Il lievito e la genomica.
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>> PRIMO PIANO / LA SVOLTA BIOTECH
12 VIGNEVINI n.10 ottobre 2014
IL LIEVITO CAMBIA LA GENOMICALA GENOMICA CAMBIA IL LIEVITOdi Alessandra BiondiBartolini L a microbiologia enologi
ca, nata con Pasteur nella seconda metà del XIX°
secolo ha vissuto negli ultimidue decenni, insieme agli altrisettori delle scienze della vita,una vera e propria rivoluzione.La chiave di questo rinnovamento si identifica nell’avvento dellagenomicae nelletecnichedi analisiche nefanno uso,che hanno portato non solo aduna maggiore e più dettagliataconoscenza dei processi biologici, ma anche ad una riduzionedelle distanze tra le scienze puree quelle applicate, tra le scoperte che si fanno nei laboratori e letecniche delle quali si dispone e
si potrà disporre in cantina.ChrisCurtin,ResearchManagerdell’AWRI (Australian Wine Research Institute) di Adelaide ètra i ricercatori che sono statiprotagonisti di questo processoe a lui abbiamo chiesto di raccontarcelo, quando lo abbiamoincontrato in occasione dell’in
contro organizzatoda Tebaldie Maurivinpresso leCantine
Bolla a Verona il 21 luglio.
S.cereviasiae,il pioniereQuando è cominciata la rivoluzione “genomica” per i microorganismi enologici?«Se andiamo indietro nel tempo,nella cosìddetta era pregenomica, negli anni ‘80 o ‘90 utilizzavamo già degli strumenti genetici, ma la loro risoluzione erapiuttosto limitata e non ci permetteva per esempio di individuare gli aspetti che rendevanoun lievito migliore di un altro.La grossa fortuna è stata quellache Saccharomyces cereviasiesia stato sempre utilizzato comesistema modello in molte discipline della ricerca di base, equesto è avvenuto anche quan
do è partito il progetto di sequenziamento del genoma umano: lo studio della genomica dellievito ha rappresentato il primogradino nella genomica degli organismi complessi.Il sequenziamento del genomadel lievito è stato completato nel1996. Pochissimi anni dopo anche gli strumenti necessari perlo studio del genoma umano e diquello di altri organismi complessi sono stati sviluppati e validati a partire da Saccharomycescerevisiae.Così ad esempio il lievito è statouno dei primi organismi complessi nel quale si sono potutistudiare i link di trascrizione(genomica trascrizionale), che cihanno dato la visione reale di come le cellule rispondano al loroambiente. L’altro fattore chiaveche per il lievito si è realizzatomolto presto, e che per molti al
Saccharomycescereviasiae è statoil modello che haconsentito di metterea punto le tecnichedi sequenziamentodel genoma. Unaprimogenitura benripagata grazie allosviluppo di nuoveconoscenze e nuovetecniche di selezioneemiglioramento cheoggi possono essereapplicate a livelloindustrialeed enologico
>> Chris Curtin.
Who’s who: Chris CurtinDottore di ricerca in biotecnologie vegetali Chris Curtin arrivaall’Australian Wine Research Institute di Adelaide nel 2004per il suo post dottorato e qui svolge la sua attività fino adassumere il ruolo di direttore del team di ricerca della sezione diBioscienze del prestigioso istituto. Autore di circa 50 pubblicazioni scientifiche ha partecipato al primo sequenziamento delgenoma di Brettanomyces e all’identificazione dei geni cheinfluenzano la formazioni dell’idrogeno solforato, dell’aciditàvolatile e dei composti aromatici tiolici. l
>> VIGNEVINI FA IL PUNTOSUI LIEVITI DEL FUTUROIN QUESTA INTERVISTAA CHRIS CURTIN DELL’AWRI.
tri organismi non è ancora possibile, è l’idea delle cosiddette deletion libraries sistematiche (librerie di delezione), nelle qualiprocedendo con la cancellazione di un gene alla volta si arriva aconoscere la funzione di ogni gene (genomica funzionale).Senzala genomica non avremmo avutoun vero e proprio catalogo deigeni che sappiamo essere importanti per i diversi processidella fermentazione alcolica.La possibilità di studiare la trascrizione e la funzione dei genihanno permesso approfondireaspetti fondamentali come latolleranza all’alcol o alle elevateconcentrazioni in zuccheri e aglistress osmotici o la risposta allediverse quantità di compostiazotati per fare solo alcuniesempi. Questa però è stata soloparte della strada fatta per ottenere strumenti che siano realmente applicabili».
Genomica in cantina:l’aromadi passionfruitQuando è avvenuto il passaggio dal disporre di nuove cono
scenze sulla biologia del lievito all’essere in grado di applicarle a livello industriale edenologico?«La riduzione dei costi di sequenziamento è stato uno degliaspetti più importanti ed è statoquello che ci ha permesso adoggi, di avere almeno 15 ceppidi Saccharomyces cerevisiae diinteresse enologico le cui sequenze sono state completamente pubblicate e altri 200circa sui quali si sta lavorando eche saranno pubblicati entro lametà degli anni 20, ma dei quali già si conoscono i geni piùimportanti.Grazie ad un intenso lavoro diricerca oggi disponiamo di unagrande quantità di sequenzegeniche che ci permettono distudiare le diverse versioni diogni gene presenti nei lieviti davino e quanto questo sia damettere in relazione con le loroperformance.Un ottimo esempio riguarda ilrilascio dei tioli volatili, responsabili dell’aroma di frutto dellapassione. Recentemente è sta
to individuato un gene particolarmente importante per la produzione di questi aromi, il geneIRC7, e si è visto che di questogene esistono due diverse ver
sioni.Questo ci ha permesso di valutare quali e quanti siano i ceppiche hanno la versione più efficiente che lavora meglio nellasintesi di questo aroma e quanti quella che lavora peggio, equindi di scegliere i ceppi dilievito utili ai diversi obiettivi inmodo molto più facile.È l’applicazione più sempliceche possa interessare un produttore alla ricerca di un vinocon uno stile definito: saperequali tra i ceppi già disponibilidispongano della versione diquel gene che li rende in gradodi dare buone performance suSauvignon blanc». l
Cos’è AWRIL’Australian Wine Research Institute (AWRI) ha la sua sede adAdelaide nel Sud dell’Australia, dove con uno staff costituito dacirca 120 persone svolge attività di ricerca e servizi di supportoanalitico e tecnico alle imprese del settore vitivinicolo.L’attività di ricerca viene finanziata attraverso l’erogazione difondi governativi (Grant) il 50% dei quali proviene dalla tassazione dei produttori che partecipano insieme ai ricercatori allascelta dei temi di ricerca. l
Yeast 2.0Saccharomyces cereviasiae sarà ancora una volta il primoorganismo a raggiungere un traguardo fondamentale nell’avanzamento delle scienze biologiche. Come già avvenutoin passato infatti il lievito è stato scelto come modello peressere il primo organismocomplesso ad essere riprodotto sinteticamente.Il progetto Yeast 2.0 interessa molti partner internazionali, tra i quali l’Australian Wine ResearchInstitute al fianco dellaMacquairie University.Un primo gradino è statoraggiunto con la sintesidel cromosoma III diSaccharomyces da partedella New York University. Le possibili applicazioni dellabiologia di sintesi, che potrà progredire con organismi piùcomplessi, aprono scenari estremamente ambiziosi nel progresso di settori chiave come la medicina o l’ambiente. l
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VIGNEVINI n.10 ottobre 2014 13
IL LIEVITO CAMBIA LA GENOMICALA GENOMICA CAMBIA IL LIEVITOdi Alessandra BiondiBartolini L a microbiologia enologi
ca, nata con Pasteur nella seconda metà del XIX°
secolo ha vissuto negli ultimidue decenni, insieme agli altrisettori delle scienze della vita,una vera e propria rivoluzione.La chiave di questo rinnovamento si identifica nell’avvento dellagenomicae nelletecnichedi analisiche nefanno uso,che hanno portato non solo aduna maggiore e più dettagliataconoscenza dei processi biologici, ma anche ad una riduzionedelle distanze tra le scienze puree quelle applicate, tra le scoperte che si fanno nei laboratori e letecniche delle quali si dispone e
si potrà disporre in cantina.ChrisCurtin,ResearchManagerdell’AWRI (Australian Wine Research Institute) di Adelaide ètra i ricercatori che sono statiprotagonisti di questo processoe a lui abbiamo chiesto di raccontarcelo, quando lo abbiamoincontrato in occasione dell’in
contro organizzatoda Tebaldie Maurivinpresso leCantine
Bolla a Verona il 21 luglio.
S.cereviasiae,il pioniereQuando è cominciata la rivoluzione “genomica” per i microorganismi enologici?«Se andiamo indietro nel tempo,nella cosìddetta era pregenomica, negli anni ‘80 o ‘90 utilizzavamo già degli strumenti genetici, ma la loro risoluzione erapiuttosto limitata e non ci permetteva per esempio di individuare gli aspetti che rendevanoun lievito migliore di un altro.La grossa fortuna è stata quellache Saccharomyces cereviasiesia stato sempre utilizzato comesistema modello in molte discipline della ricerca di base, equesto è avvenuto anche quan
do è partito il progetto di sequenziamento del genoma umano: lo studio della genomica dellievito ha rappresentato il primogradino nella genomica degli organismi complessi.Il sequenziamento del genomadel lievito è stato completato nel1996. Pochissimi anni dopo anche gli strumenti necessari perlo studio del genoma umano e diquello di altri organismi complessi sono stati sviluppati e validati a partire da Saccharomycescerevisiae.Così ad esempio il lievito è statouno dei primi organismi complessi nel quale si sono potutistudiare i link di trascrizione(genomica trascrizionale), che cihanno dato la visione reale di come le cellule rispondano al loroambiente. L’altro fattore chiaveche per il lievito si è realizzatomolto presto, e che per molti al
Saccharomycescereviasiae è statoil modello che haconsentito di metterea punto le tecnichedi sequenziamentodel genoma. Unaprimogenitura benripagata grazie allosviluppo di nuoveconoscenze e nuovetecniche di selezioneemiglioramento cheoggi possono essereapplicate a livelloindustrialeed enologico
>> Chris Curtin.
Who’s who: Chris CurtinDottore di ricerca in biotecnologie vegetali Chris Curtin arrivaall’Australian Wine Research Institute di Adelaide nel 2004per il suo post dottorato e qui svolge la sua attività fino adassumere il ruolo di direttore del team di ricerca della sezione diBioscienze del prestigioso istituto. Autore di circa 50 pubblicazioni scientifiche ha partecipato al primo sequenziamento delgenoma di Brettanomyces e all’identificazione dei geni cheinfluenzano la formazioni dell’idrogeno solforato, dell’aciditàvolatile e dei composti aromatici tiolici. l
>> VIGNEVINI FA IL PUNTOSUI LIEVITI DEL FUTUROIN QUESTA INTERVISTAA CHRIS CURTIN DELL’AWRI.
tri organismi non è ancora possibile, è l’idea delle cosiddette deletion libraries sistematiche (librerie di delezione), nelle qualiprocedendo con la cancellazione di un gene alla volta si arriva aconoscere la funzione di ogni gene (genomica funzionale).Senzala genomica non avremmo avutoun vero e proprio catalogo deigeni che sappiamo essere importanti per i diversi processidella fermentazione alcolica.La possibilità di studiare la trascrizione e la funzione dei genihanno permesso approfondireaspetti fondamentali come latolleranza all’alcol o alle elevateconcentrazioni in zuccheri e aglistress osmotici o la risposta allediverse quantità di compostiazotati per fare solo alcuniesempi. Questa però è stata soloparte della strada fatta per ottenere strumenti che siano realmente applicabili».
Genomica in cantina:l’aromadi passionfruitQuando è avvenuto il passaggio dal disporre di nuove cono
scenze sulla biologia del lievito all’essere in grado di applicarle a livello industriale edenologico?«La riduzione dei costi di sequenziamento è stato uno degliaspetti più importanti ed è statoquello che ci ha permesso adoggi, di avere almeno 15 ceppidi Saccharomyces cerevisiae diinteresse enologico le cui sequenze sono state completamente pubblicate e altri 200circa sui quali si sta lavorando eche saranno pubblicati entro lametà degli anni 20, ma dei quali già si conoscono i geni piùimportanti.Grazie ad un intenso lavoro diricerca oggi disponiamo di unagrande quantità di sequenzegeniche che ci permettono distudiare le diverse versioni diogni gene presenti nei lieviti davino e quanto questo sia damettere in relazione con le loroperformance.Un ottimo esempio riguarda ilrilascio dei tioli volatili, responsabili dell’aroma di frutto dellapassione. Recentemente è sta
to individuato un gene particolarmente importante per la produzione di questi aromi, il geneIRC7, e si è visto che di questogene esistono due diverse ver
sioni.Questo ci ha permesso di valutare quali e quanti siano i ceppiche hanno la versione più efficiente che lavora meglio nellasintesi di questo aroma e quanti quella che lavora peggio, equindi di scegliere i ceppi dilievito utili ai diversi obiettivi inmodo molto più facile.È l’applicazione più sempliceche possa interessare un produttore alla ricerca di un vinocon uno stile definito: saperequali tra i ceppi già disponibilidispongano della versione diquel gene che li rende in gradodi dare buone performance suSauvignon blanc». l
Cos’è AWRIL’Australian Wine Research Institute (AWRI) ha la sua sede adAdelaide nel Sud dell’Australia, dove con uno staff costituito dacirca 120 persone svolge attività di ricerca e servizi di supportoanalitico e tecnico alle imprese del settore vitivinicolo.L’attività di ricerca viene finanziata attraverso l’erogazione difondi governativi (Grant) il 50% dei quali proviene dalla tassazione dei produttori che partecipano insieme ai ricercatori allascelta dei temi di ricerca. l
Yeast 2.0Saccharomyces cereviasiae sarà ancora una volta il primoorganismo a raggiungere un traguardo fondamentale nell’avanzamento delle scienze biologiche. Come già avvenutoin passato infatti il lievito è stato scelto come modello peressere il primo organismocomplesso ad essere riprodotto sinteticamente.Il progetto Yeast 2.0 interessa molti partner internazionali, tra i quali l’Australian Wine ResearchInstitute al fianco dellaMacquairie University.Un primo gradino è statoraggiunto con la sintesidel cromosoma III diSaccharomyces da partedella New York University. Le possibili applicazioni dellabiologia di sintesi, che potrà progredire con organismi piùcomplessi, aprono scenari estremamente ambiziosi nel progresso di settori chiave come la medicina o l’ambiente. l
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LIEVITI SELEZIONATIE MIGLIORATIdi Alessandra BiondiBartolini I n pochi anni le conoscenze
acquisite grazie al processodi sequenziamento dei ge
ni diS.cerevisiae hanno consentito di cambiare la prospettiva diricerca deilieviti peruso enologico. ChrisCurtin dell’AWRI, inquesto secondo pezzo dell’intervista, spiega come.
Dalla selezionealmiglioramentodei ceppiNella selezione e sviluppo deinuovi ceppi di lievito quali sono gli strumenti della genomica utilizzabili e quali migliora
menti hanno apportato?«Fino a circa 10 anni fa la maggior parte dei lieviti presenti sulmercato erano lieviti selezionati. Da una buona fermentazione
si isolavano i migliori e si testavanoper i diversi caratteri
(principalmente ci si aspettavache fermentassero bene e nonproducessero difetti). Questo èil modo in cui è stata selezionatala maggior parte dei ceppi presenti sul mercato fino a 10 annifa. Negli ultimi cinque anni honotato favorevolmente che inuovi ceppi proposti dai diversifornitori hanno almeno una par
ticolare proprietà che li rende interessanti. Potrebbe trattarsiancora di casi di selezione (oggianche nella selezione è possibile fare degli screening per unparticolare tratto e andare a sce
Così la genomicaha consentito diavvicinare le distanzetra scienza purae applicata, conimmediati vantagginel miglioramentodei lieviti
>> Chris Curtin.
Lieviti OGM: arriveremo mai ad accettarli?Ibridi e miglioramento per mutagenesisono tecniche di miglioramento cosiddette tradizionali nelle quali la genomica è stata di aiuto: c’è la possibilità chein futuro anche i lieviti geneticamentemodificati (OGM) (che attualmente nonsono utilizzati in enologia) possano essere accettati?«La cosa interessante è che nonostantemolti produttori siano interessati ai possibili risultati la questione OGM e il dibatti
to che li riguarda siano incentrati sullatecnologia e non su che cosa se ne puòottenere. Quella sugli OGM è una discussione molto difficile da sostenere e nessuno è interessato a farlo. Dal mio punto divista è probabile che le viti OGM sianoaccettate prima dei lieviti OGM, ma sonoconvinto che entrambe le possibilità sianoancora molto lontane. Per la vite l’introduzione di geni di resistenza implica la possibilità di ridurre i trattamenti con i fitofar
maci e minimizzare i rischi per la saluteumana. Per il lievito l’urgenza è minore:tra le cose principali che si potrebberoottenere con un beneficio a livello sociale,ci sarebbero i lieviti basso produttori dialcol. Ma ci sono così tante cose che sipotrebbero fare con i lieviti OGM, dallasintesi di nuovi composti aromatici a quella dei pigmenti, che non è facile prevederequali potranno fare da traino o quale saràil primo aspetto di miglioramento che potrà essere accettato». l
>> IL FUTURO DELLAMICROBIOLOGIA ENOLOGICASECONDO CHRIS CURTIN,GURU AUSTRALIANODELLA GENETICA DEI LIEVITI
gliere i caratteri che ci interessano in modo più mirato), ma sempre di più ci sono anche ceppiche sono stati sviluppati per incrocio (breeding) o per mutagenesi e selezione.Tra gli strumenti della genomicache si utilizzano nell’ibridazionetroviamo il cosiddetto incrociocon marcatori assistiti (markerassisted breeding). Incrociandoinsieme diversi ceppi diSaccharomyces cerevisiae più o menoqualsiasi tratto in diverso gradoè trasferibile. Alcuni caratteriche riguardano geni multipli sono più difficili da trasferire equesto viene risolto con la tecnica dei QTL (Quantitaive Trait Loci). L’analisi QTL permette dimettere in evidenza i geni multipli che partecipano all’espressione di uno stesso carattere,creare dei marcatori e con questi andare ad analizzare la progenie proveniente da un incrocio: più marcatori si troverannoin ogni singolo ceppo e maggioresarà la possibilità che questoabbia il carattere ricercato.La mutagenesi invece è una tec
nica classica (applicata anchenel miglioramento delle piantecoltivate ndr): invece che selezionare da tutti i ceppi che abbiano finito una buona fermentazione, si prende un ceppo e sicrea una maggiore diversità conla mutagenesi chimica, cioè sicreano dei nuovi ceppi da unbuon ceppo e poi si vanno adanalizzare le loro caratteristiche. La genomica ci permette divedere, tra tutti i mutanti disponibili, quelli che hanno i trattiche ci interessano: il numero deicaratteri sui quali possiamo agi
re e quello dei tratti chepossiamo andare ad analizzare è molto più ampio diun tempo.La genomica si applica anche nell’ottenimento deicosiddetti ibridi interspecifici (cioè incroci tra speciediverse del genere Saccharomyces) nei quali il maggior vantaggio è quello diportare diversità. Alcuninon cereviasiae come l’eu
baianus o il bayanus spesso nonsono in grado di portare a termine una fermentazione, altri noncrescono bene in succo d’uva.Perciò siamo in grado di trasferire del materiale genetico presente in un lievito che da solonon riesce a fare vino e di sovrapporlo con un ceppo di Saccharomyces cerevisiae, ottenendo un lievito con dei caratterigenetici molto diversi. Per gliibridi interspecifici sviluppatisino ad ora abbiamo sempre verificato, anche nelle degustazioni alla cieca, che questi nuovicaratteri portano a caratteristiche diverse e uniche nel profiloaromatico e nella percezione gustativa, che i produttori percepiscono come aspetti positivi».
La gestionedelle fermentazioniCi sono degli esempi in cui glistrumenti della genomica possono servire per migliorare laconoscenzadella gestionedella fermentazione alcolica?
«Uno dei temi di ricerca sul quale si stanno facendo molti progressi è lo studio della relazionetra lievito e nutrizione azotata.Grazie all’uso degli strumentimessi a disposizione dalla genomica c’è una migliore conoscenza della risposta del lievito allecondizioni di stress. Stiamo studiando ad esempio il motivo percui alcuni lieviti hanno un maggiore fabbisogno di azoto rispetto ad altri e che cosa accadequando si aggiungono quantitàe forme diverse di azoto. Tutteconoscenze sostenute da unagrande quantità di dati, che forniscono elementi utili per dareindicazioni sulla nutrizione dellievito. Un esempio riguarda ilmodo in cui un’aggiunta di azotoinfluenza il rilascio di tioli volatili: i risultati che abbiamo raggiunto ci dicono che se si aggiunge azoto, si attiva un gruppodi geni alcuni dei quali si sovrappongono ad altri che sonoimportanti per il rilascio dei tiolivolatili». l
Australian styleQual è l’atteggiamento dei produttori australiani nei confronti delle biotecnologiegià introdotte nel miglioramento dei lievitie delle quali abbiamo parlato?«Riguardo ai lieviti selezionati e ai lieviti migliorati in Australia c’è un notevole interessenei confronti dei ceppi sviluppati per scopispecifici. Nell’enologia australiana sono presenti delle pressioni crescenti per dare unmaggior risalto all’espressione dei caratteri
regionali e per questi produttori avere un lievito che faccia un lavoro particolare è menoimportante piuttosto che averne uno che provenga dalla loro regione o sia in grado diesprimerne la territorialità. Ma in linea generale quello che più interessa ai produttoriaustraliani è di avere un lievito che facciabene un particolare lavoro e cioè che dia unprofilo aromatico coerente con lo stile ricercato». l
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LIEVITI SELEZIONATIE MIGLIORATIdi Alessandra BiondiBartolini I n pochi anni le conoscenze
acquisite grazie al processodi sequenziamento dei ge
ni diS.cerevisiae hanno consentito di cambiare la prospettiva diricerca deilieviti peruso enologico. ChrisCurtin dell’AWRI, inquesto secondo pezzo dell’intervista, spiega come.
Dalla selezionealmiglioramentodei ceppiNella selezione e sviluppo deinuovi ceppi di lievito quali sono gli strumenti della genomica utilizzabili e quali migliora
menti hanno apportato?«Fino a circa 10 anni fa la maggior parte dei lieviti presenti sulmercato erano lieviti selezionati. Da una buona fermentazione
si isolavano i migliori e si testavanoper i diversi caratteri
(principalmente ci si aspettavache fermentassero bene e nonproducessero difetti). Questo èil modo in cui è stata selezionatala maggior parte dei ceppi presenti sul mercato fino a 10 annifa. Negli ultimi cinque anni honotato favorevolmente che inuovi ceppi proposti dai diversifornitori hanno almeno una par
ticolare proprietà che li rende interessanti. Potrebbe trattarsiancora di casi di selezione (oggianche nella selezione è possibile fare degli screening per unparticolare tratto e andare a sce
Così la genomicaha consentito diavvicinare le distanzetra scienza purae applicata, conimmediati vantagginel miglioramentodei lieviti
>> Chris Curtin.
Lieviti OGM: arriveremo mai ad accettarli?Ibridi e miglioramento per mutagenesisono tecniche di miglioramento cosiddette tradizionali nelle quali la genomica è stata di aiuto: c’è la possibilità chein futuro anche i lieviti geneticamentemodificati (OGM) (che attualmente nonsono utilizzati in enologia) possano essere accettati?«La cosa interessante è che nonostantemolti produttori siano interessati ai possibili risultati la questione OGM e il dibatti
to che li riguarda siano incentrati sullatecnologia e non su che cosa se ne puòottenere. Quella sugli OGM è una discussione molto difficile da sostenere e nessuno è interessato a farlo. Dal mio punto divista è probabile che le viti OGM sianoaccettate prima dei lieviti OGM, ma sonoconvinto che entrambe le possibilità sianoancora molto lontane. Per la vite l’introduzione di geni di resistenza implica la possibilità di ridurre i trattamenti con i fitofar
maci e minimizzare i rischi per la saluteumana. Per il lievito l’urgenza è minore:tra le cose principali che si potrebberoottenere con un beneficio a livello sociale,ci sarebbero i lieviti basso produttori dialcol. Ma ci sono così tante cose che sipotrebbero fare con i lieviti OGM, dallasintesi di nuovi composti aromatici a quella dei pigmenti, che non è facile prevederequali potranno fare da traino o quale saràil primo aspetto di miglioramento che potrà essere accettato». l
>> IL FUTURO DELLAMICROBIOLOGIA ENOLOGICASECONDO CHRIS CURTIN,GURU AUSTRALIANODELLA GENETICA DEI LIEVITI
gliere i caratteri che ci interessano in modo più mirato), ma sempre di più ci sono anche ceppiche sono stati sviluppati per incrocio (breeding) o per mutagenesi e selezione.Tra gli strumenti della genomicache si utilizzano nell’ibridazionetroviamo il cosiddetto incrociocon marcatori assistiti (markerassisted breeding). Incrociandoinsieme diversi ceppi diSaccharomyces cerevisiae più o menoqualsiasi tratto in diverso gradoè trasferibile. Alcuni caratteriche riguardano geni multipli sono più difficili da trasferire equesto viene risolto con la tecnica dei QTL (Quantitaive Trait Loci). L’analisi QTL permette dimettere in evidenza i geni multipli che partecipano all’espressione di uno stesso carattere,creare dei marcatori e con questi andare ad analizzare la progenie proveniente da un incrocio: più marcatori si troverannoin ogni singolo ceppo e maggioresarà la possibilità che questoabbia il carattere ricercato.La mutagenesi invece è una tec
nica classica (applicata anchenel miglioramento delle piantecoltivate ndr): invece che selezionare da tutti i ceppi che abbiano finito una buona fermentazione, si prende un ceppo e sicrea una maggiore diversità conla mutagenesi chimica, cioè sicreano dei nuovi ceppi da unbuon ceppo e poi si vanno adanalizzare le loro caratteristiche. La genomica ci permette divedere, tra tutti i mutanti disponibili, quelli che hanno i trattiche ci interessano: il numero deicaratteri sui quali possiamo agi
re e quello dei tratti chepossiamo andare ad analizzare è molto più ampio diun tempo.La genomica si applica anche nell’ottenimento deicosiddetti ibridi interspecifici (cioè incroci tra speciediverse del genere Saccharomyces) nei quali il maggior vantaggio è quello diportare diversità. Alcuninon cereviasiae come l’eu
baianus o il bayanus spesso nonsono in grado di portare a termine una fermentazione, altri noncrescono bene in succo d’uva.Perciò siamo in grado di trasferire del materiale genetico presente in un lievito che da solonon riesce a fare vino e di sovrapporlo con un ceppo di Saccharomyces cerevisiae, ottenendo un lievito con dei caratterigenetici molto diversi. Per gliibridi interspecifici sviluppatisino ad ora abbiamo sempre verificato, anche nelle degustazioni alla cieca, che questi nuovicaratteri portano a caratteristiche diverse e uniche nel profiloaromatico e nella percezione gustativa, che i produttori percepiscono come aspetti positivi».
La gestionedelle fermentazioniCi sono degli esempi in cui glistrumenti della genomica possono servire per migliorare laconoscenzadella gestionedella fermentazione alcolica?
«Uno dei temi di ricerca sul quale si stanno facendo molti progressi è lo studio della relazionetra lievito e nutrizione azotata.Grazie all’uso degli strumentimessi a disposizione dalla genomica c’è una migliore conoscenza della risposta del lievito allecondizioni di stress. Stiamo studiando ad esempio il motivo percui alcuni lieviti hanno un maggiore fabbisogno di azoto rispetto ad altri e che cosa accadequando si aggiungono quantitàe forme diverse di azoto. Tutteconoscenze sostenute da unagrande quantità di dati, che forniscono elementi utili per dareindicazioni sulla nutrizione dellievito. Un esempio riguarda ilmodo in cui un’aggiunta di azotoinfluenza il rilascio di tioli volatili: i risultati che abbiamo raggiunto ci dicono che se si aggiunge azoto, si attiva un gruppodi geni alcuni dei quali si sovrappongono ad altri che sonoimportanti per il rilascio dei tiolivolatili». l
Australian styleQual è l’atteggiamento dei produttori australiani nei confronti delle biotecnologiegià introdotte nel miglioramento dei lievitie delle quali abbiamo parlato?«Riguardo ai lieviti selezionati e ai lieviti migliorati in Australia c’è un notevole interessenei confronti dei ceppi sviluppati per scopispecifici. Nell’enologia australiana sono presenti delle pressioni crescenti per dare unmaggior risalto all’espressione dei caratteri
regionali e per questi produttori avere un lievito che faccia un lavoro particolare è menoimportante piuttosto che averne uno che provenga dalla loro regione o sia in grado diesprimerne la territorialità. Ma in linea generale quello che più interessa ai produttoriaustraliani è di avere un lievito che facciabene un particolare lavoro e cioè che dia unprofilo aromatico coerente con lo stile ricercato». l
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16 VIGNEVINI n.10 ottobre 2014
LA NUOVA FRONTIERADELLA METAGENOMICAdi Alessandra BiondiBartolini M entre il mondo della
ricerca enologica vaavanti, la domanda di
alcune nicchie del mercato mondiale sembra invece tornare suisuoi passi. Lo dimostra il crescente successo del vino bio e ilrinnovatointeresseper le fermentazionispontanee.Ma i nuovi strumenti della genomica spiegati da Chris Curtinconsentono di studiarle più a fondo.
Fermentazionespontanea: i rischiC’è un nuovo interesse nellefermentazioni spontanee. Quali nuovi strumenti messi a punto nel campo della genomicaapplicata potrebbero migliorare la conoscenza e il controllodi questi processi, rendendolimeno rischiosi?«Anche in Australia c’è un rinnovato interesse nelle fermentazionispontanee anche se il rischio èelevato. Un esempio si ha peresempio dalla variabilità dellaproduzione di H2S. Se si guarda ladistribuzione della produzione diH2S tra i ceppi commerciali e tratutti quelli isolati dalle uve e presenti nella nostra collezione (che
rappresentano quindi delle popolazioni naturali diSaccharomycesndr), si osserva che le distribuzioni sono diverse: i ceppi prelevatiin natura occupano un ampio range di valori mentre i lieviti commerciali si distribuiscono in modo
asimmetrico tra i valori dellaparte piùbassa di
questo intervallo. Il ceppo di Saccharomyces cereviasie che avrà ladominanza alla fine di una fermentazione spontanea ha unamaggiore probabilità di avere unaelevata produzione di solfuri. Unamigliore comprensione dei fenomeni che avvengono nelle fermentazioni spontanee si potràavere dagli studi di metagenomica.Si tratta di una disciplina cheutilizza il sequenziamento deigeni per costruire un catalogodelle comunità microbiche chesi trovano in un ambiente. Tra iprogetti che fanno uso della metagenomica ricordiamo quelliapplicati allo studio degli organismi del suolo, per capire in checosa differisca dal punto di vistabiologico un suolo “sano” e unocarente. Un altro grosso progettoha lo scopo di caratterizzare tuttii microbi che ci sono sopra e
dentro di noi, il cosiddetto microbioma umano, e di approfondirne la relazione con la nostrasalute».
Microbioma: dall’uvaalle fermentazioniIl 2014 secondo Curtin è statol’anno in cui si è verificato il passaggio alla metagenomica dallostudio degli ambienti enologicicon i metodi tradizionali: unostudio portoghese ha dimostratoche nel microbioma dell’uva sono presenti più di 250 diversespecie fungine (Pinto et al.,2014), mentre altri studi statunitensi e neozelandesi evidenziano come le comunità microbiche presenti in vigneto siano influenzate dall’ambiente intermini di varietà, microclima eregione geografica (Taylor et al,2014).«Noi siamo sul punto di comin
I microrganisminon vivono da soli,ma interagisconoconmilioni di proprisimili stabilendostrette relazioniche influenzanol’ambienteche li circonda.I nuovi strumenticonsentonodi studiarne l’impattosulle fermentazioni
>> Chris Curtin.
>> 2014: ANNO DEL PASSAGGIODALLE TECNICHETRADIZIONALI ALLAMETAGENETICA NELLO STUDIODEGLI AMBIENTI ENOLOGICI
ciare ad utilizzare gli strumentidella metagenomica per studiarela popolazione durante la fermentazione. Mentre prima utilizzando le tecniche tradizionaliera possibile osservare circa dieci specie o nel caso in cui si fosseandati a guardare solo a S.cerevisiae si poteva essere in grado diidentificare 30 ceppi circa, oggisiamo in grado di andare moltopiù a fondo.La domanda a cui si vorrebbe rispondere è che cos’è una fermentazione “in salute” e comeci appare? Una risposta che va
molto al di là del vedere qualimicroorganismi sono presenti. Ilmetodo consiste nel comparareil profilo degli organismi presentiin un certo numero di fermentazioni spontanee quelle che vanno bene e quelle che presentanoproblemi come un arresto o unaproduzione eccessiva di idrogeno solforato. Alla fine potremocomprendere come appare unafermentazione spontanea di successo: quali sono i microorganismi, lieviti e batteri, presenti all’inizio della fermentazione equanti i diversi ceppi di S. cere
viasiae che si presentano adesempio dalla metà della fermentazione.Al momento gli studi sulla metagenomica delle fermentazioni,che non sono ancora pubblicatima che lo saranno presto, sononelle fasi iniziali ed hanno loscopo di costruire una libreriadelle fermentazioni spontanee..L’obiettivo del progetto che stiamo conducendo è di collegarequello che avviene nella vascacon gli studi che hanno dimostrato quello che è presente invigneto: quanta della popolazio
ne presente in vigneto può essere rintracciata nelle fermentazioni spontanee? Successivamentesarà possibile approfondire ilruolo delle tecniche colturali edelle pratiche enologiche sullecaratteristiche delle fermentazioni spontanee, così come valutare l’influenza dei lieviti e batteri residenti nella cantina sul microbioma delle fermentazioni. Etutto questo ci potrà aiutare infuturo ad utilizzare gli strumentidella genomica anche per gestirein modo meno rischioso le fermentazioni spontanee». l
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VIGNEVINI n.10 ottobre 2014 17
LA NUOVA FRONTIERADELLA METAGENOMICAdi Alessandra BiondiBartolini M entre il mondo della
ricerca enologica vaavanti, la domanda di
alcune nicchie del mercato mondiale sembra invece tornare suisuoi passi. Lo dimostra il crescente successo del vino bio e ilrinnovatointeresseper le fermentazionispontanee.Ma i nuovi strumenti della genomica spiegati da Chris Curtinconsentono di studiarle più a fondo.
Fermentazionespontanea: i rischiC’è un nuovo interesse nellefermentazioni spontanee. Quali nuovi strumenti messi a punto nel campo della genomicaapplicata potrebbero migliorare la conoscenza e il controllodi questi processi, rendendolimeno rischiosi?«Anche in Australia c’è un rinnovato interesse nelle fermentazionispontanee anche se il rischio èelevato. Un esempio si ha peresempio dalla variabilità dellaproduzione di H2S. Se si guarda ladistribuzione della produzione diH2S tra i ceppi commerciali e tratutti quelli isolati dalle uve e presenti nella nostra collezione (che
rappresentano quindi delle popolazioni naturali diSaccharomycesndr), si osserva che le distribuzioni sono diverse: i ceppi prelevatiin natura occupano un ampio range di valori mentre i lieviti commerciali si distribuiscono in modo
asimmetrico tra i valori dellaparte piùbassa di
questo intervallo. Il ceppo di Saccharomyces cereviasie che avrà ladominanza alla fine di una fermentazione spontanea ha unamaggiore probabilità di avere unaelevata produzione di solfuri. Unamigliore comprensione dei fenomeni che avvengono nelle fermentazioni spontanee si potràavere dagli studi di metagenomica.Si tratta di una disciplina cheutilizza il sequenziamento deigeni per costruire un catalogodelle comunità microbiche chesi trovano in un ambiente. Tra iprogetti che fanno uso della metagenomica ricordiamo quelliapplicati allo studio degli organismi del suolo, per capire in checosa differisca dal punto di vistabiologico un suolo “sano” e unocarente. Un altro grosso progettoha lo scopo di caratterizzare tuttii microbi che ci sono sopra e
dentro di noi, il cosiddetto microbioma umano, e di approfondirne la relazione con la nostrasalute».
Microbioma: dall’uvaalle fermentazioniIl 2014 secondo Curtin è statol’anno in cui si è verificato il passaggio alla metagenomica dallostudio degli ambienti enologicicon i metodi tradizionali: unostudio portoghese ha dimostratoche nel microbioma dell’uva sono presenti più di 250 diversespecie fungine (Pinto et al.,2014), mentre altri studi statunitensi e neozelandesi evidenziano come le comunità microbiche presenti in vigneto siano influenzate dall’ambiente intermini di varietà, microclima eregione geografica (Taylor et al,2014).«Noi siamo sul punto di comin
I microrganisminon vivono da soli,ma interagisconoconmilioni di proprisimili stabilendostrette relazioniche influenzanol’ambienteche li circonda.I nuovi strumenticonsentonodi studiarne l’impattosulle fermentazioni
>> Chris Curtin.
>> 2014: ANNO DEL PASSAGGIODALLE TECNICHETRADIZIONALI ALLAMETAGENETICA NELLO STUDIODEGLI AMBIENTI ENOLOGICI
ciare ad utilizzare gli strumentidella metagenomica per studiarela popolazione durante la fermentazione. Mentre prima utilizzando le tecniche tradizionaliera possibile osservare circa dieci specie o nel caso in cui si fosseandati a guardare solo a S.cerevisiae si poteva essere in grado diidentificare 30 ceppi circa, oggisiamo in grado di andare moltopiù a fondo.La domanda a cui si vorrebbe rispondere è che cos’è una fermentazione “in salute” e comeci appare? Una risposta che va
molto al di là del vedere qualimicroorganismi sono presenti. Ilmetodo consiste nel comparareil profilo degli organismi presentiin un certo numero di fermentazioni spontanee quelle che vanno bene e quelle che presentanoproblemi come un arresto o unaproduzione eccessiva di idrogeno solforato. Alla fine potremocomprendere come appare unafermentazione spontanea di successo: quali sono i microorganismi, lieviti e batteri, presenti all’inizio della fermentazione equanti i diversi ceppi di S. cere
viasiae che si presentano adesempio dalla metà della fermentazione.Al momento gli studi sulla metagenomica delle fermentazioni,che non sono ancora pubblicatima che lo saranno presto, sononelle fasi iniziali ed hanno loscopo di costruire una libreriadelle fermentazioni spontanee..L’obiettivo del progetto che stiamo conducendo è di collegarequello che avviene nella vascacon gli studi che hanno dimostrato quello che è presente invigneto: quanta della popolazio
ne presente in vigneto può essere rintracciata nelle fermentazioni spontanee? Successivamentesarà possibile approfondire ilruolo delle tecniche colturali edelle pratiche enologiche sullecaratteristiche delle fermentazioni spontanee, così come valutare l’influenza dei lieviti e batteri residenti nella cantina sul microbioma delle fermentazioni. Etutto questo ci potrà aiutare infuturo ad utilizzare gli strumentidella genomica anche per gestirein modo meno rischioso le fermentazioni spontanee». l