Il Libro Del Giusto Peso Per Sempre 1cap

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1Il tormento delle diete

STORIA DI RAFFAELE – PARTE 1

ALLORA non avevo ancora idea di che cosa fosse capace la menteumana. Erano gli anni in cui studiavo la PNL.Vivevo a Londra efrequentavo i primi seminari su questa metodologia straordinariache avrebbe cambiato la mia vita e quella di molti miei clienti.

Mi trovo in un gruppo di italiani. Amici portano altri amici eRaffaele si unisce a noi per la cena. Ci presentiamo. Raffaele è unuomo attraente. Bella presenza, alto circa 1 metro e 80 centimetri epesa intorno agli 80 chili. Dimostra pressappoco quarant’anni ed èin forma e dinamico.

A cena siamo in cinque. Raffaele, una ragazza e io ordiniamoper antipasto brie fritto con marmellata, per secondo bistecca di tonnoe, per contorno, insalata mista. Ci concediamo anche un bel dessertall’inglese. Raffaele durante la cena ci racconta la sua avventura conl’ultima dieta che ha fatto e la conquista del tanto agognato peso for-ma. Grazie a questo regime ferreo, consigliatogli da un amico, haperso 18 chili in poco tempo. Non era la prima volta che ci provavaed era stufo di vedere il proprio corpo perdere all’inizio molti chili epoi più niente. Si sentiva frustrato all’idea di fallire ancora e rimette-re su peso nella metà del tempo in cui l’aveva perso. L’amico gli ave-va presentato un nuovo metodo, duro ma efficace e di sicuro successo,

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che consisteva nell’eliminare totalmente i carboidrati, cioè la pasta e ilpane; ridurre la frutta; mangiare solamente carne, sia rossa sia bian-ca, o pesce. Prevedeva inoltre l’assunzione di pastiglie che il suo ami-co chiamava «integratori». Raffaele seguì questo regime alimentareper quattro mesi ed eccolo lì, davanti a noi, nella fase di manteni-mento.

Eravamo contenti per lui e per l’entusiasmo che dimostrava nar-randoci la sua storia. C’erano però degli effetti collaterali. Proseguen-do nel racconto ci disse che i suoi valori del sangue non erano perfettie che la mattina faceva fatica ad alzarsi.Aveva anche l’alito cattivo,conseguenza del tipo di alimentazione quasi esclusivamente proteica:l’assunzione di molte proteine animali non bilanciata dall’apportodei carboidrati favorisce infatti la formazione di acetosi nello stomacoe l’alito ne manifesta la presenza.

E quando la dieta finisce?

Siamo abituati a scorrere, negli scaffali delle librerie, tito-li quali Dimagrire in un mese, oppure La dieta dell’ananas e aleggerne estratti nelle riviste di benessere. Ma funzionanoveramente? A quanto pare, non molto: le statistiche afferma-no che il 90% delle diete non mantiene le promesse. Quan-to dura di solito una dieta? Tre settimane? Due mesi? Unanno? E dopo che si fa? Non si può certo pensare di restarea dieta tutta la vita. Come ci si comporta allora quando ladieta finisce? Molti, moltissimi, dopo aver seguito con co-stanza un determinato programma alimentare e avere otte-nuto anche buoni risultati, si trovano come davanti a unastrada asfaltata che improvvisamente diviene sterrata.

Numerose diete propongono combinazioni corrette dialimenti, teorie comprovate e testate, dettagliate griglie di li-

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velli glicemici, eppure le statistiche ribadiscono il dato: 90persone su 100 ritornano al peso originario.

È pur vero che, spesso, anche le proposte nutrizionali piùvalide ed efficaci risultano complicate da seguire. Bisogna ac-quistare gli ingredienti giusti al supermercato, averli a dispo-sizione non solo a cena ma anche a pranzo, magari quando siè al lavoro. Hanno regole rigide che richiedono dedizione erispetto. Quelle più radicali, e spesso non dimostrate scienti-ficamente, sono monotone e monotematiche.

È già difficile decidere di mettersi a dieta, e lo è ancoradi più seguirla. I fan accaniti delle diete alla moda, che con-tinuano a dimagrire e a ingrassare nella ricerca infinita diuna «insostenibile leggerezza del corpo», sono chiari esempidell’«effetto yo-yo». Spesso a loro stessi piace definirsi tali,come se questa etichetta giustificasse l’altalena alimentaredella quale si rendono prigionieri e li facesse sentire appar-tenenti a un gruppo, alla schiera sempre più nutrita di per-sone con una medesima esperienza: provare ogni tipo didieta sul mercato.

Non solo calorie e indici glicemici

Il principale motivo del fallimento delle diete è che agi-scono su una componente minima della personalità dell’in-dividuo. La promessa è molto forte: perdere i chili in ecces-so. Il campo d’azione è limitato.

I programmi più recenti invitano a rieducare l’alimenta-zione, l’apporto di cibo, e a mantenere stabili i livelli glice-mici durante la giornata.Tutto perfetto.Tralasciano però unpunto fondamentale: e se la mente non vuole? E se una per-sona sapesse benissimo cosa mangiare, ma, di nascosto, amas-

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se rimpinzarsi di pasticcini? E se si ritenesse pigra e inco-stante? E se, al contrario, esagerasse nel mangiare poco? E sesi sentisse in colpa?

Ci sono mille variabili che, purtroppo, nella maggior par-te dei casi rendono le diete inefficaci. Se chiedi a un’amicain perenne lotta contro il proprio peso di elencarti i regimialimentari che ha seguito e i relativi vantaggi e svantaggi diciascuno... non basterebbe una cena!

La mente, tua alleata

Prima che nel corpo, si dimagrisce nella mente. Essere adieta, e non poter mangiare la quantità di pasta che si desi-dera, per alcuni fa sì che la loro mente ne desideri una doseancora più abbondante e generi un’immagine ossessiva diquell’enorme piatto di pasta al sugo profumato e fumante…È una lotta ad armi impari. Combattere avendo come allea-ta solo la forza di volontà è una battaglia persa in partenza.

Immagina di fare una bella passeggiata nel parco in unasplendida giornata di sole.Ti imbatti nel chiosco dei gelati.Vedi la gente camminare mentre si gusta quel bel cono fre-sco e il tuo partner ne vuole uno.Tu dici dentro di te: «No,io non posso. Ho iniziato la dieta lunedì e non voglio sgar-rare!» Proseguite, tu senza gelato e lui con in mano un conoal cioccolato e fior di latte.Altri due passi e la tua mente hagià vinto: «Ma sì. Abbiamo già percorso almeno due chilo-metri. Il mio esercizio quotidiano l’ho fatto. Posso ancheconcedermi un premio, no? E poi, se prendo dei gusti allafrutta non succede niente, anzi mi danno vitamine». Lamente continua a trovare giustificazioni alla scelta che staiper fare. Hai già in mano la moneta da due euro e dici al tuo

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partner: «Aspetta che ne prendo uno anch’io, così ti facciocompagnia!»

Cosa c’è di male in un bel gelato fresco gustato duranteuna soleggiata giornata di primavera? Niente. Eppure non èfinita qui. Se prima ha prevalso la mente, dimostrando chenon le si può privare nulla forzatamente, ora è la volontà,sotto forma di senso di colpa, a farsi avanti. «Caspita, mi sen-to piena. Forse ho esagerato. Ecco, lo sapevo, non DOVEVOmangiarlo. Qui è necessario fare almeno mezz’ora di cyclet-te.» E se il dialogo interno si limitasse a questo, saresti già abuon punto. Alcune persone infatti parlano male di sé a sestesse, come fossero le loro peggiori nemiche: «Pazza! Possi-bile che non riesci mai a proseguire una dieta? Cicciona. Seiuna persona incostante. Sei e resterai una perdente per la vi-ta.» Talvolta c’è chi, per consolarsi degli insulti che si è au-toinflitto, si va a prendere un altro gelato! Non è fenomena-le il potere della nostra mente?

La forza di volontà non è sufficiente per ottenere risultatia lungo termine. Fai della mente la tua alleata e andraiovunque e senza sforzo.

Se la forza di volontà agisce con i DEVO e i NON DE-VO, la mente lavora molto più in profondità ed è una mae-stra della persuasione. Lei utilizza:

• Immagini, per farti capire che cosa vuole• Parole, per ribadirlo • Sensazioni, per renderlo palesemente chiaro.

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Amplia il tuo raggio d’azione

Albert Einstein diceva che se affrontiamo un problemaallo stesso livello in cui si manifesta non arriveremo mai danessuna parte. Questo significa che se vogliamo ritornare alpeso forma, non basta regolare l’alimentazione, né tantomeno seguire una dieta. L’assunzione di cibo non può essereeffettuata a singhiozzo: sarebbe meglio un approccio che ri-sulti naturale e che assecondi «le voglie» dello stomaco.

Chi segue una dieta e ottiene il peso forma mantenendoloper gli anni a venire ha utilizzato altri strumenti e ha agitosu altri livelli.

Robert Dilts, uno dei primi studiosi di PNL, abilissimocoach e trainer, ha messo a punto agli inizi della sua carriera lapiramide dei livelli logici (detti anche neurologici o d’azione).Essa evidenzia ciò che suggerì Einstein: non si può risolvereun problema se lo si affronta allo stesso livello d’azione in cuisi manifesta. Bisogna agire anche ai livelli sovra e sottostanti.

I livelli d’azione

Ecco i livelli individuati da Dilts, che ha tratto spuntodalle teorie di Gregory Bateson.* Come si può notare, cia-scun livello corrisponde a una domanda che sottende l’agire

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* Antropologo e sociologo (Cambridge, Inghilterra 1904 - San Francisco1980), è stato fonte di ispirazione per Robert Dilts, uno dei suoi pochi stu-denti. Dal suo punto di vista la mente è la parte costituente della «realtà ma-teriale»; di conseguenza non ha senso cercare di scindere la mente dallarealtà. Bateson è ricordato anche come uno dei fondatori della cibernetica.

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umano e al vertice della piramide si trova l’identità persona-le, il sé dell’individuo, definito attraverso i livelli della figuraqui sopra.

I livelli d’azione e di manifestazione di un problema so-no cinque: ambiente, comportamento, capacità, convinzionie valori, identità. Di solito, il problema del peso in eccesso simanifesta chiaramente a livello comportamentale, cioè rela-tivamente a che cosa mangiamo. Già a questo livello si elu-dono due variabili importanti: in che modo mangiamo e inche quantità.

Il sovrappeso, pur manifestandosi nel comportamento,non è quasi mai ascrivibile esclusivamente a questo, ma si ri-solve agendo su tutti i cinque elementi:

• Ambiente: frequentando ambienti favorevoli alla regola-zione del peso e allo sviluppo di un buon rapporto con ilcorpo

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Identità. Chi?

Convinzioni e valori. Perché?

Capacità. Come?

Comportamento. Che cosa?

Ambiente. Dove? Quando?

Fu proprio dagli studi nel campo cibernetico che Bateson approdò alla psi-chiatria e all’epistemologia, settori ai quali diede i maggiori contributi. Incampo psicoterapeutico il suo nome rimane legato al gruppo di Palo Alto ealle ricerche da esso condotte negli anni Cinquanta.

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• Comportamento: agendo come chi non ha problemi dipeso

• Capacità: sviluppando la capacità di mantenere il corposano e in forma

• Convinzioni e valori: credendo che si può ritornare alpeso forma e che lo si può mantenere

• Identità: sentendosi una persona con il peso giusto chemomentaneamente ha accumulato dei chili di troppo.

Non sarebbe un grande sollievo poter credere di essere unapersona di costituzione tendenzialmente magra che momen-taneamente vive un periodo in cui porta sul corpo qualcosache prima o poi se ne andrà?

Non sarebbe molto più rilassante credere che il nostrocorpo vuole esprimere il nostro benessere interiore?

Potrebbe essere meraviglioso ed è un sogno realizzabile.L’approccio che voglio proporti, e che ho già proposto amolte persone prima di te, non si focalizza soltanto sul livel-lo comportamentale. Io ti chiedo di:

• Credere ciò che ti è utile credere per migliorare• Vivere in funzione del tuo risultato• Sentirti dentro come vuoi diventare fuori.

Io ti propongo di vivere già da ora i tuoi buoni propositi.

Quale metodo useremo

La sigla PNL sta per «Programmazione NeuroLinguisti-ca». Nata negli anni Settanta in California dalle menti di due

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geniali studiosi, Richard Bandler e John Grinder, si affermanell’orizzonte culturale del comportamentismo, della Scuoladi Palo Alto, delle teorie di Paul Watzlawick e del pragmati-smo americano.

Mentre l’approccio psicoanalitico va a indagare sull’incon-scio e sulle cause storiche e profonde che condizionano l’a-gire dell’individuo, l’approccio della PNL si basa sullo studiodei meccanismi di comportamento che mettiamo in atto.

Da qui l’assunto secondo cui i principi fondamentali del-la programmazione neurolinguistica sono «ipotesi di lavoroche possono essere vere o meno. Il problema non è se sianovere, bensì se siano utili».

Lo studio del cervello come rete neuronale, provvista dipercorsi e collegamenti gestiti da programmi specifici chepossono in parte essere modificati, ha dato inoltre un note-vole impulso allo sviluppo della cibernetica e dell’informa-tica: il computer e Internet sono esempi di intelligenza arti-ficiale modellata su quella naturale.

Richard Bandler, appassionato di informatica, era stu-dente all’ultimo anno di psicologia; mentre John Grinder,all’epoca assistente universitario, era specializzato in lingui-stica e grammatica trasformazionale. Insieme scrissero Lastruttura della magia, un’opera composta da due volumi chenacque come tesi di laurea di Bandler e divenne poi il testobase per chi si avvicinava alla PNL.

I due autori illustrarono una metodologia basata su di-mostrazioni pratiche, suffragate da approfonditi studi neuro-logici e comportamentali. Ne La struttura della magia, Ban-dler e Grinder vollero estrapolare e analizzare il linguaggiodi alcuni terapisti che dimostravano uno spiccato successonelle sedute con i loro clienti. Essi poterono così verificareche l’esito positivo della comunicazione efficace non è ca-

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suale, ma segue alcune costanti. Questo permise loro dicreare un «metamodello» riproducibile e plasmato sui com-portamenti adottati da quei professionisti che riuscivano apromuovere grandi cambiamenti nella vita degli individui.

Io e te lo faremo nostro quando si tratterà di osservare iltuo linguaggio con gli altri e il tuo dialogo interno. La siglainglese di PNL è NLP e sta per «Neuro Linguistic Program-ming»:

• «Neuro» indica che i nostri comportamenti e le nostrereazioni sono controllati da processi neurologici e chepartendo proprio dalla neurologia possono essere modi-ficati

• «Linguistic» si riferisce alla codificazione e decodificazioneche noi attuiamo sui messaggi provenienti dall’esterno

• «Programming» sottolinea che esiste una struttura e unmetodo per modificare e migliorare comportamenti errati.

La PNL occupò da subito, nella storia della psicoterapia,un posto di rilievo, sia per la sua semplicità applicativa, siaper la chiarezza e l’immediata efficacia della sua metodolo-gia. Bandler e Grinder curarono in poco tempo persone af-fette da fobie e riuscirono, apparentemente con domandebanali e «chiacchierate», a modificare i comportamenti dan-nosi dei clienti che si rivolgevano a loro. Presentarono sba-lorditive liste di casi risolti con successo.

In seguito la PNL venne sfruttata in molti campi. Il con-tributo che i due studiosi avevano apportato nell’ambitopsicoterapeutico venne utilizzato nelle tecniche di comuni-cazione pubblicitaria, nella vendita, nel network marketing enel direct marketing, nello sport, nel coaching motivaziona-

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le. Io ne ho applicato i principi fondamentali al peso formae al benessere.

«Una cosa che le persone devono veramente compren-dere sul lavoro della mia vita è che esso non riguarda la tera-pia o il business, riguarda la libertà.»

RICHARD BANDLER

Non importa il campo di interesse, la PNL è prima ditutto la conquista della libertà o la risvegliata consapevolezzache l’abbiamo sempre avuta e possiamo esercitarla quandovogliamo.

I concetti base della PNL che ci aiuteranno a ritrovare ilgiusto peso sono due:

1. La PNL è lo studio della struttura dell’esperienzaumana

2. La PNL analizza la struttura di chi ha ottenuto succes-so in un campo specifico e la estrapola per diffonderla.

Come personal coach, utilizzo gli strumenti della PNLper aiutare chi me lo chiede a ritrovare il proprio peso for-ma in modo naturale e permanente. Ho chiamato il metodoGIUSTO PESO PER SEMPRE, e con esso voglio espri-mere la promessa che mi sento di fare: poterti fornire la cas-setta degli attrezzi e la capacità di usarli per ritornare al fisi-co che meglio ti rappresenta e che tu vuoi ti accompagniper sempre. Ho deciso di metterla per iscritto nelle pagineche seguono.

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STORIA DI RAFFAELE – PARTE 2

Rivedo Raffaele l’anno scorso in occasione di un evento in Italiae lo trovo in sovrappeso. Racconta che dall’ultima volta che ci siamovisti il suo entusiasmo è calato. La ferrea dieta che seguiva lo annoia-va. Raggiunto il peso forma, ha ricominciato ad assumere pane e pa-sta «per rifarsi dei duri sacrifici», dice lui. Non mangia per gusto néper fame, ma per consolarsi dei momenti di privazione che ha vissu-to. Gli pare di vivere in una realtà di rinunce e spesso utilizza pro-prio i carboidrati complessi per colmare i vuoti. In poco tempo ha per-so il controllo, ha ripreso tutti i suoi 18 chili e ne ha accumulati altri4, per un totale di 22 chili in più rispetto a quattro anni prima.

Probabilmente Raffaele ha riposto troppa fiducia nell’efficacia diuna dieta rigorosa. Ha compiuto grossi sforzi a livello comporta-mentale, senza sapere che bisognava agire anche a livello di capa-cità, convinzioni e identità. Se Raffaele avesse adottato una pro-spettiva a lungo termine avrebbe perso i 18 chili più lentamente ein modo più equilibrato. Se Raffaele avesse vissuto dentro di sé i ri-sultati che voleva ottenere, il suo percorso sarebbe stato più sereno ecoerente. Se Raffaele avesse pensato a sé come a una persona sanache voleva ritornare al proprio peso ideale, la fatica di dimagrire sa-rebbe stata molto più lieve.

La storia di Raffaele ha lo scopo di presentarti gli ostacoliche incontra chi, per perdere peso, si appoggia solamente allediete e affida il proprio potere di controllo, responsabilità escelta a un riferimento esterno. Le storie che leggerai neiprossimi capitoli saranno motivanti e in ciascuna evidenzierògli aspetti positivi che puoi utilizzare anche tu, nella tuaesperienza quotidiana.

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