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uovo Giornale di Bellaria Igea Marina Direttore Claudio Monti IL N Anno II, n. 17 - 24 novembre 2005 Silvagni (Confesercenti) A pag. 8 “Bellaria deve darsi una identità commerciale” POLITICA: a pagina 4 Tristano Onofri: l’orgoglio di essere bellariesi I Ds ripartono dal “Laboratorio”: con quale obiettivo? Il caro mensa mobilita i genitori. E il Comune fa marcia indietro SCUOLA: a pagina 7 di Claudio Monti Alle pagina 2 e 3 segue a pagina 3 Poche idee e confuse da parte di chi amministra Senza soldi e animato da una grande passione, Tristano Onofri si è trova- to, all’inizio della sua carriera di stili- sta e designer, a dover ripartire da zero in un paese straniero. E in questa intervista racconta come ha mosso i primi passi, le tappe che lo hanno por- tato a realizzare in Germania un im- pero che ruota attorno alla moda. Fino al premio “Sciacca” che ha ricevuto nei giorni scorsi in Vaticano. Ma parla anche del suo legame con Bellaria Igea Marina, degli anni in cui ha speso la sua notorietà per promuovere turisti- camente la nostra città. E ci regala an- che qualche consiglio. “Io, il successo e la mia cara Bellaria” INTERVISTA ESCLUSIVA a Tristano Onofri “Io, il successo e la mia cara Bellaria” segue a pagina 14 L’autenticità di Panzini e i nostri luoghi comuni Come al solito ci ritroviamo a dover commentare con amarezza la len- tezza e le cattive scelte della politica locale nella risoluzione dei problemi. Quale sarà il futuro di questo paese? Siamo sicuri di poter parlare di turi- smo nella nostra zona o sarebbe me- glio definirla semplicemente zona balneare che vive nei tre mesi estivi ma si spegne completamente duran- te il periodo invernale? I governanti di questo paese hanno un progetto chiaro per il futuro o, come al solito, tutto quello che viene fatto non ri- sponde ad un piano più generale me- ditato ed efficace? A noi sembra che manchino gli spazi fisici perché pos- sano essere costruite strutture ade- guate ad un turismo moderno; di Sergio Biordi* La ruota gira per tutti, ma i luo- ghi comuni resistono all’usura del tempo. In pratica, i luoghi comu- ni sono le cose che diciamo e che vanno bene in ogni occasione. Traggono pure d’impaccio in pa- recchie circostanze, ma poi finisce che non dicono niente di nuovo. La ruota gira per tutti: luogo co- mune. Un posto dove incontrarsi: luogo comune? Già, a volerci giocare, con le parole, si scava proprio nel luogo comune del luogo comune. Ma mica tanto per dire, come quando in ascensore, con chi non conosci bene, risolvi il problema spazio-tempo di cinque o sei piani, e nonostante tutto è dura. di Giovanna D’Errico Leggete l’intervista a Tristano Onofri. Leggetela attentamente. Per- ché le sue parole qualcosa insegnano e in alcuni casi commuovono, cioè - letteralmente - muovono all’impe- gno con la realtà che ci sta intorno. Quest’uomo, figlio della nostra ter- ra, per raccontare ciò che è oggi, cioè una persona di successo, fruga nel suo vocabolario italo-tedesco (ma anche nel più colorito dialetto che non ha affatto dimenticato) e fa saltar fuori parole di amorevole tenerezza e par- tecipazione verso la città di Bellaria Igea Marina. Parole che non si ascol- tano facilmente da chi qui ci abita 365 giorni l’anno e nemmeno da chi ha responsabilità pubbliche. Eppure Tristano Onofri vive a Düsseldorf da quasi 40 anni e nella “sua” amata Bellaria ci torna raramente. Ma nel parlare di sé, nel ripercorrere le tap- pe salienti della sua vita professiona- le e nell’accarezzare, com’è normale che sia, i risultati raggiunti, Tristano Onofri lascia trasparire il marchio indelebile della sua esperienza bellariese. Quasi tutto ciò che gli è servito per diventare lo stilista e il designer di grido che è oggi, Onofri l’ha imparato qui, negli anni in cui in questa città si respirava l’orgoglio di essere e dirsi bellariesi. Negli anni in cui ha lavorato nell’albergo di fa- miglia e si è formato alla scuola del sacrificio, dell’accoglienza verso gli ospiti, del pionierismo turistico, in- somma. Quando nei forzieri delle banche c’erano meno soldi di oggi, molti di meno. Ma la città era viva e vitale, sicuramente più ricca di oggi di entusiasmo e di passione per il bene comune. Oggi Tristano Onofri ci ri- corda che sono queste le radici del suo successo ed è grazie a queste radici se è riuscito ad ancorarsi su una terra straniera e a dare buoni frutti. Ma, aggiunge, le mie radici sono anche le vostre e sono il tratto distintivo che ha fatto di un piccolo borgo di pesca- tori, prima un Comune autonomo e poi una città. La forza di Bellaria Igea Marina è la sua gente. Tristano Onofri insegna.

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uovoGiornale di Bellaria Igea Marina

Direttore Claudio MontiIL

NAnno II, n. 17 - 24 novembre 2005

Silvagni (Confesercenti)

A pag. 8

“Bellariadeve

darsi unaidentità

commerciale”

POLITICA: a pagina 4

Tristano Onofri: l’orgogliodi essere bellariesi

I Ds ripartono dal“Laboratorio”: conquale obiettivo?

Il caro mensa mobilitai genitori. E il Comune

fa marcia indietroSCUOLA: a pagina 7

di Claudio Monti

Alle pagina 2 e 3

segue a pagina 3

Poche idee e confuseda parte di chi amministra

Senza soldi e animato da una grandepassione, Tristano Onofri si è trova-to, all’inizio della sua carriera di stili-sta e designer, a dover ripartire dazero in un paese straniero. E in questaintervista racconta come ha mosso iprimi passi, le tappe che lo hanno por-tato a realizzare in Germania un im-pero che ruota attorno alla moda. Finoal premio “Sciacca” che ha ricevutonei giorni scorsi in Vaticano. Ma parlaanche del suo legame con Bellaria IgeaMarina, degli anni in cui ha speso lasua notorietà per promuovere turisti-camente la nostra città. E ci regala an-che qualche consiglio.

“Io, il successo ela mia cara Bellaria”

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nofri

“Io, il successo ela mia cara Bellaria”

segue a pagina 14

L’autenticità di Panzinie i nostri luoghi comuni

Come al solito ci ritroviamo a dovercommentare con amarezza la len-tezza e le cattive scelte della politicalocale nella risoluzione dei problemi.Quale sarà il futuro di questo paese?Siamo sicuri di poter parlare di turi-smo nella nostra zona o sarebbe me-glio definirla semplicemente zonabalneare che vive nei tre mesi estivima si spegne completamente duran-te il periodo invernale? I governantidi questo paese hanno un progettochiaro per il futuro o, come al solito,tutto quello che viene fatto non ri-sponde ad un piano più generale me-ditato ed efficace? A noi sembra chemanchino gli spazi fisici perché pos-sano essere costruite strutture ade-guate ad un turismo moderno;

di Sergio Biordi*

La ruota gira per tutti, ma i luo-ghi comuni resistono all’usura deltempo. In pratica, i luoghi comu-ni sono le cose che diciamo e chevanno bene in ogni occasione.Traggono pure d’impaccio in pa-recchie circostanze, ma poi finisceche non dicono niente di nuovo.La ruota gira per tutti: luogo co-mune.Un posto dove incontrarsi: luogocomune? Già, a volerci giocare,con le parole, si scava proprio nelluogo comune del luogo comune.Ma mica tanto per dire, comequando in ascensore, con chi nonconosci bene, risolvi il problemaspazio-tempo di cinque o sei piani,e nonostante tutto è dura.

di Giovanna D’Errico

Leggete l’intervista a TristanoOnofri. Leggetela attentamente. Per-ché le sue parole qualcosa insegnanoe in alcuni casi commuovono, cioè -letteralmente - muovono all’impe-gno con la realtà che ci sta intorno.Quest’uomo, figlio della nostra ter-ra, per raccontare ciò che è oggi, cioèuna persona di successo, fruga nel suovocabolario italo-tedesco (ma anchenel più colorito dialetto che non haaffatto dimenticato) e fa saltar fuoriparole di amorevole tenerezza e par-tecipazione verso la città di BellariaIgea Marina. Parole che non si ascol-tano facilmente da chi qui ci abita365 giorni l’anno e nemmeno da chiha responsabilità pubbliche. EppureTristano Onofri vive a Düsseldorf daquasi 40 anni e nella “sua” amataBellaria ci torna raramente. Ma nelparlare di sé, nel ripercorrere le tap-pe salienti della sua vita professiona-le e nell’accarezzare, com’è normaleche sia, i risultati raggiunti, TristanoOnofri lascia trasparire il marchioindelebile della sua esperienzabellariese. Quasi tutto ciò che gli èservito per diventare lo stilista e ildesigner di grido che è oggi, Onofril’ha imparato qui, negli anni in cuiin questa città si respirava l’orgogliodi essere e dirsi bellariesi. Negli anniin cui ha lavorato nell’albergo di fa-miglia e si è formato alla scuola delsacrificio, dell’accoglienza verso gliospiti, del pionierismo turistico, in-somma. Quando nei forzieri dellebanche c’erano meno soldi di oggi,molti di meno. Ma la città era viva evitale, sicuramente più ricca di oggidi entusiasmo e di passione per il benecomune. Oggi Tristano Onofri ci ri-corda che sono queste le radici del suosuccesso ed è grazie a queste radici seè riuscito ad ancorarsi su una terrastraniera e a dare buoni frutti. Ma,aggiunge, le mie radici sono anchele vostre e sono il tratto distintivo cheha fatto di un piccolo borgo di pesca-tori, prima un Comune autonomo epoi una città. La forza di Bellaria IgeaMarina è la sua gente. TristanoOnofri insegna.

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La forza delmade in Bellaria“La mia scuola è stata l’albergo e ciòche sono oggi è anche frutto della miacittà natale”. Intervista a Tristano Onofri.

Il premio in Vaticano. Tristano Onofri in-sieme ad una modella che indossa uno splen-dido abito della sua collezione. Lo stilista bel-lariese ha ritirato il premio “Sciacca” nell’au-la magna della Pontificia Università Urbania-na, sabato 12 novembre.

Il Nuovo2copertina

di Claudio Monti

Il 12 novembre ha ricevuto il premiointernazionale “Giuseppe Sciacca”nell’Aula Magna della Pontificia Uni-versità Urbaniana in Vaticano. Nonun riconoscimento qualunque: fra ipremiati c’erano il Papa BenedettoXVI, Giulio Andreotti, Carlo Rubbia epoi ministri, cardinali, scienziati, per-sonaggi dello spettacolo. Tristano Ono-fri è stato scelto dalla giuria presiedu-ta da Giuseppe Santaniello per la se-zione moda. Tutta la stampa tedescasi è occupata dell’evento: Express, BildZeitung, NRZ, Reihnische Post, WestDeutsche Zeitung, solo per citare alcu-ne testate. Il settimanale Bunte hachiesto l’esclusiva dell’avvenimentoe due reti televisive (RTL e ARD) han-no seguito la consegna del premio inVaticano.In Germania Tristano Onofri è unacelebrità, un affermato stilita e desi-gner. E’ partito da Bellaria circa 35anni fa. Una famiglia di albergatorila sua: il padre Neo, la madre Agosti-na (morta agli inizi degli anni ‘80) edue fratelli: Piero e Eliseo. Oggi Tri-stano Onofri gestisce in Germania unaquantità di showroom: ad Hannover,Amburgo, Colonia, Francoforte, Man-nheim, Dusseldorf e in altre città. Ab-bigliamento e accessori (borse, scar-pe, cinture, profumi) sono i suoi puntidi forza. Ma tutto questo non gli hafatto perdere i tratti del bellariese cor-diale, semplice, che spesso e volentie-ri ama far ricorso al dialetto, come hafatto anche nell’intervista che segue.Pare che tornerà presto in Vaticano,questa volta per una udienza privatacon il Santo Padre.Che ricordo ha di Bellaria IgeaMarina quando era bambino egiovane in questa città?Quant c’andìmi a maróina ... an cum-bìnimi at tót i culéur (mi ricordo quan-do andavamo al mare e ... ne combi-navamo di tutti i colori). Eravamospensierati e tranquilli. C’erano po-chissimi turisti e si stava davverobene. Una città totalmente diversada oggi. Il turismo ha cambiato tut-to.In meglio o in peggio?Pensando all’industria turistica cheabbiamo oggi, sicuramente in meglio:non saremmo dove siamo senza il tu-rismo. Mentre dal punto di vista dellatranquillità, soprattutto per i ritmilavorativi nel periodo estivo, qualco-sa abbiamo perso. Ma il paese ha biso-gno di turismo, non vedo altre fonti diricchezza per Bellaria Igea Marina.E la sua famiglia?Mio padre era capomastro, avevaun’impresa edile. Poi abbiamo apertouno dei primi alberghi a Bellaria, ilModena, sul porto, poi il Teti a IgeaMarina e l’Adriana alla Cagnona.E perché, pur essendo inserito inuna famiglia di albergatori, hadeciso di percorrere un’altrastrada, quella della moda?Se in estate mi piaceva la vita che fa-cevo, in inverno non riuscivo a vive-re in una città così piccola e un po’spenta. In più non me la sentivo di

andare a lavorare con mio padre: vitadura quella del muratore. Poi ho spo-sato una donna tedesca e quindi hocominciato ad andare spesso in Ger-mania. La passione per la moda cel’avevo già e mi sono accorto che inGermania c’era la possibilità di sfon-dare. Insomma, avrei potuto lavora-re bene e guadagnare.E quindi si è stabilito lì.Prima ho fatto un po’ di apprendista-to a Firenze, nella ditta gestita da unafamiglia che veniva a trascorrere levacanze nel mio albergo e che realiz-zava accessori: erano gli inizi deglianni ’60. Con loro ho fatto una fiera aDüsseldorf e dopo un po’ mi sono detto:posso farcela da solo. Così ho fatto lamia prima collezione di accessori e nel1972 mi sono stabilito in Germania.E quali sono state le difficoltàmaggiori all’inizio?Non è stato facile iniziare. Non avevoun soldo. Avevo lasciato Bellaria e lafamiglia e quindi dovevo arrangiar-mi da solo. Per fortuna non dovevopagare l’affitto perché abitavo nellafamiglia di mia moglie, al sesto pianoe senza ascensore. Lavoravo di notte equando rientravo mi levavo le scarpeper evitare che gli inquilini dello sta-bile si lamentassero del rumore.Mi racconta un episodio diverten-te degli inizi della sua carriera?Dopo la mia prima collezione di acces-sori ho fatto una fiera, ed è stata unsuccesso. Ho ricevuto un ordine im-portante di borse: per averle in temposono venuto a ritirarle in Italia (me lerealizzava una ditta di Modena) conun camioncino e l’autista. Carico i

miei 70 cartoni di borse e riparto perDüsseldorf ma...Mi pare di capire che qualcosa siaandato storto...Arrivato alla Dogana c’era uno scio-pero. E così ho dormito nel camion coni miei 70 cartoni di borse, con un fred-do da impazzire... però ho consegnatopuntualmente. E’ sempre duro co-minciare un lavoro, tanto più all’este-ro, lontano dalla famiglia. Quando seia Bellaria hai tuo padre che ti mettela garanzia in banca. In Germania hoavuto il mio primo credito di 400marchi... non te le dimentichi questecose. Da solo sono salito scalino per sca-lino facendo leva sulle mie capacità esulla mia reputazione.E per ingranare e arrivare al suc-cesso quanto ci è voluto?Una decina d’anni. Il grosso suc-cesso è arrivato quando ho aper-to quasi 80 boutique “shop andthe shop” in Giappone. Poi alleborse ho iniziato ad abbinarescarpe e cinture. Il prêt-à-porter è venuto dopo, comin-ciando con una piccola col-lezione fino a quella impor-tante che ho presentato aNew York, Canada, Toron-to, Giappone, … un po’ intutto il mondo.Oggi cosa le dà più sod-disfazione: l’accessorioo l’abbigliamento?L’accessorio è il mio primoamore e come tale non lodimentico. Però oggi alprimo posto c’è il prêt-à-porter. Anche i profumi

sono una parte importante della miaproduzione odierna e sa perché? Per-ché il segno che hai raggiunto la noto-rietà come designer e stilista è quan-do riesci a vendere le tue licenze, vuoldire che il tuo nome richiama interes-se. E questo è accaduto anche con gliaccendini: il gruppo giapponese alquale ho venduto la licenza in un annoha prodotto 22 milioni di accendini equesto gli ha procurato anche qual-che problema con l’Unione Europeaperché ha dato fastidio a tutti i piùimportanti produttori di accendini delmondo.Accendini by Tristano Onofri.Accendini usa e getta ma disegnati dame. Sono piaciuti molto.Nel corso degli anni ha mantenu-to un rapporto con Bellaria IgeaMarina oppure si è andato via viaallentando?Ci sono stati dei periodi nei quali hoavuto rapporti molto intensi con lamia città e con l’amministrazione co-munale e insieme abbiamo fatto mol-te cose anche di un certo peso promo-zionale per Bellaria Igea Marina.Chi è stato il sindaco che si è av-valso di più di lei come testimo-nial della nostra città?Direi Piero Baldassarri: con lui è statofatto moltissimo. Vari programmi allatelevisione tedesca: una trasmissionedi due ore, si chiamava “BuonaseraItalia”, con Giulietta Masina, Dome-nico Modugno e Gigliola Cinguetti.Altri programmi con i prodotti italia-ni e i ballerini romagnoli in studio.Una volta sono stato anche con Nan-do Fabbri in un programma tv chemetteva in palio un premio-vacanzadi 14 giorni a Bellaria Igea Marina.E perché queste iniziative non sisono più fatte?Non certo per colpa mia.Ma la sua disponibilità ci sareb-

be ancora?In passato avevo più tempo e

adesso ne ho molto meno.Però quando mi è stato

chiesto qualcosa non misono mai tirato indie-

tro. Non dimentico ilmio paese: la gente di

Bellaria per me ècome una fami-glia.Crede abbianoancora sensoiniziative pro-m o z i o n a l icome quelleche ha fatto in

passato per la

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ci riferiamo in particolare al fatto chemanca la spiaggia, non esiste un lun-gomare, non esiste un porto, in parti-colare manca la darsena, progetto tan-to discusso da anni, non ci sono par-cheggi e la viabilità è pesantementecompromessa dall’inesistenza di stra-de adeguate.Prendiamo ad esempio l’Isola dei Pla-tani: la sua attività commerciale staandando a rotoli perché la via è diffi-cilmente raggiungibile, perché è spor-ca e buia. Lo stesso centro non è ade-guatamente attrezzato: mancano lepiazze, mancano le attrazioni, mancala vita.Cosa dovrebbe attrarre del nostro pa-ese un turista ed indurlo a sceglierlocome meta per le proprie vacanze?Un’altra spina nel fianco è rappresen-tata dalla ferrovia. La linea ferrovia-ria che passa dal nostro paese, infatti,è poco sfruttata per il turismo toglien-

do spazio vitale al miglioramento del-la viabilità.In questo periodo si sta parlando diattrezzare il territorio di sottopassag-gi: siamo sicuri che esiste lo spazio perfarli? Forse l’unica possibilità per tro-vare spazi potrebbe essere l’abolizionedella ferrovia o il suo spostamento piùa monte.Come si può pensare allora di rilan-ciare il turismo?C’è chi ha detto che esiste l’intenzionedi ascoltare tutti i cittadini, le asso-ciazioni di categoria.Siamo sicuri di tutto questo? O è solopura propaganda politica?Da qualche anno ormai il comitato PinoBlu sta cercando di far sentire la suavoce invitando alle proprie riunionipolitici di tutti gli schieramenti ten-tando di trovare appoggio e risposte.

Qual è ad oggi il bilancio? Indifferen-za, silenzio e addirittura qualche di-chiarazione pesante nei confronti dionesti cittadini che cercano di miglio-rare le condizioni di vita di questo pa-ese: il riferimento va a diverse situa-zioni in cui alcuni personaggi politici,nonostante quanto scritto sopra, piùvolte hanno ricordato ai membri delcomitato che questi ultimi non hannoalcun titolo per poter parlare. Grandedimostrazione di democrazia e di aper-tura al dialogo!La politica e chi entra a far parte diessa dovrebbe essere motivato da unaspinta altruistica e non da puri inte-ressi personali. Ma si sa, probabilmen-te questo stile di vita fa parte dellacultura italiana!Tante persone che in questi anni han-no cercato di migliorare le condizioni

di questo paese, stremate e deluse,hanno gettato la spugna per la totalemancanza di appoggio politico.Diciamola tutta: questo paese fa ac-qua da tutte le parti, ci sembra che leidee politiche siano piuttosto confuseo più semplicemente poco interessatealla crescita e al miglioramento dellecondizioni di vita di questo paese.Speriamo ancora che tutte le forze po-litiche si impegnino maggiormente ediano la possibilità anche ai cittadinidi poter aiutare le amministrazioni inun clima sereno di dialogo e di aiutoreciproco. Solo così si potrà parlare disocietà civile, moderna e di una poli-tica attenta ai bisogni della comunitàe capace di pianificare un futuro mi-gliore.

*Sergio BiordiPresidente del Comitato Pino Blu

SEGUE DA PAG.1

nostra città?Non c’è niente che non abbia senso,però le cose devono essere fatte bene.Vanno studiate, programmate ed ese-guite esattamente come sono state pro-grammate. Comunque si potrebbe faremolto: ma ci deve essere la gente giu-sta e occorrono progetti ben precisi.Come vede la Bellaria Igea Mari-na di oggi: in difficoltà oppure nodal punto di vista turistico?In generale le difficoltà ci sono, nonsolo a Bellaria Igea Marina ma un po’in tutta la riviera. Mi sembra ci siatroppo turismo di massa.Qual è il punto di forza di Bella-ria Igea Marina?La nostra gente. L’ospitalità, la buonacucina, l’apertura, l’affabilità. E iocredo che gli albergatori sottovaluti-no un po’ la loro forza. Questi tratti delcarattere del bellariese sono stati uti-lissimi nella mia esperienza professio-nale e il mio successo nasce anche dalì.In che senso?La mia agenzia di pubbliche relazionimi prepara i discorsi per le occasioniimportanti, ma io non ne ho mai lettouno. Quando mi hanno dato il cava-lierato all’ambasciata di Bonn ho in-vitato la stampa: i giornalisti li homandati a prendere all’aeroporto inFerrari. L’ambasciatore ha offerto unpranzo e quando è stato il momentodel discorso non l’ho letto. Mi sonomesso a piangere perché l’emozione

era forte. Mi ricordo mio padre Neo:us’éra masé spèsa la pòrta (si era na-scosto dietro la porta) e si vedeva solola testa. Ecco, la mia scuola di pubbli-che relazioni è stata l’albergo di Bella-ria dove sono cresciuto a contatto conla gente. Qui in Vaticano, al termi-ne della cerimonia, ho portato tuttial ristorante. E io saltavo da un ta-volo all’altro come fa un albergato-re: beve con tutti, dice una parolabella a tutti, un sorriso, una paccasulla spalla... A me viene naturaleperché sono nato in un ambiente dialbergatori. Per questo dico che que-sta è la grande forza di Bellaria an-che dal punto di vista turistico. Bel-laria Igea Marina ha un grosso po-tenziale ma ho l’impressione che nonvenga sfruttato.

E lei che consiglio si sente didare per mettere a frutto i no-stri talenti?Non dimenticare mai che la forza delbellariese si trova in quei tratti diaccoglienza, generosità, apertura,simpatia, che sono all’origine anchedella fortuna turistica di BellariaIgea Marina. Ai giovani albergatoridirei di giocarsi in prima personasenza accontentarsi di quello chehanno ricevuto dai genitori. Non ac-contentarsi del turismo sociale, fartrovare una città viva e aperta an-che a chi viene in bassa stagione.Tenere sempre presente che è l’unio-ne che fa la forza.Cos’è la moda per Tritano Ono-fri?E’ come una droga. Quando ci sei

dentro non ne esci più: ogni collezio-ne è come un bambino che cominciaa camminare. E’ un lavoro bellissi-mo, meraviglioso. Faccio fiere a Pa-rigi tre-quattro volte l’anno e incon-tro persone di 80 anni che sono an-cora lì, che non riescono a lasciare lamoda. E io penso fra me: speréma c’andìvinta acsè àenca mè (speriamo chenon diventi così anch’io).L’esperienza, a livello professio-nale che ricorda con più piaceree che l’ha gratificata maggior-mente.Le grandi sfilate che ho fatto. Il suc-cesso che modestamente penso diavere raggiunto. Una bella gratifi-cazione è stata quella di aver rice-vuto da Francesco Cossiga l’onorifi-cenza di cavaliere della Repubblica,e da Berlusconi quella di commen-datore. E adesso il premio Sciacca.Che effetto le ha fatto riceverequesto premio internazionalein Vaticano?Tantissima emozione anche perchéla giuria era formata da personalitàdi altissimo livello. Mi onora il fattodi essere stato scelto per il modo incui rappresento l’Italia da tanti anniall’estero. Una grande soddisfazioneanche essere in Vaticano.

Abiti e accessori (borse, cinture, profu-mi) sono i punti di forza dell’impero costru-ito da Tristano Onofri in Germania.

La politica spesso diventa propaganda

47813 IGEA MARINA (RN) - Viale Pinzon, 203 (Lungomare) - Tel. 0541.330292 Fax 0541.331920 E-Mail: [email protected]

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“Torniamo ad essereuna città-laboratorio”Il documento della “svolta” partorito dai Ds bellariesi.

Cosa c’è dietro l’iniziativa dei Ds

Oggi si apre il Laboratorio di Idee per ilFuturo di Bellaria Igea Marina, un pro-getto che i Democratici di Sinistra in-tendono presentare alla Città.Il Comune di Bellaria Igea Marina na-sce nel 1956, e sono passati 50 anni daquando questa città vive di propriaautonomia amministrativa, da quan-do ha iniziato a camminare con le pro-prie gambe e da quando ha cominciatoa trasformarsi da succursale del comu-ne di Rimini a città dal volto moderno.Cinquant’anni che hanno visto muta-re completamente l’aspetto del nostroterritorio, aspetto urbanistico, ma an-che sociale ed economico.Riteniamo importante oggi comincia-re a porre le basi per pensare al futuro,a come saremo tra altri cinquantaanni. I Democratici di Sinistra voglio-no, con questa iniziativa, cominciarea parlare di un futuro che va al di làdella scadenza dell’attuale mandatoamministrativo. È importante infattiper un partito confrontarsi anche con ifatti con la Città.La nostra città deve sempre più pun-tare a due obiettivi: MODERNIZZAZIO-NE e INNOVAZIONE. Dobbiamo esse-re consapevoli però che nel motore del-l’innovazione un’unica benzina puòfunzionare ed è quella della coesionesociale. Ecco allora che bisogna crearereti e sistemi di relazioni che faccianodi Bellaria Igea Marina una città doveinvestire, scommettere dal punto divista imprenditoriale, in una parolauna città competitiva; dobbiamo usci-re dal nostro cortile, abbiamo bisognodi investire in ciò che possediamo: ilterritorio, la cultura, la nostra identi-tà e l’economia. Le formule che hannofatto la fortuna del nostro territorio inpassato, oggi non sono più sufficienti.Nel tempo in questo comune abbiamorealizzato esperienze politiche istituzio-nali avanzate (ricordo gli anni ’90)perché siamo stati veri riformisti, sia-mo una terra dove abbiamo espressola politica nel territorio; dove si è rea-lizzata la complicità fra politica, socie-tà e sviluppo locale. La sfida che ci pro-poniamo è oggi quella di contribuire atraghettare verso il futuro la nostracomunità mettendo in gioco tutte leenergie che possediamo.

In questa nostra riflessione intendia-mo mettere in agenda una discussioneimportante con la Città su tre temi: Lo sviluppo sostenibile: vogliamouna Città che torni a crescere ma nonad aumentare, che scommetta sullesfide alte della competizione. Orienta-re la politica urbanistica verso modellidi comportamento che considerino l’in-tegrità dell’ambiente e del territoriocome una premessa inderogabile ditutte le possibili e necessarie trasfor-mazioni del territorio e delle aree ur-bane e metropolitane. Il rapporto tragenere umano e natura non deve esse-re un vincolo, ma un asse fondamen-tale della crescita, dello sviluppo, del-l’applicazione di nuove tecnologie, dinuovo lavoro e di qualità della vita del-la nostra comunità. Solo se alla basec’è questo ragionamento possiamoguardare in un’ottica di rilancio e pen-sare a tutti i nodi economici del nostrocomparto dal turismo in primis all’im-presa, all’artigianato, ecc;

Welfare, scuola e cultura. Un fat-tore altrettanto importante per la co-munità. Non vi è dubbio che i grandiprocessi di cambiamento in corso (so-ciali, demografici e culturali) impon-gano scelte future innovative e lungi-miranti per garantire, in maniera giu-sta e efficace, adeguati livelli di prote-zione sociale e di sviluppo della comu-nità bellariese.Dobbiamo garantire risposte adegua-te alle necessità dei nostri cittadini. Equesto vale, in primo luogo, per la cre-scente popolazione immigrata che ne-cessita di un sistema articolato di ser-vizi che privilegino l’integrazione. Aquesto si aggiungono i servizi per l’in-fanzia e la scuola. Infine è importanteragionare sulla cultura e le politichegiovanili. Sistema economico, commercioe turismo.È innegabile che il nostro sistema eco-nomico abbia i suoi punti di riferimen-to nella piccola - media impresa, nel

turismo con tutto il suo indotto.Le nostra terra è vocata all’accoglien-za. Siamo stati per tanti anni ‘produt-tori di ospitalità’. Oggi però i tempi sonocambiati. Gli anni che viviamo sonocaratterizzati, dal punto di vista del-l’industria turistica, da una radicaletrasformazione dei modelli di consumotradizionali alla quale corrisponde unatrasformazione altrettanto radicale deimodelli di offerta del prodotto turisti-co. Il ‘successo’ di un territorio, nel cor-so della fase attuale dipenderà quindidalla sua capacità di far convivere tu-rismi differenti sulla base di modalitàfunzionali ancora in gran parte da in-ventare. A questo si deve aggiungereanche la capacità del territorio di atti-rare investitori e di creare la cosiddet-ta ‘economia dell’attrattività’.Su questi punti, tre gruppi di lavorocoordinati da Marco Borroni (svilupposostenibile), Andrea Baldassarri (siste-ma economico, commercio e turismo),Alga Franciosi (Welfare, scuola e cul-tura) lavoreranno nelle prossime set-timane con un’attenta analisi dellanostra società ascoltando e producen-do materiali che verranno presentatiin un incontro pubblico che si svolgeràil 12-13 gennaio alla presenza del Pre-sidente della Regione Vasco Errani, delPresidente della Provincia di RiminiFerdinando Fabbri e del Sindaco di Bel-laria Igea Marina Gianni Scenna.Quella occasione rappresenterà l’aper-tura ufficiale del Laboratorio di Idee peril Futuro. Un momento nel quale pre-senteremo ai rappresentanti della Cit-tà (categorie economiche, culturali,del volontariato ma anche tanti altrirappresentanti della nostra comunità)alcune linee che intendiamo portareavanti sui temi sopra indicati. La sfidache lanciamo è quella di creare ungrande “patto” tra la politica e la socie-tà. Un patto che sia capace di determi-nare anche la mobilitazione di tutte leenergie intellettuali e culturali di Bel-laria Igea Marina. Un patto che sia ca-pace di chiamare ciascuno alla respon-sabilità sociale che possa aiutare ad af-frontare nel migliore dei modi il futu-ro della nostra Città.

Democratici di sinistraBellaria Igea Marina

Il NuovoGiornale di Bellaria Igea Marina

Quindicinale

Direttore responsabile:Claudio Monti

Registrazione:Tribunale di Rimini n. 12/2004

Direzione e Redazione:via Orazio n. 101

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tipografia il 21.11.2005

Come va letta la ripresa di iniziativada parte dei Ds che assume la for-ma del documento che pubblichia-mo integralmente in questa pagina?Anzitutto è evidente il tentativo diuscire dall’angolo e di ricucire undialogo con la città. La Quercia lo-cale sa bene di dover risalire una pe-ricolosa china discendente: se oggiil partito esprime ancora il sindacolo si deve principalmente a demeritialtrui più che a meriti propri. Il di-stacco fra i Ds e la cosiddetta socie-tà civile si è fatto marcato. La ge-stione amministrativa che fa capoalla giunta Scenna sta acuendo pau-rosamente la separazione comehanno dimostrato due episodi chesi sono verificati la scorsa estate: larivolta popolare sulla darsena con ilfamoso consiglio comunale presod’assalto da cittadini e turisti; i 400disabili che hanno sfilato sul lungo-mare di Igea Marina (e per metterciuna “pezza” è dovuto intervenireNando Fabbri). Di recente è esplosala bomba Isola dei platani con le di-

missioni del presidente del Comita-to che hanno portato alla luce unvuoto: l’assenza di chi amministra,la mancanza di un progetto, la logi-ca della sopravvivenza come meto-do politico.Poi c’è tutta la partita dei sottopassie anche questa rischia di allontanareirrimediabilmente i Ds dalla gente.Adesso anche “La Città” è statamessa in naftalina, perché così co-m’è stata ridotta provoca più danniche benefici e scava ulteriori solchi.Davanti a questa situazione la com-ponente riformista dei Ds ha decisodi riprendere in mano la situazione.E’ anche probabile che l’iniziativaserva a lanciare la lunga corsa diaccreditamento della giovane segre-taria diessina, Marcella Bondoni, inpole position per raccogliere il testi-mone di Scenna. Fin qui la strategiapolitica. I contenuti del documentosono generici quanto basta, almenoper il momento. Speriamo che il “La-boratorio di idee” voli alto e guardidavvero più lontano del 2009. (c.m.)

Marcella Bondoni, segretaria dei Dsbellariesi.

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Il Nuovo6

Che fare del dialetto nell’epoca dellaglobalizzazione? Intervista ad ArturoParmiani, il maestro delle compagnie

dialettali bellariesi.

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di Emanuele Polverelli

Arturo e Mario Parmiani (a sinistra) in“Mi zei Liböri”. Qui sotto, Arturo in scena.

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La linguadel localismo

Sessanta anni sulla scena. Una vita in-tera, che coincide perfettamente con lavita della sua compagnia, La Rumagnôladi Bagnacavallo (www.larumagnola.it).Una passione che lo spinge ancoroggi, alla lodevole età di settant’an-ni, ad una febbrile attività tra pro-ve e spettacoli in tutta la Romagna.E’ Arturo Parmiani. Colui che, agli oc-chi di tutti i bellariesi appassionati dicommedia dialettale, è il maestro, ilriferimento principe, da cui sono sortepoi le nostre compagnie locali.Lo abbiamo incontrato per capire me-glio le ragioni di tanta passione.A quando risale l’inizio del suo re-citare?La prima entrata in scena vera e pro-pria è stata nel 1946. Prima, già miappassionava partecipare alle variescenette che si tenevano presso le suo-re, alla scuola materna. Ricordo chegià allora il dialetto mi dava un’ebbrez-za diversa, anche se, negli anni 30 e40 non lo si sarebbe potuto usare nellerecite. Il fascismo lo aveva severamen-te vietato in nome dell’unità naziona-le. Nel 1946, caduto il fascismo, miopadre mi coinvolse nella compagniadialettale che nasceva proprio in quel-l’anno.Quando invece gli inizi bellarie-si?Venimmo qui a recitare. Dopo avermivisto sul palco, alcuni giovani mi con-tattarono chiedendo un aiuto per po-ter mettere in piedi uno spettacolo. Cosìè nata la prima rappresentazione alTeatro Smeraldo. Poi è seguita “Sotto achi tocca”. C’erano, tra quelle primepersone, giovani davvero in gamba.Ricordo Giovanna e Teresa Campana,Roberto Giorgetti, Pier Sante e Giulia-na Neri, Anna Succi, Renzo Magnani,Maretta (Mario Bassi). Erano tanti ebravi. Oggi Pier Sante guida la Cum-pagnì dal quatri provi e Mario Bassi lastessa Belarioesa, erede anche nel nomedi quel primo gruppo di persone.Ma perché recitare in dialetto?Il dialetto permette una naturalezzanel recitare che all’italiano manca. Larecitazione in italiano, con la quale misono cimentato con varie compagnie,implica regole precise nel linguaggio,negli atteggiamenti e nelle movenze.Con il dialetto vince la spontaneità.Prevale il gesto che nasce dal propriolibero e immediato appartenere ad unacultura popolare. Inoltre il dialetto por-ta con sé, come ogni lingua, valori, sto-ria e tradizioni uniche. Certe cose vi-

vono nell’insieme, nel complesso di suo-ni, battute, parole, gesti, reazioni chesono l’espressione intera dell’essere ro-magnolo. Ma senza “romagnolità” nonha senso il dialetto, è destinato a mori-re anche se lo si studia, si fanno semi-nari e via dicendo.Questo significa che queste inizia-tive sono inutili? O più in genera-le: ha senso oggi il dialetto?Il dialetto avrebbe senso, ma oggi èdifficile. Il dialetto va difeso in tutti imodi. La mia vita è una passione con-tinua per questa realtà, ma bisognarendersi conto che la situazione è com-plessa e soprattutto evitare di intra-prendere strade che non portano anulla.In che senso?

Se il dialetto dipende dall’essere roma-gnoli, allora è inutile, per farlo vive-re, il coprirlo di studi di tipo filologicoo archeologico. Questi si fanno sullecose morte. Per far vivere il dialettooccorrerebbe rivitalizzare la culturaromagnola. Che cosa significa oggi es-sere romagnoli? Nessun più lo sa. Cosìil dialetto perde di significato.E’ curioso. Da una parte c’è un fiorirecome non mai di convegni, laborato-ri, addirittura c’è una notorietà altis-sima dei poeti dialettali. Dall’altra, ab-biamo una lingua che è sempre più indifficoltà. C’è qualcosa che non va.Intende dire che non si sta facen-do tutto il possibile perché questopatrimonio non svanisca?Quello che non capisco è perché le am-

ministrazioni non sovvenzionino chisul dialetto ci lavora dal vivo, da den-tro. Ma lo sa che le nostre compagnienon hanno mai ricevuto nulla dal pub-blico? Mai avuta dai comuni una sede,gli strumenti essenziali per il traspor-to, i costumi... Nei nostri convegni na-zionali (Federazione Italiana TeatroAmatori) è emerso ultimamente chealcune regioni si muovono concreta-mente, come il Veneto o la Sicilia.L’Emilia Romagna fa davvero poco.Molti proclami ma in concreto… Leuniche sovvenzioni ricevute, le abbia-mo ottenute da fondazioni bancarie.L’ente pubblico è sempre rimasto sor-do. Quindi, mi chiedo, come si fa poi asostenere nei convegni che “il dialettoè un patrimonio prezioso”? Invece, atu per tu, più di un assessore (non diBellaria) mi ha addirittura detto: “Ildialetto? Ma non è mica cultura!”.Anche i teatri comunali per noi spessosono chiusi, per far posto ad altre pro-grammazioni. Quindi dico proprio chenon si fa tutto quello che si potrebbe.Dunque, quale futuro per il dia-letto?Sono preoccupato. Il dialetto ha la suaforza e bellezza nel localismo. Ma que-sto oggi è un elemento di difficoltàenorme. Pensi che io, con la mia com-pagnia di Bagnacavallo, ho potutofare sempre poco qui a Bellaria, per-ché, pur a pochi chilometri, non ci sicapiva. Il dialetto è la lingua ancora-ta al territorio, al locale, alle vie ed airioni. Oggi la vita non è più aggancia-ta al locale. Questa è la vera difficoltà.L’omologazione sta vincendo. Però iocombatto e non mi sento vinto perchéamo troppo il mio essere romagnolo eperché la gente, malgrado tutto, rico-nosce le cose autentiche. Lo dimostravenendo numerosa alle nostre com-medie!

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Il Nuovo7scuola

“Che fine fanno i soldi deipasti che il Comune nonpaga alla Gemos ma in-cassa comunque? E’ que-sto che vogliamo ci vengaspiegato. Non pagheremofino a quando non avre-mo le spiegazioni.”

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Il Comune lucra sulla mensa?Fino a gennaio pagherà alla Gemos i pasti effettivi ma alle fami-glie chiederà di pagare anche in caso di assenza dei bambini.Era un esperimento, annuncia adesso il Comune, dopo che igenitori hanno fatto la voce grossa. E dal 2006 si cambierà.

di Elisabetta Santandrea

Rocco Berardi, rappresentante del Co-mitato di gestione del “Nido”.

E il comune fa marcia indietro. Doposettimane di botta e risposta fra as-sessori e genitori sulla stampa loca-le, riferiti alla determinazione dellenuove tasse scolastiche e delle fascedi reddito Isee per l’accesso ai serviziscolastici del nido e delle scuole d’in-fanzia, lunedì 21 novembre, con uncomunicato stampa la giunta comu-nale si affretta a far sapere che “ilnuovo sistema è stato fin dall’inizioconsiderato sperimentale”. E conl’escamotage dell’esperimento, noncomunicato ai genitori-cavia, si as-sicura che “la giunta ha già datomandato agli uffici di completare ilprocesso di applicazione delle fasceISEE” e che “per il servizio mensa siè deciso di ritornare ad applicare unaquota variabile sulla base delle pre-senze reali”. Insomma, dal gennaio2006 si tornerebbe al vecchio siste-ma di pagamento. Ma come si fa agiudicare sperimentale una nuovatariffa e decidere di cambiarla pri-ma che lo stesso esperimento di ap-plicazione cominci? Forse la rabbiadei genitori ha fatto molto più di tan-ti conteggi. Ma facciamo, come ilComune, un passo indietro, per ca-pire cosa è successo dal 21 ottobrescorso, giorno in cui è stata inviataai genitori una missiva in cui eranoindicate le nuove tariffe applicate,formate dalla vecchia tassa basemaggiorata del servizio mensa, men-tre in precedenza i pasti venivanopagati a parte a seconda della frui-zione. Tutto questo suddiviso per fa-sce contributive in base ai valoriIsee, altro punto cruciale della pro-testa dei genitori. E, da quella lette-ra, la decisione di indire una riunio-ne. “Il 90% dei genitori sono arrab-biati, aspettiamo solo venga indettala riunione di tutte le scuole per fareil punto su una situazione che a noipare ingiusta”. Questo il commentodi Maura, mamma di due bambine

che frequentano le scuole Carduccie Allende. Come lei tanti altri geni-tori che, indispettiti anche dalle ri-sposte avute sulla stampa locale (“al-cune da cabaret”, sottolinea con iro-nia Rocco Berardi, rappresentantedel comitato di gestione del nido),hanno deciso di coalizzarsi. Per chie-dere cosa? Premettiamo che in tuttii comuni d’Italia le tariffe scolasti-che prevedono un calcolo onnicom-prensivo anche del servizio mensa,naturalmente con aggiustamentipercentuali in rapporto a possibiliassenze, nonché rimborsi e/o esone-ri per il mese di fruizione successivoin casi di assenze più o meno prolun-gate (ad esempio, il comune di Tori-no prevede l’esonero dal pagamentodel servizio per il mese successivo aquello in cui il bambino ha effettua-to 19 assenze; a Bellaria, in questocaso, si ha uno sconto percentualedel 30% circa); ma lasciando perde-re una casistica che non ci riguar-da, e cercando di ignorare il fatto chenei siti web di moltissimi comuni,eccettuato il nostro tanto decanta-to, si trovano spiegazioni dettaglia-te sulle regole di accesso ai servizi,sull’applicazione delle tariffe, modu-listica Isee e compilazione della stes-

sa gratuita, concentriamoci sulla do-manda di chi si è trovato a dover re-visionare il bilancio familiare: se ilcomune ora, paga alla Gemos solo ipasti effettivi, che fine fanno i soldidei pasti che il comune incassa co-munque, almeno fino a gennaio pros-simo? “E’ questo che vogliamo civenga spiegato – esordisce Cristina,rappresentante al Ferrarin e al Bo-sco incantato – se questi soldi ven-gono reinvestiti nella scuola o meno,visto che i problemi sono sempre glistessi da anni, e ci ritroviamo conservizi il cui costo aumenta, a frontedi strutture sottodimensionate, ta-gli al corpo docente, spazi mensa ina-deguati. Senza contare i soliti pro-blemi del Ferrarin, dove tutti gliadeguamenti sono subordinati allarealizzazione della darsena”.E, se il Comune sulla tassa rispondeai genitori che da gennaio sarà tuttocome prima, non mancano altridubbi e motivi di protesta. Se tor-niamo al comunicato si legge: “gra-zie all’esternalizzazione del serviziomensa è possibile realizzare ed otte-nere una maggiore pianificazione eun miglior controllo sulla quantitàreale dei pasti prodotti giorno pergiorno”. Quindi si tornerà a pagare i

pasti consumati effettivamente gra-zie all’esternalizzazione? Prima eradifficile contare i bambini presenti,come si fa ora, per poi ordinare i pa-sti? Quindi quando la mensa era co-munale non si è mai cercato di otti-mizzare la pianificazione? Si verifi-cavano sprechi senza controllo? Ilproblema della qualità del servizio,a detta dei genitori, pare rimanga.“I miei figli non si lamentano dellaqualità del cibo – spiega Cristina –ma di lamentele se ne sono sentite,anche perché molti preferirebberouna mensa locale per i più piccoli,come è stato fino a poco tempo fa,date le esigenze alimentari diverse”.“Infatti – continua Maura – finchéla mensa era comunale andava tut-to meglio. Poi si notano i costi: 4,50euro per un pasto alle elementari,2,70 euro all’asilo. Ma dov’è tuttaquesta differenza di quantità e qua-lità da far lievitare il prezzo così?”L’assessore Franciosi ha assicuratol’attività di un comitato di controllosul cibo, ma a tutt’oggi genitori erappresentanti non ne sanno nulla.“Sa una cosa? – chiosa Maura – nes-suno pagherà finché tutto non ver-rà chiarito. Io non presento nemme-no la dichiarazione Isee. Già ero interza fascia, figurarsi se dopo aver-mi fatto i conti in tasca avrò dirittoa qualche riduzione. Anche solo chifa la stagione per necessità vienemolto penalizzato e ha uno scatto difascia. E, naturalmente, a rimettercisono quelli che onestamente dichia-rano tutto”. Insomma, visto che laIV fascia delle scuole dell’infanzia(che sulla delibera di giunta è indi-cata come VI, a testimonianza che legatte frettolose fanno gli ammini-stratori ciechi) comporta una rettamensile di euro 124 (pasti compre-si), quale convenienza c’è rispetto alprivato, visto che è addirittura menocaro?

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No agli interventi estemporanei nell’Iso-la. Dobbiamo capire come posizionarci ecome attrarre pubblico. Intervista a Pier-luigi Silvagni, presidente Confesercenti.

l’intervista 8 Il Nuovo

REVISIONE PERIODICA VETTUREE VEICOLI COMMERCIALI

Pierluigi Silvagni, presidente Con-fesercenti.

“Dobbiamo darci unaidentità commerciale”

“Oltre all’arredo urbano, per l’Isola dei platani sa-rebbe servita una politica commerciale vera. L’aper-tura delle Befane darà un altro colpo. Occorre unavisione strategica che guardi ai prossimi 15-20 anni.”

“La nostra città non ha una tradi-zione e una identità commerciale.Ecco perché la prima urgenza è quel-la di mettere a fuoco ciò che voglia-mo diventare, su cosa orientare lanostra offerta.” Pierluigi Silvagni,dallo scorso aprile presidente dellaConfesercenti di Bellaria Igea Mari-na, pensa sia ora di cominciare aguardare lontano mettendo insie-me una “visione strategica” sull’Iso-la dei platani ma anche su tutta larete commerciale del paese. “Servo-no progetti tarati su 15-20 annimentre le amministrazioni comu-nali ragionano secondo la visione delloro mandato”. E siccome i confron-ti aiutano a capire, Silvagni partesubito col primo: “Cesenatico ha unaristorazione che funziona e che fada traino, porta gente. A Cervia ilpunto di forza sono i negozi e quindigli acquisti. E Bellaria Igea Mari-na?”La realtà è sotto gli occhi di tutti:“Nonostante gli sforzi dei singolicommercianti dell’Isola dei platani,che hanno investito cifre importan-ti e in alcuni casi con grosse perdi-te, il centro commerciale non è de-collato e oggi versa in grave diffi-coltà. La nascita del nuovo look dalpunto di vista architettonico non èstata accompagnata da una politi-ca commerciale vera.” E così dopol’effetto novità, durato qualche sta-gione, il viale è andato spegnendo-si: “Con l’arredo dell’Isola si è crea-to il contenitore ma non è statamessa a fuoco l’idea e quindi il con-tenuto. Invece di crescere, neglianni il viale ha perso colpi. L’Iperha ulteriormente aggravato la si-tuazione e adesso l’apertura delle“Befane” darà un ulteriore colpoalla rete commerciale di Rimini eprovincia, compresa la nostra cit-tà.”

Ecco perché sarebbe meglio passaredalle chiacchiere e dagli interventiestemporanei ad un affronto siste-matico della questione: “Va defini-to il target del mercato potenzialedell’Isola”, spiega Silvagni. “A Ce-senatico si riversa un pubblico dal-le città limitrofe e dall’entroterra,sia in estate che in inverno. Da noinon è così in nessuno dei due periodidell’anno anche per i problemi diviabilità, non è facile entrare den-tro Bellaria Igea Marina.”Il presidente della Confesercenti,che nell’Isola gestisce due attività,ha pochi dubbi su quale direzione

imboccare: “A mio parere la stradada seguire è abbastanza obbligata”,dice Silvagni: “I commercianti de-vono mettersi insieme e comincia-re a ragionare in maniera appro-fondita con tutti i soggetti che avario titolo possono essere interes-sati. Per usare un termine impe-gnativo: “devono fare sistema”,avviare un lavoro serio: capire qualepossa essere il nostro bacino d’uten-za, quale l’offerta caratterizzante.Credo sia anche necessario coinvol-gere persone preparate e competentinel settore altrimenti si continueràa procedere per tentativi.”

Attribuisce qualche importanza adiniziative commerciali mirate,come ad esempio i mercatini atema? “In occasione di alcune festi-vità potrebbero risultare un’oppor-tunità interessante, ma anche que-sto è un aspetto che va inserito inquello studio più ampio e completodi cui parlavo. Soprattutto andreb-bero bene legati ad un discorso sulrecupero della tradizione, che nona caso stanno seguendo anche cittàa noi vicine.”Anche sul ruolo delle categorie eco-nomiche Silvagni crede ci sia da la-vorare: “Serve più dialogo fra le as-sociazioni e non vedrei male un ta-volo nel quale si possa discutereapertamente e seriamente delle que-stioni importanti.” Da qui a Verde-blù il passo è breve: “Confesercentiritiene che la società pubblico-pri-vata sia lo strumento più valido perla promozione. Ritengo che, da par-te nostra, entrarne a far parte conun ruolo di pari dignità con le altreassociazioni, debba essere un tra-guardo obbligato. E cosa ne pensadell’esperienza di Beky Bay? “Soloun anno non basta per giudicare eper capire i risultati. E’ stata un’of-ferta in più per il paese, ha animatola spiaggia di Igea Marina e la not-te, ma è un granellino di sabbia da-vanti alle esigenze che abbiamo.”

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Il Nuovo12in breve

“IL NUOVO” HA COLPITOE’ nato il Comitato d’onore peril 50esimo del Comune

LA CITTÀA PORTATA DI NUMERO

MunicipioP.zza del Popolo, 1

Tel. 0541.343711

Iat Informazioni turisticheBellaria: Via Leonardo da Vinci, 2Tel 0541 344108 fax 0541 345491

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Polizia MunicipaleVia Leonardo da Vinci, 10

Tel. 0541 343811

Pronto InterventoPiazza del Popolo, 1Tel. 0541 327152

Pubblica Assistenza Croce BluVia Ricci, 9

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CarabinieriVia Giovanni Pascoli, 60

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OrientaexpressP.zza Gramsci,4

Tel. (e fax) 0541 340144

Biblioteca ComunaleViale Paolo Guidi, 108

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Nursing ExpressAssistenza infermieristica domiciliare

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Centro GiovaniTel. 0541-333220

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Protezione CivileTel. 0541-331148

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Il collaudo di viale Pinzon è ini-ziato ad aprile e adesso è quasiultimato. Sette mesi di tempo(tanti ne sono stati impiegati)lascerebbero pensare che l’im-pegno non sia stato dei più sem-plici e che quell’arredo continuiad essere una patata bollentenon facile da gestire e da toglie-re dal fuoco. Nel consiglio comu-nale dello scorso 27 ottobre, Ro-berto Maggioli - capogruppodella Lista della Città - ha pre-sentato una interpellanza alsindaco per sapere “se è statofatto o se sarà fatto prossima-mente il collaudo di viale Pin-zon che tutti stiamo aspettan-do, viste le promesse di risana-mento di quell’opera che tantiproblemi ha dato e che tantiproblemi continua a dare, per-ché inadeguata rispetto al-l’uso.” Maggioli ha anche chie-sto se “ci potrebbe essere la pos-sibilità di migliorare una si-tuazione che mi sembra insa-nabile.”La risposta del sindaco, che disolito ama dilungarsi ma suquesto tema ha fatto eccezione,è stata telegrafica: “Il collaudoè in corso consigliere Maggioli.”Al che l’esponente di Forza Ita-lia ha risposto: “Aspettiamol’esito, molto preoccupati.”Dopo la manifestazione di pro-testa dell’estate scorsa, fu Nan-

Il collaudo di viale Pinzon è un partodifficile: sette mesi di lavoro.

E per l’arredo è in arrivo un piccolo lifting

do Fabbri ad incontrare gliospiti di Luce sul Mare e diAniep, annunciando loro che ilComune sarebbe intervenuto(con l’aiuto economico dellaProvincia) per sanare il pastic-cio di viale Pinzon. Quasi 4 mi-liardi spesi, decisamente male,una marea di critiche da resi-denti e turisti, un esposto allaProcura della Repubblica pre-sentato nell’estate del 2004 daGianni Selleri (Aniep), la cla-morosa mobilitazione di circa400 disabili ad agosto, che si èguadagnata un lungo serviziosul Tg3 dell’Emilia Romagna.Quindi fra poco conosceremol’esito del collaudo. Nel frat-tempo l’amministrazione co-munale ha inserito nel pro-gramma triennale delle opereda realizzare nel periodo 2005-7, ben 300 mila euro per inte-grare il lavoro già eseguito.Chiamarla “integrazione” èun’esigenza che il Comune haal fine di non incappare nellaCorte dei conti, cosa che acca-drebbe se risultasse un proget-to di sistemazione dell’arredoinaugurato nel 2004. L’inte-grazione consisterà nella rea-lizzazione di un percorso ciclo-pedonale (esiste già uno studiodi fattibilità al riguardo) per-corribile anche dai portatori dihandicap. E noi paghiamo!

In Comune lo leggono “Il Nuovo” (for-se più della “Città”). Si mormora cheil nostro servizio (pubblicato nel n.15/2005) sul 50esimo del Comune siastato commentato in giunta. Un as-sessore diligente l’avrebbe portatoall’attenzione dei colleghi, sostanzial-mente per dire che, in effetti, spreca-re l’occasione dell’anniversario delComune gestendolo come fosse ordi-naria amministrazione e senza coin-volgere la città e i suoi rappresentan-ti di qualunque colore politico, sareb-be stato un errore. E così la macchi-na si è messa in moto e il sindaco inpersona ha chiamato ex amministra-tori e non per dar vita al “comitatod’onore”, che risulta essere formatoda: Arnaldo Gobbi (presidente), Gui-do Agostini, Piero Baldassarri, Gian-franco Borroni, Giovanni Crociati,Ferdinando Fabbri, Odo Fantini, Ma-rio Foschi, Luigi Giorgetti, GuidoneGori, Italo Lazzarini, Nadia Masacci,Ermanno Morri, Giorgio Pasquini,Gianni Scenna, Giulio Torroni, NinoVasini (segretario).Il comitato d’onore lavorerà “insie-me al tavolo tecnico comunale, allabuona riuscita delle manifestazioniincluse nel programma del cinquan-tenario”, spiega un comunicato stam-pa del Comune (prima del nostro ar-ticolo avevano pensato solo al tavolotecnico). E’ stato anche predispostoun calendario delle manifestazioniche si svolgeranno lungo l’arco del-l’anno. L’apertura ufficiale delle ce-lebrazioni cadrà il 17 gennaio (datadel decreto del presidente della Re-pubblica che istituisce il Comuneautonomo), con una seduta straordi-naria del consiglio comunale “che ri-evocherà, tramite l’intervento di te-stimoni e la lettura di documenti del-l’epoca, lo storico Comitato promoto-re e la prima Giunta comunale.”

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Il Nuovo13

Bellaria, roccaforte leghi-sta, è nel cuore di Bossi

direttore ti scrivo

Per scrivere al direttorefax: 0541.331443; e-mail: [email protected]; posta: via Orazio

101, 47813 Igea Marina. Tel. redazione: 0541.331443

Bellaria assente dalla Tve pure dal meteo

Isola dei platani: miglio-rarla è semplice

I militanti della Lega NordPadania della provincia diRimini sono entusiasti per

quello che è avvenuto a Bellaria il 5e 6 novembre.Come già comunicato dal nostro se-gretario nazionale Gianluca Pini, lascelta della località dove tenere lascuola federale è caduta sulla nostracittà in seguito agli eccellenti risul-tati ottenuti alle ultime consultazio-ni elettorali; tale evento ha perciòassunto molteplici aspetti positiviper quanto riguarda la Romagna, leelezioni amministrative a Rimini, ele elezioni nazionali che si svolgeran-no fra pochi mesi.I militanti che hanno aderito ne sonousciti più forti, più preparati e de-terminati. Sono pertanto convintoche l’evento di Bellaria lascerà unsegno indelebile che rimarrà nellastoria di questa città e della provin-cia di Rimini. Da ora in poi si fa sulserio col progetto “Romagna Regio-ne” nel quale anche i nostri verticicredono fermamente e sul quale èstato fatto un ulteriore passo in avan-ti con l’approvazione della devolu-zione.Il momento sicuramente più emozio-nante per tutti noi leghisti è peròarrivato alle 12.30 di domenica 6,quando il segretario federale Umber-to Bossi ha fatto la sua comparsa alPalazzo del Turismo accolto dal calo-re di tutti quei militanti che gli era-no già stati vicini nel periodo dellamalattia e aspettavano con ansia ilsuo ritorno.Nel periodo della malattia del segre-tario federale Umberto Bossi, tantimilitanti e sostenitori gli avevanoscritto lettere di incoraggiamento anon mollare mai, nel frattempo imilitanti hanno lavorato sodo nel-l’attesa che si ristabilisse. Ciò fa ca-pire come i vertici e la base siano unblocco unico inamovibile, che metteal primo posto la famiglia, la digni-tà della persona, le tradizioni e l’au-todeterminazione dei popoli.Mi auguro quindi che i due giornitrascorsi nella nostra città diano laspinta per una maggiore presenzadella Lega Nord su tutto territorioprovinciale e Bellaria Igea Marinasi riconfermi la roccaforte leghistadella provincia.Ora che la devoluzione ha superatol’ultimo ostacolo al Senato, il lavorodei militanti sarà enorme su tutto ilterritorio per spiegare anche ai piùscettici i vantaggi di questa riformain senso federale, riforma che offreai romagnoli la possibilità di realiz-zare il proprio sogno: “la RegioneRomagna”.Per quanto riguarda la nostra cittànon si può certo dire che la cittadi-nanza sia entusiasta di questa giun-ta.Quale sarà la soluzione per i lavorimalfatti nel viale Pinzon a Igea Ma-

rina?Il problema del pronto soccorso ve-nuto a galla nell’estate appena tra-scorsa che soluzione ha avuto?Quali sono stati i provvedimenti chesono stati presi per contrastare gliepisodi di criminalità che spesso ac-cadono nel centro della città?La viabilità è migliorata?Quali sono le soluzioni per i negozian-ti del centro cittadino, che dovran-no sopportare oltre la concorrenzadell’Iper di Savignano Mare anchequella del nuovo ipermercato a Ri-mini?Sono interrogativi su cui i cittadiniesigono risposte immediate da chigoverna la città.Noi della Lega Nord di Bellaria IgeaMarina abbiamo l’impressione chequesta giunta sia concentratissimasull’urbanizzazione selvaggia e in-giustificata che non accenna a dimi-nuire e sul progetto darsena, due fat-tori che porteranno solo a un aumen-to incontrollato della popolazione contutti i relativi problemi in fatto diservizi e sicurezza peraltro già mol-to carenti.

Dante Stambazzi, Segretarioprovinciale Lega Nord Padania

Nella foto, Dante Stambazzi insiemea Umberto Bossi al Centro CongressiEuropeo di Bellaria.

Caro “Il Nuovo”, mi piaci,sei un giornale che dà lapossibilità a tutti di dire la

propria.Sono una bellariese della terza età eper motivi di lavoro parte dei mieianni li ho vissuti in una grande cit-tà italiana, ma i contatti con il miopaese non li ho mai troncati (aven-do qui i miei parenti).Ora, in età pensionabile, sono ritor-nata. So cercando di ritrovare la bel-lezza genuina di un tempo, il miopaese fatto di allegria, simpatia, ospi-talità, vera amicizia di vicinato, mami rendo conto che lo strato sociale ècambiato. Il paese si è allargato, sisono costruite case, ville, nuovi quar-tieri, zone residenziali che sembra-no solo dei dormitori: forse anchequesto fa parte del progresso socialee della crescita demografica (e vuo-le essere chiamata città solo nel pa-gare l’Ici).

Quello che più mi sconcerta è la sta-ticità del centro del paese, l’Isola deiplatani, o isola del pantano e dei ce-spugli. Strada dissestata, aiuole fat-te di arbusti secchi, diradati, pianti-ne vecchie che esistono da 20 anni,piantine esotiche che non hanno cre-scita perché prive di sufficiente lucee sole (i platani fanno da ombrello),ritrovo per cani, cartelloni pubbli-citari o indicatori di vie nascosti trapali di illuminazione, cestini per laraccolta dei rifiuti, sostegni portabi-ciclette. Non ho mai visto un vialepiù incasinato di questo: gazebo dibar che occupano spazi di libero di-ritto ai cittadini (vedi piazza donMinzoni e Matteotti), se ti siedi seiobbligato ad una consumazione.Transitare sul viale (isola dei plata-ni) diventa una vera gimcana per-ché occorre fare attenzione a chi vie-ne dalla parte opposta dato che nonsi vede nulla a causa della vegeta-zione alta. Un viale è sempre un via-le, vuol dire libero, aperto da unaparte all’altra della sua lunghezza elungo il suo percorso ci sono panchi-ne, spazi adatti per un fresco ristoro.Mi sono divertita molto a fare dellefoto, scattate nel giugno del 2005: èun viale fatto di cose vecchie, adattoper un turismo di anziani.Il mio paese è morto dentro il suo stes-so cuore. Riapriamo il viale allo spa-zio, alla viabilità, alla luce.Forse l’attuale amministrazione co-munale non sa come mettere manoad una cosa così semplice.P.S.: siamo disponibili a dare consi-gli.

Pia Brigliadori

Tutto bene, ed anzi grazie per i consi-gli e per l’energia che ci comunica.Grazie anche per le foto che ci ha alle-gato che descrivono una situazioneben nota a tutti e che lei sa renderemolto bene con le parole. C’è solo ungazebo nell’Isola che sta lì per graziaricevuta e non si sa bene perché. Glialtri spazi esterni a servizio dei barsono il minimo per chi voglia svolgereun’attività e rendono più vivo e piace-vole il viale. Piazza Navona non è resameno bella dai tavolini dei bar. (c.m.)

Caro direttore,per fortuna c’è il suo gior-nale a dare voce ai cittadi-

ni. Avrà certamente notato guar-dando il meteo regionale che qual-cosa mancava e quel qualcosa, som-mato ad altri, va ad incidere negati-vamente sull’andamento turisticodella nostra città. Scendendo da nordverso sud troviamo Comacchio, cheoltre ad avere le valli per le anguil-le, ha avuto una settimana di pas-saggi televisivi su Rete 4 nella sfila-ta di moda presentata da una nota

presentatrice televisiva sulla sugge-stiva scalinata del ponte sulle calli.Poi troviamo Marina di Ravenna cheda zanzarificio, è diventata una quo-tata meta turistica frequentata dapossessori di barche da diporto e daturisti comuni. Con i suoi aperitivisulla spiaggia passava tutte le serealla fine del Tg Romagna nella ru-brica dedicata agli eventi serali. Cer-via e Milano Marittima, con il “vipmaster” di tennis, la spiaggia dei vip,lo sposalizio del mare, le immersionial paguro, i racconti dei pescatori, ilvivaio delle cozze su “Pianeta mare”trasmesso da Rete 4 diverse volte.Cesenatico, la darsena, il porto Leo-nardesco, la cuccagna sul porto, ilmuseo della marineria, ha avuto isuoi passaggi televisivi. Troviamopoi Rimini che, fra divertimentificioed altro, non ha mancato i suoi pas-saggi promozionali in tv. Poi c’è Ric-cione, detta la Perla verde, con il via-le Ceccarini, il Bombo, le discoteche,che bene o male ne parlino, se ne par-la tanto. Poi c’è Cattolica, la Regina.Con le fontane, il gioco d’acqua man-data dalle pompe delle vongolare conla musica; il velista Cino Ricci su “Pia-neta mare” con lo sfondo del porto diCattolica promuoveva Milano Marit-tima. Tutti sono passati in televisio-ne. Avrà certamente notato, diretto-re, che non ho menzionato BellariaIgea Marina. Ma io non mi sono di-menticato che c’è, ma se lo sono di-menticato in regione; ed i nostri am-ministratori non se ne sono accorti?Quanti passaggi promozionali abbia-mo avuto noi? Pochi? Molti? Io nonne ho visti. L’amico Esse, a luglio silamentava che a Bellaria Igea Mari-na non venivano più turisti france-si. Caro Esse, se nemmeno in EmiliaRomagna sanno che c’è Bellaria IgeaMarina come possiamo sperare chelo sappiano oltralpe? A mio avviso ilporto con relativa darsena non si farà,a meno che non ci sia un altro proget-to attiravoti per lo prossime elezioni.Si parlava di fare il porto quando ioero alle elementari. Ora sono quasiprossimo alla pensione e si parla sefarlo o meno.

Vittorino Brandi

Piove sul bagnato. Non solo non an-diamo in tv come le altre città dellariviera romagnola, ma nemmeno nel-la piantina della regione che comparenelle previsioni meteo del Tg3 dell’Emi-lia Romagna. Per la sede regionale Rainon abbiamo ancora raggiunto l’au-tonomia da Rimini. Bisognerà invitar-li ai festeggiamenti per il 50esimo delComune di Bellaria Igea Marina. Nelfrattempo dal Municipio potrebberofar partire una letterina per ricordareche lungo la costa, fra Comacchio eCattolica, esiste anche il Comune diBellaria Igea Marina, così magari perla prossima estate ci saremo anchenoi nel meteo. Perché gli eventi per an-dare in programmi televisivi importan-ti non li abbiamo, ma un nome da met-tere nella piantina regionale sì. (c.m.)

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sport 14il caso Il Nuovo

L’assessore al Bilancio, Ugo Baldassarri,dice la sua sui conti del Comune.

E’ noto che i“nidi” costano

Ci vorrebbe adesso una stilettata di Panzini

di Cristian Scagnelli

Prima fermata Bellaria,binario morto

Il Ficcanaso

Dire “viaggio a ritroso nel tempo”, e“recupero delle atmosfere di cento annifa”, è suggestivo, e che Panzini ritor-ni alla Casa Rossa, insieme a mano-scritti e carteggi, è un evento. Chel’impegno profuso sia stato anche per-vicacia di testate contro dinieghi e dif-ficoltà, questo è lodevole. Che gli stan-ziamenti siano previsti, poi, è fonda-mentale.Tutto pronto per il grande lancio, an-che gli animi.Alla ricerca di una identità per Bella-ria, caracollanti aspettative (culturalie non solo) improvvisamente conver-gono verso il contenitore letterarioCasa Rossa. Ma è vero che è un po’ brut-to dire contenitore, anche se lettera-rio? A me suona proprio male. Di con-tenitori si parla tanto, ma - sarà uncaso - ogni volta che si dice così poi nonvengono granché riempiti, e fanno lafine dei luoghi comuni.E’ più bello parlare soltanto di CasaRossa, rimane fascinoso ed è auspica-bile che nel restauro se ne preservil’anima, o lo spirito.Un giorno mi chiedevo: chissà perchéIsola dei Platani, e non Viale dei Plata-ni. Non posso sapere il perché della scel-ta, ma è vero che suona più originaledel romanticheggiante Viale, che satanto di Viale delle Rose e Viale degliInnamorati. Però quel giorno mi sonoanche chiesta: a girare un film su unastoria d’amore a Bellaria, dove si po-trebbe cominciare? Il primo incontro,dico, mica il primo appuntamento. Masì, una storia d’amore dove potrebbecominciare, in quale posto (non pen-savo a un contenitore, quel giorno!).

E, a voler azzardare un po’, lungo qualipercorsi si snoda? dove il primo ap-puntamento? Idea bislacca, quelladella storia d’amore, certo. Ci credoche è ridicola. Roba d’altri tempi, unastoria d’amore sul Viale... no, Isola deiPlatani, o in un altro posto. Però im-maginare non fa troppo male, e scar-dinare luoghi comuni nemmeno. Edire roba d’altri tempi, dopo tutto, èanche dire roba dei tempi del Panzini,che con i luoghi comuni non ci anda-va tanto per il sottile.Anche la sensualità delle pesciven-dole, è roba d’altri tempi, del resto.Chissà, se ce n’è rimasta un po’ qui ingiro, di quella sensualità, di quel “pal-pito di vita ardente”, nelle donne diBellaria.Se Alfredo Panzini ritorna finalmen-te alla Casa Rossa, speriamo che lacelebrazione non diventi Panzinoma-nìa, e che non cominciamo subito coni gadgets. Perché l’esaltazione a vol-te gioca brutti scherzi, e si perde divista il senso e lo spirito delle cose.Panzini nelle scuole dal prossimoanno, annuncia l’assessore AlgaFranciosi. Speriamo che non sia sa-

cro furore. Si potrebbe anche aspet-tare un po’ che si smorzino i toni del-la querelle sull’evoluzionismo, per poimettersi in coda per una udienza e/oun parere della Moratti. Non dicia-mo che si debba istituire appositaCommissione, tipo Levi Montalcini(che qui non c’entrerebbe, vero) e al-tri, però è anche vero che a credercidavvero nel Panzini, da annunciarlocome oggetto di ricerca nelle scuole,si poteva cominciare qualche annet-to fa. Del resto, il Dizionario Modernoè del 1905. Vero è che qualche annet-to fa non era ancora il momento dicavalcare l’onda (luogo comune).Meglio dopo il riconoscimento dell’Ac-cademia Nazionale dei Lincei, ancorameglio dopo i primi 500.000 euro distanziamento per interventi sullaCasa Rossa e area parco. Perché è puregiusto: a volte si ha bisogno di un ac-credito, per procedere con convinzio-ne.Sono passati trent’anni: riconosci-menti, accrediti e legittimazioni sonoarrivati. Pure i finanziamenti.La ruota gira un po’ per tutti, e c’èchi scende e c’è chi sale: il Panzini,autorevole quanto ironico e sarcasti-co, ci giocherebbe brillantemente,forse anche brutalmente, con questiluoghi comuni, e anche con l’ironiadella sua sorte. Una sua stilettata civorrebbe, adesso, giusto per ritrova-re lo spirito, e non quello che aleggianella Casa Rossa: lo spirito delle cose,che, se circola autenticamente, nonresta un cimelio. E magari è purequesta, la bella eredità del Panzini:l’autenticità.

Giovanna D’Errico

SEGUE DA PAG.1

L’ultimo consiglio comunale è statoinfiammato dalle polemiche relativeai sottopassi e all’agognata linea fer-roviaria che taglia letteralmente indue il nostro paese. Si è parlato di sot-topassi, cemento e spostamento, pocoforse di interramento. Sullo sposta-mento sono stati fatti paragoni conaltre città che meritano qualchecommento.Riviera dei fiori San Remo-Liguria:ferrovia spostata e interrata, bel pro-getto. Peccato che la linea ferroviarialigure sia considerata fondamentale,ovvero uno dei mezzi di trasportomaggiormente utilizzati, causa anchela mancanza di strade ed altri colle-gamenti.Seregno-Saronno-Lombardia: poten-ziamento della linea con conseguenteaumento dei convogli in transito (lavecchia linea prevedeva solo il tran-sito di due-tre convogli merci al gior-no) anche passeggeri. La Saronno-Se-regno è stata coinvolta in un progettofinalizzato a bypassare il traffico nel-la zona di Milano: dalla Svizzera è pos-sibile arrivare all’aeroporto di Berga-mo senza transitare per il capoluogolombardo. Un comunicato stampa delsindaco di Saronno riporta il proble-ma di un sottopasso, ritenuto insuffi-ciente ed invasivo, potenzialmenteidoneo a provocare la paralisi del traf-fico e problemi ai residenti, ma “lo sfor-zo di tutti gli enti coinvolti, Regione Pro-vincia e Comuni, ha portato ad una feli-ce conclusione con lo spostamento deltratto ferroviario grazie anche allo stu-dio di fattibilità sulle soluzioni”. E nonlo studio di fattibilità su come renderepiu dolci i sottopassi!Visto e considerato che la tratta Rimi-ni-Ravenna non è una tratta fonda-mentale (come quelle descritte sopra)ma complementare, è improbabileche Rfi intenda investire soldi spostan-do una linea senza prima inserirla inun progetto di potenziamento. L’im-pressione è che a Bellaria si stia per-dendo tempo in inutili confronti: SanRemo è simile a noi solo se parliamo difiori, sempre se Hera li pianta; Saron-no forse è più simile a noi per l’ama-retto, anzi per l’amaro che ci rimanein bocca pensando alla nostra ammi-nistrazione comunale.Cerchiamo di risolvere i problemi nonguardando al male minore, facendoattenzione che qualcuno non ci canti“…basta un poco di zucchero e la pillo-la va giù!” Poco si è parlato di interra-mento, a voi la riflessione finale.

L’interno della casa panzini più divent’anni fa.

“Non nego che ci sia bisogno di applica-re politiche di rigore anche da partedelle amministrazioni comunali, tan-to è vero che nel mio primo bilancio horidotto del 10% le spese del Comune perle utenze. Dal punto di vista dei servizistiamo ragionando per applicare poli-tiche di controllo sui centri di costo”.Lo dice al Nuovo l’assessore al Bilanciodel Comune di Bellaria Igea Marina,Ugo Baldassarri, a commento dell’ar-ticolo pubblicato sullo scorso numeroche sollevava il tema della bassa per-centuale di copertura dei servizi (cen-tri estivi, asilo nido, trasporto scolasti-co …) e prendeva in esame alcune vocidel bilancio 2004. “Che il nido abbiaun’alta incidenza di costi lo sanno tut-ti, ma si tratta di un servizio impor-tante che il Comune fa bene a garanti-re”, spiega. Baldassarri ha qualcosa dadire anche sul rilievo mosso da PrimoFonti, il quale ha accusato gli ammini-stratori comunali di avere “bruciato”10 milioni di lire nella vicenda dellaricapitalizzazione di Portur e di nonavere tutelato i soldi della collettività.“Piangono per i tagli del governo –aveva detto Fonti – ma ‘bruciano’ i no-stri soldi”. Replica Baldassarri: “Non si

può mettere sullo stesso piano il taglioprevisto dalla Finanziaria con la cifra,davvero contenuta, legata alla vicen-da Portur. E a fronte della realizzazio-ne di un’opera importante com’è quel-la della darsena – spiega Baldassarri –l’investimento del Comune è del tuttogiustificato. A mio parere lo è moltomeno nel caso del parco della musicache continua ad essere un progetto solosulla carta.” Sta di fatto che, per il mo-mento, anche la darsena è solo un pro-getto “di carta” e comunque nulla giu-stifica perdite di denaro che esce dallecasse del Comune e quindi dalle taschedei cittadini.“In precedenza solamente gli enti chenon avevano rispettato il patto di

stabilità erano soggetti alle limita-zioni che invece, con questa legge fi-nanziaria, vengono estese indistin-tamente a tutti”, dice Baldassarri.“E’ evidente che chi ci rimette di piùda questa situazione saranno proprioi Comuni, come Bellaria Igea Marina,che già hanno adottato politiche dicontenimento della spesa.” E conclu-de: “La mia personale speranza è chequesta contraddizione macroscopicavenga percepita e che, conseguente-mente, vengano apportate modifichealla legge finanziaria che sappiano te-nere in giusta considerazione le posi-zioni di quelle amministrazioni localiche si sono sempre comportate in ma-niera responsabile.”

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Il Nuovo15il fatto

di Vittorio Guerra

Possibile che si debba rispar-miare sulla mensa scolastica?

Pensierisociali

In un’inchiesta sulla qualità del cibonella nostra riviera, alla domandarivolta ad alcuni albergatori sulladisponibilità di servirsi di un cate-ring per risparmiare sui costi di ge-stione nel proprio albergo, le schedepredisposte hanno evidenziato nume-rosi inviti ad andare all’ormai fami-gerato “quel paese”. Per decenza nonriporterò le risultanze di questa bre-ve inchiesta ma tra le tante mi piacericordare l’espressione di “Fascisti suMarte” indirizzata a chi poteva an-che solo pensare una cosa simile.L’epiteto tra il serio e il faceto credoindicasse un ibrido tra un’autarchiapassata e un futuro irraggiungibile,qualcosa insomma fuori dalla gra-zia di Dio.Molti hanno notato come il cibo sia illegame più forte tra la vacanza e ilcliente e come negli ultimi anni que-sto aspetto, fortunatamente, facciaancora la differenza. Comunque sia,tutti hanno confermato come il ri-nunciare alla cucina comportereb-be la chiusura dell’attività. Si sa iclienti fanno ancora un po’ parte del-l’album di famiglia e dopo i figli sonoconsiderati tra i beni più preziosi. In-teressante mi pare comprendere an-che come l’importanza del cibo nonstia solo nella qualità ma soprattut-to nel rapporto che intercorre tra chimangia e chi prepara la pietanza:“Uiè poc’ da fe u’ sa da savoi coi cusparpera da magnè anvoi miga muroi”(C’è poco da fare si deve sapere chi tifa da mangiare non voglio mica mo-rire). Così mi ha detto un vecchio al-bergatore che, stante l’età, si ritro-va oggi, con fiducia e simpatia, co-stretto a mangiare alla “mensa” del-la nuora albergatrice.Anche nel mondo della scuola il cibonegli ultimi anni ha aumentato lasua importanza ma a differenza de-gli albergatori gli amministratori lo-cali, negli ultimi anni, si sono indi-rizzati nella cosiddetta esternalizza-zione delle mense scolastiche. Le ra-gioni di questa condizione sembrastiano nella necessità di diminuire icosti, ma mentre gli imprenditorihanno deciso di risparmiare su tut-to, escluso la preparazione dei pasti,noi amministratori, da tempo or-mai incamminati sulla strada del-la modernità, ci ostiniamo a rispar-miare sul cibo dei nostri cittadinipiù piccoli.

La spesadella carità

Il 26 novembre avrà luogo la nona Gior-nata nazionale della Colletta Alimen-tare, che invita i cittadini ad un gestodi gratuità semplice ma concreta.Nella nostra provincia la Colletta Ali-mentare è organizzata dal Banco di So-lidarietà onlus di Rimini grazie all’ope-ra di 1250 volontari e interessa 120punti vendita. A Bellaria Igea Marinai supermercati che aderiscono all’ini-ziativa sono: COOP ADRIATICA, viaRavenna 161; MINI COOP, piazza Mat-teotti 6; CONAD La Fonte, via Don Mi-lani 17; A&O, via Orazio 128; IGEACARNI, via Teano 10.La modalità con cui si svolge la Collet-ta Alimentare è molto semplice: al-l’esterno dei supermercati e punti ven-dita, alcuni volontari ben identificabi-li da una pettorina gialla, porgerannoa ciascuno una busta nella quale invi-teranno a mettere prodotti di questetipologie: olio, pelati, legumi, tonno,carne in scatola, omogeneizzati e pro-

dotti per l’infanzia. All’uscita gli stessivolontari ritireranno quella che po-tremmo definire la spesa della carità.Poi i prodotti verranno suddivisi inmodo omogeneo, convogliati in un ma-gazzino di raccolta e pochi giorni dopoconsegnati ad Enti di assistenza dellanostra provincia (due anche di Bella-ria Igea Marina). Il Banco Alimentareha come scopo il recupero e la valoriz-zazione di quei prodotti altrimentiesclusi per vari motivi (errata etichet-tatura o peso, fine campagne promo-zionali, ecc.) dalla filiera della distri-buzione alimentare. All’origine di que-sto progetto c’è l’incontro fra due per-sone animate dall’amore per il prossi-mo: il Cav. Danilo Fossati e don LuigiGiussani. Il primo, presidente dellaStar, fece sua una frase di Madre Tere-sa di Calcutta: “Ciò che mi scandalizzanon è che esistono ricchi e poveri mache esista lo spreco”, e guardando agliscarti di produzione della sua azienda

iniziò quest’opera di recupero dei pro-dotti alimentari. Don Giussani si miseal servizio di questa proposta ed ebbe lagrande intuizione di aiutare coloro chegià aiutavano i poveri.La prima Giornata nazionale della Col-letta Alimentare è stata organizzatanel 1997 ed era accompagnata da un“motto” che ancora oggi è presente sututte le locandine: “Condividere i biso-gni per condividere il senso della vita”.A questa finalità risponde il semplicegesto che, per rimanere nella passataedizione, è stato compiuto da oltre4.500.000 italiani e che ha permessodi raccogliere 6.945 tonnellate di cibo(86 mila chilogrammi nella provin-cia di Rimini). Gli enti convenzionatisono 7.234 e assistono quotidianamen-te oltre 1.200.000 persone.Per informazioni: Ass.ne BANCO diSOLIDARIETA’ onlus–Rimini, Tel.0541.786.455, Cell. 338.82.68.803;(www.bancoalimentare.it).

Sabato 26 novembre la Colletta alimenta-re fa tappa anche a Bellaria Igea Marina.

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