Il fatto. L’ultima speranza: Alfie diventa italiano · la Nord di Marassi». ... E i quadri di...

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Quotidiano di ispirazione cattolica www.avvenire.it Quotidiano di ispirazione cattolica www.avvenire.it IL FUTURO OGNI GIORNO 1968-2018 5 Strappo a Torino Registrato neonato «con due madri» Il Forum: uno spot DALOISO A PAGINA 11 Choc in Pakistan Cristiana arsa viva perché si rifiutava di convertirsi all’islam VECCHIA A PAGINA 14 ANNO LI n° 97 1,50 Martedì 24 aprile 2018 San Fedele da Sigmaringen sacerdote e martire Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell’Infinito 4,20 na volta leggevi il "Guerin Sportivo" e magari ci trovavi un pezzo a firma di Enzo Tortora. In un ritaglio storico, rintraccio l’intervista che il giovane giornalista genovese fece al mitico portiere del Genoa Giovanni De Prà. De Prà aveva cominciato dalla porta della Spes Immacolata, con la benedizione del futuro arcivescovo di Genova, Giuseppe Siri, che a sua volta giocava da centravanti. Siri era figlio di una portiera e di un factotum, e suo padre pur di farlo studiare era ricorso alla sottoscrizione con i soldi donati dalle più ricche famiglie di Genova. De Prà invece studiò alla Cristoforo Colombo e il suo atletismo originava da lì: «Avevo una presa d’acciaio dovuta alla ginnastica», raccontava fiero il portiere azzurro che osò sfidare il Duce. Di ritorno da vero eroe nazionale dalle Olimpiadi di Amsterdam del 1928, De Prà non solo fu l’unico degli azzurri che non mostrò il braccio destro teso al passaggio di Benito Mussolini, ma rifiutò anche di indossare l’alta uniforme. Una "prodezza" che il Duce non gli perdonò. Niente bronzo per De Prà. Una punizione alla quale, molti anni dopo, pose fine Artemio Franchi con una medaglia personalizzata. De Prà accettò, ma a una condizione: «Dopo la mia morte voglio che sia sotterrata, sotto la Nord di Marassi». Così è stato. Ma durante i lavori di restauro di Italia ’90 qualcuno deve averla trovata e se l’è intascata, come prezioso cimelio da non ridare indietro alla storia. © RIPRODUZIONE RISERVATA U LA MEDAGLIA DI DE PRÀ igurine Mondiali Massimiliano Castellani INSIEME ALL’E-COMMERCE CRESCONO L’INQUINAMENTO E LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI Il caso Ploscaru, il vescovo che si scoprì poeta nell’inferno del gulag FAZZINI A PAGINA 29 25 aprile Don Rey, il prete dei rastrellati: parla l’ultimo testimone GRIENTI A PAGINA 30 Cinema L’Italia di Berlusconi nel nuovo film di Paolo Sorrentino DE LUCA E FATIGANTE A PAGINA 32 Il fatto. A Liverpool sono state rallentate le procedure per il distacco del respiratore al bambino malato. Proteste in piazza davanti all’ospedale L’ultima speranza: Alfie diventa italiano Il governo dà la cittadinanza. Appello del Papa SILVIA GUZZETTI «Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga a- scoltata la sofferenza dei suoi genitori». Il Papa parla ancora, e lo fa parlando di un cittadi- no italiano. Tale infatti da po- che ore è Alfie, grazie alla de- cisione del governo italiano che su una vicenda ormai de- stinata a finire con la morte del bambino è piombata come un clamoroso colpo di scena. Il papà del bambino, Tom Evans, spera: «Alfie appartiene all’Ita- lia». Ma quand’è ormai notte i giudici ordinano di staccare comunque il respiratore al bambino. La violenza a scuola che, con cadenza quotidiana, riempie da qualche settimana le cro- nache è un aspetto da affron- tare con fermezza e con cui fare i conti. Eppure, ciò non può cancellare il racconto di una realtà che resta per larghi tratti positiva e che da tempo documentiamo con conti- nuità. Adesso occorre testi- moniare anche gli sforzi di chi, spesso partendo da erro- ri, sottovalutazioni e soprusi subiti, sta provando a inver- tire la rotta. Sono le storie di dirigenti scolastici e genitori che provano a ritrovare un’al- leanza perduta, di adolescen- ti chiamati a ritrovarsi nono- stante le prepotenze subite e di istituzioni che stanno sul territorio e scelgono di con- trastare il degrado. A PAG. 6. RONDONI A PAG. 2 Scuola: contro i bulli ecco le alleanze educative LE ESPERIENZE VIRTUOSE DI RAGAZZI, PROFESSORI E FAMIGLIE l suo papà l’aveva detto, «Alfie appartie- ne all’Italia». Aveva detto così dopo la cor- sa dell’ultima speranza nel nostro Paese, e il contatto con l’Ospedale Bambino Ge- sù e il colloquio con il papa Francesco. A- desso è vero, Alfie appartiene all’Italia, il nostro governo gli ha concesso la cittadinanza, Alfie è i- taliano. E qualcosa dovrebbe pur cambiare, sul piano diplomatico, sul piano delle relazioni fra go- verni, circa la possibilità di movimento di un cit- tadino italiano, a cui medici italiani offrono di prestare le cure ancora possibili, secondo la vo- lontà del padre e della madre. Che i medici inglesi dicano che non ci sia più nulla da fare se non staccare il respiratore e farlo/lasciarlo morire non è che il loro pensiero, la loro spugna gettata; ma se nel mondo altri medici, altri ospedali d’eccel- lenza offrono un altro modo di trattare il malato, di scrutare la diagnosi oscura, di proporre in o- gni caso un accompagnamento di totale soccor- so al bimbo e ai suoi genitori, impedirne il tra- sferimento è contrario all’etica medica. Quel bim- bo non appartiene all’ospedale, non è prigionie- ro di quel letto, anche se le notizie di una notte carica di angoscia parlano della determinazione a chiudere il caso con la morte del bambino. Ancor più incredibile ferita alla giustizia (ma no, più a fondo: all’etica del diritto) è la sequenza dei verdetti delle Corti. Tutte le Corti, basse, alte, di prima istanza, di appello, di grado supremo, tut- te a dire che il bene, il bene del bambino è la morte. E i quadri di questa tragica recita sono stati incalzanti, rapidi, brevi, un ultimatum die- tro l’altro. E la speranza dei due genitori (il be- ne, il loro bene, in una versione espulsa dal- l’aula) a rinascere ogni volta da quelle ripetu- te agonie e a tentare di nuovo il gradino più al- to, la rupe più dura. Fino alla Corte europea dei diritti umani, che fulmineamente «non ha ammesso», non ha neppure ammesso che un’eco di quel grido ultimo giungesse nella sua sterile aula; non ha neppur provato a interlo- quire nel destino di Alfie e dei suoi genitori con una parola di chi sa cos’è il dolore. Quest’ultimo segmento «inammissibile» era for- se già scritto, perche Strasburgo non avrebbe po- tuto forzare in concreto le sentenze inglesi. Ma qualcosa in tema di art. 8 della Convenzione Ce- du (rispetto della vita privata e familiare) anda- va detto, gridava da sé. Perché è questo l’aspetto disumano: incrudelire verso due genitori provati già da un’immenso do- lore. Se la sintesi dello stato di salute di Alfie, in- crostata nella definizione delle aule giudiziarie come «una condizione neurodegenerativa cata- strofica e incurabile (untreatable), progressiva» strapparlo alle braccia dei genitori che cercano le cure dell’estrema speranza altrove, fosse in ca- po al mondo, è una pugnalata al diritto familia- re. E se pure accadrà che nessuno salverà quel fi- glio, se non un miracolo, è già miracolo questo amore che non s’è arreso. I Governo. Mattarella dà il mandato. Ira di Salvini: faremo una passeggiata su Roma Di Maio chiude alla Lega Fico «esplora» con il Pd Centrodestra Molise a Toma: difenderò vita e imprese Donato Toma governatore del Molise. Vince il centrode- stra, fermata l’avanzata del- la Lega, tarpate le ali al M5s. Mattarella volta pagina e – conside- rando esaurito il tentativo di governo nel perimetro centrodestra-M5s – dà mandato esplorativo al presidente del- la Camera, limitandolo esplicitamen- te a sondare la possibilità di un’intesa M5s-Pd. Fico dovrà riferire entro gio- vedì. Il leader M5s gli viene incontro: «Salvini ha dimostrato di non voler go- vernare». E si dice «ottimista» sul for- no Pd. Ma, sotto traccia, i contatti con il segretario della Lega continuano. D’ANGELO, IASEVOLI, FATIGANTE E PICARIELLO ALLE PAGINE 8 E 9 EDITORIALE UN BIMBO, UNA FAMIGLIA, UN BUON DIRITTO FIGLIO NOSTRO GIUSEPPE ANZANI Ospedali I medici: umanizzare la nostra sanità cambiando la formula PAOLO VIANA «Cercasi un medico, chirurgo generale o a- nestesista. Comunque un medico qualifi- cato nell’area dell’emergenza». Quest’an- nuncio, apparso sul portale della Fnom- ceo, potrebbe riferirsi al policlinico Car- darelli o alle Molinette. Ovunque servi- rebbe un medico, visto che i camici bian- chi e i pazienti "vivono lo stesso disagio". A PAGINA 3 Partecipazione Il voto per le «Rsu» spinta a cambiare il lavoro pubblico ANNAMARIA FURLAN La grande partecipazione in questi giorni alle elezioni per il rinnovo delle Rsu in tut- ti i comparti del pubblico impiego, della scuola, della università e della ricerca, è la riprova che i lavoratori vogliono tornare protagonisti di un grande cambiamento anche nel lavoro pubblico. Significativo è il consenso per i sindacati confederali... A PAGINA 3 Lezione preziosa Il dono di un gelato Francesco e il bene delle cose piccole MAURO LEONARDI Ieri, festa di san Giorgio, il Papa, per il suo onomastico, ha regalato tremila gelati ai poveri di Roma (e dintorni). Se non hai strumenti per costruire "corridoi umani- tari" (perché ti è dato solo di pregare, di far incontrare i potenti), puoi venire incontro alla domanda che tutti pronunciano da bambini: "Papà, me lo compri il gelato?". A PAG. 2. CARDINALE A PAG. 23 I NOSTRI TEMI continua a pagina 2 PALMIERI A PAGINA 5 A PAGINA 9 Terrore a Toronto Furgone sulla folla 9 vittime e 16 feriti Preso l’attentatore ALFIERI A PAGINA 13

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Quot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i tQuot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i t

IL FUTUROOGNI GIORNO

1968-20185

Strappo a TorinoRegistrato neonato«con due madri»Il Forum: uno spot

DALOISO A PAGINA 11

Choc in PakistanCristiana arsa vivaperché si rifiutavadi convertirsi all’islam

VECCHIA A PAGINA 14

ANNO LI n° 971,50 €

Martedì 24 aprile2018

San Fedele da Sigmaringensacerdote e martire

Opportunità di acquistoin edicola:Avvenire+ Luoghi dell’Infinito4,20 €

na volta leggevi il "GuerinSportivo" e magari ci trovavi unpezzo a firma di Enzo Tortora. In

un ritaglio storico, rintraccio l’intervistache il giovane giornalista genovese fece almitico portiere del Genoa Giovanni DePrà. De Prà aveva cominciato dalla portadella Spes Immacolata, con labenedizione del futuro arcivescovo diGenova, Giuseppe Siri, che a sua voltagiocava da centravanti. Siri era figlio diuna portiera e di un factotum, e suopadre pur di farlo studiare era ricorsoalla sottoscrizione con i soldi donati dallepiù ricche famiglie di Genova. De Pràinvece studiò alla Cristoforo Colombo e ilsuo atletismo originava da lì: «Avevo unapresa d’acciaio dovuta alla ginnastica»,raccontava fiero il portiere azzurro che

osò sfidare il Duce. Di ritorno da veroeroe nazionale dalle Olimpiadi diAmsterdam del 1928, De Prà non solo ful’unico degli azzurri che non mostrò ilbraccio destro teso al passaggio di BenitoMussolini, ma rifiutò anche di indossarel’alta uniforme. Una "prodezza" che ilDuce non gli perdonò. Niente bronzo perDe Prà. Una punizione alla quale, moltianni dopo, pose fine Artemio Franchi conuna medaglia personalizzata. De Pràaccettò, ma a una condizione: «Dopo lamia morte voglio che sia sotterrata, sottola Nord di Marassi». Così è stato. Madurante i lavori di restauro di Italia ’90qualcuno deve averla trovata e se l’èintascata, come prezioso cimelio da nonridare indietro alla storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ULA MEDAGLIA DI DE PRÀ

igurine MondialiMassimiliano Castellani

INSIEME ALL’E-COMMERCECRESCONO L’INQUINAMENTOE LA PRODUZIONE DEI RIFIUTI

Il casoPloscaru, il vescovoche si scoprì poetanell’inferno del gulag

FAZZINI A PAGINA 29

25 aprileDon Rey, il prete dei rastrellati: parla l’ultimo testimone

GRIENTI A PAGINA 30

CinemaL’Italia di Berlusconinel nuovo filmdi Paolo SorrentinoDE LUCA E FATIGANTE A PAGINA 32

Il fatto. A Liverpool sono state rallentate le procedure per il distaccodel respiratore al bambino malato. Proteste in piazza davanti all’ospedale

L’ultima speranza:Alfie diventa italianoIl governo dà la cittadinanza. Appello del Papa

SILVIA GUZZETTI

«Commosso per le preghiere ela vasta solidarietà in favore delpiccolo Alfie Evans, rinnovo ilmio appello perché venga a-scoltata la sofferenza dei suoigenitori». Il Papa parla ancora,e lo fa parlando di un cittadi-no italiano. Tale infatti da po-che ore è Alfie, grazie alla de-cisione del governo italianoche su una vicenda ormai de-stinata a finire con la morte delbambino è piombata come unclamoroso colpo di scena. Ilpapà del bambino, Tom Evans,spera: «Alfie appartiene all’Ita-lia». Ma quand’è ormai notte igiudici ordinano di staccarecomunque il respiratore albambino.

La violenza a scuola che, concadenza quotidiana, riempieda qualche settimana le cro-nache è un aspetto da affron-tare con fermezza e con cuifare i conti. Eppure, ciò nonpuò cancellare il racconto diuna realtà che resta per larghitratti positiva e che da tempodocumentiamo con conti-nuità. Adesso occorre testi-moniare anche gli sforzi dichi, spesso partendo da erro-ri, sottovalutazioni e soprusisubiti, sta provando a inver-tire la rotta. Sono le storie didirigenti scolastici e genitoriche provano a ritrovare un’al-leanza perduta, di adolescen-ti chiamati a ritrovarsi nono-stante le prepotenze subite edi istituzioni che stanno sulterritorio e scelgono di con-trastare il degrado.

A PAG. 6. RONDONI A PAG. 2

Scuola: contro i bulliecco le alleanze educative

LE ESPERIENZE VIRTUOSE DI RAGAZZI, PROFESSORI E FAMIGLIE

l suo papà l’aveva detto, «Alfie appartie-ne all’Italia». Aveva detto così dopo la cor-sa dell’ultima speranza nel nostro Paese,e il contatto con l’Ospedale Bambino Ge-sù e il colloquio con il papa Francesco. A-

desso è vero, Alfie appartiene all’Italia, il nostrogoverno gli ha concesso la cittadinanza, Alfie è i-taliano. E qualcosa dovrebbe pur cambiare, sulpiano diplomatico, sul piano delle relazioni fra go-verni, circa la possibilità di movimento di un cit-tadino italiano, a cui medici italiani offrono diprestare le cure ancora possibili, secondo la vo-lontà del padre e della madre. Che i medici inglesidicano che non ci sia più nulla da fare se nonstaccare il respiratore e farlo/lasciarlo morire nonè che il loro pensiero, la loro spugna gettata; mase nel mondo altri medici, altri ospedali d’eccel-lenza offrono un altro modo di trattare il malato,di scrutare la diagnosi oscura, di proporre in o-gni caso un accompagnamento di totale soccor-so al bimbo e ai suoi genitori, impedirne il tra-sferimento è contrario all’etica medica. Quel bim-bo non appartiene all’ospedale, non è prigionie-ro di quel letto, anche se le notizie di una nottecarica di angoscia parlano della determinazionea chiudere il caso con la morte del bambino.Ancor più incredibile ferita alla giustizia (ma no,più a fondo: all’etica del diritto) è la sequenza deiverdetti delle Corti. Tutte le Corti, basse, alte, diprima istanza, di appello, di grado supremo, tut-te a dire che il bene, il bene del bambino è lamorte. E i quadri di questa tragica recita sonostati incalzanti, rapidi, brevi, un ultimatum die-tro l’altro. E la speranza dei due genitori (il be-ne, il loro bene, in una versione espulsa dal-l’aula) a rinascere ogni volta da quelle ripetu-te agonie e a tentare di nuovo il gradino più al-to, la rupe più dura. Fino alla Corte europeadei diritti umani, che fulmineamente «non haammesso», non ha neppure ammesso cheun’eco di quel grido ultimo giungesse nella suasterile aula; non ha neppur provato a interlo-quire nel destino di Alfie e dei suoi genitori conuna parola di chi sa cos’è il dolore.Quest’ultimo segmento «inammissibile» era for-se già scritto, perche Strasburgo non avrebbe po-tuto forzare in concreto le sentenze inglesi. Maqualcosa in tema di art. 8 della Convenzione Ce-du (rispetto della vita privata e familiare) anda-va detto, gridava da sé.Perché è questo l’aspetto disumano: incrudelireverso due genitori provati già da un’immenso do-lore. Se la sintesi dello stato di salute di Alfie, in-crostata nella definizione delle aule giudiziariecome «una condizione neurodegenerativa cata-strofica e incurabile (untreatable), progressiva»strapparlo alle braccia dei genitori che cercanole cure dell’estrema speranza altrove, fosse in ca-po al mondo, è una pugnalata al diritto familia-re. E se pure accadrà che nessuno salverà quel fi-glio, se non un miracolo, è già miracolo questoamore che non s’è arreso.

I

Governo. Mattarella dà il mandato. Ira di Salvini: faremo una passeggiata su Roma

Di Maio chiude alla LegaFico «esplora» con il Pd

Centrodestra

Molise a Toma:difenderòvita e imprese

Donato Toma governatoredel Molise. Vince il centrode-stra, fermata l’avanzata del-la Lega, tarpate le ali al M5s.

Mattarella volta pagina e – conside-rando esaurito il tentativo di governonel perimetro centrodestra-M5s – dàmandato esplorativo al presidente del-la Camera, limitandolo esplicitamen-te a sondare la possibilità di un’intesaM5s-Pd. Fico dovrà riferire entro gio-vedì. Il leader M5s gli viene incontro:«Salvini ha dimostrato di non voler go-vernare». E si dice «ottimista» sul for-no Pd. Ma, sotto traccia, i contatti conil segretario della Lega continuano.

D’ANGELO, IASEVOLI, FATIGANTE E PICARIELLO ALLE PAGINE 8 E 9

E D I T O R I A L E

UN BIMBO, UNA FAMIGLIA, UN BUON DIRITTO

FIGLIONOSTRO

GIUSEPPE ANZANI

OspedaliI medici: umanizzarela nostra sanitàcambiando la formula

PAOLO VIANA

«Cercasi un medico, chirurgo generale o a-nestesista. Comunque un medico qualifi-cato nell’area dell’emergenza». Quest’an-nuncio, apparso sul portale della Fnom-ceo, potrebbe riferirsi al policlinico Car-darelli o alle Molinette. Ovunque servi-rebbe un medico, visto che i camici bian-chi e i pazienti "vivono lo stesso disagio".

A PAGINA 3

PartecipazioneIl voto per le «Rsu»spinta a cambiareil lavoro pubblico

ANNAMARIA FURLAN

La grande partecipazione in questi giornialle elezioni per il rinnovo delle Rsu in tut-ti i comparti del pubblico impiego, dellascuola, della università e della ricerca, è lariprova che i lavoratori vogliono tornareprotagonisti di un grande cambiamentoanche nel lavoro pubblico. Significativo èil consenso per i sindacati confederali...

A PAGINA 3

Lezione preziosaIl dono di un gelatoFrancesco e il benedelle cose piccole

MAURO LEONARDI

Ieri, festa di san Giorgio, il Papa, per il suoonomastico, ha regalato tremila gelati aipoveri di Roma (e dintorni). Se non haistrumenti per costruire "corridoi umani-tari" (perché ti è dato solo di pregare, di farincontrare i potenti), puoi venire incontroalla domanda che tutti pronunciano dabambini: "Papà, me lo compri il gelato?".

A PAG. 2. CARDINALE A PAG. 23

I NOSTRI TEMI

continua a pagina 2

PALMIERI A PAGINA 5

A PAGINA 9

Terrore a TorontoFurgone sulla folla9 vittime e 16 feritiPreso l’attentatore

ALFIERI A PAGINA 13

Martedì24 Aprile 20182 I D E E

Il santodel giorno

di Matteo Liut

Frate e filosofo, martirenel cuore dell’Europa

n quanti oggi offrirebbero la propria vita pur di vederealtre persone accogliere il Vangelo nella propria vita? È

una provocazione quanto mai attuale quella che san Fe-dele da Sigmaringen ci pone oggi con il suo esempio. Eranato a Sigmaringen, in Germania, nel 1578 e si era laurea-to in filosofia e in diritto all’università di Friburgo in Sviz-zera. In Alsazia aveva intrapreso la carriera forense; fu poiprecettore di giovani nobili in Italia, Spagna e Francia. A 34anni abbandonò tutto, tornò a Friburgo ed entrò tra i Cap-puccini. In seguito da Roma gli fu affidato un incarico de-licato: la predicazione nella Rezia, in piena crisi protestante.La sua opera provocò numerose conversioni e questo su-scitò un’ondata di ostilità. Nel 1622 a Séwis alcuni soldatigli chiesero di rinnegare la predica che aveva tenuto pocoprima e, al suo rifiuto, lo uccisero con le spade.Altri santi. San Benedetto Menni, religioso (1841-1941);beata Maria Elisabetta Hesselblad, religiosa (1870-1957).Letture. At 11,19-26; Sal 86; Gv 10,22-30.Ambrosiano. At 10,1-23a; Sal 87; Gv 6,60-69.

I

Fedeleda Sigmaringen

La Parola di Dio è la lampadacon cui guardare il futuro: alla sua lucesi possono leggere i segni dei tempi.

Papa Francesco

Le lettere vanno indirizzate adAvvenire, Redazione Forum,Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano. Email: [email protected] 02.67.80.502I testi non devono superare le 1.500battute spazi inclusi e non devono avereallegati. Oltre alla firma e alla cittàchiediamo l’indicazione dei recapiti chenon divulgheremo. Ci scusiamo perquanto non potremo pubblicare.

8.301 bambini nati nel 2016 grazie al sostegnodei Centri di aiuto alla vita (Cav) alle mamme

eri, festa di san Giorgio, ilPapa, per il suoonomastico, ha regalatotremila gelati ai poveri diRoma (e dintorni). Chi

criticherà Francesco anche perquesto piccolo gesto – pochi,ma certamente nonmancheranno – dimentica chese non puoi fare le cose grandidevi fare quelle piccole. Se nonhai strumenti per costruire“corridoi umanitari” (perché ti èdato solo di pregare, di farincontrare i potenti, di sostenerequanti hanno il coraggio diincominciarli), puoi però venire

incontro alla domanda che tuttiabbiamo pronunciato quandoeravamo bambini: “Papà, me locompri il gelato?”, con gli occhiche brillano davanti ai colori, aigusti e alle mosse magiche delgelataio. Che in quel momentodiventa, inesorabilmente,l’uomo più buono del mondo. E,se il papà il gelato ce lo regala“perché oggi è il mio

onomastico”, si imprime dentrodi noi, nel nostro cuore, che ilnostro onomastico è qualcosad’importante.Non è secondario che la nostravita c’entri con quella di unsanto. Il compleanno ci ricordache apparteniamo al tempo,l’onomastico che siamo legati aun santo; ci ricorda che il nostrosangue cristiano è lo stesso che

scorre nelle vene dei santi, e diuno in particolare: quello di cuiportiamo il nome da quandosiamo stati battezzati. Per ilPapa è Jorge, Giorgio, per me èMauro, ed è il nome di chi leggeper chi legge (e se non ha ilnome di un santo lo invito ascegliersene uno, adesso, comeamico).Sono sprecati qualche migliaio

di euro di elemosina papale ingelati? Si potevano spenderemeglio? Io credo di no. Forseperché sono allergico ai discorsidi chi vorrebbe affittare SanPietro ai migranti o trasformarela piazza antistante in un campoper Rom “visto che il Papa ètanto favorevole ai migrantifaccia qualcosa pure lui e invecein Vaticano non si fa nulla per i

profughi e si chiacchiera solo”.In primo luogo, so che non èvero che non si fa nulla ma,soprattutto, credo che ilcompito più importante diciascuno di noi non sia dicambiare il mondo, ma dicambiare noi stessi.Lamentarsi di quello che gli altrinon fanno, soprattutto se sitratta di criticare le persone

famose, ha il grande vantaggiodi mettere a tacere per unattimo la nostra cattivacoscienza. Quella che noiazzittiamo raccontandole cheun gelato dato a un bambinonon risolve né il problema dellasua fame né quello della suaintegrazione né quello delletensioni Nord-Sud del mondo.Ma ha lo svantaggio, appunto, dinon renderci migliori: perché,non dimentichiamocelo, l’unicomodo per essere più buoni èfare delle azioni buone, anchepiccole.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I

Caro direttore,oggi, lunedì 23 aprile 2018, è accadutauna cosa strana, e stupefacente. Per iministri Angelino Alfano e Marco Min-niti, Alfie Evans è cittadino italiano. Lapresidente dell’Ospedale pediatricoBambin Gesù vola all’Alder Hey Ho-spital di Liverpool. Il Papa la invita alottare per portare Alfie in Italia. La Cor-te europea dei diritti dell’uomo fa sa-pere che non interverrà, e l’esecuzio-ne del bambino è nuovamente sospe-sa. Si avvicina un incidente diplomati-co? Non saprei. Oggi sono frullato e sfi-nito dalle cose da fare, che scendono apioggia come i cubetti polimorfi del te-tris nell’ultima fase di gioco. A suo tem-po, per una iniziativa simile, il presi-dente Napolitano negò una firma, edEluana Englaro morì. Ma se la crona-ca concitata di oggi corrisponde allaverità dei fatti, per la prima volta datantissimo tempo, forse da sempre, inquesta battaglia di civiltà e per la vita,è accaduta una cosa che mi ha profon-damente sorpreso e commosso: per-ché oggi mi sento orgoglioso di essereitaliano.

Livio PodreccaPiacenza

Anch’io, caro avvocato Podrecca, so-no orgoglioso di ciò che ha fatto il go-verno Gentiloni che sta accompa-gnando questa fase di transizione e,grazie alla iniziativa di Alfano e Min-niti, si è concesso qualcosa che nonpossiamo proprio catalogare come or-dinaria amministrazione. E sono si-curo che con lei e con me lo siano intanti. Ovviamente, poi, posso rassicu-rarla, consolando la sua elegante-mente polemica incredulità: certo cheè vera la cronaca di ieri sul dolorosocaso di Alfie Evans, malatino ingleseche una dura, dura legge pretende didare per morto. Così come sono statevere le tormentate, amare e a tratti lu-minose cronache della battaglia in-gaggiata dalla sua famiglia. Cronachevere, verissime per quanto sinorasnobbate dagli altri grandi giornali i-taliani persino quando papa France-sco ha fatto ripetutamente e delicata-mente parlare gesti e parole... Vedre-mo domani che cosa accadrà, visto cheormai anche il mondo delle nostre I-stituzioni sussulta per questo figlio fra-gilissimo e per i suoi genitori e che lasanità di Sua Maestà britannica e lagiustizia d’Oltremanica ed europea so-no definitivamente messe in punto direputazione. Ma non importa, mi cre-

da, che titoli ci saranno, importa checosa si farà per Alfie sino a quando l’a-more, la fede e la scienza sosterrannola sua vita e la speranza. (mt)

SIRIA: A PAGARE SONOSEMPRE GLI INNOCENTIGentile direttore, il presidente Usa Donald Trump avevaannunciato di volersi ritirare da alcuniPaesi del Medio Oriente, ma ecco che“provvidenzialmente” in Siria si sonosparate armi chimiche. Chi sarà stato?Trump ha tuonato contro Assad. Poisono arrivati i bombardamenti con-dotti da Usa, Francia e Gran Bretagna.Gliel’hanno fatta “pagare”. A lui? Ad As-sad? Ma via! A pagare sono sempre gliinnocenti sulla cui testa i potenti svuo-tano i loro arsenali.

Giuliano De SantisSanta Marinella (Rm)

QUELLE VISITE-BENEDIZIONEVIA DI UNA CHIESA IN USCITACaro direttore, sono un vecchio abbonato 86enne, equindi, come diceva Dante: «Sono vec-chio per antico pelo». Abito dalla na-scita in un paese bresciano di 16mila a-bitanti nel quale ci sono quattro par-rocchie e tra quattro mesi, a Dio pia-cendo, festeggerò le Nozze di Diaman-te. Ho letto su “Avvenire” del 28 marzola lettera “Le mie visite-benedizione ca-sa per casa” di don Vittorio Montagna,parroco nel Vicentino che mi è moltopiaciuta e mi ha sorpreso felicemente.Ebbene io, in oltre 60 anni di presenzanella mia parrocchia, non ho mai go-duto di una visita e di una benedizio-ne della mia famiglia da parte del par-roco, come anche la maggior parte del-le famiglie della mia parrocchia. DonVittorio, sacerdote di una sorta di«Chiesa in uscita», è in cammino conle pecore del suo gregge, in anticiposulla richiesta di papa Francesco. E mo-stra anche così che cosa vuol dire «as-sumere l’odore delle sue pecore»: gra-zie! Speriamo in queste aperture. Nonpiù chiese chiuse... e preti in sacrestiae in ufficio! Grazie anche per il bel com-mento di Marina Corradi a quella let-tera.

Francesco Abeni

DA UNA LETTRICEGRAZIE A BRUNICaro direttore,ma... se «la Bibbia va ringraziata per a-verci donato splendide preghiere didonne», come scrive domenica 22 a-prile il professor Bruni nel suo bel te-sto a pagina 3, ed è d’obbligo rispon-dere al dono ricevuto, si intonerà maiun canto di lode e, soprattutto, si rin-grazieranno mai abbastanza quegli uo-mini capaci di generare, con i loro do-ni, «circuiti virtuosi e reciprocità crea-tiva»? Grazie di cuore, al caro LuiginoBruni

Manuela Guarisco

«Sono orgogliosodi ciò che l'Italiafa per Alfie»Lo siamo in tanti

Cattedrali di luce per ricordare la visitadi papa Francesco in Corea del SudC’è una basilica di San Pietro anche a Chungju, nel cuore della Coreadel Sud. È riprodotta nelle sue dimensioni reali, anche se si tratta di unacostruzione realizzata con sole luminarie, tenute in piedi da un robustoscheletro in legno. Ben 426.000 le lampade led impiegate. Pronte adaccendersi dalla prossima estate. È in questo modo che il governo diSeul intende ricordare la visita che papa Francesco ha compiuto, dal 13al 18 agosto 2014, nel Paese asiatico. Una tappa memorabile dellemissioni del Pontefice, dedicata ai temi dei giovani, dell’evangelizzazionee della pace. Quello che fa rivivere la grande basilica romana non èl’unico "ricordo" voluto dal governo per omaggiare Francesco. È in fasedi ultimazione infatti, nello stesso stile, la riproduzione di un’altra operaispirata ad una chiesa italiana, la “Cattedrale” (presto sarà svelata), chepotrà contare sullo straordinario effetto di ben 506.000 lampade ledcollegate da 1.207 canali luce. Per la ditta pugliese che ha realizzato ledue strutture, la "Paulicelli Light Design srl", si tratta dello show di lucepiù imponente della storia delle luminarie.

Vito Salinaro

IMPRESA ITALIANA

nostri ragazzini sono la bombasu cui siamo seduti. Così scrivevooltre 15 anni fa iniziando lacollaborazione da strano poetaeditorialista su queste colonne.

Già allora si parlava di emergenzaeducativa, ricordando avvertimenti diGramsci e prima ancora del poeta Péguy:«Le crisi di insegnamento sono crisi diciviltà». Non si volle guardare alproblema. La bomba sta esplodendo. Nesiamo tutti colpevoli. Media, intellettuali,politici, genitori, insegnanti. Moltipurtroppo pensano ancora che ilproblema educativo si possa affrontaresenza cambiare se non qualcheprocedura o con qualche richiamoretorico. A seguito dei fatti di cronaca diquesti giorni si è acceso un dibattitospesso surreale, volto più a individuarecolpevoli e scambiarsi accuse. Mentre èun problema epocale, e riguarda tutti.Che una cosa succeda a scuola indicaovviamente che i primi a dover cambiaresono gli attori della scuola, ma la scuolaper come è attuata è frutto di unparadigma culturale che non nasce lìdentro, ma nella parte intellettuale epolitica. Si vede una crisi di paradigma,ovvero dei fondamenti stessi su cui lanostra scuola si costituisce. Il paradigmaè marcio e va cambiato. Siamo in un«cambiamento d’epoca», abbiamo vistofenomeni nuovi affermarsi, abbiamovisto "addirittura" un Presidente neronegli Usa e un Papa che dice"Buongiorno" (e che proprio sul«cambiamento d’epoca si è fattoascoltare da quasi tutti), eppure due cosesole sembrano non cambiare: la scuola eil festival di Sanremo. Gli assetti fondamentali su cui questascuola poggia sono, innanzitutto, laassunzione quasi totalitaria dello Statocome agente educativo, non sempredavvero insieme alle famiglie. In

secondo luogo, l’idea che la cultura e laformazione passino attraverso unaenciclopedia di competenze che neiprogrammi scolastici trova contenitore emetodo. Infine che la scuola debbaformare al lavoro, cioè segua i peraltroflessibili orientamenti dei mercati e delleprofessioni.È un paradigma che non a caso entra incrisi mentre vediamo in crisi altreorganizzazioni nate da grandi ideologienell’alveo della cosiddetta modernitàilluminista. Oggi sono in crisi i media el’idea che il cittadino informato siamigliore degli altri, sono in crisi i partitiintesi come mediazione tra potere delloStato e infine lo Stato stesso non è più unpotere autonomo e forte rispetto a forzesovrastatali che lo usano per scopidiversi dalla tutela dei popoli. Si tratta digrandi convulsioni, complesse maevidenti. Occorre un nuovo paradigmaeducativo.Abbiamo delegato alla scuola, adesempio, d’esser quasi l’unico luogo incui avviene l’incontro tra ragazzi e adulti,dentro uno schema alunno-insegnante(impiegato dello Stato, spesso malpagato) che non è forse il piúvalorizzante. Abbiamo piegato la scuolaa essere solo "abilitante" invece cheeducatrice perché questocomporterebbe scomode discussioniintorno al problema della autorevolezza.Abbiamo tutti chiuso i nostri ragazzi (chenon sono di fine Ottocento o degli anni50) in edifici spesso orridi per cinque-seiore al giorno perché altrimenti non sisaprebbe come inpegnarli. I segni disofferenza non sono tanto e solo neifenomeni odiosi di bullismo, ma inatteggiamenti diffusi di noia, diformalismo, di difficile collaborazionetra adulti, di schematismi assurdi.Occorre mettersi tutti più a "rischio"dinanzi alla domanda impetuosa di benee alla fame di vita dei ragazzi. E occorredunque bere a nuove fonti perscardinare ciò che ha generato undisagio tenuto chiuso come in unapentola a pressione.

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Idi Davide Rondoni

SEGUE DALLA PRIMA

FIGLIO NOSTRO

È in crisi un modello di scuola in cui è stato rinchiuso il disagio

EPPURE IMPETUOSA E BUONAÈ LA GIOVANE FAME DI VITA

di Mauro Leonardi

nche il governo italiano ha fatto un gesto che rappresenta, sul pia-no internazionale, un impegno ultimativo. Senza avere purtroppo

la forza di attrarre qui con certezza Alfie, bimbo italiano che resta an-cora suddito di Sua Maestà britannica. Possiamo ora dirlo figlio nostro:ma è già figlio del mondo. Restano in noi e nel mondo amore e soffe-renza insieme: non chiameremo "giustizia" una gelida violenza che e-spropria la vita d’un figlio. Quand’anche le cure non vincano la morte,le danno altro senso mentre danno senso alla vita. A Roma, sappiamo,non è prenotabile una vittoria certa sulla malattia, e dovunque potreb-be venire il momento estremo che le terapie di sostentamento vitale per-dano ragione. Ma se il cammino sarà segnato, questo è giusto: che que-sto angelo e i suoi genitori lo facciano insieme, e con loro i medici, pre-servando il bambino dal dolore, curando e amando fino all’ultimo; e sen-za alle spalle l’ombra di pollice ritto o di pollice verso di nere toghe.

Giuseppe Anzani© RIPRODUZIONE RISERVATA

A

Il dono di un gelato, una lezione preziosa

FRANCESCO E IL BENE DELLE COSE PICCOLE

a voi la parolaAvvenire, Piazza Carbonari 3, 20125 [email protected] Fax 02 6780502

LA VIGNETTA

eri Gino Bartali cittadino di Ge-rusalemme alla memoria. Ai

suoi tempi stavi con lui o con Fau-sto Coppi. Tra i primi? Allora cat-tolico, democristiano e generoso,tra i secondi vitaiolo e irrequietodiffidente di preti e Dc... Altro rim-balzo: “bulli” a scuola. Eraldo Affi-nati (“Repubblica”, p. 2: «Perché og-gi chi insegna fa un salto nel vuo-to») convincente su cronache sem-pre più apparentemente incom-prensibili. Cerchi una ragione e ne

trovi tante. Chi si sente senza futu-ro respinge chi con un passato di-verso pare averne prosciugato leradici. A fine anni 50 già AlexanderMitscherlich ci indicava tutti «Sul-la via di una società senza padri».Gli adulti di un tempo hanno per-so e continuano a perdere “autore-volezza”, capacità riconosciuta dioffrire ragioni per crescere e stru-menti per viverle. Concorso di col-pa: l’affanno fa correre sempre sen-za fermarsi a parlare con chi ti vi-ve accanto, ma ricevendo spinteverso realtà che desideri, ma rico-nosci impossibili, distrazioni sem-pre in onda e comunicazioni sen-za interlocutore vivo. “Cellulari”:nome giusto, come le auto della vi-

gilanza carceraria. Nel carcere e-lettronico a ciascuno la sua cella! Lacolpa al ’68? Troppo facile. Dallenostre parti, peggio ancora, la col-pa al Concilio! Follie di sogni cleri-cali frustrati nelle attese di carrie-ra e potere. Bravo Affinati! Da pen-sarci su... Ultimo rimbalzo: «Le miequattro chiacchiere col demonioche non risponde» (“Libero”, 20/4,p. 1). Vittorio Feltri non crede cheesista il diavolo: già fatica – scrive– «a credere in Dio». Che dire?Niente: è libertà, e una fede senzalibertà varrebbe come la peggiornegazione di Dio. Nella fede cri-stiana e cattolica c’è posto per unarealtà del creato che ha usato ma-le la sua libertà «fino dal principio»,e che nel linguaggio biblico grecoo ebraico si dice “Diavolo” o “Sata-na” (l’avversario). Libertà! A noispetta usare la nostra...

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Rimbalzi in pagina: da Bartalial bullismo tra i «cellulari»

Lupusin paginadi Gianni Gennari