Il manifesto, due pagine sull'affaire kazako

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pagina 2 il manifesto DOMENICA 14 LUGLIO 2013 Emanuele Giordana «H o paura. Uno stato la cui poli- zia agisce all’insaputa del go- verno...mette i brividi». Il post anonimo è uno dei tanti apparsi ie- ri sul web. Nella sua stringata lucidità riassume il senso di tutta la vicenda che negli ultimi due giorni sta affondando il governo Letta-Alfano in una palude di larghe intese da cui escono senza mac- chia i ministri ma ancora non si sa di chi siano le responsabilità: quelle dell’arre- sto ed espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia di sei anni Alua, consegnate in tutta fretta alle autorità di una delle dittature più retrive dell’Asia centrale. Espulsione poi pasticciatamente revoca- ta. Mentre all’opposizione Sel e M5S affi- lano le armi e chiederanno le dimissioni di Alfano e mentre il capo della Polizia Alessandro Pansa si prepara entro tre giorni a fare una relazione sull’accadu- to, gli occhi restano puntati oltreché sul- la questura di Roma, su Farnesina e Vi- minale. I due ministri non sapevano nul- la, come ha spiegato giovedi Letta dopo un vertice di 5 ore a Palazzo Chigi e co- me ribadito dal dicastero della Bonino, ma dopo che il Corriere ha pubblicato la notizia di un fax tra gli Interni e il ceri- moniale degli Esteri, la Farnesina ha do- vuto spiegare e allargarsi nei distinguo. Sì, il fax ci fu ma per sapere se se Alma godesse o meno di immunità diplomati- ca. La Farnesina si sarebbe limitata a ri- spondere che non le risultava. Non è l’unico fax dei misteri. Ce n’è infatti un altro, divenuto ormai una sorta di oggetto del desiderio. A quanto risulta al manifesto, arrivò al Vi- minale per chiedere l’arresto del dissi- dente indicando la sede di Casal Paloc- co come luogo di residenza di Mukhtar Ablyazov. La nota, inviata via Interpol, menzionava anche due residenze a Pari- gi e a Londra (che però ha concesso ad Ablyazov asilo). Alfano in compenso – sostiene il governo che fa quadrato attor- no ai ministri - - non sapeva, anche se al Fatto quotidiano risultano telefonate tra il titolare degli Interni e diplomatici ka- zachi prima della vicenda. Vero, non ve- ro? Quanto a Letta e Cancellieri, questi non sapevano davvero nulla e questa è forse la parte più credibile della vicen- da. Anche Bonino è logico non fosse sta- ta informata di una semplice richiesta di polizia, pur se i canali della diploma- zia avrebbero dovuto quantomeno cer- care di saperne di più visto che si parla- va di immunità diplomatica. Quel che ri- sulta più difficile credere è che, in assen- za del nuovo capo della Polizia, i livelli più alti del Viminale, se non il ministro stesso, non fossero stati preavvertiti di un’operazione in grande stile quale è stato il raid con una cinquantina di uo- mini armati che di fatto sequestrarono moglie e figlia di Ablyazov, il ricercato che non c’era. In attesa che venga prodotto il capro espiatorio che possa così togliere defini- tamente d’imbarazzo il governo e men- tre al momento la ricostruzione di una sequenza che risale ormai a un mese e mezzo fa viene messa assieme dai gior- nali, la Farnesina fa sapere di aver inol- trato al governo di Astana il provvedi- mento di revoca dell’espulsione di Al- ma, che annulla solo formalmente il rim- patrio coatto con la figlia Aula. Pensare che possano tornare in Italia è però diffi- cile se non impossibile: è pur vero per al- tro che solo il loro ritorno chiuderebbe la partita e quindi non va escluso. Se le pressioni diplomatiche (e non solo visto che nel paese abbiamo forti appetiti eco- nomici) fossero abbastanza forti, Nazar- bayev potrebbe anche fare il bel gesto. Avrebbe solo da guadagnarci e otterreb- be un credito da spendere altrimenti con Roma. Intanto il ricercatissimo Ablyazov ha diffuso un ringraziamento a Letta ricor- dando però che «...purtroppo, mia mo- glie Alma e mia figlia Alua sono ancora in grave pericolo...il piano del regime di Nazarbayev è di mandare mia moglie in prigione e mia figlia in un orfanotrofio». Astana invece sostiene che la donna sta bene e che non è agli arresti domiciliari ma ha solo obbligo di residenza ad Al- maty. Misura democraticamente caute- lativa. * Lettera22 Matteo Bartocci «D iciamo le cose come stanno: la si- gnora Shalabayeva e sua figlia sono ostaggi e la nostra priorità è liberar- li dalle mani delle autorità kazake». Riccardo Olivo, uno dei legali della moglie del dissidente ed ex oligarca Muktar Ablyazov non nasconde il timore e le difficoltà del caso: «La revoca del- l’espulsione è importantissima – dice Olivo al manifesto - aiuta ma non risolve. A questo pun- to la frittata è stata fatta ed è enorme. Le possi- bilità che la signora torni libera sono basse». Tra Roma e Astana non esistono trattati giuridi- ci ma solo accordi commerciali (e anche molto rilevanti per gli affari di Eni e Finmeccanica). A quanto risulta, Alma Shalabayeva sta bene e ha l’obbligo di dimora presso la casa dei suoi genitori. Anche per lo studio Vassalli-Olivo gli unici contatti con l’assistita sono «indiretti», forniti dall’ambasciata italiana. L’unico ufficia- le, precisano alla Farnesina, risale al 3 giugno scorso, quando la signora ha firmato nel conso- lato di Almaty i documenti per legalizzare la fir- ma nella richiesta contro l’espulsione poi revo- cata. «Spero che ora si attivino verso le autori- tà», dice Olivo in proposito. La tv kazaka ha trasmesso le immagini della donna sia all’arrivo in aeroporto sia nel giardi- no della casa di Almaty. Il fine è fin troppo ov- vio: dimostrare al marito latitante che sono lì, per ora in buone condizioni, e presentare al- l’opinione pubblica kazaka una verità che po- trà tornare utile nei prossimi giorni, quando certamente si aprirà un processo contro la si- gnora. Il messaggio in patria è che la moglie di questo ricco ex banchiere accusato di corruzio- ne è tornata per assistere l’anziano padre mala- to di Alzheimer dopo un arresto e un espulsio- ne decisi non dal Kazakistan ma da autorità ter- ze, italiane. Nell’attesa che le carte vere o false di questo giallo internazionale si appariglino, il cane si morde la coda: un «errore» fatto a Ro- ma (ammesso dal premier e da 3 ministri del governo Letta) fornisce la cornice perfetta per un processo penale e una resa dei conti politi- ca finale ad Astana. L’«errore» di Roma copre Astana Dalle informazioni diffuse sul profilo face- book di Madiyar, uno dei figli di Ablyazov appa- rentemente residente in Inghilterra, la magi- stratura kazaka contesta alla signora la falsifica- zione del passaporto n. 08162365 emesso il 3.8.2012. Una circostanza che i suoi legali ka- zaki smentiscono su tutta la linea. Anzi, rove- sciano sulle autorità l’accusa di averlo emesso al solo scopo di «incastrare» la moglie del dissi- dente. Com’è noto, infatti, Astana ha aperto un procedimento penale contro la signora sol- tanto il 30 maggio, il giorno prima della depor- tazione dall’Italia, mentre Shalabayeva e la fi- glia erano detenute al Cie di Ponte Galeria. Non esistono prove né indizi, del resto, che la signora – fuggita dal 2009 - abbia mai usato quel passaporto. In più, l’uso stesso di quel la- sciapassare in Europa sarebbe stato inutile per Shalabayeva, che oltre ad averne uno kazako regolarmente valido fino al 2017, aveva anche ben due permessi di soggiorno di paesi Ue, uno emesso dalla Gran Bretagna valido dal 1 agosto 2011 (dopo la concessione dell’asilo po- litico al marito, che si estende anche ai familia- ri) al 7.7.2016 e un altro concesso dalla Letto- nia il 28.8.2012 e valido fino all’ottobre di que- st’anno. Secondo i suoi legali, perciò, Shala- bayeva non aveva alcun motivo di falsificare un documento kazako né la polizia ha finora fornito ai legali alcun indizio o episodio specifi- co in proposito. Il processo contro Shalabaye- va - che si dice Nazarbayev voglia celebrare già in agosto, con i parlamentari europei al mare – puzza fin dal principio. Ed ha come unico sco- po politico ricattare il marito, tuttora in libertà. La minaccia, evidente, riguarda la figlia di sei anni: vista la latitanza del padre, la possibile in- carcerazione della madre e le precarie condi- zioni di salute dei nonni, la piccola per legge potrebbe essere destinata all’orfanotrofio per mancanza di parenti che la possano accudire. Non a caso la famiglia Ablyazov parla aperta- mente di «metodi staliniani». Di fronte al caos italiano, il Kazakistan fa spallucce. Una nota del ministero degli Esteri afferma che l’annullamento dell’espulsione de- ciso da Letta è una questione «interna» del no- stro paese e «significa semplicemente che le autorità italiane hanno restituito alla vittima il diritto di visitare quel paese in futuro». La si- gnora però resta dov’è e affronterà le accuse contro di lei. L’unica garanzia chiesta e ottenu- ta dall’Italia è una lettera diplomatica che atte- sti il rispetto dei suoi diritti. Nulla di diverso da una ricevuta di ritorno. I meccanismi perversi della Bossi-Fini Il caso Shalabayeva somiglia sempre di più a una «rendition al cubo»: in cui un governo eu- ropeo ha deportato illegalmente non più un ipotetico terrorista ma addirittura una donna e una bambina innocenti. Due congiunti che l’uomo (tuttora un rifugiato politico in Inghil- terra) ha voluto mettere al sicuro da possibili «incidenti». Appare del tutto inverosimile che funzionari della polizia italiana abbiano deciso un’operazione del genere senza ordini precisi da un livello più alto. La revoca del provvedi- mento di espulsione decisa dal governo, spie- gano i legali dello studio Vassalli-Olivo, è un «passo positivo» che rischia di essere però una «vittoria di Pirro» se non accompagnato da un’azione diplomatica vigorosa e determinata. Il caso Shalabayeva, tra l’altro, pur riguar- dando una famiglia importante e con immensi mezzi economici, illumina bene i meccanismi perversi della Bossi-Fini: «Di fatto opporsi a un provvedimento di espulsione è impossibile - spiegano nello studio Vassalli-Olivo – noi l’ab- biamo impugnato subito ma è comunque ese- cutivo. Abbiamo perfino fornito tempestiva- mente una dichiarazione del governo centrafri- cano che attestava la validità del passaporto della signora». Ma è stato tutto inutile. Al di là delle pezze di appoggio che certa- mente saranno trovate e prodotte nei prossimi giorni, resta il fatto che (forse) cercavano un uomo e invece hanno deportato una donna e una bambina su un aereo privato... Forse per- ché per la legge kazaka i contratti petroliferi possono essere annullati unilateralmente nel caso (i paesi delle compagnie) «mettano in pe- ricolo la sicurezza nazionale del paese». SENZA RITORNO Ostaggi in nome del padre Roma ko Dopo il dietrofront di Letta i legali chiedono una forte iniziativa diplomatica. Ma le probabilità che il caso si risolva restano «basse» Le autorità kazake ringraziano l’Italia per la consegna di moglie e figlia del «dissidente» Ablyazov. Contro Alma Shalabayeva processo in estate. I parenti temono per la bambina di 6 anni I ministri forse non sapevano ma i ministeri sì. Viminale e Farnesina allertati via fax prima del blitz CHRISTOPHER HEIN (CIR) «Ma il governo deve ancora chiarire molte cose» ITALIA · Sel e M5S chiedono le dimissioni di Alfano. Ma Pd e Pdl fanno quadrato Inchiesta lampo, il nuovo capo della polizia farà rapporto «entro tre giorni» Carlo Lania «I l fatto che l’espulsione sia stata annullata mi sembra l’ammissione che qualcosa non è andata nel modo giusto, e questo è già importante». Christopher Hein, lei è il diretto- re del Consiglio italiano per i rifu- giati. Non pensa che la retromar- cia del governo, per quanto im- portante dal punto di vista politi- co, sia in realtà inutile visto che difficilmente permetterà alla si- gnora Shalabayeva e a sua figlia di tornare in Italia? Dobbiamo vedere questi casi in un’ottica di prevenzione per il futu- ro, affinché episodi simili non si ri- petano. Noi abbiamo chiesto fin dal primo momento che la signora Shalabayeva e sua figlia tornassero nella stessa situazione in cui si tro- vavano quando sono state preleva- te a Roma, consentendo quindi una richiesta di protezione. Certo, adesso la questione è se il governo del Kazakistan le lascerà partire op- pure no, e qui giuridicamente par- lando non ci sono soluzioni. Al contrario di quanto accade infatti in America latina, né in Europa né in Kazakistan esiste un sistema di convenzioni sull’asilo diplomati- co. Quindi possiamo affidarci solo ai canali politici e diplomatici e provare a convincere le autorità del Kazakistan a lasciarle andare via. Intanto dal Kazakistan hanno già fatto sapere che per loro le cose stanno bene così. Il resto sono problemi italiani. Certo, prima di tutto è un proble- ma per l’Italia. Adesso è solo una questione politica e tecnica. C’è sempre la possibilità che l’amba- sciata italiana rilasci un documen- to di viaggio che permetta alla Sha- labayeva e a sua figlia il ritorno in Italia. Ovviamente con il permesso del governo kazako. E’ normale che la bambina sia stata espulsa con la madre?

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14.7.13

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pagina 2 il manifesto DOMENICA 14 LUGLIO 2013

Emanuele Giordana

«Ho paura. Uno stato la cui poli-zia agisce all’insaputa del go-verno...mette i brividi». Il

post anonimo è uno dei tanti apparsi ie-ri sul web. Nella sua stringata luciditàriassume il senso di tutta la vicenda chenegli ultimi due giorni sta affondando ilgoverno Letta-Alfano in una palude dilarghe intese da cui escono senza mac-chia i ministri ma ancora non si sa di chisiano le responsabilità: quelle dell’arre-sto ed espulsione di Alma Shalabayeva edi sua figlia di sei anni Alua, consegnatein tutta fretta alle autorità di una delledittature più retrive dell’Asia centrale.Espulsione poi pasticciatamente revoca-ta.

Mentre all’opposizione Sel e M5S affi-lano le armi e chiederanno le dimissionidi Alfano e mentre il capo della PoliziaAlessandro Pansa si prepara entro tregiorni a fare una relazione sull’accadu-to, gli occhi restano puntati oltreché sul-la questura di Roma, su Farnesina e Vi-minale. I due ministri non sapevano nul-la, come ha spiegato giovedi Letta dopoun vertice di 5 ore a Palazzo Chigi e co-me ribadito dal dicastero della Bonino,ma dopo che il Corriere ha pubblicato lanotizia di un fax tra gli Interni e il ceri-moniale degli Esteri, la Farnesina ha do-vuto spiegare e allargarsi nei distinguo.Sì, il fax ci fu ma per sapere se se Almagodesse o meno di immunità diplomati-ca. La Farnesina si sarebbe limitata a ri-spondere che non le risultava. Non èl’unico fax dei misteri.

Ce n’è infatti un altro, divenuto ormaiuna sorta di oggetto del desiderio. Aquanto risulta al manifesto, arrivò al Vi-minale per chiedere l’arresto del dissi-dente indicando la sede di Casal Paloc-co come luogo di residenza di MukhtarAblyazov. La nota, inviata via Interpol,menzionava anche due residenze a Pari-gi e a Londra (che però ha concesso adAblyazov asilo). Alfano in compenso –sostiene il governo che fa quadrato attor-no ai ministri - - non sapeva, anche se alFatto quotidiano risultano telefonate trail titolare degli Interni e diplomatici ka-zachi prima della vicenda. Vero, non ve-

ro? Quanto a Letta e Cancellieri, questinon sapevano davvero nulla e questa èforse la parte più credibile della vicen-da. Anche Bonino è logico non fosse sta-ta informata di una semplice richiestadi polizia, pur se i canali della diploma-zia avrebbero dovuto quantomeno cer-care di saperne di più visto che si parla-va di immunità diplomatica. Quel che ri-sulta più difficile credere è che, in assen-za del nuovo capo della Polizia, i livellipiù alti del Viminale, se non il ministrostesso, non fossero stati preavvertiti diun’operazione in grande stile quale èstato il raid con una cinquantina di uo-mini armati che di fatto sequestraronomoglie e figlia di Ablyazov, il ricercatoche non c’era.

In attesa che venga prodotto il caproespiatorio che possa così togliere defini-tamente d’imbarazzo il governo e men-tre al momento la ricostruzione di una

sequenza che risale ormai a un mese emezzo fa viene messa assieme dai gior-nali, la Farnesina fa sapere di aver inol-trato al governo di Astana il provvedi-mento di revoca dell’espulsione di Al-ma, che annulla solo formalmente il rim-patrio coatto con la figlia Aula. Pensareche possano tornare in Italia è però diffi-cile se non impossibile: è pur vero per al-tro che solo il loro ritorno chiuderebbela partita e quindi non va escluso. Se lepressioni diplomatiche (e non solo vistoche nel paese abbiamo forti appetiti eco-nomici) fossero abbastanza forti, Nazar-bayev potrebbe anche fare il bel gesto.Avrebbe solo da guadagnarci e otterreb-be un credito da spendere altrimenticon Roma.

Intanto il ricercatissimo Ablyazov hadiffuso un ringraziamento a Letta ricor-dando però che «...purtroppo, mia mo-glie Alma e mia figlia Alua sono ancorain grave pericolo...il piano del regime diNazarbayev è di mandare mia moglie inprigione e mia figlia in un orfanotrofio».Astana invece sostiene che la donna stabene e che non è agli arresti domiciliarima ha solo obbligo di residenza ad Al-maty. Misura democraticamente caute-lativa.

* Lettera22

Matteo Bartocci

«Diciamo le cose come stanno: la si-gnora Shalabayeva e sua figlia sonoostaggi e la nostra priorità è liberar-

li dalle mani delle autorità kazake». RiccardoOlivo, uno dei legali della moglie del dissidenteed ex oligarca Muktar Ablyazov non nascondeil timore e le difficoltà del caso: «La revoca del-l’espulsione è importantissima – dice Olivo almanifesto - aiuta ma non risolve. A questo pun-to la frittata è stata fatta ed è enorme. Le possi-bilità che la signora torni libera sono basse».Tra Roma e Astana non esistono trattati giuridi-ci ma solo accordi commerciali (e anche moltorilevanti per gli affari di Eni e Finmeccanica).

A quanto risulta, Alma Shalabayeva sta benee ha l’obbligo di dimora presso la casa dei suoigenitori. Anche per lo studio Vassalli-Olivo gliunici contatti con l’assistita sono «indiretti»,forniti dall’ambasciata italiana. L’unico ufficia-le, precisano alla Farnesina, risale al 3 giugnoscorso, quando la signora ha firmato nel conso-lato di Almaty i documenti per legalizzare la fir-ma nella richiesta contro l’espulsione poi revo-cata. «Spero che ora si attivino verso le autori-tà», dice Olivo in proposito.

La tv kazaka ha trasmesso le immagini delladonna sia all’arrivo in aeroporto sia nel giardi-no della casa di Almaty. Il fine è fin troppo ov-vio: dimostrare al marito latitante che sono lì,per ora in buone condizioni, e presentare al-l’opinione pubblica kazaka una verità che po-trà tornare utile nei prossimi giorni, quandocertamente si aprirà un processo contro la si-gnora. Il messaggio in patria è che la moglie diquesto ricco ex banchiere accusato di corruzio-ne è tornata per assistere l’anziano padre mala-to di Alzheimer dopo un arresto e un espulsio-ne decisi non dal Kazakistan ma da autorità ter-ze, italiane. Nell’attesa che le carte vere o falsedi questo giallo internazionale si appariglino, ilcane si morde la coda: un «errore» fatto a Ro-ma (ammesso dal premier e da 3 ministri delgoverno Letta) fornisce la cornice perfetta perun processo penale e una resa dei conti politi-ca finale ad Astana.

L’«errore» di Roma copre AstanaDalle informazioni diffuse sul profilo face-

book di Madiyar, uno dei figli di Ablyazov appa-rentemente residente in Inghilterra, la magi-stratura kazaka contesta alla signora la falsifica-zione del passaporto n. 08162365 emesso il3.8.2012. Una circostanza che i suoi legali ka-zaki smentiscono su tutta la linea. Anzi, rove-sciano sulle autorità l’accusa di averlo emessoal solo scopo di «incastrare» la moglie del dissi-dente. Com’è noto, infatti, Astana ha apertoun procedimento penale contro la signora sol-tanto il 30 maggio, il giorno prima della depor-tazione dall’Italia, mentre Shalabayeva e la fi-glia erano detenute al Cie di Ponte Galeria.Non esistono prove né indizi, del resto, che lasignora – fuggita dal 2009 - abbia mai usatoquel passaporto. In più, l’uso stesso di quel la-sciapassare in Europa sarebbe stato inutile perShalabayeva, che oltre ad averne uno kazakoregolarmente valido fino al 2017, aveva ancheben due permessi di soggiorno di paesi Ue,uno emesso dalla Gran Bretagna valido dal 1agosto 2011 (dopo la concessione dell’asilo po-litico al marito, che si estende anche ai familia-ri) al 7.7.2016 e un altro concesso dalla Letto-nia il 28.8.2012 e valido fino all’ottobre di que-st’anno. Secondo i suoi legali, perciò, Shala-bayeva non aveva alcun motivo di falsificareun documento kazako né la polizia ha finorafornito ai legali alcun indizio o episodio specifi-co in proposito. Il processo contro Shalabaye-va - che si dice Nazarbayev voglia celebrare giàin agosto, con i parlamentari europei al mare –puzza fin dal principio. Ed ha come unico sco-po politico ricattare il marito, tuttora in libertà.La minaccia, evidente, riguarda la figlia di seianni: vista la latitanza del padre, la possibile in-carcerazione della madre e le precarie condi-zioni di salute dei nonni, la piccola per leggepotrebbe essere destinata all’orfanotrofio permancanza di parenti che la possano accudire.Non a caso la famiglia Ablyazov parla aperta-mente di «metodi staliniani».

Di fronte al caos italiano, il Kazakistan faspallucce. Una nota del ministero degli Esteriafferma che l’annullamento dell’espulsione de-ciso da Letta è una questione «interna» del no-stro paese e «significa semplicemente che leautorità italiane hanno restituito alla vittima ildiritto di visitare quel paese in futuro». La si-gnora però resta dov’è e affronterà le accusecontro di lei. L’unica garanzia chiesta e ottenu-ta dall’Italia è una lettera diplomatica che atte-sti il rispetto dei suoi diritti. Nulla di diverso dauna ricevuta di ritorno.

I meccanismi perversi della Bossi-FiniIl caso Shalabayeva somiglia sempre di più a

una «rendition al cubo»: in cui un governo eu-ropeo ha deportato illegalmente non più unipotetico terrorista ma addirittura una donna euna bambina innocenti. Due congiunti chel’uomo (tuttora un rifugiato politico in Inghil-terra) ha voluto mettere al sicuro da possibili«incidenti». Appare del tutto inverosimile chefunzionari della polizia italiana abbiano decisoun’operazione del genere senza ordini precisida un livello più alto. La revoca del provvedi-

mento di espulsione decisa dal governo, spie-gano i legali dello studio Vassalli-Olivo, è un«passo positivo» che rischia di essere però una«vittoria di Pirro» se non accompagnato daun’azione diplomatica vigorosa e determinata.

Il caso Shalabayeva, tra l’altro, pur riguar-dando una famiglia importante e con immensimezzi economici, illumina bene i meccanismiperversi della Bossi-Fini: «Di fatto opporsi a unprovvedimento di espulsione è impossibile -spiegano nello studio Vassalli-Olivo – noi l’ab-biamo impugnato subito ma è comunque ese-cutivo. Abbiamo perfino fornito tempestiva-mente una dichiarazione del governo centrafri-cano che attestava la validità del passaportodella signora». Ma è stato tutto inutile.

Al di là delle pezze di appoggio che certa-mente saranno trovate e prodotte nei prossimigiorni, resta il fatto che (forse) cercavano unuomo e invece hanno deportato una donna euna bambina su un aereo privato... Forse per-ché per la legge kazaka i contratti petroliferipossono essere annullati unilateralmente nelcaso (i paesi delle compagnie) «mettano in pe-ricolo la sicurezza nazionale del paese».

SENZA RITORNO

Ostaggi in nome del padreRoma ko • Dopo il dietrofront di Letta i legali chiedono una forte iniziativa

diplomatica. Ma le probabilità che il caso si risolva restano «basse»

Le autorità kazake ringraziano l’Italia per la consegna di mogliee figlia del «dissidente» Ablyazov. Contro Alma Shalabayevaprocesso in estate. I parenti temono per la bambina di 6 anni

I ministri forsenon sapevano mai ministeri sì. Viminalee Farnesina allertativia fax prima del blitz

CHRISTOPHER HEIN (CIR)

«Ma il governodeve ancorachiarire molte cose»

ITALIA · Sel e M5S chiedono le dimissioni di Alfano. Ma Pd e Pdl fanno quadrato

Inchiesta lampo, il nuovo capo della poliziafarà rapporto «entro tre giorni»

Carlo Lania

«Il fatto che l’espulsione siastata annullata mi sembral’ammissione che qualcosa

non è andata nel modo giusto, equesto è già importante».

Christopher Hein, lei è il diretto-re del Consiglio italiano per i rifu-giati. Non pensa che la retromar-cia del governo, per quanto im-portante dal punto di vista politi-co, sia in realtà inutile visto chedifficilmente permetterà alla si-gnora Shalabayeva e a sua figliadi tornare in Italia?Dobbiamo vedere questi casi in

un’ottica di prevenzione per il futu-ro, affinché episodi simili non si ri-petano. Noi abbiamo chiesto findal primo momento che la signoraShalabayeva e sua figlia tornasseronella stessa situazione in cui si tro-vavano quando sono state preleva-te a Roma, consentendo quindiuna richiesta di protezione. Certo,adesso la questione è se il governodel Kazakistan le lascerà partire op-pure no, e qui giuridicamente par-lando non ci sono soluzioni. Alcontrario di quanto accade infattiin America latina, né in Europa néin Kazakistan esiste un sistema diconvenzioni sull’asilo diplomati-co. Quindi possiamo affidarci soloai canali politici e diplomatici eprovare a convincere le autoritàdel Kazakistan a lasciarle andarevia.

Intanto dal Kazakistan hannogià fatto sapere che per loro lecose stanno bene così. Il restosono problemi italiani.Certo, prima di tutto è un proble-

ma per l’Italia. Adesso è solo unaquestione politica e tecnica. C’èsempre la possibilità che l’amba-sciata italiana rilasci un documen-to di viaggio che permetta alla Sha-labayeva e a sua figlia il ritorno inItalia. Ovviamente con il permessodel governo kazako.

E’ normale che la bambina siastata espulsa con la madre?

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DOMENICA 14 LUGLIO 2013 il manifesto pagina 3

Andrea Pira

Quando lo scorso 30 giugno il pri-mo ministro britannico, DavidCameron, è partito alla volta del

Kazakistan, numerose sono state le esor-tazioni affinché sollevasse il tema della tu-tela dei diritti con il suo ospite NursultanNazarbayev. Nelle stesse ore in cui il lea-der conservatore incontrava l’uomo al po-tere nell’ex repubblica sovietica da oltrevent’anni, Vladimir Kozlov, figura di spic-co dell’opposizione, doveva compariredavanti alla Corte Suprema nel processod’appello per la condanna a sette anni emezzo di carcere con l’accusa fumosa diaver fomentato disordini sociali.

Appena un mese prima a Roma siconsumava la vicenda dell’espulsione

di Alma Shalabayeva e della piccolaAlua di 6 anni, costrette a un rientro for-zato in Kazakistan, moglie e figlia diMukhtar Ablyazov, oppositore di Nazar-bayev in esilio proprio in Gran Breta-gna, ricercato con l’accusa di appropria-zione indebita e truffa.

In conferenza stampa il primo mini-stro ha detto di aver affrontato l’argomen-to diritti, come chiesto tra gli altri da Hu-man Rights Watch in un intervento sul-l’Independent. Per tutta risposta Nazar-bayev sottolineava che il suo paese nonha bisogno di lezioni. Ma in compenso, invista del voto del 2015, dava il proprio so-stegno elettorale a Cameron, tornato aLondra assieme alla delegazioni di 33 im-prenditori e uomini d’affari forte di con-tratti per oltre 820 milioni di euro.

Il Kazakistan è considerato uno deinuovi paesi emergenti cui guardarequando si tratta di sicurezza, energia ecommercio. Cameron non è solo tra ileader mondiali a parlare di Astana par-tendo dal presupposto di essere nel bel

mezzo di una «corsa globale per i posti di la-voro e gli investimenti».

Il paese è il primo produttore al mondo diuranio. Un primato conquistato nel 2009,spiega la World Nuclear Association, quandocontribuì al 28 per cento della produzione.Una percentuale in aumento nel corso deglianni, tanto da toccare il 35 per cento nel2011. E poi c’è il petrolio. Vanta riserve per40 miliardi di barili. Parlare di risorse natura-li nella satrapia di Nazarbayev equivale inqualche modo a dire Kashagan. Proprio Ca-meron, ha inaugurato un impianto che servi-rà a lavorare il petrolio estratto dall’immen-so giacimento sul Mar Caspio. A sviluppareil giacimento è un consorzio di tutti i princi-pali colossi del settore: Eni, Total, ExxonMo-bil, Royal Dutch Shell. Da ultimo anche laChina National Petroleum Corporation chepotrebbe tenere fuori gli indiani della Vide-sh. Le operazioni dovrebbero partire il pros-simo settembre. Ma fonti citate dalla Reu-ters ipotizzano possa essere tutto rinviato al-la primavera del 2014. Ennesimo di una se-rie di ritardi che si ritiene siano dietro le di-missioni del ministro del Petrolio e del Gas,Sauat Myanbayev, sostituito dal tecnocrateUzakbai Karabalin.

Attraverso il territorio kazako passano inol-tre gli approvvigionamenti delle forze Natoin Afghanistan, lungo quelle stesse vie che ilprossimo anno saranno battute dal ritiro del-le truppe combattenti.

In un numero di giugno di Caci Analyst, ri-vista dedicata all’Asia centrale e al Caucaso,si ricordano i traguardi raggiunti dal 73enneNazarbayev, sfruttando la rete di amicizieche va dalla Russia alla scelta di Tony Blairtra i suoi consiglieri.

Nell’analisi si elenca la presidenza del-l’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e lacooperazione in Europa, ottenuta nel 2010per intercessione di Mosca. Quella stessa or-ganizzazione il cui rappresentante per i me-dia, Dunja Mijatovic, ha recentemente critica-to la nuova legge sulla stampa. C’è il successodell’Astana Economic Forum, inaugurato nel2008 cui partecipano premi Nobel per l’eco-nomia e leader mondiali, nella cui ultima edi-zione a fine maggio, oltre alle discussioni, so-no stati siglati accordi per 2,7 miliardi di dolla-ri. C’è infine l’assegnazione alla futuristica ca-pitale dell’Expo 2017 a scapito di Liegi, meritodel tema: il futuro dell’energia.

Mancano dall’analisi i rapporti di Amne-sty, come quello dell’11 luglio che chiede la fi-ne della tortura contro i prigionieri o i riferi-menti alle proteste del 2011 dei lavoratori nel-la regione petrolifera di Mangystau, la cui re-pressione fece almeno 15 morti e cui seguì lastretta contro oppositori, stampa e attivisti.

*Lettera 22

SENZA RITORNO

Alessandro De Pascale

Per l’ex ministro ed ex ban-chiere Mukhtar Ablyazov iguai iniziano nell’istante in

cui decide di fondare un propriopartito d’opposizione. L’autorita-rio presidente, Nursultan Nazar-baev (ininterrottamente al poteredall’indipendenza della nazionenel 1990), va su tutte le furie. Per-ché in Scelta Democratica del Ka-zakistan, fin dalla sua creazionenel 2001, Ablyazov porta altri uo-mini d’affari e politici delusi, exprotetti del regime. È la nuovaclasse dirigente kazaka, di cui ilpresidente Nazarbaev, fino ad allo-ra, aveva creduto di potersi servi-re sullo scacchiere internazionalee per privatizzare alcune compa-gnie statali. A ricostruire la vita diAblyazov è un dispaccio «sensibi-le» diffuso da Wikileaks, scrittodall’ambasciata statunitense nellacapitale kazaka Astana nel marzo2009, quando la situazione preci-pita irrimediabilmente e l’uomod’affari scappa dal paese. Il 2 feb-braio di quell’anno, il governo delKazakistan mette Ablyazov allaporta. «Attraverso il Samruk-Kazy-na National Welfare Fund», brac-cio statale di private equity, «vie-ne acquisito il controllo di BtaBank, la più grande banca com-merciale in Kazakistan, attraversol’acquisto del 78,14 per cento del-le azioni». Ablyazov, allora presi-dente dell’istituto di credito, «vie-

ne licenziato quel giorno stesso eil 2 marzo accusato di appropria-zione indebita», continua la diplo-mazia Usa. È la rottura definitivadi un rapporto iniziato nel 1997,anno in cui Ablyazov accetta diguidare la Kazakhstan ElectricityGrid Operating Company (compa-gnia elettrica di Stato), mentrel’anno dopo è al governo come Mi-nistro dell’energia, dell’industriae del commercio, partecipando as-sieme ad altri investitori locali a di-verse privatizzazioni. La loro ac-quisizione di 72 milioni di dollaridi quote della Banca TuranAlem(Bta) risale proprio al 1998. Tra gliimprenditori e il regime per qual-che anno sembrò filare tutto li-scio. La rottura avviene poco do-

po, quando l’uomo d’affari denun-cia pubblicamente la corruzioneendemica dell’entourage di Nazar-baev e passa all’opposizione. La ri-sposta del regime non si fa atten-dere: nel 2002 Ablyazov viene arre-stato per aver abusato del suo po-tere quand’era ministro e condan-nato a sei anni di prigione. Dietrole sbarre finiscono anche i suoicompagni di partito GalymzhanZhakiyanov e Altynbek Sarsenba-ev. La vicenda ricorda molto quel-la di Yulia Tymoshenko, ex pre-mier nonché leader dell’opposi-zione ucraina, imprigionata nelsuo paese con la stessa accusa dal-l’agosto 2011. Per entrambi sonoinfatti scesi in campo il Parlamen-to europeo e Amnesty internatio-

nal che hanno definito politichele accuse rivolte nei loro confron-ti, per processi che non hanno ri-spettato gli standard internaziona-li.

Anche per la Tymoshenko oggisi prospetta una soluzione similea quella adottata nel 2003 per Abl-

yazov, quando grazie alle pressio-ni internazionali gli viene conces-sa la grazia, alle seguenti condizio-ni: libero di andarsene all’estero edi condurre affari in privato manon di tornare a guidare l’opposi-zione. Un accordo che il politicokazako avrebbe però violato: dallaRussia diventa infatti presidentedel consiglio di amministrazionedella Bta Bank ma soprattutto, se-condo gli Usa, continua ad «esse-re la principale fonte di sostegnofinanziario per il partito di opposi-zione Alga, considerato illegale».L’uomo torna così il nemico pub-blico numero uno del regime: Abl-yazov scampa per miracolo a unomicidio e tentano di rapire unodei sui figli mentre era a scuola.Sentendosi insicuro a Mosca, l’uo-mo decide così di trasferirsi in In-

ghilterra, dove chiede asilo politi-co, ottenendo lo status di rifugia-to nel luglio 2011. Anche alla mo-glie Shalabaeva e alla figlia di seianni Alua, le autorità britannicheconcedono un permesso di sog-giorno valido fino al 2016. Pocodopo dalle autorità di Astana cadesulla sua testa una nuova accusa:l’aver rubato 5 miliardi di dollarialla banca Bta. Sempre la diploma-zia Usa spiega che «il procuratoregenerale kazako vuole presentareun mandato di cattura internazio-nale tramite l’Interpol», che orasappiamo emesso.

Le autorità inglesi temono perla sua incolumità e la famiglia de-cide così di dividersi. Moglie e fi-glia attraversano il valico del Bren-nero nel 2004 e arrivano a Roma,dove affittano la famosa villetta diCasal Paolocco. Mentre per Abl-yazov inizia un nuovo processo,stavolta all’Alta Corte di Londra.L’uomo d’affari, molto attivo nelsettore immobiliare, risulta irrepe-ribile da quando è stato condan-nato a 22 mesi di prigione da ungiudice inglese, per avere mentitosulla reale entità del suo patrimo-nio e per non essersi presentato aun’udienza. A conoscenza dellepressioni del Kazakistan per lasua estradizione, aveva infatti fat-to perdere le proprie tracce. Cosìquando gli uomini del presidenteNazarbaev trovano moglie e figliaa Roma, l’Italia le rispedisce im-mediatamente in patria.

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Kazakistan «caput mundi»

Non è direttamente contro lalegge. In genere si privilegia quelloche si pensa possa essere l'interes-se migliore per il bambino. La pre-fettura e la questura dovevano va-lutare se era meglio per la piccolaAlua stare con la madre espulsa orimanere con la zia che è qui in Ita-lia. Non abbiamo elementi per sa-pere se la madre ha richiesto dipartire comunque con la bambinaoppure no.

Ma conoscendo la situazione po-litica del Kazakistan la possibili-tà di rimandare indietro la bambi-na non avrebbe dovuto esserevalutata meglio dalle autoritàitaliane?E’ certamente uno degli elemen-

ti da chiarire. Però se ci fosse statoun rischio concreto che la madre fi-nisse in carcere una volta giunta inKazakistan, come era il nostro ini-ziale timore, certo la questione del-la bambina avrebbe dovuto essereconsiderata in modo diverso. Inogni modo le autorità di pubblicasicurezza prima di procedere a unrimpatrio forzato devono valutar-ne le eventuali conseguenze equindi la possibile sorte della per-sona dopo il suo arrivo nel Paesed’origine. Ma c’è un altro fatto: intanti anni di lavoro non ho maisentito che un’espulsione sia stataeffettuata con un aereo privato delpaese di appartenenza della perso-na espulsa.

In genere si adoperano voli di li-nea.Sì, oppure se si si tratta di grup-

pi di stranieri viene noleggiato uncharter, ma stavolta c’erano solouna donna e una bambina per lequali è stato noleggiato tutto un ae-reo.

Uno dei tanti punti ancora nonchiari di questa vicenda. Il pre-mier Letta si è tirato fuori esclu-dendo responsabilità del gover-no, Viminale e Farnesina compre-si.Posso solo dire che noi come Cir

ai primi di giugno ci siamo rivoltial ministro Bonino, anche per lasua competenza nel caso diun’eventuale procedura di rientrodella Shalabayeva. Non voglio pro-nunciarmi su eventuali responsabi-lità. Il nostro interesse è quelloumanitario e dobbiamo fare tuttoil possibile perché Alma Shalabaye-va e sua figlia possano tornare inItalia.

IL PASSAPORTO DELLA DISCORDIA,A DESTRA VISTA DEL GIACIMENTODI KASHAN, UN’ISOLA PETROLIFERAARTIFICIALE SUL MAR CASPIO.IN BASSO UNA FOTO DI ALMASHALABAYEVA CON SUA FIGLIA ALUAE UN’IMMAGINE DI SUO MARITOMUHKTAR ABLYAZOV