Il Grande vecchio comanda - Fidal Milano · 2017. 3. 13. · ( Fot C lmb / ida ) . best”. Per...

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L’orgoglio

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di un popolo

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P remessa d’obbligo. Tutte le ultime manifestazionidi un certo interesse lo scorso anno le ho seguitecon il mio sodale Daniele Perboni. Si va dalle

Terme di Caracalla di Roma per la marcia dedicata adAlex Schwazer, agli Europei di Amsterdam per arrivareal Campionato continentale di cross a Chia in Sardegna.La tappa successiva doveva essere Belgrado per i conti-nentali sotto tetto. Il mio compagno d’avventura si è in-ventato di tutto: il lavoro ah, ah, ah; il costo ah, ah ahaa,infine ci ha aggiunto la signora, la moglie, ah, ah, ah, ah,la Santa numero due (la numero uno è la mia…). Inaltre parole mi ha lasciato solo (che bello!!). Così all’albadel 2 marzo allo scalo di Malpensa, in partenza per la ca-pitale serba ho trovato solo il “ciarliero” Diego. Questol’incipit dei “soliti” 4 giorni vissuti pericolosamente.

Giovedì 2 marzoVolo Air Serbia: oltre alsottoscritto trovanoposto Diego, AndreaGoodjohn e Mario. Ar-rivo in mattinata. Io eDiego optiamo, forsesbagliando, per un taxiche ci porta all’HotelTulip inn (ubicato invia Palmiro Togliatti…era il tuo posto Da-niele, che cosa ti seiperso...). Il tassista perarrivarci incappa al-meno in una decina diinfrazioni da ritiro pa-tente. L’hotel è nellanuova Belgrado, lon-tano dal centro storico,

Bollettino, non di guerra, degliultimi Campionati Europei indoordi Belgrado. Giorno per giorno, lavita dell’inviato vil razzadannata. Questa volta senzal’inseparabile “sodale”.

Capitano mio capitano

Tutta la gioia diFabrizio Donato,ancora una volta amedaglia, argento neltriplo a 40 anni...Sotto: Giulia Viola,settima nei 3.000 con8:56.19, personal best.(Foto Colombo/Fidal).

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best”. Per arrivare alla famigerata “zona mista” dove s’in-contrano gli atleti, a disposizione un ascensore! Più co-modo di così! Per arrivarci transitando nel solito budellopieno di telecamere, taccuini e microfoni, sì e no unatrentina di metri. Le prime gare sono le più attese: i tremoschettieri entrano subito in pedana. Si vede che qual-cosa non quadra: Jacobs lascia ben 23 cm sulla pedana,Andrew non è il “solito” guascone, resiste l’imberbe Fi-lippo. Che è il meno felice dei tre. Il che ha dell’inverosi-mile. Matricola, alla prima gara importante centra lafinale. Gli altri saltano e vanno lontano. Arriva trafelatoLambrughi e dice: «Ce l’ho fatta» sdraiandosi per terra.Peccato che poi verrà squalificato per invasione di corsia.Desta impressione Giulia Alessandra Viola che nei 3.000(non preparati) arriva alla finale con grande eleganza.Prima vista su Laura Muir: ineccepibile. Si notano ancheparecchie false partenze, si scoprirà in seguito che esi-stono problemi con il sistema. Passano il turno i “giovani”Razine e Crippa, oltre a Fabrizio Donato “capitano, miocapitano” che già al mattino si era recato alla KonbankArena per seguire il suo nuovo pupillo Andrew Howe.Due parole sull’impianto sono doverose. Semplicementestupendo. Ci hanno giocato in Coppa Davis, ci giocanole squadre di basket e volley, ci hanno cantato i vari Pla-cido Domingo, Julio Iglesias sino ad arrivare a Sting e aRihanna. Lo stadio coperto ha 19.000 posti a sedere, ri-storanti, ascensori, la pista è stata montata per i Cam-pionati e stando ai nostri azzurri, non è come quella di

Ancona. Si torna un po’ con lepive nel sacco. I sogni restanosogni. Qualcuno azzarda: «Lafesta appena cominciata è giàfinita...».

Sabato 4 marzoLe batterie veloci del mattinoci regalano il passaggio delturno di Hooper, Bongiorni edi Michael Tumi. Non maleanche Laura Strati con un6.49 che non si qualifica perla finale. Il pubblico si scaldaper l’icona dei campionatiserbi Ivana Spanovic, atten-zione lo speaker, una sorta digiullare, la pronuncia delnome di battesimo la piazzasulla I. La qualificazione del-l’alto uomini vede un SilvanoChesani in grande spolvero:cinque salti tutti alla primaprova. Ad ogni buon contosostiene di aver visto beneGrabarz e Bendnarek. Il saltoin alto è proprio davanti a

noi, le evoluzioni di Beitia e Palsyte sono da brividi.Vince la bionda dell’est. Nel pomeriggio Mario che la salunga… lascia l’atletica e va al mitico Maracana stadio dicalcio di Belgrado, dove c’è il derby tra la Stella Rossa eil Partizan. Finisce 1-1. Ma il gol dei padroni di casa erairregolare. L’inviato sostiene di avere visto una partitadai toni agonistici elevati, ma tecnicamente scarsa.Prima della mitica finale dei 60, che chiude la serata, an-notiamo che un bel tedescone dal tipico nome teuto-nico: Menga e di battesimo fa Alexio Platini, Mah! Nellafinale sprint la spunta il britannico Kilby. Tumi chiude in6.72 poi si scusa su facebook (la cloaca massima dell’in-formazione e della disinformazione), e pensare che trestagioni fa pareva la nuova freccia azzurra… anche que-sta scagliata male. Ci scordavamo del mite Randazzo,senza orecchini, senza tatuaggi, faccia da bravo ragazzo,con 7.77 alla seconda prova è settimo: promosso, al-meno lui. Si torna al Tulipp Inn e in sala ristorante in-cappiamo in un matrimonio. Fa sempre abbastanzacaldo.

Domenica 5 marzoLa mattinata è libera e allora si va a zonzo per Belgradocon Goodjohn. Purtroppo i borseggiatori gli giocano unbrutto scherzo. Finisce che non possiamo godere assolu-tamente di nulla. Tralascio tutti gli inconvenienti delcaso per raccontare cosa accade nel pomeriggio. C’è ariadi disfatta. E dagli! Ancora! Per la prima volta per re-

palazzoni alti, grandi vie, nonmolto verde. La mia cameradoppia, uso singola, non èspaziosa. Fa un caldo incredi-bile, si gode una primaveraquasi avanzata. Ci informanoche la Kombank Arena è vi-cina. Solo tre fermate di au-tobus numero 17. Il problemaè che le fermate sarannostate almeno il doppio. Cosìuna bella camminata non cela toglie nessuno. Accreditifatti a tempo di record. Altratappa l’hotel degli azzurri,dove il prode Alessio ci ha al-lestito una press conferencecon i “lunghisti” per le ore14. Arrivo qualche minutoprima e trovo tutta la nostrasquadra, compreso il miticoCT Elio Locatelli, la vicepre-sidente Ida Nicolini, tecnici,insomma gli azzurri al com-pleto. La chiacchierata conHowe, Jacobs, Randazzo, Do-nato e Camossi fila via leg-gera, simpatica con battuteda ambo le parti. C’è un belclima. Da atletica LEGGERA.Altro step. Al centro stampaci si accorda con un quoti-diano per due pezzi assai“abbondanti”. Sono sicuroche i nostri tre faranno fa-ville. Nel centro stampa affol-latissimo noto che lamaggioranza degli “inviati vilrazza dannata” sono foto-grafi, basta vedere il lorobreefing. Gli scribacchinisono diminuiti a vista d’oc-chio. La maggioranza arrivadai paesi dell’Est Europa.Cena in hotel, dove sco-priamo che il cambiodinaro/euro è di 0,008, per-tanto se ho pagato 1640 di-nari per cenare(discretamente) ho pagato un controvalore di poco piùdi 13 Euro! Alle 22,30 m’intervista Maurizio Ruggeriper la trasmissione radiofonica di Radio Rai 1 “ZonaCesarini”. Il punto sulla situazione dell’atletica, le spe-ranze e via dicendo, in quasi 15’ minuti di conversa-zione radiofonica. Una giornata interminabile!

Venerdì 3 marzoIncredibile ma vero. Il posto in tribuna stampa è conforte-vole. Largo. Con soli sei gradini per arrivarci, a fianco soloil “ciarliero”, poi in sequenza Gooodjohn, il presidentedell’Aips, il responsabile comunicazione Fidal e Mario chescrive per più quotidiani. Una fila più avanti Alessio “the

Filippo Randazzo, unico“sopravvissuto”dei tre lunghisti presenti.Alla fine ha portato a casauna settima piazza atterrando a7.77.

A destra, le ragazze della4x400, quarte. Da sinistra:Gloria Hooper (riserva), LuciaPasquale, Maria EnricaSpacca, Ayomide Folorunso eMaria Benedicta Chigbolu(Foto Colombo/Fidal).

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carmi alla KombankArena evito i mezzipubblici e ci vado conMario a piedi. Unacamminata di circa25/30 minuti. Sta difatto che sbaglio i contie quando arrivo, Bon-gioni e Hooper sonogià andate a casa. Do-nato ha sbagliato ilprimo salto. Porcacciamiseriaccia, non mi eramai successo. Peròesattamente un paio diminuti più tardi Fabri-zio “capitano, mio capi-tano” piazza la zampata del leone, il sigillo del campione(fa pure rima), il triplo salto che passa alla storia, vistoche i 17 metri non li vedeva da tempo, troppo tempo. Èal comando della gara. A volte i sogni non muoiono al-l’alba, vuoi vedere che l’antico ragazzo dopo Londra2012 ci regala un’altra sorpresa? Attenzione a Hess, ainovellini Pontvianne e Raffin (20 anni meno di Fabrizio)al mitico Evora. Solo quest’ultimo con un balzo di 17.20migliora di 7 cm quello dell’azzurro. Pomeriggio dalletinte forti. Una finale dopo l’altra. Ivana Spanovic, reginaincontrastata dell’atletica serba, che regala attimi digrande atletica, Chesani che si arena nell’alto (peccato!).L’attesa sfida tra la turca/etiope Can e Laura Muir si con-

clude con la scozzeseche distrugge letteral-mente l’avversaria.Bene Giulia Viola(3.000) con tanto dipersonal best e rin-graziamenti a RobDenmark che la guidanei pressi di Leinster.Nella finale 3.000 uo-mini i nostri due im-berbi si piazzanosettimo (Razine) e ot-tavo (Y.Crippa) conquest’ultimo abba-stanza cotto, dopo unastagione invernale in-

tensa. Finisce con la staffetta del miglio: quarto il nostroquartetto in rosa che stando alle aspettative avrebbe po-tuto andare a medaglia!

Lunedì 6 marzoL’alba, come nei film gialli, è livida. Alzataccia alle 4. Ilcielo è nuvolo e tira un po’ di vento. L’auto dell’organiz-zazione ci porta allo scalo Nikola Testa di Beograd. Ore6,50 il velicolo spicca il volo per Milano/Malpensa. Ore10,30 a casa. Fatta pure questa. Inutile nascondermidietro a un dito. Quattro giorni di gare molto belle. Peg-gio per chi è rimasto a casa!

Walter Brambilla

L a spedizione azzurra in terra serba si conclude conla sola medaglia d’argento di Fabrizio Donato “ca-pitano, mio capitano”, un raccolto magro, non c’è

che dire. Due anni fa nella splendida Praga gli allori fu-rono 3. Due argenti: Trost e Chesani (alto) e DelBuono (1500). Nessuno si aspettava grandi cose, que-sto è certo. C’era chi aveva sperato, non dico una tri-

pletta nel lungo con Jacobs, Randazzo e Howe, ma daitre, visto come si erano comportati ad Ancona, qual-cosa in più era doveroso. Chesani ad Ancona aveva di-chiarato che con 2,30 si andava a medaglia. Misura cheera nelle sue corde, specie dopo una splendida qualifi-cazione, la 4x400 ha raccolto un “bel” quarto posto.Per correttezza non ci sono state qualificazioni, sei na-

zioni finaliste in base ai tempi. Con una Folo-runso abbacchiata per non aver potutoprendere parte alla gara individuale, autricedi una spendida ultima frazione, ma non suf-ficiente per andare a segno. Come ho giàavuto modo di scrivere, si poteva/dovevaschierare Libania Grenot. E’ un’altra azzurra?Per quale motivo non può esserci in un ap-puntamento sotto tetto così importante?Anche Gloria Hooper vive in Florida, in occa-sione di Assoluti e di Europei torna a casa.Due parole sul mezzofondo. Giulia Viola, di-mostra che la vita “british” le fa un granbene, che Rob Denmark è riuscito dopo uninfortunio ai tendini a farla tornare a buoni li-velli europei. Il che non è di poco conto. I variRazine e Y. Crippa hanno agguantato la finale.Il torinese è sembrato più in palle del tren-tino, abbastanza stanco, ma sempre più con-vinto che a Londra andrà nei 5000 nelfrattempo un mese in Arizona in altura. Viainternet qualcuno ha già chiesto le dimissionidi Elio Locatelli (!), il che ha dell’incredibile.Il nuovo CT che la cloaca massima dell’infor-mazione e disinformazione (facebook) non èdi certo colpevole della situazione italiana, esempre sulla cloaca massima…. Qualcuno hagià cominciato a mettere in discussione lanuova dirigenza. Peccato che prima la stessacordata vincente l’aveva votata e che le ele-zioni sono state fatte solo pochi mesi fa. Per-tanto si lasci lavorare in pace sia la nuovadirigenza che il CT Locatelli. Lo avevo scrittoquando Alfio Giomi è stato rieletto, lo ricon-fermo, e così la pensa che il mio sodale Da-niele Perboni. Punto. Certo è che dallesecche di Rio, non siamo ancora usciti e nep-pure abbiamo fatto mezzo passo in avanti.

W. B.

A sinistra.Il podio dell’alto donne.Da sinistra: RuthBeitia(seconda con 1.94), AirinePalsyte (prima con 2.01),Yuliya Levchenko (terza con1.94).

A destra: Merouan Razine,sesto nei 3.00 con 8:04.19.

In alto:Ayomide Folorunso e il suotecnico Maurizio Pratizzoli.(Foto Colombo/Fidal).

Cosa resta da Belgrado

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Lei: «Guardi il rugby questa settimana?». Lui,con falsa indifferenza: «No, c’è il turno di ri-poso. L’Italia gioca sabato prossimo, ma cisono gli Europei indoor di Belgrado,quindi...». Lei, con altrettanta indifferenza,ma vera: «Ha…», perno sulla punta del piede

destro, elegante e veloce veronica e voilà, sparisce allavista. Lui, alzando un poco la voce: «Perché? Qualcheproblema?». Lei, con tono neutro:«No, nessun problema, però vuol direche passerai due giorni davanti allatelevisione!». Lui: «Non due, tre. Ini-ziano venerdì pomeriggio», sorriso,sapendo di non essere visto.Lei, con un cenno del capo e unasmorfia incomprensibile: «Ok.».Dialogo surreale? Non proprio. È av-venuto veramente fra lo scrivente e laconsorte che, per esser chiari, è abi-tuata a questi fine settimana sportivi.Non sempre passati in casa per for-tuna. Sta di fatto che la signora si èfatta i cavoli suoi per due giorni,senza mai lamentarsi. Santa donna!Ed eccoci a venerdì 3 marzo. La signoraè al lavoro. Lo scrivente si fiondasulla poltrona armato di taccuino ematita. Naturalmente siamo su Rai-Sport. Alla consolle l’amico FrancoBragagna con la spalla Guido Alessan-drini, ex giornalista di Tuttosport. Exnel senso che ormai è stato rottamatoanche lui…In scena i lunghisti, dove sono pre-senti tre moschettieri azzurri. E sa-pete bene come è andata a finire.I due sembrano dimenticarsi di quantoaccade nell’arena. Già, ho omesso diannotare che non sono presenti inloco. Commentano dallo studio di Mi-lano. Ha i potenti mezzi di mammaRai… Parole pacate, lente, a bassa voce. Paiono duelord inglesi di ritorno dalla caccia alla volpe. Dopo es-sersi tolti gli stivali infangati, eccoli davanti al camino

L’eleganza della serba IvanaSpanovic, 26 anni, che ha fattoinnamorare tutta la KombankArena. Ha vinto con 7.24(miglior misura mondialestagionale), inalellando unaserie straordinaria (N, 7.16,7.24, 7.17, N, 6.73)

A sinistra: il triplo balzo diFabrizio Donato (17.13)sull’argento.(Foto Colombo/Fidal).

Davanti alla Tv con vecchi amici e la zia Maria

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mentre sorseggiano un buon whisky d’annata fumandoun altrettanto eccellente sigaro. Al pensiero vien vogliadi un po’ d’alcol. Ficchiamo la testa nella credenza e tro-viamo solamente una padanissima grappa, anche se dieccellente lignaggio. Va bene ugualmente. Nel frattempole qualificazioni del lungo vanno avanti, cacciando a casaMarcell Jacobs e Andrew Howe. Eccoci serviti. Chi giàsognava un podio tutto, o quasi, azzurro, è stato beffato.L’unico a salvarsi è il ragazzino siciliano. Il messaggio èchiaro: sognare è lecito, ma soprattutto in atletica nondare mai nulla per scontato. A meno di non chiamarsiUsain Bolt o similari di ugual schiatta. Intanto il programma si dipana e ci tocca sottostarealle scelte del regista della Tv serba. Non si vede quasinessuna maglia azzurra e le notizie dai due latitano.Continuano a commentare per i fatti loro. Sono ancheinteressanti da seguire, si capisce che si divertono, mapiacerebbe vederli un poco più concentrati sulla mani-festazione. Decidiamo così di fare da soli facendociaiutare dal fido Mac. Ci colleghiamo al sito così pos-siamo vedere i risultati quasi in simultanea.Proviamo anche a telecomandarci su Eurosport, dove tro-viamo Alberto Cova che fa da spalla a Maurizio Trezzi. Giàl’audio va meglio, nel senso che questi due parlano convoce più alta, ma non fastidiosa, e sembrano più concen-trati sulle gare. Va in scena lo spettacolo delle false in unabatteria dei 60 ostacoli donne. Giallo, rosso, verde, falsepartenze. Sembra una comica, con la comparsa di un giu-dice donna soprannominata «zia Maria». Trezzi sbotta:

«Per una gara di otto secondi, ci met-tono otto minuti per farla partire».Ritorniamo sul canale Rai, giusto in tempo per memoriz-zare alcuni consueti aggettivi usati negli anni passati:guerrieri, assatanate, topo di sala. Senza nessuna venapolemica o offensiva, sia chiaro. La giornata si chiudecon la nostra lei che rientra dal lavoro quando scorronoi titoli di coda su Eurosport e improvvisamente spicca iltestone lucido del fotografo italiano dell’atletica per an-tonomasia, Claudio Colombo. Già, perché mamma Rai

La mattina del 16 agosto del 2016,dopo una notte trascorsa a guardare ilsoffitto Fabrizio Donato si è chiesto:«Mo che faccio?». Pensa e ripensa, ri-mugina sul passato e, nonostante ilgiorno prima non sia approdato alla fi-nale della sua quinta Olimpiade,prende una decisione importante, sialza, mette maglia e scarpette e va adallenarsi. Detto in questi termini sem-bra facile. Fabrizio ha cominciato cosìil suo racconto nella zona mista diBelgrado. Bandiera sulle spalle, visoscavato, occhi che erano stati bagnatidalle lacrime che gli avevano rigato ilvolto. «D’ora in poi farò da solo». Cosìè stato. «Bando alle nostalgie, sono ancora ingrado di competere. Ci riprovo, ma dasolo senza tecnico, non ne ho più biso-gno, anche se Roberto (Pericoli, ndr)

è stato per me più che un allenatore».Qualche tempo dopo arriva la telefo-nata di Andrew Howe e così nasce unnuovo sodalizio. Nuova coppia. An-drew e Fabrizio. Fabrizio e Andrew. Ilvecchio filibustiere con al collo unbronzo olimpico, un oro indoor (To-rino), un argento indoor (Parigi) e unoro all’aperto (Helsinki) e il “giovane”con al collo un argento mondiale(Osaka), un oro europeo (Göteborg) euno altrettanto sotto tetto (Birmin-gham), hanno iniziato a giocare in-sieme. Comanda Fabrizio, Andrewabbassa il testone e obbedisce. L’ex al-lievo di Roberto Pericoli era stato indubbio sin a due giorni prima del-l’evento slavo. Aveva saltato gli asso-luti. Il benestare è arrivato dalladottoressa Antonella Ferrario, proprioa Belgrado. Qualificazione centrata al-

l’ultimo balzo e lui ha affermato: «Laseconda volta andrà meglio». Vero,anzi verissimo.Dopo il 17.13, Donato si è seduto, haaspettato, per vedere le mosse deglialtri. Non aveva molti balzi a disposi-zione. Delle sei prove finali ne ha usu-fruite solo tre: i primi due salti el’ultimo, dove ha candidamente am-messo «Ho saltato per vincere». Lui èun highlander, un uomo di ferro, indi-struttibile, mai morto, esempio peruna spedizione dove lui è il capitanoincontrastato. Icona dell’atletica ita-liana, incapace di rinnovarsi. Adessoaspettiamo che dia i suoi frutti ancheAndrew che da quel grande talentoche è probabilmente non ha ancora fi-nito di stupirci. Incrociamo le dita esperiamo.

W. B.

Fra il vecchio e il bambino per ora vince il vecchio

Il norvegese HendrikIngebrigtsen (a destra)rende onore allo spagnoloAdel Mechaal che lo hafulminato sul traguardo dei3.000. 8:00.60 a 8:00.93 (Foto Colombo/Fidal).

Simone Cairoli,dodicesimonell’eptathlon,ma con ilprimatopersonale a5.841 punti (FotoColombo/Fidal).

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» riferita a un salto sbilenco della triplista teutonicaElbe. «I primi 500 sono stati letargici, poi…» in meritoai 1.500 vinti dalla figlia di Albione Laura Muir a suondi primato dei campionati (4:02.39). Attenzione è unaragazza di 23 anni, quindi non più giovanissima maneppure una vecchia volpe delle piste. Così, tanto permettere le cose in chiaro.E si chiude con la finale dei 60. Dopo la squalifica delnorvegese Robertson per una falsa, va in scena unasimpatica scenetta con lo svedese Bah che tarda a po-sizionarsi sui blocchi e viene richiamato diverse volte.Ecco che Maurizio Trezzi sbotta: «Che si decida, nonsiamo al Palio di Siena con la Tortura che si rifiuta dientrare fa i canapi...». Clic si va a cena.Ultimo giorno. Mattinata libera. Giardinaggio dopo il di-sastro del giorno prima. Cominciamo ad averne un po’pieni i cosiddetti. L’atletica è meglio, molto meglio ve-derla dal vivo. Sorpresa! La Rai non c’è. Tutti a casa.Ora che ha un solo canale dedicato allo sport deve sce-gliere. Ed ecco che taglia l’atletica. Domandina, maperché ha lasciato libero un canale? Se qualcuno havoglia di risponderci batta un colpo.Ce ne facciamo una ragione e via con Eurosport.Ecco Cova commentare i 3.000 donne, appena termi-nati, vinti dal fenomeno Muir: «Gara devastante. È unesempio per i giovani, per chi non ha ancora capitocosa vuol dire fare atletica ad alto livello». Come non

dargli torto? Chi vuol capire capisca. E se per caso sirivolgesse a qualche talento di casa? Ma no dai, impos-sibile! Dalle nostre parti non succederebbe mai. Vedicara, è difficile spiegare, è difficile parlare dei fan-tasmi di una mente... cantava Guccini...Trezzi guardando l’eptathleta Samuelson nell’asta: «Unurlo vichingo il suo. E l’allenatore ecco che ringraziaOdino».Cova commentando la finale degli 800 donne: «Si sonosportellate!».Premiazioni, solite richieste dei fotografi. «Baciatele,leccatele quelle medaglie (Trezzi), basta morderle.Non se ne può più». Condordiamo!«I fotografi avranno un accordo con i dentisti», ri-sponde Cova.Dopo una snervante attesa si chiude. Finalmente. ECova non lesina lodi alla Polonia, regina del medagliere.«Hanno un budget di un milione e mezzo e portano acasa 12 medaglie, primi nel medagliere oltre che nellaspeciale classifica a punti. La Fidal con 22 milioni guar-date cosa è riuscita a fare! Speriamo che Locatelli riescaa raddrizzare la faccenda altrimenti...». Considerazionidure ma giuste. Rispondiamo ad alta vice: «Bravo!».Dalla cucina arriva una voce: «La cena è pronta,quando vuoi...».Lo vogliamo.

Daniele Perboni

ha abbandonato il campo quasi due ore prima.Il nostro raccolto? Come sempre una sfilza di elimina-zioni (Lorenzi e Lambrughi nei 400, Howe e Jacobs nellungo, Fofana nei 60 con barriere, Furlan e Capponcellinell’alto, Derkach nel triplo) e alcune buone nuove. Inprimis Fabrizio Donato, quindi Randazzo (lungo), Ra-zine, Crippa e Viola (3.000), Bouih (1.500). La pattu-glia si assottiglia…Sabato non promette nulla di buono, meteorologicamenteparlando. Mentre la nostra lei viene spedita tutta sola alsupermercato (manco una piega ha fatto…), ci sintoniz-ziamo sul consueto canale Rai. I due sembrano più pim-panti. Paiono una squadra che nell’intervallo fra il primoe secondo tempo si sia beccata un grosso cazziatonedall’allenatore. Li sentiamo disquisire su storie di deca-thlon e bob. Parlano a mitraglia. Poi, improvvisamente,le voci tornano soffuse. Batterie già scariche? Evidente-mente non usano le duracell. Rimbalziamo tra un canalea l’altro, giusto in tempo per udire Cova urlare «Nullissi-mooo». Riecco il fotografo. Veste una maglia a righe,sembra un vecchio rugbista anni ’60. Michael Tumiviene sbattuto fuori malamente dai 60. Il brianzolo dallaerre moscia si inalbera e chiede a Locatelli (il ct) «Ungiro di vite. Basta con questi atleti professionisti cheprofessionisti non sono». Fra un’eliminazione e l’altra(Falocchi nell’alto, Laura Strati nel lungo) assistiamoalla buona prova di Silvano Chesani nell’alto e delle due

ragazze sui 60 metri: Anna Bon-giorni e Gloria Hooper. Poi ecco ilsettimo posto di Filippo Ran-dazzo. Ci sa fare il ragazzino. Unoda tener d’occhio.Verso mezzogiorno mentre fuorifischia il vento infuria la buferascarpe rotte… No, fermi tutti, cisiamo lasciati prendere dall’entu-siasmo. Questa è tutta un’altrastoria… Però pioggia e vento (darovesciare e rompere vasi) im-perversano veramente. E propriomentre la serba Ivana Spanovicspara un 7.03 che la spediscedritta nella finale del lungo (chevincerà, facendo innamoraretutta la Serbia, con un regale7.24), suonano alla porta. Ma chicazz’è? E chi se non la nostraSanta donna con borse piene etutta bagnata? Ci sentiamo incolpa, ma non abbiamo tempo…Il pomeriggio fila liscio con qual-che intemperanza del duoTrezzi-Cova. Frasi colte al volo:«Se non è accesa la centralina…

Vigevano, 9 marzo. I campioni del passato, che

hanno gareggiato e vinto nella Scarpa d’Oro,

presenti al convegno “La Scarpa d’oro corre

nella storia - L’evoluzione della corsa su

strada”.

Da sinistra: Marco Marchei, Paolo Donati,

Stefano Mei, Stefano Baldini, Alberto Cova,

Francesco Panetta.

Serata interamente dedicata alla salute, alFit Walking e allo stare bene camminandocorrettamente. Siamo a Scaldasole, co-mune della Lomellina meridionale, nellapianura tra il Terdoppio e l'Erbognone. Echi poteva intrattenere il centinaio di per-sone intervenute se non i fratelli Dami-lano, Giorgio e Maurizio, il tecnico dimarcia Pietro Pastorini e il medico spor-tivo Aldo Nobili? L’incontro, organizzatodalla locale biblioteca in occasione delventennale, ha dato modo di far conosceregli effetti positivi del “camminare” sullasalute, andando a toccare vari aspetti:dalla corretta postura al come vestirsinelle differenti stagioni, sino ad arrivareall’analisi cardiovascolare e metabolica.

Il britannico RichardKilty, qui impegnato neiturni eliminatori, habissato il titolocontinentale di Praga2015 vincendo in 6.54. (Foto Colombo/Fidal).

In marcia a Scaldasole

Page 8: Il Grande vecchio comanda - Fidal Milano · 2017. 3. 13. · ( Fot C lmb / ida ) . best”. Per arrivare alla famigerata “zona mista” dove s’in - contrano gli atleti, a disposizione

In queste pagine, proveremo aspiegare i motivi di tale man-canza e come ci si potrebbemuovere per uscire da questapalude che sembra senza fini e

perché negli anni passati la situazioneera molto più rosea.Tanto per cominciare sono cambiati igiornali, i giornalisti e, soprattutto, lelogiche editoriali. Attenzione, chiscrive non è uno di quelli che lavora atempo pieno in un quotidiano (non loha mai fatto, pur avendo lungamentecollaborato con La Gazzetta delloSport), ma è semplicemente un ap-passionato giornalista che da oltretrent’anni segue questa disciplina, nescrive, ne ha scritto e vorrebbe conti-nuare a farlo, nonostante sia semprepiù arduo trovare appunto spazio.Quindi, non analizzeremo a fondoquesto aspetto (linee editoriali), mane affronteremo un altro, forse pococonosciuto, e che sempre più fre-quentemente viene messo in operaproprio da chi si lamenta del mancatointeresse dei media. Per fare ciò por-teremo ad esempio cosa si faceva, nelperiodo compreso fra gli anni ’80/90sino alle prime stagioni del nuovo se-colo. Allora il sottoscritto, e il compagno diavventura di questo foglio che ironi-camente abbiamo titolato, storpian-

dolo, come la famosa rivista sta-tunitense, scrivevano e lavo-ravano per due distinteriviste dedicate esclusiva-mente all’atletica (Atle-tica Leggera) e allacorsa in generale (LaCorsa). Mensili ora,purtroppo scomparsi.Pubblicazioni specializ-zate, dunque, che ci co-stringevano, non certocontro voglia sia chiaro,a seguire ogni genere dimanifestazione: cross, in-door, pista, strada. Ricor-diamo ancora, tanto per fareun esempio, i lunghi pomeriggitrascorsi su una strada assolata diPiacenza nell’attesa di veder spuntarei marciatori impegnati in una 50 chi-lometri, oppure il tempo trascorsoall’ombra nel campo scuola di Bresciamentre andavano in scena i campio-nati di prove multiple e dei 10.000metri. Protagonista un giovane Ste-fano Baldini non ancora votato allamaratona. Oppure la disperata corsain auto per seguire le ultime fasi diuna Coppa Campioni di club al crossdi Clusone, dove si fronteggiavanoCova, Panetta e i compagni della mi-tica Pro Patria, contro i soliti tosti eruvidi portoghesi e spagnoli. E che

dire di un piovoso giorno dell’ottobre1992, a Cuneo, quando Maurizio Da-milano decise di concludere la suasplendida carriera dando l’assalto adue migliori prestazioni mondiali? Ciriuscì nella due ore e nei 30 km. Ementre un campione usciva di scena,un altro vien-

trava:Michele Didoni.In quella gara ottenne la miglior pre-stazione italiana juniores nella 20 km.Insomma, eravamo sempre a contattocon atleti e tecnici. Ne conoscevamoogni singola azione e reazione, ognisegreto (più o meno). Grazie a quellelunghe frequentazioni si veniva a co-noscenza di piccoli e grandi malanniche mai avremmo raccontato. Impa-ravamo a guardare anche all’uomo enon solo all’atleta. E gli atleti sape-vano che potevano fidarsi. Vivere

quell’atletica dietro le quinte ci met-teva in grado di capire “il perché” dieventuali sconfitte, cattive presta-zioni e improvvise rinascite. Qualcheepisodio curioso?Campionati Europei under 23 aTurku, Finlandia. Era il 1997. Svegliaalle otto, doccia e via a far colazione.Prima di entrare nella zona ristoranteecco che furtivamente spuntanoquattro o cinque atleti. Beccati!Hanno passato la notte fuori, in qual-che locale. Bocche cucite per de-cenni. I nomi? Neanche sotto tortura!Ancora: Meeting di San Marino. Lu-glio (non ricordiamo l’anno). Unatleta azzurro di vaglia internazionaleè iscritto nei 1.000. Si annuncia l’at-tacco al record italiano. Un’ora primadel via l’atleta in questione si avvicinae confida: «Ragazzi, non penso pro-

prio che riuscirò a fare quello cheavete scritto (il record ndr). Ve

lo dico, ma non scrivetelo. Ierisera sono andato a vederegli U2 (gruppo musicalerock irlandese). Ho fattoun po’ tardi…». Avetemai letto qualcosa inquestione? L’identità?Scopritela da voi.Volo Milano-Lisbona. Lasquadra

dell’alloraSnam è in

viaggio per di-sputare la Coppa

Campioni di club.Improvvisamente

gran fermento e sposta-menti di atlete. Una diquesta, la punta dellasquadra (anche dellanazionale) piange di-speratamente. Un setti-manale ha pubblicatoun servizio su di lei conalcune foto che non lepiacciono affatto(niente nudi, siachiaro). Ha paura dellereazioni della famiglia.Anche in questo casobocche cucite. In-somma, avrete capito

che conoscere gli atleti fuori dal con-testo agonistico aiuta a comprendere,analizzare, dunque scrivere di conse-guenza, senza “sparare a salve”. Altro capitolo. Per avere spazio suigiornali e riviste, i dirigenti invitavanoi giornalisti a queste manifestazioni.Così i giornali, specialmente quellisportivi, avevano l’inviato sul postosenza gravare sulle casse dell’editore.E se il titolare della rubrica era impe-gnato, l’invito veniva girato al collabo-ratore. Quante trasferte vero Walter?Piccolo ma significativo metodo.Anche la Fidal e la Iaaf agivano in talsenso… Per lanciare la Coppa delMondo di marcia, Primo Nebiolo(Presidente della Federazizone Inter-nazionale) invitò diversi giornalisti(italiani ed europei) anche in Cinapur di avere maggior spazio. La tra-sferta di Turku, descritta sopra, erastata offerta dalla Federazione Ita-liana…Ora, invece, che succede? Semplice-mente nulla. Anzi, alcune squadre,pur avendone il diritto, non si presen-tano neppure alle manifestazioni direspiro continentale. E poi ci si la-menta? Non siamo esperti, ma que-sto, se non erriamo, si chiamamarketing.

Il risultato di questa politica? Sui gior-nali escono cronache, perdonateci iltermine, “di regime”. Tutte uguali,prese pari pari dai comunicati dei variuffici stampa (Fidal compresa) che,naturalmente, non fanno altro cheesaltare, senza prendere in conside-razione gli spunti negativi. Un appiat-timento generale che non fa certobene alla divulgazione e alla cono-scenza. Solo chi è presente può co-gliere i diversi aspetti di una gara, diuna manifestazione, i cambi diumore, le emozioni suscitate. Valga l’ennesimo esempio: l’infortuniodi Tamberi nel Grand Prix di Monte-carlo. Il sottoscritto è riuscito a rac-contare, in presa diretta, il drammavissuto dall’atleta e dal padre allena-tore. Perché? Semplicemente perchéeravamo presenti e siamo riusciti adentrare in campo facendoci passareper uno dei barellieri. Gli altri giornalinon hanno fatto altro che raccontarequanto battuto dalle agenzie distampa. Una minestra riscaldatauguale per tutti! Proprio quanto acca-duto anche ai recenti Europei sottotetto. Inviati? Due o tre. Stop.Morale? Ognuno scelga quella che piùgli aggrada.

Daniele Perboni

Da alcuni anni il popolo dell’atletica,compresi gli addetti ai lavori (dirigenti,tecnici, atleti) si lamenta del pocoo pochissimo spazio dedicato allo sportper eccellenza (la definizione non ènostra). Tutto vero. Dunque che fare?

Confidenze e segretiper un possibile rilancio

Che si fa?Zitti, zitti, piano, piano,non facciamo confusione... (scena undice-sima del Barbiere di Siviglia).Che c’azzecca, direte voi, quest’aria lirica?Forse nulla, ma ci piace immaginare qual-cuno, dalle parti del settore comunicazionedella Fidal, che fischietta questo motivettomentre sta cercando di riesumare un an-tico reperto federale: la rivista “Atletica”.Morta e quasi sepolta qualche anno addie-tro, ecco che ora sta prendendo corpo ilnuovo progetto. 30.000 gli euro messi a bi-lancio. Tremila le copie che dovrebbero es-sere stampate. Sì, stampate, avete lettobene! Distribuita non si sa ancora come ea chi. Almeno noi che viviamo “ai confini

dell’impero” non abbiamo notizie in me-rito. Periodicità? Sembrerebbe trimestrale:Azz... certamente sarà puntualissima esempre “sul pezzo”. Come abbiamo giàavuto modo di scrivere, sarà un bel leggerea maggio (aprile se tutto fila liscio), di av-venimenti andati in scena a gennaio. Coor-dinatore dovrebbe essere Francesco Volpe,giornalista in forza al Corriere dello Sport.Sembra che già abbia preso contatti conalcuni colleghi. Di più non sappiamo dirvi.Di una cosa, però, siamo certi. I soldimessi a bilancio non basteranno. Se per-mettete abbiamo una certa esperienza inmateria. E allora? Semplice, basterà fareuna “variazione di bilancio” in corsod’opera e il gioco è fatto. Buona lettura.

A breve un nuovo inizio: la rivista federale riprende vita