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Atti del convegno Il Latte oggi: un Alimento per il movimento 6 novembre 2013 Salone d’Onore del CONI Foro Italico - Roma

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Atti del convegno

Il Latte oggi: un Alimento per il movimento

6 novembre 2013

Salone d’Onore del CONI

Foro Italico - Roma

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Indice

Premessa pag. 5

Saluti e presentazione, Antonio Vanoli, Giovanni Malagò pag. 7

Sessione scientifica, conducono Andrea Ghiselli e Maurizio Casasco pag. 13

• Introduzione: Il Latte Oggi, Andrea Ghiselli pag. 15

• Pierpaolo De Feo I benefici dell’esercizio fisico e l’utilizzazione dei substrati energetici per la contrazione muscolare pag. 23

• Julien Louis Interaction between exercise and nutrition for muscle health: the role of milk pag. 43

• Michelangelo Giampietro Il latte, un alimento per il movimento pag. 71

• Conclusioni, Maurizio Casasco pag. 83

Tavola rotonda: “Il Latte ci nutre, ci parla”, conduce Eugenio Del Toma pag. 89

• Massimo Forino L’andamento dei consumi del latte pag. 92

• Valerio Saffirio Vuoi latte? Campagna web di Assolatte pag. 99

• Marco Ivaldi e Marco Iacuaniello We-sport: promuovere l’attività fisica e la corretta nutrizione pag. 105

• Michelangelo Giampietro L’esperienza di un nutrizionista dello sport pag. 111

• Maria Rita Parsi Benessere psicofisico: alimentazione, sport, studio ovvero mente, corpo e immaginario per un corretto stile di vita pag. 124

Testimonials: stile di vita e alimentazione, elementi chiave per i risultati pag. 129

• Fiona May, Raffaello Leonardo e Mauro Berruto pag. 131

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Premessa

Anche quest’anno Parmalat ha organizzato un Convegno allo scopo di favorire la diffusione del-la cultura del latte attraverso la presentazione di nuove conoscenze su questo alimento fondamentale per una sana e corretta alimentazione.

Siamo consapevoli di quanto non sia facile il compito che ci siamo assunti ma il senso di re-sponsabilità da leader di categoria, come è Parmalat in Italia e in altri Paesi del mondo, ci spinge a continuare ad impegnarci nel sostenere e promuovere il consumo del latte.

Purtroppo oggi assistiamo ad una riduzione dei consumi di latte dovuta all’abbandono di questo alimento da parte della popolazione più giovane, dei ragazzi, ma anche all’esistenza di pregiudizi spesso non giustificati come, ad esempio, quello relativo all’intolleranza al lattosio, una diagnosi spesso imprecisa ed abusata con troppa facilità senza elementi effettivi di conoscenza.

Inoltre, in un contesto come quello attuale di perdurante crisi, è utile ricordare che il latte è la fonte più economica di proteine, calcio, fosforo e di alcune vitamine, in confronto ad altri alimenti di origine animale, come carne e uova.

Il Convegno “Il Latte Oggi: un Alimento per il Movimento” è l’occasione per approfondire un tema di interesse ancor più ampio di quelli svolti in passato in quanto tocca una quota importante della popolazione e cioè quella di coloro che praticano esercizio fisico a tutti i livelli.

L’obiettivo del Convegno è stato quello di affermare che latte ed attività fisica sono un binomio vincente nella vita quotidiana come dimostrano le ultime evidenze scientifiche e le testimonianze di grandi sportivi.

Antonio VanoliDirettore Generale per le Attività OperativeGruppo Parmalat

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Saluti e presentazione

Antonio Vanoli, Direttore Generale per le Attività Operative, Gruppo Parmalat

Signore e Signori buongiorno, siamo oggi qui riuniti per dare un senso scientifico all’esortazione tratta dalle immagini che avete

appena visto. Dopo questo attacco un po’ amarcord, un po’ leggero, entriamo nel vivo di questa gior-nata; quindi grazie a tutti quanti voi per aver accolto l’invito, che vi ho rivolto a nome di Parmalat, a partecipare a questa mezza giornata di riflessioni sul latte; grazie ovviamente al Coni ed al suo presidente Giovanni Malagò, per averci dato l’uso di questa prestigiosissima sala. Speriamo che il Presidente abbia il tempo di intervenire per rivolgerci un saluto, anche breve; grazie alla struttura del Coni, che ci ha assistito nell’organizzazione ed in particolare al dottor Cherubini, che ha paziente-mente accolto le nostre richieste, e grazie ovviamente ai relatori, ai partecipanti alla tavola rotonda, ed ai nostri testimonial.

Perché oggi ci troviamo proprio qui? Ovviamente la scelta del Coni come sede del nostro terzo convegno non è casuale. Nei primi due convegni abbiamo trattato del latte come elemento che aiuta nella prevenzione di molte patologie; oggi invece vogliamo parlare del latte quale alimento che aiuta

Fotogramma tratto dall’episodio del film “Boccaccio 70” del 1962 girato da Federico Fellini

“Il Latte fa bene, il Latte conviene a tutte le età.”

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nel recupero dall’esercizio fisico. Intendiamo perciò rivolgerci a tutti coloro che, in maniera più o meno regolare, svolgono un’attività fisica, e quindi non soltanto agli sportivi che fanno agonismo ma soprattutto a coloro che hanno beneficio e piacere a mantenere in esercizio il proprio fisico e che rappresentano una quota importante e crescente della nostra popolazione, come si può vedere da alcuni dati contenuti in questa tabella.

In Italia nel 2012 praticavano una qualche forma di attività fisica ben 35 milioni di persone; è una quantità crescente, che negli ultimi dieci anni è passata da 32,6 milioni appunto a 35,4 milioni e la cosa importante è che coloro che fanno attività fisica in maniera continuativa, in maniera impegna-ta, che siano o non siano tesserati per qualche federazione sportiva, sono ben 12 milioni. Si assiste quindi ad una democratizzazione dell’attività fisica perché il fenomeno coinvolge trasversalmente tutta la popolazione, a prescindere dalla condizione socio-economica, dall’età e dal sesso. Perché Parmalat si impegna nel divulgare le qualità del latte? Molto semplicemente perché Parmalat è lea-der di questa categoria in Italia e in molti altri paesi del mondo.

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La Parmalat di oggi è una multinazionale del settore lattiero-caseario che fattura circa 5,2 miliar-di di euro, è presente direttamente in 19 paesi con 70 stabilimenti e impiega circa 16 mila addetti. È una Società quotata alla Borsa di Milano e da giugno 2011 è posseduta per l’84% dal gruppo Lacta-lis, un grande gruppo nel settore lattiero-caseario, uno dei più grandi al mondo che operava già in Italia con i marchi Galbani, Invernizzi, Locatelli, Vallelata.

È un onere del leader di categoria non spingere soltanto la domanda dei propri prodotti, ma anche promuovere i consumi di un alimento come il latte del quale scopriamo ogni giorno le virtù. Ciò è tanto più vero in un settore come quello del latte dove si spende quasi nulla in investimenti pubbli-citari. C’è un paradosso: parlano di latte e pubblicizzano il latte più le aziende che non lo vendono e producono che quelle che vendono e producono latte. Faccio l’esempio di aziende come la Ferrero o la Barilla o la Nestlè, che si appropriano del latte come ingrediente per esaltare la qualità dei propri prodotti. Questo perché? La risposta è molto semplice: perché operano in settori con margini molto elevati che quindi consentono un sostegno pubblicitario importante. Nel latte, come sappiamo, spe-cie di questi tempi, i margini sono molto molto bassi e quindi ciò va a detrimento del sostegno dei consumi. Ma c’è infine un altro motivo che porta Parmalat ad interessarsi allo sport, al movimento e che è un po’ nel DNA di quest’azienda. Parmalat negli anni ha associato i propri brand al mondo dello sport; quella di Parmalat è una storia intensa e appassionata e vediamo insieme alcuni elementi di questo fil rouge che viene da lontano.

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Parmalat e lo Sport: una passione irrefrenabile da oltre 40 anni

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Vedo che nel frattempo è arrivato il Presidente del Coni, il dottor Giovanni Malagò, al quale chiederei se può indirizzarci un saluto.

Giovanni Malagò, Presidente Coni

Buongiorno a tutti. Ho sentito l’amico Antonio ringraziare il Coni per aver messo a disposizione questa sala. Forse è stata una scelta coraggiosa, sicuramente diversa e innovativa, ma io penso che siamo noi, io ed il Comitato olimpico, a dover ringraziare lui e tutte le persone che hanno promosso questo incontro. Perché dico questo? Perché sono fermamente convinto che lo sport non può e non deve essere isolato, soprattutto nei tempi che viviamo, con il contesto congiunturale di oggi, che non riguarda solo il nostro Paese. Di conseguenza dobbiamo “andare a braccetto” con quelli che sono i nostri compagni di viaggio ideali, innanzitutto “la scuola”. E’ lo Stato che ovviamente si oc-cupa della scuola; però noi ci teniamo a fare la nostra parte e la vogliamo fare sempre con maggior impegno, tanto che spesso si confondono anche i ruoli agli occhi dell’opinione pubblica. E poi “il turismo”. Sono tornato l’altro ieri dalla Sardegna, dalla finale della “Fed Cup”, e in quell’occasione ho lanciato una provocazione, perché erano presenti il Presidente della Regione e tutti i Presidenti delle Federazioni. Ho detto: “a mio parere, in Sardegna, anzi direi a livello Nazionale, a livello di esecutivo di Governo, si dovrebbe istituire un Ministero con portafoglio Sport e Turismo”. Il mon-do dello sport può fare sinergie con moltissime altre competenze, come possono essere gli affari regionali, come possono essere le pari opportunità, come può essere il mondo dei giovani, ecc... E poi grandi sinergie e collaborazioni possono sorgere con il mondo della scienza e della medicina. E mi rivolgo ora a Maurizio Casasco, Presidente della Federazione Medici Sportivi e agli altri amici e colleghi Presidenti quali Giuseppe Abbagnale, Carlo Magri e Davide Tizzano. Anche un bambino può comprendere le opportunità e i vantaggi reciproci che derivano dalla condivisione di compe-tenze e know how. Per quanto ci riguarda, possiamo mettere a disposizione la nostra forza, i numeri impressionanti dello sport: 35 milioni di persone praticanti, più di 4,5 milioni di tesserati, 95 mila Società riconosciute. Quest’insieme si può unire con il mondo della medicina, e quando dico me-dicina intendo dire anche scienza, e quando dico scienza intendo dire anche alimentazione. Gent.li signori e signore, questo è il futuro! Poi possiamo parlare a lungo di glutine così come di proteine, di vitamine, di integratori, di latte. Però si può fare molto, si può ottenere molto solo se lavorano insie-me, soprattutto si può dare valore aggiunto, se uniamo il mondo dello sport con altre competenze! Il filmato appena visto fa capire come questa grande Azienda che oggi ospitiamo è Leader di mercato perché ha una posizione che ha guadagnato, che ha meritato; ma bisogna anche dirle grazie perché ha abbinato il suo nome a tantissime imprese e successi sportivi che hanno caratterizzato addirittura epoche intere e in modo multidisciplinare: sci, automobilismo, pallavolo, calcio. Anche su questo

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bisogna far riflettere, anche per questo occorre dirle complimenti! Io spero che questa non resti un’i-niziativa isolata…vedo l’amico Bianchi del Triathlon, vedo la grande Fiona, nostro membro di giun-ta, vedo Lello Leonardo, pluricampione presente nel Consiglio Nazionale, vedo Mauro Berruto. Un parterre de rois straordinario, quindi il nostro mondo è molto rappresentato. Il mio auspicio, il mio augurio, e diciamo, anche il mio desiderio è che, in questo luogo, comunque nel mondo dello sport, questo tipo di iniziative non rappresentino più un’eccezione ma diventino eventi molto frequenti.

Grazie a tutti.

Antonio Vanoli

Grazie Giovanni, grazie ancora per la tua disponibilità e per il tuo saluto.Vedo che nel frattempo hanno preso posto al tavolo dei relatori i professori Maurizio Casasco

e Andrea Ghiselli, ai quali lascio volentieri la conduzione della sessione scientifica e auguro a tutti buon ascolto. Grazie.

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Sessione Scientifica

conducono

Andrea Ghiselli e Maurizio Casasco

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Maurizio Casasco

Buongiorno a tutti. Benvenuti nel salone d’onore del Coni, dopo il saluto del Presidente che credo non sia stato solo un saluto, ma sia stato anche una breve sintesi di una visione a 360° di come il nuovo Coni voglia interpretare la sua attività, la sua missione. Il Presidente ha parlato di sport e tu-rismo, di scuola, di salute come sistema integrato e quindi ha dato proprio un significato importante a questo nuovo corso che ha voluto intraprendere fin dal suo primo insediamento.

Credo che sia doveroso un saluto al Generale Comandante dei NAS, che ci onora della sua pre-senza, Cosimo Piccinno. Un sentito grazie non solamente alla persona, ma a tutta l’attività che il nucleo dei carabinieri sta facendo per la tutela della salute. Invito cortesemente il Generale per un breve saluto. Grazie.

Generale Cosimo Piccinno

Non sono assolutamente preparato a parlare però devo ringraziare Maurizio Casasco, il Coni ed il suo Presidente e Parmalat per aver organizzato questo convegno, perché come voi sapete i NAS si interessano da cinquant’anni alla salute, ma anche e soprattutto alla salute degli sportivi. Sono onorato delle parole del professor Casasco, non per quello che ho fatto io, ma per quello che fanno i miei uomini a favore della salute, così come previsto all’articolo 32 della Costituzione. È un’occa-sione per ribadire un concetto molto importante, poichè credo che in questa sala siano presenti molti sportivi: fare attenzione a Internet, attenzione a quello che viene venduto tramite Internet, meglio bere, e così concludo, mezzo litro di latte a sera che comprare qualcosa in Internet. Lascio la parola ai professionisti.

Maurizio Casasco

Grazie Generale, perché in poche parole ha presentato in sintesi tutta l’attività che i NAS quoti-dianamente, giorno e notte, stanno facendo per la salute non solo degli sportivi, ma anche per quella di tutta la popolazione e dei nostri ragazzi. Quindi a nome della Federazione del Coni e di tutti noi dico sinceramente grazie a tutto il corpo dei NAS.

Andrea Ghiselli

Signori e signore buongiorno. Ho il piacere di chiamare al tavolo dei relatori il prof. Pierpaolo De Feo, il dottor Julien Louis, il professor Michelangelo Giampietro.

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Sessione Scientifica

Introduzione

Andrea Ghiselli

Il Latte Oggi

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Maurizio Casasco

Passo la parola ad Andrea Ghiselli, nutrizionista di CRA-NUT che tutti i giorni, per il suo tipo di lavoro, risponde alle domande del consumatore sui problemi dell’alimentazione. Sicuramente molte di queste riguardano il latte, per cui a te Andrea il compito di fare il punto sullo stato dell’arte e sulle più recenti evidenze scientifiche di questo alimento.

Andrea Ghiselli

Grazie prof. Casasco per la presentazione, grazie a Parmalat per l’invito. In questa mia breve introduzione sul valore nutrizionale e salutistico del latte e sulle più recenti

conoscenze, cercherò di focalizzare alcuni concetti di particolare rilievo,Parlando di latte dobbiamo innanzitutto dare uno sguardo alla situazione attuale dei consumi.

Ne consumiamo poco più di 100 grammi pro capite come media nazionale. I numeri riportati sulle barre rappresentano la percentuale dei consumatori sul campione, per cui il 98% del campione dei bambini consuma latte: ovviamente la % dei bambini che beve latte è molto elevata ma si riduce con l’avvicinarsi all’età adulta. Nella fascia dell’anziano, probabilmente per tradizione, la % dei consumatori è leggermente più elevata rispetto a quella dell’adulto. Anche la quantità consumata

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dai bambini è più elevata rispetto a quella dell’adulto. Quindi siamo una Nazione che consuma poco latte.

Il latte è l’alimento presente nella dieta dell’uomo da migliaia di anni e che ancora oggi continua ad essere oggetto di ricerche e a suscitare l’interesse di studioso di tutte le discipline medico-scien-tifiche.

“Il latte Oggi” è il titolo di 2 convegni organizzati da Sapienza Università di Roma e dall’Uni-versità Federico II di Napoli, in collaborazione con Parmalat, per divulgare le più recenti conoscenze in materia.

Il latte è un alimento estremamente ricco di nutrienti, sicuramente le proteine, i grassi e i carboi-drati e il calcio, sono gli elementi a cui si associa un concetto di nutrizione e importanza per la salute: e del resto, agli italiani, più del 50% dell’apporto di calcio viene fornito dal latte.

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Per la sua importanza in un’alimentazione equilibrata, è raccomandato dalle Linee Guida ali-mentari di tutti i Paesi e trova spazio ovviamente nella Piramide alimentare della dieta mediterranea dove, insieme ai suoi derivati, ne viene consigliato un consumo giornaliero di 2-3 porzioni.

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Nel percorso di crescita che porta il bambino a diventare adulto le abitudini alimentari hanno un’importanza fondamentale. Ad esempio l’abitudine a non fare la colazione è sicuramente un ele-mento che è direttamente correlato al sovrappeso e gli studi che lo dimostrano sono molteplici. Nei bambini la colazione dovrebbe arrivare a coprire circa il 20%, (15-20%) delle chilocalorie della giornata. Indispensabile quindi rimarcare come primo punto l’importanza dell’abitudine a fare una buona colazione, e, come secondo, di fare una colazione in cui sia presente il latte.

Il latte, come tutti sappiamo rappresenta una fonte di calcio importante. Il picco di massa ossea, cioè il picco di massima quantità di calcio nell’osso, si forma in particolare verso i vent’anni, tanto è vero che in età pediatrica è consigliabile aumentare proprio l’apporto di quegli alimenti che siano fonte di calcio. Fino ai 20-30 anni siamo in una fase di “acquisizione di calcio”; il periodo fra i 30 e i 40 anni o fra i 20 e i 40, a seconda di quando è iniziata la pubertà, è il periodo di stabilità ed il periodo successivo è quello in cui non possiamo che perderlo. Questo è un dato che ha portato a definire l’osteoporosi una malattia pediatrica, perché tutto ciò che interferisce nell’età pediatrica e della crescita con l’acquisizione di un picco di massa ossea adeguato, cioè con la realizzazione della solidità dello scheletro, condizionerà il futuro di quell’individuo.

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Il latte è di gran lunga più complesso di quanto appare dalle indicazioni riportate in etichetta, in quanto costituisce un vero e proprio mare di macro- e micro-nutrienti che svolgono o possono svol-gere funzioni biologiche ben definite. Queste molecole bioattive appartengono alla frazione lipidica, glicidica, proteica, vitaminica, etc... C’è dunque una consistente “parte sommersa”, non immedia-tamente palese ad un’analisi grossolana delle componenti; è un fluido biologico, dotato di proprietà che vanno ben oltre le proprietà nutrizionali e includono attività salutistiche, grazie alla presenza di diverse componenti bioattive.

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Il consumo di latte è associato a una serie di effetti benefici per la salute, che vanno dalla salute dei denti e dell’osso, alla protezione nei confronti dell’obesità, della pressione arteriosa, del cancro, delle malattie cardiovascolari, dell’insulinoresistenza, della sindrome metabolica e diabete di tipo 2. Il latte è ottimo anche per l’idratazione e la reidratazione dello sportivo. Quand’ero giovane e andavo a giocare a calcio, alla fine della partita ci fornivano confezioni di latte da mezzo litro (i vec-chi tetraedri tetrapack) che rappresentava il nostro reintegro di liquidi, energie e minerali dopo una partita di calcio. E infine il latte aiuta a mantenere corrette abitudini alimentari: chi consuma latte generalmente ha abitudini alimentari più corrette rispetto agli altri.

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Un problema che può condizionare il consumo di latte è l’intolleranza al lattosio, ovvero la maldigestione del lattosio, dovuta alla diminuita attività dell’enzima lattasi deputato a scindere il lattosio nei suoi due zuccheri semplici glucosio e galattosio, facilmente assorbibili.

E’ vero che i soggetti intolleranti al lattosio, purtroppo, incontrano dei problemi nell’assunzione di latte, tuttavia occorre distinguere tra i coloro che credono dinessere intolleranti e chi lo è vera-mente, che sono in numero veramente ridotto rispetto ai primi. Esperimenti in doppio cieci dimo-strano che il numero delle persone veramente intolleranti è molto ridotto e che comunque anche un intollerante può consumare senza sintomatologiai piccole quantità di latte frazionato durante la giornata soprattutto se sccompagnato da un pasto adeguato e abituare la flora batterica intestinale a predisporsi per la digestione di lattosio. Inoltre esistono sul mercato i così detti latti ad alta digeri-bilità, ovvero latti “naturalmente predigeriti dall’industria” che, grazie all’aggiunta dell’enzima lat-tasi (lo stesso presente nel nostro intestino, facilitano il compito al nostro organismo e consentono a tutti di assumere il latte, apptofittando dei benefici e senza incorrere in fastidiosi inconvenienti.

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Sessione Scientifica

Pierpaolo De Feo

I benefici dell’esercizio fisico e l’utilizzazione dei substrati energetici per la contrazione muscolare

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Andrea Ghiselli

Ora ho il piacere di introdurre Pierpaolo De Feo, direttore dell’Healthy Lifestyle Institute dell’U-niversità di Perugia ed è non solo il direttore, ma credo anche il promotore, di CURIAMO, il Centro Universitario di Ricerca Interdipartimentale dell’Attività Motoria. È professore associato di Endo-crinologia a Perugia. A lui la parola per presentare i Benefici dell’esercizio fisico e l’utilizzazione dei substrati energetici della contrazione muscolare.

Pierpaolo De Feo

Ringrazio gli organizzatori per avermi invitato a presentare questa relazione che ben si sposa con quanto abbiamo sentito precedentemente sul rapporto latte e movimento e sull’importanze di con-sumare latte quando si fa attività fisica. Il significato della mia relazione è quello di spiegare perché è importante fare esercizio fisico e quali sono i substrati che vengono utilizzati per la contrazione muscolare. L’importanza dell’esercizio lo possiamo capire se facciamo un salto di 7-8 milioni di anni indietro nel tempo.

Appare evidente che l’esercizio fisico era fondamentale per la sopravvivenza dei nostri antenati. Era talmente fondamentale che ci siamo attrezzati, proprio dal punto di vista genetico, per risponde-re a due esigenze; la prima, quella di un’attività fisica rapida per gestire le situazioni di fuga o

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attacco, la seconda, quella per un’attività fisica sostenuta nel tempo, per trovare cibo, per trovare riparo e così via… per le migrazioni…

Il nostro organismo è strutturato con fibre muscolari che devono rispondere a queste due esigenze:

le fibre muscolari bianche, che servono per la contrazione rapida e immediata e le fibre muscolari rosse, che servono invece per gli spostamenti, per attività di lunga durata. Queste fibre muscolari si contraggono perché c’è un’energia che è fornita da un anello terminale che si chiama adenosintrifosfato (ATP),

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si tratta di una piccola molecola che, cedendo fosforo, consente appunto la contrazione musco-lare. Questo ATP ha una vita molto breve, la sua emivita è inferiore al secondo, per cui è necessario rinnovarlo in maniera continua, tanto che solo a riposo si cambiano ogni ora circa 1,6 kg di queste molecole, che quindi vengono distrutte e rifatte. Ma durante l’esercizio fisico c’è bisogno di una grande quantità di energia: nell’esercizio intenso, per le persone di 70 kg, sono richiesti circa 30 kg di energia sotto forma di ATP! Questo lascia immaginare quanto deve essere sofisticato il sistema dal punto di vista metabolico, ormonale, cardio-respiratorio, vascolare per assicurare questa forma-zione di energia. I sistemi energetici che abbiamo a disposizione nel muscolo sono essenzialmente deputati a quelle due attività che abbiamo visto prima,

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quindi abbiamo un sistema che serve per le contrazioni rapide. Nel muscolo abbiamo delle riser-ve di fosfocreatina che servono proprio per i gesti di brevissima durata, 3-4 secondi, poi sono fonti che si esauriscono, e la glicolisi anaerobia, che consente la produzione di ATP in assenza di ossi-geno. Questa riesce a far fronte al primo minuto di attività; se andiamo oltre è necessario per forza ricorrere alla “fosforilazione ossidativa” dei substrati energetici, processo sempre per la produzione di energia sotto forma di ATP, che utilizziamo per la contrazione lenta e sostenuta;

questa fosforilazione ossidativa avviene all’interno della cellula in organelli che si chiamano mitocondri, che vedete lì rappresentati, in questa bella immagine della cellula tridimensionale, in verde: questi mitocondri hanno delle sottili creste e su queste creste si svolgono i processi attraverso cui i substrati energetici, che sono i carboidrati, i lipidi e le proteine, vengono completamente degra-dati fino ad acqua e anidride carbonica e cedono quindi la loro energia sotto forma di ATP. Di questi substrati energetici, in realtà, quelli che vengono essenzialmente utilizzati durante l’esercizio fisico sono i carboidrati e i lipidi: è l’intensità dell’esercizio fisico che regola la loro utilizzazione. Come appare da questo classico studio

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a intensità moderate – 40-60% della capacità aerobica massima – vengono utilizzati in maniera quasi uguale i grassi, i lipidi – acidi grassi liberi – e il glucosio per assicurare la contrazione mu-scolare. Se aumenta però l’intensità e andiamo quindi a intensità sub-massimali e massimali, vedete che l’utilizzazione dei lipidi cala drasticamente e aumenta moltissimo invece l’utilizzazione dei carboidrati. Questo perché, a parità di consumo di ossigeno, i carboidrati producono più ATP rispetto i lipidi, quindi, diciamo, sono i substrati di eccellenza quando c’è il massimo della richiesta energeti-ca. Se vogliamo quindi immaginare, per esempio, un’attività fisica fatta per ridurre il peso corporeo, per ridurre la massa grassa, è ovvio che bisogna lavorare a dei ritmi che sono nella fascia modera-ta-intensa, quella cosiddetta della massima ossidazione lipidica: la massima ossidazione lipidica è dipendente dal grado di allenamento del soggetto. Questo è un dato molto importante da considerare perché l’allenamento fisico – e qui vedete un esempio di uno pseudoatleta, cioè il sottoscritto -

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condiziona la capacità da parte dei mitocondri di bruciare più lipidi rispetto ai carboidrati, quindi aumenta le capacità di resistenza dell’individuo.

Questo è stato anche documentato in soggetti sedentari e non allenati, facendo due test di con-sumo di substrati energetici prima e dopo sei settimane di allenamento semplice, un’ora di bici al giorno tre volte alla settimana; solo con queste sedute di allenamento si è visto che c’è stata una riduzione del 25% della ossidazione dei carboidrati, che quindi è stata sostituita dai lipidi come

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substrato energetico. La chiave di questo sta sempre nei mitocondri, che con l’allenamento possono aumentare, addirittura si è visto che dopo sei mesi il loro numero può duplicarsi, perché i mitocondri hanno all’interno un DNA.

Sono gli unici organelli cellulari provvisti del loro DNA, quindi possono replicarsi, e l’esercizio fisico è un potente stimolo per la replicazione dei mitocondri. In soggetti allenati – qui vedete alcuni studi che abbiamo prodotto noi

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c’è una correlazione tra la quantità di DNA mitocondriale e la capacità aerobica del soggetto, maggiore è la capacità aerobica, maggiore è il patrimonio dei mitocondri e la loro efficienza nel produrre l’ATP.

In effetti, siamo costruiti come una macchina che è nata per correre e proprio questa capacità dell’uomo di correre, anche meglio rispetto ad alcune specie che sono concorrenti in queste attività, tipo, immaginate, il cavallo, ci differenzia e ha consentito alla specie umana di arrivare dove siamo.

Un’analisi comparativa delle caratteristiche tecniche dell’uomo, per esempio rispetto al cavallo, fa vedere un dato interessantissimo: aumentando la velocità di corsa aumenta la nostra efficienza energetica, per cui consumiamo meno ossigeno per km percorso a differenza per esempio di un cavallo che va al trotto. Il motivo di ciò sta nella nostra struttura biomeccanica, che è caratterizzata dalla presenza di un tendine di Achille allungato e di un arco plantare, che consentono quindi du-rante il gesto atletico della corsa un ritorno elastico che è circa il 50% della spesa iniziale; sta nelle capacità di stabilizzazione del nostro organismo, grazie ai muscoli glutei che servono durante la corsa, alla dissociazione che abbiamo tra la testa e il collo. Questo ci differenzia dai primati nostri progenitori, le scimmie, per cui nella corsa possiamo tenere la testa dritta e ruotare le spalle; sta nella nostra capacità di termo-regolare, con le ghiandole sudoripare, e di sopperire all’assenza di impor-tante pelo e nella capacità di ventilare con la bocca oltre che col naso. Tutte queste caratteristiche ci hanno favorito e fanno appunto di noi una macchina d’eccellenza per la corsa, soprattutto la corsa di lunga durata. Se andiamo a vedere la scala evolutiva e – per darvi l’idea di quello che è successo negli ultimi milioni di anni –

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andiamo ad accorciare un po’ il passo, facendo finta che 1000 anni li abbiamo in un’ora, allora la nostra storia evolutiva la possiamo riassumere in soli quattro giorni. In questi quattro giorni, l’industrializzazione copre solo gli ultimi nove minuti e la tecnologia, l’informatica, l’epoca che stiamo vivendo adesso, solo gli ultimi 80 secondi. Questo dà l’idea del fatto che il nostro patrimo-nio genetico, che è stato selezionato e si è adattato per alcune esigenze, adesso non ha avuto, nelle attuali situazioni ambientali, il tempo di riadattassi, ci vorranno altri milioni di anni per questo, e quindi nell’evoluzione della specie umana che c’è stata finora stiamo andando verso, in quella che possiamo definire

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l’involuzione della specie, legata all’attuale situazione ambientale. Adesso non è più necessario fare esercizio fisico per sopravvivere, questa è un po’ la sintesi del problema, e passiamo la maggior parte delle nostre ore in uno stato sedentario, come stiamo adesso, seduti.

Questa sedentarietà ha un’importanza fondamentale dal punto di vista della salute, perché riduce non solo gli anni di vita, ma anche la qualità della vita. Questa è una review, pubblicata lo scorso anno su Lancet, una prestigiosa rivista di medicina

che presenta la mappa della sedentarietà e di quanto si riducono gli anni e la qualità della vita delle persone per questo tipo di atteggiamento. Ovviamente la risposta, la conseguenza di questa sedentarietà è l’incremento ponderale;

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dati americani fanno vedere come ormai circa 35-40% della popolazione adulta statunitense è obesa, non parliamo di sovrappeso, ma di obesità, cioè di indici massa corporea sopra 30, che è ve-ramente un dato impressionante. Soprattutto preoccupante è il dato che riguarda i bambini:

negli Stati Uniti, ormai quasi un bambino su cinque e una bambina su sei sono obesi. Purtroppo anche il nostro Paese sta avendo un trend negativo, in questo senso: in particolare per quanto riguar-da l’obesità e il sovrappeso infantile in Italia raggiungiamo il 35% e purtroppo in alcune regioni del sud Italia abbiamo dei tassi di obesità infantile non tanto distanti da quelli statunitensi. E’ un proble-ma serio, è un problema di salute: perché non è solo un problema estetico:

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essere obesi significa avere una serie di patologie associate che sono l’apnea notturna, l’asma, un maggiore rischio di malattie cardiovascolari, di infarto e ictus ischemico, il diabete di tipo due. Il 14 novembre – sarà la giornata mondiale del diabete – l’International Diabetes Federation presenterà i nuovi dati di quella che è considerata una pandemia ormai a livello mondiale. Nel mondo ci sono attualmente 380 milioni di persone affette da diabete e il ritmo di crescita di qui ai prossimi vent’an-ni sarà circa di 10 milioni/anno; quindi nel 2035 avremo più di mezzo miliardo di persone affette da diabete con un altro mezzo miliardo di persone che presentano un prediabete, cioè intolleranza ai carboidrati. In sintesi, più di 1 miliardo di persone sulla terra presenta questa patologia che significa malattie cardiovascolari e altre conseguenze gravissime. Questa situazione è alla base del problema di oggi, ovvero le malattie non trasmissibili:

una volta si moriva di malattie infettive trasmissibili, adesso si muore di malattie non trasmissi-bili, quindi malattie cardiovascolari, cancro, diabete ecc…

A tutto ciò occorre far fronte:

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su questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è molto attivata e si è attivato anche il World Economic Forum perché queste patologie non trasmissibili alla fine rappresentano una minaccia economica per l’umanità, in quanto i Servizi Sanitari Nazionali non saranno più in grado di rispon-dere a questo problema. Quello che viene evidenziato ormai dalla letteratura scientifica è che circa l’80% dei casi di patologie cardiache, di ictus ischemico e di diabete e il 40% dei casi di cancro po-trebbero essere prevenuti stando attenti a un sano stile di vita in cui l’esercizio fisico è presente come fattore centrale e dominante. Perché non facciamo esercizio? Perché siamo arrivati a questa situa-zione? Ci sono dei fattori, è chiaro, fattori ambientali che sono sicuramente le relazioni che abbiamo con gli altri e la richiesta che abbiamo dall’ambiente di impegno che ci distrae dall’esercizio fisico; i posti non sempre favorevoli alla pratica dell’esercizio fisico e spesso – questo purtroppo vale anche per i giovani – la mancanza di uno scopo, di un obiettivo. I nostri progenitori avevano l’obiettivo di cacciare per alimentarsi, in noi manca l’obiettivo e tutta questa situazione, che è in contrasto con il nostro patrimonio genetico e l’ambiente, ci porta ad una situazione di stress cronico. L’attività fisica è in grado di gestire lo stress perché è la risposta alla situazione immediata, quella della fuga, quella della caccia, legata agli ormoni dello stress, cioè cortisolo e adrenalina. Però una cosa è avere la ri-sposta ormonale all’aria aperta, alla quale può far seguito una contrazione muscolare per una corsa, e un’altra cosa è avere la risposta ormonale in un’auto, alla quale deve necessariamente seguire uno stato di sedentarietà, perché si è nel caos di un traffico bloccato. Tutte queste risposte ormonali non giovano, creano danno ossidativo e alla fine la sedentarietà porta all’accorciamento dei telomeri, che sono il punto estremo dei cromosomi e servono al cromosoma per duplicarsi, quindi per assicurare la replicazione cellulare e la vita. Naturalmente la lunghezza di questi telomeri tende ad accorciarsi sempre più con gli anni e a un certo punto si accorcia tanto che il cromosoma non può più replicarsi e a un certo punto la vita finisce; questo è nell’ordine delle cose, ma la cosa che è stata dimostrata mol-to bene da tantissimi lavori nell’ultimo decennio è che l’esercizio fisico regolare rallenta di molto l’accorciamento dei telomeri, quindi è un meccanismo che allunga la vita in maniera quantificabile.

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La capacità aerobica si correla con la nostra possibilità di sopravvivenza, chi è più in forma ha minori possibilità di morire

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L’esercizio fisico aggiunge anni di qualità alla vita e riduce gli anni trascorsi in malattia

I pazienti con obesità o diabete riferiscono con entusiasmo i miglioramenti del tono dell’umore e dell’autostima dopo aver cambiato in meglio il loro stile di vita con l’attività motoria

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Questo dato è documentato anche da un nostro recente studio.

L’attività fisica strutturata migliora la perfomance aerobica dei pazienti che producono meno acido lattico per il movimento oltre ad aumentare la velocità di cammino.

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Esiste anche una metanalisi che illustra come l’esercizio fisico ha stessa potenza nel ridurre la mortalità da tutte le cause, rispetto a farmaci noti come le statine, gli antipertensivi, gli antiaggreganti

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quindi è uno strumento sicuramente sottoutilizzato che tra l’altro fa risparmiare. Il professor Casasco mi chiedeva dati su questo,

li abbiamo finalmente ottenuti, e sappiamo che sui soggetti diabetici si risparmierebbero 660 euro l’anno solo per la riduzione dell’uso dei farmaci.

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Quindi, in conclusione, l’esercizio è uno strumento terapeutico che serve, è essenziale e aggiunge anni di qualità alla vita.

Vi ringrazio per l’attenzione.

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Sessione Scientifica

Julien Louis

Interaction between exercise and nutrition for muscle health: the role of milk

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Joulien Louis Buongiorno a tutti. Sono molto felice di essere con voi oggi per presentarvi il ruolo del latte

nell’alimentazione delle persone che praticano attività fisica.

Andrea Ghiselli

Ho il piacere di introdurre il dottor Julien Louis ricercatore presso l’ Istituto INSEP di Parigi, Istituto Nazionale specializzato in nutrizione sportiva e recupero. Il dottor Louis sta conducendo importanti studi sul ruolo del latte nelle fasi di recupero dopo attività fisica.

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Lo scopo del mio intervento è quello di riesaminare gli effetti del regolare consumo di latte sulla salute delle persone sportive o che in generale fanno movimento.

In primo luogo vedremo l’influenza del latte sull’integrità muscolare in persone giovani e meno giovani e l’importanza delle proteine del latte per promuovere il recupero muscolare e aumentare la massa muscolare. Vedremo anche l’influenza di carboidrati e sali minerali contenuti nel latte per il recupero energetico e idrico.

Poi vedremo come il latte può aiutare a mantenere la composizione corporea e la sua influenza sulla salute delle ossa e dei denti.

Infine accennerò brevemente a come il consumo di latte può influire sulla qualità del sonno ele-mento fondamentale per il benessere psicofisico dell’individuo.

Iniziamo analizzando la composizione del latte vaccino.Il latte è costituito per circa l’87% di acqua e per il 13% di materia secca.Il latte è una buona fonte di proteine (~ 35g / L) rappresentate per l’ 80% da caseine e per il 20%

da proteine solubili del siero. Inoltre contiene aminoacidi essenziali, in particolare leucina e tripto-fano di cui sottolineeremo l’importanza più tardi.

Il latte contiene anche lipidi e carboidrati in quantità bilanciate ed elettroliti, tra cui il più impor-tante è il calcio.

Ci sono, oltre il latte vaccino, altri tipi di bevande-latte sul mercato, ma oggi parleremo solo di latte vaccino intero, parzialmente scremato o scremato.

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Consideriamo innanzitutto gli effetti del latte sulla salute dei muscoli degli atleti.Il primo effetto è che il latte dovrebbe migliorare il recupero muscolare dopo l’esercizio, prin-

cipalmente limitando l’entità del danno muscolare e partecipando alla ricostruzione delle fibre dan-neggiate. Questo avviene grazie alla sua composizione proteica di alto valore biologico, in partico-lare proteine del siero e caseine e al loro contenuto di amminoacidi essenziali, quali la leucina.

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I danni muscolari si verificano nello svolgimento di molte attività fisiche, tra cui la corsa che coinvolge contrazioni eccentriche (es. una contrazione muscolare mentre il muscolo si stira). Questi danni muscolari si traducono letteralmente in micro lacerazioni delle strutture muscolari, con conse-guente sensazione di indolenzimento nei giorni seguenti.

L’esercizio fisico non produce sempre danno muscolare, ma d’altra parte induce sistematica-mente una degradazione delle proteine muscolari (dell’ordine di 5 g per ora di esercizio). Questa degradazione è più importante della sintesi, e può portare ad un bilancio negativo se l’assunzione di alimenti non è ottimale nella fase post-esercizio.

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In questo contesto, la dieta post-esercizio dovrebbe includere proteine nelle giuste proporzioni per rigenerare le fibre muscolari e migliorare il recupero muscolare. L’obiettivo è quello di fornire proteine alimentari in quantità sufficiente perché la sintesi proteica risulti superiore alla degradazione.

Sorgono diverse domande, tra cui: quali proteine assumere, in quale quantità, quando assumerle e in combinazione con i carboidrati?

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I due tipi di proteine contenute nel latte, proteine del siero e caseine, altrimenti note rispettiva-mente come proteine lente e proteine rapide a causa delle loro diverse velocità di assorbimento e utilizzo, sono essenziali per la rigenerazione delle fibre muscolari dopo l’esercizio. Le proteine del siero vengono rapidamente assorbite e stimolano la sintesi proteica (nelle prime 3 ore dopo l’eserci-zio), mentre le caseine hanno un’azione più prolungata nel tempo (con una attività massima tra 3 e 6 ore dopo l’esercizio). Tuttavia, se si considera la durata totale della fase di recupero dell’esercizio, l’efficacia è simile per le diverse proteine. In questo studio è stato rilevato che la sintesi proteica è stata simile utilizzando le due tipologie di proteine dopo 6 ore la fine dell’esercizio.

Risulta inoltre che le proteine animali sono più efficaci delle proteine vegetali per la sintesi pro-teica, principalmente a causa della differenza di assorbimento tra proteine animali e vegetali.

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La risposta anabolica e cinetica di digestione dipendono dalle diverse fonti proteiche. Si può ve-dere da questo grafico che le proteine del siero di latte vengono assorbite e digerite più velocemente (azione veloce), e sono quindi più adatte all’ immediato recupero post-esercizio sebbene abbiano un’azione meno duratura. Le caseine sono a digestione è più lenta e più adatte ad un recupero a lungo termine.

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L’efficacia della proteina sulla sintesi proteica è fortemente dipendente dal contenuto di ammi-noacidi essenziali, tra i quali la leucina che è nota per stimolare notevolmente la sintesi proteica. 2-3 g di leucina rappresentano la quantità ottimale da assumere dopo l’esercizio fisico per stimolare la sintesi proteica, pari ad almeno 500 ml di latte.

Qui possiamo vedere l’influenza di differenti aminoacidi essenziali (non sintetizzati dall’organi-smo e quindi assunti solo dagli alimenti), sull’attivazione di diverse vie di segnalazione della sintesi proteica, il più famoso “mTOR”. La leucina è l’aminoacido che stimola più vie di segnalazione di sintesi proteica.

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Esiste una quantità soglia di leucina assunta attraverso la dieta per innescare la sintesi proteica muscolare, e tale soglia è più elevata tra gli anziani. Dati di letteratura indicano una velocità massi-ma di sintesi proteica con 2-3g di leucina. Si noti che sono le proteine del siero sono la fonte proteica più ricca di leucina.

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La quantità ideale di proteine da assumere dopo l’esercizio fisico per stimolare la sintesi proteica è 20g - 40g

Ma qual è il momento ideale per assumere le proteine o il latte per promuovere il recupero muscolare?L’assunzione di proteine immediatamente dopo l’esercizio è preferibile rispetto all’assunzione tardiva.L’obiettivo è quello di sfruttare la finestra metabolica immediatamente dopo l’esercizio, durante

il quale i nutrienti assunti (proteine e carboidrati) sono meglio assimilati dall’organismoIn questo studio di West et al. (2011), si può vedere che una singola dose di 25 g di proteine

dopo la fine dell’esercizio è più efficace di 10 dosi successive di 2,5 g nelle tre ore successive per la stimolazione della sintesi proteica.

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Allo stesso modo, in questo studio condotto su ciclisti, 10 g di proteine assunte immediatamente dopo l’esercizio (60 min di ciclismo a bassa intensità) erano in grado di stimolare la sintesi proteica in misura maggiore rispetto ad una ingestione più tardiva (dopo 3 ore).

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E’ necessario assumere carboidrati insieme alle proteine?Dipende dall’obiettivo.Se la sintesi del glicogeno è una priorità durante il recupero allora è necessario assumere carboi-

drati appena possibile in buona quantità (almeno 1,2 g / kg / h), soprattutto negli sport di resistenza.Tuttavia, non vi è alcun interesse ad aggiungere carboidrati alle proteine se la sintesi del glico-

geno non è una priorità. Ad esempio, negli sport di forza il recupero muscolare è una priorità e lo sportivo dovrebbe assicurarsi soprattutto di assumere la giusta quantità di proteine. Quando la quota proteica è adeguata non c’è necessità di aggiungere carboidrati per stimolare la sintesi proteica.

Il secondo obiettivo correlato al consumo di latte è il guadagno in massa muscolare.Devono essere soddisfatte due condizioni per ottenere il guadagno muscolare: l’esercizio fisico

e l’alimentazione. L’esercizio fisico di resistenza (RE) da solo non è sufficiente per promuovere un bilancio proteico positivo (+NPB): è necessaria l’assunzione di amminoacidi.

La strategia migliore è quindi una combinazione dell’esercizio fisico associata all’assunzione di proteine.

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Anche l’intensità dell’esercizio fisico è un importante parametro per stimolare la sintesi proteica.Infatti, sembra che l’allenamento ad alta intensità fino ad esaurimento combinato con l’assun-

zione di proteine del siero subito dopo è più efficace rispetto ad una strategia di allenamento a bassa intensità. Anche l’esercizio a bassa intensità, fino ad esaurimento è efficace nello stimolare la sintesi proteica.

In sintesi è necessario un esercizio sufficientemente intenso per stimolare la sintesi di nuove fibre muscolari. L’obiettivo è di stressare il corpo più spesso possibile; proporre una situazione anomala (ad esempio intensità inusuale, un movimento insolito) per spingerlo ad adattarsi, cioè a creare nuove fibre.

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Come detto in precedenza, possiamo vedere da questo studio che l’aggiunta di leucina a proteine e carboidrati dopo un allenamento di forza di 45 min aiuta ad aumentare la sintesi proteica.

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Questo studio Res et al. (2012) mostra anche che l’assunzione di proteine dopo l’esercizio ese-guito in 21h, aiuta a stimolare la sintesi proteica fino alla mattina successiva. Così, quando si deside-ra aumentare la massa muscolare, l’assunzione di proteine prima di coricarsi è una buona strategia per mantenere un bilancio azotato positivo durante la notte.

In sintesi, gli elementi principali di promozione della massa muscolare sono gli stessi che per il recupero post-esercizio, cioè l’assunzione di almeno 20g di proteine o di 0,2-0,3 g / kg di peso corporeo corrispondente a ~ 500 ml di latte nel periodo appena successivo all’esercizio.

L’aggiunta di leucina (2-3g) promuove anche la sintesi proteica.Infine l’assunzione di proteine prima del sonno può promuovere la sintesi proteica durante la notte.

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Negli anziani, le risposte sono un po’ diverse. La sintesi proteica è attenuata e si parla di “resi-stenza anabolica”.

Gli anziani sono meno sensibili all’assunzione di basse dosi di proteine rispetto ai giovani, quin-di dovrebbero consumare più proteine rispetto ai giovani per stimolare la sintesi proteica dopo l’al-lenamento.

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Come si può vedere da questi grafici che rappresentano l’andamento di sintesi proteica espressa in termini di massa corporea totale (a sinistra) o di massa magra (a destra), l’assunzione ottimale di proteine per i soggetti anziani sono quasi raddoppiate rispetto ai soggetti giovani (~ 0,4 g / kg per gli anziani contro le 0,25 g / kg di peso corporeo totale per i giovani).

L’assunzione di latte stimola anche la sintesi del glicogeno nel periodo post esercizio più effica-cemente di una bevanda energetica contenente solo carboidrati, grazie al suo importante contenuto in carboidrati.

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Il latte è anche una buona bevanda per reidratare il corpo dopo l’esercizio. Infatti la presenza di minerali nel latte ne aumenta l’assorbimento rispetto a solo acqua o rispetto ad una bevanda energe-tica contenente solo carboidrati. In questo grafico, possiamo vedere una diminuzione del volume di urina conseguente all’assunzione di latte dopo l’esercizio di resistenza.

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Numerosi studi hanno inoltre dimostrato i vantaggi del consumo regolare di latte sul manteni-mento della composizione corporea, in particolare sulla riduzione della massa grassa. Ad esempio, Josse et al. hanno riportato, in uno studio del 2010, una diminuzione della massa grassa in donne attraverso il consumo regolare di latte (dopo ogni sessione di allenamento di pesi per 12 settimane).

I principali meccanismi coinvolti sono: aumento della quantità di grasso escreto nelle feci, re-golazione dell’appetito grazie all’elevato contenuto di calcio nel latte, migliore mobilitazione del grasso mediata da una migliore disponibilità di calcio e vitamina D.

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Grazie al suo contenuto di calcio, il latte è anche un ottimo alimento per mantenere una buona salute delle ossa degli atleti. In generale, un regolare esercizio fisico combinato con una dieta equi-librata rafforza le ossa dello sportivo.

E’ noto però che il rischio di fratture è presente in alcune attività, come gli sport di resistenza e gli sport artistici, dove gli atleti sono soggetti a significative restrizioni caloriche associate ad un’alta intensità degli allenamenti. Per evitare questi rischi, gli atleti dovrebbero consumare almeno 1000 mg di calcio al giorno.

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E’ per questo che i prodotti lattiero-caseari, essendo ottime fonti di calcio, andrebbero inseriti con almeno due o tre porzioni nella dieta quotidiana.

Il calcio nei latticini è anche meglio assorbito dal corpo rispetto ad altre fonti di calcio, come gli ortaggi verdi.

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Il latte contribuisce a mantenere anche la salute dentale, riducendo il rischio di erosione dentale e della carie.

La carie dentale e l’erosione sono causati dall’acidità prodotta dai batteri naturalmente presenti nella bocca e dalla presenza di zuccheri assunti con la dieta.

Alcuni atleti sono ad alto rischio, in particolare chi, svolgendo attività di resistenza, è abituato a consumare regolarmente bevande energetiche, è spesso disidratato e respira attraverso la bocca. Infatti, la disidratazione e la respirazione dalla bocca provocano la diminuzione del flusso salivare, limitando così l’effetto tampone della saliva sull’acidità della bocca.

Questo rischio è ancora più elevato tra i giovani che hanno uno smalto poroso, perché la loro crescita non è ancora completata, molto più facilmente aggredito dagli acidi.

Il latte e i latticini possono contribuire a mantenere la salute dentale degli atleti grazie al loro contenuto in calcio, lattosio e fosforo che consentono di neutralizzare l’acidità orale.

Il miglior consiglio è quello di ingerire regolarmente prodotti lattiero-caseari dopo un pasto per neutralizzare gli attacchi acidi.

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Infine, un altro interesse potenziale correlato all’assunzione di latte è il suo effetto sul sonno.Un sonno di buona qualità aiuta a mantenere l’equilibrio di funzioni immunitarie ed ormonali,

contribuisce alla rigenerazione del sistema nervoso e al recupero di energia, favorisce l’apprendi-mento, la plasticità sinaptica e la memoria.

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I benefici del latte sulla qualità del sonno sono legati principalmente al suo alto contenuto di triptofano, un amminoacido essenziale che stimola il rilascio di serotonina, un precursore della me-latonina, l’ormone del sonno. Alcuni studi hanno dimostrato che l’assunzione di 1 g di triptofano riduce la latenza del sonno del 45 %, mentre, al contrario una privazione triptofano aumenta la fram-mentazione del sonno (aumento dei periodi di veglia).

Il latte, che contiene circa 450 mg /L di triptofano, potrebbe quindi contribuire ad un sonno di buona qualità. Se volete approfondire questo aspetto, vi consiglio di leggere un’interessante review di Silber e Schmitt (2010).

Alla fine quali sono i messaggi importanti di questa presentazione?Principalmente che il latte è un alimento funzionale con numerosi benefici per il benessere delle

persone attive e degli sportivi.Per gli atleti è efficace per migliorare il recupero muscolare (con un consumo da 250 a 500 ml

di latte nell’ora seguente l’ esercizio). Inoltre stimola il guadagno muscolare, soprattutto se la sua assunzione avviene sia nel post esercizio sia prima di coricarsi. Vorrei rimarcare che gli anziani dovrebbero consumare più proteine dei giovani per ottenere risultati di pari entità sul guadagno muscolare.

Il latte contribuisce anche alla buona salute delle ossa e dei denti, grazie al suo contenuto di calcio, lattosio, fosforo.

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Il latte aiuta anche a mantenere l’equilibrio della composizione corporea, contribuendo a ridurre la massa grassa rispetto alla massa magra. Infine, il consumo regolare di latte prima di coricarsi contribuisce a migliorare la qualità del sonno.

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Vorrei concludere questa presentazione mostrandovi una panoramica di alcuni alimenti/bevande proposti per gli sportivi presenti all’INSEP, l’istituto in cui lavoro.

Sulla sinistra potete vedere i distributori di bevande energetiche per fornire carboidrati durante l’esercizio e sulla destra distributori di latte tal quale o arricchito in proteine da assumere dopo l’e-sercizio per migliorare il recupero muscolare.

Grazie a tutti per l’attenzione

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Sessione Scientifica

Michelangelo Giampietro

Il Latte, un alimento per il movimento

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Maurizio Casasco

Introduco ora un illustre relatore, un caro amico, che è il professor Michelangelo Giampietro specialista in Medicina dello Sport e in Scienza dell’Alimentazione. Ritengo che sia, non lo dico perché amico, uno dei più grandi esperti di attività fisica e alimentazione non solo in Italia, ma anche a livello internazionale, con incarichi di competenza. Tale competenza è la sintesi di tanta esperienza nel guidare e preparare atleti professionisti, olimpici e tante persone che quotidianamente fanno attività fisica e vogliono alimentarsi correttamente. Grazie Giampietro.

Michelangelo Giampietro

Buongiorno a tutti. Grazie al presidente Casasco, grazie ovviamente a Parmalat e a tutta l’or-ganizzazione che ci consente di essere questa mattina in questa splendida sala del Coni, storica, importante e bella sotto tutti i punti di vista. In sala sono presenti grandi campioni, alcuni dei quali ho avuto l’immenso piacere di avere come miei atleti, quando, per tredici anni, sono stato il medico della Nazionale italiana di canottaggio: ho fatto con loro due olimpiadi e, anche come medico, il coinvolgimento emotivo è stato sempre molto grande.

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Il mio rapporto con il latte e il mondo dello sport è datato ormai da vent’anni, quando con la Scuola dello Sport del CONI, allora diretta dal Prof. Pasquale Bellotti, realizzammo, nel 1992, un opuscolo dedicato alla popolazione generale per sottolineare l’importanza del latte, di questo fonda-mentale alimento e bevanda, nell’alimentazione degli sportivi, a prescindere dal loro livello tecnico, di capacità e di prestazione.

È un alimento trasversale, una bevanda trasversale perché adatta a tutti:

per i grandi atleti, per coloro che si dedicano alla pratica sportiva solo con obiettivi salutistici e per tutti quelli che fanno attività fisica semplicemente per il piacere di muoversi. Il consumo del latte va incoraggiato fin dei primi anni di vita e per quelle situazioni specifiche, come l’intolleranza al lattosio dovuta alla carenza dell’enzima lattasi, sono presenti sul mercato latti in cui il lattosio è scisso nei suoi due zuccheri semplici, glucosio e galattosio, grazie all’aggiunta dell’enzima lattasi da parte dell’industria. Viene così consentito anche a quella fetta di popolazione che ha difficoltà a digerire spontaneamente il lattosio, di non privarsi dei nutrienti del latte. Il latte è tanto importante come bevanda al punto che un gruppo di Esperti di nutrizione, che ho avuto l’onore di coordinare, e tra i quali erano presenti anche il professor Eugenio Del Toma e il professor Andrea Ghiselli, ha messo a punto e presentato in una pubblicazione di un paio di anni fa, una piramide dell’idratazione per la popolazione italiana:

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in questa piramide, come potete vedere, al terzo scalino figura anche il latte, a pari merito di importanza, per la funzione reidratante, delle spremute e dei centrifugati di frutta.

Tale funzione è seconda, tra virgolette, soltanto all’acqua naturale, alle tisane e alle bevande che non apportano né calorie né altri nutrienti. Quindi tra le bevande che forniscono all’acqua anche nutrienti, il latte figura nella fascia di più largo consumo consentito e consigliato. Noi indicavamo un consumo di circa 400 ml al giorno.

È una bevanda ma, come dicevano anche i relatori che mi hanno preceduto, è un alimento”im-portante” , dal punto di vista energetico, e per il suo contenuto in macro (proteine, carboidrati e lipidi) e micro (minerali e vitamine) nutrienti.

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E’ disponibile in varie classi merceologiche: intero, parzialmente scremato, scremato in funzione del grasso presente. Questo offerta è possibile grazie ad un intervento tecnologico che ne modula soltanto il tenore in grassi ma non ne altera il contenuto in micronutrienti, o di altre sostanze, che sono tante, presenti nel latte e con una funzione fisiologica attiva, molto importante per il nostro or-ganismo: abbiamo sentito prima parlare di serotonina, di triptofano, di rapporto con il sonno, ecc…

Da un punto di vista dell’alimentazione degli sportivi, volevo sottolineare che nel latte sono presenti alcuni peptidi, frammenti proteici, che hanno un’azione immuno-modulante, che contribui-scono a migliorare la risposta fisiologica del nostro organismo e a proteggerci maggiormente contro gli attacchi esterni.

Questo è tanto più importante negli atleti, che per effetto degli elevati carichi di lavoro allena-mento – come deve essere, altrimenti non si registrano miglioramenti nella prestazione sportiva – sono sottoposti a stress, a fatica: devono quindi cercare, con un corretto proogramma di allenamento, con corrette buone abitudini alimentari e il sano riposo, di evitare in tutti modi di sconfinare da quel sano sovraffaticamento, che passa e che si risolve in poche ore e in pochi giorni, a una condizione, patologica, di stabile sovraccarico - di sovrallenamento appunto - conosciuta, comunemente con il termine inglese di “sindrome da overtraining”.

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Questo è un aspetto molto importante dal punto di vista delle difese immunitarie, che, pertanto, occorre sempre tenere ben presente nel caso di atleti che si sottopongono a carichi di allenamento eccessivi rispetto alle loro reali possibilità di recupero, non solo quelli di alto livello sottoposti a carichi di allenamento realmente elevati, ma anche gli atleti amatoriali che spesso aspirano a fare prestazioni al di là delle loro effettive capacità fisiologiche e che si riducono, inesorabilmente, chi più chi meno, anche con l’avenzare dell’età.

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Dopo ogni singolo allenamento intenso si crea una particolare condizione, la cosiddetta “finestra aperta”, in cui le difese immunitarie sono più basse e il rischio di infezioni è maggiore. Quindi, in questo senso, l’assunzione dopo l’allenamento di bevande e di alimenti in grado di favorire la rispo-sta immunitaria e di proteggere l’organismo dall’attacco di possibili fonti d’infiammazione e di infe-zione è sicuramente una soluzione nutrizionale eccellente. Serve anche a evitare che gli atleti, o gli sportivi più in generale, ricorrano con eccessiva facilità all’uso di integratori o di prodotti dietetici che sono sicuramente diseducativi e – come diceva il Comandante Generale dei NAS prima – posso-no addirittura essere una trappola e/o una minaccia quando vengono acquistati attraverso canali non sempre leciti: Internet è un canale spesso usato e potenzialmente molto pericoloso da questo punto di vista perché può nascondere, a volte all’insaputa di chi acquista, un rischio per la salute oltre che una via per procurarsi sostante dopanti.

Il rapporto tra il mondo dello sport e il latte è un rapporto molto radicato, molto importante; il latte è una bevanda, un alimento che può essere consumato in qualunque momento della giornata dello sportivo: va bene per la prima colazione, per i pasti successivi, anche come snack e come me-renda di metà mattino o pomeriggio o dopo cena. Ovviamente ci sono dei momenti durante i quali non è opportuno bere latte: quali sono? Durante la competizione, durante l’allenamento o nelle ore immediatamente precedenti l’allenamento e la competizione.

E’ chiaro che le caratteristiche di questo alimento non sono le più favorevoli per un consumo in questi specifici momenti, ma per tutto il resto della giornata è un formidabile strumento che i nutri-zionisti, quelli veri, quelli che vogliono usare gli alimenti e non ricorrere alla “biochimica”, possono

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e devono in qualche maniera incoraggiare. Nella strategia nutrizionale per gli sportivi il latte è con-sigliato nel periodo lontano dalle gare, anche nelle fasi di riposo e di recupero e soprattutto, come ci diceva il collega Louis, nell’immediato post allenamento, post gara, quando i processi biologici di riparazione e crescita della massa muscolare sono particolarmente importanti e possono essere favoriti e promossi proprio dal consumo di questa bevanda.

Le proprietà del latte che lo rendono utile per la popolazione sportiva sono anche legate alla presenza di sostanze che favoriscono la biodisponibilità di alcuni nutrienti in esso contenuti, come il calcio.

Nelle fasi di recupero, come ignorare la prevenzione del rischio di fratture da stress e da sovrac-carico funzionale? Come diceva il collega che mi ha preceduto, nelle ginnaste o negli sport estetici a basso apporto energetico globale per avere un peso contenuto, nelle fasi di recupero di un atleta in-fortunato, di un trauma scheletrico come le fratture, l’apporto di calcio è fondamentale e va ben oltre le raccomandazioni consigliate da tutte le organizzazioni nazionali e internazionali che indicano in almeno due porzioni di latte un contributo adeguato al fabbisogno di calcio.

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Tanto più può essere utile in quella fascia di popolazione che per motivi salutistici o di altro genere intraprendono l’alimentazione latto-ovo-vegetariana;

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in questi soggetti è fondamentale il consumo di latte e derivati, anche sottoforma di latti fermentati che possono contribuire ulteriormente al miglioramento delle difese immunitarie. Nella letteratura scientifica troviamo moltissime pubblicazioni, che sottolineano l’importanza del consumo del latte, come diceva il collega Louis, nella fase post esercizio, sia come bevanda reidratante, sia come ali-mento in grado di migliorare i processi anabolici di aumento della massa muscolare e di riparazione del danno muscolare provocato dall’esercizio fisico.

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La letteratura scientifica presente su questo argomento è molto vasta e riporta moltissimi studi sul latte tal quale o anche con la cioccolata; vari lavori sono poi relativi alla funzione reidratante del latte nella fase post esercizio. La quantità di latte considerata negli studi ripor-tati in letteratura oscilla tra i 250 g/200 ml e subito dopo l’esercizio fino a 500 ml.

Una regola generale è che per recuperare quanto si perde con il sudore durante attività fisica bisogna reintrodurre nelle ore successive una quota di liquidi pari al 150% del peso perduto. A questo apporto di liquidi può contribuire, e certamente in maniera particolarmente positiva, il latte. Lo possiamo utilizzare e consigliare tranquillamente.

Grazie.

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Sessione Scientifica

Conclusioni

Maurizio Casasco

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Maurizio Casasco

Ringraziamo il professor De Feo, il professor Louis e il professor Giampietro per le interessanti relazioni che hanno animato questa sessione scientifica.

Oggi sono stati dibattuti temi importanti quali i benefici dell’esercizio fisico, i benefici della cor-retta alimentazione, i rischi per la salute causati dalla cattiva alimentazione – ce lo ricordava anche il Generale dei NAS – e l’importanza della sinergia tra esercizio fisico e alimentazione, come con-dizione essenziale per il benessere dell’individuo e per la salute della persona. Abbiamo ascoltato il punto di vista scientifico dei tre illustri relatori: il professor De Feo ha approfondito gli aspetti en-docrinologici dell’attività fisica, il professor Louis si è più inoltrato sul ruolo del latte nella risposta ai fabbisogni energetici di proteine e glicogeno dello sportivo e il professor Giampietro, con il suo intervento, ha sottolineato l’importanza della corretta comunicazione delle evidenze medico-scienti-fiche nel campo della nutrizione dello sportivo. Questo credo che sia il messaggio più difficile e più importante da trasmettere, perché i dati scientifici sono appurati dalle ricerche e da tutta una serie di esperienze vissute dai medici e dagli atleti, anche di massimo livello; quello che manca è la corretta informazione di quanto il rapporto tra fisico e alimenti possa incidere sull’attività motoria e sulla prestazione.

Sia il prof. De Feo sia il prof. Giampietro hanno sottolineato che il massimo consumo lipidico avviene ad una velocità di corsa o di passeggio veloce di 5,27 km orari; è importante conoscere questo dato per individuare il consumo energetico derivante dall’attività svolta e di conseguenza le esigenze energetiche per il corretto recupero nella fase post esercizio e di conseguenza per indivi-duare in senso integrato quella che può essere l’alimentazione più adeguata.

Ma al centro della nostra discussione c’è il latte, alimento di alto valore nutrizionale che non viene a mio parere sufficientemente promosso in modo adeguato sia in ambito medico, sia in ambito sportivo, sia in generale nella popolazione. La sua importanza nella dieta è spesso associata solo ai bambini e alla fase della crescita. Oggi viviamo in un sistema commerciale e industriale basato su una comunicazione forte che al massimo cita alcuni prodotti che contengono latte ma non il latte tal quale e i sui benefici e fa dimenticare che tra i migliori alimenti, su cui basiamo la nostra dieta, sono il latte e i suoi derivati. Il nostro compito in questa sede è riaffermare il valore del latte e il suo indispensabile ruolo nell’attuale alimentazione. Forse è troppo facile parlare dei benefici del latte, che è un prodotto straordinariamente naturale e a basso costo: forse, anche per questo, gli sportivi e in generale la popolazione sono più spinti dalla pubblicità ad orientarsi su altre forme di prodotti, quali per esempio gli integratori, con il rischio di arrivare ad assumere prodotti illeciti che provocano danni estremamente seri, come diceva il generale Piccinno.

In realtà gli sportivi che si nutrono di latte hanno dei benefici in termini di reidratazione, di re-cupero e guadagno muscolare, che i medici dello sport conoscono perfettamente, senza considerare

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tutti gli altri noti effetti positivi sull’osteoporosi, sul metabolismo e sulla componente endocrina. Ritengo che la loro esperienza positiva e la loro carriera potrebbero rappresentare una testimonianza attiva, supportando la Comunità scientifica nella comunicazione, una sorta di cassa di risonanza, un’opportunità per veicolare con più forza una corretta informazione a tutta la popolazione.

Giustamente – diceva il professor Giampietro – l’unico momento in cui non è opportuno il consumo di latte è quello della gara; ma durante la gara evidentemente non va bene nemmeno la pastasciutta e la reidratazione deve avvenire solamente con acqua. In tutti gli altri momenti, prima e soprattutto dopo, il latte dà un beneficio essenziale. E’ importante comprendere il legame tra allena-mento e alimentazione e noi sappiamo che non solo il latte procura straordinari benefici dal punto di vista nutrizionale e funzionale, ma anche, effettivamente, dal punto di vista dell’efficienza.

E’ evidente che quando noi andiamo a valutare su dei soggetti sportivi la loro efficienza in ter-mini di miglioramento delle prestazioni introduciamo il concetto, non solo clinico, della capacità funzionale. La capacità funzionale di un individuo migliora attraverso due elementi essenziali: l’al-lenamento e la nutrizione.

Due soggetti, due macchine uguali, due Fiat, due Mercedes dello stesso tipo, dopo un certo periodo di anni, dopo un certo chilometraggio, ovviamente funzionano in maniera diversa e così potremmo dire di due soggetti, ad esempio due gemelli omozigoti, che dopo un certo numero di anni per eseguire la stessa attività compiono una fatica diversa: pur essendo identici hanno una capacità funzionale diversa. Questa capacità funzionale migliora attraverso l’allenamento e viene migliorata attraverso la nutrizione: la corretta nutrizione e il corretto allenamento sono elementi che devono essere coniugati in maniera sinergica. Del corretto allenamento parleremo un’altra volta, oggi par-liamo della corretta alimentazione.

Il latte è un alimento che oltre a possedere un elevato valore nutrizionale, svolge innumerevoli effetti funzionali che si riflettano in benefici a livello metabolico ed endocrino. Come il professor Giampietro accennava nella sua relazione, il latte è un grandissimo regolatore per quanto riguarda le difese immunitarie, che calano naturalmente durante l’allenamento intenso, che sebbene sia fon-damentale per migliorare la capacità funzionale, favorisce l’insorgere di effetti non sempre positivi, come appunto il calo delle difese immunitarie, lo stress ossidativo e i processi infiammatori. Un aiuto a tamponare queste condizioni associate sicuramente all’attività fisica intensa, ma che si ma-nifestano anche nella popolazione in generale come conseguenza di una quotidianità frenetica, può derivare dai componenti del latte. Si tratta di un alimento, come diceva Giampietro, democratico; forse troppo democratico, troppo banale; va bene per i grandi, per i bambini, per gli anziani, in as-sociazione all’attività fisica. Io stresso il concetto di comunicazione sul beneficio del latte, perché ritengo che questo sia il primo concetto evidenziato in questa giornata che tutti noi dobbiamo far nostro: manca un’adeguata e corretta comunicazione su questo alimento nobile e troppo comune.

La tendenza di oggi è cercare cose più sofisticate, in tutti gli ambiti, sebbene abbiamo a disposi-

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zione degli alimenti straordinari e facilmente accessibili a basso costo, in grado di contribuire a farci guadagnare salute.

Il latte è un alimento adatto al movimento, che si coniuga perfettamente con l’attività fisica e l’allenamento e che deve essere tenuto nella giusta considerazione anche per i benefici che può portare nelle fasi post traumatiche, perché fonte di calcio e perché contiene altri elettroliti che sono fondamentali per un corretto equilibrio muscolare.

Infine occorre ribadire come l’industria abbia diversificato la gamma dei prodotti dando la pos-sibilità a ognuno di scegliere il proprio latte, sia in termini di contenuto di grasso che in termini di conservabilità. Il professor Louis nella sua relazione ci ha ricordato come il latte intero abbia 35 grammi/litro di lipidi, come il latte parzialmente scremato scenda dai 35 grammi a 15, e come il latte magro scenda a meno di 1 gr per litro. Quindi l’industria oggi ci consente di avere tutta una serie di prodotti tra cui scegliere per poter utilizzare il latte più indicato ad ogni esigenza nutrizionale. Non ho sentito parlare stamattina di altri prodotti, come lo yogurt, che può essere ugualmente utilizzato con grande facilità.

Per terminare vorrei ricordare ancora una volta, per concludere, ai miei illustri Colleghi ricerca-tori l’importanza non solo di continuare a studiare i benefici nutrizionali della latte, già ampiamente confermati, ma di migliorare la comunicazione su questo alimento. In ambito medico sportivo, an-che a livello internazionale, si stanno promuovendo i benefici del latte e si cerca di favorirne il con-sumo. Auspico che questa attività di comunicazione e informazione possa essere migliorata anche in altri ambiti, soprattutto nella scuola.

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Tavola rotonda

“Il Latte ci nutre, ci parla”

conduce Eugenio Del Toma

partecipano

Massimo ForinoValerio Saffirio

Marco IvaldiMarco Iacuaniello

Michelangelo GiampietroMaria Rita Parsi

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Eugenio Del Toma

In questa sessione parleremo di latte da punto di vista della comunicazione, perché il latte è la bevanda di cui parliamo da oltre duemila anni e che ancora oggi ci sorprende perché rivela sempre nuove funzioni che ne rafforzano il ruolo nella nostra alimentazione. Si è detto tutto sul latte? No! E’ come la parola amore, presenta sempre nuove sfumature; cinquanta anni fa forse nessuno pen-sava che il latte contenesse tante “schegge proteiche” biologicamente attive con importanti valenze salutistiche, che oggi è nostro dovere far conoscere al consumatore. Come medico che si è sempre interessato allo sport, vi posso dire che l’attività fisica sportiva, cinquant’anni fa, era considerata dalla popolazione media una perdita di tempo ed era anche fonte di ansia e preoccupazione per molti genitori: “sudi troppo, puoi prendere freddo…”, questa era l’Italia. Però, a quei tempi, lo stile di vita suppliva naturalmente le carenze della corretta informazione, perché si andava a piedi, in biciclet-ta… tutte cose che oggi sono poco praticate. Lo stile di vita attuale ci porta alla sedentarietà e diventa pertanto fondamentale rivedere la dieta quotidiana. Io, non a caso, almeno dieci anni fa, ho intitolato un mio libro di comunicazione – ogni tanto mi diverto a fare questi libri – La dieta si fa contando i passi, meno diete più movimento. È questo, dobbiamo fornire all’organismo carburante in funzione di quanto ne consuma. Oggi ci accaniamo ad intervenire sull’obesità, perché è un problema spaven-tosamente grande; è stato detto, ma l’OMS lo aveva già pronosticato, che tra il 2030 e il 2050, ma temo più verso il 2030, l’obesità e quindi le sindromi collegate (metabolica, diabete, ecc…) avranno un costo tale che nessun Servizio sanitario sarà in grado di sostenere.

Le società scientifiche non possono far nulla da sole. Io sono stato per molti anni presidente dell’ADI (Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica) la maggiore, almeno numeri-camente, società di studio dell’alimentazione e mi rendevo conto che non era facile trasmettere al grande pubblico le nuove nozioni sull’alimentazione. L’alimentazione era un argomento inedito quando mi offrirono di parlarne in televisione, ma fu il modo per arrivare a milioni di persone ed ebbe un notevole successo. Un dirigente della Rai mi disse “Provi a pensare: a quante persone co-munica quando fa i suoi congressi? 200-300 persone. Lei racconta tante cose interessantissime a 300 persone. Ma se le spiegasse invece a 7-8 milioni di persone, non sarebbe più costruttivo?”. Bene, ho detto tutto questo non per raccontare la mia vita, ma per utilizzare questi minuti per dirvi che dobbia-mo comunicare anche con l’aiuto di tutti, dei media e della grande industria. La grande industria ci deve aiutare a parlare di prodotti che utilizziamo da secoli e di provato valore, come in questo caso il latte; l’averlo avuto sempre presenti sulle nostre tavole, ci ha portato a ritenerlo quasi demodé. Invece no, il latte ha una valenza nutrizionale nota a tutti e presenta tanti aspetti ancora da scoprire. Questo incontro è prezioso perché conferisce alla grande industria la paternità della diffusione della cultura del latte, di notizie che spesso vengono superate – qui mi permetto di dire la parola – dal pla-gio pubblicitario, per esempio, di surrogati settoriali, non così naturali e così piacevoli come il latte.

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Parlo degli integratori, che a mio parere sono preziosi in ospedale o in alcune occasioni, ma assolutamente inutili, parlando di attività fisica, per un dilettante che vuole mantenersi in buona sa-lute e fare il suo sport preferito. Devo dare il buon esempio e interrompere questa mia troppo lunga piccola introduzione. Chiamo accanto a me i prossimi relatori: Massimo Forino, Valerio Saffìrio, Marco Ivaldi e Marco Iacuaniello, Michelangelo Giampietro, la prof.ssa Maria Rita Parsi, che illu-strerà i benefici psicologici del movimento.

Per primo sentiamo Massimo Forino, Direttore di Assolatte, che ci presenterà i dati relativi all’andamento dei consumi del latte.

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Massimo Forino

L’andamento dei consumi del latte

Grazie mille professor Del Toma, grazie dottor Vanoli per l’invito a questo importante convegno. È un salone davvero spettacolare, mi è capitato poche volte di partecipare come relatore a convegni in location così importanti.

Si è parlato dei benefici del latte, si è parlato di latte e sport, del latte in mille modi; a me tocca un compito diverso, io devo parlarvi di quello che rappresenta il latte dal punto di vista economico. Il latte non è solo un prezioso alimento, è anche un motore fondamentale dell’economia di questo Paese.

Prima di iniziare a parlare di numeri vorrei mostrarvi due immagini

che mostrano come il latte, da “alimento contadino” diventa un prodotto di larghissima diffusio-ne grazie all’attività industriale. Le fotografie rappresentano cosa era il commercio del latte all’ini-zio del Novecento, quando veniva raccolto nei bidoni senza alcuna attenzione per l’igiene e la catena del freddo e distribuito porta a porta, sempre nei bidoni, in condizioni igieniche davvero discutibili.

Non erano certo tempi in cui si prestava attenzione verso la sicurezza alimentare!

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Eppure si sente dire spesso: “si stava meglio tanti anni fa, con i cibi di un tempo, quando i con-tadini, quando l’artigianato …”. Sono frasi dettate solo da luoghi comuni che dipingono il passato in modo non oggettivo!

È stato solo grazie all’avvento dell’era industriale che il latte ed i suoi derivati sono stati messi a disposizione di tutti in modo moderno e sicuro.

Questa rivoluzione ha avuto inizio negli Sessanta, con la diffusione della raccolta refrigerata, del trattamento termico (pastorizzazione e trattamento UHT) e - soprattutto - del confezionamento, fasi fondamentali per garantire un prodotto sicuro.

Non vale la pena commentare quindi la campagna portata avanti da alcuni che continuano a promuovere il consumo di latte crudo e sfuso, perché grazie al Ministero della Salute è stato chiarito che si tratta di una pratica pericolosa per la salute, soprattutto dei bambini. Grazie all’intervento dell’attività industriale, siamo quindi andati verso un prodotto di larghissima diffusione che riesce arrivare in tutta Italia (il latte viene raccolto quotidianamente in tutte le stalle italiane e distribuito in tutti i Comuni italiani con la medesima cadenza). L’intervento dell’industria ha anche permesso di ampliare enormemente l’offerta, in modo da accontentare le diverse esigenze dei consumatori.

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Oggi, quando si parla di latte, non si parla più di un unico prodotto. C’è il latte fresco, di alta qualità se risponde a particolari requisiti di composizione, il latte pastorizzato a shelf life prolungata grazie alla microfiltrazione o alla pastorizzazione a temperatura elevata, il latte UHT, che grazie alla sua conservabilità a temperatura ambiente permette di fare la scorta.

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Non tutti sanno che l’alimentare è il secondo settore industriale del Paese, fattura 130 miliardi ed è un vero motore per l’economia dell’Italia.

Al primo posto nell’alimentare troviamo proprio il comparto lattiero-caseario, che rappresenta con i suoi 15 miliardi di euro l’11,8% del fatturato complessivo.

Nel settore lavorano 2.000 aziende che tramite indotto dà lavoro a circa 100.000 famiglie nel nostro Paese. Lavoriamo circa 12,8-13 milioni di tonnellate di latte: un fiume di 13 miliardi di litri che entra negli stabilimenti italiani per diventare latte alimentare, formaggi, yogurt, burro.

Caratteristica comune a tutti i comparti industriali italiani è la carenza di materia prima naziona-le. Non fa eccezione l’industria del latte, che non dispone di latte italiano sufficiente a soddisfare la domanda interna ed internazionale di prodotti made in Italy.

Parte del latte che viene lavorato negli stabilimenti nazionali è quindi acquistata dai Paesi vicini. Quali? Principalmente Austria, Germania e Francia, che coprono circa il 90% degli acquisti italiani di latte straniero. Paesi di grandissima tradizione, con latte di ottima qualità.

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Parte importante del latte lavorato in Italia, circa 2,7 milioni di tonnellate, è destinato alla produ-zione di latte alimentare. Si tratta quindi di un segmento importante per la nostra industria nazionale: su tutto il territorio nazionale sono presenti circa un centinaio di stabilimenti, che danno lavoro a circa 3.200 persone, per un fatturato che sfiora i 2 miliardi e mezzo di euro.

È appena evidente, quindi, che il latte non è solo un alimento fondamentale dal punto di vista nutrizionale, ma è anche un prodotto importante per la nostra economia.

Purtroppo però, negli ultimi anni, i consumi stanno calando.

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Mentre fino a pochi anni fa, però, si assisteva a uno spostamento dal fresco all’UHT, soprattutto a causa di una modifica delle abitudini e dello stile di vita degli italiani, negli ultimi tre anni siamo stati testimoni di una riduzione dei consumi complessivi.

Una tendenza confermata anche dai primi nove mesi del 2013. Questi dati ci preoccupano molto, perché confermano un andamento che non si riesce ad invertire, fenomeno che non riguarda solo l’Italia, ma che tocca anche altri importanti Paesi, come la Francia o gli USA.

Bisogna interrogarsi sulle ragioni di questo calo.Nonostante la scienza, quella vera, parli sempre in modo positivo del latte e ritenga che sia un

alimento che dovrebbero consumare tutti – bambini, adolescenti, adulti, anziani -, l’informazione distorta circola e si moltiplica e prendono piede falsi miti e falsa scienza.

Così, capita spesso che perfino personale medico-sanitario attribuisca al latte colpe che non ha. Sta diventando un modo di pensare piuttosto diffuso e l’“intolleranza presunta” è una delle cause di abbandono del consumo più importanti.

Nel caso del latte la rete web amplifica molto la disinformazione. Internet è uno strumento di comunicazione eccezionale, ma è anche una fonte impressionante di cattiva informazione.

Il prof. Ghiselli parlava di mode veganiane, del fatto che secondo alcune teorie l’uomo dovrebbe abbandonare il consumo di latte perché sarebbe l’unico animale che lo consuma in età adulta. Si tratta di una filosofia – non di scienza – che si diffonde soprattutto grazie alla rete.

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I dati di consumo mostrano che sono soprattutto i ragazzi e la fascia di età compresa tra i 25 e 34 anni sta progressivamente riducendo il consumo. È un fenomeno frutto di una sorta di sottocultura strisciante, che induce tante persone a pensare – sbagliando - che il latte sia responsabile di problemi di salute.

L’industria deve quindi fare una riflessione sulla sua capacità di spiegare alle persone quanto sia importante il latte. Anche perché è vero quel che ha detto il dottor Vanoli: molti settori - diverso dal nostro - si sono impossessati dell’immagine positiva del nostro prodotto. Sono innumerevoli le merendine, i biscotti, i dessert che vantano di essere salutari perché fatti con il latte!

Bisogna rimboccarsi quindi le maniche tutti insieme e lavorare per combattere la cattiva infor-mazione. Usando strumenti moderni, che possano raggiungere anche i ragazzi.

Un esempio di quello che stiamo facendo lo presenterà Valerio Saffirio tra qualche minuto.

Eugenio Del Toma

Grazie dottor Forino per questo prezioso intervento che ha puntualizzato la situazione attuale e che rappresenta un ulteriore stimolo per cercare il modo di sostenere i consumi di latte.

Passo ora la parola al dottor Valerio Saffirio di Orange che credo abbia cercato di parlare di latte al consumatore, in un modo nuovo utilizzando i canali più attuali, quale è il web.

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Valerio Saffirio

Vuoi latte? Campagna web di Assolatte

Innanzitutto grazie a Parmalat per avermi invitato a questo importante Convegno, ma grazie anche ad Assolatte per aver accettato una sfida importante, quella di promuovere una campagna di comunicazione con l’obiettivo di iniziare a cambiare la percezione sul latte da parte delle fasce di consumatori più giovani in Italia.

La partenza è stata l’analisi dell’attuale percezione del target sul latte. Il latte, lo sappiamo tutti, ha molte accezioni positive: è un alimento, è nutrimento, è mattina, è colazione, infanzia, è mamma, famiglia, tradizione. Però ne ha anche diverse negative, soprattutto dal punto di vista dei più giovani: è un prodotto “noioso, non è glamour, non è “figo”, non ha un packaging che ti invoglia… insomma, non è Red Bull! Non lo trovi nei posti giusti, nei momenti giusti. Nell’ideare questa campagna ab-biamo escluso il target più adulto e ci siamo concentrati, per iniziare questo lavoro di cambiamento della percezione dei ragazzi nei confronti del prodotto, su una fascia giovane, 16-34 anni. Ci siamo accorti, facendo un profondo monitoraggio sui canali sociali, cioè andando ad osservare le conversa-zioni su Facebook e Twitter, che questi consumatori amano e consumano il prodotto. Ma spesso non lo pensano, non lo desiderano. Ed un esempio lo abbiamo rilevato proprio qui, oggi, con un piccolo test su 20 ragazzi che sono seduti fra noi in sala: 15 bevono latte e 5 no, e la maggior parte lo beve freddo; hanno tutti fra i 17 ed i 20 anni. Ecco il paradosso su cui lavorare: il target consuma il pro-dotto, ma non lo apprezza come immagine, non lo inserisce chiaramente nei propri stili di consumo.

Lo consuma se lo trova in tavola, ma non lo desidera e non lo incontra durante il giorno o la sera. Ci siamo mossi indirizzando la campagna solo su Internet: non solo per ottimizzare il budget ma soprattutto per iniziare a cambiare la percezione, con il mezzo più utilizzato e seguito e con uno stile comunicazione innovativo e discontinuo. Abbiamo creato una sorta di ecosistema digitale,

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composto da un sito Internet, da un video virale, da una pagina Facebook, da attività su You Tube e Instagram, invitando gli utenti al concorso Vuoi Latte? e a postare una loro foto nella quale offrivano un bicchiere di latte alla persona o al “momento” ritenuto più divertente. Le foto sono state migliaia e i risultati molto significativi. La cosa interessante, come hanno rilevato alcuni studiosi come la pro-fessoressa Parsi, è che queste migliaia di foto dimostrano come i ragazzi, pensando al latte, evochino sentimenti positivi e importanti, come la passione, l’amicizia, il calore.

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Stiamo parlando di adolescenti e ragazzi con stili di vita appropriati alla loro età, ma che in questo caso postano foto di gattini, di amici, di momenti felici e sorridenti. Migliaia di foto di questo tenore.

E proprio la professoressa Maria Rita Parsi, che ringrazio, aveva intuito questa dinamica prima di partire con l’attività. Abbiamo fatto tesoro del suo consiglio ed abbiamo usato dei “mediatori culturali” (video virali, concorsi fotografici), in grado di raggiungere quel target con la tipologia di messaggio giusto, consci del fatto che in caso contrario il messaggio non sarebbe passato! Abbiamo evitato di impegnare budget comunque non disponibili in questo settore, come ha precisato il dot-tor Vanoli, perché i margini sono bassi rispetto ad altri prodotti, in attività classiche del settore ma impermeabili per queste fasce di consumatori. Il video promozionale che ha supportato il concorso

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è stato un video virale molto particolare con tre personaggi che sono andati in giro per l’Italia a combinare dei guai, divertenti e ironici.

Questa campagna che è andata in onda per un paio di mesi ha avuto dei risultati inaspettati anche per noi, sviluppando 13 milioni di contatti monitorati. L’aspetto interessante è che Internet ti permette di monitorare perfettamente quello che succede. 13 milioni di contatti raggiunti attraverso Facebo-ok e 2 milioni 700 mila ragazzi che hanno interagito con noi scrivendo loro commenti, mandando foto, facendosi sentire. Abbiamo attivato un contatto, li abbiamo inseriti nelle nostre liste, stiamo dialogando con loro; 580 mila, mediamente, ne hanno parlato su Facebook nel mese medio, 228 mila visualizzazioni, 40 mila utenti unici e 24 mila 500 “like” su Facebook. Il tutto con un livello di engagement rate che ci posiziona al secondo posto rispetto alle principali marche di latte in Italia nell’arco di pochi mesi, segno che questi ragazzi avevano voglia di interagire con questo tipo di comunicazione. Questo sposterà le vendite? Lo spero, ma non credo. Questa prima attività ha l’obiettivo di incomin-ciare a cambiare lo schema mentale con cui ragazzi approcciano a questo prodotto. Non è l’unico tipo di azione che è stata fatta in questo periodo, un po’ diversa dalle solite; un altro esempio molto interessante lo ha fatto Parmalat con un’idea, anche questa di successo, e anche questa in fase di sperimentazione. Siamo in un momento in cui la comunicazione sta cambiando ed è necessario spe-rimentare. Il “Bar Bianco” è un format che abbiamo portato a Torino in un party destinato a circa 10 mila ragazzi fra i 16 e i 25 anni. Abbiamo fatto un esperimento interessante, chiamando deejay di fama internazionale, per essere certi del successo della festa. Poi abbiamo costruito un “Bar Bian-co”, sospendendo la vendita di alcolici fino a mezzanotte. Dalle dieci fino alle 24 abbiamo distribuito nel Bar Bianco yogurt, latte e derivati. Dopo un naturale momento iniziale di incertezza, i ragazzi hanno poi reagito benissimo iniziando a consumare! E la serata è andata benissimo: non abbiamo

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avuto un problema, nessun coma etilico o casi di malessere per eccesso d’alcool, tipici purtroppo di questo genere di happening con così tanti ragazzi insieme. Gli stessi media hanno seguito con interesse la proposta dandone rilievo il giorno successivo.Un primo passo, un passo sperimentale. Qual è la conclusione che si può trarre da questa attività di comunicazione? Che bisogna intercettare i nuovi modelli di comunicazione usando il tono giusto, il messaggio giusto, il mezzo giusto, nel momento giusto; ma non basta certo per smuovere i consumi. Quello che forse bisogna fare da adesso in avanti, è provare a cambiare altri due elementi del mar-keting utili a muovere i consumi: il packaging e la distribuzione. Occorre far trovare il latte in un modo nuovo e in posti nuovi. Occorre andare là dove loro vanno: nei locali cool a Milano, Torino, Roma, Napoli, dove i ragazzi vanno, all’apericena, nei club, nei luoghi di ritrovo più significativi.

Se i ragazzi non trovano il latte nei loro posti, non si riuscirà mai ad avvicinarli. Facciamoglielo trovare, facciamolo trovare in confezioni che siano adatte al loro stile, nuove, divertenti, originali, con una comunicazione che segua questi primi esperimenti e che vada nella loro direzione, perché tutto quello che è stato fatto fino ad ora funziona, ma deve essere inserito in un complesso di attività, comunicazione, packaging, distribuzione, completo ed efficace. Se parliamo ai giovani dobbiamo parlare con i loro modi e con i loro toni.Termino ringraziando i relatori della parte scientifica, che ho trovato estremamente divulgativa e in-teressante, fondamentale per consentire a noi comunicatori di capire bene ed in profondità i benefici del prodotto per poi elaborare messaggi semplici ed accattivanti per il target. Grazie.

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Eugenio Del Toma

Grazie ancora dottor Saffirio. Complimenti per la campagna web ideata e presentata; mi sembra un modo particolarmente interessante di comunicare, soprattutto ai giovani, e sicuramente vincente e adeguata ai tempi, dato il successo riportato.

La tavola rotonda continua con il dottor Marco Ivaldi, professore incaricato di Neurofisiologia del movimento di Scienze Motorie a Torino, e Marco Iacuaniello, CEO di We-sport, che ci presen-teranno un’altro interessante progetto finalizzato a promuovere l’attività fisica e la corretta alimen-tazione, sempre attraverso il web.

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Marco Ivaldi

We-sport: promuovere l’attività fisica e la corretta nutrizione

Grazie mille. Vorrei innanzitutto ringraziare il dott. Vanoli, per l’invito a questo Convegno orga-nizzato in una sede così prestigiosa e per il grande interesse dimostrato per le discipline che studio e insegno. Vorrei anche ringraziare chi ha organizzato: la dottoressa Monici, la dottoressa Gandolfi, Alessandra Cavaliere e Valerio Saffiro, che hanno organizzato al meglio e hanno permesso a noi che dovevamo poi relazionare di essere nelle condizioni ideali.

In questi pochi anni di carriera ho conosciuto il professor di Prampero1 e ora sono presentato dal professor Del Toma: potrei andare in pensione contento!

Quello che vi racconto è un progetto nato nel 2009 presso la struttura universitaria in cui lavoro: “We-sport”.

1 Prof. Pietro Enrico di PRAMPERO: è tra i massimi esperti mondiali di fisiologia umana, professore ordinario di Fisiologia Umana presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Udine. Si è sempre occupato di fisiologia respiratoria e cardiocircolatoria e di energetica della contrazione muscolare e della locomozione umana. E’ autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche.

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“We-sport” è un luogo virtuale a cui accedono tutte le persone che praticano sport, sia a livello amatoriale che agonistico.

Come è nato questo progetto? L’Università degli Studi di Torino, grazie ad una sua struttura interdipartimentale, la nostra Scuola di Scienze Motorie, ed al Centro Ricerche in cui lavoro, ha creduto che anche in Italia si potesse fare un’innovazione in ambito web alla stregua di quello che accade all’estero. Gli ordini di grandezza degli investimenti sono decisamente diversi: sul nostro progetto sono stati investiti 20.000 euro, mentre progetti simili in alcuni stati europei e negli Stati Uniti ricevono dai 300 ai 400.000 euro. Questi 20.000 euro sono stati comunque importanti perché si è riusciti, caso molto raro nell’ambito italiano, a creare uno spin-off universitario, cioè in cui la struttura pubblica universitaria non soltanto fornisce il patrocinio ma possiede delle quote di capi-tale: questo garantisce che ci sia sempre un controllo istituzionale scientifico sull’attività che viene svolta nel progetto.

Nel corso degli anni abbiamo conosciuto alcuni partner industriali, tra cui Parmalat, che ci hanno fornito un importante supporto e che ci hanno permesso di sviluppare quello che viene definito un social network verticale dedicato al mondo dello sport, che attualmente risulta tra i primi 10 mila siti più visitati in Italia e che racchiude in sé più di 400 sport, di cui alcuni specificatamente per diversamente abili.

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We-Sport ha 10 mila iscritti, di cui 450 professionisti, ha 20 mila strutture censite, ha permesso ad oggi la creazione di 2 mila eventi, ma soprattutto è visitato da 130 nazioni del mondo. Abbiamo totalizzato nell’ultimo mese 376 mila visitatori unici.

Vi invito a provarlo su we-sport.com: fondamentalmente si sceglie lo sport praticato, il luogo in cui lo si pratica, gli orari ed i giorni della settimana, l’abilità sportiva; il sistema a partire da queste informazioni mostra le persone nel raggio di 30 chilometri che hanno affinità con i dati inseriti e che quindi praticano lo stesso sport.

Perché We-Sport è stato creato? Fondamentalmente il fine di questo progetto è la promozione degli sport cosiddetti minori e, visto che in Italia escludendo il calcio tutti gli sport sono minori, la promozione di tutta l’attività sportiva in genere. Inoltre vorremmo fornire alle persone uno strumen-to che agevoli la pratica sportiva: molte persone non praticano sport se non hanno un compagno, se non hanno informazione sui luoghi in cui lo sport viene praticato.

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Abbiamo analizzato in collaborazione con il Politecnico di Torino il comportamento delle per-sone che praticano o che vorrebbero praticare sport e abbiamo scoperto che la maggior parte delle persone che non pratica sport, circa la metà della popolazione italiana, non lo fa perché si vergogna a chiedere informazioni dirette: “Io vorrei fare hit ball, non so dove si fa hit ball, non so chi lo pratica, se c’è qualcuno vicino a me che lo fa, quindi non vado a bussare alla federazione o all’associazione per chiedere informazioni”. Questo è un gap che si è cercato di colmare e ovviamente lo si è fatto con uno strumento (il social network) e un terreno (il web) fruibile da tutto il mondo.

Un altro aspetto importante di questo progetto è il fatto che fondamentalmente si è passati da una situazione in cui l’interesse era prevalentemente rivolto all’educazione delle persone alla pratica sportiva ad una situazione in cui lo stesso strumento ci permette di pubblicare delle ricerche scien-tifiche. E’ in corso di pubblicazione sull’ European Journal of Sport Science uno studio sulla possi-bilità di comprendere le abitudini delle persone in funzione dello sport praticato. La classificazione degli sport è un campo di studi molto indagato, soprattutto nell’area della fisiologia dello sport, ma con un diverso approccio, dall’alto verso il basso (top down). Noi utilizziamo invece un approccio bottom up. Stiamo scoprendo, ad esempio, che chi sceglie beach volley tendenzialmente fa anche arrampicata, cioè che questi due sport hanno qualcosa in comune per cui le persone scelgono di fare sia l’uno che l’altro. Per fare un altro esempio, chi sceglie sport molto popolari ne fa pochi, chi sceglie sport meno popolari ne fa molti. L’analisi delle informazioni di un social network, al di là dell’aspetto economico, ci consente di fare ricerca scientifica applicata.

Per concludere questo cerchio virtuoso, vorrei sottolineare un ultimo risvolto di questo proget-

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to, che è quello di finanziare delle borse di studio: grazie all’intervento di Parmalat di quest’anno abbiamo potuto finanziare una borsa per una giovane ricercatrice della nostra Scuola. Lascio ora la parola a Marco Iacuaniello.

Marco Iacuaniello

Buongiorno a tutti, grazie a tutti per essere intervenuti e grazie dell’invito che ci è stato rivolto.L’intenzione comune di “We-Sport” e di Parmalat è quella di facilitare e agevolare la corretta

pratica sportiva. L’obiettivo comune di questa partnership è quello di perseguire una corretta infor-mazione, dare notizie e consigli di come svolgere al meglio l’attività scelta. La collaborazione si è sviluppata su due linee: una visiva, quindi immediata basata su immagini che possano catturare l’attenzione e l’altra testuale, che permette di andare approfonditamente sul tema.

Dal punto di vista visivo, abbiamo ideato una campagna fotografica nella quale sono riprese azioni di sportivi, sportivi non professionisti, con la presenza evidente del latte

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da consumare, come abbiamo visto, quale bevanda-alimento pre e post attività. Abbiamo deciso appunto di dare questo focus sull’immagine, abbiamo cercato di effettuare delle fotografie che rap-presentassero lo sport, l’anima sportiva.

Dal punto di vista testuale, quindi concettuale, abbiamo ideato una serie di consigli, tecnici e alimentari, appoggiandoci ai ricercatori in Scienze Motorie dell’Università di Torino.

Questi consigli vengono dispensati al termine di ogni attività effettuata dagli sportivi iscritti a “We-Sport”, e sono consigli focalizzati anche sulla tipologia di sport che è stato praticato durante l’attività, la fascia oraria durante la quale è stato praticato, quindi se è stato fatto in mattina, durante il giorno piuttosto che la sera, e il livello di abilità di ogni sportivo. Questi consigli vogliono facilitare l’esecuzione dello sport sia sotto l’aspetto tecnico, dalla scelta di un’adeguata attrezzatura alla scelta degli esercizi più idonei, sia sotto l’aspetto nutrizionale con il fine di praticare al meglio l’attività.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Eugenio Del Toma

Grazie. Dottor Iacuaniello. Dopo queste esposizioni si ritorna al prof. Michelangelo Giampietro, esperto di nutrizione e sport, che ha saputo coniugare sinergicamente nella sua pratica le conoscenze del mondo scientifico e di quello più applicativo delle Scienze motorie. In questa tavola rotonda il suo intervento si intitola “L’esperienza di un nutrizionista dello sport”.

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Michelangelo Giampietro

L’esperienza di un nutrizionista dello sport

Un saluto a tutti e ringrazio il professor Del Toma, che da tanti anni seguo, per le belle parole di presentazione.

In questo mio secondo intervento vorrei raccontarvi più che altro la mia esperienza come specia-lista in Medicina dello sport e in Scienza dell’alimentazione. Da trent’anni ormai sono a contatto con il mondo dello sport e con gli atleti di alto livello, qualcuno dei quali è presente in sala. Ma anche con i giovani e i meno giovani che vogliono dedicarsi con più attenzione alla cura del proprio corpo anche grazie alla pratica sportiva. Sono quindi trent’anni che mi occupo della Dietetica applicata all’esercizio fisico e allo sport e in questi trent’anni non ho mai proibito a nessuno dei miei atleti di consumare a proprio piacere il latte nelle varie formulazioni che l’industria alimentare mette a disposizione, talmente duttili che è difficile trovare, salvo appunto durante la pratica sportiva, un momento in cui sia sconsigliabile assumerlo.

In realtà dipende anche dal tipo di sport che si pratica: almeno in alcune discipline il latte si po-trebbe anche assumere durante la pratica sportiva.

Perché il latte nello sport? Qual è il rapporto? Beh, bisogna fare un passo indietro, più maggiore dei trent’anni della mia esperienza clinica nel mondo dello sport.

Bisogna risalire all’alimentazione dell’immediato dopoguerra, della Seconda guerra mondiale, quando dal punto di vista scientifico si affermava la figura importante di Ancel Keys e dei suoi studi.

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Il suo nome è legato anche alla formulazione della “razione K”, K di Keys, sussistenza delle truppe dell’esercito americano. Essendo al seguito delle truppe americane in Italia, ebbe modo di cominciare a studiare anche le abitudini alimentari della popolazione del Cilento e a sviluppare le teorie, pubblicate negli anni Cinquanta nei suoi primi due libri, sui benefici fondamentali della dieta mediterranea. Sull’onda del successo bellico e dei risultati sportivi degli atleti americani e di altri paesi con tradizioni differenti da quella tipica dei paesi mediterranei, si affermò anche l’idea che per ottenere quei risultati ci si dovesse alimentare come loro. Ecco alcune immagini delle Olimpia-di di Roma del 1960 di Wilma Rudolph la “gazzella nera” e di Cassius Clay, consacrato poi come Mohammad Alì.

Questo è il mitico Zátopek, “l’uomo locomotiva” cecoslovacco capace di vincere nella stessa Olimpiade medaglia d’oro sui 5000, sui 10.000 e sulla maratona; è il primo uomo a scendere sotto i 30 minuti nei 10.000 metri,

Contemporaneamente si afferma anche nella popolazione generale, come nello sport, il mito de-gli atleti e del loro stile di vita, dello stile di alimentazione degli atleti di questi paesi, vincenti nella guerra e nello sport. Prevalse l’idea, quindi, che sicuramente vivere e mangiare come loro faceva bene e faceva vincere anche le medaglie. Questa idea venne traslata anche nella popolazione dove si consolidò il mito americano che in Italia fu consacrato dalla canzone di Renato Carosone “Tu vuo’ fa l’americano” (1956) oppure nel mondo del cinema dal film splendido Un americano a Roma (1954),

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con Alberto Sordi, e che cosa c’è sulla tavola di Alberto Sordi in una delle scene più conosciute e riproposte di quel film? Una bottiglia di latte, affiancata però dai famosi maccheroni e da una botti-glia di vino. E’ evidente l’esistenza di un conflitto fra la tradizione gastronomica della nostra terra e le mode alimentari che si stavano affermando.

Parallelamente negli anni a seguire si assiste, ad una vera e propria, ma ingiustificata, demo-nizzazione di alcuni alimenti e, al contempo, ad un consenso acritico nei confronti di altri alimenti. Anche l’alimentazione degli sportivi comincia a risentirne per cercare di imitare le abitudini degli atleti vincenti.

Bisognerà attendere gli anni Settanta, quando, sulla scia degli studi dei fisiologi della scuola scandinava, si afferma invece di nuovo il principio che una dieta ricca di carboidrati sia quella più adatta per l’alimentazione e per il benessere degli atleti e quindi anche per i loro successi, soprattutto nelle discipline di lunga durata, cioè il fondo e le grandi maratone.

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Qui è Lasse Virén “l’uomo renna”, il finlandese che nel 1972 vinse i 5000 e i 10.000 metri e tentò di vincere anche la maratona, impresa che non gli riuscì; e pertanto fino ad oggi l’unico uomo capace di vincere in una stessa Olimpiade la medaglia d’oro sui 5000 metri, sui 10.000 e nella maratona rimane “l’uomo locomotiva”.

Negli anni successivi, il latte soffre per certi versi di un fenomeno di emarginazione nel mondo dello sport e viene considerato come un alimento non adatto.

Abbiamo invece visto nella prima parte del nostro incontro di oggi che il latte, come alimento e come bevanda, è adattissimo alla pratica sportiva ed io, che sono molto critico nei confronti di chi usa gli integratori, voglio invece affermare il valore del latte quasi con valenza di “integratore” o “prodotto dietetico”: andrebbe scoraggiato soprattutto nei giovani, ma anche gli sportivi più avanti con gli anni, l’utilizzo degli integratori a favore dell’uso degli alimenti di uso comune, come il latte, che possiedono un valore nutrizionale equivalente se non migliore.

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Non me ne voglia l’industria che produce gli integratori e i prodotti dietetici, sono convinto che sia meglio sfruttare le caratteristiche di un alimento o una bevanda così efficace e così gradevole. Fino ad ora non abbiamo parlato di un aspetto fondamentale del latte, cioè che il latte è buono, il latte piace ed è meglio consigliare qualcosa che piace perché è più facile che venga utilizzato rispetto a qualche cosa che invece non piace. Anche questo è un fattore importante !

Perché scoraggiare l’uso degli integratori? Perché sono inutili, perché abbiamo gli alimenti che possono fare altrettanto se non meglio, sono

più costosi, di sicuro sono diseducativi soprattutto quando si rivolgono prevalentemente alle fasce più giovani, ai bambini con prodotti addirittura specifici per loro.

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In Italia esiste, per fortuna, una norma sugli integratori e sui prodotti dietetici, due categorie distinte e il più delle volte, sbagliando, confuse le une con le altre, ma è una distinzione che è stata introdotta soltanto a partire dal 2009.

Queste sono le categorie.

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Ebbene, il latte può coprire qualsiasi di queste quattro categorie di prodotti dietetici e integratori; per esempio nella sua versione come latte condensato è un formidabile, eccellente integratore ener-getico, molto più efficace per composizione e per caratteristiche rispetto, per esempio, alle barrette energetiche.

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Lo “scontro” è tra due scuole di pensiero, ci sono i “nutrizionisti” dello sport, che sono più favo-revoli all’uso degli integratori e dei prodotti dietetici perché secondo questa teoria – per me fallace – costruiti e concepiti per rispondere effettivamente alle esigenze degli sportivi. C’è poi chi che come me, specialista in Scienza dell’Alimentazione e in Medicina dello Sport, è fortemente convinto e riafferma che avendo a disposizione una gamma quasi infinita di alimenti, se si conoscono le reali esigenze nutrizionali degli sportivi e le caratteristiche dei prodotti dietetici/integratori, si può tran-quillamente fare a meno di questi ultimi e quindi consigliare al loro posto bevande e alimenti, come il latte, che sono altrettanto efficaci e sicuramente più educativi.

Esistono anche delle formulazioni specifiche, che sono delle mini confezioni che si possono utilizzare anche portandosele con sé durante l’attività sportiva: sono gel ricchi di carboidrati e di minerali mentre il latte è ricco anche di altre sostanze nutritive.

Vi mostro una ricerca pubblicata su un’importante rivista che dimostra come il latte sia un per-fetto integratore che, unito a una porzione di cereali, può favorire i processi di recupero, di risintesi del glicogeno muscolare, di riparazione e incremento delle masse muscolari.

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Se confrontato con altri prodotti specifici per lo sport, una porzione di latte di 350 ml e 73 g di fiocchi di frumento integrale danno 390 calorie e sono sovrapponibili come efficacia ai prodotti specifici per lo sport.

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Sono altrettanto efficaci anche per quanto riguarda la composizione in aminoacidi e in partico-lare negli aminoacidi ramificati; quella porzione che abbiamo indicato prima fornisce quasi 3 g di aminoacidi ramificati.

Secondo le linee guida, elaborate e pubblicate dal nostro Ministero della Salute, per lo sportivo ci si dovrebbe limitare al massimo a 5 g di aminoacidi ramificati al giorno oltre quelli forniti attra-verso gli alimenti: basta quindi questa piccola integrazione – e il fatto che sia intero, pastorizzato o scremato non modifica il contenuto proteico – per ottenere più della metà di quello che possiamo ottenere con un prodotto specifico per lo sport.

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Ma d’altronde la maggior parte degli integratori proteici aminoacidici dedicati dello sport in realtà vengono prodotti partendo dalle proteine del latte, proteine del siero e caseine; altri anche partendo dalle proteine dell’uovo, della soia e del grano, ma quelli più utilizzati sono proprio quelle del latte.

Questo è spiegato dalle caratteristiche che queste proteine del latte hanno e che sono state illu-strate molto bene dai relatori della prima parte, in particolare dal collega Louis che si è soffermato sulla differenza nell’assorbimento e utilizzazione: più rapido quello delle proteine del siero del latte, più lento, e quindi favorendo una fase anabolica successiva all’immediato post allenamento, quello delle caseine.

In realtà dobbiamo cercare in qualche maniera di scoraggiare l’uso degli integratori e favorire l’uso degli alimenti, pensando ai possibili danni provocati da un eccesso di proteine e di aminoaci-di: alterazione della funzione renale, aumento dell’escrezione di calcio e disidratazione. Il latte, in quanto alimento bilanciato che contiene nelle giuste quantità sia le proteine sia l’acqua sia il calcio e altri fattori che favoriscono l’assorbimento e la biodisponibilità dei suoi componenti, ovvia a questo problema. Fornisce anche l’acqua, quindi non può disidratare ma reidrata – abbiamo visto che in letteratura c’è un’ampia messe di lavori scientifici che sostengono questa ipotesi – e contemporane-amente favorisce la ritenzione di calcio, al contrario degli integratori che potrebbero invece favorire una perdita di calcio e quindi una demineralizzazione ossea. Cerchiamo quindi di promuovere mag-giormente l’alimento o la bevanda rispetto ai prodotti dietetici e agli integratori.

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Vorrei, infine, concludere facendo un accenno anche all’importanza dell’assunzione nel periodo post gara di una altro aminoacido, il triptofano, di cui il latte è ricco. In questo modo è possibile favorire le vie metaboliche, che partendo dal triptofano, portano alla produzione della serotonina e quindi ottenere un effetto sedativo, rilassante, calmante che concilia il sonno. E’ bene rammentare che le proteine potrebbero avere un effetto “eccitante”; il latte, per la sua favorevole composizione in aminoacidi, riesce invece a modulare meglio di molti altri specifici singoli prodotti per lo sport la capacità di favorire il recupero del glicogeno muscolare, la riparazione e l’incremento della massa muscolare senza alterare, o comunque riducendo al minimo, l’impatto sul sonno e sulla tranquillità.

Chiudo, come ho iniziato, affermando in maniera decisa e convinta che il latte fa bene, che il latte può essere assolutamente consigliato ed è da consigliare agli sportivi di qualunque età, sesso e livel-lo sportivo. Forse qualcuno ha erroneamente associato la parola latte all’acido lattico, ingiustamente considerato il colpevole del dolore muscolare dopo l’esercizio fisico: così come l’acido lattico non è responsabile del dolore muscolare dopo l’esercizio fisico, altrettanto il latte, non ha colpe ed è un alimento che possiamo tranquillamente consumare e far consumare anche a coloro che si rivolgono, a noi nutrizionisti sportivi, per qualche consiglio. Meglio il latte di tanti altri prodotti. Grazie.

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Eugenio Del Toma

Ancora grazie prof. Giampietro per questo secondo intervento. Il latte può esser considerato un “equilibratore” della nostra dieta, perché, accanto alla frazione nutriente in senso energetico e calorico, ha un patrimonio così vario di elementi minerali, plastici e di tanti altri componenti in-dispensabili all’organismo, che contribuisce all’intake di micronutrienti che spesso non vengono forniti da un pasto frettoloso, dal panino consumato nell’intervallo di lavoro. Il latte contribuisce a sopperire molte carenze in modo naturale, mentre se pensiamo di utilizzare gli integratori, in questo caso, tutto è affidato al dosaggio. Il sovradosaggio può causare danni, come quelli riscontrati negli atleti che per decenni hanno utilizzato diete nutrizionalmente estreme. Risulta opportuno ritornare quindi a un prodotto naturale come il latte: è una riconquista di sani e vecchi principi di nutrizione e non un ritorno ai tempi passati.

Ho ora il piacere di introdurre la professoressa Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, docente, scrittri-ce, particolarmente attenta al mondo dell’infanzia.

Io sono convinto che dovremmo spostare l’attenzione maggiormente sui bambini parlando di corretto stile di vita, di movimento, di dieta equilibrata: è su di loro a cui tutti dobbiamo rivolgere le nostre migliori risorse per prevenire obesità e altre malattie metaboliche. Lavorare a valle, cioè sull’obeso, è perdente: è necessario lavorare a monte collaborando trasversalmente anche con cate-gorie non mediche per diffondere e far crescere la cultura della corretta nutrizione nelle scuole e in tutti gli ambienti frequentati dai ragazzi. Indispensabile è, poi, insegnare a casa il comportamento alimentare: è necessario che i ragazzi vedano e imparino a casa prendendo esempio dagli adulti. Se in casa i genitori non mangiano verdure non si può pretendere di fargliele mangiare a a scuola, per la prima volta!

Lascio ora la parola alla professoressa Maria Rita Parsi.

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Maria Rita Parsi

Benessere psicofisico: alimentazione, sport, studio ovvero mente,corpo e immaginario per un corretto stile di vita

Parlo in piedi per evitare la sedentarietà, così posso almeno essere già in movimento! Grazie al dott. Vanoli, per l’organizzazione e l’invito a questo meraviglioso convegno, grazie ai relatori, grazie al professor Del Toma. Grazie perché io sono una quota rosa. Hanno parlato oggi soltanto uomini, sono la prima donna che parla, quindi, abbiate tenerezza per quello che dirò!

Questo mio intervento è impostato sulla fondamentale importanza del latte come archetipo e su tutto quello che riguarda le emozioni. Il latte è un archetipo dell’immaginario collettivo, tutti abbia-mo iniziato il processo della nostra vita a contatto proprio con la salvezza che il latte ci dà. Sono una donna e il mio corpo fa latte. Quando le donne aspettano un bambino e, poi, lo partoriscono, hanno la possibilità di dare il primo latte. E quel primo latte è il latte che impronta tutta la vita degli esseri umani, quindi una donna di latte ti dà il latte e poi fa da ponte col mondo intorno, affinché tu passi dal suo latte al latte vaccino, che è un nutrimento di fondamentale importanza e che è legato a dei ricordi personali. Ho notato che nessuno ha parlato dei ricordi personali, forse perché l’immaginario, le fiabe, i ricordi d’infanzia, le libere associazioni sono legate alla psicanalisi e anche alla fantasia delle donne: allora io vorrei sottolineare per un attimo alcuni ricordi che per me sono importanti e che riguardano il latte. Secondo me è importante poter collegare le proprie emozioni al latte: ci sono dei ricordi tenerissimi. Un ricordo tenerissimo che conservo è quello di mio padre che porge a me piccolissima, avrò avuto 18-20 mesi – c’è una fotografia che io conservo – un bicchiere di latte. Ac-canto a mio padre, c’è mia madre con mia sorella piccina in braccio. Quindi, immaginate la scena: il sentimento di gelosia e io che sto tendendo il braccino verso il bicchiere di latte che lui mi darà con un’espressione soddisfatta, felice proprio come a dire: “Questo è un risarcimento!”; tanto è vero che io ricordo questa scena vissuta da protagonista, nonostante mia sorella fosse tenuta in braccio da mia madre, grazie, appunto, a mio padre che mi stava offrendo questo latte. Il latte è legato profon-damente non solo ai nove mesi di allattamento di mia madre, ma a quel gesto che ha fatto mio padre, che è stato fotografato e che proprio conta nella mia vita.

Una seconda volta in cui il latte è stato importante è una gara che abbiamo fatto: io ero in collegio con le compagne, dovevamo fare una gara di corsa. Suor Elena aveva messo nel termos di ciascuna collegiale del latte, quindi abbiamo fatto la pausa bevendo latte. Più movimento di così!

E, poi, c’è un ricordo presente, di una settimana fa. È un’immagine di mia madre, 91 anni, la quale ha avuto un periodo di degenza in ospedale e, per la prima volta, doveva rimettersi in piedi utilizzando le proprie braccia e anche il bastone. Prima di levarsi in piedi ha chiesto: “Per cortesia, datemi un bicchiere di latte”, noi le abbiamo dato il latte e mamma si è rialzata. La mia mamma ha

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chiesto, cioè, qualcosa che ha a che fare con la storia degli esseri umani. Il latte, quando lo bevete, quando lo ricercate, quando lo pensate, quando è un’immagine archetipica o biblica come i fiumi di latte e miele, fa sempre parte di un bisogno profondissimo di legame con ciò che è vita.

Sentite la poesia di una bambina di nove anni:

“Ogni sera, già pronto sul comodino, la mamma mette il latte del mattino. Vederlo appena riapro gli occhi e berlo è come subito tornare ad assaggiare la vita e il suo sapore”.

Io prego il dott. Vanoli di prendere questa poesia di questa piccina, che è stata raccolta dalla dottoressa Gloria Bardi, un’insegnante, e utilizzarla per parlare del sapore della vita agli adulti oltre che ai bambini che lo sanno benissimo.

E adesso c’è una cosa che riprende il titolo del mio intervento che è “Integrazione di mente, corpo, immaginario per un corretto stile di vita”. Allora, mi viene in mente immediatamente l’ap-proccio olistico, quello della psicologia umanistica, che è la terza forza della psicologia dopo la psi-canalisi e il comportamentismo. L’approccio olistico guarda alla persona totalmente, globalmente, è un approccio a 360 gradi che mette al centro l’essere umano, integrando tutti i suoi aspetti – fisici, alimentari, mentali e immaginari: dal punto di vista mentale, mente, razionalità e cervello; da quello dell’immaginario, tutto ciò che fa parte di quello che io chiamo, e spero anche voi, immaginario collettivo. E c’è una piramide che io vorrei riproporre a tutti quanti voi: la piramide di Maslow, che è uno dei padri fondatori della psicologia umanistica. È organizzata in questo modo: alla base ci sono i bisogni primari come mangiare, bere, dormire. Sono tutte attività del corpo fondamentali che non possono essere allontanate minimamente dall’assunzione del latte e un bisogno primario è certamente essere allattati, un bisogno primario è continuare nel rapporto con un alimento che ti mette in condizione comunque di muoverti, di agire. Il secondo livello della piramide di Maslow è il bisogno di sicurezza: pensate come dai bisogni primari si passa alla sicurezza, all’appartenenza (appartenenza al proprio gruppo familiare, al proprio gruppo sociale). Pensate quante tradizioni della società sono legate nel mondo al latte, in tutti i paesi del mondo nessuno escluso, perché il latte è alla radice della storia del mondo, è un alimento per la storia del mondo. Al penultimo livello, c’è l’autostima: quando hai messo insieme con la piramide di Maslow i bisogni primari, il bisogno di si-curezza, il bisogno di appartenenza, c’è l’autostima, ti senti centrato, ti senti radicato e puoi aspirare all’autorealizzazione. Allora, passando per l’autorealizzazione, io vorrei – salto, non vi trattengo su tutto quello che avevo preparato, su evidenze scientifiche che confermano che il latte è una bevanda ideale per il recupero dell’esercizio, soprattutto dopo un esercizio fisico per il recupero ecc. – vorrei sottolineare un discorso importante: anche l’attività fisica insieme a una corretta alimentazione è

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parte integrante della ricetta della salute. Il movimento permette di scaricare lo stress perché induce effetti euforizzanti e rilassanti, migliora il tono dell’umore e il livello di autostima, aiuta il corpo a trovare un ritmo sonno/veglia salutare.

Allora l’attività motoria è fondamentale durante l’infanzia e dev’essere impostata sotto forma di attività ludiche e ricreative ed è riconosciuta dalle Nazioni Unite come un diritto fondamentale di bambini, preadolescenti e adolescenti. Allora passerò ad enunciarvi l’articolo 31 della Convenzione Onu di New York sui Diritti del Fanciullo che dice che “Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica, ad alimentarsi secondo le forme e le forze che gli competono. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pie-namente alla vita culturale e artistica, e incoraggiano l’organizzazione in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati, di divertimento e di attività ricreative, artistiche, culturali” e io aggiungo ali-mentari. Allora, non so se la platea può sopportare la sottolineatura della Carta dei Diritti dei ragazzi relativamente allo sport, e io spero di sì, perché, come diceva il professor Del Toma molto opportu-namente, la formazione degli educatori è quella che permette agli allievi di recepire tutta una serie di formidabili informazioni, indicazioni, incoraggiamenti, percorsi e protocolli che li conducono ad attuare quella ricetta per la salute e il benessere psicofisico che andiamo ricercando. Però, mi pare che, scusate la provocazione, quando io domando alle insegnanti “Conoscete i 54 articoli della Con-venzione Onu dei Diritti dei Fanciulli e Fanciulle?” o quando chiedo, come chiedo oggi, “Conoscete la Carta dei Diritti dei ragazzi allo sport, 1992, Commissione tempo libero?”, purtroppo la maggior parte di loro non è a conoscenza!

Noi all’Onu lavoriamo, nello specifico io lavoro nella Commissione per i Diritti dei Fanciulli e Fanciulle, proprio affinché questi contenuti vengano diffusi. Allora:

1) “Il diritto a praticare attività motorie. I genitori devono avviare il bambino all’attività motoria per ben noti vantaggi psicofisici che non sono più recuperabili se si inizia tardivamente. Il bambino può scegliere, sperimentare, cambiare gli sport come desidera. L’Unesco raccomanda che almeno un sesto dell’orario scolastico settimanale sia dedicato all’attività motoria, cioè sei ore la settimana” e io aggiungo: che ogni giorno ci sia un bicchiere di latte al mattino e uno alla sera.

2) “Il diritto di giocare e divertirsi. L’allenatore deve proporre il divertimento, il miglioramento psicofisico e l’educazione come obiettivo finale, e non la vittoria che crea tensione”. Qui i ragazzi di Gloria Bardi hanno scritto “Per spegnere la quale basta un bicchiere di latte”, perché abbiamo impostato collaborando con Parmalat tutto il lavoro sul latte.

3) “Il diritto di praticare sport in un ambiente sicuro e sano, cioè igienicamente a norma con assistenza vicina in caso di infortunio, con a disposizione un telefono, in caso di urgenza, senza pressioni agonistiche esagerate o selettive, senza pressioni farmacologiche”. “E anzi”, hanno scritto i ragazzini, “con il latte a portata di mano”.

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4) “Il diritto di essere allenato da personale adatto a quella fascia di età e qualificato, per evitare il rischio di esercizi sbagliati o che arrecano sovraccarico delle strutture in crescita o creano problemi psicologici”. Hanno scritto qui “E perché no un bicchiere di latte?”.

5) “Il diritto di essere trattato con rispetto. Non è raro sentire l’allenatore che urla o ordina degli esercizi pesanti per punizione oppure osservare un genitore che sgrida un bambino, invece di inco-raggiare e fornire il suggerimento tecnico giusto per migliorare e sdrammatizzare l’eventuale errore con una carezza o altro”.

6) “Il diritto del giusto riposo. Lo studio, la malattia, la crescita richiedono dei carichi di attività motorie diverse a seconda dei periodi e le pause giuste, gli allenamenti troppo frequenti vanno ridotti e i riposi non devono essere ripresi con una colpa”.

7) “Il diritto al controllo della salute”.8) “Il diritto a competere con giovani di pari capacità”.9) “Il diritto di pari opportunità”. Qui ci sarebbe una fascia rosa? Chissà. Pure un altro elemento

di bambini e bambine alle pari opportunità è che “tutti i bambini e bambine devono poter giocare senza far panchina, senza tener conto del risultato agonistico, che sarà ricercato più avanti nel tempo semmai”.

10) “Il diritto di non essere sempre un campione. Non sempre il bambino può essere un cam-pione, o continuare a esserlo, di certo può partecipare con gioia sentendosi attivo, protagonista, misurandosi con le sfide per conoscersi meglio e integrando mente, corpo e immaginario attraverso lo sport”. E un bicchiere di latte! Grazie.

Eugenio Del Toma

Grazie professoressa per il suo prezioso intervento che ha sottolineato i diritti della persona e dei bambini in particolare. La componente psicologica è un aspetto fondamentale della persona e assolutamente inscindibile dagli aspetti fisici, metabolici e nutrizionali.

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Tavola Rotonda

Testimonials

Fiona MayRaffaello Leonardo

Mauro Berruto

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Fiona May

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Eugenio Del Toma

Siamo giunti alla parte della tavola rotonda in cui ho l’onore di introdurre i Testimonials sportivi: abbiamo la fortuna di avere tre eccezionali atleti noti a tutti, e inviterei per prima la quota rosa Fiona May. Vorrei subito chiederle: “Che ruolo ha avuto l’alimentazione nella sua carriera di sportiva?”

Fiona May

Buongiorno a tutti e grazie mille per l’invito a questo evento. Sicuramente l’alimentazione nello sportivo è di fondamentale importanza per perseguire la massima efficienza fisica al fine di migliora-re la resa sia in allenamento che durante le gare. Reputo però importante mettere impegno nelle mie scelte alimentari non solo come sportiva ma anche come donna che come tale ha fabbisogni diversi in diversi momenti della vita. Quando ero più giovane non avevo forse questa consapevolezza che però è cresciuta nel tempo.

Quando ho iniziato a fare allenamenti quotidiani lunghi, 3 ore la mattina e 3 ore la sera, ho avuto chiaramente la necessità di trovare nell’alimentazione tutti i nutrienti e le integrazioni, sempre più naturali possibili, per recuperare. Io ho gareggiato a livello mondiale e ho avuto la soddisfazione di vincere importanti medaglie: chiaramente parte delle mie vittorie è da imputare alla corretta ali-mentazione.

Eugenio Del Toma

E il latte come si inserisce nella sua dieta?

Fiona May

Non dovrei forse dirlo in quest’occasione, e quasi me ne vergogno, ma da giovane, quando vivevo in Inghilterra, a me il latte non piaceva, ma venivo costretta a consumarlo a scuola. Dovrei ringraziare anche chi imponeva questi regimi alimentari a noi giovani sportivi se con il tempo ho imparato ad alimentarmi in modo adeguato e corretto.

Dopo quello che i professori hanno spiegato stamattina ho capito un po’ più le caratteristiche di questo alimento che io ho sempre associato per lo più al calcio e al benessere delle ossa.

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Eugenio Del Toma

Non volevo interromperla, ma volevo solo ribadire l’importanza del latte, come è stato esposto questa mattina, anche per coadiuvare il recupero dagli sforzi dell’allenamento, a seguito del quale è necessario ricostituire quei depositi di glicogeno che vanno perduti. Quindi lei ha insegnato a quella splendida bambina che ho visto in televisione a bere latte?

Fiona May

Si, la mia bambina beve il latte, anche se onestamente devo un po’ forzarla; ha 11 anni e pensa solo alla scuola e alla sua ginnastica artistica. Io la sto abituando a bere latte: lo aggiunge ai cereali e mangia lo yogurt e io metto il latte in tavola anche quando mangiamo. Anche la mia bimba più piccola, che ha 4 anni, impara in questo modo cose fondamentali, cioè a fare una dieta equilibrata. Non è mai troppo presto per imparare come si mangia e come nutrirsi, anche dopo l’attività fisica. Come diceva la professoressa Parsi, i bambini dovrebbero fare attività fisica per almeno 6 ore alla settimana ed è un loro diritto imparare a capire cosa vuol dire mangiare bene. Io come mamma sono consapevole che il tempo disponibile per cucinare o insegnare sia poco e penso quindi che la scuola e gli ambienti sportivi possano svolgere un lavoro complementare alla famiglia per implementare l’informazione. Anche noi delle Federazioni e del Coni, e lo dico come rappresentante della Giunta e come testimonial, dobbiamo contribuire a trasferire la corretta informazione, sfruttando anche i social network, come Facebook o Twitter, e affiancare nella formazione gli insegnanti di educazione fisica, che non dovrebbero essere lasciati soli. Gli insegnanti devono trovare in noi un utile supporto per spiegare ai ragazzi non solo come vincere ma che è importante partecipare e avere un corretto stile di vita, che coinvolge movimento e nutrizione.

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Raffaello Leonardo

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Eugenio Del Toma

Bene e adesso chiamo Raffaello Leonardo, un atleta che nel suo intercedere fa intuire, ai pochi che non lo conoscessero, lo sport da lui praticato! Allora, dopo l’applauso, raccontaci qualche espe-rienza della tua carriera di canottiere; ne consumate di energie voi, eh! Io ho provato a quantizzare quelle consumate da uno sportivo come te e ho calcolato 4-5 mila calorie/die, nei periodi di intenso allenamento.

Raffaello Leonardo

Anche 6-7 mila veramente!

Eugenio Del Toma

6-7 mila le consideravo solo per i ciclisti che affrontano le tappe col freddo, ma chiaramente dipende dalla durata degli allenamenti, in quali condizioni e in quali momenti della giornata av-vengono. Vorrei chiederti se il latte si inseriva nella vostra dieta, soprattutto nella fase di recupero.

Raffaello Leonardo

Buongiorno a tutti. Io propenderei più per una dieta da 6-7 mila calorie al giorno, in quanto co-munque anche noi non conosciamo stagioni e dobbiamo affrontare gli allenamenti anche d’inverno, che sia la tappa invernale o quella estiva, che fuori ci siano –2 °C o +40 °C. Con qualsiasi condizione ambientale si fa allenamento e quindi l’integrazione è fondamentale, come diceva lei giustamente, basata su quelli che sono gli alimenti base; il latte come la pasta, la carne, la frutta, la verdura sono alimenti che sono alla base della nostra dieta, soprattutto in uno sport come il nostro, dove non “cir-colano” tanti soldi e dove quindi “l’integrazione artificiale” era proprio una cosa abbastanza lontana. Io ho avuto la fortuna di avere un grande allenatore, che poi era, e lo è ancora, l’allenatore della nazionale, il dottor La Mura, che oltre ad essere un grande tecnico è anche un medico che di fatto ci “dopava” con delle grandi mangiate. Qui in sala è presente Giuseppe Abbagnale, con cui ho avuto la fortuna di remare insieme, nel periodo del suo fine e mio inizio carriera: alla fine degli sforzi ci si ritrovava e dovevamo integrare e mangiare di più di quello che volevamo, perché comunque alla fine 6-7 mila calorie non sono facili da assumere.

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Eugenio Del Toma

Ma quello che per voi, e per chi fa questi sport molto pesanti, è proprio importantissimo è essere informati su quella che sarà la caduta di questa richiesta energetica alla fine della carriera agonistica. Spero che non lo lasci mai il canottaggio, non agonistico ovviamente, ma come sport da praticare. Perché non si può passare, senza traumi, da 6 mila calorie a 2 mila, richieste per un lavoro sedenta-rio, perché lo stomaco si è abituato a grandi quantità di cibo e va incontro a dilatazione. Il passaggio dall’atleta alla normalità, significa sempre aumento di peso di 8-10 chili, che si integrano su un fisico con una buona base di massa corporea. Quando si accumulano in punti localizzati, noi medici interveniamo per il pericolo dell’obesità ventrale; quindi dovete stare attenti a diminuire progressi-vamente le porzioni, non il tipo di alimento. In base a questo, e spero che il professor Casasco, che riveste un ruolo essenziale condivida quanto sto dicendo, i medici sportivi sono coloro che vi devono dare questo imprinting corretto: aumentare le porzioni quando vi allenate intensamente e diminuire le porzioni quando rientrate nella normalità. Ora questo non capita spesso e allora ecco che a volte i grandi sportivi sono poco riconoscibili dopo dieci anni che hanno lasciato l’agonismo.

Ritorniamo al latte: è entrato nella tua dieta?

Raffaello Leonardo

Il latte è sempre stato alla base della mia alimentazione di sportivo, come dicevo prima, insieme a tutta l’altra serie di alimenti, inoltre io provengo da una famiglia numerosa meridionale dove il latte era uno degli alimenti radicati proprio nelle abitudini familiari..

Eugenio Del Toma

Anche se nel meridione se ne consuma meno…

Raffaello Leonardo

Va bene, ma nella mia famiglia se ne è sempre consumato, perché mio nonno commerciava in animali, soprattutto in vacche, e quindi alla fine il latte era sempre disponibile. Io però le volevo raccontare due aneddoti: io ho il conto aperto dal negoziante di alimentari sotto casa, al quale ho detto di mettermi da parte due litri di latte tutti i giorni, perché tra figli e famiglia alla fine ne consu-

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miamo davvero molto. Fondamentalmente il latte è buono e, per quanto mi riguarda, la sera è una soddisfazione bere un bicchiere di latte. A me piace freddo e mi piace molto berne un bicchiere sia la mattina che la sera proprio per il suo gusto.

Eugenio Del Toma

Sì, e d’estate preso dal frigorifero io trovo che sia una bevanda dissetante, completa, con molte meno calorie di quelle dolcificate del commercio molto più note oggi ai ragazzi; e bisogna riconqui-stare questo terreno perduto per inerzia, perché quando non si parla di questi prodotti con cui l’uomo ha convissuto da secoli, interviene una sorta di desuetudine. Per esempio gli italiani non sono più abituati a mangiare i legumi: dopo anni di stenti in cui il loro consumo è stato alto, ormai le lentic-chie si mangiano solo a Natale! Sono quasi scomparsi questi alimenti dalla dieta, sebbene il ruolo della fibra solubile dei legumi sia magnifico.

Raffaello Leonardo

Io vi ringrazio. Le mie esperienze da raccontare sarebbero tantissime, non solo legate al latte ma ad un’alimentazione sana, perché io, in quanto ex atleta, conosco il valore di una alimentazione cor-retta per essere in forma; mangiando e bevendo bene, avendo una dieta completa e variata che com-prenda tutti gli alimenti, latte compreso, e muovendosi in modo adeguato, la persona si sente meglio.

Eugenio Del Toma

Quindi lode a lei ma anche al dottor Mura, che l’ha avviata su questa strada o l’ha consolidata; a proposito di momenti gloriosi del canottaggio, ricordo che mi ha fatto sempre impressione vedere gareggiare insieme i fratelli Abbagnale con il “mingherlino”, piccolo compagno che faceva il “con”, il timoniere. Grazie Raffaello e in bocca al lupo per il futuro.

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Mauro Berruto

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Eugenio Del Toma

Adesso ho il piacere di presentarvi l’ultimo testimonial, l’allenatore della nazionale di pallavolo maschile, sport che unisce potenza ed elasticità. È Mauro Berruto che ci dovrà raccontare qualcosa della sua esperienza nella pallavolo.

Chiedo il suo parere, perché io sono convinto che l’elasticità deve essere coltivata fin dall’infan-zia, prendendo esempio dai cuccioli dei felini, massimi esempi di elasticità, che dormono o fanno lotta; così i ragazzi che incominciano a muoversi con la palla già da piccoli acquistano naturalmente l’armonia del movimento. Ai miei tempi questo non avveniva, tanto che ho dovuto combattere con la Federazione Tennis, in cui ho avuto anche un ruolo, perché i tornei di tennis venivano proibiti prima dei 16 anni, perché avremmo avallato un rischio di scoliosi, che si è dimostrato assolutamente inesistente. I grandissimi giocatori dello slam, i vari Agassi, Nadal, le sorelle Williams, hanno tutti iniziato l’attività a 6, 7, 8 anni acquisendo naturalmente elasticità e morbidezza.

Mauro Berruto

È un bel tema, perché oltre a quello dell’elasticità a me piace parlare di agilità, una questione fisica che i grandi atleti posseggono, ma che diventa anche una capacità intellettuale, l’essere rapidi nell’interpretare.

Io intanto vi ringrazio per l’invito a questo convegno sebbene mi chiedessi ascoltando tutte le relazioni il motivo per il quale sia stato invitato! Pensavo si fosse saputo che il mio medico di base sei mesi fa, ipotizzando una mia intolleranza al lattosio, mi ha prescritto il breath test, ovviamente con esito negativo, oppure perché, prima di questa meravigliosa esperienza da allenatore con la Na-zionale italiana di pallavolo, che tuttora vivo, ho passato sei anni della mia vita ad allenare la squadra finlandese e ho visto la Finlandia essere il secondo consumatore al mondo di latte. Sei anni sono tanti dal punto di vista sportivo e anche personale, ho tantissimi ricordi, tante amicizie, e ricordo un episodio di una famiglia, tuttora cara amica, che ha una ragazza sedicenne – ai tempi – nazionale di basket che consumava una quantità industriale di latte, oltre i due litri al giorno; andai a cena una sera con loro, in quel momento questa ragazza aveva qualche difficoltà a scuola e i genitori addirit-tura la minacciarono che se non avesse recuperato le avrebbero ridotto la quantità di latte che a lei necessitava proprio a livello fisiologico.

Credo in realtà di essere stato invitato in quanto allenatore della Nazionale italiana, in questo salone, la sede più bella del nostro Comitato Olimpico, dove quei 5 cerchi ci ricordano che io mi occupo di sport agonistico. Ho avuto la fortuna, il piacere e l’onore anche di contribuire a una delle medaglie dei Giochi Olimpici di Londra con la mia squadra, ma credo che il mio contributo a questo

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convegno possa essere significativo non per parlare di imprese sportive, ma per parlare di un’azione che ritengo rivoluzionaria, ovvero di provare a fare in modo che in questo paese cambi l’idea asso-ciata alla parola sport. Ci sto lavorando da un po’ di tempo e mi piacerebbe che la parola sport venis-se sostituita da un complesso di parole un po’ più profonde che io chiamo “cultura del movimento”.

La mia esperienza finlandese, per esempio, mi ha insegnato tantissimo da questo punto di vista; noi pensiamo di avere una cultura sportiva perché siamo tutti tifosi, perché guardiamo molto sport, ma la cultura è un’altra cosa! Si riferisce alla pratica sportiva trasversale rispetto all’età e rispetto agli obiettivi agonistici. Quindi credo che la cultura dell’alimentazione e la cultura del movimento contribuiscono non solo al benessere individuale ma contribuiscono a ridurre le spese del nostro sistema sanitario nazionale, in virtù proprio dell’articolo 32 della nostra Costituzione, che è quello che difende il nostro diritto alla salute, e delle evidenze scientifiche, che dimostrano che le due cose unite. Allora quello della cultura del movimento diventa un investimento, non solo in termini indivi-duali, ma diventa, mi viene da dire, un dovere civile, qualche cosa che ci permetterà di tutelare e ga-rantire in futuro nel nostro Paese il diritto alla salute, così come oggi prevede la nostra Costituzione.

Eugenio Del Toma

Il dott. Berruto ha detto una cosa sacrosanta. Parlando di questo argomento, anni fa, un’auto-revole voce istituzionale aveva detto: “Noi siamo come i poveri che prendono i soldi a strozzo, che sanno di doverli restituire e che magari non ce la faranno; quindi non possiamo investire nella prevenzione”. In realtà tutti noi medici siamo consapevoli che prevenire è un risparmio. Ma le no-tizie all’ordine del giorno sono i tagli alle risorse e al personale, per esempio i centri di dietologia ospedalieri, che erano 115, stanno diminuendo invece di aumentare, come richiederebbe l’aumento di obesità e diabete.

Consapevole quindi della difficoltà Istituzioni e delle Società scientifiche nel promuovere e nel sostenere la prevenzione, ringrazio quando la grande industria, come alcune stanno facendo e la Parmalat ne è un esempio, diventa promotrice e sostenitrice di iniziative come questa.

Mauro Berruto

Io mi aggiungo a questo grazie, e applaudo davvero, perché persone come il dottor Vanoli, che è qui a rappresentare un’Azienda che è un’eccellenza del nostro paese, contribuiscono con inizia-tive come questa a cambiare la cultura di questo Paese e a renderlo migliore. Penso sempre quanto potrebbe essere meraviglioso il nostro Paese se unisse l’aspetto della cultura alimentare, basata per

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esempio sulla dieta mediterranea, che è nata qui, a quello della cultura del movimento che invece oggi, ahimé, appartiene più a Paesi di origine anglosassone o del nord Europa.

Eugenio Del Toma

Una precisazione: la dieta mediterranea è una parola importante e noi italiani dobbiamo farne te-soro e applicarla correttamente; quando si zappava la terra per 8 ore al giorno si potevano consumare porzioni abbondanti di alimenti e introdurre molte calorie, mentre oggi, se vogliamo mantenere lo stesso intake calorico, bisogna sostituire una piccola parte delle ore lavorative di un tempo con l’attività fisica.

Mauro Berruto

Posso aggiungere una cosa. Ho ascoltato con molto interesse il professor De Feo che ci raccon-tava come uno dei tre motivi dell’inattività sportiva sia quello della mancanza dei luoghi in cui svol-gere attività: il fatto, indubbiamente reale e oggettivo, che la nostra scuola abbia strutture inadeguate e poco organizzate per lo sport, diventa qualche volta un alibi, che ci fa perdere di vista una grande possibilità e un tesoro che noi abbiamo. Ricollegandomi di nuovo alla mia esperienza finlandese, faccio sempre sorridere quando racconto che c’è una legge dello Stato per la scuola elementare che invita le maestre, anzi obbliga le maestre, a fare fare l’intervallo all’aperto, finché la temperatura esterna non sia inferiore ai –20 gradi; allora chi ha nel mondo la fortuna di avere le nostre spiagge, le nostre coste, i nostri laghi, le nostre temperature, come quella che c’era a Roma questa mattina, all’inizio di novembre, che permettono di fare attività sportiva all’aperto? Noi abbiamo molti più luoghi di altri Paesi ma manca una vera cultura del movimento in grado di promuovere veramente l’attività fisica.

Io vi ringrazio davvero e chiudo con un ringraziamento a un relatore in particolare, che è la pro-fessoressa Maria Rita Parsi, che è stata perfetta nella costruzione di questo incontro. Abbiamo avuto tesi, antitesi, sintesi, e la sintesi anche a me piace farla attraverso le emozioni che ha evocato Maria Rita Parsi. Nel fascicolo che ci è stato dato ho letto una cosa bellissima “Siamo un laboratorio neu-rochimico che produce anima”. A me sembra meravigliosa questa immagine che sembra introdurre in maniera perfetta la storia e le emozioni che accompagnano il latte, l’unico alimento che, come ricordava Maria Rita Parsi, un essere umano è in grado di produrre o almeno la metà dell’umanità è in grado di produrre. E’ il primo alimento di cui ci siamo alimentati, per cui io credo che ritornare a raccontarne il valore possa contribuire a cambiare un po’ la cultura dell’alimentazione. Nel mondo

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ormai il concetto dell’importanza dell’attività fisica è travisato: ci sono le palestre al primo piano dove si va con l’ascensore e alla fine magari, si è indotti a comprare integratori che ci permettano di recuperare! Il ritorno ai valori semplici, all’alimentazione tradizionale, alla bellezza di storia di cui riappropriarci e da raccontare, penso che sia un investimento non solo economico e sociale, per le ragioni che dicevo prima, ma anche emozionale, e credo che questo Paese abbia tanta, tanta, tanta necessità di riscoprirsi capace anche di emozionarsi.

Eugenio Del Toma

Grazie Mauro. Con il suo intervento abbiamo capito che abbiamo ricominciato a vincere alla pallavolo, perché ha una visione a 360 gradi, non focalizzata solo sul singolo aspetto, ma comple-ta dell’uomo: questo significa anche avere la consapevolezza che stravolgere aspetti fondamentali nella vita dell’uomo, quale è l’alimentazione, significa stravolgere la nostra storia. Grazie a tutti!

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Conclusioni

Nel corso della mattinata di oggi abbiamo avuto il piacere di ascoltare relazioni molto convin-centi circa l’importanza del latte nella dieta di tutti coloro che praticano attività fisica e i benefici che la sua assunzione induce dopo lo sforzo fisico.

Dopo interventi tanto interessanti che ci hanno presentato nuovi modi per comunicare con il con-sumatore, in particolare con i giovani e che hanno sottolineato ancora una volta quanta attenzione meriti la componente psicologica della persona e le superbe testimonianze di grandi atleti olimpioni-ci, a me non rimane che condividere con Voi l’auspicio che le conoscenze emerse stamane in questa autorevole sala possano raggiungere un più vasto pubblico possibile.

Di nuovo grazie a tutti quanti Voi per aver accolto l’invito a partecipare a questa mezza giornata di riflessioni sul latte, grazie al Presidente del CONI Giovanni Malagò per la Sua cortese presenza e per averci dato l’uso di questa prestigiosissima sala, grazie alla struttura del Coni che ci ha assi-stito nell’organizzazione, ed in particolare al dottor Cherubini, grazie ai relatori, ai partecipanti alla tavola rotonda, ai nostri testimonial ed infine grazie anche a tutti i Colleghi di Parmalat che hanno lavorato con entusiasmo per la realizzazione di questo Convegno.

Antonio Vanoli