IL GRANDE GENIO INFORMATICO
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IL GRANDE GENIO INFORMATICO
Di Letizia Battaini
Oggi intervisterò la Sig.ra Augusta Ada Byron, meglio nota come Ada Lovelace
Buongiorno Sig.ra Ada! Lei è stata scelta come esempio di grande
intuizione ed avanguardia per quanto riguarda la matematica procedurale. Sappiamo che è stata una visionaria su quelli che sarebbero poi divenuti,
nel 21° secolo, i moderni sistemi computerizzati. Vorrebbe raccontarci
la genesi di tutto il suo lavoro?
Buongiorno a tutti! Innanzitutto lasciate che mi presenti al suo professore e ai suoi colleghi.
Nel 1815 nacqui a Londra come Augusta Ada Byron. Mio padre era il grande Poeta Lord Byron. Il nome Lovelace lo acquisii dopo il matrimonio con William King, Conte di Lovelace. All’età di 17 anni fui istruita in matematica e scienze da William Frend, William King, Mary Somerville e Augustus De Morgan, professore all’università di Londra, che si occupò negli anni successivi di introdurmi a studi di livello più avanzato (inconsueto per una donna del suo tempo!) di algebra, di logica e di calcolo.
Approfondiamo la tematica “ donne e matematica”: cosa pensavano di
lei i suoi contemporanei? In che modo ha influito la scelta di
dedicarsi agli studi scientifici nella società dell’800? E’ stata
incoraggiata oppure ostacolata nel suo percorso professionale?
Fin da giovane la mia propensione agli studi matematici si fece notare da persone competenti in questo campo tra cui la
Somerville, che mi incoraggiò nel proseguire gli studi matematici e tentò inoltre di farmi apprendere i principi fondamentali della
matematica e della tecnologia. De Morgan scrisse anche una lettera a mia madre, nella
quale la informava delle mie abilità nella matematica e che potevo diventare “un
eccellente ed originale matematico”, addirittura di eminenza di prima categoria". Per una donna
dell’800 era un grande onore e privilegio ricevere tali attenzioni dal mondo accademico.
Se poi andiamo ad analizzare storicamente la condizione femminile di quei anni, posso
serenamente confessarvi che mi sentii una privilegiata in un modo in cui la donna era ancora
lasciata troppo da parte e raramente poteva apportare contributi ingenti e personali allo sviluppo tecnologico-industriale ,che fece fiorire lo sviluppo
economico dell’Inghilterra, grazie anche al contributo del Positivismo e alla genesi della
Rivoluzione Industriale.
Parlando di contributi matematici, può illustraci quali furono i suoi
principali e come essi furono portati avanti nello studio?
Nel 1833, ad un ricevimento tenuto dalla Somerville, ebbi modo di incontrare Charles Babbage, scienziato proto-informatico che per primo ebbe l‘idea di un calcolatore programmabile. Io rimasi affascinata dall’universalità delle idee di Babbage e, interessatami al suo lavoro, iniziai a studiare i metodi di calcolo realizzabili con la macchina differenziale e la macchina analitica. Babbage fu colpito a sua volta dal mio intelletto e delle sue abilità. Lui soleva chiamarmi “l’Incantatrice dei Numeri”.
La macchina analitica di Charles Babbage possedeva una struttura simile a quella della macchina di Turing, alla base dei moderni calcolatori, formata da un “magazzino” (memoria), un “mulino” (CPU), e un lettore di schede perforate (input). Questa macchina è stata il primo prototipo di un computer meccanico sviluppato per eseguire compiti generici. Charles Babbage cercò anche di realizzarla praticamente e lavorò incessantemente al progetto. Per motivi politici e finanziari, la macchina non fu però mai realizzata. È indubbio, comunque, che i moderni personal computer, pur essendo stati sviluppati quasi cento anni dopo, abbiano notevoli analogie con la macchina analitica.
Macchina analitica
Schede perforate che fornivano gli input
della programmazione
Tra il 1842 e il 1843 tradussi un articolo del matematico italiano Luigi Menabrea sulla
macchina, che incrementai con un insieme dei suoi appunti. Questi studi contenevano quello che
oggi viene considerato il primo programma per computer che consiste in un algoritmo codificato
per essere elaborato da una macchina. I miei studi sono importanti per la storia del computer,
poiché avevo previsto anche la capacità dei computer di andare al di là del mero calcolo
numerico, mentre altri, incluso lo stesso Babbage, si focalizzarono soltanto su queste capacità.
Nel mio articolo, pubblicato nel 1843, descrissi le macchina come uno strumento programmabile
e, con incredibile lungimiranza, prefigurai il concetto di intelligenza artificiale, spingendomi ad affermare che la macchina analitica sarebbe stata cruciale per il futuro della scienza, anche
se non ritenevo che la macchina potesse divenire pensante similmente agli esseri
umani. La macchina è stata riconosciuta come un primo modello per il computer e i miei
appunti come una descrizione di un computer e di un software.
Fin ora mi sembra che lei ci abbia descritto
dettagliatamente il funzionamento e le
caratteristiche della macchina analitica; ora ci potrebbe
approfondire invece il concetto di macchina
differenziale?
La Macchina differenziale (in inglese Difference Engine) è
un'apparecchiatura meccanica sviluppata per tabulare funzioni
polinomiali.La sua utilità discende dal fatto che tanto i logaritmi quanto le funzioni trigonometriche possono essere
approssimate con i polinomi grazie alle serie di Taylor. Pertanto, la macchina
differenziale apre la possibilità di accedere a una vasta gamma di calcoli
matematici.
Macchina differenziale
Dettaglio tecnico-panoramico della
macchina differenziale
La macchina è formata da un certo numero di colonne numerate da 1 a N. Ogni
colonna è in grado di memorizzare un numero decimale. L'unica operazione che
la macchina è in grado di fare è l'addizione del valore presente nella
colonna n + 1 alla colonna n immettendo il risultato nella colonna n. La colonna N poteva memorizzare solo delle costanti, la colonna 1 mostrava il risultato e se
presente la stampante ne permetteva la stampa su carta.
Quindi che rapporto esiste tra la macchina analitica e la macchina differenziale?
Possiamo affermare che la macchina differenziale altro non è che l’antenato della macchina analitica, la quale era in grado di effettuare calcoli generali sotto il pieno controllo automatico. La macchina differenziale, al contrario, aveva bisogno dell’inserimento corretto dei dati per poter calcolare il risultato.
Quindi, Sig.ra Lovelace, possiamo affermare a gran voce
che lei fu la prima programmatrice di computer donna esistita nel corso della
storia?
Si, è vero. Io, Augusta Ada Byron, sono la prima programmatrice di computer
donna al mondo. E ne vado molto fiera.
Sig.ra Ada, io la ringrazio per la sua disponibilità e gentilezza nel
rispondere alle mie domande.
Grazie a voi per avermi dato la possibilità di mostrare al mondo come anche le donne siano capaci e portate per la matematica.