IL GRANDE VANGELO DI GIOVANNI Vol.01 - 8.ed.2010 (Jakob Lorber)

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RIVELAZIONI DI DIO

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La Parola del Signore attraverso Jakob Lorber

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  • 1. RIVELAZIONI DI DIO
  • 2. LE OPERE DI JAKOB LORBER1) IL GOVERNO DELLA FAMIGLIA DI DIO - 1840/1844 - (da Adamo ed Eva fino a No) 3 vol.2) LE DODICI ORE - 1841 - (le atrocit dei popoli della Terra nel 1841)3) IL GRANDE TEMPO DEI TEMPI - 1841 - (la pi grande Opera compiuta dalla Divinit)4) LA LUNA - 1841 - (la costituzione, la vita e lo scopo del nostro satellite)5) SATURNO - 1841/1842 - (la costituzione e la vita su tale pianeta)6) LA MOSCA - 1842 - (le attitudini e lo scopo di questo animale primordiale)7) IL GROSSGLOCKNER - 1842 - un monte austriaco - (lo scopo delle montagne)8) IL SOLE NATURALE - 1842 - (la costituzione e la vita sul nostro pianeta Sole)9) IL SOLE SPIRITUALE - 1842/1843 - (il pi grande trattato sullAldil) 2 vol.10) SPIEGAZIONE DI TESTI BIBLICI - 1843/1844 - (il vero significato delle citazioni bibliche)11) LINFANZIA DI GES - 1843/1844 - (la vita di Ges fino a 12 anni)12) LETTERA DI PAOLO APOSTOLO ALLA COMUNIT DI LAODICEA - 1844 -13) SCAMBIO DI LETTERE FRA ABGARO, RE DI EDESSA, E GES - 1845 -14) LA TERRA - 1846/1847 - (la costituzione del nostro pianeta e come vivere su di esso)15) OLTRE LA SOGLIA - 1847 - (cosa avviene prima, durante e dopo la morte)16) IL VESCOVO MARTINO - 1847/1848 - (la vita errante di un vescovo diventato figlio di Dio)17) DALLINFERNO AL CIELO Robert Blum-1848/1851- (la redenzione dei peccatori nellAldil) 2 vol.18) I TRE GIORNI NEL TEMPIO - 1859/1860 - (cosa insegn Ges nei tre giorni nel Tempio)19) DONI DEL CIELO - 1840/1864 - (Risposte del Signore alle domande di Lorber e dei suoi amici) 3 Vol.20) IL GRANDE VANGELO DI GIOVANNI -1851/1864-(vita e insegnamenti di Ges da 30 a 33 anni) 10 vol. VARIE 21) CD-ROM (lintera Opera in CD) - Volumi in Pdf 22) INDICE ALFABETICO DEL G.V.G. (1300 voci-Utile per ricerche) 23) BIOGRAFIA DI JAKOB LORBER (a cura di Karl G. Ritter von Leitner) ESTRATTI DALLOPERA DI JAKOB LORBER La Nuova Rivelazione 24) IL RITORNO DI CRISTO (profezie di Jakob Lorber e Gottfried Mayerhofer) 25) TESTIMONIANZE DALLA NATURA (il regno minerale, vegetale e animale) 26) LA FORZA SALUTARE DELLA LUCE SOLARE (metodi di guarigione) 27) SUPPLEMENTO AL G.V.G. (chiarimenti sul Vecchio e Nuovo Testamento) 28) SVELATI I MISTERI DELLANTICO EGITTO (Lucilla Zava) 29) GES E LORDINE DEGLI ESSENI (Vincenzo Manzoni Giuseppe Vesco) 30) IL LIBRO DELLA VITTORIA PER OGNI ANIMA (Alfio Pazzini) 31) SCHEDE A COLORI (Vedi Sito www.jakoblorber.it - Opera in immagini) Ordinare i libri a: Casa editrice GES La Nuova Rivelazione Via Vittorio Veneto 167, 24038 SANTOMOBONO TERME (Bergamo) Tel. 035-851163 - Cell. 347-1041176 - Fax 035-852573 E-mail [email protected] Per qualsiasi informazione rivolgersi a: Associazione Jakob Lorber, Via Vetrego 148, 30035 MIRANO (Venezia) Tel. Fax. 041-436154 E-mail [email protected] Sito Internet www.jakoblorber.it 2
  • 3. Jakob Lorber IL GRANDE VANGELO DI GIOVANNI Volume 1 La vita e gli insegnamenti di Ges nei tre anni della Sua predicazioneUnit di misura austriache del 18 /19 secolo usate nel testo:1 Braccio = 77,8 cm1 Cubito = 7,78 cm1 Emero = 56,6 litri1 Eone = 10120 (1 con 120 zeri)1 Iugero o Joch = 5754,664 mq1 Klafter o Tesa = 1,9 m1 Libbra = 560 g1 Linea = 2,2 mm1 Ma = 1,4 litri1 Miglio austriaco = 7,586 km1 Miglio tedesco = 7,42 km1 Pertica = 3,8 m1 Piede = 31,6 cm1 Pollice = 2,63 cm1 Quintel = 4,4 grammi1 Secchio = 56,6 litri1 Spanna = 20 cm1 Startin = 566 litri1 Statero = Piccola moneta antica1 Tesa o Klafter = 1,9 m 3
  • 4. Traduzione dalloriginale tedesco JOHANNES das gro e EvangeliumOpera dettata dal Signore nel 1851-64 al mistico Jakob Lorber7. edizione tedesca 1982Casa Editrice: Lorber Verlag - Bietigheim - GermaniaCopyright by Lorber VerlagCopyright by Associazione Jakob LorberRingraziamo la Lorber Verlag, Friedrich Zluhan e lOpera di Divulgazione Jakob Lorbere.V., D-74321 Bietigheim/Wuertt., per il sostegno nella pubblicazione di questo volume.Traduzione di Salvatore PiacentiniRevisione parziale a cura dellAssociazione Jakob LorberCasa editrice GES La Nuova RivelazioneVia Vittorio Veneto, 167,24038 SANTOMOBONO TERME (Bergamo)In copertina: Il sermone della montagna, dipinto della mistica austriaca Maria Maddalena Hafenscheer. Spiegazione e storia nellultima pagina.4
  • 5. Prefazione Nella fase finale di questepoca, in cui le pi importanti profezie annunciano loscatenamento del male a livelli che nessuno ha mai concepito, Dio ha rivolto,tramite il profeta Jakob Lorber, il pi grande messaggio di salvezza a tutti i popolidella Terra. A questo strumento della Provvidenza divina, Dio ha comunicato unoperamonumentale, LA NUOVA RIVELAZIONE, di 14.000 pagine, 35 volumi. Si tratta di una Comunicazione che spazia sulle tematiche esistenziali piprofonde e significative, il cui fine la comprensione del processo creativodelluomo, della sua trasformazione e del suo destino finale. Lorber scrisse per ben 24 anni, sentendo la Voce di Dio nel proprio cuore, ededic tutta la sua vita a mettere per iscritto questa Parola che stata comunicataproprio per prepararsi ad affrontare questi ultimi tempi. Lo scrivano di Dio Jakob Lorber nacque il 22 luglio 1800 a Kanischa, nella Stiria inferiore (Austria)da una famiglia di contadini. Lorber pass i primi anni della sua infanzia parteci-pando ai lavori della campagna. Da ragazzino manifest un grande desiderio diistruirsi e una particolare predilezione per la musica. Si applic dunque negli studie nella musica, diventando maestro elementare, insegnante di pedagogia e maestrodi violino. Il suo impulso verso una cultura spirituale superiore lo port allalettura delle opere di Kerner, Stilling, Swedenborg, Bhme, Tennhardt e Kerning. Dopo aver vissuto molti anni guadagnandosi da vivere con lavori provvisori disupplente, di maestro privato in una famiglia benestante, suonando lorgano inuna chiesa o dando lezioni private di violino, Lorber era comunque sempre allaricerca di una posizione stabile. Non riuscendo per a trovare un posto diinsegnante presso una scuola superiore, che avrebbe garantito la sicurezza del suoavvenire, Lorber decise di dedicarsi totalmente alla musica; divenne un ottimoviolinista ed ebbe lonore di conoscere il celebre Paganini, che gli diede anchealcune lezioni di perfezionamento. La sua fama crebbe: tenne un concerto alla Scala di Milano e a quarantanniottenne limportante incarico di maestro di cappella al Teatro di Trieste. Lorberaccett con gioia e prese tutte le disposizioni per la partenza, ma la sua vita,allimprovviso, prese una direzione completamente diversa. 5
  • 6. Il 15 marzo 1840, alle ore 6 del mattino, sent risuonare una voce nel cuore chegli disse: Alzati, prendi la penna e scrivi!. Egli ubbid subito a questa misteriosa chiamata, prese la penna in mano etrascrisse parola per parola quanto gli veniva dettato interiormente. Questo eralinizio dellopera Il Governo della Famiglia di Dio ovvero Storia dellacreazione primordiale del mondo spirituale e materiale, nonch dei primipatriarchi. E le prime frasi di questa Voce misteriosa dicevano: Chi vuol parlare con Me, quegli venga a Me, ed Io gli metter la risposta nelcuore; tuttavia solo i puri, il cui cuore pieno di umilt, percepiranno il suonodella Mia Voce. E chi preferisce Me al mondo intero, e Mi ama come una tenerasposa ama il suo sposo, con quello Io voglio camminare a braccetto. Egli Mivedr sempre come un fratello vede laltro fratello, e come Io lo vedevo findalleternit, prima ancora che egli fosse. Dopo questo avvenimento, Lorber declin lofferta fattagli e da quel momento,nel corso di ventiquattro anni, fino alla sua morte, egli serv da zelante scrivano aquesta misteriosa Voce, definendosi umilmente un servitore del Signore. Lorber scriveva quasi ogni giorno gi di buon mattino e faceva scorrere la pennacon discreta velocit, senza fare una pausa per riflettere oppure per correggere unpasso dello scritto. Egli, oltre a sentire la Voce interiormente, aveva anche la visione figurativa diquanto udiva. A questo riguardo Lorber scrisse ad un amico: Quanto alla parola interiore, posso dire che io percepisco la santissimaParola del Signore sempre nella regione del cuore come un pensiero chiarissimo,luminoso e puro, come parole espresse. Nessuno, per quanto possa essermivicino, pu percepire un qualcosa di una qualche voce. Per me, per, questa Vocedi Grazia risuona pi limpida di qualsiasi altro suono materiale, per quanto forteesso sia. E possibile conoscere un po pi da vicino la vita di Lorber da una lettera chelo stesso Lorber indirizz al suo amico Johannes Busch. In questa lettera c unarisposta iniziale di Lorber relativa a delle informazioni di affari che aveva col suoamico, ma ad un certo punto il Signore prende la parola e tramite la mano diLorber rivolge a Busch le seguenti parole: Mio caro amico, tu Mi cerchi, perch Mi ami; ed perci facile per te seguireil Mio comandamento dAmore in maniera viva ed efficace. Vedi, gli uomini inventano ogni tipo di cose e credono anche ad ogni tipo dicose. E gli uomini che hanno inventato tante cose, alla fine non credono pi anulla - se non a quello che hanno inventato - e pensano quale utile massimopossibile possano ricavarne! Questi sono figli del mondo che in certe cose sonopi furbi dei figli della luce! Ma ai Miei veri figli del cuore Io, tuttavia, dono ben altre cose che mai verran-no nella corrotta mente dei furbi figli del mondo! Vedi! Il Mio servitore (Lorber) veramente povero per amor Mio, poich egli potrebbe essere molto ricco datoche possiede, anche per Mia Grazia, le migliori doti di musicista.6
  • 7. Egli per ha rifiutato posizioni e offerte molto vantaggiose - tutto per il grandeamore per Me. E se ha 2 fiorini, si accontenta di 40 centesimi, mentre 1 fiorino e60 centesimi li distribuisce fra i poveri. Ma per questo Io gli ho aperto tutti i tesori dei Cieli. Ogni stella, per quantolontana, a lui nota come questa Terra. Con locchio del suo spirito le pucontemplare ed ammirare a suo piacimento, ma queste cose lo interessano pocoperch solo Io sono per lui Tutto in tutto! Ora vedi, questa lunica via giusta che conduce al Mio cuore! Il giovane ricco citato nel Vangelo aveva osservato volentieri la legge fin dallafanciullezza e con ci avrebbe dovuto anche avere la vita eterna. Per glisembrava di non averla ancora. Per questo venne da Me e domand che cosaavrebbe dovuto fare per raggiungere la vita eterna. Ed Io dissi: Osserva icomandamenti!. Egli per ribad di aver fatto ci gi dalla fanciullezza! Al chegli dissi: Se vuoi di pi, vendi i tuoi beni, distribuisci il ricavato fra i poveri, poivieni e seguiMi e allora i tesori del Cielo saranno a tua disposizione!. Vedi,questo Io lo dico ora per a ciascuno: Chi vuole avere molto da Me, devesacrificarMi anche molto - chi per vuole tutto, vale a dire Me Stesso, costui deveanche sacrificarMi tutto, affinch noi diveniamo una cosa sola. Tu, per, Mi hai gi sacrificato molto e perci riceverai anche molto! Lamore puro e disinteressato perci dinanzi a Me il massimo! Questo pocosia detto, amico, per tua consolazione. Amen. Dopo aver dedicato 24 anni della sua vita a mettere per iscritto la pi importanteopera mai comunicata allumanit, si avvicin anche per Lorber la fine della suaperegrinazione terrena. Il 24 agosto 1864 il servitore di Dio si addormentdolcemente e il suo spirito fece ritorno a quel mondo superiore al quale gi dalungo tempo apparteneva. La sua spoglia venne deposta nel cimitero di St.Leonhard presso Graz, dove una semplice lapide rammenta la missione dellelettoservitore e scrivano di Dio. La Nuova Rivelazione Questa imponente opera composta da una serie ragguardevole di volumi, chegi sotto laspetto puramente esteriore del numero e della mole rendono unatestimonianza della pi sorprendente fertilit spirituale. Elenco dei volumi, ordinati cronologicamente: Il Governo della Famiglia di Dio -3 volumi- 1840/44; Le dodici ore - 1841; Il grande Tempo dei tempi (1841); La Luna -1841; Saturno -1841/42; 7
  • 8. La mosca - 1842; Il Grossglockner - 1842; Il Sole naturale -1842; Il Sole spirituale -2 volumi -1842/43; Spiegazione di testi biblici - 1843; Linfanzia di Ges -1843/44; Lettera di Paolo apostolo alla comunit di Laodicea - 1844; Scambio di lettere fra Abgaro, re di Edessa, e Ges di Nazaret - 1845/46; La Terra -1846/47; Oltre la soglia - 1847; Il vescovo Martino -1847/48; DallInferno al Cielo -2 volumi -1848/51; I tre giorni nel Tempio -1859/60; Doni del Cielo 3 vol. (1840/1864) Il Grande Vangelo di Giovanni - 10 volumi - 1851/64. Per quanto riguarda il contenuto della NUOVA RIVELAZIONE, dopo alcuni capitolidintroduzione la Voce interiore comunica a Lorber le fondamentali spiegazionisullEssenza di Dio, sulla creazione primordiale del mondo spirituale, sullaformazione dei mondi materiali e sulla creazione finale delluomo. Da questa vasta esposizione emergono profondi insegnamenti sullaldiqua elAldil sotto forma di descrizioni di vita avvincenti e vive, e allo stesso tempoviene mostrata la Via sulla quale si pu giungere dalliniziale imperfezione umanaalla futura perfezione divina. Lopera principale, Il Grande Vangelo di Giovanni, il gioiello pi imponenteche rappresenta il compendio e il coronamento della NUOVA RIVELAZIONE. In essoci sono le descrizioni dettagliate e profonde di tutto ci che Ges ha detto e fattonei tre anni del Suo insegnamento terreno. In queste ampie Comunicazioni, il Signore rivela che i Vangeli della Bibbiasono certamente la Sua Parola, ma aggiunge che Dio Stesso, incarnatosi in Ges,ha insegnato e operato molto di pi di quanto stato tramandato ai posteriattraverso gli attuali Vangeli. Dopo ben due millenni, Dio ritiene opportuno comunicare nuovamente ericonsegnare integralmente allumanit tutto ci che era stato rivelato da Ges allacerchia pi ristretta dei Suoi discepoli. Nel Grande Vangelo di Giovanni, tutte le domande principali della vita vengonofinalmente svelate e chiarite. Solo in questepoca, infatti, lumanit preparata e matura per accogliere ecomprendere la profonda verit sui pi importanti misteri divini, sulla continuitdella vita e sul destino finale delluomo.8
  • 9. Il libro Il Grande Vangelo di Giovanni Lopera pi voluminosa della Nuova Rivelazione il GRANDE VANGELO DIGIOVANNI, in cui viene riferito integralmente tutto quello che Ges ha dettodurante i suoi tre anni dinsegnamento e di peregrinazioni sulla Terra. Sono statianni di intensissima attivit, ricchissimi di opere, dalle pi umili e quotidiane allepi sublimi e divine, che sono state omesse dai Vangeli. Il Signore, tramite Jakob Lorber, ha voluto restituire allumanit di questepocala versione integrale del periodo pi straordinario della vita di Cristo. Ben 6.000pagine sono state necessarie per ricreare lo scenario in cui Dio, agendo da uomo,Si offre come modello vivente che tutti gli uomini sono chiamati ad imitare. Accanto alle descrizioni della vita pubblica di Cristo nei suoi ultimi tre anni,vengono rivelati dalla Voce di Dio i pi importanti misteri sulla Creazione,rendendoli comprensibili agli uomini. Vengono date risposte convincenti a quei temi su cui luomo da sempre si affannosamente interrogato: la libert, il destino, la sofferenza, il male, i castighi,la morte, lAldil. Ci che caratterizza questopera il Progetto damore di Dio che ha in serbo perchi lo riconosce come Padre un destino meraviglioso: quello di diventare similea Lui. Alla base della storia damore che Dio vuole iniziare con gli uomini c la Suaimmensa solitudine e la Sua decisione di circondarsi di esseri viventi, trasforman-do un iniziale non-essere incosciente in un futuro essere consapevole eautonomo. Da queste rivelazioni divine luomo viene invaso da un senso di serenit perchacquisisce la certezza che Tutto ci che accade, la migliore soluzione voluta da Dio. Ci auguriamo che il lettore senta questo libro come una irripetibile occasionedi incontrarsi con Dio e di avere finalmente le risposte alle sue pi profondedomande. Associazione Jakob Lorber Venezia, gennaio 2000 9
  • 10. SULLE SETTE EDIZIONI DEL GRANDE VANGELO DI GIOVANNI Loriginale del Grande Vangelo di Giovanni fu ricevuto da Lorber negli annicompresi tra il 1851 e il 1864. La prima edizione dellopera in sette volumi fu pubblicata a cura di JohannesBusch a Dresda, a sue spese, a partire dallanno 1871. Egli per non aveva adisposizione loriginale e quindi si serv di una copia, presumibilmente provenien-te dalla cerchia di amici triestini che si occupavano dellopera di Jakob Lorber. La seconda edizione che si basava sulla prima, ma non pi in scrittura conti-nua, bens suddivisa in capitoli numerati e versetti, composta ora da diecivolumi, fu conclusa dopo sei anni e mezzo dal successore di Johannes Busch,Cristoph Friedrich Landbeck, nella sua casa editrice neoteosofica, ora gi aBietigheim, nel 1891. La seconda ristampa di Landbeck, ora anche in versetti numerati - di conse-guenza la terza edizione di tutta lopera - fu pubblicata a Bietigheim nel 1909. Ma solo la quarta edizione del G.V.G., pubblicata a partire dal 1922 da OttoZluhan nella sua qualit di erede di Padre Landbeck, si basa sulloriginale, ciosul manoscritto originale di Jakob Lorber che era giunto, in modo finora nonchiarito, a Mediasch in Transilvania, da dove lallora gi attempato PadreLandbeck lha portato a Bietigheim personalmente poco prima della sua morte. A Otto Zluhan si presentava la necessit di una revisione radicale delloperavoluminosa secondo i manoscritti originali di Jakob Lorber, revisione che unacerchia di collaboratori esperti, nel corso di molti anni, ha condotto in modoradicale, estremamente coscienzioso e responsabile. Differenze o discordanze rispetto alle precedenti edizioni non sono causatedunque da un divergere dalloriginale primitivo, bens, al contrario, dal ricondurre,solo in questo momento divenuto possibile, i testi alloriginale primitivo. Nel 1930 si cominci con la pubblicazione della quinta edizione. Nel 1937 la Neu-Salems-Verlag sub il divieto di esercizio da parte dellaGESTAPO, ma nel 1938 Otto Zluhan pot continuare a dirigerla con il nome diLorber Verlag, per con la restrizione di poter eseguire consegne solo allestero.Nel 1941 fu chiusa nuovamente la casa editrice dalla GESTAPO e Otto Zluhan fuarrestato. La quinta edizione, conclusa nel dopoguerra, e la sesta edizione del G.V.G. sibasavano sulla quarta edizione degli anni venti. In occasione della presente settima edizione del G.V.G. - curata ora da FriedrichZluhan successo a Otto Zluhan - che non pi composta e pubblicata in caratterigotici, ma latini, la Lorber Verlag si decisa a comparare i testi ormai stampatiimmutati da sessantanni, ancora una volta con i manoscritti originali di JakobLorber. Questa comparazione, ancora una volta intrapresa da un certo numero di collabo-ratori esperti, ha confermato in modo convincente il lavoro, citato sopra, radicale,estremamente coscienzioso e responsabile dei predecessori.Merano, 1981 H.E.Sponder10
  • 11. IL GRANDE VANGELO DI GIOVANNI Volume 1 SPIEGAZIONE DEL VANGELO BIBLICO DI GIOVANNI 1. Capitolo Breve introduzione alla comprensione spirituale delle parole evangeliche di Giovanni, lapostolo prediletto del nostro Signore e Salvatore Ges Cristo. (Giov. 1, 1-5(V.1) In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo. 1. Questo versetto ha gi avuto come conseguenza un gran numero di falsespiegazioni e interpretazioni di ogni genere e forma; anzi, di questo testo siservirono perfino gli atei pi convinti, per contestare con laiuto del medesimo laMia Divinit, e ci con tanta maggior sicurezza, in quanto rifiutavano la Divinit ingenerale. Ma ora non vogliamo riportare tali stratagemmi, con i quali la confusioneanzich diminuire aumenterebbe ancora di pi, bens vogliamo subito venire allaluce del giorno con la spiegazione pi breve possibile. Questa, essendo essa stessaLuce nella Luce della Luce, da se stessa combatter e vincer gli errori. 2. Uno dei motivi principali dellincomprensione di tali testi ovviamente,purtroppo, la traduzione molto difettosa e inesatta della Scrittura, dalla linguaoriginale alle lingue dei tempi attuali; per bene cos. Infatti se lo Spirito di talitesti non fosse ben nascosto cos com, allora ci che vi di pi sacro in essisarebbe stato gi da molto tempo orribilmente profanato, il che sarebbe stato digrandissimo svantaggio per tutta la Terra. Cos invece si intaccata solo lacorteccia, senza poter arrivare alla parte sacra e viva. 3. Ma ora tempo di mostrare il senso vero, interiore di tali testi a tutti quelliche sono degni di parteciparne; allindegno per dovr venire a costar caro,poich in tale occasione non permetto assolutamente che ci si faccia beffe di Me enon accetter mai di mercanteggiare. 4. Ma dopo questo necessario preavviso, segua ora la spiegazione. Solo questoaggiungo ancora e dico: che qui si deve intendere solo il senso interiore spiritualeper lanima, non per anche quello pi interiore in assoluto, il purissimo sensoceleste. Questo troppo sacro, e per il mondo pu essere comunicato senza dannosoltanto a coloro che lo cercano mediante una condotta di vita conforme allaParola del Vangelo. Invece il senso interiore solamente spirituale per lanima, silascia trovare facilmente, talvolta gi con lesatta traduzione adeguata ai tempi, ilche dovr essere subito mostrato ora con la spiegazione del primo versetto. 5. Molto inesatta e molto velante il senso interiore lespressione In principio.Infatti con ci si potrebbe perfino contestare e mettere in dubbio lesistenza eternadella Divinit, il che anche avvenuto da parte di alcuni precedenti filosofi, dalla 11
  • 12. cui scuola sono propriamente anche derivati gli atei di questo tempo. Ma se noi oradiamo rettamente questo testo, allora il velo apparir molto sottile, e non sardifficile, attraverso questo velo sottile, ravvisare il senso interiore molto bene etalvolta molto precisamente. 6. Ma la giusta traduzione suona cos: Nella Ragione Prima, o anche nella CausaFondamentale (di ogni esistenza), era la Luce (il grande santo Pensiero Creativo,lIdea Essenziale). Questa Luce non era solo in Dio, ma anche presso Dio, ossia laLuce usciva da Dio come contemplabile nella sua Essenza, ed era cos non soloin, ma anche presso Dio, e circondava per cos dire lEssere Divino Originale, econ ci risulta gi messo il fondamento per il futuro divenire Uomo di Dio, comediviene gi anche chiarissimamente visibile da s nel testo seguente. 7. Chi o che cosa era dunque propriamente questa Luce, questo grande Pensiero,questa santissima Idea fondamentale di ogni futuro, specifico, liberissimo essere?Non poteva essere altro che proprio Dio Stesso, perch in Dio, per mezzo di Dio eda Dio, non poteva essere altro che Dio a rappresentare solo Se Stesso, nel Suoeterno perfettissimo Essere. E dunque questo testo pu anche dirsi cos: 8. In Dio era la Luce, la Luce penetrava e circondava Dio, e Dio Stesso era laLuce.(V.2) Egli era in principio presso Dio. 9. Ora che il primo versetto, illuminato a sufficienza, pu essere facilmente capitoda chiunque abbia un po di lume, il secondo versetto si spiega da s e dice soltanto,come attestazione, che il suddetto Verbo o Luce o grande Pensiero Creativo non un Pensiero sorto successivamente allEssere Divino Originario, bens ugualmenteeterno con Dio, essendo Esso Stesso Dio, e perci Esso non cela in S nessunremoto processo di derivazione di qualsiasi genere, ragion per cui anche dettocome a dichiarare per cos dire in forma di attestazione: Egli era nel Principio o nellaRagione Prima di ogni essere e di ogni successivo divenire, quale Ragione primaStessa, presso Dio, in Dio e da Dio, dunque Egli Stesso in tutto e per tutto Dio.(V.3) Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui nulla fufatto di ci che fatto. 10. In questo versetto si conferma solo per cos dire come attuato e tangibile ciche gi nel primo versetto era stato chiaramente presentato come il Verbo o laLuce, pienamente presente nella Ragione Prima di ogni essere e divenire, ma nonancora realizzato come gi emanato. 11. Perci questo terzo versetto dato nella sua forma pura deve anche suonarecos: Ogni essere fu fatto da questo Essere Originario, il quale in Se Stesso leternaRagione Prima del proprio Essere in tutto e per tutto. La Luce, Parola [=Verbo], eVolont di questo Essere pose allesistenza fissa, visibile, la Sua propria edesclusiva Luce, la Sua eterna originaria Idea Creativa, che Egli trasse da Se Stesso, enon c nulla in tutta leterna Infinit che non sia comparso allesistenza apparente evisibile a partire dalla medesima Ragione Prima e per la medesima via. 12. Chi ora ha pienamente afferrato questi tre versetti illustrati in tutta chiarezza,a costui il versetto 4 dovr risultare gi da s chiaro ed evidente.12
  • 13. (V.4) In Lui era la Vita, e la Vita era la Luce degli uomini. 13. Si capisce certo da s gi da lontano che un Essere Ragione Prima di ogniessere, la Luce di ogni luce, il Pensiero Originario di ogni pensiero e idea, laForma Originaria quale Ragione Prima di tutte le forme, per prima cosa nonpoteva essere senza forma, e per seconda cosa non poteva essere morte, datoche questa indica il massimo contrario di ogni esistenza di qualsiasi genere inassoluto. In questa Parola [=Verbo] o Luce, o in questo grande Pensiero di Dioin Dio, e in senso assoluto in Dio Stesso, era quindi una perfettissima Vita. Dioera dunque la prima eternissima, perfettissima Vita Fondamentale in Se Stesso eda Se Stesso in tutto e per tutto, e questa Luce o Vita chiam attingendo da Sgli esseri, e questa Luce o questa Vita era la luce e quindi anche la vita negliesseri, negli uomini usciti da Lui; e questi esseri e uomini erano dunquepienamente unimmagine somigliante della Luce Originaria che determinava inessi lessere, la luce, e dunque anche una vita pienamente simile alleternoEssere Originario. 14. Ma poich la Vita Originaria di Dio e deve essere del tutto e perfettamentelibera, dato che altrimenti come se non fosse vita, ma questa vita simile alla Suadeve essere anche la stessa e medesima negli esseri creati, altrimenti essa purenon sarebbe vita, e quale non-vita non sarebbe neppure esistenza, allora fintroppo tangibilmente chiaro che agli esseri creati, agli uomini, poteva essere datasolo una vita perfettamente libera. Questa doveva percepire se stessa comeintegra, ma proprio da questa percezione anche accorgersi che non derivata dase stessa, bens solo da Dio pienamente a Sua immagine somigliante, secondo ladi Lui Volont eterna e onnipotente. 15. Questa percezione doveva essere presente in tutti gli esseri creati, cos comequella che la loro vita e il loro essere deve essere pienamente a immagine esomiglianza di Dio, altrimenti di nuovo non avrebbero n vita, n una qualsiasiesistenza. 16. Ma se noi osserviamo meglio questa circostanza, ne risulta che negli essericreati devono necessariamente incontrarsi due sentimenti, e cio come prima cosae pi immediata, il sentimento della divina somiglianza, o della Luce Originaria diDio in essi, e come seconda cosa, proprio da questa Luce, per poi anchenecessariamente il sentimento del divenire nel tempo per mezzo della VolontOriginaria del Creatore. 17. Il primo sentimento pone senzaltro la creatura al livello del Creatore e,come se uscisse da s, completamente indipendente dalleterna Ragione Prima, inquanto in un certo qual modo racchiude e contiene in s anchessa tale Ragione;ma il secondo, che necessariamente deriva da questo primo sentimento vitale,deve tuttavia vedersi e considerarsi come chiamato fuori da s da parte della verae propria Ragione Prima, e solo successivamente nel corso del tempo manifestatoin s liberamente, e perci molto dipendente dalla Ragione Principale Originaria. 18. Ma questo sentimento riduttivo fa diventare anche il primo sentimento digrandezza un sentimento di sottomissione, cosa che per il sentimento di grandezza sommamente e assolutamente necessaria, come sar mostrato in seguito in modomolto chiaro. 13
  • 14. 19. Il sentimento di grandezza combatte molto violentemente contro un taleabbassamento, e vuole reprimere il secondo sentimento. 20. Ma per questa lotta sorge poi del rancore e, alla fine, dellodio contro laRagione Prima di ogni essere, e da ci contro il riduttivo sentimento di sottomis-sione o di dipendenza; ma con ci il sentimento di grandezza poi si paralizza e sioscura, e nellessere creato si passa dalla Luce Originaria a notte e tenebra.Questa notte o questa tenebra a mala pena poi riconosce in s la Luce Originaria esi allontana dunque, cieca e tuttavia anche autonoma, dalla Ragione Prima delproprio essere e divenire, e nel suo accecamento non la riconosce.(V.5) E la Luce brilla nella tenebra, e la tenebra non la comprende. 21. Perci questa Luce Originaria pu poi brillare come vuole in tale notte; mapoich la notte, che pure sorta dalla Luce, non ha unappropriata capacit divedere, cos essa non riconosce la Luce, che viene in tale notte per ritrasformarlanella giusta Luce Originaria. 22. Allo stesso modo dunque anchIo, quale eterno Essere Originario di ogniessere e quale Luce Originaria di ogni luce e vita, venni nel mondo delle tenebre acoloro che furono da Me; ma essi, nella notte del loro affievolito sentimento digrandezza, non Mi riconobbero! 23. Poich questo quinto versetto spiega appunto che Io, essendo totalmente loStesso che ero dallEternit, secondo le misure e i rapporti originari e in quellemisure e in quei rapporti, vengo in questo mondo creato da Me e tratto da Me, equesto mondo non Mi riconosce come il fondamento della sua propria esistenza. 24. Ma Io, quale Ragione Prima di tutto lesistere, dovevo pur vedere dallaMia originaria eterna Luce totale, come il sentimento di grandezza, prima lucedegli uomini, per la continua lotta diventava sempre pi pallido e pi debole, eperci come luce della vita anche pi oscuro, e alla fine del tutto buio, e chequindi gli uomini, se fossi venuto a loro nellimmagine a loro data da Me, nonMi avrebbero riconosciuto; per lo meno moltissimi no, specialmente se fossivenuto loro come un puro Deus ex machina(1), del tutto inaspettato e senzapreparazione, nella limitata forma umana. E allora avrei dovuto ascriverlo solo aMe Stesso se gli uomini, impreparati a tale Mia Venuta, non avessero potutoaffatto riconoscerMi. 25. S, Io ben lo vidi dalleternit, e per questo feci preannunciare agli uomini,cominciando gi dal loro primo sorgere separato da Me fino alla Mia realeVenuta, tramite molte migliaia di veggenti che nella lotta non perdettero la Luce,appunto questa Mia Venuta, e feci segnalare fedelmente il modo e la maniera, eperfino il luogo e il tempo della Mia Venuta. E quando la Mia Venuta avvennerealmente, feci accadere grandi segni e destai un uomo, nel quale prese dimora unalto spirito primordiale, affinch egli annunciasse ai ciechi la Mia Venuta e pienaPresenza sulla Terra.1 Espressione latina che si riferisce alle antiche rappresentazioni teatrali, in cui un dio pagano veniva fatto apparire improvvisamente con laiuto di un marchingegno. [N.d.T.]14
  • 15. 2. CapitoloUn alto spirito (Michele), incarnato come Giovanni (Battista), rende testimonianza alSignore. Gli insegnamenti fondamentali: la natura di Dio, delluomo e del suo rapporto con Dio. La caduta delluomo e le straordinarie vie di Dio per la sua redenzione. (Giov. 1, 6-13) (V.6) Ma cera un uomo mandato da Dio, che si chiamava Giovanni. 1. Si chiamava Giovanni questuomo, che presso il Giordano predicava la penitenza e battezzava con lacqua i convertiti. In questuomo dimorava lo spirito del profeta Elia, e questo era proprio lo stesso spirito angelico che nel remoto principio sconfisse Lucifero e in seguito, sulla nota montagna, con il medesimo Lucifero disput per il cadavere di Mos(2). (V.7) Costui venne come testimone (dallalto) per dare testimonianza alla Luce, affinch essi tutti (gli uomini senza luce) per mezzo suo credessero (ossia per mezzo della sua luce riconoscessero la Luce Originaria venuta a loro). 2. Questi venne quale antico e nuovo testimone dallalto, ossia come luce dalla Luce Originaria, per dare testimonianza alla Luce Originaria, allEssere Origina- rio di Dio, che ora prendeva Lui Stesso la carne e, in forma totalmente uguale allumana, venne come Uomo Lui Stesso ai Suoi uomini, che sono [provenienti] da Lui, per illuminarli nuovamente nella loro notte e cos [illuminati] restituirli di nuovo alla Sua Luce Originaria. (V.8) Egli non era la Luce (da se stesso), ma era solo una testimonianza della Luce (ossia egli testimoniava di fronte al rabbuiato sentimento di grandezza degli uomini, che ora la Luce Originaria Stessa scendeva dalla Sua Altezza eterna, come un agnello nellumilt, agli uomini, e prendeva su di S volontariamente tutte le loro debolezze (peccati), per ridare in questo modo agli uomini la Luce Originaria e renderli e metterli pari a Lui). 3. Questuomo non era ovviamente la vera e propria Luce Originaria Stessa, bens, cos come tutti gli esseri, solo una luce parziale dalla Luce Originaria. Per a lui fu dato di rimanere nellunione con la Luce Originaria tramite la sua preponderante umilt. 4. Ma poich egli si trovava dunque in continua unione con la Luce Originaria e distingueva bene Questa dalla propria luce dato che anchegli bens uscito dalla Luce Originaria, ma non era tuttavia la Luce Originaria, bens solo una derivazione della Stessa, affinch La riconoscesse e ne desse una giusta testimonianza , cos diede poi anche alla Luce Originaria una validissima testimonianza, e con questo ridest tanta giusta luce nei cuori degli uomini, che questi poi, seppure allinizio solo molto debolmente, col tempo per sempre pi fortemente e chiaramente poterono riconoscere che la Luce Originaria, Quella rivestita ora di carne, pur tuttavia la Stessa a cui tutti gli esseri e tutti gli uomini devono la propria autonoma esistenza e possono conservarla cos autonoma in eterno, se lo vogliono. 2 cio Michele. [Nota tedesca] 15
  • 16. (V.9) Questa era la vera Luce, che illumina tutti gli uomini che vengono inquesto mondo. 5. Non il testimone, bens la sua testimonianza e Colui di cui era testimone,erano la giusta Luce Originaria che fin dal primo inizio ha illuminato e animatotutti gli uomini che vengono in questo mondo, e ancora adesso continuamente lianima e li illumina sempre pi. Ed per questo che anche detto, nel versetto 9,che proprio Costui era ed la vera e giusta Luce che form tutti gli uomini, nelloro primo inizio, alla libera esistenza, ed ora venne per illuminarli in tuttapienezza e renderli di nuovo simili a Se Stesso.(V.10) Egli era nel mondo, e questo stato fatto per mezzo di Lui, ma essinon Lo riconobbero. 6. In quale modo Io, ovvero la Luce Originaria, abbia potuto essere miscono-sciuto da questo mondo, cio dagli uomini ottenebrati che in tutto il loro esseresono usciti da Me, ovvero, il che la stessa cosa, dalla Luce Originaria (Verbo),e questo nonostante tutti i precursori e gli annunciatori della Mia Venuta, ci gi stato trattato chiaramente al versetto 5. C solo ancora da notare, in modotutto particolare, che qui con mondo non si deve intendere la Terra qualeportatrice di anime giudicate, che propriamente costituiscono la materia, masolo e puramente gli uomini, i quali sono bens presi in parte da questa materia,ma - una volta che sono divenuti esseri posti in libert - non appartengono o nondevono pi appartenere a questa antica materia di anime giudicate. Infatti qualepretesa sarebbe poi se Io esigessi dalla pietra, che ancora si trova in profondis-simo Giudizio, che Mi riconoscesse!? Una tal cosa pu essere pretesa a pienodiritto solo da unanima divenuta libera, che ha in s il Mio Spirito.(V.11) Egli venne nella Sua propriet, e i Suoi non Lo accolsero. 7. Dunque, come sopra menzionato, non la Terra, bens solo ed esclusivamentegli uomini nella loro entit di anima e spirito, devono essere visti qui e consideraticome la peculiare propriet del Signore, e propriet in quanto loro stessi sono inun certo qual modo Luce Originaria dalla Mia eterna Luce Originaria, e con civengono a coincidere in Uno con la Mia Natura di Ragione Prima. 8. Ma poich essi proprio in questa natura, che si esprime in loro come senti-mento di grandezza, sono indeboliti debolezza a causa della quale appunto Iovenni a loro come nella Mia propriet delle origini e ancor sempre vengo inmodo simile cos essi non Mi riconobbero, e con ci non riconobbero neppurese stessi e il loro peculiare Essere di Ragione Prima, che non potr mai venireannientato perch in ultima analisi la Mia Natura.(V.12) Ma a quanti Lo accolsero diede il potere di diventare figli di Dio,poich credono nel Suo Nome. 9. Ma si capisce come da s che, per tutti quelli che non Mi accolsero o nonMi riconobbero, lOrdine Originale rimase perturbato, e con questa perturbazio-ne rimase uno stato di sofferenza, il cosiddetto male o peccato. Al contra-rio, per molti altri che Mi accolsero, cio che Mi riconobbero nei loro cuori,16
  • 17. questo male invece dovette necessariamente disperdersi, dato che essi furono dinuovo riuniti con Me, lOrdine Originario e la Potenza Originaria di tuttolesistere, in cui trovarono se stessi e la Mia Luce originaria nella loro luce cheera stata messa in essi, e in questa leterna, inestinguibile vita. 10. Ma in tale vita essi trovarono anche che con ci necessariamente non sonosoltanto Mie creature, come risulta dal loro sentimento vitale inferiore, benssono infallibilmente i Miei veri e propri figli, poich celano in s ci che diMe Stesso, che soltanto per la Potenza della Mia Volont fu posto fuori da Meliberamente. Infatti la loro luce (la loro fede) uguale alla Mia vera e propriaLuce originaria, e perci ha in se stessa la piena Potenza e Forza che in MeStesso e, derivante da questa Potenza, anche il pienissimo diritto, non solo dichiamarsi, ma anche di essere in ogni pienezza Mia figlia! 11. Proprio la fede infatti questa luce, e il Mio Nome, al quale sono indiriz-zati i potenti raggi di questa luce, la Forza e la Potenza e la vera e propriaNatura del Mio Essere Originario, attraverso cui ognuno realizza in s, a pienodiritto e con piena validit, la figliolanza divina. Per questo poi anche detto alversetto 12 che tutti quelli che Mi accoglieranno e crederanno nel Mio Nome,dico: avranno in s il potere di chiamarsi a pieno diritto figli di Dio!(V.13) I quali non dal sangue, n dal volere della carne, n dal volere di unuomo, ma da Dio sono nati. 12. Questo versetto non altro che una pi precisa indicazione e spiegazionedel versetto precedente, e in un linguaggio pi collegato i due versetti contiguipotrebbero suonare cos: Ma a coloro che Lo accolsero e credettero nel SuoNome, a loro Egli diede il potere di chiamarsi figli di Dio, i quali non sononati dal sangue, n dal volere della carne (desiderio carnale), n dal volere di unuomo, bens da Dio. 13. Ma si capisce gi da s che qui non pu essere questione di una primanascita come carne dalla carne, bens solo ed esclusivamente di una secondanascita, dallo spirito dellamore per Dio e dalla verit della fede viva nel Nomevivente di Dio, che si chiama Jesus-Jehova-Zebaoth; la quale seconda nascitasi chiama anche con una buona definizione la rinascita dello spirito mediante ilBattesimo dai Cieli. 14. Ma il Battesimo dai Cieli il completo passaggio dello spirito edellanima, con tutti i suoi desideri, allo spirito vivo dellamore per Dio edellamore in Dio Stesso. 15. Una volta avvenuto tale passaggio dalla liberissima volont delluomo, eallorch tutto lamore delluomo si trova ora in Dio, allora per mezzo di questosacro amore anche tutto luomo si trova in Dio, dove viene maturato, rafforzatoe rinvigorito per diventare un essere nuovo, e quindi, dopo aver raggiunto lagiusta e completa maturit, da Dio rinasce. Dopo questa seconda nascita, chenon preceduta n da desiderio della carne, n dalla volont procreativa di unuomo, soltanto allora luomo un vero figlio di Dio, che divenuto talemediante la Grazia, la quale una libera potenza dellAmore divino nel cuoredelluomo. 17
  • 18. 16. Ma questa Grazia anche appunto la potente attrazione di Dio nello spiritodelluomo, attraverso cui egli, come attratto dal Padre, giunge al Figlio, cio alladivina Luce Originaria, oppure, il che la stessa cosa, alla giusta, viva e potenteSapienza di Dio. 3. CapitoloLIncarnazione della Parola Eterna e la testimonianza di Giovanni Battista su di Lui. Cenni di vita principali per la nuova esistenza mediante la rinascita. Prima e seconda Grazia. (Giov. 1,14-16)(V.14) E il Verbo divenne carne e abit fra noi, e noi vedemmo la sua gloria,una gloria come di Figlio unigenito del Padre, pieno di Grazia e di Verit. 1. Ma quando luomo in tal modo perviene, mediante la rinascita, alla verafigliolanza di Dio, nella quale egli viene proprio generato da Dio Padre, ovverodallAmore in Dio, allora egli perviene alla gloria della Luce Originaria in Dio,che propriamente lo Stesso divino Essere quale Prima Ragione. Questo Essere il vero e proprio Figlio Unigenito del Padre, cos come la Luce riposa nascostadentro al calore dellAmore, fino a quando lAmore non la eccita e non la irradiada S. Ma questa santa Luce dunque anche la vera e propria Gloria del Figlio delPadre, a cui perviene ogni rinato e dove egli stesso (il rinato) diviene simile aquesta Gloria, che eternamente piena di Grazia (Luce di Dio) e piena di Verit,che qui la vera Realt, o il Verbo divenuto Carne.(V.15) Giovanni d testimonianza di Lui, richiama e dice: Era questo Coluidi cui ho detto: Dopo di Me verr Colui che stato prima di me, poich Egliera prima di me. 2. Giovanni ne d nuovamente una giusta testimonianza, e fa notare agli uomini,subito dopo il battesimo nel fiume Giordano, che proprio lUomo che egli ora habattezzato Colui di cui aveva parlato al popolo gi per tutto il tempo della suapredica sulla penitenza, per accoglierLo degnamente, [dicendo] che Egli, chesarebbe venuto dopo di lui (Giovanni), era stato prima di lui, dunque esistevaprima di lui. Il che in un senso pi profondo equivale nuovamente a: Questa laLuce Originaria fondamentale ed Esistenza Originaria fondamentale di ogni luce edi ogni essere, che fu prima di ogni esistenza, ed ogni esistenza derivata daquesta Esistenza.(V.16) Dalla Sua Pienezza tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. 3. Ma questa Luce Originaria anche la Gloria eternamente grande in Dio, eDio Stesso questa Gloria; questa Gloria era dalleternit Dio Stesso in Dio, edalla pienezza di questa Gloria tutti gli esseri hanno preso la loro esistenza e laloro luce e libera vita. 4. Ogni vita perci una grazia da Dio e compenetra continuamente la formaportatrice di vita. La Vita originaria in ogni uomo perci, essendo la medesima18
  • 19. gloria in Dio, una prima grazia di Dio; questa per ha subto dei danni per il notoindebolimento del sentimento di grandezza con linferiore sentimento del diveniree della conseguente necessaria dipendenza dalla Luce Originaria e Ragione Primadi ogni esistenza. 5. Poich in tal modo questa prima Grazia nelluomo voleva quasi decaderecompletamente, venne allora la Luce Originaria Stessa nel mondo, e ammaestrgli uomini affinch rimettessero questa prima grazia di nuovo alla Luce Origina-ria, o propriamente affinch dovessero rientrare del tutto in questa EsistenzaOriginaria e prendervi, al posto della vecchia luce, una vita nuova; e questoscambio il prendere grazia per grazia, o per cos dire il consegnare la vitavecchia, indebolita, che non serve pi a nulla, per una vita nuova, inestinguibile inDio e da Dio nella pienezza. 6. La prima grazia stata una necessit, in cui non opera alcuna libert, per cuineppure alcuna stabilit; la seconda grazia invece una piena libert, esente daqualsiasi costrizione, e perci poich da nulla sospinta e costretta ancheeternamente indistruttibile. Infatti dove non c un nemico, l non c neppuredistruzione; come nemico per viene inteso tutto quello che influisce comeimpedimento a una libera esistenza, sotto qualsiasi forma. 4. CapitoloLa Legge e la Grazia. Ulteriori lotte degli esseri chiamati alla libera figliolanzadivina. Compare il Redentore. Padre e Figlio sono una cosa sola come calore e luce. (Giov. 1, 17-18)(V.17) Poich la Legge stata data per mezzo di Mos; la Grazia e la Veritsono venute per mezzo di Cristo. 1. Cos la Legge che dovette essere data alla prima vita, e cio gi in principioal primo uomo, e nel seguito delle cose attraverso Mos, che qui in questoversetto viene citato anche come rappresentante della Legge. Ma dalla Leggecerto nessuno poteva mai ottenere la vera libert di vita, poich la Legge unimpedimento, e non un incoraggiamento alla vita. 2. Con un devi positivo le prime idee di creazione furono poste, dal Volereimmutabile della Potenza Originaria, ad una esistenza isolata, come autonoma; perquanto concerne dunque la separazione e la formazione dellesistenza limitata daspazio e tempo, ci fu realizzato mediante un immutabile devi. 3. Ora ecco lessere, luomo, in s in un certo senso la Divinit Stessa, oppure, ilche la stessa identica cosa: lEssere Originario di Dio Stesso, solo separato dallaSua Ragione Prima ma tuttavia consapevole di Lui, accanto a ci per anchelegato pur tuttavia in una forma limitata e conservata mediante un immutabiledevi. Questo stato non volle piacere allessere cos costituito, e il suo sentimen-to di grandezza venne a una lotta violenta con la sua necessaria limitazione edestromissione. 4. Poich nel primo originario ordine di esseri la lotta divenne sempre piaccesa, la grande Legge fondamentale dovette essere inasprita e includere gli 19
  • 20. esseri in un giudizio rigido e temporale; in ci consistette la costruzione dei solidimondi materiali e cos la maggior separazione degli esseri originari. 5. Nel secondo ordine di esseri compare allora luomo rivestito di carne, chepoggia sul suolo del suo primo giudizio. Nonostante lormai triplice separazionedalla sua Ragione Prima, pur tuttavia egli riconobbe di nuovo presto in s QuelloStesso [Dio], e divenne ribelle, superbo e disubbidiente a una Legge facile, datanon pi come rigido devi, ma come libero arbitrio. 6. Ma poich non volle farsi piacere questo leggero comando, cos gliene fudato uno pi pesante e fortemente sanzionato, e la sanzione per la non osservanzadi questo secondo comando venne puntualmente eseguita. 7. Dopo questa correzione lEssere divino Si port sulla Terra in Melchisedeke guid gli uomini; ma essi cominciarono subito di nuovo a combattere, edovettero essere vincolati e condotti allordine da nuove leggi, cos che rimaseloro soltanto un movimento di tipo meccanico, in contrasto con quasi tutte leloro tendenze. 8. Quindi con la Legge fu prodotto un vasto abisso, sopra il quale nessunospirito e nessun essere poteva pi fare un salto, per cui dunque la prospettiva e laconsapevolezza interiore di un proseguimento eterno della vita interiore, moltolimitata in tal forma, divennero una questione molto dubbia. 9. Su una tale limitazione appare allora il divino Essere Originario nella Suapropria originaria Pienezza, e cio nella persona di Cristo. 10. Qui dunque ritorna nuovamente la Grazia originaria, prende su di S tutte ledebolezze della vita degli uomini, e d loro in cambio una Grazia nuova, una Vitanuova, piena di vera Luce, e mostra loro in questa [Luce] e attraverso Se Stesso lagiusta via e il giusto scopo della loro esistenza.(V.18) Nessuno ha mai visto Dio; lunigenito Figlio, che nel grembo delPadre, Costui ce lo ha annunciato. 11. Soltanto adesso coloro che Lo riconobbero ricevettero una vera conoscenza diDio, e potevano ora per la prima volta guardare accanto a s e fuori di s e ricono-scere Dio, che mai prima un essere aveva potuto vedere nella Sua Pienezza, eattraverso Lui anche se stessi e la loro propria liberissima destinazione di vita. 12. Ed ora stato di nuovo tolto anche labisso inaccessibile che era statoprodotto dalla Legge, e ogni uomo poteva e pu ancor sempre uscire dal giogodella Legge, se scambia il suo uomo vecchio con luomo nuovo da Cristo, per cuidunque anche detto che si deve svestire luomo vecchio e indossare il nuovo,ossia: chi ama la vecchia vita, la perder; chi invece la fugge, costui la conserver,e precisamente la nuova. Questo dunque lannuncio dal grembo del Padre e ilVangelo vivo di Dio. 13. Ma lespressione che dice: che nel grembo del Padre vuol significare: LaSapienza Originaria di Dio ossia la vera e propria Natura Divina pi intima nellAmore, cos come la luce dimora nel calore. Essa inizialmente sorge escaturisce dal calore potente dellAmore, e infine con la sua presenza genera dinuovo calore, e questo perennemente di nuovo luce. Cos altrettanto dallAmore,che uguale al Padre e in ultima analisi il Padre Stesso, sorge la Luce della20
  • 21. divina Sapienza, che uguale al Figlio ovvero proprio il Figlio Stesso, che pernon sono Due, bens il Figlio pienamente Uno con quello che si chiama Padre,allo stesso modo come luce e calore o calore e luce sono una cosa sola, dato che ilcalore genera continuamente la luce e la luce continuamente il calore. 5. CapitoloLa testimonianza di Giovanni Battista su se stesso. Motivo del rinnegamento delsuo spirito di Elia. Umile attestazione del precursore del Messia. Vane e falseidee dei templari sul Cristo che doveva venire. Di nuovo chiara testimonianza di Giovanni Battista sul Signore. (Giov. 1, 19-30)(V.19) E questa la testimonianza di Giovanni ai Giudei, quando costoro glimandarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti che Gli chiesero: Chi sei tu?. 1. Questo versetto presenta un puro fatto esterno, e perci non ha un senso interio-re; solo questo si lascia facilmente dedurre da una tale missione: che il sentimento digrandezza dei Giudei in questo tempo gi cominciava a presentire che la LuceOriginaria, o la Vita Originaria di Dio, cominciava ad avvicinarsi agli uomini dellaTerra, e gi doveva essere sulla Terra, e ipotizzava che questa Vita Originaria diogni vita si trovasse in Giovanni, ed egli fosse magari il promesso Messia. 2. Per questo dunque, per il suddetto presentimento pi che per la fama dipredicatore di Giovanni, essi mandarono anche da lui degli informatori, perch glichiedessero chi era, se Cristo, o Elia, o un altro profeta.(V.20) Ed egli attest e non ment, dicendo: Io non sono Cristo, il Messiapromesso.(V.21) Ma essi gli chiesero ancora: Chi sei dunque? Sei Elia?. Ed egli disse:Non lo sono!. E ancora gli chiesero: Sei un profeta?. Egli rispose: No! 3. Ma la ragione per cui gli chiesero anche se fosse Elia o un altro nuovoprofeta, era che negli Scritti profetici si diceva che Elia sarebbe venuto prima delpromesso Messia, e avrebbe preparato tutto Israele alla grande Venuta del Messia!Cos in questo tempo sarebbero dovuti sorgere anche altri profeti ancora, i qualipure avrebbero preceduto come araldi il Messia. Queste cose dunque sapevano gliinviati di Gerusalemme, che conoscevano le Scritture, e cos interrogaronoGiovanni; questi per attest di non essere tutto ci.(V.22) Ed essi gli dissero ancora: Chi sei dunque, perch possiamo portareuna risposta a coloro che ci hanno inviato?! Che cosa dici dunque di te stesso? 4. E cos naturalmente dovettero poi chiedergli ancora chi fosse.(V.23) Ma Giovanni disse: Io sono la voce di uno che grida nel deserto epreparo la via al Signore, come ha predetto il profeta Isaia. 5. Al che Giovanni attest solo allora che egli era soltanto uno che grida neldeserto e prepara secondo la predizione di Isaia la via al Signore! 21
  • 22. 6. Qui si pu chiedere, a buon diritto, perch Giovanni facesse questo neldeserto, del quale si pu presumere che sicuramente lo abitino pochissimi uomini,e che perci sarebbe stato ben pi indicato fare un precursore di tal genere in queiluoghi che sono abbondantemente abitati da uomini. A che pu servire un talgridare, pur cos poderoso, nel morto deserto, dove il suono del richiamo siestingue molto prima di giungere a un qualche orecchio? E se anche giungecasualmente a un qualche orecchio umano, ci di gran lunga insufficiente peruna cosa che della massima importanza per tutti gli uomini! 7. A questa preventiva domanda sia detto cos: che qui sotto lespressionedeserto non tanto da intendersi il piccolo deserto di Bethabara, situato al di l delGiordano, quanto piuttosto il deserto spirituale nei cuori degli uomini. Il deserto diBethabara, dove realmente Giovanni viveva, predicava e battezzava, era perci statoscelto solo perch fosse per luomo lo specchio di come egli era nel suo cuore, ecio altrettanto desolato, vuoto, senza nobili frutti, pieno solo di spine e cardi, diogni erbaccia e pieno di vipere e altri rettili ributtanti. E in un tale deserto degliuomini compare Giovanni come una coscienza risvegliata, che egli anche rappresen-ta sotto laspetto puramente spirituale, e predica penitenza per il perdono dei peccati,e prepara cos al Signore la via ai cuori degli uomini divenuti tutti deserti. 8. Rimane qui ancora solo la questione perch Giovanni non si riconobbecome Elia o un profeta, dato che egli, secondo la Mia personalissima testimo-nianza, era sicuramente sia luno che laltro. Infatti Io Stesso ho pur detto chiaroe tondo agli apostoli, cos come ad altri ascoltatori della Mia Dottrina, in unaoccasione molto adatta: Giovanni era quellElia che doveva venire prima di Me,se volete accettarlo. 9. La ragione di una tale negazione che qui Giovanni si designa solo secondoleffettivo nuovo compito, e non secondo il vecchio, come fu dato al suo spirito inElia al suo tempo terreno. Elia doveva punire e distruggere il Moloch; Giovanniinvece chiamare alla giusta penitenza, trasmettere il perdono dei peccati medianteil battesimo dacqua, e cos preparare a Me la via. E in base a tale attivit dunqueegli si atteggi solo a ci che egli era in effetti in quel momento.(V.24) E quelli che erano inviati, erano dei farisei.(V.25) E costoro continuarono ancora a interrogarlo, e gli dissero: Perchdunque battezzi, se non sei Cristo, neppure Elia e nessun altro profeta?. 10. Ma poich tuttavia battezzava, il che era permesso altrimenti solo ai sacer-doti e ai profeti di cui fosse dimostrato che erano chiamati a farlo, cos i sacerdotie i leviti, inviati dai gelosi farisei, gli domandarono perch mai battezzasse gliuomini, dato che non era n luno n laltro. (V.26) Ma Giovanni rispose loro e disse: Io battezzo solo con acqua; Lui (ilCristo di Cui mi chiedete) venuto in mezzo a voi; ma voi non Lo conoscete. 11. Ma Giovanni dice: Io battezzo solo con acqua, cio io lavo soltanto e sonoun lavatore di cuori divenuti impuri, affinch venga ricevuto degnamentequellUnico che, in un certo qual modo, Si trattiene gi da lungo tempo in mezzoa voi, che voi per, a causa della vostra cecit, non riconoscete!22
  • 23. 12. Qui sono rappresentati, con questi investigatori, anche tutti coloro che cercanoMe, il Signore, esternamente in qualche posto, i quali attraversano terre e mari, e linterrogano tutti i sapienti: Dov Cristo, quando e dove viene?. Ebbene, Quello vero, Quello che si costru unabitazione per S al centro dei lorocuori e che soltanto l si pu trovare (Oh, che cercatori fallaci!), Quello non Locercano, o per lo meno non l dove solo ed esclusivamente si pu cercare e trovare!(V.27) Questi Colui che verr dopo di me, che era prima di me, al Qualenon sono degno di sciogliere i lacci dei sandali.(V.28) Ci avvenne a Bethabara, oltre il Giordano, dove Giovanni battezzava. 13. Quale testimonianza piena di umilt d pur Giovanni davanti ai sacerdoti eai leviti, dato che egli sa bene Chi in Cristo ha messo piede sulla Terra; ma cheimporta questo al clero pieno di alta sapienza mondana! La verissima testimo-nianza di Giovanni li lasci indifferenti, poich essi non volevano un Messiapieno di umilt, povero e privo di lustro, bens uno davanti al quale tutti quantisarebbero dovuti subito arretrare per la paura e lo spavento! 14. [Infatti secondo loro] il Messia, subito al Suo primo apparire naturalmentein nessun altro luogo se non in Gerusalemme e visibile per linea recta (lineadiretta) raggiante di fuoco, con uno splendore superiore al sole, scendendo dalcielo accompagnato da miriadi di angeli e prendendo dimora solo nel Tempio ,avrebbe dovuto spodestare e annientare tutti i potentati di allora, e poi avrebbedovuto anche rendere gli Ebrei subito completamente immortali, procurare lorotutto il denaro della Terra, catapultare in mare con forte frastuono per lo menoqualche centinaia di montagne apparentemente superflue, e oltre a ci anche pergiustiziare la povera sporca plebaglia! Allora essi avrebbero creduto in lui e anchedetto: Signore, Tu sei proprio terribilmente forte e potente, tutti quanti devonopiegarsi profondissimamente davanti a Te e gettarsi nella polvere, e il sommosacerdote non degno di scioglierti i lacci dei sandali. 15. Ma Cristo venne sulla Terra del tutto povero e piccolo e apparentementedebole, quasi per tutti i trentanni (eccetto fino al dodicesimo) non diede di S alcunsegno davanti agli occhi dei grandi, ma lavor a lavori pesanti, era insieme aGiuseppe un carpentiere e pi tardi frequent anche il comune proletariato. Comepoteva essere questo, agli occhi degli orgogliosi e sapientissimi giudei, il Messiacos a lungo aspettato? Via un tale bestemmiatore, un tale mago, che esegue le sueazioni solo con laiuto del capo dei diavoli! Un tale volgarissimo operaio carpentie-re, pi grossolano e rozzo di un legno di quercia, che ha imparato da qualche parte afar magie con laiuto di Satana, cammina scalzo ed amico della pi abiettaplebaglia, se ne va in giro con loro, accoglie le prostitute e mangia e beve conpeccatori pubblicamente troppo noti, e cos, con il suo fare e disfare, si opponeapertissimamente alla Legge, ebbene quello dovrebbe essere Cristo, il Messiapromesso?! No, mai sia in noi una tale idea blasfema! 16. Questo era il giudizio degli alti e sapienti giudei su di Me, alla Mia pienapresenza nella carne sulla Terra; e lo stesso identico giudizio su di Me persisteancora fino a questo momento per milioni [di persone] che non ne vogliono sentirparlare assolutamente di un Dio mansueto, che si abbassa e mantiene la Sua Parola! 23
  • 24. 17. Il loro Dio per prima cosa deve abitare molto in alto, sopra tutte le stelle, edalla tanta infinitissima sublimit quasi non esistere affatto; cose pi piccole delsole non le deve affatto creare se vuole essere un degno Dio! Come seconda cosanon deve permettersi di avere una qualche sembianza, e meno di tutte quellaumana, ma deve essere solamente una specie di astrusit incomprensibile! 18. Come terza cosa, se ci nonostante Cristo potesse essere Dio, Egli devecomunicarsi con la viva parola interiore solo a uomini competenti, solo a certesociet, concili, a pietisti straordinari, a zeloti circondati da una cosiddetta aura disantit e perfetti modelli di virt, e a un tale fortunato, per, conferire anchesubito il potere di spostare le montagne; altrimenti non c assolutamente nulladella divina Comunicazione e Rivelazione di Cristo! 19. A un laico o magari perfino a un peccatore, il Signore Ges non deve maicomunicarsi, poich in tal caso la rivelazione gi sospetta e non viene accolta, allastessa maniera come anche Io Stesso non venni accolto dagli alti giudei, perch ailoro occhi orgogliosi e avidi di gloria Io Mi sono presentato come troppo pocodivinamente nobile; ma non fa nulla! Solo la testimonianza di Giovanni valida! 20. Il mondo rimane perennemente uguale a se stesso e continua ad essere ildeserto di Bethabara, dove Giovanni diede la sua testimonianza. Ma anchIorimango perennemente uguale a Me Stesso, e in ogni tempo compaio fra gliuomini per reprimere la loro superbia e ravvivare lumilt e lamore veri, semprecos come sono comparso agli Ebrei. Bene per tutti coloro che Mi riconoscono eMi accolgono cos come Mi ha riconosciuto e accolto Giovanni secondo la suatestimonianza, testimonianza che diede di Me davanti agli occhi e agli orecchidegli orgogliosi sacerdoti e leviti di Gerusalemme a loro grande scandalo!(V.29) Il giorno dopo, Giovanni vede venire a lui Ges e dice: Vedi, questo lAgnello di Dio, che porta su di S il peccato del mondo! 21. Il giorno seguente, mentre questi investigatori si trattenevano ancora aBethabara dove prendevano informazioni su tutto quello che questo Giovannifaceva e in che cosa consistessero principalmente le sue prediche, egli testimoniaancora una volta su di Me, e cio nella nota circostanza in cui Io vengo a lui daldeserto e gli richiedo che Mi battezzi con lacqua del fiume. 22. Gi mentre Mi avvicino a lui, Giovanni richiama su di Me lattenzione delcapo di questi investigatori il quale durante la notte ha preso in notevoleconsiderazione ci che aveva sentito il giorno prima da Giovanni e dice: Vedi,Quello che viene di l lAgnello di Dio, che ha messo sulle Sue spalle tutte ledebolezze degli uomini, affinch gli uomini che Lo accoglieranno prendano unavita nuova da Lui e abbiano in s il potere di chiamarsi, da tale nuova vita, figli diDio; Jehova infatti non viene nella tempesta, n nel fuoco, ma Egli viene solo inun soffio dolcissimo.(V.30) Questi Colui del quale io (ieri) ho detto: Dopo di me viene un Uomoche stato prima di me; infatti Egli era prima di me. 23. Giovanni ripete qui ancora una volta quello che gi il giorno prima avevadetto su di Me agli investigatori, e da una parte testimonia di Me che Io vengo agli24
  • 25. uomini, per cos dire, come uno specchio di vera e necessaria umilt delluomo, ein tale umilt attesto di venire in aiuto agli uomini nella loro debolezza, noninvece nella loro presunta forza, che ovviamente mai possiedono. Daltra parteper Giovanni testimonia anche che quello da lui chiamato Agnello di Dio, tuttavia Colui che fu prima di ogni essere; infatti lespressione Egli era prima dime equivale a dire: Giovanni riconoscendo in se stesso per un momento il suoalto spirito lo fa capire cos agli investigatori: che sebbene anche in lui abitasselo stesso Spirito Originario della stessa e medesima natura e qualit, egli purtuttavia ne fu collocato al di fuori, in una esistenza libera e completamenteautonoma, non per propria potenza, ma solo dallo Spirito Originario Fondamenta-le che abita solamente in questo Agnello. Con tale traslocazione, essendo essaunopera reale dello Spirito Fondamentale Originario, comincia poi anche unprimo periodo di tempo, prima del quale non cera nulla in tutta lInfinit, se nonsoltanto lo Spirito Originario Fondamentale Jehova, e cio del tutto cos e loStesso come ora si trovava in questo Agnello di Dio, visibile davanti a loro, e cheda lui (Giovanni) desiderava essere battezzato. 6. CapitoloGiovanni professa di aver riconosciuto il Signore ora anche fisicamente. Doppio battesimo: Giovanni battezza il Signore con acqua, e Questi lo battezza col SuoSanto Spirito. La testimonianza del Padre Santo su Suo Figlio. Cenni sul modo di scrivere di quei tempi. (Giov. 1, 31-34)(V.31) Anchio prima per non Lo conoscevo; tuttavia per rivelarLo inIsraele sono venuto a battezzare con acqua (quelli che Lo attendono). 1. Naturalmente gli investigatori domandarono poi a Giovanni: Da quandodunque tu conosci gi questuomo singolare, e quando sei venuto a conoscenza dici che hai detto ora di Lui?. Giovanni rispose qui, in senso del tutto naturale,che anchegli come uomo non Lo conosceva, per il suo spirito gli aveva rivelatoquesto, e lo aveva anche spinto a preparare gli uomini a Lui, e a lavarli dalle lorogrosse macchie di peccato con lacqua del Giordano.(V.32) E Giovanni testimoni e disse ancora (dopo il Battesimo): (Quandoora Lo battezzai) vidi che lo Spirito di Dio (a testimonianza per me) discesedal Cielo, cos come una colomba dolcemente si posa, e questo Spirito rimasesopra di Lui. 2. Giovanni fa sapere qui che anche lui Mi vede per la prima volta fisicamentedavanti a lui, e che il Mio Spirito in lui gli ha rivelato questo. Gli investigatorinaturalmente scrutarono bene questUomo e Lo osservarono durante la breveoperazione del battesimo dacqua. Giovanni inizialmente si rifiut di farla su diMe, e precisamente con limportante osservazione: Si conveniva di pi che Iobattezzassi lui, piuttosto che lui Me; ma su Mio espresso desiderio che cosdovesse avvenire, tuttavia cedette e Mi battezz. Vide per ci che Io Stesso per 25
  • 26. mezzo del Mio Spirito gli avevo rivelato nel suo spirito, avendolo Io spinto aBethabara, [e cio vide] come lo Spirito di Dio, ossia il Mio proprio eternooriginario Spirito, scese su di Me nellapparenza di una nuvoletta luminosa, e cionella maniera in cui scende una colomba, e cos rimase sopra il Mio Capo. Inoltreegli ud contemporaneamente le note parole: 3. Questo il Mio amato Figlio, ovvero questa la Mia Luce, il Mio proprioEssere Fondamentale Originario nel quale Io, leterno originario Amoreessenziale ho il Mio compiacimento, Questi dovrete ascoltare!.(V.33) Anchio altrimenti non lavrei riconosciuto; ma Colui che mi mand abattezzare con lacqua mi disse: Colui sul quale vedrai discendere lo Spirito diDio e rimanere su di Lui, Quello che battezzer con lo Spirito Santo. 4. Per questo Giovanni dice: Anchio altrimenti non Lo avrei riconosciuto!.(V.34) Io Lo vidi ed ora attesto che Questi veramente il Figlio di Dio. 5. Solo dopo questo atto del Battesimo, Giovanni raccont agli investigatoriquello che aveva visto e udito, e afferm, fosse stato anche a prezzo della vita, cheil Battezzato, che gi al Suo avvicinarsi egli aveva annunciato come lAgnello diDio a lui rivelato, in pienissima verit il Messia atteso da tutto Israele; Questi veramente il Figlio di Dio, ossia il vero e proprio originario eterno EssereFondamentale di Dio in Dio! 6. Egli, Giovanni, aveva visto egli stesso con i propri occhi il Suo Spiritoscendere sopra di Lui e sopra di Lui rimanere, non come se questUomo avessericevuto tale Spirito solo in quel modo, ma lapparizione avvenne soltanto cometestimonianza per lui stesso, dato che anchegli prima non Lo aveva conosciuto. 7. Qui per viene spontanea la domanda se questi messaggeri di Gerusalemmenon avessero dunque notato nulla di tutto ci con i loro occhi e con le loroorecchie. A ci valga come risposta perennemente ed eternamente uguale: Solo aipi piccoli e ai semplici queste cose vengono rivelate; ai sapienti del mondoinvece rimangono nascoste e velate. 8. Ebbene, qui i messaggeri di Gerusalemme non videro anche nulla se nonesclusivamente il battesimo dacqua, e si arrabbiarono non poco quando Giovanniannunci quello che aveva visto e sentito, mentre essi di tutto ci non avevanopotuto percepire nulla, e per questo anche ingiuriavano Giovanni [accusandolo] diaver loro mentito. Ma allora si aggiunsero parecchi discepoli di Giovanni, lpresenti, e testimoniarono che Giovanni aveva detto completamente la verit. 9. Ma i messaggeri scossero la testa e dissero: Giovanni il vostro maestro, evoi siete i suoi discepoli; per questo anche voi confermate la sua asserzione. Manoi siamo istruiti ed edotti in tutte le cose della Scrittura, che da Dio attraversoMos e attraverso i profeti, e riconosciamo, dal vostro modo di parlare e di agire,che voi insieme al vostro maestro siete dei pazzi, non vedete nulla e non sapetenulla, e con la vostra pazzia rendete pazzi molti uomini, tanto che la cosa gi daun pezzo giunge riprovevole agli orecchi dei massimi del Tempio. La cosamigliore sar di farvi smettere con la forza.26
  • 27. 10. Ma Giovanni si sdegn e disse: O voi razza di vipere, voi prole di serpenti!Pensate di sfuggire cos al Giudizio!? Guardate, la scure con cui volevate annientar-ci gi posta alle vostre radici; badate a come sfuggire alla vostra rovina! Se nonfate penitenza in sacco e cenere, e non vi farete battezzare, sarete distrutti! 11. Poich, in verit, Questi era Colui di cui vi ho detto: Dopo di me verr Coluiche stato prima di me, poich Egli era prima di me. Dalla Sua Pienezza abbiamotutti ricevuto grazia su grazia. (Questo viene gi riportato prima, nei versetti 15 e 16di questo capitolo, ma non era stato ancora meglio chiarito storicamente.) 12. A queste energiche parole di Giovanni, alcuni rimangono e si fanno da luibattezzare; la maggior parte per se ne va da l del tutto in collera. 13. Questi versetti riferiscono in modo del tutto corretto solo qualcosa di storico,e hanno poco senso interiore, che comunque si lascia gi riconoscere moltofacilmente dalle precedenti spiegazioni. Deve solo essere qui menzionato chequesti versetti si lasciano comprendere tanto pi facilmente se vengono dati con lecircostanze che un tempo si capivano gi da s. Infatti al tempo in cuilevangelista scrisse il Vangelo, era usanza che si tralasciassero come frasi inutilitutte quelle possibili circostanze che in qualche modo erano scontate e si potevanosupporre, e che si scrivessero esclusivamente le frasi principali, e le circostanzecollaterali le si lasciasse, come si dice oggi, leggere tra le righe. Per chiariremeglio tale questione molto degna di nota per quel tempo, vogliamo considerareun po meglio in questa maniera proprio i tre versetti dati qui di seguito, e il mododi scrivere di quei tempi (sintassi) lo si potr scorgere con tutta precisione e benriconoscere. 7. Capitolo Tre versetti come esempi del modo di scrivere di quei tempi. (Giov. 1, 35-37)(V.35) Il giorno seguente Giovanni stava di nuovo (al fiume Giordano) e conlui due dei suoi discepoli. 1. Nel primissimo testo originale, per esempio, il versetto 35 suona cos: Ilgiorno dopo stavano ancora Giovanni e due dei suoi discepoli. Qui ci si chiede:Dove stava lui? E i due discepoli erano vicino a lui, oppure stavano in qualchealtro posto, per nello stesso tempo? Deve qui cadere subito sottocchio a chiunque che qui non indicato il punto incui stavano i due discepoli, e tanto meno lazione. 2. Ebbene, perch dunque levangelista non ha menzionato tale circostanza? 3. La ragione gi stata accennata pi sopra; infatti si capisce gi da s, edoveva capirsi sicuramente da s particolarmente a quel tempo in cui scrivere cosera la regola, che Giovanni stava al fiume Giordano, e l sotto un salice doveattendeva se venisse qualcuno a farsi battezzare da lui. E poich aveva parecchidiscepoli che ascoltavano i suoi insegnamenti e anche li scrivevano, cos di solitodue e talvolta, quando cera molto da fare, anche pi [di due discepoli] gli stavano 27
  • 28. a fianco e gli erano daiuto nei suoi molti battesimi, e anzi battezzavano pure nelsuo nome e nella sua maniera. 4. Poich dunque per quel tempo tutte queste circostanze erano fin troppo note aquelli che stavano attorno a Giovanni, cos non vennero neanche scritte. A queltempo scrivere cos era la regola, ed era daltra parte anche una necessit permancanza del materiale per scrivere, e quindi si scriveva solo la cosa principale. Epremettendo alla frase la congiunzione e si dava a capire se le singole frasistessero o no in relazione tra loro. Per tale ragione alle frasi principali aventirelazione tra loro, tali congiunzioni sono state premesse raramente in letteredellalfabeto, ma piuttosto con certi segni convenzionali. 5. La spiegazione qui data, pur non essendo di per s una spiegazione evangeli-ca, tuttavia molto necessaria poich senza di essa a mala pena in questo tempo sipossono capire i Vangeli nel loro senso esteriore storico, e tanto meno dunque nelloro senso interiore spirituale, meno che meno poi i Libri profetici dellAnticoTestamento, nei quali invece di frasi compiute compaiono soltanto immaginicorrispondenti, e naturalmente non pu esservi questione di una qualsiasiindicazione delle circostanze. Dato che ora per conosciamo tali regoledellantichit, allora non ci sar difficile per il seguito collegare pi facilmentetutti i successivi versetti e testi, leggerli pi correttamente e mettere in luce pichiaramente almeno la parte naturale, storica. Vogliamo ancora effettuare una talebreve analisi con i versetti 36 e 37, e la regola data ne diverr chiara.(V.36) E poich egli vide di nuovo Ges camminare (sulla riva del Giordano),disse: Vedi, questo lAgnello di Dio!. 6. Il versetto 36 dice, stando al testo arcaico: E quando egli vide Ges cammina-re, disse: Vedi, Questo lAgnello di Dio!. La E indica qui che questo testo in una qualche relazione col precedente, e storicamente indica che Ges, dopo ilbattesimo dacqua richiesto, Si trattenuto ancora per qualche tempo nelle vicinan-ze di Giovanni, e per questo era stato visto camminare sulla riva del Giordano, siadai suoi due discepoli, sia dallo stesso Giovanni. 7. Come Giovanni Lo vede, egli riunifica subito tutti i suoi pensieri e dice a suomodo, come tra s, in una specie di sublime entusiasmo: Vedi, Questo lAgnello di Dio!. Nel tempo attuale egli si sarebbe espresso pressappoco cos:Ecco, vedete l! Sulla riva del fiume cammina anche oggi laltissimo Uomo-Dio,cos modesto e cos umile come un Agnello. Ma Giovanni sorpassa tutte questeindicazioni pi precise, e dice solamente come sta nel versetto.(V.37) E quando i due discepoli di Giovanni [lo] udirono parlare cos, (subitolasciarono Giovanni) e seguirono Ges. 8. Il versetto 37, che rappresenta propriamente il seguito dei due precedenti,comincia, per il motivo sopra indicato, ancora con E, e molto semplicementeindica solo laccaduto, toccandone solo brevissimamente la ragione. 9. Il testo arcaico dice del tutto semplicemente cos: E due dei suoi discepolilo udirono parlare e seguirono Ges. Nel tempo attuale il versetto, senza28
  • 29. danneggiarne la comprensione e il senso, potrebbe suonare cos: Ma quando idue discepoli che stavano accanto a lui (Giovanni) udirono parlare cos il loromaestro, subito lo lasciarono e si recarono da Ges, e poich Ges cominciavaora ad allontanarsi da quel luogo, allora Lo seguirono. 10. Tutto ci che stato introdotto in questo ampliamento del testo, deve esserepure accaduto in questo evento, altrimenti il fatto non si sarebbe realizzato. Ma,come ho detto, secondo il modo di scrivere di quel tempo vengono menzionatisoltanto i due concetti udire e poi limmediato seguire, tutte le altre frasi dipassaggio e di collegamento invece vengono tralasciate in quanto si capiscono das. Chi afferra bene questa regola che stata data, potr riunire in un senso picomprensibile almeno la parte storica dellarcaica Scrittura, e cos anche immagi-narsi pi facilmente il senso interiore. 8. Capitolo I primi discepoli del Signore. La Sua capanna nel deserto, come origine degli eremitaggi. Andrea e Pietro, i due fratelli pescatori. Cenni significativi, in occasione dellaccoglienza di Simone, sul venire incontro da parte del Signore e la testimonianza della verit interiore. (Giov.1, 38-42)V.38. E Ges si gir, vide che i due Lo seguivano e disse loro: Che cercate?.Ed essi Gli dissero: Rabbi (che, tradotto, vuol dire maestro) dove dimori?. 1. Questo versetto anchesso il seguito dei precedenti ed ha pi senso storicoche spirituale. Infatti, da questo momento inizia, in maniera ancora del tutto este-riore e materiale, il racconto della celebre accoglienza degli apostoli; ci avvenivanella stessa zona dove viveva Giovanni, cio in Bethabara, miserabile villaggioabitato da poveri pescatori. per questo che i due discepoli volevano sapere dovedimorassi, chiedendo quale fosse la Mia capanna. 2. Siccome Mi ero intrattenuto in quella contrada, per un periodo di quarantagiorni prima del battesimo, per preparare, mediante digiuni e altre simili pratiche,il Mio Essere umano allimminente ministero di predicazione, risulta storicamentechiaro ed evidente come, a tale scopo, dovessi avere in quel borgo anche unadimora. Questa si trovava proprio in quella contrada, deserta ed estremamenteinospitale, che avevo riconosciuto come la pi adatta ai Miei propositi. 3. I due discepoli sapevano che abitavo in quei paraggi gi da qualche tempo,perch, senza sapere Chi fossi, Mi avevano visto ormai parecchie volte. Quindiessi non chiesero del Mio luogo natio, ma solo della Mia dimora nel borgo diBethabara, fatto per lo pi di meschine capanne di pescatori, costruite con giunchied argilla e che di solito avevano unaltezza appena sufficiente per farvi stare inpiedi un uomo. 4. Una simile capanna, costruita da Me Stesso, lho abitata anche nel deserto piinterno. Da ci traggono origine gli eremitaggi, esistenti ancora oggi in quasi tuttii paesi cristiani. 29
  • 30. V.39. Egli disse loro: Venite e vedetelo!. Essi dunque andarono e videro erimasero quel giorno presso Lui. Era la decima ora. 5. Questa capanna non era lontana dal luogo dove abitava Giovanni, per questomotivo dissi ai due discepoli: Venite e vedetelo!. Subito dopo linvito Mi segui-rono entrambi ed insieme raggiungemmo la Mia dimora. Essi si meravigliaronomolto che lUnto del Signore abitasse una delle capanne pi misere, ubicata nelposto meno ospitale di quel deserto! 6. Oggigiorno questi avvenimenti non si situano nel periodo dellanno in cui icristiani hanno labitudine di osservare un digiuno di quaranta giorni, ma due lune(mesi) pi tardi. Raggiungemmo la Mia capanna, come dice il versetto, nelloradecima, cio, secondo il modo attuale di conteggiare il tempo, circa alle tre dipomeriggio, perch nel passato il levar del sole era indicato dalla prima ora delgiorno. E poich il sole non sorge sempre alla stessa ora, non possibile converti-re esattamente le ore di allora nelle unit di tempo usate oggi. per questo cheprima ho detto: Era circa lora terza del pomeriggio, quando raggiungemmo laMia dimora, dove entrambi i discepoli passarono quel giorno con Me fino altramonto. Ora, forse lattento lettore si chieder cosa abbiamo fatto nella Miacapanna dalle tre fino alle otto circa. Questo avvenimento, in effetti, non descrit-to in nessun luogo. La cosa molto semplice e si comprende facilmente da s. chiaro che Io li istruii sulla loro destinazione futura ed indicai loro come e doveavrei iniziato il Mio insegnamento e che, in quella contrada, avrei accolto moltialtri discepoli, che erano animati dallo stesso loro spirito e da buona volont.Nello stesso tempo diedi loro il compito di chiedere ai loro colleghi, per la mag-gior parte pescatori, se cera qualcuno che volesse unirsi a Me. Su queste cose ciintrattenemmo in quello spazio di tempo. Venuta la sera, li congedai entrambi edessi se ne tornarono, in parte lieti, in parte pensierosi, alle loro famiglie, perchavevano moglie e figli e non sapevano cosa ne sarebbe stato di loro. V.40. Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due, che avevano uditoquel ragionamento da Giovanni ed avevano seguito Ges. 7. Uno dei due, di nome Andrea, decide subito di seguirMi ad ogni costo, poicerca suo fratello Simone, che era ancora occupato con le sue reti da pescatore. V.41. Costui trova per primo suo fratello Simone e gli dice: Noi abbiamotrovato il Messia!. (tradotto vuol dire: il Cristo). 8. Appena trovatolo, dopo varie ricerche, la sua prima preoccupazione quelladi raccontargli, impazientemente, come egli abbia riconosciuto il Messia promes-so, insieme ad un altro discepolo, che non era fermamente deciso a seguirMi. V. 42. (Simone desidera vedere Ges) e Andrea lo conduce da Ges. E Ge-s, guardatolo in faccia, disse: Tu sei Simone, figlio di Giona, tu sarai chia-mato Cefa (che vuol dire: Pietra)!. 9. Simone, udendo allora il fratello parlare di Me, poich non aveva potuto assi-stere al battesimo, vuole vederMi al pi presto. Andrea gli dice: Per oggi non pi possibile, domani mattina, allalba, ti porter da Lui!30
  • 31. 10. Simone, che non perdeva occasione di fantasticare intorno al Messia, rite-nendo che Egli sarebbe venuto in aiuto ai poveri ed avrebbe completamente an-nientato i ricchi dal cuore indurito, risponde: Fratello, non c tempo da perdere;io abbandono subito tutto e Lo seguir fino in capo al mondo, se Egli lo vuole.Conducimi dunque subito da Lui, perch lo spirito mi dice che devo vederLo eparlarGli oggi stesso. La notte chiara e la Sua capanna non lontana; perciincamminiamoci presto! Chiss se domani Lo troveremo ancora! 11. Dopo tanta insistenza, Andrea lo conduce da Me. Giunti per a tarda nottevicino al luogo della Mia dimora, Pietro, rapito in dolce estasi, si ferma a circatrenta passi dalla Mia capanna e dice ad Andrea: Mi sento molto strano! Unsenso di inaspettata dolcezza e, nello stesso tempo, di angoscia sorge nel miocuore. Non ho pi il coraggio di fare neanche un passo, pur essendo pervaso da unardente desiderio di vederLo! 12. Nello stesso momento Io esco dalla Mia capanna e vado incontro a loro. Ci indicato dalle parole Io lo guardai in faccia. Si comprende facilmente che ilvenire visto da Me significa che Io gradisco chi, come Simone, si rivolge a Me,accettandoMi con predilezione nel suo cuore. Una tale persona viene subito rico-nosciuta da Me, cio accolta, ed Io gli do un nuovo nome, che sar la sua primaeredit nel Mio Regno. Simone ricevette, dunque, il nome di Cefa, ovvero rocciadella fede in Me, poich, gi da tempo, avevo visto da quale spirito era ed animato. 13. Queste Mie parole bastarono a provare a Simon Pietro che ero veramente ilMessia promesso. Da quel momento, nel suo cuore, non vi fu pi ombra di dubbioa Mio riguardo, n pronunci mai una sillaba per chiederMi se Io fossi il veroMessia, poich lunica sicura e valida garanzia gli era offerta dal suo cuore. En-trambi i discepoli rimasero, dunque, da Me fino al mattino e dal quel momentonon Mi abbandonarono pi. 9. Capitolo Prova di abnegazione dei due primi discepoli. La patria di Pietro. Vocazione di Filippo, un povero maestro e suo presentimento circa la persona del Messia. Particolari sulla vocazione di Natanaele. La ragione di questa spiegazione quale guida alla Luce Vivente. (Giov.1, 43-51) V.43. Il giorno seguente Ges volle andare di nuovo in Galilea, e trova Fi-lippo e gli dice: SeguiMi!. 1. Il giorno dopo dico ad entrambi: Il Mio tempo in questo deserto volge allafine; partir per la Galilea, da cui sono venuto. Volete venire con Me? Siete liberidi decidere, perch lo so che voi avete moglie e figli e che non vorreste abbando-narli tanto facilmente. Eppure vi dico che nessuno, abbandonata qualcosa percausa Mia, la perder, anzi gli sar restituita innumerevoli volte 31
  • 32. 2. A queste parole rispose subito Pietro: Signore! Per amore Tuo non solo la-scerei la moglie e i figli, ma darei pure la mia vita! I miei potranno vivere anchesenza di me, perch io stesso non sono che un mendicante e non posso procurarloro che poco pane. La nostra pesca rende appena la met di quanto ha bisogno unuomo, quindi ancora meno potrebbe servire da sufficiente nutrimento ad uninterafamiglia! Mio fratello Andrea mi testimone. Noi siamo nati a Betsaida, masiamo dovuti venire qui, sulle rive del Giordano, deserte, ma tuttavia ricche dipesce, ed qui che, ultimamente, fummo battezzati da Giovanni. Nostro padreGiona ancora vigoroso, come lo sono pure le nostre mogli e le nostre sorelle.Che il Cielo li benedica! Sono certo che essi potranno farcela! Io perci lodo i duee ci mettiamo in cammino. V.44. Filippo era per di Betsaida, la citt di Andrea e di Pietro. 3. Nel tratto di strada lungo la riva del fiume Giordano incontriamo Filippo,anchegli nativo di Betsaida. Quest