. Inparticolare nella rubrica http://www.grusol.it/vocesociale.asp. Si vedano anche le pubbli-cazioni del Gruppo; I dimenticati (2010) e Laprogrammazione perduta (2011), che si occu-pano esclusivamente di questi aspetti: http://www.grusol.it/pubblica.asp. Sul sito al link http://www.grusol.it/informazioni.asp è inoltre repe-ribile tutta la normativa citata e i documentidella Commissione Nazionale sui LEA.

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APPUNTI 1986MAGGIO-AGOSTO 2012

Un percorso ultratrentennaleall’interno di una struttura dialta specializzazione e comeconsulente di servizi per mino-ri ed adulti con disabilità. Lariflessione si snoda sui temidella integrazione (vera opresunta) e dello specialismoe degli specialisti con i rischiche comporta vedere unaparte senza tener conto deltutto. E nel tutto ci sono so-prattutto i luoghi di vita dellepersone

“SE PER CRESCERE UN BAMBINO, OCCORRE UN VILLAGGIO INTERO...”

STORIA DI METAMORFOSI E RIFLESSIONI INTORNO

AD UNO SPECIALISTA IN CERCA DI SENSO

MAURO MARIO COPPA,DIRETTORE SERVIZI RIABILITATIVI, FASCIA SCOLARE E GIOVANI,

LEGA DEL FILO D’ORO, OSIMO (AN)

INTRODUZIONEPerché scrivere poche note sulla mia espe-

rienza ultratrentennale con bambini, ragazzi,adulti, famiglie, educatori e professionisti cheaiutano il difficile percorso di crescita di bambi-no con disabilità gravi e bisogni educativi spe-ciali. In secondo luogo, perché farlo daun’angolatura molto particolare, e cioè quelladi un professionista (specialista da giovaneesclusivo, quasi elitario, e da vecchiosmaccatamente inclusivo) che lavora in unastruttura riabilitativa ad alta specializzazione econ esperienze variegate di consulente in giroper centri diurni, scuole, servizi territoriali e quan-t’altro? La mia esperienza alla Lega del Filod’Oro di Osimo (AN) è il racconto di come sifatica e cosa ci si inventa per creare qualchespazio di relazione nella testa, nello spazio e nelcuore di chi ci chiede da tanto tempo un aiuto.

Mi sembra una storia che vale la pena diessere raccontata, non una vera e propriametodologia, perché io e i miei compagni diventura e avventura non abbiamo inventatomodelli teorico-metodologici perfetti e cor-retti, né ricerche con il rigido controllo e lamisurazione delle variabili, ma proposte, ma-teriali, metodi di lavoro e di relazione, giochiinventati o modificati, esperienze di altrirubacchiate, materiali poveri riciclati, cioèprassi e pratiche concrete di riabilitazione,che abbiamo raccolto in quasi cinquant’annidi esperienza e storia.

Questa singolarissima esperienza mi ha fattopercepire l’urgenza di metterla a disposizionedi tutti, attraverso il lavoro riabilitativo non soloall’interno dell’Ente, ma anche in esperienzedi consulenza esterna, e quel qualcosa natoda una forte base operativa e concreta, comequalcosa di ideato, rivisto e corretto, ha fun-zionato, è stato di grande importanza, e penso

e spero che continuerà a funzionare per tuttele persone che hanno problemi e condizioni divita gravemente compromesse.

LO SPECIALISTA AL CAPEZZALE DEL SOSTEGNO

È ragionevole supporre che il singolo docen-te, spessissimo senza una preparazione speci-fica nel campo dell’educazione e della riabi-litazione di bambini con deficit plurimi gravi, sitrovi impreparato e spaesato di fronte a unproblema così complesso, che presupponeuna presa in carico globale e sinergica tra levarie professionalità in ambito psico-educativo, clinico e socio-familiare.

Spesso al docente di sostegno che lavoranella scuola mancano gli strumenti di analisi evalutazione per raccogliere tutte le variabili emettere ordine dentro alla complessità dellacondizione di pluridisabilità. Questo succedenon tanto per mancanza di informazioni, quan-to piuttosto perché esse restano isolate e pocointegrate, e non vengono messe a disposizio-ne per determinare in maniera chiara il per-corso educativo del bambino, programman-do gli step didattici successivi.

Ne conseguono un senso di impotenza ap-preso, una percezione di scarsa autoefficaciapersonale (non sono in grado, ma cosa mi èmai capitato) e istituzionale (certi soggetti nonsono scolarizzabili, l’équipe scolastica dov’è?e quando si presenta, non è in grado di fornirmiuno straccio di consiglio utile, anzi rimanda ame qualsiasi decisione…).

Di solito, l’invocazione di formazione e con-sulenza deriva dalle percezioni elencate enasconde spesso un meccanismo di delega aqualcun altro (équipe scolastica, al super-spe-cialista, la formazione che manca, e quellautile la fanno sempre da qualche altra parte)del problema.

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APPUNTI 1987MAGGIO-AGOSTO 2012

IL MITO DELLO “SPECIALISTA CHE NON DEVE

CHIEDERE MAI…”Si evidenza da più parti una certa diffidenza

verso i Corsi di Formazione, in quanto si la-menta un taglio teorico, scarsamente opera-tivo e fruibile da parte degli insegnanti dibambini con disabilità gravi. Le ragioni posso-no essere diverse, ma risultano spesso ricon-ducibili alla difficoltà, da parte del formatore,di orientare i temi trattati secondo le specifi-che esigenze dei docenti. Si pensa, infatti,erroneamente, che la formazione possa esse-re i l luminante per le innumerevoliproblematiche che presenta un bambino condisabilità gravi, e che la formazione possacoprire un percorso di crescita educativa edesperienziale che molto spesso manca.

Trovare un formatore esperto in strategie diinsegnamento e metodologie operative, conun training operativo gestito per anni a con-tatto con l’utente, le famiglie, gli operatoriterritoriali, è spesso difficile, e la differenza e lospessore tecnico-metodologico è notevole,rispetto ad un professionista con una forma-zione prettamente libresca.

Il profilo (negativo) del professionista “giu-sto” per le condizioni di disabilità intellettivagrave è quello di un demiurgo che si aggiranei campi della riabilitazione, forte della su-premazia dovuta a tanti anni di gavetta, chesa dispensare consigli e indicazioni spessoanche efficaci con buona capacitàaffabulatoria e scenica, facendole caderedall’alto ad arte, senza concedersi mai com-pletamente. Vive in una condizione autisticadi isolamento dal contesto riabilitativo (forsene ha assorbito tanto, forse troppo per tantotempo), forte della stima che gli arriva, dauna parte, dai genitori, che finalmente sento-no qualcosa di sensato per il proprio figlio e,dall’altra, curiosamente da accaniti fan, inparticolare dalle insegnanti che lavorano nellascuola pubblica, e/o educatori di un qualcheCentro di Riabilitazione.

Le ragioni? In primo luogo, nemo profeta inpatria. Le capacità del professionista locale,anche se nella maggior parte dei casi moltovalide, sono troppo inquinate dal sodalizio,non sempre sereno, con tutte leproblematiche organizzative, economiche epersonali, che si trovano nei territori della ria-bilitazione, e che i professionisti vivono peranni nella gestione di problematiche com-plesse e frustranti, insieme agli educatori.

Quindi osannare il professionista che vienedall’est, sempre più bravo, capace, ma sì,anche più bello degli scalzacane a disposi-zione, è anche un modo perverso per farlapagare al povero professionista nostrano, chesa interpretare benissimo il capro espiatorio ditutte le nefandezze organizzative emetodologiche del centro in cui lavora datanto tempo.

Lo specialista super, se dotato di un minimodi capacità organizzativa e di gestione deigruppi, capisce che facendo ruotare le stelleintorno a lui, può creare un moto virtuoso chelo fa risplendere ancora di più di luce propria,non mettendosi all’ombra, ma riflettendo conla sua luce gli altri satelliti del sistema solareche ha ripreso a far girare. Nella fattispecie,nei riguardi delle assistenti, domiciliari e scola-stiche, percepisce una cosa sensata impor-tantissima, ma proprio perché sensata, spes-so invisibile agli occhi di tanti: la memoriadegli interventi educativi, il sostegno nell’at-tuazione del progetto di vita e la consulenzaalla insegnante di sostegno di turno sono tuttifattori che ruotano proprio intorno a lei, l’assi-stente materiale, che si trova a portare avan-ti, in maniera impropria rispetto al suo ruolo eal vergognoso trattamento economico,aspetti significativi del programma educativo,perché conosce il bambino e le sue indivi-dualità, e vive per anni accanto alla famiglia,entrando nella vita familiare come una figuraindispensabile e di sicuro affidamento.

I RISCHI DELLO SPECIALISTA ESCLUSIVO

Sicuramente non si mettono in dubbio lecompetenze specifiche (altrimenti non sa-rebbe stato chiamato) dello specialista, chepuò svolgere preziose funzioni sensate (an-che perché ben remunerato), come:- gestire le relazioni con la famiglia e con i

diversi attori della rete educativa (i serviziriabilitativi territoriali, gli educatori domiciliari,i terapisti, ecc.);

- avviare metodologie di analisi e verifica deirisultati, fornendo costantemente un feed-back al docente sui progressi del program-ma educativo individuale;

- proporre attività di interazione sociale fina-lizzate a incrementare la sensibilità deglialtri alunni verso le problematiche del bam-bino con disabilità;

- avviare training specifici e coinvolgere idocenti nella fase attuativa.

- formare docenti, assistenti e genitori su al-

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APPUNTI 1988MAGGIO-AGOSTO 2012

cune strategie educative e metodologie diosservazione ed analisi che accrescano leloro competenze, evitando su alcuni aspet-ti la totale delega allo specialistaI nodi intorno a questa santa e/o controver-

sa figura professionale, però, sono tanti. Latentazione di buttare via il bambino con l’ac-qua sporca è forte e purtroppo ampiamente

diffusa. Cercherò di creare una narrazionesostenibile, ricorrendo ad esperienze perso-nali con problematiche attualmente dram-maticamente urgenti, verso le quali la figuradello specialista appare sicuramente neces-saria: il contenuto riguarda la gestione deidisturbi comportamentali nelle persone condisabilità gravi.

Dalla “assistenza attraverso la custodia” alla “educazione attra-verso l’integrazione”

L’affermarsi negli ultimi trenta anni di una rappresentazione della disabilità ancorata all’im-magine della “persona” e ai suoi bisogni di normalità è stata insieme causa ed effetto di unrinnovato stile professionale da parte degli operatori. La convinzione di dover offrire allepersone disabili il massimo di integrazione e di autonomia in tutti gli ambiti della vita, ha fattosi che il modo di aiutare sia transitato da uno stile prevalentemente assistenziale e di lungadurata ad un approccio temporalmente limitato e orientato al raggiungimento di obiettividefiniti. Passare dalla “assistenza attraverso la custodia” alla “educazione attraverso l’inte-grazione” ha significato per moltissimi operatori cambiare approccio professionale e disporsiin termini di mediazione tra i bisogni della persona e la complessità dei ruoli sociali. Si è presoatto del fatto che l’ingresso a pieno titolo delle persone disabili nei ruoli sociali valorizzatinecessita della presenza di “mediatori”, intesi come operatori, servizi e strumenti, in grado diaccompagnare la persona nel suo percorso di inclusione ma anche di sostenere gli accomo-damenti che riguardano i singoli, i gruppi e gli ambienti che accolgono la persona disabile.Senza operatori, strumenti e servizi di mediazione l’integrazione sociale delle persone disabilirischia di rimanere una pura ipotesi. Senza mediatori le logiche competitive hanno ilsopravvento e la selezione per l’accesso ai ruoli sociali, che già funziona prevalentemente inbase al possesso di caratteristiche tipiche del “più forte”, rischia di diventare un ostacoloinsormontabile. La nascita e lo sviluppo di servizi, operatori e strumenti di mediazione è statacausa e conseguenza dei processi di integrazione ma, al tempo stesso, oggi è la condizioneindispensabile affinché ogni singolo percorso integrativo abbia un futuro. Oggi però si ha lasensazione che proprio su questo aspetto si corrano i maggiori rischi. L’impegno istituzionalenei confronti dei servizi alla persona ha ormai raggiunto il minimo storico in quanto ogni servizioofferto alla collettività viene considerato preliminarmente per il suo costo economico. Laconseguenza di questo atteggiamento determina sempre più spesso la necessità di ricorrereall’affidamento a “terzi” dei servizi nella logica dell’appalto e, spesso, dell’appalto al ribasso.Il termine “ribasso” rende bene l’idea del rischio che corrono la qualità degli interventi senzaconsiderare il danno che la perdita di governance da parte del pubblico arreca al valore ealle pratiche di inclusione sociale. Per comprendere meglio come si è giunti a questa fase,che definisco dell’integrazione “in difesa”, può essere utile una breve panoramica riassuntivasu come si è evoluto il rapporto tra idea di integrazione e operatività dei tecnici e dei servizi.L’evoluzione di questo rapporto può aiutarci infatti a vedere meglio come la stessa immaginedi “persona”, che in questo testo ho sostenuto essere la figura prevalente con cui oggi vienerappresentata la disabilità, può assumere sfumature diverse ed anche essere messa indiscussione. Ricostruire l’evoluzione di questo rapporto può aiutarci a mantenere unamemoria storica, condizione essenziale per comprendere meglio ciò che sta accadendooggi, al fine di evitare che si vivano le persone disabili come una realtà immodificabile, senzaun passato, che è poi “il presupposto per non avere neanche l’idea di un loro futuro”.

Carlo Lepri, In, Viaggiatori inattesi. Appunti sull’integrazione sociale delle personedisabili, Angeli, 2011

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APPUNTI 1989MAGGIO-AGOSTO 2012

Le problematiche relazionali e com-portamentali determinano spesso un corto-circuito fatale nel processo di crescita dellapersona, in quanto il comportamento ag-gressivo di un bambino rischia di assolutizzarele priorità educative di quella persona, offu-scando le sue possibilità di sviluppo nellevarie aree evolutive. Inoltre, crea un profon-do stato di frustrazione, rabbia, impotenza,che mette in moto pericolosi meccanismi dirifiuto della relazione con il bambino, di isti-gazione inconsapevole a maggiore aggres-sività quando percepisce un clima di ostilitàe rigidità nei suoi confronti; i docenti prova-no tutte le strade praticabili, ma spesso nonpadroneggiando le strategie educative ne-cessarie ad una gestione efficace del pro-blema, e ricorrono ad aiuti esterni in terminidi forze fisiche in campo (maggiore numerodelle ore di sostegno o l’aiuto di una qualsiasiassistente), maledicendo i genitori per la loroincoerenza, per la colpevole reticenza, eper la mancata buona educazione che nonhanno saputo dare al loro figlio.

L’arduo compito dello specialista, a cui siricorre quando la situazione non è più tollera-bile, con vari infortuni, invocazione di forzespeciali per non soccombere, lettere mina-torie dei genitori degli altri alunni, che leg-gende metropolitane dipingono come castie puri, e inerti agnelli sacrificali, è quello disfoderare in men che non si dica, la pozionemagica, o far uscire il coniglio dal cappello,pretendendo però da lui che risistemi i mec-canismi sbagliati del paziente designato, sen-za però alterare minimamente gli obiettivididattici della classe, senza uncoinvolgimento di alcuni alunni che potreb-bero fungere da tutore per i comportamentiadeguati del bambino, senza avviare in clas-se programmi di educazione alla prosocialità,di educazione socio-affettiva, dialfabetizzazione emotiva, di educazione ra-zionale-emotiva, insomma senza rivedere ilproprio ruolo di insegnante di classe, crean-do opportunità di contenimento e riduzionedelle reazioni comportamentali sbagliate dauna parte, e dall’altra investendo un po’ ditempo sull’insegnamento di modalità ade-guate di crescita, non solo dell’alunno pro-blematico, ma di tutti gli alunni in termini direciprocità ed interazione sociale positiva.

Un esempio in tal senso di una delle innu-merevoli difficoltà che lo specialista si trovadavanti è quello di come possono esserepresentate ed applicate strategie efficaci di

gestione dei comportamenti-problema, adesempio l’uso del contratto educativo e del-la token economy. A parte i tentativi di squa-lif ica preventiva di qualsiasi propostaeducativa che richieda all’insegnante unarevisione ed aggiornamento della rassicu-rante e consolante metodologia didatticalungamente praticata (bollata come robavecchia, già usata, ma che non funziona), lospecialista deve ricorrere e dar fondo alleproprie capacità relazionali ed assertive perspiegare cosa semplicemente propone, con-vincere l’insegnante scettica che il contrat-to educativo può essere praticato con effi-cacia con tutti gli alunni, in quanto focalizzal’attenzione sui comportamenti positivi di tutigli alunni, che poi possono venire premiatinon con ricchi premi e cotillons, ma conriconoscimenti sociali da parte della stessainsegnante (perché riprendere gli alunni soloquando non hanno comportamenti adegua-ti e dare per scontato, come un obbligo eduna ragione morale scontata, quando mo-strano rispetto delle regole in classe e relazio-ni adeguate?), piccole opportunità compa-tibili con la organizzazione scolastica (gioca-re con le figurine durante la ricreazione, ter-minare un quarto d’ora prima la lezione pervedere un dvd di cartoni promesso in cambiodi atteggiamenti positivi di tutti gli alunni).

Di solito occorre che lo specialista patteg-gi un periodo di prova, anche se l’insegnan-te rimane scettica, ribadendo che non hatempo per spiegare le regole della classe,che dovrebbero già essere conosciute daibambini, che non è giusto fermare la pro-grammazione dei più bravi per 3-4 alunnimaleducati, che diventa proprio tutto inutilerichiedere un cambiamento a scuola, se acasa i genitori se ne infischiano bellamentedel comportamento del loro figlio, anzi spes-so remano pure contro…

Lo specialista deve , in questi casi, cambia-re rapidamente pelle e profilo, diventandorapidissimamente e necessariamente inclu-sivo, e cioè creando un progettomultisistemico che coinvolga in una reteeducativa il lavoro che viene fatto a scuolae la necessaria continuazione del rispettodelle regole anche a casa, con metodichedidattiche di forte affidabilità come la tokeneconomy, utilizzata dai genitori per rafforza-re i comportamenti positivi del bambino ascuola ed in ambito domiciliare. Buone pra-tiche di questo programma sono state utiliz-

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APPUNTI 19810MAGGIO-AGOSTO 2012

zate con successo e divulgate in precedentilavori curati da me e dal mio team di lavoro,e riprese attualmente dal programma“Nonsolotata” (Coppa, in stampa)

Lo sforzo dello specialista, finalmente edopportunamente “inclusivo”, è quello di par-tire da una condivisione generale del pro-gramma di intervento sul quel determinatotipo di problema del bambino con bisognieducativi speciali, con gli educatori e lefigure di riferimento che fino a quel momen-to lo hanno accompagnato, lungo il suopercorso di crescita. Presentarsi in punta dipiedi, valorizzando quanto è stato fatto, ri-manda un messaggio di rispetto delle pro-fessionalità presenti e disponibilità, all’inter-no del quale matura in maniera più consa-pevole, da parte di tutti gli educatori, l’ideadi aprire a qualcosa che possa accrescere,e non sostituire o criticare, quanto di buonosi sia realizzato.

Lo specialista non viene quindi visto daicolleghi del territorio come una minaccia, opeggio dalle insegnanti come un “consulen-te di parte” della famiglia, che deve rispon-dere e giustificare le reazioni, non sempreadeguate, della famiglia alla pressione edalle lamentele delle docenti, ma come unaiuto ulteriore a superare e migliorare anco-ra di più il progetto di vita intorno alla perso-na ed il clima della classe. Un’ulteriore dotedello specialista è quella dell’umiltà, e dellosforzo sano, inguaribile, instancabile di capi-re e cercare di capire attraverso l’osserva-zione ed i l confronto tra colleghi.Contestualizzare la consulenza, definire gliobiettivi e le modalità operative sono pas-saggi che forse fanno perdere tempo (edenaro) allo specialista, ma che diventanocondizioni e lasciapassare importantissimi perstabilire alleanze per la persona, e non coa-lizioni contro qualcuno.

Poi… poi c’è la “passione competente”,quella contaminazione allergica sana che lospecialista, curioso e motivato dal trovaresoluzioni utili e applicabili funzionalmente,trasmette spontaneamente, e che ti fa pen-sare che se lui, dopo tanti anni e tanta espe-rienza è ancora così motivato ed entusiasta,allora veramente c’è da credergli, e magariaiuta anche me a tirarmi su dal grigiore edalla frustrazione di vedere e cogliere in unlavoro così disperato e disperante un senso euna mia credibilità come educatore.

Mi è capitato di esultare insieme a colleghie educatori quando, dopo un lungo periododi insegnamento, non senza frustrazioni, ar-rabbiature, liti e voglia (forte) di darsi all’ippi-ca, ci siamo gustati un bambino finalmentelibero dalle problematiche comportamentaliche lo bloccano e lo relegano in un ruolo dacui difendersi, in grado di far valere le suepotenzialità e le sue risorse positive, direlazionarsi adeguatamente con gli altri, cre-scere dal punto di vista cognitivo, migliorarele relazioni a casa con i genitori e gli altrifratelli e sorelle…

Raggiungere (non tanto spesso, ma qual-che volta) questo risultato rappresenta, amio parere, un bell’esempio di come lospecialismo da esclusivo diventi invece in-clusivo, e come questo obiettivo costituiscauna delle cose che ripagano stress, frustra-zioni e periodi nerissimi di burnout (dal qualeusciamo ed entriamo ciclicamente).

EVITARE IL QUALUNQUISMO RIABILITATIVO

Quale proposta, forte, concreta? Penso auna figura di specialista, con comprovataesperienza pluriennale nel settore specifico,e quindi intendo formazione e funzione diintake (contatto diretto) nella riabilitazionequotidiana.

Una sorta di coach ad alta specializzazioneche, nella scuola e nei luoghi dell’educazio-ne e cura, funga da referente didattico perpiù bambini con disabilità, docenti, assistentiscolastiche, famiglie, pagato con fondi pub-blici della scuola, e contributi delle famiglie(come facciamo solitamente noi genitori peril progetto di musica o di psicomotricità),con contratti annuali rinnovabili, in base avalutazioni e verifiche oggettive connesse aiprogressi degli alunni, e tramite questionaridi soddisfazione curati da famiglie e inse-gnanti.

Basta a definire un modello e un ruolo di“specialista inclusivo”? Non mi sento di ri-spondere con delle certezze, ma con le po-che e sgangherate riflessioni ad alta voce,avendo la fortuna da tantissimi anni di colle-zionare esperienze e rivestire questo ruolo insvariati contesti diversi. Ho cercato di espri-mere poche ma certe convinzioni e unaproposta concreta, che vuole avere il co-raggio e la presunzione di essere tale, e lasperanza che la fine… sia l’inizio.

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APPUNTI 19811MAGGIO-AGOSTO 2012

“In tempo di crisi, ave-vo voglia di continua-re a parlare di lavoro edi raccontare storievere, facce vere”.L’esperienza racconta-ta rappresenta un for-te stimolo pereducatori ed operato-ri a tenere la testa altae a cercare il confron-to sulle cose di ognigiorno

FRAMMENTI DI LAVORO

CON PERSONE CON DISABILITÀ

MARIO PAOLINI,PEDAGOGISTA, MUSICOTERAPEUTA, FORMATORE1

1 Mi era stato chiesto dalla redazione di “Appunti sulle politiche sociali” un contributo per la rivista. Ci hopensato a lungo e alla fine ho proposto questo scritto che appartiene a un libro che forse un giorno vedràla luce. L’ho scelto perché, in epoca di crisi, avevo voglia di continuare a parlare di lavoro e di raccontarestorie vere, facce vere.

Una frazione di un comune in provincia diTreviso, un laboratorio musicale con personecon disabilità intellettive di età tra i venti ed itrentacinque anni. Tra di loro ci sono personecon Sindrome di Down, Autismo, Ritardo Men-tale associato a Disturbi del Comportamen-to. I laboratori si svolgono da diversi anni incicli di dieci-dodici incontri settimanali, di so-lito in primavera e in autunno. I partecipantisono divisi in due gruppi di otto-dieci persone;al primo appartengono prevalentemente per-sone che frequentano un centro diurno perpersone disabili lì vicino, si conoscono benetra loro e le dinamiche relazionali sono bendefinite. Al secondo gruppo appartengonopersone che non hanno in comune la giorna-ta “lavorativa” ma di solito si conoscono per-ché provengono dallo stesso territorio, han-no circa la stessa età e frequentano insiemealtre attività sportive e ludiche. Accanto aquesti “nuclei stabili” di partecipanti c’è sem-pre stata la partecipazione più o meno con-tinuativa di altre persone. Mediamente “gio-vani”, attorno alla trentina di anni di età,raggiungono l’appuntamento accompa-gnati dai familiari, coinvolti nel progetto einformati di ogni cosa.

BREVE STORIA

All’inizio mi era stata richiesta una attivitàanimativa rivolta ad un piccolo gruppo digiovani con disabilità intellettive e relazionaliper dar loro la possibilità di conoscere edesprimersi attraverso l’uso del mezzo musica-le. Alcuni di loro all’epoca facevano parte diun laboratorio teatrale condotto dal regista

Mirko Artuso e avevano già messo in scenadei bellissimi lavori tra cui “La tempesta” diShakespeare. Ricordo che quando ero an-dato a teatro a vedere il lavoro ero entratocon lo stato d’animo di essere indulgente edero uscito turbato ed emozionato, qualcosaera successo che mi aveva lasciato in tascaun pensiero del tutto diverso. Scomodo, per-ché mi obbligava a fare i conti con me stessoa rivedere il mio pensiero circa le personecon disabilità. Proposi un percorso un po’diverso, in parte deludendo le aspettative diqualche partecipante che voleva “impara-re la musica”, un intervento basatosull’improvvisazione, sul cambiamento deiruoli, sull’alternanza di situazioni compositivelibere e di proposte sono-logiche che stimo-lavano mediante input musicali la compar-sa di r isposte motorie, l inguist iche,comunicazionali, relazionali, operative.

Il setting di lavoro. Nel locale, abbastanzaampio e privo di arredi fissi, vengono dispostia semicerchio degli strumenti musicali. Sonostati scelti solo strumenti che richiedono unamodalità percussiva, escludendo tutti quelliche, pur avendo una bella qualità timbrica,richiedono maggiore abilità manuali; ci sonoquindi due tastiere, dei tamburi, glockenspielee xilofoni. Battenti di varia forma e misura.Quelli che possono suonano in piedi (trannele tastiere), perché così si favorisce l’attenzio-ne. La disposizione a ferro di cavallo facilita ilfatto che tutti si vedono e si ascoltano. Alcentro si colloca il direttore che governa laperformance improvvisativa.

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APPUNTI 19812MAGGIO-AGOSTO 2012

Tutte le persone si alternano nei diversi stru-menti ed uno alla volta nel ruolo di Direttore,tutti i presenti (operatori volontari ed even-tuali guest) sono coinvolti nei ruoli. Non siparla, non si spiega e non si insegna, non c’èchi ha ragione e chi ha torto, non c’è giusto osbagliato. Proviamo a metterci nei panni dichi è coinvolto, cosa cambia quando sei“strumentista” o se sei “direttore”? Quali pro-cessi si mettono in moto e quali linguaggiprevalgono nelle comunicazioni? Le dinami-che relazionali del “branco” vengono rimes-se in discussione dalla situazione: ognuno aturno si sperimenta in tutti i ruoli ed è accom-pagnato dal musico terapeuta nel consegui-mento di successi, di gratificazioni, con atten-to riferimento agli insegnamenti di AlbertBandura in riferimento al bisogno di ognunodi percepirsi efficace.

Cosa succede. Il direttore ha a disposizioneun linguaggio gestuale per “dirigere” la suaorchestra; braccia contro il petto e pugnichiusi per indicare il silenzio, braccia protesein avanti e mano aperta per indicare “suo-na”. A seconda dell’ampiezza dell’aperturadelle braccia il gesto “suona” può riguardareuno, due tre,…tutti insieme, e lo stesso valeper il far silenzio. Forte e piano si ottengonodirigendo verso l’alto o verso il basso le brac-cia. Oltre a questi gesti ognuno personalizza ilproprio vocabolario comunicativo e ne spe-rimenta la comprensione. Il corpo che si pro-tende verso l’alto o si appiattisce a pavimen-to, l’espressione facciale che all’inizio tradi-

sce la timidezza e l’insicurezza di ciò cheaccadrà e via via diventa mezzo per comu-nicare intenzionalità, sguardi che da evitati oappena accennati diventano intensi, avvici-namenti e allontanamenti si sostituiscono allastaticità del restare dove si è. Il Direttore spe-rimenta gli effetti del proprio gesto, del pro-prio fare, e affina le strategie per ottenerenuove soluzioni. Gesti e approccio presi aprestito dall’informalità musicale di BorisPorena, presentata nel volume, oggiintrovabile,“Musica Prima”.

Lo strumentista ha davanti a sé il propriostrumento ed è libero di fare quello che vuole,compreso il fatto di non suonare affatto, sta aldirettore ottenere dallo strumentista una per-formance che rispecchi il suo progetto. Sistimolano le persone a provare tutti gli stru-menti. Suonare in lingua spagnola è “tocar”;toccare lo strumento azione musicale cosìimportante da diventare una forma (la “toc-cata” appunto), farlo proprio esplorandolo.Una attività che favorisce l’avvio del proces-so di ascolto; allora diventa evidente comecambia la performance se lo strumento “pia-ce o meno”, se le strategie per ottenere deirisultati efficaci sono state aiutate a crescere.La stessa persona posta davanti ad un tam-buro, piuttosto che alla tastiera o ad unmetallofono, costruisce strutture musicali di-verse; posta alla tastiera, produce variazionia seconda del timbro. F., giovane uomo condisabilità intellettive e comportamenti moltoesuberanti, a volte difficili da controllare, quan-do suona la tastiera, timbro pianoforte, ha

Vivere e .. morire in Istituto

Come per la sopravvivenza biologica il bambino necessita di moltissime sostan-ze nutritive, così per la sua sopravvivenza psicologica ha bisogno di interagirecon una varietà di individui facenti parte del suo contesto di vita, di esseresoggetto a continui esami da parte dell’équipe pedagogica, di acquisire nuoveabilità e di consolidare quelle che ha già appreso. L’insufficienza di “nutrimento”per la mente arresta lo sviluppo e, siccome non si può vivere senza svilupparsi eapprendere, non sorprende che la durata della vita delle persone confinatenegli istituti sia mediamente più breve rispetto a quella delle persone che vivonoin un contesto sociale più stimolante. Anche se fattori biologici sfavorevoliapportano il loro contributo, l’assenza di “cibo biologico”, di apprendimento, discambi emotivi, di interazioni con altri individui rappresenta un grave ostacoloper il corretto sviluppo psichico della persona.

Vera Rajovic, in L’integrazione scolastica e sociale n. 1/2012 (febbraio 2012)

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APPUNTI 19813MAGGIO-AGOSTO 2012

una dolcezza che lascia stupiti i suoi opera-tori; la sua motricità cambia radicalmente,muove le dita in modo speculare costruen-do una melodia per gradi congiunti chericerca e ripete a lungo. Da qui si parte perridefinire in modo proattivo l’interventoeducativo, dando ruoli e fiducia assieme aipiccoli sostegni necessari a far sperimentaredei successi e non dei fallimenti.

Quando il direttore inizia la sua performan-ce quel che accade è un vero combatti-mento di pensieri musicali. Nessuno sa quelche ha in testa l’altro e di solito ognunoparte, e spesso resta attaccato in modoimmodificabile, ad un proprio pensiero musi-cale. Come un segno tracciato su un fogliobianco modifica per sempre quella superfi-cie, così le prime intenzionalità musicali dan-no forma ad eventi che si connotano di trattidistintivi, che permettono di riconoscersi, diimitarsi, di partire da una idea e di evidenziarele strategie per modificarla. Sarebbe unerrore ridurre il tutto a incomprensibilicacofonie: nessuno degli attori in scena co-nosce i codici formali della musica, nessunoha abilità strumentali che permettano digovernare la motricità oltre una certa sogliadi difficoltà: ma i processi compositivi, che siosservano e si ascoltano, sonol’evidenziazione del processo circolare dipensiero-pensare-agire musicale, che sta alcuore dell’ impianto teorico dellaMusicoterapia Compositiva. Il primo approc-cio allo strumento è quasi sempre una esplo-razione motoria che può tradursi, a secondaanche dello strumento, in una struttura pre-valentemente ritmica o melodica. Manell’interazione con gli altri e favorendol’ascolto, la struttura si evolve. Le performan-ce individuali e quelle collettive, espressionedel pensiero musicale del direttore, diventa-no più lunghe, più articolate. A volte, persomma di eventi, diventano esecuzioni mu-sicali di assoluta bellezza, capaci di emozio-nare l’ascoltatore: una musica per nulladisabile, diventa la musica creata da ungruppo di persone che stanno insieme fa-cendo musica, si ritrovano per fare musica,per nulla preoccupati tra loro di un cromoso-ma di troppo o di altri malfunzionamenti.

I cambiamenti osservati ed ascoltati, do-cumentati in video e su supporto informatico,sono legati ad elementi propri dell’interven-to musico terapeutico, favorit i dallariorganizzazione di sé a partire dal riconosci-

mento di un sé musicale, in un contesto diagio, di protagonismo, di rispetto, di collabo-razione e differenziazione, di ascolto.

Ruolo del conduttore. Sostanzialmente èun facilitatore, deve favorire i processi peraiutare le persone a cercare, trovare, edesprimere il proprio pensiero musicale. Ladimensione in cui questo avviene è la di-mensione dell’ascolto, dell’intenzionalità af-fettiva di selezionare tra i tanti input uditiviuna certa forma che diventa “idea” e cheavvia un processo. Non è un dato, non bastamettere degli strumenti musicali perché ciòavvenga. L’agire del musico terapeuta èesso stesso una performance, fatto di piccoligesti, di un agire proattivo, di una grandecapacità di ascolto e, imprescindibilmente,di una profonda conoscenza delle caratteri-stiche delle persone cui offre l’intervento. Inquesto caso dunque, accanto alle cono-scenze ed alle competenze proprie delladisciplina, era necessario una profonda co-noscenza dei bisogni, delle abilità delle sin-gole persone con disabilità intellettiva coin-volte: una per una, diversamente dall’altra.Tutte le volte che il laboratorio va bene,vedremo poi cosa vuol dire questa afferma-zione, è perché questi equilibri sono statigarantiti e governati; tutte le volte che qual-cosa non va o sarebbe potuto andare me-glio, la responsabilità è solo del conduttore.

IL SENSO DELL’INTERVENTO

Nelle pagine precedenti (riferito ad altricapitoli del testo da cui è tratto l’intervento,nda) si è detto con forza che un interventomusicoterapeutico deve poter esplicitare sei mutamenti osservabili sono attribuibili senzapossibilità di confusioni a quella metodica.Diversamente ogni intervento rischia di sci-volare nella genericità, nella non ripetibilitàe dunque la distanza tra i principi scritti e laprassi rischiano di divenire insostenibili.Tramolti possibili individuazioni di senso ne rac-conto una che mi è successa di recente.Coinvolto in un percorso simile a quello de-scritto mi ero trovato in un centro diurno perpersone con disabilità intellettive; al primoincontro ero rimasto perplesso soprattuttodall’atteggiamento infantilizzante deglieducatori presenti. Inconsapevolmente era-no loro a rinforzare atteggiamenti simili aquelli che probabilmente ognuno di noi haavuto almeno una volta nella vita, quando

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APPUNTI 19814MAGGIO-AGOSTO 2012

da bambini ci veniva richiesto di esibirci inqualcosa di fronte ai grandi che però eranodi solito predisposti benevolmente a prescin-dere da quel che avremmo detto o fatto,anzi, più eravamo imperfetti e più aumenta-vano le coccole o le caramelle. Ma già alterzo incontro ho visto che le loro faccemanifestavano lo stupore di vedere e di es-sere in situazioni che non avrebbero immagi-nato possibi l i , stavano ristrutturando,ridefinendo la loro rappresentazione menta-le della disabilità, si trovavano immersi in unasituazione in cui non era più prevalente lalogica verticale (più vs meno) ma una logicamultidimensionale, che si consolidava soste-nendo e facilitando le persone a sperimen-tarsi in ruoli diversi, a provare gratificazione,a risolvere problemi copiando tra loro, imi-tandosi e sperimentando. La traduzione nel-la quotidianità, il senso di quell’intervento,non stava tanto nei talenti da svilupparenelle persone coinvolte ma nei mutamenti diprocesso per gli educatori, nel far percepiree sperimentare loro la necessità di mantene-re quei mutamenti e di renderli normali ele-menti del lavoro di ogni giorno, perché secambia il modo con cui si lavora con lepersone cambia anche la loro Qualità dellaVita.

Chiara, non ancora un’analisi di caso, mauna storia che vale la pena raccontare. Vie-ne con il fratello nel primo gruppo, tutti e duecon la sindrome Down ma lei è molto piùgrave, non sappiamo perché: è così. Nonparla, non si lascia toccare, evita lo sguardose può, sta in sedia a rotelle. Ogni tentativo dicoinvolgerla sembrava destinato a fallire;dopo un po’ lo dico alla mamma che miguarda e mi dice “mi basta che stia insiemecon gli altri, sa, non pensavo che sarebberimasta perché se una cosa non le piace siagita grida e si morde fino a farsi male.Invece vedo che viene volentieri”.

Strano, quel che a me pareva un fallimen-to era già un buon risultato dal punto di vistadella madre. Ecco perché non può esserciun agire musico terapeutico che non tieneconto non conosce e non applica le regolefondamentali del lavoro in relazione di aiuto,a cominciare dalla meta cognizione e finen-do alla meta valutazione. Suo fratello ha unadolcezza infinita nei confronti di lei. Quandoarrivano le fa fare il giro della stanza sfioran-do tutti gli strumenti, ma con lentezza, conpazienza che fa pensare chi guarda. Questalentezza a volte contagia gli altri parteci-

panti e inserisce un “clima di lavoro” orienta-to, senza che nessuno espliciti o impongauna regola di convivenza sociale; ne tengoconto e pian piano inserisco questo “giro” inmezzo agli strumenti e le persone tra gli ele-menti del setting. Chiara è parte attiva ditutto quel che accade, se io scelgo diemarginarla e di accontentarmi che lei restinella stanza, lei ci starà e io e gli altri cidimenticheremo della sua presenza, ma sese scelgo di renderla partecipe, di continua-re a provare a coinvolgerla attivamente, dichiedere a tutti i partecipanti di provare afarla suonare e/o di suonare per lei, alloraChiara diventa parte attiva del processo dimutamento in atto. È stato così possibile os-servare anche su di lei gli elementi propri diun suo percorso.

Tempo fa ho provato ad accelerare, adedicarle più tempo. Potevo farlo perché ilresto del gruppo ha acquisito una grandeautonomia e anche se la mia presenza ènecessaria il mio ruolo è molto più defilato,anzi delle volte devo proprio “sparire”. Os-servo Chiara salire e scendere dalla macchi-na per poi sedersi sulla carrozzina, carica ilpeso, collabora anche se parzialmente; pro-vo a farla alzare dalla carrozzina. È come seci fosse un automatismo: finché è sedutanessuna proposta la raggiunge, ma se lametto in piedi? La faccio alzare dalla carroz-zina, la tonicità è buona e consapevole,dopo qualche tentativo di scaricarmi ad-dosso il suo peso riesco a capire come farlastare in piedi. Ricordo la faccia stupita di unapersona che stava facendo il tirocinio ad unmaster in Linguaggi non verbali di una Uni-versità del Nordest , un’edizione di qualcheanno fa in cui avevo insegnato, che mi guar-dava con gli occhi strabuzzati. Anche io eroincredulo, ma invece era solo una cosa cheaspettava di essere fatta. Facciamo qual-che passo per la stanza, poi mi fermo davan-ti ad un tamburo; prendo un battente e loappoggio al palmo della sua mano sinistra.Per qualche attimo stringe, poi lo lascia ca-dere. Resta in piedi davanti al tamburo perun paio di minuti, poi la faccio sedere nuo-vamente. Più tardi ripeto la manovra insi-stendo per qualche minuto e così le voltesuccessive. Chiara non sopporta che qual-cuno le tocchi le mani, il fratello riferisce di untrauma infantile. Suo fratello! Lo guardi e tichiedi chi è l’uomo che hai davanti, ti incuterispetto, non è lo stereotipo della personaDown eterno bambino a cui fare le coccole.

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APPUNTI 19815MAGGIO-AGOSTO 2012

Intuisci la complessità e lo spessore dellapersona, mette quasi a disagio la sensazioneche la sua autostima è solida e giustificata.Proviamo con Chiara anche gli altri strumen-ti, la tastiera in particolare; diventa un ele-mento che caratterizza l’intero ciclo di in-contri: riuscire a far suonare Chiara. E tutti ciprovano. Chi ha visto come le persone diver-se si approcciano tra loro, soprattutto sequesto avviene in un contesto adeguato, sache spesso c’è molto da imparare. Ricorde-rete la metafora del sarto musicale, qui sem-bra di essere in una sartoria, perché allepersone è permesso di sperimentarsi in unruolo, perché qualcuno dice loro “fidati”,perché avendo un ruolo si è qualcuno, cre-sce muta e si evolve la percezione di sé. Larappresentazione identitaria esiste in funzio-ne degli altri ed in rispecchiamento a quantogli altri ci restituiscono in termini di riconosci-mento e valorizzazione. È quel “io sono percome tu mi pensi” di cui parla EnricoMontobbio nelle sue opere.

Il fatto che tutti ci provino avvia dei pro-cessi di imitazione e sperimentazione di nuo-ve strategie, ognuno col proprio stile, conmaggiore o minore efficacia o goffaggine avolte. Sempre però con intenzionalità “posi-tiva” e mai, nemmeno nelle persone in cuiera nota la presenza di disturbi del compor-tamento, con atteggiamenti aggressivi. Maquanto è importante però dare sempre unrinforzo positivo alla fatica di averci provato,ai piccoli ma significativi risultati ottenuti, unsuggerimento o una indicazione operativaagli insuccessi (prova a fare così…); è ricono-scere il ruolo che gli era stato assegnato,riconoscerlo come “vero” e non come unafinzione. Allo stesso tempo è mettere in prati-ca il principio dell’agire sui permessi, chie-dendo ed offrendo collaborazione edifferenziazione, scambio di ruolo, condivi-

sione del progetto. Diventa quel modo dilavorare accanto alla persona che se dasempre è proprio della musicoterapiacognitiva a indirizzo compositivo è ancheprincipio di ogni pedagogia rispettosa dellapersona e attenta all’ambiente. Essere ac-canto è un bel posto, né trainanti né trainati.Musicamente, si tradurrebbe nel “suoniamoinsieme” e non nel “zitto tu che faccio io”oppure nel “ascolta e impara a fare comeme”. Musicalmente, lo stile relazionale delmusico terapeuta, condizione imprescindi-bile dell’intervento, è basato sull’ascolto, per-ché ascoltare l’altro significa dirgli “mi inte-ressa quello che stai dicendo, mi interessi tu”.

Un giorno, finalmente, Chiara suona per laprima volta la tastiera, restando seduta nellasua carrozzina; io sono davanti, suo fratello èdi fianco a lei. Dire “Chiara suona” significache Chiara si lascia prendere la mano eresta morbida nell’essere guidata a produrresequenze di suoni, senza ritrarsi come fa disolito. Sorride, si va avanti per quasi cinqueminuti. Tutti gli altri si sono fermati, nessunosuona anche se nessuno ha chiesto o impo-sto di fare silenzio. Più di qualcuno poi siavvicinerà a Chiara per complimentarsi conlei, e poco importa se Chiara non risponde,non guarda, non da evidenti segni di gradireo meno i loro complimenti. Chiedo a suofratello di suonare un pezzo da solo al piano,con solo questa indicazione: “fammi un pez-zo dedicato a tua sorella”. Quel che vennefuori ci commosse tutti, ci lasciò senza fiatoper la pace interiore, per la serenità checomunicava, per la concatenazione delleidee, per il loro sviluppo, la punteggiatura, ilfinale.

Dopo la sua esecuzione per diversi secon-di nessuno disse nulla, nessuno si mosse, edera la cosa più giusta da fare, per tutti ipresenti.

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APPUNTI 19816MAGGIO-AGOSTO 2012

Autonomia e autodeterminazionenon sono fini, ma auspicabili mez-zi, quando possibile e nella misuradelle possibilità della persona, perla cosiddetta realizzazione perso-nale. Per qualcuno sembra scon-tato, ma troppo spesso genitori ededucatori, cioè con le persone piùvicine, più sensibili, più progettuali,si trovano in difficoltà nel momen-to in cui poche sono le autonomiee l’accompagnamento diventapermanente, per tutta la vita

LA DISABILITÀ INTELLETTIVA EL’ANTINOMIA

AUTONOMIA - DIPENDENZAVITTORE MARIANI

DOCENTE DI PEDAGOGIA SPECIALE, UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO

CRITICITÀ DEI PARADIGMI DELLA DISABILITÀ

Nel mondo della disabilità sempre più si fariferimento a quelli che chiamo i paradigmi o,se vogliamo, le parole-chiave per impostareragionamenti, proposte, relazioni e progetti:

- attività; - abilità; - autonomia/e; - parteci-pazione; - autodeterminazione.

C’è stata un’enfasi di tutto ciò tra i cosiddettispecialisti del settore e anche tra gli operatorie i familiari che dalle teorie cercano di trarre leindicazioni per l’aiuto da dare alle personecon disabilità.

Questa impostazione innovativa è stata raf-forzata dall’ICF e dalla dichiarazione dei dirittidelle persone con disabilità dell’ONU, docu-menti internazionali che hanno segnato que-sto primo scorcio del terzo millennio girandopagina rispetto ad un passato prima troppoancorato alla mera assistenza e poi invaso dauna sanitarizzazione condita eccessivamenteda diagnosi e da cure. Protagonista diventafinalmente la persona e decisivo per la qualitàdella vita è il contesto nella quale si trovacollocata.

Sembra un panorama idilliaco, in realtà citroviamo di fronte ad una criticità, special-mente colta sul campo, nella vita quotidianae nella progettazione, da coloro che vivonol’accompagnamento delle persone condisabilità nella quotidianità e con progettualità,i genitori, primi e fondamentali educatori, e glieducatori professionisti e volontari: con le per-sone con disabilità intellettiva grave e gravis-sima, cioè in una condizione di fatto di perma-nente ed evidente eteronomia, parziale e inalcuni casi addirittura totale, in diversi casianche con plurimenomazione, cioè con defi-cit non solo intellettivo ma anche motorio,neuromotorio e/o sensoriale, e con la necessi-tà dunque di essere accompagnate peren-nemente nel cammino della vita, attività, au-

tonomia, partecipazione e autodetermina-zione sembrano diventare parole vuote, fuoridalla realtà, ed estremamente illusorie e fru-stranti per tutti.

La dipendenza sembra essere l’evidenza, larealtà con la quale fare i conti, ed emergonol’apparente antinomia autonomia-dipenden-za, lo scarto tra desiderio e realtà, l’impotenzadata dall’impossibilità di certi risultati e di spe-rate progressioni, l’utopia delle disorientantipromesse.

Occorre anzitutto chiarire una volta per tut-te che l’autonomia e l’autodeterminazionenon sono fini, ma auspicabili mezzi, quandopossibile e nella misura delle possibilità dellapersona, per la cosiddetta realizzazione per-sonale, nell’ambito di una sua dinamica pro-mozione integrale, per una sostanziale sereni-tà esistenziale, pur tra le intemperie e le soffe-renze caratterizzanti il percorso di vita dellapersona umana. Per qualcuno sembra scon-tato, ma poi ci ritroviamo con i genitori e congli educatori, cioè con le persone più vicine,più sensibili, più progettuali, che si trovano indifficoltà nel momento in cui poche sono leautonomie e l’accompagnamento diventapermanente, per tutta la vita.

Necessità quindi ribadire questa distinzionebasilare tra fini e mezzi, da tradurre concreta-mente attraverso la relazione educativa diaiuto.

LA NECESSARIA DIPENDENZA

L’educatore accompagnatore, a partire dalgenitore, diventa così consapevole che spes-so ci sarà necessità di accompagnamentopermanente della persona, per proteggerla,supportarla, orientarla, talvolta per continua-mente essere a fianco anche per tutte leincombenze quotidiane, ventiquattro ore suventiquattro, trecentosessantacinque giorni

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APPUNTI 19817MAGGIO-AGOSTO 2012

all’anno, e si scopre la necessaria dipendenzadella persona con disabilità intellettiva.

Può trattarsi di una dipendenza minima,come nel caso di persone che riescono adacquisire buone autonomie nella quotidianità,sviluppare abilità, riuscire ad inserirsi nel mon-do del lavoro, ma che trovano difficoltà aprogettare la loro vita, a compiere scelte cheesigono certe responsabilità come ad esem-pio formare una propria famiglia, che comun-que non sono in grado di vivere da sole, chepossono essere ingannate e strumentalizzateda furbi e disonesti, anche nella gestione delpatrimonio.

Una cosa è cavarsela nel quotidiano e defi-nire una progettualità a breve termine, nellagiornata, nella settimana, nel week-end, un’al-tra è scegliere e progettare una vita lavorati-va e familiare, un’altra ancora è dare orizzontidi senso alla propria esistenza e rispondere alledomande fondamentali di significato esisten-ziale. Troviamo tante persone con disabilitàintellettiva con una discreta progettualità abreve termine, poche con una capacitàprogettuale che va oltre. Ci sono disabili intel-lettivi che sono molto operativi, rendono nelleattività occupazionali e lavorative, coltivanohobby e una buona vita relazionale e sociale,ma sono fragilissimi a livello di conduzionedella vita affettiva, di controllo di istinti, senti-menti ed emozioni, che non riescono ad ave-re una progettualità dallo sguardo lungo, chenon possono assumersi le responsabilità con-nesse ad una gestione familiare, all’educazio-ne di figli, alla conduzione di una casa. Nondobbiamo vedere questo come un limite, macome la loro propria condizione, come il rico-noscimento della diversità che caratterizza gliesseri umani. La loro realizzazione, la gioia divivere, itinerari di sviluppo continuo dipotenzialità non sono assolutamente preclusi,ma riportati nella peculiare situazione e condi-zioni. Questo è il vero riconoscimento delladiversità, questo è permettere a ciascuno lapropria collocazione nella polis: permettere diesprimersi secondo la propria personalità, uni-ca e irripetibile, mettendo le condizioni per-ché si possa estrinsecare l’originale modalitàdi essere al mondo.

Può trattarsi di una dipendenza molto piùintensa e determinante per soggetti gravi egravissimi.

Ci sono coloro che fanno fatica a gestireanche il quotidiano, che devono essere gui-dati fin dalla sveglia al mattino, monitoratianche di notte, che devono essere aiutati

nelle autonomie, nel disbrigo delle faccendedomestiche, che non possono che svolgereattività occupazionali in centri protetti e conausilio di personale qualificato, che si trovanoin difficoltà nelle scelte più semplici. Certo sipossono impostare percorsi per migliorare,tappe di vita da raggiungere, non si mettelimite ai cambiamenti e ai miglioramenti, masi colgono deficit che non possono che farecomprendere il bisogno di un accompagna-mento costante e salvaguardante da pericolie fallimenti continui.

Ci sono persone in stato di eteronomiatotale, carrozzinate o addirittura permanente-mente allettate, che hanno bisogno di tutto eche sembrano manifestare poco o nulla, tal-volta con cui non si riesce neppure ad incro-ciare lo sguardo, che non danno segnali nep-pure col viso, eppure di cui si può cogliere lacondizione, di tranquillità e di agitazione, diserenità o di disagio, attraverso un’attentaosservazione e il contatto corporeo. Sono es-seri umani a tutti gli effetti, non sono meno opoco o sub umani, esigono accompagna-mento completo, attento, con grande sensibi-lità e atti quotidiani ponderati in vista di unsostanziale benessere.

LA DIPENDENZA BUONA E LA DIPENDENZA

DISTRUTTIVA

Scopriamo così la necessità e il valore delladipendenza per le persone con disabilità in-tellettiva.

Occorre però distinguere tra dipendenzabuona e dipendenza distruttiva perché ladipendenza non è sempre un’esperienza po-sitiva.

Partiamo dalla dipendenza distruttiva. Essaè caratterizzata, senza pretendere di essereesaustivi, dal seguente decalogo di atteg-giamenti degli accompagnatori:1 - strumentalizzazione e sfruttamento;2 - pretesa di presunta perfezione o di aspet-

tata guarigione;3 - oppressione;4 - maltrattamento;5 - sottoconsiderazione;6 - assistenzialismo;7 - patologizzazione;8 - ricatto affettivo;9 - imbiosi;

10 - repulsione.

Tutti questi aspetti, certamente da appro-fondire nei loro significati e nelle loro sfumatu-

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APPUNTI 19818MAGGIO-AGOSTO 2012

re, la gran parte connessi, fanno comprende-re di primo acchito che la dipendenza puòavere delle conseguenze letali per la personadisabile, la può annichilire, la può rendereschiava, oggetto di uso, abuso e selvaggiasperimentazione, in un miserabile scenario didisumanizzazione. L’essere umano fragile eprecario è in balia degli eventi, di aguzzinicamuffati da operatori presunti qualificati, dagenitori presunti amorevoli, di volontari pre-sunti oblativi. No, non c’è niente di predefinitonelle etichette, conta come e per che cosa sivive davvero, cosa si fa per, come si vive con.Spesso la vittima non è cosciente di esseretale, subisce e si adegua più o meno passiva-mente, anche perché non ha forza, capacità,coscienza, strategie, volontà di reagire. Spes-so il carnefice non è consapevole del proprionefasto agire, neppure l’equipe degliaccompagnatori, travolta da teorie e damodalità operative pretenziose in manierasconsiderata o, d’altra parte, sbrigative, doz-zinali, brutali.

C’è però anche una dipendenza buona.Ecco il decalogo (da approfondire, nonesaustivo; ben vengano le aggiunte) per gliaccompagnatori educatori con le seguenticaratteristiche:1 - essere un punto di riferimento autorevole,

con esempio di vita di fedeltà, coerenza,bontà, magnanimità, serenità, calma,progettualità, gratitudine, fermezza e te-nerezza;

2 - fornire protezione e sicurezza;3 - impostare e vivere relazioni valorialmente

e affettivamente significative;4 - valorizzare;5 - coltivare sensibilità, pazienza, sopporta-

zione, perseveranza;6 - far maturare gradualmente fiducia in se

stessi e nelle proprie potenzialità personali,uniche e irripetibili, con speranza realistica;

7 - generare serenità, gioia, benessere glo-bale;

8 - orientare con discrezione, verso la possibi-le libertà responsabile creativa;

9 - essere vicini con empatia, condivisione,tolleranza, compassione, perdono;

10 - far cogliere in qualche modo orizzonti disenso esistenziale.

La dipendenza buona è propria delle grandireligioni di lunga tradizione sparse nel pianeta,nella loro migliore accezione, interpretazione,incarnazione, a partire da quella a noi più

vicina geograficamente, storicamente e cul-turalmente, il Cristianesimo. Ci sono dunqueantropologie che sono improntate alla dipen-denza buona, che non la considerano unproblema ma una condizione esistenziale for-midabile in termini rasserenanti, generativi,rigenerativi, salvifici.

Come sono state devastanti le civiltà e leculture che hanno imposto una dipendenzadistruttiva, basti pensare ai totalitarismi deva-stanti del secolo scorso, così può diventaremicidiale anche una nuova ideologia dell’au-tonomia e dell’autodeterminazione.

E chi non raggiunge la definita autodeter-minazione, la preconfezionata autonomia?I pericoli di emarginazione, di catalogazionenell’elenco delle vite non degne di esserevissute, di subdola rinnovata subumanizzazione dei disabili intellettivi sonosempre incombenti.

Studiosi del settore risponderanno imme-diatamente che non ci sono questi pericoli,che è tutto sotto controllo, ma degenerazionida mezzi a fini assoluti sono all’ordine delgiorno, molti sono confusi e debordano senzaritegno facendo credere a sprovveduti gio-vani educatori in formazione che è a questif ini che bisogna puntare nell’attivitàeducativa scatenando agitazione e accani-menti seguiti da delusioni cocenti. E c c operché è importante chiarire i termini e circo-scrivere la loro portata.

IL PROGETTO EDUCATIVO PERSONALIZZATO AGARANZIA DEL PROGETTO DI VITA

Ecco l’importanza di un approccio nonindividuale ma comunitario alla disabilità:non ci si salva da soli, ma insieme. La personafa parte di una comunità e la più in difficoltàè al centro della vita comunitaria, al centrodel servizio collegiale, al centro della colletti-vità, in spirito di servizio, nella logica del benecomune.

Per persone con disabilità intellettiva, ma-gari pluriminorate, magari anche con disturbicomportamentali dovuti alla propria condi-zione e storia, necessitanti di un accompa-gnamento permanente, parziale o totale, civuole il Progetto Educativo Personalizzato (PEP),a salvaguardia del progetto di vita personale.Ma è ineludibile questo accompagnamentoad esempio per una persona adulta condisabilità intellettiva già avanti negli anni?

Sì, è indispensabile sempre, inderogabile unprioritario accompagnamento dalla tonalitàeducativa nel cammino della vita, cioè di

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APPUNTI 19819MAGGIO-AGOSTO 2012

accompagnatori che si possano definireeducatori, qualificati pedagogicamente, in-tendendo l’educazione nella sua triplicesinergica accezione:1 - progettare, realizzare, valutare e verificare

contesti di accoglienza in cui la persona sipossa sentire accolta;

2 - sviluppare dinamicamente il potenzialepersonale, per tutto l’arco della vita e inte-gralmente, cioè tenendo in considerazio-ne in armonia tutti gli aspetti della persona-lità, corporeo-motorio, intellettivo, affetti-vo-sessuale, espressivo-comunicativo, ope-rativo, morale, spirituale;

3 - realizzare una vera integrazione, comemessa al centro delle attenzioni della co-munità della persona con disabilità, indi-pendentemente dalle sue capacità.

Il PEP deve contenere, sulla base di un pro-filo personale redatto dall’equipe educativadegli operatori:1 - gli biettivi o finalità o tappe di vita;2 - le opportune modalità di accompagna-

mento unitario da parte dell’equipe per ilperseguimento e raggiungimento delle tap-pe di vita;

3 - le eventuali proposte di vita e attività.

È doveroso un aggiornamento e nuova re-dazione almeno annualmente in apposita riu-nione d’equipe. Il PEP è dinamico come sonodinamiche persone, relazioni, comunità, lun-go tutto l’arco della vita della persona condisabilità, che è, come tutti, in continuo cam-biamento.

Il ridursi a scialbe riedizioni dei PEP solo for-mali, quando fa capolino negli educatori latentazione di dire “Lo conosco…è semprestato così…ma cosa vuoi che cambi…” ebattute simili, è segno palese della rinuncia

all’accompagnamento educativo. Ma è cosìindispensabile?

Sì, è necessario un aiuto pedagogico-educativo speciale ai genitori appena si sco-pre la disabilità, non solo per sapere comeeducare il proprio figlio dalle esigenze spe-ciali, non comuni, dall’accompagnamentopiù complesso, più difficile, ma anche peruna riprogettazione della vita comunitariafamiliare, oltre il possibile trauma e lo scora-mento iniziale.

Sì, dobbiamo puntare su comunitàeducative di accoglienza, non assistenziali,non terapeutiche, pur garantendo la basilareassistenza e le necessarie cure, in spirito difamiglia nella migliore accezione, luoghi dellaconvivenza comunitaria, della sostanzialmen-te gioiosa condivisione, della bella e proficuacooperazione, del corroborante mutuo aiuto,della entusiasmante festa, del rivitalizzanteperdono, dove si affrontano insiemeprogettualmente, costruttivamente e peda-gogicamente anche i problemi, i conflitti, ledifficoltà, le crisi, i fallimenti e le sofferenze checertamente pure caratterizzano le vicendeumane di singoli e comunità.

Solo le comunità educative di accoglienzapossono sostituire la famiglia, quando questanon riesce, non vuole o non si trova più nellecondizioni di potere seguire e accompagnareil proprio congiunto disabile, perché così si dàdavvero una nuova casa a queste persone,una nuova famiglia, una bella esperienza co-munitaria, una sostanziale dinamica realizza-zione individuale e collettiva.

Ecco, con questi ragionamenti sullo sfondo,diventa solo apparente l’antinomia autono-mie (meglio la e della a finale)-dipendenza ecosì più sereno il lavoro degli accompagnatorieducatori, oltre i rischi di burn out.

Bibliografia essenziale (per opportuni approfondimenti)

• G. Alberti, V. Mariani (a cura di), Progettualità di vita delle persone con diverse disabilità,Edizioni del Cerro, Tirrenia(Pi), 2012.

• L. Bianchini, V. Mariani, A. Valentini, La persona disabile: dignità e promozione integrale, NuoveFrontiere, Roma, 2009.

• M. Cairo, V. Mariani, R. Zoni Confalonieri, Disabilità ed età adulta. Qualità di vita e progettualitàpedagogica, Vita e Pensiero, Milano, 2010.

• L. d’Alonzo, Integrazione del disabile. Radici e prospettive educative, La Scuola Brescia, 2008.

• V. Mariani, Pedagogia della vita comunitaria, AVE, Roma, 2001.

• J. Vanier, La comunità. Luogo del perdono e della festa, Jaca Book, Milano, 1991.

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APPUNTI 19820MAGGIO-AGOSTO 2012

Dopo la prima edizionedel 20111, abbiamoriproposto anche in que-sto anno, sulla scia degliinterrogativi sollecitati, laseconda edizione del ci-clo di seminari, Personecon disabilità. I diritti, i bi-sogni, le politiche, i servizi(vedi box). Di seguito unasintesi dei principali con-tenuti emersi

PERSONE CON DISABILITÀ

E INCLUSIONE.TRA POLITICHE E SERVIZI

GLORIA GAGLIARDINI, SIBILLA GIACCAGLIA

GRUPPO SOLIDARIETÀ

Sforzo comune di questi incontri, che han-no visto la partecipazione e il coinvolgimentodi molti soggetti del territorio, è stato quello diprovare a immaginare nuove rotte per l’in-clusione delle persone con disabilità, a parti-re dal ridare significato alle definizioni, prova-re ad analizzare lo stato dell’inclusione perosservare le ripercussioni sui servizi: tra questiil centro diurno e il diritto al lavoro delle perso-ne con disabilità intellettiva. Ci sembra inte-ressante notare come i tre seminari abbianolanciato quasi un appello ai territori, un invitoa rischiare, ad immaginare, a cambiare mar-cia per poter elaborare nuovi percorsi inclu-sivi, sulla scia forse di quello che la storiadell’integrazione ci insegna a partire dalmovimento degli anni ’70 verso ladeistituzionalizzazione. Un invito, a reagire alogiche riparatorie e a pensare soluzioni diemancipazione che abbiano a cuore le per-sone. Questo impone professionisti consape-voli e una comunità attenta.

LA COMPLESSITÀ DELLA RETE

Osservare e stare dentro alla complessitàsignifica oggi accettare la sfida di unire retiinformali, no-profit, politiche, servizi, program-mando insieme nella prospettiva del benecomune, non in una logica riparativa ma diempowerment. A chi si candida a gestireservizi viene dunque chiesto qualcosa in più,passare dall’ortodossia all’ortoprassi”(Canevaro), cioè un modo di fare che siacreativo, che sia trasgressivo alla rigida rego-la dei trattamenti specifici, che risponda al-l’umanità della persona con disabilità e alsuo diritto all’inclusione reale. Ci troviamo difronte a parole quali inserimento, integrazio-ne, inclusione con il rischio di usarle comesinonimi una dell’altra, senza che ognuna diqueste, detti un passaggio culturale nei con-

fronti della realtà delle persone con disabilità.Perché ripartire da significati così - apparen-temente - generali? Perché in tempi difficilicome quelli attuali, aumenta la consapevo-lezza che le politiche sociali per essere politi-che inclusive devono necessariamente ave-re chiari i modelli di riferimento:- cosa differenzia una politica inclusiva da

quelle dell’inserimento e dell’integrazione;- quali strumenti avere per rimanere desti di

fronte alle logiche separanti; - come uscire da logiche esemplificative dei

servizi.Ferrucci parla di una politica inclusiva come

di politiche integrate che riescano davveroa creare un sistema di sostegni da un lato edare spazio ai rapporti interpersonali dall’al-tro, che sappiano dunque entrare nella vitadegli attori che ne usufruiscono. Quali sonodunque i pericoli da cui r ipararsi?“Un’ipertrofia identitaria” con la creazione dicategorie di persone e con politiche rivoltesolo a loro, negando dunque le identità ecreando una falsa normalità. Da un atteggia-mento di vittime da un lato e di salvatoridall’altro che non aiuta alla crescita consa-pevolezza. L’avanzare degli specialismi2,pone ulteriori problemi: trattamenti speciali,associazioni legate non più solo alle patologiema alle tecniche, uno specialismo che tendea mettere ai margini contesti e normalità. Edè qui che si gioca l’inclusione.

L’IDENTITÀ DEI PERCORSI E DEI SERVIZI

Il rischio di una deresponsabilizzazione del-le istituzioni nella programmazione delle poli-tiche inclusive va di pari passo con quello deiservizi che limitano l’inclusione alla gestioneprivata tra fruitori e ai gestori degli stessi. Iservizi dunque vanno interrogati nei ruoli enelle funzioni; prendiamo ad esempio il cen-

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APPUNTI 19821MAGGIO-AGOSTO 2012

tro diurno che oggi è messo di fronte a nuoveproblematiche: come l’invecchiamento,l’aggravamento delle condizioni di salute ela condizione delle persone che diventanodisabili in età adulta, soprattutto per esiti ditraumi. Il centro deve lavorare per ricono-scere l’identità della persona con disabilità:infatti, sulla base di come si imposta la relazio-ne di cura ed educativa, l’operatore ricono-sce o disconosce l’identità della persona,senza dimenticare mai che quest’ultima hale sue radici nella famiglia e che si costituisceanche di altre “tessere”, relative ai diversicontesti che il disabile stesso frequenta(Burlina). Il lavoro del centro diurno deve cioèessere messo a disposizione per costruire quo-tidianamente l’identità della persona disabilee garantirle al tempo stesso il diritto a diven-tare adulta, acquisendo la massima autono-mia possibile. Cosa significa per una famigliamandare un figlio adulto con disabilità alcentro diurno? Si è ribadita in tal senso lanecessità di affiancare la famiglia in questopercorso - prima dell’ingresso e dopo – nellaconsapevolezza che il centro diurno apre echiude ogni giorno e che le sperimentazioniquotidiane di autonomia e identità che glioperatori programmano in tale struttura conil disabile devono essere poi riproposte esperimentate anche al di fuori. Solo in questaprospettiva, infatti, il centro diurno non verràpiù visto dalla famiglia come “fine dei sogni”o “unica possibilità di sollievo”, sensazioneche purtroppo spesso i genitori si trovano apercepire, alla fine del percorso scolasticoper i loro figli adulti, che non avranno possibi-lità di essere inseriti nel circuito del mondo dellavoro. Nel lavoro quotidiano di cura ed edu-cazione, questo si traduce nellapersonalizzazione dell’intervento (pianoeducativo): vale a dire che solo dopo averconosciuto il disabile, la sua storia, la suafamiglia, potrò costruire un percorsopersonalizzato, finalizzato alla costruzionedella sua identità; percorso che ovviamentel’équipe dovrà rivalutare e modificare, in unmodello quasi “artigianale” (Paolini).

Personalizzazioni, insomma, finalizzateall’autodeterminazione, cioè al riconoscimen-to del diritto della persona disabile di esserecapace di decidere per se stessa: in questosenso il centro diurno è aperto e diventa unaforma di appartenenza. Il rischio per i genito-ri, infatti, è che il desiderio di protezione deifigli superi quello di farli crescere e diventare

adulti, non riconoscendo la loro potenzialeindividualità. Per fare questo, gli educatoridevono essere ben consapevoli di quelloche fanno, sul loro lavoro e sulla qualità degliincontri.

Con gli stessi interrogativi ci siamo posti difronte al tema del diritto al lavoro. Nonostan-te i cambiamenti culturali, legislativi, politicici si pone tutt’oggi di fronte al quesito seesista davvero una consapevolezza del lavo-ro come diritto per tutti. Se non si è ancoraaffermato, perché? Perché in molti territori siavviano ancora le persone disabili nei soliservizi sociosanitari? Quali sono le condizioni,i presupposti, gli strumenti per praticare ildiritto al lavoro? Su questa traccia si è artico-lato un ampio confronto che ha dato adito anumerose domande e sollecitazioni. Ripartireda tanti anni fa, da quando si è cominciato avoler superare i contenuti della legge 482 del1968; a voler cambiare, a voler immaginare

persone con disabilità come persone capacianche di assumere un ruolo e un lavoro, aiutaa riflettere sull’oggi. Come la storia dimostra,le leggi spesso normano sperimentazioni giàin atto, come successe poi con la legge 68/1999. Quando ancora non c’era ancoral’idea che persone con disabilità intellettivapotessero lavorare, famiglie e operatori, han-no lottato per poterne affermare il contrario.L’esperienza, oggi, insegna di come sia indi-spensabile la presenza di una regia chegoverni una rete di soggetti (centri per l’im-piego, scuole, aziende, operatori della me-diazione, cooperative) insieme a strumentiadeguati. Avranno un nome diverso nellagamma dell’offerta formativa: progettoformativo, borsa lavoro, tirocinio, assunzioneecc…

L’IDENTITÀ DELLE PERSONE: RICONOSCERLE ADULTE

Il diritto di essere adulti va difeso con mag-giore convinzione perché si traduca poi inpossibilità reali. Da quali condizioni oggi biso-gna ripartire? Anzitutto l’idea culturale che siha della persona disabile, l’idea dunque chepossa diventare adulta. Che possa maturareuna propria identità. Come ci invita a riflette-re Lepri: “L’essere adulti è il tema e il lavoro èuno strumento per vivere questa condizione,non il contrario!”. Avere un ruolo sociale,partecipare alla vita della collettività, sentiredi farne parte; se da qui si iniziano a program-mare percorsi allora si possono strutturaresolide reti di integrazione lavorativa. “La con-

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dizione adulta - come spiega Lepri - non èuna condizione acquisita una volta per sem-pre, è un processo psicologico anzitutto chefa i conti con molti fattori sociali, contestuali,familiari, intellettivi e soprattutto relazionali”.L’obiettivo per le persone con disabilità intel-lettiva non è imparare un lavoro (studi neltempo hanno dimostrato che il problemanon sta nell’apprendimento di una mansioneda svolgere) ma devono essere accompa-gnate ad imparare a lavorare. Imparare cioè

a gestire se stessi in contesti diversi, a staredentro a ruoli sociali, dentro a regole, a con-testi di lavoro, a vivere le frustrazioni, a starecon i propri limiti. Imparare questo, significaimparare a stare nella società; ma è propriola società ad avere una grossa responsabilità(operatori, familiari, scuole, centro disocializzazione, tutti). Stare nelle situazionivere, reali richiede però tempo, un tempoche inizia molto prima del diciottesimo annodi età e dove molti sono chiamati in causa, a

Gruppo SolidarietàCorso di formazione

3ª edizione

La programmazione sociosanitaria nella regione MarcheAnalisi, verifica, prospettive

Corso di secondo livello

MOIE di Maiolati Spontini (AN)

9 - 16 - 23 ottobre 2012

Obiettivi e Contenuti. Il corso si propone come momento di approfondimento,riflessione e confronto sullo stato delle politiche regionali in materia sanitaria,sociosanitaria e sociale. In particolare si intende verificare lo stato della programmazionesociosanitaria regionale in tre aree di intervento: disabilità, salute mentale, nonautosufficienza (anziani e soggetti con forme di demenza). A partire dalla presentazionedei principali provvedimenti normativi regionali (l. 20/2000, 20/2002 e atti applicativi)riguardanti i servizi sanitari e sociosanitari – che verranno messi a confronto con lalegislazione nazionale (d. lgs 229/1999; dpcm 14/2/2001; dpcm 29/11/2001) -l’attenzione verrà posta, in particolare, su alcuni aspetti di sistema: fabbisogno, standard,tariffe, ripartizione della spesa tra sociale e sanitario, modalità di accesso.Il corso prevede una modalità interattiva. Lezioni frontali si alterneranno a momenti diconfronto ed elaborazione da parte dei partecipanti.

Destinatari. Il corso – di secondo livello - è rivolto a persone (compresi rappresentanti diorganizzazioni di utenti e volontariato) con buona formazione di base che si occupano diprogrammazione sociosanitaria. E’ indispensabile una buona conoscenza della normativasopra indicata.

Conduzione. Fabio Ragaini, Gruppo Solidarietà.

Note tecniche. Il corso si svolgerà a Moie di Maiolati Spontini, via Fornace 23 (bibliotecacomunale, sala J. Lussu), dalle ore 15.00 alle 18.00. Si rilascia attestato di frequenza.

Iscrizioni. Il numero massimo di partecipanti previsto è di 25. Il costo di partecipazione èdi 80 euro da versare su ccp 10878601 intestato a Gruppo Solidarietà - Castelplanio(l’iscrizione comprende anche i volumi del Gruppo Solidarietà; La programmazioneperduta. I servizi sociosanitari nelle Marche; I dimenticati. Politiche e servizi per isoggetti deboli nelle Marche, Quelli che non contano. Soggetti deboli e politiche socialinelle Marche). L’iscrizione verrà registrata al momento dell’avvenuto versamento (inviarefotocopia della ricevuta via mail o fax). Prima di effettuare il versamento accertarsiche ci siano posti disponibili.

Informazioni ed iscrizioni: Gruppo Solidarietà, Fornace 23, 60030 Moie di Maiolati (AN).Tel e fax 0731-703327, e-mail [email protected] - www.grusol.it.

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APPUNTI 19823MAGGIO-AGOSTO 2012

partire dalla famiglia, con la quale va stabili-to un patto educativo, che ne riconosca ilruolo (con tutte le problematiche, difficoltà edistorsioni che ciò può implicare).

IL RUOLO DELLA COMUNITÀ DI APPARTENENZA

“La prospettiva inclusiva, proprio per suanatura, interroga il servizio sulla sua apparte-nenza: dove si colloca e a chi si rivolge?3” Iservizi per essere realmente luoghi di inclusio-ne e di apertura devono essere “di tutti”,luoghi della comunità. Perché è nella comu-nità che si allenano quelle competenze,prerequisiti per attivare poi percorsi di eman-cipazione. A tal proposito per esempio, unadelle maggiori difficoltà riscontrate attual-mente - che è anche causa di fallimenti sulpiano degli inserimento lavorativi - è che lepersone con disabilità arrivano adulti senzaaver allenato competenze relazionali. Si vivecioè la sensazione “di un territorio che vienepercepito dalle persone ma non attraversa-to, scevro di relazioni, di opportunità, legamiabbandonati solitamente dopo la scuoladell’obbligo”4. Spiega Verdozzi: “si dovrannomettere in campo soluzioni innovative per farsperimentare alla persona disabile un ruolosociale prima del lavoro: introdurre le perso-na in contesti in cui ci siano ruoli, gruppi,regole come ad esempio le organizzazionidel territorio, il volontariato, in cui possanomaturare esperienze di socialità adulta”5;mettere le persone in situazione per poi af-frontare il mondo del lavoro. Per studiaresoluzioni nuove però bisogna assumere il co-raggio di un’inversione di marcia, immagina-re nuovi orizzonti per far nascere - come untempo - novità di percorsi.”.

Se vogliamo continuare a credere sosteni-bile l’inclusione lavorativa delle persone condisabilità, è necessario sganciarsi dalla logi-ca della certificazione (le possibilità di acces-so secondo tradizionali categorie giuridiche:aventi diritto sulla base della riduzione dellacapacità lavorativa, percentuali di invalidi-tà, diagnosi) alla logica del diritto alla parte-cipazione sociale di tutti; è proprio vero chepossibilità e invalidità sono coincidenti in unadeterminata persona? Nella disabilità intel-lettiva, bassi livelli di invalidità non determi-nano automaticamente buone capacità diinserimento. Dunque: è importante conosce-re la persona, la sua storia precedente, ilcontesto da cui proviene, e da questi fattoriprogrammare interventi. La crisi attuale del

lavoro comporta reinventarsi e reinventareanche il ruolo di un altro soggetto quello dellecooperative di tipo B che vivono nei territori eche stanno attraversando un fase complessaper sostenersi nel mercato e continuare lamission della solidarietà. Forse, che la soluzio-ne sia ripartire proprio dalle comunità locali?Certamente sì, con persone e strutture capa-ci di gestire i percorsi, coinvolgere le famigliecome attori importanti alla riuscita del per-corso, avviare cioè processi di consapevo-lezza e di emancipazione per una reale par-tecipazione alla vita collettiva. Ma occorreuna regia adeguata, senza la quale il rischioè quello della dispersione e dell’irrilevanzadegli interventi.

CONCLUSIONE ED INTERROGATIVI APERTI

Quanto sintetizzato non può che riprenderealcuni dei contenuti dei seminari. Se di filoconduttore si può parlare ci si può riferireall’emersione del “come bisogna essere”, piùche del come “bisogna fare”. Non è un casoche così poco si sia parlato di tecniche einvece così tanto ci si sia interrogati sul “come”.Un’interrogazione che riguarda tutti. Le istitu-zioni, ed i cittadini, le politiche ed i servizi.Riguardo questi ultimi il problema dellaprecarietà del lavoro è emerso con forza; unaprecarietà che ostacola la progettualità; cosìcome deve essere richiamato il rischio di lavo-rare nella logica della prestazione o dellamansione. Logiche contrarie a quella del pro-cesso che determina risposte creative e dicrescita con la persona disabile. Questo ha unsignificato ampio, che aprirebbe a nuovi mo-delli di lavoro, a ripensarsi dentro ai servizi, aripensare il ruolo degli educatori e al significa-to profondo dei gesti educativi; riscoprire lafortuna di lavorare con persone che ci ricor-dano la dimensione del limite, in una societàche sembra invece averne paura. Quali per-corsi e proposte rilanciare ai territori e come?La necessità di regole condivise, una indi-spensabile passione per il bene comune, pen-sarsi come parte di una comunità che sente laresponsabilità di modellarsi per rispondere alleesigenze di tutti e di ciascuno. E’ necessario uncambiamento di sguardo, una svolta cultura-le nel modo di relazionarsi; è necessario cam-biare marcia, prendendo ispirazione da donMilani: “Ho imparato che il problema deglialtri è uguale al mio. Sortirne insieme è lapolitica, sortirne da soli è l’avarizia”6. Da doveiniziare per fare questo ulteriore passo in avan-

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APPUNTI 19824MAGGIO-AGOSTO 2012

Note

1 Gloria Gagliardini Persone con disabilità. I diritti, i bisogni, i servizi, in Appunti sulle politiche sociali, n. 5/2011.2 Vedi, A. Canevaro , “Verso il superamento degli specialismi esclusivi”, in, L’integrazione scolastica e

sociale, Febbraio 2012.3 Roberto Medeghini, Quali servizi nella prospettiva inclusiva?, in Animazione Sociale n. 261/2012, pag. 49.4 Giuseppe Vadalà, La voce del disabile nel tratteggiare la vita sociale, in Animazione Sociale n. 261/2012,

pag. 60.5 Trascrizione personale del convegno.6 Scuola di Barbiana, “Lettera a una professoressa”, Libreria Editrice Fiorentina.

Obiettivi e contenuti. I problemi connessi con la riduzione dei finanziamenti perinterventi e servizi sociali e sociosanitari rischiano di far trascurare i temi dell’integrazionedelle persone con disabilità nella società, dei crescenti rischi di istituzionalizzazione, dellaqualità dei servizi. Il pericolo, impegnati nella resistenza, è quello di non avere tempo dianalizzare le evoluzioni, le necessità, le strade cui ci si incammina. Parlare di diritti, diservizi rispondenti ai bisogni, di qualità degli interventi è oggi decisamente fuori moda,mentre il ritorno alla logica della beneficenza appare essere molto più di una minaccia(..). In questa prospettiva proponiamo la seconda edizione del ciclo di seminariinaugurato lo scorso anno, nella quale, a partire da una riflessione più generale sulleprospettive della integrazione, si affronteranno due aspetti specifici: il ruolo di un serviziosociosanitario come il centro diurno e l’inserimento lavorativo delle persone condisabilità intellettiva.

30 marzo 2012, Inserimento, integrazione, inclusione. Con Andrea Canevaro, Docentedi pedagogia;Università di Bologna, sede di Rimini, Fabio Ferrucci, Docente di sociologia,Università del Molise. Dall’inserimento siamo giunti all’inclusione. Anche se nessuno aparole tende a mettere in discussione l’integrazione delle persone con disabilità nellasocietà, pare evidenziarsi una pericolosa tendenza: i servizi si possono pure mantenere,ma per fare questo occorre accettare una semplificazione erogativa che, tradotto,significa logiche da contenitore. Le politiche inclusive invece necessitano di accettarela sfida della complessità.

20 aprile 2012, Centri diurni. Luoghi di separazione o di inclusione? Con Mauro Burlina,Psicologo, responsabile ufficio disabilità, Ulls 6 Vicenza, Mario Paolini, Pedagogista,formatore,Treviso. C’e sempre chiarezza tra obiettivo del servizio e gli strumenti utilizzatiper raggiungerlo? Il Centro diurno (diversamente denominato nelle diverse regioni), è unservizio territoriale (strumento) fondamentale per lo sviluppo ed il mantenimento dellecapacità delle persone, per sostenere la famiglia, per ritardare l’istituzionalizzazione,per integrare nella comunità locale; oppure è un servizio chiuso ed escludente? Centrodiurno e comunità locale; Centro diurno come luogo di presa in carico. Su questequestioni si intrecceranno analisi, riflessione e proposta.

18 maggio 2012, Lavoro e disabilità intellettiva. E’ così difficile? Con Carlo Lepri,psicologo, Centro studi integrazione lavorativa, Asl 3 Genova, Enrico Verdozzi, Respon-sabile Servizio integrazione lavorativa (Sil), Ussl Belluno. E’ davvero così difficile per lepersone con disabilità intellettiva poter lavorare? Quali sono le condizioni e gli strumentiindispensabili per raggiungere questo obiettivo? Per quali ragioni si è sempre investitopoco nei servizi per il lavoro rispetto a quelli sociosanitari? Quanto conta l’immagine cheabbiamo (a partire dai servizi) delle persone con disabilità?

ti? Sono interrogativi aperti che ci invitano aprendere coscienza dei problemi ed affron-tarli in modo responsabile, in una logica so-

ciale di rete. “L’inclusione è un allargamentodi orizzonti per tutti, una possibilità di evoluzio-ne umana reciproca” (Canevaro).

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APPUNTI 19825MAGGIO-AGOSTO 2012

Il progetto regionale AdSè stato pensato per “daregambe” ad una leggemolto importante per lefamiglie e per le personefragili, ma che in Lombar-dia faticava ad affermar-si. L’articolo descrive ilpercorso fatto e le moda-lità di realizzazione. A treanni dall’attivazione nétraccia in primo bilancio

IL PROGETTO AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO.COME IN LOMBARDIA SI

GARANTISCE L’ATTENZIONE ALLA PERSONA

ZACCHEO MOSCHENI, DANIELA POLO, PAOLO ALIATA,GRUPPO DI PROGETTO REGIONALE ADS

La legge 6/2004, riformando il codice civile,ha istituito un nuovo strumento giuridico, l’am-ministrazione di sostegno, per garantire la tute-la delle persone prive in tutto o in parte diautonomia, uno strumento che consente diottenere per tutte le persone, a vario titolo“fragili”, una tutela modulata sulle effettiveesigenze.

Questa legge ha dettato un’inversione dirotta rispetto ai fini che la legislazione prece-dente consentiva di raggiungere, mettendoal centro l’attenzione alla persona, i suoi biso-gni e il rispetto delle sue aspirazioni e delle suepotenzialità, anziché la gestione degli interessipatrimoniali. Con la nuova concezione di “pro-tezione giuridica” la buona gestione delle ri-sorse personali e la rappresentanza nei negozigiuridici negli atti amministrativi deve esserefunzionale alla qualità della vita della personafragile, che può agire rappresentata in manie-ra esclusiva dall’amministratore di sostegno ocon il suo affiancamento e supporto, secondoil livello di capacità e autonomia conservatee l’Amministratore di Sostegno (AdS) dovràessere scelto con riguardo alla sue capacitàdi relazione, alla capacità di tener conto dibisogni e delle aspirazioni del beneficiario edovrà possedere la “diligenza del buon padredi famiglia”, unica caratteristica prevista dalcodice civile.

Questa lettura dell’istituto giuridico guidal’impostazione del Progetto regionale AdS cheè attivo sul territorio lombardo dall’aprile 2009e che ci apprestiamo a presentare.

Il progetto regionale AdS è stato pensatoper “dare gambe” ad una legge molto impor-tante per le famiglie e per le persone fragili,ma che in Lombardia faticava ad affermarsi.

E’ stato co-progettato da FondazioneCariplo (promotore di progetto e finanziatore),Coordinamento regionale dei CSV (promoto-

re di progetto e coordinatore dell’azione terri-toriale) CO.GE. Comitato di Gestione del Fon-do Speciale per il volontariato in Lombardia(promotore di progetto e finanziatore), Asso-ciazione Ledha e Associazione Oltre noi … lavita (partner attuativi) e i lavori sono stati segui-ti dalla regione Lombardia divenuta partneristituzionale.

La conduzione dell’azione è affidata ad unGruppo di Progetto composto da un ProjetLeader con funzioni di coordinamento di tuttele azioni e collegamento con il Comitato diPilotaggio composto dai promotori efinanziatori, da un operatore dell’Associazio-ne Ledha - che ha una mission dedicata allatutela dei diritti delle persone con disabilità -con la funzione di curare gli aspetti relativi allacomunicazione e all’animazione del territorioin sinergia con i propri servizi informativi e dicomunicazione attivi sul territorio regionale, eda un operatore dell’Associazione Oltre noi …la vita - che ha una mission dedicata allaprotezione giuridica - con la funzione di garan-tire la corretta applicazione della legge 6/2004, favorire l’utilizzo dello strumento dell’Am-ministratore di Sostegno nel progetto di vita, eopera valorizzando nell’impresa le proprie ri-sorse di volontariato, di studi e pubblicazioni,di esperienza nell’area formativa.

Altri protagonisti nell’esecuzione del proget-to sono:- i CSV delle varie province che hanno avuto

il compito di animare il proprio territorio efacilitare la costruzione della reteinterassociativa locale, di organizzare mo-menti formativi, diffondere comunicazioni,coinvolgere le istituzioni locali,

- le Organizzazioni del privato sociale che sioccupano di persone fragili nelle aree dellasono state chiamate e sollecitate a “fare

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APPUNTI 19826MAGGIO-AGOSTO 2012

rete” per costruire un’azione sinergica sul-l’amministrazione di sostegno incrementan-do la loro capacità di occuparsi di autotutelae di advocacy e diventando interlocutoricompetenti per gli enti del territorio in un’ot-tica di sussidiarietà

- i Comuni, gli Uffici dei Piani Zonali, le Provin-ce, le ASL con i propri Uffici di ProtezioneGiuridica istituiti con la L.R. 3/2008, i TribunaliOrdinari con gli Uffici della Volontaria Giuri-sdizione e i Giudici Tutelari, sono stati tuttisollecitati all’interazione con le organizza-zioni del privato sociale in un’ottica disussidiarietà.

PUNTO DI PARTENZA DEL PROGETTO REGIONALE

ADS LOMBARDO: ANALISI DEL BISOGNO

Tutti le persone maggiorenni che a causa diuna malattia o di un evento traumatico per-dono in maniera totale o parziale la capacitàdi intendere, volere, comprendere, valutare,decidere, agire, esigere i propri diritti e tutelarei propri interessi, necessitano di una forma diprotezione giuridica. Hanno cioè bisogno diavere accanto a sé una figura giuridica che lirappresenti e sostituisca nella cura di sé e deipropri interessi, sia garante della loro migliorqualità di vita possibile, che rispetti i loro desi-deri e aspirazioni e amministri le loro risorse.

Per attivare la protezione giuridica di questepersone fragili e adulte è necessario che unparente o i servizi sociali promuovano un ricor-so al Giudice Tutelare del territorio per ottene-re un decreto di nomina di un Amministratoredi Sostegno.

Tale premessa rende evidenti i numerosi li-velli di responsabilità che si prospettano dal-l’applicazione della legge 6/2004:- Per la famiglia: capire e agire con compe-

tenza (preparazione del ricorso per la nomi-na di AdS), accettare il ruolo e imparare asvolgerlo (supporto), progettare il futuroidentificando un “fiduciario” tra i parenti,amici, conoscenti… che potrà subentrare alfamigliare AdS in caso di necessità;

- Per la società civile: sviluppo di unvolontariato maturo e consapevole, forma-zione del volontariato, supporto competen-te agli AdS volontari

- Per le istituzioni pubbliche: gestire le Ammi-nistrazioni di Sostegno quando la famiglianon c’è, non è in grado o non è stata reperitaaltra persona idonea, valorizzare lepotenzialità del privato sociale con l’obietti-vo di contenere la quantità delle gestionid’”ufficio” delle AdS

- Per gli enti privati - titolo II° c.c. (Associazioni,Fondazioni…): gestire le Amministrazioni diSostegno quando la famiglia non c’è, non èin grado o non è stata reperita altra personaidonea, costruire percorsi per nuove sinergietra pubblico e privato per assicurare unagestione delle AdS coerente con i principidella legge 6/2004

- Per i servizi sociali e sanitari: applicare l’art.406 - 3° comma: “I responsabili dei servizisanitari e sociali direttamente impegnatinella cura e assistenza della persona, ove aconoscenza di fatti tali da rendere opportu-na l’apertura del procedimento di ammini-strazione di sostegno, sono tenuti a proporreal giudice tutelare il ricorso di cui all’articolo407 o a fornirne comunque notizia al pubbli-co ministero”.

QUALCHE NOTA SULL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE

6/2004Fondamentali per il progetto lombardo ed

elementi traccianti di ogni intervento promos-so sono:- la finalità della legge, definita dall’art. 1,

ovvero tutelare, con la minore limitazionepossibile della capacità di agire, le personeprive in tutto o in parte di autonomianell’espletamento delle funzioni di vita quo-tidiana;

- il titolo XII° del codice civile riformato, dive-nuto oggi Delle misure di protezione dellepersone prive in tutto o in parte di autono-mia,

- il rispetto delle aspirazioni del beneficiario.

I concetti veicolati dal nuovo linguaggio,cioè la minore limitazione possibile della ca-pacità di agire al posto di interdizione, prote-zione giuridica al posto di tutela, beneficiarioal posto di persona incapace, salvaguardia diautonomia nella gestione della vita quotidia-na al posto di revoca totale della capacità diagire, e infine il rispetto delle aspirazioni ciportano in un mondo nuovo dove la personaè al centro e la società si deve rendere parteattiva per supportare, proteggere, garantire,rappresentare chi è in difficoltà e non è ingrado di autodeterminarsi.

Anche la relazione che si forma tra Ammini-stratore di Sostegno e beneficiario è profon-damente diversa dalla relazione tra interdettie tutori (o tra inabilitati e curatori) perchél’AdS, dovendo agire con esclusivo riguardoalla cura ed agli interessi della persona delbeneficiario, deve tenere conto sia dei biso-

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APPUNTI 19827MAGGIO-AGOSTO 2012

gni che delle aspirazioni del beneficiario, deveinformarlo sugli atti da compiere e deve riferi-re al Giudice Tutelare su eventuali dissensi colbeneficiario.

Queste nuove dimensioni evidenziano nonsolo la funzione di protezione che l’AdS devesvolgere ma anche la delicatezza necessariache va posta nello scegliere la persona piùidonea a svolgere questo compito, personache non deve avere conflitti di interesse con ilbeneficiario per avere pienamente a cuore isuoi bisogni.

In funzione delle nuove responsabilità deri-vanti dall’applicazione delle legge 6/2004 siindividuano nuovi ruoli e nuovi compiti perquanti gravitano, a vario titolo, intorno allepersone non autonome:- La famiglia: deve acquisire abilità per diven-

tare parte attiva e competente sia nelprocedimento (preparazione del ricorso) sianella gestione del ruolo di AdS deve impara-re a progettare il futuro identificando uneventuale persona in cui riporre la fiducia incaso di impossibilità a proseguire nel compi-to o per il “dopo di noi”;

- I servizi sociali e sanitari: hanno l’obbligo dipresentare un ricorso al Giudice Tutelare (oeffettuare una segnalazione al Pubblico Mi-nistero) quando vengono a conoscenza difatti che rendono opportuna l’attivazione diuna amministrazione di sostegno;

- I giudici tutelari: si trovano ad operare instretta connessione con famiglie, servizi so-ciali ed enti territoriali;

- Gli enti locali e le istituzioni di cui al titolo 2°del c.c., ossia le associazioni e le fondazioni:i loro rappresentanti legali possono esserechiamati a svolgere l’incarico di ammini-stratore di sostegno quando i giudici tutelaririlevano ragioni che portano ad escluderedalla nomina i familiari o altre persone fisi-che;

- Il volontariato: il Giudice Tutelare, avendo lafacoltà di nominare AdS anche persone di-verse dai familiari e dai responsabili deglienti ha la necessità di individuare nel territo-rio altre persone idonee, e noi aggiungiamodisponibili e competenti.

COS’È CAMBIATO DOPO L’ENTRATA IN VIGORE

DELLA LEGGE 6/2004?Nei primi cinque anni di concreta applica-

zione della legge sono state attivate in manie-ra del tutto volontaria e scoordinata molteiniziative. Nella maggior parte dei casi si ètrattato di interventi di sensibilizzazione e di

formazione finalizzati all’accompagnamentodelle famiglie e al reperimento di volontaridisposti ad assumersi il ruolo di AdS. Alcunecittà hanno creato “elenchi pubblici” di per-sone che hanno espresso disponibilità a rivesti-re questo ruolo e i giudici tutelari possono farviriferimento per reperire AdS per persone privedi supporto familiare o amicale; sono statiattivati, soprattutto dalle organizzazioni delterzo settore, sportelli di supporto alle famiglieper la compilazione del ricorso da presentareal giudice tutelare; qualche percorso di for-mazione e aggiornamento degli operatorisociali è stato attivato, soprattutto grazie alruolo delle provincie che hanno un compitoistituzionale in questa materia.

Professionisti del mondo legale hanno mes-so a disposizione il loro apporto professionale,sviluppato formazione, si sono resi disponibiliper assumere il ruolo di AdS, spesso a fiancodel terzo settore con preziosi interventi divolontariato.

Molti siti web hanno veicolato e amplificatoi decreti più aperti e illuminati emessi dai giudi-ci tutelari creando cultura e aiutando la leggee la nuova cultura della protezione giuridicaad implementarsi.

Abbiamo osservato anche qualche devia-zione dallo spirito della legge con il tentativo di“professionalizzare” il ruolo dell’Amministrato-re di Sostegno offrendo costosi corsi di forma-zione (soprattutto on line) che promettonograndi possibilità di lavoro nei servizi per anzia-ni e per persone con disabilità associandoquesta figura ai percorsi formativi degli OSA edegli ASA.

Vale la pena ricordare che il ruolo di AdS èun ruolo gratuito e spetta al giudice tutelare ilcompito di riconoscere un equo indennizzo, afronte di gestioni particolarmente complesse,da addebitare al beneficiario.

IL PROGETTO REGIONALE ADS LOMBARDO

Non ci sono molte iniziative coordinate esistematiche, in grado di rispondere ad undisegno razionale di welfare capace di assor-bire questa nuova cultura e attrezzare rispo-ste. L’esperienza più strutturata è il progettoregionale AdS lombardo che sta tentando diinnescare iniziative di sistema coinvolgendotutti i soggetti direttamente e potenzialmenteinteressati dalla protezione giuridica e pro-muovendo un’azione di sussidiarietà reale,non solo auspicata, tra istituzioni e organizza-zioni non profit.

L’esperienza sui territori lombardi ci consen-

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APPUNTI 19828MAGGIO-AGOSTO 2012

te di sostenere che solo in presenza di unsoggetto del terzo settore che riconosca prio-rità alla tematica della protezione giuridica edi un ente territoriale attento, è possibile inne-scare un’azione di sistema in grado di sostene-re il ruolo dell’AdS: è solo coagulando le forzeed operando con forte sinergia ecompenetrazione che si può sviluppare quelprocesso culturale che porta allo sviluppo e alradicamento di un articolato sistema per laprotezione giuridica delle persone fragili.

Il Progetto AdS lombardo fa propri i principicardine dell’interpretazione della legge 6/2004:- l’AdS non deve essere visto come la sempli-

ce soluzione di problemi burocratici macome la persona che si occupa e si preoc-cupa responsabilmente della qualità dellavita nel tempo della persona disabile

- l’AdS deve essere reperito innanzitutto nellarete familiare e amicale sollecitando la fa-miglia per una progettazione responsabiledel “dopo di noi”; laddove non fosse possi-bile, è necessario attivare una rete di volon-tari con capacità relazionali, motivazione econdivisione del proprio ruolo sociale

- l’AdS “istituzionale” deve essere considera-to scelta residuale e riservata a situazioni diparticolare complessità e onerosità

- l’AdS “volontario” adeguatamente prepa-rato e sostenuto nell’esercizio del suo ruolodeve costituire risorsa per le famiglie impos-sibilitate a trovare una soluzione in proprio

- L’AdS “volontario” potrà essere una risorsaanche per i servizi sociali territoriali che, aven-do l’obbligo di presentare i ricorsi, potrannopresentarli con la contestuale indicazionedella persona idonea ad essere nominataperchè coinvolta prima nel progetto di vitaindividualizzato.

La Lombardia, con la legge regionale n. 3/2008 e successive circolari applicative, haistituito presso ogni ASL un Ufficio per la prote-zione giuridica delle persone fragili (UPG) e ilProgetto AdS regionale ha tenuto in granconto questa opportunità investendo nell’in-cremento della capacità di advocacy delterzo settore, promuovendo protocolli d’inte-sa tra le associazioni territoriali rappresentati-ve di tutte le aree di fragilità, accompagnan-do la predisposizione di progetti AdS locali esostenendo tutto con un sistema di comuni-cazione attraverso il portale dedicatowww.progettoads.net

Gli obiettivi specifici del Progetto regionaleAdS lombardo sono:- Lo sviluppo della capacità di advocacy

delle organizzazioni del terzo settore e incre-mentare la loro capacità di autotutela inmateria di protezione giuridica

- La creazione di premesse per sviluppareun’azione sussidiaria tra terzo settore e istitu-zioni

- La dotazione in ogni territorio di servizi disupporto al “sistema” della protezione giuri-dica, in grado di diffondere e sostenere neltempo la figura dell’amministratore di soste-gno garantendo le opportune consulenzeattraverso un’azione di segretariato sociale,

- L’informazione e formazione delle famiglie,degli operatori sociali pubblici e privati,

- La sensibilizzazione dei territori per reperirepersone disposte a diventare amministratoridi sostegno e l’organizzazione e gestione diregistri di AdS volontari,

- La formazione delle persone che intendonosvolgere la funzione di AdS,

- Lo sviluppo di competenze di base omoge-nee e qualificate attraverso un coordina-mento stabile delle esperienze e dei servizi,la circolazione e promozione di informazio-ni, studi, esperienze e soluzioni, raccolta dicriticità ed individuazione di soluzioni.

SITUAZIONE A 3 ANNI DALL’AVVIO DEL PROGETTO

REGIONALE ADS LOMBARDO

Sono operativi 15 Progetti AdS territoriali,uno presso ogni territorio ASL in cui agisce unUPG, impegnati in:- percorsi di sensibilizzazione per sollecitare

innanzitutto le responsabilità famigliari al-l’adozione del ruolo e all’individuazione dipersone di fiducia per questo compito nel“dopo di noi” così da assicurare continuitànella tutela ed essere protagonisti del futurodei propri congiunti, circoscrivendo il rischioche la mancata identificazione di un AdStrovi una soluzione d’emergenza nella nomi-na d’ufficio di un ente (la legge escludedall’esercizio delle funzioni di AdS il perso-nale che ha in cura o in carico il beneficiarioin quanto si ravvisa conflitto d’interesse);

- percorsi di sensibilizzazione per il reperimento,di volontari AdS;

- percorsi di formazione differenziati per vo-lontari, famigliari e operatori sociali;

- gruppi di mutuo aiuto per il sostegno agli AdSnominati;

- attivazione di sportelli che svolgono un’azio-ne strategica di informazione per le fami-

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APPUNTI 19829MAGGIO-AGOSTO 2012

glie, di accompagnamento per unaimpostazione corretta ricorsi, di supportoagli AdS nominati per un espletamento cor-retto del loro ruolo, oltre a sviluppare inizia-tive individualizzate per mettere in rappor-to tra loro AdS volontari e persone fragilinell’ottica di contenimento delle nomined’ufficio affidate agli enti;

- dialogo costante con le istituzioni in un’otti-ca di sviluppo di un nuovo welfare fondatosulla sussidiarietà.

Qualche numero:- 211 Associazioni direttamente nelle reti di

progetto con 309 realtà associative rappre-sentate e coinvolte,

- 128 azioni locali di sensibilizzazione, attivitàcapillare di informazione e formazione,

- 35 sportelli e punti di incontro/prossimitàaperti,

- 11 protocolli d’intesa tra Progetti e Istituzionie stabili interlocuzioni con i Tribunali.

- Appuntamenti periodici della “Comunitàdegli Addetti” del Progetto Ads, formata daicapofila e dai referenti, luogo di incontro elaboratorio di idee, confronto e messa apunto di strategie

- Un sistema di “Comunicazione” che oltre agestire il sito web con il Portale regionale e i15 siti collegati del progetti, redige newslettere articoli frequenti per la stampa.

L’attuale fase prevede un intenso lavoro dianalisi dei risultati e una riflessione per identifi-care strategie e risorse utili a dare stabilità al“sistema per la protezione giuridica delle per-sone fragili” e incardinare la sussidiarietà qua-le elemento fondamentale del futuro welfare.

E’ REPLICABILE QUESTA ESPERIENZA?Se prima della legge 6/2004 la tutela degli

incapaci (per usare il linguaggio del vecchiocodice civile) era un problema ignorato eaffrontato nell’emergenza sia dalle famiglieche dalle istituzioni, l’azione per “dare gam-be” a questa legge promossa dal Progettoregionale AdS lombardo ha sviluppato unaconsapevolezza nuova intorno alla necessitàdi dare protezione giuridica ad ogni personafragile e porre ciascun individuo in grado diessere pienamente cittadino, dandogli quellarappresentanza giuridica che gli permette diavere dignità, visibilità e voce per esigere ipropri diritti.

Se gli operatori si fanno tessitori di relazioniEssere operatori inclusivi significa essere operatori tessitori di relazioni, in grado di promuovere efacilitare scambi e concrete opportunità di esperienze comuni tra le persone che vivono dentro/attorno ai servizi e le persone che vivono nel contesto a cui il servizio appartiene. Ciò implica ilsaper rivolgere non solo lo sguardo ma anche la propria azione fuori dal servizio, vuol direpromuovere occasioni d’inclusione sociale e di sensibilizzazione attraverso la costruzione diesperienze e contesti dove relazionare, annodando reti informali che coinvolgano in progetticoncreti di varia natura semplici cittadini, istituzioni, scuole, gruppi informali, biblioteche, centriper anziani, la cooperazione sociale e i luoghi della relazione, dello svago, della cultura. Significacreare occasioni dove poter star bene insieme. Ne consegue, per i servizi, la necessità d’investi-menti culturali, attraverso la formazione, momenti di scambio e confronto, per consentire aglioperatori di far propri i valori insiti nel concetto di cittadinanza, di recuperare la dimensionesociale del proprio ruolo, di acquisire o valorizzare quelle competenze che travalicano l’aspettostrettamente tecnico  e di diventare anche operatori inclusivi, ristabilendo quei connotati tipicidell’azione sociale che la standardizzazione rischia di soffocare. Gli operatori devono perciòessere accompagnati e formati ad acquisire una professionalità in grado di assumere il rischioinsito nel lavorare per l’inclusione sociale: accettare l’incerto abbandonando il certo, affrontareil difficile anziché il facile, accogliere la sfida al cambiamento al posto della routine rassicurante,perché l’inclusione è precisa nella sua definizione, ma molto meno nella sua realizzazione. È perquesto che occorre abbandonare la sicurezza delle mura del servizio e della relazione dualeoperatore/utente, per andare nel mondo reale ad abitare i luoghi di vita delle comunità. È il primoineludibile passo per incontrare e conoscere i contesti entro cui promuovere inclusione,riannodando le maglie delle reti sociali e valorizzando il potere delle relazioni e del capitaleumano e sociale, senza i quali nessuna inclusione è possibile.

Angelo Nuzzo, In Animazione Sociale, marzo 2012

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APPUNTI 19830MAGGIO-AGOSTO 2012

Grazie al Progetto regionale AdS il terzosettore ha acquisito le necessarie compe-tenze tecniche e strategiche per dialoga-re con efficacia con le istituzioni e, mentreil progetto espande le conoscenze e lecompetenze, tutti si arricchiscono attra-verso la contaminazione dei saperi, dellerelazioni e delle strategie con una modali-tà di lavoro che appassiona e coagulaenergie ed entusiasmi.

E’ certamente un modello esportabileper tutta la parte progettuale e per le azio-ni finalizzate al raggiungimento degli obiet-tivi programmati.

Per consentire invece l’impianto di un“sistema” sussidiario per la protezione giu-ridica delle persone fragili è determinante,come in Lombardia, l’assetto normativo eculturale oltre alla maturazione del con-

cetto di sussidiarietà: la Regione Lombar-dia ha infatti accompagnato l’intero pro-cesso predisponendo norme e creando lecondizioni per l’instaurarsi di relazioni profi-cue.

Attualmente la Regione Lombardia, con-sapevole che il Progetto regionale AdS siconcluderà al 31 dicembre 2012, sta ope-rando per potenziare il dialogo tra gli Ufficidi protezione giuridica e i 15 progetti AdSlocali, sta sviluppando i presupposti e lecondizioni di sostenibilità del sistema trac-ciato, sta tesaurizzando l’investimento el’esperienza di un terzo settore che ha di-mostrato la capacità di saper prendere incarico un tema, di incidere sulle strategiedi welfare, di mantenere nel tempo la coe-renza programmatica sostenuta dal pro-fondo valore del rispetto della persona.

Il buonismo e il minimo storico dell’impegno istituzionaleIl dato culturale che balza agli occhi è la rinuncia sempre più evidente da parte dello stato al suoruolo di garante dei diritti di cittadinanza attraverso la gestione di servizi pubblici di qualità. Nellamarcia indietro sul welfare universalistico lo stato si è ritirato, in nome del libero mercato e dellacompetitività, non solo dagli interventi sull’economia ma anche dalla regolazione dei bisognisociali. L’impegno istituzionale nei confronti dei servizi pubblici ha ormai raggiunto il minimostorico. Essi vengono considerati unicamente per il loro costo economico con la conseguenzadi ricorrere sempre più spesso all’appalto delle attività, nella logica perversa delle “offerte alribasso”. I servizi vengono appaltati e i privati “concorrono” per aggiudicarseli facendo inevita-bilmente prevalere le logiche dell’impresa su quelle del sistema. In questa ottica la disabilitàdiventa un business e la persona disabile un bene da contendersi all’interno del mercato.Costretto alla concorrenza (spesso più formale che sostanziale) per la scarsità e l’incertezza dellerisorse pubbliche, il cosiddetto “terzo settore” si trova spesso nelle condizioni di dover rinunciarealle attività di promozione professionale dei propri operatori, creando condizioni di disimpegnoe di demotivazione se non di vero e proprio sfruttamento. Si determinano situazioni nelle quali laricerca di spazi di lavoro e l’adeguamento alle richieste di risparmio economico inducono ilmondo del “sociale” a predisporre risposte di tipo assistenziale anche laddove i bisognidovrebbero essere affrontati in una logica di rete e di mediazione. In altre parole ricompare lapropensione ad assistere in luoghi separati appositamente dedicati alle persone disabili, piutto-sto che ad educare promuovendo l’integrazione con progetti individualizzati. L’ampia diffusionedi forme di “buonismo” verso i disabili, che lasciano ben trasparire quale sia la rappresentazioneche le sostiene, associate alla esaltazione della sussidiarietà, promuovono il volontariato a nuovoeroe del momento. I volontari con la loro generosità, più o meno ingenua, sono spinti in primalinea a garantire diritti che il pubblico ha deciso di delegare alla logica del buon cuore. Lefamiglie e le persone disabili, prive di operatori professionalmente qualificati per accompagnaree mediare lungo il percorso di integrazione sociale, rischiano di trovarsi in un deserto di solitudine.La conseguenza è quella di affidarsi a qualunque proposta si presenti come rassicurante oppurequella di dover sostenere una estenuante lotta quotidiana per il riconoscimento dei diritti.

Carlo Lepri, In, Viaggiatori inattesi. Appunti sull’integrazione sociale delle persone disabili,Angeli, 2011

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APPUNTI 19831MAGGIO-AGOSTO 2012

La regione Marche non ha dato applicazione sistematica alla normativa nazionale in materiadi livelli essenziali di assistenza per quanto riguarda le prestazioni sociosanitarie (contenuti Dpcm29.11.2001, allegato 1c). A tale carenza si aggiunge la mancata definizione per molti servizisociosanitari di altri aspetti fondamentali ai fini della loro erogazione: fabbisogno, tariffe,standard assistenziali.

Gli effetti di tale indefinizione si ripercuotono sia sullo sviluppo dei servizi territoriali che del lorofunzionamento. Da un lato si produce un’indeterminatezza dell’offerta, dall’altro, la risposta sicaratterizza per una disomogeneità del servizio sia in termini di prestazioni che di costi (standard,tariffe, diversa ripartizione degli oneri tra sanità e sociale, in mancanza di definizione regionale).

Una situazione che si evidenzia chiaramente dall’esame delle determine dell’Asur checontengono convenzioni con strutture private che erogano servizi sanitari e sociosanitari(disabili, anziani non autosufficienti, demenze, salute mentale). Dagli atti emerge infatti, non solouna fisiologica difformità in termini di standard e tariffe in assenza di determinazione regionale,ma anche un’applicazione del dpcm 29.11.01, nella gran parte dei casi, distorta e contraddit-toria. Quasi sempre nei casi di compartecipazione, vengono stabiliti oneri sanitari più bassi diquelli previsti dalle disposizioni nazionali; ciò determina un aggravio dei costi a carico di utentie, quando compartecipano, dei Comuni.

Urge dunque:- una rapida e coerente applicazione della normativa sui LEA da parte della regione Marche

che deve arrivare a definire la ripartizione dei costi solo dopo aver individuato, anche sullabase del documento (2007) del Ministero della salute sulle prestazioni semiresidenziali eresidenziali, cosa definisce una fase intensiva, estensiva e di lungoassistenza; cosa connota unservizio a bassa intensità assistenziale; la chiara distinzione, ai fini della ripartizione degli oneri,nei servizi per la disabilità tra quelli per gravi da quelli per persone con disabilità in assenza digravità;

- sanare senza indugio le incongruità di servizi nei quali si è in presenza di incoerenza traclassificazione e funzione. In particolare riguardo le strutture che: a) hanno autorizzazione (eregole di funzionamento) per prestazioni di bassa intensità ed ospitano invece utenti connecessità assistenziali più alte; b) accolgono tipologia di utenza difforme da quella per laquale sono state autorizzate (ad esempio autorizzazione disabilità, utenza psichiatrica);

- definire, laddove non sia stato fatto, il fabbisogno di strutture, comprendendo anche laripartizione territoriale. Non si può, infatti, prevedere un fabbisogno su base regionale senzaripartizione territoriale che deve declinarsi con riferimento distrettuale/Ambito e non di Areavasta.

- stabilire per ogni tipologia di struttura lo standard di assistenza, definendo oltre il minutaggioanche le figure professionali addette; determinare conseguentemente in modo trasparentela tariffa corrispondente;

- abrogare la dgr 1785-2009 che determina la ripartizione degli oneri solo di alcuni dei servizidiurni e residenziali rivolti alle persone con disabilità, prevedendo per strutture rivolte a disabiligravi una ripartizione di oneri sanità/sociale come quella per disabili non gravi.

SERVIZI E PRESTAZIONI SOCIOSANITARIE NELLE MARCHE.REGOLAMENTARE GLI INTERVENTI E APPLICARE COERENTEMENTE I LEA

Riportiamo di seguito l’appello sottoscritto da oltre 40 organizzazioni della regione Marche nelquale si chiede alla Regione di applicare coerentemente i livelli essenziali di assistenza sanita-ria per quanto riguarda le prestazioni sociosanitario e di definire altri aspetti fondamentali delsistema dei servizi. Sono in corso di definizione iniziative a sostegno dell’appello. Potrannoessere seguite attraverso il sito del Gruppo Solidarietà, www.grusol.it

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APPUNTI 19832MAGGIO-AGOSTO 2012

Riguardo, infine le cure domiciliari, continua a non essere applicata la norma prevista nei Leasulla ripartizione al 50% degli oneri riguardanti l’assistenza tutelare; a ciò deve accompagnarsiuna convinta promozione della domiciliarità attraverso una chiara definizione delle regole difunzionamento delle cure domiciliari, sia in termini di prestazioni erogate che di dotazione oraria.

Le sottoscritte organizzazioni chiedono pertanto alla Regione Marche una sollecita definizionedi quanto sopra indicato, attraverso un percorso partecipato e condiviso.

Informazioni:L’appello è aperto alla sottoscrizione. La segreteria è presso il Gruppo Solidarietà, viaFornace 23, 60030 Moie di Maiolati Spontini (An). 0731.703327, [email protected] - www.grusol.it.

Associazioni promotrici

Gruppo Solidarietà, Moie di Maiolati (An), Unione italiana lotta distrofiamuscolare (Uildm), Ancona, Ass. nazionale operatori sociali e sociosanitari(Anoss), Ancona, Cooperativa Progetto Solidarietà, Senigallia (An), Coope-rativa Papa Giovanni XXIII, Ancona, Ass. nazionale genitori soggetti autistici(Angsa Marche), Ancona, Ass. Il Mosaico, Moie di Maiolati (An), Coopera-tiva Labirinto, Pesaro, Ass. nazionale tutte le età attiva per la solidarietà(Anteas), Jesi, Centro H, Ancona, Tribunale della salute, Ancona, Ass.nazionale guida legislazione handicappati trasporti (Anglat Marche),Ancona, Ass. nazionale persone disabilita intellettiva relazionale (Anffas),Jesi, Alzheimer Marche, Ancona, Ass. italiana malati Alzheimer (Aima),Pesaro, Cooperativa Oblò, Monte san Vito – An, Tribunale diritti malato,Ancona, Ass. italiana assistenza spastici (Aias), Pesaro, Fondazione Paladini,Ancona, Ass. Tutela salute mentale per la Vallesina, Jesi, FondazioneA.R.C.A. Autismo Relazioni Cultura e Arte, Senigallia, Ass. nazionale personedisabilità intellettiva relazionale (Anffas), Ancona, Cooperativa Grafica &infoservice, Monte san Vito – An, Cooperativa Irs L’Aurora, Ancona, Coordi-namento nazionale comunità accoglienza (Cnca), Marche, Comunità diCapodarco, Fermo, Cooperativa Atlante, Ancona, Fondazione Opera PiaMastai Ferretti, Senigallia, Unione nazionale associazioni per la salute men-tale (Unasam Marche), Ancona, Cooperativa Casa Gioventù, Senigallia(An), Comitato regionale vita indipendente, Montappone – Fermo, Coope-rativa Archè, Senigallia (An), Ass. ACE-Integra, Pesaro, Associazione nazio-nale educatori professionali (Aned Marche), Ancona, Cooperativa Coope-ra, Senigallia (An), Ass. nazionale per la promozione e la difesa dei diritti civilie sociali degli handicappati (Aniep), Ancona, Cooperativa Crescere, Fano.Ordine assistenti sociali Marche, Ancona, Ass. nazionale persone disabilitaintellettiva relazionale (Anffas), Pesaro, Antigone Marche, Ancona, Coope-rativa La Gemma, Ancona, Cooperativa Ama L’Aquilone, Castel di Lama(Ap), Ass. Un Tetto, Senigallia (An), Ass. La Crisalide, Porto S. Elpidio – Fermo.

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APPUNTI 19833MAGGIO-AGOSTO 2012

segnalazioni librarie

Iscra BiniGloria GagliardiniDaniela GiaccagliaSibilla GiaccagliaMaria Elisa Gigli

antropologiaBaglioni Emma, Sull’uso pratico delle emozioni,Nuova Cultura, Roma 2011, pp. 140, Euro 16.Emma Baglioni ricostruisce il liberalismo progressista diMartha Nussbaum partendo dalle emozioni e facendoparlare direttamente la scrittrice. Quest’ultima scrivel’ideologia del liberalismo partendo da una proposta diun individualismo relazionale concreto basato sulla com-plessità dell’uomo che non può essere visto come indi-viduo astratto, ma come soggetto di emozioni e bisogni,calato in una realtà sociale nella quale occorre dareimportanza alla dignità del soggetto vivente.

Eagleton Terry, Il senso della vita, Ponte Alle Grazie,Milano 2011, pp. 155, Euro 15.Qual è il senso della vita? Una domanda alla qualel’autore risponde interpellando celebri pensatori comeAristotele, Catullo, Shakespeare, Sartre, Spinoza, Marx,Cechov, Freud, Wittgenstein, Beckett e Monty Python. Ilsenso della vita, secondo Terry Eagleton non sta solonella emersione progressiva delle potenzialità di cia-scun individuo, ma anche nella capacità di porre inessere progetti creativi assieme ad altri individui e allasocietà nel suo complesso.

Fernandez Elisabetta, Appassionatamente corpo, IlSegno Dei Gabrielli, Negarine di S. Pietro Cariano2012, pp. 126, Euro 13.Passando dalle notazioni bibliografiche di tipo medico-biologiche a quelle storico-filosofiche, il volume richia-ma la contraddittorietà, affascinante e problematica,della realtà del corpo. Ogni individuo è un corpo e, nelcontempo, ha un corpo che è l’esito di un continuoprocesso teso a trasformare un’entità naturale in un’en-tità sociale, frutto delle interazioni con l’ambiente, rac-chiudendo, quindi, in sé passato, presente e futuro.

anzianiAA.VV., Ferite invisibili, Angeli, Milano 2011, pp. 252,Euro 29.Il testo riporta i risultati di una ricerca, effettuata attraver-so interviste somministrate a familiari caregiver di anzianinon autosufficienti, volta ad esplorare la fatica emotivae non solo fisica che il lavoro di cura comporta. Si èfocalizzata l’attenzione su vissuti e relazioni complessi,sino all’esplorazione del legame tra situazioni di stress insenso ampio e agiti di mal-trattamento. La ricerca ècurata dalla Caritas Ambrosiana.

AA.VV., Una sciarpa di seta bianca, Wip Edizioni,Bari 2011, pp. 126, Euro 10.Il testo, curato dall’associazione Alzheimer Bari, racco-glie le testimonianze di familiari di malati di Alzheimer,che raccontano cosa significa prendersi cura di unapersona cara alla quale lentamente e inarrestabilmentevengono rubati gli affetti, i sentimenti, la parola e lamemoria. Sofferenza, fatica, dolore, ma anche e so-prattutto amore e reciprocità e un invito a fare in modoche gli anziani dementi e i loro familiari non debbanovivere in solitudine.

Borri Matteo, Storia della malattia di Alzheimer, IlMulino, Bologna 2012, pp. 182, Euro 16.Il volume racconta la storia delle ricerche sulla malattiadi Alzheimer, a partire dal contributo portato dal medi-co tedesco Aloysius “Alois” Alzheimer con lo studio delcaso di Auguste Deter. L’analisi storica mostra come allacomunità scientifica europea dei primi decenni delventesimo secolo fossero ben note molte domande cheancora oggi orientano la ricerca.

Deserti Claudia, Deserti Annalisa, Noi...tu...la nonnae l’Alzheimer, Edizioni Miele, Gagliano Del Capo2011, pp. 161, Euro 12,50.Un padre racconta alla figlia Annalisa, che abita lonta-no da casa, come è cambiata la vita della famiglia daquando la nonna, sua suocera, si è ammalata diAlzheimer. Le lettere descrivono situazioni paradossali,ingestibili, le difficoltà di chi con amore e sofferenza siprende cura di una persona amata e si trova solo, alottare contro la malattia e l’indifferenza delle istituzioni.

carcereAA.VV., Genitori comunque, Angeli, Milano 2012,pp. 142, Euro 19.Il libro nasce da una ricerca promossa da SVEP (CentroServizi per il Volontariato) di Piacenza sulla condizionedei padri detenuti. I ricercatori, scandagliando il mate-riale narrativo offerto dalle interviste dei detenuti, ana-lizzano i vissuti e le dinamiche della relazione tra i genitorireclusi e i loro figli, enucleandole alla luce di alcuni dirittifondamentali dei minori: il diritto alla “presenza” pater-na, il diritto all’affettività e il diritto alla verità.

Vianello Francesca, Il carcere, Carocci, Roma 2012,pp. 110, Euro 13.Nato per finalità didattiche, il volume presenta in manie-ra agile e chiara le principali questioni relative al carce-re. Il primo capitolo traccia un quadro dell’evoluzionestorica; il secondo si occupa degli aspetti fondativi dellapena detentiva; il terzo delinea l’organizzazione socialedella vita carceraria così come emerge dalle principaliricerche sociologiche ed etnografiche; il quarto offreuna panoramica sulle attuali condizioni del carcere edella popolazione detenuta.

chiesaCecconi Andrea, Riccioni Gian Franco (a cura di),Lorenzo Milani, Pagnini, Firenze 2011, pp. 163, Euro15.Lorenzo Milani viene raccontato dalla sorella minoreElena a partire da una raccolta di foto di famiglia. Nellaprima parte l’infanzia e l’adolescenza; nella seconda -intitolata la seconda nascita - la vita dopo l’ordinazionesacerdotale. Immagini che parlano di un intenso per-corso affettivo e di fede.

Ellul Jacques, Il fondamento teologico del diritto, IlSegno dei Gabrielli, Negarine Di S. Pietro Cariano2012, pp. 172, Euro 14.Per Ellul il diritto naturale non è in primo luogo una filosofia

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APPUNTI 19834MAGGIO-AGOSTO 2012

del diritto, ma un fatto che si impone in un dato momentodella storia del diritto. Non si tratta di credere all’esistenzadi un diritto cristiano, cioè un diritto vincolante per tutti apartire dalla legge di Dio. L’opera di Ellul tratta invece diciò che il diritto rappresenta nel regno di Cristo.

Guzzi Marco, Dodici parole per ricominciare,Ancora, Milano 2011, pp. 127, Euro 14.Una lettura che si propone come cammino di trasforma-zione interiore, a partire dalla riscoperta della ricchezzadella tradizione cristiana e del significato del messaggiomessianico. Ricominciare, cristianesimo, speranza,laicità, pace, poesia, fragilità, fede, autorità, male, Dio,aldilà: sono queste le dodici parole che disegnano lacornice attorno cui si articola questo inviti al cambia-mento e alla conoscenza di se stessi.

Isetta Sandra (a cura di), Io sono il signore, coluiche ti guarisce, Dehoniane, Bologna 2012, pp.394, Euro 34.Nel testo vengono pubblicati gli atti di un convegnosvolto a Genova nel 2010, sul tema del confronto trareligione e malattia. Rileggendo brani ed episodi delVecchio e del Nuovo Testamento, si analizza il sensodella malattia come metafora della condizione umana,nel rapporto con il sacro, evidenziano i mutamenti nelmodo di concepire ed affrontare sofferenza fisica, do-lore e morte.

Martini Carlo Maria, Marino Ignazio, Credere econoscere, Einaudi, Torino 2012, pp. 84, Euro 10.Una conversazione con struttura dialogica tra il cardina-le Martini, biblista ed esegeta gesuita, e Ignazio Marino,chirurgo specializzato in trapianti d’organo e senatoredel PD. Fede e scienza si mettono in reciproco ascoltoper confrontarsi, con mente e spirito liberi, su grandiinterrogativi etici: inizio della vita, cellule staminali, em-brioni, sessualità e celibato dei sacerdoti, accanimentoterapeutico, eutanasia e testamento biologico.

Salvarani Brunetto, Il fattore R, Emi, Bologna 2012,pp. 156, Euro 12.Comprendere il fattore R, le religioni, per conoscere ilmondo in cui viviamo e per capire la sua evoluzione:questo è l’obiettivo principale di questo lavoro. Studiarele piccole curiosità come i concetti chiave delle variereligioni, seguire le metamorfosi delle religioni al tempodella globalizzazione offre degli spunti di riflessionecomplessi ma necessari per capire anche le dinamichedella società.

Taylor Charles, Dotolo Carmelo, Una religione‘disincantata’, Messaggero, Padova 2012, pp. 77,Euro 7,50.Un filosofo ed un teologo si interrogano sul futuro dellareligione nella società moderna: è proprio vero chesecolarizzazione, ambiguità, perdita di fiducia eprecarietà stanno sminuendo il senso dell’esperienzareligiosa. Secondo gli autori no e al contrario la religione,e in particolare il cristianesimo, oggi più che mai, contri-buiscono alla ricerca di senso dell’essere umano, inter-pretandone e accogliendo il desiderio nostalgico diassoluto.

Toscani Franco, Piazza Stefano, Fede e pensierocritico nell’età globale, Cleup, Padova 2010, pp.256, Euro 18.Un’antologia di scritti che si interrogano sul rapporto trafede e pensiero critico nell’era della globalizzazione;

vengono quindi affrontati temi come la laicità, l’ecolo-gia, la povertà, l’eguaglianza e la dignità, il dialogointerreligioso, la libertà di coscienza. La fede è chiamataa riflettere in modo responsabile, critico ed autocriticosulla sfide della nostra epoca.

Vecchio Giorgio, Un giusto fra le nazioni: OdoardoFocherini (1907 - 1944), Dehoniane, Bologna 2012,pp. 189, Euro 16.Odoardo Focherini viene ricordato come uno dei “Giu-sti tra le Nazioni”; cristiano praticante, iscritto all’Azionecattolica e antifascista, durante l’occupazione nazistasi adoperò a favore degli ebrei per aiutarli a fuggireclandestinamente. Venne arrestato dai tedeschi e rin-chiuso in un campo di concentramento dove morì nel1945; la biografia di un uomo normale che muore daeroe nel nome della sua fede.

cooperazioneIanes Alberto, Le cooperative, Carocci, Roma 2011,pp. 140, Euro 10,50.Le Nazioni Unite hanno riconosciuto alle cooperative diessere uno dei fattori principali dello sviluppo economi-co e sociale. L’impresa cooperativa è andatacontrocorrente investendo risorse e capitali nel momen-to della crisi e basandosi non tanto sul profitto ma sullepersone e sull’uguaglianza. Il volume presenta un’analisidettagliata delle cooperative, delle loro caratteristichee peculiarità, delle origini in Italia e in Europa e del lorosviluppo sul mercato.

disagio giovanileAA.VV., Generare possibilità nei territori, GruppoAbele, Torino 2012, pp. 96.Il testo riporta l’esperienza di “Albachiara”: una retenazionale, nata dall’intuizione e volontà della Provin-cia di Pistoia e del Gruppo Abele di Torino, che coinvol-ge attualmente, enti locali, associazioni e cooperati-ve, gruppi informali e singole persone, scuole e centri diaggregazione. Tutti soggetti impegnati in modo e conintensità diverse sui territori per imparare l’arte dellacittadinanza, della legalità e della giustizia sociale.

Albiero Paolo (a cura di), Il benessere psicosocialein adolescenza, Carocci, Roma 2012, pp. 330,Euro 31.Il libro affronta il tema del benessere psicosociale inadolescenza in un’ottica multidisciplinare, integrandoteorie classiche e modelli recenti, confrontando i risultatidi varie ricerche, analizzando l’intreccio di fattori indivi-duali, relazionali e ambientali, quali: lo sviluppo celebra-le; l’acquisizione dell’autonomia; le caratteristiche dellerelazioni familiari e amicali; l’insorgenza di comporta-menti a rischio; il contesto sociale e urbano di crescitadel soggetto.

Bandura Albert, Adolescenti e autoefficacia,Erickson, Gardolo Di Trento 2012, pp. 84, Euro 10.L’autore del saggio esamina lo sviluppo e il risveglioadolescenziale da una prospettiva agentiva. Secondoquesta prospettiva, gli esseri umani hanno capacità diauto-organizzazione, proattività, autoregolazione eautoriflessione; dimensioni che contribuiscono a deter-minare il corso della propria vita, anziché esseri meriprodotti delle circostanze.

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APPUNTI 19835MAGGIO-AGOSTO 2012

Frattini G., Melica S., Salvetti C., Movimento, sported espressività corporea, Erickson, Gardolo Di Trento2011, pp. 270, Euro 19,50.Forme nuove di disagio giovanile si evidenziano nelquadro socioculturale attuale, destando forti preoccu-pazioni. Le autrici del libro, insegnati di scienze motoriecon un’esperienza “sul campo” molto ampia e diversi-ficata, hanno voluto suggerire ai lettori gli strumentimotorio-educativi per prevenire e affrontare il disagiogiovanile: gioco, sport, attività espressive.

Masoni Marco Vinicio, Sono preoccupato per miofiglio, Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 208,Euro 14,50.Non tutti i genitori incontrano le stesse difficoltà con i figli,così l’autore ha deciso di suddividere il libro in “proble-mi”. Un problema, un capitolo. Dopo ogni capitolo èpresente una sezione denominata “Facciamo il pun-to…”, una specie di questionario di verifica in cui ci sonodomande con più risposte ed occorre scegliere quellapiù adatta in base alle considerazioni fatte nella tratta-zione del singolo problema per trovare nuove ed effica-ci strategie educative.

Ripamonti Chiara A., La devianza in adolescenza, IlMulino, Bologna 2011, pp. 319, Euro 24.L’autrice descrive il fenomeno della devianza in adole-scenza secondo un’ottica integrata che considera levariabili biologiche, psicologiche e sociali coinvolte nelfenomeno. Dopo un’analisi volta ad individuare le origi-ni del comportamento aggressivo e deviante, vengonoillustrate le diverse e più frequenti manifestazioni di talecomportamento. Infine, vengono proposti alcuni mo-delli di intervento per prevenire e gestire tali disturbi.

ecologiaAA.VV., Guida al consumo critico, Ponte Alle Grazie,Milano 2011, pp. 590, Euro 18,50.Il libro si apre con una serie di consigli su ciò che bisognafare per consumare in maniera responsabile. Ad essasegue una seconda parte che si sofferma sui seguentisettori: i prodotti alimentari, i prodotti per l’igiene perso-nale e della casa. Ogni settore è analizzato da un puntodi vista dell’utilità, dell’impatto ambientale, dell’impat-to sociale e si conclude con alcuni consigli pratici. Infinevengono fornite informazioni sulle imprese.

AA.VV., Per un nuovo paradigma, Libreria EditriceFiorentina, Firenze 2011, pp. 157, Euro 10.A pochi anni dalla scomparsa, il testo ricostruisce ilpensiero di Edward Goldsmith, uno dei fondatori delmovimento ecologista. La sua proposta, rivoluzionaria eprofetica, fatta di impegno politico e ricerca, a partiredalla critica della società industriale, denuncia la ne-cessità di un cambiamento di rotta, per proteggere ilfunzionamento delle società umane nel loro ambientenaturale, ispirandosi allo studio delle antiche culturetradizionali ed indigene.

Baker Christoph, Ama la terra, Emi, Bologna 2008,pp. 126, Euro 10.L’attuale modello di sviluppo finalizzato al consumo ealla produzione materiale senza limiti, ha avvelenato edaffamato la terra; è ora di superare i rischi e l’ottusità diuna visione solo economica della vita. Per affrontare lacrisi ambientale l’autore propone una riflessione filosofi-ca e religiosa; “ci vuole sentimento” per metterci in

ascolto di noi stessi e riscoprire il legame intrinseco checi lega alla natura e superare l’arroganza distruttriceantropocentrica.

Boschini Marco, La mia scuola a impatto zero,Sonda, Casale Monferrato 2012, pp. 94, Euro 10.L’autore, dalla sua esperienza come coordinatore del-l’Associazione nazionale dei comuni Virtuosi, ha decisodi scrivere un libro di ricette virtuose volte a ridurrel’impatto ambientale e a consentire il risparmio di ener-gia e di denaro negli istituti scolastici: dalla mensa soste-nibile alla riduzione del fabbisogno energetico; dallaraccolta differenziata e dal riciclo consapevole allaproduzione di energia pulita; dalla valorizzazione del-l’acqua del rubinetto al “piedibus”.

Campiglio Emanuele, L’economia buona, BrunoMondadori, Milano 2012, pp. 170, Euro 14.L’esistenza di problemi che l’odierno assetto economi-co non è stato in grado di risolvere appare oggi eviden-te agli occhi dei più. Il libro presenta a riguardo aspettidiversi del cambiamento: i comportamenti individuali;le reti sociali; e i macro-attori come governi, banche,istituzioni internazionali. In questo modo l’economiabuona non solo è rispettosa delle esigenze degli individuie dell’ambiente, ma risulta anche una buona econo-mia: efficace, realistica, equilibrata.

Farruggia Alessandro, Fukushima, Marsilio, Venezia2012, pp. 239, Euro 17,50.Un libro inchiesta sull’incidente nucleare di Fukushimaper ricostruire verità nascoste di questa catastrofe cheha provocato morte, contaminazione, emissione di gran-di quantità di materiale radioattivo con conseguenzedisastrose non solo per il Giappone ma per molti altripaesi del Pacifico. Questa crisi nucleare inoltre ha co-stretto tutte le nazioni ad interrogarsi sulla sicurezza dellecentrali e sulle politiche energetiche.

economiaCassidy John, Come crollano i mercati, Einaudi,Torino 2011, pp. 466, Euro 24.A partire da un’analisi della cornice storica, politica edintellettuale, nel testo vengono analizzate le complessecircostanze che hanno reso possibile l’ascesa dell’ideo-logia del libero mercato, per capirne quindi le motiva-zioni del fallimento e dell’attuale crisi economica . Unimportante contributo per comprendere, a partire dallalettura delle teorie economiche, del pericoloso mecca-nismo finanziario che si sta autodistruggendo.

Miglietta Angelo, Quaglia Giovanni, Etica e finanza,Cittadella, Assisi 2012, pp. 146, Euro 13,80.Il l ibro ripercorre le tappe del processo difinanziarizzazione dell’economia e le sue attuali conse-guenze. Dalle positive finalità di sostegno e servizio allaproduzione e circuitazione dei beni si è passati a unasorta di egemonia e autoreferenzialità della finanza,che rischia di far crescere le disuguaglianze nella distri-buzione della ricchezza. Occorre ricomporre ladicotomia tra etica e finanza per riuscire ad uscire dalcontesto di crisi attuale.

educazioneBauman Zygmunt, Conversazioni sull’educazione,Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 146, Euro 12.All’interno del libro sono riportate venti conversazioni

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tenute tra l’autore Zygmunt Bauman e l’intellettualeRiccardo Mazzeo. Gli interscambi sono avvenuti sulruolo dell’educazione e degli educatori oggi, alla lucedella profonda incertezza che i giovani vivono rispettoal loro futuro. Le certezze dei nostri predecessori carat-terizzano un’era ormai distante.

Bellemo Cristina, Diamoci una sregolata!, Erickson,Gardolo Di Trento 2011, pp. 233, Euro 14,50.Il volume attraverso delle storie affronta il tema deidivieti, delle regole, di come vengono vissuti dai bambi-ni, che fanno fatica a capirne il senso, e dai grandi, chetrovano difficoltà nel farsi capire. La storia permette albambino di immedesimarsi nel vissuto del protagonistadi ogni storia; “le storie ci permettono di prendere qual-cosa e di portarlo oltre, dentro la nostra storia, dentro lenostre esperienze”.

Bobbio Andrea, Pedagogia dell’infanzia e culturadell’educazione, Carocci, Roma 2011, pp. 197, Euro 20.Il saggio si propone di definire le radici epistemologichedella pedagogia dell’infanzia, che si occupa dell’edu-cazione dell’essere umano nel periodo evolutivo (sianella dimensione biologica che socio-culturale). Nellaseconda parte vengono descritte le pratiche pedago-giche e le categorie fondamentali della relazioneeducativa: cura, intenzionalità, metodo, autoriflessività;infine un approfondimento sull’identità dell’educatore,sulla formazione e necessità di supervisione.

Cattaneo Cristiana, Torrero Claudio, Tornare aeducare, Effata’, Cantalupa 2009, pp. 172, Euro 12.“Educare significa...rispondere ad un’esigenza di sensoche è propria dell’essere umano”; nel volume vienedescritto il senso filosofico e culturale dell’atto educativo,denunciando i rischi catastrofici - a livello individuale ecollettivo - di un presente disorientato tra nichilismo,narcisismo, mancanza di regole condivise. E’ necessariotornare ad occuparsi in modo responsabiledell’alfabetizzazione emotiva e morale delle nuovegenerazioni.

Codello Francesco, Stella Irene, Liberi di imparare,Terra Nuova, Roma 2011, pp. 185, Euro 12.Gli autori, partendo da una ricostruzione storica e teori-ca dell’insegnamento non autoritario e libertario, giun-gono ad illustrare le scuole democratiche del mondo.Ricostruiscono, attraverso una mappatura a schede, iprogetti di ispirazione libertaria che sono nati o stannonascendo in Italia e all’estero ed infine, fornisconoalcuni indirizzi e informazioni per diffonderel’homeschooling.

Colombo Maddalena, Lomazzi Vera (a cura di),Costruire legalità con gli adolescenti, Erickson,Gardolo Di Trento 2012, pp. 185, Euro 17.Il volume presenta i risultati della ricerca “Costruire lega-lità partendo dalle percezioni giovanili”, svolta all’inter-no degli istituti secondari di secondo grado bresciani.Una larga rappresentanza di studenti intervistati ha ideeabbastanza chiare sul valore della legalità e le suedirette implicazioni per la qualità della vita sociale.Viene confermata l’importanza di percepire testimo-nianze credibili da parte del mondo adulto.

Colozzi Ivo, Scuola e capitale sociale, Erickson,Gardolo Di Trento 2011, pp. 245, Euro 18.Partendo dal coinvolgimento di un campione rappre-sentativo delle scuole secondarie di secondo grado

della provincia di Trento, è stato misurato e analizzato: ilcapitale sociale delle scuole, cioè la quantità dellerelazioni di collaborazione tra le scuole e le altre istituzio-ni del territorio, la volontà/capacità delle scuole diaumentare il capitale sociale delle famiglie ed infine, ilcapitale sociale degli studenti delle classi.

Crepet Paolo, L’autorità perduta, Einaudi, Torino2011, pp. 195, Euro 16,50.L’autore torna ad occuparsi di educazione e di famiglia,soffermandosi sul degrado educativo. La responsabilitàdi tale imbarbarimento ricade sugli adulti che scelgonoil ruolo più facile, quello di mantenere i figli a vita, maanche i giovani fanno la loro parte rinunciando ai lorosogni per una manciata di Euro Viene pertanto ribaditoche educare significa preparare le nuove generazionialle difficili, ma anche magnifiche, sfide del futuro.

Daffi Gianluca, Così impari, Erickson, Gardolo DiTrento 2011, pp. 163, Euro 15.Il libro, a fronte delle esperienze che l’autore ha raccoltonegli anni, vuole mettere in dubbio l’ondata di buonismoeducativo di cui siamo stati vittime in questi ultimi anni emostrare come la “severità intelligente” degli adulticostituisce un ingrediente indispensabile per una buonaeducazione che i genitori devono recuperare, senzatimore di perdere l’affetto e l’amicizia dei figli.

De Mauro Tullio, Ianes Dario (a cura di), Giorni discuola, Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 140,Euro 15.Raccolti in questo volume sono i racconti di professori edirigenti di vari ordini di scuola da quella dell’infanzia equella di secondo grado. In un momento, come questo,dove molti aspetti della scuola vengono messe in discus-sione, le testimonianze di questi professori vogliono dareun messaggio di speranza per chi nella scuola ci lavoracon passione e professionalità. Sono racconti di difficol-tà, di paure ma anche di strategie e di successi.

Durrande Pierre, L’arte di educare alla vita, Qiqajon,Magnano 2012, pp. 130, Euro 13.L’autore, filosofo, si rivolge ad un giovane studente chesi sta formando per diventare educatore: lo fa scriven-dogli delle lettere Questo colloquio sulla prassi educativainizia con una riflessione sull’antropologia del corpo cheè strumento di ogni nostro incontro; perché”per diventa-re educatori bisogna avere la possibilità di accostarsiall’essere umano nella sua verità”; e ciò è possibile soloriscoprendo e coltivando la propria umanità per aprisicon fiducia all’altro.

Frabboni Franco, La sfida della didattica, Sellerio,Palermo 2011, pp. 152, Euro 15.Il libro chiede ai suoi lettori di rivolgere al sistema scola-stico del nostro Paese uno sguardo di speranza, dopodue Ministri del Ventunesimo secolo (Letizia Moratti eMaria Stella Gelmini), che hanno profondamente sman-tellato il sistema di istruzione e formazione. Riflettori pun-tati su tre aspetti importanti: il culturale, il pedagogico eil didattico per orientare e restituire dignità alla scuola.

Gentili Giuseppina, Intelligenze multiple in classe,Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 146, Euro16,50.Il libro intende fornire un contributo teorico e pratico perutilizzare la teoria delle intelligenze multiple, elaboratada Howard Gardner, nei contesti scolastici, presentare

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strategie e modelli didattici efficaci, promuovendo cosìla cultura della personalizzazione.

Gilardi Roberto, Portinari Franco, Ho un sogno permio figlio, La Meridiana, Molfetta 2012, pp. 149,Euro 16,50.Che cosa significa educare oggi? La risposta, presen-tata in questo libro, può essere sintetizzata in “settepassi per educare”. I sette passi seguono in modoprogressivo lo svolgimento cronologico di una relazio-ne educativa: riconoscimento, cura, attenzione; inte-resse, stimolo, curiosità, gioco; sostegno, incoraggia-mento, svezzamento; conoscenza, territori, compe-tenze; supporto, aiuto, consiglio; valori, orientamento,scelte; limiti, regole, conflitti.

Lamberti Stefania, Apprendimento cooperativo eeducazione interculturale, Erickson, Gardolo DiTrento 2010, pp. 224, Euro 19.Dopo la presentazione delle metodologie del coopera-tive learning, dell’educazione e della didatticainterculturale, l’autrice mostra come il cooperativelearning possa essere considerato fra le metodologiepiù efficaci per l’educazione nella società complessa,pluralistica e multiculturale. Vengono anche offerte in-dicazioni operative e didattiche concrete, che gli ope-ratori scolastici hanno la possibilità di riproporre in classe.

Perticari Paolo, Alla prova dell’inatteso, Armando,Roma 2012, pp. 351, Euro 27.Si parla già da tempo della scomparsa dell’educazionein molti contesti formativi, compresa la scuola, cherisulta sempre più “disadattata” nel rispondere alle sfidedella società contemporanea. Il progetto “Moltitudini”,attraverso la ricerca-azione, intende lanciare la sfida diun possibile rinnovamento che passi attraverso la stradadegli insegnamenti profondi e non più dellamalaripetizione.

Ruggeri Giacomo (a cura di), Cambiati dalla rete,Messaggero, Padova 2012, pp. 183, Euro 14.Il volume raccoglie contributi e riflessioni sul mondo dellacomunicazione, della rete e dei social network. Il lororuolo nei processi educativi appare sempre più rilevan-te: le tradizionali agenzie educative sono state in granparte soppiantate dal flusso mediatico. Emerge l’impor-tanza di riuscire ad educare alla conoscenza di questimezzi e dei loro linguaggi e a una più diffusa competen-za quanto al loro uso.

Sassé Margaret, Pronti, attenti, via!, Erickson, GardoloDi Trento 2012, pp. 159, Euro 18.Questo libro vuole essere uno strumento per aiutare igenitori a comprendere le tappe dello sviluppo delcervello che i figli hanno nei primi anni di vita. Le attivitàdescritte dall’autrice sono disposte in sequenza e sonoimportanti per creare le fondamenta di un apprendi-mento soddisfacente. Ogni bambino segue un ritmo disviluppo e, in teoria, tutti dovrebbero attraversare stadinormali, sequenziali e prevedibili.

Scalari Paola (a cura di), A scuola con le emozioni,La Meridiana, Molfetta 2012, pp. 268, Euro 26.Il libro prova a ridare senso all’apprendimento cheavviene a scuola, dando parola ai docenti, affinchémettano in campo esperienze di buone prassi e lascian-do ai genitori la possibilità di dar forma al loro disagio eal loro urgente bisogno di aiuto. Acquista importanzaanche il ruolo dei servizi territoriali, impegnati nella

prevenzione del disagio e nello sviluppo psico-socio-educativo dell’infanzia e dell’adolescenza.

Strocchi Maria Cristina, Promuovere relazioni positivein classe, Erickson, Gardolo Di Trento 2010, pp. 97,Euro 17.Il volume presenta il progetto ideato e sperimentatodall’autrice grazie all’apporto di idee degli alunni di unaclasse della secondaria di secondo grado che si sonoproposti, attraverso la costruzione di un teatrino e dialcuni burattini, di fare da tutor per insegnare le abilitàcomunicative ai bambini. Un modo efficace per favori-re l’apprendimento delle abilità di comunicazioneassertiva nell’ambito delle attività didattiche contra-stando le distorte modalità di comunicazione.

famigliaAA.VV., Crescere assieme, Il Mulino, Bologna 2011,pp. 256, Euro 20.Il libro presenta una ricerca sulle principali problematichelegate all’adozione internazionale, dalle relazioni fami-liari al difficile rapporto con la scuola, all’inserimentonella società dei figli adottivi. Per integrare lo studiodell’esperienza familiare con quello della vita post-adolescenziale, la ricerca è stata sviluppata su due studiin parallelo: uno condotto sui genitori adottivi di figliancora minorenni al momento dell’intervista e l’altrodirettamente sui figli adottivi ormai maggiorenni.

AA.VV., Diventiamo mamma e papà, Erickson,Gardolo Di Trento 2012, pp. 216, Euro 16.Una guida per uomini e donne che devono attraversareil passaggio alla genitorialità. Il programma “Diventia-mo mamma e papà affronta tematiche quali le aspet-tative verso il diventare genitori, il rafforzamento dellarelazione di coppia attraverso la comunicazione, larisoluzione dei problemi, le difficoltà familiari, gli eventi divita negativi, il ripensare alle esperienze d’infanzia, l’iso-lamento, l’ansia, la depressione, le abilità difronteggiamento e l’attaccamento al bambino.

De Cesaris Anna Maria (a cura di), La gestione dellacrisi familiare, Angeli, Milano 2012, pp. 136, Euro 17.L’evoluzione dell’istituzione familiare analizzata prestan-do particolare attenzione alle questioni connesse allgestione della crisi dei rapporti coniugali (dunque sepa-razioni e divorzi, loro cause ed effetti sulle persone inte-ressate). I mutamenti registrati prima in ambito sociale epoi sul piano giuridico hanno portato all’affermarsi dinuovi modelli di aggregazione sociale ed ad una mag-giore incidenza del fenomeno della disgregazione fami-liare.

Donati Pierpaolo ( a cura di), Famiglia risorsa dellasocietà, Il Mulino, Bologna 2012, pp. 344, Euro 29.La famiglia è ancora una risorsa per la società? Parten-do da questo interrogativo si passa ad analizzare lerelazioni di coppia, le relazioni genitori-figli, il rapportofamiglia-lavoro e la famiglia come capitale sociale, percomprendere se la famiglia normo-costituita sia un vin-colo limitante e segregante,1“ come sostengono le tesipostmoderne, oppure una risorsa vitale. Nella secondaparte vengono presentati i risultati di una ricerca con-dotta sulla popolazione italiana.

Donati Pierpaolo (a cura di), La relazione di coppiaoggi, Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 315, Euro 29.Il rapporto affronta il tema della relazione di coppia oggi

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in Italia; in particolare come nascono nuovi conflitti evuoti di coppia, come cresce l’incapacità di stabilirelegami significativi duraturi, come si può aiutare a man-tenere in vita la coppia e riuscire a farla crescere comerelazione ricca di umanità.

Riva Crugnola Cristina, La relazione genitore -bambino, Il Mulino, Bologna 2012, pp. 311, Euro 26.Nella prima parte del libro, l’autore traccia una mappadettagliata delle prime fasi dello sviluppo relazionaleinfantile ed esamina alcuni strumenti in grado di valuta-re le distorsioni delle relazioni genitori-bambini. Nellaseconda parte illustra modelli di prevenzione e interven-to rivolti a genitori e bambini, al fine di sostenere lagenitorialità.

Rossi - Doria Marco (a cura di), Genitori e insegnanti,Astrolabio, Roma 2011, pp. 202, Euro 12.Il testo spiega come possono genitori ed insegnanticollaborare ed allearsi sinergicamente per contribuirealla crescita emotiva ed intellettiva dei bambini edaiutarli ad affrontare le difficoltà dell’apprendimento inmodo motivante. In particolare, rivolgendosi a scuola efamiglia, vengono affrontate alcune problematichedel processo educativo: inserimento degli alunni stra-nieri in classe, i disturbi dell’attenzione e dell’iperattività,il ruolo della creatività.

Ruspini Elisabetta (a cura di), Studiare la famiglia,Carocci, Roma 2011, pp. 318, Euro 27.Una serie di contributi esplora i vari aspetti del mutamen-to che ha interessato la famiglia come istituzione sociale(nella prima parte del libro) e presenta alcune questionidi metodo nello studio di questo fenomeno (nella secon-da). Il disincanto che caratterizza l’atteggiamento ver-so la famiglia lascia emergere fenomeni nuovi (le rela-zioni tra generi e generazioni, l’organizzazione della vitafamiliare, le esperienze di paternità e maternità).

Valcarenghi Marina, Mamma non farmi male, BrunoMondadori, Milano 2011, pp. 191, Euro 18.L’attenzione dell’autore è rivolta alle difficoltà nel rap-porto fra madre e figli. In particolare, si cerca di analiz-zare che cosa è cambiato nelle ultime generazioni,quali antiche sofferenze sono ancora vive e quali nuoviproblemi sono emersi, quali conseguenze sonorintracciabili o ipotizzabili sul futuro dei figli e infine, qualisono i possibili interventi da porre in essere.

Woods Mark, ...anch’io sono incinto, Terra Nuova,Roma 2012, pp. 233, Euro 14.I nove mesi della gravidanza vissuti con gli occhi delfuturo padre; consigli pratici e divertenti per capire cosasta accadendo alla mamma e al nascituro. Per essereinformati ed affrontare la maternità in modo condiviso econsapevole, preparandosi al parto e ai primi mesidopo la nascita, facendo il possibile per rendere questaesperienza unica e confortevole per la coppia.

handicapAA.VV., Dislessia in età adulta, Erickson, Gardolo DiTrento 2012, pp. 184, Euro 18.Dopo un iniziale approfondimento della normativa edella legislazione in ambito universitario che interessasoggetti con DSA, gli autori raccontano alcune espe-rienze di vita di persone con dislessia. Vengono riportatii risultati di alcune ricerche volte ad indagare i protocollidiagnostici riferiti all’adulto, le caratteristiche dell’espres-

sione del disturbo e gli aspetti distintivi che riguardano ladislessia in età adulta. Infine alcuni aspetti delle tecno-logie pensate per le persone con DSA.

AA.VV., Gli alunni con disabilità nella scuola italiana:bilancio e proposte, Erickson, Gardolo Di Trento2011, pp. 247, Euro 21.Il rapporto, realizzato dall’Associazione TreeLLLe, dallaCaritas Italiana e dalla Fondazione Giovanni Agnelli,documenta l’integrazione scolastica degli alunni condisabilità in Italia. Emerge l’incapacità del sistema vi-gente di sviluppare, in modo diffuso e stabile, praticheeducative per un’efficace integrazione scolastica e, inprospettiva, sociale e lavorativa degli alunni condisabilità. Vengono pertanto presentate linee progettualiinnovative.

AA.VV., Manuale di lingua italiana per sordi stranieri,Cartman, Torino 2012, pp. 194, Euro 25.Un manuale per lavorare con persone sorde immigrate,in particolare con stranieri che sono giunti in Italia dopoil dodicesimo anno di vita e che non hanno quindiusufruito di interventi specializzati precoci. Il testo, divisoin unità didattiche propedeutiche, propone una serie diesercizi (spiegati con immagini e disegni che si basanosul modello delle coppie minime), per insegnare lecompetenze linguistiche essenziali per il recupero lingui-stico, l’inserimento, l’istruzione e il lavoro.

AA.VV., Studio efficace per ragazzi con dsa, Erickson,Gardolo Di Trento 2011, pp. 255, Euro 21.Alla luce dell’esperienza clinica maturata, gli autoridescrivono un programma per potenziare le abilità distudio e/o ridurre le difficoltà specifiche in ragazzi dai 9ai 15 anni con disturbi o difficoltà di apprendimento. Inquesto modo il soggetto con DSA viene messo nellacondizione di individuare e sfruttare le strategie che gliconsentono di “compensare” il disturbo.

Banzato Sabrina Paola, Mattioli Loretta, Metodi estrumenti dell’integrazione scolastica della personadisabile, Maggioli, Santarcangelo Di Romagna 2011,pp. 121, Euro 18.Il libro, dopo aver esposto i metodi e gli strumenti e lemetodologie che contribuiscono alla qualità dell’inte-grazione scolastica della persona disabile, ripercorre leesperienze della Provincia di Pesaro e Urbino, sottoline-ando l’importanza della pianificazione e della gestionedei processi di integrazione.

Biggeri Mario, Bellanca Nicolò (a cura di), Dallarelazione di cura alla relazione di prossimità, Liguori,Napoli 2010, pp. 190, Euro 21,90.Il testo propone una reinterpretazione delle politichesulla disabilità a partire dall’approccio delle capabilitydi Amartya Sen. Uno schema teorico utile per program-mare interventi sociali che pongono l’attenzione sullapluralità di fattori personali e familiari, sociali, ambientali,economici, istituzionali, che agiscono nella determina-zione del processo di benessere individuale del sogget-to disabile, includendo aspetti non materiali, come ladignità, il rispetto verso se stessi e gli altri, l’amore e leattenzioni (intese come care).

Caretto Flavia, Dibattista Gabriella, Scalese B.,Autismo e autonomie personali, Erickson, GardoloDi Trento 2012, pp. 196, Euro 18,50.Il Volume intende offrire un valido aiuto a genitori, inse-gnati e educatori che lavorano per favorire un percorso

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di educazione all’autonomia dei soggetti autistici. Par-tendo dalla comprensione dell’autismo “dall’interno”,gli autori passano a spiegare come valutare le abilità dibase e integranti, quali sono i prerequisiti necessari, gliambiti e i problemi specifici dell’intervento e comeprogettare l’attività educativa.

Coduri Luisa, Educare il bambino con disabilità,Erickson, Gardolo Di Trento 2012, pp. 249, Euro 18.Il libro racconta la crescita di un bambino che non ha ilpeso di una minorazione e la mette in parallelo conquella di alcuni suoi amici disabili che stanno affrontan-do gli stessi tratti di cammino. Viene messa il rilievol’interazione tra ogni bambino e gli eventi della storia,l’ambiente nel quale vive, le risorse di cui dispone, lerelazioni che stabilisce e l’educazione che riceve.

De Stefano F., Crescenzi A., Sebastiano M.T., Ilprocedimento di interdizione, inabilitazione eamministrazione di sostegno, Giuffre’, Milano 2011,pp. 356, Euro 34.L’introduzione nel nostro ordinamento, nel 2004, dell’isti-tuto dell’amministrazione di sostegno, ha operato unaprofonda revisione dei meccanismi di protezione deisoggetti che si trovino nell’impossibilità anche parziale otemporanea di provvedere ai propri interessi. Nel volu-me si offre una rimeditazione complessiva delle regoleche riguardano il procedimento alla luce della giurispru-denza di legittimità e di merito, anche con cennicomparatistici che offrono ulteriori spunti interpretativi.

Di Renzo Magda, Mazzoni Silvia (a cura di), Sostenerela relazione genitori - figlio nell’autismo, ScientificheMagi, Roma 2011, pp. 124, Euro 15.Viene presentato un progetto di ricerca con l’obiettivogenerale di osservare e valutare le relazioni familiari deibambini con Disturbo dello Spettro Autistico seguiti pres-so l’Istituto di Ortofonologia di Roma. Sono statefocalizzate le seguenti dimensioni e adottati specificistrumenti per valutarle: la coordinazione familiare(Lausanne Trilogue Play clinico), la soddisfazione di cop-pia (Dyadic Adjustment Scale) e lo stress genitoriale(Parenting Stress Index-SF).

Fogarolo Flavio (a cura di), Il computer di sostegno,Erickson, Gardolo Di Trento 2012, pp. 247, Euro 23.Nel presente lavoro vengono prese in esame le piùdiffuse tipologie di disabilità motoria, visiva, uditiva eDSA. Vengono presentate le tecnologie informatichehardware e software attualmente presenti a supporto ditali disabilità. Nel presentare ognuno di questi strumentisi fa particolare attenzione a tutelare il rapporto tral’alunno con disabilità e l’insegnante e fra l’alunno e isuoi compagni perchè il supporto tecnologico deveanche far crescere il gruppo classe.

Fogarolo Flavio, Scapin Caterina, Competenzecompensative, Erickson, Gardolo Di Trento 2010,pp. 216, Euro 19.Partendo dall’idea che un’efficace compensazione siala migliore risorsa per l’autonomia di studio dell’alunnocon dislessia e con disturbi specifici di Apprendimento,gli autori superano il concetto di “strumenti compensa-tivi” per puntare sullo sviluppo delle “competenzecompensative”, ossia sulle abilità, le strategie e gli atteg-giamenti personali che consentono di superare disturbidi letto-scrittura o, comunque, per ridurne gli effettinegativi.

Guiot Giorgio, Meini Cristina, Sindelar M. Teresa,Autismo e musica, Erickson, Gardolo Di Trento 2011,pp. 156, Euro 18,50.Vengono presentati il modello DIR e la tecnica Floortime,messi in pratica in alcune scuole dell’infanzia e primariedi Torino; basati su giochi e attività realizzabili con lavoce, il movimento e gli strumenti musicali per promuiverecomunicazione e socializzazione di alunni autistici. Infi-ne, una raccolta di dodici canti originali e dieci cantitratti dalla tradizione popolare infantile, che gli inse-gnanti potranno sottoporre a tutta la classe, per favoriril coinvolgimento dei bambini autistici.

Leopizzi Sabrina, Vicari Paola, Solari Silvano,Autismo e acquaticità, Erickson, Gardolo Di Trento2010, pp. 155, Euro 18,50.Il libro descrive un’esperienza, attiva da anni a La Spe-zia, nella quale l’acquaticità è diventata uno strumentoimportante per aiutare bambini con disturbi dello spet-tro autistico a migliorare le loro capacità di relazione edi comunicazione. Vengono delineate le modalitàorganizzative e metodologiche dell’attività condotta,offrendo così, agli operatori del settore e ai genitori, unostrumento dal quale trarre spunti progettuali, attuativi eteorici.

Lepri Carlo, Viaggiatori inattesi, Angeli, Milano 2011,pp. 125, Euro 17.Un breve riferimento alla teoria delle rappresentazionisociali, una ricostruzione storica sull’evoluzione delle piùsignificative e ricorrenti immagini della disabilità e unaspiegazione dei c.d. “bisogni di normalità”, così si apreil saggio di Carlo Lepri. L’autore passa a descrivere lediverse fasi in cui, negli ultimi quaranta anni, si è artico-lato il concetto di integrazione sociale, che oggi appa-re, “in difesa”.

Levi Gabriel (a cura di), Lavorare con gli autismi,Armando, Roma 2012, pp. 239, Euro 19.All’interno del volume sono stati raccolti i contributi delgruppo di ricerca clinica che lavora nell’Istituto diNeuropsichiatria Infantile di Via dei Sabelli a Roma suidisturbi dello spettro autistico. Vengono altresì presentatericerche cliniche attuali condotte in sei regioni italiane.

Melazzini Mario, Io sono qui, San Paolo, CiniselloBalsamo 2011, pp. 124, Euro 19,50.L’autore racconta l’incontro con Lei, la malattia, laSclerosi Laterale Amiotrofica per condividere con i letto-ri il percorso che gli ha permesso di fare della suasofferenza, del suo dolore, della sua fragilità, una con-creta e reale esperienza di vita. Medico, oggi Melazziniè direttore del Centro clinico NeMo specializzato nellecura e ricerca delle malattie neuromuscolari e presiden-te dell’AISLA; in allegato al libro un dvd.

Scataglini Carlo, Il sostegno è un caos calmo,Erickson, Gardolo Di Trento 2012, pp. 110, Euro 13.Il libro racconta la scuola, così come l’ha vissuta l’auto-re, e il lavoro dell’insegnante di sostegno. Emergono lefatiche, le tribolazioni, gli insuccessi e gli errori di un’espe-rienza di lavoro ventennale. Questi ultimi sono nienterispetto alla soddisfazione dei percorsi di integrazioneche hanno avuto successo.

Stella Giacomo, Savelli Enrico, Dislessia oggi,Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 93, Euro 10.Il libro analizza le pratiche cliniche ed educative correnti

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relative alla dislessia evolutiva; particolare attenzioneviene rivolta ai problemi della diagnosi e del trattamen-to, da un lato, e dei percorsi di istruzione, dall’altro,evidenziandone le principali criticità e cercando dicapire come potrebbero evolvere nei prossimi anni,anche per effetto della recente legge 170/2010 e deidecreti attuativi che l’accompagnano.

Tressoldi Patrizio E., Vio Claudio, Il trattamento deidisturbi dell’apprendimento scolastico, Erickson,Gardolo Di Trento 2012, pp. 160, Euro 21.Il testo fornisce le indicazioni per il trattamento deidiversi disturbi specifici dell’apprendimento. Al suo in-terno sono riportati: un inventario ragionato di tutti glistrumenti oggi disponibili in Italia fondamentali per ilpercorso riabilitativo e per le problematiche associatee indicazioni utili per la valutazione degli esiti degliinterventi clinico-riabilitativi.

Venuti Paola, Intervento e riabilitazione nei disturbidello spettro autistico, Carocci, Roma 2012, pp.203, Euro 21.Il libro vuole far chiarezza sui possibili interventi a soggettidi diversa età che manifestano disturbi dello spettroautistico. Viene presentato il lavoro clinico e di ricercacondotto presso il Laboratorio di Osservazione, Diagnosie Formazione dell’Università di Trento, finalizzato adindividuare gli indicatori precoci nella diagnosi di autismoed effettuare uno studio approfondito della relazionegenitore-figlio.

Vicari Stefano, Valeri Giovanni, Fava Leonardo,L’autismo, Il Mulino, Bologna 2012, pp. 296, Euro 24.Il volume riassume le conoscenze più recenti e scientifi-camente fondate in materia di autismo: dalle caratteri-stiche neurobiologiche del disturbo alle ipotesi cognitiveche lo descrivono, fino ai trattamenti. In particolare,viene presentato il modello terapeutico basato su unapproccio neocomportamentale, che valorizza ilcoinvolgimento dei genitori, attuato nel Centro per iltrattamento dell’autismo “Una breccia nel muro” aRoma.

immigrazioneBaroncelli Carla, E la casa dov’è?, Ediesse, Roma2012, pp. 223, Euro 10.Racconti di vita che aiutano a capire la complessità diquello che viene definito “disagio adulto” e ad indivi-duare possibili interventi sociali. Si tratta di un impegnoportato avanti dai volontari del Comitato cittadinoantidroga di Ravenna, che gestiscono il dormitorio pub-blico Re di Girgenti, presso il quale, ogni giorno, moltepersone suonano chiedendo asilo.

De Luca Vittorio, Siamo tutti migranti, Paoline, Milano2012, pp. 184, Euro 14.Nel volume viene argomentata l’importanza di giun-gere ad una pacifica convivenza con gli stranieri. Ladiffidenza e la paura impediscono di vivere autentica-mente le relazioni sociali e portano alla chiusura neiconfronti dello straniero. Solo attraverso una cono-scenza approfondita del variegato fenomenomigratorio, è possibile far nascere un atteggiamento diapertura fiduciosa verso l’immigrato, di accoglienza edi serena convivenza.

Giunipero Elisa, Robbiati Flaviana (a cura di), I Romdi via Rubattino, Paoline, Milano 2011, pp. 245,Euro 17,50.Per i bambini Rom del campo di via Rubattino, a Milano,la scuola è stata il primo luogo di un’interazione socialenon facile, ma possibile. Proprio a partire dalla loroscolarizzazione, per tanti residenti del quartiere oggi irom non sono più una categoria di persone sconosciutee minacciose. Quella mattina del 19 novembre del 2009durante lo sgombero del campo di via Rubattino, gliautori ricordano la forte mobilitazione dei cittadini infavore dei rom e dei loro diritti.

Locchi Maria Chiara, I diritti degli stranieri, Carocci,Roma 2011, pp. 271, Euro 25.La disciplina della condizione di straniero negli ordina-menti europei (ma anche negli USA e nell’Islam) è ilpunto di riferimento di un’analisi che permette dievidenziare convergenze e differenze in particolare tragli stati europei per quel che riguarda principi e valoricostituzionali e politiche migratorie. La prospettiva stori-ca consente di ricostruire e se necessario decostruire lanascita e l’affermarsi di categorie e istituti giuridici assun-ti talvolta come dati incontestabili.

Marceglia Silvia, Portami con te, Il Segno deiGabrielli, Negarine di S. Pietro Cariano 2012, pp.160, Euro 12.Greta e David sono i due protagonisti di questa storiaambientata a Verona: studenti dello steso liceo, lui ènigeriano e musulmano. Iniziano a frequentarsi e si inna-morano, ma vengono travolti dai fenomeni dixenofobismo e razzismo che scoppiano nella città. L’igno-ranza e la paura del diverso li separano, ma forse la lorovoglia di futuro riuscirà ad essere più forte…

Sasso Chiara, Riace, terra di accoglienza, GruppoAbele, Torino 2012, pp. 117, Euro 10.In seguito agli sbarchi di immigrati sulle coste diLampedusa a partire dagli anni novanta e in particolarenell’estate del 2008, Riace, piccolo paese della Locride,decide di ospitare centinaia di profughi, accogliendolinelle case sfitte e disabitate. Un progetto di solidarietà inuna zona depressa della Calabria; la trasformazione delfenomeno migratorio da minaccia ad opportunità, eco-nomica e culturale.

internazionaleAA.VV., Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo,Terra Nuova, Roma 2011, pp. 236, Euro 20.Si tratta della terza edizione dell’Atlante delle guerre edei conflitti del mondo, realizzato in collaborazionecon l’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu; leschede dedicate ai conflitti (divisi per continente) sonodivise in quattro punti: situazione attuale e ultimi svilup-pi, per cosa si combatte, quadro generale. La docu-mentazione è impreziosita da numerose foto e cartinegeografiche.

De Bellaigue Christopher, Terra ribelle, Edt, Torino2011, pp. 317, Euro 22.L’autore, giornalista inglese corrispondente estero inTurchia, inizia ad interessarsi al passato di questa moder-na nazione e si reca nella remota regione di Varto(Anatolia orientale) dove ha avuto luogo uno dei piùferoci massacri ai danni della minoranza etnica degliarmeni. I risultati delle sue ricerche, interviste con gli esuli

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APPUNTI 19841MAGGIO-AGOSTO 2012

sono raccolte in questo volume, che denuncia le colpedi un drammatico genocidio che il governo turco anco-ra oggi rifiuta di ammettere.

Sanna Ignazio, I fondamentalismi nell’era dellaglobalizzazione, Studium, Roma 2010, pp. 260,Euro 18.Il volume si interroga sugli squilibri, le diseguaglianze delprocesso della globalizzazione, a livello finanziario, reli-gioso, dei diritti, della comunicazione e dell’informazio-ne; un processo di disgregazione che favorisce la diffu-sione di fondamentalismi e l’affermazione delle chiusu-re identitarie. Nonostante tutto è possibile un’altraglobalizzazione, fondata sull’economia civile edumanizzata e sull’incontro con l’altro, per la condivisionedi un’identità aperta, universalistica.

Vincenti Umberto (a cura di), Codice dei dirittiumani e fondamentali, Plus Edizioni, Pisa 2011,pp. 422, Euro 20.I diritti umani fondamentali vengono elencati e spiegatiin questo codice a partire dalle principali documentiinternazionali (convenzioni, carte e trattati); uno stru-mento non solo di conoscenza giuridica ma di promo-zione della solidarietà. Questi alcuni testi raccolti: di-chiarazione universale dei diritti dell’uomo, convezionesullo stato del rifugiato e dell’apolide, trattato di Lisbona,convenzione sui diritti delle persone con disabilità…

lavoroBianchi Ornella, Chianese Gloria (a cura di), Lavoro,salute, sicurezza, Ediesse, Roma 2011, pp. 478,Euro 25.Nel testo viene pubblicato un numero monograficodegli Annali curati dalla Fondazione Giuseppe di Vitto-rio, dedicato al tema della salute e della sicurezza neiluoghi di lavoro. La panoramica storica (che prendeavvia dal Novecento) della prima parte introduce eoffre spunti di confronto per i temi approfonditi diseguito: le normativa giuridica, l’evoluzione del ruolodel sindacato e le diverse politiche di tutela in Europaed Italia.

Ghirigato Italo, Comunicazione efficace, Lavoro,Roma 2011, pp. 110, Euro 10.Il libro è un manuale sulla comunicazione che ha comeambito applicativo la salute e sicurezza sul lavoro.Muovendosi su una linea esplicativa che passa dall’“io” al “noi”, tratta: della comunicazione verbale e nonverbale, dell’autostima, dell’ascolto attivo edell’empatia, dell’assertività, della gestione dei con-flitti con equilibrio e sobrietà ed infine, delle regole perla tenuta delle riunioni per un’efficace gestione delledinamiche di gruppo.

Orzes Rudy, Pra Baldi Alvaro, Sperimentazione diuno strumento per la valutazione di competenzetrasversali nel sociale in situazione esperenziale elavorative, Cleup, Padova 2011, pp. 127.Nel testo vengono analizzati i risultati dellasperimentazione di un sistema di valutazione centratosulle competenze trasversali necessarie nel mondo dellavoro cooperativo sociale, in particolare a livello ma-nageriale. Il modello è strutturato nel confronto tra que-stionari autodescrittivi ed eteroosservativi (realizzati daparte di colleghi) per orientare il percorso lavorativo eformativo dei soggetti coinvolti.

minoriAA.VV., Dati e prospettive nelle adozioniinternazionali, Istituto Degli Innocenti, Firenze 2012,pp. 267.Il rapporto prevede la rilevazione e lo studio sistemati-co dei dati inerenti le procedure di adozione interna-zionale in Italia relative all’anno 2011. In particolare,vengono rilevati i dati relativi ai soggetti e ai tempidell’adozione e al percorso adottivo. Infine viene effet-tuata una comparazione di tipo internazionale tra i variPaesi di accoglienza.

Aime Marco, Fiabe nei barattoli, Emi, Bologna 2011,pp. 77, Euro 11.Si tratta di una seconda edizione di una raccolta di storieda raccontare ai bambini per informarli su problematicheambientali, di economia globale, di sfruttamento deilavoratori (anche minorenni) in parti povere delmondo….E queste fiabe illustrate sono ambientatepro“oprio in un supermercato dove la protagonista, labambina Chiara, si perde, ed incontra tanti personaggiche le spiegano come vivere in modo diverso, rispettan-do la natura, gli altri e il proprio benessere.

Cambi Franco, Di Bari Cosimo, Sarsini Daniela, Ilmondo dell’infanzia, Apogeo, Milano 2012, pp. 246,Euro 16.Il testo ricostruisce l’iter di comprensione dell’infanzia apartire dal Settecento per arrivare ai giorni nostri attra-verso tre prospettive dominanti: storico-teorica, cultu-rale-sociale, scientifico-letteraria. Partendo da una pro-spettiva interpretativa di tipo pedagogico, gli autorihanno sottolineato il valore in sé dell’infanzia e lanecessità di tutelarla e di comprenderla in maniera piùapprofondita.

Daffi Gianluca, Prandolini Cristina, Mio figlio è unbullo?, Erickson, Gardolo Di Trento 2012, pp. 127,Euro 15.Il libro, partendo da una riflessione sulle false credenzeriguardo ai bulli e al loro universo relazionale, indirizza losguardo dei genitori e degli insegnanti sugli elementicritici per comprendere i segnali di bullismo e interveniresul soggetto prima che venga etichettato socialmentecome “cattivo”. Acquistano importanza gli interventisull’ambiente familiare, sulle competenze sociali delminore e sull’etica.

Di Giorgio D., Donadoni M.A., Keìron: gioco eformazione, La Meridiana, Molfetta 2012, pp. 276,Euro 25.Il libro vuole essere una guida pratica, con esempi eriferimenti, per coloro che considerano il gioco come unimportante strumento didattico. Vengono illustrati glielementi generali sulla valutazione della performanceformativa ottenuta: essi permettono ai partecipanti e aicommittenti di comprendere pienamente il valoreformativo di quanto hanno sperimentato.

Fedeli Daniele, Attaccamento e apprendimento,Junior, Azzano San Paolo 2012, pp. 118, Euro 14.Il volume intende riflettere sulle basi relazionali dei pro-cessi di apprendimento, utilizzando la teoria dell’attac-camento come chiave per la comprensione del modoin cui il bambino organizza le proprie modalità conosci-tive del mondo fisico e sociale. In particolare, l’accentoviene posto sul rapporto tra attaccamento e apprendi-

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APPUNTI 19842MAGGIO-AGOSTO 2012

mento: due diverse e sovrapponibili modalità di acco-starsi alla costruzione dei propri stili cognitivi da parte delsoggetto in età evolutiva.

Ongari Barbara, Tomasi Francesca (a cura di), Nidod’infanzia 5, Erickson, Gardolo Di Trento 2012, pp.172, Euro 17.Viene proposta una rassegna ampia di esperienze diricerca effettuate in asilo nido aziendali e non: il nidoaziendale delle Università di Trento e di Milano Bicocca,alcuni nidi municipali di Torino e di Roma, nidi gestiti dalcomune di Cesena ed altri gestiti dalla CooperativaSociale Azalea di Verona. Secondo le autrici, la ricercasui piccolissimi è la strada da percorrere se si vuolerealizzare servizi educativi di qualità.

Pè Alessandra, Ruggiu Antonella, Il giusto processoe la protezione del minore, Angeli, Milano 2011,pp. 253, Euro 24.Nei procedimenti minorili e familiari è sempre presenteuna dicotomia tra necessità del contraddittorio, paritàdelle parti, imparzialità del giudice, certezza dei tempi –da una parte – e l’assoluta prevalenza dell’interesse delminore su ogni altro interesse in gioco – dall’altra. Nescaturiscono procedure del tutto peculiari e ancora inevoluzione, che nel volume vengono analizzate da unamolteplicità di punti vista, fornendo utili spunti di appro-fondimento.

Terranova Nadia, Amit Ofra, Bruno, OrecchioAcerbo, Roma 2012, pp. 36, Euro 16.Questo libro illustrato e cartonato per bambini raccontala storia di Bruno, un bambino che imparò a volare. E’ lastoria di Bruno Schulz, scrittore e pittore ebreo polacco,morto nel ghetto di una piccola città della Galiziadurante l’occupazione nazista. Le immagini e la storiarestituiscono il ritratto di questo artista dalla testa grandee lo spirito ludico e fantastico dei bambini.

omosessualitàMcneill John, Cercare se stessi...per trovare Dio,Piagge Edizioni, Firenze 2011, pp. 51, Euro 5.Un’intervista al teologo John McNeill, che per primo si èfatto portavoce della critica teologica alla tradizionalecondanna ecclesiastica delle relazioni lesbiche e gay,studiando il significato morale dell’omosessualità datutti i punti di vista: teologico, biblico e psicologico. Hafondato un gruppo di sostegno spirituale per gay elesbiche, diventando uno dei pionieri della lotta per idiritti delle persone LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali eTransgender).

paceAA.VV., Lezioni di cittadinanza, Gruppo Abele, Torino2012, pp. 223, Euro 12.Un’antologia di interventi di intellettuali, magistrati, eco-nomisti, sacerdoti, medici che nella cornice diFontanafredda, azienda agricola nelle Langhe, si sonoconfrontati in undici serate su temi della convivenzacivile e l’armonia sociale. Al centro di questi reading diumanesimo 11 parole: futuro, informazione, legalità ecostituzione, polis, integrazione, salute, armonia, terra,lavoro e ricerca, memoria, bellezza.

AA.VV., Manuale di educazione alla pace, Junior,Azzano San Paolo 2012, pp. 342, Euro 32.Da alcuni anni nella facoltà di scienze della Formazione

di Firenze è stato avviato il Laboratorio permanente perl’Educazione alla Pace, un fantastico atelier in cui pro-gettare, sperimentare e monitorare percorsi di formazio-ne per la pace. Questo laboratorio permanente hascelto come paradigmi teorici e metodologici di riferi-mento la nonviolenza e la maieutica reciproca, metten-do in luce il suo carattere trasformativo.

Bellettato Enzo, Diario di un obiettore, Emi, Bologna2012, pp. 253, Euro 14.Enzo Bellettatto racconta la sua esperienza di obietto-re di coscienza; era il 1968 quando l’autore dopo averiniziato il servizio militare chiede di poter essere trasfe-rito al servizio civile usufruendo della legge Pedini.Questa possibilità gli viene negata e lui decide di fareobiezione di coscienza e si rifiuta di proseguire il serviziomilitare; viene quindi arrestato e incarcerato perdisobbedienza militare.

Di Sisto Monica, Un commercio più equo,Altreconomia, Milano 2011, pp. 142, Euro 12.Sono passati trenta anni, da quando nel 1980, è nata laprima Bottega del mondo a Bolzano. Nel testo vengonoricostruite le radici del movimento equosolidale, le pe-culiarità dell’esperienza italiana, le problematiche, icambiamenti e le sfide future per promuovere relazionisociali ed economiche fondate sulla reciprocità, lacooperazione e la giustizia.

Novara Daniele, Litigare per crescere, Erickson,Gardolo Di Trento 2010, pp. 202, Euro 19.In questo libro il litigio viene considerato come occasio-ne per apprendere nuove competenze e garantire algruppo una maggiore coesione, una maggiore capa-cità integrativa: il conflitto come possibilità di sperimen-tarsi, mettersi alla prova, ma anche come opportunità dirafforzare il senso di appartenenza al gruppo stesso.All’educatore il compito di cercare di restituire il proble-ma ai bambini, piuttosto che sottrarlo.

Scalfaro Oscar Luigi, Una costituzione viva. vivissima,Cittadella, Assisi 2012, pp. 126, Euro 12.L’autore ripercorre le tappe che hanno portato all’ela-borazione del testo della Carta Costituzionale, ricrean-do soprattutto il clima che ne ha caratterizzato i lavori esoffermandosi su episodi che rivelano gli umori e lepassioni dei personaggi che hanno concorso alla suaredazione. Da ultimo, la controversa questione dellariforma della Costituzione bocciata dal referendumpopolare del 2006.

politiche socialiAA.VV., 45° rapporto sulla situazione sociale delpaese 2011, Angeli, Milano 2011, pp. 583, Euro 45.Il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomenisocio-ece“onomici del nostro Paese relativi all’anno2011. Dopo una serie di considerazioni generali, vieneanalizzato il modello italiano, le cause del ristagno eco-nomico e i possibili percorsi di crescita. Vengono infinepresentate le analisi per settori: la formazione, il lavoro ela rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e lereti, i soggetti e i processi economici, i media, il governopubblico, la sicurezza e la cittadinanza.

Del Colle Enrico, Il welfare territoriale, Angeli, Milano2012, pp. 174, Euro 21.La ricerca riportata all’interno del libro è finalizzata avalutare, in chiave prevalentemente quantitativa, le

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APPUNTI 19843MAGGIO-AGOSTO 2012

differenti situazioni dei Paesi e dei territori europei intema di welfare, ossia di tutela dei diritti sociali e diofferta di servizi alle persone, provando, poi, ad indivi-duarne le esigenze più impellenti e ad elaboraremetodologie volte ad assicurarne i miglioramenti e leconvergenze verso obiettivi il più possibile omogenei.

Folgheraiter Fabio, La grammatica del welfare,Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp. 85, Euro 9.Il libro affronta le dimensioni, le caratteristiche e lecontraddittorietà dei sistemi di welfare postmoderni. Inparticolare, l’autore si sofferma ad osservare il momen-to generativo della “relazione di aiuto”, l’istante in cuiavviene il primo contatto tra un operatore e un proble-ma sociale determinato, sul quale applicarsi per risol-verlo.

Nicoli M. Augusta,pellegrino Vincenza (a cura di),L’empowerment nei servizi sanitari e sociali, IlPensiero Scientifico, Roma 2011, pp. 258, Euro 18.Il libro, prendendo spunto da una elaborazione prati-co-teorica sul tema dell’empowerment nei servizi sani-tari e sociali dell’Emilia-Romagna, analizza i contesti ele modalità operative attraverso cui “l’empowermentindividuale”, ossia la capacità dei singoli di esprimersie governare il proprio destino, possa divenire“empowerment della comunità”, e cioè degli stessiservizi.

Violini Lorenza (a cura di), Verso il decentramentodelle politiche di welfare, Giuffre’, Milano 2011,pp. 503, Euro 50.Gli interventi raccolti nel volume trattano di diritto allasalute e di organizzazione sanitaria, con una riflessioneestesa, nella seconda parte, ad altri recenti orientamen-ti del diritto regionale in materia di Università, federalismofiscale, istruzione e formazione professionale, disabilità.Nel settore della sanità, in particolare, gli studi di dirittoregionale rispecchiano il clima conflittuale tra Stato eRegioni in materia di ripartizione delle competenze.

psichiatriaBorgna Eugenio, La solitudine dell’anima, Feltrinelli,Milano 2011, pp. 194, Euro 15.Una riflessione sugli aspetti psicologici, umani e spiritua-li “sulle solitudini della vita di ogni giorno” che muovonodolori fisici, sofferenze del corpo e dell’anima. L’auto-re, psichiatra, si è confrontato spesso con le diverseforme della solitudine che sottraggono alle relazioni ealla speranza; ne ha ricercato i tempi e le radici nelleemozioni interiori, e ricorrendo anche a testi poetici enarrativi, riscopre le parole per riscattare tanta soffe-renza.

Cielo Susanna, Ramella Benna Stefano, Il tempodi comunità, Antigone, Torino 2011, pp. 179,Euro 20.Nel testo viene contestualizzata la nascita e lo sviluppodelle comunità terapeutiche per pazienti psichiatrici(prima in Francia e Gran Bretagna e solo successiva-mente in Italia), evidenziando il significato nelsuperamento dell’istituzionalizzazione totale. Sono quin-di descritti metodologie di intervento, percorsi riabilita-tivi nel ciclo di vita della famiglia, strumenti di lavoro(organizzazione, formazione e supervisione) in comuni-tà.

De Stefani Renzo, Psichiatria mia bella, Erickson,Gardolo Di Trento 2012, pp. 141, Euro 14.Il libro riporta storie di “matti” che, grazie all’aiuto deifamiliari, amici, operatori e alla loro forza di volontà,hanno ritrovato la voglia di vivere, dimostrando che,assieme e con gli strumenti giusti, la “follia” si può curare.Attraverso due brevi racconti e undici ritratti, vienepresentato un approccio innovativo e originale“fareassieme”, che il Servizio di salute mentale di Trentosta continuando ad attuare per affrontare con successogli aspetti della malattia mentale.

Fanelli C, Jerkov J., Sainte Fare Garnot D., Le miesere con Lacan, Riuniti, Roma 2011, pp. 217, Euro 22.La figura, il pensiero di Lacan, ricostruito a partire dalleinterviste a sei allievi, che lo hanno frequentato, ammi-rato e che si sono confrontati con lui sui temi essenzialidella pratica psicoanalitica. Ci restituiscono, a partireda riferimenti teorici, clinici e aneddoti personali, lacomplessità e il fascino della ricerca sull’inconscio attra-verso la psicoanalisi e la linguistica.

Lombardozzi Alfredo, Psicoanalisi di gruppo, Borla,Roma 2012, pp. 248, Euro 30.Il volume, curato dall’Istituto di Psicoanalisi di Gruppo, èdedicato alla descrizione ed analisi degli strumenti edell’efficacia del gruppo analitico nel trattamento deidisagi e delle sofferenze psichiche dei bambini e degliadolescenti. A partire dalle osservazioni cliniche degliautori che da anni svolgono percorsi di gruppo di psico-analisi infantile, vengono delineati nuovi orizzonti teoricie terapeutici.

Vicari Stefano, Villani Alberto, Psichiatria praticadell’età evolutiva, Il Pensiero Scientifico, Roma2012, pp. 292, Euro 22.Il manuale vuole essere uno strumento utile ad ampliarele conoscenze teoriche e pratiche sui disturbi psichiatriciin età evolutiva, in modo da mettere genitori, insegnati epediatri nella condizione di riconoscere i primi segni, peravviare una diagnosi precoce e un trattamento tempe-stivo. Viene altresì ribadita l’importanza di una collabora-zione attiva tra il Neuropsichiatra infantile e il Pediatra difamiglia, vero conoscitore della crescita del bambino.

psicologiaAA.VV., In dialogo con l’inconscio, ScientificheMagi, Roma 2011, pp. 102, Euro 16.I saggi raccolti all’interno del libro rappresentano unarilettura di alcuni temi fondanti della psicologia junghiana:l’immaginario psichico, gli archetipi, la sincronicità, ilrapporto con l’Ombra e con l’inferiorità psichica, ilsentimento religioso e la funzione trascendente. In rilie-vo, il lascito più importante, ovvero la relazione tra ilsistema dell’Io e le immagini dell’inconscio.

Albisetti Valerio, Liberi di amare, Paoline, Milano2012, pp. 183, Euro 18,50.L’autore incentra la sua analisi sul tema dell’amore einvita i suoi lettori a non cadere nei due estremi chespesso caratterizzano le relazioni: il rifiuto o l’apoteosidell’altro. Spiega che il rapporto con l’altro è determina-to dal come ci relazioniamo con noi stessi nel camminodi maturazione per formare la nostra identità. Èauspicabile pertanto riuscire a gestire le dinamiche trail bisogno dell’altro, senza cadere nel suo sfruttamento,e il desiderio dell’altro, senza cadere nel suo possesso.

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APPUNTI 19844MAGGIO-AGOSTO 2012

Aleo Salvatore, Di Nuovo Santo, Responsabilitàpenale e complessità. il diritto penale di fronte allealtre scienze sociali, Giuffre’, Milano 2011, pp. 207,Euro 19.Nato dal confronto tra un penalista ed uno psicologo, illibro rende conto degli intrecci complessi tra la nozionedi responsabilità così come costruita nell’ambito delpensiero giuridico, in particolare a partire dall’ottocen-to fino al codice penale vigente, e il punto di vista dellapsicologia giuridica, con particolare riferimento al con-cetto di responsabilità morale. Emerge la necessità di unapproccio integrato e capace trattare i singoli casi inmaniera individualizzata.

Bandelloni Laura, Maccafani Paride, Le bambineperfette, Cleup, Padova 2012, pp. 105, Euro 13.Tre brevi racconti per comprendere in modo esaustivoun argomento complesso come quello delle forme pa-tologiche del comportamento alimentare: anoressia ebulimia. Nella seconda parte del libro “Come interveni-re?” vengono affrontate le modalità d’intervento ed’aiuto, finalizzate a ritrovare una nuova consapevolez-za di sé entro i termini di un’esistenza normale.

Bramucci Andrea, G come gelosia, Cittadella, Assisi2011, pp. 120, Euro 10.La gelosia ha il potere di influenzare e indirizzare lerelazioni; essa assume forme diverse in ogni fase dellanostra vita: nel bambino è litigiosa, nell’adolescente ècompetitiva, nell’adulto è alla ricerca di conferme e neigenitori all’inseguimento del tempo che fugge. Il volu-me approfondisce il sentimento della gelosia, i percorsiche può intraprendere, le fonti, le conseguenzepsicopatologiche e ciò che ognuno può imparare dal-l’analisi di tale sentimento.

Castiglioni Marco, Corradini Antonella, Modelliepistemologici in psicologia, Carocci, Roma 2011,pp. 231, Euro 21,50.Il testo indaga le radici epistemologiche della psicolo-gia, passando in rassegna le principali teorie: comporta-mentismo, cognitivismo, costruzionismo sociale, l’ap-proccio sistemico relazionale, la psicoanalisi; ogni ap-proccio viene presentato negli elementi essenziali evengono descritte i differenti paradigmi epistemologici.In conclusione, una riflessione sul dibattito tra scienzenaturali e scienze dello spirito nell’Ottocento e tra cer-vello e mente delle neuroscienze oggi.

Cucci Giovanni, P come perdono, Cittadella, Assisi2011, pp. 110, Euro 10.Nel testo vengono descritte le difficoltà, ma anche ibenefici psicologici ed emozionali del gesto del perdo-no; la persona che ha subito un male, e decide diintraprendere un percorso di liberazione e guarigione,verso l’altro ma soprattutto verso se stessi. Questo pro-cesso di liberazione viene analizzato dal punto di vistapsicologico, e filosofico, spiegando come trasformare ilrancore in empatia, in molte situazioni significhi tornarea vivere.

Di Iorio Rita, Biondo Daniele (a cura di),Psicosoccorso, Scientifiche Magi, Roma 2011, pp.232, Euro 18.Il libro esplicita i principi di base di primo soccorsopsicologico che hanno orientato gli interventi volti aprevenire le potenziali conseguenze sulla salute menta-

le dei sopravvissuti a una calamità o a un grave inciden-te. Per descrivere le modalità di intervento si è fattoriferimento alle esperienze realizzate dagli Psicologi delleEmergenze Alfredo Rampi con il modello psicodinamicomultiplo per le emergenze.

Gini Gianluca, Psicologia dello sviluppo sociale,Laterza & Figli, Roma 2012, pp. 150, Euro 20.Il volume descrive come emerge, nel corso dello svilup-po, la capacità del bambino di comprendere il sistemarelazionale e di interagire con gli individui in manieracompetente. Dopo una rassegna dei principali modelliteorici e metodi di ricerca utili alla comprensione dellosviluppo sociale del bambino, si passa ad analizzareambiti specifici dello sviluppo sociale: lo sviluppo del sée della cognizione sociale, le relazioni con gli adulti, lerelazioni con i pari e l’adattamento sociale.

Goldwurm Gian Franco, Colombo Federico (a curadi), Psicologia positiva, Erickson, Gardolo Di Trento2010, pp. 152, Euro 20.Il libro descrive l’esperienza degli autori che da annioperano nel campo della psicologia positiva, riportan-do le ricerche e gli interventi condotti anche all’estero,in particolare negli Stati Uniti d’America. Nel panoramascientifico italiano costituisce una novità per lo specificotaglio “applicativo” delle varie tecniche presentatevolte a favorire il benessere, oltre che prevenire l’insor-genza della patologia mentale, o possibili ricadutepsicopatologiche.

Mastroberardino Serena, Psicologia dellamenzogna, Carocci, Roma 2012, pp. 123, Euro 10,50.Una guida che indaga il mondo della “bugia” e del suomanifestarsi dal punto di vista dello psicologo. Partendodalla definizione del comportamento che indichiamocome menzogna e dai motivi che spingono a mentire,vengono descritti i disturbi della personalità di cui lamenzogna patologica può essere sintomo; vengonoinoltre illustrati gli strumenti utilizzati per identificare chimente con l’utilizzo dell’analisi del comportamento ocon l’ausilio di macchinari.

Possamai T iz iano, Consulenza f i losof ica epostmodernità, Carocci, Roma 2011, pp. 124,Euro 14.Il testo si interroga sul ruolo della consulenza filosoficanell’attuale contesto storico-culturale; la nascita e l’af-fermazione di questa pratica come professione specifi-ca, coincidono infatti con la diffusione delpostmodernismo. Analizzando questo fenomeno, si stu-diano e ricercano anche i meccanismi sociali che losottendono e muovono, mettendo in luce contraddizio-ni e future potenzialità.

Rinaldi Luigi, Stanzione Maria (a cura di), Le figuredel vuoto, Borla, Roma 2012, pp. 190, Euro 25.Nel testo viene proposta una lettura con approcciopsicoanalitico dell’esperienza soggettiva del vuoto chesi manifesta in malesseri tipici della nostra società, qualil’anoressia, la bulimia, la depressione. In queste condi-zioni prevale il sentimento di mancato investimentodell’immagine di Sé; a partire dall’analisi di alcune storiecliniche, si evidenziano i presupposti teorici dei tratta-menti, allargando l’orizzonte alle implicazioni culturalied antropologiche di questi sintomi.

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APPUNTI 19845MAGGIO-AGOSTO 2012

Schachter Joseph, La seconda edizione della vita,Bollati Boringhieri, Torino 2011, pp. 254, Euro 18,50.A partire dalla lettura ed interpretazione di sette casiclinici, il testo descrive il lavoro psicoanalitico,soffermandosi sulle trasformazioni efficaci che sono av-venute nella vita di questi pazienti. A partire dall’analisiempirica delle terapie, vengono spiegati i meccanismitrasformativi della cura psicoanalitica, sottolineando laqualità della relazione tra terapeuta e paziente, il diver-so esito rispetto ad altri modelli psicoterapeutici el’applicabilità per patologie e disturbi diversi.

Turoldo Fabrizio, Le malattie del desiderio, Cittadella,Assisi 2011, pp. 154, Euro 13,50.L’autore propone una riflessione filosofica ed etico-morale sulla tossicodipendenza e l’anoressia. Le defini-sce malattie del desiderio; i tossicodipendenti, così comele anoressiche e bulimiche, si ammalano perché nonriescono a realizzare il fortissimo desiderio degli altri, o lofanno solo in modo parziale e distorto: è necessario undoloroso percorso di introspezione e responsabilizzazioneper riprendere contatto con se stessi e intrecciare rela-zione di autentico riconoscimento.

Verlato Maria Luisa, Identità alla deriva, LaMeridiana, Molfetta 2011, pp. 120, Euro 16.Le domande di questo libro sono nate riflettendo suicambiamenti, in questi ultimi anni, nel lavoro con quegliadolescenti o giovani adulti, che al di là del disagio odella sofferenza per cui chiedono aiuto, sembrano sem-pre più smarriti, alla deriva, arrabbiati. Sono molto similiai dubbi, agli interrogativi che si pongono genitori, inse-gnati, educatori, psicologi, sociologi. Cosa sta succe-dendo a queste nuove generazioni? Cosa è stato fattobene? Come cambiare rotta?

razzismoBartoli Clelia, Razzisti per legge, Laterza & Figli,Roma 2012, pp. 180, Euro 12.La disuguaglianza può nascere dalle leggi, dando luo-go a ciò che viene definito “razzismo istituzionale”. Il libroracconta diversi casi di questo tipo di razzismo nel nostropaese, che diventano spunto per riflessioni teoriche. Ilrazzismo è trasversale e persino razionale, nel senso cheè una strategia “efficace” (non “giustificabile”) pergestire l’irruzione dell’altro, in una realtà sociale conso-lidata. Nella parte finale, un decalogo per ripensare lepolitiche dell’immigrazione.

Eichengreen Lucille, Le donne e l’olocausto, Marsilio,Venezia 2012, pp. 154, Euro 14.Un libro di memoria che racconta la condizione femmi-nile durante l’Olocausto; dal ghetto di Amburgo, alcampo di sterminio di Auschwitz. Ricordi di donne, bam-bine, figlie, madri che raccontano anni di torture, fame,privazione della dignità; l’autrice, sopravvissuta a que-sto orrore, ormai anziana, restituisce loro in queste pagi-ne il diritto di essere ricordate.

Giannini Giorgio, Vittime dimenticate, StampaAlternativa, Viterbo 2012, pp. 118, Euro 14.Il libro intende ricordare le vittime della barbarie nazista,affinché la loro tragedia non si ripeta. Rom, omosessuali,disabili, Testimoni di Geova perseguitati dai nazisti per-ché, per il loro modo di essere e di vivere, rappresenta-vano un “pericolo” per il Terzo Reich.

sanitàSoranzo Barbieri Pia (a cura di), Il gatto e le farfalle,Cleup, Padova 2011, pp. 56, Euro 20.Si parla molto di umanizzazione delle cure oncologiche,di attenzione alla persona, ma all’atto pratico ogniindividuo affronta il dramma a modo suo, spesso nelsilenzio, nella solitudine. L’autrice, nonché moglie di unpaziente che ha fatto parte di questo mondo, ha pen-sato che il disegno e la pittura potessero aiutare asuperare l’angoscia di un periodo così doloroso. Vieneillustrata l’esperienza del Laboratorio artistico IOV realiz-zato presso l’Istituto Oncologico Veneto.

Taroni Francesco, Politiche sanitarie in Italia, IlPensiero Scientifico, Roma 2011, pp. 336, Euro 26.Il libro tenta di ricostruire un resoconto del profilo politicoed intellettuale delle politiche sanitarie in Italia dal se-condo dopoguerra all’inizio del nuovo secolo. Il quadrodelle politiche pubbliche in Italia che emerge, vienecomparato con il National Health Service britannico econ il sistema americano.

servizi socialiFolgheraiter Fabio, Fondamenti di metodologiarelazionale, Erickson, Gardolo Di Trento 2011, pp.643, Euro 38.Il volume intende approfondire il paradigma della rela-zione sociale nelle pratiche di welfare e delineare lepotenzialità del caring accanto alle consuete modalitàcliniche del curing. Nello specifico, l’autore fornisce illinguaggio e gli strumenti logici per approfondire l’es-senza dei problemi sociali e predispone condizioni per laloro soluzione.

Ripamonti Ennio, Collaborare, Carocci, Roma 2011,pp. 269, Euro 25.Il libro descrive l’importanza di operare nella direzione diun welfare societario e plurale basato su principi emetodologie capaci di valorizzare le risorse e le compe-tenze, formali e informali, professionali e volontarie, pre-senti in una comunità, per affrontare problemi e miglio-rare la qualità di vita delle persone. La collaborazionediventa così il processo cardine del lavoro psicosocialedella nostra epoca e l’orientamento guida per gli ap-procci partecipativi.

societàAsslander Friedrich, Grun Anselm, Non ho tempo!,Paoline, Milano 2010, pp. 257, Euro 18,50.È evidente che la nostra vita, il nostro successo, la nostragioia di vivere dipendono in maniera decisiva dal nostrorapporto con il tempo. “Non ho tempo” è una frase chericorre spesso nel sentire comune. Gli autori hanno cer-cato di dimostrare come i problemi di tempo si possanorisolvere con una consapevolezza spirituale, con unatteggiamento diverso, che mira più al progresso spiri-tuale e personale che non al raggiungimento continuodi nuovi successi.

Avagliano Mario, Palmieri Marco, Voci dal lager,Einaudi, Torino 2012, pp. 414, Euro 14.Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, molti italianivennero deportati nei campi di concentramento nazistiper motivi politici (partigiani, sospetti fiancheggiatori,coloro che si rifiutarono di prestare servizio nelle leve

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APPUNTI 19846MAGGIO-AGOSTO 2012

della RSI). Il libro raccoglie lettere (a familiari, amici,fidanzate…) e frammenti dei diari di alcuni deportati;testimonianze di drammi individuali che dolorosamenteillustrano anche una terribile vicenda storica.

Bagnasco Arnaldo, Taccuino sociologico, Laterza& Figli, Roma 2012, pp. 199, Euro 20.Una selezione guidata di temi e problemi propri deglistudi e delle ricerche sociologiche più rilevanti per com-prendere il mutamento sociale. Muovendo dallaangolazione della sociologia economica, il lavoro sioccupa di cambiamenti del capitalismo, resistenze allosviluppo e varietà regionale, teorie della società e que-stioni di metodo; lo fa attraverso l’opera di autori comeBecattini, Gallino, Putnam, Beck, Boudon, Giddens, soloper citarne alcuni.

Beck Ulrich, Disuguaglianza senza confini, Laterza &Figli, Roma 2011, pp. 57, Euro 9.La percezione della disuguaglianza sociale nella vitaquotidiana, nella politica e nella ricerca si basa su unavisione generale che pone confini territoriali, politici,economici, sociali e culturali. I confini territoriali, statali,economici, sociali e culturali pur continuano a sussisterenon coesistono più. Questo aumento di intrecci einterazioni al di là delle frontiere nazionali, impone larimisurazione della disuguaglianza sociale.

Corlazzoli Alex, L’eredità, Altreconomia, Milano2012, pp. 126, Euro 13.Il sottotitolo del testo recita: Giovanni Falcone e PaoloBorsellino, le loro idee camminano sulle nostre gambe.Sono raccolte infatti le testimonianze di coloro chehanno raccolto l’eredità di due magistrati nella lottacontro la mafia; giudici, avvocati, uomini e donne delle

forze dell’ordine, esponenti di associazione divolontariato, giornalisti, politici, familiare delle vittime(come Rita Borsellino) e anche pentiti che continuanodopo venti anni la loro lotta per la giustizia.

De Bono Edward, Fai girare la testa, Erickson,Gardolo Di Trento 2011, pp. 194, Euro 14,50.Il libro, partendo dalla spiegazione di come il pensieroumano tradizionale risulti povero e incompiuto, arriva asuggerire un metodo di pensiero in grado di renderlo piùefficace. Tale metodo deve essere frutto della creativi-tà, della progettualità, della conoscenza, delle informa-zioni, della democrazia e della percezione.

Ferraris Maurizio, Anima e iPad, Guanda, Parma2011, pp. 185, Euro 16,50.Nel saggio l’autore ricorre alla tecnica, identificata conl’iPAd, per descrivere il funzionamento della menteumana, un apparato scrittorio, una tabula (di cartesianamemoria) dove sono registrate tracce. “Lo spirito è ilrisultato di iscrizioni e registrazioni dentro e fuori di noi”;un’interpretazione materialistica dello spirito che conprospettiva etica, escatologica e sociologica, sopravvi-ve come memoria individuale e collettiva.

Guarino Mario, Mercanti di parole, Dedalo, Bari2012, pp. 301, Euro 16.Il libro ripercorre lo stato dell’informazione dal Ventenniofascista ad oggi. Durante la dittatura, giornalisti, scrittorie autori erano costretti in gran parte ad allinearsi alpotere per poter esercitare il proprio lavoro e salvaguar-dare la propria vita; in un regime democratico il profes-sionista della parola dovrebbe sentirsi libero da laccid’ogni genere, in realtà, l’autore documenta con fatti,nomi e cognomi la persistenza di “asserviti ai poteri forti”.

Selezione di materiale come occasione di riflessione e formazioneper il lavoro sociale

I due quaderni sono pubblicati a cura della rivista Prospettive Sociali e Sanitarienella collana I Quid, raccolte ragionate e commentate degli articoli che trattanospecifici temi. Interazioni in rete presenta i risultati di una ricerca-azione che postoin essere due azioni: il dispositivo etnoclinico, sia per la cura dei disordini nellafamiglia migrante sia come laboratorio di ricerca, formazione, consulenza eaccompagnamento agli operatori della cura; il lavoro nel territorio con gruppiomoculturali, che condividono la stessa lingua madre, o gruppi religiosi, comuni-tà etnico-nazionali per prendere contatto con i confini della trasformazione, eriformulare le nuove appartenenze che l'esperienza della migrazione suscita. InPovertà, esclusione sociale e politiche di contrasto vengono raccolti gli articolipubblicati sulla rivista Prospettive Sociali e Sanitarie sul tema della povertà edesclusione sociale dal 1993; nella selezione si è preferito scegliere quelli checonsentivano di mettere a fuoco tre differenti chiavi di lettura del tema povertà:la configurazione del fenomeno, le politiche di contrasto ai diversi livelli digoverno e l'integrazione tra misure di sostegno al reddito e di attivazione, in Italiaed in Europa.

Maria Grazia Soldati, Giuliana Crescini, Interazioni in rete, Milano 2010, pp. 76, 10euro, Daniela Mesini, Emanule Ranci Ortigosa (a cura di), Povertà, esclusionesociale e politiche di contrasto, Milano 2011, pp. 135, 10 euro

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APPUNTI 19847MAGGIO-AGOSTO 2012

Rea Caterina, Corpi senza frontiere, Dedalo, Bari2012, pp. 174, Euro 16.Nel saggio il sesso e il corpo sono considerati nella lorodimensione storica, sociale e politica; la tesi argomenta-ta è che si tratta di una categoria non originaria enaturale, ma frutto dei rapporti di potere e delle logichedella dominazione maschile. Partendo dalla lettura econfutazione dei pensieri essenzialisti e naturalisti, si di-

mostra che espressione d’istituzione e prodotto sociale,e che quindi sono anche possibili strategie di trasforma-zione verso una democrazia sessuale.

Seccia Domenico, La mafia innominabile, LaMeridiana, Molfetta 2011, pp. 157, Euro 16.L’autore racconta l’esperienza come sostituto procu-ratore presso la Direzione distrettuale antimafia di Bari.Efferati omicidi, tentati delitti, casi di lupara bianca,

Strumenti per la didattica, l’educazione, la riabilitazione, il recuperoe il sostegnoI libri pubblicati dalla casa editrice Erickson, nella collana i Materiali, si propongonocome preziosi strumenti per insegnanti, educatori, genitori per accompagnare ibambini e gli adolescenti lungo il percorso di conoscenza e di crescita individuale esociale, con l’obiettivo di potenziare le abilità cognitive, emotive e relazionali di basedelle giovani generazioni. Le parti introduttive che descrivono ed inquadrano gliargomenti trattati, sono arricchiti da materiale operativo: le schede contengono leattività, proposte, giochi con la spiegazione di obiettivi, destinatari, materiale neces-sario, spunti di valutazione e verifica. Storie per dodici mesi è pensato per la scuoladell’infanzia e al biennio della scuola primaria: accompagnati dal personaggioPicalù, i bambini scopriranno i cambiamenti che avvengono durante il trascorrere deimesi e delle stagioni, attraverso storie da leggere insieme, disegni da realizzare, giochie divertenti schede didattiche da colorare. Rivolto alla stessa fascia di età, Maschicontro femmine? presenta spunti di riflessione teorica e soprattutto itinerari didattici eludici per educare i bambini e le bambine alla parità di genere, superando stereotipi,evidenziando le somiglianze e le differenze; spunti importante e facilmente realizzabiliper mettere in pratica sin dai primi anni la pedagogia dell’uguaglianza, non solo ascuola ma anche nel contesto familiare (a cui è dedicato l’ultima parte del libro).Educazione alla cittadinanza si compone di schede operative sui principi fondamen-tali della Costituzione per formare futuri cittadini che conoscono la legge e i principidella democrazia e a questi si ispirano in ogni comportamento; le unità didattiche sicompongono di proposte di letture per approfondire l’argomento (dal punto di vistasociologico, storico - costituzionale) prove di verifica e mappe concettuali perrappresentare e collegare le informazioni. Il primo volume di Storie per pensarepropone percorsi didattici – rivolti a studenti della scuola primaria e secondaria -finalizzati al potenziamento cognitivo – in particolare della creatività – a partiredall’ascolto di musica: i diversi training prendono avvio dalla narrazione di una storia,con il collegamento a schede operative (di ascolto, metacognitive), un glossario, ladescrizione degli strumenti musicali e la biografia dei compositori. Il secondo volumeinvece, è composto da attività (training narrativi) e proposte per la scuola primaria,per il potenziamento di abilità cognitive e creative, a partire dallo sviluppo dellediverse forme di pensiero: motivante, flessibile, strategico (strategie di pianificazione,scelta del metodo di studio e problem solving, gestione dello stress in ambitoscolastico) e focalizzato (diversi tipi di attenzione). In allegato al volume un CD.

Mauro Neri, Storie per 12 mesi, Gardolo di Trento 2011, pp. 155, 18.50 euro; RobertaFregona, Cristina Quaranti, Maschi contro femmine?, Gardolo di Trento 2011, pp. 152,18.00 euro; Ferruccio Bianchi, Patrizia Farello, Educazione alla cittadinanza, Gardolodi Trento 2011, pp. 332, 19.50 euro; Barbara Colombo, Maria Chiara Mazzi, Storie perpensare. Volume 1, Gardolo di Trento 2010, pp. 235, 16.50 euro; Barbara Colombo,Storie per pensare. Volume 2, Gardolo di Trento 2011, pp. 177, 17.00 euro

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APPUNTI 19848MAGGIO-AGOSTO 2012

sparizioni di corpi, ammazzamenti in pieno centro,ricchezze sviluppatesi troppo velocemente: l’inno-minabile mafia Garganica che può essere combattu-ta ed estirpata attraverso la forza dell’impegno e dellapassione.

Sen Amartya, L’azione giusta, Ediesse, Roma 2011,pp. 123, Euro 10.Il volume raccoglie i contributi di una giornata di studiocon Amartya Sen, professore presso la Harvard Universitye Premio Nobel per l’economia nel 1998, che è statainteramente dedicata alla riflessione sulle crescentiingiustizie evidenziabili nel tessuto sociale. Alla discus-sione sono seguite la presentazione di casi concreti diazione per la giustizia, promosse dal sindacato SPI-CGIL in diverse realtà territoriali.

Simone Raffaele, Presi nella rete, Garzanti, Milano2012, pp. 227, Euro 17.Il volume esamina i cambiamenti che la mediasfera (imedia che ci circondano) produce nella mente. Inparticolare, il riassestarsi della gerarchia degli organi disenso, il sorgere di inedite forme di intelligenza, lametamorfosi del testo scritto e la virtuale scomparsadel concetto di “autore”, gli slittamenti del modo dileggere e scrivere, la nascita di forme di vita “fasulle”.Infine, un’analisi dei movimenti di piazza mediati eregolati telematicamente, a partire dagli Indignados.

Todorov Tzvetan, Di fronte all’estremo, Garzanti,Milano 2011, pp. 305, Euro 14.L’autore di questo saggio, Todorov Tzvetan filosofo esaggista bulgaro, a partire dalle esperienze dei lagernazisti e sovietici, propone una riflessione sull’esperien-za psicologica e morale degli individui che sono so-pravvissuti. Fulcro dell’analisi è comprendere comequesto tragico passato si è proiettato sulla vita eticadella società occidentale presente.

Tonello Fabrizio, L’età dell’ignoranza, BrunoMondadori, Milano 2012, pp. 151, Euro 15.Si sente parlare continuamente di “società dell’infor-mazione”, ma in realtà, secondo l’autore, siamo entratisenza rendercene conto nella cosiddetta “età del-l’ignoranza”. Ci sono molte persone ignoranti, nono-stante ci troviamo a vivere in un’era in cui, grazie adInternet e alla telefonia mobile, la conoscenza è aportata di mano e le comunicazioni sono istantanee. Èauspicabile riappropriarsi di risorse etico-cognitive pernon veder minate le basi della democrazia.

Verdone Luciano, Una società senza valori puòsopravvivere?, Paoline, Milano 2012, pp. 150, Euro12,50.Il libro affronta l’analisi del progressivo dissolvimentodei miti dell’Occidente: il benessere senza fine, i postifissi, gli stipendi, le pensioni intoccabili, i diritti socialiinalienabili, determinando il disorientamento e il ma-lessere generalizzato. Ma se dei miti crollano, secondol’autore, altri ne nascono; si possono così aprire le portea nuovi scenari magari più umani e solidali.

volontariatoAA.VV., Africa sognare oltre l’emergenza, Paoline,Milano 2012, pp. 269, Euro 16,50.La prima parte del libro ripercorre la strada fatta dal-l’autore Gino Filippini nei suoi primi venticinque anni diAfrica. Successivi documenti svelano l’evoluzione cheporterà l’autore all’impegno più sconvolgente dellasua vita: i quindici anni passati a Korogocho, descrittinella seconda parte dalle lettere riportate in modointegrale. Infine gli approfondimenti sulla metodologiad’intervento nell’aiuto e sulla spiritualità.

Marelli Sergio, Ong: una storia da raccontare,Carocci, Roma 2011, pp. 182, Euro 20.Una riflessione critica sull’evoluzione delle Ong e dellacooperazione internazionale. A partire dalla primaesperienza di volontariato internazionale, rappresen-tata dalla Croce Rossa (metà del 1900), la ricostruzioneanalizza le tappe principali di questa storia: il secondodopo guerra, la nascita delle nazioni Unite, gi Anni ’70e le origini della cooperazione governativa, gli Anni ’80e l’affermazione delle ONG, il declino degli anni ’90, ilcaso Ruanda, la svolta dopo l’11 settembre.

Rossi Emanuele, Zamagni Stefano (a cura di), Ilterzo settore nell’Italia unita, Il Mulino, Bologna2011, pp. 259, Euro 22.Il volume raccoglie alcuni saggi che ricostruiscono lastoria del Terzo settore in Italia, a partire dall’Unitàd’Italia fino ai nostri giorni. Emerge la diversità di consi-derazioni che lo Stato italiano ha avuto nel corso dellasua storia nei riguardi del Terzo settore e i risultati rag-giunti sul fronte sia del progresso civile, che dello svilup-po socio-economico.