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Giuliana Poli https://www.ereticamente.net/2018/06/piero-della-francesca-la-sacra-conversazione-di-brera-luovo-e-la-maddalena-giuliana-poli.html Il linguaggio dell’Arte è una tematica molto complessa ed attuale. Il problema dibattuto è se l’Arte visiva sia un linguaggio formale alla stessa stregua di una scienza linguistica e come questo linguaggio agisca, come riesca a comunicare a livello cosciente e sub-cosciente. A tutti capita di rimanere colpiti da un’opera, ma la difficoltà è quella di riuscire a tradurre il proprio sentire; infatti i sentimenti sono stratificati e complessi ed occorre esserne coscienti ed elaborarli in modo che non rimanga l’emozione di un momento e solo una meravigliosa sensazione. Un’opera d’Arte deve agire a più livelli e arricchire il nostro interiore, comunicare la propria visione di pensiero. Non sempre quel che vediamo corrisponde a quello che crediamo di vedere, in realtà guardiamo ciò che la nostra coscienza ci permette di vedere. Un quadro, quindi, non deve essere solo analizzato con il solo metro della questione formale, del punto, della linea e del colore: quel che interessa profondamente è l’iconicità della immagine, che personalmente, adotto anche nella scrittura, in quanto collegata alla Memoria e alla Tradizione. Dietro ad ogni figura c’è una profonda storia, una filosofia di vita che sgorga nella forma-pensiero dell’Artista e nel suo Sapere. Più l’Artista è di spessore, più arricchisce, poiché usando dei simboli trasmette a chi sa e a chi non sa, crea dubbi e i dubbi creano soluzioni e la voglia di spingersi ad allargare le nostre conoscenze. Autore: Piero della Francesca Opera: “Sacra Conversazione” ( detta anche “ Madonna con Bambino, Santi e Angeli”, “Pala Montefeltro” o “Pala di Brera”) Anno:1472-74. Tecnica e dimensioni: olio e tempera su tavola, 251 x 173 cm. Ubicazione originaria: Urbino, Chiesa di San Bernardino da Siena. Ubicazione attuale: Milano, Pinacoteca di Brera. Uno dei più grandi Artisti del 1400 è, sicuramente, Piero della Francesca. Il Rinascimento fu il risveglio di tutta la filosofia pagana sapienziale, che come un germe d’oro fu sepolta dai nuovi culti religiosi ma, come tutti i semi, riemerse nel Nord Europa con ritrasmissione dall’Oriente e in maniera progressiva ritornò all’origine, in Italia, dove l’antica semenza ebbe una riattivazione tale da determinare un punto fermo per tutto il rinnovamento artistico europeo. Questo sapere non poteva venir divulgato in quanto, in quell’epoca, si rischiava il rogo, ed è per questo che i quadri rinascimentali sono pieni di simboli, di figure, di visi occultati in maniera iconica che hanno un preciso significato e riferimento alla scena dipinta, rivelando e svelando segreti sapienziali che il mero formalismo dell’opera non è in grado di trasmettere.Piero incarna questo periodo storico con il suo concetto di “misura”, di geometria, matematica, architettura, conoscenze sapienziali. Se Masaccio dipinge le figure in un fluire plastico, i volti da Lui dipinti sono ieratici, quasi inespressivi, ma la loro staticità è voluta: danno la possibilità agli osservatori di dialogare con Piero semplicemente guardando e studiando i simboli. Lui non è emozionale, essendo conoscitore della

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Il linguaggio dell’Arte è una tematica molto complessa ed attuale. Il problema dibattuto è se l’Artevisiva sia un linguaggio formale alla stessa stregua di una scienza linguistica e come questolinguaggio agisca, come riesca a comunicare a livello cosciente e sub-cosciente. A tutti capita dirimanere colpiti da un’opera, ma la difficoltà è quella di riuscire a tradurre il proprio sentire; infatti isentimenti sono stratificati e complessi ed occorre esserne coscienti ed elaborarli in modo che nonrimanga l’emozione di un momento e solo una meravigliosa sensazione.

Un’opera d’Arte deve agire a più livelli e arricchire il nostro interiore, comunicare la propria visionedi pensiero. Non sempre quel che vediamo corrisponde a quello che crediamo di vedere, in realtàguardiamo ciò che la nostra coscienza ci permette di vedere. Un quadro, quindi, non deve essereso lo ana l i zzato con i l so lo metro de l la quest ione formale , de l punto , de l la

linea e del colore: quel che interessa profondamente èl’iconicità della immagine, che personalmente, adotto anche nella scrittura, in quanto collegata allaMemoria e alla Tradizione. Dietro ad ogni figura c’è una profonda storia, una filosofia di vita chesgorga nella forma-pensiero dell’Artista e nel suo Sapere. Più l’Artista è di spessore, più arricchisce,poiché usando dei simboli trasmette a chi sa e a chi non sa, crea dubbi e i dubbi creano soluzioni e lavoglia di spingersi ad allargare le nostre conoscenze.

Autore: Piero della Francesca

Opera: “Sacra Conversazione” (detta anche “Madonna con Bambino, Santi e Angeli”, “PalaMontefeltro” o “Pala di Brera”)

Anno:1472-74.

Tecnica e dimensioni: olio e tempera su tavola, 251 x 173 cm.

Ubicazione originaria: Urbino, Chiesa di San Bernardino da Siena.

Ubicazione attuale: Milano, Pinacoteca di Brera.

Uno dei più grandi Artisti del 1400 è, sicuramente, Piero della Francesca. Il Rinascimento fu ilrisveglio di tutta la filosofia pagana sapienziale, che come un germe d’oro fu sepolta dai nuovi cultireligiosi ma, come tutti i semi, riemerse nel Nord Europa con ritrasmissione dall’Oriente e inmaniera progressiva ritornò all’origine, in Italia, dove l’antica semenza ebbe una riattivazione taleda determinare un punto fermo per tutto il rinnovamento artistico europeo. Questo sapere nonpoteva venir divulgato in quanto, in quell’epoca, si rischiava il rogo, ed è per questo che i quadririnascimentali sono pieni di simboli, di figure, di visi occultati in maniera iconica che hanno unpreciso significato e riferimento alla scena dipinta, rivelando e svelando segreti sapienziali che ilmero formalismo dell’opera non è in grado di trasmettere.Piero incarna questo periodo storico conil suo concetto di “misura”, di geometria, matematica, architettura, conoscenze sapienziali. SeMasaccio dipinge le figure in un fluire plastico, i volti da Lui dipinti sono ieratici, quasi inespressivi,ma la loro staticità è voluta: danno la possibilità agli osservatori di dialogare con Pierosemplicemente guardando e studiando i simboli. Lui non è emozionale, essendo conoscitore della

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classicità la studia e la trasmette attraverso le divine proporzioni del numero aureo, la bellezza dels i m b o l i s m o , l a p r o s p e t t i v a r i p r e s a d a l m o n d o c l a s s i c o d a M a s a c c i o e d

a Paolo Uccello. In confronto alla condensazione drammatica delmondo masaccesco, di figure in movimento chiuse in un palcoscenico di chiaro-scuro, il mondo diPiero si svolge lucido, si avvolge in un drappo colorato fatale, calmo, indifferente. I colori fiamminghiin Piero sembrano nascere con l’origine del mondo, talmente sono vividi: sono un primo raggio disole di un mondo appena creato. La sua prospettiva è personale nel gioco di luci ed ombre. Come peresempio nella Flagellazione, il punto di fuga centrale che collega il tutto è il soffitto a cassettonidell’abside che dà l’effetto della profondità: il cerchio ed il quadrato sono la narrazione dell’interaimmagine e la ricerca del dettaglio, la perfezione.La Sacra Conversazione è un quadro dellamaturità che cambia l’Arte in Europa. Fu commissionato da Federico da Montefeltro per la nascitadel suo primo figlio e per commemorare la vittoria su Volterra, ringraziando la Madonna che glisalvò la vita, anche se perse una parte dell’occhio e del naso. La scena centrale avviene nell’abside acassettoni circolari ornato da rose, tipico di molti palazzi rinascimentali. Osservando l’immagine, ilprimo messaggio che arriva è quello di essere di fronte all’intimità di un tempio: il luogo dovel’uomo cercava di “captare” le forze del cosmo per trasmettere con certi luoghi sulla terra la potenzaceleste. Nell’antichità si possedeva una particolare conoscenza dell’influenza energetica tradotta inproporzioni e misure architettoniche. Sullo sfondo dalla prospettiva perfetta scorgiamo un altrocatino absidale della stessa forma della precedente in cui è incastonata una conchiglia dalla qualepende un uovo, l’origine per eccellenza. Nella sapienza del sistema tradizionale il mito dell’uovo èpresente nella sua valenza cosmica e rappresenta l’unità primordiale dell’essere in molti miti e, inparticolare, nelle antiche narrazioni sull’origine del mondo. Queste esercitano un grande fascino,

poiché sono fonte essenziale per ricercare e studiare gli archetipi originaridel nostro inconscio collettivo.Nel mito pelasgico della creazione l’uovo, simboleggiando l’unitàprimordiale dell’essere, rappresenta l’universo nella sua unità e totalità, l’Uno perfetto. Laseparazione di cielo e terra è l’atto iniziale e necessario della creazione, perché solo con lascomposizione dell’Uno possono aprirsi le molteplici determinazioni dell’universo. In questo mito sidescrive con maggiori particolari la generazione del molteplice dopo la schiusa dell’uovo cosmico.

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Tutto inizia dall’amore tra la dèa Eurinome, emersa dal Caos, e il serpente Ofione. “In principio lagrande Eurinome, dèa di tutte le cose, emerse nuda dal Chaos. Non trovando nulla ove posare ipiedi, divise il mare dal cielo e intrecciò sola una danza sulle onde. Danzando si diresse verso Sud eil vento che turbinava alle sue spalle le parve qualcosa di nuovo e di distinto, pensò allora dicominciare l’opera della creazione: si voltò all’improvviso, afferrò il vento del Nord e lo sfregò tra lesue mani finché apparve un enorme serpente. La dèa danzava accaldata, danzava con ritmo semprepiù selvaggio e il serpente, acceso dal desiderio, l’avvinghiò nelle sue spire e si unì a lei. Volando apelo dell’acqua la dèa assunse forma di colomba e poi, a tempodebito, depose l’uovo cosmico (ilprimo figlio fu chiamato Pelago, che significa cigno). Ordinò allora al serpente di avvolgere l’uovoper sette volte: il guscio si dischiuse e ne uscirono tutte le cose esistenti. Ma ben presto il serpentesi vantò d’esserne egli stesso il creatore: ciò irritò così la Grande Madre che con un calcio gli spezzòi denti e lo relegò nelle buie caverne”.

Nella Sacra Conversazione credo che sia proprio questo ciò che Piero ci vuole comunicare. Lascena è divisa in due: a sinistra c’è una zona in grande ombra che potrebbe simboleggiare il Caos,sulla destra, nella luce, appare – guardando bene – un animale dal grande collo rappresentato dalcostone fregiato della cornice che circonda la conchiglia ed è ambivalente. Visto nella partesuperiore è un grande serpente: Ofiuco del mito. Se inglobiamo nella visione anche l’umbone dellaconchiglia che diventa il becco, la testa del serpente diventa il cigno, ovvero Pelago, il primo uovocosmico depositato dalla dea (1).

La presenza della dea la ritroviamo nella conchiglia, dove l’uovo potrebbe essere anche la perla dallaquale nasce Afrodite. La conchiglia nella Tradizione racchiude il suono primordiale Om anzi AUM iltriplice aspetto della Matrix (matra) che nel mondo cristiano è diventato Ave Vergine Maria. L’Om èl’origine dell’eterno ritorno del tutto, antecedente ai mondi, che rimane invisibile ma sussisteperpetuamente e si ripresenta all’inizio di ogni cataclisma cosmico. Lo stesso soggetto (La nascitadivina) lo ritroviamo in Botticelli dalla cui conchiglia nasce Venere o Afrodite; mentre però quil’umbone è in basso e và verso l’alto, nella conchiglia del quadro di Piero è rovesciata, parte dall’altoe và verso il basso, parte dal cielo e và verso la terra. Nel primo caso la conchiglia è come l’arca ed èl’ambiente acqueo dove si produrrà lo sviluppo dei germi come un fior di loto oppure un giglio,ovvero è il punto fisso e potenziale del germe iniziale. Nel secondo caso è il rovesciamento dellaconchiglia che s’apre per lasciar sfuggire i germi celesti, che è il passaggio dal principio nonmanifestato a quello manifestato, sono le acque superiori che promanano nuovi germi ripristinandol’ordine ed il rinnovamento di tutte le cose. Nella Sacra Conversazione, le costole della conchigliarappresentano il momento in cui l’uomo da essere immortale diventa mortale. Nella Tradizione

finché c’era solo la Luce, l’uomo n on conosceva morte, poi si separòdai suoi fratelli esseri perfetti solari e cominciò a morire. Questa specifica epoca rappresenta ilprimo tempo della tradizione egizia in cui Seth o Tifone uccide metaforicamente Osiride. Isidericompone il corpo smembrato, costruisce un fallo di argilla e genera Horus. Con gli egiziani quindisi compie una trinità: Sole, Luna e Terra. Osiride è l’essere immortale che diventa mortale. Nasce

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con questo dio un nuovo mondo che si stacca dalla terra, per cui muore e rinasce sotto forma diLuna grazie a Seth. Nel mito egizio, quando viene ritrovato il corpo di Osiride esso è scomposto in 14pezzi (sette più sette) e sepolto in 14 tombe come le 14 fasi del ciclo lunare. Osiride nella suaidentità più arcaica, rappresenta la Luna, irradiata dai raggi del Sole che riflette. Tale luce vieneriflessa ogni giorno in maniera diversa per via delle diverse fasi, che nella totalità assommano a 28giorni. Le prime 14 fasi, dalla luna nuova alla luna piena, saranno sotto il controllo di Osiride, le 14fasi che vanno dal plenilunio alla luna nera, quando la luna è illuminata dai raggi di sole e guarda laterra con la sua parte scura, è governata da Neb-het, moglie di Seth, il potere dell’Aria edell’Umidità. Tali poteri sono portati in atto dall’energia dell’acqua primordiale dove si nascondonotutti i segreti dell’universo. La parola Pelago che come visto è il primo uovo depositato dalla dea ècomposta da Pel-Ago, una parola bifronte: Pel che è il primo uomo dell’origine nato sulla terra PelPietra sacra che racchiude il segreto del fuoco e i Gal radice della parola Anima e della Via Lattea lamateria prima della grande opera. Quindi Pelago è il primo umano mortale originato sulla terra,quindi l’incarnazione che in verità è la Matrice.

Un altro mito primordiale ci viene in aiuto e anch’esso ci parla della materializzazione della materia.

“In principio Dio creò la perla bianca dal suo prezioso seno e creò un uccello di nome Anfar. Eglipose la perla sopra la sua schiena e dimorò sopra di essa quarantamila anni. Il primo giorno incui dio creò fu una domenica. Egli creò un angelo di nome Azrà-I,l esso è il pavone angelo, ilcapo di tutti e tutti gli altri giorni creò altri sei angeli. Dopo di lui creò la forma dei sette cieli, laTerra, il Sole e la Luna (…) L’Angelo creato il venerdì, Samnà-Il, creò l’uomo, gli animali, gliuccelli, le bestie e li pose nelle tasche della tonaca. Egli si levò dalla perla e con lui erano angeli.Egli gridò fortemente sopra la perla ed essa si spaccò e divenne quattro pezzi. Dal suo internouscì l’acqua e divenne un mare. Il mondo al di qua era rotondo, senza perforature (…) da pezzidella perla nacquero la Terra, il Cielo, il Sole, la Luna, le Stelle dai pezzettini dispersi della perlabianca e le appese al cielo per ornamento (…) (G.Furlani, Testi religiosi dei Yezidi, Bologna,1930)

Il cigno è un animale legato al fuoco e al Sole, come solare è Afrodite. E’ l’oro. La scena si svolge inun cerchio, il Kirkus, da cui deriva il nome Circe, la solarità primigenia. Ritornando al mito, ilserpente compresse l’uovo che si frantumò creando tutte le cose. Nei miti sull’uovo cosmico un altroelemento comune a tutte le civiltà antiche è la scomposizione, intesa nei testi vedici indiani (chesono i più antichi) nel senso di “sacrificio”. L’uovo viene chiamato “il germe d’oro”, “hiranyagarbha”)– si noti che è parola composta dalle componenti hiranya (oro) e garbha (germe), ovvero il grano.Spezzare il pane è, nella ritualità, un omaggio allo Spirito del grano e al suo sacrificio. Oggi, quandoassistiamo al rito dell’Eucarestia (cioè dividere il pane e mangiarlo), dovremmo pensare che quel

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gesto significa rendere onore alla creazione, al “germe d’oro” cosmico trasformato dal fuoco.

A proposito del sangue, ricordiamo anche il mito di Adone e Afrodite, nel quale si narra che la dèa,nel tentativo di salvare il suo protetto in pericolo di vita, si punge con una spina e fa gocciolare il suosangue su delle rose bianche tingendole. Ritornando al dipinto, l’uovo è l’unico elemento che non haombre ed è solo splendente, questo in relazione alla comparazione con l’elemento oro.

Se tracciamo un cerchio ideale che parte dalla conchiglia, vediamo che entro il tondo entra solo latesta della Madre che ha la forma di un uovo e del germe di cui abbiamo parlato. (2) L’Uovo (lacellula Madre primordiale) poi si scompone in sette Madri e anche questo viene rappresentato daPiero. Se tracciamo il perimetro del cornicione esterno dell’abside lambendo solo gli elementifemminili e la Madre, sfiorando le dita della Vergine, si viene a creare un altro cerchio entro il qualesono presenti le quattro teste. (2) Il 4 è numero degli elementi terreni più 3 numero celeste, ilgrande cigno-serpente, l’uovo che pende e la testa della virgo imperiture che è il germe primordialefanno il numero 7. Entro dentro questi due cerchi sono rappresentate le acque superiori e quelleinferiori, a rafforzare quanto scritto sopra. Anche nel fregio che contorna la conchiglia ci sono le

palmette che hanno un asse centrale e le 3 emanazioniper ogni lato, quindi 6 +1=7. Venendo all’etimologia del termine uovo, dal greco oon e oion e dallatino ovum, è riconducibile all’accadico uwwu (uwum, uwun) cioè utero. Ponendo attenzione aquesto grande utero, il grande cerchio che descrive il mito, vediamo che l’umbone dal quale scendeil filo cui è attaccato l’uovo e le due alette laterali della conchiglia hanno la forma della W, la Madrecosmica che è l’Uno che è il ragno che tesse la ragnatela e che secerne il filo da cui pende l’uovo,mentre a specchio la parte inferiore ha la forma della M, la Matrice, la realizzazione spirituale dellamateria (2).

La M, che è la parte incarnata della monade celeste, la ritroviamo nel nastro che parte dalla cinturadel Duca e avvolge l’impugnatura della spada, che è una piccola grande Madre in miniatura con latesta oro e il corpo rosso (il germe ed il sangue), altra M è presente appena sotto, sono le pieghe delvestito. Interessante vedere che la spada con i nastri formano la F, quindi sono evidenti anche leiniziali del Duca Federico e Montefeltro. Corrispondente alla M vi è dalla parte opposta la W che siottiene intersecando i piedi del Battista con San Gerolamo. Se osserviamo le veneri steotipigiearcaiche hanno tutte la forma di una spada, in verità rappresentano lo spirito solare (il fallo che isidecrea per dare vita ad osiride) che investirà di regalità il futuro re. Per far capire al lettore, utili sonole leggende primordiali della visione del fallo di fuoco. Nella leggenda di Romolo e Remo, comeanche di Servio Tullio e Ceculo, è fondamentale l’opera mediatrice di un elemento igneo con il ruolofecondante di generatore. Sulla nascita di Romolo e Remo la versione di Plutarco sviluppa unracconto nel dettaglio:

“Nella reggia di Tarchezio, re di Alba particolarmente ingiusto e crudele, un giorno avvenneun’apparizione misteriosa: dal focolare uscì la figura di un membro virile che vi rimase per parecchigiorni. Il re corse a interrogare un indovino per capire cosa volesse indicare quel prodigio mai vistoprima ed ebbe il seguente responso: una vergine doveva unirsi a quel fallo e da lei sarebbe nato unbambino molto famoso, che si sarebbe distinto per valore, fortuna e forza”. Questo fallo è lo Spirito

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solare che s’incarna. Il culto della spada ha origini pagane, appartiene alla Dea Bianca della vitanella morte e della morte nella vita, è Colei che incarna la porta regale per l’aldilà e la resurrezionedello Spirito.

Perché regale? Perché nell’Europa primitiva solo ai re, ai signori, ai poeti e ai maghi era concesso ilprivilegio di rinascere. Tutte le altre innumerevoli anime più ragguardevoli vagavano sconsolatenella gelida regione intorno al castello sottoterra (simbolo della Madre nel culto della Dea Bianca),nelle lande iperboree oltre il vento del Nord, i cui antenati furono le tribù pelasgo-traci, poi insediatenelle isole Egee di Chio e Lemno, Chersoneso Tracio e in Crimea, anime ancora non rincuorate dallasperanza cristiana di una resurrezione universale. Artù non è nulla senza la spada: è semidivinosenza la Madre. La spada simboleggia la spina dorsale, emblematicamente rappresentata anche dalfulmine o dai serpenti. La spada è costruttiva e distruttiva, quindi è duplice come la madre all’inizioautogenerata (XX), a differenza dell’uomo che ha bisogno del completamento della madre (YX):infatti da solo non potrebbe esistere, e quindi deve trovare il suo elemento femminile per poteraccedere alla memoria.

Nella tradizione la spada può essere impugnata dal “guardianodel fuoco sacro” (i cavalieri templari saranno i guardiani del fuoco sacro? In battaglia attaccavano innome e in onore di Notre Dame), e non è un caso che nelle leggende occidentali i re ed eroipossiedano spade i cui nomi sono femminili: Orlando ha Balmung, Ganelon Altochiara, Artù Exalibur.La spada è il valore magico simbolico del femminino sacro. Durlindana, la spada di Carlo Magno, peresempio deriva il suo potere dai miti troiani. Piero avvolge la M di Montefeltro con la spada, cui dàproprio anche questo significato: che la M dona regalità. E’ lo Spirito della Dea che crea la Madreterrena: W + M equivale al segno mariano che ritroviamo in ogni chiesa. Persino sui fregi dellecolonne che sorreggono l’abside sono disegnate delle aquile, e l’aquila ha la forma della W, dellaSirena bicaudata che ha stessa forma. Sui fregi sono anche evidenti le P di Piero. E’ fantasticonotare come questi grandi geni del Rinascimento riuscivano a simulare e dissimulare le immagini edil contenuto in contemporanea dipingendo una figura che può avere più significati e può essere piùimmagini insieme. Se stilizziamo il segno mariano diventa il giglio o il loto, anch’esso sinonimo dellaMadre. Ora è evidente come sia l’aquila che il giglio siano presenti, anche se in modalità diverse, inmolti stemmi nobiliari, sicuramente in quello della casata dei Montefeltro. Caratteristiche comuni sitrovano, dunque, sia nell’uovo che nella perla, che si sviluppano senza fecondazione maschile equindi per partenogenesi (dal greco παρθενος, “vergine” e γενεσις, “riproduzione”), è il fenomenodella generazione e sviluppo di uova non fecondate. La partenogenesi è insita nel mitico simbolismodell’eterno ritorno rappresentato dall’Ouroborus, il serpente o drago o cane che si addenta la codacercando d’inghiottirsi, in un chiaro segno di autofecondazione, perché è capace di trarre in sestesso tutto ciò che gli serve (il cerchio), tradizione ripresa dalla religione cattolica relativamentealla Madonna, vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto.

Focalizziamoci ora sulla immagine di Maria. Nel cerchio superiore si svolge la scena celeste: nella

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sfera inferiore, dalle mani incrociate che rappresentano la mandorla della Vesica Piscis parte unaltro ovale (contorno della veste della Vergine sia all’interno dal colore oro-rosso, che esterno. Alcentro del corpo della Vergine si forma la V che è la vav ebraica ovvero il vaso, la coppa. Il cerchiosimboleggia l’ellisse terrena della manifestazione divina dell’incarnazione e quindi il fuoco (2) ilCristo, come avviene nella Pasqua che non è Gesù ma il Chirho, ovvero il Sole con i suoi raggi cheruota intorno all’ellisse e in questo concetto notiamo la grande scienza di Piero della Francesca, cheesprime un concetto osteggiato dalla scienza ufficiale dell’epoca. La figura del Cristo adulto latroviamo nascosta tra la cintura di San Gerolamo il cui nodo rappresenta la croce e la mano delSanto che tiene un sasso. La mano stessa che regge il sasso però nasconde un’altra sorpresa: un

piccolo viso che sembra un demone. Per veder e bene la figura nascosta,tracciamo una linea ideale tra l’orizzontale della croce che regge San Francesco fino ad arrivare aldi sotto della mano di Gerolamo dove si vedono gli occhi del Cristos. (3) La stessa mano di Gerolamoè poi sia una mano benedicente che un agnello posto in maniera simmetrica al lupo presente appenasotto la croce di San Francesco. Il senso è che la Regina, la corona della regalità è scissa in dueprincipi: in misericordia e giustizia, rappresentante nell’agnello che è la dolcezza, purezza esemplicità sacrificale per eccellenza; l’agnello è “agni”, il fuoco vedico che rappresenta la Luce chesi raggiunge nel corso della conoscenza, quindi è il supremo aspetto del fuoco. La manica di SanFrancesco che viene rappresentato come un combattente e questo si evince dal fatto che è ferito e lacinta del suo saio ha la forma di spada, ha il risvolto con forma di lupo il quale simboleggiano gliinferi che mangiano la Luce. Dalla fronte della Madonna (terzo occhio) parte un triangolo verso ilbasso che è l’elemento acqua, geometria che ritroviamo anche nelle collane degli Angeli femminini icui diademi hanno la forma della molecola dell’acqua o fiore della vita. Dal terzo occhio dellaVergine partono anche linee che vanno verso l’alto, ed una croce che dalla conchiglia va all’uovo,alle mani della Vergine e all’ombelico del Cristo; due linee orizzontali attraversano gli occhi delleSantità, oltre a quelli della Vergine, mentre l’altra più corta mette in simmetria gli occhi degliAngeli. La mandorla creata dalle mani di Maria sono al centro di un cuore, vedi figura 2. Sul latosinistro della Vergine appena sopra a sinistra della testa del bambino, c’è una piccola volpe o gatto odemone (4). Sempre sul piede sinistra della Vergine appare una figura demoniaca ovvero entitàoscure (5) Sul lato destro nel braccio di San Francesco come scritto c’è il lupo, (mentre attaccato sulpiede destro della Madre c’è un altro demone. (6) Altre due volpi le possiamo scorgere sul bracciodel Duca e sul braccio del Battista dove si evidenziano un felino ed una volpe terribile. Il Battistasimboleggia la Battista Sforza moglie del duca). Le volpi e il felino sono sinonimo è noto d’inganno.(7-8)

L’immagine che ne viene fuori è un Ankh egizio: la vita. Dal cerchio superiore parte la croce: lalinea verticale parte dal terzo occhio di Maria scende e tocca il centro della mandorla e arrivaall’ombelico del Cristos le linee verticali sono due la prima che parte dalla croce di San Francesco earriva a toccare gli occhi del Cristo e l’altra che parte dall’occhio di Federico fino all’incrocio delnodo della tunica di San Gerolamo. Quello che colpisce è lo sguardo della Vergine che, a differenzadi quello degli Angeli, è rivolto verso il basso, ad indicare il Figlio che è ancora dormiente e deveessere risvegliato. Il bambino (formalmente è il primo nascituro della coppia dei Montefeltro checommissionarono Piero) è in linea con le mani del Duca Federico e con il dito del Giovanni Battistaposto a sinistra della Vergine, ad indicare la Battista Sforza moglie di Federico. Il Duca ha

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lo stesso mantello dell’abito della Vergine, oro e rossocome la spada, il bracciolo del trono e la cintura in cuoio della M. La Vergine è una dea egiziana,Isthar, in quanto è seduta su un trono il cui bracciolo è una piccola figura femminile che somigliaalla spada oro e rosso, simbolo di regalità. Altro elemento egiziano è la gamba sinistra avanti perchéa sinistra del corpo si trova il cuore, simbolo della vita e anche del potere, e inoltre il soggetto èancora in vita: non ha i piedi giunti, che indicano un soggetto defunto.

Cosa significa tutto questo? Che il culto della Grande Madre è ancora in vita. E’ Lei la regalità, laspada che dona potere agli iniziati e ai re e i felini trovati sono simbolo della Grande Madre pagana.Molto interessante è anche il triangolo che si forma dalle tre croci: quella di San Francesco, il nododella cintura di Bernardino da Siena e la croce nell’elmo di Federico. A proposito di quest’ultimo, inmaniera occulta, come avveniva in molti quadri del Rinascimento, l’elmo potrebbe nascondere ilriflesso della moglie di Federico che aveva sempre quella acconciatura dai quadri che la ritraggono,sicuramente, il viso di un uomo con l’elmo e un foro nella testa e questo elemento, insieme ad altri,ci svela che la Vergine nella realtà è la Maddalena, la matrice primigenia, figura tra l’altro moltoamata da Piero. La Maddalena ha sempre vicino un teschio con un foro in testa, infatti. Ma di questoelemento come anche degli strani demoni che la circondano parleremo nei prossimi numeri (9).

Vedendo l’immagine nella sua totalità, scopriamo che il tutto è dentro un grande rombo, un esagonoe un diamante, figura adamantina della trasmutazione e la stella a sei punte (2) Le figure sono, oltreai quattro angeli, San Bernardino da Siena, traduttore della Bibbia e umanista, e San Gerolamo chetiene un sasso (entrambi rappresentano le caratteristiche della casa urbinate dei Montefeltro);dall’altra San Francesco, che sposta il saio e mostra le ferite esterne e San Pietro Martire con latesta spaccata. Nel volto di quest’ultimo santo è visibile la sovrapposizione di un profilo di uomo (10)forse lo stesso Federico che riportò gravi ferite nella guerra di Volterra. Sulla sinistra GiovanniBattista è l’elemento acqua simboleggiato dal colore celeste, sinonimo di acque inferiori e la vesteverde – colore della resurrezione e della fertilità – ma ha anche il fuoco simboleggiato dal legno.Sulla destra San Giovanni Evangelista ha invece la veste rossa come il fuoco, e sul libro l’elementoacqua con la rappresentazione della sua molecola, che è il fiore della vita, ed anche lui indossa ilverde. Se Ruotiamo il viso del Santo la Sua barba ha la forma del pesce. I due San Giovanni sonolegati ai due Solstizi. Giovanni Evangelista al Solstizio d’Inverno e quindi al segno del capricorno,metà uomo e metà pesce. Nella Tradizione il simbolismo di Oannes non è solo quella del pesce ingenerale, ma affonda le radici nella traditio primordiale che è in relazioni particolarmente con ildelfino legato al segno del capricorno e del polipo legato al segno del cancro (Solstizio estivo) Ildelfino rappresenta la “Donna del mare” (l’Afrodite Anadiomene dei Greci) o la “Dama del Loto” (

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Ishtar, come Ester in ebraico, significa “loto” e a volteanche “giglio”, due fiori che, nel simbolismo, si sostituiscono a vicenda), così come il Kwan-yindell’estremo oriente, che è allo stesso modo una delle sue forme. Ritornando all’osservazione delquadro, sul braccio dell’Evangelista che regge il libro è evidente la figura di un uomo incappucciato.Il fatto che i Montefeltro fossero iniziati a studi alchemici si mostra anche dal serpente che apparecongiungendo le mani di Federico con quelle dei Santi ed Angeli (12) Acqua e fuoco, i due passaggialchemici. Gli occhi e la bocca dei due santi sono in asse con la Maddalena che è la sintesi, il Solenei suoi tre aspetti: colore blu, ovvero le acque superiori nella materia caotica, l’oro – la materiapurificata – ed il rosso, il raggiungimento della rubedo, l’ultima fase della Grande Opera e di tutte letrasmutazioni chimiche e trasformazioni dei metalli vili in oro. Sul manto di Giovanni Battista si vedeuna F, una D e una F al contrario, a specchio della prima (11).

La firma dell’autore è sulla veste della Madre sulle sue onde, sui fregi in prossimità di San Francescoed un po’ ovunque nel quadro. (13) La data sicura del quadro è 1473 nascosta sul pavimentomarmorizzato in prossimità dei piedi della Vergine. (14) Il tappeto su cui poggia la Vergine ches’intravede ha come ricamo il quadrato con i due triangoli rovesciati, la stella a sei punte, il“pantacolo di Salomone”, il cosiddetto sigillo di potere di Maria Maddalena : la pietra filosofale.

Giuliana Poli

Fonte: Isha Magazine