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IL GIORNALINO delle classi a tempo prolungato Anno scolastico 2015/2016

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IL GIORNALINO

delle classi a tempo prolungato

Anno scolastico 2015/2016

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“Prolunghiamo il prolungato” - quinto numero

Finito di comporre il 7.6.2016

REDAZIONE

Direttore Kevin NANFRIAVicedirettore Davide MASTROMATTEOCoordinatori Giorgia VACCARI Guia MANGINI

Disegno in copertina di Aurora PICCARDO

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Questa è già la quinta edizione del “giornalino”, frutto del lavoro di un anno delle classi a tempo prolungato, e di quelle del tempo normale che hanno contribuito: in particolare, la classe 3^C e la 1^B (e non dimentichiamo l'aiuto dei prof!) Il giornalino segue una sua linea ormai tradizionale, ma ogni anno si modifica anche un po' e si sviluppa. La novità principale di questa edizione è stata probabilmente l'avvio di una pubblicazione mensile on line, sul sito della scuola; cosa che ci ha costretto, come è immaginabile, a lavorare con ritmi un po' più veloci. Il numero di articoli è rimasto elevato, come già l'anno scorso, e qualcuno è stato finito solo negli ultimi giorni. Speriamo che, come gli altri anni, il giornalino piaccia, per il fatto di trattare argomenti di ogni genere: poesie, attualità, concorsi, sicurezza, relazioni di viaggi e molto altro. Ma dentro potrete trovare anche articoli un po' più seri, come quelli sui diritti dell'uomo e sul Panathlon. Potrete anche divertirvi a leggere testi di ogni genere, tutti composti da noi: dal fantasy al comico, dall'horror alla poesia; vi suggeriamo in particolare la lettura degli haiku prodotti dal gruppo di potenziamento di italiano (classi terze). Nel giornalino inoltre potrete scoprire qualcosa riguardo all'abbellimento dei locali della scuola, come i murales e la nuova aula di musica. Mi auguro che questa introduzione vi abbia incuriosito, e vi auguro “buona lettura”.

Kevin Nanfria

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Un vecchio taglialegna, mentre tagliava il tronco di una quercia, sentì una vocina sottile che diceva:“Ti prego non abbattere la mia casa. Se non taglierai la quercia, esaudirò i tuoi prossimi tre desideri” ….

L'elfo e il taglialegna

…..... Il vecchio taglialegna, di fronte a quella richiesta, si intenerì ed accettò la proposta. Come primo desiderio chiese:

“Vorrei avere un grosso carico di legna per la mia famiglia”L'animaletto, che il taglialegna scoprì essere un elfo, disse:

“Vai pure a casa dalla tua famiglia”. L'anziano uomo, arrivato alla sua dimora un po' preoccupato, vide davanti a sé le sue due figlie e la moglie ballare felici, e chiese loro:

“Perché esultate tanto?”ed esse risposero:

“Abbiamo tanta legna, che ci scalderemo senza problemi per un anno intero!”Il vecchio, felice, raccontò tutto alla famiglia, e loro emozionate gli chiesero:

“Perché non chiedi all'elfo di farci diventare ricchi?”“Buona idea” rispose il taglialegna.

Il giorno seguente, l'uomo andò dall'elfo e gli chiese:“Vorrei che la mia famiglia ed io diventassimo ricchi”

L'elfo rispose:“Aspetta ancora un mese e vedrai cosa succede”.

Dopo un mese la famiglia del falegname, e lui stesso, erano diventati più che ricchi. Passarono gli anni, e la famiglia si era già dimenticata tutto, finché una delle due figlie, andata a fare un giretto nel bosco, rivide l'elfo. Subito le tornò in mente la storia dei tre desideri, e corse da suo padre a raccontare l'accaduto. Il padre, ricordatosi dei desideri, andò dall'elfo e gli disse:

“Caro elfo, io sono il vecchio falegname che aveva espresso i due desideri, infatti sono tornato per richiedere il terzo”.“Ebbene dimmi” rispose l'elfo.“Voglio diventare re!” disse l'uomo.

L'elfo replicò: “Aspetta la morte del sovrano”.

Passati i mesi, si venne a sapere che il vecchio re era morto. Subito il vecchio benestante, che un tempo era un misero falegname, diventò re. Diventato avido, però, ordinò di abbattere la grande quercia nel bosco per imprigionare l'elfo. Pensava in questo modo di costringerlo ad esaudire ogni suo altro desiderio. Agendo così stupidamente perse tutte le sue ricchezze e i suoi averi, sua moglie morì a causa di un'epidemia e le sue due figlie, ormai grandi, lo abbandonarono.L'uomo tornò dall'elfo per catturarlo, ma neanche lui c'era più.

Laboratorio di scrittura: la fiabaLaboratorio di scrittura: la fiaba

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Ritornò infine alla sua vecchia vita e rimuginando ogni giorno sul suo passato, morì di vecchiaia. Aurora Piccardo

Il vecchio taglialegna e i tre desideri

…....... Il taglialegna guardò bene e vide una fatina del bosco, e le disse:

“Se mi prometti che esaudirai davvero i miei tre desideri, io non abbatterò la tua casa”.

La fatina rispose: “Certo che lo prometto, altrimenti non l'avrei mai detto; ma dovrai dare un tuo contributo per farli avverare”

La fatina chiese al taglialegna quale fosse il primo desiderio e lui rispose:“Visto che io e le mia famiglia siamo poveri, vorrei poter avere dei soldi quando ne ho bisogno”.

La fatina gli disse che lui avrebbe dovuto piantare tante barbabietole da stare in un cesto e che quando fossero state pronte, avrebbe dovuto metterle davanti alla porta di casa. Lui coltivò con cura le barbabietole, e quando furono pronte le mise dalla porta. Il mattino seguente, al posto del cesto, vide una pezza con un biglietto, con su scritto: “Ogni volta che hai bisogno di soldi dovrai dire ”l'aiuto ottenuto ora compiuto ”. Il taglialegna provò subito la formula, e sulla pezza apparvero tre monete d'oro. Il giorno dopo il taglialegna andò alla quercia e trovando la fata la salutò e le disse:

“So cosa chiedere come mio secondo desiderio”. Lei fu contenta e gli chiese:

“Qual è il desiderio che vuoi che esaudisca?” Lui le chiese un pony per sua figlia Amanda. La fata gli spiegò che avrebbe dovuto coltivare delle carote, tante quante da stare in un cesto. Lui coltivò con cura le carote, e quando furono pronte le mise nel cesto, ma aspettò il giorno seguente per metterle davanti alla porta di casa. Il mattino fu molto indaffarato, perché era il compleanno di Amanda; quando il taglialegna si ricordò del cesto, aprì la porta, e al posto delle carote trovò un pony di pezza con un biglietto con su scritto: “Se Amanda un pony vorrà al compleanno lo chiederà” . Amanda al compleanno chiese un pony. E dove il padre teneva il peluche si materializzò un vero pony. Amanda, sentendo il nitrito del pony, urlò dall'entusiasmo, poi pianse dalla gioia e corse nel giardino; vedendo un vero pony tutto per sé urlò ancora più forte e poi abbracciò il padre e la madre ed anche il pony. Dopo tre giorni il taglialegna andò alla quercia e salutò di nuovo la fata. Le annunciò che come terzo desiderio voleva dei semi di melo, e la fata con espressione soddisfatta gli disse:

“Per avere i semi non dovrai far nulla, perché hai capito che coltivare crescere, curare una pianta è come crescere un figlio, e che distruggerla è orribile”.

Bianca Lucianò

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Il taglialegna e lo gnomo

…....... Il falegname, spaventato, si guardò intorno, e dietro al maestoso albero c'era un piccolo gnomo che disse di nuovo:

“Allora, hai qualche desiderio che io possa avverare?”Il falegname ci pensò su e poi concluse:

“Sì, c'è: io vorrei avere un amico! Sai, vivo in una casetta tutto solo e non so mai con chi parlare”

Lo gnomo gli disse:“Per questo non c'è bisogno di magia, diventerò io tuo amico”

E i due amici si avviarono verso casa. Un giorno il falegname, mentre si trovava nel bosco, venne rapito dal re degli gnomi che si voleva vendicare perché gli aveva portato via uno dei suoi sudditi. Il taglialegna cercò di spiegargli che non aveva avuto nessuna intenzione di portarglielo via, il re non ci credette e lo portò al villaggio per farlo diventare suo schiavo. Quando il suo amico venne a sapere del rapimento, iniziò a cercarlo. Durante le ricerche incontrò un piccolo riccio e gli chiese:

“Ehi tu! Hai per caso visto un uomo e uno gnomo che si aggirano per il bosco?”

E il riccio rispose che li aveva visti andare verso il villaggio dei “piccoli”. Lo gnomo trovò il taglialegna e riuscirono a scappare e a intrappolare l'intero villaggio con una rete che lo gnomo aveva costruito durante il viaggio. Tornarono a casa e restarono per sempre amici. E quei due desideri rimasero sempre “dentro” lo gnomo.

Emma Malossi

La fata e il taglialegna

…..... Il taglialegna si guardò intorno, ma non vedeva nessuno, così urlò:

“C'è qualcuno?”ma nessuno rispose. Riprese a tagliare la quercia e di nuovo quella vocina:

“Smettila, e io esaudirò i tuoi prossimi sei desideri” Il taglialegna non vedeva nessuno e disse:

“Fatti vedere, non voglio farti del male!”Dopo qualche minuto uscì dalla quercia una minuscola fatina. Il taglialegna era meravigliato: la fatina era un essere tanto piccolo e fragile che egli fu subito dispiaciuto di averle rovinato la casa, così le chiese:

“Come posso rimediare ai disagi che ti ho dato?”Lei lo rassicurò:

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“Non è successo niente, l'importante è che non hai abbattuto la quercia, perché non è solo casa mia: io sono la fata guardiana per il regno delle fate, e se la quercia fosse abbattuta le fate non potrebbero venire sulla terra e non potrebbero cambiare i giorni, gli anni e le stagioni”

Il taglialegna e la fatina diventarono amici. Ma il taglialegna aveva ancora tante domande da fare alla piccola fatina, e decise di fargliene una in particolare:

“Saresti ancora disposta a darmi l'onore di esaudire sei desideri?”La fatina rispose:

“Sì, certo, di' pure ciò che desideri”Così l'uomo iniziò l'elenco:

“Vorrei tanta legna per l'inverno, una bella casa vicino alla quercia e una bella casetta sull'albero, così potremmo divertirci”

La fatina esaudì felice i suoi desideri, ma poi notò:“Ne hai chiesto solo tre”

Lui rispose:“Sì, perché gli altri sono per te: vorrei un piccolo castello pieno di abiti per te, riassestare la quercia, e un animaletto fatato per tenerti compagnia”

La fatina era felicissima: ora aveva tutto, una bellissima casa, un amico... non poteva desiderare altro. Da allora la fatina e il taglialegna vissero felici e contenti.

Jamila Sane

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L’arrivederci della quinta A

Il giorno 8 giugno 2015 sono terminate le elementari: con i miei compagni, però, ho trascorso solo un anno, perché ho cambiato scuola alla fine della quarta.Il tempo è trascorso davvero velocemente e, verso la fine del ciclo scolastico, le maestre ci hanno accompagnato in gita a Villa Hanbury, un giardino botanico ai confini con la Francia.L’ultimo giorno di scuola siamo usciti normalmente, alle dodici e trenta, ma noi bambini abbiamo organizzato una “festa d’addio”.Siamo infatti scesi giù da una scaletta che conduce all’ANPI, luogo in cui si trovano: i giardini, i campi da calcio e da bocce, un bar e, infine, i tavoli per sedersi, mangiare e chiacchierare in compagnia.Eravamo esaltati dalla grande festa: sui tavoli c’era di tutto e di più, fra pizza e focaccia!Ognuno ha preso la sua porzione di cibo e, dopo aver mangiato, è andato a giocare e divertirsi.Gustata la torta, tutti si sono salutati per poi tornare a casa, infelici all’idea di non vedersi più.Ho provato e provo tristezza per aver perso, nel mio cammino scolastico, alcuni miei “vecchi” compagni, ma al tempo stesso gioia, per la bellissima giornata trascorsa con loro.Ho imparato che l’amicizia è l’aspetto più importante della vita: inoltre, anche se ci si divide, si è comunque sempre uniti dal ricordo e dall’affetto e, magari, si può anche presentare l’occasione di vedersi all’esterno dell’ambiente scolastico!

Camilla Villa, I B

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I terribili fatti di novembre a Parigi non potevano lasciarci indifferenti. In classe abbiamo sentito il bisogno di esprimere le nostre riflessioni, le nostre paure e le nostre speranze.

Guardando alla sera i telegiornali con la mia famiglia, ho avuto paura che potessero attaccare anche Genova. Io penso, dopo aver visto e sentito ciò che è successo a Parigi, che la guerra non serve a nulla, perché anche nella storia che ho studiato ci sono state altre guerre che hanno portato solamente dolore e morte, senza nulla di positivo. La guerra non dovrebbe esistere, ma dovremmo vivere in pace e in armonia con tutti. Elisa E’ stato un vero massacro che ha tolto la vita a persone innocenti e normali; nonostante questo, non dobbiamo farci impaurire dall’ISIS e dobbiamo combattere affinché tutto questo non accada mai più! Simone

Io mentre guardavo il telegiornale ho visto delle immagini che non potevo credere ai miei occhi, eppure era vero. Quello che hanno fatto alla Francia rimarrà sempre nei nostri cuori. Leandro Potremmo essere tutti amici e liberi, ma non si può perché c’è sempre qualcuno che vuole imporre la sua cultura, la sua religione e il suo modo di pensare. Comunque non dobbiamo pensare che tutti i Musulmani siano malvagi, perché c’è tantissima gente innocente come noi. Ho visto in televisione il capo dei musulmani in Italia che si è molto arrabbiato con l’ ISIS e ha detto che i veri musulmani non sono come loro. Sono molto preoccupata perché mio padre è un poliziotto e mia

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mamma lavora in aeroporto come capo dei servizi di sicurezza e delle operazioni, ed essendo un posto molto a rischio, io ho paura. Camilla

Lunedì mattina, quando siamo entrati a scuola, noi ragazzi eravamo tutti molto dispiaciuti e colpiti dai terribili fatti di cronaca accaduti a Parigi venerdì sera. Ognuno di noi aveva molte domande e curiosità da chiedere alla insegnante, così abbiamo deciso di discuterne tutti insieme. In questi giorni ho ripensato a ciò che è accaduto e alle cose che ci siamo detti in classe. Io credo che non sia accettabile l'idea di terrorizzare e uccidere persone, perché convinti che sia il proprio Dio a richiederlo, per poter accedere al paradiso. Non so cosa succederà o cosa ci aspetti in futuro da questi terroristi, ma ho capito che sono riusciti nel loro intento di farci vivere nella paura. Speriamo che qualcuno riesca a farli ragionare, magari proprio il nostro papa Francesco. Giulia

Io penso che l’attuale problema del terrorismo sia molto grave e che riguardi tutto il mondo. Secondo me non è giusto che le persone debbano scappare dal proprio paese d’origine come non è giusto che le persone vengano uccise in modo così crudele e brutale, perché a questo mondo siamo tutti “uguali”, e come è scritto sul Corano: “se uccidi un uomo è come se uccidessi tutta l’umanità.” Jamila

Le azioni dell’ISIS fanno perdere la fiducia nel prossimo, portano pregiudizi e paura verso le persone che provengono da altri paesi o che hanno la pelle diversa dalla nostra. Infatti ho sentito commentare in TV politici che sostenevano che non siamo tutti uguali e che non dobbiamo ospitare i profughi. Io invece penso che i profughi scappino della guerra provocata dall’ISIS.I parigini hanno tenuto duro e hanno colorato con i colori della bandiera francese una statua per far capire che loro non si arrendono e non rinunciano alla libertà; come nel 1700 quando hanno fatto la rivoluzione contro il re per vedere riconosciuti i diritti universali di fratellanza, uguaglianza e libertà. Anche se è successo tutto questo, io a Parigi ci tornerei molto volentieri, perché io la trovo bella, colorata e viva. Martina S.

Quello che è successo in Francia, può succedere anche in Italia. Provo molta paura per questo. Non mi sembra giusto, che i terroristi abbiano ucciso alcune persone giustificandosi di aver ucciso in nome di Dio. Ognuno dovrebbe essere libero di pensare quello che vuole senza aver paura di essere ucciso. Martina P.

Io mi sono spaventato tantissimo ed ho pensato che questi fatti non dovrebbero mai accadere. Ogni tanto ci penso e sono preoccupato che queste persone si possano avvicinare a noi e uccidere ancora. Ho anche paura che questi criminali possano usare armi chimiche e batteriologiche e sterminarci. I miei genitori mi hanno spiegato che non devo avere paura perché quello che vogliono i terroristi è

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spaventarci ed impedirci di fare la nostra vita come vogliamo. Però è difficile per tutti non avere paura. Spero che si risolva tutto velocemente perché nessuno merita di morire così . Federico

L’ISIS per avere più seguaci crea account su youtube dove mette un video in cui cerca di convincere a unirsi a loro; e fanno vedere anche decapitazioni fatte a chi non si converte a loro. Però ci sono dei ragazzi, ragazze, donne e uomini chiamati ANONYMUS che hanno dichiarato guerra all’ISIS sulla rete. Queste persone bloccano i siti dell’ISIS, perché questa è una guerra che si combatte anche sul web. Lorenzo

Ieri, ma anche domenica durante la mia partita di calcio, abbiamo fatto un minuto di silenzio in onore delle vittime. Matteo

Mi sono fatta tante domande: perché succedono queste cose? Perché c’è tanto odio? Perché si uccide in nome di Dio? Ho cercato di rispondere. Secondo me queste cose accadono perché cercano di vendicarsi per come noi li abbiamo trattati. Quest’odio da parte loro verso di noi secondo me è nato perché li abbiamo usati, maltrattati, e questo non è giusto, perché noi siamo tutti uguali.

Emma L’Isis pensa che sia bene ammazzare le persone perché così vanno subito in paradiso, ma i veri mussulmani, perché loro sono mussulmani, sono del tutto contrari all’Isis. Jeremias A me dispiace molto per tutte le 138 persone morte, ma anche per gli 80 feriti gravemente. Ma tu, Francia, devi resistere, tu sei forte. Isis, devi scomparire dal mondo! Paolo

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Vi presentiamo la nostra scuolaIncontro con i genitori e i ragazzi delle future classi prime

Anche quest’anno la preside ha voluto coinvolgere noi alunni per l’accoglienza delle future prime medie. Il giorno 3 dicembre abbiamo esposto un Power Point ai genitori dei nostri futuri compagni di 1° media. Per prepararlo abbiamo impegnato tutte le ore di laboratorio da settembre ad allora.

Questa presentazione è stata ideata quasi completamente da noi; includeva frasi, immagini ed altri elementi che spiegavano come è stato per noi il passaggio alla scuola media, com’è fatta la nostra scuola e come si svolge la nostra giornata qui. Abbiamo anche scelto una musica che ha offerto un'ottima colonna sonora alla nostra presentazione . Dopo tanto lavoro ed impegno, abbiamo ottenuto risultati più che buoni. Arrivato il fatidico giorno, eravamo molto agitati e preoccupati. Ma tutto andò come avevamo previsto, anzi, molto meglio! Anche la preside ci fece i complimenti! Ad esporre e a rispondere alle domande sono stati i nostri compagni Giorgia, Nicolò e Rebecca, che hanno spiegato ai genitori le caratteristiche del tempo prolungato e hanno dato dei consigli ai ragazzi delle quinte presenti. Nonostante la tensione di dover parlare davanti a molte persone, i nostri compagni si sono mostrati molto disinvolti! Alla replica di gennaio, alcuni dei genitori presenti erano già venuti ad ascoltarci, per altri invece era la prima volta. Dopo la presentazione, questa volta, a tutti i genitori abbiamo fatto fare un giro della scuola, mostrandogli le varie aule, la palestra ed altri locali della scuola e spiegando loro le attività che vi svolgiamo. Le nostre prof ci hanno poi detto che i genitori ci

hanno trovato molto organizzati e disinvolti. Siamo stati molto onorati di aver svolto questo compito, che ci ha aiutato a dimostrare la nostra maturità. Sofia M., Giorgia O., Marta P.

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CampoligureCampoligure In dicembre siamo andati a visitare Campoligure, per conoscere la tradizionale lavorazione della filigrana d'argento, e vedere il famoso presepe meccanico.

Tutto il paesino era molto piccolo ma bellissimo e pittoresco, come quelli sui libri, con la sua piazza con l’albero di Natale al centro. Ovunque c’erano colori natalizi, come il rosso e il verde e inoltre faceva molto freddo. Marta La prima cosa che abbiamo visto è stato il presepe meccanico dell’Oratorio dei Santi Sebastiano e Rocco, vicino alla chiesa principale di Campo Ligure. Il presepe era molto grande, e riproduceva come poteva essere la vita quotidiana di Campoligure e degli altri borghi della valle Stura all’inizio del secolo scorso, con tutti i mestieri tipici dell’epoca. Come in tutti i presepi, c’erano fiumi e laghetti in cui nuotavano le papere, pastori con le pecore e molte altre cose. Pietro R.

Il presepe occupava tutta la chiesa e aveva moltissime statuine che si muovevano: alcuni facevano il pane, altri lavavano i vestiti, altri s’inseguivano, altri ancora mungevano le mucche. Dopo un po’ di tempo è arrivato un signore che ci ha fatto vedere come erano i meccanismi: ha aperto la porta dietro il presepe e ci ha fatto entrare a gruppi di sei a sette. Dietro ho visto centinaia di piccoli ingranaggi, e il secchio che faceva

funzionare il ruscello. Kevin Era bello, sembrava di essere nel mondo reale, ma era tutto sincronizzato e meccanico: c’era una donna che mungeva la mucca, il gatto che inseguiva i topi, delle sorgenti, e addirittura, la cosa che mi ha colpito di più, il “fuoco”, ovviamente non vero, ma per me è stata la cosa riuscita meglio. Karim Ma anche gli animali erano animati, e c’erano anche due fiumiciattoli che percorrevano dell’alto verso il basso il paesello, e al centro del paese la Madonna e Giuseppe e Gesù bambino, che però verrà esposto solo il giorno di Natale. Giorgia Ci siamo recati poi al Museo della filigrana, dove ci hanno spiegato la storia della lavorazione della filigrana fin dai tempi più antichi. La filigrana deriva dal termine FILOGRANATO, che vuol dire filo ruvido. L’argento, il rame o l'oro vengono fusi, messi in lingottiere (stampi di ghisa di forma cilindrica) e per trazione fatti diventare

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sempre più piccoli, come dei fili. Questo processo però durava molto tempo e servivano due persone per far muovere il macchinario. Successivamente questa lavorazione venne meccanizzata grazie ad uno strumento chiamato “trafilatrice a rullo”, simile alla macchina per stendere la pasta fresca. Per intrecciare il filo si usava uno strumento chiamato la “bicicletta”. Gabriel Ci hanno detto inoltre che la lavorazione della filigrana viene tramandata e sono pochi i centri di lavorazione in Europa. Nel museo abbiamo osservato vari oggetti in filigrana provenienti da tutta Europa, ma anche da Cina, India e Asia: come uno dei più grandi oggetti in filigrana in esposizione, l’uccelliera, che era composta da varie decorazioni in filigrana senza però riempimenti al loro interno. Vi erano molti altri oggetti, come un enorme ciondolo cinese, o anche oggetti più piccoli come posate, ventagli, rosari, orologi, cinture. Del nostro paese vi erano una torre di Pisa e una gondola di Venezia. Giorgia

Abbiamo poi visitato un laboratorio artigianale, dove ancora oggi si lavora e si vendono oggettini in filigrana. Il proprietario ci ha detto che questo lavoro lo aveva fatto tutta la sua famiglia, e sarebbe continuato in generazione. Mentre lui parlava, alcuni di noi guardavano sua madre mentre faceva dei ciondolini; per uno di questi la signora ci ha fatto vedere proprio come si doveva fare: una farfalla; lei prendeva un pezzetto di legno limato, fatto a cilindro, in mezzo al quale c’era un chiodino dove avrebbe potuto piegare il filo in modo che tutte le piegature venissero uguali; con rapidità e abilità ha creato una graziosissima farfalla. Denise

Il souvenir che mi è piaciuto di più, e quello che ho comprato per fare un regalo, è stato una coppia di angioletti: uno tutto d’argento immerso nell’oro, l’altro d’argento, ma con una parte colorata di blu, dovuta allo smalto. Kevin L’ambiente era molto bello; ci hanno spiegato la storia della filigrana e ci hanno fatto vedere degli oggetti lavorati da loro. Erano bellissimi, infatti ne sono rimasto stupito. Oltre alla visita nel laboratorio, abbiamo potuto fare un giro nel paese di Campo Ligure. Ho visto molti negozi e un albero di Natale altissimo, vicino al quale c’era anche un presepe. È stata un’esperienza bellissima e non vedo l’ora di ritornare. Nicolò C.

Un ultimo saluto a borgo, e poi di nuovo tutti verso casa. Pietro R.

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ATMOSFERA DI NATALEATMOSFERA DI NATALE Con la professoressa Stagnaro, come lavoretto di Natale, abbiamo creato un piccolo alberello di cartoncino, a forma di spirale. A dire la verità è stato molto difficile e il periodo di lavorazione molto lungo, per questo le abbiamo appese all’ultimo minuto. Abbiamo dovuto portare diverso materiale: all’inizio solo cartoncino (specialmente verde, bianco e rosso), colla e forbici; successivamente invece materiale decorativo, come campanelli, fili e oggetti vari a nostra scelta. Alcuni compagni, secondo noi, non si sono veramente impegnati, infatti le loro spirali sono divenute un po’ bruttine, ma ,una volta decorate, sono diventate ugualmente carine.

Dal nostro punto di vista, gli alberi sono serviti a molto: infatti, essendo stati appesi nell’atrio della scuola, hanno decorato la sala creando un ambiente natalizio.

Sara Marinelli,Emma Malossi e Aurora Piccardo

Disegno creato in Paint, da Sara, Aurora e Emma

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Canti di NataleCanti di Natale

Sembrava la solita ora di musica, ma quando la prof. Lenti si mise a parlare, non credevo alle mie orecchie... Aveva appena annunciato che il ventuno di Dicembre avremmo cantato in pubblico, vicino al Municipio!!! A questo annuncio ci venne un attacco cardiaco; ma non quegli attacchi perché sei scoppiato dalla gioia, no, quelli che ti viene da dire “OH MY GOD!” Dopo lunghe esercitazioni (ed evidenzio 'lunghe') è purtroppo arrivato quel fatidico giorno. Infatti, la mattina, siamo scesi dalla tortuosa mulattiera della scuola e ci siamo sistemati sotto i portici. All'inizio ci venivano i brividi, ma dopotutto non è andata così male, e abbiamo reso felice il pubblico cantando a squarciagola!

Sara Marinelli, Aurora Piccardo, Emma Malossi

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Ospiti inconsueti in classe ! Ospiti inconsueti in classe !

Quest’anno è venuta a farci visita, nelle ore di inglese, una ragazza svedese di nome Fanny, venuta in Italia per imparare l’italiano e per preparare la tesi della sua laurea, perché vuole fare l’assistente sociale. Lei conosce bene l’inglese, così, durante le ore di lezione, ci ha aiutato nello studio della lingua. Fanny è rimasta con noi per tutto il primo

quadrimestre e ci ha dato un sacco di consigli su come studiare le lingue. Mi è sembrata una ragazza intelligente, simpatica e severa al punto giusto, brava, gentile e che ha arricchito le nostre conoscenze… Però non tutti i miei compagni hanno apprezzato la sua presenza, perché molti la ritenevano troppo severa e non gradivano la presenza di una persona estranea alla classe. Dopo la sua partenza, a distanza di un mese, sono arrivate da noi altre tre ragazze svedesi: Linnea, Matilda, Fanny che resteranno con noi fino a Giugno. Abbiamo conosciuto sia Linnea che Fanny, sono un po’ più timide della prima Fanny, e sono da noi, anche loro, per preparare la tesi di laurea. La Fanny che è da noi ora sta preparando, anche lei, la laurea per diventare assistente sociale, anche se non sa ancora in quale settore lavorerà. È una ragazza gentile e un po’ “smemorina”, perché si dimentica gli appunti nelle classi. Ci ha spiegato che la scuola italiana è molto diversa da quella svedese: loro lavorano più in gruppo, in spazi più aperti, come se facessero dei laboratori, e possono decidere l’orario di scuola e le materie da studiare, creando un proprio piano studi personalizzato, e sono sempre molto diligenti nello studio. Beatrice Beggi

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Intervista a Fanny

Why are you here in our school? I’ m in the school because I’m doing an experience to become a social workerTraduzione Perchè sei qui nella nostra scuola?Sono qui perché voglio fare un’esperienza per diventare assistente sociale. What are the differences between the Italian and the Swedish school? There are differences like the timetable, what we are doing in the lessons; for example we have a lot of group work we always have lunch in the school, and rules are important to be followed.

TraduzioneQuali sono le differenze fra la scuola italiana e quella svedese?Ci sono differenze come l’orario, quello che si fa nelle lezioni, per esempio, noi facciamo lavori di gruppo, pranziamo sempre a scuola, e le regole sono importanti da seguire.

How do you feel like in Italy?I really like it, it’s a good experience for me. There are differences between Sweden and Italy but it’s good to learn new things about culture, for instance, And the Italian cuisine is really good! And there are a lot of places to visitTraduzioneCome ti trovi in Italia?Mi piace davvero, è una bella esperienza per me. Ci sono differenze fra la Svezia e l’Italia ma fa bene imparare nuove cose per esempio sulla cultura. E la cucina italiana è veramente buona e poi ci sono molti posti da visitare.

What do you think about the students of the Genoese school?Of course they are very nice, but for me it’s important to respect rules, to behave in a respectful way to each other. The students I have met are usually very happy and this makes me happy.TraduzioneChe cosa pensi degli studenti della scuola di Genova?Naturalmente sono molto simpatici ma per me è importante il rispetto delle regole, comportarsi con rispetto l’un l’altro. Gli studenti che ho incontrato sono di solito contenti e questo mi fa piacere.

Who are the most attentive students: those of primary or secondary school?I’ve met students who really work to learn both in primary and secondary school. For me it’s more a question about interest in learning rather than a question about age. The most important for me is that everybody is doing their best.TraduzioneChi sono gli studenti più attenti: quelli della scuola elementare o delle medie?Ho incontrato studenti che lavorano per imparare sia alle elementari sia alle

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medie. Per me è più un fatto di interesse nell’apprendere che un fatto di età. La cosa più importante è che ognuno faccia del suo meglio.

Do you prefer Italy or Sweden?BothTraduzionePreferisci l’Italia o la Svezia?Entrambe

What do Italian students need?I think they need more respect for rules, for teachers and their classmates. And they should speak much more in English, though it’s difficult of course. Furthermore it’s necessary to keep a positive attitude of mind to learn better. Sometimes the easiest way isn’t the best way to learnTraduzioneDi cosa hanno bisogno gli studenti italiani?Credo che debbano rispettare di più le regole, gli insegnanti e i compagni. Dovrebbero parlare più in inglese anche se questo è difficile. Inoltre è necessario avere un atteggiamento positivo per imparare meglio. Talvolta il modo più semplice non è il migliore per imparare.

What do you like of Genova?It’s really nice, I like the city centre, and the harbor. I like Genoese food( focaccia!) I like places like Nervi and Boccadasse

TraduzioneCosa ti piace di Genova?E’ veramente bella, mi piace il centro storico, e il porto. Mi piace la cucina genovese( la focaccia!) mi piacciono posti come Nervi e Boccadasse.

Are you satisfied with your experience?It has been a great experience and I’m thankfull for my experience here.TraduzioneSei contenta di questa esperienza?E’ stata un’esperienza importante e sono grata di averla fatta qui.

What will your memories be about this experienceThe food and the calmness is something I will take

with me. Also experiences like this one develops you and you learn a lot about yourself. TraduzioneQuali saranno I ricordi legati a questa esperienza?Il cibo e la tranquillità sono cose che porterò con me. Inoltre esperienze come questa ti fanno crescere ed impari molto su te stessa. A cura di: Aurora Piccardo, Emma Malossi e Sara MarinelliA cura di: Aurora Piccardo, Emma Malossi e Sara Marinelli

Ringraziamo la prof.ssa Ceccardi per la preziosa collaborazione!

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Mito australiano. IL SERPENTE ARCOBALENO

Alle origini del mondo, il Serpente Arcobaleno discese in terra per cercare un popolo che gli fosse amico. Trovò una tribù che amava la danza e la musica, si fermò con loro e divenne il loro protettore. Ma un giorno due ragazzi della tribù, sventatamente, mentre dormiva, gli entrarono in bocca, e il serpente li inghiottì. La gente del villaggio, sentendosi tradita, squarciò il serpente per liberare i due giovani. Ne uscirono ogni tipo di animali, mentre il serpente ferito, scuotendo la terra e provocando terremoti, si allontanò e si nascose per sempre nel mare.

E se non fosse finita così?... E se non fosse finita così?...

Il serpente arcobaleno sentì un forte dolore nel fianco. Sentì anche la sua magia stava scorrendo via. Il serpente arcobaleno si scusò per l‘errore commesso: spiegò alla tribù che era stato un incidente e che non era sua intenzione fare del male ai due ragazzi. La gente della tribù capì che il serpente era molto dispiaciuto ed era stato sincero. L’anziano della tribù chiese a tutti gli uomini di raccogliere l’erba magica guaritrice per curare la profonda ferita. Il serpente arcobaleno, avendo perso molta della sua magia, era debilitato e la sua guarigione fu lenta. Finalmente si riprese, e continuò a vivere con gli abitanti del villaggio, proteggendoli da ogni pericolo. Giulia Pienovi

Il serpente aveva aperto gli occhi, sentendo un forte dolore sul fianco. All'inizio non capì cosa fosse, poi si guardò intorno e vide il villaggio distrutto e gli uomini con delle lance in mano; vide anche le donne piangenti, e a quel punto si chiese chi avrebbe mai potuto compiere un' azione simile. Gli abitanti

Laboratorio di scrittura: il mito

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risposero che era stato lui. Allora il serpente dispiaciuto per l'errore decise di farsi uccidere. E così morì, e tutti i suoi colori svanirono. Rianna Gulei Il serpente aveva aperto gli occhi. Vide il sangue che con la sua magia scorreva sul lato della montagna, vide la gente scappare, ma lui rimase immobile; poi di colpo la gente si girò e rimase come incollata al suolo. “Non getterò la mia ira su di voi, ma sulle vostre terre”disse il serpente. E così fece. Il paesaggio diventò così totalmente diverso che la gente non sapeva dove andare: c’erano profondi fiumi, grandi montagne, pezzi di macigni enormi frantumati qua e là ed enormi laghi. La gente chiese scusa, e dopo tre notti il serpente arcobaleno li perdonò, regalando loro degli strumenti nuovi creati con la sua magia persa quella notte. Il serpente non era, però, grande come prima, era più piccolo; ma, per fortuna, non di molto. Era ancora in grado di proteggere il villaggio. Ma una notte scappò di nuovo e andò in fretta e furia a cercare i due ragazzi ormai trasformati in uccelli. Con le forze che aveva ristabilito con le tre notti di riposo il serpente li ritrasformò in esseri umani. Lo ringraziarono moltissimo, e per tre giorni e per tre notti fecero una grandissima festa in onore del serpente arcobaleno; il quarto giorno egli tornò nella volta celeste. E ogni anno tornava a fare festa con i suoi nuovi amici, sempre contenti di parlare e ballare con lui. Jamila Sane

Il serpente aveva aperto gli occhi . Vedendo il suo fianco sanguinante e i coltelli fra le mani dei ragazzi , non ci mise un attimo a capire cosa era successo cosi. Così, arrabbiato più che mai, si trasformò in un leone magnifico con la criniera color indaco e la coda giallo intenso. Ma, a parte le sue bellezze, aveva artigli e denti affilatissimi e fauci enormi. In un sol boccone ingoiò i tre fratelli e con loro gran parte delle montagne che aveva creato. Poi correndo giù disse: “Vi mangerò tutti e distruggerò, con i miei artigli, le vostre capanne !”. E così fece. Ma con le sue zampe enormi sradicò anche i boschi, spianò colline e coprì di terra i fiumi. Dopodiché si diresse in mare per ridiventare arcobaleno . Dopo mille anni, vide la gente sempre triste e stanca ; allora volle tornare giù, di nuovo sotto forma di serpente. Ricreò le colline e i fiumi, con la coda seminò nuovi alberi che crearono boschi. Ma dopo aver fatto il suo lavoro, tornò in cielo, perché non voleva mangiare altre persone che lo avessero tradito. Aurora Piccardo

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La nostra classe 1^A è composta da molti alunni proveniente dalle primarie del nostro Istituto Comprensivo, e alcuni di altre scuole. Abbiamo voluto sentire il loro parere, dopo alcuni mesi, e sapere come si trovano nella nostra scuola.

I compagni intervistati sono: Martina, Jamila, Elisa, Bianca, Leandro.

Che impressione vi ha dato la scuola in questi mesi?Martina: Mi piace molto!Jamila: Normale, tipica: come ogni scuola.Elisa: Bella, divertente.Bianca: Interessante e piuttosto coinvolgenteLeandro: Secondo me i mesi sono passati velocemente e ho fatto

molti amici.

Come trovate l'insegnamento in questa scuola?

Martina: Molto miglioreJamila: Non lo so... dipende dai punti di vistaElisa: Grazie al corretto insegnamento sono parecchio migliorataBianca: MIGLIORE !Leandro: Ha diritto ad uno WOW!!

Trovate che la scuola proponga molte iniziative e progetti?

Martina: Sì! E ne sono feliceJamila: DiscretamenteElisa: E' molto ricca e le iniziative sono molto interessantiBianca: Sì, come il giornalino e i laboratori che nella mia vecchia

scuola non erano “accettati”Leandro: Sì, moltissime e sono molto contento e soddisfatto.

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Essendo voi del prolungato, come trovate la mensa?

Martina: Be'.... è uguale alla mia vecchia scuola...Jamila: Non granché, alla fine sono tutte ugualiElisa: Potrebbe essere di più... infatti non tutto mi piace.Bianca: E' uguale però trovo insensato e brutto l'utilizzo dei vassoi.Leandro: Certi cibi SI certi cibi NO

Cambiereste qualcosa?

Martina: Cambierei i colori degli interni e degli esterni e migliorerei l'organizzazione

Jamila: Farei nell'ora di arte qualcosa in più oltre disegno, e aggiungerei minuti alla ricreazione

Elisa: Se ci fosse la possibilità prenderei più computer e un giorno al mese unirei tutti i corsi delle prime in un'unica classe.

Bianca: Darei un po' più di colore alle aule, ai corridoi e alla mensa.Leandro: Migliorerei il giardino allargandolo e cambierei l'asfalto con

un altro materiale

a cura di Aurora, Emma, Sara M.

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Oggi sono…una ninfea

Sono qui, in mezzo a questo stagno: i miei petali sono di un magnifico color rosa pallido.Sono poggiato su di una foglia verde smeraldo: è di forma oblunga, quasi come una barchetta solitaria, su cui mi adagio.Ho un centro giallo e i petali rosei sono delicati come la seta.Non sono molto grande, ma sento di poterlo diventare e di vivere numerose avventure assieme al mio piccolo “battello”.Sono l’unica ninfea del mio stagno, però la ranocchia, passeggera sulla mia foglia verde, mi dà conforto; ogni giorno vedo i miei amici alberi invecchiare e perdere le foglie ed intorno a me c’è solo una landa desolata d’acqua.In estate si uniscono a me molte altre ninfee, ma quando sopraggiunge la corrente esse se ne vanno: io, però, non le seguo, per stare con la mia inseparabile amica rana, che di tanto in tanto salta su e giù per il piccolo stagno.Il sole mi conferisce un colore intenso, quasi un fucsia molto acceso e marcato, e intanto mi guarda da lassù, sfiorandomi con i suoi tiepidi raggi.La ranocchia mi racconta le sue avventure, prima di addormentarsi; ormai siamo amiche per la pelle: mi tiene compagnia, mentre io le concedo la mia ospitalità ed i giorni, così, sono sempre indimenticabili.Purtroppo mi sveglio di soprassalto: mio fratello mi avvisa che è tardi e devo andare a scuola; tutt’ad un tratto, mi accorgo che è stato solo un magnifico sogno.

Luca Martinelli, I B

I miei petali sono chiari, quando il cielo è luminoso. Le foglie che galleggiano sull’acqua sono di forma ovale, molto fragili e colorate di verde. Non possedendo occhi, non vedo: quindi immagino come potrebbe essere il mondo là fuori, ma sento dei rumori vicino a me; a volte ascolto il gracidare di una rana, che salta sopra di me e vive un’avventura divertente ed emozionante.Distinguo il giorno dalla sera grazie alla cavalletta, che spunta al calar del sole e produce un sonoro fischio. La rana, invece, gracida al mattino.La luna compare quando il lupo ulula ed il sole quando il gallo canta.Di giorno i miei petali si aprono e diventano gialli, mentre alla sera si chiudono e divengono bianchi. Alla fine, però, mi sveglio e mi accorgo che è stato solo un sogno meraviglioso, un’indimenticabile avventura.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo... Riceviamo e volentieri pubblichiamo... Classe 1^B Classe 1^B

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Mi sono soltanto immaginata di essere un’amabile e deliziosa ninfea, dai colori immensi.

Camilla Villa, I B

Sono una ninfea, dal colore vivace, che mi mette molto in risalto: il celeste.Mi trovo su di una piatta e verde foglia; sono molto allegra e illuminata dalla luce splendente del sole.Quando le mie foglie si piegano, a causa dell’acqua piovana, incominciano a rompersi.Mi sento un piccolo, indifeso fiorellino, appoggiato sul limpido stagno: vicino a me ci sono altre ninfee, una diversa dall’altra.Quando il cielo si oscura e le nuvole coprono la luce del sole, incomincio a chiudermi e le gocce che cadono dal cielo mi bagnano, facendomi commuovere.L’ambiente che mi circonda è ricco di alberi e di immense distese, dense di bellissimi e colorati fiori.Intorno trovo tantissimi insetti, come zanzare, libellule, che si posano ora su di me, ora su altre ninfee.Sotto la foglia su cui sono posata vive un mondo, fatto anche di ranocchie, che emergono dall’acqua, nuotano e, quando cala il sole, si posano su di me e sulle mie simili, per la notte.Quando il cielo è chiaro e il sole si riflette sull’acqua dello stagno, i petali iniziano ad assumere un colore quasi trasparente, mentre se in cielo splende la luna essi diventano di color turchese.Risvegliandomi, noto che era solo un sogno, bello e indimenticabile.

Federica Frisone, I B

Oggi ho aperto gli occhi, mi sono guardato intorno e ho notato che ero una ninfea: ero bellissimo, con i miei petali di un colore bianco splendente e il mio “cuore” giallo e luminoso come il sole.Ora sento l’acqua che mi bagna e rinfresca: che piacere impressionante!Sono una ninfea davvero colorata, tenera e piccola, un vero spettacolo che contemplo osservando la mia immagine riflessa nell’acqua dello stagno: mi sento proprio a mio agio!Guardo con attenzione intorno e noto che, a poca distanza da me, c’è un’altra ninfea, anche questa bellissima: le sue foglie splendono ed il suo colore verde smeraldo provoca in me un po’ di gelosia.Rivolgo a quest’ultima la parola, chiedendo se sia maschio o femmina e risponde con la prima opzione.Sono proprio felice di essere diventato una ninfea: il mondo è così piacevole!Gli umani devono cercare di non sporcare la natura e gli stagni, perché possono rovinare la vita delle creature.Ad un certo punto spunta un pesce da sott’acqua, con uno schizzo notevole: mentre è in aria il sole illumina le sue scaglie ed il rosso, toccato dalla luce, sembra fuoco.E’ una meraviglia che vorrei vedere altri miliardi di volte!Osservo altri pesci, tutti dall’aspetto splendido: gli umani non si rendono conto che anche sott’acqua esiste una vita, probabilmente migliore della loro.Sta calando la sera e il tramonto diffonde il suo colore acceso, che riscalda tutti i miei petali: quando però il sole sparisce completamente inizio a sentire il freddo e l’isolamento, in un silenzio incredibile, in cui si sente solo il canto delle cicale.Mi addormento e chiudo gli occhi: il giorno seguente mi sveglio e comprendo che è stato solo un bellissimo, indimenticabile sogno, accorgendomi di essere nuovamente umano.

Davide Calcagno, I BSono una ninfea di un giallo brillante, esaltato dal sole, e galleggio sull’acqua grazie alle mie grandi foglie verdi: sono molto bello e colorato, però piccolo e fragile e il vento mi fa “nuotare” per tutto

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lo stagno. Mi sento libero e felice, perché non sono mai solo: ci sono infatti anche le altre ninfee, dai vivaci colori blu, rosa e bianco, che splendono sotto i raggi del sole.Le rane gracidano insieme, sulle nostre foglie verdi.A me piace muovermi sull’acqua: oggi, poi, col sole, la giornata è favolosa e si creano sfumature particolari che rendono i miei petali una meraviglia della natura.Ad un tratto tutto svanisce e mi rendo conto che era soltanto un sogno, anche se bellissimo: non lo dimenticherò.

Francesco Gabriele, I B

I miei petali sfoggiano i colori rosa e bianco e le foglie assomigliano ad una stella di Natale.Sono carino: tutti mi guardano affascinati!Sono tenero e fragile: sto a mio agio, anche se a volte mi sento solo.Sento che ho qualcuno accanto: mi commuovo quando gli altri mi osservano e vedo Madre Natura, calda e affettuosa.Intorno saltano fuori dall’acqua i pesciolini e poi si tuffano.Sul pistillo si posano piccole api, sui petali rane e girini: li vedo divertirsi e questo mi rende felice.Di giorno gli amici animali scherzano tra loro, mentre il sole splende, mi riscalda, riempiendomi ancor più di gioia e rallegrando l’ambiente naturale.

Davide Pandiscia, I B

I miei colori sono tanti, ma quello che mi rappresenta di più è il turchese.Poggio su di un'enorme foglia, che galleggia sull'acqua e mi fa intraprendere sempre viaggi nuovi.Quando mi vergogno, mi chiudo in me stessa, ma nel momento in cui sono in compagnia sono aperta come un libro. Non sopporto quando le persone o gli altri animali rovinano con le loro mani o zampe le mie fragili foglie e i miei teneri petali. Certe volte mi sento sola e di notte ho quasi paura: fortunatamente una piccola rana mi tiene compagnia e così sono più sicura. Mentre le mie foglie mi trasportano per le acque, io osservo il paesaggio e chi vi risiede. Alcuni giorni, l'aria è fredda e mi muovo velocemente e, ogni tanto, rimango impigliata a qualche altra mia simile. Mi spavento sempre quando, mentre sto dormendo, le ranocchie saltellano da tutte le parti, schizzandomi addosso gocce d'acqua che, di solito, mi fanno prendere freddo. Preferisco il giorno alla notte, perché riesco a vedere tutto quello che ci circonda. Quasi sempre c'è il sole: trovo stupendo quando i suoi raggi baciano i miei petali facendoli arrossire. Se vengo colpita da una forte luce, divento quasi bianca; quando essa non c'è divengo blu. Adoro la luna piena che mi fa brillare.Talvolta passa vicino a me una ninfea fucsia ed io muoio d’invidia, perché è una meraviglia, sempre luminosa e sfavillante. La mia amica rana mi dice sempre di non preoccuparmi, perché sono io la più bella dello stagno: mi danno conforto queste parole e mi aiutano a credere maggiormente in me stessa.Sento un rumore improvviso e apro gli occhi: mi accorgo che era solo un sogno… e che sogno! Il migliore di tutta la mia vita!

Giorgia Fibrini, I B

Io sono una ninfea: i miei petali hanno un colore incantevole e sono viola, l'unica ad avere questa tonalità.Le foglie al di sotto di me sono tondeggianti, tenere e di un verde brillante, piccole, ma molto resistenti. Mi sento libera e felice, perché in compagnia di altre ninfee e ranocchie, che saltano allegramente da una foglia all'altra.

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Di solito guardo l'acqua luccicare e gli alberi volteggiare, ondeggiare, eseguire una specie di danza, provocata dal vento, che mi fa commuovere molto facilmente.È giorno ed il sole brilla: grazie a quest’ultimo i miei petali assumono diverse sfumature, come il rosa e il celeste.Purtroppo mi accorgo, con tristezza, che era soltanto un bellissimo sogno, ma spero difarne molti altri simili!

Sofia Cammaroto, I B

Io sono una bella e rosea ninfea, dalle splendide sfumature: sono piccola e colorata.Mi sento felice perché intorno a me ci sono altre mie simili, di diversi colori: esse sono gialle, bianche, viola, rosee, con differenti screziature.Oltre a noi fiori, vivono nello stagno simpatici animaletti: ogni tanto, essi saltano sulle nostre foglie palmate e cuoriformi che, sotto il sole, brillano, proprio come i petali miei e di tutte le mie compagne.Le foglie che ci sostengono sono di colori diversi, dal verde chiaro al verde scuro e richiamano alla tonalità delle rane; le trote, invece, tendono al marroncino.Pian piano osservo il sole, con la sua luce luccicante e, poi, l’acqua cristallina ed i colori splendenti delle mie compagne: la stella diurna produce sfumature diverse sui miei petali rosei. Infine mi sveglio e mi accorgo che è stato solo un bellissimo, indimenticabile sogno.

Ilaria Penco, I B

Sono una ninfea bianca e le mie foglie hanno una forma triangolare, con gli angoli arrotondati. Non sono molto fragile: infatti gli animaletti si divertono a saltellare sopra di me.Intorno ho tantissimi amici, con i quali non mi sento mai solo, ma sempre in compagnia.A me piace molto osservare sia il sole che la luna: ogni notte è trascorsa contando le stelle, fino al momento in cui mi addormento.Oltre agli amici e alle amiche ninfee, ci sono anche le ranocchie, che ogni mattino mi danno il buongiorno e la sera la buonanotte.Attorno a me vivono grilli, cigni, anatre e pesciolini.Le più simpatiche, però, restano proprio le rane, che parlano ininterrottamente e fanno battute, dal mattino alla sera.La luce del pomeriggio fa brillare i miei petali blu e le mie foglie verdi.Mi sveglio: il sole mi abbaglia e mi rendo conto che era solo un sogno, un indimenticabile sogno.

Romildo Taffetani, I B

Io sono completamente blu e galleggio su di una foglia a forma di cuore: sono piccola e molto tenera. Il problema, però, è che sono tutta sola, tra queste acque, e mi guardo spesso intorno, vedendo: uccelli che sfiorano l’acqua, pesci di vari colori e rane viscide, che si posano su di me, macchiandomi. E’ notte: il riflesso della luna mi colpisce e produce diverse sfumature, tra il verde e il viola. Poi, però, mi sveglio e capisco che era solo un bellissimo ed emozionante sogno: avrei voluto che continuasse ancora un po’!

Irene Saravo, I B

Oggi mi sveglio e mi accorgo di essere una ninfea con i petali bianchi, grazie ai quali galleggio, mentre quelli superiori sono di color giallastro.

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Sono morbido come un cuscino sul quale verrebbe voglia di riposarsi: sono abbastanza piccolo, con petali fragili, leggeri e anche molto carino.Attorno a me si trova uno stagno con molta acqua, foglie verdi ed altre ninfee carine come me.Mi sto commovendo nel vedermi ninfea, riflesso nell’acqua, perché non mi sono mai sentito così pieno di vivacità come adesso.Osservo le nuvole sopra di me nel bellissimo cielo azzurro e le api che ronzano attorno, per rubare il mio prelibato nettare da succhiare.Non mi sento solo, perché attorno a me vedo ragni acquatici che galleggiano e nuotano, nell’acqua, le rane, che saltano e gracidano dalle bellissime foglie verdi: le bisce provano a mangiarle e i pesci evitano di farsi catturare.Il pomeriggio è accompagnato dal sole, che dà un bellissimo, vivace e acceso contrasto ai miei petali.Mi risveglio e mi accorgo di essere stato in un indimenticabile e incantevole sogno!

Mustapha Bentit, I B

*********

Provo ad immedesimarmi in …

Sono una civetta così bianca da essere luminosa come il sole: ho il becco giallo e le zampe arancioni.Ciò che preferisco è volare, libero nel cielo: viaggiando ho conosciuto molti uccellini, dalle rondini alle aquile, ma pure un barbagianni, simpaticissimo, davvero affidabile e fedele, capace di aiutarmi in ogni situazione; di colore marroncino, aveva un muso bianco ed il becco dorato.La notte mi rilassa, perché osservo il cielo stellato.Provo antipatia per i corvi, perché non lasciano mai nessuno in pace, mentre i picchi sono sempre iperattivi, agitati e sembra che abbiano un razzo in corpo: come sono simpatici!All’improvviso, avverto un forte calore sugli occhi e mi sveglio: è stato un sogno fantastico e spero di addormentarmi di nuovo, per ripeterlo.

Romildo Taffetani, I B

Io sono di colore nero, piccola, ma agisco in modo freddo. Mi sento minuscola, se confrontata col mondo, e sono sempre in compagnia: dal basso vedo degli esseri enormi, alcuni a quattro zampe, altri a due. Di sera, la luce lunare mi fa diventare mezza viola e mezza blu. Poi mi sveglio, scoprendo che era solo un sorprendente e, purtroppo, breve sogno.

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o sono di colore arancione e bianco, piccolo, ma coraggioso e nuoto in un’acqua limpida. Sono sempre in compagnia e, con i miei amici, vedo tutti i fondali marini e le distese di coralli colorati. Intorno a me nuotano: squali agghiaccianti, spaventose meduse e cavallucci marini. Prima che giunga la sera, il sole che sta tramontando diffonde i suoi deboli raggi sul mare e, filtrando in profondità, mi fa diventare rosso e rosa. Mi sveglio e capisco che era solo un emozionante e indimenticabile sogno: perché non è durato maggiormente?

Irene Saravo, I B

Sono in cielo da tanti anni ed oggi mi pongo delle domande.Vivo in aria, perché quando l’acqua evapora e si condensa, mi formo io: la nuvola.Sono il motivo per cui piove ed, a volte, mi sento in colpa per aver bagnato quelle povere persone senza ombrello.Sono leggera e bianca, così che il sole può attraversarmi, coi suoi raggi. Ascolto le voci della gente che si lamenta di me, ma io non

ci posso fare nulla, poiché questa è la mia natura.Dicono che sono allegra, perché ho una fessura che assomiglia ad un sorriso. Il sole mi è vicino sempre, anche quando cala la notte; vedo la luna solo una volta, nel momento in cui io e il sole andiamo a dormire.Al mattino sono contentissima, quando le persone ringraziano della bella giornata che sta per iniziare.Alla fine, però, mi sveglio e mi accorgo che è stato solo un meraviglioso, indimenticabile sogno.

Camilla Villa, I B

Io sono una nuvola candida, leggera e morbida, spinta dal vento e davvero felice, perché ho molte compagne che, come me, si tramutano ogni due minuti; insieme ci divertiamo a guardare la Terra, con tutti i suoi esseri che, d’estate, immaginano la nostra forma, giocando.Quando il sole splende e durante il cambio di stagione, siamo attraversate dagli uccelli, che ci fanno il solletico.Certe volte il vento è brusco con noi, altre più dolce.Talvolta chiacchiero con il sole, la luna, i pianeti e il cielo.Durante la notte non sono più bianca e candida, ma divento blu, con sfumature bianche prodotte dalla luce lunare.Poi, però, mi sveglio e mi accorgo che è stato solo un fantastico ed indimenticabile sogno.

Ilaria Penco, I B

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Io sono tutta bianca o grigia: dipende dal tempo! Sono tenera e sempre in compagnia delle mie sorelle. Mi è capitato di guardare la Terra, vedendo vasti campi di margherite e dolci bambini giocare a palla. Sono sempre attraversata dalle rondini, che cercano un posto dove dormire. Quando il sole tramonta, io e le mie sorelle diventiamo tutte arancioni, rosse o rosa. Poi scopro che era solo un eccitante ed emozionante sogno: è un peccato che mi sia svegliata!

Irene Saravo, I B

Oggi aprendo gli occhi mi sono accorto di essere una nuvola soffice, morbida e bianca.Cercavo sempre di non coprire il sole, anche se questo mi abbagliava, perché avevo paura di tradire gli abitanti della Terra: è importante aiutare gli altri.Avevo una forma piuttosto rotonda e paffutella; l’aria che mi spostava da un lato all’altro era fresca e rilassante, procurandomi un piacevole e dolce massaggio.Ad un certo punto guardai in basso: notai che mi trovavo molto in alto ed avevo le vertigini.Sorvolai una casetta di campagna, dove viveva una bambina, maltrattata dai genitori: in quel momento il padre la stava percuotendo con cinghiate alla schiena, solo perché aveva commesso un semplice errore nel mungere la mucca.Subito mi venne da piangere: quella piccola mi faceva una gran compassione!Con le mie lacrime causai sulla Terra una pioggia fortissima ed il mio corpo bianco e soffice divenne grigio, irrigidendosi: in quel momento, però, arrivò il mio amico Johnny, che mi consolò e mi fece smettere di piangere.Era un mio simile ed era tanto caro: veniva sempre in mio soccorso ed avrei voluto che tutti fossero come lui!Così il paesaggio intorno a me tornò stupendo: a pochi chilometri c’era una cascata, in mezzo alla natura, uno spettacolo che avrei voluto vedere e rivedere.Il sole stava quasi per scomparire all’orizzonte ed illuminava tutti, compreso il mare, con colori rossi e arancioni.Dal cielo si riescono a vedere paesaggi che gli essere umani possono solo sognare!Il sole era ormai scomparso e, al suo posto, in cielo, c’era già la luna: vista da vicino faceva tutt’un altro effetto!Si cominciava a sentire il freddo e, quindi, mi addormentai, immaginando un’altra meravigliosa giornata da nuvola: il giorno seguente, però, mi svegliai e mi accorsi che si era trattato solamente di un gran bel sogno.Uscii in giardino, guardai in cielo e riconobbi Johnny: lo salutai, mandandogli un bacio ed un saluto, da lontano.

Davide Calcagno, I B

Sono candida, a volte bianca e, talvolta, grigia: questo dipende dal mio umore!Se vedo che le persone si comportano bene, divento quasi inesistente e faccio splendere mio fratello Sole; se, invece, la gente getta i rifiuti per terra o pronuncia termini inappropriati, io mi trasformo e divento quasi nera, sfogando la mia rabbia e facendo scendere la pioggia.Ogni volta assumo forme diverse e mi piace quando i bimbi provano ad indovinarle.Adoro anche quando passano gli aerei e con le loro ali mi accarezzano dolcemente.Mi piace stare nel cielo ad osservare tutto quello che succede; queste azioni decideranno il tempo giornaliero.Purtroppo è l'ora di andare a scuola: mia mamma mi sveglia. Capisco subito che era un bellissimo ed indimenticabile sogno! Giorgia Fibrini, I B

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Io sono una nuvola, a volte bianca, talvolta grigia: quando c'è il sole divento quasi trasparente, come se non ci fossi.Sono morbida, delicata e, molto spesso, assumo forme di animali, anche particolarmente buffe!Tutti si divertono a guardarmi e a cercare di capire il mio aspetto, anche se fanno fatica, perché sono piccola. Intraprendo molti viaggi e vago da est a ovest, da nord a sud, e viceversa.Vedo individui diversi, ascolto lingue e abitudini differenti e, a volte, vorrei proprio essere una persona, solo per capire come ci si sente a comportarsi come umani: è molto strano perché, a volte, quando gli uomini rallentano per fare una pausa, posso sentirli parlare e capisco che il loro desiderio più grande è quello di diventare una nuvola oppure di sedervi sopra.Ognuno, insomma, desidera essere qualcun altro!Un tuono molto forte mi fa aprire improvvisamente gli occhi: mi accorgo che era solo un sogno, un sogno davvero speciale... Che peccato!

Sofia Cammaroto, I B

Sono una rosa ed i miei rossi petali si stanno rinfrescando al dolce movimento del vento.Sono un amato fiore, dal gambo verde, e vengo accolto bene da tutti, anche dalle altre piante: sono circondato da persone, varia vegetazione, piccoli e dolci animaletti, che dormono o sono svegli, come le api che da me prendono il polline o le zanzare, che mi volano attorno.E’ notte, ma la luna rischiara il cielo nero e, all’alba, le mie sfumature sono sempre le più belle.

Davide Pandiscia, I

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Incontro con i parlamentari europeiIncontro con i parlamentari europei

Il giorno 29 gennaio, presso il Palazzetto “Lino Maragliano”, tutte le classi della nostra scuola media e quelle della media dell’Istituto Comprensivo Prato, hanno incontrato gli europarlamentari liguri Brando Benifei, Renata Briano e Sergio Cofferati, unici eletti alle scorse Elezioni Europee del 2014. L’incontro aveva lo scopo di approfondire e conoscere meglio, con il loro aiuto, l’UE e le sue istituzioni, e ciò che in parte avevamo già affrontato in classe con i nostri insegnanti. Io conoscevo già piuttosto bene tutti e tre i parlamentari, tramite mamma e papà e attraverso le campagne elettorali che i miei genitori, con loro, avevano seguito. Tre persone molto diverse tra loro. Sergio Cofferati è una persona adulta, con una faccia buona (a me ricorda molto Babbo Natale, sin da quando lo vedevo da piccolo). E' una persona molto preparata e si vede spesso in TV. E' anche molto conosciuto essendo stato segretario del più grande sindacato italiano ed ex sindaco di Bologna. Renata Briano ha circa l'età della mia mamma ed è una ex consigliere regionale ed assessore all'ambiente in Regione Liguria. Ha un modo di fare semplicissimo, direi molto chiaro e quasi da “mamma.” Brando Benifei è ragazzo giovane, preparato, che rappresenta invece un'immagine totalmente diversa di quella che solitamente abbiamo del politico. Questa era però una situazione molto particolare; nessuno di loro avrebbe parlato di politica, non era lo scopo della giornata, si sarebbe discusso invece di ciò che noi volevamo sapere e di ciò che non conoscevamo. A me piacciono moltissimo questi argomenti e quindi ero particolarmente contento di questa giornata, soprattutto perché per la prima volta ci saremmo potuti mettere a confronto con i parlamentari, e questo non succede mai. Torniamo però a quel giorno… Alle 9 i parlamentari sono arrivati e si sono accomodati in palestra con la nostra preside e con i professori. So che sono rimasti piacevolmente colpiti

nell'aver visto così tanti ragazzi e professori lì davanti a loro. Mia madre, che era presente e li conosce, mi ha raccontato che in parte anche loro avevano una “simpatica soggezione” già nell'aver avuto notizia delle domande alle quali li avremmo sottoposti, e a maggior ragione dopo aver visto questo pubblico insolito. Le classi prime dei due istituti si sono disposte al fianco dei Parlamentari e hanno suonato e cantato l’Inno alla Gioia in versione rock.

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I Parlamentari si sono allora presentati e hanno raccontato in modo semplice di cosa si occupano. Dopo è toccato a noi ragazzi. Le domande che avevamo scritto, tra tutte e due le scuole medie, erano moltissime, e sono state quindi suddivise per argomenti. Quelli di noi che dovevano proporle si sono fermati vicino ai Parlamentari e hanno iniziato a porre i vari quesiti. Gli argomenti erano tanti: immigrazione, turismo, eurozona, ambiente, futuro per i giovani e tanto altro; e poi c’erano un po’ di domande di curiosità, più divertenti, che riguardavano la carriera dei Parlamentari, i loro studi... insomma quelle cose che spesso non si sanno e nessuno chiede. L'argomento più interessante per me è stato l’Unione Europea. Ci hanno spiegato che è stata fondata come segno di pace, per rendere amiche le nazioni che dovrebbero riconoscersi nella bandiera dell’Unione Europea e nell'Inno e dovrebbero aiutarsi reciprocamente. Alle domande incentrate sul tema del terrorismo e sui timori che suscita anche in noi ragazzi è stato risposto che non bisogna avere paura di condurre la nostra vita abituale, perché è proprio su questo che i terroristi contano per riuscire ad imporsi: non bisogna cambiare il nostro stile di vita e la nostra democrazia, se si vuole combattere efficacemente contro il loro tentativo di prevaricazione. Infine hanno parlato degli immigrati, che a pensarci mi fanno compassione: non sono voluti da nessuno, e in fondo loro cercano solo un posto migliore dove stare per via di tutte le guerre e della povertà che c’è nei loro paesi; penso che bisognerebbe avere più solidarietà nei confronti dei rifugiati. Le domande sul problema dei numerosi profughi che in questi mesi cercano di arrivare in Europa, hanno avuto risposte che sono state in parte in comune col discorso sul terrorismo, poiché l’unico vero modi di aiutarli è quello di ristabilire la pace nei paesi da cui scappano, mentre, nel frattempo, l’accoglienza e l’aiuto a queste persone non deve essere lasciato a carico solo all’Italia, ma suddiviso equamente tra tutti i paesi dell’UE, in modo che possano essere accolti coloro che cercano una vita migliore. Le nostre domande ci hanno permesso di capire che un altro importante compito per l'UE è quello di tutelare l'ambiente in cui viviamo, combattendo contro l'inquinamento, soprattutto dei fiumi, la cementificazione, le coltivazioni e l'allevamento intensivo e lottando contro il bracconaggio. Sergio Cofferati, Brando Benifei e Renata Briano hanno risposto a turno sui vari argomenti, a seconda di ciò che conoscevano meglio e di cui si occupano nelle varie commissioni Parlamentari. Lo hanno fatto in modo piuttosto chiaro, anche se non è sempre semplice per noi capire queste cose; ma credo che anche per loro sia stato facile parlare con un pubblico di ragazzini giovani... insomma mi è stato detto che li abbiamo messi alla prova! Mi è piaciuta la spiegazione di tutti e tre, ma quello che secondo me riusciva a far capire meglio le cose era Cofferati, che è stato un importante leader sindacale e quindi immagino che sia abituato a parlare davanti a un pubblico anche più grande riuscendo ad essere comprensibile da tutti. E' stata una bella esperienza credo per tutti, perché, oltre al fatto di discutere di temi importanti che spesso magari ci spaventano, abbiamo potuto metterci anche noi alla prova

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davanti ai nostri amici ed ai professori. Eravamo anche agitati all'idea di leggere davanti a tanta gente perché ciò che stavamo chiedendo, tramite le domande, era frutto di un lavoro fatto prima in classe e quindi ci facevamo portavoce di molti. Comunque, nonostante l'agitazione, tutto è andato bene! Siamo stati in parte rassicurati per ciò che riguarda alcuni temi e su altri ci è stato dato lo spunto per approfondirli e a vederli in modo diverso. Spero che un giorno tutte le cose di cui abbiamo parlato si realizzino, e vorrei anche rifare un'esperienza come questa quando sarò un po' più grande, così da capire meglio le cose che ci sono state spiegate, visto che alcune erano un po' difficili. E spero anche che i parlamentari europei mantengono la loro promessa di portare avanti attività che aiutino noi giovani a trovare lavoro, per poter vivere senza paura della povertà in un' Europa pacifica e solidale. Credo che questo incontro ci abbia fatto capire che anche noi diventeremo presto il futuro dell'Europa e che con l'impegno di tutti, sforzandoci di non essere mai diffidenti e chiusi verso gli altri, si possa contribuire insieme a migliorare la nostra vita da cittadini italiani ed europei! Pietro Romani, Beatrice Beggi, Maxim De Giovanni

acrostico di Matteo Santella e Paolo Immordino

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Babbo Natale esiste!Babbo Natale esiste!

Una bambina di otto anni, Virginia, scrive nel 1897 al Direttore del “Sun”, al tempo il giornale newyorkese più importante: i suoi “piccoli amici”, come lei stessa li definisce, le hanno riferito che, in realtà, Babbo Natale non esiste. Ella, allora, preoccupata, si rivolge ai genitori, i quali le rispondono che, se lo vede scritto nel “Sun”, necessariamente sarà vero: decide, così, di chiedere al Direttore.La risposta è chiara: Babbo Natale esiste.Il Direttore crede che coloro che le hanno dato tali informazioni siano stati intaccati da ciò che si dice “scetticismo”, ovvero si rifiutano di credere a tutto quello che non possono percepire coi cinque sensi.Se Babbo Natale non esistesse, tutto ciò che rende questo mondo un posto speciale sparirebbe: non ci sarebbero più la poesia, il romanticismo, l’affetto e anche quella magia, quella felicità e voglia di vivere tipica dell’infanzia.

Non sempre, infatti, ciò che non riusciamo a percepire non esiste e l’intelletto dell’uomo, come l’umanità stessa, in confronto a tutto l’universo non è niente: che diritto abbiamo, quindi, di presupporre che qualcosa non esista solo perché non l’abbiamo mai visto?Certe “cose” l’uomo non riuscirà mai a vederle attraverso la ragione, perché solo l’immaginazione, l’affetto, la poesia possono svelare il segreto che si cela dietro quel velo. E, di sicuro, ciò che è nascosto lì dietro è più reale e duraturo di tutto il resto.Babbo Natale, insomma, esiste ed esisterà sempre: continuerà ad animare i cuoricini e l’immaginazione di molti altri bimbi ancora.La vicenda di Virginia mi ha suggestionato e commosso: dopo tutto a chi, da piccolo, gli amichetti non hanno detto che Babbo Natale non esiste?Personalmente, da piccola non mi sono mai abbandonata davvero all’immaginazione: ero molto razionale, ma ad essere sincera avrei voluto essere meno “grande”, così da godermi di più l’infanzia e il mondo che la fantasia è capace di svelare. Sono sempre stata curiosa e continuamente ho desiderato conoscere tutto, per non perdermi niente, ma – ahimè – talvolta questo ha un po’ guastato il fascino della mia infanzia. Ora, però, ho deciso cambiare: voglio godere di ogni particolare della mia vita e, da anziana, mi piacerebbe poter dire di aver vissuto ogni singolo momento, sino alla fine.

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Durante e dopo la lettura, ho avvertito che qualcosa dentro di me stava già cambiando: la corrispondenza, tra la bambina e il Direttore, mi ha permesso di tornare indietro nel tempo, a quand’ero bambina e mi ha insegnato a vivere tutti i periodi della mia esistenza intensamente, perché ognuno di questi ha qualcosa di diverso da proporci.E’ commovente e affettuoso il modo in cui il Direttore risponde alla piccola, rassicurandola circa la presenza di Babbo Natale: egli esiste e credo sinceramente in ciò che ho detto, tanto che non posso fare a meno di concordare col responsabile del “Sun”, così buono e paterno, una persona per la quale ho sincera stima.Ho provato molta ammirazione per questa bambina, così diretta e spontanea, che non si sente intimorita da ciò che le riferiscono gli amici e affronta la situazione cercando una risposta: lei stessa, dodici anni più tardi, ammette che quell’episodio l’ha segnata profondamente e credo l’abbia anche rafforzata e fatta crescere. Vale lo stesso per me, perché trovo che questa lettura abbia, in qualche modo, “cambiato la mia vita”, o per lo meno la mia prospettiva.Leggendo il testo, ho notato una certa somiglianza con Leopardi, nel momento in cui l’autore definisce l’uomo un “nulla” in confronto all’infinito. E poi credere in Babbo Natale non è forse un’illusione, un sentimento, un fatto di cuore, che cade quando diventiamo adulti, alla luce della ragione?Egli però esiste: la sua presenza è viva, soprattutto per chi sa ancora usare l’immensa fantasia.

Francesca Iasi, III A (compito in classe)

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L’EPICA E L’ILIADE: MESSAGGI, EMOZIONI E GIUDIZI DELLA I B

Quando si legge di morti e stragi, come all’inizio dell’Iliade, poema pervaso dall’ira, o nel caso di Patroclo e di Ettore, si capisce che la vita è il bene più importante donatoci al mondo: ai tempi della civiltà omerica le guerre erano troppe e, visto che tuttora la situazione non è molto cambiata, pensiamo ancora che con la violenza non si risolva nulla: se si uccide, non si avrà più pace e la guerra porta solo morte e distruzione.Inoltre, il potere non si ottiene essendo arroganti e prepotenti come l’odioso Agamennone!L’Iliade, però, insegna anche il profondo e prezioso valore dell’amicizia, tra Achille e Patroclo, e della famiglia, quando leggiamo, commossi, il colloquio tra Ettore e Andromaca e tutto l’amore che li lega.Qualche volta, è necessario provare pietà, non come Achille che trascina il corpo esanime di Ettore attorno alle mura di Troia, per nove lunghi giorni! Certo, poi, avrà un minimo di rispetto e considerazione per il vecchio Priamo, restituendogli il corpo del figlio, ma avrebbe dovuto rispettare da subito le tradizioni religiose e civili del suo popolo.Molte sono state le emozioni: felicità e gioia, stupore per il modo in cui Ettore si fa valere, combattendo contro Achille, ma anche rabbia, perché Patroclo, pur avendo buona volontà, non ha ascoltato le parole del Pelide, tristezza, nel leggere il modo in cui Patroclo e Ettore sono stati uccisi, e disprezzo misto a disgusto per Achille e la sua mancanza di pietà, nel far strazio e scempio del corpo del principe troiano. E’ stato troppo crudele con Ettore!Chissà che dolore avrà provato Priamo nel vedere il corpo di suo figlio trascinato più e più volte attorno alle sue mura, o ancora il tormento di Achille nel sapere la morte del suo più caro amico, Patroclo!Ci ha colpiti il fatto che il grande eroe greco decida di tornare a combattere per vendicare la morte di una persona a cui era tanto legato.Abbiamo capito che il dolore, purtroppo, raggiunge tutti.Abbiamo provato stima per Teti che, come mamma, ha cercato di rimandare un po’ la morte del figlio, ancora in fasce, rendendolo invulnerabile, a parte nel tallone.Abbiamo immaginato la reazione dei Troiani sapendo che Elena era stata rapita

Riceviamo e volentieri pubblichiamo... Riceviamo e volentieri pubblichiamo... Classe 1^B Classe 1^B

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proprio dal loro principe Paride, ma anche la tensione degli abitanti dei due popoli e delle mogli, preoccupate dalla probabile morte dei mariti in guerra.Abbiamo immaginato il timore di Ettore, che sapeva quanto Achille fosse più forte.E’ stato emozionante leggere l’Iliade e ascoltare le spiegazioni: ci sembrava di vivere la storia veramente!Il poema è interessante e avvincente, perché i fatti raccontati da una parte sono storici, dall’altra leggendari: l’intera storia è molto affascinante, perché parla di grandi eroi che, come Ettore, sono mossi da coraggio e volontà di difesa della propria patria, tutti sentimenti che oggi sono poco avvertiti, ma anche perché conta le battaglie e il valore degli uomini come guerrieri; ci aiuta a capire i diversi aspetti di popoli ormai “morti”, ma che sopravvivono nella nostra storia e nella nostra cultura.

Giorgia Fibrini, Chiara Menini, Davide Pandiscia, Mustapha Bentit, Rita Bianco, Davide Calcagno, Serena Carta, Anna Giacon, Giada Izoard, Luca Martinelli, Elisa Piccardo, Emma Placido, Francesca Virgilio, I B

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E’ morto lo scrittore Umberto Eco: ci mancherà il suo sguardo sul mondo!

Umberto Eco è morto e il mondo perde uno dei suoi più importanti uomini di cultura contemporanei: a tutti noi mancherà il suo sguardo sul mondo!Aveva 84 anni: è stato scrittore, filosofo, grande osservatore ed esperto di comunicazione e “media”. La conferma della scomparsa dell'autore de “Il nome della Rosa” e de “Il pendolo di Foucault” è stata data dalla famiglia al giornale: “Repubblica”.La morte è avvenuta alle 22.30 del 19 febbraio nella sua abitazione, a causa di un tumore al pancreas che lo aveva colpito due anni prima.Nato ad Alessandria, il 5 gennaio del 1932, Umberto Eco era un semiologo, ossia studioso dei

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segni legati alla comunicazione, filosofo e prolifico scrittore.Nel 1988 aveva fondato il Dipartimento della Comunicazione dell'Università di San Marino. Dal 2008 era Professore emerito e Presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell'Università di Bologna.Umberto Eco ha scritto numerosi saggi di estetica medievale, linguistica e filosofia oltre a romanzi di successo.Tra questi il già citato “Il nome della Rosa”, uscito nel 1980, anno in cui Eco esordì nella narrativa: è diventato in brevissimo tempo un “bestseller” internazionale, di grande successo e la sua trasposizione cinematografica ha vinto quattro David di Donatello nel 1987. L'ultimo suo libro, pubblicato nel 2015, è stato “Numero Zero” e uscirà postumo, con il titolo “Pape Satan Aleppe”, oscura espressione presente nella “Divina Commedia” di Dante.L'ultima sua intervista fu a Repubblica lo scorso 24 novembre, quando lo scrittore decise di seguire Elisabetta Sgarbi in una nuova avventura, la Casa Editrice: “La nave di Teseo”.Figlio di un negoziante di ferramenta, in gioventù fu impegnato nella GIAC, l'allora ramo giovanile dell'Azione Cattolica; nel 1954 abbandonò l'incarico e, durante i suoi studi universitari su Tommaso d'Aquino, smise di credere in Dio, lasciando definitivamente la Chiesa cattolica; in una nota ironica, commentò: "Si può dire che egli (Tommaso d'Aquino) mi abbia miracolosamente curato dalla fede". Laureatosi in filosofia nel 1954 all'Università di Torino, iniziò a interessarsi di filosofia e cultura medioevale, anche se successivamente si dedicò allo studio semiotico della cultura popolare contemporanea e all'indagine sulla sperimentazione letteraria e artistica: è proprio dalla fine degli anni '50 che Eco iniziò ad interessarsi all'influenza dei mass media nella cultura di massa, su cui pubblicò articoli in diversi giornali e riviste. Da osservatore ironico e semiologo creativo, ha dimostrato in ogni occasione di saper cogliere lo spirito del suo tempo. Pur non conoscendo Eco, abbiamo letto e rielaborato con passione la sua biografia, apprezzando il racconto della sua vita e comprendendo che si tratta di una delle persone di cultura più importanti vissute in età contemporanea: apprendere ciò che ha compiuto ci ha affascinato molto.Siamo rimaste piacevolmente sorprese pure dal fatto che anche persone comuni, come noi, hanno espresso il loro dolore per questa grande perdita: i funerali laici si sono svolti il 23 febbraio 2016 nel Castello Sforzesco di Milano, dove migliaia di persone si sono recate per l'ultimo saluto.E’ stato descritto come una persona umile, molto disponibile, ma la dote più grande che gli veniva riconosciuta era il suo profondo senso di amicizia.E’ un uomo che ha lasciato il segno e che di segni era sicuramente esperto!

Francesca Albora e Irene Dagnino, III A

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Guardando i giornalini degli anni scorsi, ci siamo accorti che c'erano varie interviste agli insegnanti; così abbiamo deciso di coinvolgere quest'anno il personale A.T.A.: i nostri amati “bidelli”.

Abbiamo rivolto le nostre interviste a: Roberto, Elsa, Maddalena, Cinzia e Aurelio.

DOMANDE:1-Vi sembra corretto il comportamento dei ragazzi in questi ultimi anni?2-Come vorreste che si comportassero gli alunni e come vi trattano?3-Vi sembra impegnativo questo lavoro?4-Vi stancano o vi divertono gli alunni?5-Avete mai avuto qualche legame amichevole con gli alunni?6-Sono più dispettosi i ragazzi di prima, seconda o terza?

Ecco quali sono state le risposte. Iniziamo con l'intervista al sig. Roberto:1- Sì, insomma...so che vengono qua per essere educati.2- Sono bravi e mi trattano abbastanza bene.3- No, ho fatto lavori molto più faticosi.4- Mi divertono molto.5- Non in questa scuola, ma alla scuola di Mele (Voltri).6- Non c'è risposta, infatti se un ragazzo è dispettoso lo è per tutti i tre anni.Ringraziamo Roberto per averci dedicato del tempo per questa intervista.

Ora passiamo al sig. Aurelio:1- Sì, almeno in questa scuola.2- Mi trattano con rispetto, va bene così.3- I primi 15 giorni sì, ora no, anche perché lavoro giù alle elementari.

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4- No, non mi stancano, mi divertono ed è piacevole stare con loro.5- No, mai.6- Nessuno, sono tutti uguali.Ringraziamo Aurelio per averci dedicato del tempo per questa intervista.

Ora tocca alla sig.ra Elsa:1- Dipende, non sempre 2-Vorrei che fossero educati, che rispettassero l'ambiente. Il mio rapporto con essi è buono3-Se fatto bene sì.4- Entrambe le cose5- No, c'è solo un rapporto reciproco di rispetto6- Magari gli alunni di terza, essendo qua giá da tre anni, hanno capito un po' di più.Ringraziamo Elsa per averci dedicato del tempo per questa intervista.

E' il turno della sig.ra Maddalena:1- Qualche volta no: ad esempio i maschi hanno fatto i bisogni per terra... ma di solito va bene così.2- Va bene come mi trattano.3- No, ho fatto l'impiegata a tempo determinato ed era molto più impegnativo.4- I bambini sono la mia delizia.5- Ho avuto legami sia formali che stretti con loro.6- I maschietti sono più dispettosi e le femmine più graziose.Ringraziamo Maddalena per averci dedicato del tempo per questa intervista.

E per finire la sig.ra Cinzia:1- La maggior parte sono “buoni”.2-Vorrei un po' più di rispetto.3- Mi sembra giusto.4- Alcune classi mi stancano, altre sono tranquille, ma ci sono classi che sono sporchissime rispetto ad altre.5- Sì, diciamo.6- Sono più dispettosi quelli di prima e di terza.Ringraziamo Cinzia per averci dedicato del tempo per questa intervista.

Sara Marinelli, Emma Malossi, Aurora Piccardo

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NOI SIAMO MARTA, JAMILA E SIMONE: VI RACCONTEREMO UNA STORIA CHE E' ACCADUTA REALMENTE… Mamadou Sane Lamine è nato in Africa, Senegal, nella Casamance, il primo Aprile del 1968. Nella sua vita, già da bambino, ha avuto molte difficoltà: doveva fare cinque chilometri per prendere l’acqua, lavorare nei campi, e, essendo il più grande di nove fratelli, doveva badare ai fratelli più piccoli. Quando ebbe dodici anni arrivò il momento di dare prova del suo coraggio e di diventare così un uomo. Un giorno degli uomini andarono a prendere i ragazzi per portarli nel “boiea sacre”, un bosco sacro dove i ragazzi dovevano affrontare molte prove: attraversare a nuoto il fiume Senegal nel quale vivono i coccodrilli, andare a caccia da soli e uccidere un leone per poi prendere un suo dente e un suo artiglio. Nel boiea sacre Mamadou aiutò Omar, uno dei suoi fratelli minori, uno dei più sensibili, e così ne uscirono vivi. Ora Mamadou era diventato un uomo! Mamadou continuò ad aiutare sua madre e i suoi fratelli, finché un giorno, mentre andava in moto, fu investito e gli si incastrò il manico della moto nella testa. I medici senegalesi non sapevano come curarlo, così iniziò a girare il mondo restando in coma per mesi, finché in America, con un intervento difficilissimo, riuscì a salvarsi. Lavorò un po' in America, poi partì per la Spagna dove lavorò come cuoco e poi venne in Francia e in Italia, dove ora ha il ristorante “Jamila”, con cucina senegalese e italiana . Jamila (sua figlia)

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Specialità senegalesi

La cucina senegalese è considerata fra le migliori di tutta l' Africa.Per i Senegalesi il pasto è un momento molto importante e di condivisione; è infatti abitudine

mangiare su un tappeto intorno allo stesso vassoio, con porzioni fino per dieci persone. Non vengono usate le posate, ma si mangia con la mano destra; tuttavia se ci

sono ospiti europei viene offerto loro un cucchiaio. L'ospitalità, l'accoglienza e la disponibilità dei senegalesi, sono virtù tipiche chiamate Teranga.

Il pranzo è accompagnato dal bissap (bevanda all'ibisco); a fine pasto, dopo la frutta, viene infine servito il tè senegalese.

RISORSE ALIMENTARI

L' agricoltura fornisce manioca e miglio, che costituiscono la base di quasi tutti i piatti. Il pranzo è il pasto più sostanzioso della giornata. Nella colazione si mangia come pane la tipica baguette francese con formaggio, tonno e maionese, insieme al caffé Touba (il loro tipico caffé), mentre la cena è costituita da piatti leggeri quali: insalata con carne o pesce, oppure zuppa.

- CEREALI La base dell'alimentazione è costituita da cereali; oltre al miglio, è molto diffuso anche il riso : importato dai Francesi alla fine del XIX secolo, fu poi coltivato in tutto il Senegal. Nel meridione e nella Casamance si coltiva il fonio (cereale dal gusto delicato), alimento diventato famoso poiché combatte il diabete. Il miglio, invece, viene trasformato in cous cous.

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- CARNE La carne più usata è quella di mucca, agnello, pecora e pollo. Il Senegal è per il 92% di religione musulmana, quindi incontrare un Senegalese che mangi il maiale è cosa rara. Ora è consumata anche la carne di bue.

- FRUTTA Il frutto più diffuso è il mango, oltre alla banana, e può essere consumato in vari modi. Altri frutti diffusi sono la papaya, la guaiara (piccolo albero diffuso per il valore dei suoi frutti nel commercio), la noce di cocco, il mad (frutto con semi e polpa agrodolce) e il frutto del baobab, che ha ottime proprietà disintossicanti per l'apparato gastrointestinale; sono abbondanti anche i pompelmi rosa e le arance, seppur con poco succo.

– PIATTI TRADIZIONALII piatti senegalesi sono a base di verdure, carne, riso e pesce.

– Thebou dien : è un piatto con riso, aglio, pesce, cipolla, concentrato di pomodoro, spezie piccanti e vari tipi di verdure. E' il piatto nazionale senegalese.

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Il Lago RosaStato: Senegal Regione: DakarSalinità: 3.8 %Superficie: 3 Km2

Il lago Rosa (o Retbal; o lac Rose) è un lago del Senegal. E' chiamato così perchè le sue acque sono rosa; il colore è causato dall'alga Dunaliella salina che produce un pigmento rosso, rendendo così l'acqua rosa.

Il lago è anche noto per il suo alto contenuto di sale, che permette alle persone di galleggiare facilmente. Alle sue rive vi è anche una piccola industria dove vi si produce il sale.

Il lago Rosa è sotto esame per diventare patrimonio mondiale dell'umanità.

a cura di Jamila Sane, Marta Cartagenova, Simone Biggio

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Sono passati solo alcuni mesi, ma la scuola primaria sembra già molto lontana...

Sono passati solo alcuni mesi, ma la scuola primaria sembra già così lontana. Ricordo quando ero ancora alle elementari, molto più piccola di adesso, e se ci penso, non riesco a capire come ho fatto a crescere così in fretta. Passare alle medie ha cambiato tutto: il modo di studiare, la ricreazione (perché ora dura solo cinque minuti); bisogna dare del “lei” alle prof…insomma, un cambiamento totale. Le elementari erano più semplici, non prendevi quattro o cinque, non c’erano tanti compiti, e a volte, la ricreazione durava anche due ore. Quando sono entrata alle medie, non ero molto a mio agio, ma poi col passare del tempo mi sono abituata. Ero felice all’inizio della scuola secondaria, perché avevo rincontrato alcuni miei compagni, ma non sapevo cosa mi avrebbe aspettato. In questa scuola ci sono aspetti che mi piacciono e altri che non mi piacciono: mi piace il fatto che le prof spieghino molto e cerchino di farci fare i compiti a scuola, poi il fatto che, visto che frequentiamo il prolungato, al pomeriggio non ci fanno lavorare; ma la cosa che mi piace di più è che i prof tentano sempre di aiutarci e cercano di farci salire “ un gradino” più in alto. Non mi piace il fatto, invece, che la ricreazione duri pochissimo, ma non importa, perché a parte questo, io amo andare a scuola. Sono felicissima, ma anche preoccupata per le pagelle di febbraio, e spero che vadano bene. Comunque mi trovo benissimo e spero continui ad andare così: amo le medie e vorrei che non finissero in terza media, ma in quinta. In ogni caso, per me, passare dalle elementari fino a qui è stato un enorme passo. Camilla Blandini

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“27 Gennaio”Nel giorno della memoria,chiudete le finestre,

non fate rumore.

Per un minuto pregate,il cuore ascoltate.

Una luce accendetee il silenzio udite,

Perchè non dimentichiatele vite cancellate.

Tommaso Fiorini 3 C 2015/2016

Riceviamo e volentieri pubblichiamo... Riceviamo e volentieri pubblichiamo...

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CALCAGNO A SORRENTO CON LA SAMP 2005

Genova, 21 Dicembre 2015. Davide Calcagno, della classe I B dell’Istituto comprensivo “Molassana”, è tornato ieri sera dopo una trasferta di quattro giorni a Sorrento, con la sua squadra, la Sampdoria esordienti 2005.Insieme ai suoi compagni, al mister Francesco Crisanti e ad ai dirigenti è partito da Genova Principe giovedì mattina, con la freccia bianca, per il torneo “Stelle di Natale”, uno dei più noti di questa categoria.Arrivato a Roma, ha proseguito con la velocissima freccia rossa fino a Napoli.Dopo un lungo viaggio Davide, insieme ai compagni, è andato a dormire per poter essere riposato in occasione dell’importante torneo dei giorni successivi, al quale partecipavano sedici squadre.“Abbiamo vinto tutte le partite dei gironi” dice Calcagno “e ci siamo qualificati per la domenica, affrontando le durissime semifinale e finale”.La domenica mattina, i ragazzi di Crisanti hanno vinto 5 a 1 contro un’ostica “Mep Calcio” e sono andati a giocare la finalissima con gli “scugnizzi” napoletani.Anche se superiore tecnicamente, la Samp è tornata a Genova con un secondo posto, dopo essersi arresa allo “Sporting Boscoreale” per 1 a 0.“Sono felice di aver partecipato a questo importante torneo, perché per è un sogno che si è avverato (essendo sampdoriano dalla nascita, per tradizione di famiglia) e sono tornato maggiormente consapevole, pensando che non bisogna arrendersi mai, così come hanno fatto i bimbi napoletani che sono riusciti a portarsi a casa la coppa più grande, grazie alla grinta e alla voglia di vincere il torneo”.

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Visita alla mostra: "Dagli Impressionisti a Picasso", a Palazzo Ducale

La mattina di giovedì 25 febbraio 2016, noi ragazzi della classe 3^A ci siamo recati, accompagnati dai professori Scullari e Ferrera, a Palazzo Ducale, per assistere alla sorprendente mostra d'Arte: "Dagli Impressionisti a Picasso", presso l’appartamento del Doge, utile collegamento anche in vista dell’Esame.

L’attività, accolta di buon grado e con entusiasmo da tutti noi, è stata proposta sicuramente per svolgere una lezione d’Arte un po’ diversa dal solito, pur rimanendo in coerenza col programma scolastico, in modo da incuriosire noi ragazzi; lo scopo era quello di potenziare e apprendere meglio ciò che è stato appreso in classe.

Arrivati a destinazione, abbiamo lasciato i nostri zaini, con cibo e macchine fotografiche, all’ingresso e ci siamo recati, insieme alla guida, all'entrata della mostra: la ragazza era molto simpatica, gentile e preparata; educatamente, ci ha invitato a spegnere o silenziare i cellulari, al fine di una migliore resa della mostra e, principalmente, ha detto di non avvicinarsi troppo alle opere, di non toccarle; ci ha spiegato in modo chiaro ogni particolare, compresa la vita degli autori, ci ha molto interessati e ci ha fatto interagire, coinvolgendoci sempre e ponendoci delle domande, a proposito di opere e colori: capitava, ovviamente, che sbagliassimo e a quel punto i nostri insegnanti facevano osservazioni che ci riportavano sulla retta via; noi intanto, incuriositi, ammiravamo ogni singola opera, con attenzione, e continuavamo a porre domande, attratti dalle parole della guida, che ci spronava ad esprimere sentimenti ed emozioni, trattandoci come persone adulte… delle volte non riuscivamo più a distogliere lo sguardo dalle tele, tanto catturavano l’attenzione col loro fascino!Alcuni di noi già avevano vissuto l’esperienza della mostra, ma la seconda volta permette di cogliere nuove sfumature e quando c’è qualcuno che

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spiega è tutto diverso: una preparata guida permette di osservare in modo differente le opere esposte, comprendendo a fondo gli autori.Abbiamo collaborato tutti, l’uno con l’altro e ci siamo abbastanza autogestiti. All’inizio una linea del tempo ci ha riassunto, tra date di nascita e morte, la Storia dei pittori vissuti tra l’Ottocento e il Novecento, in particolare i maggiori esponenti impressionisti, che osservavano e sfruttavano la luce del sole, affidandosi ad impressioni, dipingendo sulla tela sensazioni visive che il paesaggio comunicava loro, ed espressionisti, che si avvicinavano maggiormente alla realtà; abbiamo attraversato col pensiero età come la Belle Epoque, in cui le persone pensavano con grande ottimismo: protagonista era l’alta borghesia e ci furono i benefici di molte scoperte tecnologiche, che contribuirono ad un miglioramento delle condizioni di vita e lasciavano, all’inizio, sperare che si sarebbe trovata una soluzione a tutti i problemi dell’umanità, ma purtroppo questa stagione d’equilibrio andò poi in frantumi con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.All’Impressionismo corrisponde un po’, in Letteratura, il movimento del Decadentismo, per la soggettività e la frammentazione della realtà in mille impressioni.

Abbiamo ammirato vari stili, tecniche e molti quadri, di grandi artisti che hanno segnato il corso dei secoli, come: Monet, Van Gogh, Picasso, Renoir, Degas, Cezanne, Matisse e Kandinskij. Procedendo negli anni e nei vani, si potevano notare i cambiamenti di stili pittorici, sino ad arrivare al celebre Picasso: era come se i quadri diventassero sempre meno “curati”; al procedere del tempo, infatti, era come se ogni opera, dalla più “antica” alla più “moderna” fosse pitturata prima da un adulto e poi, sempre più, da un bambino: questa era un po’ l’idea che aveva Picasso, culmine della mostra.Tutto ciò era evidente anche se non sempre proseguivamo in ordine cronologico, ma come in un viaggio, saltellando tra momenti storici diversi.I dipinti esposti erano cinquantadue, ma per mancanza di tempo la guida ci ha fatto vedere solo quelli più importanti.

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Tra i quadri che abbiamo preferito, ricordiamo, di Van Gogh: "Autoritratto", che ha trasmesso, forse, l'emozione più forte ad Irene, ricordandole il momento in cui, da piccola, ha provato a disegnarlo con suo nonno, ma anche “Farfalle su un prato”, con questi splendidi insetti in volo che ritornano in “Evocazione di farfalle” di Odilon Redon.

Di Monet abbiamo apprezzato: “I gladioli”, in cui una donna con l’ombrello, in un giardino di gladioli, è avvolta da colori come il rosso e il verde, che prevalgono su tutto; il quadro è stato dipinto sfruttando la luce e pitturando all’aperto, proprio secondo la regola degli Impressionisti.

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Contorni imprecisi, ombre colorate, tratti frettolosi di chi vuole catturare la luce, tipici dell’Impressionismo e di questo quadro, si oppongono a dipinti fotografici, dell’Espressionismo, con contorni nitidi e precisi, come se le figure volessero uscire dal dipinto.E’ il caso della tela: “Scena di caffè a Parigi”, di Henri Gervex, dove tutto è rappresentato nei minimi dettagli: la cenere sul tavolo, il riflesso della luce sul divano in pelle, … Recentemente è stata scoperta una parte che, in precedenza, era coperta da cornice e, perciò, è rimasta più chiara del resto del dipinto.

L’opera di Degas: “Ballerine” è affascinante e rappresenta le danzatrici che si stanno preparando prima di andare in scena; anche “Ballerine nella stanza verde” è sempre dello stesso autore, che non si reputa impressionista e dipinge per svago, non per necessità. Da notare è il fatto che le ballerine sono raffigurate in situazioni precedenti il balletto, durante la fase preparatoria: infatti non assumono atteggiamenti da danzatrici, ma da semplici ragazze.

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Ricordiamo: “Arlecchino”, “Donna che legge” e “Donna seduta”: ci siamo emozionati anche solo all’idea che, molti anni prima, Picasso li avesse dipinti e questa sensazione si è riproposta più volte, al pensiero della grande storia che tali opere hanno alle spalle.

“Donna seduta”, però, non è piaciuta a tutti, per la tecnica di colore; tra l’altro l’autore utilizzava il trucco di dividere a metà il volto, tanto che, se si copriva metà di questo, l'altra parte sembrava dipinta di profilo: questo è risultato evidente in: “Donna che legge”; sempre dello stesso autore, siamo rimasti impressionati anche da un dipinto in cui, guardando attentamente, si celavano tre facce.

Certamente i quadri di Picasso esposti nella mostra sarebbero stati quasi indecifrabili, per noi, senza la spiegazione della guida!

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Le figure femminili erano davvero grandi protagoniste: ritornano in “Donna in poltrona” di Renoir e in “Donne che ridono – Allegra compagnia” di Carolus – Duran, che era così affascinante da sembrare una fotografia! Non a caso l’autore dell’ultima opera era Espressionista e cercava di far assomigliare i soggetti alla realtà.

Ci hanno colpito i particolari quadri di Amedeo Modigliani, che ha un modo tutto suo di dipingere le donne, con colli sproporzionati ed occhi vuoti, dai quali traspare l’animo della persona ritratta; celebre caso è il ritratto della moglie, il cui capo inclinato trasmette dolore e i cui occhi neri cercano di comunicare una triste storia: ella è infatti dovuta scappare lasciando la sua famiglia, per poter essere felice con l’artista e la morte prematura del marito la indurrà al suicidio.

Che dire, invece, di: “Paesaggio di montagna al chiaro di luna” di Ernest Kirchner?

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Alla fine del giro siamo entrati nella Cappella del Doge, molto ampia, con affreschi tipici dell'arte barocca del Cinquecento e del Seicento.

Una sosta di fronte alla fontana di Piazza de Ferrari ci ha permesso di scattare alcune fotografie con i Professori. Ci hanno colpito paesaggi impressionisti dagli strani colori, non reali, perché frutto dell’immaginazione dell’autore; ci è piaciuto molto anche il fatto che, talvolta, gli autori riuscivano a dipingere le ombre in maniera perfetta: infatti i dipinti, in certi casi, sembravano vere e proprie fotografie.

Ci ha colpiti, insomma, la grande differenza tra le opere impressioniste ed espressioniste.

E’ essenziale, poi, imparare anche fuori da un’aula scolastica ed abbiamo fortemente avvertito quanto sia importante conoscere le opere più famose del passato, elogiando i grandi a cui appartengono: essi non verranno mai dimenticati, se le opere saranno conservate accuratamente nel tempo e, anche se scomparsi, vivranno per sempre nei nostri cuori

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grazie a quadri immortali.

Abbiamo provato stupore di fronte alla bravura indiscussa degli artisti, di cui abbiamo ammirato le celebri tele, che ci hanno trasmesso ora gioia, ora tristezza, ora malinconia; eravamo incuriositi da colori e prospettive, a volte presenti, altre assenti e dal fatto che si capiva perfettamente l’animo degli autori; osservando i quadri da vicino abbiamo compreso meglio come gli artisti riuscissero a creare luci, ombre e sfumature e ci siamo appassionati ancor più all’Arte, vedendo le opere come reali, non come una distante fotografia sul libro di testo.Infine, abbiamo gradito molto la frase di Picasso: “A quattro anni disegnavo come Raffaello, ma ci è voluta una vita intera per imparare a disegnare come un bambino!”.

L’esperienza ci ha infatti insegnato cosa significhi davvero dipingere, i motivi che spingono a farlo, ma soprattutto che fare Arte non vuol dire necessariamente disegnare bene, ma dare emozioni alle opere, suscitandole negli altri: questa mostra resterà impressa per molto tempo nelle nostre menti!

Irene Dagnino, Martina Ridolfi, Elisa Repetto, Guia Mangini, Matteo

Gamma, Nicolò Tolaini, Leonardo Donato, Marco Longo, Sara De Fazio, Giada Saracco, Chiara Repetto, Francesca Iasi, III A

… Ringraziamo il Prof. Scullari per i suoi scatti!

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La Portara La Portara

Il mare era azzurro infinito e calmo nell' insenatura dove un tempo dondolavano le navi a remi dei Greci diretti a Delo e ora attraccavano i traghetti per i turisti. Più al largo, fuori dalla baia della città di Naxox, la spuma bianca delle onde creava cavalli selvaggi che si rincorrevano sino a raggiungere le alte coste dell'isola. Le rocce, che chiudevano la baia della Chora, calavano sul mare, come una torta tagliata a fette: uno sperone di roccia rossa si protendeva sull'acqua, appena lambito dalle onde che solo raramente riuscivano a sollevarsi in bianchi spruzzi: in fondo, al centro contro il sole di fuoco del tramonto c'era la Portara. Una grande porta di marmo così bianco che quasi accecava, linee pulite,

eleganti, eterne, decori che dopo mille anni possedevano intatta, nel ricciolo ionico del capitello corroso del tempo, l' armonia classica del gusto di chi l' aveva composta. Racchiusa nel vano della porta, il quadro del tramonto più drammatico e spettacolare che si potesse vedere. Il tramonto colorava il cielo di rosso vino: le nuvole erano bicolore, sopra blu come il cielo della notte che si avvicinava sotto, rosa come un'orchidea.Dalla Portara, sospesi in uno spettacolo senza tempo, si sentivano lontano rumore delle onde che scrosciavano schiantandosi sulla costa rocciosa verso Appollonos e che copriva il sottile cicaleggio dei Turisti affascinanti: se ti distraevi dall'incanto riuscivi a cogliere anche il vociare allegro, i richiami dei venditori e gli schiamazzio dei bambini del lungo porto della Chora.Su quella punta sospesa sul mare si respirava il profumo salmastro del vento mescolato da un sapiente mostro profumiere con quello della macchina: assenzio, menta, liquirizia, ginestra e rosmarino uniti in un inebriante essenza e pur perfettamente distinguibili tra loro e preludio ai più profumi spezziati sapori che avrei assaporato seduta alla Terrazza della vecchia taverna Kostro.

Beatrice Beggi

Laboratorio di scrittura: la descrizione

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PrimaveraPrimavera Mi piace molto la primavera, quano il sole esce dal suo letargo, e torna a splendere, radioso nel cielo, che non è più di un grigio spento, ma è di nuovo di un tenue azzurro. Quando noi ragazzi possiamo tornare a fare lunghi giri in bici, che durante l'inverno, per l'acqua e il gelo, erano pericolosi, oppure assaporare i nuovi gelati coi gusti dei frutti primaverili che tanto ci piacciono. Poter finalmente giocare a calcio, basket o pallavolo sporcandoci anche di fango, ma senza la continua ansia di una possibile burrasca. Ed è tutto una grande e immensa gioia.Finalmente nessuno sembra più aver voglia di stare in casa a rovinarsi gli occhi con quei dannati videogames; il computer è meno usato,infatti certi dicono che si senta solo... be', ma anche gli uomini a un certo punto devono svegliarsi da quel letargo elettronico, così lo definisco io. A me dà una certa allegria camminare per le strade illuminate dal sole primaverile, dove gli alberi fioriti hanno un aspetto nuovo, diverso. Gli alberi dai colori brillanti e dalle gemme preziose adesso emanano favolosi profumi, e non più un semplice odore di sottobosco. L'erba invece è di nuovo soffice, e di un verde brillante. Mi affascinano moltissimo quei piccoli uccellini che tornano a cinguettare felici per l'umanità, oppure i cani che vedo impegnati a seguire nuove scie di gustosi profumi. I gatti poi, che tornano a sdraiarsi sulla morbida erbetta in tutte le loro pose maestose, sembrano dei piccoli leoni; oppure i gatti di casa, come piccole tigri d'appartamento che ci insegnano solo da una semplice carezza l'antica arte dell'ozio. Le giornate primaverili più lunghe ci invogliano a uscire all'aria aperta e a socializzare, e il sole che sembra di nuovo allegro coi suoi raggi rende tutti più felici. Finalmente possiamo abbandonare sciarpe e cappotti, cappelli, stivali e iniziare a mettere abiti leggeri, nei quali possiamo senitrci liberi come delle farfalle. Senza dubbio l'inverno è più facile starsene in casa a studiare e a fare i compiti, nei pomeriggi di pioggia o quando c'è quell'odiosa nebbia, mentre in primavera, dopo l'impegno e la fatica di un intero anno scolastico, è faticoso stare ancora concentrati sui libri, prepararsri a interrogazioni e compiti in classe, esser studenti diligenti e disciplinati come quando fa freddo. La testa corre fuori dalla finestra delle aule. In aula ci si distrae per sciocchezze, piccoli contrattempi, si dventa con più facilità “scaldabanchi”. Certe volte mi capita di pensare che gli insegnanti più severi odino la primavere; e considerando la cosa dal loro punto di vista hanno anche ragione. Tuttavia la primavera, anche se non si concilia troppo con la scuola, secondo me

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è la stagione più bella dell'anno. Questa stagione non aiuterà a risolvere il problemi della Terra, ma secondo me dalla primavera abbiamo tanto da imparare: come ad esempio prendere la vita un po' più dolcemente, come l'aria primaverile che culla una dolce libellula. Giorgia Vaccari

Autunno Autunno L'autunno come un gatto è paziente, silenzioso.

Avvolge tutto portandolo a uno stato di tranquillità, di totale indifferenza. Le piante, per esempio,

sono vittime del suo incantesimo, lasciano cadere le foglie ingiallite sul morbido terreno, mentre gli

animali si mettono al lavoro per poi cadere in un sonno profondo.

Nei boschi domina un odore di fiori e funghi, che si stende sull'ambiente come una coperta calda

in un mese di inverno.

Quando invece l'autunno è stanco, dai suoi occhi cadono goccioline d'acqua che sembrano

immense tanto è assonnato. E dalla finestra mi affaccio a vedere le persone con ombrelli e

cappotti, che scappano dalla potenza del temporale, il che li rende cupi e disinteressati agli altri

passanti in difficoltà. Nel frattempo ascolto il ticchettio della pioggia sui sassi delle strade.

Nei campi, le foglie si muovono leggiadre, ballando a ritmo del vento, come farfalle in primavera.

La città viene avvolta dall'umidità e dalla brezza leggera portata dalle dolci foglie degli alberi.

Anche là la gente è sfinita, ma il rumore non è una deliziosa melodia, è un suono fragoroso e

assordante, proveniente dai motori e dalle ruote che sfregano contro il terreno a tutta velocità.

Ma l'autunno ormai non lo nota e non assiste allo spettacolo dei boschi, perché sta lasciando il

posto al freddo inverno, aspro come il sale marino e freddo come la morte.

Aurora Piccardo

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IL GATTO IL GATTO

Il gatto. Le zampe soffici e agili, gli danno un portamento regale, supremo. Non ha importanza la sua piccola ed innocua statura, che peraltro gli è molto utile. Non ha importanza il suo dolce e tenero musetto. Ma sono gli occhi, penetranti come non mai, che ti lasciano quel brivido gelido e vuoto, privo di sentimento. Gli sguardi ti narrano la realtà, il fascino delle cose, degli ambienti. E il gatto ha proprio questo dono. Un dono che che l'uomo ignora. Ma non solo questo pregio il gatto ci offre. Con la sua agilità non teme il rischio. Anzi gli sfugge, con grande stile. E lo prende in giro, cosa che noi non possiamo fare. Però ogni cosa ha i propri difetti. Non ama la compagnia, e questo mi sconvolge. Proprio a causa della solitudine il suo comportamento non è dei migliori. Si irrita e si arrabbia con tutti. Qualche volta impazzisce e, con i suoi malevoli artigli, taglia. Io non faccio differenza tra gatto e gatto, perché non sono e non sarò mai razzista o comunque “gatti-razzista”. Mi trasmette sempre molta calma e malinconia... e mi mi rilassa. Pensare che quando sono agitata penso a Moka, un vecchio gatto che per questioni personali non vedo più. Ho avuto tante soddisfazioni dalla mia vita ancora poco vissuta, e una delle soddisfazioni più grandi sei tu... piccolo Moka, a cui ho dedicato questo testo.

Aurora Piccardo

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Mondi al di là di un dipinto

Era una serata piovosa ed io stavo nella mia stanza ad osservare fuori dalla finestra i lampi, che

continuavano a susseguirsi, uno dopo l’altro.

Ad un tratto un fulmine illuminò il quadro che stava accanto al mio letto e fui subito attratto da quel

dipinto: un vascello in mezzo al mare, nella tempesta perfetta.

Notai qualcosa di strano: l’immagine iniziò a muoversi e tutto sembrava reale.

Dopo pochi istanti, mi ritrovai in acqua, su di una barchetta di legno e un’onda la rovesciò;

fortunatamente riuscii ad aggrapparmi ad una fune del vascello e vi salii sopra.

Sembrava tutto abbandonato: a bordo non c’era nessuno.

Accanto al timone trovai una vecchia pergamena con la mappa del tesoro.

Una ciurma di marinai si materializzò davanti a me: insieme affrontammo la tempesta, per poi

raggiungere l’atteso tesoro.

Raccolsi il maggior numero di oggetti possibile e nascosi questi ultimi in tutte le tasche; poi alzai una

coppa d’oro massiccio, ma mia mamma entrò in stanza in quel momento: mi ritrovai così sul letto,

senza nulla in mano.

Che sogno meraviglioso! Era stato talmente intenso che mi sembrava di averlo vissuto realmente.

Mi alzai dal letto e, inserendo una mano in tasca, trovai un diamante.

Cos’era mai successo?

Rimasi nel dubbio per anni, incerto, domandandomi se avessi realmente vissuto quel sogno.

Non raccontai nulla a nessuno, temendo che la gente mi prendesse per matto e nascosi il mio

diamante, come investimento per il futuro.

Marco Longo, III A

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Trovandomi davanti ad un quadro di casa mia, lo fisso e mi domando: “Se fossi lì dentro … ?”.

Il dipinto rappresenta il mare oscuro e profondo, abitato da pesci arancioni che nuotano tranquilli e

da un polpo viola, situato in fondo, a destra.

Mentre penso alla domanda che mi sono posta prima, mi sento attratta dal disegno, come se

qualcosa mi volesse spingere al suo interno …

In un attimo mi trovo in compagnia dei pesci prima descritti, ma non riesco a crederci.

Sono io, ma mi sento cambiata: ora sono il polpo viola e vedo ogni particolare dalla sua prospettiva.

In lontananza appare al mio sguardo una sirena: la principessa Corallina, vestita di rosso, dalla coda

verde.

Ella abita negli abissi del mare, figlia unica di un tritone; non possiede molti amici con cui giocare

perché non è così facile arrivare in quelle acque così scure e profonde: anche i pesci raramente si

spingono fin laggiù, perché preferiscono stare in superficie, dov’è possibile trovare qualcosa da

mangiare.

La principessa sirena si annoia e diventa sempre più triste, ma proprio in quel momento arriva

qualcuno: io sono nascosta dietro ad un corallo, per non farmi scoprire.

A poco a poco riconosco la figura che si sta avvicinando: è un elfo acquatico, di nome Felice, che ha il

potere di avvertire quando uno è triste; grazie alla sua magia, riesce a rendere lieti e spensierati tutti

i bambini.

L’elfo si presenta a Corallina e le domanda se voglia giocare con lui: ella è sorpresa, ma accetta di

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buon grado.

In quell’istante, la strana creatura mi scorge, nascosta tra i coralli, ed invita anche me a giocare con

loro: così, tutti insieme iniziamo a nuotare e rincorrerci, nel bel mezzo delle acque scure.

Il dolce e simpatico elfo è dotato di potenti pinne e in viso sfoggia due meravigliosi occhi azzurri,

proprio come i suoi vestiti.

La sirena quindi ci porta a visitare il suo regno sconosciuto, pieno di coralli e conchiglie: arrivati a

palazzo, l’elfo, purtroppo, ci comunica che deve tornare sulla terraferma, perché da lontano avverte

la tristezza di bambino, escluso dai suoi stessi amici dal gioco e per questo annoiato, sul punto di

piangere.

Corallina abbraccia forte la gentile creatura, ringraziandola della sua visita e lasciando che porti a

termine la sua missione.

L’elfo allora si avvicina a me, sussurrandomi: “Pensa tu a lei … “.

In quel momento lo vedo scomparire nelle oscure acque di quel fantastico e misterioso mondo.

Alessia Vino, III A

Eccomi al “Musée d’Orsay”, a Parigi, ad ammirare la bellissima “Chiesa di Auvers”, dipinta dal

maestro Vincent Van Gogh.

Osservando i colori e le tecniche del quadro, provo emozioni diverse: tristezza, sgomento, serenità ed

altri sentimenti contrastanti tra loro.

Chiudo gli occhi per alcuni istanti, pensando a come un dipinto possa provocare tutto questo, ma

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quando li riapro non mi trovo più nel museo, né negli anni duemila, bensì all’aria aperta, alla fine

dell’Ottocento.

L’edificio che mi ritrovo davanti è imponente, proprio com’è raffigurato da Van Gogh, il quale è

impegnato a dipingere, a qualche metro di distanza da me.

Il tempo sembra essersi fermato: l’espressione del pittore manifesta tutta la passione che egli mette

nelle sue opere, come l’anima che rimane impressa sulla tela, con un blu elettrico ed un rosso

scarlatto.

La mano è rimasta a metà di una linea sinuosa: gli uccelli, con le ali spalancate, sembrano piccole

decorazioni appese ad un soffitto di soffici nubi e l’aria, come vetro, si fa sempre più pesante; il

tempo si è veramente fermato.

Il vento mi avvolge con le sue braccia, soffocandomi; un unico pensiero rimbomba nella mia mente:

“Devo raggiungere la Chiesa”.

Corro e corro ancora, finché non mi sono chiusa la porta alle spalle con un grande tonfo; solo ora

capisco veramente il fascino di quest’edificio: con le sue vetrate ed i dipinti assume una bellezza

inquietante e sembra chiamarmi; un sussurro mi attira in una strada secondaria, dove regna

l’oscurità e la voce si fa più forte.

Mi chiama, urla, non riesco a farla smettere; parla di un segreto tra queste mura, fatti terribili

accaduti qui, storie agghiaccianti ed io riesco solo a portare le ginocchia al petto, rannicchiandomi in

un angolo.

Il demone della paura si impossessa di me, immagini di morte affollano la mia mente, demoni e

mostri non la vogliono lasciare; le pareti mi schiacciano e so che devo restare va anche se la fine si

avvicina, mozzandomi il fiato ad ogni passo che fa verso di me.

Chiudo gli occhi: basta, non ce la faccio. Le forze mi stanno abbandonando; con un ultimo sforzo li

riapro e quello che vedo mi sorprende: sono davanti al quadro: “La Chiesa di Auvers” e, mentre mi

allontano, dalle mie labbra fuoriesce un sospiro di sollievo.

Finalmente non sono più in quel bellissimo, pericoloso dipinto.

Giada Saracco, III A

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Dieci stelle

Vedo la luna, vedo le stelle sembran proprio caramelle,una l’assaggio, due le mangio, tre le afferro col mio gancio. quattro le cucio come un sarto mentre la luna e già ad un quarto, cinque sono molto splendenti, stanno diventando stelle cadenti! Sei, dopo un volo perfetto, le colgo nel laghetto.sette le taglio a fette, ottosi scontrano e fanno un botto.nove tra le nuvole dove piove,dieci chi tanto vi ha studiato, sono i Greci! Sara Marinelli

I mesiGennaio freddoloso,Febbraio nuvoloso,Marzo spiritello,Aprile mite e bello,Maggio pescatore,Giugno sognatore,Luglio armonioso,Agosto caloroso,Settembre inizia la scuola,Ottobre si rade l’aiuola,Novembre si preparano le feste,Dicembre scoppiano le teste. Marta Cartagenova

Laboratorio di scrittura: filastrocche

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Sono Poppy

Sono Poppy, mi presento,cagnolino sempre contento!In estate mi piace la campagnama d'inverno adoro la montagna,così chiamo il mio amico(si chiama Baloo, te lo dico!)al viaggio già pensiamoe poi in un attimo partiamo.Ehi, qui è proprio tutto gelatoanche il naso mi si è ghiacciato.Su, non facciamo i pigronie infiliamo i maglionie con la sciarpa e il cappelloanche il freddo diventa bello!Ora siam pronti per andaresulla neve a giocare!Lo slittino è così veloceche noi urliamo a gran voce.Ma quando inizia a nevicareè uno spettacolo da guardare.Dal cielo i fiocchi vengon giù,sembra che non smetta più.Corriamo allegri sulla neve,ma il giorno è così breve!Adesso a casa dobbiamo tornare;un bel bagno ci potrà scaldare!. Elisa Arcidiacono

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I mesi dell'anno

Gennaio col gelol'inverno che viene,la giacca di peloti copre per bene.

A febbraio c'è Carnevale,in montagna allegri si scia,ogni scherzo sempre valesulla neve in compagnia.

Marzo porta la primaveracon lo sbocciar dei fiori,si può uscire di sera,con gli amici tutti fuori!

Aprile inizia col pesce,la Pasqua è arrivata:dall'uovo cosa esce?Una bella sorpresa animata!

Maggio col sole splendente,l'aria tiepida e profumata,cantar gli uccellini si senteall'inizio di ogni giornata.

Giugno, finisce la scuola!Tutti i bambini sono felicied in fila fanno la olaper un'estate con i loro amici.

Luglio, che caldo che fa!Che lunghe giornate,in spiaggia si vaper far belle nuotate.

Agosto, prosegue il calore;per chi resta in cittàc'è il condizionatore,ma meglio se al fresco va!

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Settembre, finisce l'estate,a scuola tornano tutti,le vacanze sono passatee iniziano i giorni brutti.

Ottobre, arrivan le piogge,tutti attenti alle allerte,si gonfiano d'acqua le roggee sui letti ci son le coperte.

A novembre il freddo si sente,cielo grigio, umido e vento,coi cappotti si copre la genteed è sera in un breve momento.

Dicembre, aspettando Natale,si contano di giorni d'Avvento;c'è chi lo passa in ospedalema nel cuore è sempre contento.

Federico Grillotti

Le stagioni

Il bianco manto dell'invernotutto copre con un silenzio eterno.Poi la tiepida primavera,al suo bacio, la natura si svela.Arriva l'estateche è la stagione delle fate.Poi l'autunno tutto colora,finché l'inverno non lo sfiora.

Martina Prato

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Le quattro stagioni

Primavera vien cantandocon in mano rose e violee a tutti va portandoprati verdi, piogge e sole.E' un tripudio di coloriun miracolo di fiori!Una rondine qua e làporta la felicità.

L'estate è biondadi messi maturesugli alberi i fruttinell'orto verdure;nei campi frinisconogrilli e cicalee tacciono solo con il temporale.Di rossi papaveriinfiamma i pratie sfoggia fioriassai colorati.Nei prati appaionostrani esseri,ma niente paura:son spaventapasseri!

In autunno zucche arancio, foglie d'oro,nel giardino ogni tesoro!Or si va a vendemmiarecon le gerle da colmare.

E' arrivato nonno inverno coi suoi guantisalutando dalla slitta tutti quanti.Sulla neve camminando piano pianoaddormenta tutto il mondo, com'è strano!Sparge attorno freddo e brinadecorando di gelo la mattina.

Giulia Pienovi

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DO, RE, MI

DO - se do qualcosa a teRE - è il re che c'era un dìMI - è il mi per dire a meFA – la nota dopo il miSOL – se il sole è in fronte a meLA - se proprio non è quaSI - se non ti dico noe poi ricomincia DO...

Giulia Pienovi

La rana golosa

C'era una volta una rana golosache era con tutti sempre scontrosa,voleva tutto il cibo per sédalla salsiccia ai biscotti col tè.Era piccina e salterellacon la sorellina era molto monella.Ma un bel giorno vide se stessanello specchio del lago riflessa.Pensa e ripensa lei si guardò:“Così non mi piaccio e perciò cambierò”.Decise di esser con tutti più buonae forse anche un po' meno golosona.

Camilla Blandini

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L'Italia tutta intera

La Valle d'Aostaè piccola ma è tosta,poi vi è il Piemonteprincipio del monte,segue la Lombardiada cui l'Expo se n'è andato via!A fianco c'è il Trentinodove di sole ce n'è pochino.Poi c'è il Friuli, capoluogo Triestedove si fanno tante feste.A Venezia in Veneto le maschere sono bellenon travestitevi da padelle!In Liguria si fa il pesto:a farlo non si fa presto.In Emilia formaggi e salumi,non andarci se fumi!Questa è l'Italia settentrionale,la parte di sopra dello stivale.

Voglio andare in Toscana, mi piace Livornomangi pesce tutto il giorno.Ti piacciono i baci Perugina?Comprali in Umbria, bella bambina.Nel Lazio c'è Roma che è la capitale,nel Colosseo ci si faceva male.Nelle Marcheci sono le barchefatte apposta per pescare:ci sono tanti pesci in mare.Molise sei piccolinoma la pasta la fai per benino:la mangi al sugo oppure al pestoportala al pic-nic, mettila in un cesto.In Abruzzonon trovi lo struzzo,non c'è neanche un'aquilama il capoluogo è L'Aquila.Questa è l'Italia centralese non ti piacepuoi appassionarti alla meridionale.

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In Campaniatrovi Soniache prepara la pizzae tutto il pomodoro schizza.Pugliail pesce sulla grigliac'è chi lo pescae chi si mangia una pesca.Ci son pochi bambini in Basilicatae quindi basta una sola tata;è piccolinama carina.In Sardegnac'è il prof Gramegnache insegna spagnolotutto da solo.La Siciliaassomigliaad un pezzo di tortama è molto contorta.La Calabria non è la mia patria:i miei nonni son calabresima sono a Genova tutti i mesi.Caro ragazzo se non ti piaceneanche l'Italia meridionalemi dispiacema ti devi accontentare. Paolo Immordino

Sogni e sonno

Sonno, o sonno che di qui passavivoglio sapere cosa pensavi.Pensavi ai sogni che dovevi portaree a chi li dovevi dare?Devo darli al vicinoche si è perso un cagnolino.Devo darli a Carlottache è buffa come una pagnotta.Devo darli alla vicinache ha pulito la cucina.La notte è finitasi ritorna alla solita vita.Il sogno se ne è andatoe il giorno è arrivato.

Leandro Biondi

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Il nostro gruppo si è occupato di cinema, di cui tutti siamo appassionati. Ciascuno però ha i suoi gusti: cartoni animati, fantascienza... così ognuno di noi ha sviluppato la parte che più lo interessava. Coordinarci non è stato semplice, e nemmeno selezionare le notizie secondo noi più importanti tra le tante che abbiamo trovato su internet... comunque, eccovi il risultato del nostro lavoro!

Chiara Piana, Martina Prato, Martina Sciutto e Matteo Parigi

L'evoluzione dell'animazione dalla “preistoria “ a oggi"L'evoluzione dell'animazione dalla “preistoria “ a oggi"

Un cartone animato o un film di animazione sono generi di pellicole che hanno un'origine lontana nel tempo. I primi esempi di Cartoni Animati risalgono nel 1600. Nel 1675 Athanasius Kicher inventò la lanterna magica, il primo esempio di proiettore di immagini fisse. Grazie alla sua invenzione era possibile proiettare su vetri trasparenti pitture e disegni ingranditi utilizzando una fonte di luce come lanterne a petrolio o semplici candele. La “LANTERNA MAGICA” conquistò tutti e si diffuse in tutto il mondo in poco tempo.... Da allora furono inventati moltissimi strumenti che portarono alla nascita del cinema di animazione nel 1892: il primo animatore della storia fu Emile Reynaud con il “TEATRO OTTICO”.

L'invenzione di Emile aveva all'interno un prisma di specchi posizionati in diverse angolazioni che riflettevano le immagini disegnate su strisce e potevano essere proiettate sulle pareti

Quelli che, però, sono considerati i veri inventori del cinematografo sono i fratelli Auguste e Louis Lumière, che nel 1894 brevettarono il primo proiettore cinematografo che, non funzionava più con strisce di carta disegnate, ma con pellicola fotografica vera e propria.

Il primo cartone animato della storia fu di Emile Cochl che, nel 1908, diede vita al personaggio di Fantoche, un piccolo clown protagonista di “FANTASMAGORIE”. Questo primo esempio di cartone animato durava solo un paio di minuti ed era composto da 700 disegni realizzati su foglio bianco con inchiostro nero che vennero sviluppati in negativo per creare l'effetto lavagna.

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Il cartone animato moderno e il cinema d'animazione fa venire alla mente il nome di WALTDISNEY . A soli 22 anni WALT DISNEY era il migliore produttore di quegli anni e già nel 1922 produsse cortometraggi animati che si ispiravano a storie per bambini. Nel 1934 WALT DISNEY ebbe l'idea di realizzare il primo il primo lungometraggio e decise che fosse la storia di Biancaneve. Da Biancaneve al 1995 le tecniche per realizzare i film ebbero un'evoluzione continua, ma la base era sempre la stessa: carta e matita. Col passare degli anni le tecniche si affinarono finché Spielberg non ci mise lo zampino, creando il FILM TECNICA MISTA ( LIVE ACTION E CEL ANIMATION) creando “ Chi ha incastrato Roger Rabbit?” in cui gli attori recitano affianco a cartoni animati. L'ultima frontiera dell'animazione è rappresentata dalla tecnologia mocap, (motion capture), grazie alla quale i computer creano un'immagine stilizzata dell'attore e riproducono digitalmente i suoi movimenti per animare gli attori virtuali . Con questa tecnica è stato prodotto nel 2011 il film “ L' ALBA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE”, e prima ancora il personaggio GOLLUM del “SIGNORE DEGLI ANELLI”.

Ormai i film d'animazione sono passati da un semplice intrattenimento infantile a un prodotto adatto a tutta la famiglia, tanto che, nel 2002 la Academy of Motion Picture Arta and Sciences istituisce una nuova categoria negli Academy Awards: l'Oscar al miglior film d' animazione.

Martina Prato

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WALT DISNEYWALT DISNEY WALT DISNEY è stato un animatore, imprenditore,

regista e produttore cinematografico. È riconosciuto come il padre dei film d' animazione.

WALT DISNEY è noto per la sua grande abilità nella narrazione di storie.

È stato il rappresentante più illustre dell'intrattenimento per ragazzi; ha creato molti dei più famosi personaggi dei cartoni animati, uno per tutti, “Topolino”.Ha vinto 59 Oscar, di cui 22 vinti con i suoi film più altri quattro alla carriera.

Walter Disney nacque il 6 febbraio 1941 a Chicago, da Flora Calle Ellias Disney. Il padre era di discendenza irlandese e canadese, la madre era di discendenza tedesca; ereditò il secondo nome dal padre mentre il primo da quello di un caro amico dei genitori. Si iscrisse ad uno dei corsi dell'Art Istitute of Chicago; contemporaneamente lavorò nella fattoria dello zio Robert, in seguito in una banca, per poter essere di aiuto alla famiglia. Walt e suo fratello Roy lavoravano nel tempo libero alla distribuzione di giornali. Svolse molti altri lavori, mentre contemporaneamente si dedicava alle prime esperienze di animazione di cartoni. Le sue creazioni ottennero presto successo.

Il primo film prodotto da Walt Disney è stato “BIANCANEVE E I SETTE NANI”. “BIANCANEVE” è stata la prima principessa DISNEY; il suo cartone è stato il primo ad essere proiettato nei cinema nel 1937. “PINOCCHIO” fu il secondo film della WALT DISNEY, e risale al 1940. “FANTASIA” è un cartone animato del 1940, nato dalla collaborazione tra due artisti: infatti LEOPOLD STOKOWSKY ne curò la musica, mentre WALT DISNEY si occupò della parte video e animato. “IL DRAGO RILUTTANTE” è il primo film in tecnica mista nel 1941.WALT DISNEY è morto il 15 dicembre 1966. Martina Prato, Martina Sciutto, Chiara Piana

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La CommediaLa Commedia La commedia è un componimento teatrale o un’opera cinematografica dalle tematiche che di norma devono suscitare il riso. Il termine ha assunto nei secoli varie sfumature di significato. Nella sua forma scritta, ha origine in Grecia nel V secolo a.C.: la parola greca comodia sembra derivare da komos, “corteo festivo”, e odè “ canto “, indicata in una forma delle antiche feste per portare buona fortuna. Il principale rappresentante della commedia greca è:

ARISTOFANE

Aristofane, figlio di Filippo del demo di Cidateneo (Atene, 450 a.C. circa – 385 a.C. circa), è stato un commediografo greco antico, uno dei principali esponenti della Commedia antica insieme a Cratino ed Eupoli, nonché l'unico di cui ci siano pervenute alcune opere complete. Il genere della commedia è stato sempre presente, nel corso dei secoli, con diverse caratteristiche. Sempre il teatro ha invitato gli spettatori a riflettere, attraverso la comicità, sui modi di vivere della società. Con la nascita del cinema il genere della commedia si è ancor più diffusa.

Uno degli attori più famosi di questo genere in Italia è stato:

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ALBERTO SORDI Alberto Sordi (Roma, 15 giugno 1920 – Roma, 24 febbraio 2003 ) è stato un attore cinematografico, regista, sceneggiatore, conduttore televisivo, compositore, cantante e doppiatore italiano. Importante interprete della storia del cinema italiano, con Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi fu uno dei "mostri" della commedia all'italiana, nonché, insieme ad Aldo Fabrizi e Anna Magnani, rappresentante della romanità . Ha recitato in circa 160 film.

A me piacciono le commedie.

Una commedia mi è piaciuta particolarmente è

“Non guardarmi, non ti sento.”

TITOLO ORIGINALE: See No Evil, Hear No Evil

PAESE DI PRODUZIONE: Stati Uniti d’ America

ANNO DI PUBBLICAZIONE : 1989

REGISTA: Arthur Hiller

TRAMA:

Daive Lyons, un uomo affetto da sordità, e Wally Kerew, affetto da cecità, si incontrano quando Wally chiede di essere assunto, nel negozio di Daive.

Un giorno si presenta al negozio un uomo che, cerca Daive , ma mentre Wally è girato di spalle l’ uomo viene ucciso da una donna.

Wally ha visto le gambe dell’assassina, mentre Daive ha sentito lo sparo. Loro sono i maggiori sospettati, e così incomiciano ad indagare...

Martina Sciutto

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Guerre Stellari (in inglese” Star Wars”) è una saga cinematografica creata da George Lucas.La trama, scritta nei primi anni Sessanta, forma una delle poche serie di Space opera nel cinema. Fin dall’inizio venne concepita come opera in nove atti, condensati da Lucas in sei pellicole. I primi tre film furono prodotti dal 1977 al 1983 e formarono la cosiddetta trilogia originale, composta da: “Guerre Stellari” (episodio IV), “L’Impero colpisce ancora" (episodio V)," Il ritorno dello Jedi" (episodioVI). Ad oggi l’intera saga ha conquistato 8 premi Oscar, oltre ad aver incassato complessivamente al botteghino oltre 6, 5 miliardi di dollari. Il 30 Ottobre 2012, con l’acquisizione della Lucas Film da parte di Walt Disney Company, viene annunciata ufficialmente la cosiddetta trilogia sequel, cioè tre film che proseguono la saga: il primo di essi, "Il risveglio della forza" (episodio VII) è uscito nelle sale cinematografiche il 18 Dicembre negli Stati Uniti e il 16 Dicembre dello stesso anno in Italia. Il film " J.J Abran" (episodio VIII) e l'episodio IX usciranno nel 2017 – 2019.

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Ecco una sintesi della complessa trama di questa saga stellare:Episodio 1 – LA MINACCIA FANTASMA

La trama segue il maestro Jedi Jui Gon Jinn e il suo apprendista Obi Wan Kenobi mentre scortano e proteggono la regina Amidala, in viaggio dal pianeta Naboo al pianeta Corusant per cercare una soluzione pacifica a una controversia sul commercio inteplanetario. Nel corso del viaggio, iprotagonisti si trovano affrontare il misterioso signore dei Sith. La storia introduce inoltre Anakin Skiwalker, giovane schiavo del pianeta Tatooine ancora non avviato nelle pratiche jedi, ma che possiede una predisposizione insolitamente sviluppata dell' utilizzo della Forza.

Episodio 2 - L'ATTACCO DEI CLONI Sono passati dieci anni dalla promozione della regina Amidala a senatrice e dall'invasione di Naboo. Obi Wan e il suo padawan Anakin, che è diventato un brillante Jedi, devono scortare la senatrice Amidala e risolvere un mistero. E alla fine ci sarà l'attacco di Geonosis contro i droidi, scopriranno chi è il signor dei Sith, e Anakin e Padme Amidala si sposeranno in segreto su Naboo.

Episodio 3 . LA VENDETTA DEI SITH Sono trascorsi due anni dalla battaglia, il cancelliere Palpatine è stato salvato dopo essere stato rapito dal generale Grivoous e Dooku, da Anakin e Obi Wan . Poi Obi Wan partirà per finire la guerra e Anakin invece pensa al suo futuro figlio; ma poi verrà corrotto dal lato oscuro e diventera Darth Vader.

Episodio 4 Sono passati trent anni. La principessa Leila trasmetterà i dati a r2-d2 che andranno su un guscio di salvataggio della nave e atterreranno su Tatooine, dove conosceranno Luke Skiwalker e Obi Wan. Insieme partiranno per andare ad Alberan dove riconsegneranno i piani della morte nera, ma verranno intercettati da una nave dove c'è Darth Vader; egli verrà affrontato da Obi Wan, che nel duello verrà ucciso. I nostri eroi partiranno per la base ribelle per distruggere la morte nera.

Episodio 5 Darth Vader ha mandato dei droidi sonda in tutta la galassia e li troverà su Hoot. Luke partirà a cercare Yoda per addestrarlo; intanto i suoi amici cadono in una trappola. Luke

scopre che Darth Vader è suo padre. Nell'ultimo episodio, Vader si trova a decidere tra i due lati della Forza: riesce a salvare Luke e a uccidere l'imperatore, ma muore poco dopo tra le braccia del figlio. Luke riesce a ricongiungersi con Han e Leia. L'ultima sequenza lo vede sorridere agli spiriti guida dei suoi maestri Obi-Wan Kenobi e Yoda, ai quali si è infine unito quello di suo padre, il cavaliere Jedi Anakin Skywalker. Matteo Parigi

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COSTRUISCI LA TUA STRADA COSTRUISCI LA TUA STRADA Sei sensibile alle problematiche ambientali e non vuoi creare rifiuti non biodegradabili, ma non sai come smaltire le tue scarpe da running?

Per la prima volta è stata creata un'associazione chiamata ESOSPORT che permette di creare, riciclando le tue scarpe, materiale per la pavimentazioni stradali, tappeti anticaduta al parco giochi e fondi per piste atletiche. Per questo bastano quattro azioni:- prendi le tue scarpe - inserisci le tue scarpe nel sacchetto speciale - chiudi il sacchetto- getta il sacchetto nell'ESO BOX sport

Secondo me questa idea è molto utile e carina, e tutti nel loro piccolo possono riuscirci.

Il progetto Esosport nasce nel 2009 da un'idea di Nicolas Meletiou, Managing Director di ESO, nonchè runner appassionato, e dagli amici Marco Marchei e Fulvio Massini, che si pongono il problema del corretto smaltimento delle scarpe da running e da ginnastica a fine vita. Coniugando passione per il running e la competenza nel mondo dei rifiuti, ecco che prende vita Esosport, oggi il primo ed unico progetto di riciclo delle scarpe da ginnastica in Italia e in Europa Minimizzare l’accumulo dei rifiuti in discarica e innescare nelle persone la convinzione che è possibile, non solo riciclare, ma anche ottenere dal riciclo materie seconde, utilizzabili per nuovi scopi: il progetto esosport incarna pienamente questa filosofia, che si esprime nella frase: “Recycle your shoes, repave your way” - Costruisci la tua strada. La nostra scuola ha adottato questa “iniziativa di riciclo” da poco tempo. Una mattina, entrando a scuola, abbiamo notato una sagoma gigante a forma di persona con vicino un cestino della spazzatura. Io mi sono subito interessato e leggendo il cartellone ho capito che era un'idea molto carina e da diffondere!!!!!

Maxim De Giovanni

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Contatti “internazionali” per la nostra redazione del giornalino!Contatti “internazionali” per la nostra redazione del giornalino! Qualche settimana fa la prof. Fassone ci ha comunicato che avremmo dovuto fare

un’intervista ad una preside svedese, la sig.ra Johnsson, in visita alla nostra scuola; si sta infatti pensando ad avviare una forma di gemellaggio con una scuola svedese di Malmö, e già da mesi sono tra noi le tirocinanti che partecipano alle nostre lezioni. Ovviamente, per comunicare con la sig.ra Johnsson, avremmo dovuto parlare in inglese, quindi c’era bisogno di ragazzi con una discreta pronuncia, e così siamo stati scelti noi!

Nei giorni seguenti, con la prof. Fassone abbiamo preparato le domande da proporle, e con la prof. Ceccardi le abbiamo tradotte e corrette; le abbiamo quindi studiate a memoria e le abbiamo ripetute ad alta voce in classe ai nostri compagni per esercitarci insieme. Il giorno dell'intervista eravamo molto agitati e nervosi, e anche un po' intimoriti dall'ambiente: infatti eravamo in aula docenti, seduti ad un tavolo insieme a professori e dirigenti! Ma nonostante tutto ciò siamo riusciti a fare le domande senza troppo imbarazzo e anche, con nostra soddisfazione, a capire alcune risposte. È stato bello per noi fare questa esperienza, e i professori e la stessa sig.ra Johnsson si sono congratulati con noi. Ed ecco il testo dell'intervista:

Good morning, we are 2°A of I.C.Molassana and we have prepared a list of questions: would you like to answer? [Buongiorno, siamo la 2^A dell'I.C.Molassana e abbiamo preparato una serie di domande: vorrebbe cortesemente rispondere?]

1) Dear Mrs. Johnsson, can you tell us the name and the type of your school and where is it in Sweden? [Gentile sig.ra Johnsson, potrebbe dirci il nome e il tipo della sua scuola, e dove si trova in Svezia?] Sì, certo: la scuola dove noi lavoriamo si chiama Hyllie Park, è una piccola scuola con 140 studenti dai 6 ai 12 anni di età. Abbiamo anche una pre-school con 40 bambini.

2) Why did you decide to organize a twinning with our school and what are the aims? [Perché ha deciso di organizzare un gemellaggio con la nostra scuola, e quali ne sono gli scopi?] Io e la vostra Dirigente abbiamo un’amica in comune il cui nome è Martina, che ha lavorato con M. Teresa; ci ha chiesto di venire qui a vedere la scuola e incontrare i vostri insegnanti. Lo scopo è di organizzare un gemellaggio: capire il vostro sistema, e voi imparare il nostro, e capire come lavorare insieme nella scuola meglio di quanto facciamo adesso.3) How did your students accept this project?

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[Com'è stato accolto questo progetto dai suoi studenti?] Veramente non sono molto bene informati, sanno che siamo qui e penso che aspettino che torniamo per parlare di questo.

4) What is your school organization like? [Com'è organizzata la vostra scuola?] La nostra scuola non è comunale, è privata: si trova in una zona dove ci sono diverse organizzazioni: c’è un asilo, una residenza per anziani e una scuola per grandi.

5) What are the differences between the Swedish educational system and the Italian one? [Quali sono le differenze tra il sistema educativo svedese e quello italiano?] Prima di venire abbiamo parlato di questo con Martina. Voi avete i voti sin dal primo anno, in Svezia i voti si danno dal sesto anno: gli insegnanti incontrano i genitori, gli studenti e parlano dei loro progressi, e dell’apprendimento. Lavoriamo, abbiamo degli obiettivi, ma non abbiamo voti.

6) Do you know something about our educational system? [Conosce qualcosa sul nostro sistema scolastico?] Sì, prima di venire abbiamo fatto una ricerca e parlato con Martina.

7) What kind of skills are required to enter a High School? [Che requisiti sono richiesti per accedere ad una scuola superiore?] Chiunque può andare alla High School: se hai bei voti puoi scegliere fra materie scientifiche, studi sociali, musica.

8) Do you have after school activities in your school? [Avete attività pomeridiane laboratoriali nelle vostre scuole?] Le nostre giornate sono più brevi. Voi avete giornate più lunghe, da noi la scuola finisce fra le 14 e le 15, poi abbiamo centri ricreativi dove i bambini i cui genitori lavorano possono rimanere: sono aiutati nei compiti, lavorano, ci sono attività creative, possono giocare.

9) In Italy students during the lessons stay in a classroom and teachers go from one classroom to another: what happens in your schools? [In Italia gli studenti durante le lezioni stanno in una classe e gli insegnanti si spostano da un'aula all'altra: cosa succede nelle vostre scuole?] Dal primo anno al sesto studenti e insegnanti lavorano insieme nella stessa classe quasi tutto il tempo, ma poi, al sesto/ settimo anno, è come nel vostro sistema; voi però avete più insegnanti e più specializzati.

Intervista e montaggio a cura di:Luca Frassoni, Gabriele Manca, Kevin Nanfria, Andrea Opletal

Malmö