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Tutte le civiltà hanno utilizzato le forme espressive dell'arte figurativa fondamentalmente per la rappresentazione o descrizione della realtà circostante. Tuttavia una prima distinzione può essere schematizzata dal binomio: realtà visibile (immediatamente definita dagli organi di senso) e visione mentale della realtà (o proiezione immaginaria della realtà) Nella civiltà occidentale le basi della rappresentazione della realtà visibile, intesa come riproduzione diretta e sistematica, si trovano nell'arte greca classica. La schematizzazione è però riduttiva: anche la civiltà minoica (o cretese 3000 – 1350 a.C.) si esprime con rappresentazioni dirette e vivaci della realtà, che consentono di cogliere con immediatezza lo spirito e la quotidianità della società cretese. La stessa arte della preistoria sin dal Paleolitico (40.000 – 6000 a.C.) si esprime in pitture rupestri con rappresentazioni, soprattutto di animali, che impressionano per esattezza compositiva delle proporzioni, dei volumi, del colore, e rendono le composizioni estremamente attuali, al punto che molte correnti artistiche delle cosiddette avanguardie del novecento vi presero ispirazione (primitivismo degli espressionisti, arte negra di Picasso ...). Tuttavia è nell'arte greca classica (V a.C.) che si trova compiutamente espresso il concetto di riproduzione della realtà con il termine di mimesi (mimesis = imitazione) che viene organizzato compiutamente con le regole della proporzione espresse nel “canone di Policleto”. Livello linguistico espressivo pag. 1 IL LIVELLO LINGUISTICO ESPRESSIVO - Termini fondamentali - VISIONE MENTALE DELLA REALTÀ deformazione idealizzazione astrazione espressionismo stilizzazione REALTÀ VISIBILE mimesi naturalismo realismo

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Tutte le civiltà hanno utilizzato le forme espressive dell'arte figurativa fondamentalmente per la rappresentazione o descrizione della realtà circostante. Tuttavia una prima distinzione può essere schematizzata dal binomio: realtà visibile (immediatamente definita dagli organi di senso) e visione mentale della realtà (o proiezione immaginaria della realtà)

Nella civiltà occidentale le basi della rappresentazione della realtà visibile, intesa come riproduzione diretta e sistematica, si trovano nell'arte greca classica.La schematizzazione è però riduttiva: anche la civiltà minoica (o cretese 3000 – 1350 a.C.) si esprime con rappresentazioni dirette e vivaci della realtà, che consentono di cogliere con immediatezza lo spirito e la quotidianità della società cretese. La stessa arte della preistoria sin dal Paleolitico (40.000 – 6000 a.C.) si esprime in pitture rupestri con rappresentazioni, soprattutto di animali, che impressionano per esattezza compositiva delle proporzioni, dei volumi, del colore, e rendono le composizioni estremamente attuali, al punto che molte correnti artistiche delle cosiddette avanguardie del novecento vi presero ispirazione (primitivismo degli espressionisti, arte negra di Picasso ...).

Tuttavia è nell'arte greca classica (V a.C.) che si trova compiutamente espresso il concetto di riproduzione della realtà con il termine di mimesi (mimesis = imitazione) che viene organizzato compiutamente con le regole della proporzione espresse nel “canone di Policleto”.

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IL LIVELLO LINGUISTICO ESPRESSIVO- Termini fondamentali -

VISIONE MENTALEDELLA REALTÀ

deformazione

idealizzazioneastrazione

espressionismo

stilizzazione

REALTÀ VISIBILE

mimesi

naturalismo

realismo

Va tenuto presente che tale intento imitativo (e particolarmente nel caso della cultura greca classica) si fonda su procedimenti sistematici e razionali che presuppongono una forte componente di astrazione, come è il caso dei calcoli matematici che sono alla base delle proporzioni perfette del corpo umano espresso ad esempio nel Canone di Policleto. L'esito estremo di questo processo di mimesis è un naturalismo talmente perfetto impossibile da riscontrarsi nella realtà (nel caso del corpo umano, al centro della ricerca del canone greco, vedi bronzi di Riace o lo stesso Doriforo di Policleto). Si ha

allora una forma di equilibrio tra naturalismo e idealizzazione, tra rappresentazione della realtà visibile e rappresentazione della visione mentale o astratta della realtà.

Diverso è il caso del realismo. Se infatti il naturalismo si concentra sulla riproduzione forma esteriore, il realismo è più volto ad assicurarsi l'efficacia comunicativa del messaggio visivo, esaltando quegli elementi della composizione e quelle parti delle strutture compositive che veicolano più efficacemente i contenuti informativi o espressivi.

A differenza della cultura greca quella etrusca e poi la romana (ma anche molte forme di arte extra europea quale l'africana) si sono particolarmente concentrate sulle formule del realismo nelle loro composizioni, anche a discapito del naturalismo o della verosimiglianza, fino agli estremi della deformazione, della caricatura, e dell'espressionismo.

Ad esempio per quanto riguarda il ritratto se si esamina il ritratto greco di Pericle, si può notare che l'artista ha voluto rappresentare la figura del comandante militare

ideale e i tratti fisionomici son perfetti, ma talmente neutri da non consentire l'individuazione del personaggio (il nome di Pericle è infatti inciso sulla base dell'erma). Allo stesso modo la mancanza di attributi personali e specifici dei bronzi di Riace hanno portato alla individuazione, ma si badi bene, solo

ipotetica, dei due strateghi in Leo e Milziade.

La ritrattistica etrusca e romana della corrente così detta “plebea”, sono al contrario volte alla rappresentazione della fisionomia del soggetto anche

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Arte etrusco-romana c.d. Bruto Capitolino, sec. III a.C.

Doriforo di Policleto, scultore greco del secolo originario della Beozia. Lavorò in Atene nell'età di Pericle e oltre a sculture famose che ci sono giunte tramite copie romane, scrisse un trattato denominato Canone, in cui raccoglieva e sistematizzava in maniera organica le regole delle proporzioni del corpo umano

c.d. Bronzi di Riace Arte greca sec V a.C.

Maschera Makonde, Mozambico

Roma ritratto tardo repubblicano, L'Aquila museo archeologico

Roma ritratto repubblicano di patrizio, Roma museo Torlonia

Arte greca Ritratto di Pericle

a costo di evidenziarne i difetti o le deformità.

Sempre in area etrusca si consideri la statua bronzea del cosiddetto “Arringatore”; Aulo Metello verosimilmente tribuno romano della repubblica è colto in un atto che ne mette incontrovertibilmente in risalto l'autorità: sta per pronunciare il suo discorso ufficiale e tende la mano per reclamare il silenzio e l'attenzione dell'assemblea. Se si osserva con attenzione il rapporto proporzionale delle membra, si potrà notare che il braccio subisce un processo di dilatazione, e si allunga in maniera decisamente sproporzionata rispetto all'altro braccio che invece si “sgonfia” sotto la toga. L'autore ha voluto imprimere una accelerazione espressiva ed emotiva, concentrandosi su quella parte del corpo che ha individuato come una estensione fisica dell'auctoritas del personaggio.

Tale formula compositiva (il braccio imperiosamente alzato) la ritroviamo in un'altra statua romana stavolta di età imperiale: si tratta dell'Augusto di Prima porta, rappresentato come miles o dux che indicando invita a guardare lontano, verso i limiti dell'impero in piena espansione. La statua risente dell'influenza del composto naturalismo greco (si può riconoscere la posa policletea delle gambe) e il suo ritratto è nobilitato da una solenne espressione di severa determinazione. I tratti fisionomici risentono però di quell'istanza che era stata etrusca ma che sarà sempre caratteristica della cultura romana, ovvero di rendere assolutamente riconoscibile il personaggio (si noti il piccolo naso aquilino, le labbra sottili la mascella triangolare che scende verso il piccolo mento tondeggiante e la si confronti con il ritratto sempre di ambito militare, del greco Pericle come stratega.

La deformazione etrusca può raggiungere livelli iperbolici come nel famoso bronzetto di problematica interpretazione denominato convenzionalmente “l'ombra della sera” che potrebbe rappresentare l'anima del defunto spiegandosi nell'impossibile allungamento della figura, lo sforzo estremo dell'artista di materializzare il non rappresentabile e l'immateriale (l'anima – appunto).Il bisogno di descrivere in maniera analitica della cultura romana si ritrova anche nelle rappresentazioni architettonico topografiche. Si veda ad esempio l'uso del ribaltamento che consente di osservare agevolmente, ma a scapito del naturalismo, fiancata e interno della cavea del Colosseo rappresentato in un rilievo nel sepolcro privato della famiglia degli Haterii o in diverse monete romane. Tale

modo di rappresentare è molto simile alla redazione della mappe e può raggiungere livelli estremi di deformazione.

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Ritratto di Augusto Loricato 12-8 a.C. arte imperiale

Dettaglio dell'Augusto loricato

Arte etrusca "Ombra della sera" sec. III a.C.

IArte etrusca ritratto di Aulo Metello cd. "Arringatore" fine II-I sec a.C.

corsa di bighe rilievo funebre di un magistrato del circo sec. I d.C

Arte romana rilievo del sepolcro degli Haterii, sec I d.C. dettaglio con vista del Colosseo

moneta romana con rappresentazione del Colosseo

Il processo di deformazione è evidente, esso è tuttavia funzionale all'efficacia della comunicazione, a garantire che i contenuti ritenuti importanti siano chiaramente recepiti dall'osservatore.Dal punto di vista dei modi e delle finalità della comunicazione, siamo di fatto ancora all'interno dei modi del realismo.

Anche il paesaggio può oscillare tra il realismo, il naturalismo, l'idealizzazione (Leonardo con la

ripresa esatta di un panorama della val d'Elsa, ma anche i pittori veneti come Giorgione o Tiziano che studiarono il colore in funzione della difficile riproduzione della luce atmosferica e investigando le possibilità spaziali del colore), l'idealizzazione (Poussin sec XVII dipinge paesaggi idilliaci con monumenti classici) o la deformazione (notte stellata di Van Gogh) si ha poi il vedutismo, sviluppatosi nel sec. XVIII nell'area veneta che riproduce oggettivamente il paesaggio grazie all'antesignano della macchina fotografica, la camera ottica.

Deformazione e ed espressionismo (Apollo di Veio, maschere e sculture africane ...)

Molto spesso i processi di stilizzazione – deformazione hanno una finalità funzionale ovvero sono concentrati sull'efficacia (nel senso dell'utilità ed economia) della comunicazione dei contenuti del messaggio, ad esempio riducendo quegli elementi ritenuti ridondanti (stilizzazione) e/o l'enfasi data ad altri particolari (deformazione) espressivi. (Apollo di Veio arte etrusca sec VI a.C.)

Tuttavia l'esito formale di tale processo ha anche un forte valore emotivo, istintivo, a causa del più o meno spiccato distacco dalla realtà visibile. Tale esito è stato colto prima dagli artisti del post-impressionismo (Van Gogh, Gauguin, Toulouse Lautrec) anche grazie ai contatti e alle suggestioni provenienti dall'arte di paesi extraeuropei (arte giapponese, indiana, polinesiana) e poi, sempre più consapevolmente, dagli autori delle cosiddette avanguardie storiche (espressionismo francese e tedesco, Munch) ed esemplarmente nella cosiddetta arte negra di Picasso, che si ispirò alle maschere africane nel suo

primo quadro compiutamente cubista”Les demoiselles d'Avignon” (1907).

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Leonardo veduta della Val d'Arno 1473 N. Poussin 1594–1666 paesaggio con S. Giovanni di Pathmos

V. Van Gogh, Notte stellata, 1889

Maschera africana celebrativa sec XIX

P. Picasso: “Les demoiselles d'Avignon” (1907).

La deformazione può raggiungere risultati drammatici (Munch, L'urlo) paradossali, tipicamente nella caricatura (Daumier), fino ad esasperazioni espressive (Vulca Apollo di Veio) che possono essere

definite espressioniste, anche se in senso storico l'espressionismo è una corrente artistica che si concretizza ai primi del 1900.

Per stilizzazione si intende invece in processo essenzialmente sintetico nella rappresentazione di una figura nelle sue linee essenziali. Esso è presente sia nelle forme dell'arte primitiva che contemporanea.

Un'ultima definizione e distinzione essenziale va fatta tra i modi espressivi dell'arte astratta e di quella informale.

L'arte astratta esula totalmente dalla rappresentazione di qualsiasi forma che possa essere ricondotta alla realtà visibile, può essere volta a suscitare sia stimoli emotivi che concettuali - razionali. Essa tuttavia non esclude l'uso di strutture visive che possono essere definite o riconosciute come figure (ad esempio nella fase geometrica di Kandinskij – o il Mondrian maturo). L'arte informale è ancora più estrema: essa ricerca stimoli e pulsioni visive spesso elementari, che raggiungano direttamente la psiche e la

sensibilità dello spettatore senza dover passare per una processo di rielaborazione – mediazione o riconoscimento di forme.

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E. Munch, L'urlo, incisione

H. Daumier, Salvare la cassa, 1859

Arte etrusca, Vulca, Apollo di Veio, VI sec a.C.

Maschera di Antilope Nigerian National Museum at Lagos

A. Burri, grande ferroV. Kandinskij – composizione in nero e violetto

H. Matisse, Icaro, collage