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Il Maggiolino

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Il Maggiolino

Il Maggiolino Volkswagen

Una storia di successi

La melanconia del Maggiolino

Il Maggiolino Volkswagen – il suono, l’indole, l’odore,la sensazione, la manovrabilità, l’immagine 7

Il Maggiolino Volkswagen, il vero miracolo

Gli albori 12

Una storia infinita di successi 13

Il Maggiolino... corridore, nuotatore e aviatore 18

Volkswagen – un partner internazionale 22

Il Maggiolino Volkswagen negli anni

Tecnologia motoristica 25

Design e allestimenti 26

Il Maggiolino Volkswagen - Eventi e cifre

Cronologia 30

Produzione globale 36

Luoghi di produzione 38

Ammontare delle vendite nei mercati 39

Sviluppo dei prezzi in Germania 40

Indice

Luglio 2003

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La melanconia del Maggiolino

Il Maggiolino Volkswagen – il suono, l’umore, l’odore,la sensazione, la manovrabilità, l’immagine

Il suono

Il suono tipico del Maggiolino.

Quando oggi ne sente parlare, la gente della “Beetle Generation” si drizza e osserva. È

stranamente commossa, avverte melanconia, come se ricordasse qualcosa di perduto

da tempo.

È un suono tanto inconfondibile quanto i contorni del Maggiolino: ronza, scoppietta e

in sottofondo si ode il rasserenante fremito delle ventole, una sensazione questa di

euforia che ha segnato la nostra mobil i tà per decine d’anni e che è s ta ta

l’accompagnamento alla nostra indipendenza e alla crescita di prosperità nel corso di

quegli anni.

Dalle fine degli anni ’40 all’inizio degli anni ’80, il rumore inconfondibile del

Maggiolino ha lasciato il segno nel sottofondo sonoro delle strade tedesche.

Anche in altri luoghi, il suo boxer raffreddato ad aria è stato lo strumento principale

nel concerto del traffico rumoroso.

Ecco perché la pubblicità Volkswagen, oggi ormai leggendaria, realizzata dall’agenzia

Doyle Dane Bernbach (DDB) alla fine degli anni ’60, era intitolata “Ciò che il mondo

ama della Germania”. Essa comprendeva una raccolta mista e colorata di foto:

Heidelberg, un orologio a cucù, Sauerkraut e Knödel, Goethe, un bassotto, la Lorelei e

un Maggiolino.

In verità, il Maggiolino fungeva da ambasciatore della Germania in tutto il mondo, con

un suono che non si poteva udire per caso, con una presenza che non si poteva

fraintendere e, nel contempo, con un richiamo senza pari. Per decenni, rimase la

vettura importata più famosa negli USA. Nel 1967, nell’isola di Nauru nel Sud

Pacifico, era all’apice del successo. Qui, il messaggio pubblicitario di “Ciò che il

mondo ama della Germania” concludeva sfrontatamente che le vendite Volkswagen

erano aumentate del 200 percento: “da uno a tre Maggiolini”.

L’indole

L’umore tipico del Maggiolino.

Sebbene persino i bambini sapessero che il motore del Maggiolino era raffreddato ad

aria, verso la metà degli anni ’60, al volgere dell’inverno, Volkswagen fece pubblicare

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un messaggio pubblicitario a piena pagina di avvertimento: “Non dimenticate di

aggiungere l’antigelo alla vostra Volkswagen”. E non intendevano il motore posteriore

boxer. Intendevano il serbatoio del liquido lavavetri, posto nella parte anteriore, sotto

la ruota di scorta “Perché sappiamo come raffreddare il motore con l’aria. Perché non

sappiamo ancora come lavare il tergicristallo con l’aria”.

Il redattore del testo pubblicitario non chiarì se Wolfsburg stava lavorando su un

sistema di lavaggio ad aria, ma ciò non avrebbe sorpreso i contemporanei del

Maggiolino. Dopo tutto, a quei tempi, l’arguzia della Casa aveva già da lungo tempo

occupato un posto nel detto tedesco: “L’aria non congela. L'aria non bolle”.

Raffreddamento ad acqua nella Volkswagen?

Ai quei tempi, questa idea era tanto inconcepibile quanto lo sarebbe stata una modifica

nel design del Maggiolino, considerato da tempo conservatore o, ebbene sì, démodé.

La Volkswagen giocò su una pubblicità progressivamente derisoria e si guadagnò

l’approvazione di coloro che amavano il Maggiolino per com’era e per come sarebbe

sempre rimasto. “Nel lontano 1948, la sensazione comune fu che dovevamo

cambiarlo”, recitava la didascalia posta sotto un’immagine raffigurante un vecchio

Maggiolino “Bretzel” del 1965. C’era qualcosa di vero in questa opinione. Ecco

perché, sinora, Volkswagen ha modificato o migliorato 5.002 dei 5.008 pezzi del

Maggiolino. Solo la sua linea, i suoi contorni tipici sono rimasti gli stessi.

All’inizio degli anni ’60, un altro slogan affermava: “Alcune forme sono difficili da

migliorare” e mostrava un uovo sui cui era stata dipinta l’estremità posteriore del

Maggiolino. Una quindicina di anni dopo, dopo l’inizio dell’era della Golf, i

pubblicitari Volkswagen ripresero il tema efficace dell'uovo in occasione di un “triste”

evento. A Emden, nel 1978, quando gli ultimi Maggiolini prodotti in Germania

lasciarono la catena di montaggio, lo slogan sotto l’uovo dipinto della pubblicità

recitava: “Abbiamo conservato la linea. Sino all’ultimo”. E, con segno virtualmente

provocatorio: “E i quasi 20 milioni di acquirenti del Maggiolino nel mondo pensavano

che fosse giusto”.

L’odore

L’odore tipico del Maggiolino.

Anche l’odore era gradito ai guidatori Volkswagen: inspirare profondamente nel

Maggiolino, significa respirare una fragranza di macchina calda, amalgamata con il

profumo della moquette “riscaldata”. Pertanto, le rivali del Maggiolino promisero un

“riscaldamento inodore”, considerandolo un vantaggio dei propri prodotti, ma

ignorando il fatto che era proprio questo soffio di aria calda che accresceva l’aura

seducente del Maggiolino. Generato negli scambiatori di calore, emanato dalle

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aperture del batticalcagno, esso sottolineava la personalità inconfondibile del

Maggiolino come un fragrante profumo.

Come solo la Beetle Generation sa ancora, questa normale e unica tiepida ventata era

considerata un privilegio all’inizio della storia gloriosa del Maggiolino, come un lusso

nei tempi in cui altre automobili non godevano di alcun impianto di riscaldamento. I

conducenti di queste ultime dovevano stringersi dietro il volante e indossare guanti e

cappotti ben imbottiti. I primi possessori del Maggiolino, invece, necessitavano

soltanto di un caldo pullover per le gite invernali.

E andava bene così, perché se si guida il Maggiolino in compagnia, si gode già del

contatto caloroso e cordiale con la persona che siede accanto. È vero che il cappello

può continuare ad occupare il posto di sempre, grazie all’ampio spazio per la testa, ma

è bene consigliare ai fumatori di pipa di nascondere il proprio Dunhill prima di iniziare

il viaggio, onde evitare di urtare contro il parabrezza.

La scocca del Maggiolino è da sempre stretta, intima. Ed è così altamente ermetica che

servono molta forza e sentimento per chiudere le portiere. L’aria sa di macchina, come

la moquette e, talvolta, persino di fumo di tabacco.

La sensazione

La sensazione tipica del Maggiolino.

È un immenso senso di sicurezza quello che la vettura offre al suo possessore, e,

ovviamente, alla sua prole. I bambini della Beetle Generation erano saldamente fissati

nello spazio dedicato alle valigie, dietro il divano posteriore. I suoni rasserenanti del

motore boxer e la musica diffusa dall’autoradio li cullavano sino a farli addormentare.

La Beetle Generation è cresciuta con il Maggiolino e dentro il Maggiolino. Con il

passare degli anni, il posto occupato dai bambini è stato spostato da sotto il finestrino

ovale del modello del ’52, al divano posteriore del modello già più leggero del ’57, dal

divano posteriore all’inizio degli anni ’60 al sedile anteriore del passeggero (vietato ai

bambini di oggi).

Arrivò poi il momento delle prime lezioni segrete di guida nei boschi, a bordo del

Maggiolino 1500 del 1966 e, poco più tardi, le lezioni entusiasmanti con accanto

l’istruttore, naturalmente, al volante di un Maggiolino. Infine, giunse l’esame di guida,

con l’esaminatore severo, stretto sul divano posteriore.

“Perché ogni anno migliaia di persone imparano a guidare a bordo di una

Volkswagen?”: questa era la domanda che si poneva una pubblicità Volkswagen del ’67

per dare subito la seguente risposta: “Perché è così semplice da guidare. Chiedete al

vostro istruttore di guida. Il suo esempio ha fatto scuola!”.

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La manovrabilità

La manovrabilità tipica del Maggiolino.

La guida di un Maggiolino significa agilità che non è però determinata dalla sua

velocità, ma dalla semplicità d’uso.

Tra gli anni ’50 e ’60, la dolcezza della sterzata, dell’uso del pedale e degli ingranaggi,

la reazione pronta ai comandi del guidatore erano caratteristiche da non dare

sicuramente per scontate come invece lo furono a partire dalla metà degli anni ’70,

nell’epoca della Volkswagen Golf. Nel suo tempo, il Maggiolino ha definito lo

standard della sua classe, così come fece successivamente la Golf.

Queste qualità hanno particolarmente colpito gli americani, abituati a manipolare

ingestibili astronavi. Arthur Railton, giornalista e Membro del Consiglio di

Amministrazione della “Volkswagen of America” negli anni ’60, descrisse il tedesco

Davide in relazione al Golia americano in questo modo: “Essi hanno zigzagato tra il

traffico, di fronte a voi. Si sono scagliati nei parcheggi che volevate occupare. Hanno

sfiorato gli altri nella neve e le loro prese d’aria posteriori sembravano sogghignare e

ridere davanti all’impotenza altrui”.

Nel novembre 1952, la rivista americana Consumer Reports aveva già indicato l’effetto

del Maggiolino: “Se siete stanchi delle vetture tradizionali, Volkswagen è un piacevole

cambiamento”. E due anni dopo, Lawrence Brooks, consulente testi della medesima

rivista, giudicò con euforia il Maggiolino “...una delle pochissime vetture che ...

evocano entusiasmo, perché sono divertentissime da guidare...”

Funzionò.

Nel novembre 1955, Leo Donovan si sfregava gli occhi per la meraviglia nel leggere

nella rivista americana Popular Mechanics: “... una vettura, piccola e spinta da un

motore non molto potente. I concessionari, però, non riescono ad onorare le consegne,

le vendite sono incredibili. E il tutto, senza viaggi gratuiti a Parigi ... e senza sconti.

Qual è questa vettura tanto incredibile? È la piccola Volkswagen, dalla forma di un

maggiolino. I concessionari hanno persino fissato tempi di consegna per l’usato”.

L’immagine

L’immagine tipica del Maggiolino.

“Nessun’altra automobile ha avuto un tale effetto sociale,” scrisse Arthur Railton in

“The Beetle”, il suo inno alla vettura, “è diventata parte del nostro folklore. Ha la sua

propria mitologia. Scrivono libri al suo riguardo, escono riviste che la trattano,

vengono prodotti film con la sua immagine, quasi come fosse una star in carne ed ossa

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... Il Maggiolino è stato al centro di centinaia di barzellette e ha rappresentato un

simbolo per i caricaturisti ... per la ribellione contro le istituzioni”.

Il Maggiolino non era appariscente e pomposo ma andava oltre la pura e semplice

praticità. Come nessun altra vettura che l’abbia preceduta o succeduta, il Maggiolino

ha certamente dato in prestito il proprio status al proprietario, ammesso che fosse ciò

che lui cercasse. Ma sin dall’inizio, il Maggiolino era uno status symbol della mancata

appartenenza a una classe sociale, sia materialmente che intellettualmente.

A metà degli anni ’60, lo slogan Volkswagen sottolineava già questa unicità della

vettura, chiamata oggi dagli strateghi della pubblicità “USP” (Unique Selling Point,

punto unico di vendita): “È impossibile definire il suo guidatore guardando la

macchina. Ad esempio, non si può affermare se è fortunato con le donne oppure con la

Borsa, o con entrambe; se la proprietaria possiede beni in Svizzera. Se è una delle

figure prominenti della politica nazionale. Se legge Platone in lingua greca originale”.

E neanche dieci anni dopo, nel luglio 1971, la rivista automobilistica tedesca auto

motor und sport si unisce con la propria analisi: “Mentre quasi tutte le vetture sono

suddivise in categorie in funzione della cilindrata del motore, della potenza e del

prezzo, il che consente di trarre determinate conclusioni sullo stato sociale del

possessore, il Maggiolino ha creato un’immagine di sé che non può essere

assolutamente confinata in una classe. Tutti possono accomodarsi al suo interno senza

timore di offrire a chi vi è intorno la possibilità di intromettersi nelle proprie vicende

personali...”.

Nulla di più vero!

Nel frattempo, il quotidiano Stuttgarter Blatt commise un altro errore affermando

quanto segue sul Maggiolino. “Non ci sarà mai e non ci potrà mai essere un anti-

Maggiolino veramente originale”, ha riassunto Reinhard Seiffert nel 1969, al termine

delle prove condotte sull’automobile. “Nessuno può costruirla, neanche la stessa

fabbrica Volkswagen”.

Meno di cinque anni dopo, nel maggio 1974, la gente di Wolfsburg diede prova del

contrario. All’improvviso, apparse l’“anti-Maggiolino”, con tutte le qualità del

Maggiolino (ma senza i suoi difetti) concepito dalla Beetle Generation, realizzato per

la futura Golf Generation.

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Il Maggiolino Volkswagen, il vero miracolo

Gli albori

Il 17 gennaio 1934, Ferdinand Porsche scrisse il suo “Resoconto sulla costruzione di

una vettura per i tedeschi”. Secondo le sue affermazioni, la vettura del popolo, o

Volkswagen, doveva essere un’automobile ampiamente soddisfacente e affidabile, con

stile di costruzione relativamente leggero. Doveva poter accogliere quattro persone,

raggiungere velocità sino a 100 km/h ed essere in grado di superare pendenze del 30

percento.

Il primo prototipo della berlina fu completato il 5 febbraio 1936. Il suo design

rappresentò una novità per la produzione automobilistica di quell’anno:

• Il telaio era dotato di sospensioni a ruote indipendenti con barre di torsione e

ammortizzatori a frizione.

• Sebbene non esistessero ancora i freni idraulici, la potenza della frenata era

potenziata meccanicamente per mezzo di una leva di comando corrispondente,

presente nell’impianto frenante meccanico.

• I supporti motore in gomma morbida rappresentavano un discreto passo in avanti

nella tecnologia automobilistica.

• I motori raffreddati ad aria, facoltativamente scambiabili nel programma di prova tra

i due e quattro tempi, raggiungevano un livello di potenza pari a 22,5 CV.

Il V 3, di cui furono costruiti tre esemplari, percorse una distanza di oltre 50.000 km

(oltre 30.000 miglia) nella prova di resistenza condotta dall’ottobre al dicembre 1936.

La conoscenza acquisita in questa occasione fu trasferita ai successivi 30 campioni di

prova che furono sottoposti ad un collaudo completo, indicato con l’acronimo VVW 30.

Per allestire la fabbrica e i sistemi produttivi, Ferdinand Porsche cercò negli

stabilimenti automobilistici americani eventuali ingegneri tedeschi esperti e rifugiati

politici da reclutare. Solo allora la vettura acquisì la sua linea finale. Fu perfezionata

in una galleria del vento tipo e corretta in base alle reali condizioni d’uso. Inoltre,

venne sviluppato un sistema di sospensioni molto semplice.

A quei tempi, l’argomento delle discussioni era la scelta del propulsore. Alla fine, si

optò per il motore boxer a quattro tempi.

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Una storia infinita di successi

All’inizio dello straordinario sviluppo Volkswagen, vi erano persone energiche che,

dopo aver vissuto per anni all’insegna di privazioni e disperazione in guerra, stress

fisici e repressione intellettuale, iniziarono a costruire automobili.

Nell’agosto 1945, le autorità militari britanniche, a cui era stata affidata la Fabbrica di

Wolfsburg dal 1945 al 1949, commissionarono la produzione di 20.000 berline allo

stabilimento Volkswagen.

Il dicembre 1945 segnò l’inizio della produzione di serie del Maggiolino con 55

veicoli assemblati. In una zona isolata del canale di Mittelland, dopo aver rimosso le

macerie lasciate dalla guerra, la fabbrica ospitò una comunità di persone provenienti

da realtà diverse. Dal caos, costruirono la loro nuova patria.

I lavoratori Volkswagen, colpiti com’erano dalla lotta alla sopravvivenza, non poterono

prevedere che quella sarebbe diventata una storia di successi. Tuttavia, nel 1946, era

già stato raggiunto il primo grande obiettivo: la produzione della 10.000ª Volkswagen.

Sul veicolo venne inciso il seguente pensiero: “Mehr schmackhaftes Essen, sonst

können wir vieles nicht vergessen” (Il piacere del cibo è in grado di far dimenticare

tutto).

Nei tre anni che seguirono, a causa delle restrizioni e degli eventi esterni non fu

possibile affermare la fabbrica. Furono vietate le consegne ai privati. Le carenze di

carbone nel 1947 condussero alla chiusura temporanea dello stabilimento Volkswagen.

Ma il coronamento dei successi fu inarrestabile. Nel 1948, la forza lavoro contava già

8.400 operai che produssero quasi 20.000 veicoli. La retribuzione media oraria era di

1,11 Marchi tedeschi.

Le esportazioni iniziarono nell’agosto 1947. I fratelli Pon provenienti dai Paesi Bassi

furono impiegati come importatori generali di Volkswagen e ricevettero 56 Maggiolini

versione berlina come prima consegna. Un anno dopo, le esportazioni toccarono

Belgio, Danimarca, Lussemburgo, Svezia e Svizzera. Arrivò quindi la prima valuta

straniera apprezzata: 4.464 Maggiolini fruttarono 21 milioni di Marchi tedeschi.

Nel 1948, Heinrich Nordhoff assunse la direzione dello stabilimento Volkswagen e si

trovò a dover affrontare alcuni problemi fondamentali: “Il Maggiolino" dichiarò “ha

tanti inconvenienti quante sono le pulci in un cane".

Tuttavia, sebbene il potere di acquisto fosse scarso a causa della riforma sulle valute e

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non consentisse quindi lo sviluppo dell’attività lavorativa, crebbe la consapevolezza

che questa era veramente la “vettura del popolo”. Ai tempi in cui gli spartineve e gli

pneumatici invernali erano idee ancora da concretizzare, il Maggiolino riuscì a risalire

strade ghiacciate perché poteva contare sul motore posteriore che forniva trazione

sufficiente per le ruote motrici.

Inoltre, Heinrich Nordhoff non trascurò la stagione estiva e, nel 1948, fece costruire

dalla società Joseph Hebmüller a Wülfrath tre prototipi di una cabriolet basata sulla

Volkswagen. La realizzazione di questo progetto richiese l'impiego di moltissimi

particolari originali della berlina Volkswagen. Gli interni esclusivi della vettura furono

frutto della fantasia di Hebmüller. Lo stabilimento Volkswagen ordinò una serie di

2.000 unità. A causa di un devastante incendio nello stabilimento di produzione, la

Hebmüller dovette chiudere i battenti quattro anni dopo. Sino ad allora, erano state

prodotte solo 696 cabriolet.

L’8 gennaio 1949, il Maggiolino lasciò i Paesi Bassi e attraversò l'oceano, alla volta

degli Stati Uniti. Questa vettura dimostrò di essere l’ambasciatrice della Germania e

dello stabilimento Volkswagen e guadagnò con successo una stabile posizione nel

Nuovo Mondo.

Il popolo non dovette aspettare a lungo il “Maggiolino in topless", ossia la Volkswagen

cabriolet. Il 1° luglio 1949, Karmann presentò un modello a scocca aperta e il numero

di carrozzieri crebbe, specialmente negli USA.

Anche gli incessanti miglioramenti proseguirono per tutto l’anno. Tuttavia, la maggior

parte di essi fu più avvertibile che visibile. Il non esigente boxer è passato alla storia

come il motore che stava dietro il miracolo economico tedesco. Lo dimostra il

sorprendente sviluppo del Volkswagen bus: spinto dallo stesso piccolo propulsore del

Maggiolino, esso diventò davvero famoso.

Un altro momento memorabile: l’uscita dalla catena di montaggio del 50.000ºMaggiolino. Una tale produzione, alquanto sensazionale, fu attribuita al direttore

generale di Volkswagen, Heinrich Nordhoff, che mantenne relazioni molto strette e

cordiali con la forza lavoro. Le sue politiche aziendali lungimiranti, specialmente

l’efficace contributo che diede all’organizzazione delle vendite e del servizio Clienti,

gettarono le basi che fecero divenire la Volkswagen il più grande costruttore di

automobili d’Europa.

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Le richieste di Nordhoff relativamente a un servizio Clienti esemplare, avanzate negli

anni ’50, valgono ancora oggi. Egli diede a tale attività la priorità assoluta. Le vendite

incrementarono vertiginosamente e, nel contempo, aumentò anche il numero di

officine autorizzate Volkswagen, la maggior parte delle quali si perfezionò in

operazioni specializzate. Volkswagen si sforzò di assicurare la fornitura dei pezzi di

ricambio a livello mondiale.

Nel frattempo, la gente di Wolfsburg si abituò ben presto ai grandi numeri: il 1950 vide

l’uscita dalla catena di produzione del 100.000º Maggiolino e, un anno dopo,

Volkswagen aveva già raggiunto un quarto di milione, sebbene le carenze di materiale

causarono un arresto temporaneo della produzione e la riduzione delle ore lavorative.

Per la prima volta, nel 1952, la fabbricazione annuale superò le 100.000 unità. Nel

1953 venne prodotto il 500.000º Maggiolino. La quota della produzione di automobili

nella Repubblica Federale Tedesca era del 42,5 percento.

Nel 1955, finalmente successe: dalla linea di montaggio uscì il 1.000.000º Maggiolino

Volkswagen. Nel corso di un anno di lavoro coronato da enormi successi, la

produzione salì a 280.000 veicoli. Per la prima volta, nella media annuale, la

produzione giornaliera superò le 1000 unità.

La produzione annuale aveva allora raggiunto gli oltre 700.000 Maggiolini e fu

inarrestabile sino a infrangere, nel 1965, il record del milione di vetture prodotte

all’anno. Il 10.000.000º Maggiolino fu costruito nel 1967. Nel frattempo, erano cinque

gli stabilimenti in Germania: Hannover, Kassel, Braunschweig (Brunswick) e Emden

oltre a Wolfsburg.

L’anno 1972 portò con sé un evento molto speciale: il 17 febbraio uscì dalla catena di

produzione il 15.007.034º Maggiolino. Questo avvenimento superò il record

precedente, detenuto dal Model-T di Ford e il Maggiolino divenne il nuovo ”campione

mondiale”. Ma il destino sulla fine della monocultura del Maggiolino, che aveva sino

ad allora definito il programma tipo della Volkswagen, era ormai segnato.

Dopo una storia durata quasi 30 anni all’insegna della fabbricazione, il 1974 vide la

fine di un’era a Wolfsburg, città nella quale, per la prima volta nella storia

dell’automobile, un prodotto veniva identificato con uno stabilimento e un luogo di

produzione: Wolfsburg era la “Città del Maggiolino”. L’ultimo Maggiolino, il

11.916.519º, prodotto nello stabilimento “originale”, lasciò la catena. La produzione

era ormai stata spostata a Emden, a Bruxelles e oltremare. Globalmente, le unità

fabbricate giornalmente erano all’incirca 3.300.

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Dominare i problemi di quel tempo era una sfida che doveva portare a una

trasformazione fondamentale della tecnologia Volkswagen.

La Golf, la radicale spaccatura dal Maggiolino, fu offerta al pubblico Volkswagen

come il terzo modello della nuova era, dopo la Passat e la Scirocco, e fu di nuovo una

vettura senza precedenti. L’innovazione tecnologia che la contraddistingueva ne fece

subito un successo, tanto da permetterle di occupare il primo posto nella statistica delle

immatricolazioni delle vetture tedesche.

La fabbricazione del Maggiolino cessò a Wolfsburg nel 1974 e a Emden nel 1978.

L’ultima vettura fu prodotta il 19 gennaio presso lo stabilimento di Emden e venne

portata al museo dell’automobile di Wolfsburg. Le richieste europee, sempre più

crescenti, furono inizialmente soddisfatte dalla produzione belga e, in seguito, da

quella messicana. Un anno dopo, il 10 gennaio 1979, lasciò la catena di produzione di

Karmann (Osnabrück) l’ultimo Maggiolino cabriolet, il 330.281º.

Il 15 maggio 1981, un altro importante obiettivo nella storia della Volkswagen venne

centrato in Messico: l’uscita dalla catena di produzione di Puebla del 20 milionesimo

Maggiolino.

Nel 1984, il 100.000º Maggiolino da esportazione lasciò il Messico alla volta

dell’Europa. Le consegne furono sospese un anno dopo. Sino ad allora, erano stati

fabbricati in Messico oltre 900.000 Maggiolini.

Verso la fine degli anni ’80, il Maggiolino visse una vera rinascita in Messico. Nel

1989, si vendettero circa 33.000 unità; tre anni dopo, questo numero era quasi

triplicato. Tale incremento poteva essere essenzialmente attribuito ad un nuovo decreto

governativo in materia automobilistica, riguardante il “Maggiolino classico". Esso

prevedeva una riduzione del prezzo del 20 percento che permise al “Sedán Clásico", il

nome messicano, di divenire il veicolo meno costoso del Messico.

In seguito all’elevata richiesta del Maggiolino, nel 1990 venne aggiunta la produzione

su tre turni e, nello stesso anno, “Volkswagen de México” fabbricò la milionesima

vettura.

Nel giugno 1992, il Maggiolino ha festeggiato un eccezionale record di produzione: la

fabbricazione del 21 milionesimo esemplare. La consociata Volkswagen messicana

mantenne il Maggiolino al passo con i tempi, sia in termini di tecnologia che di

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aspetto, e gli permise quindi di viaggiare verso il 21º secolo. Nel solo anno 2000,

furono 41.620 le vetture che uscirono dalla fabbrica, la cui produzione giornaliera era

di 170 veicoli, suddivisa su due turni. Ora, nel 2003, la produzione sta giungendo al

termine. La “Última Edición", presentata a Puebla all’inizio del mese di luglio,

rappresenta la fine di un ciclo di sviluppo completo e, contemporaneamente, un secolo

di industria automobilistica. Come un vero cittadino del mondo, il Maggiolino non fu

soltanto commercializzato in tutti i Paesi immaginabili ma fu anche prodotto in 20 di

questi.

Sono principalmente due i fattori che hanno determinato l’incremento e poi il successo

della Volkswagen. Il primo è senza dubbio la gente, con la propria energia, operosità e

abbondanza di idee, che ha impiegato tutte le proprie forze nella Azienda e nei suoi

prodotti. Heinrich Nordhoff ha così riassunto lo stile del partnership sociale: “Il solo

valore di cui gode un’azienda sono le persone che lavorano per essa e lo spirito con cui

lo fanno”. L’altro è ovviamente il prodotto stesso che ha annoverato acquirenti

soddisfatti in tutto il mondo, per quasi sei decenni.

In questa circostanza, il Maggiolino Volkswagen ha sicuramente giocato un ruolo

importante. Sino agli anni ’70, dominava l’immagine della Volkswagen e ha

contribuito a condizionare le strade di tutto il mondo.

I requisiti e il progresso odierni hanno superato il Maggiolino. Milioni di persone

hanno incontrato la prima auto con lo stemma Wolfsburg sul voltante, ai tempi della

scuola guida e milioni hanno istintivamente acquistato il Maggiolino come prima

macchina, nuovo o usato. È ancora un amico fidato per la generazione odierna di

guidatori, sebbene assaporino il progresso della nuova era.

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Il Maggiolino... corridore, nuotatore e aviatore

Quando, intorno al 1950, dopo sforzi estenuanti negli anni del post-guerra, gli sport

motoristici ripresero piede, alcuni amatori del Maggiolino si trasformarono in

partecipanti entusiasti di rally e corse. Le ruote grandi, il passo stretto, la distanza

libera da terra alta e la scocca salda resero il Maggiolino la vettura ideale per i terreni

all’aperto.

Sebbene le statistiche non annoverino il Maggiolino Rally tra le vetture di successo, le

molte vittorie in Germania e in altri Paesi parlano da sole. Per questo motivo, si

distinsero quattro Maggioloni tipo 1302 S e 1303 S. Essi erano guidati da piloti esperti

di Volkswagen. Nei rally internazionali svoltisi in Europa, dimostrarono ben presto e

con chiarezza di essere avversari all’altezza dei favoriti. Ciò si rivelò altrettanto vero

in occasione del 6º Rally internazionale dell’Isola d’Elba, che prevedeva un percorso

su pista ghiaiosa di oltre 1.500 km (quasi 1000 miglia) e prove di sprint su terreni

accidentati. Il team di Achim Warmbold (Germania) e Gunnar Haggbom (Svezia) si

aggiudicarono la vittoria finale. Dei 90 piloti partiti, 68 si ritirarono.

La vettura vincitrice era dotata di ammortizzatori rinforzati. Il gruppo motopropulsore

era coperto da una protezione speciale contro i sassolini e la potenza del motore 1.6 era

stata portata dai motoristi di Volkswagen-Porsche, dagli standard 50 CV ai 126 CV.

Un altro esempio di successo del Maggiolino da rally fu il Rally New Caledonia Safari

del 1974. Il lungo tratto di 4.000 km (quasi 2.500 miglia) si insinuava in un territorio

alquanto impervio. Questo evento motocampestre fu vinto con un motore da 54 CV

non modificato: solo la parte inferiore della vettura era stata rinforzata con inserti di

alluminio che fungevano da parasassi durante l’attraversamento dei fiumi.

Quando nel 1962, il concessionario americano Volkswagen Hubert Brundage ebbe

l’idea di dotare la sua piccola macchina da corsa di un motore Maggiolino, la

Volkswagen sostenne questa discutibile impresa. Un altro americano, il colonnello

Smith dell’Air Force, sfruttò questa intuizione e si rivolse a Nardi, in Italia, per

costruire la sua monoposto su componenti originali Volkswagen.

Nel 1963, le autorità sportive approvarono il nuovo tipo di macchina da corsa basato

sul Maggiolino. Di conseguenza, Ferry Porsche, figlio nonché successore di Ferdinand

Porsche - il padre della Volkswagen - presentò un nuovo veicolo sportivo in Europa,

suscitando molto entusiasmo. La Formula V (per Volkswagen) era nata per

19

conquistare, e permetteva agli intraprendenti piloti da corsa di entrare nel mondo dello

sport motoristico senza grandi spese.

Sino ad allora, erano state prodotte 8.000 monoposto secondo la Formula V. Si trattava

di un record individuale ufficioso, con la più alta circolazione di macchine da formula

mai raggiunta nel mondo.

Tuttavia, i fan del Maggiolino sportivo non volevano limitarsi alla pura osservanza dei

regolamenti severissimi della Formula V. Guidati dal forte desiderio di libertà, i

discendenti dei pionieri del Wild West ricercarono percorsi impervi, distanti dalle

strade principali. Ciò portò alle nascita delle dune buggy e di altre simili automobili

aperte. Non vi erano deserti, spiagge, dune nelle distese del Nevada, dell’Arizona o

della California che fossero al riparo da loro.

Nel 1967, si tenne per la prima volta la “Baja 1.000”, considerata la gara più difficile

nel suo genere - nella penisola della bassa California - regione dove è più probabile

ricevere la “buona notte” dai serpenti a sonagli piuttosto che dalle volpi. L’80 percento

delle vetture in gara utilizzò componenti Volkswagen. Due delle nove classi di partenti

furono riservate esclusivamente alle Volkswagen modificate. In quanto fornitori di

particolari robusti ed economici, i Maggiolini giocarono un ruolo importante in questo

evento, non solo per l’avantreno ma anche per il retrotreno, solitamente dotato di

pneumatici maggiorati, e per il motore. Le parti erano tenute unite da una struttura

tubolare aperta, altamente resistente e robusta, che non risentiva del peso. Il “sand

bug” o Maggiolino da sabbia, restava unito persino dopo i duri “atterraggi” causati dai

terreni accidentati.

A Wolfsburg, “la Città della Volkswagen”, il Maggiolino ricevette un onore molto

speciale. Sin dal 1958, la città era attraversata da un treno Volkswagen che non

viaggiava su rotaie e che aveva come obiettivo principale il piacere dei bambini e degli

adulti. Il treno accoglieva sino a 45 persone e percorreva tutta la città, passando dal

municipio fino al castello di Wolfsburg. Si trattò di un vivace atto di forza in quanto il

motore da 34 CV del Maggiolino doveva movimentare circa sei tonnellate. Nel 1975,

la locomotiva da trazione Golf subentrò alla locomotiva Maggiolino.

I Maggiolini erano anche sfruttati per eseguire l’arduo lavoro che dava da vivere. Bill

Peters, un agricoltore della California, trasformò la propria Volkswagen in un

utilissimo Maggiolino per la coltivazione delle patate. Sul retro della macchina attaccò

l’attrezzatura agricola, aratro compreso. Ottenne un notevole successo: il consumo di

carburante della sua fattoria diminuì notevolmente.

20

Sul Maggiolino venne persino trasferito il gioco della cabina telefonica molto diffuso

tra i giovani in tutto il mondo, che prevedeva l’entrata del maggior numero di persone

in una cabina di vetro. 35 studenti del “La Crosse State College” del Wisconsin si

accalcarono nel e sul Maggiolino e poi percorsero una distanza di cinque metri.

Tuttavia, la gloria restò poco nelle loro mani. Gli studenti di Dublino aumentarono il

numero di passeggeri a 36 e percorsero la stessa distanza. Un po’ più tardi, 57 scalatori

di montagna scalarono letteralmente il loro Maggiolino. Il carico raggiunto in

quell’occasione fu di circa tre tonnellate.

Dopo che la scocca del Maggiolino si era dimostrata idonea alla navigazione in

occasione di diversi tentativi involontari di nuoto felicemente conclusisi, dagli anni

’60 in poi, si scatenò una vera e propria febbre per il Maggiolino anfibio. In Italia, ad

esempio, il 16 giugno del 1964 due Rappresentanti della Autogerma (Bent-Axel

Schlesinger e Franz Kuen) conquistarono lo Stretto di Messina, tra la Calabria e la

Sicilia, con una Volkswagen 1200, dopo averla con cura chiusa ermeticamente e dotata

di elica. L’impresa durò soltanto 38 minuti, ossia 2 minuti in meno rispetto ai traghetti

regolarmente in servizio.

Successivamente, il vichingo Malc Buchanan partì per le difficili acque del mare

irlandese. Iniziò il viaggio dall’Isola di Man e raggiunse la contea inglese di

Cumberland dopo una navigazione di sette ore e mezzo. Questo evento definì un nuovo

“Record del Maggiolino anfibio" nella categoria “vetture standard oltre i 59 km”.

Nel frattempo, l’attraversata in mare del Maggiolino era divenuta un hobby alla moda

negli USA. Erano ovviamente censurati i motori fuoribordo. L’anfibio doveva essere

movimentato da motore originale Volkswagen e avvalersi di un'elica aggiuntiva.

Almeno questo era quanto imponevano le leggi della WARA (Waterbugs of America

Racing Association), l’Associazione Corse dei Maggiolini anfibi d’America.

Nel 1969 iniziò la storia di Herbie, il Maggiolino che divenne una star internazionale.

Nel film americano “Herbie il Maggiolino tutto matto”, presentato nei cinema tedeschi

con il titolo di “Ein toller Beetle", Herbie è la star. Ed è una Volkswagen. È in grado di

fare tutto: gareggiare, organizzare incontri, provare sentimenti di comprensione o

rabbia, in pratica è una vettura alquanto inusuale.

Anche il successo del film fu inconsueto. Nei primi otto mesi di programmazione in

Germania, attirò un pubblico di cinque milioni di persone. Ricevette il premio

“Goldene Leinwand” (Schermo d’Oro) dall’Associazione cinematografica tedesca,

21

mentre la colonna sonora del film fu premiata con il “Goldene Schallplatte" (Disco

d’Oro). Accadde la stessa cosa in tutto il mondo. La gente si riversava nei cinema per

vedere Herbie.

Ma la tecnologia del Maggiolino consentiva di spingersi ancora oltre. Il robusto

motore Volkswagen venne persino utilizzato nell’aviazione. Presso l’aeroporto Withe

Waltham della Royal Air Force, un fantasioso ingegnere dotò una turbomacchina di un

motore Volkswagen. Il principe Filippo si fece spiegare l’operazione da un ufficiale e

decollò. Il volo durò 35 minuti. Il principe atterrò sano, salvo e “completamente

affascinato”, come successivamente dichiarò.

Ma anche i piloti senza titolo erano al quanto temerari e, soprattutto, molto

perseveranti. Il record è detenuto da Mira Slowak, un pilota di jet ceco-americano. Egli

costruì un mini aereo, con particolari standard di un motore Volkswagen 1200, che

chiamò “The Spirit of Santa Paula" (lo spirito di Santa Paola), con il quale uscì da New

York alla volta di Londra. Dopo oltre 175 ore, per un totale di nove fermate, giunse

infine alla meta, il che lo rese il vincitore della sua classe.

Il commento di Mira Slowak dopo il lungo viaggio aereo fu: "Credo che con i suoi 35

cavalli di potenza, Spirit sia l’aereo più piccolo che abbia mai attraversato l’Atlantico.

Il motore Volkswagen è stato fantastico, faceva le fusa come un gattino e non mi ha

causato alcun problema lungo tutta la rotta".

22

Volkswagen – un partner internazionale

Grazie alle partecipazioni in tutto il mondo, il Gruppo Volkswagen è un attore globale

già da molti decenni. La Marca tedesca deve la propria ascesa all’attuale posizione,

alla decisione iniziale di uomini lungimiranti che decisero di tastare il terreno nelle

varie regioni del mondo. Questo successo non poteva essere ottenibile nel giro di breve

tempo, al contrario, doveva coinvolgere partnership a lungo termine che giovassero

alla cooperazione e alla fiducia nei vantaggi di tutte le persone coinvolte.

Sino agli anni ’70, il Volkswagen Maggiolino si trovava al centro di queste attività

internazionali. Si trattava di una vettura prodotta in serie, il cui concetto, tecnologia,

qualità, efficienza economica ed affidabilità avevano lo scopo di portare avanti lo

sviluppo automobilistico e industriale, meglio di qualsiasi altra cosa.

Pertanto, negli ultimi decenni, la Volkswagen assunse l’importante funzione di partner

nella realizzazione del progresso economico e sociale in molti Paesi. La società ha

praticamente perseguito sempre la strategia di costruzione di una base produttiva

separata, iniziando dalle sole attività di esportazione e lavorando in collaborazione con

un partner locale.

Logicamente, l’orientamento internazionale è iniziato nel 1947, con l’esportazione dei

primi veicoli. I paesi destinatari furono i Paesi Bassi, nelle persone dei fratelli Pon che

ricevettero ad Amersfort 56 modelli di Maggiolino e che vennero definiti importatori

generali Volkswagen. In quell’anno, furono 9.000 i veicoli costruiti a Wolfsburg, 1656

(18%) dei quali erano destinati all’esportazione.

Già un anno dopo, il 23 percento della produzione era destinato all’esportazione. Un

obiettivo speciale fu raggiunto per le esportazioni Volkswagen nel 1949. I primi veicoli

furono spediti via mare agli Stati Uniti e furono esposti al German Industrial Show

(Salone Industriale Tedesco) di New York. A quei tempi, nell’elenco delle esportazioni

si contavano già sette Paesi. Dopo soli due anni, il numero era salito a 29, indice questo

dell’impetuoso sviluppo delle esportazioni in quel periodo.

Nel 1952, l’importatore Pon ritirò a Wolfsburg la 10.000ª Volkswagen per il mercato

dei Paesi Bassi. Nello stesso anno, venne costituita in Canada una società di

commercializzazione di Volkswagen, mentre in quello successivo, Volkswagen aveva

già Clienti in 83 Paesi del mondo. I quasi 70.000 veicoli esportati fruttarono oltre 250

milioni di Marchi tedeschi.

23

Un successivo traguardo principale delle esportazioni venne raggiunto il 23 marzo

1953, con la fondazione della “Volkswagen do Brasil” a San Paolo, che divenne ben

presto una delle consociate più importanti. L’ultimo assemblaggio del Maggiolino

CKD, in pezzi sciolti da montare, introdotto nel 1951, passò dalla società brasiliana

Brasmotor alla nuova consociata Volkswagen.

Nel 1954 fu costituita in Italia la società Autogerma, Concessionaria esclusiva della

Volkswagen e, nello stesso anno, le catene di Australia, Belgio e Nuova Zelanda

avevano prodotto i primi Maggiolini. Nel 1955, venne costituita la “Volkswagen of

America”, la società addetta alle vendite per il mercato americano. Le esportazioni in

quell’anno salirono a circa 180.000 veicoli e gli utili in valuta straniera, nello stesso

periodo di riferimento, ammontarono a 600 milioni di Marchi. In altri paesi, erano già

2.500 i concessionari che si occupavano della vendita e dell’assistenza Volkswagen.

Il passo successivo in campo internazionale che compì la Volkswagen fu, in Sud

Africa. In questo paese, nel 1956, la società acquisì gli interessi dell’importatore

sudafricano e eseguì una fusione, istituendo una consociata.

Nello stesso anno – in Brasile – furono gettate a Sao Bernardo do Campo, vicino a San

Paolo, le fondamenta della più grande fabbrica automobilistica del continente

sudamericano, con l’obiettivo di produrre il maggior numero di parti all’interno del

Paese.

Nel 1959, iniziò l’attività del nuovo stabilimento “Volkswagen do Brasil” a San Paolo

e, entro gennaio dell’anno successivo, lasciarono la catena di montaggio i primi

Maggiolini. Nel 1960, fu costituita Volkswagen France e, sempre nello stesso anno, fu

inviato agli USA il 500.000º Maggiolino. Nel 1962, gli USA ricevettero la 1.000.000ªVolkswagen.

Lo sviluppo dell’area asiatico-pacifica avvenne attraverso gli importatori generali che

assemblavano i veicol i negl i s tabi l imenti . Ad esempio - nel le Fi l ippine -

l’assemblaggio del Maggiolino cominciò nel 1959. Nel 1968, seguirono Malesia e

Singapore e, quattro anni dopo, Indonesia e Tailandia.

Incoraggiato dal successo riscosso negli altri Paesi, il popolo di Wolfsburg arrischiò

anche il passo successivo in Messico. La “Volkswagen de México” ricevette l’ordine di

costruire le Volkswagen utilizzando il numero maggiore di pezzi di provenienza locale.

A soli tre anni dalla costituzione della società, venne aperto il nuovo stabilimento di

Puebla che, in seguito, produsse la “Mexican Sedán”.

24

Nel 1966, il possesso completo della consociata sudafricana fondata nel 1956 passò

alla società madre. Il nuovo nome, effettivo sin da subito, divenne “Volkswagen of

South Africa”.

Il successo americano del Maggiolino fu inarrestabile. Nel 1971, una nave da trasporto

consegnò la 5.000.000ª Volkswagen agli Stati Uniti.

Nel corso dello stesso anno, la Volkswagen assunse il comando della “Volkswagen

Bruxelles” per la produzione del Maggiolino, il che le consentì di camminare con le

proprie gambe. Con la joint-venture “Tvornica Automogila Sarajevo” (TAS), costituita

il 14 giugno 1972, si realizzò una seconda sede europea di produzione che iniziò la

propria attività il 10 novembre 1973 con la fabbricazione del Maggiolino, a ritmi di 20

esemplari al giorno. Nel 1973, inoltre, venne firmato il contratto che sanciva la

costituzione della “Volkswagen of Nigeria” e venne avviata la costruzione di uno

stabilimento succursale vicino a Lagos.

La produzione della Fusca - il nome brasiliano del Maggiolino - si arrestò

temporaneamente in Brasile nel 1986, dopo 30 anni. Furono costruiti un totale di oltre

3.300.000 veicoli.

La Fusca ricomparì clamorosamente nel 1993 quando riprese la produzione. Ancora

una volta dimostrò la sua qualità, sino al suo congedo finale nel 1996.

Il 31 luglio 2003, dalle linee produttive dello stabilimento di Puebla – in Messico – è

uscito l’ultimo Maggiolino.

Era un esemplare della serie limitata “Ultima Edición” con motore 1.6 4 cilindri 34 kW

44 CV di colore Aquarius Blue con decorazioni floreali nei colori della bandiera

messicana.

25

Il Maggiolino Volkswagen negli anni

Tecnologia motoristica

All’inizio, Ferdinand Porsche considerava il suo motore a due tempi come la soluzione

economicamente più fattibile per le automobili piccole e relativamente a buon prezzo.

Dopo numerosi tentativi e collaudi, venne impiegato un motore boxer a quattro tempi

con raffreddamento ad aria che, in linea generale, è ancora oggi lo stesso. Il primo

motore Volkswagen inteso per la produzione in serie, le cui caratteristiche di base sono

70 x 64 mm per alesaggio e corsa, possedeva un volume di esercizio pari a 985

centimetri cubi. Con un rapporto di compressione di 5,6:1 ed un regime di rotazione di

3000 giri/min., esso erogava 23,5 CV. Particolarmente considerevole è il disegno del

carter del gruppo motopropulsore, in lega leggera, ottenuto per pressofusione. Nella

versione militare della Kübelwagen e della Schwimmwagen, o vettura anfibia, la

cilindrata motore è stata portata a 1131 centimetri cubi, con conseguente aumento

della potenza a 25 CV.

Dopo il 1945, lo sviluppo del motore fu caratterizzato dal passaggio al super leggero

Elektron (composto per circa il 90 percento di lega di magnesio) per il carter del

gruppo motopropulsore. Inoltre, successivamente, l’aumento della cilindrata motore a

1192 centimetri cubi e la nuova lavorazione delle teste cilindri, consentirono di

incrementare la potenza a 30 CV. L’intervallo di accelerazione 0 – 100 km/h del

Maggiolino 1200 era incredibilmente di 35 secondi.

La prosperità crescente della popolazione e le richieste sempre maggiori spinsero allo

sviluppo di motori più potenti. Pertanto, la Volkswagen disegnò dapprima un motore

1.3 apparso nel 1965 e poi l’anno successivo venne introdotto il motore1.5 boxer che

erogava 44 CV a 4.000 giri/min..

Cinque anni dopo, fu presentato il motore 1.6 boxer con potenza erogata pari a 50 CV

a 4.000 giri/min.. Questo motore veniva continuamente modernizzato. Ad esempio, in

Messico, il carburatore venne dotato di sensore di altitudine al fine di garantire

sempre, anche sui terreni montagnosi tipici di quella regione, la corretta miscela aria-

carburante per il motore e la conformità con le normative antinquinamento.

Nel 1988, il motore 1.6 fu trasformato da a comando a contatto in accensione

elettronica. Nell’autunno del 1990, si ottenne un netto miglioramento dei livelli delle

emissioni con l’introduzione del convertitore catalitico senza sonda Lambda.

26

Nel 1993, vennero apportate le ultime migliorie tecniche alla berlina 1600. Il motore

adottò il sistema di iniezione del carburante e utilizzò una testa cilindri con punterie

idrauliche. Contemporaneamente, il convertitore catalitico privo di sonda Lambda

venne sostituito da uno con sonda. Dopo questo aggiornamento tecnico, il Maggiolino

messicano divenne conforme alle specifiche leggi antinquinamento, per la precisione

alla normativa emissioni di scarico Euro 3 e alla direttiva americana Tier1, valida in

Messico.

Design e allestimenti

Nella storia del Maggiolino, dal 1945 ad oggi, furono pochi gli anni in cui non vennero

apportate modifiche alla carrozzeria. La tipica Volkswagen è caratterizzata da un telaio

a trave centrale, scocca separabile, motore boxer raffreddato ad aria montato a sbalzo,

con cambio longitudinale e trazione posteriore.

L’importanza del design di Porsche sta nel suo chiaro intento: quattro posti, velocità

massima e costante pari a 100 km/h, prezzo contenuto; ossia le richieste minime

soddisfatte da questa vettura a quei tempi. Oltre a ciò, è stata soprattutto la linea

compatta, affusolata che Ferdinand Porsche mise nel suo progetto, acquisita dalla sua

conoscenza del seppur giovane campo dell’aerodinamica a fare la differenza.

La Volkswagen di prima generazione era stata concepita e pianificata come modello

consolidato. Tuttavia, con l’avvento della crescita economica, arrivarono i primi

modelli da esportazione del Maggiolino. In particolare, essi erano dotati di un migliore

allestimento, una gamma diversa di colori e di finiture cromate. Inoltre, il sottoscocca

resistente ai carichi offriva ai carrozzieri indipendenti la possibilità di impiegare la

base prodotta di serie quale punto di partenza per l’elegante personalizzazione delle

scocche.

Sebbene, negli anni, il Maggiolino abbia conservato la linea, reagì sensibilmente agli

sviluppi sociali e tecnici. Ritoccando soltanto leggermente il design, esso si adattò, sia

negli interni che negli esterni, allo spirito mutante dei tempi e ai ritrovati tecnologici

moderni del settore automobilistico.

Dall’originale Maggiolino “Bretzel” all’attuale Maggiolino “Mexico”, si sono

succedute una serie di modifiche in circa sei decenni. La presentazione che segue

prende in esame lo sviluppo della Volkswagen classica dal 1945 ai giorni nostri.

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Le modifiche estetiche più importanti

del Maggiolino Volkswagen dal 1945 a oggi

1945 - 1948 Berlina

1949 Modello da esportazione, vernice altamente lucida, fregi cromati,

serratura cofano anteriore apribile dall’interno e freni idraulici

1950 Ventilazione ottenuta attraverso corrente d’aria con rientranza dei

finestrini laterali

Inizio produzione del tetto apribile

1951 Bocchette di ventilazione sui lati

1952 Pneumatici 5.60 – 15, paraurti e avvisatori acustici modificati, due luci

freni integrate con le luci di posizione posteriori e catarifrangenti,

deflettori sul modello da esportazione

1953 Sostituzione del lunotto “Bretzel” con uno più ampio ed ovale,

rimozione della fascetta centrale, motore 30 CV

1955 Doppio scarico, tetto apribile in PVC, nuovi freni, luci posteriori e

catarifrangenti sul retronebbia, luci in posizione più alta

1957 Lunotto posteriore e parabrezza con superficie più ampia, nuova linea

del cofano posteriore, luce targa con lenti di diffusione a vasca, quadro

strumenti di nuova concezione

1958 Specchietto retrovisore esterno più ampio

1959 Maniglie fisse su portiere, bagagliaio ampliato del 65%, motore 34 CV

1960 Tergi/lavacristallo, fari anabbaglianti asimmetrici, indicatori di

direzione

1961 Fanaleria posteriore a due zone

1963 Tetto apribile scorrevole in acciaio, ampio alloggiamento per la luce

targa. Modifica nella forma degli indicatori di direzione anteriori

28

1964 Ampliamento delle zone finestrini , posizione di r iposo per i l

tergicristallo, cofano motore con chiusura a pulsante

1965 Disponibilità del motore Volkswagen 1300 da 40 CV sul modello

standard in luogo del 1200 A, cerchi ruote perforati, coprimozzo piatti

1966 Il modello standard 1300 A sostituisce il 1200 A, Volkswagen 1500,

allargamento carreggiata maggiorato, modifica nel cofano posteriore e

nella luce targa, fregi più stretti, nuove serrature e freni a disco per il

motore 1500

1967 Volkswagen Maggiolino “Economy” 1200 con motore da 34 CV,

ventilazione aria fresca, cinture di sicurezza a tre punti di ancoraggio

su tutti i sedili, pulsanti di azionamento in plastica, paraurti rinforzati,

bocchettone di rifornimento carburante esterno sul lato destro

1968 Modifica del coperchio del bocchettone di rifornimento carburante

1969 Modifica dei cerchi

1970 Presentazione dei modelli 1302 e 1302 S, 1302 disponibile anche come

cabriolet; inoltre, 1302 berlina con bagagliaio più ampio e modifica

della parte anteriore, motore 1.6 50 CV e montanti sospensioni

anteriori

1971 Miglioramento della ventilazione, incremento dei passaggi di aerazione

nel cofano motore, lunotto posteriore più ampio

1972 Volkswagen Maggiolone “Panorama” 1303 con parabrezza panoramico

rotondo, luci posteriori più grandi

1973 Presentazione della cabriolet 1303

1974 Indicatori di direzione integrati nel paraurti anteriore

1975 Volkswagen 1200, paraurti di colore nero, guarnizione parafango di

colore nero

Volkswagen 1200 L, paraurti cromati, con modanature in gomma,

coprimozzo cromati, luci di retromarcia, ventilazione ad aria forzata

29

1976 Volkswagen 1200 L di produzione messicana: paraurti e coprimozzo

cromati , luci di re t romarcia , vent i lazione ad ar ia forzata ,

miglioramento dell’equipaggiamento con pannello dei comandi

imbottito e poggiatesta regolabili sui sedili anteriori, cinture di

sicurezza a tre punti di ancoraggio sui sedili anteriori, cinture

addominali statiche sul divano posteriore, lunotto termico e pneumatici

cinturati

1979 Sostituzione del coprimozzo ornamentale con un parapolvere

1980 Volante a 2 razze, poggiatesta integrati per i sedili anteriori

1982 Ritorno ai coprimozzo di finitura, poggiatesta regolabili

1984 Rimozione dei passaggi di ventilazione nel cofano anteriore e

manopole di comando sul quadro

1985 Introduzione delle misure di sicurezza antifurto

1986 Reintroduzione dei parapolvere con copertura del dado ruota

1988 Aggiunta del volante “Golf”; illuminazione vano motore, accensione

elettronica

1989 Specchietto retrovisore interno fissato sul parabrezza, aletta parasole

mobile sul lato passeggero

1990 Modifica del pannello di comando, rimozione di un tubo di scarico con

modifica del pannello di chiusura, impianto frenante a doppio circuito

1991 Cinture di sicurezza e cinture addominali automatiche nel divano

posteriore, spie per l'impianto frenante a doppio circuito

1992 Specchietti retrovisori esterni neri, paraurti in tinta, modelli speciali,

ad esempio, Maggiolone Summer (vernice verde e blu), un tubo di

scarico

2003 “Última Edición"

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Il Maggiolino Volkswagen – Eventi e cifre

Cronologia

1934

Il 22 giugno, il “Reichsverband der Deutschen Automobilindustrie" (RDA)

(associazione tedesca dei costruttori di macchine) affida l’incarico a Ferdinand

Porsche di costruire la “Volkswagen” o “vettura del popolo”.

1935

Viene sviluppato il primo prototipo, con motore boxer raffreddato ad aria, 22,5 CV e

700 cc. Vengono prodotti due veicoli supplementari.

1936

Il prototipo, unitamente a tre esemplari, viene denominato V 3. Il 24 febbraio a

Berlino, i membri del RDA ricevono una berlina e una cabriolet. Dal 22 ottobre al 22

dicembre, ciascun veicolo percorre una distanza di circa 50.000 km (oltre 30.000

miglia).

1937

Per eseguire le ininterrotte prove di carico, il RDA fa costruire 30 veicoli che

percorrono in prova un totale di 2,4 milioni di km (quasi 1,5 milioni di miglia).

1938

Dopo un ulteriore rimaneggiamento, emerge il modello serie 38, il primo ad avere il

caratteristico finestrino “Bretzel”, predellini e paraurti. La vettura con sistema di

raffreddamento ad aria, motore boxer a quattro cilindri e cilindrata pari a 985 cc e 23,4

CV, pesa 750 chilogrammi (oltre 1600 libbre). Vengono presentate tre versioni: una

berlina, una cabriolet e una berlina con tetto apribile in tessuto.

1945

Nel mese di agosto, l’autorità militare britannica ordina 20.000 berline allo

stabilimento esistente Volkswagen, gestito dal maggiore britannico Ivan Hirst. Nel

dicembre 1945, inizia la produzione di serie del Volkswagen Maggiolino; vengono

assemblati 55 veicoli.

1946

Il 14 ottobre viene prodotta la 10.000ª Volkswagen.

31

1947

8.987 berline prodotte in questo anno, alcune delle quali vengono esportate nei Paesi Bassi.

1948

Nel mese di maggio, esce dalla catena la 25.000ª Volkswagen. La produzione mensile

dei veicoli passa dalle 1.185 unità del mese di maggio alle 2.306 unità del mese di

dicembre.

1949

L’8 gennaio, vengono spedite via mare le prime due berline dai Paesi Bassi agli USA.

Il 13 maggio, viene prodotta la 50.000ª Volkswagen dalla fine della guerra. Il 1º luglio,

viene presentato il “Modello da esportazione” che differisce da quello standard per gli

interni confortevoli e la cromatura supplementare. In questa giornata, viene anche

presentata per la prima volta la cabriolet a quattro posti, la Tipo 15, con carrozzeria

della società Karmann e basata sul modello da esportazione Volkswagen.

1950

A partire dal mese di aprile la Volkswagen diventa anche disponibile con capote, ad un

prezzo superiore. Viene presentato il freno idraulico a pedale.

1951

L’esportazione di Volkswagen interessa già 29 paesi. Nel mese di ottobre, viene

raggiunta la produzione di 250.000 unità. Sul modello di base vengono aggiunte le

bocchette laterali di ventilazione, poste sulla parte anteriore della vettura. Adesso, il

modello da esportazione mostra il blasone di Wolfsburg sul cofano anteriore ed è

dotato di ammortizzatori telescopici che sostituiscono quelli a leva.

1952

A partire dal mese di ottobre, le novità più importanti sul modello da esportazione sono

i deflettori incernierati nelle portiere, un cambio sincronizzato e i cerchi da 15 pollici.

1953

Il 10 marzo, il lunotto “Bretzel” viene sostituito da quello ovale più ampio. Il 3 luglio,

esce dalla catena di montaggio la 500.000ª Volkswagen. Le esportazioni riguardano

ora 86 paesi.

1954

Nel mese di gennaio, viene presentato il motore a 30 CV che consente di raggiungere

una velocità massima pari a 110 km/h.

32

1955

Entro l’8 agosto, vennero realizzate un milione di Volkswagen. La Volkswagen subisce

ancora alcune modifiche: tetto apribile in PVC, doppio scarico, nuova fanaleria

posteriore.

1956

Oltre ai pneumatici tubeless, il veicolo viene dotato di isolamento rinforzato del vano

motore, motorino tergicristallo più potente e motorino di avviamento più resistente.

1957

La Volkswagen viene equipaggiata di lunotto posteriore più ampio e un quadro

strumenti di nuova concezione.

1958

Sul lato guida, si utilizza uno specchietto retrovisore esterno grande.

1959

Le portiere vengono dotate di maniglie fisse con pulsanti integrati. Nel mese di agosto,

viene presentato il nuovo modello da esportazione, il Volkswagen 1200 con motore a

34 CV e cambio sincronizzato a quattro marce. Inoltre, i modelli standard e da

esportazione vengono equipaggiati di indicatori di direzione al posto di frecce di

direzione, bagagliaio maggiorato del 65 percento, sistema di lavacristalli e proiettori

anteriori asimmetrici.

1961

Il modello da esportazione viene equipaggiato di tergicristallo pneumatico. Sul

modello standard, invece, viene montato il freno idraulico a pedale.

1962

Esce dalla catena di montaggio il 5.000.000º Maggiolino. Il tetto apribile in tessuto

sostituisce il testo scorrevole in acciaio.

1964

Con la nascita di “Volkswagen de México, S.A. de C.V.” a Città del Messico, la

Volkswagen compie il passaggio dal montaggio alla produzione di veicoli. Nel mese di

novembre, il modello standard viene dotato di cambio sincronizzato e acquisisce una

nuova denominazione, Volkswagen 1200 A. Il 1º dicembre, inizia la produzione di

massa nello stabilimento Volkswagen di Emden.

33

1965

Il modello standard 1200 A viene equipaggiato di motore da 34 CV. Sul mercato arriva

il nuovo modello da esportazione, Volkswagen 1300, con motore da 40 CV.

1966

Il modello standard Volkswagen 1300 A sostituisce il 1200 A. È disponibile in due

motorizzazioni, da 34 e 40 CV. Le serrature sulle portiere e il blocchetto di accensione

sono comandati dalla stessa chiave. Nel mese di luglio, viene sospesa la produzione

della Volkswagen 1200 A. Nel mese di agosto, la Volkswagen 1500 è in grado di

erogare 44 CV ed è dotata di freni a disco anteriori.

1967

Viene prodotto il 10.000.000º Maggiolino. Il Maggiolino “Economy” 1200 con motore

da 34 CV è disponibile a partire dal mese di gennaio. Aumenta la sicurezza del veicolo

grazie all’impiego di uno speciale piantone dello sterzo e delle cinture di sicurezza a

tre punti di ancoraggio. Il modello Volkswagen 1500 viene offerto con cambio

automatico e retrotreno con bracci a 45°.

1968

La Volkswagen diventa ufficialmente un Maggiolino nella sua campagna pubblicitaria.

1969

Introduzione della Volkswagen 1300 L con personalizzazioni.

1970

Presentazione dei modelli 1302 (34 e 40 CV) e 1302 S (50 CV) con montanti

sospensioni anteriori e retrotreno a doppio snodo. La Volkswagen 1302 è anche

costruita in versione cabriolet. La produzione della Volkswagen 1500 termina nel mese

di luglio.

1971

Viene nuovamente ingrandito il lunotto posteriore.

1972

Il 17 febbraio, viene superato il precedente record di produzione detenuto dal Model-

T di Ford con la produzione del 15.007.034º Maggiolino. Nel mese di agosto, inizia la

fabbricazione del Volkswagen Maggiolone “Panorama” 1303 con motori da 44 e 50

CV, che sostituisce la Volkswagen 1302. Viene presentata la Volkswagen 1300 S con

motore 1.6.

34

1973

La Volkswagen presenta altri modelli speciali del Maggiolone: Jeans, Big (la

“macchina da corsa giallo-nera”) e City. Nel mese di luglio, termina la produzione

della Volkswagen 1300 e il mese successivo, viene presentato il modello Volkswagen

1303 A, seguito poi dal 1303 cabriolet.

1974

Alle ore 11:19 del mattino del 1 luglio, esce dalla catena dello stabilimento originale

di Wolfsburg l’ultimo Maggiolino. Nel mese di agosto, viene sospesa la produzione

della Volkswagen 1303 A.

1975

Nel mese di luglio viene prodotto l’ultimo Maggiolone Volkswagen 1303.

1978

Il 19 gennaio, esce dalla catena dello stabilimento di Emden l’ultimo Maggiolino

costruito in Germania. In totale, in Germania furono costruite 16.255.500 unità.

Oltremare, venivano prodotti oltre 1.000 Maggiolini al giorno. Il Maggiolino Mexico è

una Volkswagen 1200 L con motore da 34 CV.

1979

Il 10 gennaio, esce dalla catena di Karmann (Osnabrück) l’ultimo Maggiolino

cabriolet. In totale, furono prodotte 330.281 cabriolet.

1981

Il 15 maggio, viene prodotto il 20.000.000º Maggiolino presso “Volkswagen de

México” a Puebla. Nasce il modello celebrativo “Silver Bug”.

1984

Viene prodotta in Messico il 100.000º Maggiolino da esportazione.

1985

Il 12 agosto, l’ultima nave contenente un carico di Maggiolini giunge ad Emden.

1992

Il Maggiolino Mexico è dotato di convertitore catalitico e sonda Lambda. Il 23 maggio,

viene prodotta in Messico il 21.000.000º Maggiolino.

35

2002

Il 25 giugno, le cifre produttive relative alla Golf superano quelle del Maggiolino, con

21.517.415 unità. La Golf prende dal Maggiolino il titolo di modello Volkswagen più

costruito.

2003

Alle ore 9.00 (ora messicana) del 30 luglio, esce dalla linea di montaggio della

fabbrica di Puebla (Messico) l’ultimo Maggiolino prodotto da Volkswagen.

36

Produzione globale

Anno Produzione Totale

1945-1949 86.190 86.190

1950 81.979 168.161

1951 93.709 261.870

1952 114.348 376.218

1953 151.323 527.541

1954 202.174 729.715

1955 279.986 1.009.701

1956 333.190 1.342.891

1957 380.561 1.723.452

1958 451.526 2.174.978

1959 575.406 2.750.384

1960 739.443 3.489.827

1961 827.850 4.317.677

1962 877.014 5.194.691

1963 838.488 6.033.179

1964 948.370 6.981.549

1965 1.090.863 8.072.412

1966 1.080.165 9.152.577

1967 925.787 10.078.364

1968 1.186.134 11.264.498

1969 1.219.314 12.483.812

1970 1.196.099 13.679.911

1971 1.291.612 14.971.523

1972 1.220.686 16.192.209

1973 1.206.018 17.398.227

1974 791.053 18.189.280

1975 441.116 18.630.396

1976 383.277 19.013.673

1977 258.634 19.272.307

1978 271.673 19.543.980

1979 263.340 19.807.320

1980 236.177 20.043.497

1981 157.505 20.201.002

1982 138.091 20.339.093

37

1983 119.745 20.458.838

1984 118.138 20.576.976

1985 86.189 20.663.165

1986 46.633 20.709.798

1987 17.166 20.726.964

1988 19.008 20.745.972

1989 32.421 20.778.393

1990 84.716 20.863.109

1991 85.681 20.948.790

1992 86.613 21.035.403

1993 104.710 21.140.113

1994 95.600 21.235.713

1995 33.361 21.269.074

1996 39.722 21.308.796

1997 35.678 21.344.474

1998 36.492 21.380.966

1999 36.446 21.417.412

2000 41.260 21.458.672

2001 38.850 21.497.522

2002 24.407 21.521.929

2003 7.535 21.529.464

38

Luoghi di produzione

Germania 1945 – 1978

Irlanda 1951 – 1977

Sud Africa 1951 – 1979

Nuova Zelanda 1954 – 1972

Belgio 1954 – 1975

Australia 1954 – 1976

Messico 1954 – 2003

Brasile 1956 – 1986

1993 – 1996

Filippine 1959 – 1982

Uruguay 1961 – 1987

Venezuela 1963 – 1981

Portogallo 1964 – 1981

Costa Rica 1966 – 1975

Perù 1966 – 1987

Singapore 1968 – 1974

Malaysia 1968 – 1977

Tailandia 1972 – 1974

Indonesia 1972 – 1976

Jugoslavia 1973 – 1976

Nigeria 1975 – 1987

39

Ammontare delle vendite nei mercati

Tutta Europa 9.762.000

Scandinavia: 829.000

UK: 357.000

Germania: 6.102.000

Paesi del Benelux: 826.000

Francia: 240.000

Austria: 406.000

Svizzera: 320.000

Italia: 266.000

Spagna: 12.000

Portogallo: 63.000

Resto dei mercati europei: 341.000

Nord America e Sud America: 10.723.464

Canada: 488.000

USA: 4.988.400

Messico: 1.708.414

Brasile: 3.037.200

Argentina: 8.000

Resto dei mercati del Nord e Sud America: 493.450

Africa: 530.000

Nigeria: 178.000

Sud Africa: 173.000

Resto dei mercati in Africa: 179.000

Asia: 334.000

Australia/Oceania: 180.000

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Sviluppo dei prezzi in Germania

1948 5.300 DM (Maggiolino “Bretzel” 1100 – 25 CV)

1949 5.450 DM (Maggiolino “Bretzel” 1100 – 25 CV/modello da esportazione)

7.500 DM (Maggiolino “Bretzel” 1100 cabriolet)

1953 4.150 DM (Maggiolino “Bretzel” 1100 – 25 CV)

5.150 DM (Maggiolino “Bretzel” 1100 – 25 CV/modello da esportazione)

6.750 DM (Maggiolino “Bretzel” 1100 cabriolet)

1954 3.950 DM (Maggiolino Ovale 1200 – 30 CV)

3.950 DM (Maggiolino 1200/1200A – 30/34 CV)

4.850 DM (Maggiolino 1200 – 30 CV/modello da esportazione)

4.850 DM (Maggiolino Ovale 1200 – 30 CV/modello da esportazione)

6.500 DM (Maggiolino Ovale 1200 cabriolet)

1957 3.770 DM (Maggiolino Ovale 1200 – 30 CV)

4.600 DM (Maggiolino Ovale 1200 – 30 CV/modello da esportazione)

5.990 DM (Maggiolino Ovale 1200 cabriolet)

1962 4.200 DM (Maggiolino 1200/1200A – 30/34 CV)

1964 4.980 DM (Maggiolino 1200 – 30 CV/modello da esportazione)

6.230 DM (Maggiolino 1200 cabriolet – 30 CV)

1965 4.980 DM (Maggiolino 1300 – 40 CV/modello da esportazione)

1966 4.635 DM (Maggiolino 1200/1200A – 30/34 CV)

4.735 DM (Maggiolino 1300 – 40 CV)

5.385 DM (Maggiolino 1500 – 44 CV/modello da esportazione)

6.670 DM (Maggiolino 1500 cabriolet)

1967 4.485 DM (Maggiolino 1200 – 34 CV)

5.150 DM (Maggiolino 1300 – 40 CV/modello da esportazione)

5.200 DM (Maggiolino 1300 – 40 CV)

5.435 DM (Maggiolino 1500 – 44 CV)

6.895 DM (Maggiolino 1500 cabriolet)

1970 5.495 DM (Maggiolino 1300 – 40 CV)

5.745 DM (Maggiolino 1302 – 44 CV)

5.840 DM (Maggiolino 1300 – 44 CV)

7.490 DM (Maggiolino 1302 cabriolet)

1971 6.160 DM (Maggiolino 1302 – 44 CV)

41

1972 6.530 DM (Maggiolino 1300 – 50 CV)

6.690 DM (Maggiolone 1303 – 44 CV)

6.890 DM (Maggiolone 1303 – 50 CV)

8.190 DM (Maggiolone 1302 cabriolet)

8.840 DM (Maggiolone 1303 cabriolet)

1973 5.590 DM (Maggiolino 1200 – 34 CV)

6.550 DM (Maggiolino 1300 – 44 CV)

6.750 DM (Maggiolino 1300 – 50 CV)

1975 7.995 DM (Maggiolone 1303 – 44 CV)

8.260 DM (Maggiolone 1303 – 50 CV)

11.080 DM (Maggiolone 1303 cabriolet)

1977 7.785 DM (Maggiolino 1200 – 34 CV)

1978 13.255 DM (Maggiolone 1303 cabriolet)

1980 8.915 DM (Maggiolino 1200 – 34 CV)

1985 11.130 DM (Maggiolino 1200 – 34 CV)