Il Libro e' Sul Tavolo di Sadi Marhaba

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XVIII Congresso Internazionale sulla Psicologia dei Costrutti Personali. San Servolo (Venezia) 20-24 luglio 2009. Organizzato da ICP (Institute of Constructivist Psychology) di Padova. IL LIBRO E’ SUL TAVOLO DIALOGO FRA UN COSTRUTTIVISTA E UN REALISTA CHE ALLA FINE DEL DIALOGO DIVENTA COSTRUTTIVISTA Sadi Marhaba Università di Padova SCENARIO: Due amici, un realista e un costruttivista, sono seduti dietro un tavolo e dialogano. Sul tavolo vi sono un piccolo libro verde e una scatola vuota. Su una sedia, vicino al tavolo, c’è una borsa. REALISTA: Le cose che dicevi ieri sulla fisica quantistica sono sicuramente interessanti. Il fatto che non si possa parlare della materia come ne parliamo nel mondo quotidiano, perché a livello subatomico la materia è solo una piccolissima parte, mentre tutto il resto è vuoto; o il fatto che si scoprano particelle sempre più piccole, come la “stringa” , che, in termini di grandezza, sta a un atomo come un albero sta all’universo conosciuto… Tuttavia, né tu né io siamo dei fisici, quindi non sappiamo bene di cosa parliamo. COSTRUTTIVISTA: E’ vero. Però, penso che prima o poi questi concetti della fisica quantistica, che trasformano il concetto di realtà cui siamo abituati da secoli, finiranno per influenzare anche il pensiero comune delle persone. REALISTA: Vuoi dire che questi concetti cambieranno il nostro rapporto col mondo quotidiano? Non lo credo proprio. Credo, invece, che saremo sempre realisti, perché le scoperte della fisica quantistica non riguardano il nostro rapporto col mondo quotidiano. COSTRUTTIVISTA: Cosa intendi con il termine “realista”? REALISTA: Intendo che tutti noi sappiamo che la realtà è oggettivamente costituita da materia. (TOCCA IL TAVOLO) Materia prevalentemente solida, di cui siamo fatti e che ci circonda. Materia che noi continuamente percepiamo con i nostri cinque sensi, e che esiste indipendentemente da noi. I fisici quantistici possono non essere realisti, ma noi dobbiamo esserlo. COSTRUTTIVISTA: Va bene, lasciamo stare la fisica quantistica e parliamo solo di questa realtà materiale nella vita quotidiana. Secondo te, si può veramente dire che gli oggetti materiali intorno a noi esistono indipendentemente da noi, cioè indipendentemente dal fatto che li percepiamo oppure no?

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DIALOGO FRA UN COSTRUTTIVISTA E UN REALISTA CHE ALLA FINE DEL DIALOGO DIVENTA COSTRUTTIVISTA. XVIII Congresso Internazionale sulla Psicologia dei Costrutti Personali. San Servolo (Venezia) 20-24 luglio 2009.

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XVIII Congresso Internazionale sulla Psicologia dei Costrutti Personali. San Servolo (Venezia) 20-24 luglio 2009.

Organizzato da ICP (Institute of Constructivist Psychology) di Padova.

IL LIBRO E’ SUL TAVOLO

DIALOGO FRA UN COSTRUTTIVISTA E UN REALISTA CHE ALLA FINE DEL DIALOGO DIVENTA COSTRUTTIVISTA

Sadi Marhaba

Università di Padova

SCENARIO: Due amici, un realista e un costruttivista, sono seduti dietro un tavolo e dialogano. Sul tavolo vi sono un piccolo libro verde e una scatola vuota. Su una sedia, vicino al tavolo, c’è una borsa.

REALISTA: Le cose che dicevi ieri sulla fisica quantistica sono sicuramente interessanti. Il fatto che non si possa parlare della materia come ne parliamo nel mondo quotidiano, perché a livello subatomico la materia è solo una piccolissima parte, mentre tutto il resto è vuoto; o il fatto che si scoprano particelle sempre più piccole, come la “stringa”, che, in termini di grandezza, sta a un atomo come un albero sta all’universo conosciuto… Tuttavia, né tu né io siamo dei fisici, quindi non sappiamo bene di cosa parliamo. COSTRUTTIVISTA: E’ vero. Però, penso che prima o poi questi concetti della fisica quantistica, che trasformano il concetto di realtà cui siamo abituati da secoli, finiranno per influenzare anche il pensiero comune delle persone. REALISTA: Vuoi dire che questi concetti cambieranno il nostro rapporto col mondo quotidiano? Non lo credo proprio. Credo, invece, che saremo sempre realisti, perché le scoperte della fisica quantistica non riguardano il nostro rapporto col mondo quotidiano. COSTRUTTIVISTA: Cosa intendi con il termine “realista”? REALISTA: Intendo che tutti noi sappiamo che la realtà è oggettivamente costituita da materia. (TOCCA IL TAVOLO) Materia prevalentemente solida, di cui siamo fatti e che ci circonda. Materia che noi continuamente percepiamo con i nostri cinque sensi, e che esiste indipendentemente da noi. I fisici quantistici possono non essere realisti, ma noi dobbiamo esserlo. COSTRUTTIVISTA: Va bene, lasciamo stare la fisica quantistica e parliamo solo di questa realtà materiale nella vita quotidiana. Secondo te, si può veramente dire che gli oggetti materiali intorno a noi esistono indipendentemente da noi, cioè indipendentemente dal fatto che li percepiamo oppure no?

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REALISTA: Certo che esistono indipendentemente da noi! Per esempio, questo libro verde, qui sul tavolo, esiste realmente, a prescindere da me o da te che lo vediamo o lo tocchiamo! (PRENDE IL LIBRO E LO RIMETTE SUL TAVOLO) COSTRUTTIVISTA: Accetto la tua sfida, e vorrei che parlassimo di questo libro verde. REALISTA: C’è poco da dire, mi pare. Questo libro verde esiste, e basta. E’ lì. COSTRUTTIVISTA: Allora, permettimi di dirti che sul tavolo c’è qualcosa che tu, io e moltissimi altri chiamiamo “libro”, e che sappiamo che è fatto per essere letto, ma per un bambino molto piccolo questo qualcosa non sarebbe certo un libro. Potrebbe essere una cosa da mettere in bocca, o da strappare minuziosamente pagina per pagina, e così via. REALISTA: Sì, ma questo non cambia il fatto che si tratta, comunque, di un oggetto materiale che esiste realmente. COSTRUTTIVISTA: Possiamo esaminare da vicino questo oggetto materiale, cominciando dal suo colore? REALISTA: Va bene, facciamolo pure. COSTRUTTIVISTA: Allora ti chiedo: come fai ad essere sicuro che io veda lo stesso colore verde che vedi tu? REALISTA: E’ chiaro che lo vedi verde come lo vedo io, altrimenti mi avresti detto qualcosa come: <<Guarda che questo libro non è verde, ma è azzurro, o giallo, ecc.>>. COSTRUTTIVISTA: Non credo che le cose siano così semplici. Se ci pensi bene, l’unica cosa di cui siamo sicuri è che ambedue chiamiamo “verde” il colore di questo oggetto, ma potremmo vedere due colori diversi e chiamarli con lo stesso nome. Noi ci comprendiamo sui nomi che diamo alle cose, non sulle nostre percezioni, perché nessuno di noi è dentro la testa degli altri o usa gli occhi degli altri. Tu non sei dentro la mia testa e non usi i miei occhi, quindi non puoi sapere se vedo lo stesso colore che vedi tu. Ne vuoi una prova? REALISTA: Sono curioso di che prova puoi darmi. COSTRUTTIVISTA: Ebbene, non te l’ho mai detto, ma io sono daltonico. Questo significa che, in questo libro, non vedo il colore che per te è il verde. Vedo un altro colore, che non provo neppure a descriverti, perché so che non potresti rappresentartelo. Ti dico solo che non distinguo facilmente fra quello che tu vedi come verde e quello che tu vedi come rosso. Ma tu non te ne sei mai accorto, perché ti è bastato l’accordo sui nomi dei colori.

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REALISTA: Quindi, tu sai che quel particolare “non verde” che vedi viene chiamato “verde” dai non daltonici, e ti adegui, cioè lo chiami “verde” anche tu. Hai imparato a chiamarlo “verde”, e a reagire ad esso (per esempio a un semaforo) come i non daltonici reagiscono al verde. COSTRUTTIVISTA: Esatto. Ora, se tutti al mondo diventassero daltonici come me, per esempio a causa di una mutazione genetica, e fossi rimasto solo tu a vedere questo libro come verde, avrebbe ancora senso dire che esso è realmente verde? Il verde, che oggi è percettivamente condiviso dalla grande maggioranza dei non daltonici, dopo la mutazione genetica diventerebbe uno strano colore tutto tuo, che non potresti comunicare a nessuno. Il verde di questo libro non sarebbe più reale, eppure la mutazione genetica non lo avrebbe certo modificato. La mutazione genetica avrebbe modificato solo le persone che percepiscono il libro, ma, come conseguenza, anche la realtà del libro non sarebbe più la stessa. REALISTA: Il discorso fila, ma solo in astratto. I daltonici oggi sono solo una piccola minoranza, e questa mutazione genetica è solo un’ipotesi improbabile. Il libro, quindi, è realmente verde. COSTRUTTIVISTA: Molto bene, il mio scopo era proprio quello di farti notare che la realtà di un oggetto materiale è determinata da una maggioranza di persone che la condivide come reale, non dalle caratteristiche dell’oggetto in sé. Questo libro è “realmente verde” perché la stragrande maggioranza della popolazione mondiale condivide il percepirlo come verde. REALISTA: Sì, devo ammetterlo. COSTRUTTIVISTA: Posso aggiungere che, anche fra i non daltonici e senza alcuna mutazione genetica, nessuno sa come questo verde è veramente visto dagli altri? Ognuno vede il proprio verde personale… REALISTA: Su questo non sono d’accordo, perché se facciamo vedere cinque gradazioni diverse di verde, più o meno intense, quasi tutti saranno concordi nel differenziarle l’una dall’altra. COSTRUTTIVISTA: Sì, saranno concordi nel differenziarle l’una dall’altra, ma questo non ci dice nulla su come ciascuno vede ciascuna gradazione. Anch’io, che sono daltonico, potrei differenziarle, pur vedendo cinque colori del tutto diversi dal verde, e tutti crederebbero che ho differenziato le gradazioni del verde. REALISTA: Mi stai facendo pensare… COSTRUTTIVISTA: Vorrei chiederti di fare anche un’altra cosa. Puoi chiudere gli occhi per 10 secondi?

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REALISTA: Va bene, chiudo gli occhi e conto fino a 10. (CHIUDE GLI OCCHI E CONTA FINO A 10) (IL COSTRUTTIVISTA SOSTITUISCE IL LIBRO VERDE CON UN ALTRO LIBRO IDENTICO, NELLA STESSA POSIZIONE SUL TAVOLO, E METTE IL PRIMO LIBRO VERDE NELLA BORSA CHE STA SULLA SEDIA) COSTRUTTIVISTA: Ecco, puoi riaprire gli occhi. Cosa vedi sul tavolo? REALISTA: Il solito libro verde di cui stiamo parlando. COSTRUTTIVISTA: No, mentre avevi gli occhi chiusi l’ho sostituito con una sua copia identica, e l’ho messa nella stessa posizione sul tavolo. Questo significa che, mentre noi non siamo presenti, o non vediamo, un oggetto può essere sostituito con infiniti altri oggetti “eguali”, e noi continuiamo a “riconoscere” un unico e stesso oggetto. Gli illusionisti usano da millenni questo “trucco”. Il libro verde di cui parlavamo, l’ho chiuso in questa scatola. (INDICA LA SCATOLA VUOTA SUL TAVOLO) Ora, in questa scatola non entra la luce, e tu sai che i colori degli oggetti sono il risultato dell’interazione fra la luce e i recettori della retina. A questo punto, se qui e ora sul tavolo, in piena luce, c’è un libro verde, possiamo dire che un altro libro verde si trova qui e ora nella scatola, dove non c’è luce e non ci sono i recettori della retina? I due libri se sono sul tavolo sono eguali, ma sono eguali anche se uno dei due è sul tavolo e l’altro è chiuso nella scatola? REALISTA: In questi termini, hai ragione. Però, se lo togli dalla scatola… COSTRUTTIVISTA: Non basta toglierlo dalla scatola. Deve essere di nuovo visibile. Allora, ri-diventerà un libro verde. Per ora, finché è chiuso nella scatola, non è un libro verde. Non può esserlo, perché nessuno lo vede. REALISTA: Ma nella scatola c’è qualcosa, comunque! Non sarà un libro verde, ma è comunque un libro o almeno un oggetto. COSTRUTTIVISTA: Un oggetto… senza colore? Cosa significa “un oggetto senza colore”, se non un oggetto che ha un colore per il quale non abbiamo un nome socialmente condiviso, come il verde, il blu, l’amaranto, il rosa antico, e così via? Se gratto la vernice verde di questo libro, sotto ci sarà ancora un colore, anche se grigiastro e indefinibile; almeno per noi, perché in una fabbrica di cartoni questo colore avrebbe un nome, così come gli esquimesi danno nomi diversi ai colori della neve, che per noi è solo “bianca”. REALISTA: Sì, hai ragione. E’ impossibile immaginare qualcosa senza colore o sfumature di colore, e in fondo anche il bianco e il nero sono colori… Inoltre, se un oggetto fosse del tutto trasparente, non sarebbe distinguibile dagli altri oggetti, per esempio un libro del tutto trasparente non sarebbe distinguibile dal tavolo. Tuttavia, non puoi negare che nella scatola c’è almeno un oggetto materiale, a prescindere dal suo colore. Restano, alla luce come al buio, le sue dimensioni, il suo peso, la

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sua consistenza. Questo oggetto materiale esiste realmente, anche se non è più un oggetto verde. COSTRUTTIVISTA: Temo di deluderti. Un oggetto materiale a cui non si può dare alcun colore, è, se ci pensi bene, irreale. Perlomeno, è parzialmente irreale, perché ha perso il pezzo di realtà che gli veniva dato dalla nostra percezione condivisa dei colori. Ora, la stessa cosa si può dire per tutte le altre caratteristiche di questo oggetto, oltre il colore. REALISTA: Vuoi spiegarti meglio? COSTRUTTIVISTA: Certo. Tu hai parlato delle sue dimensioni, del suo peso e della sua consistenza. Ma queste caratteristiche permangono anche quando non vi sono né occhi né mani per valutarle? Il libro chiuso nella scatola è leggero, se lo soppesi, ma ha senso dire che è “leggero in sé”, se nessuno lo soppesa? E’ piccolo, rispetto ad altri libri o a questo tavolo, ma ha senso dire che “è piccolo in sé”, se nessuno lo confronta con gli altri oggetti? Rispetto a un atomo, per esempio, è enormemente grande. E’ liscio, se la mano, con i particolari recettori della pelle, scorre sulla sua superficie, ma ha senso dire che è “liscio in sé”, mentre è chiuso nella scatola? E perché, mentre è chiuso nella scatola, dovrebbe essere “consistente in sé”, visto che la consistenza gli è attribuita solo dal nostro senso del tatto? Così come non è verde o di un altro colore, il libro chiuso in questa scatola non è né piccolo o grande, né leggero o pesante, né liscio o ruvido, né consistente o inconsistente. Diventa liscio solo se lo tocchiamo, proprio come diventa verde solo se lo vediamo, e così via. A questo punto, gli abbiamo tolto tutti i pezzi che compongono la sua realtà materiale, non solo il pezzo di realtà che gli veniva data dalla nostra percezione condivisa dei colori. La sua realtà materiale corrisponde all’insieme delle sue caratteristiche percepite, ma, in assenza di queste ultime, questo oggetto è totalmente irreale. REALISTA: Capisco. Non possiamo affermare su questo oggetto nulla che abbia a che fare con la realtà che conosciamo. COSTRUTTIVISTA: Perfetto. REALISTA: Diavolo, ma qualcosa c’è, nella scatola! COSTRUTTIVISTA: No, non c’è perché non lo percepiamo. Se non percepiamo una cosa, questa cosa non esiste. Esse est percipi, cioè l’essere consiste nell’essere percepito, come diceva il filosofo irlandese George Berkeley nel 1700. Esistono solo le cose con cui siamo in relazione. Non esiste un criterio indipendente dalla nostra relazione con la realtà, per dire che qualcosa è reale. Se l’esperienza è l’unica via di accesso alla realtà, ciò significa che l’unica realtà è l’esperienza, cioè la nostra relazione con il mondo. Altrimenti, bisognerebbe che la realtà fosse esperita senza esperienza, il che è una contraddizione nei termini. Sarebbe come dire: vedere un oggetto senza l’atto

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del vederlo. Per noi, il fatto di non percepire il libro nella scatola equivale a dire che il libro nella scatola non esiste, o che al suo posto potrebbe esserci qualsiasi altro oggetto. REALISTA: Capisco sempre di più, ma ora non ti sembra di esagerare? COSTRUTTIVISTA: Non esagero, e te ne do una prova: prima, non ho messo il libro verde nella scatola; l’ho messo in questa borsa. Eccolo. (APRE LA SCATOLA, CHE E’ VUOTA, E APRE LA BORSA, CHE CONTIENE IL LIBRO) Ma per te non è stato forse lo stesso? Inoltre, non è vero che sono daltonico, ma per te non è forse lo stesso? REALISTA: Mi hai incastrato proprio bene. Per farti perdonare, quando usciamo mi offrirai una birra. Ma, senti… a un certo punto, tutti usciranno, e questa stanza resterà vuota. Proviamo a estendere la tua tesi -che ormai mi sta convincendo, ma un po’ m’inquieta- a tutta questa stanza? Cosa è, cosa diventa questa stanza, quando non vi è più nessuno che la percepisce? COSTRUTTIVISTA: Proviamo, vedrai che non cambia molto, rispetto al libro verde nella scatola. REALISTA: Beh… intanto, mi viene da dire che una telecamera non risolverebbe il problema, perché riprenderebbe la stanza vuota, sì, ma vista sempre con i nostri occhi, di cui la telecamera è un semplice prolungamento. E anche se introducessi dall’esterno un bastone e toccassi il pavimento della stanza vuota, questo sarebbe un semplice prolungamento del mio tatto. Nei due casi, sarebbe come se io fossi nella stanza. COSTRUTTIVISTA: Giusto! REALISTA: Tuttavia, questa stanza rimane almeno nelle rappresentazioni mentali, nella memoria delle persone che ci sono state. COSTRUTTIVISTA: Sì, ma sono rappresentazioni mentali fra loro diverse. Ognuno di noi ha la propria. Se potessimo fotografarle, avremmo tante fotografie diverse della stanza. Ora, se la stanza mentre non c’è nessuno che la percepisce corrispondesse a una rappresentazione mentale, quale bisognerebbe scegliere, fra le rappresentazioni mentali delle migliaia di persone che la ricordano? Oppure, mentre nessuno la percepisce, questa stanza si trasforma in migliaia di stanze diverse, tante quante sono le sue rappresentazioni mentali? In realtà, possiamo solo ricordare la stanza che abbiamo visto o anticipare mentalmente quella che ritroveremo. Quando siamo fuori di qui, possiamo raffigurarci questa stanza solo al passato o al futuro, non al presente, perché noi siamo esclusi da questo presente. Quando noi non ci siamo, questa stanza semplicemente non esiste, proprio come il libro verde nella scatola. Non so se questo è inquietante, come hai detto, ma non vedo altra soluzione.

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EX-REALISTA: Basta così, grazie. Sei veramente bravo. Non solo mi hai convinto, ma sto intravvedendo orizzonti nuovi, soprattutto applicando questi concetti alle persone, in psicologia e in psicoterapia. COSTRUTTIVISTA: Ne sono contento. Ma, se vuoi applicare questi concetti alla psicologia e alla psicoterapia, avrai già capito che non sono bravo, ma sono bravo per te, nella relazione che ho con te. EX-REALISTA: Sì, hai ragione. Parlando di psicologia e di psicoterapia, vorrei vedere insieme a te cosa significa dire che esistiamo solo quando siamo in relazione con gli altri; proprio come gli oggetti esistono solo quando siamo in relazione con essi… Ma rimandiamo il discorso alla prossima volta, e andiamo a prenderci quella birra. C’è un bar qui vicino? COSTRUTTIVISTA: Sì, c’è un bar qui sotto. EX-REALISTA: Un momento, perché hai detto: <<C’è un bar>>??? Non dovevi dirlo, perché adesso non lo vedi! Hai dato un giudizio sull’esistenza di qualcosa che non percepisci! COSTRUTTIVISTA: Hai ragione, ma ora cerco di spiegarmi. E’ vero che avrei dovuto dire: <<Prima ho visto un bar>>, o: <<Quando scenderemo troveremo il bar>>, ma ho preferito fare come tutti, mi sono espresso in termini ontologici anziché relazionali. La tua domanda era posta in termini ontologici, e io mi sono adeguato. L’ontologia è una notevole semplificazione linguistica della relazionalità. Credo che non si possa farne a meno. Pensa se io non potessi dire: <<Qui sul tavolo c’è un libro verde>>, ma fossi costretto a dire: <<Qui, su quello che la grande maggioranza di noi costruisce come tavolo, vedo un oggetto che la grande maggioranza di noi costruisce come un libro di colore verde>>… EX-REALISTA: Mi stai dicendo che anche per te è possibile parlare di “oggetti che esistono realmente”? COSTRUTTIVISTA: Sì, basta mettersi d’accordo sul significato delle parole. E’ vero che siamo noi che costruiamo consensualmente gli oggetti, anzi proprio li creiamo, in tutto e per tutto. Ma basta concordare su questo fatto, cioè sul loro essere “oggetti per noi”, e non “oggetti in sé”, e si può benissimo parlare “come se” fossero “oggetti in sé”. Gli oggetti che costruiamo sono reali, e così possiamo, per esempio, distinguerli dalle allucinazioni individuali o collettive. Tutto sta nell’essere veramente consapevoli che si tratta di un “come se”… E’ questa la vera differenza fra il costruttivismo e il realismo, altrimenti il costruttivismo si riduce a uno sterile (e faticoso) gioco linguistico. Quindi, diciamo pure: <<Questo libro verde è sul tavolo>>, se sappiamo che la sua esistenza e il suo colore dipendono dalla nostra percezione condivisa.

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EX-REALISTA: Mi sembra molto chiaro. Ora, però, è veramente tempo per le nostre birre. Anche se non posso più pensare, come all’inizio del nostro dialogo, che in questo momento, da qualche parte, c’è una fresca e bionda birra che mi aspetta. COSTRUTTIVISTA: E’ vero, ancora non c’è, ma la costruiremo insieme. Sarà una costruzione piacevole. EX-REALISTA: Sì, condivideremo la costruzione di due birre bionde che esisteranno realmente. Mi piace usare questo termine, “realmente”, anche se ormai non sono più un realista. Hai obiezioni? COSTRUTTIVISTA: No, sono d’accordo con te. EX-REALISTA: Allora, andiamo.

FINE