il Geologo - Anno XIII/2012 - N. 46 - Anno XIV/2013 - N. 47

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Bollettino Ufficiale d’Informazione dell’Ordine dei Geologi Regione Emilia-Romagna

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A disposizione

Cari colleghi,

avevo dato la disponibilità al nuovo Consiglio

dell’Ordine uscito dalle elezioni del gennaio 2013 di

offrirmi come aiuto nella redazione delle Rivista che

ho condotto per più di due lustri.

L’offerta era dovuta al fatto che le elezioni aveva-

no premiato, in toto, la lista che seguiva il solco

tracciato da quelle precedenti presiedute dal sot-

toscritto, a meno dei colleghi confluiti in altre liste.

Da questo punto di vista pur nella delusione in ter-

mini personali debbo dire che le elezioni sono al-

meno servite a fare chiarezza nel modo di intendere

la libera professione che pone l’Ordine come unico

soggetto referente della comunità dei geologi pro-

fessionisti e non di altre confraternite.

Detto ciò mi ha un po’ meravigliato la nomina del

nuovo Consiglio a Direttore Responsabile della Ri-

vista, incarico che accetto volentieri come servizio

per la categoria (così come ho fatto in tutti questi

anni unitamente al collega Vannelli).

Penso che il nuovo Consiglio sia ben assortito, for-

mato da persone motivate ed entusiaste.

I risultati non mancheranno di certo.

La Lettera del Presidente, Gabriele Cesari, su que-

sto stesso numero offre una visione “olistica” della

professione e spunti di riflessione che non si pos-

sono che condividere.

***

Prima di passare al contenuto di questo numero

della Rivista permettetemi di riferirvi, con ampia (e

vibrata!) soddisfazione, i risultati dell’APC ottenuti

nel triennio 2008-2010 (con una prorogatio conces-

sa dal CN di ulteriori 18 mesi) riportati sul sito del CN

che ha fatto registrare l’Emilia-Romagna come la

regione più virtuosa d’Italia con oltre il 93% dei geo-

logi che hanno assolto l’obbligo di aggiornamento.

La chiave di lettura che ci siamo dati di questi risul-

tati ruota attorno ai seguenti punti:

• Aver avviato corsi di aggiornamento ben prima

dell’introduzione dell’obbligatorietà;

• Aver mantenuto costi “politici” ai corsi di aggior-

namento;

• Aver distribuito i corsi anche in ambito provinciale

attraverso il ruolo delle Consulte.

Confido che questi indirizzi siano mantenuti e ulte-

riormente migliorati.

***

Per quanto riguarda i contenuti di questo numero

(che rappresenta ancora la coda del 2012, per le

note vicissitudini in cui siamo incappati) l’argomen-

to principe non poteva che riguardare la riattivazio-

ne ed i numerosi dissesti da frana che hanno colpito

l’Appennino parmense e non solo.

Dato che questi fenomeni si verificano in maniera

ricorrente abbiamo chiesto al prof. Claudio Tellini,

geomorfologo dell’Università di Parma, di fornir-

ci un quadro complessivo della situazione ed una

chiave di lettura dei fenomeni (una volta si parlava

di fattori predisponenti e fattori scatenanti).

Mi sembra che lo abbia fatto egregiamente (non ne

avevo dubbi).

A seguire, sempre sui dissesti, specificatamente in

provincia di Parma, segue l’articolo di Pelosio et alii,

che riguarda la gestione dell’emergenza cui hanno

concorso anche associazioni di volontariato ed un

primo aggiornamento dei movimenti in atto in gran

parte indicati come depositi quiescenti nella carto-

grafia regionale.

Per chiudere con gli articoli dedicati ai dissesti pub-

blichiamo un articolo dei colleghi Stefani e D’Angeli

che riguarda una procedura di riclassificazione di

un’area in dissesto nella alta Valmerecchia (recente-

mente passata dalla Regione Marche all’Emilia-Ro-

magna) in comune di Pennabilli. L’area rientra nella

gestione dell’Autorità di Bacino Merecchia e Conca

per cui viene fatto riferimento alle norme relative.

Per ultimo, oltre agli inserti dedicati all’attività di

Consiglio fin qui svolta, pubblichiamo il Bilancio

consuntivo 2011, recentemente approvato dal CN,

dalla lettura del quale si evince come l’azione di ri-

sanamento dei conti messa in atto con l’assunzione

di nuovo personale ed un controllo rigoroso delle

voci di spesa stia dando i suoi frutti.

Ad majora.

Maurizio Zaghini

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multinazionali, che ci appartengono poco per tradizione: pensiamo all'im-portanza almeno europea del distretto biomedicale colpito dal sisma. Ora si deve pensare ad uno sviluppo compati-bile con questo territorio. Per questo è necessario un approccio veramente in-telligente (o "smart" per essere trendy). E il geologo può certamente contribuire a capire cos'è intelligente (dal latino "intel-lego": leggere dentro, in profon-dità). Per esempio, è stato "smart" nei decenni passati incentivare la grande industria automobilistica o sarebbe stato più opportuno incentivare la col-tivazione in montagna e la conseguen-te funzione di presidio territoriale e di riassetto idrogeologico? È stato conve-niente favorire l'esplosione dell'edilizia con trend di crescita molto superiori a quelli demografici e a discapito del paesaggio naturale ed in territori a ri-schio idrogeologico-sismico (magari prorogando l'entrata in vigore di norme anti-sismiche per continuare a costru-ire "low-cost" e "low-secure")? E per il futuro: quali sono le risorse energetiche su cui puntare: quelle che abbiamo at-torno e sotto i nostri piedi, o quelle che vengono dalla Libia e dalla Russia, per fare un paio di esempi?Ecco allora che ...sarebbe il momento dei geologi. Sarebbe il momento di far diventare i temi delle georisorse e dei georischi il fattore fondamentale nella realizzazione delle "smart city" e delle "smart grid", che poi sono altri termini per dire: pianificazione, prevenzione e gestione del territorio. Nei prossimi numeri della rivista esporrò quelle che ritengo essere le condizioni fondamen-tali perché questo "sarebbe" si tramuti in "è il momento dei geologi". Nel frat-tempo mi piacerebbe che ci interrogas-simo seriamente su questa domanda: ma noi geologi siamo pronti a fare la nostra parte, con adeguata competenza e coraggio?

GABRIELE CESARI

busivismo, reso "tollerabile" da troppi condoni o proposte di condoni (anche recenti). C'è il fallimento del sistema "assistenzialista" post-catastrofe, an-che per i numerosi casi in cui è emerso che "in emergenza c'è meno trasparen-za" e che in ogni caso "riparare costa cinque volte quanto prevenire". E c'è la resa dei conti di una logica non previ-dente delle Amministrazioni stesse, che in passato non hanno affrontato i temi della corretta gestione del territorio per "mancanza di disponibilità finanzia-rie", salvo poi trovarsi ora con maggiori passività ambientali e disponibilità an-cora minori.I fatti accaduti (sisma e frane) sono certamente drammatici e dolorosi e non avremmo mai voluto che acca-dessero. Ma non è solo per questo che è necessario svoltare decisamente ver-so un nuovo modello di sviluppo. Uno sviluppo che sia realmente sostenibile, o - come si diceva qualche anno fa, con termine a mio avviso più comprensibile - compatibile con l'ambiente in cui vi-viamo. Perché, se ci pensiamo, viviamo in un ambiente caratterizzato anzitut-to dalla bellezza del paesaggio naturale (geositi, emergenze geologiche, costa, ecc...) reso ancor più attraente dall'at-tività artistica che ha caratterizzato il nostro paese, disseminato ovunque di monumenti e opere d'arte, e reso al-trettanto "appetitoso" dalla saggezza contadina che dalla nuda terra è capace di ricavare prodotti enogastronomici di qualità, che danno gusto al vivere! Un territorio con risorse naturali di pregio - dai materiali lapidei alle acque mi-nerali e termali - e con enormi risorse energetiche: non solo solare ed eolico, ma anche idroelettrico, geotermia e persino idrocarburi (...è uno scanda-lo dirlo?). Infine, un territorio fatto di artigianato, di piccola-media industria capace di organizzarsi in distretti in-dustriali che rappresentano la nostra tipicità ed un valore anche superiore a quello delle grandi industrie e delle

LETTERA

del PRESIDENTE

Cari colleghi e cari lettori,scrivo per la prima volta da Presidente OGER e sono onorato di farlo su questa prestigiosa rivista curata per anni dal mio predecessore Maurizio Zaghini che saluto, nella sua nuova veste di diretto-re editoriale.Forse questa lettera dovrebbe rimarca-re le principali attività svolte dal nuovo Consiglio in questi primi 7 mesi, di cui trovate un resoconto sintetico in uno spazio interno che renderemo stabile nella rivista, assieme a comunicazio-ni interne periodiche che dedicheremo all'attività del Consiglio. Mi limito a ringraziare tutti i colleghi - e sono vera-mente tanti - che stanno collaborando con il Consiglio nelle molteplici inizia-tive di formazione, divulgazione, rap-presentanza e tutela della professione in cui siamo coinvolti.Ora però vorrei affrontare l'argomento che più mi sta a cuore. Per tanti motivi il momento che stiamo affrontando - in particolare nella nostra Regione - ri-chiede cambiamenti importanti. Il si-sma emiliano del maggio 2012 e l'emer-genza frane dello scorso aprile si inseri-scono nel pieno di una crisi che ha mes-so fortemente in discussione il modello di sviluppo che ha guidato l'economia negli ultimi decenni. Non ci sono solo le sfide globali dei cambiamenti climati-ci e delle risorse energetiche a dirci che il nostro paese deve operare una svolta decisa che metta al centro l'attenzione al territorio e all'ambiente. C'è il col-lasso drammatico del settore edile, in cui per decenni si è continuato a co-struire più abitazioni di quelle neces-sarie, con un consumo di nuovo suolo impressionante che non ha risparmiato aree di pregio ambientale o soggette a rischio idrogeologico/sismico, spesso con il compiacente assenso delle am-ministrazioni comunali. C'è ancora l'a-

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Pericolosità e suscettibilità da frana

in Emilia-RomagnaClaudio Tellini

Professore, geomorfologo, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Parma

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1. INTRODUZIONE

L'Italia è uno dei Paesi europei maggiormente colpiti da

disastri naturali e dai dati presentati nell'Annuario dei

dati ambientali 2012, pubblicato dall'ISPRA, emerge che

il nostro è un territorio fragile per quanto concerne il dis-

sesto idrogeologico: circa il 10 per cento è classificato

a elevato rischio per alluvioni, frane e valanghe, e più di

2/3 delle aree esposte a rischio riguarda centri urbani,

infrastrutture e aree produttive. In particolare le frane oc-

cupano 20.700 km2 pari al 6,9% del territorio nazionale.

L’enorme criticità del nostro Paese emerge anche dal

rapporto curato dal Dipartimento della protezione civile

di Legambiente: -“Ecosistema rischio 2011- Monitorag-

gio sulle attività delle amministrazioni comunali per la mi-

tigazione del rischio idrogeologico”- secondo il quale.....

“Frane e alluvioni comportano ogni anno un bilancio pe-

santissimo per il nostro Paese, sia per le perdite di vite

umane che per gli ingenti danni economici. A fronte di

ingenti risorse stanziate per il funzionamento della mac-

china dei soccorsi, per l'alloggiamento e l'assistenza

agli sfollati, per supportare e risarcire le attività produt-

tive e i cittadini colpiti e per i primi interventi di urgenza,

è evidente l'assoluta necessità di maggiori investimenti

in termini di prevenzione, attraverso cui affermare una

nuova cultura dell'impiego del suolo che metta al pri-

mo posto la sicurezza della collettività e ponga fine a usi

speculativi e abusivi del territorio”.

I comuni italiani con aree a rischio idrogeologico sono

ben 6.633, cioè l'82% del totale: una fragilità che è par-

ticolarmente elevata in regioni come Calabria, Molise,

Basilicata, Umbria, Valle d'Aosta e nella Provincia au-

tonoma di Trento, seguite da Marche, Liguria, Lazio e

Toscana. La superficie delle aree ad alta criticità idro-

geologica si estende per 29.517 km2, pari al 9,8% del

territorio nazionale, di cui 12.263 km2 (4,1 per cento del

territorio) a rischio alluvioni e 15.738 chilometri quadrati

(5,2 per cento del territorio) a rischio frane.

Sempre secondo le stime del rapporto curato da Le-

gambiente, oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni

giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni e

ancora dal dossier emerge che “... la stima del numero

di cittadini quotidianamente esposti al pericolo di fra-

ne e alluvioni testimonia chiaramente come, negli ultimi

decenni l'antropizzazione delle aree a rischio sia stata

eccessivamente pesante, specie nelle aree limitrofe ai

corsi d’acqua”.

In questo quadro di eventi naturali a intensa pericolo-

sità idrogeologica rientra anche l’Emilia-Romagna che,

periodicamente, viene colpita da gravi eventi alluvionali

e da rilevanti dissesti franosi sui versanti, in cui più che

frane di neo-attivazione, comunque sempre presenti,

si riattivano grandi frane quiescenti, come è avvenuto

nell’ultimo ventennio.

Infatti, la nostra regione, con circa 70.000 frane, è una

delle poche ad avere oltre il 20% di territorio collinare e

montano occupato da frane per un’area complessiva di

2510,7 km2, di cui circa il 27% attive, il che determina un

indice di franosità pari a circa il 24%.

Le tipologie di frana più comuni sul territorio regionale

sono indicate in Fig. 1, da cui si evidenzia che tre ti-

pologie di frane, scivolamento, colamento e complesse,

rappresentano la maggioranza dei tipi presenti, secondo

la classificazione di Cruden e Varnes (1996).

Figura 1 – Percentuale delle frane per tipologia di movimento in Emilia-Romagna. (dal sito della Regione Emilia Romagna: http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/dissesto-idrogeologico/le-caratteristiche-dei-fenomeni-franosi-in-emilia-romagna).

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Personalmente sono convinto che la percentuale delle

frane complesse sia maggiore di quanto indicato, se

non altro perchè la maggior parte delle frane di colata, di

grandi o di medie dimensioni, nella zona di corona mo-

strano altri tipi di movimenti semplici e quindi, a rigore,

sono da ritenersi complesse (caso classico la frana di

Signatico, Val Parma).

2. CONDIZIONI LITOLOGICHE E FRANOSITÀ

Una delle cause dell’incidenza delle frane sul territorio re-

gionale è la natura litologico-strutturale delle unità roccio-

se che costituiscono l’Appennino emiliano-romagnolo, a

cui si associa l’abbondanza delle coperture detritiche,

di varia genesi, compresa quella gravitativa, che copro-

no con spessori variabili e varia estensione i versanti.

La distribuzione delle varie unità litologiche nel territorio

regionale, come sintetizzata in Fig. 2, evidenzia l’abbon-

danza di litologie argillose, sia stratificate che di natura

caotica, di quelle marnose e ad alternanze litologiche in

cui la componente argillosa diventa significativa ai fini

della stabilità.

Un significativo contributo alla franosità è fornito dal

complesso l’assetto strutturale delle Unità tettoniche

appenniniche in cui l’impilamento delle falde e le defor-

mazioni associate hanno spesso portato unità roccio-

se deboli (come i flysch calcareo-marnoso-pelitici) e le

argille caotiche nelle parti alte dei versanti, formazioni

inadatte a opporsi all’approfondimento quaternario delle

valli se non producendo grandi movimenti gravitativi o

deformazioni gravitative profonde di versante. Inoltre i

ripetuti stress subiti dalle formazioni durante le ripetute

vicissitudini tettoniche hanno determinato delle condi-

zioni di fratturazione più o meno intensa che ne fanno

delle formazioni deboli e, in qualche caso, degli am-

massi rocciosi talmente fratturati il cui comportamen-

to può essere assimilato a quello delle terre. Anche la

giacitura sfavorevole molte volte è causa predisponente

all’instabilità dei versanti come nel caso dell’omoclinale

del Flysch cretacico dell’Unità Caio in media Val Parma.

Tutte queste condizioni hanno un riflesso sull’assetto

idrogeologico dei versanti nei quali spesso si alternano

parti detritiche dalla permeabilità varia, parti identificabili

come ammassi rocciosi permeabili e porzioni argillose

pressoché impermeabili.

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Figura 2 – Carta Litotecnica. A: rocce lapidee; As: rocce lapidee stratificate; Bl: alternanze lapidee/pelitiche con L/P>3; Blp: alternanze lapidee/

pelitiche con 0,3<L/P<3; Bp: alternanze lapidee/pelitiche con L/P< 0,3; Cc: conglomerati clasto-sostenuti; Cm: conglomerati matrice sostenuti;

Cs: sabbie debolmente cementate; Da: argille consolidate; Dm: Marne; Dol: Argille olistostromiche; Dsc: Argille tettonizzate e argilliti; G: Gessi;

Gc: Gessi in giacitura caotica. (dal sito della Regione Emilia-Romagna: http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/dissesto-idroge-

ologico/le-caratteristiche-dei-fenomeni-franosi-in-emilia-romagna).

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Per questa ragione le formazioni argillose, marnose e

ad alternanze litologiche delle Unità Liguri, Sub-Liguri e

dei Flysch terziari, mostrano un alto indice di franosità

per singola Unità litologico-tecnica (Fig. 3). Detto indice

esprime il rapporto percentuale fra area in frana rispetto

all’area totale dell’unità litotecnica considerata.

3. RIATTIVAZIONI DI GRANDI FRANE QUIESCENTI

Nella regione Emilia-Romagna sono segnalate circa

1300 grandi frane il cui singolo volume supera il milione

di m3, lo spessore medio risulta di decine di metri e la

loro lunghezza compresa tra 3-5 chilometri. Nell’ultima

ventina d’anni le maggiori problematiche inerenti la peri-

colosità indotta da frana hanno riguardato la riattivazio-

ne di questi grandi corpi quiescenti di cui solo in parte

si conosceva il periodo di ricorrenza dei movimenti (ad

es. M. Cervellino -Val Baganza, Corniglio, Secchio, Ros-

sena, Casoletta, Romanoro ecc.). Infatti, la frequenza

conosciuta degli eventi storici e antichi di molte grandi

frane era limitata a pochi casi e a periodi di tempo con

intervallo compreso in pochi secoli o qualche decennio

dal presente (Almagià, 1907), in altre parole un periodo

temporale relativo alla crisi climatica della Piccola Età

glaciale ed esteso ad oggi.

Nella convinzione di uno stretto legame fra i movimenti

di queste grandi frane e le condizioni climatiche del pas-

sato, legate a periodi di degradazione delle rocce a cau-

sa del raffreddamento e/o un’intensa o durevole piovosi-

tà quali motivi d’innesco dei movimenti (Borgatti, Soldati

e Surian, 2001; Borgatti e Soldati, 2010), e sulla spinta di

ricercatori nord-europei, furono intraprese, alla fine degli

anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, nuove ricerche che

potessero documentare antiche riattivazioni.

In qualche anno di ricerche e campionamenti, in parti-

colare da parte di G. Bertolini, del STB di Reggio Emi-

lia, e di chi scrive, nell’Appennino emiliano (province di

Parma, Reggio Emilia e Modena), furono documentati,

mediante datazioni radiocarbonio, diversi movimenti o

riattivazioni di frane in età olocenica e anche pleistoce-

nica. Per quanto riguarda l’Emilia occidentale, il quadro

di Fig. 4 sintetizza la distribuzione tardo quaternaria di

34 grandi frane per complessive 79 datazioni radiocar-

bonio. Sebbene del punto di vista statistico questi dati

appaiano poco significativi, rispetto al grande numero

dei grandi corpi di frana, essi sono stati comunque utili:

a) per individuare dei periodi di crisi climatica nel tardo

Quaternario;

b) ad avere, in alcuni casi fortunati, un’informazione sulle

frequenze di movimento della frana;

c) a riconoscere una sequenza dinamica di riattivazione

di alcune frane quiescenti.

Da rilevare, infatti, che alcune antiche frane con docu-

mentati movimenti millenari o secolari (per esempio Ca-

vola e Sologno - RE, Corniglio - PR) sembrano avere una

dinamica di riattivazione che si ripete nel tempo con le

Figura 3 – Indice di franosità relativo a ogni distinta Unità litotecnica.(dal sito della Regione Emilia-Romagna: http://ambiente.regione.emi-lia-romagna.it/geologia/temi/dissesto-idrogeologico/le-caratteristiche-dei-fenomeni-franosi-in-emilia-romagna).

Figura 4 – Successione dei movimenti delle masse di frana che da livelli superiori, col loro peso e influenza sulle condizioni del drenaggio, atti-vano i piani di scivolamento di masse sottostanti di volume maggiore. Queste, con analogo meccanismo, progressivamente riattivano tutto il corpo di frana quiescente, come indicato dalle deformate inclinome-triche. Nel 1996 la frana di Corniglio ebbe quasi l’identica dinamica e stessi tempi di movimento della riattivazione totale del 1902: in un mese la frana mosse dalla corona sino al T. Parma, ostruendolo (da Bertolini e Pizziolo, 2008).

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stesse modalità e circa negli stessi tempi di movimenta-

zione sia parziale che totale della massa franosa, come

indicato nello schema di Fig. 4 (Bertolini e Pizziolo, 2008)

in cui la causa d’innesco si ritiene possa inquadrarsi

nel meccanismo di carico non drenato di Hutchinson e

Bhandari (1971).

Contemporaneamente agli studi in Appennino altre ri-

cerche ottennero datazioni di grandi frane in settori

dell’arco alpino, nelle isole britanniche e in Spagna e una

sintesi dei risultati si trova in Fig. 5 (Borgatti et alii, 2001

con ricca bibliografia; Soldati et alii, 2006).

Come si può notare le date ottenute in Italia, distribui-

te in due clusters principali, si confrontano per analoga

distribuzione cronologica, con le altre regioni europee,

indicando nel Subboreale e parte dei piani sopra e sotto-

stanti, un periodo favorevole a numerose riattivazioni di

grandi corpi franosi. Inoltre, dai dati ottenuti emerge che

alcune di esse (Carobbio e Berceto), come sopra accen-

nato, hanno ereditato, in termini di degradazione dei ver-

santi, le cattive condizioni del clima rigido periglaciale le-

gate sia all’Ultimo Massimo Glaciale appenninico, di cui

si hanno testimonianze residue nella sinclinale Epiligure

Vetto-Carpineti e persino nelle colline pedecollinari di

Canossa (es. di colate di geliflussione, attualmente affio-

ranti in inversione di rilievo), che delle Fasi tardi Glaciali.

4. LA CONOSCENZA DELLA PERICOLOSITÀ

DA FRANA

La Regione Emilia-Romagna ha una conoscenza molto

precisa della situazione inerente la franosità territoriale

e la sua evoluzione storica negli ultimi secoli del prece-

dente millennio, tramite le ricerche fatte per l’allestimen-

to di un Catalogo storico delle frane, in fase di comple-

tamento. La raccolta di dati iniziata già a partire dalla

realizzazione della cartografia geologica della regione

alla scala 1:10000, degli anni ’80, successivamente si

arricchisce di ulteriori dati mediante l’attivazione di vari

progetti (es. IFFI, RISKAWARE ecc.). Ciò ha consentito

che ora si possa disporre di strumenti cartografici detta-

gliati, periodicamente aggiornati, come l’ “Inventario del

Dissesto”, il quale, in effetti, assume la valenza di una

“Carta della suscettibilità da frana”, quale base condivi-

sa fra autorità regionali e province per la pianificazione

territoriale (PTCP – PAI).

Al fine della valutazione della pericolosità da frana, im-

portanti studi compiuti da un Gruppo di lavoro regionale

evidenziano i rapporti fra quantità e distribuzione del-

le precipitazioni e attivazione/riattivazione delle frane

per un periodo d’indagine 1913-2003. Nel sito segna-

lato sono reperibili le relazioni inerenti le soglie di pre-

cipitazione quali elementi d’innesco delle frana (http://

ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/dis-

sesto-idrogeologico/valutazione-del-rischio-da-frana-

nellappennino-emiliano-romagnolo).

Occasionalmente, fra le cause di innesco delle frane

possono esservi fatti particolari che favoriscono la per-

colazione dell’acqua (ad es. metano nella falda) o scuo-

timento da terremoto, per cui una frana o un versante

già in situazione di precario equilibrio per altre cause

può movimentarsi (ad es. Corniglio nel 1996, Rossena

nel 1832, area di Febbio nel 1920 ecc.) (Bertolini, Guida

e Pizziolo, 2005; Bertolini e Pizziolo, 2008, Castaldini,

2004; Tosatti et alii, 2008).

Le più recenti riattivazioni sono chiaramente indotte da

intense e/o prolungate precipitazioni stagionali e meno

frequentemente dallo scioglimento nivale primaverile;

queste precipitazioni inducono nella frana un progres-

Figura 5 – Distribuzione cronologica di grandi frane datate con radio-carbonio in alcuni Paesi europei, nell’Appennino Emiliano e nella re-gione dolomitica.

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sivo aumento delle pressioni interstiziali che anche pe-

riodi più brevi o meno intensi delle precipitazioni stagio-

nali, probabilmente anche a causa di argille contenute

nel corpo franoso fortemente adsorbenti, non riescono

a dissipare sufficientemente l’umidità e consentire che

dette pressioni neutre diminuiscano.

Quanto sopra riassunto evidenzia le condizioni che han-

no determinato i dissesti gravitativi avvenuti nella pri-

mavera scorsa particolarmente le Province di Parma,

Reggio Emilia e Modena e in minor misure le altre. L’en-

tità delle precipitazioni liquide e solide (50 cm di neve il

22-23 febbraio 2013) è stata senza dubbio ecceziona-

le concentrando circa i 2/3 della quantità annuale delle

precipitazioni nei primi cinque mesi dell’anno.

Conseguentemente, anche in ragione delle condizioni

litologiche e idrogeologiche sopra ricordate, si sono atti-

vate o riattivate circa 1500 frane, un numero che supera

più del doppio il precedente analogo evento del 1939

(629 frane). Fra queste nuovi eventi, variamente distri-

buiti nelle province emiliano-romagnole, vi sono delle

riattivazioni importanti che coinvolgono grandi frane fra

le quali per importanza e gravità dei danni si ricordano:

- Cà Mingone (Comuni di San Benedetto Val di Sambro-

BO e Monghidoro-MO) circa 10 Ml di m3 occupanti

un’area di mezzo km2 che hanno distrutto alcuni edifici

e ne minaccia altri;

- frana di Capriglio-Pianestolla (Comune di Tizzano Val

Parma, PR) (Fig. 6): essa riunisce due corpi di frana

complessi preesistenti e che si sono riattivati e for-

temente ampliati in questa occasione, coinvolgendo

parti che precedentemente non erano segnalate fra-

nose. Distrutti edifici e stalla a Caneto Bocchi e danni

gravi alla strada comunale; si teme che il movimento

meridionale, arretrando, metta in pericolo le case di

Capriglio. Attualmente i due corpi di frana, unendosi,

danno origine ad una lunga colata che con le piogge

di Giugno si è ulteriormente allungata nella valle, met-

tendo in pericolo il ponte vicino al T. Bardea (Fig. 7).

- frana di Sauna (Comune di Corniglio, PR) che risulta

dalla riattivazione di un antico corpo quiescente. At-

tualmente la corona di distacco, attestata a circa 900

m di quota, cioè quasi 300 m sopra il paese, delinea

una massa in frana molto estesa e pericolosa per il

nucleo storico di Sauna, che già segnala case danneg-

giate e stalle e fienili distrutti;

- frana di Borra di Lama Mocogno (MO) quale riattivazio-

ne della parte alta di un grande corpo franoso storico

che oltre un secolo fa coinvolse il paese di Vaglio. Il

lento movimento della massa franosa ha avuto un’ac-

celerazione con le piogge primaverili sufficiente a dan-

neggiare in modo grave edifici prossimi alla corona.

Figura 6 – Zona di distacco del corpo settentrionale della frana di Pia-nestolla, riattivato assieme a quello meridionale di Capriglio (sullo sfon-do) dall’evento meteorico di marzo-aprile scorso (Comune di Tizzano Val Parma).

Figura 7 – La lunga colata formata dalle frane di Pianestolla e Capriglio s’insinua profondamente nel fondovalle del T. Bardea, minacciando un ponte.

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5. VALUTAZIONE DELLA SUSCETTIBILITÀ DA FRANA

Una svolta nella riconsiderazione degli aspetti normativi

relativamente alla gestione dei versanti colpiti da frane

quiescenti si ha con l’evento della Lama di Corniglio,

riattivatasi più volte a partire dal VI sec. d.C. e negli ultimi

400 anni con ricorrenza secolare. Purtroppo non è il solo

esempio di riattivazione recente di una grande frana, in

quanto successivamente si sono poi mobilitati numero-

si altri corpi su cui sorgono paesi o strutture produttive

(Magliatica, Casoletta, Cerrè Sologno, Boschi di Valoria,

Cà Lita, Morano, versante ovest di M. Cervellino ecc.) e

tuttora, soprattutto in connessione a periodi piogge pro-

lungate o eventi estremi, si assiste a disastrosi dissesti

gravitativi come quelli ricordati poco sopra.

Ormai è riconosciuto che sono queste antiche e grandi

frane a costituire un serio pericolo in quanto esse costi-

tuiscono il 90% dei danni dovuti a frane. Quindi il ricono-

scimento e la cartografia di questi antichi movimenti, le

indagini sui loro tempi di ricorrenza, il controllo e monito-

raggio di parti attive diventa assolutamente fondamenta-

le per la pianificazione territoriale. Gli eventi meteorici in-

tensi che periodicamente colpiscono i versanti montani

innescano o riattivano centinaia di frane obbligando a un

continuo aggiornamento dell’Inventario del Dissesto re-

gionale al fine di mantenere efficiente questo strumento

conoscitivo di base per la conoscenza della pericolosità

da frana: da esso, infatti, derivano le restrizioni orientate

alla gestione e accettabilità o meno del rischio sulle fra-

ne quiescenti e attive.

Tuttavia è uno strumento migliorabile poiché, per esem-

pio, in ordine alla valutazione di stabilità dei versanti,

per le aree esterne alle frane quiescenti, potenzialmente

instabili, non fornisce particolari prescrizioni e, inoltre,

l’interpretazione soggettiva, i tempi più o meno lunghi

dei cambiamenti di stato di attività tra frane attive e quie-

scenti (vedi definizioni in Varnes, 1978), non consentono

di adattare la complessa evoluzione cronologica di dette

frane a normative precise o vincolanti.

Al fine di superare le intrinseche mancanze dell’Inven-

tario e migliorarne l’affidabilità, da Generali e Pizziolo

(2012) sono proposti due possibili modelli previsionali

per la predizione dell’instabilità delle frane quiescenti:

a) un modello statistico multivariato di propensione a

franare nelle parti limitrofe (specialmente nel corona-

mento) al corpo di frana;

b) un modello sorretto da un approccio statistico coniu-

gato a uno euristico-morfologico per valutare la pos-

sibilità di riattivazione delle frane quiescenti cartogra-

fate.

Il primo modello utilizza un metodo di regressione logi-

stica applicato a dei punti presi nella nicchia di frana,

ritenuta zona instabile, e a dei punti esterni alla frana

stessa. Inoltre 20 variabili indipendenti sono tratte da

DEM delle Carte Litotecnica e dell’Uso del suolo alla

scala 1:10.000. Una matrice a correlazione incrociata

e un metodo di analisi bivariata porta alla valutazione

dell’influenza che ogni variabile indipendente ha su quel-

la dipendente (frana si/frana no). Alla fine il modello mo-

stra otto variabili combinate con due variabili tematiche.

La bontà della metodologia va dal 78%, considerando

tutte le frane, sino all’80% con le sole frane attive.

Il secondo modello si basa sempre sul concetto dell’in-

nesco dovuto al meccanismo del “carico non drenato” e

prevede lo sviluppo di una metodologia euristica-morfo-

logica che si propone di elaborare e codificare l’esperien-

za dei geologi rilevatori, per essere poi utilizzata in modo

automatico. Il modello differenzia tre livelli di analisi:

1. la condizione di suscettibilità alla riattivazione della

zona circostante il coronamento;

2. la valutazione delle relazioni geometriche tra corpi di

frana adiacenti, in termini di interferenza con frane at-

tive;

3. implementare le conoscenze sulle riattivazioni pre-

gresse mediante ricerche documentarie e/o datazioni

radiometriche per arricchire un database già ricco.

In base alla combinazione di questi tre tipi di analisi sono

stati ottenuti diversi livelli di probabilità di riattivazione di

parecchie migliaia di frane quiescenti mappate dall’In-

ventario del Dissesto.

Nella convinzione che questa sia la strada da intrapren-

dere per migliorare le potenzialità di uno strumento di

gestione territoriale già dotato di una buona affidabilità,

non resta che sperare che, allo scopo, vengano attivate

delle risorse adeguate e fornito un prezioso contributo

dai geologi che si occupano del territorio (tecnici, pro-

fessionisti, ricercatori). Ciò al fine di promuovere ulteriori

conoscenze, specialmente di valenza quantitativa (come

ad es. quelle inerenti l’approfondimento della frequen-

za delle riattivazioni, la quantificazione degli parametri

geotecnici nelle zone di coronamento più indiziate di

riattivarsi, il controllo inclinometrico dei corpi di frana,

deformazioni del terreno, ecc.) quali dati integrativi uti-

li alla migliore previsione di eventi di riattivazione dalle

conseguenze potenzialmente disastrose per l’ambiente

e per l’economia di intere valli della nostra regione.

Tuttavia occorre essere consapevoli che, nel caso di

grandi frane quiescenti, resta sempre molto difficile

prevedere eventuali loro riattivazioni, anche avendo a

disposizione dati storici o datazioni antiche, soprattut-

to perché esse non hanno un comportamento lineare

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rispetto alle variazioni dei parametri geotecnici del ma-

teriale di frana (resistenza a taglio, porosità, variazione

delle pressioni neutre, ecc.). Inoltre, spesso il movimento

della massa non è sincrono, essendo possibili cedimenti

parziali, così com’è differente nel tempo, per le masse

coinvolte nei movimenti (parziali o totali), riacquistare le

caratteristiche geotecniche precedentemente alla riatti-

vazione.

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L'emergenza dissesti in Provincia di Parma - aggiornamento al giugno 2013Stefano Castagnetti1, Andrea Pelosio2, Andrea Ruffini3, Riccardo Triches4 1 Geologo, consulente della Comunità Montana Unione dei Comuni Appennino Parma Est 2 Geologo, Coordinatore della Consulta dei Geologi della Provincia di Parma e funzionario del Servizio Programmazione

e Pianificazione Territoriale della Provincia di Parma 3 Geologo, funzionario del Servizio Programmazione e Pianificazione Territoriale della Provincia di Parma 4 Geologo, Presidente dell'Associazione Geologi Emilia-Romagna per la Protezione Civile (GeoProCiv)

Nella primavera scorsa, dopo mesi di incessanti e persi-

stenti precipitazioni, il territorio montano e collinare del-

la Provincia di Parma è stato colpito da una importante

serie di dissesti idrogeologici, sia di grandi che di medie

e piccole dimensioni, che hanno provocato l'interruzio-

ne di diverse strade provinciali e comunali, la distruzione

di diverse abitazioni ed attività produttive ed in generale

danni per decine di milioni di euro.

Per fronteggiare la fase di emergenza più acuta, le au-

torità preposte hanno attivato tutte le risorse disponibili,

compresa la richiesta di coinvolgimento delle associazio-

ni di volontariato, tra cui GeoProCiv.

Il presente testo, oltre ad illustrare brevemente ed in ma-

niera esemplificativa le principali emergenze che hanno

caratterizzato il territorio provinciale, vuole essere anche

un resoconto ragionato di come le diverse competenze

geologiche e professionali coinvolte (Ordine dei Geolo-

gi dell'Emilia-Romagna, GeoProCiv, Provincia di Parma,

Comunità Montana) hanno operato nella fase di emer-

genza, allo scopo di fornire ausilio e supporto alle ammi-

nistrazioni comunali ed alle popolazioni colpite da queste

calamità naturali.

1. INTRODUZIONE

A seguito delle copiose e persistenti precipitazioni che

dal tardo autunno dell'anno passato si sono susseguite

fino a metà della primavera scorsa, su tutto il territorio

della Provincia di Parma si sono manifestati numerosi e

rilevanti dissesti idrogeologici, tali da provocare l'interru-

zione di diverse strade provinciali e comunali, la distru-

zione di case e attività produttive, l'isolamento di località

abitate e, più in generale, danni per diverse decine di

milioni di Euro (Figura 1).

In questa emergenza diffusa, tutte le istituzioni prepo-

ste, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Parma (con

il ruolo di coordinamento dell'emergenza), Comuni, Co-

munità Montane, Consorzi di Bonifica, hanno fattiva-

mente collaborato e operato per fronteggiare le criticità

più rilevanti, ciascuna per la propria disponibilità e com-

petenza, mettendo in campo tutte le risorse umane e

finanziarie disponibili.

In questa fase, che possiamo chiamare di prima emer-

genza, sono stati in particolare coinvolti numerosi

geologi appartenenti agli enti di cui sopra, fattivamente

e operativamente coadiuvati dai volontari appartenenti

alle Organizzazioni di volontariato, Associazione Geologi

Emilia-Romagna per la Protezione Civile (GeoProCiv) in

primis, prontamente attivati dalla Protezione Civile regio-

nale.

Infatti, in data 11 aprile 2013, alla luce della preoccupan-

te evoluzione dei dissesti, GeoProCiv aveva comunicato

all’Agenzia Regionale di Protezione Civile, la disponibi-

lità della associazione e degli iscritti (geologi) ad inter-

venire qualora richiesto. Successivamente, a seguito di

specifica richiesta pervenuta da Centro Operativo Inter-

comunale dell’Unione Comunità Montana Parma Est,

GeoProCiv si è attivata con i propri volontari.

Nella prima fase dell'emergenza, l’attività dei geologi

GeoProCiv si è concentrata nel territorio di Tizzano Val

Parma, come supporto al locale Centro Operativo Co-

munale (COC) nelle operazioni di monitoraggio e verifica

delle segnalazioni pervenute dai cittadini e dalle istitu-

zioni (zone verificate: frane di Capriglio-Pianestolla e

Boschetto, nonché eventi minori nelle vallate dei torrenti

Parma, Parmossa e Bardea).

In seguito e sino al 12 maggio 2013 l’attività di “guar-

dia geologica” si è estesa anche al Comune di Corniglio

(frana di Sauna), comportando di fatto l’organizzazione

di 2 squadre di rilievo: una nel tizzanese e una nel cor-

nigliese.

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I servizi prestati dai volontari geologi di GeoProCiv nella

fase di maggiore criticità (15-25 aprile) sono stati svolti

in modalità H24, estendendoli anche alla fascia serale-

notturna.

Tutte le attività sono state concordate e svolte in stretto

raccordo operativo con i geologi della Comunità Mon-

tana, della Provincia di Parma, del Servizio Tecnico dei

Bacini Affluenti del Fiume Po e con i tecnici comunali,

concentrando le presenze in particolare nelle giornate

festive e prefestive, per consentire il necessario riposo

ai funzionari pubblici. Costante informazione e relazione

delle suddette attività è stata inoltre data all'Ordine dei

Geologi dell'Emilia-Romagna, per il tramite della Con-

sulta dei Geologi della Provincia di Parma.

La mole e le problematiche generate dai dissesti, han-

no portato la Regione Emilia-Romagna a richiedere al

Consiglio dei ministri il riconoscimento dello "stato di

emergenza", al fine di poter accedere a fondi d'emer-

genza e disponibilità finanziarie per fronteggiare almeno

gli interventi più impellenti: lo stato di emergenza è stato

decretato dal nuovo Governo Letta nel Consiglio dei Mi-

nistri del 9 maggio u.s..

Con il decreto dello stato di emergenza si è di fatto chiu-

sa la prima fase di emergenza, consentendo di passare

da una situazione di sostanziale staticità (monitoraggio

e vigilanza delle maggiori criticità, realizzazione di inter-

venti di somma urgenza) ad una più dinamica (progetta-

zione e realizzazione di interventi di ripristino, recupero

delle principali viabilità interrotte, effettiva valutazione

dei danni complessivi del territorio).

La situazione è oggi in pieno itinere: le somme finora

stanziate (24 milioni di euro per l’intero territorio regio-

nale) non sono certamente sufficienti per risolvere tutte

le criticità del territorio, se non alcune di quelle più ur-

genti e/o più conclamate (Sauna, Capriglio, Boschetto,

Staiola), anche perché molte delle problematiche minori

(ma non per questo meno rilevanti per le comunità locali)

restano ancora da definire con precisione.

In questo contesto, un ruolo importante potrebbe svol-

gere la nostra categoria, attraverso convenzioni, accor-

di, protocolli d'intesa con la Regione Emilia-Romagna e

le Province o i Comuni interessati: sappiamo che il Pre-

sidente Cesari e il Consiglio OGER stanno in tal senso

fattivamente operando.

Figura 1 - Ubicazione dei principali dissesti rilevati in Provincia di Parma (Fonte ed elaborazione: Servizio Pa-trimonio, Viabilità e Infrastrutture della Provincia di Parma).

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Lo scopo del presente articolo è quello di fornire un in-

quadramento generale sulle principali emergenze geo-

logiche accadute in Provincia di Parma, con particolare

riguardo a quelle più note e rilevanti, riguardanti gli abi-

tati di Capriglio e Boschetto del Comune di Tizzano Val

Parma e di Sauna del Comune di Corniglio (Figura 2). I

contenuti che seguono sono quindi in buona parte frutto

del lavoro prestato dai colleghi di GeoProCiv, della Co-

munità Montana e della Provincia di Parma nella gestio-

ne della fase di emergenza.

2. CONSIDERAZIONI GENERALI

Tutti coloro che, a diverso titolo e competenza, hanno

avuto modo di percorrere le strade del medio-basso Ap-

pennino Parmense della media Val Parma e della media

ed alta Val d'Enza in questi primi mesi del 2013, non

possono che restare colpiti dal grande numero e varietà

di dissesti idrogeologici che si sono verificati.

Non c'è strada comunale o provinciale che non presenti

tratti più o meno lunghi interrotti o dissestati, talora di

ridotta dimensione e interessanti il solo sottofondo stra-

dale, ma molto spesso coinvolgenti parti rilevanti della

scarpata stradale di monte o di valle (Foto 1a/b).

Figura 2 - Ubicazione dei principali eventi franosi oggetto della presente trattazione (Fonte ed elaborazione: Servizio Programmazione e Pianifi-cazione Territoriale della Provincia di Parma).

Foto 1a – S.P. 74, località Staiola (Comune di Corniglio): il dissesto ha fatto slittare il piano stradale di oltre 10 metri verso valle (giugno 2013, foto Pelosio).

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Allo stesso modo è possibile verificare che quasi tutti i

versante collinari e medio-montani sono stati interessati

da fenomeni di dissesto, sia che affiorino depositi de-

tritici, eluvio-colliviali o rocciosi, sia che siano coltivati,

boscati o incolti (Foto 2).

La constatazione che ampi settori della Provincia di Par-

ma sono caratterizzati da una situazione idrogeologica

poco "tranquillizzante" in termini di stabilità di pendii e

versanti è cosa nota e conosciuta da tempo.

A titolo esplicativo si possono osservare le tabelle stati-

stiche e le cartografie riassuntive predisposte dalla Pro-

vincia di Parma nell'ambito del proprio Piano Territoriale

di Coordinamento Provinciale (PTCP), Variante Generale

2007 di aggiornamento del dissesto, dalle quali traspare

che una grande parte del territorio provinciale è interes-

sato da dissesti idrogeologici a vario titolo (frane atti-

ve, frane quiescenti, deformazioni gravitative profonde,

ecc.) (Tabella 1 e Figura 3).

Questa percentuale, espressa come Indice di franosità,

dato dal rapporto tra la superficie comunale e la super-

ficie totale dei dissesti rilevati, può superare il 40 % in

alcuni territori della fascia medio-montana (Varsi 47,9 %,

Tizzano Val Parma 47,3 %, Bore 44,0 %) e per la mag-

gior parte si mantiene comunque ben al di sopra del 35

%: fatte le debite proporzioni, questo dato indica che

quasi un terzo del territorio provinciale è potenzialmente

in dissesto.

Foto 2 – Località Costa (Comune di Tizzano V.P.): dissesto in un campo coltivato a prato. Si notano, in primo piano, un laghetto di frana e alcu-ne fratture di trazione (aprile 2013, foto Bocchi).

Figura 3 – Distribuzione dell'Indice di franosità nei Comuni della Pro-vincia di Parma (Fonte: PTCP della Provincia di Parma, Variante 2007).

Foto 1b – S.P. 65, località Musiara Inferiore (Comune di Tizzano Val Parma): il dissesto ha completamente interrotto la viabilità provinciale per Schia (maggio 2013, foto Castagnetti).

Tabella 1 – Indice di franosità dei Comuni della Provincia di Parma (Fonte: PTCP della Provincia di Parma, Variante 2007).

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Sappiamo che la statistica non detta una legge infalli-

bile, perché è pensata soprattutto per comprendere la

possibilità che si verifichi un determinato evento, piutto-

sto che la certezza del suo accadimento. Ma in tal caso

sembrerebbe essere stata "cattiva" e inascoltata profe-

ta, tanto che da più parti si è posta la solita ed annosa

domanda: se i dissesti erano previsti e prevedibili perché

non si è fatto nulla per impedirne o contrastarne l'acca-

dimento? La risposta, almeno dal punto di vista delle

amministrazioni, è tanto ovvia quanto scontata: perché

nei bilanci pubblici non ci sono risorse per la preven-

zione! Ma questa risposta, da sola, non giustifica cer-

tamente il fatto che si siano verificati simultaneamente

e contemporaneamente centinaia di frane e dissesti di

versante delle più svariate tipologie e dimensioni, coin-

volgendo frane nuove (Boschetto), conosciute (Capri-

glio), quiescenti (Staiola e Sauna).

Non si vuole in questa sede aprire alcuna discussione

nel merito, che pensiamo dovrebbe rientrare in una più

ampia riflessione generale sul significato e sul ruolo della

prevenzione in un territorio caratterizzato da così tante

emergenze (terremoti, alluvioni, frane, ecc.), quale ap-

punto quello italiano. Quello che si vuole evidenziare è

che le cause, o meglio le concause, degli accadimenti

degli ultimi mesi non possono e non debbono essere

classificate nel solo dettato della mancata prevenzione,

perché risulterebbe troppo semplice e riduttivo. Infatti,

più che di mancata prevenzione, a nostro avviso sareb-

be meglio parlare di una scarsa "cultura" riguardo al cor-

retto uso e manutenzione del territorio, intesa in senso

estensivo del termine, ossia comprendendo nella defini-

zione sia gli interventi agronomici in senso ampio (Foto

3), che quelli correlati alla pianificazione urbanistica e

territoriale locale (Foto 4). Il concetto di cultura dell'uso

del territorio risulta, tra l'altro, meglio correlabile al fatto-

re "tempo", indicando con ciò la necessità che analisi ed

effetti delle attività antropiche debbano essere valutate

su una scala temporale diversa da quella umana (cosa

difficile da attuare in fase di prevenzione).

Come prima detto, non appare questa la sede per af-

frontare un approfondimento di queste tematiche, ma

riteniamo opportuno sollecitare tutte le istituzioni pubbli-

che coinvolte in materia di difesa del suolo ad affrontare

al più presto questa problematica: la nostra categoria ha

sempre dimostrato, e non solo nell'attuale emergenza, la

disponibilità a qualsiasi confronto costruttivo.

Nei sopraluoghi effettuati durante gli ultimi mesi, si è

potuto verificare che quasi tutte le problematiche sopra

elencate sono ampiamente presenti e diffuse nei territori

provinciali in questione. Tuttavia, da geologi esperti di

fenomeni franosi (se non altro per anzianità di servizio ed

età), si può obiettare che, mentre le situazioni di degra-

do sopra riportate sono diffuse un po' in tutto il conte-

sto provinciale, non tutte le parti del territorio parmense

sono state coinvolte allo stesso modo dalle emergenze

idrogeologiche, anche considerando quelle che presen-

tavano i maggiori Indici di franosità: nel Comune di Cor-

niglio (Indice di franosità pari al 34,1 %) si è riattivata la

frana di Sauna, ma non si è mossa la grande frana di

Corniglio, che tanti problemi aveva causato negli anni

'90 del secolo scorso. La media ed alta Val Taro, la Val

Baganza e la Valle Stirone non hanno manifestato pro-

blematiche idrogeologiche così diffuse ed estese come

quelle della media Val Parma e della media ed alta Val

d'Enza, se non a livello strettamente locale.

Quindi i fattori che hanno scatenato i dissesti di quest'ul-

Foto 3 – Sauna (Comune di Corniglio): vista delle fratture e delle con-tropendenze del piede della frana. Si noti l'assenza di copertura agro-nomica e di scoline (maggio 2013, foto Pelosio).

Foto 4 – Sauna (Comune di Corniglio): lesione di uno scarico fognario civile causato dal movimento franoso (maggio 2013, foto Molinari).

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timo inverno/primavera debbono essere ricercati diver-

samente, prendendo in considerazione, tra i possibili,

almeno altri due fattori che possono aver contribuito

all'insorgere dei dissesti provinciali: l'assetto geologico

e l'andamento della piovosità.

Riguardo all'assetto geologico, che verrà in parte detta-

gliato nelle varie casistiche che seguono, sappiamo che

in generale questo rappresenta il fattore principale di

regolazione dei dissesti idrogeologici nelle aree monta-

no-collinari, soprattutto considerate le litologie affioranti

in tali zone (alternanze fliscioidi e torbiditiche, argilliti e

depositi di base caotici) ed il loro elevato grado di frattu-

razione, dovuto alle complesse vicissitudini geostruttu-

rali che hanno portato all'attuale assetto litostratigrafico

dell'Appennino Settentrionale.

Non vogliamo in tale contesto inoltrarci oltre su questo

punto, che dovrebbe essere ampiamente conosciuto

dai colleghi, se non ricordando che la fratturazione della

compagine rocciosa porta, nel tempo, alla formazione di

falde detritiche (gravitative, eluvio-colluviali, alluvionali,

fluvio-glaciali) più o meno estese (Foto 5).

Le coltri detritiche, se da un lato contribuiscono alla ri-

duzione dell'acclività media dei versanti, e quindi ne

agevolano lo sfruttamento ai fini agronomici e forestali,

dall'altro ne accentuano l'instabilità a causa dell'instau-

rarsi al loro interno di falde idriche superficiali e/o pro-

fonde, che riducono la coesione interna dei terreni stessi

e generano il dissesto, specie al verificarsi di condizioni

pluviometriche "estreme" (Foto 6).

L'andamento pluviometrico dell'inverno 2012 - primave-

ra 2013 è stato in via generale contraddistinto da un'e-

levata piovosità, con un importante contributo in termini

di precipitazioni nevose, accompagnata tuttavia da tem-

perature medie non particolarmente rigide.

Dal confronto tra le piovosità del periodo settembre 2012

- aprile 2013 e quelle medie annuali (Tabella 2 e Figura 4)

si osserva che le piogge sono risultate mediamente su-

Foto 5 – Cava di ofioliti Groppo di Gora (Comune di Bardi): falda detri-tica gravitativa in formazione (Foto Pelosio)

Foto 6 – Località Staiola (Comune di Corniglio): i depositi detritici gra-vitativi, quasi saturi, che stanno sormontando la S.P. 74 (giugno 2013, foto Pelosio).

Tabella 2 – Andamento delle precipitazioni (in mm) nel periodo settem-bre 2012-aprile 2013 per diverse stazioni di misura provinciali e raffron-to con le piovosità medie (Fonte: Provincia di Parma).

Figura 4 – Confronto tra le precipitazioni del periodo settembre 2012 - aprile 2013 e le precipitazioni medie annue (Fonte: Provincia di Parma).

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loperiori non solo al periodo di riferimento (i 2.500-3.000

mm di pioggia/neve registrati in otto mesi nelle stazioni

meteorologiche dell'Alta Val Parma sono obiettivamen-

te tanti), ma anche ai valori medi annuali (sempre in Alta

Val Parma ci sono stati incrementi di oltre il 35% rispet-

to alle medie annuali).

Tale confronto evidenzia anche che le piovosità sono

risultate importanti, non solo in termini di intensità, ma

anche in rapporto alla loro durata e frequenza: nei primi

mesi dell'anno, nella maggior parte delle zone appenni-

niche si sono registrati tra 40 e 45 giorni piovosi (ossia

giorni nei quali sono caduti al suolo almeno 2 mm di

acqua/neve), con picchi tra 55 e 60 proprio nell'alta Val

Parma e alta Val d'Enza (Figura 5).

Questo ha comportato non solo la profonda imbibizione

e saturazione dei terreni e delle coltri detritiche super-

ficiali, ma soprattutto un'infiltrazione in profondità delle

acque meteoriche e di superficie, che spesso coinvol-

gono il substrato roccioso sottostante e più o meno

fratturato, riattivando quindi alcuni fenomeni gravitativi

quiescenti (come nel caso di Capriglio e Sauna), ovvero

provocando nuovi dissesti (come nel caso della frana

della Val Pessola) (Foto 7).

In definitiva, si può concludere questa breve trattazione

constatando come il manifestarsi dei numerosi e rile-

vanti dissesti idrogeologici lungo vaste parti dell'area

collinare-montana della Provincia di Parma sia stato

determinato da un insieme di concause, tra cui in parti-

colare una piovosità con carattere di eccezionalità, che

ha profondamente interagito con l'assetto geolitologico

locale.

Entrambi questi fattori hanno comunque interagito con

un territorio da troppo tempo non correttamente gestito

dalle attività antropiche in generale e da quelle correlate

all'uso del suolo in particolare.

3. LA FRANA DI CAPRIGLIO

Nella prima settimana di aprile 2013 in media ed alta

valle del Torrente Bardea, affluente di sinistra del Fiume

Enza, hanno cominciato a manifestarsi preoccupanti e

diffusi segni di instabilità idrogeologica di vaste porzioni

dei versanti vallivi, in particolare di quelli immediatamen-

te più prossimi agli abitati di Capriglio, Pianestolla e Pra-

tolungo del Comune di Tizzano Val Parma.

Questa fase di instabilità ha avuto un'improvvisa e dram-

matica accelerazione tra il 6 ed il 12 aprile, costringen-

do alla rapida evacuazione diverse abitazioni ed attività

produttive in località Caneto (a monte di Pianestolla) ed

interrompendo il collegamento stradale tra la parte alta e

la parte bassa della vallata (strada comunale Lagrimone-

Capriglio).

L'assetto geologico della medio-alta Val Bardea è ca-

ratterizzato dall'affioramento della grande placca del

Flysch di Monte Caio, con stratificazione prevalente-

mente immergente verso est-sud-est e con blandi angoli

di immersione compresi tra 10 e 30° (Figura 6).

La formazione fliscioide è quindi sovrascorsa verso est

sul Flysch di Monte Cassio (affiorante nella parte meri-

dionale del settore in questione) ed appare giustappo-

sta alla Successione epiligure, per contatto tettonico.

Quest'ultima, che rappresenta il lembo più occidentale

della nota Sinclinale Vetto-Carpineti e contraddistingue

la media ed alta Val d'Enza, è rappresentata dall'affiora-

mento di formazioni prevalentemente arenacee (Arenarie

di Ranzano, Arenarie di Lagrimone) e marnose (Marne di

Antognola, Marne di Monte Piano), affioranti attorno a

Lagrimone e lungo le pendici del Monte Fuso.

Le diverse e frequenti alternanze stratigrafiche tra le lito-

Figura 5 – Andamento dei giorni piovosi sul territorio regionale dal 1 gennaio al 10 aprile 2013 (Fonte: ARPA Emilia-Romagna, Servizio Idro-MeteoClima, dati pubblicati in rete). Foto 7 – Media Val Pessola (Comune di Varsi): la ripresa del dissesto

pregresso ha occluso il corso del torrente e formato un lago di frana (maggio 2013, foto Ruffini).

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logie rocciose calcareo-marnose e quelle marnose che

contraddistinguono il Flysch di Monte Caio, associate

ai disturbi tettonici locali (faglie e contatti tettonici) tipici

delle aree appenniniche, determinano una diffusa frat-

turazione della compagine rocciosa e la formazione di

rilevanti ed estese falde detritiche gravitative.

L'assetto litostratigrafico (giacitura degli strati) del

Flysch in esame comporta che l'intera sponda sinistra

della vallata risulta blandamente a franapoggio, fattore

che ha probabilmente influito sull'instabilità idrogeolo-

gica complessiva di tali versanti. Inoltre, date le elevate

piovosità medie che si sono verificate nell'inverno-pri-

mavera scorsi, tale disposizione stratigrafica ha certa-

mente favorito la filtrazione in alta e media Val Bardea

di una parte delle piogge cadute nella parte alta della

vallata limitrofa (Val Parmossa).

L'insieme delle condizioni geologiche, litologiche e stra-

tigrafiche hanno determinato quindi condizioni di insta-

bilità geomorfologica, che erano da tempo conosciute e

riconosciute dalle cartografie associate agli strumenti di

pianificazione vigenti (Figura 7).

L'effetto combinato dei fattori geologici, morfologici e

pluviometrici prima accennati ha in definitiva portato al

cedimento più o meno simultaneo di diversi versanti della

Val Bardea, sotto forma di grandi dissesti gravitativi di tipo

complesso, essenzialmente di tipo "scivolamento roto-

traslativo" con piani di scorrimento multipli e talora so-

vrapposti e che si sono quindi evoluti in frane di "colata".

I versanti e le aree maggiormente coinvolte dalla grande

frana (oltre 3,3 Km di lunghezza complessiva, per un vo-

lume in dissesto stimato dell'ordine dei 20 milioni di mc)

sono quelli localizzati:

- in corrispondenza dell'abitato di Capriglio, che rappre-

senta il punto più elevato della zona di distacco della

frana (Foto 8a/b e 9) ed in cui il dissesto ha interessato

direttamente e pesantemente il substrato roccioso fli-

scioide;

Figura 6 – Inquadramento geologico e geomorfologico della medio-alta Val Bardea (Fonte Geologia: Regione Emilia-Romagna, Cartografia WebGis , dati pubblicati in rete. Rilievo geomorfologico: Servizio Piani-ficazione Territoriale della Provincia di Parma).

Figura 7 – Carta del Dissesto della medio-alta Val Bardea (PTCP della Provincia di Parma, Variante 2007 – Sez.217110, non in scala). Legen-da: in rosso le frane attive, in arancio le frane quiescenti, in viola i ver-santi interessati da scivolamenti planari o rotazionali in massa.

Foto 8a – Località Capriglio (Comune di Tizzano V.P.): scivolamento di un blocco calcareo (fratturato) sul substrato marnoso sottostante (aprile 2013, foto Pelosio).

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- in corrispondenza della località Caneto, a monte dell'a-

bitato di Pianestolla, nel quale il dissesto ha provocato

la maggior parte dei danni (1 casa distrutta, 2 case eva-

cuate e 1 capannone artigianale distrutto, interruzione

della S.C. Lagrimone-Capriglio) (Foto 10 e 11) ed in cui

il dissesto ha interessato direttamente e pesantemente

il substrato roccioso fliscioide; fino a poco tempo fa,

in questa area risultavano particolarmente evidenti le

superfici di scivolamento planare dei vari corpi franosi

(specchi di frana), impostati sulla litofacies marnosa del

Flysch di M.te Caio;

- tra gli abitati di Pianestolla e Pratolungo, che rappre-

senta la grande zona di accumulo della frana e nella

quale il dissesto sta provocando le alterazioni morfolo-

giche ed altimetriche più significative alla vallata della

Val Bardea (Foto 12-13a/b-14); nella sua fase di scivo-

lamento verso valle, il corpo franoso ha qui raggiunto

la velocità di oltre 30 metri al giorno (tra metà aprile e

inizio maggio); in questo settore si ha bene l'idea della

grande quantità di materiale messo in gioco dalla frana

e quindi delle problematiche attese più a valle (ponte di

Antria), specie per la diffusa presenza di alberi abbattu-

ti e sradicati all'interno del corpo in movimento;

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Foto 8b – Località Capriglio (Comune di Tizzano V.P.): affioramento di strati calcarei nella nicchia di distacco (aprile 2013, foto Pelosio).

Foto 9 – Località Capriglio (Comune di Tizzano V.P.): panoramica della nicchia di distacco in prossimità del paese di Capriglio (maggio 2013, foto Castagnetti).

Foto 10 – Località Caneto (Comune di Tizzano V.P.): nicchie e piani di scivolamento multipli. Sullo sfondo l'abitato di Capriglio e sulla destra il capannone distrutto (aprile 2013, foto Pelosio).

Foto 12 – Località Pratolungo (Comune di Tizzano V.P.): particolare del fronte di frana in avanzamento (aprile 2013). Da notare la grande quan-tità di alberi trascinata verso valle (Foto Pelosio).

Foto 11 – Località Caneto (Comune di Tizzano V.P.): particolare di un piano (specchio di frana) di scivolamento su litologie marnose (aprile 2013, foto Pelosio).

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- a valle di Pratolungo, che rappresenta il piede in lento

ma costante avanzamento della frana; il dissesto as-

sume in questo tratto la tipica connotazione di una co-

lata, a dimostrare la grande quantità di acqua ancora

presente all'interno dei depositi detritici (Foto 13a/b e

14); la Val Bardea tende in questo tratto a restringersi,

costringendo la colata a rallentare la propria velocità di

avanzamento; il restringimento ed il conseguente mar-

cato innalzamento del corpo di frana, hanno tuttavia

innescato dissesti sui versanti laterali, specie in sponda

destra; data anche la grande presenza di alberi abbat-

tuti e trascinati dal dissesto, sussistono seri rischi per

la stabilità del ponte sulla S.P. 665R Massese in località

Antria; ad oggi il piede di frana è a circa 70 metri di

distanza dal ponte di Antria.

Per quanto sopra brevemente riportato, si può in defini-

tiva affermare che la frana di Capriglio rappresenta uno

dei più classici e didattici esempi di frane complesse

di grandi dimensioni, il cui accadimento non determina

solo disagi e danni alle attività antropiche, ma soprattut-

to profonde e repentine alterazioni delle aree coinvolte:

la geomorfologia della medio-alta Val Bardea (Foto 14) è

cambiata per sempre in pochi giorni, rispetto alle miglia-

ia di anni di solito occorrenti perché si possano eviden-

ziare tali cambiamenti.

Una panoramica dei dissesti della Val Bardea, con ripre-

se aree effettuate durante il volo con elicottero del Corpo

Forestale dello Stato del 12 maggio 2013, è riportata

nella Figura 8.

Foto 13a – Località Ponte Antria (Comune di Tizzano V.P.): vista dal ponte sulla S.P. 665R Massese del piede di frana (colata) in avanza-mento nel greto del T. Bardea (giugno 2013, foto Ruffini).

Foto 14 - Località Madurera (Comune di Tizzano V.P.): il rapido (circa una settimana) riempimento della vallata del T. Bardea ad opera dei depositi gravitativi provenienti da monte (foto Molinari).

Foto 13b - Località Ponte Antria (Comune di Tizzano V.P.): vista dal ponte sulla S.P. 665R Massese del piede e del corpo di frana in avan-zamento (giugno 2013, foto Ruffini).

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4. LA FRANA DI SAUNA

Il paese di Sauna è situato nella parte settentrionale

del Comune di Corniglio, entro la piccola valletta del

Rio Lucconi, affluente di sinistra del Torrente Parma. La

parte inferiore e mediana della vallata, in particolare la

sponda destra, è caratterizzata da attività agronomi-

che estensive, soprattutto prati da fienagione, dato che

la principale fonte di reddito è rappresentata dalla zo-

otecnia. La parte superiore e gran parte della sponda

sinistra sono invece contraddistinte da diffuse copertu-

re boschive, che si estendono fino alla linea di crinale:

quest'ultimo separa la Val Parma dalla Val Baganza ed è

caratterizzato dall'imponente massiccio del Monte Cer-

Figura 8 - Descrizione fotogra-fica del movimento franoso di Capriglio, ripresa dall'elicotte-ro del CFS (12 maggio 2013) (Foto Ruffini).

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vellino (1.493 m).

Il nucleo storico del paese, risalente al '600, è localiz-

zato su un rilievo roccioso arenaceo appartenente alla

Formazione delle Arenarie di Scabiazza (Figura 9), ma

tutt'intorno è circondato da estese coltri detritiche gra-

vitative, buona parte delle quali ascrivibili a depositi di

frane quiescenti.

L'assetto geologico della valle del Rio Lucconi è caratte-

rizzato dall'affioramento di una grande placca di Flysch

di Monte Caio, con stratificazione prevalentemente im-

mergente verso nord-nord-ovest e con angoli di immer-

sione assai variabili, ma in genere compresi tra 30 e 45°.

L'Unità fliscioide è sovrascorsa verso est dalla Succes-

sione Subligure, affiorante nella parte orientale e meridio-

nale del settore in questione e localmente rappresentata

dalle sue Formazioni arenacee (Arenarie di Petrignacola,

Arenarie di Scabiazza, Arenarie di Ponte Bratica, Arena-

rie di Groppo Sovrano) ed argillitiche (Argille e calcari di

Canetolo, Argilliti di Riana).

Il posizionamento della placca fliscioide in prossimità

di un contatto tettonico importante, marcato anche da

diverse dislocazioni e sovrascorrimenti locali, ha deter-

minato l’intensa fratturazione della successione calca-

reo-marnosa, più evidente sulla sponda destra, e la for-

mazione di estese coperture detritiche.

L'estensione di queste coltri detritiche suggerisce che la

vallata è stata a più riprese interessata da frane e disse-

sti di notevole importanza, come riportato e conosciuto

nelle cartografie di settore esistenti (Figura 10). Alcuni

toponimi (località "La Frana", "Monte delle Lame", "I

Laghi") riportati nelle cartografie storiche e nella CTR,

ricordano infatti di come la vallata sia stata sconvolta

in un recente passato (circa all'inizio dell'800) da una

grande frana, che allora come oggi aveva solo lambito

il nucleo abitato storico. D'altra parte, la stessa Chiesa

parrocchiale e l'annesso cimitero, oggi posizionati a sud

dell'abitato, erano in origine edificati a valle di Sauna e

sono stati distrutti dalle frane attorno alla metà del '600.

Una riprova della periodicità plurisecolare della frana di

Sauna potrebbe essere confermata dall’analisi di alcuni

frammenti lignei ritrovati durante alcuni scavi per la re-

alizzazione di drenaggi superficiali in località "I Laghi" e

presumibilmente provenienti da alberi coinvolti e sepolti

Figura 9 - Assetto geologico e geomorfologico della medio-alta valle del Rio Lucconi. (Fonte Geologia: Regione Emilia-Romagna, Cartogra-fia WebGis , dati pubblicati in rete. Rilievo geomorfologico: Servizio Pianificazione Territoriale della Provincia di Parma).

Foto 15a - Località Sauna (Comune di Corniglio): il ritrovamento di al-cuni frammenti lignei all'interno del corpo di frana (foto Ferrari).

Figura 10 - Carta del Dissesto della valle del Rio Lucconi (PTCP della Provincia di Parma, Variante 2007 – Sez.217060. non in scala). Legen-da: in rosso le frane attive, in arancio le frane quiescenti, in viola i ver-santi interessati da scivolamenti planari/rotazionali in massa, in grigio le parti di versante inglobati entro corpi di frana quiescente, in giallo sbiadito i depositi di versante.

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da una passata riattivazione della frana stessa (Foto 15a).

Forse a memoria di tali accadimenti, è ancora oggi pre-

sente una piccola Maestà a monte dell'abitato, rimasta

miracolosamente in piedi nonostante sia circondata dai

dissesti che stanno sconvolgendo la vallata (Foto 15b).

L'effetto combinato dei fattori geologici, morfologici e

pluviometrici già descritti ha portato alla rimobilizzazione

dell'intero corpo della frana quiescente e coinvolto parti

dei depositi di versante presenti al contorno.

La frana può essere classificata come un dissesto gra-

vitativo di tipo complesso, ossia di tipo "scivolamento

roto-traslativo" con piani di scorrimento multipli e so-

vrapposti, che si evolvono in una frana di colata nella

parte inferiore e meno acclive del pendio.

A Sauna il dissesto ha cominciato a manifestarsi nella

prima decade di aprile, soprattutto nella parte alta del

corpo franoso quiescente, e sembrava interessare prin-

cipalmente la parte occidentale del versante, indirizzan-

do la frana verso il Rio Lucconi (Foto 16).

Ma, attorno alla metà di aprile, ha iniziato a muoversi an-

che il versante orientato verso l'abitato, riattivando così

completamente il dissesto quiescente già conosciuto

(Foto 17).

Il dissesto ha avuto una drammatica evoluzione tra il 19

ed il 22 aprile, costringendo l'amministrazione comunale

ad evacuare due stalle (tra cui una che ospitava oltre 100

capi) e quattro abitazioni. A cavallo tra aprile e maggio,

la grande stalla e tre abitazioni, pesantemente danneg-

giate dal dissesto (Foto 18), sono state definitivamente

abbattute dalle ruspe.

Una panoramica dei dissesti della Valle del Rio Lucconi,

con riprese aree effettuate durante il volo con elicottero

del Corpo Forestale dello Stato del 12 maggio 2013, è

riportata nella Figura 11.

Foto 15b - Località Sauna (Comune di Corniglio): la Maestà esistente poco a monte dell'abitato, circondata dai dissesti (foto Diena).

Foto 16 - Località Sauna (Comune di Corniglio): vista di parte del ver-sante in dissesto, in movimento verso il Rio Lucconi. Il paese è visibile sullo sfondo (metà aprile 2013, foto Molinari).

Foto 17 - Località Sauna (Comune di Corniglio): il coinvolgimento nel dissesto dell'abitato è stato preannunciato dall'apertura di profonde crepe lungo le strade vicinali soprastanti il paese (fine aprile 2013, foto Triches).

Foto 18 - Località Sauna (Comune di Corniglio): una delle abitazioni danneggiate dalla frana, qualche ora prima del suo abbattimento defi-nitivo (fine aprile 2013, foto Triches).

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5. LA FRANA DI BOSCHETTO

La piccola frazione di Boschetto è situata nella par-

te centro-orientale del Comune di Tizzano Val Parma,

affacciata nella media valle del Torrente Parmossa, af-

fluente di destra del Torrente Parma, lungo l'importante

arteria stradale rappresentata dalla S.P. 665R Massese.

La parte di vallata in esame risulta intensamente antro-

pizzata, in particolare la sponda sinistra meno acclive di

quella opposta, ed è caratterizzata da attività agronomi-

che estensive, soprattutto prati da fienagione (la princi-

pale attività economica è localmente rappresentata dalla

zootecnia) e da colture cerealicole.

Questo settore è caratterizzato dall'affioramento di lito-

logie marnose e pelitiche appartenenti alla Formazione

delle Marne Rosate di Tizzano - Membro di Castelmoz-

zano (Figura 12).

Data la posizione stratigrafica, le Marne Rosate appar-

tengono alla parte superiore dell'Unità Ligure del Monte

Caio e quindi risultano sovente in contatto tettonico con

le Formazioni appartenenti alla Successione epiligure,

nonché la litologia prevalentemente marnosa, gli affio-

ramenti risultano quasi del tutto mascherati da estese

coltri detritiche gravitative, buona parte delle quali ascri-

vibili a frane attive e quiescenti (Figura 13).

Figura 11 - Descrizione fotografica del movimento franoso di Sauna, ripresa dall'elicottero (12 maggio 2013) (Foto Ruffini).

Figura 12 - Assetto geologico e geomorfologico della media Val Par-mossa (Fonte Geologia: Regione Emilia-Romagna, Cartografia WebGis, dati pubblicati in rete. Rilievo geomorfologico: Servizio Pianificazione Territoriale della Provincia di Parma).

Figura 13 - Carta del Dissesto della media valle del T. Parmossa (PTCP della Provincia di Parma, Variante 2007, Sez.217070, non in scala). Legenda: in rosso le frane attive, in arancio le frane quiescenti, in grigio le parti di versante inglobati entro corpi di frana quiescente, in giallo sbiadito i depositi di versante.

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Come per i dissesti precedentemente descritti, anche

la frana di Boschetto ha iniziato a manifestarsi all'inizio

di aprile 2013, sotto forma di profonde crepe e fratture

lungo la strada Massese, per poi rapidamente evolversi

tra il 6 ed il 7 aprile nel cedimento dell'intero versante so-

prastante e sottostante l'arteria stradale (Foto 19 e 20).

Il cedimento ha comportato, oltre all'inevitabile interruzio-

ne della S.P. 665R, franata per un fronte di circa 140 me-

tri (Foto 19), l'evacuazione di sei abitazioni della frazione

immediatamente più prossime al dissesto. Una di queste

abitazioni, quella posta a valle della strada provinciale, è

gravemente lesionata dal dissesto ed è stata dichiara-

ta inagibile, mentre le altre sono tuttora precauzional-

mente evacuate e sottoposte a continuo monitoraggio.

Come accennato in precedenza, l'impatto più rilevante

e urgente determinato dalla frana di Boschetto è stata

l'interruzione della S.P. 665R Massese, arteria di fonda-

mentale importanza per i collegamenti tra la città e l'alta

Val Parma, oltre che con la Provincia di Massa Carrara e

la Garfagnana (attraverso il Passo del Lagastrello).

L'urgenza e l'impellenza di ripristinare la viabilità provin-

ciale interrotta ha portato la Regione Emilia-Romagna

e la Provincia di Parma a finanziare la realizzazione di

un by-pass provvisorio della lunghezza di circa 1,5 Km.

nella parte superiore del versante franato, del costo pre-

ventivato di circa 900.000 euro.

RINGRAZIAMENTI

In qualità di Coordinatore della Consulta dei Geologi

della Provincia di Parma, si ringraziano pubblicamente

i colleghi geologi volontari di GeoProCiv per le attività

svolte durante l’emergenza frane in Provincia di Parma.

La loro attività può essere esplicitata e riassunta nei se-

guenti dati: n° 28 presenze in campo, n° 15 soci coinvol-

ti, 11 giorni di intervento concentrati nei week-end e nel-

le festività, n° 6 servizi di “guardia geologica” notturna.

La presenza dei geologi volontari è risultata fondamen-

tale, oltre che per la fase di monitoraggio e rilevamento

dei dissesti, anche nel fornire agli amministratori locali

le informazioni necessarie per tranquillizzare la popola-

zione ed indirizzare al meglio le proprie scelte tecniche.

Anche attraverso il loro contributo e impegno la nostra

categoria ha acquisito, pur in questa triste evenienza,

una positiva visibilità, almeno a livello provinciale e dimo-

strato alle istituzioni pubbliche una fattiva collaborazione

tra il mondo professionale e quello del volontariato.

Si ringraziano, inoltre, per il contributo prestato alla ste-

sura del presente articolo, la Dott.ssa Geol. Michela

Diena della Regione Emilia-Romagna (Servizio Tecnico

dei Bacini degli Affluenti del Po, sede di Parma), il Dott.

Giovanni Nucci, la Dott.ssa Cecilia Pisi e il Geom. Tonino

Ferrari (funzionari della Provincia di Parma).

Si ringraziano anche, per la disponibilità a fornire parte

della documentazione fotografica allegata, la Dott.ssa

Geol. Chiara Molinari e il Dott. Geol. Matteo Bocchi.

Infine, un sentito e doveroso ringraziamento al Coman-

dante provinciale del Corpo Forestale dello Stato, Dott.

Pier Luigi Fedele, per l'organizzazione e l'autorizzazione

del volo in elicottero del 12 maggio 2013.

Foto 19 - Località Boschetto (Comune di Tizzano V.P.): vista della frana dal lato di monte (fine aprile 2013, foto Triches).

Foto 20 - Località Boschetto (Comune di Tizzano V.P.): vista della frana dal versante opposto (giugno 2013, foto Ruffini).

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Verifica di una area in dissesto, in località Scavolino (RN), condotta in conformità al Piano Stralcio per l’As-setto Idrogeologico (PAI) dei Fiumi Marecchia e ConcaGabriele Stefani1, Tiziana D’Angeli2

1 Geologo, libero professionista2 Geologo, libero professionista (esperta in fotogeologia)

1. INTRODUZIONE

1.1 Note generali

Gli adempimenti normativi in attuazione della legge 18

maggio 1989 n. 183 sulla difesa del suolo hanno porta-

to all’istituzione delle Autorità di Bacino con l’adozione

di piani stralcio per l’assetto idrogeologico, questi san-

ciscono norme omogenee di gestione del territorio con

particolare riguardo alla prevenzione del rischio ambien-

tale per tutte le zone ricadenti in ambiti amministrativi

diversi ma poste all’interno dello stesso bacino fluviale.

Le norme dei piani di bacino e gli ambiti di tutela devono

essere quindi recepite negli strumenti di pianificazione

territoriale provinciale e nei piani strutturali comunali.

Il Piano di Bacino Interregionale Marecchia e Conca,

che comprende la zona di studio, individua già delle aree

a rischio di frana da molto elevato ad elevato, mentre

per altre zone dove la pericolosità non è stata del tutto

definita, le norme prevedono opportune verifiche geolo-

giche geomorfologiche, prima di procedere alla trasfor-

mazione urbanistica del territorio. Tali verifiche al fine di

raggiungere procedure omogenee devono essere con-

dotte con precise modalità come espresso in un’appo-

sita direttiva dell’Autorità di Bacino. Lo scopo del lavoro

è quello di condurre uno studio a carattere geologico

geomorfologico su di un area compresa nel Piano di Ba-

cino come dissesto quiescente da assoggettare a verifi-

ca, già individuata nello strumento urbanistico comunale

come zona di completamento residenziale, per la quale

si intende procedere nella trasformazione edilizia.

2. UBICAZIONE GEOGRAFICA

L’area di verifica ricade nell’elemento della CTR 266160

“Pennabilli”della Regione Marche, in località Scavolino,

lungo il versante occidentale del monte Carpegna este-

so fino al fiume Marecchia, l’area è compresa nel Pia-

no di Bacino Marecchia e Conca come area in dissesto

quiescente da assoggettare a verifica (fig. 1).

3. STUDIO DI VERIFICA

3.1 Impostazione studio di verifica

L’Autorità di Bacino ha emanato una direttiva dove ven-

gono specificate le procedure e i contenuti minimi dello

studio di verifica.

La direttiva individua due distinte fasi di studio, la prima

fase di analisi, si basa sui riscontri geologici relativi alla

cartografia ufficiale, su valutazioni geologiche, geomorfo-

logiche e stratigrafiche riferite a studi precedenti nonchè

in un esame di foto aeree multitemporale su una porzio-

ne significativa del versante con l’identificazione del reti-

colo, idrografico e delle unità idromorfologiche elemen-

tari con l’individuazione dell’area di approfondimento.

Lo studio relativo alla seconda fase di approfondimento,

Figura 1 – Piano di bacino carta di sintesi

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comporta la definizione del modello geologico condotto

sulla base di un rilevamento di dettaglio, l’individuazione

del motivo strutturale e tramite specifiche indagini ge-

ognostiche e sezioni stratigrafiche, la ricostruzione del

modello stratigrafico locale e l’elaborazione della propo-

sta di perimetrazione del dissesto.

3.2 Studio di verifica fase di analisi

3.2.1 Caratteri geologici geomorfologici idrologici e

idrogeologici

La successione stratigrafica affiorante nell’area in studio

è rappresentata da unità liguri sovrascorse nel Tortonia-

no medio superiore, per processi di tettonica gravitativa,

sui depositi pelitici arenacei autoctoni della serie Umbro

Marchigiana Romagnola appartenenti alla formazione

dei Ghioli di Letto (fig. 2).

Le unità liguri presenti nell’area di verifica sono rappre-

sentate da un complesso argilloso varicolori, sulle quali

si sovrappongono depositi calcareo-marnosi ascrivibili

all’Unità di Sillano e di Monte Morello. Il versante pre-

senta un assetto morfologico differenziato, caratterizza-

to nel tratto superiore da pendenze elevate che si atte-

nuano verso valle fino a raggiungere nel tratto finale una

morfologia sub-pianeggiante. Il contesto geomorfologi-

co generale indica elementi morfologici come gradini,

trincee e depressioni riconducibili a processi di defor-

mazione gravitativa profonda di versante che condizio-

na l’andamento del reticolo idrografico impostato lungo

strutture disgiuntive (fig. 3). I terreni presentano un’ele-

vata permeabilità che favorisce una circolazione vadosa

la quale alimenta, lungo il versante, numerose sorgenti e

nel fondovalle concentrazioni idriche profonde.

3.2.2 Analisi fotogeologica multi temporale

L’analisi fotogeologica multitemporale, condotta utiliz-

zando i voli GAI-1955 e IGM-1996, evidenzia nell’intero

versante NE del rilievo del Trabocchetto, fra Rio Cavo e il

T. Prena, i seguenti elementi morfotettonici riconducibili

ad una vasta area di deformazione gravitativa profonda:

- nella sommità del versante: crinali sdoppiati, trincee

NE-SW principali e NW-SE secondarie. Ambedue i si-

stemi di trincee presentano depositi di fondo, visibil-

mente grossolani in quelle principali;

- nella mezzacosta superiore: stessi due sistemi di trin-

cee ma ambedue di minore dimensione e con fondo

piatto regolare interessato da depositi quaternari. Tale

assetto fornisce una serie di depressioni sospese che

potevano costituire specchi lacustri un tempo alimen-

tati da paleo-reticoli idrografici e successivamente cat-

turati in relazione all’approfondimento degli alvei visi-

bilmente reincisi;

- dalla mezzacosta inferiore al piede: versante convesso

e piani di taglio a basso angolo.

Lungo l’intero versante, marcatamente nella parte supe-

riore, i reticoli idrografico e orografico sono irregolari e

discontinui per la presenza di selle orografiche e cattu-

re fluviotorrentizie operate dal Torrente Prena sul fosso

che da Poggio Trabocchetto defluiva verso Scavolino e

dal Fosso dell’Acquaviva sul canale posto lungo la stra-

da vicinale dell’Acquaviva. Nella mezzacosta superiore

sono presenti, a monte e a valle delle depressioni so-

spese, depositi riconducibili a conoidi di deiezione con

vario stato di attività in relazioni all’evoluzione subita

dal reticolo idrografico. Tali conoidi hanno spesso una

superficie topografica irregolare in relazione al materia-

le frequentemente grossolano costituente tali depositi, Figura 2 – Carta geologica

Figura 3 – Carta geomorfologica

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nonché a scarpate di rimodellamento antropiche (fig. 4).

Viene delimitata, confrontando orografia e idrogra-

fia, l'Unità Idromorfologica di riferimento, classificabi-

le come Elemento idrografico (E) compreso fra le loc.

Passo Trabocchetto e Scavolino, in interazione diretta

con il canale recipiente Rio Cavo. La Fase 1 di Studio

geologico-geomorfologico si riferisce a tale Elemento

idrografico, dove si sviluppano ed esauriscono i proces-

si geomorfologici.

L’elemento idrografico individuato è a sua volta scompo-

nibile nelle seguenti Unità Idromorfologiche Elementari

(U.I.E.): U.I.E di Case Maffei (conoide di deiezione inat-

tiva), U.I.E. del Fosso dell’Angelo (conoide di deiezione

con vari stati di attività), U.I.E. del Fosso dell’Acquaviva

(conoide di deiezione attiva) fig. 5.

L’area in dissesto da assoggettare a verifica è intera-

mente ricompresa entro la U.I.E. del Fosso dell’Angelo

e dallo studio geologico-geomorfologico risulta essere

un ambito territoriale omogeneo entro cui si sviluppano

e si esauriscono i processi geomorfologici. Pertanto tale

area è oggetto dell’approfondimento geologico–geotec-

nico della Fase 2.

4.2 Impostazione studio di verifica

Il processo geomorfologico principale che interessa

l’area di approfondimento, è rappresentato da una de-

formazione gravitativa profonda che si manifesta con

spostamenti lenti in corrispondenza di strutture morfo-

tettoniche rappresentate da faglie dirette ed è caratte-

rizzato da velocità di spostamento molto basse che non

determinano particolari condizioni di rischio e di perico-

losità.

Lo studio di verifica è quindi concentrato sull’analisi dei

processi gemmologici posti più in superficie che interes-

sano l’area di verifica.

4.2.1 Caratteri geologici geomorfologici

L’area dove si effettua l’approfondimento comprende

una vasta depressione generata da processi di defor-

mazione gravitativa profonda di versante e colmata da

sedimenti detritici eterogenei.

Le superfici topografiche nel tratto inferiore dell’area di

verifica mostrano un andamento concavo, mentre lungo

il versante queste presentano una pendenza modesta

che si accentua nel tratto superiore. Il versante, anche in

corrispondenza delle zone poste a maggior quota, pre-

senta un profilo morfologico locale caratterizzato da de-

pressioni, talvolta colmate da depositi quaternari a varia

litologia.

L’analisi fotogeologica indica la presenza di conoidi de-

tritiche a vario stato di attività depositate da corpi idrici

locali, alcuni dei quali non più presenti perchè deviati da

processi di cattura geomorfologica.

4.2.2 Caratteri stratigrafici

L’area d’indagine geognostica è situata all’interno di una

depressione morfologica delimitata a valle e a monte da

affioramenti calcareo marnosi fig. 6.

Le indagini geognostiche condotte nell’ambito della re-

dazione del Piano Regolatore Generale, (Studio associa-

to Caturani-Mariani) fig.7 e fig. 8, ed effettuate a valle

dell’area del dissesto in verifica, indicano la presenza di

Figura 4 – Fotointerpretazione GAI 1955

Figura 5 – Carta delle unita idromorfologiche elemenari

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una coltre detritica calcarea eterogenea con intercala-

zioni di livelli di argilla organica e di torba.

Lo studio di verifica ha previsto due sondaggi a carotag-

gio continuo S1 e S2 fig. 9, il sondaggio S1, individua

la presenza, di una coltre detritica eterogenea, mentre

in S2 sono presenti depositi argillosi con livelli organi-

ci. I terreni di copertura individuati nei sondaggi sono

sovrapposti al substrato formazionale rappresentato da

alternanze calcareo marnosa e marne calcaree molto

fratturate.

figura 6 – Ubicazione indagini geognostiche

Figura 7a – Sondaggi BH11 PRG

Figura 7b – Sondaggi BH12 PRG

Figura 8 – Prova penetrometrica DPSH da PRG

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4.2.2 Caratteri Sismici e Geotenici

La direttiva riguardante lo studio di verifica dell’area in

dissesto impone la valutazione analitica di stabilità del

pendio naturale.

La valutazione dei coefficienti sismici orizzontali e ver-

ticali e dell’accelerazione massima attesa, da utilizzare

nelle verifiche sismiche e post sismiche, sono valutati

sulla base di un profilo stratigrafico cautelativo di tipo C.

In considerazione dell’andamento stratigrafico rappre-

sentato da una coltre detritica che ricopre un substrato

marnoso calcareo, situata all’interno di una depressione

e delimitata a monte e a valle da affioramenti calcareo

marnosi come evidenziato nella sezione allegata, le ve-

rifiche di stabilità sono volte ad individuare condizioni

d’instabilità in corrispondenza della coltre di ricoprimen-

to.

La ricerca delle superfici di instabilità, di estensione si-

gnificativa, è effettuata con la soluzione analitica di Jan-

bu, considerando superfici circolari. Trattandosi della

verifica di stabilità di un pendio naturale, si è fatto riferi-

mento al punto Cap. 6.3 del DM 14 gennaio 2008 “Nuo-

ve norme tecniche per le costruzioni”, con particolare

riferimento al punto 6.3.4, ritenendo soddisfatta la veri-

fica quando il grado di sicurezza Fs possiede un valore

uguale o maggiore di 1,3.

Figura 10 – Ricostruzione del modello stratigrafico e strutturale del versante

Figura 9 – Indagine geognostica effettuata, sondaggi a carotaggio continuo S1 e S2

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Parametri sismici di riferimento:

Accelerazione massima amax/g = 0,257

Coefficiente azione sismica orizzontale Kh = 0,062

Coefficiente azione sismica verticale Kv = 0,031

Nelle verifiche di stabilità sono state ipotizzate le se-

guenti condizioni a maggiore criticità:

1. assenza di sisma, con parametri geotecnici a lungo

termine C.D. e livello freatico alla base della Copertu-

ra agraria e di riporto

2. sismiche con parametri geotecnici a breve termine

U.U.

3. post-sismiche con parametri geotecnici a lungo ter-

mine C.D.

Stratigrafia:

c: coesione; cu: coesione non drenata; Fi: Angolo di at-

trito; G: Peso Specifico; Gs: Peso Specifico Saturo.

G0: Modulo di taglio dinamico a basse deformazioni;

G: Modulo di taglio dinamico; Dr: Densità relativa; OCR:

Grado di sovraconsolidazione; IP: Indice di plasticità.

Verifica di stabilità:

Le valutazioni delle condizioni di stabilità vengono con-

dotte considerando cautelativamente la copertura detri-

tica satura.

1. in assenza di sisma con parametri geotecnici a lungo

termine C.D. e livello freatico alla base della copertura

agraria e di riporto Fs = 2,32

2. sismiche con parametri geotecnici a breve termine

U.U. Fs = 1,75

3. post-sismiche con parametri geotecnici a lungo ter-

mine amax

attesa C.D. Fs = 2,32

La valutazione analitica della stabilità, non indica situa-

zioni instabili, il coefficiente di sicurezza minimo Fs =

1,75, quindi la verifica è pienamente soddisfatta.

5. PROPOSTA DI RICONFINAZIONE

DEL DISSESTO

Lo studio di verifica elaborato in conformità alla direttiva

dell'Autorità di Bacino n.4 del 30.11.2011, individua un

contesto geologico generale legato a processi morfo-

tettonici riconducibili ad una vasta area di deformazione

gravitativa profonda compresa tra il monte Carpegna e il

Fiume Marecchia, delimitata lateralmente dai solchi valli-

vi del Rio Cavo e del torrente Prena.

La struttura del versante, come riportato nella sezione

geologica allegata, presenta un andamento monocli-

nalico con disposizione degli strati a reggipoggio, sono

presenti inoltre dislocazioni dirette legate ai processi

deformativi profondi che hanno portato alla formazione

di trincee e gradini morfologici, il reticolo idrografico si

presenta irregolare e discontinuo con tracce di cattura

geomorfologica. In corrispondenza delle trincee e de-

pressioni morfologiche è presente talvolta del detrito di

probabile origine lacustre.

Gli accumuli detritici presenti lungo il versante si tro-

vano quasi esclusivamente in corrispondenza di gradi-

ni morfologici. Mentre quello che era presente lungo le

superfici a maggiore acclività, sottoposto all’azione dei

processi geomorfologici di varia natura come frane, ero-

sione e dilavamento è stato quasi completamente aspor-

tato dal versante e ridistribuito nell’area a valle dove il

profilo morfologico manifesta pendenze più attenuate.

Strato c (Kg/cm²) cu (Kg/cm²) Fi (°) G (Kg/m³) GS (Kg/m³)

1 0 0.2 20 1900 2100

2 0.06 0.6 18 1900 2100

3 0 0 30 1900 2100

4 0.35 4 35 2000 2200

Strato G0 (KPa) G (KPa) DR (%) OCR IP (%)

1 37810 28357,5 51 0,9 0

2 25824 19368 51 1 38

3 57419 43064,25 60 1 0

4 100000 75000 90 16 0

Figura 11 – Sezione di Verifica

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Le verifiche di stabilità condotte lungo il pendio naturale

non evidenziano superfici d’instabilità. Le strutture an-

tropiche presenti nell’area di verifica non mostrano pro-

cessi di dissesto.

Il rilevamento geologico geomorfologico e l’indagine

geognostica individua nell'area sottoposta a verifica la

presenza di accumuli detritici eterogenei con andamen-

to discontinuo e depressioni morfologiche talvolta inte-

ressate da sedimenti argillosi di probabile deposizione

lacustre. Il substrato, con strati disposti a reggipoggio,

affiora nel tratto superiore dell'area.

Lo studio condotto indica che l'area in dissesto quie-

scente sottoposta a verifica Art. 17 n.t.a. è parzialmente

interessata da una porzione relitta della conoide detriti-

ca del Monte Carpegena, la quale ha assunto la forma

attuale a seguito di processi erosivi che hanno agito in

maniera differenziata, con una maggiore attività in corri-

spondenza di zone acclivi, più attenuati e quasi assenti

in quelle con pendenze modeste o sub pianeggiati.

La coltre detritica è interessata solo nell’area a maggior

quota da processi d’instabilità che si propone di com-

prendere in art.14 delle n.t.a. contornato da una zona di

possibile evoluzione del dissesto per la quale si propone

comprenderla in art.16 delle n.t.a. (fig.12)

CONCLUSIONI

Le valutazione geologiche geomorfologiche e stratigrafi-

che indicano che il dissesto sottoposto a verifica è rap-

presentato da una porzione relitta della conoide detritica

del Monte Carpegena.

La verifica condotta indica che tale deposito presenta

solo per una porzione posta a maggior quota, una si-

tuazione di pericolosità molto elevata contornata da una

zona a pericolosità elevata, coincidente con quella di

possibile evoluzione del dissesto, mentre per la restante

area non si riscontrano situazioni di pericolosità.

La proposta di perimetrazione dopo l’approvazione del

Consiglio Comunale sarà inviata all’Autorità di Baci-

no Interregionale che previa approvazione del comita-

to tecnico costituirà variante al Piano di Bacino e sarà

trasmessa all’amministrazione provinciale per il relativo

aggiornamento del Piano Territoriale di Coordinamento.

L’area dopo la definitiva approvazione della perimetra-

zione assumerà, nel Piano Regolatore Generale, il rela-

tivo indice di edificazione e sarà compresa nella zona

urbanistica di completamento B2.

Riferimenti - Note illustrative - Carta Geologica 1:50.000 - Foglio 266-

Mercato Saraceno - Progetto CARG - Piano regolatore generale co-

mune di Pennabilli - Studio Geologico Caturani-Mariani.

Figura 12 – Proposta di perimetrazione del dissesto

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Anderlini Fabrizio, CONSIGLIERE

Baroncioni Rodolfo, CONSIGLIERE

Benedetti Gianluca, CONSIGLIERE

Brunaldi Raffaele, CONSIGLIERE

Caroli Nicola, CONSIGLIERE

Di Lauro Antonio, CONSIGLIERE

Falasca Claudia, CONSIGLIERE

CONSIGLIO DELL'ORDINE DEI GEOLOGI EMILIA-ROMAGNA, QUADRIENNIO 2013/2017

Cesari Gabriele, PRESIDENTE

Bernardi Anna Rita, VICE PRESIDENTE

Emani Emanuele, SEGRETARIO

Rispoli Francesca, TESORIERE

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dicazioni ecc…). Sempre dopo l’estate è in previsione un corso di formazione approfondito sul tema della risposta sismica locale.La commissione sismica, insieme al CNG, sta inoltre collaborando fattivamente con il comitato tecnico del SAIE al fine di dedicare un intero modulo formativo all'interno dei convegni tecnici della mani-festazione Sismo 2013 alle tematiche proprie della nostra profes-sione, sia ai fini dell'aggiornamento professionale, sia per sottoline-are le competenze del geologo nelle fasi di progettazione.

Seminari e convegni ad un anno dal sisma 2012• Incontro tra Geologi e Cittadinanza a 12 mesi trascorsi dal sisma di maggio 2012• Giornate di sensibilizzazione organizzate dalle Consulte provinciali di Ferrara e Modena• Seminari organizzati da OGER

Il Consiglio ha fortemente voluto che la commemorazione dei 12 mesi trascorsi dal sisma del maggio 2012 fosse un’occasione di incontro tra i geologi e la cittadinanza, con lo scopo di educare i cittadini al rischio che corrono abitando un territorio sismico. Nei quaranta giorni precedenti l’anniversario, le Consulte provinciali di Ferrara e Modena, (Antonio Mucchi, Maria Antonietta Sileo, Stefa-nia Guerzoni, Daniele Sargenti, Maria Alessandra Tagliavini e Ales-sandro Preci) hanno organizzato una serie di incontri sul territorio (Ferrara, Mirandola, Bondeno, Finale Emilia) durante i quali i geologi si sono confrontati con i cittadini, per raccontare loro il terremoto.Il 27 maggio, invece, il Consiglio OGER ha organizzato due conve-gni a Bologna, entrambi dal titolo “UN PAESE VULNERABILE: LA CONOSCENZA GEOLOGICA PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO SISMICO”. Nella prima parte si è voluto affrontare l’aspetto umano della tragedia del sisma con un incontro con chi ha vissuto il terre-moto sulla propria pelle. Abbiamo avuto la testimonianza di Sergio Bianchi, che all’Aquila ha perso suo figlio e che oggi con il Consiglio Nazionale dei Geologi e l’associazione di cui è presidente ha voluto istituire un premio di laurea per una tesi in Scienze geologiche sulla prevenzione del Rischio sismico; abbiamo incontrato Pia, che oggi ha 20 anni e studia geologia e che nel 2002 ha vissuto il dramma di rimanere per 5 ore sotto le macerie della Scuola Francesco Iovine a San Giuliano di Puglia. E abbiamo incontrato Elena Balestrazzi, professoressa di Mirandola che, con alcuni suoi allievi, ha voluto raccontarci la difficoltà che c’è nel fare scuola senza la Scuola.La seconda parte del convegno, invece, ha avuto un taglio pretta-mente tecnico ed ha voluto sottolineare l’importanza della cono-scenza geologica del territorio nella prevenzione del rischio sismico.La commissione sismica, che ha organizzato l’evento, ha coinvolto relatori di altissimo livello, il prof. M. Mucciarelli, il prof. D. Slejko dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimenta-le (OGS) di Trieste, il prof. S. Grimaz dell’Università di Udine ed il prof. D. Albarello dell’Università di Siena che molto generosamente hanno fornito il loro contributo scientifico indipendente e a cui va il nostro ringraziamento. I diversi interventi hanno avuto uno sguardo e un taglio diversificato sul rischio sismico, anche per affrontare tematiche spesso trascurate, quali la sismicità indotta.

Emergenza frane: collaborazione con enti• Disponibilità di OGER a supporto delle Istituzioni • Protocollo di collaborazione tra OGER e Regione Emilia- Romagna in materia di dissesto idrogeologico• Commissione dissesto idrogeologico OGER• Convegno OGER

Poco dopo l’insediamento del Consiglio OGER, il territorio regio-nale ha visto una nuova fase di emergenza, legata al dissesto idro-

SINTESI DELLE PRINCIPALI ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO(Febbraio 2013 – Luglio 2013)a cura della Commissione Comunicazione OGER

Il Consiglio dell’Ordine ha stabilito di comunicare periodicamente agli iscritti le attività svolte e le novità inerenti le principali proble-matiche che riguardano la nostra professione. La Commissione Comunicazione, pertanto, Vi proporrà un sintetico resoconto di tale attività, ricordando nel contempo a tutti gli Iscritti che il ruolo del Consiglio potrà essere tanto più incisivo quanto maggiore sarà il contributo degli Iscritti in termini di monitoraggio e segnalazione di ciò che succede sul territorio. Ecco i principali argomenti che sono stati affrontati in questi mesi.

Attività connesse al tema del rischio sismico• Protocollo Ordini professionali/Regione - SISMA 2012• Commissione sismica OGER• Rapporti con Servizio Geologico Regionale• Partecipazione a SISMO 2013 unitamente al CNG

Proprio il giorno dell’insediamento del nuovo Consiglio, il gior-no 5 febbraio 2013, presso la Regione Emilia-Romagna, è stato siglato un protocollo tra Ordini Professionali e l’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Emilia-Romagna in riferimento al rimborso delle spese tecniche per la progettazione degli interven-ti di ricostruzione dei fabbricati residenziali danneggiati dal sisma 2012. Purtroppo questo protocollo non comprende espressamen-te le competenze professionali del geologo (Relazione Geologica e Modellazione Sismica), ma unicamente i costi per le indagini.In accordo con gli altri Ordini Professionali e con il Consiglio Na-zionale, abbiamo proposto alla Regione un’integrazione del pro-tocollo sulla falsa riga di quanto siglato dall’Ordine dei Geologi dell’Abruzzo e dal Dipartimento di Protezione Civile in occasione del sisma 2009, ovvero l’applicazione del “vecchio” tariffario con uno sconto del 30%. Proprio in queste settimane abbiamo avuto la conferma che la Regione intende recepire la nostra proposta, nell’ambito del nuovo protocollo riferito alle opere pubbliche e ai beni culturali, convertendo i parametri dei tariffari (di fatto non più vigenti) con una percentuale massima di rimborso riferita all’impor-to dei lavori dell’opera a cui la consulenza professionale del ge-ologo si riferisce. La firma del nuovo Protocollo è prevista per la fine di luglio ‘13, e finalmente sarà colmato un vuoto riferito alla nostra prestazione professionale intellettuale che evidentemente è fondamentale nell’ambito della ricostruzione. Questo è il primo ed importante risultato dell’azione del Consiglio che – in materia sismica – ha anche istituito una apposita commissione formata dai consiglieri Claudia Falasca (coordinatore) e Gianluca Benedetti e costituita anche dai colleghi Samuel Sangiorgi, Rocco Carbonella e Massimo Filippini e che si fregia della collaborazione scientifica del-la Sezione Centro Ricerche Sismologiche dell’OGS di Trieste diretta dal Prof. Marco Mucciarelli). La commissione ha lo scopo di costi-tuire un riferimento in merito alle problematiche di natura normativa, tecnica e divulgativa sull’argomento, al fine di supportare l’Ordine anche nell’auspicato confronto con gli Enti preposti all’emanazio-ne di norme e regolamenti e al controllo delle pratiche sismiche. A tale riguardo si segnala che – nell’ambito di periodiche e pro-ficue riunioni con il Servizio Geologico regionale – sono stati re-centemente affrontati i temi relativi al controllo degli elabora-ti delle pratiche sismiche (a partire da quelli relativi ai progetti di consolidamento dei terreni che hanno subìto liquefazione in occasione del Sisma del maggio ’12) e relativi alla revisione del-le mappe di pericolosità sismica. Si prevede che dopo l’estate proseguiranno tali attività in previsione di giornate formative con-giunte e per la definizione di documenti condivisi (linee guida, in-

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geologico, che ha interessato in maniera estremamente diffusa in particolare le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna.OGER ha immediatamente dato la propria disponibilità alla Regione Emilia-Romagna e, con i coordinatori delle Consulte, alle singole amministrazioni provinciali, per un supporto da parte dei propri Iscritti direttamente sul territorio.Da questa disponibilità è emersa l’opportunità di una collaborazio-ne stabile tra la Regione ed OGER con i seguenti obiettivi:- Formazione sul dissesto, rivolta ai geologi professionisti ed ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni;- Incentivare i geologi a condividere con la Regione ed i Servizi Tecnici i propri dati e conoscenze, previa evidenza della firma del singolo geologo e del contributo dell’Ordine;- Divulgazione dati alla cittadinanza.Questa piattaforma di collaborazione proposta dalla Regione Emi-lia-Romagna è stata analizzata ed approvata dal Consiglio e verrà firmata congiuntamente a breve.Il Consiglio, contestualmente, ha creato la Commissione istituzio-nale sul Dissesto Idrogeologico con lo scopo di agevolare il con-fronto con le Istituzioni ed elaborare le proposte e le problematiche che via via saranno segnalate al Consiglio, i cui componenti sono i Consiglieri Rodolfo Baroncioni (coordinatore), Fabrizio Anderlini e Emanuele Emani (segretario). Anche in questo caso il Consiglio si avvarrà della preziosa collaborazione di comprovati specialisti sia docenti sia professionisti per lo specifico tema, e nel dettaglio dal Geol. Giovanni Truffelli, dal Geol. Fabrizio Vannelli e dal prof. Al-berto Landuzzi. Infine, un cenno particolare va dato al Convegno “Dissesto Idrogeologico: prevenzione e gestione di un territorio fra-gile”, che si è tenuto presso l’Università Cattolica di Piacenza il 31.05.2013. In quell’occasione si sono confrontati, Amministratori Pubblici, Docenti Universitari, Geologi del Servizio Tecnico di Baci-no, Geologi professionisti, e tutti hanno portato il loro contributo per affrontare questa problematica sotto diverse sfaccettature.

Iniziative in ambito di protezione civile• Commissione protezione civile OGER• Proposta di attuazione a livello regionale della convenzione tra Dipartimento di Protezione Civile e CNG• Rapporti con Associazione Geo-Pro-Civ• Attività di formazione in ambito di protezione civile

Anche in ambito di Protezione Civile è stata nominata una commis-sione coordinata dal Consigliere Raffaele Brunaldi e costituita da Anna Rita Bernardi (Vice Presidente), Antonio Di Lauro (Consiglie-re), Riccardo Triches (Presidente Geo-Pro-Civ), Marco Bacchini e Paolo Mancioppi. La Commissione PC si sta occupando delle mo-dalità di attuazione della convenzione che il Consiglio Nazionale ha definito con il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile in merito alle attività professionali in fase di emergenza. Ad oggi OGER non ha alcuna convenzione con l’ Agenzia Regionale di Protezione Civi-le e con il corrispondente Assessorato e attualmente l’ambito geo-logico di protezione civile è affidato all’Associazione di Volontariato Geo-Pro-Civ. A tale riguardo il Consiglio ha discusso e definito una chiara posizione che mira a valorizzare il ruolo dell'Associazione ne-gli ambiti propri del volontariato nelle fasi di emergenza, chiedendo al contempo un continuo coordinamento e confronto con l'Ordine. L’Ordine è infatti l’unico Ente preposto a rappresentare la categoria dei geologi per quanto riguarda tutte le attività professionali. Nei prossimi mesi questo aspetto verrà affrontato, anche perché, pro-prio sulla base della Convenzione CNG/DPC, l’Ordine Regionale, in accordo con la Commissione Protezione Civile del CNG, dovrà provvedere alla formazione dei colleghi che intenderanno iscriversi all’elenco di coloro che possono intervenire in fase di emergenza. Auspichiamo che l’attività di formazione possa essere realizzata anche in collaborazione con l’associazione Geo-Pro-Civ che vanta una insostituibile ed importante esperienza decennale in materia.

Partecipazione alla camera di conciliazione di Modena• Adesione del Consiglio OGER

La camera di conciliazione, che presto si insedierà a Mo-dena, è una emanazione del Collegio dei geometri laureati. Nasce per dirimere piccole cause con lo scopo di alleggeri-

re le sedi dei tribunali civili che, come si sa sono affetti da cro-nico surplus di lavoro, e quindi di abbreviare i procedimenti. E’ stato chiesto all’Ordine dei Geologi di aderire a questa iniziativa ed il Consiglio ha accettato, considerato anche che in precedenza, questo tipo di sperimentazione è stata condotta, con ottimi risultati, solo a Reggio Emilia e Milano.

Consulte provinciali e “monitoraggio” sul territorio• Nomina delle squadre di coordinatori delle consulte provinciali• Segnalazione virtuosa da parte di un collega di Ferrara• Patrocinio OGER e collaborazione ad eventi formativi organizzati da altri Ordini e Collegi professionali

Il Consiglio ha voluto proseguire sulla strada delle precedenti ge-stioni che avevano fortemente voluto un presidio territoriale dell’Or-dine su ciascuna Provincia. Questo perché gli 11 consiglieri, da soli, poco possono operare rispetto alle grosse problematiche che affliggono la professione (da dentro e da fuori), mentre un ri-ferimento locale consente di raccogliere e valutare le segnalazioni da trasmettere al Consiglio. Viste le esperienze passate abbiamo pensato, che, un gruppo di tre professionisti su ciascuna Provincia potesse meglio svolgere una azione di supporto e di raccordo tra il Consiglio e gli Iscritti, svolgendo un importante monitoraggio ca-pillare di ciò che succede nel territorio riguardante la professione. Esempio virtuoso è un collega di Ferrara, che ha rifiutato un incarico in cui, per una scuola, gli si chiedeva sostanzialmente di redigere una relazione con prove fatte per un’altra struttura. Il collega, cui va il nostro ringraziamento, ha segnalato l’abuso alla Consulta. Il Con-siglio ha potuto così comunicare tale scorretta pratica al Comune e alla Regione e vigilerà perché ciò non si verifichi ancora.Ci preme sottolineare anche l’esperienza di Piacenza, importante al fine di permettere un confronto tra noi geologi e le altre professio-ni: il patrocinio e la partecipazione al Corso di Formazione rivolto ai Geometri sul tema “Elementi di progettazione sismica” in col-laborazione con l’Associazione Ingegneri, ha permesso oltre che a dare il nostro contributo fattivo relativamente alle problematiche tecnico-burocratiche connesse alla normativa sismica (NTC08), di avere un confronto costruttivo con le altre figure professionali sulla base delle competenze specifiche di ognuno.

Conclusioni…• Rapporti con le Università e Enti pubblici• Comunicazione e presenza sui mass media• Sensibilizzazione nelle scuole sul tema dell’educazione al rischio

Concludiamo sottolineando che, in questi primi mesi, il nuovo Con-siglio ha dovuto affrontare alcune problematiche di notevole ur-genza come appunto il Protocollo sulle prestazioni professionali in ambito della Ricostruzione e il problema Dissesto. Di seguito ripor-tiamo alcuni altri aspetti, per noi molto importanti, sui quali abbiamo cominciato a lavorare e continueremo nei prossimi anni.Stiamo aprendo nuove collaborazioni con le Università, per creare un legame stretto tra formazione e mondo professionale. Crediamo che i rapporti con gli Enti pubblici siano la chiave del funzionamen-to del meccanismo che lega professionista e controllore. A questo proposito, recentemente, il presidente Cesari ha avuto modo di confrontarsi con i vertici di ARPA in riferimento alle future linee gui-da sugli studi idrogeologici relativi agli impianti geotermici. Il Con-siglio sta valutando di istituire una commissione ad hoc a supporto di questa attività.Inoltre stiamo lavorando per “sdoganare” la figura del geologo ver-so la società civile, grazie al supporto dell’ufficio stampa del CNG, garantendo la presenza, quando richiesta, sulla stampa ed in televi-sione. Utilizziamo lo strumento del comunicato stampa, per mante-nere aggiornate le agenzie di comunicazione sulle attività promosse dai geologi, sia per quanto riguarda gli incontri con la cittadinanza sia per quanto riguarda le attività istituzionali. Infine, crediamo nell’importanza dell’educazione al rischio. Siamo partiti con un incontro “sperimentale” per spiegare il terremoto ai ragazzi dell’Istituto superiore Galilei di Mirandola, e vorremmo che tale progetto potesse, nei prossimi anni, ampliarsi e “istituzionaliz-zarsi”.

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Verbale n. 4 del 5 APRILE 2013

Delibera n. 17 Iscrizioni

Delibera n. 18 Trasferimenti

Delibera n. 19 Cancellazioni

Delibera n. 20 Nomina Commissione Disciplinare

Delibera n. 21 Integrazioni e modifiche Commissioni di cui alla

delibera 11

Verbale n. 5 del 7 MAGGIO 2013

Delibera n. 22 Trasferimenti

Delibera n. 23 Cancellazioni

Delibera n. 24 Vidimazione parcella

Delibera n. 25 Vidimazione parcella

Delibera n. 26 Convegno 27 maggio - Approfondimento sul

rischio sismico

Delibera n. 27 Convegno 31 maggio - Dissesto idrogeologico

Delibera n. 28 Convegno 18 maggio - Terremoto Emilia un anno

dopo

Delibera n. 29 Gestione personale e funzione segreteria

Delibera n. 30 Premio di Laurea Vittorio Illecito

(su richiesta OGV)

Verbale n. 6 del 4 GIUGNO 2013

Delibera n. 31 Iscrizioni

Delibera n. 32 Cancellazioni

Delibera n. 33 Protocollo OGER - Regione ed istituzione

"Commissione del dissesto"

Delibera n. 34 Versamento quota sociale Sigea anno 2013

ELENCO DELIBERE DEL CONSIGLIO DELL’OGER DA FEBBRAIO A GIUGNO 2013il Segretario Emanuele Emani

Verbale n. 2 del 19 Febbraio 2013

Delibera n. 1 Iscrizioni

Delibera n. 2 Trasferimenti

Delibera n. 3 Cancellazioni

Delibera n. 4 Definizione numero componenti Consiglio di

Disciplina

Delibera n. 5 Nomina Commissioni interne (Parcelle, valutaz.

disciplinare, APC, rivista e sito web, rapporti con

Enti e Consulte)

Delibera n. 6 Collaborazione dott.ssa Annalisa Parisi

Delibera n. 7 Approvazione esercizio provvisorio

Verbale n. 3 del 13 MARZO 2013

Delibera n. 8 Cancellazioni

Delibera n. 9 Commissioni CQAP Malalbergo (BO)

Delibera n. 10 Nomina componenti CONSULTE PROVINCIALI

Delibera n. 11 Nomina COMMISSIONI TECNICHE SISMICA

e PROTEZIONE CIVILE

Delibera n. 12 Regolamento rimborsi spese

Delibera n. 13 Approvazione Bilancio di PREVISIONE 2013

Delibera n. 14 Corso su RSL a Bologna

Delibera n. 15 Compenso scrutatori

Delibera n. 16 Canone assistenza annuale PC

Achenza e Michela Diena;

PIACENZA: Massimo Mannini – coordinatore, coadiuvato da Davide

Zucchi e Raffaele Marchi;

RAVENNA: Stefano Ferro – coordinatore, coadiuvato Oberdan Drapelli e

Alessandro Poggiali;

REGGIO EMILIA: Federico Mattioli – coordinatore, coadiuvato da Simone

Barani e Chiara Filippi;

RIMINI: Cristiano Guerra – coordinatore, coadiuvato da Alberto Gui-

ducci e Mara Marafioti.

Commissioni Tecniche Istituzionali

COMMISSIONE SISMICA: coordinatore Claudia Falasco, Gianluca Benedet-

ti, Rocco Carbonella, Massimo Filippini e Samuel Sangiorgi;

SUPPORTO SCIENTIFICO: Istituto Nazionale di Geofisica e Oceanografia;

COMMISSIONE PROTEZIONE CIVILE: coordinatore Raffaele Brunaldi, Antonio

Di Lauro, Anna Rita Bernardi, Paolo Mancioppi, Marco Bacchini, Ric-

cardo Triches;

SUPPORTO SCIENTIFICO: Geol. Elvezio Galanti;

COMMISSIONE DISSESTO IDROGEOLOGICO: coordinatore Rodolfo Baroncioni,

Fabrizio Anderlini, Emanuele Emani, Giovanni Truffelli, Fabrizio Van-

nelli, Alberto Landuzzi.

Consiglio di disciplina

COMPONENTI NOMINATI DAL TRIBUNALE DI BOLOGNA: geologi Fabio Picinotti,

Giuseppe Marchetti, avvocato Jacopo Annese.

COMMISSIONI NOMINATE DAL CONSIGLIO OGER

Commissioni Istituzionali

COMMISSIONE VIDIMAZIONE PARCELLE: coordinatore Fabrizio Anderlini,

Rodolfo Baroncioni, Gianluca Benedetti;

COMMISSIONE VALUTAZIONI DISCIPLINARI E RISPOSTE AGLI ISCRITTI: coordi-

natore Anna Rita Bernardi, Fabrizio Anderlini, Antonio Di Lauro;

COMMISSIONE APC: coordinatore Raffaele Brunaldi, Francesca Ri-

spoli, Antonio Di Lauro;

COMMISSIONE COMUNICAZIONE, RIVISTA E SITO WEB: coordinatore France-

sca Rispoli, Raffaele Brunaldi, Nicola Caroli;

COMMISSIONE RAPPORTI CON ENTI, UNIVERSITÀ E CONSULTE PROVINCIALI: coor-

dinatore Emanuele Emani, Gianluca Benedetti, Claudia Falasca,

Nicola Caroli, Anna Rita Bernardi.

Consulte Provinciali

BOLOGNA: Rocco Carbonella – coordinatore, coadiuvato da Tizia-

no Righini e Giulia Biavati;

FERRARA: Antonio Mucchi – coordinatore, coadiuvato da Maria An-

tonietta Sileo, Stefania Guerzoni;

FORLI-CESENA: Enzo Lucchi – coordinatore, coadiuvato da Fabio

Fabbri e Federico Sciascia;

MODENA: Daniele Sargenti – coordinatore, coadiuvato da Alessan-

dra Tagliavini e Claudio Preci;

PARMA: Andrea Pelosio – coordinatore, coadiuvato da Laura

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glio dell'Ordine all'approvazione del Bilancio Consuntivo

dell'anno 2009 prevedeva una riduzione del disavanzo

per l'anno 2011 pari a € 10.000, disavanzo ottenuto solo

parzialmente.

Per l’esercizio in corso (2012) si dovrà proseguire la ridu-

zione delle spese già registrata negli ultimi anni, facendo

ulteriormente leva sulle possibili entrate derivanti dall’or-

ganizzazione dei corsi e convegni in considerazione del

fatto che il piano di rientro prevede per il 2012 un avanzo

di € 20.000,00 e che le entrate derivanti dalle quote degli

iscritti non subiranno sostanziali aumenti.

Infine, per l’esercizio 2013 va riconsiderata la necessità

di aumentare la quota di iscrizione.

Il Tesoriere

Dott. Geol. Gabriele Cesari

Il Presidente

Dott. Geol. Maurizio Zaghini

Il bilancio consuntivo 2011 fa registrare un risultato po-

sitivo, presentando un avanzo di amministrazione dell'e-

sercizio pari a € 6.155,48. Tale risultato contribuisce alla

riduzione del disavanzo globale di amministrazione che al

31/12/2011 risulta pari a € 22.000 circa (contro € 28.000

al 31/12/2010). In considerazione del buon risultato di

amministrazione riscontrato nel 2010 tale risultato – pur

lievemente inferiore a quanto previsto nel bilancio pre-

visionale - consente di continuare il percorso di risana-

mento che questo consiglio si è impegnato ad attuare, fi-

nalizzato ad annullare il disavanzo entro l’esercizio 2013.

La redazione del bilancio ha tenuto conto dei massimi

criteri prudenziali, portando in conto – oltre alle uscite

finanziarie – anche tutti gli impegni di spesa di compe-

tenza del 2011 (ove deliberate) e le previsioni di tutte le

spese correnti ordinarie riferite all’esercizio 2011.

Nella valutazione del bilancio va tenuto in considerazione

il fatto che il piano di risanamento deliberato dal Consi-

Relazione al Bilancio Consuntivo 2011

Il revisore ha esaminato a campione i documenti ammini-

strativi e ha verificato che il contenuto del conto consun-

tivo deriva dall’insieme delle movimentazioni finanziarie

e contabili di cui l’ente ha tenuto annotazione e che, a

loro volta, tali movimentazioni corrispondono a quanto

riscontrabile dalla documentazione prodotta dai soggetti

terzi con cui l’Ente medesimo intrattiene i rapporti.

Dall'esame del rendiconto di gestione 2011 redatto dal

Consiglio, si riscontrano un avanzo di gestione di com-

petenza di Euro 6.155,48 nonché le seguenti risultanze

complessive

Il sottoscritto Dott. Gian Luca Mattioli, revisore unico

dell'Ordine dei Geologi dell'EmiliaRomagna ai sensi

dell'art. 234 del D. Lgs. 267/2000 e seguenti:

• ricevuta la proposta di deliberazione consiliare del ren-

diconto della gestione 2011 e lo schema di rendiconto

della gestione 2011, con i relativi allegati;

• viste le disposizioni di legge che regolano la materia, in

particolare il D. Lgs. 267/2000;

• visto il regolamento di contabilità, adeguato con deli-

bera n.6/2000;

Parere dell'Organo di Revisione alla Proposta di Rendiconto della Gestione 2011 dell'Ordine dei Geologi della Regione Emilia-Romagna

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CONCLUSIONI

Tutto ciò considerato, in relazione alle rilevazioni, moti-

vazioni e proposte specificate nella presente relazione,

l'organo di revisione esprime parere favorevole all’ap-

provazione del bilancio consuntivo 2011.

Bologna, 19 novembre 2012

IL REVISORE UNICO

Dott. Gian Luca Mattioli

Il conto economico, redatto secondo lo schema UE e te-

nuto conto delle componenti di natura economica e con

esclusione di quelle di natura finanziaria, presenta un

avanzo economico di Euro 940,50. Lo stato patrimonia-

le, anch’esso redatto secondo lo schema UE, evidenzia

una situazione di disequilibrio patrimoniale, ancorché in

ulteriore leggera contrazione rispetto al dato dell’eserci-

zio precedente.

14.122,02

RISCOSSIONI In c/competenza 251.759,40 257.887,10

In c/residui 6.127,70

PAGAMENTI In c/competenza 198.870,50 267.903,64

In c/residui 69.033,14

4.105,48

RESIDUI ATTIVI Esercizi precedenti 142.800,44 151.904,70

Esercizi precedenti riscossi 6.127,70

Esercizi precedenti stralciati -50,33

Esercizio in corso 15.181,63

RESIDUI PASSIVI Esercizi precedenti 185.129,10 178.061,34

Esercizi precedenti pagati 69.033,14

Esercizi precedenti stralciati 823,15

Esercizio in corso 62.788,53

-22.051,16

-28.206,64

6.155,48

CONSISTENZA DI CASSA INIZIO ESERCIZIO

CONSISTENZA DI CASSA FINE ESERCIZIO

DIS / AVANZO DI AMMINISTRAZIONE A.C.

DIS / AVANZO DI AMMINISTRAZIONE A.P.

VARIAZIONE DISAVANZO ( = RISULTATO COMPETENZA)

Il conto economico, redatto secondo lo schema UE e tenuto conto delle

componenti di natura economica e con esclusione di quelle di natura

finanziaria, presenta un avanzo economico di Euro 940,50. Lo stato

patrimoniale, anch’esso redatto secondo lo schema UE, evidenzia una

situazione di disequilibrio patrimoniale, ancorché in ulteriore leggera

contrazione rispetto al dato dell’esercizio precedente.

CONCLUSIONI

Tutto ciò considerato, in relazione alle rilevazioni, motivazioni e proposte

specificate nella presente relazione, l'organo di revisione esprime parere

favorevole all’approvazione del bilancio consuntivo 2011.

Bologna, 19 novembre 2012

IL REVISORE UNICO

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Dal conto finanziario Rettifiche economiche Conto economicoA VALORE DELLA PRODUZIONE

1) Ricavi delle vendite e delle prestazioni 167.900,00 167.900,00

2) Variazione delle rimanenze di prodotti in corso di 0,00

lavorazione, semilavorati e finiti 0,00

3) Variazione dei lavori in corso su ordinazione 0,00

4) Incremento di immobilizzazioni per lavori interni 0,00

5) Altri ricavi e proventi 0,00

a) Variazioni patrimoniali, partite ad utilizzazione differita 40.000,00 -40.000,00 0,00

b) Utilizzo fondi 0,00

c) Proventi diversi 32.704,88 32.704,88

d) Variazione degli investimenti in corso 0,00

Totale valore della produzione 240.604,88 -40.000,00 200.604,88

B COSTI DELLA PRODUZIONE6) Materie prime, sussidiarie di consumo e merci 0,00

7) per servizi 66.402,45 0,00 66.402,45

Spese postali 1.905,11 1.905,11

Cancelleria e stampati 1.038,24 1.038,24

Acquisto libri 46,25 46,25

Elezioni 2.688,00 2.688,00

Manutenzione ed assistenza 1.059,03 1.059,03

Utenze 7.368,60 7.368,60

Prestazioni di terzi 0,00 0,00

Assicurazioni 150,00 150,00

Consulenze 17.360,93 17.360,93

Nucleo di valutazione 5.581,00 5.581,00

Revisore dei conti 2.600,00 2.600,00

Tipografiche 11.599,11 11.599,11

Nettezza urbana 521,00 521,00

Corsi e convegni 8.958,19 8.958,19

Contributi per Sigilli professioanli 962,54 962,54

Oneri bancari 4.564,45 4.564,45

Pubblicità 0,00 0,00

8) per godimento beni di terzi 21.796,38 0,00 21.796,38

Fitti passivi 20.380,00 20.380,00

Leasing 1.416,38 1.416,38

Noleggi 0,00 0,00

9) personalesalari e stipendi 67.818,15 0,00 67.818,15

oneri sociali 11.053,70 0,00 11.053,70

trattamento di fine rapporto 4.056,91 4.056,91

trattamento di quiescenza e simili 0,00

altri costi 1.325,59 1.325,59

totale costi personale 84.254,35 0,00 84.254,35

10) ammortamenti e svalutazioniammortamento immobilizzazioni immateriali 0,00

ammortamento immobilizzazioni materiali 4.800,00 4.800,00

svalutazione dei crediti compresi nell'attivo circolante 0,00

Totale amm.ti e svalutazioni 0,00 4.800,00 4.800,00

11) variazioni delle rimanenze di materie primesussidiarie, di consumo e merci 0 0,00

12) Accantonamenti per rischi 0 0,00

13) Altri accantonamenti 0 0,00

14) Oneri diversi di gestione 14.873,74 0,00 14.873,74

Spese attività di consiglio 9.737,57 9.737,57

Riunioni, rappres. (spese partecipaz) 3.379,61 3.379,61

Rimborsi spese (partecip.congressi) 0,00 0,00

Contrib, a Comitati organiz. (patroc.) 180,00 180,00

Acquisto macchine, attrezzature 0,00 0,00

Altre imposte 221,05 221,05

Spese varie 839,09 839,09

Imposte su interessi 1,35 1,35

Sopravvenienze passive 515,07 515,07

Totale costi di produzione 187.326,92 4.800,00 192.126,92

Differenza tra valore e costi produzione 53.277,96 -44.800,00 8.477,96

C PROVENTI E ONERI FINANZIARI15) Proventi da partecipazioni 0,00

16) Altri proventi finanziari 0,00

da crediti iscritti nelle immobilizzazioni 0,00

da imm.ni finanziarie che non cost. imm.ni 0,00

da titoli iscritti nell'attivo circolante 0,00

proventi diversi dai precedenti verso altri 2,22 2,22

17) Interessi ed altri oneri finanziari 47.998,18 -46.924,60 1.073,58

Interessi passivi 1.073,58 1.073,58

Mutui passivi e prestiti 46.924,60 -46.924,60 0,00

Totale proventi e oneri finanziari -47.995,96 46.924,60 -1.071,36

D RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA' FINANZIARIE18) Rivalutazioni

a) di partecipazioni 0,00

b) di imm.ni finan.che non cost. imm.ni 0,00

c) di titoli iscritti nell'attivo circolante 0,00

19) Svalutazioni 0,00

a) di partecipazioni 0,00

b) di imm.ni finan.che non cost. imm.ni 0,00

c) di titoli iscritti nell'attivo circolante 0,00

Totale rettifiche di valore 0,00 0,00 0,00

E PROVENTI ED ONERI STRAORDINARI20 Proventi

a) Plusvalenze da alienazione beni 0,00

b) Altri proventi straordinari 0,00

c) Utilizzo fondi 0,00

21 Oneri 0,00

a) Minusvalenze su alienazione beni 0,00

b) Imposte relative ad anni precedenti 0,00

c) Altri oneri straordinari 0,00

22 Sopravvenienze attive ed insussistenze del passivo 0,00

derivanti dalla gestione dei residui 873,48 894,11 -6.074,68

22b Altre sopravvenienze da riconciliazione -391,42 -391,42

23 Sopravvenienze passive ed insussistenze del passivo -6.948,16 -6.948,16

derivanti dalla gestione dei residui 0,00

Totale delle partite straordinarie 873,48 -6.445,47 -6.466,10

Risultato prima delle imposte (A-B+-C+-D+-E) 6.155,48 -4.320,87 940,50

Imposte sul reddito dell'esercizio 0

AVANZO/DISAVANZO/PAREGGIO ECONOMICO 6.155,48 -4.320,87 940,50

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A CREDITI VS. STATO ED ALTRI ENTI PUBBLICI Anno 2011 Anno 2010 Differenze

PER LA PARTECIPAZIONE AL PATRIMONIO INIZIALE

TOTALE A 0,00 0,00 0,00

B IMMOBILIZZAZIONI

I Immobilizzazioni Immateriali

1) Costi di Impianto e ampliamento

2) Costi di ricerca, sviluppo e pubblicità

3) Diritti di brevetto e utilizz.ne opere dell'ingegno

4) Concessioni, licenze, marchi e simili

5) Avviamento

6) Immobilizzazioni in corso ed acconti

7) Altre

Totale 0,00 0,00 0,00

II Immobilizzazioni materiali

1) Terreni e fabbricati

- f.do ammortamento

2) Impianti e macchinario

- f.do ammortamento

3) Attrezz.re industriali e commerciali

- f.do ammortamento

4) Altri beni 96.261,50 96.261,50 0,00

- f.do ammortamento -54.798,27 -49.998,27 -4.800,00

5) Immobilizzazioni in corso ed acconti

Totale 41.463,23 46.263,23 -4.800,00

III Immobilizzazioni finanziarie

1) Partecipazioni

2) Crediti verso altri

3) Altri titoli

Totale 0,00 0,00 0,00

TOTALE IMMOBILIZZAZIONI B 41.463,23 46.263,23 -4.800,00

C ATTIVO CIRCOLANTE

I Rimanenze finali

Totale rimanenze 0,00 0,00 0,00

II Crediti

1) Verso gli iscritti

- esigibili entro 12 mesi 133.569,08 137.189,08 -3.620,00

- esigibili oltre 12 mesi 0,00

- meno: fondo svalutazione crediti -100.905,39 -100.905,39 0,00

32.663,69 36.283,69 -3.620,00

2) Altri

- esigibili entro 12 mesi 16.331,93 4.000,45 12.331,48

- esigibili oltre 12 mesi 0,00 0,00 0,00

Totale crediti 48.995,62 40.284,14 8.711,48

III Att.Finanz.che non cost.immobilizzazioni

1) Altre partecipazioni 0,00 0,00 0,00

2) Altri titoli 0,00 0,00 0,00

Totale 0,00 0,00 0,00

IV Disponibilità liquide

1) Depositi bancari e postali 3.127,05 14.003,96 -10.876,91

2) Assegni 0,00

3) Denaro e valori in cassa 978,43 118,06 860,37

Totale 4.105,48 14.122,02 -10.016,54

TOTALE CIRCOLANTE C 53.101,10 54.406,16 -1.305,06

D RATEI E RISCONTI

Ratei attivi 0,00 0,00 0,00

Risconti attivi 0,00 0,00 0,00

TOTALE RATEI E RISCONTI D 0,00 0,00 0,00

TOTALE ATTIVO (A+B+C+D) 94.564,33 100.669,39 -6.105,06

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ilGEOLOGOdell’EMILIA-ROMAGNA

A PATRIMONIO NETTO

Fondo di dotazione patrimoniale -32.889,30 -52.928,43 20.039,13

Avanzo/disavanzo economico dell'esercizio 940,50 20.039,13 -19.098,63

TOTALE PATRIMONIO NETTO A -31.948,80 -32.889,30 940,50

B FONDI PER RISCHI ED ONERI

1) Per trattamento di quiescenza ed obblighi simili 0,00 0,00 0,00

2) Per imposte 0,00 0,00 0,00

3) Altri 0,00 0,00 0,00

TOTALE FONDI PER RISCHI ED ONERI B 0,00 0,00 0,00

C TRATTAMENTO FINE RAPPORTO C 4.056,91 11.605,22 -7.548,31

D DEBITI

1) Verso banche

- esigibili entro l'esercizio successivo (c/c) 0,00 0,00 0,00

- esigibili entro l'esercizio successivo (mutui e anticipi) 45.611,52 46.925,96 -1.314,44

- esigibili oltre l'esercizio successivo (mutui e anticipi) 4.519,90 10.131,42 -5.611,52

2) Acconti

3) Debiti verso fornitori

- esigibili entro l'esercizio successivo 50.922,24 54.809,47 -3.887,23

- esigibili oltre l'esercizio successivo

4) Debiti tributari

- esigibili entro l'esercizio successivo 2.468,54 1.610,91 857,63

- esigibili oltre l'esercizio successivo

5) Debiti verso istituti previdenziali

- esigibili entro l'esercizio successivo 1.944,24 2.070,96 -126,72

- esigibili oltre l'esercizio successivo

6) Altri debiti

- esigibili entro l'esercizio successivo 16.989,78 6.404,75 10.585,03

- esigibili oltre l'esercizio successivo

TOTALE DEBITI D 122.456,22 121.953,47 502,75E RATEI E RISCONTI

TOTALE RATEI E RISCONTI E 0,00 0,00 0,00

TOTALE PASSIVO (A+C+D+E) 94.564,33 100.669,39 -6.105,06

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na

ilGEOLOGOdell’EMILIA-ROMAGNA

antecedente all'entrata in vigore della legge

(o del D.L.) tale atto conserva una sua validi-

tà giuridica?

Nel lasso di tempo che intercorre tra l'entra-

ta in vigore della legge fino alla pubblicazio-

ne del Decreto Ministro della giustizia del

20.07.2012 n° 140 , G.U. 22.08.2012 "Com-

pensi professionali: disposizioni concernenti

le professioni dell'area tecnica" (che fissa le

tariffe giuridicamente valide) è possibile ri-

correre all'atto di opinamento parcella oppu-

re esso perde la sua valenza giuridica?

Ringrazio fin da ora per l'attenzione, chie-

do scusa per le eventuali inesattezze o non

aggiornamenti normativi e porgo i miei più

cordiali saluti.

re comportarsi per la stesura delle parcelle?

In particolare l'art. 9 (Disposizioni sulle pro-

fessioni regolamentate) al comma 2 reci-

ta "Ferma restando l’abrogazione di cui al

comma 1, nel caso di liquidazione da parte

di un organo giurisdizionale, il compenso del

professionista è determinato con riferimento

a parametri stabiliti con decreto del ministro

vigilante, da adottarsi nel termine di cento-

venti giorni successivi alla data di entrata in

vigore della legge di conversione del presen-

te decreto".

Ciò comporta automaticamente la decaden-

za della procedura di vidimazione di parcelle

redatte in base ai tariffari professionali op-

pure per le parcelle e gli incarichi con data

Quesito sulla “vidimazione parcelle” po-

sto da un Iscritto e risposta dell’Avv. Fata

(maggio 2013).

Tempo fa ho sottoposto ad un consigliere

alcuni quesiti in merito alla Vidimazione Par-

celle che, alla luce della necessità di adire

sempre più frequentemente a vie legali per

riscuotere crediti, penso siano di attualità ed

utili per tutti i colleghi.

Alla luce dell'entrata in vigore della legge di

conversione 24 marzo 2012, n. 27, recante

“Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo

sviluppo delle infrastrutture e la competitività”

relativa al Decreto Legge 24 gennaio 2012, n.

1, c.d. Decreto liberalizzazioni come occor-

Lcorri

spon

denz

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Risposta dell'Avvocato Domenico Fata

Page 44: il Geologo - Anno XIII/2012 - N. 46 - Anno XIV/2013 - N. 47

Inoltre si ricorda, a chi deve fare accreditare corsi per l’APC, che l'accreditamento di tali corsi sarà possibile (per motivi organizzativi) solo entro e non oltre dicembre 2013.La documentazione per l’accreditamento dei corsi consi-ste nella scansione oraria dettagliata dell’evento (relatori, titolo,data, luogo, ora di inizio e fine di ciascun intervento) e i cv dei relatori non dipendenti pubblici, il tutto da spedire all’indirizzo mail [email protected].

Data l’imminente scadenza del nuovo triennio Apc 2011-2013 (che si ricorda non essere più sperimentale come il precedente) si comunica che è stato attivato il numero 349-3988773. Per qualsiasi richiesta di chiarimento o comunicazione riguardante esclusivamente l’Aggiornamento Profes-sionale Continuo sarà possibile chiamare nelle giornate di lunedì e giovedì dalle ore 9 alle 12.

COMUNICAZIONE APC APC IN BREVE…

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ilGEOLOGOdell’EMILIA-ROMAGNA

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IN RICORDO DI FRANCO FERRARI

Franco Ferrari, Geologo (Sestola, luglio 1949 - Vignola, marzo 2013)

Ho accettato di scrivere queste righe perché ritengo sia un dovere da parte dell’organo di informazione dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna trac-ciare memoria di un uomo che ha attra-versato e segnato un tempo importante nella storia della professione della no-stra Regione.Mi fa poi molto piacere sancire qui l’af-fetto che mi lega ai figli Ugo ed Elia, in particolare al primo, con il quale ho condiviso anni di lavoro in Geosistemi, insieme a Franco.Franco si laureò a Modena nel 1974, quando io iniziavo l’Università a Bolo-gna. Abbiamo abitato entrambi a Fana-no per diversi anni, e ogni tanto ci si ve-deva. Da subito colsi la sua generosità nel trasferire conoscenze, nel dibattere problematiche, nell’accendere la di-scussione: la sua precisa convinzione, nata anni prima delle banche dati digita-li, che la condivisione delle informazioni e dei pensieri era il solo modo per svi-luppare la disciplina. La cosa, ripensata durante gli anni suc-cessivi, mi è sembrata rara, in un mon-do professionale così chiuso e reticente

con determinazione e competenza in merito alla classificazione del dissesto, non comprendendo come si potessero escludere i corpi di frana stabilizzati, mettendo in discussione le ragioni che portavano ad includere gli stessi all’in-terno delle frane quiescenti.Per lungo periodo abbiamo condiviso l’esperienza in Geosistemi, che ha visto concretizzarsi l’ampliamento professio-nale in un ambito più vasto e articolato riguardante le misurazioni ambientali, in un’area interdisciplinare molto interes-sante. Non sempre abbiamo avuto convergen-ze sugli obiettivi e le modalità di gestio-ne, ma anche in seguito alla cessione delle mie quote siamo rimasti in buoni rapporti e abbiamo continuato a colla-borare fino al 2012, con l’ultimo lavoro fatto insieme sul POC di Sestola. Poi la malattia, il dolore e l’ultimo saluto, con posta elettronica.Voglio, per concludere, sottolineare un aspetto non comune del suo essere Geologo: la capacità di visione del si-stema geografico ed economico in cui si inserisce la pianificazione e la conse-guente spinta propositiva nel ricercare le migliori soluzioni per ottimizzare gli impatti sull’ambiente, non solo fisico.

Daniele Sargenti

a condividere la conoscenza.Nel periodo seguente la mia laurea ho collaborato con lui intensamente men-tre lavoravo nelle scuole, e a Vignola siamo stati colleghi. Mi ha insegnato a valutare le condizio-ni geomorfologiche locali all’interno dei processi genetici più generali, nell’ana-lisi dei quali aveva eccellenti capacità di produrre ipotesi e arrivare a sintesi. In particolare, per anni ha dibattuto