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IL GIRO D’ITALIA TORNA IN VALTELLINA APRICA 26/05/2015 TIRANO 27/05/2015 foto: LaPresse

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IL GIRO D’ITALIA TORNA IN VALTELLINA

APRICA26/05/2015

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I numeri son lì da leggere: 380 milioni di persone rag-giunte globalmente; 2910 ore di programmazione te-levisiva in tutto il mondo; 171 Paesi collegati; 1805 gli accrediti per i soli media; 110 milioni il valore gene-rato dall’impatto economico nelle aree di passaggio di cui 34 milioni generati nel breve periodo e 76 mi-lioni quelli del lungo periodo. Di che cosa parliamo? Del Giro d’Italia de La Gazzetta dello Sport e neppure di un periodo straordinariamente felice sia per sul fronte dell’economia, sia su quello dell’editoria.Il mito non tramonta. Mai.E si porta appresso quel che affianca i numeri: cioè l’anima di un evento nazional-popolare cui sono in-timamente legati Aprica, Valtellina, Mortirolo e quel che di buono c’è intorno a questi punti cardinali che fanno storia nel tempo e nel mondo.Il Giro ha piacevolmente riscoperto Aprica quando ero immerso dai piedi alla testa nel pantone rosa della Gazzetta, per poi essere “comandato” su RCS Sport perché – così si disse – c’era bisogno del mio intervento per stoppare il calo di valore e, se possibi-le, rimontare la china.Con soddisfazione legittima, perché confortato nei fat-ti e nei numeri, posso affermare di aver lasciato nel 2011 un Giro migliore e più forte a livello mondiale di quello trovato nel 2004. E la risalita è stata ottenuta mettendo spesso al centro del progetto un lenzuolo di terra che vive di sci e di bicicletta (sempre più). Dunque: missione compiuta. Grazie anche ad Apri-ca, di cui vanto con soddisfazione di essere cit-tadino onorario oltre che frequentatore da quasi sessant’anni.

La Valtellina garantisce al ciclismo l’essenza di cui il ciclismo ha l’obbligo e la necessità di nutrirsi. Il pedalatore si infila nella profondità delle valli e poi si inerpica sullo Stelvio piuttosto che sul Gavia, sul Mortirolo piuttosto che sul Santa Cristina, ma anche su San Marco, Spluga, Forcola, Bernina… un rosa-rio di montagne da scavalcare, di vette da scalare, di passi da macinare. E’ la parafrasi della vita di tutti i giorni. Senza retorica, ovviamente.Ecco perché qui - in Aprica in particolare e in Valtel-lina in generale - ci si sente a proprio agio sia in bi-cicletta, che giù dalla sella, anche se questo attrezzo magico non fa parte della natura del luogo al pari, invece, di sci, slitte, eccetera. Aprica è méta regina anche del Giro d’Italia 2015: tappa numero 16, all’in-domani del giorno di riposo che è sempre una trap-pola da gestire con saggezza, costellata da monta-gne come Campo Carlo Magno e Tonale prima di un primo passaggio per la città e poi l’andata-e-ritorno sul Mortirolo. Quindi “ripartenza” da Tirano il gior-no dopo: direzione Svizzera, pedalando lungo i ter-razzamenti di Teglio e non soltanto. Traguardo non nel Cantone dei Grigioni, come sarebbe logico, quasi scontato: bensì…Ticino con l’approdo a Lugano, che di quelle a un tiro di schioppo è il luogo più cosmopo-lita del circondario.

Ciò accadrà il 26 e 27 maggio, ad appena quattro giornate dall’apoteosi del Giro a Milano nel bel mezzo della kermesse di Expo 2015. Chapeau.Aprica è protagonista anche ad Expo, che per chi non lo ricordasse è semplicemente l’Esposizione Univer-sale che nel XX secolo lanciò l’economia mondiale e più recentemente è il luogo dove sventolare la ban-diera delle proprie eccellenze. Lì si cercherà la chia-

ve per “nutrire il pianeta”. Lì, a Milano, noi di Aprica e della Valtellina ci arriveremo verosimilmente a petto all’infuori e con il cuore gonfio di soddisfazione come coloro che a metà mese sapranno bearsi di chilome-tri e chilometri di passione per la Granfondo più “piratesca” del panorama internazionale.Sì, i numeri hanno un’anima. La nostra.

/IL GIRO E LA VALTELLINA

ANGELO ZOMEGNAN Già vicedirettore vicario de La Gazzetta dello Sport, direttore del Giro, presidente Comitato Mondiali Ciclismo Toscana 2013, vicepresidente AIOCC, Titolare licenze Spartan Race in Italia, etc.

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Entrare nella storia del Mortirolo vuol dire entrare nel mito del Giro d’Italia. È sul Mortirolo che è iniziata la favola di Pantani, ed è il Mortirolo che ha dato una svolta alla storia del Giro. L’avvento della durissima salita valtellinese ha dato una scossa alla storia della corsa cambiando il modo di intendere le salite. C’è un prima e un dopo il Mor-tirolo: prima c’erano il Pordoi, il Falzarego, il Rolle, le montagne antiche delle sfide epiche narrate dai can-tori, poi delle immagini in bianco e nero. Dopo sono arrivati lo Zoncolan, il Plan de Corones, il Colle delle Finestre, i nuovi totem del ciclismo moderno, tutte salite figlie del Mortirolo e di un ciclismo sempre più tecnologico e all’avanguardia, bisognoso di sfide più difficili, di nuove storie e nuovi miti.

E il mito è stato trovato il 5 giugno 1994, anche se la prima volta del Mortirolo al Giro d’Italia era già stata nel 1990, ma con la scalata affrontata dal versante di Monno. Il Giro di un magico Bugno, in rosa dalla prima all’ultima tappa. Protagonista di quel primo Mortirolo è il venezuelano Leonardo Sierra, una delle tante scoperte di Gianni Savio. Sierra non preoccupa Bugno e gli uomini di alta classifica, è uno scalatore giovane, un attaccante a caccia di una tappa. E sul Mortirolo stacca tutti. Ma è la discesa, ripidissima e maligna, verso Mazzo in Valtellina, a fare scalpore. Sierra cade per due volte, riesce a ripartire, timoro-

so e impaurito, e a conservare un po’ di vantaggio, ed all’Aprica la tappa è sua. Ma tutti si sono resi conto di quanto sia impressionante il versante valtellinese di questa nuova salita diabolica già nel nome, il Mortirolo.

Il momento tanto atteso arriva già l’anno successivo, nel Giro d’Italia 1991.Il Giro di un imprevisto dominatore, Franco Chioccio-li, che sul Mortirolo compie una delle imprese con cui firma un Giro da campione. Ma è il fatidico 5 giu-gno 1994 che il Mortirolo entra nella leggenda. Un Giro che apre ad una nuova generazione di campioni, con Indurain non più imbattibile, il nuovo fenomeno Berzin e un emergente scalatore romagnolo, Marco Pantani, che ha già vinto il giorno precedente con un attacco in discesa. E quel 5 giugno sbocciano insieme i miti del Mortirolo e di Pantani in una tappa che è un delirio di emozioni. Pantani attacca a ripetizione sul Mortirolo, ancora scalato da Mazzo in Valtellina. Scatta alla sua maniera, a mani basse, senza calcoli, disperdendo gli avversari ai quattro venti e mandan-do in visibilio la gen-te. Dopo il Morti-rolo è raggiunto da Indurain e

pochi altri, la maglia rosa di Berzin arranca e vacilla. E sul Santa Cristina riparte all’arrembaggio Pantani, stavolta è un colpo decisivo e il grande Indurain è ir-rimediabilmente staccato e sconfitto, lasciato a 4 mi-nuti sul traguardo dell’Aprica. Berzin riesce a salvare la sua maglia rosa e vincerà quel Giro d’Italia, ma per tutti resta il Giro di Pantani e del Mortirolo.

Purtroppo i due miti non si incontreranno più. Nel ’96 e nel ’97, con Pantani sempre fermo per in-fortuni, sono Ivan Gotti e Pavel Tonkov a firmare le tappe del Mortirolo al Giro d’Italia. Nel ’96 Tonkov è saldo nella sua maglia rosa e lascia gloria di giorna-ta al bergamasco. Le parti si invertono l’anno dopo, quando Gotti, ormai sicuro della vittoria finale non affonda sul Mortirolo scollinando insieme a Belli e Tonkov, vittorioso a Edolo.

Si torna sul Mortirolo nel ’99, un Giro in cui Pantani vin-ce e stravince, regala spettacolo al pubblico, nessuna briciola e qualche malumore tra gli avversari. Ma quel 5 giugno, data fatidica, Pantani non sale sul Mortirolo, fermato alla partenza di Madonna di Campiglio per un

livello di ematocrito troppo alto, una vicenda che ha lasciato molti interrogativi. Si corre in un clima

irreale. Savoldelli è primo in classifica dopo lo stop di Pantani, ma rifiuta di correre in maglia rosa. Non è un grimpeur e il Mor-tirolo lo respinge senza pietà incoronan-

do Gotti vincitore del Giro d’Italia e Heras della tappa.

Passano cinque anni prima di tornare sul Mortirolo. Siamo nel 2004, pochi mesi dopo la morte di Pantani. Il Giro di un giovane Cunego in rosa che esalta fin ol-tre il suo valore tecnico. Il Mortirolo viene affrontato all’inizio della tappa che porta alla Presolana. E’ il punto giusto per Garzelli e Simoni per andare in fuga e dare un senso ad un Giro sottotono. Per Garzelli ar-riva la vittoria di tappa, per Simoni un’altra delusione in un Giro che lo vede scalzato dal compagno rivale Cunego. Ancora Simoni è il protagonista deluso e fu-rente del 2006. Basso è il padrone del Giro d’Italia e sul Mortirolo il varesino e il trentino fanno il vuoto. Una bella fuga a due che finirà in un acceso scontro. Simoni non attacca in discesa, terreno sul quale è più forte, poi Basso lo stacca impietosamente salendo al traguardo dell’Aprica. All’arrivo Simoni accusa Bas-so di avergli chiesto dei soldi in cambio della vittoria di tappa. Storie vecchie come il ciclismo. Il Mortirolo è testimone di un’impresa di carta nel 2008, quando Emanuele Sella si improvvisa fenomeno vincendo tre tappe di montagna ma subito dopo il Giro viene squa-lificato per doping.

È tesa ed avvincente invece la scalata del 2010. Torna protagonista Ivan Basso, che proprio nella tap-pa del Mortirolo strappa la maglia rosa allo spagnolo David Arroyo che aveva conquistato un grande van-taggio con una fuga bidone a L’Aquila. Il Mortirolo ri-mette ogni cosa al suo posto. Arroyo arranca in sali-ta, tenta un disperato e generoso recupero in discesa ma è costretto a cedere definitivamente nella salita finale dell’Aprica. La tappa è di Scarponi, ma il vero vincitore è Basso che porta la sua rosa al traguardo di Verona.

L’ultima volta del Giro d’Italia sul Mortirolo è nel 2012, il Giro di un sorprendente Hesjedal. È un Giro che dal Mortirolo cerca nuovi spunti e muove emozioni scalan-do l’inedita strada di Tovo Sant’Agata e scendendo verso Grosio senza passare al culmine della salita. Una salita temuta che non produce granché visto che dopo c’è un lungo tratto interlocutorio a fare da preludio allo Stel-vio. Al Gpm transita per primo Zaugg ma è nel tratto successivo che prende consistenza una fuga a sorpresa da cui sullo Stelvio evade il belga Thomas De Gendt.

Tratto da www.ValtellinaNews.it

/IL GIRO E IL MORTIROLO

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• TAPPA A CRONOMETRO • TAPPA DI MONTAGNA • TAPPA PIANEGGIANTE • TAPPA DI MEDIA MONTAGNA▲ ARRIVO IN SALITA ★ DIFFICOLTÀ

TOTALE: KM 3.481,8 MEDIA KM 165,8

/PLANIMETRIA GENERALE /GIROTAPPE

DATA TAPPA KM DIFFICOLTÀ

• Sabato / 09 01 SAN LORENZO AL MARE - SANREMO (TTT) 17.6 ★★★

• Domenica / 10 02 ALBENGA - GENOVA 173 ★★

• Lunedì / 11 03 RAPALLO - SESTRI LEVANTE 136 ★★★

• Martedì / 12 04 CHIAVARI - LA SPEZIA 150 ★★★★

• Mercoledì / 13 05 LA SPEZIA - ABETONE 152 ★★★ ▲

• Giovedì / 14 06 MONTECATINI TERME - CASTIGLIONE DELLA PESCAIA 181 ★

• Venerdì / 15 07 GROSSETO - FIUGGI 263 ★★

• Sabato / 16 08 FIUGGI - CAMPITELLO MATESE 188 ★★★★ ▲

• Domenica / 17 09 BENEVENTO - SAN GIORGIO DEL SANNIO 212 ★★★★

Lunedì / 18 RIPOSO (CIVITANOVA MARCHE)

• Martedì / 19 10 CIVITANOVA MARCHE - FORLÌ 195 ★

• Mercoledì / 20 11 FORLÌ - IMOLA (Autodromo Ferrari) 147 ★★★

• Giovedì / 21 12 IMOLA - VICENZA (Monte Berico) 190 ★★★ ▲

• Venerdì / 22 13 MONTECCHIO MAGGIORE - JESOLO 153 ★

• Sabato / 23 14 TREVISO - VALDOBBIADENE (ITT) 59.2 ★★★★★

• Domenica / 24 15 MAROSTICA - MADONNA DI CAMPIGLIO 165 ★★★★ ▲

Lunedì / 25 RIPOSO (MADONNA DI CAMPIGLIO)

• Martedì / 26 16 PINZOLO - APRICA 175 ★★★★★ ▲

• Mercoledì / 27 17 TIRANO - LUGANO 136 ★

• Giovedì / 28 18 MELIDE - VERBANIA 172 ★★★

• Venerdì / 29 19 GRAVELLONA TOCE - CERVINIA 236 ★★★★★ ▲

• Sabato / 30 20 SAINT-VINCENT - SESTRIERE 196 ★★★★ ▲

• Domenica / 31 21 TORINO - MILANO 185 ★

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/TIRANO > LUGANO 17a TAPPA / 27 05 2015KM 136/PINZOLO > APRICA 16a TAPPA / 26 05 2015

KM 175

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/TIRANO Antichissimo capoluogo del Terziere Superiore, abi-tato già in epoca preistorica, nel corso del Medioevo si arricchì di castelli e fortificazioni, di cui oggi ri-mangono solo i ruderi. Nel XVI secolo è divenuto fa-moso per la miracolosa apparizione della Beata Ver-gine Maria (29 settembre 1504) e per l’edificazione del Santuario a lei dedi-cato, ad oggi il monu-mento religioso più importante della Valtellina.

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GRAN FONDOGIRO D’ITALIAMORTIROLO17/05/2015

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